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Title: Seconda parte dell'Artusi

Author: Giovanni Maria Artusi

Publication: Giacomo Vincenti (Venezia, 1603)

Principal editor: Frans Wiering

Funder: Utrecht University Netherlands Organization for Scientific Research (NWO)

Edition: 2000

Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht Netherlands
Copyright © 2017, Utrecht University, Netherlands
page i
SECONDA PARTE
DELL'ARTVSI
ouero
DELLE IMPERFETTIONI
DELLA MODERNA
MVSICA,
Nella quale si tratta de' molti abusi introdotti da i moderni
Scrittori, & Compositori.

Nuouamente Ristampata.
[Figure]
IN VENETIA, MDCIII.
Appresso Giacomo Vincenti.
page iipage iii
[Figure]

AL MOLTO
ILLVSTRE SIGNORE
IL CAVALIERE HERCOLE
BOTTRIGARO
PATRON OSSERVANDISSIMO

L'ARTVSI.

[Figure]
NON cosi tosto hebb'io ne tempi piu dell'Estate
rincresceuoli, come per vn passatempo hone-
sto, fatta & fornita la seconda parte dell'Artusi,
nella quale si tratta de tetracordi Harmonici
d'Aristosseno in difesa del Sign. Francesco Pa-
tricio; che mi cadè nell'animo subito di donarla al mondo sot-
to l'ombra di V.S. molto Illustre accioche lei & ogn'altro Vir-
tuoso amatore delle Virtù, & bellissime Qualità del Sig. Patri-
cio, possi come in vn specchio vedere quanto si siano ingannati
quelli che contra di lui senza occasione alcuna si mossero à Cen
surarlo, afinche il Mondo lo scopresse piu ignorante che Dot-
to; & essi per saccenti li giudicasse; se bene a giudicio vniuersale
de tutti gl'intelligenti, questi non erano sufficienti di portarle
dietro il Calamaio col papiero; il che spero ancor'io di far co-
noscere al mondo; ma tanto piu mi si facilitarà questo mio pen
siero, quanto che se V.S. molto Illustre come amatore di Veri-
page iv tà, delle Virtù, e bontà del Sig. Patricio, si risoluerà, come de-
ue, per debito di Caualiere protegere la causa, che perciò gli
la pongo nelle mani, & le ne spero à fauor del Morto; (Nel li-
bro che per fauorirmi, ha intitolato l'Ante Artusi, che veridi-
camente deue dire post'Artusi) vna Grassa sentenza, autenti-
cata con l'auttorità e fede, non già d'alcuno Pedante, perche.
Tractant fabrilia fabri. ma d'huomini in questa professione in-
telligenti; se bene questi Signori Legisti dicono che Fides non
facit fidem.
Accetti adunque V.S. molto Illustre queste fatiche
volontieri quali si siano, mentre che pongo all'ordine la diffesa
del R. Gioseffo Zarlino, huomo che à giorni nostri è stato più
virtuoso è lodato assai, che gli suoi Censori. Intanto le prego
dal Signore vna longa & felice vita.
Di Venetia il 25. Marzo. 1603.
page v
[Figure]

A GL'AMICI LETTORI.

COrreua l'anno 1586. quando il Dottissimo Sig. France-
sco Patricio huomo all'età nostra di molte lettere e belle
maniere, da diuersi Amici pregato, diede in Stampa
l'una e l'altra Deca, la Historiale, e la disputata del-
la poetica sua; Et perche come nel settimo libro egli stes
so dice à Cart. 303 della Historiale alla distintione, Generi. Era il caso
suo in Generale di dimostrare, come l'Harmonie, alle poesie s'accompa-
gnassero, hauendo prima detto nell'istesso libro à Cart. 296.Intentione del
Patricio qual
fosse.
Della Har-
monia adunque è da tenere trattamento, non dell'Arte tutta
intiera, ma inquanto ella per Antico fu alla poesia Compagna.

Le Conuenne perciò in cosi fatto libro toccare alcune cose all'Harmonie
appartinenti. E ben il uero che perche questa non era sua principale inten
tione, le fu necessario, si come ei fece, breuemente & come si dice, per
accidente di cosi fatta scienza discorrere, & trattarne, rapportando più
tosto l'opinione, & detto altrui, che cosa alcuna di suo dire; come chia-
ramente dalle sue parole ciò si manifesta; non hauendo lui di cosi fatta
scienza, quella essatta esperienza, che se le richiedeua, douendone fare
particolare & longo trattamento. Questo libro cioè l'vna e l'altra parte
della poetica, essendo alle mani di M Annibale MeloniLodi di Anni
bale Meloni.
peruenuto, all'ho
ra ch'egli era capo del Nobilissimo Concerto dell'Illustrissimo Senato, di
Bologna; huomo che à giorni suoi, si come fu di bontà di Vita, cosi d'in-
telligentia, pratica, & giudicio delle cose appartinenti alla Harmonia; il
che si è veduto nel libro da lui Composto Intitolato; Il Desiderio di Ale-
manno Benelli; nome che per trasportatione di lettere, dice Annibale
Meloni; nel quale si tratta de Concerti Musiali di diuersi Instromenti;Opere Com-
p ste da Anni
bale Meloni.

Et forsi che un giorno si uedranno ancora, Gli Meloni ragionamenti cosi
da lui fatti & intitolati, che sono nelle mani d'altri. Fu da questo Vir-
tuoso piu uolte letto, & con molta attentione riletto, in quella parte ap-
punto doue il Signor Patricio tratta de Generi dell'Harmonia, & notan-
page vi do il particolare dal Signor Patricio rintracciato da Nicomaco, & da
Euclide, andò alcuni giorni fra se stesso le parole del Signor Patricio ru
minando; le quali conoscendo che alle Demostrationi fatte, non corrispon
deuano; fecce risolutione d'auisare diuersi Amici suoi, liquali sapeua
che molto di cosi fatta scientia si dilettauano, per saperne il parer loro;
fra quali hauendo sopra questo particolare dato auiso à me ancora deside-
roso di cauarne il parer mio, le risposi. Che in tal caso molte erano le cose
intorno alle quali, era dibisogno hauere matura consideratione; essendo
che rispetto à diuerse cause, poteua egli molto bene hauere ragioni tali, che
se assolutamente, defendere non lo poteuano, almeno erano basteuoli ad
escusarlo; con intentione, essendo io qualche miglia lontano, in breue tem-
po d'abboccarmi con lui, & del tutto liberamente dirle il parer mio. Ma
l'auttor del parere à cui parue che opportuno mezo fosse questo, per acqui
starsi credito e gloria, appresso il mondo, con lo hauere occasione di tassa-
re un'huomo à giorni nostri singolare; Baldanzosamente si diede tosto à
scriuere, contra questo particolare, non si raccordando che Catone soleua
dire.
Quo minus petebat gloriam, eo magis assequebatur il-
lam.Detto di Ca-
tone.
Ed il gran Fabio. Gloriam qui spreuerit veram habet.
Fu però il motiuo dal Meloni fatto; se bene l'Auttor del parere l'anno
1593. Publicò in Istampa il Discorso, con titolo cosi fatto.Titolo del di-
scorso.
Il Patricio
ouero de tetracordi Harmonici d'Aristosseno parere & vera Demostra-
tione. La qual Demostratione, & parere quanto sia falsa, nelle se-
guenti Considerationi, lo manifestarò à quelli che si dilettano, & sono di
cosi fatta scienza intelligenti. Dimostrarò quanto siano scusabili quel-
le cose che dal Patricio sono dette & Dimostrate; & quelle dello Auttor
del parere biasimeuoli & false. Contentateui di leggere queste mie bre-
ui Considerationi, & raccordateui che. Amicus Plato, Amicus
Socrates sed magis amica Veritas.
& come disse Lucretio il Poeta.
Solus Veridicus purgabit pectora dictis.Detto di Lu-
cretio.

Cosi da questa verità sospinto, & dalla promessa fattaci l'anno passato,
quando io fecci conoscere al Mondo che il desiderio Dialogo d'Alemano
Benelli, era fatica di Annibale Meloni, & non d'altri abbagij alla Lu-
na chi vuole; Ho presa questa fatica per difesa del Morto Signor Fran
cesco Patricio,Intentione del
l'Artusi, e di
difendere li
morti.
la qual è tanto piu pia, quanto mi par fuori del proposito,
page vii l'offesa di vn Morto; & del Meloni ancora contra del quale l'auttor del
parere non hauendo risguardo, ne alla seruitù, ne all'Amicitia, assai bene
ha dimostrato il buon animo suo, verso di lui; che non s'è vergognato d'at
tribuire à se stesso il Dialogo di sopra mentouato, con l'espositione d'alcu-
ni problemi d'Aristotele,Opere diuer-
se fatte di An
nibale Melo-
ni.
li primi essemplari di cui & le prime abbozza-
ture viuono ancora nelle mani de gl'Heredi del sodetto Meloni. Et vl-
timamente parendole bene, come si dice, dar di becco alla Ghiandaia,Prouerbio. ha
detto & scritto molte cose contra di me, che mai l'ho offeso ne nominato
in conto alcuno, non si vergognando di attribuire à se stesso parte di quelle
cose, che già ho rintracciato da questo & quell'altro auttore Antico &
Moderno, & datole in luce nel libro Intitolato delle imperfettioni della
Moderna Musica; stampato in Venetia l'anno 1600. dalle quali cose
tutte, si può indubitatamente raccogliere, & considerare quanto alla in-
quietudine quest'huomo sia per natura inclinato. Ma perche da mal Cor-
uo mal ouo;Prouerbio. da queste mie Considerationi scoprirete quanto l'Auttor del
parere sia atto à simili discorsi, pareri, & Demostrationi; leggete &
notate bene, fin tanto che io ponghi all'ordine il libro de RE MVSICA,
del Reuer. M. Gioseffo Zarlino, per darlo al mondo.Opera noua
del Zarlino che
presto si darà
alle Stampe.
In tanto amatemi
che ui prego ogni felicità & contento.
[Figure]
page viii page ix
[Figure]

TAVOLA DELLE
COSE NOTABILI;

Doue è d'auertire che quel numero, à cui seguita la let-
tera b. si deue ricercare nel libro delle Consi-
derationi.
[Figure]
A
ACcidenti sono di due
sorti. c. 36
non sono causa del
concento.
44.
Accorciamento leuato
dal Sig. Patricio. 24 b
diuersi fare rispetto
suono.
25. b.
Affetto quello che sia. 10
Andrea ornitoparco & sua diuisione. 23.
Antichi non considerauano quelle cose
che da Moderni sono apprezzate.
44.
Arte de Cantori qual sia. 10
Aristosseno non ha mai nominato propor-
tioni ne numeri.
10. b
Ascanio Persio lettore nello studio di Bo-
logna.
49. b
Auttor del parere si serue delle cose del
Patricio.
15. b
Tassa Plutarco. 43. b
Autorità argomento efficace. 47
Annotatione sopraposti passaggi. 51
C
Causa che ha mosso l'Artusi a scriuere.
car.
1.
Comparatione dall'ottaua alla settima 39.
fra quali cose si facci.
40
Concento ciò che sia b. & 23 da che nasca
8. ciò che sia secondo Platone & Cicero
ne. 24 non nasce dalla modulatione.
25
Conclusione vera 32 b. da dimostrarsi.
19 b
Confutatione dell'opinioni dell'auttor del
parere.
11. b.
Congiuntione del diesis con il tuono non
ci dà quello che dice l'auttor del parere.
28 b
Consonantia e ragion de numeri. 33
Contradittione dell'Ottuso. 43
Ciò che debbe fare il pratico. 52
D
Detto di Valerio massimo. 3 di Auer-
roe 4 & 34 dOratio. 11. di Simpli-
cio. 12. d'Aristotele, 12 di Catone.
45. b
Descrittione del Genere Diatonico fatta
dall'auttore del parere 16 b & 17. b. de
Cantori ordinarij. 48. &
49.
Difesa del Patricio 4. b. 7. b. di Plutarco,
44 b.
Dimanda fuori del proposito. 47
Discorso particolare intorno alla settima.
34.35.36.37.page x
Dispareri di diuersi auttori. 2.3. b
Ditono descritto dall'Auttore del parere
maggiore di quello de pitagorici.
22. b
Due cose contrarie non si possono deside-
rare per lo istesso fine.
26
Descrittione del Cantore non ordinario.
c. 49
E
EFfetti delle parti. 12
Enarmonico Genere come si Consti-
tuisca.
47 b
Errore dell'Auttor del parere 4. 11. & 19.
b. 49. & 50. b. che nasce per lo accorcia-
mento de gl'interualli 23. di alcuni
Moderni.
30. b
F
FAlsa descrittione del tetracordo di A-
ristosseno.
22. b
Fini diuersi & quali. 44. b
Firmissima conchiusione. 26. b
Forma di vn mostro. 21
Forza di due cordi vnisone. 30.31
G
GEnere quello che sia. 15. & 16. b.
Cromatico d'Aristosseno descritto
dall'auttore del parere. 35. b. perche sia
detto 36. b. Hemiolio o sesqui-
altero 39. b. molle ò delicato.
41. b
H
HArmonia propria, & Concento è u-
na medesima cosa.
26
I
INconueniente che nasce dalla diuisione
fatta dall'Auttore del parere.
24. b
Inganno come s'intenda nella Musica. 45.
& 46.
Intentione dell'Artusi. 29. b. del Patricio.
7. b
Interuallo nasce dalla modulatione. 28.
Considerato in due maniere. 30. b. di
quanti semituoni siano riempiti.
29. b.
L
LA settima e quanta. 37
La Natura si compiace delle cose natu
rali. 31. &
33.
Le potentie de sensi seruono ad ambidui
li contrarij.
48
Lo eccellente sensibile corrompe il senso.
37
M
MAlignità da Platone conosciuta. 3.
Melodia & Modulatione quello
che .
23
Metà del tuono non si può sapere. 52. b
Metafora quello che sia. 35
Musica quello che sia. 27
N
NAtura del diesis & b molle. 9
Necessità nella quale vien posto A-
ristosseno.
18. b
Nouità che apporta le Cantilene fatte da
alcuni moderni.
9
Noui effetti della Musica, non v'è alcuno
che gli descriua.
28
O
ORdine seruato dalla natura. I. b. co-
me sia stato detto da alcuni 2 b. na-
turale de Generi seruato da Aristosseno.
3. b
Opinione dell'Auttore. 19. b
Oppositione fatta al Patricio. 4. b
Ottaua & sua auttorità. 12. b. ha sette spe-
cie.
14 b
Ottuso & suo disproposito 29. si contradi-
ce 32. suoi suppositi.
45
Opera di Gioseffo Zarlino. 53
P
PAssaggio da vna consonantia all'altra
come si facci. 33. d'alcune cantilene.
49. & 50.page xi
Potentia di due sorti. 50. b
Prima oppositione fatta al Patricio qual sia
2 b
Proportioni di diuersi diesis. 41.42. b. di
maggior & minor inequalità & loro na
tura.
Proprietà delle consonantie & dissonan-
tie.
8
Prouerbio seruato de Bolognesi. 4. dallo
autentico al plagale quello che sia
44. b
Passaggi fatti da l'Ottuso ne suoi Madriga-
li.
50
Q
QVali cose à sensi piacciano. 39
Quali s'intendano Musici Antichi.
41.
Quello che sia interuallo composto. 36. b
Quesito fatto all'auttore del parere. 25. b
Quintiliano ciò che dica della imitatione.
42.
R
REgola de modi dichiarata. 22. per co-
noscere delle due proportioni qua-
le di loro sia maggiore.
10. b
Rithmo, numero & Harmonia serui dell'
Oratione.
31
Risposte dell'Ottuso. 52
S
SEmiditono minore della sesquiquinta
proportione 22. b. accompagnato col
ditono non reitegrano la diapente.
23. b
Semituono quello che sia. 50. b. da quali
proportioni siano contenuti.
37. b
Similitudine delle cantilene fatte da Mo-
derni.
10
Stapulense ciò che dica nella diuisione
della quantità continoa in parti eguali.
10. b
Suppositi nella Musica, quali siano. 46
T
TAsso & suo detto. 38. & 39
Terza & come sia considerata. 31. b
Tetracordo diatonico molle descritto dal-
l'auttore del parere.
27. b
Tre specie di semituoni. 37. b
Trihemituono ciò che ne dica Boetio.
36. b
Tuono descritto da Aristosseno. 8. b. non è
il sesquiottauo. 9. b. quello che sia. 23. b.
si diuide in parti eguali. 53. b. qual sia la
loro differenza.
21. b
V
VAlgulio difende Aristosseno. 53. b
Verità di doue nasca. 45. b
Vn contrario non si muta nell'altro. 34
Vnisoni quali siano. 11. b
Volontà dell'Ottuso qual sia. 43
Vtile dell'ordine. 1. b
Vdito riceue le cose quali sono. 52
Il fine della Tauola.
page xii Contentateui benigni Lettori di Correggere alcuni po-
chi errori occorsi nel Stamparsi; e sono li sotto-
posti il primo numero significa le
Carte; e 'l secondo le Righe.
Errori. Corettioni.
3 16 anni oscuri antri oscuri.
5 34 & dalla natura & dalla natura
22 4 partiui parui
22 34 io diro Io dico
30 32 uaturale naturale
32 33 cotra contra
Nel libro delle Considerationi.
1 15 l'herbe vermi l'herbe verdi.
4 8 Doria eolia Doria, Ionia, Eolia.
7 27 sesquiquinta sesquiquarta
9 4 Della quantità nella quantità
9 36 serue al serua al
17 6 / 12 6 / 120
2 / 13 2 / 17
28 21 sonanti sommati.
29 9 Conforma conferma
35 9 Cromatico Tomeo Cromatico Tonieo
42 12 proprij di Colore proprij del Colore
44 6 & di Filosofia; non & di Filosofia Composti; non
51 25 nominato rimasto.
page 1
[Figure]

L'ARTVSI
DELLA IMPERFETTIONE
DELLA MODERNA
MVSICA.
Parte Seconda.
DEL REVER. P. D. GIO. MARIA ARTVSI
DA BOLOGNA.

[Figure]
LA nouità, e 'l modo di confusamente spargere per le Can
tilene, le disonanze, contra le buone Regole, e l'uso, che
altra lege s'addimanda, da alcuni Moderni vanamen
te introdotta; Fu causa che per inuestigare il vero, et à
beneficio vniuersale di quelli che di cosi fatta scienza si
dilettano, scoprirlo; Io mi diedi à scriuere alcune cose nel libro intitolato
L'Artusi intorno à ciò appartinenti. Et se bene per degni rispetti, à me
non parue conueniente di nominare questo, & quell'altro Autore, non è pe
rò mancato, ne mancano di quelli, à quali se bene questo particolare non at
tiene, per fare nondimeno il bel ingegno, e per dimostrarsi amatori di nouità,
pensando con questa occasione d'acquistarsi nome immortale di noui in-
uentori, e fautori di cose mal fatte; hanno pigliato il carico, e l'impresa d'
impugnare, quanto io ho nel sodetto libro spiegato, non essendo loro sempli-
cemente restati della buona volontà mia sodisfatti. Ne di questo si deue
alcuno merauigliare, perche accade per il più, che quando alcun libro esce
fuori delle stampe, & che come peregrino se ne ua per il mondo, capita alle
mani d'huomini talmente de pensieri varij, & dalla intentione de Scritto
page 2ri lontani, che necessariamente viene in diuersi modi riceuuto, & visto.
Perche de gl'huomini li giudicij sono diuersi.Diuersi giudi
tij de gli huo
mini intorno
alle altrui fa-
tiche.
Alcuni de quali dalla poca
intelligentia guidati, ne dicono à complacentia d'altri, quelche le piace, &
basta à loro d'aprire la bocca. Altri se bene intelligenti, fanno però profes-
sione di non lodare mai attione alcuna, fatta da chi si sia, & dicane ogni
bene che si voglia. Alcuni altri pigliano tutte le cose in buona parte; & se
pur conoscono che à giudicio loro vi sia qualche imperfettione; quelle valen
temente scusano con segno d'amor fraterno, & con tutti quei modi, e paro-
le, che à loro paiono di ciuiltà le uanno coprendo. Altri che totalmente
hanno l'animo deprauato, tutte le cose buone giudicano per ree; & con sofi
stiche ragioni, si sforzano per persuadere, che il buono sia buono si, in un
certo modo, ma che il reo sia del buono migliore; si come colui che vuole,
che l'ottaua sia buona, ma che la settima sia di maggior diletto, & sodisfat
tione all'udito, come si vedrà; & è contra l'opinione de quanti Filosofi, Teo
rici, & Pratici habbino, e cantato, e scritto sino al presente giorno in questa
facoltà. Altri quando leggono vna voce, che cosi Toscana non le paia es-
sere, ò che l'autore non cosi politamente habbi osseruate le Regole del Ru-
scelli, del Bembo, Dolce, Acarisio, Fortunio, Martinello, & di Trifon
Gabrielli, come esse haurebbeno uoluto, subito chiamano il Fiscale, col No
taio, formano un processo, con ben mille testimonij; & come reo conuinto lo
condanano à una perpetua ignorantia. Altri uanno considerando, se l'au
tore dice cose da altri dette, ò spiegate; & subito lo tassano di latrocinio, &
d'ignorante, che perche non ha saputo nascondere il furto; ò perche à modo
loro non l'ha accommodato, ò con il troppo essere breue, ò lungo, cose che non
possono cosi sodisfare à tutti; & se uno ne resta contento l'altro disconten-
to, ne se ricordano che; Non omnibus datum est adire corintum,
ne considerano che: Nihil dictum quod non sit prius dictum. Et perciò
non ui è huomo al mondo, che scriua sia di qual professione si uoglia; che non
si serua delle cose altrui: dicanlo gli Signori Legisti, gl'Oratori, Poeti,
Gramatici, Filosofi, Astrologi. & altri che di cosi fatti libri le botteghe ne
sono piene. E se l'Autore dice qualche bel pensiero accommodato à suo
modo; uogliono che l'habbi apparato da altri; & che altri prima di lui lo
habbi detto; si che à tutti li modi, & per ogni uerso, per la malignità, che
gli tiene oppressi, si insegnano di tassare; mordere; & lacerare hor questo,
hor quello; & con belle parole dimostrano prima di lodare le fatiche altrui
e dipoi con il rasoio della mala lingua lo scarnano insino all'osso. Di qui è
page 3che PlatoneMalignità de
l'huomo da
Platone co-
nosciuta.
Regola, e norma de gl'huomini sapienti imitando Pitagora
disse, che non voleua publicamente dire di suo cosa alcuna, accioche gli pen
sieri suoi, non fossero soggietti al giudicio d'ogn'uno, et restassero senza di-
fensore, & protettore; conoscendo sino à quei tempi quanta fosse la mali-
gnità dell'animo humano, che piu tosto, taluolta si dourebbe dire inhuma
no. Altri dallo amore di se stessi spinti, che è il padre dell'ambizione, da
cui nasce la inuidia, che fa disprezzare tutte le cose per buone, ed vtili,
che si siano, non hauendo riguardo al alcuna ciuil attione, si dipongono
di perseguitare, in scritto, & in qualunque modo possono, qualch'uno, che
pensano poterle impedire qualche loro dissegno di gloria, ò che si presumono
poterle apportare gloria, se bene quel tale ha hauuto mira, & intentione
di giouare, & non mai d'offendere alcuno; come apunto è intrauenuto al
Patricio: Et se bene tali attioni sono piene di veleno, vengono però coper-
te con parole piene d'amore & di verità. Ma la natura di questi tali
benissimo fu da OuidioInuidioso da
Ouidio de-
scritto.
descritta quando disse, che l'inuidioso habita ne
gl'anni oscuri, cioè che la inuidia stà ne cori tenebrosi, e lo inuidioso non
vuol vedere la luce, cioè la gloria d'altrui; Ha l'aspetto toruo, perche non
può guardare per il dritto la persona inuidiata, però disse.
Pallor in ore sedet, macies in corpore totos
Nusquam recta acies, liuent rubigine dentes,
Pectora felle virent, lingua est suffusa veneno.
Di modo che tanta è la varietà de pensieri, e giudicij de gl'huomini,
che danno propriamente ad intendere la loro inconstantia, e leggierezza.
Però in non credo che vi sia stato, sia, ò sia per esser huomo al mondo, che
habbi scritto, scriua, ò sia per scriuere, che habbi tanta felicità, che gli pen
sieri suoi si confrontino con tutti di tal maniera, che schiuar possi le censu
re de gli maldicenti. La qual cosa, se per buona mia fortuna fosse acca-
duta à me, troppo sarei stato felice. Ma come disse Valerio Massimo.
Nulla est tam modestia foelicitas, quae malignitatis dentes vitare
possit.
Mi rallegro però che le cose mie siano cadute in consideratione tale,
che quelli, che piu de gl'altri fanno il sapiente si siano mossi à lacerarle, odiar
le, & perseguitarle; il che à me sò che sarà di gloria, che mai ne miei scritti
gl'ho nominati, si come non faccio ne presenti, & à loro appresso gli giudi-
ciosi sarà di poco honore, perche danno in nota la natura loro.
page 4 Altri se bene non sono in questa scienza talmente instrutti, che assicu-
rare si possino, di dirne il suo parere, si vanno però ingegnando di
far con alcuni suoi , che si presumono assai, come vna lega;
& discorrendo, consultando, disputando, chimerizando, sofisticando, in
guisa di buoni Alchimisti, tanto s'affaticano, che insieme pongono qual-
che scritto per tassare altri; & non s'accorgono, che entrano nello istesso la
berinto d'esser tassati al presente, & da posteri conosciuti per huomini, che
vengono della stirpe vera di Zoilo; & tal volta non già da se mossi, ma
da altri spinti fanno questi operationi. Che perciò metaforicamente sono
addimandati bolzoni, che valentemente scroccati per offendere altri, offen-
dono se stessi; et quando si pensano di atterire questo modo di comporre, che
fin hora è stato da tanti anni in qua osseruato da migliori, & più eccellen-
ti Compositori, che il Mondo habbi hauuto, & habbi, auiliscono se stessi,
& le Compositioni loro; & non s'accorgono che come disse Auerroe nel pri
mo della Fisica test. 6. Consuetudo est maxima causa dependens
à pluribus per se manifestis.
Però Alessandro de AlesAlessandro
d'Ales.
sopra la Meth.
disse. Consuetudo est altera natura; & replicando lo istesso Auer-
roe sopra la Logica disse.
Consuetudo est magni vigoris.Detto d'Aue
roe.
Confron
tandosi con Aristotele, che nel lib. de me. & Re nel Cap. 3. disse. Consue
tudo est tanquam natura.
Et si confronta con il prouerbio del volgo che
dice. Chi lascia la uia uecchia per la noua, spesso ingannato si ritroua.Prouerbio. Il
che intrauenne à D Nicola Vicentino, che si prouò di uolere introdurre,
che tutti tre li generi si cantassero, la qual cosa per la difficoltà sua; e per il
poco piacere, che ne riceua il senso dell'udito, non hebbe quel felice succes-
so, che si pensaua, & à lui accadde come à Mascarone da Bologna. Questo
era huomo burleuole, e faceto, ne gran caldi dell'estate si fece una Cappa, che
cosi chiamauano all'hora quella sorte di uestimenti, che hora diciamo Fer
raioli, di Tela detta San Gallo nera bella, & ben fatta, con isperanza,
che & per la poca spesa da ogn'uno amata, & per la leggierezza sua cia-
scuna la douesse imitare, sperando per cosi fatta inuentione da lui noua-
mente ritrouata, rapportarne honore infinito, ma la foggia le restò su le spal
le; onde hoggi giorno è seruato il Prouerbio, que quando alcuno uuol
essere innouatore di qualche cosa, si dice à Bologna: `A te intrauerà come
fece à Mascarone.Prouerbio di
Mascarone da
Bologna
Questi promettono cose grandi, dispute di Filosofia, no
ue regole difese con l'autorità di Aristosseno, Tolomeo, Zarlino, et Galilei,
allargano il campo alli artificiosi contraponti, & uado uedendo, che in ue-
page 5ce di abbellirlo, lo insporcheranno. Stij però auertito il Lettore di leggere
con molta attentione, e consideratione, perche io le ritrouo piene di concetti
sofistici, e falsi, se bene apparenti, & cosi fatte cose facilmente ingannano
quelli che non sono più che auertiti. Spero però che si risolueranno in un fu
mo di paglia, cosa che non è mai per intrauenire alle buone Regole osserua-
te da nostri passati, & presenti per due rispetti, l'uno è perche parte di loro
sono fondate sopra la Demostratione, che errare non puote; l'altro dalla e-
sperienza madre di tutte le cose, sono approuate per naturali, e buone; et
perciò l'udito se ne compiace assai alla essecutione delle quali è autentichez
za loro, in uece di lettere di questo, et quell'altro, le quali haurei potuto far
scriuere, et alla Scola di Roma, et à quella di Venetia; uoglio che mi ba-
stano le opere da loro fatte, già per molti anni da tanti ualenti huomini, et
quelle che al presente ancora si fanno, ogni giorno, et per Italia da molti,
che sono eccellenti, come dal S. Claudio da Correggio, Horatio Vecchi, Luz
zasco Luzzaschi, il Fiorino, il Guami, et altri tanti, e tanti, il numero
de quali è infinito; Et nella Spagna, Francia; et ne gli Oltramontani paesi.
Ma affin che la leggierezza di quelli che si fanno lecito di uolere essere
noui Legislatori, sia conosciuta, registrarò alcune lettere in simile affare
occorse, le quali essaminaremo, et uedremo come si uadi ingegnando di de-
prauare le Regole di quest'arte tanto nobile. Ma prima dico che ritrouan
domi in Ferrara l'anno 1599. mi fu data una lettera senza nome pro-
prio, eraui però la sottoscrittione, che diceua; L'Ottuso Academico. Hebbi
dipoi in buona notitia, che questo era huomo di molta autorità; et perche egli
faceua del Musico assai, scriuendomi d'alcune cose appartenenti alle can
tilene, da questi moderni destruttori delle buone Regole fatte disse lodan-
do quel modo di comporre. Essendo questa modulatione noua, per
trouar con la nouità sua noui concenti, & noui affetti, ne disco
standosi in niuna parte dalla ragione, se ben s'allontanaua in un
certo modo dalle antiche tradittioni d'alcune eccellenti Musici.
Alle quali parole che ancora appresso di me si conseruano, mi risolui per dar
le sodisfattione d'inuiarle la seguente risposta, & mia lettera; parmi però
bene auanti che io più oltra proceda di dire, che le tradditioni antiche non
sono da gl'antichi state lasciate senza qualche fondamento, & ragione de
mostratiua, & dalla uatura istessa della cosa persuasa, & perciò giudico
per inconueniente, che questo Sig. Dottore dichi, che non s'allontani dalla
ragione, ma dalle antiche traditioni d'alcuni musici eccellenti; & tanto
page 6più che non adduce ragione alcuna, per laquale si mostri che la sua opinione
non s'allontani dalla ragione, ma si bene delle traditioni de gl'antichi, & è
apunto come à dire, questa cosa è vera, perche è uera. Hor ecco la copia del
la mia lettera inuitata all'Ottuso in risposta delle parole sopradette.

Molto Mag. Patron mio Osseruandiss.

Poiche V.S. m'assicura che la lettera sotto 'l nome dell'Otuso è la sua, ecco
mi pronto à quanto e gl'ho promesso, & che ella desidera. Nella sua adun-
que sotto 'l nome dell'Ottuso la scriue queste precise parole. Essendo que
sta modulatione noua, per ritrouare con la nouità sua noui con-
centi, & noui affetti, ne discostandosi in niuna parte dalla ragio
ne, se bene s'allontana in vn certo modo dalle antiche tradittio
ni d'alcuni eccellenti Musici.
Che la modulatione sia noua, non è du-
bio, lo confesso, perche tutte le compositioni, che nouamente uengono fatte
dalli Pratici, hanno le parti, che modulano arie noue, essendo ciascuna par
te da se stessa vn'aria. Ma non vale la consequenza, che la nouità della
modulatione, ò dell'aria troui noui concenti. Il concento come lo definisco-
no tutti li dotti,concento cio
che sia.
è una mescolanza de suoni, graui, et acuti tramezati di tal
maniera, che percossi producono soauità infinita all'udito. Nella qual diffi-
nitione due cose ui sono da considerare, la prima è che il concento è compo-
sto de suoni graui, & acuti tramezati; la seconda che questi suoni trame-
zati producono soauità all'udito. Della prima ue ne fa certo Pietro d'A-
bano sopra li Problemi di Aristotele nel problema 22. della particola 19.Aristotele nel
Problema 22.

doue dice che il mezo è quello che genera il concento. Della seconda disse il
Poeta:Petrarca. Facean piangendo vn dolce concento.
Ma li suoni graui, & acuti, che fanno il concento sono le consonanze tra-
mezate, delle quali questa, & quell'altra cantilena si compone, & sono per
natura sua, soaui, e grate da sentire. Ma le consonanze di cui sono com-
posti gli Madrigali, &c. non possono fare nouo concento;consonanze
non possono
fare nouo con
cento.
concento si, ma
nouo nò; perche sono tramezate nell'istesso modo, che in tutti gl'altri Ma
drigali, e Canzoni siano de quali autori si uogliano. Et se sono le istesse
consonanze tramezate all'istesso modo, come in effetto sono, non produran
no nouo concento come V.S. dice; dicami V.S. che nouità di concento ui
aporta il principio del Madrigale. Era l'anima mia. Se gli suoni gra-
ui, & acuti è una quinta tramezata da vna Terza minore in progressio-
ne Arithmetica, come si può vedere da questi termini?
page 7
[Music example]
Concento che è stato fatto da quanti Compositori hanno mai composto,
le migliaia di uolte. Et quando entra à quattro Voci, ecci più che sopra
il basso, l'ottaua, la quinta, & la terza minore? Et da quanti è stato fat
to, e cantato cosi fatto concento? Sarà forsi nouo? non crescendo nuoue con
sonanze, nouamente tramezate, non ci può essere in modo alcuno nouo con
cento. Le disonanze altresi, che nelle cantilene entrano per accidente, per-
che sono poste dal &c. in altra maniera, di quello che fatto hanno tutti
gli altri, non possono rendere soaue, & nouo concento, perche non hanno per
natura sua soauità alcuna ne dolcezza; ma aportano all'vdito asprezza
insoportabile. Et perche V.S. mi potrebbe dire, che le dissonanze poste
dal &c. ne suoi Madrigali, sono talmente tramezate, che rendono soa-
uità, & dolcezza, & perciò fanno nouo concento, & nouo affetto. Vi ri
page 8spondo, che il mezo è quello, che genera il concento si;Concento da
che nasce.
ma non fa già, che
se gl'estremi suoni sono dissonanti, per questo habbino da consonare, & di-
lettare, perche quella cosa, che per natura sua è tale; sempre sarà tale; &
se la consonanza sarà soaue, sarà sempre per natura soaue, ne in modo al
cuno potrà V.S. fare che non sia tale.Proprietà de
le consonan-
ze, & dissonan
ze.
Si come la dissonanza essendo disso
nante, non potrà V.S. fare di modo, che sia consonante, essendo per natura
sua dissonante. Vi aggiungo di più, che in quattro maniere solamente, &
non più, si può tramezare vn'interuallo, secondo che Boetio, Iordano, Eu
clide, & quanti Mathematici, & Musici Eccellenti hanno scritto di que
sta facoltà.
  • Ouero secondo la progressione Arithmetica.
  • Ouero secondo la proportionalità Geometrica.
  • Ouero secondo la Medietà Harmonica.
  • Ouero secondo la Medietà contrHarmonica.
La settima usata dal &c. che è tramezata da una corda, che nel gra
ue, ui si ritroua una quinta, & nell'acuto una minore Terza, non è secon
do alcuna di queste diuisioni, & che sia il uero, eccone l'essempio.
Settima Settima
9 7 5 9 &c. 45 5
Arithmetica
diuisione.
Geometrica
diuisione.
Settima Settima
9 6 3/7 5 63 53 33
Harmonica
diuisione.
Contra Harmonica
diuisione.
La proportione del maggior termine di ciascuno di questi essempij col
mezano, non sarà mai una quinta, ne meno dal mezano al minore, ui si
ritroua, la minor Terza. Adunque qual diuisione sarà questa del &c.
page 9Io non lo so; se V.S. me lo saprà dire, e farmene vna demostratione, mi sarà
sopra modo caro: In tanto con gli dotti tengo, che se per natura sua la settima è
dissonante, che maggiormente dissonante, essendo diuisa da termine meza-
no, che non è secondo alcuna delle quattro medietà e perciò non facci, ne possi fa
re nouo concento; però crederei, (sia detto senza offesa di V.S.) che haureb
be detto meglio, se detto hauesse; nouo disconcento; noua aria, noua sollecitu
dine dell'udito, sollecitato, e percosso dalla prestezza, e tardanza del moto
hor soauemente, & hor aspramente, secondo l'aria, che il &c. ha dato alle
parti della cantilena, e la dispositione delle consonanze, & dissonanze.Nouità, che
apporta le can
tilene fatte
da noui mae
stri.

