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Title: L'Artusi

Author: Giovanni Maria Artusi

Publication: Giacomo Vincenti (Venezia, 1600)

Principal editor: Frans Wiering

Funder: Utrecht University Netherlands Organization for Scientific Research (NWO)

Edition: 2000

Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht Netherlands
Copyright © 2017, Utrecht University, Netherlands
page i
L'ARTVSI
Ouero
DELLE IMPERFETTIONI
DELLA MODERNA MVSICA
Ragionamenti dui.
Ne' quali si ragiona di molte cose vtili, & neessarie alli
Moderni Compositori.
Del R.P. D. GIO. MARIA ARTVSI
DA BOLOGNA.
Canonico Regolare nella Congregatione del Saluatore.
Nouamente Stampato.
[Figure]

In Venetia, Appresso Giacomo Vincenti, 1600.
page ii

ALL'ILLVSTRISS.
ET REVERENDISS.
SIGNORE
IL CARDINALE POMPEO
ARIGONI.

ECco finalmente Illustriss. & Reuerendis-
simo Signore; che io mando al publico, le
Imperfettioni della Moderna Musica da me
in forma di ragionamento ridotte; per scio-
gliermi in qualche parte dal legame, della
promessa ch'io feci à V. S. Illustrissima &
Reuerendissima mentre, che con la Santità di N. S. Papa
Clemente si ritrouaua, nella Nobilissima Città di Ferrara.
Sobenissimo Illustrissimo & Reuerendissimo Signore che
queste imperfettioni da me insieme poste,. che più d'ogn'al
tro imperfetto mi riconoso, non possono essere, se non
imperfette, & à parangone dell'opre di tanti e tanti grauis-
simi Auttori, Greci, e Latini che di Musica hanno manda-
to, nel Teatro à farsi vedere, che come stelle riluceranno
per sempre nel Tempio della Eternità; sono per se stesse,
come Carboni, che nel medesimo giorno, che riceuono
lo splendore, s'ammorzano. Nondimeno quando io con-
sidero, che nel publico se ne vengono, sotto l'ombra del-
le Virtù, Bontà, Benignità, & Auttorità di V. S. Illustrissima
page iii & Reuerendissima. Non posso se non considerare, e crede-
re, che elle siano per acquistare perfettione si come dal Sole
le piante, e i corpi tutti riceuono forza, e vigore; di modo
che fatte perfette dalle sue perfettioni, se ne andranno arti-
tamente à lunga, e perpetua vita, senza nota d'alcuna im-
perfettione. È ben vero che di tanto, & cosi singolar fa-
uore, che io dalle perfetioni sue riceuo; & di tante, e tan-
te signalare gratie, che la Religione nostra continuamen-
te, dalla Bobtà, e ammoreuolezza di V. S. Illustrissima &
Reuerendissia si ritroua beneficiata, & di cui io come
membro participante, se bene minimo, son tenuto à ren-
dergliene gratie, con altro che con parole, se la bassezza mia
non m'impedesse: Ma soplirà, per benignità sua, in luogo
dello effetto; l'affetto dell'animo mio sincero: contentan-
dosi di quello ch'io posso, per quello che io debbo Gradi-
sca adunque V. S. Illustriss. & Reuerendiss. questo mio
picciolo, & imperfeto dono: non perche venga da me, ma
perche viene à lei. E senza altro resto pregando Dio, che
doni à V. S. Illsutriss. & Reuerendiss. vna lunga e felice vita.
Di Venetia, alli 20. Nouemb.1600.
Di V. S. Illustriss. & Reuerendiss.
Deuotiss. Seruitore
D.Gio. Maria Artusi.
page iv

[Figure]

ALL'ILLVSTRISSIMO
ET REVERENDISSIMO
SIGNORE
IL CARD. POMPEO ARIGONI.
L'ECCELL. DOTTORE VINCENZO MARIA
SANDRI.
[Figure]

[Figure]
ITTORIOSE gemme d'Oriente
Portò Pompeio à la gran Madre Roma;
Per adornarle la superba chioma,
Che douea soggiogar tutta la gente.
E tu d'alta virtù, d'vn'alta mente,
Che gl'errori del Mondo vince, e doma,
L'adorni, e le fai ricca, e nobil soma
Più che gemme estimata, e più lucente.
Quindi l'ARTVSI i numeri sonori,
Le cause lor distinte, e ben digeste
Tenta illsutrar de'tuoi sublimi honori.
E chiede, & spera hauer tue gratie preste,
E di trouar'almen le parti fuori
De la tua sacra, e venerabil veste.
[Figure]
page v

ALL'ILLVSTRISSIMO
ET REVERENDISSIMO
SIGNORE
IL CARD. POMPEO ARIGONI.
MVTIO MANFREDI.
[Figure]

[Figure]
Vell'armonia, ch'in voi sì chiara splende
D'ogni virtù, che'l secol nostro honori;
El alzeraui al sommo de gli honori,
Accioche'l Mondo del suo error s'emende,
Quella, hor l'Artvsi per sua guida prende,
Onde voi sol, Signor, tra suoi Signori,
Orni de i vaghi, e pretiosi fiori
De l'Arte, ch'ei di far perfetta intende.
L'Arte ch'anco nel Ciel si stima, & vsa,
De l'Artefice eterno à gloria eterna;
E da noi detta quì sarà l'ARTVSA.
In questa poi s'vdrà da mille voci,
Hor con vnita, hor con maniera alterna,
Tutti pietosi far gli animi atroci.
[Figure]
page vi

IN
IO MARIAE ARTVSII
DE VETERI, ET NOVA MVSICA
IVDICIVM
Ad Illust.mum & Reuerediss.
POMPEIVM ARIGONEVM
S.R.E. Cardinalem.
CARMEN
ERYCI PVTEANI.

[Figure]
ARI quis vetat, aut vetat fateri?
Indoctus nisi, bardus, atque blennus ?
Quondam munere MVSICEN Deorum
Humano generi datam? sed Orbis,
Et Aevi vitio malignioris
Neglectam cecidisse ? Tam Deorum
Nauci Coelituum fuèere dona.
ARS, postquam perijt, placere coepit:
Et quisque ingenij excitare vires.
Non postiliminiò vt MELOS VETVSTVM.
Coelo duceret; at superbiore
Damnaret studio MELOS VETVSTVM.
Sic ARS est NOVA nata: dum Deorum
Nauci Coelituum fuere dona.
Hinc mussat Chrus eruditiorum.
Quid ARVSIVS ? ille & ARTE, & VEV
Pollens, stos hominum eruditiorum ?
Is tantum Veteres ait CAMOENAS
Illis POSTGENITIS preire : quantum
Mortales praeunt Camoene. Id ipsum
Fari quis vetat, aut vetat fateri,
Indoctus nisi, barus, atque blennus ?
page vii

[Figure]

AL MOLTO REVER. P.
D. GIO. MARIA ARTVSI.
L'ECCELL.DOTTORE VINCENZO MARIA
SANDRI.
[Figure]

[Figure]
Val'altro Arturo nel Settentrione
Conduce Artusi il Carro Trionfale
Di Celeste Armonia, che senza eguale
Vince d'Orfeo la Lira, e d'Anfione.
Iui le Consonanze, e la ragione,
Cge morta gicque, sorge hora immortale,
E la Fama seguendo spiega l'ale
Ad Euro, à Coro, ad Austro, e ad Aquilone.
Felice ingegno à tanta gloria duce,
Che da noi lieua il tgenebroso velo
Mentre col viuo raggio fuor traluce:
A cui cedon gl'Oracoli di Delo;
Si che fia cinto di superna luce
Con l'altro Arturo eternamente in Cielo.
[Figure]
page viii

[Figure]
A GLI AMICI LETTORI.
L'AVTTORE.
[Figure]

[Figure]
On fu mai al Mondo cosa più disdiceuole, e dannosa al-
l'huomo gratiosi Lettori, dell'ocio. Questo si può con ogni
verità dire; che sia fonte, origine, & sentine d'ogni ma-
le: Non dico di quello honesto ocio, che per il più, ne' lit-
terati, ò negotiatori, doppò molti studij, e molti im-
portanti megotij, si ritroua, quando stanchi, e stracchi,
danno qualche relassamento all'animo, & al corpo insieme: Ma dico di
quell'ocio, che è simile à quel campo,. in cui per negligenza, e dapocagine
del Contadino, non entra mai Aratro, ma inculto se ne stà, di maniera
che altro non produce, che spini, sterpi, ortiche, herbe pestifere. & inu-
tili, talmente, che di lui non si caua frutto alcuno, che giouar possi all'huo-
mo. Et di quello che Seneca disse. Ocium sine literis, mors est, & homi-
nis sepultura. Di qui è, che per fugire quest'ocio, veleno cosi pestifero; io
per modo di honesto, e virtuoso ocio, ho cercato di consumare il tempo, co-
sa tanto pretiosa ne'dolci, soaui & diletteuoli studij della Musica; da'qua-
li doppo lo hauere veduto, e letto molte cose di diuersi Auttori si di pra-
tica, come di Theorica; Ho cauato queste Imperfettioni, che hora io vi
mando; dandomi à credere, che questa mia fatica, se bene è fatica bassa,
sia per darui altretanto di contento, & di vtile, quanto v'habbi dato
l'Arte del Contraponto, che già permezo delle Stampe di M.Giacomo
Vincenti vi diedi gli Anni passati. A me non è nascosto, che il volere io
trattare delle Imperfettioni di questa Scienza, la quale appresso molti, è
giunta à tal colmo di perfettione, che non vi si può aggiungere cosa alcuna;
vi parerà strano, tanto più, che si sentono tante, e tante variate sorti di
Cantilene; diuise à Vincenda in tanti Chori, con tanti variati Instromen-
ti, e tante Harmonie che quasi riduce l'huomo, come si dice, di se stesso fao-
page ix ri:Tuttauia se voi, & tutti quelli che attendono à quest'Arte, vi conten-
tarete di leggere attentamente queste poche di carte, & che lontani da
ogni passione vorrete considerare le mie parole per quel verso, che io le
dico, & appigliarui al vero; restando seruiti ch'io habbi ragionato in
vniuersale, senza nominare alcuno particolare; non dubito punto, che
intendendo quanto di nouo ci apporti questa nostra Africa Musicale, auez-
za già tanti secoli sono à cose noue, come bene disse Anassila Poeta.
la Musica come la Libia ò Dei,
Ogn'Anno noua fera partorisce.
Non siate per restare intieramente sodisfatti, e contenti; di che fattone cer
to andrò di nouo cercando in questo ocio honesto per ritrouare qualche bel
pensiero che v'habbi da essere d vtile, di contento, & di piacere. In tan-
to per il premio di questa mia buona volontà verso di voi, desidero, che
preghiate il Signore per me: Protestandoui che la intentione mia non è di
offendere alcuno particolare, ma solo cercare la verità, e palesarla ò bene-
ficio commune, & di chi desidera saperla. State Sani.
page x

[Figure]
TAVOLA
DELLE MATERIE
PIV PRINCIPALI
CONTENVTE NELL'OPERA.
[Figure]

a, significa la prima facciata: & b, la seconda.
A
ACVTO è parte del
Graue. 40.b.
Adriano & sua Inclina
tione 8.b. duo da lui
Composto che for-
nisce in settima 21.a.
Intentione sua qual
fusse.24.a.25.a.
Antonio Goretti tiene lo Instromento di
D. Nicola 15 b. Studioso di Mu-
sica.39.a.
Aristide cio che disse intorno alli generi,
19.a. Riferisce l'opinione d'Aristosse-
no.35.b.
Arriuo della Serenissima Regina di Spa-
gna in Ferrara, & perche.1.a.
Aristosseno come diui da il Tuono in parti
equali.32.a.
Arsis & Thesis quello che sia.43.b.
Auertimenti à Cantori & Sonatori.2.b.
B.
Biasimo d'alcuni sonatori.8.a.
Boetio mal inteso da Odo, & Guido
Aretino 60.a. sua opinione 60. b. dili-
gente scrittore.66. a.
C
Cadenze Regolari, & Irregolari qua-
li siano. 68.a.
Cognitione delle proportioni, à che gio-
ua.33.b.
Confronto delli Modi di Tolomeo con
quelli di Euclide.55. a.con quelli di
tio.61.a.
Considerationi che debbono hauere quel-
li che si dilettano di far con certi 2.a.b.3.
a.b.
degl'Antichi e Moderni de Gene-
ri.17.b.18.a.b. intorno al Duo di M.
Adriano 24.b.25.a. intorno alli Modi
descritti da Tolomeo.52.b.
Consonanza e contraria alla dissonantia.
42.b.
Constitutione di Tolomeo, & di Didi-
mo.26.b.
Contrarieta fra Tolomeo; Aristosseno,
& Euclide qual sia.55.a.
Corda finale del proto, & del Collatera-
le, e vna istessa. 63.b. di tutti li Modi.
69.b che manca nel Clauacembalo. 15.
b.
Comuni, & particolari del genere
Platonico quali siano. 16.b. Croma-
tiche particolari quali. 17.a. Enarmo-
niche quali. 19. b. Cromatiche perche
si debbano vsare. 48.b. del Sistema
Massimo.51.a.
page xi
Cose nella Musica dallo intelletto conside
rate. 11. a. che ne sensi non possono ope
rare effetto buono.14.b.
Corpo sonoro qual sia.44.b.
D.
Detto di Biante. 3.a. del Sanazaro. 3.a.
d'Aritosseno. 3.b. di Gaudentio. 3.b
d'Archita 3.b. di Oratio 42. a.di Luca-
no.47.a.
Deduttione quello che sia.28.b.29.a.
Dichiaratione d'un luoco del Stapulense.
62.b. della regola de Modi.69.b.
Difetti del Sonatore del Trombone. 7.b.
del Cornetto.7.b.
Difesa d'Aristosseno.35.a.b.36.a.b.
Difficolta per sonare il Cornetto.5.b.
Difinitione della Musica finta. 28.b.del
Modo di Cantare accentato.41.a.
Dimostratione de tre Generi. 20.a.della
proportionalita Arithmetica 46.a.del-
la proportionalita Geometrica.46.b.
Disputa di D.Nocla col Lusitano qual
fosse.37.b.
Distintione de gl'oggetti.12.a.
Disunione de gl'instromenti, da che na-
sca.4 a
Diuisione de gl'Instrumenti 8.b.9.a.b.
de suoni fatta da gl'Antichi.17.b
E.
Eccellente sensibile corrompe il senso.
41.b.43.a.
Effetti diuersi che fanno le corde ne gl'In-
stromenti poste. 6.b. che facea la Mu-
sica Antica.13.a. del termine meza-
no.44.b.
Errore del Benelli, & del Salines. 16.b.
17.a.32.b. attribuiti ad Aristosseno.
34.b.35.a
Esperienza fatta dall'Auttore.27.b.
Euclide in qual tempo fosse.54.a.
F.
Feste fatte per lo Sposalitio della Regi-
na di Spagna.1.b.
Fini diuersi 4.a. Quello del Musico qual
sia.4.a.b.
Fingere quello che fia.29.b.
Finta Musica da chi mal intesa.25.b.
Formatione de tutti li Modi. 68.69.
Francesco Salines Lettor publico nello
Studio di Salamanca, 11.b. sua opi-
nione.11.b.12.a.
G.
Genere non denso, o non spesso secon-
do gl'Antichi. 16.b. secondo li Mo
derni qual sia.18.a.
Gioseffo Zarlino s'e confrontato col Gla-
niano, & in che. 66. b. come constitui-
sca le spetie della Diapason, diapen-
te, & Diatessaron.67.
Giouanni de Muris, inuentore delle figu-
re cantabili.14.a.
Gio. Spataro Musico Eccellente de suoi
tempi.22. suo discorso sopra il Duo di
M.Adriano.22.23.
Glosa de Moderni Compositori.40.b.
Greci haueano quatro Modi.63.a.
Gregorio Aretino aggiunse vna Corda al si-
stema Massimo.13.b. in qual tempo
fiori.14.a.
H.
Haueano gl'Antichi, per distonanti
le Consonanze imperfette de Mo-
derni.14.b.
Henrico Glareano, & sua opinione. 66.a.
Hiper che Significhi.57.b.
Hipermistolidio falsamente attribuito à
tolomeo.54.a.
Hipo che significhi.50.b.
Hipodorio Modo da chi ritrouato.50.b.
I.
Imperfettione de sensi.11.b. Impor-
tantissima.65.a.
Imperftinētia del Madrigale ò Mirtillo.48.
b.
de Moderni intorno alli Modi. 59.b.
Inconueniente che nasce dalla Musica fin
ta.26.a.28.
page xii
In qual cosa habbino detto meglio gl'An-
tichi; & doue li Moderni. 18.a.
Intelletto puo errare. 12.a.conosce lo in-
gannano fatto al senso.43.a.
Interuallo diuiso Arithmeticamente, &
Harmonicamente qual sia.68.a. Na-
turale, & participato sono diuersi. 33.a
Intorno à chi si debbono affaticare, li Mo
derni Musici.31.a.
Instromenti che entrano, nel Concerto di
5 Vito. 1.b. de gl'Antichi à che serui-
uano. 13.b. Insegnano il falso.
36.b.42.a.
Indici della Musica quali siano.44.a.
L.
LA Spetie syntona di Tolomeo e dif-
ferente da quella di Aristosseno.7.
a.
Arte e imitatrice della natura. 30.a.
Le cose semplici, piu facilmente s'impri-
mono ne sensi, che le Miste.14.b.
Lingue di tre sorti.4.5.a.
Lode di Costanzo Porta.70.a.
Lontananza de Modi principali dalli Col
laterali.64.a.
M.
Meglio è lo essere puro pratico, che
puro Theorico.34.a.
Mistura della Moderna Musica 15.a. de-
scritta da Euclide.37.a.
Moderni non considerano differenza di
Tuoni, nè di Semituoni.26.b
non si curano di sodisfare altro che il
senso.43.a
Modo ciò che sia.49.b. Modi d'Aristos-
seno quali, & quanti.57.58. quan-
to lontano l'uno dall'altro.58.a. de
Moderni ascendono al numero di 64.
65.b. mistura loro. 69.b
Modo di mouere la Voce de gl'Antichi.
14.a. di ritrouare il termine mezano
Arithmetico.45.a. il Geometrico 46.
l'Harmonico. 47.a. Contr'Harmo-
nico.47.b.
Musica non debbe dilettare il Solo Senso.
11.a.b. Antica.13.a. accentata. 41
ha hauto principio da Greci.60.a.
Musici Eccellenti.3.a.68.a.
N.
Natura delle due Cifre.b. 28.b. del
Modo Dorio. 53.b. delle Chiaui
nel Canto.29.b.
Nouo modo di trasportare le cantilene sen
za accidenti.29.b. di Compore. 43.a.
Numero Sonoro quello che sia. 44.b.
Settenario de Modi non volle Tolo-
meo che si passasse, & perche. 53.b.
O.
Opere diuerse di Musica.8.a.
Opinione di Tolomeo, Aristosseno,
& dell'Auttore. 7.b. di vn Moderno
Parmegiano. 8.59.b. Del Salines.
33. de gl'Antichi intorno al Modo
Dorio 53.a. di Guido Aretino 64.a.
di Odo.64.b.
Ordine di quelli Instromenti che vnire si
possono. 11.a. Naturale cauato da
gl'eccessi delle Consonanze. 18.b.
de gl'otto Modi da che si sono mossi
gl'Inuentori. 57.a. delle sette spetie
Didiapason secondo Euclide. 54.b
P.
Pagina cio che significhi.61.a.
Parole del Zarlino dichiarate.25.
& 26.
Parere d'Aristotele.10.b.
Parte ha relatione al tutto.40.b.
Parti che concorrono à conseguire il fine.
4.b. che si ricercano à fare buono In-
stromento.5.b.
Passaggi vsati da alcūi moderni.39.b.40.a
Perche l'Arti, e le Scienze, siano state rego
late.42.b.
Perfettione della Musica Antica.15.a.
della Moderna.15.a.43.a.
Proprio del Senso qual sia.44.a.
Proprieta de gl'Amici.1.b. del Senso, &
della ragione.44.b.
Proportionalita osseruata da Musici, &
come 45.a.
page xiii
Q
Qual siano lle cose che si ricercāo ad
vn Cōcerto bene vnito.2.a. che impe
discono al Musico la immortalita.43.b.
Qual Conuenienza habbino li Generi in-
sieme.19.a.
Quali instromenti sonerano la Musica det
ta Finta.27.b.
Quali Diapason non riceuano la diuisio-
ne Arithmetica; & l'Harmonica. 66.b.
Quarto di Costanzo porta.71.
Quatro proportionalita da Musici ado-
prate.45.a.
Quante siano lontani li Modi l'uno dall'al
tro.52.a.
R.
Radice Irrationale come si descriua.
46.b.
Regola del nouo modo di Comporre.
43.b.
S.
Sangue Miracoloso di N.Signore.1.b.
Semituono Antico.26.a.
Segni & sua natura.38.b.
Senso dal sensibile e ingannato.12.a. non
iudica quelle cose che non sente.41.a.
Sentenza di D. Nicola. 38.a
Sistema massimo della Finta Musica. 26.a.
Spetie Syntona di Tolomeo, si permuta
in quella di Didimo 28.a. prima del-
la Dia pason di Tolomeo. 51.a. della
Diapente del stapulense. 62.a. della dia testaron. 51.
Sposalitio della Regina di Spagna, &
della Insante. 1. Suoni Graui spessi,
quali siano. 55.b.
T.
Tastatura perche posta alli Lauti. 10.a
Tetracordo quello che sia. 16.a.
Tre differenze de suoni; 6.a.
Trombone qual spetie suoni. 7.a.
Tropos che significhi. 49.b.
Tuoni degl'Antichi, quanti & quali. 50.a.
Tuono ha quatro signisicati. 49.a.
Tutte le corde seruono à pratici indiferen-
temente. 16.a.
V.
Valenti Sonatori di Cornetto. 6.a.
Musici. 8.b.42.a.
Vdito non riceue quelle cose che non ode
40. & 41.a.
Vilta de Moderni Musici. 13.a.
Il fine della Tauola.
page xiv

ERRORI SCORSI.