Et questa è la nouità che aporta questa sorte di Musica. Et in somma
noua confusione. Concludo adunque che nella maniera di ponere le
consonanze, ne le dissonanze, ci producono queste cantilene nouo concen-
to. Ma che sia confusione eccouene la proua. Quello interuallo, che
non è quarta, ne terza posto fra due corde una Diatonica, e l'altra
Cromatica che cosa sarà egli?Interuallo
deforme.
[Music example]
Quarta non è
perche la quarta consta di due tuoni, & vn se
mituono, & questa consta di un tuono, e due
semituoni. Terza maggior non è perche la terza maggior consta di due
tuoni, come da sue parti, & questo, di un tuono, e due semituoni, che tra-
passano un tuono. Terza minore non è, perche consta di un tuono, & un
semituono, & questa di un tuono, & due semituoni. Quello che sia dica-
lo V.S. lo ritrouo bene, che sommando insieme due semituoni, & vn tuo
no ne uiene un'interuallo di proportione super 7 partiente 25. al tutto dis
sonantissimo lontano da ogni genere, ne so ciò che si sia, & eccouene la
proua.
16 15
16 15
. 9 .8
72 | 2304 800
32 25
Lo adoprare il Diesis hora ascendendo, & quando descendendo, qual
confusione si può vedere di questa maggiore?Natura del
desis, & b
molle.
Se il b molle, & il Diesis
fanno un'istesso effetto, ma per contrario moto; che è il b molle discende,
page 10e 'l Diesis ascende, cioè la nota che la seguita, deue ascendere, & lui discen
dere, che bellezza, & nouità sarà questa, se non confusione? Il Diesis si-
gnato nella corda G. che per natura sua è Diatonica naturale, & è la ter
za corda del tetracordo Hiperboleon, perche causa la fa lui Cromatica?
Ha priuilegio dalla natura, & dall'arte di confondere le scienze? à man-
tenere queste cosi fatte cose, ci bisogna vna delle due; ò l'autorità de passa
ti, & questa non si ritroua, ouero la demostratione, à questa bisogna, che
s'accinga. Ma se non può fare nouo concento, come ho prouato à V.S.
come potrà fare noui affetti? Se lo affetto è vna passione, ouero un moto
dell'animo, ò come disse Cicerone nel 2. de Inuentione.Affetto quel
lo che sia.
Est animi, aut
corporis ex tempore aliqua de causa commutatio.
Come sarebbe
che l'huomo allegro per qualche causa diuentasse melanconico, & di mite
iracondo; ouero di sano che s'appartiene al corpo infermo, & simili cose
sarà forsi vero che la Musica del &c. habbi operato, ouero operi nell'ani-
mo de gl'huomini questi effetti, & queste mutationi? eccene qualche au-
tentica probatione? Ha forsi questa sorte di Musica fatto qualche mira
colo come già si legge che faceuano quei Musici antichi, & eccellenti?Musica antica
fece effetti
grandi.
Non
l'ha fatto; adunque non può fare noui affetti, come V.S. mi dice; bene co-
me ho detto ella sollecita l'udito, & aspramente, & duramente lo percuo
terà. Et se bene pare, che questi Signori Cantori per hauerla in molta
pratica la pronuncijno con qualche passaggietto, & che con questi cuoprino
cosi fatta asprezza di modo, che pare che non offendi,Arte de can-
tori.
ciò succede acciden
talmente, & non per natura di quelle dissonanze poste in qual maniera si
voglia, che sempre sono, & saranno aspre, crude, dure, & insoportabili
all'udito. Et quando sarà quella cantilena fuori delle mani di cosi fatti
Cantori, bisogna che sia, & appaia tale, perche in somma ella è tale. Et è
come quel Spazacamino, che sontuosamente in maschera uestito par buo-
no, & bello, e piace à tutti li riguardanti; al fine cauatale la maschera, e
la veste accidentalmente postale, resta il spazacamino in somma brut-
tezza.Similitudine
delle cantile
ne fatte da
moderni, &
questa noua
pratica cosi
da loro detta
Che il Signor &c. s'allontani in un certo modo da le antiche
tradittioni d'alcuni eccellenti Musici, non sò quali siano questi che lei chia
ma eccellenti Musici antichi; & quali siano queste tradittioni, come, &
in quali cose egli s'allontani, & per qual ragione egli cosi s'allontani, dicalo
V.S. che à parte per parte uedremo in quanta poca stima si debba hauere
queste nouità, che senza autorità de vecchi, e senza la demostratione sono
introdotte, guastando, e rouinando il buono, e 'l bello della Musica. Ma
page 11qual Scultore, qual Pittore, qual Poeta, Oratore è quello che non cerca di
imitare più che puote gl'antichi, che sono stati eccellenti?Imitare e gl'a
tichi è bene.
eccetto il Signor
&c. Hora ne voglio dire ancor una, & non più, che per addesso la penna
è stanca. Nel Madrigale, Crud'Amarilli, qual tuono osserua?Inosseruanza
de modi.
non sò
se sia del settimo ordinario, ò del duodecimo, perche tante sono le cadenze
dell'uno, quante dell'altro, che per entro vi sono; però quando considero il
principio e il mezo, e 'l fine, non ritrouo altro, che vna confusione di cose
tutte poste insieme. Horsù per conclusione ho prouato à V.S. che in
questa Musica non u'è, ne può essere nouo concento;conclusione di
quanto è det-
to di sopra.
non u'è, ne può essere
nouo affetto; lei mi dice che è lontana dalle tradittioni de gl'antichi eccel-
lenti Musici; che cosa ci può essere adunque di buono? se fugge le tradit-
tioni de gl'antichi; & antichi eccellenti?
Parturient Montes, nascetur ridiculus mus.Prouerbio, &
detto d'Hora
tio nella poeti
ca.

Di Ferrara &c.
Qual varietà de pensieri, & de considerationi caminassero per la men
re dell'Ottuso; non lo sò, se non dalla data della mia alla riceuuta del-
la risposta corse di tempo vn Mese, ò poco più, & la registrarò qua di sot-
to. In tanto perche io conosco, che in questa mia lettera vi sono alcune cose
le quali possono diuersamente essere intese da quello, che io ho voluto dire,
sarà bene, che io mi dichiari, acciò altri non habbino fatica di stiracchia-
re in contrario senso le mie parole. Dico adunque, che quando io ho det
to, che se per natura sua la settima è dissonante, che maggiormente resta
dissonante, essendo diuisa da termine mezano, che non è secondo alcuna
delle quattro medietà; & perciò non facci, ne possi fare nouo concento.
Ho voluto dire che maggiormente, mentre non è accompagnata questa
settima, come si deue; cioè come è stata vsata da nostri passati, il senso
dell'vdito maggiormente la scuopre, & scuoprendola ne viene offeso più,
che non sarebbe; & cosi offeso, in lui non può nascere effetto, se non di per-
turbatione; & non di concento vero; perche non vi è Harmonia soaue,
essendo il concento fatto, & formato, di consonanze, & non di dissonanze
per natura sua; se bene questi noui inuentori; Per fare al contrario de
page 12tutti, vogliono che si facci di dissonanze, più che di consonanze, & per
questo non fa, ne può fare secondo li dotti concento, sia poi accomodata
quella settima, & l'altre dissonanze in qual maniera si vogliano. Per-
che il senso dell'udito, che ha da riceuere suoni, che siano soaui, & grati,
gl'intende al contrario in un tempo istesso, non può se non restar confuso.
La onde disse Simplicio. Et contraria simul pati impossibile est.Detto di Sim
plicio.

Confrontandosi con Aristotele, che nel quarto della Metaphisica disse.
Contraria simul eidem inesse non contingit, quia vnum contra
rium est negatio alterius.
Detto d'Ari-
stotele.
Et nell'ottauo della Fisica pur ancora dis-
se. Contraria se mutuo corrumpunt, & impediunt. Di modo
che non potendosi in vno istesso tempo secondo il Filosofo la consonanza,
& la dissonanza, che sono contrarie comportare, si impediscono l'una &
l'altra insieme, ne possono fare il concento, come farebbe se altrimenti fos-
sero accomodate. Ma perche ho detto, che la settima resta maggior-
mente dissonante diuisa altrimenti quasi, che ella patisca maiorità, &
minorità di natura sua, & di dissonanza; dico che resti, cioè che il senso
dell'vdito la scopre per tale vna volta più che l'altra rispetto al rumore dell'
altre parti che impediscono il senso dell'udito, in quella maniera, che nel me
zo di qualche strepito; se due ragionano insieme, l'uno più, e manco intende,
e sente l'altro secondo che lo strepito è fatto maggiore, e minore.Effetti delle
parti.
Quando poi
io dico, che à prouare per introdurre nouo modo di comporre che vuole la
autorità de Vecchi, ò la demostratione; intendo non l'autorità d'ogni sor-
te di Vecchio; perche in ogni età ci sono stati di quelli, che più de gl'altri
hanno fatto il bello ingegno; ma de gl'eccellenti, & di quelli che hanno in-
segnato il buono, e 'l bello della Musica, le tradittioni de quali sono regole
cauate dalla Demostratione, & dalla natura istessa della cosa, conferma-
te dalla esperienza Madre di tutte le cose, & dalla lunga consuetudine.
Et questi sono quei Vecchi, dalle tradittioni de quali gli Moderni Dotto-
ri s'allontanano. Posso ancora auisare in questo luogo, che nelle mie
Canzonette à quattro Voci, vi sono occorsi alcuni errori di Stampa, &
altri n'ho fatto io à gusto mio, cose che gl'auersarij se ne seruono per ar-
me contra di me; ma sò che gl'huomini in questa scienza giudiciosi, s'ac-
corgeranno benissimo dal mio ragionamento, & dalle cose, che in cosi fat-
to negotio io ho detto; quali saranno le cose occorse per errore di Stampa,
& quali à mio gusto ho fatto io; dalle quali cose considerarà il Lettore
la malitia, tal hora la poca intelligentia dello auuersario, & quando hab-
page 13bi, e sia soprapreso dal spirito della contradittione. Voglio hora uenire
per breuità al raporto della lettera promessa in risposta della mia di sopra
posta; la qual ueduta in faccia si conoscerà quanto dica il falso, & quan
to s'inganna in questo suo nouo modo di Comporre, per tirare l'acqua al
suo Molino; di donde potrassi argomentare quanto egli per se stesso in
questa professione uagli, non hauendo lingua da altri.

Molto Reuerendo Padre, & mio Signore
Osseruandissimo.

LA lettera di Vostra Signoria contiene sparsamente molti capi, à qua
li douendo io rispondere ordinatamente per fuggire la confusione,
giudico conuenirsi di ripigliare li fondamenti di lei, & quelli di mano in
mano vedere di confutare. Dice ella adunque, che se bene la modulatio-
ne vsata dal Signor &c. è noua, non però segue, che essa con la nouità sua
produchi noui concenti,Epilogo della
lettera dello
Artusi sopra-
posta.
poiche essendo tramezate le consonanze delle qua
li sono composti questi Madrigali, nell'istesso modo, che sono tutti gl'al
tri, sijno di qual si uoglia Autore, non possono perciò produrre nouità di
concento. In oltre per rispondere ad una tacita obiettione. Vostra
Signoria dice, che le dissonanze fraposte ne Madrigali di esso Signor
&c. non possono generare nouo concento, per essere usate in diuersa ma-
niera di quello hanno fatto tutti gli altri Compositori, & per questo non
uuole Vostra Signoria, che segua la propositione da lei allegata, che se
gl'estremi sono dissonanti, per li consonanti mezi uenghino fatti consoni;
soggiungendo in quattro maniere sole potersi tramezare gl'interualli;
onde perciò non hauendo egli seruata la Regola nello accompagnarli, tan-
to più ella uuole, che le dissonanze usate da lui si faccino peggiori, quan
to che la medietà del loro interuallo s'allontana dalle proposte per lei de-
mostrationi. Al che rispondo; se il modo usato nello accompagnare le
Consonanze dal Signor &c. non è nouo, ma qual communemente si stila;Risposta fuo-
ri del proposi
to.

perche Vostra Signoria biasimare quello, che dal commune uso è appro-
page 14uato per buono? Et se la modulatione (come ella dice) è noua, come
Vnite le parti non formeranno nouo concento?Dalla unione
delle parti na
sce nouo con
cento.
non è adunque mala con-
sequenza il dire, che dalla nouità della modulatione, nasca anco nouo
Concento, essendo proprio del Musico l'unire le modulationi, si come la
Musica istessa è unione di Voci, & il soggietto di essa è il numero sono-
ro; il che stando come si conoscerebbe la melodia senza l'unione delle Vo-
ci?la Musica è u-
na unione de
uoci, & quasi
nel fine non
uuole, che si
consideri, ne
le consonanze
ne gl'accom-
pagnamenti.
Perche Vostra Signoria vuole considerare separatamente in queste
Compositioni, quello che per propria dispositione di questa facoltà, è ne-
cessario di vnire? Et se queste modulationi non si conoscessero doue
sarebbe l'Arte? Doue si scorgerebbe il buono? Doue il falso? E adun
que di niuna Consideratione il supposto ch'ella fa, cioè, che se bene la mo-
dulatione è noua; non però produca noui Concenti; poiche mi mi dica. In
qual modo si potrà formare nouo concento se non con la nouità della mo-
dulatione?concento no-
uo non si può
hauere con la
nouità delle
consonanze.
Si potrà forsi fare con la nouità delle Consonanze? Nò (per
che queste sono terminate) forsi dal nouo modo di tramezare gl'inter-
ualli? Nò perche questo è limitato (secondo lei) aggiungasi, che ella
medesima. Volendo nella istessa sua, che in questi Madrigali, non si ri-
troui nouo concento, dice che in essi non sono noue Consonanze; eccoui pe-
rò, che la nouità di tal Compositione, dalla nouità di questa non può de-
uiare; & se non sono tramezate nouamente (come ella stessa confessa)
ecco anco dal modo di accompagnare queste consonanze; non può nascere
la nouità di questa Harmonia.Disopra dice,
che dalla unio
ne delle parti
nasce il concen
to, e quiui dal
la modulatio-
ne.
Resta adunque, che ella uenghi dalla
modulatione noua; è adunque uero, che la noua modulatione fa nouo con
cento, & nouo affetto, & non (come dice) noua confusione, & disconcen
to. Ma che V.S. medesima lo confessa pure nella sua, quando dice questa
essere noua aria,Se bene l'Ar-
tusi confessa,
che sia noua
aria, non per
questo dice
nouo concen-
to.
noua sollecitudine dell'udito, percosso dalla prestezza, et
tardanza del moto, hor aspramente, & hor soauemente secondo l'aria, etc.
ha dato alle parti; che sarà adunque questa se non noua modulatione pie-
na di nouo affetto, per imitare con essi la natura del verso, & giustamen-
te rappresentare il senso uero del Poeta, & se bene pare che ciò in un certo
modo repugni alla autorità del Dottissimo Monsignor ZarlinoRepugna al
Zarlino.
di Reuer.
memoria nella seconda parte delle sue institutioni Harmoniche, tuttauia
egli medesimo confessa pure nell'ultimo di detto ca-
pitolo, da questa modulatione nasce la melodia;Fuori di pro-
posito se dalla
modulatione
nasce la melo
dia, non è tut
t'uno la melo
dia, & il con-
cento.
&
perciò l'interuallo, che Vostra Signoria propone
[Music example]

page 15nella sua, il qual passa dalla Corda Diatonica alla Cromatica, della quale
doppo l'hauere à longo speculato, ch'esso non sia, ne Terza minore, ne mag
giore, ne meno quinta, addimanda à me ciò che ella sia? le rispondo ciò es-
sere una noua modulatione,Dice esser no-
ua modulatio
ne, & hora si-
mil sorte d'in
teruallo.
per trouare con la nouità sua, nouo concento,
& nouo affetto: & se bene V.S. si sforza di dimostrare simil sorte d'in-
teruallo essere dissonantissimo componendolo Arithmeticamente à modo
suo; col non fare anch'ella differenza da termini del semituono minore à
quello del maggiore adoprando 16. & 15. per termine del semituono
maggiore del quale è composto detto interuallo non hauendo punto di ri-
guardo, che nella Harmonia si procede diuersamente dall'Arithmetica,
qual non attende ad altro, che alla moltiplicatione dell'vnità; dal sottose-
gnato essempio del Fogliani V.S. vedrà la loro differenza è gl'estremi
insieme d'amendue.
Demostratione della differenza del
maggiore col minore semituono,
quale è di un Comma con gl'estre
mi dell'uno, & dell'altro.
Semituono maggiore.
  • 25
  • 15
XTermini delle
proportioni po
sti al contrario.
  • 27
  • 16
Semituono minore.
Sesquiottogesima.
400. Comma 405.
Nientedimeno dato, & non concesso, che ciò che ella suppone sij uero,
poiche seguirebbe non potersi far moti se non d'interualli sonori (il che è fal
sissimo) apporto perciò l'autorità del medesimo Fogliani nel Capitolo se-
sto della sua Teorica,Ludouico Fo-
gliani cap. 6.
& per essempio Cipria-
no; poiche m'inuita Amore nella parola dolce
[Music example]

mia vita. Et il Signor Giaches nel Madri-
gale: Misera non credea nell'ottauo libro, & nella parola essangue.
[Music example]
A quali anco aggiungo, che non essendo il numero cagione intrinseca,Numero non
è cagione in-
trinseca della
consonanza.
ne
page 16propinqua delle proportioni, non può ne anco essere della consonanza; &
però non deue ella dire, che questo interuallo sij di proportione al tutto disso
nantissimo, dal che ne segue, che se bene il moto suo non è d'interualli so-
nori per se,Non è inter-
uallo sonoro
per se.
egli è nondimeno vsato da molti Eccellentissimi Autori, et non
come ella dice lontano da ogni Harmonia, & da ogni genere, anzi che egli
è tale, che per essere dal sodetto Signor &c. stato vsato con accompagna-
menti proprij, d'indi ne segue la nouità del concento;Nouità di con-
cento di doue
nasca.
si come nasce ancora
dal Diesis et b molle il primo adoprato nel descendere, et l'altro nello ascen
dere, et cosi per moti contrarij alla sua natura;Accidenti vsa
ti contra la na
tura sua.
con tutto ciò tal forma di
modulatione è communemente vsata da tutti gli Moderni, massime che
hanno abbracciate questa noua seconda pratica, come si mostrerà più sot-
to. Al particolare poi che ella dice; che quella cosa che per se è tale in ogni
luogo sarà sempre tale, il che auerrà sempre alla settima, la qual per se è
dissonanza;La settima è per
se dissonante.
à questo io rispondo esser vero, che per se sarà sempre tale; ma
però per accidente potrà bene essere diuersa, non essendoui alcuna dissonan
za per se, che per accidente non possi farsi buona rispetto alli accompagna-
menti,Settima fatta
diuersa, e buo
na.
co i quali sarà fraposto, quello interuallo dissono. Et se bene la setti-
ma usata dal Signor etc tramezata (com'ella dice) nel graue con una quin
ta, et nell'acuto con il semiditono, non serua l'ordine dimostrato da lei; Chi
non sà, che se vogliamo piglaire questo interuallo semplicemente, et propria-
mente tolto, non haurà la sua reale, et uera demostratione? ma per il co-
trario come accento, et come inganno, ouero come dissonanza si, ma radol
cita dallo accompagnamento delle altre parti;Settima radol
cita è di mag-
gior diletto al
l'udito della
ottaua.
senza dubbio non solo farà
buono effetto, ma come cosa noua sarà di maggior diletto all'udito, che non
sarebbe stata l'ottaua suposta; & perche ella ne desidera la demostratio-
ne; da ottimo Poeta accordi la metafora al proposito, & cosi in uece di set-
tima ui ponghi l'ottaua, che ne la trarrà facilissima; & che cotal maniera
di comporre sij vsata da Moderni, per non empire il foglio eccouene l'essem
pio del Sig. Luca Marencio,Pongasi l'otta
ua in luogo
della settim
& starà bene,
& questi è la
demostratio-
ne da lui fatta
il quale secondo il solito suo, non uolendo re-
stare ne confini poco meno, che prescritti di tal facoltà, come che ciò alla gran
dezza del uiuacissimo suo intelletto fosse poco conueneuole, nell'ultimo
suo libro à cinque nel madrigale, che incomincia. E sò come in un punto;
nella parola, Per le guancie; & nell'istesso madrigale nella parola, Ascoso
Langue, & nell'istesso libro ancora nel madrigale che incomincia. E cosi
nel mio parlare; sopra la parola, maggior durezza, et nella seconda par-
te, da i colpi mortali.
page 17
[Music example]
Intorno poi al Diesis signato nella Corda G. se bene per sua natura è Dia-
tonica naturale,corda di G. &
naturale Dia
tonica.
perche per accidente non può essere fatta Cromatica sen-
za confondere le scienze? Et meglio (con pace di V.S.) sarebbe il suo
pensiero espresso, s'ella hauesse detto, che si fossero confusi li Generi, perche
non può ciò farsi senza priuilegio della natura, & con quello solo dell'ar-
te? E forsi il Genere nel quale ha composto esso Signor &c. Diatonico
semplice, si che non possa esser lecito di toccar punto del Cromatico, per non
trascendere dall'uno all'altro Genere? ò pure è misto? ma poiche ne addi
manda autorità d'approuati autori, lei medesima scorri pel Campo della
Musica, che ne lo ritrouerà pieno. Et perche ella soggiunge, che dato, &
non concesso, che dalla noua modulatione prouata di sopra nasca nouo con
cento, non però segue, ch'essa facci, ò generi noui affetti; & ne rende la ra-
gione con la propria diffinitione. Io rispondo questa Voce hauere in se di-
uersi sensi, & significati,Affetto ha di-
uersi significa
ti.
& perciò può torsi come passione d'animo, & ec-
cone lo essempio del Signor Caualiero Guerini nel Pastor Fido, come gli
affetti tuoi son fatti miei; alcune volte per desiderio; si come il Petrarca.
Hai spento ambidue gl'affetti miei. Si toglie anco per amore. Come
Dante per abbracciarmi con si grand'affetto. Non è però necessario, che
questa Musica facci il miracolo di suscitar morti; cagionerà bene affetto,
cioè desiderio con la nouità della sua modulatione d'udir bene spesso simil
sorte di concento, più atto à mouer l'animo nostro con la nouità sua in que-
sta noua pratica, che nella passata come quella che con più efficacia ferisce il
senso.Noua pratica
più ferisce l'-
udito della
prima.
Ma doue vo io vagando à dimostrare, che nella Musica, ò da que
sto concento, ne venghino tutti questi da lei nominati moti, ciò facci chiaro
la autorità di Marsilio Ficino nel Compendio sopra il Timeo di Platone,
il quale in questo proposito dice. Concentus autem per aeream na-
turam in motu positam mouet corpus.
Detti di Mar-
silio Ficino
nel Timeo.
Et ecco il moto, che s'appar-
page 18tiene al corpo, & poscia Per purificatum aerem concitat spiritum
animi corporisque modum.
Ecco il moto dell'uno, e l'altro insieme.
Per affectum afficit sensum simul, & animum. Eccone vn'altro mo-
ti simile; & piu soto. Per conformem quadratem, mira quadam vo
luptate profundit.
Ecco il moto di mesto in allegro; & nel concludere
dice. Per naturam tam spiritualem, quam materialem totum si-
mul rapit, & simul vendicat hominem.
Et ecco in uno concluso tut-
ti gli moti, & le passioni si dell'animo, come del corpo; & perche ella ne de
sidera autentica approbatione, acquetasi con l'autorità di cosi gran Filoso-
fo, alla quale si può aggiungere quella d'Aristotele ne suoi problemi nella
settione 19.cita Aristote-
le, ma non il
problema, cer
calo tu.
& quella del nostro Moderno Virgilio Toscano nella sua
Gierusalem al Canto 16. nella stanza, che incomincia. Qual Musico
Gentil. Ma per leuare ogni sorte di scrupolo à V.S. in materia della mia
lettera, nella quale dico, che se bene il Sig. &c. s'allontana in un certo mo
do dalle antiche tradittioni di molti eccellenti Musici.Quali siano
gli antichi Mu
sici.
Io rispondo que-
sti essere Iosquino, Clemens non Papa, Mouton, Crequilon, & altri di
quella Classe, & doppo loro poscia il Diuino nostro Adriano, le tradittioni
sono poi state per non vscire della proposta qui materia;Tradittioni
prohibite.
il Diesi nel discen
dere, il b molle accidentale nello ascendere, questi moti dalla Corda Diato-
nica alla Cromatica, & simili altre cose per tradittioni prohibite, & da
nostri antipassati insegnate à noi per regola da fuggire, non essendo ancor
loro nota l'arte d'adoprarle come hora, delle quali il Signor &c. mirabil-
mente in questi suoi Madrigali se n'è scostato; & cercarà anco di scostar
sene, chiunque faccia professione d'honorarsi in questa facoltà, & che ciò
da ottimi moderni Autori sij stato vsato apportone l'essempio del Signor
Luca Marencio nell'ultimo suo libro à cinque nel Madrigale, che inco-
mincia. Dura legge, nel principio; & nel
[Music example]

medesimo libro nel Madrigale, che incomin-
cia, s'io parto, il Signor Giaches ancora nell'ot
tauo suo libro nel Madrigale, che incomincia:
[Music example]

Misera non credeua nella parola; parte torno.
Et quanto alli moti delle corde Diatoniche al-
le Cromatiche appresso gli sopranotati essempij
[Music example]

aggiungasi questi dal Signor Luca Marencio
nel già detto libro nel Madrigale,Interualli
sgarbatissimi
conosciuti da
Zarlino nelle
Institutioni
Terza par. In
stit, cap. 24.
E sò come
del b molle, poi taccione gl'essempij come di co-
page 19sa, che per se è notissima. Et quanto à quello, che ella dice non esser ne
Pittore, ò Scultore, ne Poeta, ouero Oratore, che non cerchi d'imitare gli
Antichi, & massime gl'eccellenti. A questo io rispondo, che ue ne sono,
& saranno sempre, quelli massime che stimano più la inuentione, che la imi
tatione,Non si deue at
tendere alla
imitatione.
nella qual parte, in questi suoi Madrigali essi Signor, &c. si ha
fatta particolare professione, come che nella Musica questa sij di gran lun
ga più lodata di quella, oltra che in questa facoltà non s'ha d'attendere alla
imitatione de gl'Antichi, essendoui massime campo con la inuentione, &
con questa noua modulatione d'auanzarli. Ma perche Vostra Signoria
dice, che il Madrigale. Era l'anima mia; non può apportare nouità
di concento, essendo che gli suoni graui, & acuti, che inchiudono in una
quinta tramezata da una terza minore, questo è concento usato da quan-
ti Compositori sono mai stati sin qui. Io rispondo non conuenirsi dare il pa-
rere di ciò, con la sola consideratione di quelle poche note, si fattamente po
ste, ma si deue uedere il rimanente, che segue, che ne scorgerà non solo no-
ua modulatione, ma nouo artificio, pieno d'accenti non più vsati, & quan
do entra nel quarto non deue considerare gl'accompagnamenti, & le con
sonanze, ma la modulatione, che senza dubbio scorgerà cosi leggiadra-
mente passarsi dal placale all'autentico,Prouerbio dal
placale allo au
tentico.
ascendendo doppo 'l b molle acci-
dentale, & doppo 'l Diesis descendendo; oltra la suppositione di una per
vn'altra nota, & altre cose tali, che unite fanno mirabile concento.Supositione di
una nota per un
altra.
Et
perche odo in risposta da lei questa modulatione esser noua si, perche mo-
dula aria noua, come fanno tutte le Compositioni de pratici; ma non per-
che facci passaggio à noui termini (il che sò anch'io potersi torre la voce
modulatione in questo senso) à questo medesima-
mente rispondo, ciò esser uero, per cagion d'essem
[Music example]

pio, che è passaggio ordinario; ma però non mi ne-
garà già, che inteso per non sij di noua modula-
tione. Consideri però V.S. questi Madrigali del
[Music example]

Signor &c. che gli vedrà pieni di sì fatti fiori, &
fioriti di cosi tersa modulatione, lontana da quella
del volgo, anzi piena d'inganni giudiciosi, & si spar
tioni, sentendo quelli da buoni cantanti, poiche in uece di biasimo mi rendo
sicuro gli darà lode, & in luogo delle presenti oppositioni imitandogli gli
auanzarà, poiche doppo l'inuentione ciò auiene facilmente, et si ricordi,
che essendo il cantante l'anima della Musica,Descrittione
delle qualità
de cantanti non
ordinarij.
et quello in somma che ci ra-
page 20presenta il vero senso del Compositore, nella qual rapresentatione secondo
la diuersità del soggietto, la voce alcuna volta va rinforzata, altre volte
raddolcita, per questo bisogna udire simil maniera di compositione spirito-
sa da cantanti non ordinarij, dal che cessa il fondamento di V.S. cioè dal-
l'arte de Cantori venghi coperta l'asprezza di questi madrigali, si fatta-
mente, che non si sentono poi le dissonanze, si come (dice ella) auiene allo
Spazacamino mascherato, anzi che si può con maggior conueneuolezza
dire che questi madrigali sijno à guisa di Nobili trauestiti d'habito scono
sciuto, che poi al fine leuata loro la veste, che gli copriua, d'indi uengo-
no conosciuti per quelli che sono, il che auerrà anco à queste Compositioni,
essendo rapresentate da Cantanti intendenti. Nelle Demostrationi poi
fatte da V.S. confesso d'hauer ueduto più di quello io m'habbi da quelle
apparato. Nella prima adunque nella quale dimostra (ò si sforza di di-
mostrare) che 'l concento della quinta tramezata da vna Terza minore
è stato fatto da quanti Compositori hanno sin qui composto; dico che Ari-
stotele haurebbe fatto diuersamente, poi che haurebbe ciò dimostrato con
termine più noto, che la cosa istessa. Intorno poi alla Demostratione, che
la settima usata dal Signor &c. non sij tramezata, ne in progressione A-
rithmetica, ne in proportionalità Geometrica, ne secondo la medietà har
monica, & contra harmonica, perche à me paiono questi argomenti per
induttioniLe demostra-
tioni chiama
induttioni.
più tosto apparenti, che veri, anzi tali che volendone far sag-
gio nel porli in pratica si rendono, ò difficili, ò bene, e spesso impossibili. In-
uio perciò à V.S. questi due interualli,
[Music example]
delli quali pregola di tramezare
nei sopradetti quattro modi da lei proposti, poiche da quelli traremo con-
sequenza a s'el modo vsato dal Signor &c. potrà stare, ò nò. Non è perciò
ch'io non sappia, che le quantità sonore dalle quali nascono le consonanze
quest'esser diuise dal Musico secondo la ragion de numeri, & progressio-
ni Arithmetiche, & so ancora il Musico pigliar la quantità continoa dal
Geometra à prestito; però sò ancora che nell'Arithmetica fra i termini mi
nori (cosi m'insegna Monsignore Zarlino) le proportioni sono maggiori,
& nell'Harmonia tutto il contrario; & sò anco che sopra Euclide il Cla
uio connumera queste progressioni pur tre, cioè Arithmetica, Geometri-
ca, & Harmonica; & Boetio verso il fine della sua Arithmetica per più
assai; tuttauia starò da lei aspettando le sue quattro forme di tramezare
operate ne i sopranotati interualli, & poste in pratica, desideroso d'appara
re sempre da miei maggiori. Alla dubitatione poi del Madrigale,Regola di far
giudicio del
tuono malin
teso.
Crud'
page 21Amarilli, io non sò come possa cadere nell'animo à V.S. che sia d'altro tuo
no, che del settimo, essendo ad ogn'uno notissimo, che dalle prime, & po-
scia dalle finali corde si deue dare giudicio del tuono, & non delle medie
cadenze; Et perche sò ciò essere à lei notissimo, le ne rimetto anco la co-
gnitione, e la decisione, acciò che disputandosi di cosa tanto leggiera di noi
non si dica di nouo lo proposto da lei moto.
Parturient montes nascetur riduculus mus.Detto d'Ho-
ratio.

Ho detto liberamente il parer mio, volendo però sempre che resti &c.

Essamine della sopraposta lettera.

SI merauiglia ne sa questo Academico Ottuso, per incominciare da
questo capo; come possi cadere nell'animo mio, che il giudicare vna
Cantilena di qual tuono ella sia, ò sotto qual forma sia composta, s'habbi
da essaminare le cadenze medie douendosi (secondo lui) risguardare
solamente alle prime corde, & poscia alle vltime finali, reputando per
vna leggierezza lo trattare della forma, che si da alle cantilene; la qual
forma dà l'essere alle cantilene, & senza di lei restarebbe la materia, che
sono gli semplici suoni nell'esser suo, pura e semplice, & pur come dice
Aristotele nel libro de gl'Animali Cap. quinto; maggior consideratione si
debbe hauere intorno alla forma, che alla materia. Di questa forma
perche da diuersi diuersamente n'è stato ragionato, dico per dirne il mio
parere, che ella è una delle più difficili materie che habbi la facoltà Har
monica, come benissimo dichiara il Reuerendo Zarlino nella Diffinitione
XIIII. del Quinto delle Demostrationi. Et perche l'Ottuso si crede, &
tiene per fermo, che questo capo sia di poco momento, ne lo stima se non
per cosa leggiera; perciò vorrebbe che questa forma hauesse il capo di bel-
lissimo Giouane, il ventre di Grue, le braccia come l'ali della Rondi-
nella, le gambe di Bue, & li piedi corrispondessero alla bellezza del capo;
che la prima, e l'ultima Corda per essempio vuole, che sia del terzo tuono
ò modo; se bene poi nel corpo della cantilena sarà dell'Ottauo, non impor-
ta; e cosa leggiera, se doppo le prime corde sarà del settimo, e di poca im-
page 22portanza; & se uicino al fine passerà dalle corde di questo al primo, e leg-
giadramente fatto; basta che al fine fornisca nella corda del terzo modo,
che all'hora quella materia, haurà bellissima forma, & le sarà data tan-
ta gratia, che per l'artificio vsato dallo Artefice stupiranno tutti. Partiui
Signor Ottuso, che questa uostra opinione, ò Regola si confronti con tanti
e tanti valent'huomini, Greci, e Latini, che ce n'hanno lasciati tanti scrit
ti, e Regole? E ben uero che in questa uostra seconda pratica noua, quelli
che (per usare le uostre parole fanno contra la natura;Quelli che
fanno contra
la natura me-
glio operano
de gl'altri.
& confondono le
cose, e le Regole de nostri passati, questi reputate per i migliori; e per inge-
gni più eleuati, & con questo mezo ui credete che s'habbino, & uoi, ed
essi ad imortalare, & molto u'ingannate. Cercano tutti gl'Artefici di
imitare la natura, & quanti Filosofi sono, & sono stati, in altro non pen-
sano, ne filosofano, se non intorno alle operationi da lei fatte; & voi quel-
li, che contra la natura operano, maggiormente lodate, & osseruate? &
le cose da loro fatte chiamate Artificij, Fiori, Fioretti, Suppositi, Ingan-
gi, & accenti? Vogliono corrispondere le prime corde alle medie; & le me
die al fine. Et quando s'ha da fare il giudicio di qualche cantilena,Dichiaratio-
ne della Rego
la de modi la-
sciata da no-
stri antichi
passati.
bi
sogna uedere se il principio si confronta col mezo, e poscia col fine, che cosi
vuol dire la Regola da nostri passati lasciata, quando hanno detto, che
dalla prima, & ultima corda della cantilena, si debba fare il giudicio, sot
to qual forma ella è composta, cioè incominciando dal principio ad essami
narla, seguitando nel mezo sino al fine; & non lasciare le cadenze medie
& hauer consideratione solamente del fine, & del principio. Cosi facen-
do si scorge qual proportione habbi il capo, col corpo, & poscia con le mem-
bra estreme, che sono i piedi, non essendo ragioneuole, che queste parti sia-
no l'una dall'altra deformi. Ma perche sò, che ogni giudicioso à questa
prima conclusione sarà restato sodisfatto, & chiaro, che quanto ha detto
l'Ottuso è mal inteso da lui, perciò seguitiamo più auanti. Nella mia lette
ra io dico, che il principio del Madrigale, Era l'anima mia, non è nouo
concento, il che l'Ottuso nel ripigliare gli miei fondamenti nel principio del
la sua lettera replica. Ma quando uiene alla risposta dice. Se 'l modo
vsato nello accompagnare le consonanze dal Signor &c. non è
nouo, ma qual comemente si stila perche V.S. biasima quello che dal
come vso è approuato per bono? Io dirò che quella cosi fatta cantilena
non ci apporta nouo concento, et egli dice che io biasimo l'accompagnamento del
le consonanze; e di più che il biasimo uersa intorno à quello che dal come vso
page 23è approuato per bono; Io difendo il commune vso, & egli dice, che lo bia
simo? Se non volesse dare ad intendere, che questo suo modo di comporre
fosse il commune uso, il che è falso. Di qui si argomenta con qual modo
egli vadi sofisticando, & stiracchiando le cose in contrario senso di quello
che sono dette, per coprire quello che egli stesso dice di fare contra la natu
ra. Seguita nella sua lettera, & tiene questa conclusione, che questi Ma
drigali faccino nouo concento, & perche s'accorge, che non si può hauere
per le consonanze, ne per le dissonanze questa nouità; vuole che la mo-
dulatione generi questa nouità; & citando il Zarlino nelle Institutioni,
afferma, che questa modulatione fa la melodia; di modo che secondo que-
sto Signor Dottore la modulatione fa quando il concento, & quando la me
lodia; quasi che siano queste due una cosa istessa. Può essere il concento
senza la melodia; ma non già la melodia senza il concento; & se non sono
vna cosa istessa, come generarà questa sua modulatione, e l'una, e l'altra?concento quel-
lo che sia.

Il concento è il tramezamento che si fa, quando gl'interualli vengono di-
uisi in due parti ineguali, de consonanti dico. Et la melodia si compone
di Oratione, di Rithmo, & d'Harmonia insiemeMelodia di
che si compo-
ne.
cosi dichiarata da Pla-
tone de Rep. & quelle qualità, che in essa vi concorrono, come è l'acutez
za, la grauità, & equalità delle voci, si considerano nella Harmonia;
la tardità, e la velocità, & il mouimento, s'appartiene al Rithmo. La
lunghezza, e breuità della parola s'appartiene al metro, ouero alla Ora-
tione; di modo che si uede, che non può la sua modulatione operare questi
due effetti. Ella ben si può dire serua all'uno, & all'altro; al concento,
& alla melodia; ma non per questo si può dire, che da lei nascano, come
più à basso si vedrà. Et chi desidera di ueder ragionamento più lungo
della melodia legga nelle Institutioni del Reuerendo ZarlinoGioseffo Zar-
lino.
nella parte
Seconda, Cap. ottauo; di onde conoscerà quanto si sia abbagliato l'Ottuso
in questo particolare. La modulatione è un mouimento fatto da un
suono all'altro, per diuersi interualli, il quale si ritroua in ogni sorte di
Harmonia, & Melodia, & si vsa in due maniere.Modulatione
ciò che ella sia
Primieramente
quando da un suono all'altro ci mouiamo senza variamento di tempo con
diuersi interualli, non facendo alcuna propria Harmonia, si come fanno
quelli che modulano il Canto fermo, & s'addimanda imperfetta modu-
latione, perche manca del fine; Questa si fa in tre maniere come dice An
drea Ornitoparco.Andrea Orni
toparco.
Prima quando noi cantiamo nominatamente ciascu-
na delle sei sillabe da Guido Aretino introdotte Vt, Re, Mi, Fa, Sol, La.
page 24& questa modulatione s'appartiene à principianti. La seconda quando
solamente sentiamo il suono, in quel modo, ch'egli è prodotto da gl'instro
menti materiali. Vltimamente quando alle figure cantabili applichia-
mo le parole, & questa è quella modulatione che s'appartiene alli Canto-
ri. Secondariamente ciascuna uolta, che con moti hor ueloci, & hor tar
di, con alzamenti, & abbassamenti di voci si moue il Cantore da un'inter
uallo, all'altro, secondo il tempo, che si ritroua nelle figure cantabili, &
questa è propriamente modulatione, che col suo mezo perueniamo all'Har
monia, la quale nasce quando si ua toccando uan consonanza, & talhora
un'altra, accomodata con li debiti modi. Cosi la dichiarano tutti li Teori
ci buoni; come si può uedere nella seconda parte delle Institutioni del Re-
uerendo Zarlino di felice mem. & come si uedrà nelli suoi libri de Re
Musica
, che io darò al Mondo; Il concento oltra à quello, che ho detto
nella mia lettera; & quello che di sopra ho replicato. Dice Platone di
lui ragionando.Quello che
sia concento se
condo Platone
& Cicerone.
Concentus est ordo qui in voce acuta, & graui
simul contemperatis apparet.
Et Cicerone nel sogno di Scipione con-
frontandosi Platone disse. Qui acuta cum grauibus temperans,
aequabiliter concentus efficit.
Non dicono come l'Ottuso questi va-
lent'huomini, & sapienti. Che dalla modulatione nasca il concento; Ma
che il concento nasce dal temperamento fatto dal suono graue, & acuto,
che per altro nome diciamo Harmonia. Et dal ragionamento, che segue
potrà ogni giudicioso cauare se il supposito dell'Ottuso sia uero, ò nò. Al
proposito nostro adunque; la modulatione d'una sola parte, non fa ne con
cento, ne harmonia, ne melodia. La modulatione di due parti unite,
non fanno ne harmonia propria, ne concento, ma semplicemente quelle con
sonanze, che per hauere il concento uanno tramezate. Se della modu-
latione uogliamo dire di quattro, ò più parti insieme unite si può considera
re cosi fatta modulatione in due maniere; ouero che confusamente questi
senza fare accordo alcuno, ogn'uno à suo modo, ua modulando, ne fanno
consonanza, ne concento, ne harmonia, se non quando ui si incontrano à ca
so, ouero quando li Cantori modulano dal principio sino al fine unitamen
te di tal maniera, che gl'ascoltanti odono quando consonanze, quando con-
cento, quando harmonia propria, & quando melodia. Queste parti cosi
unite, se bene uanno modulando noua aria ciascuna di loro, rispetto alla
qualità d'hor tardi, hor presto, hor uerso l'acuto, hor uerso il graue non
possono fare concento nouo, ne si può fare, che il tramezamento, ò contem-
page 25peramento de suoni graui, & acuti sia nouo, perche quelle consonanze,
alle quali questo tramezamento viene fatto, sono terminate da quel gior-
no in qua, che si incominciorno ad vnire queste parti insieme nella modu-
latione, che sono tanti anni, e possono essere quanti altroue io dissi; & sono
gl'interualli da quali può nascere il concento; L'Ottaua; Quinta, Sesta, et
altre. Per propria natura; se però Platone, Cicerone, & gl'altri dicono il
vero, che il concento nasca dal contemperamento del graue, & acuto co-
me ho detto. Quali consonanze ci apporta nouamente questo Academi-
co Ottuso, che si possino di nouo tramezare per hauere il concento che sia
nouo? Non nasce il concento dalla modulatione,Non nasce il
concento dal-
le modula
ne.
come suppone per vero
l'Ottuso, & come uorebbe che si credesse, senza che da lui fosse dichiarato,
qual sia questo concento, & questa modulatione; conoscendo molto bene, che
le farebbe dibisogno, ogni uolta che si riducesse à queste distintioni, col me
zo delle loro diffinitioni; confessare tutto 'l contrario; ma ci apporta parole
fuori del proposito, con ponti interrogatiui, pensandosi di distrahere il let-
tore semplice à credere ciò che dice; ma l'arte cosi fatta è molto bene cono-
sciuta. In somma, modulatione noua rispetto al moto tardo, & presto;
all'acuto, e 'l graue; Aria noua, Concento uecchio usato da quanti hanno
mai in questa facoltà scritto, & composte cantilene. Pur s'affatica l'Ot
tuso, & uorrebbe che senza altro fosse creduto, che la modulatione noua,
facesse nouo concento, quasi che non possi essere concento senza la modula-
tione; Potiamo hauere la modulatione senza il concento;Si può hauere
il concento sen
za la modula
tione, & que-
sta senza que
lo.
& il concento
senza la modulatione, però non è tutt'uno, sono differenti; & però non se-
guita, che il concento habbi, & possi esere nouo, rispetto alla modulatione
noua; si può hauere anco la modulatione senza la unione delle uoci; se be
ne cotal modulatione si potrà dire, che sia imperfetta. Che la modu-
latione si possi hauere senza il concento, & senza la unione delle uo-
ci, & delle parti l'ho detto di sopra; che il concento si possi hauere
senza la modulatione, hora lo prouo. La modulatione è un mouimento,
che si fa da un suono all'altro per diuersi interualli, ma nel principio del
Madrigale; Era l'anima mia, si mouono hor presto, hor tardi quelle
parti unite, ma non con interuallo; et fanno il concento, perche quella quin
ta è tramezata da una corda mezana, che nel graue resta una terza mi-
nore, et nell'acuto una maggior terza; adunque habbiamo il concento sen-
za la modulatione, di più parti insieme vnite. Lo istesso potiamo dire
di quell'altro Madrigale; Ma se con la pietà: mentre che le parti stano
page 26ogn'una nella istessa mansione di voce, & non fanno alcuno interuallo, ò
non si mouono con interuallo di voce, bisogna che non ui sia modulatione,
& pur ui si sente, e scorge il concento, che è quel temperamento di graue,
& acuto, che disse Platone. Et però è di molta consideratione il supposito
da me fatto, che se bene la modulatione è noua, non però facci nouo concento.
Dicami l'Ottuso la modulatione di due parti unite producono noue conso
nanze? non può essere, è un'impossibile; se questo è impossibile, impossibile è anco
ra lo hauere nouo concento. Concento si, ma nouo non già.Potiamo ha-
uere il concen
to ma nouo
non già.
A queste due parti
aggiuntaui la terza, che è quella che produce il concento, perche contempe-
ra il suono graue, e l'acuto, che producono quelle due parti insieme; qual no
uo concento ritrouerà ella? accresce Harmonia; perche di consonanti, ò
harmonia impropria che era, per l'aggiuntione di quella terza parte si fa
concento, ouero harmonia propria.Concento, &
harmonia pro-
pria è una co
sa stessa.
In conclusione dico, & affermo, che non
si potendo hauere noue consonantie; che nouamente si possino tramezare,
per hauerne nouo concento, che impossibile è, che huomo al mondo possi ri-
trouare nouo concento. Cessarà adunque la conclusione ancora dello Aca-
demico Ottuso, che non potendosi come ho prouato hauere nouo concento,
non si potrà manco hauere nouo affetto. Farà bene in alcuni secondo la
dispositione loro, l'aria noua, e la noua modulatione vn certo effetto di de-
siderare sentire più d'una volta quella cantilena,Effetto di de
siderare da
che nasca.
quella dico che sarà pie
na di vaghezza, bellezza, grauità, artificiosi contraponti; ma non per
questo si potrà dire, che questo sia nouo affetto in specie, perche più, e più
volte è nato questo desiderio d'udire compositioni da valente Compositore
composte. Et per dire quel ch'io sento. Questo desiderio si può inten-
dere in due maniere, ouero che nasce nell'huomo, perche l'udito ne sente
infinito piacere, e l'intelletto ne gode, come fa à sentire le cantilene del
Striggio, d'Andrea Gabrielli, del Porta, di Claudio, del Palestina, Na-
nino, il Vecchi, Gastoldi, Virchi, Stiuorio,Musici eccel-
lenti.
& altri tanti, e tanti, ouero
che l'udito le desidera per sentire vn certo modo piaceuole, che induce
l'huomo alle risa, & à burlarsene; come quelle Giustiniane alla Venetia-
na; alle quali assomiglia assai quel principio di sopra posto del Madriga-
le. Era l'anima mia; E ben uero, che due cose, che siano contrarie l'u-
na all'altra, non si possono udire con il medesimo fine;Due cose con
trarie non si
possono desi
derare con lo
istesso deside
rio.
il gusto non brama
all'istesso modo, & con lo istesso desiderio il dolce, & l'amaro, si come il
senso dell'udito, con lo istesso desiderio non può sentire le cantilene fat-
te dalli sopradetti Compositori, & quelle fatte da questi noui Maestri,
page 27perche quelli vsano gl'accidenti Diesis, & b molle accidentale secondo la
natura sua, & questi se ne seruono contra la natura.Osseruationi
contrarie.
Quelli vsano le
dissonanze nel modo regolato; & questi sregolato. Quelli per salto ado-
prano quegli interualli, che sono naturali di quinta, & quarta; questi tut
to 'l contrario; quelli non supongono che vna nota sia posta in luogo d'un' al
tra, come fanno questi; quelli nel modo di vnire le consonanze dispongo-
no l'ordine, & il progresso in un modo; questi tutto 'l contrario; di manie-
ra, che dal principio al fine questi uengono à quelli esser contrarij; se quelli
adunque sono desiderati, per la sua vaghezza, bellezza, bontà, e diletta-
tione, per essere di nouo vditi. Questi fia dibisogno, che non siano deside
rati à questo effetto, ma per effetto contrario; & sarà di ridere, burlarse-
ne, e disprezzo, considerando la pazia di cosi fatti capriciosi; li quali pen-
sandosi che le loro cantilene generino nouo concento, & nouo affetto, partu
riscono noua nausea, nouo disprezo; perche apportano seco noua confusio
ne; essendo che sono piene di cose che confondono il buono, e 'l bello della
Musica; ma che dico io noua nausea, & nouo disprezo? nausea, & di-
sprezzo del più vecchio, rancio, fracido, che tenghi qual bottega si vo-
glia di speciaria Francolinesca. Ma quando dice che la Musica istes-
sa è vnione de voci; qual più espressa pazia di questa si può dire? Aristide
che fra Greci Autori, & Musici è stato, & è in molta consideratione, nel
principio della sua Musica dice.Deffinitione
della Musica
data da , & da
S. Agostino.
La Musica è vna scienza di quelle
cose che alla modulatione s'appartengono; la qual diffinitione si confronta
con quella, che lasciò scritto Agostino Santo nel primo libro della sua Mu-
sica, doue dice. La Musica è vna scienza di bene modulare. Et la
Vnione delle Voci; non è vna istessa cosa con la Modulatione. Sono dif-
ferenti, come dalle cose di sopra dette si caua. E peccato grande, che que-
sto Ottuso non sia stato al tempo di Plinio, ò per auanti; perche quasi tutti
gl'inuentori da lui sono celebrati nelle sue Historie per huomini molto in
gegnosi; & egli è restato dalla lode di cosi grand'huomo priuo. Horsù si
va pur rinforzando, et addimanda in qual modo si potrà fare questo suo
nouo concento (che pur vorrebbe ritrouare, come fanno gl'Alchimisti la
quinta essenza) & dice che dalla nouità delle consonanze non già; perche
sono terminate, adunque (ò bella conclusione) per la nouità della modula
tione. Se le consonanze sono terminate, che cosi confessa lui ancora, &
sono quelle dalle quali nasce il concento, come potrassi adunque fare nouo
concento, se già tanti anni sono, che dalla natura furno terminate?Modulatione
in che consi-
sta.
La mo-
page 28dulatione noua che consiste nella prestezza, & tardità del moto per inter
ualli, cioè hora uerso lo acuto, & hora verso il graue; non fa il concento; so-
no le consonanze tramezate Sig. Ottuso, che fanno il concento. Adunque
come altre uolte ho detto non si può formare nouo concento per questa no-
ua modulatione. Et perche s'accorge, che impossibile è di ritrouare noue con
sonanze, per il tramezamento delle quali hauer si possi nouo concento; &
si sente toccar il polso, si ua pur storcendo, & uorebbe che nascesse dalla
modulatione, questo concento, & poi per consequenza nouo effetto. Ha-
urebbe detto meglio se pur hauesse detto che dalla Vnione di molte parti
insieme modulanti nascesse il concento, perche mentre che vnite sono, &
modulano regolatamente, necessariamente bisogna, che faccino insieme
delle consonanze tramezate, & cosi all'hora nasce il concento; il quale non
nasce per la modulatione, che si può intendere di una sola parte, & anco di
due, ma di quello che ho detto, & perche vuole che ancora facci nouo ef-
fetto: Dicami doppo che noi vsiamo da tanti anni in qua di cantare tante
arie insieme, qual Historiografo ci descriue effetto alcuno, che sia stato ope
rato col mezo della Musica,Non n'è chi
descriua noui
affetti fatti
dalla Musica
moderna.
poiche questa sua fa tanti, & cosi sublimi, &
noui effetti? non le gioua ch'egli solo lo rapporti, ci vuole relatione di per-
sone degne di fede, che all'hora con la certezza del raporto potrebbe essere
che le fosse creduto. Seguita poi, & dice che lo inter-
uallo non è interuallo, ma noua modulatione, la quale
[Music example]

passa da una corda Diatonica ad una Cromatica, pri
ma dice ch'egli è interuallo; poi subito si riuolge, &
vuole che sia noua modulatione, vsata tante, e tante uolte da tanti Auto-
ri. Adunque si può concludere che modulando questa noua modulatione,
questo sia il concento nouo; se la modulatione fa il concento; & questo in-
teruallo sarà il concento nouo. Ma s'egli è un moto da vna corda Diato-
nica ad vna Cromatica, come sarà concento? Ma come sarà noua modu
latione, se già da tanti; e tante uolte è stata usata; douea dire il moto che
fa quella parte modulante non è interuallo, uolendo coprire, che ciò si do-
uea pigliare per modulatione. Ma concediamole che sia modulatione
ad ogni modo, mentre che dice, che è modulatione confessa essere interual
lo.confessa l'Ot
tuso, che dal-
la modulatio
ne nasce lo in
teruallo.
Questo si proua per la diffinitione della Modulatione, detta di sopra.
Se la modulatione è il procedere, che fa una, ò piu parti insieme; ma di-
ciamo una sola parte che questa è il proposito nostro; per le corde del siste-
ma massimo; come potrà mouersi da un luogo all'altro, senza che ui nasca
page 29interuallo? può essere lo interuallo senza la modulatione; ma in modo al
cuno non può ritrouarsi moduatione senza interuallo, perche modulando
il cantante moue la voce dallo acuto verso il graue, & per il contrario; e
l'acuto corrisponde al graue per interuallo; adunque confessa tacitamen-
te, & come si dice fra denti ch'egli è interuallo all'hora qundo pensa di
negarlo; e bisogna che sia cosi, perche le parti moduanti non stanno sempre
nella istessa mansione di voce, ma si mouono secondo che pare al cantante.
Et perche io ho detto, che quello interuallo è dissonantissimo, & egli risponde
uolendo confutare questo mio detto, che se bene il moto suo non è d'interualli
sonori per se (ecco come confessa ch'egli è interuallo) egli è nondimeno usa-
to da molti eccellenti Autori. Io tratto che cosi fatto interuallo è dissonan-
tissimo ne lo ritrouo in genere di sorte alcuna semplice; & egli dice che
l'hanno usato molti Autori eccellenti. Che proposito è questo suo? Egli sen-
za contrasto confessa, che il moto suo non è d'interualli sonori per se, & io
dico che egli è dissonantissimo; ho lo intento questo basta. Ma perche
nel dimostrare, che il sodetto interuallo non è ne terza, ne quarta col me
zo delle loro proportioni, dice che io non faccio differenza dal semituono
maggiore al minore, accostandosi al Fogliano, che dimostra il semituono
superbipartiente 25. essere un Comma sesqui 80 essimo del sesquiquin-
todecimo maggiore, ò bel proposito, doue vai? Io sto col Marchese. Quan
do alla proportione super 7 partiente 25. forma di cosi fatto interuallo ui
fusse aggiunto un Comma sesquiottantessimo, sarebbe per questo con-
sonante? Ne auuerrà un'interuallo contenuto dalla proportione super
37. partiente 125. assai più dissono del primo; ma perche questo Signor
Dottore non conosce la natura delle proportioni, che sono differenti dal
numero semplice; dice che col numero Arithmeticamente compongo cosi
fatto interuallo à modo mio; non attendendo ad altro il numero, che alla
multiplicatione della vnità.Disproposito
dell'Ottuso.
Dica l'Ottuso se io forsi ho trattato di quei
numeri, che ad altro non attendono, che alla multiplicatione della vnità,
ò pure di quelli che relati sono cagione vniuersale per la quale si hanno à
regolare i corpi sonori, & proportionarli, accioche formalmente rendi-
no quelle consonanze, che l'udito debbe riceuere? de primi non può
dire; ma delli secondo si; adunque ho raportato quei numeri, che sono
il modello delle proportioni, & delle consonanze, in quella maniera,
che tutti li Teorici rapportano, & non il semplice numero, se bene quasi
nel fine della sua lettera confessa, che il Musico toglie impresto il nume-
page 30ro dall'Arithmetico; Ma cosi la passa hora con il dire ad un modo, & di
là à poco mutando parere si disdice, e ciò fa da huomo prudente, che vo-
lentieri si confronta col detto del sauio: Sapientis est mutare Consi-
lium.
Ma perche fa il contrario de gl'altri, lo muta in Peius, non in
Melius. Però se l'Ottuso ha quello suegliato intelletto, che si ua spauo-
neggiando, quale è la causa che non ha poste quelle proportioni nella de-
mostratione da lui fatta al contrario? & sarebbono state sotto 'l genere di
maggiore inegualità, & non di minore? Se l'una è all'altra contraria?
Quella di maggior inequalità è positiua, & reale;Proportioni
di maggior in
equalità, & lo
ro natura.
& quella di minore
priuatiua, & rationale, cosi dichiarate dal Reuerendo Zarlino nel Capi
tolo 30. della prima parte delle Institutioni; perche non ha adunque con-
siderando la natura di queste proportioni; posti gli termini al suo luogo,
per far conoscere che egli è intelligente, che cosi hauendo fatto s'è dimo-
strato tutto il contrario? Horsù ha detta la causa, & non mi rammen-
tauo. Hanno per fondamento di fare le loro operationi contra la natu-
ra, & perciò questi noui Maestri suppongono, e dicono le cose tutto 'l con
trario di quello, che dourebbono dire, & operare; A quello poi che ne se-
guirebbe, che far non si potesse moto se non d'interualli sonori adducendo
l'autorità del Fogliani.Ludouico Fo
gliani.
Perche non dimostra l'Ottuso con l'autorità del-
l'istesso Fogliani nel Cap. 7 quali, & quanti siano gl'interualli dissonanti,
per mezo de quali si passa da una all'altra consonanza? che haurebbe ritro
uato, che non u'è questo, che da lui è posto per interuallo nouo, di tanto ua-
lore, che con la sua (dice lui) noua modulatione, facci nouo concento, &
nouo affetto? ma se bene hauesse ueduto il Fogliani, & che da lui fosse sta
to inteso, non è dubbio, che haurebbe ritrouato, che dal Fogliani non è stato
posto nel numeri de consonanti; ne de dissonanti; adunque bisogna che l'Ot
tuso, che in suo aiuto ha chiamato il Fogliani, confessi che il Fogliani non
hauendo di lui ragionato, pur una minima parola; lo habbi giudicato tan-
to fuori del proposito harmonico, che lo ha posto in tacere. Ma perche uuo
le; & è di humore questo Ottuso, che causi nouo effetto; dicami di gratia
come uuole, che quelle cose, che semplicemente non sono naturali, ma par-
te naturali; & parte nò; faccino effetti uaturali? Si legge forsi che gl'anti
chi adoprassero simili interualli per mezo de quali oprassero tanti effetti,
quanti tutte le historie ne sono piene? adoprauano l'ottaua, la quinta, et la
quarta, ma contenute da corde naturali, & non corrotte;Effetti fatti
dalla Musica
de gl'Antichi
non era d'in-
terualli cor-
rotti.
& però il simile
operaua nel simile. Ha mai ueduto accordare due corde unisone,Natura di
due corde uni
sone.
ouero in
page 31ottaua; & che sopra vna di loro vi sia posto, ò carta, ò paglia; toccata, et
percossi quella sopra la quale non è cosa alcuna, la paglia, ò carta posta so-
pra l'altra per la similitudine, & per quella simboleità che hanno quei
suoni fra di loro, se ne fugga? non farà questo effetto un'altra corda che
sia d'altro temperamento; di onde s'argomenta, che il simile opera nel simi
le, & la cosa naturale nella natura; nondimeno quelli interualli, che sono
misti di una corda naturale, & l'altra accidentale vuole che operino nel-
la natura noui effetti?La natura si
compiace del-
le cose natu-
rali.
sono corrotti non si possono più dire interualli natu
rali; Non può però succedere quello che egli suppone. Questa Dottrina
s'insegna alla Bebbe à quelli che non hanno altra cognitione, che di mette-
re insieme quattro solfe, e senza cercarne altro, credono. Si ricercano co
se naturali, che siano conformi alla natura, à volere che la natura si mo-
ua, & facci effetti naturali, ma ci vuole di più che il soggietto sia dispo-
sto à riceuere cosi fatta passione. Ma questi effetti non saranno poi anco
noui effetti in specie, anzi effetti altre uolte, & ben mille operati. Et quan
do pur col mezo delle Moderne Musiche se uedessero operare simili effet-
ti, nascerebbono forsi per cosi fatti interualli, & con il mezo d'altre cose
vsate contra natura? Nascono dall'Harmonia, dal numero dal Rithmo
che sono serui dell'Oratione,Harmonia nu
mero Rithmo
serui della ora
tione.
& queste operano nel soggietto secondo ch'e-
gli è disposto à riceuere cotali passioni, come à lungo ne ha ragionato, e di-
mostrato il Reuer. Zarlino nelle Institutioni di sopra citate, & nel cap. 8.
del lib. 8. de Supplementi. Ma se questi noui Maestri vogliono uedere
quali effetti faccino le loro Compositioni leggano il Discorso di Girolamo
Mei,Girolamo Mei
nel suo discor
so.
che con uiue ragioni uedranno, & ne traranno consequenze uere al
proposito loro. A quello poi che dice, che molti pratici hanno adoprato si-
mile interuallo, senza addurre altra ragione; non per questo ha l'Ottuso
come buono Auuocato diffesa la causa, le faceua dibisogno, far proua se
cotal interuallo ha luogo nel sistema massimo naturale diuiso per tuoni, e
semituoni, che all'hora dimsotrandomi esserui in simil ordine un cosi fat
to procedere haurei creduto che con qualche ragione, se ne fossero seruiti
questi pratici, che lui dice, & lui istesso con qualche fondamento, si fosse
mosso à fauorire cosi fatti interualli; che non sono se non di comodo al Com-
positore; discomodo al Cantore, di dispiacere all'udito, senza guadagno
d'Harmonia, & in questo modo s'allargano il campo alli contrafacenti, &
questo è il guadagno, che conseguiscono le compositioni loro, & le cantile-
ne cosi fatte; & quando si pensano di dilettare offendono l'udito, se bene
page 32con questa offesa essi dicono, che feriscono con maggior impeto l'udito, &
lo mouono più facilmente à gl'effetti; Feriscono con più asprezza,
e dispetto l'udito, ma non lo tirano à se, per prepararlo, e disponerlo à que-
sti effetti; perche non sono naturali interualli. Concludo adunque che per
diuersi rispetto, cosi fatti interualli, & modulationi sono inutili, & di dan
no insieme; rispetto che la uoce naturale non può proferire l'interuallo di
quinta diminuta, & quello del sopraposto essempio in quella perfettione,
che fa gl'interualli che sono naturali, & non li proferendo giusti in vece
di dilettare, e mouere il senso l'offendono. Sarà ben uero, che in quelle can
tilene, che per instromenti sono fatte, si possono inserirgli per entro simili
interualli, perche sono più di comodità da mettere in operatione al Sona-
tore; che al Cantore; rispetto allo hauere qual interuallo si uuole termi-
nato ne gl'istromenti; siano discomodi quanto si uoglino cosa, che la uoce
naturale non potrà cosi facilmente, prontamente, & giustamente proferi-
re. Seguita ragionando di simili interualli sgarbati; che non essendo il nu-
mero cagione intrinseca, ne propinqua delle proportioni non possi anco esse-
re delle consonanze, & che perciò doue io dico che egli è dissonantissimo,
che tale lo dimostrano le proportioni sue, ne segue (dice lui) che se bene
il moto suo non è d'interualli sonori (ne più si rammenta d'hauer negato,
che sia interuallo, ma da buon compagno lo confessa) per se, egli è nondi-
meno vsato da molti Eccellenti Autori.contradittio-
ne dell'Ottu
so.
Lascio che egli dice che il sog-
gietto della Musica è il numero sonoro, poi non vuole, che si serua di quel
numero sonoro, perche non fa al suo proposito per all'hora; ritorna al fine,
& dice che il Musico diuide secondo la ragione de numeri, & progressio-
ni Arithmetiche le quantità sonore dalle quali nascono le consonanze. Ma
risponda; chi è quello, che dice che cosi fatto interuallo sia d'interualli so-
nori, ò non sonori? per stiracchiare una consequenza; molti eccellenti Au
tori l'hanno usato, adunque è buono? Ho detto che quello interuallo è dis
sonantissimo; ne però può seguire, se molti Autori l'hanno usato, adunque
è buono. Quello che per se è tale non può altri mutarlo di natura. Si
pigliano li pratici delle autorità, & delle licenze, d'usare delle cose con-
tra l'arte, e la natura; e lui lo confessa quando ragiona del Diesis, & b
molle adoprati cotra la natura. Ma non per questo potrà concludere
che siano meglio delle naturali, affaticandosi, & douendosi affaticare
tutti gl'artefici di imitare la natura, & non di fare quelle cose che sono
contra la natura; che cosi ci insegna, & ce ne da amaestramento Aristote
page 33e, & quanti Filosofi sono stati. Et poi che l'Ottuso confessa, che il moto
di quello interuallo sopraposto non è d'interualli sonori, & che da gl'inter
ualli non sonori, si passa alli sonori;come si passa
da un'inter-
uallo all'al-
tro.
come dalla settima all'ottaua; dalla
quarta alla quinta, col mezo del tuono; & dalli sonori alli sonori, col me-
zo delli non sonori; come dalla terza alla quarta; & dalla quinta all'una
& all'altra sesta; come dimostra Ludouico Fogliani; da questo fauori
to interuallo, che secondo lui causa noua modulatione, nouo concento, &
nouo effetto à quale interuallo col mezo suo si farà passaggio? per essere
interuallo dalla sua forma naturale diminuto; non vedo che si possi pas-
sare col suo mezo da uno à un'altro; massime che sia interuallo naturale;
& chi non lo accompagna con altri, che siano superflui, più della natura
sua, di quanto questo e diminuto non e possibile d'accoppiarlo con altri di
modo che si possi hauere interuallo, che serua all'harmonia; come si ha
dallo accoppiamento dell'una, e l'altra terza; della quinta, & quarta, del-
la quarta con l'una, e l'altra terza; & di un tuono con vn'altro; & di un
tuono con un semituono; di vna settima con una quarta, & simili. In con
clusione quanto più vado pensando, la natura, la proprietà sua, & l'effet
to suo; tanto più lo ritrouo inutile, & dannoso all'harmonia. Quanto al-
la negatione del numero nelle Demostrationi; se bene fa il Secretario di
Aristotele, nondimeno, non si debbe racordare, che Aristotele nel secondo
della Posteriora, libro da lui più di ogn'altro, per l'uso della Demostratio-
ne, studiato, letto, & riletto; quando ci da la diffinitione della consonantia
dice. La consonantia è ragion de numeri.consonantia è
ragion de nu
meri Arist. 2.
post.
Quanto à quello, che gl'Au-
tori di questa seconda Pratica, che si può dire con ogni uerità, che sia la
feccia della prima; Seguitano di ponere il Diesis descendendo, & il b mol
le ascendendo; ciascuno che solamente sappi solfizare, conoscerà che l'udi
to piglia maggior diletto, quando s'adopra il Diesis ascendendo; e 'l b molle
discendendo, essendo che questo moto è naturale; che per il contrario, il
che è contra la natura loro; cosi dice il Signor Dottore; si come più volon
tieri l'udito ascolta, e sente gl'interualli naturali, che quelli che sono acci-
dentali, dilettandosi la natura più del suo simile,La natura si
compiace del
le cose natu
rali.
come poco fa ho detto,
che del dissimile, & questa è forza naturale; la onde douendosi mouere
questi nostri sensi, che sono naturali; più facilmente sono per mouersi col
mezo delle cose naturali, che col mezo di quelle che sono contra la natura.
Ma quando viene alla diffesa della settima vsata cosi liberamente, e fuo
ri del proposito nelle cantilene dice due cose; vna che meco si confronta;
page 34l'altra che totalmente s'allontana. Concorda meco quando confessa, che
quella cosa, che per se è tale, sempre sarà tale, inferendo che essendo vero.
Niuna dissonantia è di diletto, e piacere all'udito. Ogni settima è dissonante
adunque niuna settima e di diletto, e piacere all'udito; e cosi la settima che per
natura e dissonante, forza naturale è, che sempre sia dissonante. Ma seguita
e poi, dice, che non u'è dissonanza alcuna, che per accidente non possi farsi
buona. E molto bene da auertire, che per dimostrare questa mutatione,
che accidentalmente vuol che facci la dissonanza, vsa questi tre epiteti;
Buona, diuersa, raddolcita;Settima fatta
buona diuer-
sa, & raddolci
ta per gl'accom
pagnamenti.
& vuole che questa mutatione da gl'accom
pagnamenti sia causata, come quello che stima, che gl'accompagnamenti fac
cino mutare gl'estremi della settima, & mutandosi diuenghi diuersa,
& di diuersa buona, & di buona raddolcita; di modo che questa sua cir
conlocutione di parole, non mi pare, che altro voglino dire; se non che la
settima dissonante diuenghi consonante. Ma quando fosse vero che si
mutasse necessariamente non sarebbe più settima, ne si potrebbe dire, che
hauesse forma di settima, ma d'altro interuallo si bene, & che sia il vero
dice. Ma per accidente potrà bene esser diuersa. L'Huomo è
diuerso dal Cauallo; & il Cauallo dal Bue. Signor Dottore doue si
scuoprono cosi fatti secreti di natura; che gl'accompagnamenti habbino
tanta forza, che se gl'estremi sono dissonanti, gli faccino diuentare diuer-
si, buoni, raddolciti, cioè consonanti? Questo è vn'impossibile. Disse Aue
roe sopra il primo della Fisica. Contrarium non generatur ex con-
trario, idest non mutatur in illud.
Aueroe sopra
la Fisica.
Et sopra l'ottauo pur anco disse.
Contrarium ex contrario, non est dicere, quod contrarium mu
tetur in suum contrarium.
Vn contrario
non si muta
nell'altro re
stando la istes
sa sustantia, e
forma.
Et perche si potrebbe scusare, che se bene
egli ha detto, che per gl'accompagnamenti, la settima diuenta diuersa,
buona, raddolcita; non per questo ha detto, che si muti, e diuenti diuersa,
cioè consonante. Rispondo che gl'interualli ò sono consonanti, ò dissonan
ti; & fra questi due contrarij ui cade un mezo si, ma questo mezo è conso
nante, non formalmente mezo che ritenghi del dissono, quanto del con-
sono, il che riferse Gioseffo Zarlino nel 2. delle Demostrationi; la onde
fia necessario, che se la settima per se è dissonante, non si possi diuentar diuer
sa, raddolcita, ò buona, se non muta forma, essendo che il mezo, che cade
fra la dissonanza, & la consonanza è una sesta; & mutandosi d'una in
altra, bisogna che si permuti in consonante; perche già per se ella è dissonan
te; ma questo à modo alcuno non può essere; manco potrà essere, che la setti
page 35ma diuenti non mouendo gl'estremi da quali è contenuta diuersa, buona,
ò raddolcita; & quando per l'aggiunta di qualche b molle, ouero Diesis fa-
cesse mutatione, di lei non si haurebbe più consideratione come dissonante
settima, ma come altra cosa; Ma considerata ne gl'estremi cosi fatta, ne
mutandosi; gl'accompagnamenti non sono basteuoli, che la settima si muti
dall'esser suo naturale, & dissonante, che diuenti buona, diuersa, & rad-
dolcita.Gl'accompa-
gnamenti non
possono di dis
sono far un'in
teruallo diuen
tar consono.
Ma dicami l'Ottuso se gl'accompagnamenti hanno forza d'im-
mutare gl'estremi dissonanti in consonanti; quando gl'estremi saranno con
sonanti, qual uirtù, qual forza hauranno all'hora quelli accompagnamenti?
muteranno forsi gli consonanti in dissonanti? Se gl'accompagnamenti han
no forza di permutar gl'interualli in diuersi; forza sarà che gli consonan
ti per il mezo de gl'accompagnamenti si permutino in diuersi; non possono
essere diuersi dall'esser suo, se non diuentano dissonanti;Discorso intor
no alla setti-
ma.
adunque gl'accom-
pagnamenti faranno la dissonanza diuentar consonanza; et la consonanza
dissonanza? è un'impossibile, è falso. Non può adunque la settima ne gl'e-
stremi suoni, che questi compongono, e fanno la settima diuentar diuersa
ne buona, ne può essere raddolcita. E` ben vero che accordando la me-
tafora col proprio, per vsar le sue parole, mettendo l'ottaua in luogo della
settima starà benissimo. Ma perche questo è suo disproposito, però mi biso-
na dire la proprietà della metafora; & è che ella trasporta la parola dalla
cosa, della quale ella è propria ad un'altra di cui non è propria, con qualche
similitudine.Della metafo
ra.
Come se io dicessi gl'alberi partorire, io trasportarei questa
parola partirure da gli animali, à i quali ella è propria, à gl'alberi de i
quali ella non è propria, per la similitudine, che si uede essere tra quelli, &
questi nel produrre, & generare. Et non è altro che vna breue similitudi
ne;Quello che
sia metafora.
& in questo è differente dalla similitudine, che doue nella similitudi
ne si fa comparatione espressamente da una cosa ad un'altra; nella meta-
fora si pone la cosa, che si assomiglia, per quella à cui si assomiglia, come se
io dicessi, che il tal valoroso Capitano combatteua come un Leone; sa-
rebbe similitudine; ma se io lo nominarò Leone; dicendo in tal
guisa combatteua quel Leone, ò altrimenti nominandolo, sarà meta-
fora; ò traslatione, che è tutt'uno. Pone Aristotele quattro modi di
metafora, ò traslatione nel primo della Poetica, i quali non sono al pro-
posito nostro; vna dal genere alla specie; la seconda dalla specie al gene-
re; la terza dalla specie alla specie; la quarta è la proportione.Diuisione del
la metafora.
Là difu-
samente possono esser vedute. Se bene altri hanno fatto altre diuisio-
page 36ni, come da animato ad animato; da inanimato ad inanimato, da ani-
mato ad inanimato; & da inanimato ad animato; materia bellissima
ad esser vista, ma appartiene à Poeti, Dicitori, Rettori, Oratori, & si-
mili. Nella Musica non ci corrono traslationi, ò metafore; qual simi-
litudine ha la settima con l'ottaua, ò qual proprietà ha l'una, che attri-
buire, ò trasportare si possi alla natura dell'altra per metafora? Vna
è dissonante l'altra consonante, qual cosa è in una, che possi conuenire
all'altra? Resto stupefatto come quest'huomo si infrascheggia in belle
parole fuori del proposito per dimostrare di sapere. Veramente io con-
fesso, che questo è vn concetto nouo, che fa nouo concento, & nouo effet-
to. Et perche sò, che non sarà sodisfatto l'Ottuso della ragione detta,
ne s'acqueta con quella, senta quest'altra, che per far lui del filosofo as-
sai, sarà più al suo proposito. Dice adunque l'Ottuso, che per acciden-
te le dissonanze possono diuentare buone; diuerse, e da gl'accompagna-
menti raddolcite. Gl'accidenti sono di due sorti.Accidenti di
due sorti.
Proprij, & Com-
muni. Gl'accidenti proprij sono quelli, che col soggietto talmente si ritro-
uano vniti, che separare senza la corruttione del soggieto non si possono;
come la risibilità nell'huomo, e 'l mugire nel Bue, e 'l ranghiare nell'Asi-
no, & lo annitrire nel Cauallo. Accidente che se questi animali non so-
no priui di vita non può da loro essere separato. Gl'accidenti Communi
sono quelli, che possono essere, & non essere nel soggietto senza corruttione
del soggietto. Mentre che questo Ottuso dice che per accidente la setti-
ma può farsi diuersa; dello accidente proprio non può intendere; perche
la risibilità non fa che l'huomo diuenti diuerso da se stesso, & muti essere.
Se vuole intendere del Commune, & questo è quello accompagnamento,
che può essere, & non essere senza corruttione del soggietto; manco questo
può corrompere il soggietto di tal maniera, che diuenti dierso dal suo
primo essere; perche lo esser bianco, ò rosso non fa che il corpo diuenti di-
uerso dal suo essere naturale; e l'huomo non diuenta diuerso da se stesso,
per questi accidenti, ne l'acqua, che per se è humida se bene per il calore
è fatta accidentalmente calda perde l'humidità di maniera, che diuenti
secca, ma resta acqua, & humida; però se pur vuole che gl'accompa-
gnamenti siano accidenti, non possono fare per questo, che il soggietto,
che è la settima, ò gl'estremi suoni suoi graui, & acuti, cosi accompa-
gnati diuentino diuersi dall'esser suo naturale; ma resta per dir cosi
nelal sua perfettione, & forma, & restando nell'esser suo, non puo fa-
page 37re, che non dimostri l'accidente suo proprio, che è di essere dissonante,
& di aspramente offendere l'udito. Potrà ben essere, & è il vero, che
se vi saranno cinque cantanti, vno de quali con la parte graue, ò altra si
feriscano in settima, che l'udito occupato da quelli, che insieme concorda-
no, non scoprirà cosi facilmente quella percossa dissonante, come farebbe
se non vi fossero quelle parti, che l'offuscano; la qual cosa viene confir-
amta da Aristotele nel Problema 16. della Settione 19. doue dice, che
due che risuonano ad vna facilmente offuscano la terza. Et se due
offuscano la terza, maggiormente quattro offuscheranno la quinta; il che
non è altro, che quello, che già da me fu detto altre volte; & e lo eccellen
te sensibile, che corrompe il senso.lo eccellente
sensibile cor-
rompe il sen-
so.
Adunque non si potrà dire, che la set-
tima diuenti diuersa, buona, & sia raddolcita, essendo che ella resta ne
suoi estremi la istessa, ne si muta; ma non sarà già dal rumore de gl'ac-
compagnamenti sentita tanto, quanto se fosse sola. Se alla settima po-
tesse intrauenire come ella sesta,la settima, e
quarta.
che per esser quanta considerata nel cor-
po sonoro, se bene gl'estremi da cui e contenuta ne suoni sono quali; quan-
do col mezo del Diesis leuandole un semituono, di maggiore diuenta mi-
nore, & col b molle di minore maggiore, & per il contrario, potrebbe es-
sere qualche cosa di lei, ma non muta essere ne forma, ne diuenta più lun-
ga, ne più curta; ma resta nella sua integrità, & natural grandezza; &
restando nell'esser suo naturale, non può mutar gl'estremi suoni; ne mu-
tando suoni può esser diuersa; & non essendo diuersa, non può esser buo-
na; & non essendo buona, manco si potrà dire, & credere che sia raddol
cita; & gl'accompagnamenti si potrà dire, che faccino effetto d'offuscare
il senso, come sempre ho detto, & confermo. Non potrà adunque di con-
sonanza, diuentare dissonanza, ne di dissonante consonante. Et quando
ciò si potesse fare, ò si facesse; di lei non si haurebbe più consideratione co-
me interuallo di settima, ma si bene d'altro interuallo più curto, e più lun
go; ma noi siamo à trattare della settima naturale, & non d'altro, che sa-
rebbe fuori del nostro proposito. Cessa adunque questo nouo effetto, &
in suo luogo, dicasi noua confusione; il che viene à confirmare l'Ottuso,
quando dice che la settima e di maggior diletto all'udito dell'ottaua; la
qual cosa e contra ad Aristotele, che nel Problema 39.Aristotele ne
problemi.
dice la Diapason
risuona soauemente, & 35. perche la Diapason e bellissima sopra tutte
l'altre? Se la consonanza Diapason e tanto soaue, che sopra tutte l'altre
la chiama bellissima; come potrà esser tale, se la settima sua contraria è
page 38di maggior diletto, sodisfattione all'udito di lei. Dice è benissimo si scu-
sa l'Ottuso. Accordasi la metafora col proprio ponendo l'ottaua in luo-
go della settima, che si trarà facilissima, & starà bene; quasi che siano
vna cosa istessa, & che una habbi delle proprietà, che possino all'altra
conuenire, di modo che habbi da stare perfettamente bene. Per hora
contentomi di questo inganno, di questo accento, supposito, fiore, fioretto;
& artificio; cose tutte che con vn solo nome proprio facilmente, e propria-
mente, poteua, & doueua l'Ottuso esplicare. Confusione. Vuole que-
sto Ottuso, che subito, che il Cantore sente di vrtare in vna settima; che
corra con la voce all'ottaua, & cosi l'harmonia, che nascerà da tal ope-
ratione starà benissimo, & regolatamente sarà fatta. Ma dicami, à
fare cotale operatione, haurà tempo il Cantore di poter fare cosi fatto ? ò pur vuole, che tutti li Cantori si fermano sino à tanto che
egli solo accommodi la voce, & che di settima facci, & s'accommodi
in una ottaua. Non sarà adunque meglio senza tante fanfalugole,
dare facilità al Cantore, gratia all'harmonia, che deue essere ascoltata,
accommodando gl'interualli ciascuno alli suoi luoghi naturali, senza tan
ti suppositi, fiori, & inganni? inganno propriamente è quando l'uditore si
pensa d'ascoltare qualche Harmonia propria, ò soaue melodia; ode, &
ascolta cose, tanto fuori del proposito harmonico, che l'offendono. Non
renderà Harmonia più soaue, & diletteuole all'udito, se in quella ma-
niera, che Adriano detto da lui Diuino, & altri suoi Discepoli (de buo-
ni ragiono) ha fatto; nella istessa maniera lui ancora gli ponerà in
essecutione? Che cosi osseruarebbe quello, che il suo Virgilio Toscano
tanto da lui ammirato nell'undecimo Canto della sua Gierusalemme.
Ma dalla casta melodia soaue,
La gente di Giesu, però non tace.
Tasso nel can
to 11.