A, Significa la prima facciata: Et B. La seconda.
Carte linea Errori Corretti
5.b. 37 Inauertenze. auertenze
16.a. 29 Se non con con Se non Con
20.b. 30 Interualli Insolite.
27.a. 3.4. propositione proportione
27.b. 13 ineguali inegualita
28.a. 7. mutal mutar.
28.b. 24 mutando murandosi.
29.a. 2. ba ha.
31.a. 17 participali participati
31.b. .1 siano frano fra. siano fra.
35.a. .2 di Tolomeo dice Tolomeo.
36.a. 27 il proposito il proprio
38.a. .1 sino sono
40.b. 35 Grosando Glosando.
45.a. 10 Tordato Tordano.
47.b. 2 proportioni propositioni
47.b. 30 aggiuntosi laggiuntoui.
49.b. .4 Mono Modo.
49.a. 30 Euclide che, Euclide dice che.
51.a. 16 la variata diuisione. la variata sede.
54.a. 8 prostanti prestanti.
59.b 30 Sroni Suoni.
61.b. 13 graue genere
64.a. 24 Micrologre Micrologo
64.a. 29 luaco luoco
page 1

L'ARTVSI
OVERO
DELLE IMPERFETTIONI
DELLA MODERNA MVSICA,
DEL R. PADRE D. GIO. MARIA
ARTVSI.
[Figure]

Ragionamento Primo.
[Figure]
RA quasi giunto il fine dell'Anno 1958. Quando la Se-
reniss. Regina Donna Margarita d'Austria arriuò all
Nobilissima Città di Ferrara, che fu il terzodecimo gior Arriuo
della Se-
reniss.

no del Mese di Nouembre; accompagnata dall'Arcidu-
chezza Madre; dal Sereniss.Arciduca Alberto; Duca Regina
di Spa-
gna in
Ferrara:
& pche.

di Candia; Duca d'Vmala; dal gran Cotnestabile di Spa
gna Gouernatore di Milano; & da molti altri Prencili, Titolati, Ambascia-
tori, Duchesse, Principesse, & Dame. Fu questa venuta, non solo per causa di
baciar il piede à N.S.Papa Clemete VIII. ma di Celebrare il Sponsalitio,
tra Sua Maestà & la Maestà del Re Catholico Filippo di questo nome III. &
fra il Sereniss. Arciduca Alberto, & la Sereniss.Infante Donna Isabella Cla
ra Eugenia, sorelal della Maestà del Rè Catholico. Il Sabbato, che fu il giorno
quartodecimo andò Sua Maestà à pranso con la Santità di N. Sig. Ma la
Domenica mattina, che fu il giorno quintodecimo, giorno memorabile; pompo-
samente Sua Maestà vestita, & richissimamente ornata, da gl'Illustrissimi
& Reuerendiss.Cardinale Farnese, & Santiquattro, dalla guardia de'Tode-
schi nobilisima, & da tutta la Corte sua, che deposte haueua la vestimenta lu-
gubre, & riuestita alla loro liurea, pieni d'allegria, accompagnata; se ne entrò
nella Chiesa Ccathedrale, che sontuosamente era addobata: Là doue altresì fu
portata la Santità di N.S.Pontificalmente vestita; & da molti Illustrissimi
& Reuerendiss.Signori Cardinali, Vescoui, & tanti altri Prelati, che à ris Sposali-
tio della
Regina,
& della
Infante
di Spa-
gna.

guarndanti rendeua, non poca merauiglia; circondata. Si fece Capella solenne,
& lo sposalitio con quella grandezza, pompa, & cerimonia, che à tanta mae-
stà si conueniua. Sua Maestà fu Sposata dal Sereniss. Arciduca Alberto, à
nome del Re Catholico Filippo Terzo; & il medesimo Arciduca Sposò l'Illu-
page 1v striss. Ambasciatore di Spagna à nome della Infante di Spagna, Donna Isabel
la Clara Eugenia Sorella del Rè Catholico, & figliuola di Filippo già di questo
Feste fat
te p l'al-
del Spo-
salitio. legrezza
nome Secondo. Furono fatte quel giorno Mascare per la Città, & altre feste,
se bene Sua Maestà per riuerenza di tanto Sacramento non si lasciò mai ve-
dere. Ma il Lunedì mattina à buon'hora, che fu il sestodecimo giorno di No-
uembre, Sua Maestà accompagnata da tutta la sua famiglia, & da molti Du-
chi, Prencipi, Marchesi, Baroni, Duchesse, Principesse, Dame, & altri Ge til-
huomini Terrieri, & Forastieri; se ne andò in Carrozza alla Chiesa delli R.
Canonici Regolari del Saluatore, Santa Maria del Vado, cosi detta; per vdi-
Sangue
miraco-
loso.
re la Messa, & vedere la Capella del miracoloso Sangue di N. Sig. Iesu Chri-
sto di nouo dalla fel. mem. del Duca Alfonso d'Este fabricata, & ornata,
Vdita la Messa, ascese le scale postasi riuerentemente con ambe le ginocchia so-
pra di vn Cossino di veluto nero coperto, auanti quel miracoloso sangue, che
tanto è vermiglio, quanto se hor hora fosse sparso, & pur sono de gli Anni
430. che successe il miracoloso; con segno di molta deuotione e spirito, non sen-
za accompagnamento di qualche lachrima; fece insieme con l'Arciduchessa
Madre, & l'altre Principesse e Dame, la sua Oratione. Indi partita per il
Monaste
rio di S.
Vito.
Monasterio delle Reuer. Madri di San Vito per ascoltare quel Concerto, che
da tanti, e diuersi Musici della Italia, & fuori, è vniuersalmente celebrato.
Eraui per buona sorte alla seruitù del Serenis, Arciduca Alberto, vn Gentil-
huomo per nome Luca chiamato, della Città di Craic, che per altri tempi, era
stato allo Studio nella Nobilissima Città di Bologna: con questo s'accompagnò
il Sig.Vario Gentilhuomo Aretino, che della musica è assai intendente, & di
tutta la Italia molto pratico, il quale pochi giorni auanti, era di Toscana arri-
uato, non per altro, che per vedere queste sontuose feste degne di perpetua me-
moria. Riconosciutisi, se bene erano molti gli anni, che in Bologna haueano
Proprie-
tà de gli
amici.
contratta amistà insieme; fecero molta allegrezza; ilche è proprio de gli ami-
ci, quando lungo tempo lontani l'uno dall'altro, per qualche accidente, si raueg
gono, e s'incontrano. Entrati nella Chiesa di San Vito, fatta la loro consueta
Oratione, di diuerse cose, già tra di loro occorse, ragionando, confirmorno, con
gran contento dell'uno e l'altro, la vecchia amicitia. In questo mentre Sua
Maestà con molti della sua famiglia era entrata nel Monasterio di quelle R.
Madri, che in numero passano il centenaio. Quando finalmente doppò la vi-
Instro-
mēti, che entrano
nel Con-
certo di
S.Vito.
sita di molti luochi vniuersali, & stanza particolari, di che n'hebbe Sua mae-
stà gran sodisfattione, arriuata al luoco determinato e solito per il Concerto,
essendo ogni cosa quieta, s'udirono con tanta soauità, e dolcezza d'Harmonia,
Cornetti, Tromboni, Violini, Viole bastarde, Arpe doppie, Lauti, Cornamuse,
page 2 Flauti, Clauacembali, e voci in un tempo istesso, che propriamente iui pa-
rea, che fosse il Monte di Parnaso, e'l Paradiso istesso aperto; & non cosa hu
mana. Al fine con vn silentio incredibile, fornito il Concerto, restò nelle orec
chie delli audienti vn'Harmonia insolita, tanta che voltandosi il Sig.Va-
rio al Sig.Luca le disse. Sono molti Mesi, & Anni, che io non ho vdito
Concerto alcuno, che tanto bene sia vnito come questo. Quiui si scorge una
maestria, vna eccellenza di Donne estraordinaria; ma che dico io di Don-
ne? Se fossero stati al gusto mio di maggiori huomini, che habbi la Italia,
non mi hauerebbono cosi sodisfatto, nè credo che hauessero fatto più di quello
che fatto hanno queste Madri. Questa mia opinione vi sarà manifesta, se à
parte per parte, noi vorremo essaminare; Quali siano quelle cose che con Quali co
se si ricer
cano à
un buo-
no, & u-
nito con
certo.

uengono ad vn Concerto bene vnito, & in quella maggior perfettione, che
far far può l'Arte, e gli Artefici istessi recitato. E incominciando dal luoco, come
cosa ch senza di lui non si può fare, & è vna delle principali parti; Corri-
sponde con tanta proportione, che par quasi che quei primi fondatori, non ha
uessero all'hora altro risguardo, che formare vn luoco risonante, e corrispon-
Prima
consid.
dente alle parti più lontane, & che non deuora le voci, e i suoni; ma che li
nutrisce, & conserua nella sua intengrità, sino che sono peruenuti alle orec-
chie de gli ascoltanti; erano presaghi, che iui si doueano essercitare le Muse
istesse, non Donne, le cui attioni sogliono essere per lo più imperfette, & nel
gouerno delle Case pronte, & attiue più, che nello adoperare Instromenti di
tante sorti, in tanta eccellenza. Nel secondo luoco voglio, che consi Seconda
Consid.

deriamo la elettione delle Compositioni, che vogliono essere Composte, se-
condo la natura de gl'Instromenti; & delle voci, che in questo Concerto
entrano, di modo che non siano quwelle Cantilene, con le recitanti, e con gli
Instromenti sproportionate: Voglio dire, che non bisogna che le parti a-
scendano, ò discendano nello acuto e nel graue più di quello, che comporta
la natura, e la proprietà di ciascuno Instrumento naturale, & artificiale;
ma che tutte stiano ne'loro termini; ilche rende piu facile il Concerto, più
vnito, & assai più grato alli ascoltanti. Nel terzo luoco ci vuole la Terza
consid.

debita distanza, che debbe essere fra quelli recitano, e gli ascoltanti; e
non è dubio, se queste Reuerende Madri, ò più lontane, ò più vicine al
luoco di doue vscisse l'Harmonia, fossero; che sarebbe molta differenza, e
non poca quella che apportarebbe, questa indebita distanza, ma e loro non
credo che si possino allontanare di più, né gli ascoltanti similmente, se non
vscissero fuori del Tempio: di maniera, che si viene à verificare la pri-
ma Consideratione, & questa debita distantia.
page 2v Quarta
conside-
ratione.
Nel quarto luoco diremo, che non tutti gl'Instromenti sono buoni, per cosi
fatti Concerti, ma ci vuole la elettione d'Instromenti fatti da Artefice ec-
cellente, e non basta; ma ci bisogna ancora, che in eccellenza siano fabricati,
che nelle parti graui habbino del sonoro; & non del muto, ouero rendano li
suoni che siano offuscati; nello acuto del vivace, dell'allegro, & che in eguali-
Quinta
conside-
ratione.
tà cirrosponda al mezo & al graue. Nel quinto luoco ci poneremo, che quel
le persone che hanno da recitare, sia ò con le voci, ò con Instromenti; più re-
citino con le orecchie, che con la voce ò con Instromenti.
Auerti-
mento a
Cantori,
e Sonato
ri.
Luca. Come volete, che con le orecchie, che non hanno nè mano, nè voci re-
citino? ò questo sì che ha del buono, che volete inferire?
Vario. Voglio dire, che bisogna che l'una ascolti l'altra, & ascoltandosi, hab-
bi giuditio di non superare la compagna, sì nelle voci, come nel toccare gli
Instromenti; cosi facendo, si sentirà vna egualità di voci, & di suoni di
tal maniera soaui, che gli ascoltanti ne pigliaranno infinito piacere.
Luca. Hora io vi intendo, questo è uno di quelli auertimenti, non solo ragio-
neuole, ma necessario; bisogna à tutti i modi, che li Cantori, & Sonatori s'a-
scoltino l'uno e l'altro; perche non poca deformità sarebbe se l'un Cantasse
con vna voce potente, gagliarda, & sonora; e l'altro con voce dolce, soaue,
e più tosto debile che altrimenti.
Qual p-
portione
habbino
d'hauere
li Cātori
fra di lo-
ro.
Vario. Ogni volta che non hauessero questo antiuedere d'ascoltarsi l'un l'al-
tro, si potrebbe dire, che cosi fatte Musiche fossero più tosto sproportionate,
che proportionate; intendendo quiui della proportione d'uguaglianza, &
non della ineguaglianza; non vi essendo dibisogno in questa attione di ec
cesso, ò di difetto; di eccesso nella parte più gagliarda forte, e potente; di di-
fetto nella più debile: ma si ricerca in questa attione di Concertare, quella
proportione, ò vogliamo dire attione d'uguaglianza fra di loro; di manie-
ra che vno non supera,ò non sia dall'altro superato, la qual vguaglianza
stà nel mezo posta fra lo eccesso, e lo difetto, & ha natura di congiungere
insieme quella soprabondanza, che si ritroua nello eccesso, & quel manca-
mento che è nel difetto; ilche si fa aggiungendo alla più debile parte, ò le
uando dalla più gagliarda la differenza che quelle hanno alla vguale.
Luca. Di questa sproportionata Musica, ò vogliamo dire disuguaglianza,
voglio raccontarui, la impresa di due Sonatori, che l'uno ha il corpo assai
grande, & robusto, e suona di Cornetto; & l'altro è di statura comune, &
è di mediocre vita,ma di natura gentile: quello fa il protomastro, e si fa
sentire alla disperata; questo per essere di natura più tosto debile che ga-
gliardo, suona con molta leggiadria e politezza, & con tanta bella gratia si
page 3 fa sentire, che alli ascoltanti dà molto piacere; & ambidui gli ho sentiti in
vna di queste Città famose, doue ogni sera si fanno Concerti di varij In-
stromenti, ma talhora per questo rispetto, con tanta disgratia, e mala sodis-
fattione de gli ascoltanti, che più tosto genera fastidio che piacere.
Vario. Non è causa di questo errore, altro che la Inuidia che l'uno di loro
porta all'altro; ma lasciate, che ne fanno la penitenza, secondo che appresso
di Laertio disse Biante Filosofo; si come il ferro dalla rugine viene consu Detto di
Biante.

mato, cosi l'inuidioso dal suo proprio vitio si distrugge, e'l ferro se bene
non è offeso da cosa alcuna genera però da se stesso quel veleno che lo rode;
però è ben disse à questo proposito il Sanazaro Poeta famosissimo.
L'Inuidia figliuol mio, se stessa macera,
Detto
del Sa-
nazaro.
E si dilegua, come Agnel per fascino,
Che non le gioua ombra di Pino, ò d'Acera.
ma lasciamo che costui si consumi nella propria passione, ma diciamo noi,
che. Nel sesto luoco vi dobbiamo ponere nella consideratione de'Concerti Sesta cō
sideratio
ne.

la elettione delle Compositioni; dico di quelle che vengono fatte da buono,
& eeccellente Artefice; voglio dire, che non basta, che siano fatte al propo-
sito de gl'Instromenti, & delle voci; ma che siano vscite da valente prati-
co; come quelle del Sig.Claudio, di Costanzo Porta, Andrea Gabrielli, Gia Musici
eccellēti.

netto Palestina, Cio.Iacomo Gastoldi, Benedetto Palauicino, Ruggiero Gio-
uanelli, Gio.Maria Nanino, & altri che sono, & sono stati eccellenti.
Nel settimo loco, preparate tutte le cose dette, bisogna che li recitanti habbi Settima
consid.

no queklle parti che à loro sono conuenienti, come si scorge in queste Madri,
che quelle, che sono nel Trombone essercitate, se bene sanno adoprare altri
Instromenti, non lasciano però da parte quelli per questi, ma si seruono di
quello in cui per il longo essercitio, & per la naturta inclinata, si sono fatte
eccellenti; non partendosi dal proprio instinto, & elettione naturale, nè quel
le che nelli Lauti, ò Arpe doppie, sono essercitate, se bene sanno adoprare altri
Instromenti, non lasciano però da parte quelli per questi, ma si seruono di
quello in cui per il longo essercitio, & per la natura inclinata, si sono fatte
eccellenti; non partendosi dal proprio instinto, & elettione naturale,e nè quel
le che nelli Lauti, ò Arpe doppie, sono essercitate, se bene sanno essercitare al-
tri Instromenti; nondimeno ttendono à quello in cui la natura gli ha dato
gratia particoalre, aiutata da vna lunga consuetudine, & essercitio. Quel-
le altresì che Cantano quella parte che alla dispositione loro è di comodità;
cantano con bella maniera, accompagnata da molti belli Passaggi tanto va-
ghi, che l'uditore ne resta tutto ammiratiuo; ilche farebbe contrario effet-
to, se in vece di Cantare quella parte, che alla natura sua è commoda; Can-
tasse quella che le fosse discommoda, andando ò troppo nel graue,, ò nell'acu-
to, se in vece di Cantare quella parte, che alla natura sua è commoda; Can-
tasse quella che le fosse discommoda, andando ò troppo nel graue, ò nell'acu-
to; là onde per tutti questi rispetti, vi concludo che questo è il più eccellen-
te, vnito, e ben proportionato Concetto che habbi l'Italia.
page 3v
Luca. Questa conclusione mi piace, & mi risoluo di concorrere nella vostra
ragioneuole opinione.
Vario. Non sete per risoluerui male, quando vi aggiungerete vn'altra con
Ottaua
conside-
ratione.
sideratione, e sarà l'ottaua, &t è di molta importanza, e forsi più d'gn'al-
tra, sia qual si voglia.
Luca. Tutte le considerationi da voi dette, sono di molta importanza, ma
che ve ne sia vn'altra, che vadi del paro alle ià dette, veramente io non
la sò penetrare.
Instro-
menti da
chi ridot
ti al tēpe
ramēto.
Vario. Ella è degna d'essere notata particolarmente: Tutti gl'Instromenti di
questo Concerto sono ridotti al temperamento da vna sola orecchia; vna
sola di quelle Madri bisogna, che gli accordi tutti, dico le Viole, Violini, Ar-
pe doppie, Lauti, Clauacembali, & le Viole bastarde, con altri Instromenti,
che in questo Concerto entrano.
Luca. Voi mi venite quasi à dire, che dui, ouero tre valent'huomini non sa-
ranno basteuoli ad accordare, & ridurre à vn temperamento bene vnito,
molti Instromenti, come vn solo.
Vario. Saranno buoni, ma non come vn solo; la causa è che il senso dell'udito
non è tutto vno, ma sono più, & talhora anzi per il più diuersi l'uno dal-
l'altro; però non saranno accordati da più orecchie in quella eccellenza, che
Quinti-
liano.
da vna sola. Et a questo proposito disse Quintiliano. Non enim est cu-
iuslibet auris exigere neruorum sonos. Et Aristosseno Eccellentissimo
Detto di
Aristos.
seno in-
torno al
senso del
l'udito.
Musico de'suoi tempi, disse, che bisognaua hauere il senso; ilquale non è
l'istesso sempre nello istesso huomo, assuefatto perfettamente alla intelligen-
tia di vna certa cosa rimanente, ò stabile, & del Mosso; percioche all'hora
si conoscono le differenze de'suoni, delle Constitutioni, sì Consonanti, come
dissonanti, &t di tutte quelle cose, che in tutto ò in parte s'appartengono à
Detto; di
Gauden
tio.
questa facoltà. Et Gaudentio nel principio del suo introduttorio di Mu-
sica, essorta tutti quelli che sono rozzi, &t grossolani, che non hanno le orech
chie assuefatte all'Harmonia; ad astenersi, & star lontani da quelli, che in
ciò sono stati Eccellenti, &t hanno cognitione del rimanente, & del Mosso:
Detto di
Archita
Tarenti-
no.
Et Archita Tarentino in quel suo Libro, che intitolò della Mathematica,
quando dimostra in qual modo si facino li suoni, dice che à molti non è con
cesso, comprendere la natura del suono: Io adunque vi concludo, che vna
sola orecchia, assuefatta alla cognitione di simile maneggio, sarà piu sicura
che molte, di qui è che vna sola di queste Madri ha il carico di tempera-
re, & vnire quelli Instromenti insieme, Nè si può dire se non che ella sia
molto essercitata, & che di quest'Arte habbi grandissima cognitione.
page 4
Luca. Mi raccordo talhora hauer sentito alcuni oncerit, che più tosto m'of-
fendeano l'udito, che lo dilettassero, & pur erano valent'huomini; ben m'ac Disunio
ne d'In-
stromēti
da che
nasca.

corgo, che facilmente ciò potea nascere dalla disunione de gl'Instromenti,
che da diuersi doueuano essere stati ridotti al temperamento, ò voglio dire
distemperamento; ma si come questi meritano biasimo; cosi quelle di altre-
tanta lode sonodegne.
Vario. Potiamo adunque con ragione dire, che quelle Reuerende Madri, per
tutti li rispetti detti, conseguiscano quel fine che di già si sono proposte di
conseguire, ò che almeno le siano assai più vicine, che quelli da voi già
sentiti.
Luca. Queste nostre parole m'eccitano à dimandarui vn questito; che vo-
lete dire del fine? è forse il suo fine il Cantare, e Sonare con qualche gra-
tia? se questo fosse, ogn'uno che sà Cantare, ouero Sonare, si presume di So-
nare e Cantare con qualche gratia, che cosi comporta l'amor di se stesso, se Diletto
cōmune
à Sonato
ri, & Cā
tori.

bene non è vero che conseguiscano questo fine: se poi volete dire d'altro fi-
ne, qual sarà egli?
Vario. Il fine del Musico, e quello del Poeta tutto è vno; ma auanti che pas
siamo più oltra, voglio che sappiate; Che ogni operatione fatta da qualun-
que Artefice, è fatta à qualche fine, come ben disse il Filosof. Ma perche
diuersi sono i fini, diuerse ancora sono e debbono essere le operationi. Qual Fini di-
uersi.

sia il fine che l'huomo vuol conseguire, bisogna conoscerlo, & hauerlo nel-
la mente prima di tutte l'altre cose, che quando dall oAgente non sia cono-
sciuto, manco potrà operare à fine alcuno. Questo fine è causa di tutte le cau Fine cau
sa delle
cause.

se & tutte l'altre cose che concorrono à conseguire questo fine debbono ha-
uere corrispondentia, e relatione al ine: & all'hora potremo dire d'hauer-
lo conseguito, quando l'opera sarà ridotta alla pefettione; douete però auer
tire, che quiui non dico di quel fine, che lo Agente, communicando le gratie Due sor-
ti di sine

sue à questo e quell'altro conseguisse; ma di quel fine, che operando egli stes
so conseguisse.
Luca. Sò benissimo, che se il Compositore vuol Componere vna Cantilena, Che co-
sa deue
cōsidera
re il Cō-
positore.

la prima cosa che pensar deue, bisogna che sia il fine; & per conseguirlo ap-
parecchiare quella materia, che sà esser necesaria; dipoi co'l mezo della in-
uentione far l'opera, e darle quella forma che già ha nella mente, & ridur-
la alla perfettione. Ma il fine di quelli che Cantano, e Suonano per se soli,
&t ne'Concerti. qual diciamo che sia?
Vario. Quello istesso, che è quello del Poeta, come ui ho detto.
Luca. Il fine del Poeta è di giouare, & dilettare; adunque quello del Can Fine del
page 4v Musico
qual sia.
tore, ò Sonatore sarà di giouare, & dilettare.
Vario. Cosi stà; vedete mo noi, & andate bene considerando, se questi Can
tori dilettano, &t giouano; & allhora saprete se essi conseguiscono quel fine,
che di già si sono proposto di conseguire.
Auerti-
mēti, che
si debbo
no consi
derar ne'
Cōcerti.
Luca. Hora vi intendo; bisogna che io vadi assaminando bene le parti, che
ha tutto il corpo del Concerto; s'egli è bene vnito, se corrispondono quelle
parti l'una all'altra, se vno supera l'altro, se le voci humane con gl'Instro-
menti stanno in una istessa egualità, & altri particolari, che à simili Con-
certi si ricercano, & allhora conoscerò quel tanto che io desidero di sapere;
cose tutte che nel Concerto di queste Reuerende Madri habbiamo detto es-
serui, in quella maggior eccellenza, e perfetione, che hoggidì si possi deside-
rare, in qual si voglia Artefice di quest'Arte.
Vario. Tanto ho voluto dire, & vi dico. Voi come iudicioso andrete discor
rendo le parti, da chi vengono Sonate, la gratia che le dano, la maniera bel
la del fare le tirate, se danno viuacità alli passaggi, se fanno buono instro-
mento quelle che suonano Cornetti, Cornamuse & storti; se hanno buona
Parti che
cōcorro-
no à con
seguire il
fine.
lingua, se sforzano la natura dello Instromento in parte alcuna, che mentre
che andrete considerando simili particolari, che sono quelle parti che concor
rono à conseguire questo fine, da vuoi stesso conoscerete quel che ne'Concer-
ti vi sia di buono, & di bello; & se gli Artefici conseguiscono questo fine.
Luca. Se voglio hauer cognitione de'Concerti in qual perfettione, &t imper-
fettione si siano, lo sò; ma questa cognitione l'haurò più compita, quando mi
hauerete detto, & dichiarato dui termini quali s'appartengono à gl'Isnstro
menti da fiato.
Vario. Et quali sono? dite, che volontieri vi sodisfarò.
Luca. L'uno è, che habbino buona lingia; e l'altro che faccino buono instro-
mento.
Vario. Alla cognitione di quello che voi ricercate, non basta la dichiaratio-
ne di questi due particolari; ma vi concorre la intelligentia della perfet-
tione, & imperfettione de gl'Instromenti.
Luca. Son contento, che vi siano dell'altre cose necessarie da sapersi; ma in
tanto dichiaratemi queste, che dipoi m'andrete aprendo con l'altre la men
te alla intelligentia, di quello che io desidero, &t che è necessario.
Vario. Questi Sonatori dicono, che la lingua è quella, che più d'ogn'altra co-
Di tre
sorte di
lingue p
sonare il
Corneto
sa, in questo essercitio del Sonare il Cornetto effettua il buono e'l bello; se be-
ne vi concorre il labro, che è di molta importanza per proferire il suono:
Bisogna dunque sapere che tre sono le lingue principali. La prima è detta
page 5 Rinuersa, &t è la principale delle tre per essere à somiglianza della Gorgia;& quali
Prima.

& alcuni la chiamano lingua di Gorgia: Questa è velocissima, & diffi-
cile da rafrenare; lo batter suo è al palato; & si proferisce in tre modi; il
primo, ler, ler, ler; & è dolce & soaue: il secondo, der, ler, der, ler, der, ler;
& è mediocre: il terzo; che è più crudo de gli altri si profersice, ter, ler, ter,
ler, ter, ler. La seconda lingua s'addimanda, Lingua dritta; & il suo bat Secōda.
tare è ne'denti, si porferisce; tere, tere, tere: Questa è assai lodata da Sona-
tori, & è buona per la minuta di Croma, & della Semicroma; essendo na-
turalmente rafrenata. La terza lingua si batte nel palato appresso li den Terza
sorte di
lingua.

ti, &t è per natura cruda, si porferisce, teche, teche, teche; ella è buona per
quelli, che vogliono fare terribilità, e strafare, come fa quel vostro ami-
co. Questa lingua non è grata alle orecchie, ma le offende; ella è per natu-
ra sua assai veloce, & difficile da raffrenare: Ve ne sono di molte altre,
vna delle quali si proferisce ne'denti, te, te, te, & se ne serue il Sonatore al
la proferta delle note, sino alla minuta di Croma: l'altra si proferisce, de, de,
de, & non è troppo veloce, ma tiene alquanto della pigritia: Queste se be-
ne sono comodamente buone, tuttauia, le tre prime sono le principali, et quel
le che da buoni Maestri sono essercitate, & adoprate.
Luca. Se bene, come dite, ve ne sono di molte altre, deue però il buon'Arista,
fare elettione delle migliori, & in quelle esercitarsi; non restando però di
sapere, & hauer buona cognitione dell'altre ancora, affinche ritrouandosi,
doue sono altri Sonatori, che alle volte vogliono (per parer più sauij de gli
altri) fare, per dir cosi, delle terribilità; egli ancora possi risondere, usando
quella proportione d'uguaglianza, che già detta hauete, che si deue ritrouare
ne'Cncerti, & vnione de gl'Instromenti. Quanto mo al fare buono In-
stromento, come lo dichiarate? Nasce forse il bene, & il male dallo Instro-
mento, o dal Sonatore? ò dall'uno, & l'altr insieme? Se lo Instromento sarà
cattiuo, & falso, potrà forsi il Sonatore fare, che diuenti buono, ò appaia
buono? & se lo Instromento sarà buono, potrà il Sonatore far sì, che diuen
ti, ò appaia cattiuo?
Vario. Andate adagio Sig. Luca, voi in poche parole ricercate la cognitio-
ne di molte cose, & tutte importanti, alle quali sodisfarò; però ui dico, che
tutti questi disordini nascono dal Sonatore, dal Sonatore dico, ogni volta
che lo Instromento sarà buono, & fatto da buon Maestro, che quando lo
Instromento fosse fatto da Maestro, che non hauesse molta cognitione di que
st'Arte, sarebbe graue errore dalla parte dello Instromento: Ma notate, che Il Cor-
netto è
atto ad

questo Instromento è atto quanto ogni altro ad imitare la voce humana;
page 5v imitare
la voce
humana
e'l buono, & eccellente Sonatore l'adopra forte, cioè lo fa sentire con suono
gagliardo, & con suono più rimesso, alto, basso, &t in ogni sorte di tuono, co-
me più li piace, più e manco, secondo la sua eccellenza. Bisogna però esserci-
tarsi lungo tempo, à far buono Instromento; acciò si possi guardare di non
fare, che lo Instromento habbi del corno, del muto, ouero del sfesso: lo tene-
re il labro aperto lo fa hauere del Corno, & Muto: lo tenere il labro ferra-
Parti che
si ricerca
no à fare
buon In-
stromēto
to più del bisogno, lo fa hauere del Sfesso: Adunque à far buono Instromen
to bisogna, che il Sonatore dia vn'apertura al labro, che sia di mezo: Vuo-
le ancora esser Sonato con discretione, & con molto iudicio; la lingua vuol
essere nè troppo morta, nè troppo battuta; ma simile alla Gorgia: & questo
è il fare buono Instromento. Quando il Sonatore entra nella minuta, farà
Quello
che deue
osseruar'
il Sona-
tore.
poca roba, ma buona: Talche per concludermi questo particolare, bisogna
che il Sonatore attendi al buono, & buono Instromento, alla bella lingua,
alla bella minuta, & ad imitare quanto più puote la voce humana.
Quanto poi à quello che voi ricercate, se essendo l'Instromento buono, il
Sonatore lo possi far cattiuo, & di falso buono: vi rispondo, che l'eccellen-
te Sonatore con la industria, & Arte, non può fare che lo Instrumento di
cattiuo, & falso, diuenti buono; ma si bene, che non offenda tanto l'udito,
quanto se fosse Sonato da ualunque altro, che non fosse cosi pratico, &
Diligēza
del Sona
tore.
Prouer-
bio.
eccellente come lui; si come ancora potrà Sondando vn'istromento buono,
& fatto da buon Maestro, farlo parere imperfetto, & falso; non vi ri-
corda di quel Prouerbio, che s'accmododa à tutte le cose. Al buon Solda-
to ogni arma se gli accomoda bene nelle mani? Soggiungete ancora, che se
il Sonatore non sarà eccellente, & che lo Instromento habbi dellidifetti
molti, non conosciuti dallo Artefice, che la imperfettione venirà dall'uno,
&t dall'altro insieme.
Luca. Ci vogliono di molte cerimonie,& auertenze à chi Donar bene de-
sidera questo Instromento, non credo che ci siano altre tante difficoltà à
Sonare qualunque altro Instromento sia qual si voglia, il Trombone ha
vna sola proferta, il Lauto, il moto delle mani; il Clauacembalo, &t
l'Arpa semplice, & doppia, lo sitesso, accompagnato con vna longa pra-
tica, ma à questoci vuole la cognitione di più lingue; la mutatione
Dificol-
tà di So-
nare il
Cornet-
to.
di vna doppo l'altra, secondo la qualità delle note: L'apertura à tem-
po, & conueniente de'labri, la prestezza delle dita, & vna lunga con-
suetudine; di modo, che non basta saperle dare il vento, &t aprire la
bocca, ò il labro con vna sola proferta, come si fa nel Trombone; et per
ciò dico, che porta molte difficoltà, et inauertenze.
page 6
Vario. Veramente è vn'Instromento difficile, & di molta fatica, e di gran Il Cor-
netto è
difficile
Instro-
mento.

studio; il quale per Sonare vna sola parte è di molta dilettatione, quan
do però il Sonatore ha qualche eccellenza, come hauea il Caualiero del Cor
netto, ne'buoni tempi; & M.Girolamo da Vdine nella Città di Venetia, Valenti
Sonatori
di Cor-
netto.

insieme con tanti altri che in questa nostra Italia sono fioriti.
Luca. Gl'interualli che da questi Instromenti vsiscono, ò per meglio dire, li
suoni che proferiscono, di che grandezza credete che siano? saranno come
quelli, che da altri Instromenti sono proferti? ò pur come quelli della voce
humana? io pur vado pensando, che fra di loro vi sia qualche notabile dif
ferenza, perche talhora sento qualche varietà, che mi dà che pensare.
Vario. Quando sarà tempo, che vi dichi il mio parere, di questo ancora ve
ne ragionarò; & allhora intenederete delle cose che molto bene vi apriran
no la mente alla intelligentia di questi Concerti.
Luca. Et questo desidero, ma poi che hora non vi compiacete di esplicarmi
quello che io bramo, mi parerebbe bene, che ci iniassimo in luoco più d'o-
gn'altro vicino e sarebbe in proposito Santa Maria del Vado; là doue ha-
uremo la comodità di quei Padri, che sono amici di V. Sig. d'una Cama-
ra per potere (bisognando) scriuere, e dimostrare qualche cosa appartenente
à quest'Arte; in questo mentre, se vi sarà in piacere, mi venirete espli-
cando, se intorno à qquesti Instromenti vi sono altre imperfettioni che pu
mi dà l'animo, che vi siano dell' altre cose degne di molta consideratione.
Vario. È ben fatto, io apunto hoi la chiaue d'una stanza molto al proposito,
& comoda: Andiamocene, che quando saremo là vi risponderò à quanto
voi m'hauete addimandato; vsciti dalal Chiesa di S.Vito presto giungessi-
mo in quella delli R.P. di Santa Maria del Vado, là doue fatta la riue-
renza e debita salutatione all'Altare maggiore, entrassimo in Casa, giunti
alla stanza, posti à sedere, preparato carta &t inchiostro risposi al Sig.
Luca, che molto bene hauea raigone; & tre Considerationi mi parea, che Tre co
sideratio
ni.

restassero da dirle & che ciascuna di loro apportaua molta differenza fra
li suoni, che dall'una all'altra nascono. La prima è la materia di che gl'In Prima.
stromenti vengono da gli Artefici fatti. La seconda, che le Corde che ne Seconda.
gl'Instromenti rendono il suono, ò siano Canne, come ne gli Organi; sono di
materia l'una dall'altra differenti. La terza, che le Corde, le quali sono Terza.
percosse rendono Harmonia; sono percosse da diuerse cose di natura con Dichia-
ratione
della pri
ma consi
deratio-
ne.

trarie. Intorno alla prima, dicoui, che perche il corpo del Lauto è fatto di
legname doce, & molto sottile, & ha maggior corpo della Cetra; che per
questo rispetto, diffondendosi il suono per entro à quel corpo, il rimbombo
page 6v viene ad essere alquanto più disunito, & perciò più soaue di quello, che ren
Il corpo
dello In-
stromēto
da differē
za di suo
no.
de la Cetra, la quale hauendo il corpo picciolo, basso, & alquanto più gros
so del Lauto, nè potendosi difondere tanto, che acquistar possi dolcezza, &
in vn certo modo temprare quella crudezza, che dalla natura seco porta;
resta perciò il suono in quella asprezza. Argomento certissimo vi sarà la
esperienza istessa; ponete delle cordi di Cetra sopra il Lauto, & di quelle
del Lauto sopra la Cetra, che bene percotendo l'una & l'altra sentirete es-
sere differenti di suono, & di effetto da quello che faceano, quando ne' pro-
prij Instromenti erano collocate; ilche nasce dal corpo de gl'Instromenti, &
non dalle corde, le quali non mutano qualità alcuna in se stesse; altretanto
La diuer
sità delle
corde fa
diuersi
effetti.
vi dico se ponerete delle corde di budella sopra il Clauacembalo, egli è tanto
grande di corpo, che perdendouisi per entro, il suono s'mmutisce. Se ado-
perarere delle cordi d'Argento, secondo le leghe, faranno suono l'uno più so-
noro dell'altro; ma tuttauia haurà sempre del muto: se d'Oro, quello di
Spagna, perche è di lega più dura di quello di Venetia, ò altri, poste sopra la
Cetra renderà suono molt soaue; ma ogn'Oro non è buono: Nel Claua-
cembalo questi metalli Oro, & lo Argento renderanno ridotti in Corde il
suono, che haurà del Muto; ilche non può nascere da altro, che dalla gran-
dezza del corpo dello Instromento, & dalla natura del metallo insieme.
Dichia-
ratione
della se-
cōda cō-
sideratio
ne.
Intorno alla seconda, non è dubio, che l'Harmonia, che nasce da vn?orga-
no le canne di cui sono di piombo, sarà più soaue assai di quella che vscisse
dalle canne di stagno, ouero altra materia più cruda e soda; &t le canne
di budella, che per natura sua sono assai più tenere di quelle d'acciaio, rende-
Dichia-
ratione
della ter
za consi-
deratio-
ne.
ranno il suono più dolce e soaue all'udito. Quanto alla terza considera-
tione, se le corde siano d'acciaio, ò di budella, ò d'oro, ò d'argento saranno per
cose con le dita faranno vno effetto, che essendo percosse con altra materia
più dura faranno il suono diuerso dal primiero; & ciò nasce, perche, men-
tre che con le dita, che sono molli & tenere si toccano, par quasi che quella
mollitie smorzi alquanto di quella asprezza, che seco dalla natura portano;
si come ancora percotendole con altra materia più cruda, renderanno il suo-
no più crudo alle orecchie, non tale che sia insoportabile, ma si bene che la
differenza fra l'uno, & l'altro si scorgerà.
Pratici
non cōsi
derano
li difetti
dell'In-
stromēti.
Luca. Queste considerationi, che vanno dimostrando la imperfettione de
gl'Instromenti, poco sono da pratici considerat, perche li difetti poco si
scuoprono al senso, nè sono di molta offesa all'udito; massime quando più
suoni in vn'istesso tempo si sentono.
Vario. Se ci considerassero, sarebbono più auertiti nel recitare le loro Canti-
page 7 lene; ma di loro, chi la vuole per vn verso, & chi per vn'altro; talche
quando si pensano di proferire vn'interuallo naturale, in luoco suo, se ne
sente vno accidentale; che vi pare?
Luca. Questo è quello, che io apunto voleuo dirui; sono andato molte vuolte
pensando intorno à questo particolare, ma io stesso mi confondeuo; hora che
ci sete entrato per dichiararmi quello che io desidero seguitate.
Vario. Gl'Instromenti sono diuersi, & si come sono di forma l'uno dall'altro
differenti, sono anco fra di loro differenti nella grandezza de gl'interualli
che ciascuno di loro proferisse; voglio dire, che nel Genere Diatonico vno
sonerà la spetie detta da Tolomeo Syntona, ò vna cosa che le sarà vicina; Specie
Svntona
di Tolo-
meo e di
Aristos-
seno son
differēti.