Ma come l'ha conseruata casta, se corrompendola, egli la fa diuen-
tare come una sfacciata meretrice? ma come la custodisce soaue, se in ue
ce dell'ottaua bellissima sopra tutte l'altre, uuole che ui si ponga una
settima, dura, aspra, bruttissima, & all'udito insoportabile? Contra
quello che lo istesso Poeta nel Canto 16. replica.
page 39Fra Melodia si tenera, e fra tante
Vaghezze allettatrici, e lusingherie.
Tasso can. 16.
Sarà forsi tenera, se la settima dura, aspra sopra tutte l'altre durissi-
ma, vuole persuadere, ch'ella sia tenera più della Diapason, che e sopra tut
te le consonanze tenerissima? Sono contrarie l'ottaua, e la settima;comparatione
dell'ottaua al
la settima.
& ne
seguita, che se l'ottaua e soauissima, ottima, prestantissima, bellissima, tene-
rissima; e consonanza sopra tutte le consonanze cosi detta da Aristotele,
Tolomeo, Boetio, & altri huomini segnalati, & in questa professione il-
lustrissimi. La settima sia dissonantissima, asprissima, insoauissima;
durissima cosi hauuta, & creduta da quanti hanno mai scritto di questa
facoltà. Et si come l'ottaua, ne per gl'accompagnamenti, ne per altro cosi
fatto accidente, si moue, ne può acquistare asprezza, mutar forma, ò na-
tura, e diuentar diuersa; cosi la settima, non può per gl'istessi accompa-
gnmenti mutarsi, e diuentar diuersa, ne buona, ne raddolcita. Ma quan
do dice che la settima è di maggior sodisfattione all'udito, che la ottaua; al
tro non uuol dire, se non che la settima e più soauissima, e più ottima, più
che prestantissima, più che bellissima; la qual cosa se uera fosse potrebbesi
dire, che se il caldo fosse caldo, che il freddo fosse più caldo; che il secco
fosse secco, ma che l'humido fosse più secco, & l'humido fosse humido, ma
il secco più fosse humido; cose tutte contrarie l'una all'altra, ne possono in
modo alcuno esser cosi fatte. A sensi nostri il dolce diletta più al gusto,
che l'amaro;Quali cose
piaciano alli
sensi.
nondimeno uorebbe che più fosse di piacere lo amaro, che il
dolce? Al tatto il più tenero, che il più duro; pur si compiace che il duro sia
più di sodisfattione che il tenero? Alla uista più diletta il bello, che il brut-
to; tuttauia dice per metafora, che più il brutto, che il bello? All'odorato
più piacciono gl'odori soaui che li puzzolenti, & pur debbon à questo Ot-
tuso più dilettare li pozzolenti, che li soaui? All'udito di sodisfattione
il consonante, più che il dissonante, nondimeno ci uorebbe persuadere, che
più piacesse il dissonante, che il consonante? Questo e uno impossibile.
Ma acciò meglio ancora si conosca questa uerità, uoglio che mi gioua ue-
stirmi de panni pedanteschi, per poter dipoi fare un panegirico in lode di
questo Ottuso, ben lungo quattrocento pagine. La comparatione si fa tra
quelle cose, che sono dell'istesso genere;Comparatione
fra quali cose
si facci.
Se la settima e dissonante per se co-
me confessa l'Ottuso; la ottaua è consonante per se; in qual maniera, & con
page 40qual arte adunque ci uuol persuadere, che la settima sia di maggior sodisfat
tione all'udito della ottaua? Non è buona comparatione douea far la compara
tione dall'ottaua alla quinta, ò da questa all'una, ò all'altra sesta, ouer terza,
e simili, che sono sotto l'istesso capo di consonanze; e non dalla più perfetta con
sonanza che ci sia, ad una dissonanza, sua contraria; Non si fa comparatio
ne dal nero al bianco; dal dolce all'amaro; ma da una cosa dolce ad un'al-
tra, che sia, più ò meno dolce; & da una amara, ad un'altra, che sia più,
ò meno amara. Ma perdonami l'Ottuso, che le parole da lui per lo auan
ti dettemi, dichiarano questo passo ne mi rammentauo. Ha prima detto
che la settima per accidente diuenta buona, diuersa, & viene raddolci-
ta adunque ella è consonante; adunque la comparatione è fatta à ragio-
ne, & sta benissimo. Io rimetto la solutione di questo passo filosofico alle
cose di sopra dette, che con molta facilità lo snodano, e sciolgono. Quanto
alli varij significati, che dice hauere questa uoce affetto, aducendo l'au-
torità del Signor Caualiere Guerini, & altri Poeti, questo importa poco
perche egli istesso di quante ne dice, le riduce à un sol capo, & è quel de-
siderio di sopra detto. A quelle di Marsilio Ficino sopra il Timeo di Pla
tone, non u'è che nieghi, che anticamente habbi fatto simili effetti descritti
in quel luogo; si come non u'è che affermi; che le Musiche moderne, ò can
tilene faccino simili, & tali effetti loro ancora, che di tante non se ne uede
ò sente pur vna, che operi tali effetti. Et dichiarandosi Marsilio Ficino
che in quel luogo ha veramente ragionato della Musica antica;Dichiaratione
del luogo di
Marsilio Fici-
ni.
sopra il
conuito di Platone nel Cap. 15. della oratione settima, trattando de fu-
rori dice, che il furore Poetico è contrafatto da questa volgare Musica,
la qual solamente gl'orecchi lusinga. Non dice che operi, e facci effetti,
ne moua gl'animi altrui à diuerse passioni; ma che lusinga; la qual cosa
confirmò il suo da lui detto Virgilio Toscano quando nel Canto 16. della
sua Gierusalemme arditamente cantò.Tasso nel Cap.
16 della Gie
rusalem.

Qual Musico gentil, prima che chiara
Altamente la voce al canto snodi,
All'armonia gl'animi altrui prepara
Con dolci ricercate in baassi modi;
Cosi costei;

Dalle quali parole si cauano due cose, la prima che la Musica vuole
page 41esser dolce, & non aspra, come poco fa ho detto in proposito della settima,
& altre asprezze vsate da questi fautori di questa seconda Pratica. La
seconda, che lusinga, & prepara l'uditore, ma non per questo fa quelli ef-
fetti, che si persuade di darsi ad intendere l'Ottuso:Effetti fatti
dalle Musiche
de moderni
compositori
della seconda
pratica.
se non quelli che gli
cantanti istessi mentre che cantano quelle loro cantilene fanno; che girano
il capo pian piano, marcano le ciglia, trauolgono gl'occhi, storcono le spal
le, si lasciano andare di maniera, che pare, che morir voglino, & fanno
molte altre trasformationi; le quali Ouidio non se le imaginò mai; & ap-
punto fanno queste smorfie, quando arriuano a quelle durezze, che offen
dono il senso, per dimostrare che quello, che essi fanno gl'altri similmente
lo dourebbono fare; ma in vece di commouersi s'arruffano per l'asprez-
za sua, & mala sodisfattione, che ne sentono, & col dare volta al capo
se ne partono mal sodisfatti. Lascio, che chiama Antico, Iosquino, Cle-
mens non Papa, che si può dire che siano stati à giorni nostri. Si chiama-
no Antichi quelli Musici che già cinquecento anni, e più furno;Quali si inten
dano Musici
antichi.
come fece
il Stapulense nel principio della sua Musica dimostrata, doue commemo
ra una sfilza de Musici Antichi. Et Tolomeo prima di lui, che ragio-
nando d'Aristosseno lo chiamò Antico, perche dall'vno all'altro vi è stato
di differenza più di ottocento anni; ne si chiamano Antichi quelli, che già
settanta, ouero ottanta, poco più, ò meno anni viueano. Quanto alla os-
seruatione delle tradittioni, che cosi si compiace di nominare le regole, e quei
primi principij, che s'insegnano per suppositi nella Musica; quanto dico essi
ne siano stati buoni custodi egli istesso lo confessa, quando dimostra quel-
le tradittioni da lui adoprate contra la natura; tiri adunque il giudicioso
Lettore la consequenza, essendo vero che ogni Artifice si sforza d'imita-
re la natura; ma quello che ci sia di buono voglio tacerlo per hora. Il di-
sprezzo poi che fa delle cose de gli Antichi cosi da lui detti intorno alla
imitatione delle cose loro,L'Ottuso di-
sprezza la
imitatione.
dimostra quanto il giudicio suo confuso sia, che
si pensa d'auanzarli; & dice il vero, che senza alcuna contradittione,
gli auanza nella confusione; nella bruttezza dello stile; nella mala gra-
tia delle modulationi delle parti; nella inosseruanza delle Regole; di po-
nere le consonanze ne luoghi suoi naturali; & nella trascuragine della
osseruatione de Modi; quando leggiadramente se ne passa dal plagale
all'autentico; & in tante altri, ch'egli è vn stupore, & le cantilene fat-
te in altra maniera da loro diuerse, come quelle di Adriano, Cipriano, il
Palestina, lo Striggio huomo che à giorni suoi fu di gran stima, & va-
page 42lore biasimano; & le loro per dargli uno epiteto conueneuole sono fatte
alla Mingona. Ma perche dice, che ue ne sono di quelli, che stimano
più la inuentione, che la imitatione, non nega però con questo modo di par
lare, che la imitatione non debbe essere apprezzata, & se bene è più nobi-
le la inuentione per essere stata la prima à nascere, non per questo si deb-
be sprezzare la imitatione massime di quelli, che sono eccellenti cosi dice
Quintiliano nel Libro Decimo;Quello che di
ca Quintilia-
no della imi a
tione.
anzi che u'aggiunge, ch'egli è di grande
utile lo seguitare, & imitare quelle cose, che sono ritrouate; nel qual luo-
go si uede, che Quintiliano non biasima tanto la imitatione, quanto fa que
sto Ottuso, fondato forsi nelle parole dette da Aristotele nella Fisica.
Ars imitatur naturam. Ma perche dice, che in questa facoltà non si
ha da attendere alla imitatione de gl'Antichi, quasi che non habbino osser-
uato di fare de Contraponti artificiosi, & tanti, che hanno dato lume à
noi altri tutti, & sono degni d'essere imitati.Quali cose si
possono imita
re nella Musi
ca.
Quel Iosquino, Giouanni
Mautone, Clemens non Papa, Adriano, & Cipriano, che sono stati li pa
dri del modo di componere moderno: Et qual sorte de contraponti artifi-
ciosi si ritrouano da Moderni fatti, che dalli sodetti no sia stato prima ri
trouato, & inuentato? uedasi le opere loro, che sono piene di argutie sot-
tilissime; Non sono questi imitati da tanti, e tanti? Non s'attende adun
que alla imitatione in questa facoltà? Alcuni imitano il Palestina, altri
Cipriano, altri il Porta, altri il Gabrielli, & non s'attende alla imitatio-
ne? Non dicono questo Madrigale è fatto alla Ciprianesca? quell'altro
alla Palestinesca? Adunque non si cerca la imitatione? Horsù uada
questa spropositata con l'altre. Seguita nel suo Discorso l'Ottuso, & di-
ce: Ma perche Vostra Signoria dice, che il Madrigale. Era l'ani-
ma mia non può apportare nouità di concento, essendo che gli
suoni graui, & acuti, che s'inchiudono in una quinta trameza-
ta da vna terza minore, questo è concento vsato da quanti Com
positori sono stati sin quì. Io vi rispondo non conuenirsi dare
il parere di ciò con la sola consideratione di quelle poche no-
te si fattamente poste, ma si deue vedere il rimanente, che se-
gue, che ne scorgerà non solo noua modulatione, ma nouo ar-
tificio, pieno d'accenti non più vsati; & quando entra nel quar
to non deue considerare gli accoppiamenti, & le consonanze,
ma la modulatione, che senza dubbio scorgerà cosi leggiadra-
mente passarsi dal placale all'autentico, ascendendo doppo il b
page 43molle accidentale, & doppo il Diesis descendendo oltra la sup
positione di una per un'altra nota, & altre cose tali, che vnite
fanno mirabile concento.
Non vuole questo Ottuso, che si conside-
ri il principio del Madrigale. Era l'anima mia, perche sono poche no-
te, se bene arriuano al numero di dodeci semibreui, & u'aggiunge di più
che non si conuiene; il che è come se dicesse. Io confesso che in quelle poche
note non si ritroua noua modulatione, nouo concento, ne nouo effetto; &
confesso, che tanti, & tanti Compositori hanno fatto il simil concento; ma
bisogna rimirare il restante, che ne scorgerà, non sola noua modulatione,
ma nouo artificio, pieno d'accenti, non vsati. Desidera che si lascia la
Consideratione di quel principio, che si ritroua essere à tre voci; Ma che
si entra nel quarto à rimirare, che la ui saranno cose importanti; tuttauia
perche s'accorge, che quando entra à quattro voci, quella tessitura è ordita
con le medesime consonanze, & accoppiamenti. Non vuole, che si con-
sideri gl'accoppiamenti, ne le consonanze, dalle quali nasce il concento, per
che considerandole, le bisognarebbe confessare, che non ui è nouità di con-
cento; Ne si ricorda, che nel principio della sua lettera; ò Discorso che
sia, ha detto, che la Musica è vnione de voci; & quelle parti, che modu
lano per propria dispositione bisogna unirle.Contradittio
ne.
Hora non uuole, che si con-
sidera gl'accoppiamenti, & le consonanze; ma solo la modulatione; le-
uate dalla cantilena le consonanze, & gl'accoppiamenti, acciò di loro non
s'habbi consideratione come desidera l'Ottuso; qual modulatione s'haurà
da considerare? quella di una parte sola; se prima ha detto che bisogna con
siderare le parti unite, & gl'accoppiamenti? Non uuole, che una parte
sola, che moduli sia considerata; qual modulatione sarà adunque que-
sta? Alcuna uolta quando le torna commodo, non uuole, che si conside-
ri lo accoppiamento; altre uolte quando è un suo proposito pone in necessità
cotal consideratione. Sò che salterà con qualche sua distintione acciden-
tale per saluarsi; ma dica ciò che uuole, che à considerare il corpo d'una
Cantilena tutta, à più uoci composta, è necessario considerare gl'accoppia-
menti, le consonanze, & altre cose. Ma per hora non uuole, che si
considerino queste cose; ma si compiace, & cosi stà la uolontà sua,Volontà del-
l'Ottuso
qual sia.
che si
habbi buona, e matura consideratione, che il Diesis descenda, e 'l b molle
ascenda contra la natura loro, & la suppositione d'una nota, per un'al-
tra, con quelle cose da lui dette accenti; ma quali si siano cercalo tu? Et
tutti questi particolari insieme posti fanno (secondo lui) il nouo, concen-
page 44to, & nouo effetto. Et ueramente s'inganna. Non habbiamo memo-
ria alcuna, che al tempo d'Alessandro il Magno, di Platone, Pitagora,
et altri Filosofi, et Musici ci fossero simili imbrogli, et pur le Musiche
loro secondo, che tanti Historici ci raccontano; faceuano tanti effetti, et
si può quasi dire cose merauigliose. Et essi dichiarano qual sia il concento,
ne dicono cosi fatte Minchionate; non fanno concento, il Diesis, et il b molle,
allongano, et accorciano gl'interualli secondo il bisogno del Compositore,
sono le consonanze tramezate quelle da cui nasce il concento. Ma uaglia
dire il uero, quando l'Ottuso dice, che leggiadramente passa dallo auten-
tico al placale, che altro uuol dire se non che non sta in ceruello;Prouerbio
dall'autenti-
co al placale.
non dice
sempre ad un modo, si muta di proposito, salta di scale in cantina, & va
dal muro alla frasca? Non si sa che appresso gl'Antichi non era in consi-
deratione altro, che alcune poche consonanze senza tante baie? Et
volendo dire quello, che fosse concento, non poteuano, ne doueuano dichia
rarlo in altro, che in quelle consonanze di cui essi ne haueuano cognitione?
non haueuano ne Diesis, ne b molli, Fiori, Fioretti, Accenti, Suppositi, &
altre chimere, però non poteuano considerare, che da cosi fatte bagatelle
vnite nascesse il concento, come dicono questi moderni innouatori:Antichi non
considera-
no quelle co-
se, che da que
sti moderni
sono apprez-
zate.
Ma
quante Cantilene sono state fatte senza adoprare li Diesis, & il b molle,
Fiori, Fioretti, Accenti, e Suppositi, & cose contra la natura, le quali
hanno fatto, & fanno cantate concento gratissimo all'udito? Nasce
adunque il concento da cosi fatte baie? Et quelle Musiche fatte da gli
Antichi senza queste baie faceuano effetti merauigliosi; Et questi san-
no della Michionate. Et se bene haueuano nel sistema Massimo la cor-
da, ò il Tetracordo synemmenon, che significa accidentale, nondimeno non
haueuano questi segni per il mezo de quali s'allungano, & accorciano gli
interualli; ma quello adoprauano solamente per temperare la duritie,
che nasceua dal Ditono; & per fare la congiuntione del Tetracordo Die-
zeugmenon con il Meson. Et però non poteuano, ne si può dire, che
essi accidenti, e tante baie, siano causa del concento,Accidenti non
sono causa
del concento.
siano poi vsati per
il diritto secondo la natura sua; ouero contra natura, il che è peggio.
Ma si bene nasce dalle consonanze tramezate come ho detto di mente di
Platone, Cicerone, & altri. Aggiungono à gli accidenti vsati contra
natura; la suppositione di vna nota per vn'altra; come la settima in
vece dell'ottaua. A questo si risponde, che l'udito non giudica se non
quelle cose, che egli ode, & sente, e 'l gusto quello che gusta, e 'l viso quel
page 45che vede; & quelle considera quali si siano; le consonanti per consonanti;
le dissonanti per dissonanti; che mò questi capricciosi vogliono, che il sen-
so muti natura stupisco. Se il senso dell'udito si sente ferire da vna
asprezza intolerabile, cioè da una Dissonanza, pare à loro, che sia vero
che possi giudicare, che quella sia vna consonanza?Il senso non
giudica vna co
sa per un'altra.
Questo non può es-
sere, perche la natura lo prohibisce. E il considerare vna cosa altrimen-
ti, e diuersamente da quello, che ella si ritroua essere s'inganna; però se
ode vna settima, ouero una seconda, bisogna per naturale inclinatione, et
effetto di natura, che la giudichi cosi fatta; & non che supponga vn'al-
tra à quella contraria. Suppositi (perche dicono, che suppongono vna
nota per vn'altra) chiamo quei principij, che alli principianti s'insegna-
no, li quali si suppongono,Quali siano li
suppositi.
che siano ueri senza far di loro alcuna demo-
stratione, & essi li riceuono per tali; siano poi di quale scienza si uo-
glino, & senza cosi fatti suppositi non si può sapere, ouero imparare
cosa alcuna, che stia bene; & non si chiama supposito, che in uece d'una
uerità s'insegni una bugia; & poi accordando la metafora col proprio di-
re, che si facci conto, che la bugia sia in luogo della uerità; ò che la bu-
gia sia una uerità; che è come ponere una settima dissonante in uece di
una ottaua consonantissima, cose contrarie l'una all'altra, non si possono
immascherare. Gli suppositi nelle scienze sono ueri, & non sono fal-
si;Li suppositi so
no ueri, & tol
ti per principii.
Euclide quando dà le diffinitioni, nel principio de suoi Libri Geo-
metrici, & Arithmetici, le descriue per uere, & reali, & non suppone,
che una cosa falsa sia posta in luogo d'una, che uerità apporti seco. Il
Grammatico quando insegna di leggere, ò declinare, non insegna, che si
ponga un A. in uece di O ouero il Vocatiuo in luogo del Nominatiuo; ò
un uerbo, che habbi un significato, in luogo d'un'altro totalmente à que-
sto contrario. Ne il Musico suppone d'intendere il Consequente in uece
dello Antedecente, ne questo per quello; ne meno l'udito può giudicare,
ne deue una consonantia in luogo di una dissonantia. Quanto à gl'ingan-
gi, ha la Musica lei ancora li suoi inganni, ma non già fatti nella manie-
ra, che gli usano questi noui Maestri. Gli ualenti Compositori passati,
& li Moderni (de buoni dico) hanno bene dimostrato il modo d'usarli
nelle Compositioni loro; ma da questi non sono stati intesi, però uoglio di-
mostrargli loro il modo, che da Valenti Compositori s'usa di fare gl'in-
ganni nelle Cantilene.Inganni come
si adoperano
nella Musica.
Lo inganno si fa ogni uolta, che una parte inco-
page 46minciando un soggietto il consequente, la seguita non per gl'istessi gradi;
ma si bene per gl'stessi nomi di silalbe, ò de suoni, che le diciamo come nel
lo essempio seguente si uede chiaramente.
[Music example]
Pare, che il consequente uogli dire, & modulare per gl'istessi gradi,
[Music example]
che la guida; non-
dimeno inganna,
perche replica le
istesse sillabe, ma
non camina per gli
istessi gradi; il che serue per un'inganno, & per artificio; à cui può ri-
spondere qual altro consequente piacerà, e seruirà per soggieto di fuga
doppia, & per inganno; Et li ueri suppositi cauati dalla natura istessa
sono che il Diesis ascenda, e 'l b molle discenda, che l'ottaua sia posta ne luo
ghi suoi, & non la settima in luogo della ottaua;Suppositi rea
li della Musica.
che se la cantilena è fat
ta sotto 'l modo placale, non passi ad altro tanto spesso, che pigli forma di-
uersa dal suo principio, mezo, & fine; & se ella è del tuono autentico, non
passi tanto al placale, che si habbi da giudicare, che sia del tuono placale,
in luogo dello autentico; che le consonantie siano poste à suoi luoghi, &
le dissonantie usate nel modo, che gl'Eccellenti Musici hanno insegnato,
& bene; oltra l'altre cose, che sono supposte dal Discepolo per uere senza
hauerne altra demostratione, le quali cose tutte in progresso di tempo co-
nosce, che sono naturali, & ben fatte; & con la esperienza conosce an-
cora, che più l'udito si compiace dell'ottaua, che della settima; che il Die-
sis è posto, & adoprato più naturalmente ascendendo, che descendendo con
tra natura; che il b molle più diletta descendendo, che ascendendo; Che
page 47inconueniente è partirsi da un tuono, per entrare nelle corde di un'altro,
massime quando troppo di lungo si frequenta cosi fatto passaggio. Et in
somma tutte quelle cose, che da Moderni Confonditori uengono, dette
Suppositi, Fiori, Fioretti, Inganni, Accenti, Artificij, che sono contra
le buone Regole, conosce per false; Suppositi falsi, contra la natura della
cosa, inganni falsi; fiori che sono falsi, artificij falsi, accenti falsi, & non
mai per cose uere, & suppositi ueri. Quanto à quello che dice, che Ari-
stotele haurebbe dimostrato con termine più noto, che la cosa istessa, quel
lo di cui ragiono. Crederò il tutto ogni uolta, che l'Ottuso mi dimostra-
rà patenti in forma di Camera autentiche, che egli sia Secretario di
Aristotele, acciò mi dia certezza, che Aristotele haurebbe fatto altri-
menti; ma perche potrebbe dire, che da lui si adduce la ragione con queste
parole: Poiche ciò haurebbe dimostrato con termine più noto,
che la cosa istessa.
Rispondo, che in questo caso l'autorità di tanti com-
positori, dico de buoni, serue per argomento,Argomento
della autorità
efficace.
& si sà molto bene di quan-
ta stima sia lo argomentare per la autorità del commune; & in ciò si può
uedere Aristotele nella Posteriora, et Priora, Libri principali studiati dal
l'Ottuso più d' 'altro, il che si conosce dal suo modo d'argomentare; tut
tauia perche fa del mottegiante, et burleuole, finge di uenire da Bergamo,
quasi che non sappia, che à ciascuno nella sua arte esperto, si deue credere;
& questa è una Massima vera osseruata per tale. Creda adunque alla
autorità de tanti Compositori, massime de gl'eccellenti, che non farà er-
rore. Et perche nella mia lettera io dimostro, che la settima non si può
tramezare in modo alcuno, di maniera, che nel graue vi resti vna quin
ta, & nell'acuto vna minor Terza, dice che le debbe dimostrare come si
habbi da fare cotal diuisione,Dimanda del proposi-
to.
e 'l tutto dice, perche si vede dalla forza
della Demostratione, tirare addosso vna consequenza, che gli leua gli ac-
centi, e li suppositi con tutte l'altre sue chimere, ne si raccorda d'hauer
detto, che simplicemente considerata, & propriamente in vna quin-
ta, & Terza non haurà la sua reale Demostratione, ma come ac-
cento, & inganno starà bene. Horsù, perche egli ha fatto molti
Madrigali pieni de Fiori, Fioretti, Inganni, Accenti, Suppositi, &
Artificij, acciò siano considerati, ne ponerò uan sfilzata dalla sua
Academia mandatomi; & perche ui sono molte cose, le quali sò, che si
riconoscerà d'hauerle fatte, e le correggerà; & talhora dirà, che io ho
posto il falso; ma poco ualerà questa scusa; perche in simil caso accusa-
page 48rò doue si ritrouano le copie reali, & da chi fatte; & cosi sinceramente
sarà conosciuto quanto in simili Compositioni egli vaglia, & quanto poco
habbino da esser stimate da tutti; di qui ancora vedranno come si inge-
gna di far vdire due contrarij nello istesso soggietto, & nell'istesso tempo,
& pur vuole, che ambidue faccino effetti sopra humani, ne si accorge,
che quello effetto, che potrebbe, & dourebbe fare l'uno, l'altro delli due
contrarij lo distrae, di maniera, che resta solo una confussione, & vn
rumore strepitoso nelle orecchie de gl'ascoltanti, però Alessandro Aphro-
diseo disse nel secondo della natural Filosofia.Alessandro
Aphrodiseo
nella Fisica.
Contrariorum nulla
res est simul receptiua, licet simul habeat ipsorum potentias.

Non può l'udito in vno istesso tempo riceuere la consonantia, & la disso-
nantia distintamente, se bene ambidue sono lo istesso Genere, & proprio
oggetto dell'Vdito; & che le istesse potentie seruano alla consonantia, &
alla dissonantia;Le potentie
de sensi seruo
no ad ambi-
due li contra
rij.
però dico, che questo modo di Comporre, & di accom-
modare le dissonanze, & consonanze insieme, non possono fare quelli effet
ti, che ci propone l'Ottuso. Et perche queste Cantilene non vogliono esser
cantate da Cantori ordinarij, ma da huomini molto in questa professio-
ne esperti, accciò si senta questo da loro detto nouo concento, & nouo effet-
to; è però molto al proposito auanti che dimostri questi passaggi, di uede-
re quali habbino da essere, & de quali parti ornati questi Cantori, che
l'Ottuso descriue con molta diligentia, & dice.Descrittione
de Cantori
ordinarij.
Et si ricordi, che
essendo il Cantore anima della Musica, & quello in somma, che
ci rappresenta secondo la diuersità del soggietto la voce alcu-
na volta va rinforzata, altre volte raddolcita, per questo biso-
gna vdire simil maniera di Compositione spiritosa da Cantanti
non ordinarij, dal che cessa il fondamento di Vostra Signoria,
che dall'Arte de Cantanti venghi coperta l'asprezza di questi
Madrigali; che non si sentino poi le dissonanze, &c.
Vuole,
che li Cantanti di cosi fatte Cantilene non siano Cantori ordinarij, & più
oltre passando; dice che questi bisogna, che sappiano taluolta rinforzar la
Voce, & taluolta raddolcirla. Ma dicami quale è quel Cantore or-
dinario, che non sappi, ò non habbi queste due parti? Prima di sapere rin-
forzar la Voce, & poi di raddolcirla? Cioè di raffrenarla? Et se
la sanno rinforzare, non la sapranno raffrenare, ò raddolcire? Ci ua
forza di schena? E forsi questa qualche impresa di tanta difficoltà,
in se stessa, che non la sappi fare sino l'Asino quando ranghia? Dice il
page 49vero, che non bisogna, che siano Cantori ordinarij, ma quando ci descri-
ue le parti, che debbino hauere gli Cantori non ordinarij; ci racconta
quelle parti, che debbon hauere, & hanno gli Cantori ordinarij, per non
esser necessitato di confessare; che dall'Arte de Cantori venghi coperta
l'asprezza, che apportano all'udito quelle settime; Quinte diminuite, &
altri interualli, brutti, sgarbati, & posti in luogo, che danno mala gra-
tia alle loro Cantilene. Se pur voleua descriuere le parti del Canto-
re non ordinario gl'era dibisogno, che hauesse detto;Descrittione
del Cantore
non ordina-
rio.
Quello non sarà Can
tore ordinario, & potrà cantare queste nostre Cantilene spiritose, il qua-
le in un'attimo saprà, partendosi dall'acuto uerso il graue, ouero dal gra
ue all'acuto, pigliare un salto con la voce portata con gratia, di settima,
decima, quinta, quarta, diminuita. Tritono, sesta nel descendere mag-
giore, & minore; oltra di questo, che habbi pratica molta nel far passag-
gi, uaghi, diletteuoli, & variati à tempo; & sappi sostentar la voce, ac-
ciò quando sentirà di giungere à quelle asprezze, suppositi, inganni, ar-
tificij, & con li passaggi, & con li sostentar della voce possi coprire, quel-
le bruttezze, che per naturale instinio, & goffezza dello artefice porta
con seco quella cosi fatta compositione, che à questo modo sarebbe stato cono-
sciuto il Cantore ordinario, da quello che non è ordinario, & il mio fon-
damento sarebbe stato confirmato; che dall'arte de Cantori viene coper-
ta tutta quella imperfettione, che si ritroua nelle Cantilene senza spirito,
& fatte alla minchiona. Non douea l'Ottuso entrare in pensiero di vo-
ler descriuere quali parti debbano hauere gli Cantori non ordinarij & di
poi narrare quali siano quelle de gli ordinarij; è stata una impertinentia.
Ma veniamo alli passaggi da lui nelle sue Cantilene adoprati, che si ve-
drà, che sono fatti alla minchiona.
page 50
[Music example]
Se le due, & tre ottaue in questi Madrigali, & da loro detti spiritosi;
& da me detti alla minchiona, faccino nouo concento; ouero se siano fiori,
fioretti, accenti, suppositi, che nouo concento ci apportino; ciascuno intelli-
gente, che considerarà la seconda, & la quinta casella lo potrà giudicare.Annotatione
ne sopraposti
Passaggi.

Quelle due quinte, che nella 13. casella sono accommodate, e l'altre par-
ti come insieme siano accommodate bene, ò male poco molestano. Ma
qual concento nouo è quello, che nella settima casella si ritroua, che tutte
le parti insieme fanno vna dissonantia di tanta bruttezza, che propria-
mente pare, che sia quel spazacamino, che già dissi, che con altri facci pro
ua di gridando, e discordando farsi sentire, qual di loro habbi da portar
la palma, per il dir peggio? è ben vera la suppositione fatta nell'ottaua ca
sella, quando il contr'alto incomincia in seconda con il tenore, che vogliono,
et suppongono, che habbi il principio in unisono, & che quella poi che le se-
guita ascendendo in seconda passi per cattiua. Di qui si uede quanto poco
siano nelle cose loro considerati, imperoche non fanno differenza dallo
fare entrare vna parte in vnisono, al fare che facci questo effetto in secon-
da, con una pausa di minima auanti, effetti che sono contrarij alla natu-
ra istessa della cosa. Lascio nell'istessa casella le molte altre consideratio-
ni, che ui si potrebbono fare; Nella nona casella suppongono, che vn tenore
per entrare nell'altro, quello che dice uno, lo dichi l'altro. Frase di dire
tanto regolata, che rende un'harmonia cosi soaue, che per non sentire biso-
page 52gna, che gl'huomini si turano le orecchie, & se ne fugano sino alli ratti.
Et questo è quel merauiglioso effetto, che fanno quelle cantilene cosi spirito
se, che non possono esser cantate, se non da Cantori non ordinarij, i quali
sanno rinforzar la voce, & raddolcirla. Nella sesta casella ui sarà bene
un'ottaua falsa, ma tutto è buono, & sta bene. Quanto peggio si fa, tan-
to meglio se ne stà. Mi pare gran merauiglia, che s'alcuno addimanda
all'Ottuso se un ottaua, ouero quinta, & altre consonantie, sono buone su
bito con molto ardire, risponde, come stan benissimo.Risposte
dell'Ottuso.
Se gli uiene addi-
mandato; la settima, seconda, tritono, quinta, quarta, diminuita, ottaua
superflua, & diminuta sono buone cosi liberamente adoprate? bonissime
risponde, non potrebbono rendere più grata Harmonia; ò come bene si cono
sce di queste risposte quanto sia lontano dalla buona intelligentia; sono con
trarie con tutto ciò le adoprano all'istesso modo, & vogliono, che tutte sia-
no buone, e stiano bene; questo non può essere. Sarà vera questa proposito
ne.l'udire rice-
ue le cose
quali sono.
Sicut se habet res adesse, ita ad cognosci. Necessariamente
quelle cose, che per se sono Harmoniose, & all'udito soaui; l'udito le rice-
ue per tali; & quelle che sono come altroue ho detto aspre, e dure da senti
re, l'udito similmente le riceue per cosi fatte; però non può essere, che del-
l'una, & dell'altra sia lo istesso effetto buono, & soaue all'udito. Ma per-
che vuole, che quelle cose, che maggiormente feriscono l'udito, quelle hab
bino anco maggior forza di mouerlo, & faccino per consequenza maggior
effetto. Dico che altro è ferire l'udito con sua sodisfattione; & altro è fe-
rirlo con cose, che sono in dispiacere; queste non lo dispongono ne mouono;
ma quelle che volentieri ascolta, lo dispongono, e mouono, perche si di cosi fta percossa; Dicono però questi Dotti, che il fine del Musico è
di dilettare; perche uedono, che naturalmente si compiace il senso di quelle
cose, che gl'apportano diletto; in quella maniera, che il dolce più diletta il
gusto, che l'amaro; e l'odore soaue all'odorato più che il puzolente piace;
e 'l bello alla uista più che il brutto; cosi all'udito più le diletta le cose soaui,
& harmoniose, che le aspre, e dure. Cessano adunque questi noui Mae
stri di portare all'udito cose dispettose, aspre, dure, insoportabili, & appor
tano cose harmoniose, & soaui, che più facilmente lo inchineranno à quel-
l'effe, che si proponeranno di mouerlo; ma come siano per mouerlo, ue-
da[gap — ] apunto quello, che ne dice Girolamo Mei nel suo discorso, & resta-
ranno chiari. Debbe adunque il ualente Prattico attender à quelle cose, che
sono di piacere, & di diletto all'udito,Cio che deb
ba fa il pra-
tico.
ma non per questo deue lasciare gli
page 53artificij, contraponti doppij, argutie; con alcune fughe per contrarij mo-
ti, & doppie; le quali bene accommodate, danno pasto all'intelletto, e pia-
cere al senso dell'udito. Et perche molti non sanno qual sia il contrario di
alcuna delle sei sillabe, in questo luogo uoglio essere relatore della opinione
del Reuerendo Gioseffo Zarlino, da lui posta nel libro 20. del Vtraque
Musica.Opera di Gio
seffo Zarlino.
Dice adunque;
In quella specie de contraponti, che si corri-
spondono per moti contrarij, rispetto allo ascendere, & discendere delle
parti, maggior difficoltà ui si ritroua, che nell'altre; però acciò il moto del
le parti facilmente sia inteso; dimostrarò in qual maniera, gl'andamenti
di una parte, come dello antecedente, uerso l'altra parte, cioè del conse-
quente per contrarij moti, simili nondimento quanto allo interuallo, si corri
spondano; di modo che una parte ascendendo, et l'altra descendendo, dal-
l'una parte all'altra si sentano gli medesimi interualli. Bisogna però auer
tire, che tanto nel modulare dello antecedente, quanto del consequente, è
necessario constituire due corde, che in ottaua si corrispondano; et siano per
essempio D. et d. ouero d. et dd. principio delle modulationi; similmente
la corda E. c. per sesta, ouero E. et cc. per terzadecima; la F. alla [mus.bquad].
per tritono, ouero alla [mus.bquad][mus.bquad] per una Vndecima; la corda G. alla a. ouero
alla aa. distanti per un tuono; et per un ottaua, et tuono; et la corda [mus.bquad]. al-
la F. per una semidiapente corrisponda. Et la corda c. alla e. per un di-
tono, et la d. alla d. uengano ad incontrarsi in Vnisono, come la sottopo-
sta figura dimostra.
[Figure]
page 54
[Music example]
Ciascuna uolta adunque, che lo antecedente in D. darà principio alla
modulatione, uerso l'acuto ascendendo, et il consequente incominciarà
nella corda d. descendendo uerso il graue; sarà il procedere di queste par-
ti per contrarij. Et se lo antecedente darà principio nella corda
a. descendendo, et il consequente darà principio in G. ascendendo, per es-
sere questa corda contraria di quella, sarà similmente il procedere di que
ste parti per moti contarij. Ma è d'auertire, che se occorrerà nello an-
tecedente usare il Diesis, nel consequente farà dibisogno adoprare il b. mol
le; et per il contrario; se nello antecedente si adoprarà il b. molle; nel con-
sequente il Diesis, come nel seguente essempio si può uedere.
[Music example]
page 55La istessa mutatione d'accidenti, si scuopre nel quarto, che io posi nel
libro dell'Imperfettione della Musica, di Costanzo Porta di bon. me. Et
perche potrebbe dire alcuno per qual causa io non habbi dimostrato questi
moti contrarij con la prima specie di Diapason C. & c. rispetto, che si dà
principio all'essacordo in simil corda, & alle specie delle Diapason. Dico,
che ciò ha fatto il Zarlino, perche le corde de gl'estremi del Ditono, &
della semidiapente sono tanto contrarie, e l'una scaccia l'altra per la intol-
lerabile dissonantia, che uolendo ragionare, ò fare cantilene, che per moti
contrarij procedino; è necessario ritrouare un'ottaua cosi ordinata, che quel
le corde, che sono contrarie per se siano anco, e si corrispondano per ricontro
nelle cantilene cosi fatte; il che non poteua succedere alla prima specie di dia
pason C. & c. come ogn'uno può per se stesso uedere, & considerare. Si è
però seruito di quella cosi fatta specie; Fa il Zarlino altre belle specula-
tioni, & demostrationi nello istesso Capitolo, le quali io lascio per essere bre
ue; ma un'altra uolta si vedrà il tutto con molta sodisfattione. Ma per
ritornare al nostro proposito; acciò il buon pratico conseguisca il fine, che è
la dilettatione, fra le molte cose due ne descriue il Zarlino nel libro de
Vtraque Musica nel Cap 2. del libro 19. La prima, che il moto, che fan
no le parti delle Cantilene ascendendo, & discendendo, debbe essere d'in
terualli naturali, & simili. La seconda è la collocatione delle consonan-
tie, posti ne luoghi prorij, & naturali; Nelle quali due cose consiste la
venustà, & bellezza di tutta la compositioni; di doue s'argomenta; che
quelli interualli, che non sono naturali, come inutili, & impedienti del
buono, & del bello, sono da esser fugiti; & quelle consonantie, che hanno
le proprie sedie nell'acuto, non debbbono esser poste nel graue, perche fanno
effetto contrario alla natura loro. Et ciò si uede quanta malenconia ap-
partano quelle terze nel Madrigale, Era l'anima mia, poste in quel mo-
do. Quello poi che si possi dire di quelli interualli, che contenuti sono da
una corda Diatonica, & una Cromatica si può uedere il Cap 57. del ter
zo delle Institutioni, che un'altra uolta si uedrà il Cap 18. del libro 20.
de Vtraque Musica, doue ne discorre il Reuerendo Zarlino assai diffu-
samente. Quando poi l'Ottuso risponde à quello, che io dissi, che confon-
dono le scienze; non lo uuol confirmare; ma dice, e risponde, che io ha-
urei detto meglio, se detto hauessi, che confonde li Generi; quasi, che il
confondere li Generi nella Musica, non sia un confondere la scienza.
Ma perche sò, che in questo mio discorso, non ho racolto tutte le imperti-
page 56nentie, che nella sua lettera dice l'Ottuso, mi scuserà, perche un'altra uol
ta, che io ci ponga la mano, sarò forsi più ardito di quello, che io confesso
essere stato al presente; ne sarò cosi breue, ma mi estenderò più per darle
maggior sodisfattione, in tanto goderà questi pochi d'auertimenti, & se
haurà quel buono, e purgato giudicio che io credo, che habbi, s'emende-
rà, & attenderà alle compositioni, che le possono allargare il campo alla
immortalità, come ha fatto Adriano, Cipriano, il Sig. Claudio, il Porta,
lo Strigio & tanti Signori Compositori.
IL FINE.
page 1

CONSIDERATIONI
MVSICALI,
DEL R. P. D. GIO. MARIA ARTVSI
DA BOLOGNA,
Canonico Regolare nella Congregatione del Saluatore.

[Figure]

PRIMA CONSIDERATIONE.

MENTRE che gli Antichi Filosofi acutissimi, & sottilis-
simi inuestigatori, & inuentori delle cose, andorno con-
siderando gli effetti, che nel Mondo superiore, & nel-
lo inferiore dalla Madre natura vengono prodotti; co
nobbero che de' Cieli il moto loro non era vno dall'al-
tro, nè vsurpato, nè impedito; ma inuiolabilmente os-
seruato:Ordine os
seruato dal
la natura.
che il Sole faceua egualmente il suo corso, sen-
za mai fermarsi; che la Luna similmente con egual ordine procedeua; che
il giorno non si tramuttaua nella notte, nè la notte ne 'l giorno; che gli ani-
mali volatili sosseruauano di stare nella sua Regione dell'aria non entran-
do ne' luochi de' pesci; che il pesce non vsciua de' suoi confini; che gli alberi
distintamente vno non produceua il frutto dell'altro, ma ognuno secondo la
sua specie faceua quello che dalla natura gli era stato preordinato; che le
viti non faceuano pomi, nè peri; nè le Quercie produceuano vua; & che
la terra osseruaua il modo di produrre l'herbe verbi. Per laqual cosa ma-
rauigliati di cosi fatto ordine, per il quale si distinguono le cose l'una dall'al
tra diferentemente dalla perniciosa confusione, dissero & fu Anassagora,
che quest'ordine era vn dono della mente di Dio. Cosi guidati da questo
lume, considerando la necessità, & il beneficio che dall'ordine si caua,Vtile del-
l'ordine.
quel-
le cose che confusamente di Filosofia andauano per le Scuole loro; si dispo-
sero di far sì, che l'una dall'altra distintamente per il tempo auenire, fossero
da gli huomini conosciute, & osseruate. Quindi si vede, che fra tutte l'al-
tre cose, che rendono Aristotele merauiglioso, questa è la principale, che quel
le cose, che confuse erano, da lui sono state ridotte in tal ordine, che ogn'uno
page 2puote esserne capace, & intelligente. Et fra quelle che rendono illustre
Euclide Prencipe de' Mathematici, questa è vna; che quelle demostra-
tioni già da tanti Filosofi ritrouate, egli l'habbi con tal ordine, ordinate,Opere d'Eu-
clide ordi-
nate.
che
ogni mediocre ingegno ne puote essere in breue tempo perito & dotto. Co-
nosciuto dipoi da posteri l'utile, che da quest'ordine si caua; anima della scien
ze l'hanno addimandato.Ordine co-
me sia sta-
to detto da
alcuni.
Di qui è che ogn'uno nell'esser suo, & nelle cose alla
scienza, ò all'arte sua appartinente, cerca e s'affatica di essere ordinato; per-
che la doue non è ordine, iui si ritroua confusione; & doue è la confusione,
non ci può essere cosa, che all'huomo possi apportare vtile, nè honore alcuno.
Per laqual cosa conoscendo l'auttor del parere, l'importanza di questo or-
dine, per dare vna morditura al Sig. Patricio,Prima op-
positione
fatta al Pa
tricio.
per laquale possi og'vno
giudicarlo poco prudente, & sauio, dice, che non ha seruato l'ordine di Mar
tiano Capella nel descriuere le Antiche cinque Harmonie, le quali dice il
Sig. Patricio sono. Doria, Eolia, Ionia, Lidia, & Frigia. Et Martiano nel
nono delle Sinfonie pone la Doria, Frigia, Eolia, Iastia, & Lidia: laqual
consideratione io ancora confesso essere vera. Ma dicami l'Auttor del pa-
rere:Difesa del
Patricio.
Era forsi obligato al Sig. Patricio seguitare l'ordine descritto da Mar-
tiano Capella? Alle cose che dir voleua il Patricio intorno alla Poesia, era
forsi necessario, che ponesse prima la Frigia che la Eolia, ò la Lidia che la
Frigia, non volendo di loro fare trattamento particolare? se questo non era
il suo primiero intento; che disordine appporta al Mondo, ouero alla sua Poe-
tica, cosi fatto da lui raccontato ordine? E` forsi solo il Patricio, che nell'or-
dine, & anco nel numero discordi da alti? Non è stato Giulio Poluce da
Platone diferente? Questo pone il Dorio, il Ionio, l'Eolio, e li nomina prime
Harmonie; alle quali aggiunge la Frigia, la Lidia, la Ionia, con quella che
nomina Locrense. E PlatonePlatone. chiama alcune Lidie miste, altre Lidie acu-
te, altre Ioniche, & altre Lidie; aggiunge poi à queste la Doria, & la Fri-
gia. In vn'altro luoco, & è nel Lachete, nomina solamente la Doria, la Io-
nica, La Frigia, e la Lidia; lodando fra queste la Doria più d'ogn'altra.
ApuleioApuleio. non discorda da Luciano? Che l'uno ne commemora cinque, l'Eolio,
il Iastio, il Lidio, il Frigio, il Dorio: & l'altro ne racconta quattro, il Fri-
gio, il Lidio, il Dorio, il Ionico. Se questi discordano nel numero, concordano
forse nell'ordine? TolomeoTolomeo. non discorda da Boetio, da Aristosseno, da Cas-
siadoro, da Martiano, & da tanti e tanti altri, che hanno scritto doppo lui?
Non discorda Oratio da Pindaro? Gl'istessi seguaci d'Aristosseno sono for-
si, fra di loro concordeuoli, ouero con Aristosseno istesso? Et se EuclideEuclide. fu
page 3seguace d'Aristosseno, come in più luochi conferma, et racconta l'Auttor del
parere; & che secondo che dice Martiano,Martiano, & CassiadoroCassiado-
ro.
di mente di Aristos
seno: Quindeci siano le Harmonie, cinque le principali, ciascuna delle qua
li ha l'Alto, e 'l Basso, cioè cinque Collaterali, nello acuto; & altre cinque nel
graue, come altroue ho dimostrato, & che Euclide ne ponga solamente tre-
deci insieme con Aristide, & Censorino, sarà forsi concordeuole con Aristos-
seno? Ma da Aristosseno istesso non discordano tutti li suoi seguaci? poi che
nel secondo de gli Harmonici à Car. 25. della Traduttione del Gogauino,Aristosse-
no Tradot
to da An-
tonio Go-
gauino.

ne comemora solamente sei; lo Hipodorio, il Mistolidio, il Dorio, il Frigio,
e 'l Lidio, & di mente d'altri v'aggiunge la Tibia Hipofrigia? Boetio non
discorda da ogn'altro, & da lui li più Moderni, nel sito & nel numero?
Non sa forsi lo Auttor del parere queste varietà di pensieri? Ma quanta
sia stata la diuersità dell'ordine di queste harmonie; la varietà del nume
ro, la diferenza de' nomi, che si ritroua fra gli scritti de' nostri Antichi ante-
cessori tanti e tanti è vn'impossibile à raccontarle, & con ordine proprio
distinguerle. E costui riprende il Sig. Patricio, perche è stato da Martiano
differente nell'ordine: Vedete che natura d'huomo, che con lo dimostrarsi
amico di verità vuol tassare contra ogni douere il dottissimo Patricio.

SECONDA CONSIDERATIONE.

S'E doluto l'Auttor del parere, si come ho detto nella passata Con-
sideratione, che il dottissimo Patricio descriuendo le Antiche
Harmonie, non habbi seruato l'ordine di Martiano Capella, co-
me quello che tutto è Aristossenico. Ma se dimostrarò, che egli non serua nel
dichiarare le cose più importanti d'Aristosseno per vn Iota, l'ordine osser-
uato da Aristosseno, che dirà egli? Hor legete questa, & riderete poi. Ari-
stosseno nel Libro Secondo de gli Elementi Musicali à Car. 28. delli tre Ge-
neri d'Harmonia ragionando dice.Parole di
Aristosse
no.
Ergo ut hinc ordiamur, tria Gene-
ra sunt modulationum, Diatonicum, Chroma, Harmonia, atque
horum diferentie postea dabantur, &c.
Hauendo prima nel Primo
Libro detto à Car. 15. de Generi detto. Primum ergo & Antiquissi-
mum inter ipsa ponatur Diatoni, cum quippe quod primum hu-
mana natura praescripsit, Chromaticum, & supremum Enarmo-
nicum, &c.
Nondimeno l'Auttor del parere quando si riduce à fare
le Demostrationi di questi tre Generi, secondo la mente d'Aristosseno; prima
page 4fa la demostratione dello Enarmonico, che del Cromatico; & quello che do-
uea essere il primo, lo lascia nell'ultimo luoco, & è il Diatonico.Errore del
l'Auttore
del parere
Questo non
è ordine nominatiuo, come quello del Patricio, ma naturale, & demostra-
tiuo, ilche è meno scusabile. Ma quanta & quale sia la malitia di quest'huo
mo, si manifesta nella seconda da lui fatta annotatione, intorno alla quale
egli si lamenta e duole, che il Patricio nel Paragrafo generi del Settimo Li-
bro della sua Poetica à Car. 301. dice queste parole.Oppositio
ne fatta al
Patricio.
Tutte dico le cin-
que Antiche, Doria, Eolia, Lidia, Frigia; e noue sei. Mistolidia,
Hipermistolidia, Hipolidia, Hiperfrigia, e Locristi.
Alle quali man
ca la Hipofrigia; quasi che sia tanto ignorante (e lo credo) che non sappia
che ciò pià esser successo per mancamento, ò del Coppiatore,Difesa del
Patricio.
ouero perche il
Priuilegio de' Stampatori è di lasciare tal'hora fuori qualche parola, &
tal volta delle righe intiere; perciò era debito di creanza, in cosi fatte ba-
gatelle compatire alla disgratia del Sig. Patricio, & non di attribuire cosi
fatto errore à ignorantia, ouero à trascuragine sua, col farne particolare an
notatione, non essendo credibile, che cosi fuori di se stesso fosse all'hora il Pa-
tricio; che hauendo detto di descriuerne sei, n'habbi dipoi lasciata una nel-
la penna, & postone solamente cinque. Et questo mio pensiero maggiormen
te mi pare esser vero; perche nel Paragrafo Poesie & Harmonie dello istes
so Settimo Libro à Car. 316. replica le istesse parole; & le pone tutte sei,
quando arditamente dice. Si rammenti altri, che se bene le Antiche
Harmonie furono cinque. Doria, Eolia, Ionia, Lidia, e Frigia : e le
più moderne sei; Mistolidia, Hipermistolidia, & Hipolidia, & Hi-
perfrigia, Hipofrigia, e Locristi; furono nondimeno quasi tutte
le altre &c.
Dal qual luoco si Considera e bene, che cotal errore, non è sta-
to rispetto à lui, ma ad altri; Et se bene cosi fatto luoco da me recitato in
difesa del Patricio poteua l'Auttore del parere hauerlo veduto, letto, & ri-
letto, & molto bene considerato, massime che tratta della istessa materia, &
nell'istesso Libro; tuttauia, perche ha lo spirito della Contradittione, non
l'ha voluto scusare, ma più che volontieri accusare. Seguita poi tutto af-
fannato per dimostrare che le Demostrationi fatte dal Sig. Patricio per le
quatro Linee, ò Corde non sono vere; senza che prima ponga in Considera-
tione al Lettore la intentione, e le parole istesse del Patricio; però affin che
che sia conosciuta la malitia sua intieramente, dirò quel che mi pare, che sia
stata la intentione del Sig. Patricio; dichiararò le sue parole tacciute dal-
l'Auttore del parere, che ha scoperto il male, & coperto il bene col tacere,
page 5per seruirsene a' suoi bisogni; cosi non restarà cosa alcuna in oscuro, che ap-
portar possi danno alcuno al Patricio. In tanto perche lo Auttore del pare-
re fauorisce molto le cose ben fatte & belle, & ha il senso dell'vdito assai
purgato, accompagnato con bellissimo giudicio, & quel che più importa, è per
sona amica di verità, & dice alla libera delle cose quel che ne sente; leuarà
molti di briga, che tutto il giorno contrastano, nè sanno definire, se la sotto
posta Compositione sia principio d'una Giustiniana, ò pure d'vna Spifa-
rata Mantouana; se col suo bellissimo intelletto dirà il suo parere, ancorche
si vada pensando, che sia per inclinare alla parte, per alcuni segni manife-
sti, tuttauia quando altro succedesse, si faranno noue appellationi, con tutti
quelli atti, che per legge comune sarà di Giustitia.
[Music example]
page 6

TERZA CONSIDERATIONE.

DIssi nella Lettera à gli Amici Lettori, che la intentione del Sig.
Patricio, si come egli istesso nel Settimo Libro à Car. 303. della
Deca Historiale, alla distincione Generi disse;Intention
del Patricio
era in Generale
di dimostrare, come l'Harmonie alle Poesie s'accompagnassero, secondo che
poteua rintracciare da gli Antichi; ilche replicò nello istesso Libro al Para-
grafo Poesie & Harmonie à Car. 316. però non intendeua di voler fare
trattamento particolare di Musica per scriuerne in quella maniera, & in
quella essatezza che fece Aristosseno, Euclide, Gaudentio, Tolomeo, Boetio,
lo Stapulense, il Glareano, il Zarlino, il Salines, & altri tanti e tanti. Per
questa cagione adunque non si curò di sapere, se le Demostrationi Musicali
de Tetracordi Harmonici, che lui douea fare, fossero vere ò nò; essendo
che questo poco, ò niente alla tessitura, & alla intentione di quanto voleua
scriuere nella sua Poetica importaua: laqual Consideratione appresso gli
huomini giudiciosi è molto efficace, e scusa il Sig. Patricio.Difesa del
Patricio.
Ma perche mi
pare di vedere, che l'Auttor del parere scorli il capo, e sbatta de' piedi, non
sodisfacendosi di questa ragione; & non le pare, che cosi fatta scusa sia ba-
steuole à cancellare cosi spauenteuole da lui raccontano errore; però le sue
parole di nouo lo scuseranno; lequali, come dimostrarò sono tanto condicio
nante, che valentemente lo scusano. Et per questo dallo Auttore del parere
non sono poste in Consideratione, sì per non dire la ragione della parte con-
traria; si ancora perche egli si vuol seruire del colpo istesso per coprire que
gli errori, che manifesti sono per occorrerli nelle Dimostrationi, che si è pre-
parato di fare. Et per hauer occasione di scriuere e dilatarsi, dimostrando
che molti sono gli errori ne' quali si è lasciato scorrere. Vuol dire adunque
il Patricio.Dichiara
tione delle
parole del
Patricio.
Vedo & conosco molto bene, che nella diuisione da me in parti
eguali fatta, delle quattro Linee; nè io nè qual si voglia Mathematico Mu-
sico, e per hauere & intendere quelli interualli, che à Constituire ciascuna
di quelle spetie, che secondo la mente di Aristosseno sono necessarij; però mi
lascio intendere, che in cosi fatta diuisione, quelle parti hanno da Risona-
re un Semituono.
Parole del
Patricio
Poet. lib. 7.
Lequali parole si riferiscono al suono, & non alle parti
fatte delle corde in eguali partimenti, si come uà interpretando il Glosatore.
Dice però il Sig. Patricio de Generi ragionando, & sono le parole sue leuate
page 7di peso della sua Poetica, nel luoco sopra citato. Le conditioni de' quali
secondo che Euclide, & Nicomaco descriuono, furno che in ogni
Tetracordo, oue la prima corda con la quarta sonassero una con
sonanza (ò quarta che la diciamo) fosse partita in 30. parti e-
guali à misura l'una come l'altra, delle quali trenta parti, sei n'an
dassero nello spacio della lunghezza dalla prima alla seconda, si
che risonassero tra loro un semituono, &c.
Ecco come egli istesso si
scusa, & dichiara; Non vuole il Patricio, che s'habbi risguardo semplice-
mente alla totale diuisione delle parti fatte della Corda, ò Linea, come ho
detto; ma al suono, accorgendosi molto bene che per la diuisione della Cor-
da in parti eguali, non poteua hauere l'essatto di quanto bisognaua, &
perciò soggiunge. Si che risonassero fra di loro un Semituono. Che
altro non vuol dire, se non che cosi fatto accorciamento, deue esser fatto ri-
spetto al souno, & non alla totale lunghezza della Corda.Intentio-
ne del Pa-
tritio.
E à lui non face-
ua dibisogno cercare altra chiarezza, nè altre demostrationi intorno à ciò
appartinenti per hauerne l'essatto; perche non uoleua fare particolare trat
tamento di Musica, ma della Poesia; però le bastò d'hauere accennata la sua
intentione. Ma perche l'auttor del parere fa gran romore, intorno all'es-
samine delle parti delle linee fatte, comparando quelle parti insieme, & ca-
uandone molti interualli secondo che le pare per dimostrare, che quelle de-
mostrationi non sono vere: Dicami di gratia, che è quello che mediocremen
te essendo nelle discipline Mathematiche versato; che non sappi, che se due
Corda di vna istessa lunghezza, & di suoni eguali, saranno diuise in tren-
ta parti eguali, l una come l'altra, & che da una di loro ne sia leuato sei par
ti, che ui restarà fra la maggiore, che è di trenta, & l'altra che comparata
à questa, è di ventiquatro parti; la relatione da 30. à 24. proportione po
sta nel genere superparticolare, fuori de' suoi termini radicali, & sarà una
sesquiquinta fra 5. & 4. che secondo Tolomeo ci darà la forma, ò il mo-
dello di vna maggior terza?Sesquiquin
ta forma
della mi-
nor Terza
secondo
Tolomeo
& conso-
nante.
Buouo d'Antona nel Libro della Proportio-
ne, ò Comparatione che egli fa da vn'Asino ad vn Cauallo; ci conferma, &
afferma questo concetto. Ma doppo la diuisione in parti fatte delle Corde
dice. Si che risonassero vn Semituono. Et non vn'interuallo di mag-
gior Terza, che questo non fa al proposito di Constituire il Colore incitato
Diatonico Aristossenico; & molto meno gli altri colori. Et quando dalle
dette Corde per ordinare vn Tuono, ne lieua da vna di loro le dodeci par-
ti;Dichiara-
tione del
le parole
del Patri-
tio.
intende che il detto accorciamento sia fatto rispetto al suono, & non alle
page 8semplici parti fatte della linea che perciò à ciascuno interuallo cosi ordina-
to, le và sempre applicato secondo la intentione del Sig. Patricio. Si che
risonassero un Tuono, Tuono & Semituono.
Conoscendo egli benis-
simo, come ho detto, che dalle parti eguali dell linee fate, non si poteua ha-
uere lo essatto di quanto egli era per dimostrare secondo la mente di Ari-
stosseno. Ma quanto l'Auttor del parere sia stato veretiero nello insegna-
re cotali diuisioni, & demostrationi, per hauere quelli interualli, che secon-
do la mente d'Aristosseno, si desiderano, lo ponerò in chiaro di maniera che
ciascuno mediocremente in questa scienza essercitato, ne potrà essere capace.

QVARTA CONSIDERATIONE.

ET perche alla demostratione delli tre generi Harmonici, secondo
la mente d'Aristosseno fatta dall'Auttore del parere, ci fa biso-
gno la cognitione d'alcune cose senza lequali si caminarebbe al
buio, parmi questo il luoco d'esplicare le sodette cose per più facilmente po-
ter giungere alla cognitione, & vera intelligentia di queste Considerationi.
Dice adunque Aristosseno nel primo de' suoi Elementi Harmonici,Tuono de
scritto da
Aristosse-
no.
che il
Tuono è quella diferenza, che si ritroua fra le due prime Consonanze quanto
alla grandezza. Et perche col mezo delle proportioni si ritroua, che la dife
renza delle due maggiori consonanze, e il Tuono sesquiottauo, però dicono,
quando Aristosseno ragiona del Tuono, dice del sesquiottauo; & non d'altro
Tuono: & à maggior corroboratione di questo adducono, che à car. 16. del-
la Traduttione fatta dal Goganino, & poi à car. 29. meglio dichiarando-
si dice, che il Tuono è quello interuallo per ilquale la Diatessaron viene su-
perata dalla Diapente; & perche di questi dui lo eccesso è il sesquiottauo,
però questo dicono essere quello di cui tratta Aristosseno: Dice ancora che
la Diatessaron consta di due Tuono e mezo. Più oltre seguitando ci confer-
ma quello che nel Primo Libro citato dice; cioè che noi Cantiamo delle par
ti del Tuono fatte;Quali par
ti non Can
tiamo del
Tuono,
secondo
Aristosse
no.
la metà, et la terza parte, che Diesis Cromatica la nomi-
na; & la quarta parte, che Diesis Enermonica & minima la chiama, & di
questo minor interuallo nissuno ne Cantiamo. Che questo Tuono sia come
vogliono molti di proportione sesquiottaua; essendo che à quel tempo si ser
uiuano assai di questo Tuono, & è come dicono quella diferenza, che si ritro
ua fra la sesquialtera; & la sesquiterza; non voglio nè affermarlo, nè ne-
garlo; perche io non sono restato Secretario, nè meno herede della opinione
page 9d'Aristosseno, & non lo dicendo lui apertamente, non posso ragioneuol-
mente farne relatione, che autentica sia; dirò bene quel che mi pare, che
possi essere argomentando dalle cose dette, & da lui, & da altri. Altro è
cercare della quantità continoa cotale interuallo, & altro nella discreta
secondo la mente d'Aristosseno, che sempre più ha atteso alla qualità, che
alla quantità delli interualli. Et mentre che Aristosseno dice, che noi can-
tiamo come ho detto, la metà del Tuono, non è dubbio, che cotal tuono non
può essere il sesquiottauo;Tuono descrit
to da Aristosse
no non puo es
sere il sesqui-
ottauo.
perche se ne numeri, ò nelle proportioni, che sono
rationali, si vuole ricercare la metà del tuono, è vno impossibile; perche
quelle proportioni, che sono superparticolari, sono indiuisibili, con certi &
determinati numeri rationali. Se nella quantità continoa in parti eguali
diuidendola, vogliamo ricercare questa metà del tuono; che altro non è se
non fra l'acuto, e 'l graue ponere vna terza Corda, che in parti eguali di-
uida quello interuallo, non sarà possibile come ho detto di sopra, & dirò più
abbasso, perche quelle parti sarebbono tanto longhette, che postone dodeci in-
sieme per li dodeci semituoni che vanno à riempire la ottaua; la supera-
rebbono; come ha detto Boetio, il Zarlino, & altri tanti e tanti Musici, et
Mathematici; di modo che, ne all'vno all'altro modo mi pare che si possi
hauere queste parti eguali del tuono, & che questo tuono sesquiottauo as-
sertiuamente si possi dire, che sia quello di cui parla Aristosseno; Altro Tuo
no adonque bisogna che sia, & per altra via bisogna, & fia necessario ri-
cercare questa verità. Ma di questo nel fine della sesta Consideratione ne
ragionarò. In tanto dico che volendo diuidere il tuono in parti eguali,Come si diui-
da il Tuono in
parti he siano
eguali.
non
credo che si possi fare, se non si diuide la quantità continoa in parti propor-
tionali, che all'hora sarà ancora diuiso il suono in parti eguali, secondo che
dice Aristosseno, il quale per meglio darci ad intendere di che quantità hab
bino da essere le parti del tuono, & conoscendo le parti, si conosce il tutto,
nel primo de suoi elementi colà vicino al fine, ce lo disse, ancora che tal sua
opinione, & da Martiano, & da Boetio, & da Tolomeo istesso sia stata
dichiarata, dice lui adonque.Parti del Tuo
no quali sono
secondo Aristos
seno, & come
uada diuiso.
Pongasi che il tuono in dodeci mi-
nime particelle si diuida, & fra di loro siano eguali, ciascuna del-
le quali oncia sia nominata del tuono, & s'intendano tutti gl'al-
tri interualli esser diuisi secondo la medesima ragione del tuo-
no, cioè il semituono in sei oncie, & quel diesis che è la quarta
parte del tuono in tre, & quello che è la terza parte in quattro
oncie;
di modo che l'vna di queste diuisioni serue al Diatonico propria-
page 10mente, l'altra al Cromatico, e la Terza allo Enarmonico. Dice oncie
non perche s'habbi da bilanciare, ma per dimostrare, che si come le
oncie fra di loro vna è all'altra eguale; cosi quelle parti fatte del suono vuo
le, che talmente siano eguali, che vna non supera l'altra, conoscendo come
buono Mathematico, che mentre che hauesse à questi interualli assignato
proportione alcuna, era dibisogno che molti inconuenienti gli ne succedesse-
ro; non si potendo col mezo di queste hauere interualli, che egualmente
contenuti fossero stati atti à constituire questi colori secondo li suoi dissegni.
Non ha perciò ne suoi Elementi nominato proportioni ne numeri d'alcuna
sorte,Aristosseno
non ha mai no-
minato nume
ri ne propor-
tioni.
sapendo benissimo, che quello interuallo come dice il Valgulio, e maggio
re, che giace tra numeri minori; Et quello è minore che ha maggiori si ritro
ua. Et regola certissima habbiamo nella Mathematica, che quella propor-
tione è maggiore che ha il suo dominatore maggiore; et minore quella che da
minore denominatore è denominata.Regola di co-
noscere di due
proportioni
quale sia mag
giore.
La onde maggiore è la proportione du-
pla della sesquialtera, conciosiache il 2. denominatore della dupla, e maggior
di 1 1/2. denominatore della sesquialtera. Conoscendo adonque Aristosseno che
con il mezo delle proportioni non poteua secondo li suoi disegni, hauere la me-
tà del tuono è la vguaglianza de tuoni con altre parti di sì fatta misura egua
le, che egli desideraua, tralasciò senza mai, come ho detto, nominare propor-
tioni ne numeri; Che perciò ne viene da Franchino ripreso nel libro dell'
Harmonia de gl'Instromenti, nel secondo, cap. 13.Aristosseno
biasimato da
Franchino, &
altri, & perche.
& da Francesco Salina
nel lib. 4. cap. 23. Non vuolse dire ancora, che si douessero ricercare in al-
cuna corda cosi fatte parti di misura conforme alla mente sua, & eguali,
accioche non s'ingannassero, nel ricercare di diuidere le linee, ouero corda
in parti eguali, essendo che come huomo di gran giudicio, molto bene cono-
sceua, il che dimostra il Zarlino nel libro 4. cap. 14. de' Soplementi, &
nel ragionamento Terzo delle Demostrationi alla Demos. Quinta; Che il
diuidere la differenza che è tra 'l graue, e l'acuto di qual si voglia interual
lo, in due ò più parti eguali nella magnitudine, ò quantità continoa, non è
diuidere cotal differenza in parti eguali, & proportionali ne suoni; hauen-
do prima di lui detto lo Stapulense nel secondo delle Demostrationi, alla
Demostratione Quarta, Quinta, e Sesta;Propositione
del Stapulense.
Che qual si voglia spacio diuiso
in molti spacij, e minore la proportione del tutto alla parte della vicina
diuisione, che di essa parte à tutto 'l restante delle parti che seguono à lei più
vicine. Le quali Considerationi tutte non è da dubitare, che Aristosseno
come buon Filosofo, & Eccellente Mathematico, che cosi ce ne fanno fede
page 11& relatione vera li buoni Historici, non ne hauesse buona intelligentia;
per le quali (cred'io) che si mouesse Aristosseno, à stare come si dice à Ca-
uallo del fosso; senza lasciarsi intendere alla scoperta qual fosse la mente
sua; di donde si argomenta che egli sia stato huomo di grande ingegno, &
giudicio.