vn'altro quella di Aristosseno, ò la vicino; che per essere queste due spetie
differenti l'una dall'altra, saranno ancora differenti quelli interualli, ceh da
gl'instromenti, che mette in essecutione quella di Tolomeo; da quelli che gli
Instromenti, che secondo Aristosseno sono temperati, vengono prodotti in
atto. Là onde mentre che andaremo considerando la imperfettione, che ap
porta la materia di che sono fatti gl'Instromenti; il vento che le viene da-
to, ò le corde che di natura sono diuerse,& e da diuerse cose percosse, & le
specie diuerse che suonano; non è dubio che scopriremo imperfettioni nota-
bili, & si verificarà quel Prouerbio, Multa pauca, faciunt vnum satis. Prouer-
bio.
Luca. Non è dubio, che molte cose picciole insieme poste, fanno vn corpo as
sai grande, che per ciò molte e picciole imperfettioni, insieme vnite, fanno
notabile imperfettione, se bene alle orecchie di quelli, che sono grossolani,
& che sono fuori della buona intelligentia, queste minutezze non dano fa-
stidio, come quelli che vanno assuefacendo il senso à cose dure, aspre, fuori
de'termini della ragione, e lontani dal dilettare il senso, e l'intelletto insie-
me come quelli che hanno l'ignoranza per guida. Hora seguitate il vostro
ragionamento, & se talhora io vi itnerrompo perdonatemi, che il deside-
rio, che ho d'intendere le cose per quel verso che si deue, mi trasporta à di-
re qualche cosa.
Vario. Dite ciò che vi piace, che mentre, che voi addimandate qualche du-
bio, ò che ragionate intorno al proposito nostro, vi vedo vicino al sapere,
non essendo poi questo interrompimento senza vtile e sodisfattione vo-
stra. Il Trombone per incominciare da questo capo, è vn'Instromento li Il Trōbo
ne può
sonare
qual spe
tie li pia-
ce.

bero, & per la sua libertà può Sonare la spetie Syntona di Tolomeo, che ha
li Tuoni che sono ineguali, & li Semituoni altresì ineguali: la Syntona di
Aristosseno, che ha li Tuoni che sono eguali, &t li Semituoni loro ancora
eguali: Quella di Didimo, che tiene gran parte con quella di Tolomeo; &
page 7v può anzi imita la natura, & la voce humana, più d'ogn'altro Instro-
mento da fiato; secondo però la perfettione, & imperfettione del Sonato-
re: Qual di queste spetie affermatiuamente egli suoi: biaognerà conclu-
Difetti
del Sona
tore di
Trombo
ne.
dere secondo il mio parere, rimettendomi à chi meglio di me dimostrsse
altrimenti: che perche sempre il Sonatore non è disposto ad vn modo istes
so, nè sempre dà il fiato ad vn modo istesso, nè ad vn segno istesso moue
quella parte del Trombone, che và mossa, nè stringe, ò allarga il labro all'i-
stesso segno: bisognerà dico concludere, che hora Suoni vna spetie, & hora
vn'altra, ò per meglio dire, vn'interuallo più corto, ò più lungo vna vol-
ta dell'altra; sanno benissimo gli Theorici, che à volta per volta, non han-
Qual'spe
tie Soni
il Trom
bone.
no il Compasso, che co'l tempo accompagnato si possi misurare ogni interual-
lo; e'l senso dell'udito non è iudice tanto sincero, che per se stesso possi iudi-
care la grandezza di vno, &t peggio di dui, ò più interualli in vn'attimo
vditi: & perciò non possono essere altrimenti, che variati, &t irrationa-
Diffetti
del Sona
tore del
Cornet-
to.
li; di qual specie mò si siamo adhuc sub iudice lis est. Il Cornetto, se bene
ha li fori determinati non si può però affirmatiuamente dire, che suoni più
vna specie, che vn'altra; essendo che questi fori sono fatti à caso, e la loro
distanza è fatta à tastoni, & non con certi & determinati numeri, di che gli
Artefici, che li lauorano ue ne fanno certo; oltra che il darle il vento vna
volta più gagliarda dell'altra, inacutisse il Suono; & quando men gagliar
do lo aggraua, & abassa: vero è che li Sonatori quanto più possono, si sfor
zano di farle proferire li suoni, in quella maggior essatezza, che sia possibi-
le; ma lo stringere, ouero allargare le labra più, o manco di quello che com-
porta la natura di quel suono, che proferir voglioni, li fa variare di mo-
do, che non è più quella spetie, che si presume di Sonare,m ma vn'altra: Et
Parere
di Tolo-
meo, &
Aristos-
seno.
à questo proposito voglio dirui quello, che Tolomeo nell'Ottauo Capitolo
del Primo Libro dice, & nel Duodecimo del Secondo, dice adunque, Nelle
Tibre, & fistole non si può hauere certezza della quantità de'suoni, che da
loro vscirono. Et Aristosseno nel Secondo dice, che è grande errore à cer-
care nello Instromento, la natura della cosa Harmonica: le quali parole, &
auttorità altro non vogliono dire, se non che abbagliano alla Luna, quelli
che si presumono di sapere la certezza della quantità, voci, o suoni de gl'in
terualli, che da gl'Instromenti vscirono essendo che sono irrationali, &t di
Opinio-
ne del-
l'Autto-
re.
loro non se ne può affirmatiuamente dar conto: Io adunque per tutte que-
ste ragioni, ardirò di dire, che questi Instromenti suonano vna spetie mi-
sta; &t quelli interualli, che da loro vsciscono, talhora posson essere ra.
tionali, & tal volta irrationali, secondo la eccellenza, & dispositione del
page 8 Sonatore; di modo che per le cose dette, si può tenere di certo, che questi So-
natori non possono conseguire il fine da loro determinato, in quella perfet-
tione, che desidera; & tanto più potiamo tener questo per vero: Quan-
to che in questi Concerti; quasi sempre vi si ritroua qualche bell'humore,
che si persuade di sapere più de gli altri, & sà manco: persuadendosi, che Persua-
siua d'al
cuni So-
natori.

per far sentire il suo Cornetto più de gli altri, che l'ascoltatore lo habbi da
tenere per vn'Apollo, vn Thimoteo, vn'Orfeo, & vn Dio della Musica:
Ma come disse quel Poeta,
Ne la Musica pare un gran Gigante,
Et benche sappia apenna il Gamaut
Si fa ben lui sentir fin'al Leuante.
MA se del La, sapeste fin'à l'Vt
Farebbe tal stropiccio di Giachette,
Che lo faria restar un Cefaut.
Al fine scuoprono simili al Grembiale del Pittore, perciò vi ritorno à di Biasimo
d'alcuni
Sonatori

re, che non possono conseguire quel vero fine, cioè di dilettare perfettamen
te; ma imperfettamente ndo molti li difetti, & dalla parte de gl'In
stromenti, &t dalla parte de' Sonatori; & talhora sono maggiori e più im-
portanti le imperfettioni, che sono ne' Sonatori, & Cantori, che quelle che
negl'Instromenti ritrouano.
Luca. Hora si, che io m'accorgo dell'errore del Moderno Parmegiano, che Opinio-
ne del
Moder-
no Par-
megiano

pur ostinatamente dice, & replica più volte ne'suoi Libri, che sotto que-
sto capo di Musica Instromentale, tutti d'Instromenti suonano vna cosa
istessa, & che fra gl'interualli dell'uno, & dell'altro non vi cade alcuna dif
ferenza; & forsi che non fa vna gran romore sopra questo particolare,
quasi che habbi ragione da vendere: se hauesse studiato li buoni Autto-
ri, credo, che presto hnaurebbe mutato pensiero; perhe alle cose da voidette,
& alla ragione istessa parmi che lui s'inganna molto; nè mi merauiglio, è
forza che hauesse il senso deprauato di maniera, che queste sottigliezze non
fossero dal suo senso comprese, nè dallo intelletto conosciute, &t pur si erp-
suadeua più del douere, ouero bisogna che talmente fosse inuiluppato nello
studio d'alcuni Auttori, come nelle Scintille del Lanfranchi, ne'Dialoghi Opere
diuerse
di Mu-
sica.

del Dentice, nelle cose di Franchino Gafforo, & altri di quella Schola, che
poco curandosi di fare esperienze delle cose, sia caminato, come si dice, alla
bonissia; dando intiera fade alel cose da questi dette, senza voler cercare
se li più Moerni dicano il vero si, ò nò.
Vario. Lasciamo, che stia, & resti nella sua ignoranza insieme con quelli, che
page 8v giorno e notte s'affaticao con lo Instromento per ritrouare cose strauagan-
ti, fuori della ragione, e lontani dalla esperienza già fatta da' nostri passati,
e ridotta in regole certe dal senso abbracciate, & dall'intelletto confirmate;
&t noi attendiamo al fatto nostro, che al fine s'accorgerāno loro ancora del
suo graue errore; per hauer consumato iltempo incose, che le portano po-
co honore; potendolo consumare in operationi degne di eterna memoria, co-
Musici
valenti.
me ha fatto il Gabrelli, il Palestina, il Merulo, il Gastoldi, il Nanino, il
Luzaschi, il Giouanelli, il Porta, & altri infiniti: Diciamo adunque, che il
senso dell'udito prende gran dilettatione de Concerti bene vniti, & parti-
colarmente quando sono essercitati, & fatti da huomini, ò donne che per la
lunga consuetudie, & essercitio sono fatti eccellenti; & quando ancora fra
Difetti
piccioli
non cosi
bene dal
senso sco
perti, &
perhe.
cosi fatti Concerti vi cade qualche picciola imperfettione, non essendo cosi
bene dal senso scoperta per la moltitudinedelle voci, & de gl'Instromenti,
che la superano, ne piglia gran diletto; ma quando poi per la imprudenza, ò
ignoranza de gli Arteici vi si sentono delle cose fuori de'termini, al senso
molto bene scoperte, senza dubio, che in vece di dilettarsi, & restar sodis-
fatto, si cruccia, si storce, e gli abhorisce.
Prouer-
bio mal
inteso.
Luca. In effetto è cosi, bisogna hauere molta pratica, & lungo tempo hauere
essercitato questi Instromenti à chi vuol Sonarli, di maniera, che diano pia
cere, nè basta che l'huomo molto s'affatichi, fidandosi di quel Prouerbio, che
la gocciola dell'acqua, per il continouo peruotere, caua la pietra; ma è ne-
cessario, che si conosca aiutato dalla natura, altrimenti è vn gittare il tem
po: di qui è. che si ritrouano alcuni talhora d'ingegno tanto veloce à vn'es
sercitio, che in breuissimo tempo fa quello, che vn'altro di tarda appresiua
in molt tempo conseguisse, effetto che da altro non procede, se non dalla na
tura che all'uno è stata benigna Madre, & all'altro cruda Madregna: &
Adriano
andò à
Parigi p
studiar
Legge.
mi raccordo sentire à questo proposito lo Eccellentissimo Adriano più vol-
te raccontare, che egli era andato alla Nobilissima Città di Parigi per im-
parare Legge, ma la Natura, che era inclinata alla Musica, ritrouādo resi-
stenza grande alle Leggi, imparò la musica, & fece dipoi con tanta sua re-
putatione tante, e tante Cantilene, nobilitando questa Italia di Discepoli
famosi: Ma lasciamo da parte questo ragionamento, ditemi, questi Instro-
menti,che imperfettioni hanno, che alcuni ne fanno certe diuisioni; in Instro
Diuisio-
ne de gli
instromē
ti.
menti al tutto stabili, & al tutto alterabili, &t in stabili alterabili? di ques
ste tre parti, le due non mi dispiacciono; cioè gli al tutto stabili, et al tut-
to alterabili: ma la terza, in stabili alterabili, non mi và per la fantasia;
la causa ve la dirò, se sono stabili, come possono essere alterabili? et se sono
page 9 alterabili, come possono essere stabili? in vn'istesso tempo, che siano stabili,
& alterabili, non lo direte mai; perche due cose contrarie non possono essere
nell'istesso soggetto, e nell'istesso tempo: bisogna, che vna seguiti l'altra,
& che la stabilita sia dall'alterezza diuisa; desidero che mi diciate il vo-
stro parere intorno à questo particolare, ad ogni modo, questo pensiero và
à ferire, che questi Sonatori non possono conseguire il fine propostosi, se non
in un certo modo imperfeto dall'intelletto conosciuto, et dal senso confessato.
Vario. Quelli che hanno fatta la diuisione de gl'Instromenti, in due maniere; Altra di-
uisione
de gl'In-
stromēti.
Ordine
primo.

alcuni hanno detto, che sono stabili, & altri instabili; nel primo ordine vi
posero il Clauacembalo, Monocordi, Spinette, & altri di natura simili, i
quali tuti ridotti alla sua participatione, in quella maggior essatezza, che
si puote; percossi, ouero Sonati non variano il Concento, che da loro ne uie-
ne, sia la percossa debile, ò gaglarda; ma gl'isntabili ridotti à quella mag-
gior perfettione di temperamento, che si puote, sempre ò per la percossa vna
volta piùdell'altra potente, ouero per il diffetto della positura delle dita,
vna volta più sù, ò più giù dell'altra variano in qualche parte il suono;
& se sono Instromenti da fiato, quando il vento le viene dato vna vol-
ta ò più gagliardo, ò più debile fa nascere varietà ne'suoni; & essendo da
fori la apertura, ò serratura più perfetta vna volta dell'altra, fa succede-
re simili effetti: essendo che tal proportione hà vn suono all'altro, quale Qual, p-
portione
habbi vn
suono al
l'altro.

ha la quantità di quella corda da cui prouiene; & ogni interuallo si dice
farsi più graue ò più acuto di tanta quantità, quanta è la proportione del-
la corda, che se le aggiunge, ò leua, tato dalla parte graue, quanto dalla acu
ta; & sarà irrationale, ò rationale, secondo la grandezza sua, & della par
te aggiunta, ò leuata; se bene il senso dell'udito non è capace intieramente
di quella minima variatione. Nel secondo ordine vi pongono tutti gl'In Ordine
secondo.

stromenti, siano quali si vogliano; reputando per vero, che la instabilità,
che seco portano, sia ò nasca dalla imperfettone dello Artefice, non mai dallo
Instromento per se stesso. Et quando io volessi discorerui della Imperfet-
tione de gl'Instromenti per se stessi, vi direi, che in alcuno di loro non si ri-
troua nè stabilità, nè fermezza, sia qual si voglia; perche il caldo, il fred Quali co
se offen-
dono gli
Instro-
menti.

do, l'humido, la nebbia, e il vento, di tal sorte li moue tutti, che li sottopone
alla instabilità, inconstanza, & imperfettione; si come sono tutte le cose, che
dall'Artefice vengono fatte. Ma quando con voi ragiono della instabili-
tà, dico di quella instabilità, & imperfettione che nasce dalle operatione del
lo Artefice istesso fatta, & che sia il vero, quando vi ho detto della imper
fettione, ò instabilità di quelli Instromenti, che si suonano per il fiato, già
page 9v vi ho concluso, che la imperfettione nasce dal dargli il fiato debile, ò gaglar
do, e dal chiudere e non chiudere cosi bene li fori; difetto che nasce dallo Ar
tefice; se de gl'Isntromenti da corde, come Lauti, ò Viole: chi non sà, che se
men forte, ò più forte sarà la percossa, che il suono varietà statione, &t più
sù, ò più giù poste le dita farà variare il suono, imperfettione, che nasce dal
lo Artefice? se mo lo Artefice percuoterà il Clauacembalo, ouero la Spinet-
ta, non potrà la imperfettione dello Artefice fare, che gl'interualli, che da
quelli vsciranno siano alterati, ò mossi dall'esser suo; però vi dico di quel-
la instabilità, & imperfettione, che nasce dallo Artefice istesso, & non dal-
Instro-
menti di
tre ma-
niere.
lo Instromento. Coloro che dimostrano altra diuisione da questa differente,
dicono, che gl'Instromenti sono di tre maniere, alcuni sono detti al tutto sta-
bili, & sotto questo capo vi pongono l'Organo, il Clauacembalo, Arpicordi,
Spinette, & Arpe doppie; & gli pouerelli non s'accorgono, che l'Organo per
il vento, che talhora le viene con troppo empito mandato da chi lo caccia,
per forza bisogna che varij gl'interualli, e suoni; & di maniera s'alterino,
che gli ascoltanti ne restino in parte con l'udito offesi. L'Arpe doppie altre-
sì, toccate da mano vna più graue dell'altra ò leggiera, non le fa variare il
suono, e gl'interualli? se fossero rationali, non diuentarebbono irrationali?
Non hanno inteso costoro la natura di questo Instromento, nè hanno saputo
discernere, e separare quelli Instromenti, che dalla necessità, &t natura sua
Seconda
maniera.
sono stabili, da gl'isntabili per accidente. Alcuni altri li dissero al tutto al-
terabili, & sotto questo capo vi posero la Lira, li Rebechino, il Trombone:
Terza
maniera
& in questo conuengono con noi, cioè con gl'isntabili. Ma nel terzo capo,
che li chiamano stabili alterabili, mi pare che molto si ingannano, se bene
in quest'ordine le pongono li Lauti, le Viole, & altri simili, che perche han
no la tastatura dicono, che sono stabili, & che per la percossa, per la posatu-
ra delle dita più sù, ò più giù, che fa variare il suono, sono alterabili: ma
se li Rebechino, e la Lira non hanno in atto la tastatura; non l'hanno forse
in potenza? & se il Lauto nella sua accordatura è stabile, non sono nella
La tasta-
tura ne
gl'Instro
menti nō
è causa
di stabi-
lità.
istessa accordatura gli altri stabili ancora? se per imerfettione dello Arte-
fice, li Rebechino, la Lira, & altri simili sono instabili, non sono forsi per lo
istesso Agente altretanto instabili i Lauti, & le Viole? sarà forsi stabile il
lauto, perche habbi la tastatura? sarà forsi instabile il Rebechino, e la Li-
ra, perche non habbi la tastatura? se tal'instabilità non viene dallo hauere
& non hauere la tastatura, ma dalla imperfettione dello Artefice Agente?
Ad ogni modo tanto è instabile il Lauto, se bene ha la tastatura, quanto il Re-
bechino, che non ha la tastatura in atto, ma in potenza, e questa potenza sa-
page 10 rebbe vana, quando non si poteesse ridurre in atto; e la pone in atto; e la pone in atto l'Artefice
di molto tempo essercitato con la eccellentia sua, quando essercita il suono, che
talhora gl'interualli, che da questo Instromento vsciscono sono più rationali
& simili à quelli, che sono dalla natura prodotti, che quelli della Viola, o del
Lauto. Bisogna adunque dire, che senza tante cōfusioni di stabili alterabili,
dissero e bene, quelli che diuisero gl'Instromenti, in stabili, & instabili.
Luca. Ditemi di gratia, potrebbesi sapere la causa, perche alli Lauti ponessero
la tastatura, & à molti altri Instromenti nò?
Vario. Crederei, che molto bene quei primi inuentori, dopò lo hauer sentito di-
uersi accordi, e diuerse Harmonie all'udito grate, volendo dare ad intender La causa
perhe è
posta la
tastatura
alli Lau-
ti.

i luochi particoalri, doue si potessero hauere simili accordi, s'accorgessero, che
le facea dibisogno poner il nome à tutte le corde, & dipoi con qualche segno,
significare à quante parti, di dette corde, si potessero di certo hauer questi con
fronti perridure sotto regole vniuersali, il modo di far fentire le Cōpositio-
ni tutte siano quali si sogliano in questo Instromento, come si vede, che han
no fatto con il dare nel publico tante, e tante variate Intabolature, che ser Intabola
tura ser-
ue à Mu-
sici, & à
ignoran-
ti di Mu
sica.

uono à ogni intellgente, & ignorante della Musica, nè era possibile poter
fare altrimenti; & come gl'inuentori lasciando le cose irresolute, & inde-
terminate, hauerebbono potuto insegnare cosi fatte cose?
Luca. Veramente questa ragione mi piace; et tanto più, quāto che essendo que
sto Instromento di molte corde, et andando toccate talhora tutte insieme in un
medesimo tempo, era necessario, nè si poteua far di māco,secōdo che detto ha-
uete, di non ritrouare termini vniuersali per liquali ogn'uno potesse inten-
derli, e seruirsene; ma questa tastatura vogliamo noi dire, che sia da gli
Artefici posta con qualche regolato ordine, ò pur à caso?
Vario. Fui à ragionamento con M.V enere, che a' giorni nostri è stato ualente
huomo, e singolare nell'Arte di fare li Lauti nella Città di Padoa; & mi dis
se, che la tastatura da lui ne'Lauti, era posta à tastone, et sēza regola alcuna; Tastatu-
ra ne'LA-
uti posta
à tastoni.