QVINTA CONSIDERATIONE.

AVanti che più oltre procediamo, parmi bene di fare auertito il
lettore, come l'Autor del parere nel suo discorso à cart. 11. &
12. dice, che l'ottaua s'addimanda Diapason Vnisona, & ta-
le più d'vna la nomina. Et perche io la tengo per vna
spropositata,Errore dello
Autor del pa-
rere.
però baldanzosamente discuteremo questa particolare propo-
sitione. Che l'ottaua non è Vnisona, ne si può, ne si deue in modo alcuno
nominare Vnisona. Se l'ottaua ha gl'estremi suoni lontani per sette in-
terualli, & otto suoni, come possono essere Vnisoni? Et se la Scuola de
Musici Theorici, & pratici intendono per Vnisoni quei suoni, i quali sono
in vna istessa mansione di luogo;Confutatione
dalla opinone
dell'autor del
parere.
Et che l'ottaua non sia, ne possi essere
ne gl'estremi suoni, nell'istessa mansione, ma tanto lontani, quanto
ogni Musico sà; come si potrà dire, che sia Vnisona? Boetio nel li-
bro quinto, capitolo decimo, quando ci rapporta in qual modo Tolomeo ci
statuisca le Consonanze, & ragionando delle Vnisone, dice le formate pa-
role.
Et Vnisonae quidem sunt, quae vnum, atque eundem si-
gillatim pulse reddunt sonum.Boetio lib. 5.
cap. 10.
Dice Sigillatim. il che è molto da
notare; & gl'estremi suoni della Diapason non sono; Sigillatim. Adonque
non sono Vnisoni; ne si può dire l'ottaua Vnisona.Vnisone quali
siano.
Quando poi ci vuol
dire quali siano le Equisone dice. Equisonae vero quae simul pulsae
vnum ex duobus, atque simplicem quodam modo efficient so-
num, vt est Diapason, eaque duplicata, quae est bisdiapason.
Di modo, che si uede di mente di Tolomeo da Boetio rapportata, che la
Diapason è nel numero delle Equisone, non delle Vnisone. Hauendo
prima detto nel Capitolo Ottauo dell'istesso libro.
Quoniam enim Dia-
pason Consonantia talem Vocis efficit coniunctionem, vt vnus
atque idem neruus esse videatur.Boetio lib. 5.
cap. 8.
Et prima di Boetio, & di Tolo-
meo, Aristotele disse nel Problema 14. della Settione 19.Arist. Sett. 19.
Probl. 14.
Cur Antipho-
num Diapason Consonantiae ita latitat, vt Vnisonum esse videa-
page 12tur?
Ecco come Boetio confrontantosi con Aristotele, e l'uno, & l'altro
dicono che gl'estremi suoni, sono talmente della Diapason uniti, che paiono
un solo suono, dicono che paiono, non dicono che siano. Et però questo in-
teruallo da tutti li Teorici è accettato tenuto, & predicato per Consonan-
tia, & non per Vnisono, il quale ha l'esser suo nella equalità, & la Diapa-
son nella inequalità, & è la prima, & più semplice riceuuta per il tutto
diuisibile in molte parti. Che sia Consonante Aristotele nel Problema 18.
della istessa Settione, o particola 19. dice. Cur sola Diapason Conso-
nantia Cantatur?
& nel 32. Cur Diapason Consonantiam dicimus,
non ratione numeri diaocto.
& nel 35. Propter quid Diapason
optima Consonantia est?
Et la noua tradottione dice. Cur Dia-
pason consonantia omnium pulcherrima est?
Arist. prob. 32
& 35.
Boetio poi ogni uol-
ta che di lei ragiona, sempre la nomina Consonantia; se bene per esser sta-
to Relatore delle opinioni altrui, ui sono alcuni poco prudenti, che si lascia
no uscire di bocca, che non se li deue credere; ma una delle Due; ò che
ci ha rapportato le cose dette da altri, con uerità, ò nò; se ha rapportato il
uero, non se le deue adonque dar credenza? Se non ha rapportato il uero
delle cose dette da altri, adonque quello che ha scritto, è del suo, à lui adon-
que non si deue credere? longi queste scuse. Lo Stapulense fa lo istesso
quando della Diapasson ragiona, il Glareano, & Marsilio Ficino sopra
il Timeo di Platone più e più volte dice lo istesso.Stapulense,
Glareano,
Marsilio Fici-
no cioche dico
no dell'otta-
ua.
& sopra il libro de Re-
publica dice le formate parole. Consonantia vox octaua cum gra-
tia ita consonat, vtque vox gemina est apparet vna.
Dice appa-
ret vna
. Non dice, che sia Vnisona. Ma se il Consonante è differente
dall'Vnisono nella maniera che ho dichiarato, come potrà dirsi Diapason
Vnisona? So che diranno, che quando nel Choro à Canto piano, insieme
cantano gl'Huomini con le Voci puerili, pare che quelle Voci siano Vni-
sone, pare alli putti, & à quelli che di ciò non sono intelligenti, ma non à
quelli, che sanno, che l'acuto, e parte del graue, & dipende dal Graue;
& che volendo sapere quanto sono differenti, e lontani due suoni biso-
gna incominciare dal loro principio, & cosi ascendendo per grado sin tan-
to, che giunti colà à ritrouare l'acuto, si chiarisce di quanto sono lontani
l'vno dall'altro; però sono cose, che paiono, & non sono; Et quando la Dia
pason hauesse gl'estremi suoni, che fossero, ò si dicesse che fossero Vnisoni,
ne seguitarebbe, che la Equalità, & la inequalitò fossero vno istesso, si
come sarebbe l'ottaua, e l'Vnisono vna cosa istessa, il che non può essere,
page 13egli è vno impossibile. Oltra di questo la Diapason per hauere li suoi ter-
mini contenuti dalla Dupla, viene riceuuta per il tutto diuisibile come ho
detto; ma l'Vnisono per essere nella equalità posto, che cosa ha egli di di-
uisibile? Per il suo flusso, & reflusso si genera la dupla forma della
Diapason, si come dal ponto nasce la linea prima quantità dal Geometra
Considerata; & la Diapason primo interuallo Consonante dal Musico Considerato; però Tolomeo quando di lei ragona, li dà due attributi sin-
golari nel Capitolo Quinto del Primo Libro, doue dice.
Inter conso-
nantias pulcherrima est Diapason.Tolomeo lib.
1. cap. 5.
Et della forma di lei nello istes-
so luogo dice. Inter rationes Dupla est praestantissima. Et ciò dice
perche la proportione di lei s'auuicina alla equalità; ma non è equalità, ma
è nel genere molteplice la prima; Genere primo, & più d'ogn'altro sem-
lice, & però come testifica Profirio sopra gl'Harmonici di Tolomeo; era
come Sacrofanto riuerito, & honorato. Sè però abbagliato l'Autor del
Parere, Vada mò sofisticando, & dicendo, che Tolomeo nel libro primo
Capitolo Sesto de suoi Harmonici, ragionando della proprietà de gli inter-
ualli; ci rapporta, che la Diapason conserua ogni, e qualonque interuallo à
se aggiunto, sia poi consonante ouero disonante, in quella maniera, che il
numero Denario conserua qualonque specie di numero, che dentro di se
contiene, quando à lui è aggiunto. Questo nondimeno non è al proposito,
perche altro è considerare, se il numero Denario, in se è numero; & al-
tro se conserua aggiuntoli ogni, & qualonque numero; si come altro è
considerare se la Diapason è consonanza, che hà grauità, & acutezza,
quello, che non ha l'vnisono, & altro se conserua ogni, & qualonque in-
teruallo à se aggiunto; però disse Boetio accortosi di questo nel principio del
Nono Capitolo del Quinto Libro di sopra citato. Quoniam Diapason
penè vna Vocula est talisque consonantia, vt vnum quodam-
modo effigat sonum.
Dalle quali parole si conosce, che se bene pare,
che gli estremi suoni della Diapason da quali è contenuta quasi, che siano
Vnisoni, nondimeno sono diuersi; però disse, penè & quodammo-
do
; però mi risoluo di tenere con Aristotele, Platone, Tolomeo, Boetio,
Marsilio Ficino; e 'l Zarlino, che nel Capitolo Decimoquarto del Terzo
Libro de Re Musica ne tratta diffusamente;Zarlino nel li-
bro 14. de Re
Musica.
& tanti altri, che di Musi-
ca hanno scritto, Greci, & Latini. Non potendo in modo alcuno con-
cludere ragioneuolmente, & con argomenti Demostrabili, che la Dia-
pason sia Vnisona, ne con autorità de Scrittori, à cui si possa, & debba
page 14dare credenza. Ma parmi d'aggiungere quiui, che il Reuerendo
Zarlino di felice memoria nel Capitolo Secondo del Libro Decimoquar-
to di Re Musica dice. Doue non è dissimilitudine iui non può in
modo alcuno essere specie; ma lo Vnisono non ha dissimilitudine alcu-
na, perche le istesse Voci sono nella istessa mansione sempre, ne in
lui si ritroua grauità, & acutezza, & è contenuto da proportioni
d'Equalità. Adonque l'Vnisono non ha sorte alcuna di specie.
La
Diapason ha sette specie come ogni Teorico, & pratico sà benissimo,Diapason ha
sette specie.

le quali hanno le loro positioni, è principio nella Corda di C. fa ut se-
condo Tolomeo, il Zarlino, e 'l Salines. Adonque ella ha dissimi-
litudine; ma lo hauere dissimilitudine, & il non hauer dissimilitu-
dine, non è vna cosa istessa, anzi sono differenti. Adonque la
Diapason non sarà Vnisona, ne sarà vero, che per la deformità,
che ha dallo Vnisono, io la possi addimandare Vnisona, ma si bene
Consonante, che acuttezza, e grauità in se include, in quella ma-
niera, che io l'ho dichiarata, & che tanti grauissimi Autori l'hanno
nominata. Poteuo quiui deporre la penna, hauendo sin hora detto
tanto di questa Diapason Vnisona, che qual si voglia Lettore doueua
restare sodisfatto; ma perche sento nouo motiuo, che potrebbe à
quelli, che non sono cosi esperti porgere occasione di qualche dubbio, per
leuare ogni scropolo, referirò il motiuo, & la risposta insieme.
Sogliono gli Teorici, & Patrici taluolta vnire alla Diapason alcuni
interualli, per li quali, ella muta natura, forma, & ne gl'estre-
mi, suoni; in quella maniera, che gli Pitagorici, quando hauendo
alla Diapason aggiunta la Diatessaron; la dissero Diapasondiatessa-
ron. Vi aggiungono ancora il Ditono, Semiditono, Tuono semi-
tuono; & la dicono Diapasonditono, Diapasonsemiditono, Diapason
col tuono; Diapason col semituono, & simili; che s'intendono inter-
ualli repplicati. Vogliono questi Moderni Speculatiui, che similmen-
te, si dichi Diapason Vnisona. A cui si risponde, che ciò potrebbe esser
vero, se ella estrema Corda della Diapason, essendoui aggiunto vn suono
ò più ella si mutasse di qualità, e quantità; come fa per la aggiuntione
di altri interualli; ma resta la istessa, ne si moue in modo alcuno, il
che è quanto se non le fosse aggiunto cosa alcuna; adonque non occor-
re col nome di Vnisona, dimostrare, che in lei sia alteratione,
mutatione di qualità, ò quantità: Et à lei intrauiene come al
page 15numero denario, che aggiontoui quanti nulla si vuole, & sommati insie-
me sempre saranno lo istesso denario.
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Acquetasi adonque l'autor del Parere, & da buon compagno confessi al-
la libera, & volentieri, che egli ha pigliato vn moscone; che ad ogni modo,
voglia, ò non voglia, quelli che sono intelligenti, e giudiciosi, lo tengono per
un'errore in buona Grammatica.

SESTA CONSIDERATIONE.

DOppò lo hauere nelle Considerationi passate, dichiarato, e la in-
tentione, e le parole del Sig. Patricio, che sono in sua difesa, la-
sciate e postposte con molto giudicio dallo Autore del Parere.
Potiamo hora uedere come egli, & in qual maniera col suo ba
lestro, s'accomodi à constituire il Colore Diatonico Incitato d'Aristosseno
per colpire nel bersaglio. Ma perche il Sig. Patricio lo dimostra per il me-
zo di quattro linee, ciascuna delle quali diuide in 30. particelle per cauar
ne quelli interualli, che gli paiono atti à constituire cosi fatto colore, secondo
che suonano le parole di Nicomaco, & Euclide. L'autor del parere di qual
che inuentione del Patricio accomodandosi,L'Autor del
parere si serue
delle cose del
Patricio.
Constituisce quattro Corde lui
ancora, di egual lunghezza l'una come l'altra, ma ciascuna di loro diui-
de in quattro parti, & queste parti l'una come l'altra in 30. particelle pur
eguali, le quali insieme raccolte, arriuano alla somma di 120. particelle,
& è come se delle quattro linee, ò corde fatte ordinate dal Patricio, egli
ne hauesse constituito una sola. Et perche le tre parti di una con tutta la
Corda, che è di quattro parti risuona la Diatessaron Consonantia, per con-
stituire questo Colore Diatonico, dalla differenza, o dallo eccesso, che una su
pera l'altro diuiso in 30. caua quando sei particelle, per hauere un semituono;
& quando 12. per hauerne un tuono, di modo che fra queste due Cordi,
che sono gl'estremi suoni della diatessaron, ne pone due altre, che necessaria
mente uanno à constituire questo colore. Non essendo altro il Genere,Genere quel
che sia.
che una
page 16certa, & determinata diuisione, ò modulatione che si fa per il numero di
quattro Corde. Ma come in cosi fatta da lui diuisione, secondo la men
te d'Aristosseno egli Colpisca, & ne facci vera, reale, & sincera Demo-
stratione; recitarò prima le sue parole istesse, & dipoi le consideraremo
& insieme vedremo; se quello che ci vuol persuadere sia il vero, ò pur il
falso Dice adonque. Finalmente (hauendo prima fatta la demostra-
tione del colore Cromatico, & Enarmonico)Parole di Eu-
clide dallo au
tor del parere
comentate.
il Colore Diatonico Sin-
tono ouero incitato si Canterà, per interualli, il primo de quali
sarà di oncie sei, il secondo di oncie dodeci, & parimente il ter-
zo di dodeci oncie.
Ed il Comento fatto dallo Autore del parere, so-
pra queste parole di Euclide seguita.
Sarà adonque la seconda cor-
da mezana mutaile A. O. più corda della prima estrema grauissi-
ma stabile A. B. diuisa egualmente in 120. particelle per le sei
particelle eguali comprese tra la B, & la O. restando ella di 114.
solamente, & cosi diuenendo più corta di quella per vn semi-
tuono contenuto in questa maniera della proportione sesquidi
cianouesima, come l'altro primo semituono, dello antecedente
tetracordo Diatonico molle ouero delicato; & parimente il pri
mo interuallo del tetracordo Cromatico sopra dimo-
strato come da 20. à 19. più corta poi di questa seconda meza-
na variabile A. O. viene ad essere la terza mezana variabile A. Q.
per le dodeci particelle contenute tra la O. & la Q. & à rimanere
di 102. particelle eguali à tutte l'altre, e perciò più corta ancora
di essa A. O. per vn tuono cosi contenuto dalla proportione super
bipartiente 17. cioè da 19. à 17.Forma del tuo
no minore del
lo autore.
ma più graue della quarta estre
ma acutissma Corda stabile. A. C. diuisa in 90. particelle eguali
per vn tuono cosi contenuto dalla proportione superbipartien
te 15. qual è da 17. à 15.Forma del tuo
no maggiore
dello autore.
si come dimostra con ogni chiarezza,
& verità la presente descrittione del suo tetracordo leuato, se-
condo la particolare, & giusta misura della propria lunghezza di
ciascuna corda del sopra dessignato Monocordo.
[Figure: TETRACORDO DIATONICO SINTONO ARISTOSSENICO.]
page 17Restami per intiera conclusione di questo mio ragionamen-
to di farui auertito, che essendosi più volte detto l'vna corda do
uer essere più corta dell'altra, come per essempio la corda A. O.
della corda A. B. ouero la corda A. Q. della A. O. & essendosi an-
co prima detto, & posto ne gl'vniuersali auuertimenti, che tut-
te le corde debbono sempre essere d'vna egual lunghezza, & di
vn'istesso suono; che ciò non si tenga per contrarietade, ò impli
camento di parole, ma s'intenda veramente douer esser tale, la
vnisonanza, & la egual lunghezza di esse corde, & perciò tutte es-
sere segnate sempre ne loro estremi A. B. & tengasi che lo accor-
ciamento, che si haurà da fare, si faccia col mezo di vn scanello, ò
ponticello, come è stato auertito, & datone amaestramento, co-
si da esso Euclide come da Tolomeo. Et in somma tale accorcia-
mento loro accidentale, s'intende douer esser rispetto alla diuer
sità del suono,Accorciamen
to deue esser
fatto rispetto
al Tuono.
& non alla total primiera lunghezza, & quantità
della corda proposta. Percioche di ciascuna di queste, & di tut-
te l'altre varietà di suono, che distingua, & intenda, ò non inten-
da, e non distingua l'vdito, si possono, come s'è veduto hauere per
vna sola corda, ò instromento, perciò detto Monocordo.
Ma
quanto sia vera, ò falsa questa Demostratione nella seguente consideratio-
ne in chiaro si ponerà. In tanto descriuerò il Tetracordo Sintono, & Inci
tato Aristossenico, secondo che dall'Autore ci viene dimostrato.
Descrittione
del Tetracor-
do secondo le

dette dal Au
tor del pare-
re.
Tetracordo Aristossenico Sintono.
A. 90. ————
12/120 Superbipartiente 15 12
B. 102. ———
12/120 Superbipartiente 17 12
C. 114. ———
6/12 Sesqui 19 esima 6
D. 120. ———
Auertendo il Lettore, che questo Tetracordo, è lo istesso di quello d'-
Eratostene; & si confronta con quello di Tolomeo, cioè col Diatonico Di-
tonieo, se però la tauola nel Cap. 14. del secondo libro da lui descrittaTetracordo
d'Eratostene
da Tolomeo
descritto lib.
2. cap. 14.
ha
page 18da essere senza emenda, & è quanto alle proportIoni de gl'interualli in esso
contenuti, cosi descrittoci dall'Autore del Parere.Dubio. Dal quale desidero di
sapere, se non hauendo Aristosseno in luogo alcuno mai de suoi fragmenti
Harmonici, come ancora ho detto; ragionato pur vn minimo segno de nu-
meri, ne de proportioni, ne ad alcuno interuallo assignata precisa quantità al
cuna; se si debba dico constituire la Diatessaron Consonantia nella proportio
ne sesquiterza, & che ciò sia secondo la mente di Aristosseno, per potere ap-
portarla nel Monocordo con la occasione d'inuestigare la quantità, & qua
lità de tuoni, & semituoni, come ha fatto questo Autore; dicendo Boetio,
che le differentie de suoni si ricerca di mente d'Aristosseno secondo la qua
lità, & non secondo la quantità; ouero se Aristosseno habbi constituito, &
inteso della diuisione in parti ineguali fatta della Diapason; nella Diapente,
et Diatessaron contenute ambe due da proportioni irrationali; potendo l'u-
na, e l'altra di queste essere sonore consonanti, & grate all'vdito; & anco ir-
rationali, come si odono in molti instromenti, anzi in tutti, ne quali la Dia-
pente viene rimessa, & la Diatessaron tesa oltra la sua forma; eccetto ne
lati, & simili, non mi parendo verisimile, che AristossenoAristosseno
posto in neces
sità di molti
disordini.
constituisca nella
proportione sesquiterza la Diatessaron, essendo poi necessario, che la Diapen
te lei ancora da lui dichiarata sia per contenuta dalla sesquialtera, douen-
do reintegrare la Dupla forma della Diapason da lui in sei tuoni, ouero do
deci semituoni considerata, & la differenza, che fra queste due maggiori
nella quantità considerate, bisognarebbe concedere necessariamente, che fos
se la sesquiottaua proportione; di modo che concesso vno inconueniente, mol
ti altri contra la mente del principale ne seguitarebbono;Concesso vno
inconuenien-
te, molti ne se
guitano.
perche se di mente
sua vogliamo constituire l'ottaua di sei tuoni, et dodeci semituoni eguali; il
tuono non può essere il sesquiottauo, essendo troppo lungo; perche sei di questi
trapassano l'ottaua; et diuisi nel suono in parti eguali, trapassono posti insie-
me ancora l'ottaua, non può adunque Aristosseno dire, ne intendere di que
sto tuono; vuol bene che gli semituoni siano eguali, et che sette di loro vadi
no al riempimento della Quinta, et cinque la Diatessaron,Quanti semi
tuoni riempia
no la Diapen-
te, & la Diates
saron.
et due il tuono,
ma tutte parti irrationali; non hauendosi mai dichiarato, che alcuno inter-
uallo sia con termini rationali descritto. Ne qui vale l'autorità di Eucli-
de, et di Tolomeo, perche l'vno, e l'altro nelle proportioni constituiscono
gl'interualli sonori consonanti, et dissonanti; Euclide nelle Speculationi, et
Tolomeo in tutti gli tre Generi ne gl'Harmonici constituiti; il che non lo
fa Aristosseno, anzi che Euclide nella Speculatione 14. dimostra, che la
page 19Diapason è minore di sei tuoni sesquiottaui, imaginandosi, che Aristosseno
tenesse per fermo cosi fatta opinione, il che non può essere in modo alcuno;
sapeua benissimo come huomo esercitatissimo nell'Arithmetica, che cosi ci
rapportano molti Historici degni di fede, che sei tuoni sesquiottaui erano
maggiori della Diapason, però non intese mai che la Diapason fosse da tuo
ni di cotal forma contenuta, che disordine di grande importantia alle cose
sua sarebbe stato; però non lo credo. Credo bene,Opinione del
lo Autore.
che come huomo molto
accorto, s'accorgesse che il considerare gl'interualli nella quantità discreta,
molti fossero gl'incontri, per li quali poteua, & era da suoi buoni pensieri
disturbato; & che al fine concedendone vn solo, era dibisogno correre del
pari con li Pitagorici; & forsi, anzi senza il forsi, non le piacendo quel-
le diuisioni, s'allontanò da loro, & da tutti gl'altri con questo suo modo
di Filosofare. Credo perciò che l'Autore del Parere si sia ingannato
molto à constituire la Diatessaron nella proportione sesquiterza,Errore dello
Autore del pa
rere.
fra
le due estreme Corde del Tetracordo da lui constituito per diuidere
la differenza, che fra quelli suoni si ritrouano, per tuoni, & semituo-
ni, in quella maniera, che ha fatto; Dicendo Aristosseno, che la Diatessa-
ron consta di due tuoni e mezo; oltra gl'altri inconuenienti, che ne succe-
dono, come dimostrarò.

SETTIMA CONSIDERATIONE.

MEntre ch'io mi riuolgo alla consideratione delle parole, & demo
strationi dall'Autor del parere nella passata Consideratione re-
citate; tante sono le bugie, e gl'inconuenienti, che in loro ritro-
uo, che da quale io habbi à dar principio, quasi non lo sò; essendo vero come
in effetto farò conoscere, che mentre egli si pensa e persuade di dimostrare
il tetracordo di Aristosseno, ci rappresenta come vn passa per parte, vn co-
lore totalmente deforme da quello che Aristosseno dice; & è più tosto simile
à quello di Didimo, ò di Tolomeo, che à quello d'Aristosseno; simile dico
in questa parte, che li Tuoni ambidue sono ineguali, e 'l semituono, non è
per la metà del tuono, come vuole Aristosseno, però dimostrarò.Conclusioni
da dimostrar-
si.

  • Che il semituono assignatoci di mente d'Aristosseno da quest'huomo, non
    è per la metà del Tuono, & per consequenza esser non puote quello, che si
    persuade di dimostrare secondo la mente d'Aristosseno.
  • Che gli due Tuoni sono ineguali fra di loro, ne perciò possono essere
    page 20quelli de quali ragiona Aristosseno; ma altri dal suo diuersi.
  • Che il Ditono similmente contenuto dalla proportione da lui assignataci, ò
    dalle parti delle linee fatte non può in modo alcuno esser quello, che ci disse-
    gna Aristosseno; ma questo è maggiore di quello, che già da Pitagorici fu
    constituito; & se quello da Pitagorici di due tuoni sesquiottaui constituito
    è dissonante, per consequenza bisogna che questo sia dissonantissimo. Et gli
    tuoni de quali viene ordinato, diuisi in semituoni, sarebbono troppo lunghi,
    & perciò lontani dalla mente d'Aristosseno.
  • Che il semiditono, ò minor Terza, è minore della sesquiquinta propor-
    tione, & perciò viene ad essere molto languida, e fuori del proposito.
  • Che questo tetracordo, ouero colore cosi ordinato, in modo alcuno, non
    può essere, ne da alcuno fu mai inteso essere distribuito secondo la intentio
    ne d'Aristosseno; essendo che le parti di cui egli è composto, ouero in quelle,
    che uiene diuiso repugnano alle parole d'Aristosseno.
  • Che per coprire l'Autor del parere la sua fallacia ricorre per aiuto dal
    Sig. Patricio.
Non durarò molta fatica à dimostrare, che il semituono descrittoci dal
l'Autore, non sia per la metà del Tuono, ouero per dir meglio, per la metà
d'alcuno de Tuoni, che ci sono assegnati di mente d'Aristosseno, essendo la
proportione dell'uno maggior dell'altro; & quando fosse la metà dell'uno
(ilche non è) non può essere dell'altro, come ogn'intelligente per se stesso po-
trà molto bene conoscere, tuttauia per hauere questa verità in pratica, &
per le mani; si sommeranno insieme due di quei semituoni, entro alli ter-
mini de quali ci uiene assignato, & se sarà uero, che da tal somma habbia-
mo l'uno, ouero l'altro de tuoni, sarà uero ancora, che il semituono descrit-
toci sesquidicianouessimo, sarà la metà del tuono dell'uno, ò dell'altro; &
la Demostratione sarà benissimo fatta secondo la mente d'Aristosseno.Demostratio-
ne.
20 19 Semituono.
20 19 Semituono.
———
Somma | 400 - 361
Dallo accoppiamento di questi due semituoni, ne viene una proportione
super 39 partiente 361. ne suoi termini radicali. Ma perche da tal som
ma non potiamo hauere la proportione, ne dell'uno, ne dell'altro de detti
tuoni; non potrà in modo alcuno questo semituono essere per la metà d'al-
page 21cuno delli due tuoni. Se mò si uorrà sapere la differenza, che nasce da que-
sti termini radicali delli due semituoni insieme raccolti, & accoppiati, alla
proportione di qual si voglia delli due tuoni, si detrarà dal tuono superbi
partiente 17. la sodetta proportione, & chiaramente si conoscerà, che ella
è minore per vna cosi fatta proportione 6859. & 6800 denominata su-
per 59. partiente 6800. & perciò non può essere eguale, ne il semituono
può essere per la metà di cosi fatto tuono; essendo vero, che ciascuna cosa
che raddoppiata trapassa, ò non arriua al tutto, è necessario che non sia la
metà, ma maggiore, ouero minore;Massima. & perche non arriua, ma viene ad es-
sere manca, non potiamo affirmitiuamente dire, che il sopradetto semituo-
no, sia la metà del detto tuono. Et perche potrebbe dire che fosse la metà
dell'altro Tuono, che è di proportione superbipartiente 15. Dico che questo
ancora non può essere il vero, non essendo questo tuono di quello minore, ma
maggiore, perche è denominato da maggior denominatore; & se quello è
maggiore delli due semituoni insieme raccolti, come habbiamo dimostrato,
maggiormente questo sarà da maggior quantità contenuto, maggior dico proportione, ne potrà essere il vero, che questo semituono sia per la metà
del tuono superbipartiente 15. Adunque quello che l'Autor del parere sin
hora ci ha dimostrato di mente d'Aristosseno per vero, è il falso. Et questo
è quello che io doueuo, & ho detto di dimostrare. Il tutto procede dalla
poca cognitione, & litteratura, che ha questo nostro moderno Aristosseno
delle cose Musicali.
Che li due tuoni l'uno di proportione superbipartiente 15 & l'altro di
superbipartiente 17. non siano l'uno all'altro eguali,Tuoni ine-
guali.
come è la intentione
d'Aristosseno lo denominator dell'uno, che si ritroua essere 1 2/15. e maggiore
dell'altro, che è 1 2/13. lo manifesta. Adunque li due tuoni non sono e-
guali l'uno all'alto; & è quello che dimostrar volea; Si conoscerà questa
maggioranza, se l'uno dall'altro sarà sottratto, & eccouene la proua.Differenza del
li due tuoni.

  • 17
  • 19
X
  • 15
  • 17
289 - 285
Dalla qual operatione, si vede che l'uno supera l'altro per vna propor-
tione super 4 partiente 285. Conosciuta la uerità delle due proposte dette,
facilmente si puote dimostrare la terza; & è, che il Ditono dell'Autore del
page 22parere apportatoci, contenuto dalla proportione super 4. partiente 15. è mag
giore di quello de Pitagorici,Ditono de-
scritto dall'
autor del pa
rere maggio
re di quello
de Pitagorici.
da due tuoni sesquiottaui contenuto, & dalla
proportione super 17 partiente 64. il che sottraendo l'uno dall'altro, con chia-
rissima verità, & limpidezza si conoscerà. Ma prima dico, che il tuono
superbipartiente 15 non puo essere in modo alcuno quello di cui ragiona
Aristosseno,Errore. perche egli è maggiore del Sesquiottauo, e 'l sesquiottauo è più
longo di quello che comporta la natura Harmonica, secondo la mente d'A-
ristosseno; adunque questo essendo maggiore non può in modo alcuno essere
al proposito d'Aristosseno; s'è però ingannato l'Autor del parere.
  • 19
  • 81
X
  • 15
  • 64
  • Ditono dell'Autore.
  • Ditono de Pitagorici.
1216 - 1215 Eccesso.
Dallo hauer sottratto il minore dal maggiore, si vede che quello dello
Autor supera quello de Pitagorici, per vna proportione cosi fatta, sesqui
1215. & perciò inutile, & dissonantissimo, come ho promesso di dimo-
strare. Similmente il semiditono dalla proportione super 3 partiente 17.
contenuto, è minore della sesquiquinta,
minore della
sesquiquinta.
per vna proportione sesquicinquan-
tesima; la qual è maggiore del Comma sesquiottantesimo, come dalli deno-
minatori dell'uno, & dell'altro potrà ciascuno conoscere; ouero sottraendo
l'vna proportione dall'altra, & è il douere; perche se il ditono, e 'l semidi-
tono, che sono parti della Diapente, vna di loro è più longa per dir cosi di
quello, che comporta la natura Harmonica; necessariamente bisogna, che
l'altra sia scema, & diminuta, ò vogliamo dire più corta, volendo reinte-
grare il tutto di cui essi ne sono parti; sarà perciò cosi fatto interuallo disso
nantissimo, se pur è vero, che lo interuallo di proportione sesquiquinta, co-
me dice l'Autore, quando riprende il Patricio, sia la forma della mi-
nor terza, & consonante; di doue si argomenta, che tutto il tetracordo,
cosi dimostratoci per vna inuentione si, ma però fatto secondo la mente
d'Aristosseno;Tetracordo
descritto per
opinione di
Aristosseno,
non è uero.
non sia ne vero, ne là vicino, ma vna Terza cosa fatta
à suo dosso. Dico oltra questo, che questi due interualli accoppiati
insieme, cioè l'una, e l'altra terza, non ci possono dare la quinta
di proportione sesquialtera, come l'Autore del Parere ci suppone quan-
do uuol leuare il tuono sesquiottauo dalla differenza delle due mag-
giori consonanze. Il che tanto più ci certifica dell'errore, che lui piglia
page 23nella descrittione di questi interualli, & di questo Tetracordo; la Demo-
stratione sarà in pronto per darne la chiarezza.
20 17 Semiditono.
19 15 Ditono.
Diuisore 15 | 380 - 255
26 - 17
Dalla somma di questi due interualli, ne viene vno interuallo di propor
tione super 9 partiente 17, che non è al proposito nostro, cioè non nasce la
proportione sesquialtera posta fra li termini 3 & 2 cosi tenuta da tutti gli
Antichi, e Moderni;Ditono, e se-
miditono non
reintegrano
la diapente.
ne questo ditono, e semiditono reintegrano come sue
parti la Diapente, & pur lo dourebbono fare. Di onde si conosce la falsi-
tà di questa Demostratione. La qual falsità quanto più andremo esami-
nando questi interualli, tanto più si manifestarà. Quando Aristosseno vuol
dire quello che sia il tuono,Tuono quel-
lo che sia, se-
cono Aristos
seno.
dice che il Tuono è quella differenza, che si ri-
troua fra le due prime Consonanze; le due prime Consonanze sono la Dia-
pente, & la Diatessaron. Adunque la loro differenza sarà il tuono.
Ma la loro differenza è la proportione sesquiottaua, considerando l'vna
nella proportione sesquiterza, e l'altra nella sesquialtera, adunque il tuono
sesquiottauo è quello di cui ragiona Aristosseno; quando questo fosse il vero
il che non è, sarebbe ad ogni modo falsa la demostratione dall'Autore del
parere fatta perche ci rapporta due sorti di tuono l'vno maggior dell'altro;
& ambidui differenti dal sesquiottauo. Oltra di questo quando l'Autor del
parere ci vuole constituire questo colore, nelle quattro corde; la maggiore
è di quattro parti, è rende il suono graue; & la minore che è di tre, ci fa
sentire il suono acuto della Diatessaron; Adunque ci constituisce la diates-
saron nella sesquiterza proportione; se alla sesquiterza vogliamo aggiunge
re per hauere la sesquialtera forma della Diapente, l'vno de tuoni da lui
descritti, senza dubbio non sarà vera, ma falsissima,Errore, che
nasce per lo
accorciamento
de gl'interual
li constituiti
dallo Autore.
& pure per passare
dalla quarta alla quinta, non vi si può passare con altro mezo, che con il tuo
no; ma l'aggiunta dell'uno non arriua, & quella dell'altro la trapassa; co-
me fa ancora il ditono, e 'l semiditono, che gionti insieme trapassano la sesqui
altera; ma vedasi quanto ingannato si sia da cose apparenti l'Autore.
page 24
4 3 4 3
19 17 17 15
—— ——
76 - 51 68 - 45
Dalla somma di vno de tuoni assignatoci dallo Autore con la Diatessaron
per hauerne la Diapente, ne uiene la super 23 partiente 45. & dall'altro
la super 25 partiente 51. ne termini radicali. Lo istesso errore nasce, per
la diuersità de tuoni,Errore sco-
perto.
che nascono per lo accorciamento delle particelle; le
quali in modo alcuno non possono dare l'essatto di quanto si cerca; però si ue
de, che se dalla Corda più acuta della Diatessaron diuisa in particelle nel
modo, che l'Autore del parere ne insegna, sarà accorciata di dodeci particel
le, acciò con la più graue, che si ritroua essere di 120 ci facci sentire la
Diapente; hauremo in suo luogo una proportione di super 7 partiente 13.
interuallo maggior della sesquialtera. Similmente se alla Corda graue, che
si ritroua da lui partita in 120. particelle saria aggiunta la quantità di
dodeci particelle per hauere un tuono oltra la Diatessaron,Inconuenien
te, che nasce
dalla diuisio-
ne fatta dallo
Autor del pa
rere.
per ritrouare
una Diapente, non si haurà cotale interuallo, ma uno che sarà minor di
questo, & dalla proportione super 7 partiente 15. contenuto. Di modo che
ne con lo accorciamento della Corda acuta, di dodeci particelle, ne con l'ag-
giungere alla graue, altretante parti nelle quali ci constituisce il tuono, si
può hauere la Diapente; per questo si può concludere, che la Demostratio-
ne fatta secondo la mente d'Aristosseno non è questa, ne la uicino, & però
si puo molto bene considerare quanto ferisca di lontano dal bersaglio l'Autor
del parere; che quando si pensa di dimostrare una cosa, ne dimostra un'al
tra, che tanto conuiene con la intentione d'Aristosseno quanto il fuoco col
ghiaccio. Però accortosi che cosi fatto Tetracordo insieme con gl'altri da
lui dimostrati, non erano quelli, che s'hauea proposti di dimostrare, secondo
la mente d'Aristosseno; con lo accorciamento delle particelle, nelle linee fat
te, accortosi dico de gli inconuenienti infiniti, ch'indi scaturiscono, cercò mo
do, & uia per rimediare al disordine; & al fine non sapendo doue meglio ri
uoltarsi, fece ricorso alla Poetica del Sig. Patricio,L'autor cer-
ca aiuto dal
Sig. Patricio.
colà nel Settimo Libro
doue, quando fa la Demostratione de Colori dice. Si che risonassero vn
semituono, vn tuono, & tuono.
E ben uero, che si è uergognato di
adoprare, & seruirsi delle istesse parole del Patricio; ma sono le istesse nel
senso quando dice.Accorciamen
to leuato dal
Patricio.
Et in somma tale accorciamento loro acciden-
page 25tale s'intende douer essere rispetto alla diuersità del suono, &
non rispetto alla totale primiera lunghezza, & quantità della Corda
proposta.
Talche secondo quest'huomo (ò bel humore) potiamo dimo
strare, qual tetracordo ci piace, che habbi gl'interualli, lunghi, ò corti, non
essendo questo di molto rilieuo à lui; che ad ogni modo, con l'aggiunta di
questo accorciamento fatto rispetto al suono, saranno accomodate tutte le
chimere, da qual si voglia intelletto fabricate; & questa è quella vera
Demostratione; & quella tanto singolare Annotatione fatta sopra le pa-
role d'Euclide, non più inuentata, ne da alcun'altro dimostrata, se non
da lui; & dice il vero; che fin hora per la difficolta sua, non u'è stato huo
mo per eccellente, & gran dotto che sia, ò sia stato, che gl'habbi dato l'ani-
mo di far proua, & dare al Mondo cosi fatta chimera, conoscendo ch'egli
è proprio un gittare il tempo, scriuer nell'acqua, & annouerare l'arena.
Ma dicami questo nouo Aristosseno; se mi sarà addimandato,Dimanda fat-
ta allo autore.
se la De
mostratione col mezo delle proportioni fatta da lui sia uera, ò nò, di men
te d'Aristosseno; in qual maniera potrò io affirmatiuamente, affirmare
che sia uera, se le proportioni, che sono le forme de gl'interualli, l'una è
maggior dell'altra, & fra di loro non ci può essere uguaglianza, & per-
ciò non possono essere compartite secondo la mente d'Aristosseno? Se affir-
mare uolesse che la Demostratione fatta in parti eguali delle linee, ò cor-
de fosse uera, già ho detto di mente del Stapulense, & del Zarlino (&
sono demostrationi dimostrate da loro che negar non si possono) questo esse-
re il falso; oltra che le sue parole lo conuincono quando dice.Accorciamen-
to deue esser
fatto rispetto
al suono.
Che tale
accorciamento deue essere rispetto al suono, & non alla totale
lunghezza della linea, ò corda.
Adunque la Demostratione fatta
nelle parti della linea, & nelle proportioni è falsa. Ma ricorriamo alla
diffesa col mezo, & auiso del Sig. Patricio, che forsi sarà uera. Dice
però per ultimo refugio; che postposte tutte l'altre considerationi; & delle
proportioni; & delle particelle nelle linee fatte con tante superflue, &
uane diuisioni, e balordimenti di testa, che tale accorciamento uero deue
esser fatto rispetto al suono; che è come à dire si che risonassero un semituo
no, un tuono, & tuono. O come bene si uà inuilupando. In qual maniera
si deue fare questo accorciamento? di quanta quantità douranno essere accor
ciati quelli interualli, acciò sijno, e restino gli tuoni, e semituoni fra loro
eguali, secondo che dicono le parole d'Aristosseno? Lo dimostra forsi que-
sto nouo Maestro? Ma con qual ragione potrà dire, quando anco insegnas-
page 26se di fare cotale accorciamento, che questa sia vera Demostratine? In
diffesa sua per coprirsi, che potrà dire? Potrà sicuramente dire, che io
habbi copiate queste mie Considerationi da certe sue scritture lasciate nel-
le mani di qualche suo confederato, & forsi che potrebbe essere il vero.
Ma quando pur dicesse cosi fatte cose; Io le risponderò. Che in questo caso
sarà vera la Conclusione da lui assolutamente posta quando dice.Conclusione. Et è
conclusione fermissima, che non si crede al Relatore, se non si
ha manifesta chiarezza del rapporto.
A lui che vorrà come veri-
dico Relatore, che le sia data credenza, sarà necessario dar chiarezza ma
nifesta del rapporto. Et perche questa cosa apporterà qualche difficoltà,
potrà rapportare qualche fede sottoscritta da qualche suo Amico, à com-
placentia fatta, & cosi darà manifesta chiarezza del rapporto; Ma cosi
fatte cose rendono più tosto chiarezza di falsità, che di verità; potrò in
tanto consigliarsi, per ritrouare più salda proua, & più ragioneuole, &
vera di questa.

OTTAVA CONSIDERATIONE.

COnosciuta la falsità della Demostratione del colore Diatonico in
da questo moderno Aristosseno dimostrata, per seguitare
con ordine, acciò non si dolga come ha fatto del Sig. Patricio;
vedremo quello che dimostrar ci vuole del Diatonico Molle, ouero delica
to; & quanto ce ne sia stato veridico apportatore, lo conosceremo. dice
adunque di mente di Euclide, le cui parole ci comenta. Similmente il
Colore Diatonico Molle, ò delicato, per oncie sei, noue, &
quindeci.
Nella qual distributione fatta come la passata, nelle quattro
linee quanto alla lunghezza, & diuisione di loro in parti eguali leuando
le sei le noue, & le quindeci da ciascuna secondo il bisogno, ci assegna
queste proportioni. Che il primo Semituono, & più graue interuallo è
contenuto dalla proportione sequidicianouessima, come nell'altro Diatoni-
co s'è veduto fra questi termini 20. & 19 per il secondo che si ritroua
fra le 114. & le 105. particelle, dice ch'egli è contenuto dalla proportio-
ne super 3 partiente 35. ne suoi termini 38. & 35. che contiene un Se-
mituono, & un Diesis Enarmonico incomposto. Et da questa Corda al-
l'ultima, ui si ritroua lo interuallo di sesquisesta ne suoi termini radicali
7. & 6. Continente un tuono, & un Diesis Enarmonico. Ma uolendo
page 27fare la Demostratione ordinata, con le loro proportioni cosi descritte, del
tetracordo, sarà fatta come seguita.Tetracordo
molle diato-
nico descritto
con le propor
tioni.

D. 30. ————
Tuono, & Diesis Enarmonico. 15
C. 35. ————
Semituono, & Diesis Enarmonico. 9
B. 38. ————
Semituono. 6
A. 40. ————
Come possi esser vera la Demostratione di questo Colore con tutti quei
tre modi, che ha voluto farci conoscere la passata Diatonica incitata, nella
presente Consideratione si vedrà. Imperoche considerando gl'interualli
de quali viene ripiena questa Diatessaron nella longhezza della Corda in
parti eguali diuisa, già s'è manifestamente la falsità sua fatta conoscere.
Quanto alle proportioni dice, che il secondo interuallo è di vn diesis Enar-
monico, & vn semituono di proportione sesquidicianouessima; vedremo
che sommati insieme cotali interualli, non siamo per hauere lo interuallo
super 3 partiente 35. Ma perche li diesis Enarmonij sono l'uno dell'altro
maggiore cosi dallo autore dimostrati, ne sapendo qual di loro habbi da es-
sere quello che congiunto col semituono (ò che trascuraggine) ci dia lo es-
sato di quanto ci notifica; bisognerà fare due operationi per uedere se ri-
trouare si possi questa verità. Et prima dirò che egli ci assegna questi due
diesisProportioni
di due diesis.
l'uno & è il minore di proportione sesquitrentanouessima ne termini
radicali 40. & 39. l'altro che di questo è maggiore, è contenuto ne suoi ra
dicali termini dalla proportione sesquitrentaottesima, cosi 39. & 38. ho
ra accoppiando e l'uno, e l'altro di questi due diesis con il semituono detto ci
farà conoscere questa falsità con limpidissima chiarezza.Demostratio-
ne del diesis
con il semituo
no.

Diesis minore 40 39 39 38 diesis maggiore.
Semituono 20 19 20 19 Semituono.
—— ——
800 741 780 722
Quel Semituono, che accompagnato si ritroua con il diesis minore, ci
dà vn interuallo ne suoi termini radicali contenuto dalla proportione su-
per 59. partiente 800. come si vede. Adunque falsa è la suppositione,
page 28& demostratione da lui fatta. Ma perche potrebbe dire, che congiunto con
il diesis maggiore si ritrouasse il vero, questo ancora dalla demostratione
fatta, si vede essere il falso; & ce ne viene un'interuallo di super 29 par-
tiente 36. ne suoi termini radicali, essendo prima ne numeri, ò termini fra
di loro composti, in uece di quelli, che da lui ci sono consignati. Per mag-
giormente ancora dimostrare, che questo nostro moderno Aristosseno ha
perduto la squadra zoppa, e la tramontana, essendosi nelle cose, che pur uo
rebbe intendere abbagliato, passando tal hora dal Dorio al Frigio, & dal-
lo Autentico al Placale. Dimostrarò ancora che il diesis Enarmonico
congiunto con il tuono, non ci darà altrimenti la sesquisettima proportione,Diesis congiun-
to con il tuo-
no, non fanno
la sesquisetti-
ma.

come egli ci ua nel capo intronando. Due sono li diesis, come anco ho detto
da lui cosi inuentati; Due parimente sono li tuoni cosi dichiarati, dimo-
strati, e stabiliti, necessariamente adunque per fare la demostratione, &
cauarne la verità; sarà dibisogno fare quattro demostrationi, & sono le
seguenti.Demostratio-
ne.

40 39 diesis minore 39 38 diesis maggiore.
17 15 tuono maggiore 17 15 tuono maggiore.
—— ——
680 585 663 570
Lo auenimento delli due diesis insieme con il tuono maggiore congiun-
ti, l'uno ci dà lo interuallo contenuto dalla proportione super 21. partien-
te 190. l'altro dalla proportione super 19 partiente 117. di modo, che
fin hora non potiamo hauere lo intento di quanto ci dice il moderno Aristos-
seno. Ma chi sà, forsi ce lo potrebbono dare le proportioni del minor tuo-
no con l'uno, e l'altro diesis sonanti insieme; Et se questo sarà ancora il ue-
ro, eccone il parangone.
40 39 diesis min. 39 38 diesis mag.
19 17 tuono min. 19 17 tuono min.
—— ——
760 663 741 646
Dallo accoppiamento di questi due interualli, ne viene da due di loro
la proportione super 97 partiente 663. & da gl'altri schisati, & ridotti
dalli numeri fra di loro composti, ne radicali per 19. suo diuisore; la
super 5 partiene 34. & non come dice lui, la super 3 partiene 35.
page 29Quanto poi allo accorciamento fatto rispetto al suono, & non della linea
ò corda, già ne ho detto intorno al Diatonico incitato. Et perche dice, che
sono interualli incomposti; & forsi potrebbe intendere, che fossero di cosi
fatta proportione, & non composti, che s'habbino da intendere nella ma-
niera, che ho dimostrato. Dico però che questo ancora non è il vero; essen-
do vero, che cotale incompositione s'intende quanto alla estremità de suoni,
che non vogliono in cosi fatto luogo essere tramezati da altri suoni; ma non
già che quella proportione non sia, ò non possi come da sue parti essere reinte
grata da vn tuono, & vn diesis; la qual consideratione conforma lui anco
ra tacitamente quando dice. Quello interuallo è di vn tuono, & vn die-
sis Enarmonico, insieme accompagnati.
La onde di qui sicaua, che gl'in-
terualli si possono considerare in due modi;Interualli con
siderati in due
maniere.
ouero inquanto che sono conte
nuti da un suono graue, & l'altro acuto, senza di loro hauere altra consi
deratione. Ouero in quanto che da più parti vengono reintegrati; & in
questo secondo modo lo considera il moderno nostro Aristosseno, secondo che
le sue parole ci manifestano.

NONA CONSIDERATIONE.

QVando nel libro già da me composto, & dato alle stampe, il cui
titolo è l'Artusi, cioè dell'Arte, & Vso della moderna pratica
di Musica, dissi quello che mi parea intorno ad alcuni passag-
gi da certi moderni Compositori vsati; senza nominare alcuno, non paren
domi cosa ciuile cercare nominatamente d'offendere, quelli che non offendo
no ne dano occasione d'offendere alcuno,Intentione del
lo Artusi.
tutto dissi solo per modo di specu-
lare il vero, & à fin che gl'Autori di simili spropositi accorgendosi dell'er
rore, come ragioneuoli se pur di cosi fatte ragioni erano capaci, & intelli-
genti s'acquetassero. Ma da capriciosi humori alcuni di loro guidati, non
solo non hanno mutato parere, ma male à male come si dice aggiungendo,
uanno empiendo le carte, di cose che quando si pensano in guisa di Eccel-
lente Pittore scoprire, & far uedere una figura ben fatta, & che nelle
sue parti sia proportionata, il che fanno quelli che sono giudiciosi; ci rap-
presentano un mostro simile à quello che il Poeta de Poeti nel quinto della
Eneida ci ua descriuendo quando dice.
Virginiei volucrum vultus foedissima ventris
Ingluuies, vncaeque manus, & pallida semper
Ora famae.Virgilio nel 5

page 30Ilche imitano benissimo questi tali quando nel mezo delle loro cantile-
ne, nel principio, & nel fine ci rapportano interualli sgarbatissimi da
modulare;Errori di alcu
ni composito-
ri moderni.
Nella pouertà dell'Harmonia; nella lontananza tal uolta
delle parti, gl'estremi di cui se ne giungono fino alle 23. Voci; nella
poca osseruanza de modi; nella positione, & ordine delle consonantie,
lontana dalle buone Regole; nella mala imitatione delle parole, come
si può uedere nel principio della Cantilena di sopra posta, che dice.
Ma se con la pietà. L'Harmonia di cui più tosto moue à risa, che
à pietà; & forsi che non fanno professione, che le loro Cantilene fac-
cino noui effetti pietosi, & d'imitatione delle parole; pur uedasi come
moua à pietà l'animo di chi la intende. Tutto questo disordine da
altro non nasce, se non che non intendono altro che quello che gli ca-
pricij loro le dicono, che stij bene; però ci rapportano interualli tall', che loro stessi non li conoscono, dicono però che sono cose noue,
se bene sono più uecchie, che il Cucco; come li seguenti, il primo de
quali dicono, che non è ne sesta, ne settima, ma che consona benissi-
mo alle sue orecchie, che sono purgate.Interualli per
cantare falsi,
ma per sonare
ne lauti buo-
ni.

[Music example]
Il secondo uogliono, che sia una terza, ouero Decima, & che que-
sta Terza, ouero Decima sia contenuta da due semituoni l'uno nell'acuto,
l'altro nel graue, e l'uno, e l'altro di proportione sesquiquindecima, e 'l
tuono che nel mezo uiene ad esserui posto, sia di proportione sesquinona;
ma che però col mezo, & ordine della Dottrina di Ludouico Fogliani,
uogliono leuare dall'uno e l'altro semituono tanta quantità, che il tuono
per tale accrescimento diuenghi sesquiottauo, & gli semituoni restino fra
di loro eguali, e per la metà del tuono. Quanto al primo interuallo, dico, non
è cosa noua, perche fu usato da Luca MarencioLuca marencio. nel principio d'un suo madri
gale, le parole di cui dicono. falsa credenza, per dimostrar apunto un'interuallo
page 31falso nelle voci, & nella modulatione, ma non è falso nel lauto, & nel chi-
tarone instromenti da cui questo, & molti altri interualli sono leuati, &
ciò si manifesta, perche nel luogo istesso, che il Sonatore pone le dita per farci
sentire una sesta, le pone ancora à farci intendere questo interuallo fuori
delle sue cordi naturali, nelle accidentali trasportato, diuidendo il tuono
posto nello acuto col mezo de gl'accidenti in due semituoni eguali, & nel
graue similmente il tuono uiene diuiso in altri semituoni eguali, come nel-
la sottoposta Demostratione si uedrà chiaramente, non solo questi, ma mol
ti altri considerati fuori delle corde naturali, e posti nelli accidentali.
Quanto alla Consideratione di questo secondo interuallo, introdotto per una
terza; di lui si può hauere molte considerationi; ouero che lo potiamo con
siderare come interuallo, che da instromenti naturali ha da essere proferito;
e cosi non può essere altrimenti una terza; ouero secondo le forme, ò model
lo, che sono le proportioni; & in questo modo, non potrà essere terza altri-
menti; ouero come quello che da instromenti Artificiali, come Lauti, &
simili si può far sentire; & à questo modo sarà una Terza maggiore, per
che il Sonatore porrà nello istesso luogo le dita per farci sentire la terza
naturale, nel quale pone similmente le dita per questa accidentale, cioè nel-
la istessa distantia. Ma la uoce naturale non auezza à modulare simili
interualli, non naturali, per interualli naturali,Voce natura
le non auez-
za à cantare
Interualli ac
cidentali.
contenuti dico natural-
mente fra il termine di tre Corde, & accidentalmente di quattro, non ha-
uendo prefisso termine come l'instromento fatto dall'Arte, se bene può pie-
garsi doue le piace; non può giustamente diuidere il tuono in due parti
eguali, e quelle modulare in maniera che faccino quello effetto, che ne gl'in
stromenti si sentono; però mi pare errore che quelle cose, che dalla natura
non possono essere adoprate senza sua offesa, gl'inuentori di cosi fatte con-
fusioni, ne uogliono empire le carte, solo per fare il bell'ingegno; non conside-
rando, che altre sono le cose naturali, & altre le accidentali. Non si ha
forsi in molti luoghi nel sistema massimo, la Terza, & la sesta naturale,
facili alla natura da modualre, senza cercare cose forestiere, & acciden
tali, difficili, e sgarbate? forsi lo fanno per accrescere la Harmonia?
forsi la bellezza del Cantare? forsi la comodità del Cantore? le succede
tutto il contrario. Ma intorno à quello che dicono di leuare tanto all'uno
de semituoni, quanto all'altro per accomodare il tuono sesquinono, acciò
diuenti sesquiottauo, con certi, & determinati numeri rationali; bisogne-
rà prima ritrouare la metà del Comma sesquiottantessimo,Difficoltà. perche di tanta
page 32quantità il sesquinono è minore del sesquiottauo; la qual metà conosciuta
potrassi poi leuare dall'uno, e l'altro de semituoni, è aggiungerla al tuono,
che all'hora sarà il tuono sesquinono diuentato sesquiottauo; & li semi-
tuoni restarano eguali; perche se da cose eguali, sarà leuato cose eguali;Massima.
quelle che restaranno saranno poi fra di loro eguali. Due cose quiui ci
sono da considerare, & di molta importanza; anzi impossibili.Due cose de-
gne di molta
.
La pri-
ma, che gl'inuentori di cosi fatte spropositate; & se di nouo Euclide
con Archimede insieme uiuessero, non potranno mai diuidere la proportio
ne sesquiottantesima, forma del Comma in due parti eguali, con certi,
& determinati numeri rationali. La seconda è, che quando ciò si potesse
conseguire, impossibile è, che quel residuo delli due semituoni restino per
la metà del tuono sesquiottauo; Essendo conclusione firmissima nelle Ma
thematiche,Conclusione
vera.
che nissuna proportione superparticolare possi essere diuisa
in due parti eguali con certi & determinati numeri rationali, cose tutte
ch'io non sò come l'Ottuso Academico si lascia vscire di bocca, & forsi che
non fa del Teorico, & del saccente; pur si dimostra d'ingegno tanto perspi
cace, che potrebbe da lui essere inuentato, quello che questi Mathematici,
non hanno potuto, ne saputo fare, ne potranno altri conseguire. Et per-
che io ho promesso di dimostare vna sfilzata d'interualli forastieri, non
conosciuti da quelli che esercitano questa moderna confusione, interualli
inutili da cantare, con le voci nelle cantilene ordinarie, se bene sono è sa-
ranno conosciuti da quelli che suonano il Lauto, Chitarone, & altri cosi
fatti instromenti; gli ponerò qua di sotto ordinatamente, lasciando da
una parte la Consideratione, che di loro potrebbe hauere, quando secondo
la mente di Tolomeo s'hauessero da essaminare; Contentandomi solamen-
te di dimostrare come trasportati fuori delle Corde naturali, si dimostra-
no à gl'occhi differenti da quel che sono; dicendo che sarà vero, che da tan
ti semituoni nelli istessi instromenti, sarà riempito ciascuno di questi in-
terualli, di quanti gli naturali, considerando il tuono diuiso in due semi-
tuoni eguali, & che due semituoni riempiono come si vede nel Lauto vn
tuono, & è secondo la mente di Aristosseno appunto.Interualli da
quanti semi-
tuoni siano
contenuti.

  • Adunque la seconda minore, è lo istesso semituono.
  • La seconda maggiore, è di un tuono, ouero di due semituoni composto.
  • La terza minore di tuono, è semituono, adunque di tre semituoni.
  • La terza maggiore di due Tuoni, adunque di quattro semituoni.
  • La Quarta di due Tuoni è semituono adunque di cinque Semituoni.
    page 33
  • Il Tritono di tre tuoni. Adunque di sei Semituoni.
  • La quinta diminuta è contenuta dalla istessa quantità de semituoni,
    che è il tritono, non vi potendo fra loro la quarta, e la quinta entrare
    per la diuisione del tuono, che fra di loro vi si interpone, altro che un
    solo interuallo, & questo serue per l'uno, & per l'altro; serue però
    quando viene considerato di tre tuoni intieri per il tritono; & per la
    semidiapente, quando gli Tuoni posti vno nello acuto, e l'altro nel graue
    sono in due semituoni ciascuno di loro diuiso, come da [mus.bquad] fa be mi à F.
    fa ut.
  • La quinta di tre Tuoni, & semituoni. Adunque di sette semi-
    tuoni.
  • La sesta minore, di tre Tuoni, & due Semituoni; adunque di ot-
    to semituoni.
  • La sesta maggiore di quattro Tuoni, & semituono; adunque di
    semituoni.
  • La settima minore di quattro Tuoni, & due semituoni; adunque di
    dieci semituoni.
  • La settima maggiore di cinque tuoni, & un semituono; adunque di
    undeci semituoni.
  • La ottaua di cinque tuoni, e due semituoni, ouero di sei Tuoni; adun
    que di dodeci semituoni.
Non restarò di auisare il Lettore, che molti di questi interualli nasco-
no naturali; ò per meglio dire misti di vna corda naturale, & vna Cro-
matica, che in altri luoghi, & altre corde si ritrouano, con la corda acuta,
& la graue Cromatica signate con l'accidente. Come la seguente quarta
considerata nel numero di cinque corde.
[Music example]
Vnisone
page 34
[Music example]
S'haurà similmente la sesta minore, che fra queste Corde nasce
nel numero di sei Corde, in altre nascerà di sette. Et la terza mi-
nore, che nasce nel numero di tre in altri luoghi sarà da quattro cor-
de contenuta.
[Music example]
Di cosi fatta maniera questi interualli si vanno mutando, & permu-
tando secondo che li tuoni posti nel graue, & nell'acuto, vengono diuisi;
ne si possono scriuere altrimenti, posti fuori delle sue Corde.
page 35

DECIMA CONSIDERATIONE.

VEduto secondo l'ordine naturale, il tetracordo Diatonico inci
tato, e 'l molle, o delicato Aristossenico; che queste due sole
specie, & non più Diatoniche da Aristosseno sono state consti-
tuite; & fattaui intorno assai buona essamine per ritrouare il
vero; resta che vediamo, ciò che del Colore Cromatico ci apporta Aristos-
seno il moderno. Ma perche ci rapporta parole dette da Euclide, recita-
rò prima le parole di Euclide da lui poste, & di poi il suo comento, & al
fine vedremo se haurà detto il vero, o il falso. Dicono adunque le pa-
role, che vi vuol comentare. Il Colore Cromatico Tomeo per sei,
& sei, & diciotto oncie.
Seguita poi l'Autore, & dice. Questa
spetie, ò Colore Cromatico si dice , percioche ella in se
contiene vn tuono composto di due semituoni, l'uno de quali
è posto fra la prima Corda A. B. grauissima stabile compartita in
120. parti eguali; & la seconda mezaa mobile A. K. di 114.
particelle eguali, sotto la proportione in questa maniera sesqui
dicianouessima, la quale è fra 20. & 19. l'altro è tra la detta se-
conda Corda mezana mobile A. K. & la terza mezana, & mobi-
le similmente A. L. di 108. particelle eguali sotto la proportio-
ne sesquidicottessima, cioè da 19. à 18. Ha poscia ancora que-
sta specie l'altro interuallo incomposto; il quale è di 18. parti-
celle, ouero oncie, & cosi contiene in se vn tuono, e mezo da
gl'Antichi detto trihemituono, & da Moderni semiditono po-
sto tra essa Terza Corda mezana mobile A. L. & la quarta estre-
ma stabile acutissma A. C. di 90. particelle eguali, in maniera ta
le sotto la proportione sesquiquinta, cioè da 6. à 5. Et questa
diuisione Aristossenica viene ad essere ancora di Eratostene, co-
me si vede nella Tauola delle proportioni Cromatiche poste da
Tolomeo nel Capitulo 14. del secondo libro de gl'Harmonici.
Et ecco la Demostratione.
page 36
[Figure: TETRACORDO CROMATICO TONIEO ARISTOSSENICO.]
Sono tante le impertinentie, che nascono dalla Constitutione, ò Demo-
stratione di questo Colore fatta in questa maniera, che io resto come fuo-
ri di me stesso. Dice per il primo errore l'Autore.Perche si chia
ma .
Questo Colore si chia
ma , perche contiene in se vn Tuono composto di due semituoni.
Se questo colore, per le sue corde procede per semituono, semituono, &
semiditono, ò Trihemituono come dice lui. Doue si ritroua questo Tuo-
no Composto di due semituoni? Quando si dice vna cosa esser CompostaQuello che sia
interuallo com-
posto.

s'intende, che siano due, ò più cose insieme, talmente poste, che di due, ò
più, che sono separate, se ne facci vna sola, & non che di vna fattone
due s'habbi da dire Composta. In questo Colore, del Tuono si fa due
semituoni, & perciò douea dire, diuiso; & non Composto, & haureb-
be detto bene. Dice per sua buona sorte, le cose al contrario di quel-
lo, che sono, vedete s'è possibile poter intendere le cose per il suo verso.
Seguita, & dice, che l'vltimo interuallo di questo colore, era da gl'An-
tichi detto Trihemituono, & da Moderni semiditono;Differenza dal
trihemituono
al semiditono.
non ha da fare
questo con quello; il Moderno è consonante; l'Antico è dissonante; il Mo-
derno è contenuto da vna proportione il Trihemituono da vn'altra da
quella diuersa. Gli Moderni non considerano più il semiditono come
elemento di alcun Genere, di modo che habbi da essere considerato come
interuallo incomposto, & trihemituono, in quel modo, che gl'Antichi fa-
ceuano; che in questa maniera considerato ancora il tuono, e 'l semituono,
vengono detti Trihemituono,Quello che sia
trihemituono
secondo Boe-
tio.
cosi dice Boetio nel Vigesimoterzo Capitolo
del Libro Prima della sua Musica, ma lo considerono come interuallo,
che va ripieno di tuoni, e semituoni; di modo che non ci è comparatione
fra l'vno, & l'altro; e 'l nome di vna non serue all'altro, e non è manco lo
istesso; altrimenti ne seguirebbe, che il semituono, & il tuono, che si di-
cono ciascuno di loro Trihemituono, come ha detto Boetio fossero lo istesso
con il semiditono, il che non piò essere, è un'impossibile. Il tutto dice que-
sto Autore per dimostrarsi accurato Scrittore. Ci raporta che Tolomeo
nel Decimoquarto Capitolo del Secondo, nella Tauola de Colori Croma-
page 37tici, descriuendoci questo Tetracordo per fattura d'Aristosseno, dice ch'e-
gli è lo istesso di quello d'Eratostene; & io ui aggiungo, che secondo quelle
Tauole, questo è il Cromatico di Didimo, e forsi che da questo; Tolomeo
cauò il suo Diatonico, non essendo altro questo descrittoci con proportioni
cosi fatte, che il Diatonico di Tolomeo inspessato da una Corda Cromati-
ca; & pur lo douea considerare questo moderno Aristosseno, facendo pro-
fessione di scriuere con ogni minutezza, & diligentia le cose dette da que-
sto ualent'huomo. Ci assegna però un semituono di proportione sesqui-
dicianouessima fra 20. & 19. & un'altro di proportione sesquidiciot-
tessima fra 19. & 18.Semituoni di
qual propor-
tione siano.
& che altro sono questi due semituoni, se non il
tuono sesquinono, in due semituoni ineguali diuiso? Seguita poi è dice che
il Trihemituono da Moderni detto semiditono, è contenuto dalla propor-
tione sesquiquinta fra 18 & 15. & che cosa è questo, se non un sesquiot
tauo congiunto con un sesquequindecimo?Quello che
sia lo interual
lo sesquiquin
to.
Et Tolomeo come ha diuisato
il suo Diatonico Sintono, se non con interualli cosi fatti? Dirà forsi che
non sia uero? Et che differenza è fra di loro, se non che restando gl'istessi
interualli nel luogo suo; diuide quel tuono che nel tetracordo di Tolomeo
è posto nell'acuto in due semituoni,Qual tuono
uiene diuiso.
in uece di diuidere quelli che sono nel
graue? Quello che di nuouo ci apporta l'Autore, sono tre semituoni; che
ci constituisce, l'uno dell'altro maggiore, concetto che non fu mai detto da
Aristosseno, da Euclide, da Aristide, Censorino, ne da Martiano Capel
la, ne da altri, che sia stato seguace d'Aristosseno.Seguaci di
Aristosseno.
L'uno di proportione
sesquidicianouessima; un'altro sesquidiciottessimo. Et perche in questo
Colore dice che ui è il Trihemituono contenuto da un tuono e mezo, che
secondo Aristosseno è un tuono, & un semituono nella proportione 18. &
15. & di già non rammentandosi (il che è marauiglia grandissima) ha
detto che il tuono è di proportione super 2 partiente 15. ne termini 17. et
15. per hauere hora il Trihemituono ui aggiunge la proportione sesquidi-
ciasettessima, et è il semituono aggiunto al tuono, che reintegra il suo tri-
hemituono 18. et 15. ne suoi termini, ma non radicali; di modo che à
fare il conto, tre saranno gli semituoni descritti da questo moderno Ari-
stosseno, uno sarà diTre specie di
semituoni.

Proportione sesquidiciasettessima 18 17
Proportione sesquidiciaottessima 19 18
Proportione sesquidicianouessima 20 19
page 38Di doue si vede quanto bene egli vada spiegando la intentione d'Ari-
stosseno, di cui ne fa professione cosi gagliardamente, & forsi che bal-
danzosamente non dice di farci vna vera Demostratione, delli Tetra-
cordi d'Aristosseno. Ma perche ho detto che questo è il Tetracordo di
Tolomeo, parmi bene di rapportarlo quiui, acciò in faccia si conosca,
che quanto ho detto è il vero.
Diatonico di Tolomeo. Cromatico d'Aristosseno di
Didimo, & di Era-
tostene.
15 15
16
18 Tuono diuiso in due semi-
tuoni.
18
19
20 20
E ben vero, che perche con queste sue noue inuentioni, di appli-
care le proportioni à gl'interualli, lontanissima operatione dalla men-
te d'Aristosseno, & de suoi seguaci, & di diuidere la lunghezza
della Corda in parti eguali; s'è accorto di non colpire nel bersaglio,
in quella maniera che haurebbe uoluto; perciò s'è riuoltato allo ac-
corciamento fatto rispetto al suono; & quando di questo accorcia-
mento lasciando il Mesolabio, ouero l'aiuto della 13. propositione
del sesto d'Euclide, ne hauesse fatta la Demostratione, forsi che ha-
urebbe potuto essere uera la , & chi sà? il suo bello
ingegno potrebbe forsi ancora operare di tal sorte, che ritrouasse il ue-
ro; Staremo à vedere, ne spero ogni bene; noue inuentioni non ci
possono mancare.
page 39

VNDECIMA CONSIDERATIONE.

FAtta la Consideratione del Cromatico Tonieo, se non minuta-
mente, almento la uicino, & intorno à quelle cose che più im-
portano; uedremo hora come questo nouo Aristosseno habbi
inteso il Colore Cromatico sesquialtero. Dicono le parole di Euclide da lui
comentate, & di annotationi non più da altri dette illustrate.Constitutione
del cromatico
.
Il colore
del Croma , ò sesquialtero per interualli di oncie
quattro, e meza, & oncie quattro, e meza, & ventuna oncia.
Et quando uiene alla Demostratione di cosi fatta cosa, ci descriue un die-
sis di oncie quattro, e l'altro di cinque; ò particelle della linea fatte; dice
però, che le proportioni loro sono tali. Il primo è sotto la proportione cosi
supertripartiente 70. essima; uuol dire super 3 partiente 77 essima, cioè
da 80. à 77. & è secondo li suoi dissegni di 115 1/2. particelle; e 'l secondo
diesis è contenuto dalla proportione super 3 partiente 74. cioè da 77. à 74.Proportioni
delli diesis ine
guali.

& per un'interuallo incomposto continente un tuono con due altri diesis
Cromatici sesquialteri più graue della quarta, & acutissima stabile di
90. particelle eguali; onde sia tra loro cosi contenuta la proportione super
7. partiente 30. che è da 37. à 30. In conclusione uuole questo Moder-
no Aristosseno, che questo tetracordo Aristossenico sia diuiso in due diesis,
& un tuono con due altri diesis. Ma se uere sono le parole di Euclide, che
egli traducendole in parlare Italiano ci rapporta, Tre diesis andrano al
riempimento del tuono, che cosi dicono le parole d'Euclide, & d'Aristosse-
no istesso quando diuide il tuono, in tre, & in quattro parti eguali. Ma
la Diatessaron, ò il tetracordo cosi descrittoci è di due diesis principalmen-
te, l'uno, & l'altro contenuti dalle proportioni dette;Errore del
moderno Ari-
stosseno.