se bene haueano certe loro forme di cui se ne ualeuano, per far li manichi, che
in proportione corrispōdessero al corpo dell'instromēto; ma quāto alla tastatu
ra nō hauea nè regola, nè ordine; se non che dopò l'hauer tirate le corde sopra
l'Instromēto, et accordate in quella maggior perfettione che la natura e l'arte
gli hauea insegnato, ponēdo le dita hor quà hor là, ritrouaua il luoco proprio
di ciascun tasto: et questo è l'ordine osseruato da buoni Maestri in simili fat
ture, se bene alcuni cō la diuisione della metà della corda in 18.parti, si sono Diuisio-
nedel
manico
del Lau-
to.

dati ad intēdere di diuer il manico del Lauto, et delle Viole secondo la mēte
d'Aristosseno; et ciò potrebbe facilmēte essere il uero se nō ui occorressero mol
te imperfettioni; si come facēdone l'esperiēza ritrouarà quello che non crede.
page 10v
Luca. Senza dubio queste imperfettioni per le quali non possono li Mdoerni
hauer certezza alcuna, che ferma sia, della quantità de gl'interualli; van
no à ferire, che non possono perfettamente conseguire il fine da loro propo-
stosi per dieursi rispetti.
Persuasi
ua causa
di male.
Vario. Voi dite il vero, ma vna delle principali cause, che à ciò gl'impedi.
sce per mio indicio è, che tanta è la persuasiua d'acluni, e quasi tutti, che
quando sono per fare simili Concerti, ò siano d'Instromenti ,ò di voci, ò
de gli vni e gli altri isnieme, difficilmente si riducono à far proua, se siano
per far riuscita sì, ò nò; &t pur si dice per Prouerbio, La essercitatione
dà perfettione all'opera, massime quando vi concorrono molte persone; pe-
rò à questo proposito Aristotele nel Problema Quinto, & anco nel Qua-
rantesimo primo alla decima nona particoal disse, e bene; Con più soauità,
Senten-
za di Ari
stotele.
e contento dell'udito ascoltiamo vna Cantilena di cui ne habbiamo prati-
ca, che quella di cui non habbiamo notitia alcuna; & per consequenza li
recitanti, meglio recitano quelle cose di cui ne hanno qualche pratica, che
quelle di cui nonhanno cognitione alcuna. Bisgona adunque praticare le
cose à far sì, che rieschino secondo il desiderio, e s'auicinino al fine da loro
propostosi, se perfettamente giungere non vi possono.
Luca. Voi dite il vero, e nella pigritia tanto incallita la caterua de'Moder-
ni Cantori, che difficilmente si possono insieme vnire per far proua della
riuscita; & pare apunto, che quelli che manco ne sanno habbino bisogno di
Dimadamaggior preghiere: Ma due cose mi restano da dimandarui di molta impor
tanza, l'una sarà, quali Instromenti si possino fra di loro vnire ne'Con-
certi, hauendo diuerse diuisioni fra di loro: l'altra è, se questa dilettatione
ha da essere ne'sensi solamente, ò pur nell'intelletto, ouero nell'uno & l'al-
tro insieme; cioè nel senso, & nell'intelletto.
Vario. M'auedo che voi mi volete ridure à qualche passo tanto difficile, che
dipoi haurò che fare à cauarne il peide, tuttauia in breui parole vi ri-
sponderò intorno alla prima dimanda, & dipoi cercarò di sodisfarui an-
cora intorno alla seconda, secondo le deboli forze mie. Intorno alla prima
dimanda, la difficoltà consiste nel sapere discernere de gl'Instromenti, qua-
li siano quelli che hanno il tuono, e'l semituono eguale; & quali siano quel
li, che l'uno ò l'altro, ouero ambidui gli habbino ineguali: ilche conosciuto,
facilemnte potete poi vnirli, & fra di loro gli simili, ouero con vna ter-
za sorte, che si piegano in ogni verso: Però crederei, che si potessero vni-
re nel seguente modo.
page 11
Primo ordine. Secondo ordine. Terzo ordine.
  • Instromenti, che sono
    temperati co'l Tuo-
    no eguale, e'l Semi-
    tuono ineguale.
  • Organo.
  • Clauacembalo.
  • Spinette.
  • monocrdi.
  • Arpe doppie.
  • Instromenti, che si piega-
    no per ogni verso.
  • Voci humane.
  • Tromboni.
  • Trombette.
  • Ribechini.
  • Cornetti.
  • Flauti.
  • Dulzaine.
  • Instromenti, che danno il
    Tuono diuiso in due par-
    ti equali, & li Semituoni
    sono eguali.
  • Lauti.
  • Viole.
  • Viole bastarde.
  • Cetera.
  • Lire.
Ordine
di quelli
si posso-
no unire
insieme.

Potrete hora dalla sopraposta diuisione conoscere quali Instromenti si pos-
sono vnire insieme, & quali siano da questa vnione lontani, che la prima spetie con la terza non può, nè potrà mai vnirsi senza offesa dell'udito, co-
nsociuta dallo intelletto; potrà benissimo la seconda con la prima, & con la
terza vnirsi insieme, & sarà la risposta per hora, che io voglio dare alla
prima vostra richiesta. Quanto alla seconda, se io voglio affermare, che Diletta-
tione nō
debbe es
sere ne i
sensi.

tutta questa dilettatione: habbi da essere ne'sensi solamente, sarà proprio vn
volere, che il Naranzo diuenti vn pomo, & vn ponere in dispregio que
sta scienza, di cui tanto ne godrebbe vn Contadino rozo, &t grossolano,
quanto uno che fosse di lei intelligente, & che in questa scienza hauesse spe
si li giorni suoni; ilche è falso. Se anco vogliono dire, che il solo intelletto
goda di questa cosi soaue, e diletteuole Harmonia, sarebbe senza dubio gran
dissimo errore, perche l'intelletto non apprende cosa alcuna, che prima non
sia dal senso riceuuta, & riceuuta l'appresenta all'intelletto; oltra che si
vede manifestamente, che gli huomini rozi ancora si compiaciono, e le di-
letta questa Harmonia: Bisogna adunque dire, che il senso, e lo intelletto Il senso,
& l'intel
letto pi-
gliano di
lettatio-
ne de i
suoni.

insieme, piglino piacere, e dilettatione infinita di questi Concerti; &t neces
sariamente bisogna, che il senso dell'udito sia il primo; perche il suono, che è
il prorpio obietto dell'udito, viene riceuto dall'udito che in lui si compia-
ce, nella maniera che il vedere fa della cosa visibile, e'l tatto della cosa tan
gibile e'l gusto della cosa gustabile; et opò hauerlo riceuuto, e dilettatosi di
lui, lo appresenta all'intelletto, che poi và considerando quali proportioni Quali co
se consi-
dera l'in
telletto.

habbino fra di loro quei suoni, & quelle parti di quella Cantilena, e quel-
li interualli, l'inuentione, e'l soggietto, l'ordine, la forma data à quella ma-
teria; se il stile è purgato: cose tutte, che allo intelletto s'appartengono, il
discernere, intenderle, &t giudicarle, & questa è quella parte; che allo in-
telletto s'appartiene.
page 11v Il senso è
il primo
à piglia-
re diletta
tione.
Luca. Se bene voi mi concludete, che questa dilettatione debbe essere ne'sen
zi, & nello intelletto; non negate però che il senso non sia il primo à godere
di questa dilettatione, & come primo & principale ne debbe ancora hauer
maggior contento di quello che l'intelletto ne piglia.
Vario. Vi confermo, che l'udito è il primo, che gode, & si diletta di quella
parte che à lui s'appartiene; cioè del suono, suo proprio oggetto, & è la ma-
teria delle Cantilene; ma vi dico ancora, che il senso senza l'intelletto, non
può da se solo iudicare cosa alcuna, perhe è sottoposto à molti difetti, & à
molte imperfettioni; nè riceue le cose, se non in vn certo modo confuse, se be
ne vicine al vero: ilche è confermato da Boetio nel Primo Capitolo del
Quinto Libro della sua Musica, &t da Tolomeo nel Cap.Primo de gli Har
monici; oltra che la esperienza istessa vi dimostra questa imperfettione:
Imperfeti
tione de'
sensi.
quante volte hauete voi Vdito la voce d'uno, & v'è parso di vdire la
voce d'un'altro? il bianco, percosso dall'imbra, non pare che perda della sua
bianchezza? e'l bastone piantatoi nell'acqua corrente, non vi pare che sia
Il senso
non può
senza lo
intelletto
dar iudicio.
rotto in due parti, & pur è intiero? però se il senso non si congiunge con lo
intelletto, come l'oro al parangone, non può nè è bastante per se solo iudica
re cosa alcuna appartenente al suo obietto.
Luca. Mi pare, che quello che hora detto m'hauete, sia contra la opinione di
Francesco Salina, publico Lettore nello Studio di Salamanca, come può esse-
re, che questo sia ilvero, ò l'uno ò l'altro erra.
Vario. Ditemi ciò che dice il Salines, che forsi no nsarà cosi manifestamente
Ogn'ho
mo è at-
to à fal-
lare.
contra la sua mente; & quando fosse, ogn'uno è atto à fallare: et non sapete il
Prouerbio, Chi non fa, non falla? tutti nō potiamo essere perfeti, ogn'uno dal
prorpio interesse, et dalle proprie opinioni, secōdo il fine può essere ingānato.
Luca. Nel Quarto Libro della sua Musica nel Capitolo trigesimo primo, dice
Opinio-
ne di Frā
cesco Sa
lines.
che il seso in tutte le cose che à lui s'appartengono, sempre è stato, &t è otti-
mo iudice; &t per proua di questa conclusione, dice, che non può essere buon
Cuoco, et eccellente, se non ha il gusto delicato; nè vn Pittore di gran stima,
se nō ha la vista acuta, buona, & bene instrutta; cosi il Musico non potrà, di
ce egli, essere nella sua perfettione ualent'huomo, se nō haurà l'udito ben pur
gato, che come buon iudice, iudicar possi le cose appartenenti al suo obietto.
Proposi-
tione di
Aristote
le intor-
no al sen
sibile.
Vario. Questa propositione appresso tutti i Filosofi è famosa, il senso intorno
al proprio sensibile, ouero oggetto proprio mai non erra. ma se semplicemen
te s'intēdesse, come le parole dicono; nō è dubio, che non errarebbe, come si ue
de che fa, nè patirebbe eccettione alcuna: ma perche sò, che cōfessate la imper
fettione de sensi, uoglio dirui come la intēdo. De gli oggetti sensibili, altri sono
page 12 mediati, altri immediati; chiamo mediati quelli, che non si possono sentire Distintio
ne de gli
oggetti.

se non col mezo d'un'altra cosa, come il suono, che non si puote vdire, se non
per il mezo dell'aria, nella quale si fa il suono; si come dichiarò con quelle
conditioni conuenienti l'Artusi nell'Arte del Contraponto nel fine. L'ogget-
to sensibile immediato, chiamo quello, che senza mezo è dal senso compre-
so, come la cosa tangibile, che sotto il senso del tatto cade senza mezo alcu-
no: Dicoui però, che quando gli oggetti, che sono mediati, cadono sotto il sen
so con ledebite circonstantie, che l'aere sia purificato, che il senso di qualche
impedimento impedito, non potesse fare l'offitio suo, che l'oggetto fosse pro-
portionato col senso: Crederei quasi, che potesse esser vero asolutamente,
quello che dice ilSalines; ma sempre vi cade qualche cosa, che impedisce il
vero, o dalla parte del senso, o del sensibile, ouero dal mezo; di modo che
non può da se stesso iudicare ilvero intieramente, & se bene, come dice il
Saliens, lo hauere il gusto delicato; il vedere acuto, & bene instrutto; &
l'udito ben purgato fa che il senso nel sensibile possi, & habbi facoltà di man
co ingannarsi; non è per questo, che non sia secondo diuersi rispetti, come ui
ho detto, il senso ingannato dal sensibile, ma sarà manco ingannato, quando Il senso
ingānato
dal sensi
bile.

dopò lo hauerlo appreso, & appresentato allo intelletto, l'offitio di cui è di
andare essaminando, e discorendo intorno aslla verità; & insieme con lui
farne il iudicio. Ma se l'intelletto può errare alle volte duiscorendo, co L'intel-
letto può
errare.

me veramente erra; quanto maggiormente il senso potrà ingannarsi? però
vi dico, che il senso senza la ragione, e la ragione senza il senso può dar
iudicio, che vero sia di qualunque oggetto si voglia scientifico; ma si bene
quando accompagnati, &t insieme vniti sono: che sia il vero, se vorrete
con il mezo del senso diuidere qual cosa vi pare in due parti eguali, ouero
in più, mai la potrete intieramente diuidere, sino à tanto che la ragione non
conferma ciò essere ò ben fatto, o mal fatto; essendo che il senso dal poco, &
dal troppo resta confuso, si come ne'suoni si dimostra, che l'udito dalla gran-
dezza di alcun strepitoso è offeso; &t dalla picciolezza, ò quantità minima e
incapace.
Luca. Conosco benissimo questa imperfettione de'sensi, & vedo che non bi-
sogna intieramente di loro fidarsi, perche sono fallaci; vedo ancora che il
Salines per consequenza poteua assai più chiaramente dire questo suo con
cetto, che nō hauerebbe dato materia a'Lettori di ragionare sopra di ciò cosa
alcuna. Ma lasciamolo e ritorniamo al pòroposito nostro; Ecci altra causa
per laquale si possi dire, che questi Instromenti non siano, nè si possino per-
fettamente vnire insieme; di modo che non conseguiscano il desiderato fine?
page 12v
Vario. Non mi souiene cosa notabile, ma per confermatione delle cose dette,
posso dichiararui la diffinitione d'Eustratio del Musico, che in se stessa in-
clude il tutto, e sarà come il condimento, & vn sigillo delle cose dette, dalla
quale discorendo con lo intelletto vostro ne potrete cauare qualche bel
pensiero.
Luca. Dite pur, che mi sodisfo assai in queste speculationi.
Diffini-
tione del
Musico
di Eusta
tio.
Vario. Dice, che il proprio fine del Musico è il Cantare con modulatione,
ouero Sonare ogni Instromento con Harmonia, secondo li precetti dati dal
Musico. Che cosa vuol dire, Cantare con modulatione, se non Cantare con
maniera tale, che li Cantori s'habbino rispetto l'uno all'altro; che vno non
superi l'altro, nè mandi fuori voce più gaglairea, ò oiù debile dell'altro; che
nella pronuntia delle parole non sia hesitante; nè balbutiente, & si guardi
dalle cose dette, hauendo quelle auertenze, che hauer deue il buon Cantore?
Et quando dice, che il proprio del Musico è il Sonare lo Instromento con
Harmonia, che altro vuol inferire, se non che stij bene auertito il Sona-
tore, di fare che lo Instromento da lui adoperato, imiti la voce naturale più
che puote, s'egli è Cornetto, ò Trombone, che habbi risguardo à gli altri, che
con lui Suonano nel Concerto; che auertischi di regolare lo Instromenti di
tal sorte, che non si senta deformità, nè Suoni di alcuna sorte? e facci che
quei Suoni, che da gl'Instromenti vsciscono, vsciscano in quella maggior
essatezza, e perfettione, che sia possibile.
Luca. A me pare, che come detto hauete, che questa diffinitione in se stessa
includa tutte quelle imperfettioni, che di già habbiamo detto ritrouarsi ne'
Concerti, per diffetto de'Sonatori e Cantori; & chi vorrà fare qualche
Concerto, che habbi del buono, e giudiciosamente sia Concertato, bisognerà
auertire di leuare tutti, ò in parte quei diffetti, che già habbiamo scoperti,
iquali impediscono, che il Musico non puote conseguire quel fine che si pro-
pone; & allhora si potrà dire, che il Concerto sarà vicino à qualche per-
fettione, sia poi di voci, o d'Instromenti, o dell'uno e l'altro insieme mi-
schiati.
Imper-
fettioni
nō si pos-
sono ri-
mouere
tutte.
Vario. Voi dite il vero, se poruedere si potesse à tutte le imperfettioni, che
di già habbiamo dette, si sentirebbe vn'Harmonia straordinariamente al
l'udito soaue, & diletteuole, ma per essere le imperfettioni molte, anzi in-
finite, à me pare impossibile di potere rimouerle tutte, & se potessero esser
rimosse, ardirei dire, che farebbe di quelli effetti istessi, che anticamente si
legge, che col mezo della Musica faccano gli huomini di quei tempi, che pur
vi douete raccordare d'hauere sparsamente letto ne'Poeti, e ne gli Orato-
page 13 ri; che Pitagora souenne à vna famiglia, che si ritrouaua in gran perico-
lo dalla furia di alcuni giouani scandalosi, che contra quella, con maniere
insolite erano infuriati; per ilche impose al Musico, che mutasse il modo, e
mitigò quello impeto giouanile. Et Domodoco sospinse Vlisse à piangere:
Thimoteo incitò Alessandro à pigliar l'arme, & dipoi lo ritirò da quel pen
siero: vn'altro, lungo tempo conseruò la pudicitia di Clitennestra: & Tale-
te di Candia liberò dalla Peste li Lacedemoni. Ma vdite, che gran forza Effetti o-
perati da
la Musi-
ca antica

hauea la Musica di quei tempi; Racconta Atheneo, che vn certo Clinta, dal
la colera soprapreso pigliaua la Cithara, & Citharizaua: addimandato ciò
che facesse: rispose, Io mi tempero.
Luca. Mi raccordo d'hauer letto in diuersi luochi da gli effetti grandi, &t
importanti, che à quei tempi la musica operua, ma mi pare ancora, che
questa scienza non fosse cosi volgare, nè che fosse essercitata nella maniera
che hoggifi la essercitano questi Musici.
Vario. è il vero, che Anticamente non si ritrouaua vna moltitudine di
Musici, come à tempi nostri: ma erano seminati rari, & perciò in mag Viltà de'
Musici
Moder-
ni.

gior riputatione, che non sono questi; totalmente dati allo esser serui, in-
clinati al guadagno: Non haueano tante Arie, nè tante sorti d'Instromen
ti, vniti insieme con tante voci, e tante varietà d'Harmonie, lequali
cose tutte, sono il piùdelle volte, causa di molta confusione, in vece di
molta vnione, nè si può fare di meno, perche doue concorre la operatio-
ne di molti, bisogna ancora, che molte siano le imperfettioni, per la diuer-
sità de'pareri, e del modo di operare, se bene tutti mirano ad vn bersa-
glio; ma mentre, che voi andate pensando, che vno è più dell'altro Eccel Vno è
più eccel
lente di
un'altro.

lente, vi farà ancora credere, che vno è più perfetto dell'altro; &t per con-
sequenza, vno più dell'altro imperfetto, nè perciò possono conseguire il fine,
se non in vn certo modo imperfetto.
Luca. Mi piace, che siamo entrati in questo discorso della musica Antica, dan
domi à credere, che Argomentarete dalla perfettione di quella, alla imper-
fettione di questa, secondo apunto il nostro proposito.
Vario. Non sarà gran cosa, che argomentiamo dalla perfettione di quella,
alla imperfettione di questa; &t dalla imperfettione di quella, alla perfet-
tione di questa. che questa propositione si conuerte secondo diuersi rispetti.
Ma prima voglio dirui come gli Antichi essercitauano questa Scienza, &
sarà come fondamento del ragionamento: dipoi vedremo in facia qual Poeta, &
Musico
erano tut
to uno.

di loro sia più perfetta, ouero imperfetta. Erano Anticamente vna co-
sa istessa, il Musico, & il Poeta, nè da loro era chiamato vno con
page 13v questo nome di Poeta, se non era Musico; & per il contrario, col nome di
Strabo-
ne.
Musico se non era Poeta. Et come dice Strabone, con nome de sapienti era-
no nominati; Cantauano loro stessi loro Compositioni al suono della Cetra,
Plinio.Lira, Pifaro, ò altro Instromento; ilche si conferma con l'auttorità di Plinio
nella Naturale Historia nel Cap.56.che racconta come come Lino da Negropon
Musici
Antichi
e Poeti.
te Compose Hinni, & Cantò al suono della Cetra : & Terpandro Compose
dice Plutarco, Poemi al suono della Cetra: & Oratio nella Poetica dice, che
Apollo fu Sonator di Lira, e Cantore: & Orfeo con Arione furono Musici,
& Poeti. Questi adunqte Cantauano al suono della Lira, & della Cetra le
Compositioni loro, nè adoprauano tantevariate sorti d'Instromenti, in vn'
istesso tempo, nè tanti Concerti, & Arie, ma al suono d'un solo Instromento
A che ser
uiuano
gl'Instro
menti de
gli Anti-
chi.
Cantauano le cose loro. De gl'istessi Instromenti si seruiuano à Cantare le
Lodi de'loro Dei, ne' Sacrificij, nelle sepolture, e funerali de'loo Morti;
nelle scene, nelle Nozze, e Conuiti, si come Ouidio ne'Fasti: Aulo Gelio
Titoliuio, & molti altri Historiografi degni di Fede, nelle loro Opere rac-
contano; tal costume fu osseruato anco da gli hebrei nelle sepolture de'lo-
ro Morti, di che nefa chiara testimonianza l'Euangelio nella Resurret-
tione della figliuola del Prencipe della Sinagoga, per inuitare li circon-
stanti al pianto; & dice Ambrosio Santo, che ciò faceano per imitare li
vecchi loro.
Luca. Questa maniera di Cantare, che non vsiamo, & di Concertare, non è
adunque il modo, che gli Antichi osseruauano; al suono di vn solo Instro-
mento, quei sapienti le cose da loro composte recitauano.
Vario. È verissimo, & se ne volete vna raccolta della maggior parte, le-
gete la Deca Historiale della Poetica del Patritio, e ne restarete sodisfatto
apieno. Vn particolare douete intorno à questo auertirem & è che pochi
Anni sono, che noi habbiamo quest'ordine d'interualli diuisi nella maniera
che voi vedete, con il modo di Cantare tante, e tante Arie insieme.
Luca. Se questo modo non è Antico, chi è stato lo inuentore? quanti Anni
possono essere?
Vario. Guido Aretino Musico Eccellente di quei tempi; il sistema massimo,
che prima in tre Tetracordi diuiso; diuise in essacordi, ordine di sei corde,
includendo in ciascuno essacordo, vno de'Tetracordi de gli AntichiM &
per far questo più commodamente, v'aggiunse vna corda sotto la acqui-
stata, & le pose il nome di Gamaut, segnandola con vn G. Gamma Gre-
ca, & prima lettera dello Alfabetto; volendo dare ad intendere, che li
Greci erano stati li primi inuentori, se bene dipoi, da'Latini era stato
page 14 accresciuta, & augumentata, ponendo nomi diferenti alle corde di tutto il
sistema massimo, da quelle de'Greci. Fiorì questo valent'huomo sotto la
fel.mem. di PP.Giouanni XX. come dicono alcuni, che fu l'Anno 1024.
& 329. anni dopò nella Città di Parigi Giouanni de Muris, ritrouò le fi Giouāni
de Muris
inuētore
delle fi-
gure Cā-
tabili.

gure, che noi adoperiamo; Massima lunga, breue, semibreue, & minima:
di modo che si può fare il conto che 1024. con 329. fanno 1553. il qual
numero sottrato, e cauato da 1600. resta 247.anni; se pur vogliamo
dire, che all'hora si incominciasse ad adoprare, simili figure signidicatiue
de suoni, & tante arie insieme; ilche non è così credibile. Sotto qual mil-
lesimo, &t qual auttore fosse il primo à componere nel modo, &t ordine,
che si fa hoggidì, non se ne ritroua vestigia alcuna, se bene Boetio descri Boetio
descriue
il modo
di moue
re la vo-
ce secon
do gli an
tichi.

ue nel Capitolo Terzo del Libro. Quarto, alcune Cifre che gli Antichi po-
neuano sopra le sillabe delli loro versi, dalle quali compredeuano in qual
maniera doueuano Cantare, e mouere la voce, quando verso il graue, &
quando verso l'auto, & ad ogni corda haueuano le particolari Cifre; &
quelle Cifre, che seruiuano alla corda più graue, non seruiuano poi à corde
più acute;: ma ciasucna hauea le sue proprie Cifre, & queste da loro erano
radoppiate, & poste, alcune di sopra, &t aòtre di stto: quelle di sopra signi-
ficauano le note, ò caratteri; & quelle di sotto ernao applicati alla breuità,
ò longhezza di tempo: Con tutto ciò non ho mai veduto, nè sentito che altri
habbino veduto forma, nè modo di alcuna Cantilena, fatta in quei primi
tempi, dalla quale si possi cauarne vn modello sicuro, inqual maniera si
Cantassero tante Arie insieme.
Luca. Leuatemi questo pensiero, & ditemi; Anticamente haueano le Conso-
nanze, che habbiamo noi si, ò nò? Se le haueuano, come io mi dò à credere;
perche non Cantauano, e Sonauano nel modo, che facciamo noi? qual cosa gli daua impedimento? se non le haueuano, haueuano ancora in vn modo,
molto imperfetto cognitione di questa scienza; & pur à quei tempi fiori-
uano tutte le belle lettere, & eranui huomini molto segnalati, iudiciosi, &t
d'ingegno acuti, speculatiui, e pratichi eccellenti; che di ciò ne fanno fede gli
scritti loro, che ancora dano da pensare alli Theorici Moderni, più che non
vorrebono.
Vario. Qui sta nascosto il vostro erore. Nego che gli Antichi hauessero
cognitione di tutte quelle Consonanze, che nelle Compositioni Moderne
adoperiamo noi; & se di questo ne volete chiarezza, legete Aristosseno
al Tradotto dal Gorgauino à carte 16. del Primo Libro, che vi ritrouarete
queste parole. Modulamur enim minora interualla, quam diatessaron,
page 14v Gli Anti
chi non
haueuano
per cōso
nanze le
imperfet
te.
cum plura quidem tamen omnia dissona: & nel Secondo Lib. àcar. 29. à
questo istesso proposito replica. Canimus enim quidem nos cum plura ipso
diatessaron minora; Dissona tamen omnia. Et Tolomeo nel Primo Libro,
nel fine del Cap.10. dice, Incompositum verò ditonum, à melo alienum, ut
quod in ragione 81.ad 64. sensibus autem faciliora percepta sunt, qua
comensurabiliora. Et Euclide Prencipe de'Mathematici, disse, Sunt con-
sone diatessaron Diapente, Diapason, & similia, Dissona autem sunt eaque
minora, quan diatessaron, vt diesis. Semitonium, Tonus, Sesquitonus, &
Ditonus. Da queste auttorità certificato, vi bisognerà confessare, e crede-
re, che gli Antichi non hebbero mai per Consonanti quelle Consonanze, che
noi chiamiamo imperfette, come l'una e l'altra Terza; e l'una e l'altra Se-
sta, che pur sono la vaghezza delle Compositioni moderne: & se bene si
Antichi
non heb
bero le
imperfet
te per dis
sonanti.
vede dalle loro parole, che hebbero cognitione di queste consonanze, le conob-
bero però per dissonanti, nè mai da loro furno adoprate; perche perche teneano per
vn'assioma, che fossero dissonanti; nè perciò poterono come noi Cantare tan
te arie insieme.
Luca. Come può esere adunque, che la Musica in quei tempi operasse, & fa-
cesse tanti, & tanti segnalati effetti; essendo cosi pouera di Consonanze? &
la nostra, che di queste è ricchissima ne sia priua, & quasi si può dire, che
facci contrarij effetti alla loro.
Vario. Non è gran osa, che vn Musico solo, e Poeta eccellente al suono di un
solo Instromento di quattro, ò più corde, ouero di altro Instromento, secondo
l'uso loro, Cantasse e recitasse cose conformi alla natura, & volontà degli
ascoltanti disposti à riceuere coseconformi alla natura, & volontàde gli
si immutasse il senso, e facesse quegli effetti, che già habbiamo detto, chefa-
Le cose
semplici
più facil
mente si
imprimo
no ne'sen
si, che le miste.
cea, massime che ne'sensi si imprimono le ose più semplici, più facilmente
che le miste. Sonauano e Cantauano Diatonicamente; & se bene toccaua-
no qualche cosa di altro genere, non era talmente mista, che il senso non la
potesse discernere, econoscere. Ma hoggidì, che si adoperano tante arie, &
dopò questo sono le Compositioni di diuersi modi, di diuersi generi di ma-
niera che si sente vna mistura di cose diuerse, vna comspositione di voci
diuerse, vn romore di Harmonia al senso incomportabile,vno Canta vn
Cose cō-
trarie fā-
no diuer
si effetti.
moto veloce, un'altro tardo; vno proferisce vna sillaba d'una sorte, un'al
tro d'un'altra; vno và nello acuto con la voce, vn'altro nel graue, & per
fianco si ode vna voce posta fra l'acuto e'lgraue: vn Canta la Diapa-
son Harmonicamente diusa, vn'altro Arithmeticamente: di modo che non
può fare quel buon'effetto, che già faceua. Et se bene l'animo è disposto à
page 15 riceuere ogni forma mentre, che da diuerse cose contrarie è agitato, come uo-
lete he si acqueti? Bisogna per forza, che nello ascoltante gneri contra.
rio effetto, & che di là si parta, pieno più tosto di confusione, che di effetto
alcuno, che lo habi da indurein qualche buon habito; è vero che ne rap-
porta le orecchie piene di romore, ò diciamo Harmoniosi suoni, ma consusi.
Quanto poi alla Musica Antica, & Moderna, à me pare che l'Antica fos Perfettio
ne. & im
perfettio
ne della
Musica
Antica, e
Moder-
na qual
sia.

se, si come fu più pouera, & imperfetta della Moderna rispetto alla priua-
tione dell'Harmonia, & delle Consonanze, & la Moderna, essendo più ic
ca di Consonanze, & doi Harmonia, più di quella perfetta. Et quella più
perfetta quanto al conseguire il suo fine di dilettare, & giouare. Et que-
sta più imperfetta, rispetto à non conseguire altro fine, che di occupare il sen
so dell'udito, di molte arie, & molti romori, con interualli Harmonici, di-
lettando solamente qualch'uno; ma non per questo si vede, che gioui in par
te alcuna; & se bene alcuni vogliono che facci, &t sia per fare gl'istessi ef-
fetti, che già ella faceua, non si vedono, nè sentono però in alcuno, operare
simili effetti, anzi si vede, che in quella parte che diletta, non diletta tutti
vniuersalmente; ma de gli ascoltanti vno più, & meno dell'altro ne piglia
diletto: & se ne ritrouano di quelli, chenon possono sentire questi Concerti,
nè queste Moderna Musiche: & per concluderui, rispeto à diuerse cose,
vna è più perfetta, & anco più imperfetta dell'altra.
Luca. Veramente non sò come possi fare buon effetto vna cosa mista più di
vna semplice; essendo che mentre, che era nella sua simplicità, si vedeano
effetti tanti e tanti. Hora che ella è mista, e piena di molte impertinentie, Perfettio
ne. & im
perfettio
ne della
Musica
Antica, e
Moder-
na qual
sia.

e cose cotnrarie mi pare apunto impossibile, che sia per fare, & dimostrare
effetto buono: della mistura di questa Moderna pratica, mi raccordo d'ha-
uer veduto vna Cantilena d'un valent'huomo piena, e adornata di molti
diesis, & talhora di molti molli, & eccouene l'essempio.
[Music example]
page 15v
Vario. Vedo che la parte del Contr'Alto, recita intieramente il Tetracor-
do Cromatico, che procede per semituono maggiore posto fra la Corda
& C. & per vn'altro semituono fra la corda C & la istessa segnata con
Corde,
che non
sono nel
Clauacé,
balo or-
dinario.
la Cifra & per vna terza inore, da questa ad E, secondo la opinione
de'Theorici Antichi, & d'alcuni Moderni. Ma quello che peggio mi pa-
re, nel Soprano l'ultima figura è segnata con il , & pur quella cosi fatica
corda non è Cromatica, nè Enarmonica; ma particolare Diatonica, nè ad
altro de generi s'appartiene, secondo la mente de'buoni Therici passati.
Luca. mi raccordo ancora d'hauer veduto la corda di D.sol, re, in alcuni
Madrigali di Moderi Compositori, segnata con il , la qual corda non si
può Sonare nel Clauacembalo ordinario, nè sopra l'Organo; ma si bene nel-
Instro-
mento di
D.Nico-
la Vicen
tino.
l'Instromento fatto secondo la diuisione di Don Nicola Vicentino, che si ri-
troua in questa Città nelle manidel Sig.Antonio Goretti, giouane molto
studioso delle cose appartinenti alla Musica, & ne'Madrigali di Cipriano
di Rore, di Andrea Gabrielli: vidi già il molle, nella corda di A la mi re;
& E la mi; cose tutte che mi vanno confermando,che queste Cantilene, non
siano pure Diatoniche; ma vna terza cosa mista: & ecco lo essempio.
[Music example]
Vario.È vero che M.Cipriano vsò in quel luoco il molle; ma s'io vo-
lesi dire,che fosse Diatonico, non è vero; perche non si ritroua simil corda
nella diuisione, ò cōstitutione del Sistema massimo, ma più tosto potrei dire,
che fosse Cromatica, quanto alla diuisione del tuono, che si ritroua fra la cor
da D.sol re, & E la mi, in dui Semituoni diuiso; tuttauia à chi dicesse,
che quel molle vsato in quella corda, non fosse nè Cromatico, nè Enarmo-
nico, non direbbe forse osa, che fosse lontana dallaverità. Et questa è vna
La Musi
ca Mo-
derna è
una me-
scolāza.
di quelle cose, che mifanno credere con voi, che la Musica Moderna sia
vna mescolanza di diuerse cose, non da tutti conosciuta.
Luca. mi piace, che considerando le cose à poco à poco vi conformiate co'l
mio pensiero.
Vario. è vero considerando molte cose, che nella Mdoerna pratica io sen
to, e vedo; non posso far di manco di non confermare, e conformarmi co'l
parer vostro in questa parte: Ma dall'altra parte, se li pratici Moderni co
noscessero le cordi comuni, & le particolari de'generi, secondo la mente de
gli Antichi, & de'molti Moderni, che pur non si discostano dalla loro opi-
page 16 nione; tal volta non sarebono delle cose, che er scapriciarsi, senza ragio-
ne alcuna fanno.
Luca. Mi volete concludere, che queste corde non sono nè comuni, nè parti-
colari d'acluno de generi; ma se non sono nè comuni, nè particolari; perche
le vsano? à me pare che tutte le corde siano comuni, & non particolari;
perche li pratici si seruono di tutte indifferentemente, &t in tutte pongono Li prati-
ci si ser-
uono di
tutte le
corde in
differēte-
mente.

[Figure]
diesis, quadri, &t molli.
Vario. Purche à quelle corde, che le viene in pensiero di segnare con
[Figure]
, ,
&t molli, facino li pratici, che con gl'istessi segni à quelle corrispondi
vna, ò altre corde in ottaua e quinta; questo le basta parendole d'hauer
fatto il tutto benissimo, secondo gli ordini, e Regole della Musica, non s'ac-
co regendo, che la maggior parte di quelle cosi fatte operationi, non solo non
si possono Sonare nell'Organo, e Clauacembalo; ma volendole con la voce
che si piega per ogni verso Cantare, difficilmente riescono: E ben vero,
dice il Prouerbio; La comodità fa l'huomo ladro: il pratico si ritroua ha-
uere nel sistema massimo, due terze minori, l'una dietro all'altra; & due
maggiori: la prima delle minori è posta fra le corde D.sol re, &t F, fa ut:
la seconda fra E, la mi, &t G, sol re ut. le maggiori, l'una fra F fa ut, &
A la mi re, l'altra fra G sol re ut, & fa be mi: se il pratico vuole nel-
la corrispondentia delle parti, che l'una ò l'altra di quelle minori diuenti
maggiore; ouero l'una ò l'altra delle maggiori pigli natura di minore: non
può con altro mezo, che con li
[Figure]
, & molli operare, e tramutare questi in Non pos
sono gli
interual-
li mutar
natura, se
non co'l
mezo de
molli,
&
[Figure]
die
sis.

terualli d'uno nell'altro; che perciò sono introdotti questi segni accidentali
nella Musica; nè per questo resta, che quella Cantilena non sia Diatonica-
mente fatta; ma lo vsare troppo spesso, & le corde particolari, & il tetra-
cordo intiero Cromatico nelle Cantilene, che vogliono nominare Diatoni-
che fanno sì che bisogna confessare, che questa sia vna mescolanza: Et no-
tate, che le terze minori non si possono far maggiori con altro segno, che cō
il
[Figure]
: & le maggiori minori se non con con il molle.
Luca. Questa Regola mi piace, ma desidero che mi fate vna demostratione
delle corde particolari, &t delle comuni de generi, affinche confermato nella
loro cognitione possi dirui più alla libera quello, che io ne sento.
Vario. Accioche habbiate occasione di dire quel che vi sentite vi dirò quel
lo di che m'hauete ricercato. Sappiate adunque, che in ogni tetracordo, che Quello
che sia te
tracordo

è vn'ordine di quattro corde, con il quale gli Antichi diuideano il sistema
massimo; vi si ritrouano nella sua inspessatione le corde comuni, & le par
ticolari di ciascun genere, et la prima, e l'ultima del tetracordo, sono sempre
page 16v communi ad ogni genere; & la Terza nella diuisione del genere Diatoni-
co e particolare Diatonica, se bene ella è mobile ne gli altri generi: ma ec-
coui lo essempio del Diatonico.
Corde
cōmuni,
& pani-
colari,
quali sia-
no.
[Music example]
Genere
denso, o-
uero spes
so quello
che sia.
Questo genere da gli Antichi era chiamato non Denso, ò non spessi; & ta-
le chiamauano quel genere, che hauea nello accopiamento delli due iter.
ualli più graui insieme; maggior interuallo, che non è il restante al compi-
mento del Tetracordo, ò della Diatessaron; Nella diuisione poi di quest'al
Genere
Cromati
co quel-
lo che sia
tro Tetracordo, che sarà Cromatico, che vuol dire Colorito; similitudine
tolta da alcuna superficie, laqual essendo leuata, varia il colore, cosi le-
uando la terza corda al Tetracordo Diatonico, che è la sua particolare, &
introducendoui vn'altra corda, fa variare gl'interualli, che in quel Te-
tracordo si ritrouano; & di Diatonico diuenta Cromatico. Nè perciò sa-
Opinio-
ne del Be
nelli.
rà vero quello, che dice il Benelli co'l Salines, ragionando de generi, che si
suonano sopra gl'Instromenti da tasti; Cromatico, dice, non importa altro,
che colorito sotto questi tasti di color nero diuerso dal color di tutti questi
altri tasti ordinarij, viene ragioneuolmente nominata Cromatica: volen-
do in somma, che, perche nell'Rgano sono li tasti, neri colorati, per mezo
de'quali si fa vna mistura d'interualli, di genere Cromatico o'l Diatoni-
co; sia detto Cromatico: Ma ditemi caro Sig.Luca, auanti che fosse ritro
uato il Clauacembalo, ò l'Organo, credete voi, fosse il genere Croma-
tico, ò nò?
Luca. Senza dubio fu prima il Cromatico del Clauacembalo, ò dell'Organo,
inuentato, e sarebbe vna vanità à tanere il contrario: perche non si sà,
che al tempo di Thimoteo Milesio, che fu l'inuentore di qeusto genere il
Clauacembalo, nè l'Organo erano per ancora stati dall'Arte ritrouati?
Opinio-
ne del Be
nelli nō
nera.
Vario. Non sarà adunque vero, che sia detto Cromatico perche nel Claua-
cemblo, ò nell'Organo si suonino gl'interualli, del Cromatico sopra gli tasti
neri di cotali Instromenti: Et se quelli tasti fossero bianchi, come gli altri,
page 17 essendo fuori dell'ordine de gli altri, tanto sonarebbono gl'interualli del ge-
nere Cromatico; ma sono stati cred'io cosi posti neri per due rispetti: l'uno
accioche si discernano gl'interualli, ò li suoni che da loro nascono; & che per
essere il colore vn'accidente, che anco colorati seruano al genere Diatonico
à quei suoni, che talhora per accidente vengono alterati. l'altro, perche
quella cosa cosi variata, meglio & più vaga appare alla vista; si come fan
no molti Compositori Moderni, che empiono le carte di
[Figure]
diesis, molli, se-
gni, contrasegni, che niente altro apportano alla vista, che vaghezza; ma
dificoltà al Cantore. Horsù, diciamo pur che Boetio ha benissimo detto; Ma
vi voglio dire vn'altra ragione contra il Benelli, che hor hora mi souiene.
Se nella trasportatione d'acluna Cantilena Diatonica, mi bisognerà seruire
della corda di molle, che camina sopra li tasti neri nell'Organo: saranno
forse allhora quelli interualli Cromatici, ò pur Diatonici?
Luca. Io crederei, che fossero Diatonici; ma se vi seruisti delli
[Figure]
diesis, &
de'minori Semituoni troppo spesso, &t della diuisione del Tuono nell'istessa
corda, come lo essempio di Cipriano; crederei ancora che quei suoni, ò Mo-
dulare fosse Cromatico.
Vario. Voi dite bene; ma io dico, che quei tasti neri nn seruono semplice Tasti ne
ri seruo-
no al Dia
tonico.