& un tuono, & due
altre diesis, che in tutto arriuano al numero di quattro diesis. Ma quattro
diesis riempiono un tuono, & una terza parte di tuono. Adunque questa
Diatessaron, sarebbe ripiena di due tuoni solamente, & un diesis, il quale
è la terza parte di tuono. Non sarà uero adunque che la Diatessaron da
Aristosseno il uecchio ordinata sia di due tuoni e mezo; ma di due tuoni,
& una terza parte di tuono cosi dal moderno Aristosseno riempita. Que-
sto è uno inconueniente; Non disse mai Aristosseno l'antico, ne alcuno de
suoi seguaci cosi fatte spropositate;Disproposito. si come è stata una spropositata il dire
che l'uno diesis di proportione super 3. partiente 77. e l'altro contenuto
page 40della proportione super 3 partiente 74. Essendo che queste proportioni non
sono eguali; se bene eguali le differenze. Et perche ci constituisce il tetra-
cordo delle proportioni dette. Eccolo ordinatamente posto.
D. 60 ————
Tuono, & due Diesis.
C. 74 ————
Diesis.
B. 77 ————
Diesis.
A. 80. ————
Dice che fra 74. & 60. vi è vn tuono, & due diesis, & ritrouan-
dosi il tuono da 68. à 60. saranno li due diesis fra 68. & 74. Et per-
che gli constituisce di differenze che sono eguali; sarà l'uno cosi da 68.
à 71. & l'altro da 71. à 74. & haueremo in cosi fatta ordinatione quat-
tro diesis in progressione Arithmetica, ma se siano le proportioni eguali,
come ce le dissegna Aristosseno, & tutta la Scuola Aristossenica, dicanlo
quelli tutti, che di questa professione hanno intelligentia; sono gli Diesis li
seguenti.Quattro spe-
cie di diesis.

Diesis di proportione super 3 partiente 68 71 68
Diesis di proportione super 3 partiente 71 74 71
Diesis di proportione super 3 partiente 74 77 74
Diesis di proportione super 3 partiente 77 80 77
Ma benissimo m'accorgo, che poiche questo moderno Aristosseno s'è ac-
corto, che non può per la diuisione della Corda in parti eguali fatta; ne
manco col mezo delle proportioni assignarci vguaglianza alcuna di inter-
ualli, ne di farci vna vera demostratione, come ci ha promesso, si vuol
saluare, con lo accorciamento fatto rispetto al suono, ritirandosi dietro alla
Tauola per stare ad ascoltare, ciò che dice il Mondo di queste sue bellissi-
me spropositate. Ma non gl'andrà fatta; perche la malitia è conosciu-
ta; può vscire fuori allegramente, & lasciarsi conoscere in faccia.
page 41

DVODECIMA CONSIDERATIONE.

ISpedita la Consideratione delli due Tetracordi Cromatici, cosi
malamente dimostrati, con simigliante maniera, & con mol-
ta breuità, ci spediremo dalla essamine del tetracordo molle, ò
delicato descritto nella terza parte da lui fatta nella diuisione
delle parole di Euclide, le quali sono queste.constitutione
del color cro
matico molle
Il colore del Croma mol
le, ò delicato per interualli di quattro, & quattro, & ventidue
oncie.
Col mezo delle quattro linee in 120. particelle ciascuna di loro
egualmente diuisa, facendo lo accorciamento di quattro, & quattro, &
ventidue oncie, con gli scanelli, ò ponticelli per hauerne quegli interualli,
che à constituire questa specie sono necessarij, ci fa la Demostratione secon
do il solito suo, ma con molta diligentia ci va descriuendo da quali propor
tioni siano cosi fatti interualli contenuti;Proportioni
delli diesis di
questo colore
Et per il primo, & più graue diesis,
dice ch'egli è dalla proportione sesquiuentinouessima contenuto, di quattro
particelle, che dalle 120. leuate sarà la sua corda acuta di 116. che in-
sieme con le 120. comparate, si corrispondono in cosi fatta proportione. Il
secondo, che sarà di altre 4. particelle essendo che vogliono essere eguali, vie
ne ad essere formato dalla proportione sesqui 28 essima, & nella corda di
112. particelle; l'altro interuallo che deue essere di 22. oncie, resta all'ul-
tima corda 90. che è lontana dalla corda 112. per oncie 22 sarà di propor
tione cosi super 11 partiente 45. fra li termini 56. & 45. & è vn tuono
con semituono, & vn diesis cromatico molle contenuto; & affinche si ue-
da tutto 'l tetracordo ordinato secondo queste proportioni lo ponerò quà
di sotto.
D. 45 ————
Tuono, semituono, & diesis 22
C 56. ————
Diesis Cromatico 4
B. 58. ————
Diesis Cromatico 4
A. 60. ————
E ben vero, che perche non le paiono à bastanza le quattro specie di die-
sis nella consideratione passata dimostrate, che in questa ce ne vuol consi-
page 42gnare tre altre, l'una dall'altra diuerse, & ineguali. Ma come diceua il
Barba Zeuaino, la non starà lì. Egli uorrà inuentarne tanta quantità,
che possino al numero nouenario giungere; & non è senza misterio; perche
alcuni uogliono, che la Musica nasca dalle Muse alle quali è concesso il can
tare, per una certa loro omnipotenza; & però scherzando potrebbe con
questo numero nouenario delli Diesis, & delle Muse, dimostrare il suo bel
lo ingegno. Gli Diesis sono li seguenti.Spetie di Die-
sis.

Diesis di proportione sesquiuentinouessima 30 29
Diesis di proportione sesquiuentiottessima 29 28
Diesis di proportione sesquiuentisettessima 28 27
Due de quali, & sono quelli che seruono per gli interualli dirò cosi na-
turali, & proprij di colore. Et nel tetracordo sono separati; Ed il terzo,
che con il tuono, & semituono si ritroua vnito, e quello che fra gl'altri del
li tre nominati è di proportione maggiore; imperoche considerati gli termi-
ni della proportione super 9 partiente 45. ui si include lo interuallo del
tuono, & semituono, che da una sesquiquinta è contenuto; posta fra
il 18. & 15. li quali termini moltiplicati per il 3. ci danno la propor-
tione detta; essendo uero che sia qual proportione si uoglia, & moltiplicata
per qual numero si sia produce la proportione medesima. Quella propor-
tione poi che di più ui è aggiunta, necessariamente bisogna che sia quella del
diesis, ma ella è una proportione sesqui 27 essima. Adunque questa è la
proportione del diesis accompagnato col tuono, & semituono in questo co-
lore. Et perche questa proportione ha maggior denominatore di ciascuna
delle tre proportioni delli diesis dimostrate, ella sarà maggiore, & maggio-
re interuallo de gl'altri due diesis separatamente considerati. O come fa
questo autore straparlare Euclide, Aristosseno, & tutti gli suoi seguaci;
non dissero mai alcun di loro, che ci fossero noue specie di diesis l'una dal'al-
tra differente; sette specie n'ha sin hora dimostrate, l'altre due, dimostra-
rà nel colore Enarmonico. Non si ramenta questo poueretto, che quando
fa la diuisione delle parole di Euclide, & che le traduce in parlare Italia-
no, due solamente, & non più dice, che sono gli diesis? Il primo di tre on-
cie da Martiano detto Tetartemoria, cioè quarta parte; l'altro di quattro
oncie da lui detto Tritemoria, cioè Terza parte. Che poi la Demostratione
sia uera all'istesso modo, che le altre sono state considerate, & conosciute per
page 43false; questa ancora simigliantemente si ritrouerà esser tale. Nella di-
uisione della lunghezza della linea, ò corda fatta in parti eguali, non è ve
ra. Nella Consideratione delle proportioni, si vede ragioneuolmente fal
sissima. Quando poi se ne viene allo accorciamento fatto rispetto al suono
& non alla totale lunghezza della linea, ci lascia al solito suo con le mani
piene di Mosconi. Et forsi che questa non è vna noua inuentione, è vero
il prouerbio chi non fa, non falla.Prouerbio
uerissimo.

TERZADECIMA CONSIDERATIONE.

REsta hauendo fatte quelle Considerationi, che à me paiono più ne
cessarie per scoprire la verità, ò la falsità, per dir meglio, de
Generi Diatonico, & Cromatico; che hora vediamo come, &
in qual maniera questo nouo Aristosseno si sia diportato nella Demostra-
tione del Colore Enarmonico, di cui una sola specie ne dimostra. Et
perche fa una assai lunga diceria, volendo dimostrare, che questa specie par
ticolare non è quella, che da Olimpo fu ritrouata, non le parendo à bastan-
za d'hauer ripreso il Patricio contra ogni douere, si riuolta à Plutarco per
dargli una percossa tale,L'autor per-
cuote Plutar-
co.
che per huomo indegno di fede uorrebbe che fosse
riputato, ma troppo ha fermo il piede Plutarco, troppo ha credenza egli è
in tanta stima (& meritamente) appresso tutti gli dotti, e gl'indotti, che
pur alla giornata vanno legendo qualche sua opera, che poco, anzi nulla può
nocerli le lingue de maldicenti, non teme soffiata da venti contrarij. Addu
ce (o che Arte) un'autorità di Plutarco da lui tradotta in parlare Italia-
no per hauere occasione di tassarlo, & dice. Ma da Musici Olimpo,
è (come dice Aristosseno) riputato inuentore del Genere Enar
monico, conciosia che auanti à lui tutti li Generi erano stati Dia
tonici, ò Cromatici.
Seguita l'Autore;
Ma non per tanto esse pro-
uano, ò inferiscono, che se bene d'Olimpo fu la inuentione del
Genere Enarmonico, sua però fosse questa distributione, ò spe-
tie. Oltra che à Plutarco quando bene anco questo luogo con-
cludesse à fauore della particolarità proposta, non si haurebbe
da prestar credenza, se non quanta è la fede d'Aristosseno alle-
gato da lui; il qual detto d'Aristosseno, se del Musico intende
Plutarco, non si legge ne suoi scritti Harmonici, che noi habbia
mo per le mani. Et è conclusione fermissima,conclusione
falsa.
che non si crede al
page 44Relatore, se non si ha manifesta chiarezza del rapporto.
Volendo
con questa conclusione dire; che non ritrouandosi ne gli scritti d'Aristosse-
no i quali habbiamo per le mani, il rapporto che fa Plutarco, à lui come re-
latore di falsità non debbe essere creduto. Ma s'egli è uero che Aristosse-
no come dice Suida Historico,Suida. & altri Autori graui habbi tanti, e tanti
libri di Musica, Arithmetica, Historia, & di Filosofia; non può essere
ancora che Plutarco huomo di gran giudicio, ingegno, & lettura, habbi
letto qualche opera d'Aristosseno da noi desiderata,Diffesa di Plu
tarco.
& perciò come Histori
co il cui fine è di narrare il vero, ce ne habbi fatta quella relatione che à
huomo veridico s'appartiene? Et quanti libri d'Autori grauissimi potia-
mo, e dobiamo credere, che si ritrouassero al tempo di Plutarco, che per le
guerre, e la lunghezza del tempo essendo persi, noi con danno incredibile
ne siamo priui? Et se Plutarco ci ha fatto vna cosi fatta Relatione, e forsi
tenuto fra Dotti, & litterati un Ciarlatore? Vn parabolano, capricioso,
huomo di testa, ostinato, & poco sauio come altri? Non già, ma si bene per
sententioso, giudicioso, d'autorità, di fideltà nelle Relationi da lui fatte.
Ne quiui uale al proposito nostro dire gli Giurisconsulti dicono, che questa
conclusione è uera, in caso tale.Proposta. Titio addimanda ad Antonio cento scu-
di, & dice douerli hauere per un'instromento fatto con suo Padre, & ne
rogato, &c. à Titio che è il relatore non se gli deue dar credenza, se non
quanta è quella, ch'egli dimostra per l'instromento; adunque à Relatori
non si deue credere, se non si ha manifesta chiarezza del raporto. Adun-
que à Plutarco Relatore non se li deue credere se non quel tanto, che dice
Aristosseno. Et perche ne gli scritti, che noi habbiamo per le mani d'Ari-
stosseno, cotal cosa non si ritroua, come ho detto. Adunque à Plutarco non
si deue in modo alcuno credere, che ciò sia il uero? Dico che delle cose li fi-
ni sono diuersi.Fini diuersi. Il fine di Titio è di hauere, & cauar dalle mani ad An-
tonio cento scudi; per il danno che può succedere ad Antonio per il mezo di
questo priuarsi del danaro, bisogna che Titio dia manifesta chiarezza di
questo raporto ad Antonio, se uuole che egli si priua di questo beneficio del-
li cento scudi, potendo anco in questo raporto essere uerità, & falsità per
l'utile, che ne spera Titio, & perciò per lo interesse proprio; & per il danno
che può succedere ad Antonio, bisogna dare manifesta chiarezza di que-
sto raporto. Ma il fine dello Historico,Fine dell'Hi
storico.
che non spera utile à se, e danno
ad altri, e solo di narrare il uero; però come Historico ueridico ui si deue
dar credenza, senza manifesta chiarezza di raporto. Et quando non ui
page 45si douesse dar credenza rispetto à questa conclusione, non sarebbe anco de-
gno di fede.Historici ueri-
dici.
Beroso, Pausania, Suida, il Zonara, Gioseffo, Suetonio
Tranquillo; Titoliuio, Iustino, il Sabelico, & tanti altri Historici Anti-
chi, & Moderni; che senza manifesta chiarezza di raporto ci narrano
Guerre, Paci, Tregue, Ragionamenti, Consegli, Ambasciarie, Parlamen-
ti, Fatti d'Arme, Stratageme Militari, Vittorie, Parentadi, Trionfi, &
tanti Gesti, & fatti de Greci, Arabi, Latini, Hebrei, & altre Nationi;
senza la cognitione de quali, non si haurebbe memoria alcuna, ne vniuereb-
bono eternamente nel Tempio della Fama, tanti huomini illustri che sono
stati, sono, & saranno insieme con le attioni da loro fatte, che sono segnala-
te, & dal principio della creatione del mondo sino al presente giorno. Et se
à questi Historici come huomini degni di fede, senza chiarezza di rapor-
to gli si crede; perche à Plutarco non vi si deue credere? Per qual causa
da lui, s'ha d'hauere, & ricercare chiarezza di raporto, & da gl'altri nò?
L'ha forsi detto l'Oracolo d'Apolline? AristoteleAristotele. ci raporta opinioni di
Melisso, Parmenide, Anassagora, & d'altri Filosofi Antichi, senza che
le opere loro si uedano; adunque perche non ci è manifesta chiarezza di
questo raporto, non si deue credere ad Aristotele? Sarà per questo Aristo-
tele vn mendace? Sarà vera adunque in cosi fatto proposito, questa con-
clusione? Et forsi che non la dice con parole pregnanti. Firmissima; Ma-
nifesta, & altre. Certo nò. O come bene s'accorse di questo inganno Ca-
tone il sententioso quando arditamente cantò.Detto di Cato
ne.

Noli tu quaedam referenti credere semp
Exigua ijs tribuenda fides, qui multa loquuntur.
Disse che non si douesse credere ad alcuni, alcune cose, come è il caso di
Titio; ma non disse ogni raporto, come dice l'Autore del Parere; & dichia
randosi meglio (poiche mi bisogna fare il pedante) disse che non si douesse
prestar fede à quelli, i quali molto ragionano, volendo escludere gli lo-
quaci, & ciarlatori da questa credenza. Et perciò dicono questi specu-
latiui; che la uerità dello effetto dipende da tutte le sue cause;Di doue na-
sca la verità.
la certez-
za del credere nasce dalli fatti, & dallo intelletto. Veritas est adae-
quatio rei ad intellectum.
Adunque essendo lo intelletto dell'huomo
causa della uerità,causa della ve
rità d'onde
nasca.
all'huomo Relatore se le deue credere in parte non
ostante la incertezza del fatto, & è quanto uolse dire Catone. Et quan-
page 46do ui si creda, ò debba credere, in tutto, ò in parte come ho detto per opinio-
ne de maggior sauij di lui, & si come la esperienza in effetto Madre di
tutte le cose, e la ragion lo uuole; falsa sarà la conclusione posta dal no-
stro Moderno Aristosseno. Et ueramente se il nostro intelletto fosse di
tanta uirtù, & efficacia, che potesse penetrare tutte le cose, io crederei,
che nella maggior parte fosse vera, ma non hauendo questa cosi fatta pre-
eminentia, bisogna per forza dar credenza senza chiarezza di raporto.
Ma di più dico che se uniuersalmente, & assolutamente questa conclu-
sione fosse uera, ouero s'hauesse da crederli, che si distrugerebbe la Sacra
Theologia, alla quale ho creduto, credo, & crederò sempre senza alcuna
contradittione, & à Santi Dottori, che di lei ce ne hanno dato, & danno
precetti non ostante la ineuidentia mentre siamo Viatori del fatto. Ma
dicami questo Moderno Aristosseno, se egli non hauesse data credenza à
suoi Maestri quando gl'hanno insegnato, & di nouo quando si consiglia
di qualche passo à lui difficile, & ad altri facile, che cosa saprebbe egli di
buono, & di bello? Con tutto che non habbi, ne certezza, se quello che
gl'hanno detto, e dicono sia il uero, ouero il falso? Ha creduto à Mae-
stri, & hora crede à Dotti con cui parla, & si consiglia, perche d'insegna-
re il uero, & ueri fondamenti delle scienze hanno fatto professione,
& fanno. Et il Mondo tutto crede alli Historici, perche sà che hanno
fatto particolare studio di leggere Scritture autentiche, Annali, memorie,
instromenti, le quali danno credito senza altra chiarezza di raporto.
Stupisco come cosi liberamente senza altra dichiaratione, habbi
quest'huomo, che fa il Sauio più d'ogn'altro, aportata cosi
fatta conclusione. Ma come nelle leggi sia uera, &
anco falsa, Alessandro de Neuo sopra il De-
cretale, Titul. de Appell. Cap. Cum
paruerit, & l'Abbate nello istesso
luogo, lo dimostra-
no.
[Figure]
page 47

QVARTADECIMA CONSIDERATIONE.

ANdauo credendo, che questo Moderno Aristosseno, si fosse con-
tentato d'hauere attribuito ad Aristosseno, ouero ad Euclide,
come seguace d'Aristosseno, le cui parole ha tolto à glossare; set
te specie di diesis, cosa molta lontana dalla mente dell'uno, &
dell'altro, ma uedo che per dimostrare, che non sono sufficienti, e basteuoli
à conseguire il suo intento; ce ne uogliono de gl'altri, però venendo secondo
il solito alla Demostratione del Colore Enarmonico, di cui vna sola specie
da Aristosseno, & suoi seguaci è stata consignata, ci vuole ancora di dare nel
le loro proportioni dalle passate differenti, le forme di due altri diesis, tanto
che ariuaranno al numero delle Noue Muse, come poco fa io dissi. Et per
venire alle parole di Euclide, & di poi alle annotationi dice:constitutione
del colore E-
narmonico.
Canterassi
adunque il Colore Enarmonico per la grandezza, ouero inter-
uallo di tre oncie, & tre oncie, & ventiquattro oncie.
Segue la
spositione, & singolare annotatione.
La B. D. contiene tre particel-
le, ouero oncie per le quali accorciata la A. B. resta la A. D per la
seconda Corda mezana più acuta della prima A. B. estrema gra-
uissima per vn diesis Enarmonico, cosi contenuto dalla propor
tione sesqui 39 essima, cioè da 40. à 39. come s'vdirà toccan-
dosi insieme l'una, & l'altra Corda A. B. & A. D. la D. E. contiene
parimenti tre altre particelle eguali, ouero oncie
[Figure: TETRACORDO ENARMONICO .]
per le quali accorciata la Corda, ò linea A. D. resta la A. E. per la
Terza corda mezana più acuta per vn'altro diesis Enarmonico
di essa seconda Corda mezana A. D. contenuta cosi dalla propor
tione sesquitrentaottoessima, cioè da 39. à 38. come si sentirà so
nate insieme ambedue esse Corde A. D. & A. E. la E. C. contiene
24. particelle eguali, ouero oncie, che sono le restanti sino
alle 30. per la quale A. C. viene ad esser più corta, & più acuta di
page 48essa A. E. per vn ditono incomposto cosi contenuto dalla pro-
portione super 4 partiente 15. cioè da 19. à 15.
Questo colore
secondo la descrittione delle proportioni assignateci del Moderno Aristosse-
no necessariamente sarà cosi ordinato.
D. 30. ————
Ditono incomposto 24
C. 38. ————
Diesis Enarmonico 3
B. 39. ————
Diesis Enarmonico 3
A. 40. ————
Alla dichiaratione del quale procedendo, dico che ci assegna due altre
specie di diesis Enarmonici, che collocare si possono nel numero con gl'altri
sette, & sono li seguenti.Due specie di
diesis, che ag
giunte con le
altre fanno il
numero di
noue.

Diesis sesquitrentanouessima 40 39
Diesis sesquitrentaottessima 39 38
Ne può negare, che tutti questi noue diesis, non siano l'uno dall'altro
differenti, perche sono ne suoi radicali termini, da proportioni differenti
contenuti. E 'l ditono in questo colore entra incomposto, per le ragioni di so-
pra dette, e non sonoro; nondimeno fra l'altre considerationi, che Aristosse-
no ha hauuto; vna delle principali è stata di dare sodisfattione all'udito.
Dice di sopra l'Autore, che se saranno sonate ambedue le corde di sopra
dette insieme, si sentirà quello cosi fatto interuallo da lui descritto; & che
vorebbe? forsi ch'io in luogo di vn diesis io sentissi vna ottaua vnisona?
chi dubita che quelle parti ritrouate nella magnitudine secondo quelle pro-
portioni, che sarà dibisogno, ch'io senta quello, & non altro interuallo? &
se io nella magnitudine ritrouarò per il mezo delle loro proportioni assi-
gnatomi gl'estremi del ditono incomposto; chi non sà, che in luogo suo, io non
sentirò una quinta, ma vno interuallo dissono, nella maniera, che disopra ho
dimostrato? à che proposito, ò disproposito fare questo ciclamento? Hor-
sù, che nella Demostratione di questo Colore, s'è abbagliato come nelle al-
tre. Et vltimamente con il uolersi saluare, col mezo dello accorciamento
fatto non rispetto alla totale lunghezza della linea con li ponticelli, ma ri-
page 49spetto al suono, ha dimostrato intieramente quanto poco intenda di questi
concetti. Ma questa con le altre ci vanno argomentando, che tutte le
Demostrationi da lui fatte, non sono secondo la mente d'Aristosseno, come
ci propone nel principio del suo Parere; & nel mezo à cart. 36. & 37.
di dimostrarci, & forsi che non fa vn romore, vn strepito gran-
de con questo suo Euclide, Tolomeo, Gaudentio, Boetio, & altri tanti
Autori, che pare uogli mettere all'ordine tanti Capitani per andar à bat-
tere la fortezza di Minerbio; quasi che à lui solo come intelligente di co-
sa alcuna, ò delle opinioni d'Aristosseno, & herede vniuersale de suoi
detti s'habbi da dare affirmatiua credenza, senza altra replica, & che ba
sti à dire: Magister dixit.

QVINTADECIMA CONSIDERATIONE.

ET perche parmi hormai tempo di dar fine à questo libro di Con-
sideratione; sarà questa l'ultima, nella quale raccogliendo al-
cune cose che spropositi ragioneuolmente si possono addimanda-
re, le andrò toccando, non tutte, ma quelle, che più mi paiono al proposito,
per fare il Lettore auuertito. Volendo di poi riuoltare la penna altroue,
in queste bagatelle sforzatamente occupata. Dice, che il semituono è
parte del tuono sesquiottauo, & le sue parole sono tali à cart. 10.Errore. Et
la sesquiottaua, che è il tuono, da per se sola è maggiore del se-
mituono, per essere egli parte di quello.
Et chi è quello nella
Musica tanto insensato, che non sappi che il tuono è maggiore del semi-
tuono? Io non so come possi vn huomo, che fa professione d'hauer tradot-
to di Greco in Italiano; Aristosseno, Briennio, Euclide, Tolomeo, & al-
tri grauissimi Autori dica cosi fatte cose. E ben vero, che quelle tra-
duttioni da lui semplicemente non sono state fatte, ma ui ha gran parte
il Gentilissimo Signor Ascanio Persio delle Greche lettere professore, &
nello Studio di Bologna Lettore.Sig. Ascanio
Persio Letto
re nel studio
di Bologna.
Tratta dico del semituono in quel
luogo, ma di quale, essendo li semituoni molti, & diuersi dicalo lui.
Se vuol dire di quello d'Aristosseno, di cui egli è in proposito, che ha da
fare, gl'Antipodi con la Gaza Marina? Il Cucco con il Cane? Et se
egli istesso ci va descriuendo nel tetracordo Diatonico due sorti di tuono
page 50dal sesquiottauo differente secondo la mente d'Aristosseno, & ci dimo-
stra tre specie de semituoni nissuno de quali ha che fare con il sesquiotta-
uo, non essendo mai questo tuono da lui considerato in queste distributio-
ni, ne nominato, che sproposito è questo? Se dice del Tolomaico fra li ter-
mini 16. & 15. cosi determinato, egli non è parte ne pezzo del sesquiot-
tauo, ma del sesquinono; che perciò alla reintegratione di esso sesquinono,
ci va il sesquiquindecimo col sesqui 24 essimo insieme accopiati, come sue
parti. Ma ordinariamente tuti li Theorici dicono che il semituono è quel-
lo,Semituono
quello che
sia.
per il quale la Diatessaron supera il Ditono, ma non mai che egli sia par
te del tuono sesquiottauo. Non ragiona adunque questo Moderno Ari-
stosseno, del semituono Tolomaico, ne di quello de gl'Antichi; che al suo
proposito sarebbe vn disproposito, ma di quello d'Aristosseno. Et se bene
Aristosseno, come ho detto, altre volte ne suoi fragmenti non nomina mai,
ne proportione sesquiottaua, ne tuono sesquiottauo, ma semplicemente il
tuono, nondimeno si piglia spasso quest'huomo di volere, che Aristosseno
dica à suo modo, & tutto fa per ridurre le cose à suo gusto, & secondo li
dissegni suoi. Dice più oltra che ci fa sentire fra due Corde la Diatessa-
ron formalmente in atto;Errore. & all'istesso proposito, non facendo distintione
dall'atto alla potentia; dice che potentialmente vi si ritroua; Vedo che mi
bisogna insegnarle la differenza dell'atto alla potentia; gran patientia, che
mi bisogna hauere con quest'huomo. Si dice vna cosa essere in potentia
in due maniere;Potentia di
due sorti.
lontana l'una, e l'altra vicina; lontana, & non è al pro-
posito nostro; Quando uno è totalmente ignorante, cioè del tutto priuo del
sapere alcuna cosa, alla quale però rispetto à quelli che la sanno, & non ne
discorrono, che questa è potentia uicina, potrebbe dar opera, & acquistarla
per giungere alla potentia uicina. Et quelli, che in potentia uicina si ri-
trouano, e sono, hanno l'habito, & non lo essercitano, percioche ogni uol-
ta, che non siano impediti di qualche esteriore impedimento, lo possono
mandare ad essecutione. Al proposito nostro, mentre che quei suoni che
risuonano la Diatessaron dall'udito distintamente intesi, & riceuuti per
tali, sono detti essere in atto. Et quando due Corde essendo Vnisone, non
risuonano altro che un solo suono, all'hora si ritrouano in potentia uicina,
da pigliare qualunque forma, che dallo Artefice le sarà data. Ma di
questi spropositi, ue ne sono le cataste. Dice che dalla Proslambanome-
nos alla Parhipatehipaton ui è il primo, & grauissimo tetracordo de Mo-
derni. Seguitano forsi gli Moderni la diuisione del Sistema massimo per
page 51tetracordi fatta, come faceuano gl'Antichi? o pur la diuisione di Guido
Aretino Monaco in essacordi partito, detto Deduttione? Era il suo pro-
prio di dire, fra le prime quattro Corde del primo, & Grauissimo essa-
cordo, non ci essendo altra diuisione da Moderni seguita. Ma che dirò
del tempo consumato intorno al volere addure autorità per agrandire il
volume. Che quella specie Enarmonica dal Signor Patritio decritta,
non sia inuentione d'Olimpo, ma di Aristosseno? eraui forsi lui presente?
dicalo che all'hora hauendo chiarezza di questo raporto, da lui raporta-
tomi, lo crederò, altrimenti, non debbo credere alle sue parole, che cosi mi
insegna lui, che facci. Et massime che quando Boetio descriue nel quar-
to libro quel cosi fatto tetracordo, non dice che sia d'Olimpo ne d'altri. S'af
fatica con la formatione d'argomenti, e silogismi, di onde si vede lo studio
grande ch'egli ha fatto intorno à Pietro Hispano; per prouare questa con
clusione, & dice. Che Euclide non nomina mai Aristosseno, se non
nel luogo doue tratta de Modi, & perche dimostra il Genere Diatonico
e 'l Cromatico, secondo che Aristosseno fa; Adunque lo Enarmonico anco
ra è da Euclide descritto, secondo la mente d'Aristosseno; ma questa è quel
la specie, che lui descriue, ne segue adunque, che questa sia specie d'Ari-
stosseno, & non di Olimpo. Non potrebbe Euclide hauer descritto gli
due Colori Diatonico, & Cromatico secondo Aristosseno, & lo Enarmo-
nico secondo che Olimpo lo ha ritrouato, & che poi sia stato ancora descrit
to da Aristosseno? Chi mi rende fedele chiarezza, & manifesta testimo-
nianza di questo, acciò lo possi, & debba credere? Et tanto più che l'au-
tore del Parere mi dice, che non creda senza certezza di raporto? Non è
nominato in oscuro, come & in qual maniera gl'Antichi accomodassero
quelle Harmonie, & fra quali spacij, se il Moderno Aristosseno dimo-
stra confusione fra gli Scrittori, & tale che chi vuol credere à vno biso-
gna dar contra à l'altro? Confrontano forsi tre, ò quattro di loro insieme?
Se non confrontano, come non è rimaso in oscuro? à cart. 31. doppo lo ha-
uer fatto una lunga diceria intorno al dimostrare, che la distributione del
tetracordo da Boetio, come dicono altri per inuentione di Olimpo, & ri-
dotolo all'ordine delle particelle ouero oncie; nella maniera, che fece Tolo
meo, & Euclide quelle d'Aristosseno, dice le formate parole. Dalle
quali cose tutto noi potiamo hora indubitatamente raccoglie-
re, che i due diesis di Olimpo se bene sono di vna medesima
grandezza, ò quantità fra di loro, non sono però come quei di
page 52Aristosseno, ma il primo si come il secondo essere alquanto mag
giore, onde tutte due posti insieme trapassano la giusta metà di
un mezo tuono; il che non fanno quei d'Aristosseno.
Se li due
diesis attribuiti ad Olimpo sono di una istessa grandezza, ò quantità, co-
me potrà essere, che vno sia di proportione maggior dell'altro? Ouero se li
termini delle loro proportioni sono una dell'altra maggiore, come po-
tranno essere di una istessa grandezza? Se trapassano la giusta me-
tà di un mezo tuono, quale è la giusta metà del mezo tuono? Di
qual tuono parla del sesquiottauo, ò pur dell'uno, ò l'altro, che egli ci
descriue di mente d'Aristosseno? Se del sesquiottauo; che proposi-
to è questo nominare un tuono, che mai è stato da Aristosseno mento-
uato? Se dell'uno, ò l'altro da lui descritti, quale sarà la sua giusta me-
tà?metà del tuo-
no non si può
sapere.
Se lo descriue con proportioni, come lo diuiderò in due parti eguali?
Che di loro una non sia maggior dell'altra? Se vuole ritrouare questa giu-
sta metà in parti che siano nella quantità continoua proportionali; à che le
proportioni? Se la vuol ritrouare nelle proportioni, come la potrà dimo-
strare se con certi, & determinati numeri rationali, non si può partire?
doue sarà questa tanto giusta metà? Ma è d'auuertire, che dice; La
giusta metà del mezo tuono.
Non dice la metà del tuono; ma la metà
del mezo; che viene ad essere vna quarta parte del tuono. Et se li due die
sis non sono altro che lo Apotome contenuto dalla proportione super 13. par
tiente 243. il quale è maggiore di un mezo tuono, perche non sarà egli
maggiore di una quarta parte del tuono, sia poi qual tuono si voglia? Ha
voluto dire, che li due diesis sono maggiori, ò trapassano la metà del tuo-
no, non la giusta metà del mezo tuono; Ha preso vn moscone, & pur
fa dello Arithmetico in eccellenza. Et quando poi seguita; ma il pri-
mo si come il secondo essere alquanto maggiore.
Se intende
delli due diesis, come pare che voglia dire d'Olimpo secondo lui; ha pri-
ma detto che sono di una istessa grandezza; hora che sia l'uno dell'altro
maggiore cosi subito, troppo sarebbe scoperta la contradittione, & troppo
manifesta. Se intende che quelli diesis d'Olimpo siano l'uno maggior
dell'altro comparati con quelli d'Aristosseno; ma sono tanti in numero
quelli d'Aristosseno da lui descritti; che de quali voglia dire, cercalo tu.
Dirò bene, che quelli, che ad Olimpo sono attribuiti, di proportione sono
gl'istessi con quelli, che il Moderno Aristosseno ha descritti, nella da lui
fatta Demostratione del Croma Molle, ò delicato. Però è più verisimi-
page 53le, che Aristosseno si sia seruito delle cose d'Olimpo, che Olimpo d'Aristos-
seno; perche Olimpo è stato prima tanti, e tanti d'Aristosseno. Ma
perche l'Autor del Parere potrebbe dare nella negatiua, che Aristosseno
hauesse, ò forse d'opinione, che il tuono si douesse diuidere in due parti egua
li, per potersi poi ritirare dietro alla Tauola, che questo è il suo colpo; pe-
rò con l'autorità de buoni autori, & di quelli apunto che da lui sono cita-
ti, se le farà la proua. Dice Tolomeo nel 12. Cap. del primo libro de
gl'Harmonici.Tuono secon
do Aristosse-
no va diuiso
in due parti
eguali.
Ma noi referiremo hora le descrittioni Aristosse-
niche, le quali stanno cosi. Diuide egli il tuono in due parti egua
li, hora in tre, alcuna volta in quattro, alcuna volta anco in ot-
to.
Et di più Aristosseno istesso nel secondo libro de suoi fragmenti colà
passato il mezo dice. Il tuono è quello per lo quale è la Diapen-
te maggiore della Diatessaron, & delle parti del tuono noi can-
tiamo la metà.
Di modo che questa conclusione per le parole di Tolomeo
& d'Aristosseno istesso è chiara. Il ValgulioValgulio. similmente huomo di gran
de ingegno, con Aristosseno dice lo istesso, anzi difende Aristosseno da quel
li, che tengono il contrario. Ma può dire l'aduersario, quando Aristosse-
no dice che il tuono si diuide in due parti senza l'aggiunta d'egualità, ò in-
egualità; non si può intendere, che quelle due parti siano ienguali, & non
eguali? Dico che le parole sussequenti d'Aristosseno dichiarano le antece-
denti; però quando dice che si diuida il tuono in due parti; dice ancora che
si diuide in tre alcuna uolta, & anco in quattro; e se si hauesse da credere,
che quelle parti douessero essere inequali; ciascuna di quelle parti in se con
siderate, non sarebbe la terza, ouero la quarta parte dell'uomo; come infe
riscono le sue parole, ma ò sarebbe di più, ò di manco; però quando Ari-
stosseno ha detto che il tuono si diuide in due, in tre, & quattro parti, in-
tende, che siano parti eguali, & non ineguali, come ci danno le proportioni.
Che questa egualità si possi hauere nella linea, ò corda in parte eguali diui-
sa come ha fatto il Moderno Aristosseno, questo è il falso; Che si possi ha-
uere con le proportioni è falsissimo. Che con lo accorciamento fatto rispet-
to al suono, si possi conseguire. Quando con il Mesolabio, ò con l'aiuto
della 13. del sesto d'Euclide si operarà, ò altri instromenti,
secondo che il Reuer. Zarlino in molti luoghi nelle Institutioni, Demostra
tioni, & Supplementi, e 'l Stapulense, & altri hanno dimostrato; Cre-
derò, che si potrà conseguire; se bene l'Autore non l'ha saputo dire, ò di-
mostrare come douea. Restami hora per conclusione di queste mie con-
page 54siderationi; di far sapere, che quello, che ho detto, & scritto l'ho fatto ac-
cioche il Mondo, & gli studiosi di questa scienza, non siano ingannati da
questi, che vogliono dar di becco alle zenzale; & affin che conoscano le
cose per il suo uerso; ne voglio che l'Autore del Parere per questo si cre-
da, ch'io habbi fatto per offenderlo, ma come amico di verità, & egli
amico della verità istessa, conoscendo gl'errori possi emendarsene, &
amar me, si come io amo lui per le molte sue virtù, & come quello, al
quale debbe ogn'uno, che di questa scienza si diletta hauere obligo,
perche ha con le sue fatiche aperta la mente à molti, & in
cose tali, che facilmente haurebbe potutto inciam-
pare chiunque si sia; di modo che è causa,
che la verità maggiormente conosciu-
ta, sarà fuggito il falso, e segui-
to il bene, e 'l vero.
Il Fine delle Considerationi.