mente al gnere Cromatico, ma al Diatonico ancora: & perciò non può es-
ser vero, che sia chiamato Cromatico, perche nell'Organo si suoni cotesto
genere sopra li tasti neri.
Luca. Io sono compitamente sodisfatto, seguitate con la demostratione del ge-
nere Cromatico.
Vario. Eccoui apunto il Tetracordo, secondo l'esser suo.
[Music example]
La terza corda è particolare Cromatica, & è segnata con il
[Figure]
diesis. Que-
sto genere è chiamato da gli Antichi, Denso, ò spesso: Et spesso ò denso chia Genere
denso, ò
spesi, l
lo che sia

mauano quel genere, che nel suo Tetracordo, era maggiore lo interuallo po-
sto fra la terza, & ultima corda; che fra la prima, e la terza, quelli due insie
me accopiati; nel numero de quali poneuano ancora l'Enarmonico: Ha que
sto nell'acuto una terza minore, ma incomposta, che pur sapete, come appresso
page 17v di loro era dissonante, & interuallo maggiore delli due posti nel graue; si
come l'Enarmonico ha vna maggior Terza, ò Ditono, nella parte acuta, in-
teruallo maggiore de gli due posti nel graue. Ma il Diatonico come ho deto
ha il contrario; perche è minore lo interuallo posto nello acuto delli due insie
me accopiati, posti nel graue; & perciò era detto non Denso, ò non spesso.
Diuision
de'suoni
fatta da
gli Anti-
chi.
Haueuano gli Antichi nelli due Generi un'altra consideratione, & era che
quelli suoni, che inspessauano la Diatessaron, chiamauano alcuni Graui spes
si; altri Mezani spessi; & altri Acuti spessi: li primi erano le corde graui
d'ogni Tetracordo: li secondi quelli che erano posti fra l'acuto e'l graue: e
gli vltimi gli acuti, che perciò le voci aggiuntoui lo dimostrano.
Luca. Questi pensieri de gli Antichi, oltramodo mi piacino; &t tanto più che
s'affrontano con l'opinione de'Moderni; ò per meglio dire, li Moderni s'ad-
Memo-
ria de gli
Antichi
dell'ese-
re conser
uata.
heriscono, & osseruano le cose de gli Antichi: non essendo bene il destruggere
la memoria loro, anzi conseruarla, & imitarla; poi che da loro è venuto il
buono, e'l bello della Musica, & di tutte l'altre Scienze.
Vario. Voi dite il vero; ma perche vedo, che vi compiacete di sentire delle
Conside
ratione
de gli An
tichi.
Considerationi de gli Antichi, voglio diruene vn'altra: Dicono li Greci, &
è il vero, che fra il color bianco, e'l nero, vi è vn colore, che fra questi estre
mi è mezano, e partecipa della natura dell'uno e l'altro estremo: Dicono an-
cora, cbe fra il raro, e lo più spesso, vi si ritroua lo spesso, che non è in tutto
raro, nè in tutto spesso: Vogliono dire, che fra il Diatonico, che si pisglia per
il color bianco, e'l raro; & fra lo Enarmonico, che è lo spesso; e'l color nero,
che sono li due estremi; vi è lo color mezano, & lo spesso, che participa del-
l'una e l'altra natura, & è il Cromatico, Genere mezano fra'l Diatonico, e
lo Enarmonico, & questo tempera la natura dell'uno, che ha troppo del cru
Conside
ratione
de'Mo-
derni.
do; & dell'altro, troppo molle. Li Moderni considerano queste cose in altra
maniera, per dirui, questo ancora. Imperoche chiamano quel genere, non
spesso, ò non Denso, nel quale le Consonanze sono intermediate dalli più ra-
ri interualli, che ci siano; ilche vedete nel Genere Diatonico, che la sua Dia
tessaron dallo acuto al graue, ouero dal graue allo acuto, è intermediata da
due Tuoni, & vn Semituono, che sono tre interualli, & quattro Suoni:
Genere spesso, ò Denso, vogliono che sia quello, la Diatessaron del quale è
co spessi interualli inspessata dal graue allo acuto, ò dall'acuto al graue, &t
questa è per Semituoni diuisa, i quali sono più spessi del Tuono; & fra gli
estremi, la Diatessaron del Cromatico genere spesso, ne gl'Instromenti ordi-
nati dalli Moderni, vi cadono cinque interualli, & sei suoni, si come vi
dimostra la seguente figura.
page 18
[Music example]

Cosi & il Trihemituono, che gli Antichi diceuano essere incomposto, &t
particolare interuallo di questo genere, non sarà vero, mentre che noi lo
adopraremo come consonante; essendo il douere, che tutte le Consonanze
venghino ripiene di Tuoni, & Semituoni; & li Tuoni, & Semituoni, che
sono dissonanti, vno sarà inspessato da Semituini; e l'altro da Diesis. Nè
si deue marauigliare alcuno, che in questo genere la Diatessaron hbi sei
suoni, se bene secondo la sua Ethimologia, non douerebbe hauerne più di quat
tro: Basta, che nel genere Diatonico, si ritroui questa osseruatione; & che
ne gli estremi di ciascuno di questi altri generi suoni la Diatessaron. Lo
Enarmonico cosi detto, quasi ottimamente accomodato; e più d'ogn'altro Enarmo
nico, l
lo che sia

spesso, & però procede per Semituono e Diesis, interualli spessissimi, & mi-
nimi, che nella nostra Musica non patiscono, altra diuisione, di questo gene-
re diceuano gli Antichi, & dicono molti Moderni, che il Ditono è interual
lo suo particolare, elo lo considerauano incposto, & dissonante: Qiui mi
pare di farui vna consideratione hor hora souenutami, & è che gli Anti Ordine
de gli An
tichi nel
constitui
re due ge
neri spes
si.

chi nella constitutione di questi due generi spessi, mi pare che habino tenu-
to bellissimo ordine; e l'ordine è stato, che considerando il Genere Diatoni-
co prim inuentato, &t naturale, che nelle sue corde camina per Semituono,
Tuono & Tuono; considerando dico, che fra queste corde non vi nascono
altro che due interuallo composti, per dire cosi, di questi; l'uno de'quali è
e fu il Semiditono; e l'altro allo Enarmonico, che fu il Ditono: & che fos-
sero considerati incomposti, & dissonanti; essendo che appresso di loro era-
no communemente da tutti tenuti per dissonanti, simili interualli. Ma per
che le Scienze nel principio del suo nascimento sono tutte state piene di mol
ti abusi, che poi cone successione di tempo, essendo state limitate, accresciute, e
polite, sono ridotte à questo stato; potiamo dire, che meglio habbino detto, e In qual
cosa hab
bino det
to me-
glio li
Moder-
ni, cheli
Antichi.

dicono li Moderni intorno à questo particolare de gli Antichi, mentre, che
considerando questi due generi spessi, non attribuiscono ad alcuno di loro, nè
il Ditono, nè il Semiditono, incomposti, essendo che sono più rari questi in-
terualli, che non sono quelli che ordinano il Diatonico; e perciò non si pos-
sono con ragione dire più spessi, quanto alla consideratione de gl'interualli;
volendo che siano riceuuti come sono in effetto consonanti, però bisogna, che
loro ancora riceuano diuisione, e riempimento, & allhora saranno interual
page 18v li de generi più spessi. Et fra le corde della Diatessaron di questo genere
più spesso. detto Enarmonico, vi cadrà noue interualli, e dici suoni; & ec
couene la demostratione.
[Music example]

Suppone il più Moderno, &t è il vero, che il Semituono maggiore sia nella
constitutione di questo genere, diuiso in due Diesis. Il Tuono minore sia di
vn Semituono maggiore, &t vn minore, detto, Diesis: e'l Tuono maggiore
sia dall'uno e l'altro Semituono, &t vn Comma diuiso; di modo che à fare
il conto, saranno tre Semituoni maggiori, et ciascuno sarà diuiso in due Die-
sis, che sono sei interualli; dui Semituoni minori, & il Comma che sono al
compimento di noue interualli, & dici suoni; nè ci sarà disputa se il Dito-
no, e'l Semiditono siano incomposti, ò dissonanti; non conoscendo li Moder-
ni simile incompositione, nè dissonanti; ma tutti consonanti: nè se siano, ò
non siano più particolari di questo genere, che di quell'altro, dispute tutte
che trauagliano la mente de'studiosi fuori di proposito, & senza frutto al-
Conside
ratione
de'Mo-
derni in-
torno al-
li generi.
cuno. Et è da auertire, che non si deue considerare la Constitutione delli tre generi, nella diuisione della Diatessaron, come di già faceuano; ma solamente
quella del genere Diatonico; & la Constitutione del genere Cromatico, nel-
la diuisione del Tuono; & quello dello Enarmonico, nella diuisione del Se-
mituono minore, & vn diesis, se bene sono ambidui col nome di Diesis no-
minati. Et questo ordine non è fatto, e considerato senza che la natura non
ce n'habbi dato qualche segno: imperoche la differenza che si ritroua essere
fra la Diapason, & la Diapente, che sono le due prime &t maggiori conso-
nanze, non è altro che la Diatessaron; & questa vogliono che ordini, e con
Ordine
naturale
cauato
da gli ec
cessi del-
le conso-
nanze.
stituisca il genere Diatonico; cioè mentre che si diuide diastematicamente
in Tuoni, e Semituoni maggiori, e minori; ordini e constituisca il genere
Diatonico: Ma la differenza, che si ritroua fra la Diapente, & la Diates-
saron, che sono le parti maggiori fatte della Diapason fonte, & origine, &
principio da cui nascono tutte le Consonanze, che è il Tono; & venendo
alla diuisione sua, si constituisca il genere Cromatico: Et la differenza, che
si ritroua fra la Diatessaron, e'l Ditono, che è la parte maggiore della Dia-
pente Harmonicamente diuisa, che è il Semituono; voglioino, che venendo
sia alla diuisione di lui, in dui Diesis, si constituisca il genere Enarmonico;
ordine proprio della natura, cauato da gli eccessi di questi interualli, secon-
page 19 do che l'uno supera, ò viene dall'altro superato, gradatamente con ordine
naturale. Oltra di questo voglio che sappiate, che questi generi hanno fra Qual cō
uienienza
habbino
li generi
insieme.

di loro quella conuenienza, &t rispetto che ha l'ottimo al migliore, & que
sto al buono; può stare il buono da se solo, & può hauer l'essere senza che
vi sia il migliore, e l'ottimo; ma il migliore, non può esser migliore, se non
rispetto al buono; nè l'ottimo può da se stessohauer l'essere, senza il miglio-
re e il buono: E st il buono adunque come principio, e fondamento del
migliore, & dell'ottimo; e'l buono, & il migliore hanno perfettione nell'ot
timo. Cosi diciamo al proposito nostro, che il Diatonico può stare, & hà l'es-
sere da se solo; perche egli è creato dalla natura, & per molto tempo è stato
essercitato nell'esser suo naturale, sin tanto che venne Thimoteo Milesio,
secondo la mente di Suida, & di Boetio, incominciò à variare, & allonta-
narsi dal Diatonico; ritrouando la diuisione del Tuono, mollificando la du-
ritie del Diatonico; ordinò nuouo genere detto Cromatico. Questo si vede
che non può stare in modo alcuno per se solo, senza il Diatonico; non essen-
do lui altro che il Diatonico inspessato: & perche mollifica la duritie di quel
lo di qui è, che s'acquistò il nome id migliore & più perfetto. L'Enarmo-
nico similmente, non può per se stesso hauer l'essere; perche questo et quello
sono fabricati sopra il Diatonico, ma questo è più spesso del Cromatico.
Tacciano adunque quelli, che sotinatamente vogliono, che il Cromatico, e
lo Enarmonico siano stati prima del Diatonico; Che & per il testimonio
di Aristosseno, & di Tolomeo, &della raigone istessa, si manifesta il contra-
rio: Di questi disse Aristide, e Brienio, che per essere il Diatonico natura Detto di
Aristide
intorno
alli gene
ri.

le, e più facile de gli altri da essere Modulato; il Cromatico, perche è pieno
di Diesis, & di suoni, che hanno del molle, e sostentati tiene del difficile, ma
lo Enarmonico difficilissmo: perche gli suoni. e gl'interualli, che lo compon
gono, sono più de gli altri spessissimi: & se gli Artefici non sono più che bne
instrutti in questo non è possibile per le sue dificoltà Modularlo.
Luca. Questa opinione de'piu Moderni dichiaratami, intorno alli generi, ol-
tramodo mi paice, perche à me pare che sia più vniuersale, più facile, &
assai più conforme alla natura, di quella de gli Antichi. Del genere spesso,
ò Cromatico, come dite, due cose v'erano da considerare; la prima, che il Tuo
no diuideano in dui Semituoni: la seconda, che il Semiditono era interual-
lo dissonante, & particolare di qeusto genere. Ma aprresso questi più Mo-
derni nō occorrono queste dificoltà, ò considerationi: Quando il Tuono sa-
rà duiso in due Semituoni, & ogn Tuono patirà questa diuisione, sarà in-
teruallo di questo gener spesso; e lo Semiditono sarà consonante, & pieno
page 19v di altri interualli diuisibili, secondo l'occasione. Ma lo Enarmonico, che è
il più spesso; in qual modo lo intendessero gli Antichi, per ancora non me
ne hauete fatta la demostratione: seguita forse la istessa legge, ò ordine, ò
pur muterà forma & ordine?
Vario. Senza dubio muterà forma, & ordine; se aprresso gli Antichi in que
sto genere più spesso, era diuiso il Semituono in due Diesis: hauea ancora
il Ditono per itneruallo incomposto, dissonante, & particolare di questo ge-
nere: Ma appresso li più Moderni, vi basterà che il Semituono sia diuiso
in due Diesis, & sarà interuallo di questogenere, e lo Ditono sarà consonan
te, pieno lui ancora d'altri interualli, che secondo il bisogno saranno del ge-
nere più spesso: Et eccoui la demostratione, secondo gli Antichi; che secon-
do li più Moderni, ve l'ho dimostrata.
Dimo-
stratione
del gene
re Enar-
monico
Antico.
[Music example]
Luca. Se l'ultima corda di questo Tetracordo, è commune ad ogni genere, &
che delle cordi Commune]
Luca. Se l'ultima corda di questo Tetracordo, è commune ad ogni genere, &
che delle cordi communi, se ne debbono li pratici seruire come communi, re-
stando però nell'esser loro naturali, e senza alteratione d'acluno accidente:
perche M.Cipriano se n'è seruito come particolare del Cromatico, come già
m'hauete dimostrato?
Vario. Et perche quella corda è commune à tutti li generi, se n'è seruito in
quel caso, il Cromatico col segno del molle, come corda à lui appartenente,
nè sarebbe conosciuta per sua se non fosse segnata col suo segno: ei come al-
lora diciamo, che ella è Diatonica quando resta nel suo naturale: Ma per-
che vi ho detto, che secondo i più Moderni, nel genere spesso, s'attende alla
diuisione del Tuono, che constituisce questogenere; però quel Tuono, che si
ritroua, fra la corda D sol re, e la mi, con il molle nella corda più acu-
ta posto, viene diuiso in due Semituoni, &t sarà corda Cromatica: Ma lo
più spesso si serue di quella corda, quando diuide il Semituono posto fra la
E la mi, & F, in due Diesis.
Politez-
za di Ci-
priano.
Luca. È stato iudicioso compositore M.Cipriano, & ha dato gran lume a'
pratici, & se io dicessi, che fosse stato il primo, che hauesse incominciato ad
page 20 accomodare bene le parole, &t con bell'ordine, non direi bugia; essendo
da suoi antecessori, & nel medesimo tempo, molto in vso il fare de'bar-
barismi.
Vario. È vero, ma ha hauuto buonissimo, & eccellente Precettore; & poi
dalla natura è stato fauorito di tal modo che propriamente si è vduto,
che la natura lo ha fatto nascere à questo effetto.
Luca. Le Opere sue lo dimostranono; ma al fatto nostro, desidero che per vn'
ottaua intiera, mi dimostrate le Corde particolari, secondo l'ordine de gli
Antichi, di ciascun genere, acciò possi alle volte più sicuramente discernere
il vero dal falso.
Vario. È il douere, nè posso mancare di sodisfarui, eccoui secondo che desi-
derate la demostratione.
[Music example]
Dimo-
stratione
di tutti
tre li ge-
neri insie
me de li
Antichi.
Quiui voi potete vedere distintamente, quali siano le corde Communi, le
particolari, e'l Tuono della disgiuntione, che ad ogni Genere si ritroua esser
commune; di qualunque genere si sia; & se bene in questa demostratione,
si camina per Tuoni, & che il Cromatico, e lo Enarmonico, nelle loro Modu
lationi, secondo gli Antichi non haueuano simile procedere; tuttauia è stato
necessario, volendo dimostrarui tutti tre li Generi insieme, descriuere il
Diatonico, & dipoi inspessarlo con le corde de gli altri generi.
Luca. Non mi pare, che la cognitione di queste cose de gli Antichi, intorno a' Li Mo-
derni po
co cura-
no le co-
se dfe gli
Antichi
Musici.

Generi, sia molto necessaria a'pratici Moderni; poi che nelle loro Composi-
tioni, ogn'uno se la taglia larga, e lunga à suo modo, poco curandosi delle buo-
ne Regole; & come poco fa hauete detto, ogni Tuono da loro con molli, e
[Figure]
diesis viene diuiso, senza hauer altra consideratione, nè risguardo à cosa
alcuna, & questo le parte sufficiente scienza di quanto à loro debba essere
necessario.
page 20v
Vario. É il vero, che ogn'uno fa à suo modo; & perciò vo dosso poco fa, che
la Moderna Musica non èaltro, che vna Mescolanza di due Generi insie-
me fra di loro confusamente confusi; & questa solenne confusione, nasce dal
la ignoranza de'prattici, à cui basta di sape, senza altra intelligentia vni-
re insieme vn Falso bordone, stia per bene ò male, basta che à loro pare di
far miracoli; & per tale la producano. Ma poi che siamo in questo ragio-
namento, voglio dirui vn mio pensiero, il quale cauo dalle Cantilene di que
sti Moderni Compositori, & forse non mi discostarò troppo dal vero.
Luca. Aspetto con desiderio qualche bella Consideratione, &t metnre che la
andate cauando dalle cose de'Moderni, non può altrimenti essere, se non
tale.
Li Mo-
derni nō
conside-
rano di-
ferenza,
nè di ruo
no, nè di
semituo-
no.
Vario. Mentre che io vado considerando, che li pratici più Moderni non co
noscono differenza alcuna de Tuoni, nè di Semituoni; ma tutti diuidono con
[Figure]
, & molli, senza hauer di loro altra consideratione, che hauere li rincon
tri delle Consonanze imperfette per fare quegli effetti, che al loro capricio
sodisfanno, & molti altri particolari intorno a'quali ne ragionaremo: va-
do anco pensando, che loro stessi non conoscano qual sia quella spetie d'Har-
monia, che si Canti, e Suoni; se bene si può iudicare, che habbino opinione di
seguitare Aristosseno, che diuidea il Tuono apunto in due parti eguali: Ar-
gomento certissimo ve ne darà quella Cantilena fatta à due voci di M.
Adriano, da cui ne cauarete la verità di questo fatto: nè sarà molto lonta
no da questo molti Madrigali, del Porta di Cipriano, del Gabrielli, & altri
tanti e tanti, ne'quali si vedono cose per le quali venirete in consideratione
sicura di quanto vi dico.
Luca. Mi pare d'hauer sentito mentoare altr volte questa Cantilena à due
voci, se pur è quella, che in vista fornisce in settima, le parole di cui dico-
no; Quidnam ebrietas: ma non ho però sentito discorere sopra di lei co-
sa che mi sia andata per la fantasia; sono Compositioni insolite, vogliono an
cora insolite speculationi, nè credo che s'appartengano à pratici queste pa-
sture, sono cose sottili, interualli, e belle; vogliono ancora discorsi d'huomi-
ni intelligenti d'altro che di mettere insieme quattro folse, opera da huo-
mini seruili, & non da liberi.
Vario. Non è dubio, che il discorrere di cose dificili, & di molta speculatione,
Imperti-
nentie u-
sate dal
pratico
da che
nascano.
non s'appartiene al pratico; ma questo è officio del Theorico, non potendo
il semplice pratico penetrare tanto auanti, he arriui alla cognitione di si-
mili particolari: di qui è, che non potendo col loro intelletto giungere al
segno di questa verità: si vedono molte impertinente, &t imperfettioni
page 21 nelle compositioni da loro fatte; il che non apporta se non vergogna infi-
nita.
Luca. Di queste impertinentie ne ragionaremo vn'altra volta à miglior
proposito; per hora attendiamo à questa Cantilene di M.Adriano, che ve-
ramente fu vn bellissimo pensiero.
Vario. Fu di merauiglia all'hora, &t adeso farà stupire qualch'uno, che più
non l'ha veduto, nè sentito nominare; è vero che fornisce in settima, appa-
rente, come voi detto già hauete; ma se noi vorremo con lo intelletto bene
essaminarlo, ritrouaremo che la vista viene ingannata, & che questa Can
tilena fatta da M.Adriano, huomo singolare a'nostri tempi, fornisce in ot-
taua, & non in setima, come appare; & acciò meglio potiate vederla à
vostro comodo, ecco che vi faccio dono di vna Copia, fedelmente dallo
originale di mano di M.Adriano copiata.
[Music example]
CANTO. Duo di
M.Adria
no.
TENOR.
page 21v
[Music example]

Et se bene Gio. Spadaro Musico Bolognese, di quei tempi, in vn suo Discor
so, ò lettera, già scritta l'Anno 1524.à D.Pietro Aaron alli 9.di Settemb.
come vi mostrerò di sua propria mano; Conclude, che l'ultima figura Can-
tabile nella graue parte, posta; fornsica per vn Comma Antico più graue di
vn'ottaua, il qual Comma è maggiore del Moderno, come potete vedere in
questa demostratione, & di quanto.
[Figure]
Gio.Spa
taro è
stato Boe
tiano.
Tuttauia è degno di molta scusa, perche col suo Maestro, che tutto era Boe-
tiano, tenea per fermo, che l'Antica spetie Diatona; che n'e suoi Tetracordi
camina per Tuono e Tuono ambidui sesquiottaui, & vn Semituono di pro
portione super 13 partiente 243. fosse quella spetie che si Cantasse, & So-
nasse in ogni sorte d'Instromento: & non la Syntona di Tolomeo, che dallo
acuto al graue procede per dui Tuoni, ma differenti di proportione l'uno da
l'alto; & vn Semituono di proportione sequiquintadecima, erra ne'prin
cipij & perciò bisogna che nella Conclusione sia falso: & quando ancora ha-
uesse essaminata la Cantilena, secondo la Mente di Tolomeo; per la varietà
de'Semituoni, & Tuoni, haurebbe fatta ancora la Conclusione flsa; & pur
M.Adriano non hebbe mai pensiero di uolere che la Cantilena hauesse il fine
in settima; nè più graue, nè più acuto dell'ottaua, ma in ottaua perfetta.
Luca. Gio.Spataro è stato a'suoi giorni huono acutissimo nella Musica, però
mi dà l'animo, che vedremo qualche cosa notabile, e bella.
page 22
Vario. Eccoui la lettera di sua man propria, legetela, & se nel legerla, legesti
qualche parola non cosi Toscana, scusate l'età, e'l tempo, che cosi comporta-
ua all'hora, ma legete.
Venerabilis vir & Musicorum Decus.S.
Alli dì 3.Septemb.ho riceputo vna di vostra Eccell.delli dì 19. Augusti Lettera
di Gio.
Spadaro

signata, la quale à me non potria esser stata nè più grata, e ioconda, non tan
to per essermi clarito d'alcune mie dubietà, e suspetto; ma etiam per hauer
inteso, che quella non è impedito d'alcuno sinistro & male, & che come so-
leui me amati: Circa el Canto di m.Adriano, vostra Eccellentia dice, che è
vno qarto; & non vn duo, ho bene inteso dire, che da sua Eccellentia pri
ma fu fatto à dui, & dipoi fu fatto à quattro. MA perche à me assai ba-
staua vedere come el fine del Tenore con el Canto finiua in Settima concor
dante in diapason, per tanto io non dimandai à sua Eccell.se non el Canto
con il suo Tenore, perche io voltando la fantasia in molte parte non pote-
ua trouare, che tale fine in Settima producesse integra diapason; pure quan
do io vidi tal Canto con el segno di b rotondo (in varij lochi locato) statim
compresi la sua intentione, & ingegno grande; el quale suo ingegno gran-
de saria stato assai più lodabile, & grande, se l'opra adamussim le fosse
reuscita; io pretermeto quello che vostra Eccell.dice. S.che tal Tenore
è assai deforme dalla natura del Canto, ouero Soprano; perche tal Tenore
circa questo M.Adriano merita excusatione, perche sua Eccell.solo attese
à dimostrare con arte & industria, el spatio apparente della settima; Vir-
tualiter fia spatio d'ottaua, ouero diapason; el qual Canto dalli nostri Can-
tori & Musici è stato più volte Cantato, & sopra Instromenti Artificiali
Sonato; & cosi prima facie rimasti molto contenti, & satisfacti, perche
non hanno atteso, nè considerato più oltra di quello che dimostra l'ordine
delli Instromenti vsitati. Ma io cognoscendo, che li Organi, Arpicordi, Vio-
loni, & altri Instromenti predicti, dalla mano dello Artefice; non sono su-
periori al Theorico, nè dano regola al Musico speculatiuo; Ma bene el Mu-
sico è quello che dà regola, & limita tuti li Artificiali Instromenti; non
sono stato contento à quello che li pratici pulsatori mediante li soi Instromen
ti hanno iudicato; Ma considerando con la rasone, & speculando con el lu-
me dello intelletto; credo hauer trouato la mera verità, la qual verità cer
tamente non pò essere apparente, per li Instromenti hoggidi prodotti dalla
mano delo Artefice; perche tali Instromenti, mancano di molti interualli,
& partimenti, li quali son necessarij volendo Sonare Tenore, sopra
page 22v tali vsitati Instromenti; per la qual cosa, M.Pietro mio honorando, doue
vostra Eccell.dice che hauete trouato, che dicto Tenore, per el procedere
con la experientia dello Instromento termina in lo loco di D sol re; rispon-
do, & dico che questo è impossibile; & ancora dico, che tale Tenore non man
ca di vno Comma della integra diapason con el Canto, come dice vostra
Eccell. che molti dicono: perche quando io mensuro tal Tenore con el com-
passo, & Monocordo Musico; io rationabilmente trouo, che tal Tenore exu
bera, & transcendo oltra la diapason de vno Comma, in modo che fa, che
tra esso Tenore, e'l Cano, cade vno spatio di octo Soni, e vero spatio di sei
Tuoni, come ra la opinione di Aristosseno, da Boetio recitata; scilicet com-
posta di cinque Tuoni, e dui Semituoni; delli quali dui Semituoni, vno sa-
rà maggiore, &t l'altro minore, come per experientia vostra Eccell.com-
prenderà, se ponendo da parte li practici Instromenti, per mano delli Arte-
fici facti, con el lume della intelligentia guardarete in tal Tenore à quello
segno de b rotondo in G sol re ut posto vt hic
[Music example]
per el qual segno
de b rotondo, la nota segnata per tal segno, resta collocata tra G
sol re vt acuto, & F fa vt graue, di modo che questo spatio di
Tono cadente in tra G & F, predicti resta diuiso per Semitonio minore
in graue, &t maggiore in acuto.S. che da F. graue al predetto segno di b
rotondo cade spatio di minore Semitonio; & da esso segno de b rotondo
ad G acuto, caderà spatio di maggior Semitonio, notate che io parlo Theo
rice, & non pratice; &t perche tale Tono cadente tra F & G predicti nel-
lo Arpicordo, nè etiam in altri Instromenti, non resta per tal modo diui-
so.S. con Semitonio minore in graue, & maggiore in acuto; ma per molte
cause resta diuiso Theorice loquendo, per maggior Semitonio in graue, &
minore in accuto; però primamente dico, che tale Tenore non potrà esser sta-
to bene, nè restamente modulato da vostra Eccell.in tale vostro Aepicor-
do, per non hauere proceduto, secundum naturam ipsius Tenoris. Da poi la
nota perdicta, vt hic in G signata
[Music example]
tal Tenore procede gradatim
ad C acuta, ut hic
[Music example]

circa tal processo habbiamo molto bene da aurtire à quel
la quarta minima Cantabile posita in C acuta predicta con el b rotondo si-
gnata, la qual minima, da certi nostri practici pulsatori de Instromenti per
Arte fasti, è stata considerata, & pulsata in paramese, ouero in nel
mi di b fa mi; laqual cosa da me le fu dimostratata essere erronea, per-
che se dal segno di b rotondo predicto signato in G acuta vt hic
[Music example]

page 23 procedemo per diatessaron in lo intenso, tale diatessaron non potria cadere
sopra paramese, ouero sopra il mi di fa mi; perche cosi come tra F gra
ue, & il b rotondo di b fa mi cade recta diatessaron, seguitarà
che intra la data corda più acuta di esso F per Semitonio minore, & la
data corda più acuta del b rotondo, del b di fa be mi per Semitonio mi-
nore, etiam caderà diatessaron, la qual corda posita in acuto per Semitonio
minore, con el b rotondo di b fa èsegno] mi non potrà attingere in paramese, oue-
ro al mi de b fa mi, perche se intra tritesynemmenō, et paramese cade spa
tio di maggior Semitonio restarsi, che subtracto el minore Semitonio,
dal maggiore Semitonio predicto le restarà quello spatio chiamato Comma,
& per tal modo essa corda, ò nota predicta signata in C acuta, con el b ro-
tondo caderà intra tritesynemmenon, & paramese, dinidendo el spatio del
maggior Semitonio intra el b rotondo, & el b quadro assignato per semi-
tonio minore in graue, & per spatio del Comma ina cuto; & perche li vo-
stri Instromenti, & Arpicordi mancano de tale diuisione; dico, che tale
Tenore non potrà vostra Eccell.nè da altri essere stato rettamente sonato.
Dal quale predicto segno de b rotondo situato in C acuta, esso Tenore do-
poi discende per incomposto distantia de diapente, et dato che in apparentia,
tale descenso di diapente, sia signato in F graue, ut hic
[Music example]

pure perche in essentia si disparte da vno Comma più
depresso de paramese, restarà che tale distantia signa-
ta in F graue, non potrà cadere sopra E graue, come da molti è stato existi-
mato, ma caderà sotto E graue per spatio de vno Comma; perche cosi intra
paramese, &t Hipatemeson cade diapente remissa, cosi se nui remeteremo
per diapente da vn loco ò corda remissa, da paramese per Comma, tale dia-
pente caderà per Comma remisso rispetto Hipatemeson. Et perche tale cor-
da per Comma remissa, sotto Hipatemeson non si troua in li vostri Arpi-
cordi, &t altri simili Stromenti; dico che vt sopra tale Canto non poterà re
ctamente essere conducto in tali Instromenti; Ma poi seguitando tal Teno-
re procede in lo intenso per diatessaron incomposta ut hic
[Music example]

per laqual cosa quella minima punctata, & la sequente,
eguale in apparenza, signata in b fa mi cadente tra C
& A acute, in modo che con A la mi re concurano per spatio di Comma.
& perche li Arpicordi, & altri simili Instromenti non sono per tale In-
stromento; dalle quali note predicte per Comma virtualmente soto A acu-
ta considerata, ci predicto Tenore, se rimette per diapente incomposta ut hic
page 23v
[Music example]
& dato che el detto spatio di diapente in quanto alla appa-
rentia sia locato in E graue, tamen virtualiter sarà inteso cadere tra E, &
D graue, in modo, che con D resterà depresso per spatio di Comma; la qual
cosa è assai clara; perche se da vno Tono, ouero corda; la qual stà posita ad
A acuta per spatio di Comma, ci remeteremo per diapente, tale diapente,
etiam caderà più graue per Comma rispetto al D graue, & per tale modo
accaderà, che procedendo in tale Tenore vsque in finem; ciascuna nota, la
quale in apparentia serà locata in C graue, sempre in virtù & essentia ca.
derà sotto D graue per spatio di vn Comma; per la qual cosa concludo, che
tal Tenore terminato, & finito in lo loco septimo rispetto el suo Canto, ouero
Sprano; non potrà per tale arte eser inteso (reapiter) cadere in recta diapa-
son; perche vt dixi in tra tale Tenore, &t el Canto predicto, in tali lochi
cadono sei suoni, &t etiam appare che da vostra Eccell.tale Tenore non
possa essere rettamente modulato in lo vostro Arpicordo; perche manca del
li spatij delli Commi di sopra dimostrati; Ma tale Tenore potria meglio es
sere modulato con l'Organo, & Instromento della natura, perche l'Organo
naturale non manca di perfettione; per la qual cosa l'arte con tutto el suo
potere sempre cerca imitare la natura: Ma perche lo audito per la sua im-
perfettione male può iudicare di questi spatij minimi, & inusitati, per tan-
to la rasone dà soplemento, diue el senso resta deficiente; per tanto io exi-
stimo, che M.Marco Antonio nostro, si ha portato da sapiente, perche for
se cognoscendo sua Eccell. correre in errore, credo che V.Eccell. sappia, che
dalli Musici è stato solo ordinato dui segni, per li quali li soni naturalmen-
te considerati si possono remouere dal loco proprio; li quali segni sono questi
.S.
[Figure]
. b. il primo.S.
[Figure]
remoue el sono naturale per Semitonio maggiore in
acuto: el Secondo.S.b opera per contrario; S. che remoue el sono dal loco
naturale per Semitonio maggiore in graue: Adunque à M.Adriano è stato
impossibile, che E graue sia D graue; perche se questo segno b, producerà
due volte el suo effetto, tale suo effetto duplicato produce vn Comma più
d'un Tuono sesquiottauo; perche dui Semituoni maggiori insieme tolti su-
perano el Tuono de vno spatio de Comma; perche à tale Tuono basta vn
Semituono maggiore, & vn minore, per tanto volendo che E la mi gra-
ue hauesse il loco in D sol re graue.S. che E fosse remisso per vn'integro
Tono sesquiottauo; bisogneria, che li Misici hauessero constituito dui varij
segni, per li quali li naturali soni, fossero remossi ingraue, delli quali segni
l'uno fosse inteso remouere essi soni naturali, per maggior Semitonio in gra-
ue, e l'altro per minore, & per tale modo exercitando mò l'uno, mò l'altro
page 24 ogni spatio de Tono naturale per arte si potria certamente riducere dalso-
no suo acuto, nel sono suo propinquo graue; ma tali segni non sono stati in-
uenti, perche si pò far senza; & non sono necessarij, &t etiam perche tale
modo di rimouere gl'interualli muta la spetie; per tanto son da fuggire, per-
che son termini da Sophista, li uali apparent & non sunt; & se V.Eccell.
bene aduertirà al Contraponto in li lochi predetti con el Canto trouarete,
che li caderanno altre distantie non vsitate, lequali nascono da quello spa-
tio di Comma superfluo predicto. Vale.
Bonomie die 9.Septembris.1524.
Vo.Io. Spatarius.
Luca. Si vede, che questo Discorso è venuto dalla buona Schola, hauea ben
ragione Franchino di dire, che gli era acutissimo nella Musica.
Vario. Secondo quel tempo, che cosi comportaua, ha detto è bene; ma à gusto
mio s'è ingannato.
Luca. Et come à gusto vostro s'è ingannato, ditemi come.
Vario. Questo è il loco, & mi contento di sodisfarui. Non è dubio che M.A-
driano non hebbe mai pensiero di voler fare vna Cantilena, che apparen-
temente dimostrasse di fornire in settima, & che poi fosse più graue di una
ottaua, ouero trapassasse la settima si, ma che non giungesse all'ottaua; ma si
bene in vna ottaua iusta & perfetta: & se bene seguitando come faceua lo
Spadaro il suo Maestro Bartholomeo Rami Lettore à quei tempi di Musica
nello Studio di Bologna, con tutti li Theorici, che à quei tempi; & auanti di
lui viueuano, la Diatonica Diatona, veniua à fornire più nel graue d'un'
ottaua per vn Comma Antico di quella proportione, che io ui ho dimostra-
to, & secondo che lui nel Discorso suo vi conclude; non per questo dobbia-
mo noi tenere, che questa sia stata la Opinione di m.Adriano. Manco potia Intenntio
ne di M.
Adriano
qual fos-
se intor-
no al
Duo.

mo credere, che la intentione sua fosse di seguitare la opinione di Tolomeo,
& de'Moderni; per due cause: l'una è perche al suot empo non si nomina-
ua la Diatonica Syntona di Tolomeo, non essendo in consideratione ad alcu-
no, se non da certi anni in quà, che il Fogliani, & dopò il Zarlino, e'l Sali-
nes, che hanno introdotto questo modo di Filosofare, dopò lo hauer fatto mol
te esperienze, e belle speculationi, come ne'loro scritti si vede. L'altra è, per-
che se vogliamo essaminare questa Cantilena, secondo il modo di Filosofare
de'moderni, leuato da Tolomeo, ritrouaremo, che ella non arriuarà alla ot-
taua; ma sarà di manco, di maniera che secondo la Diatonica Diatona spe-
page 24v tie, ella trappassa l'ottaua; & secondo la Diatonica Syntona, non arriua al
l'ottaua; e la intentione di M.Adriano è stata come ho detto, che in appa-
renza sia in settima il fine di questa Cantilena, ma in virtù e forza sua
in ottaua altrimenti, à che proposito in Cantarla? à che il Sonarla con di-
uersi Instromenti? tutto sarebbe frustatorio & vano?
Luca. Et come potrei io chiarirmi, che secondo la opinione di Tolomeo non
arriuasse all'ottaua? poi che secondo gli Antichi lo Spadaro m'ha dimostra-
to che passa nel graue per vn Comma.
Vario. Douete senza altro considerare, che nella corda di G, vi è posto il b
molle come vedete
[Music example]
il quale fa questo secondo la mente di Tolomeo,
Diuerse
conside-
rationi
intorno
al Tuo-
no.
& de'Theorici suoi seguaci, diuide il Tuono sesquinono, in due Se-
mituoni, vno di proportione sesquiquintadecima; l'altro di pro-
portione sesquiuentesima quarta, ambidui superparticolari; perche da que-
sti dui come da sue parti viene questo Tuono reintegrato: se il Tuono sarà
sesquiottauo, bisognerà hauere vn'altra consideratione, essendo che li dui
Semituoni, parti di lui fatte uno sarà sesquiquintodecimo, l'altro super 7.
partiente 28.per vn Comma sesqui 80.maggiore del sesqui 24. Hora
non è dubio, che il Tuono posto fra F, &t G, è Tuono maggiore di sesquiot-
taua proportione; & fra la F, & il G, signato con la zifra b, secondo il suo
effetto vi si ritroua il Semituono sesquiquintodecimo; adunque vi resta-
rà il super 7.partiente 28.per il restante. Stando questo fondamento, per
caminare dalla G signata col b molle, alla C. per ritrouare la distantia di
vna Diatessaron nella sua modulatione dal graue allo acuto, è necessario,
che la C naturale si ponga nel graue per altre tanto interuallo, quanto re.
sta la G, col b molle; più del suo naturale nel graue, & perciò ponendo in
C il b molle lo fa corrispondere alla G, col b molle per vna diatessaron, il
qual suono verebbe ad essere più graue del fa b mi, se di là per modula-
re vn salto di quinta, vorrete partirui; necesariamente quella quin
ta, non sarà nella corda D sol re; nè manco nella E la mi, nè come dice il
Spadaro più graue della D sol re; ma sarà fra la D sol re, & la E la mi
di modo che la intentione di M.Adriano non è stata, nè di fornire in setti-
ma se non apparente, nè secondo il Spèadaro per vn Comma èiù graue del-
la D sol re, nè manco fra la corda E la mi, &t la D sol re, ma nella D sol
re iusta per Diapason integra, &t perfetta.
Luca. Come può dunque essere? che cosa ne pensate voi, è bene necessario che
M.Adriano habbi hauuto nella intentione sua, & per mezzo dare il fine cor
risponda la principio, & la mezo.
page 25
Vario. Auanti che io vi dimostrassissi il Duo, vi accennai la intentione, che
io tengo che hauesse M. Adriano; hora ve la dirò alal scoperta. Tengo per
fermo, che M.Adriano habbi seguitata la opinione di Aristosseno, il quale
diuideua il Tuono in due parti eguali, cioè in due Seituoni; ilche vedete Opinio-
ne di M.
Adriano

osseruato ne'Lauti, et nelle Viole, & voglio anco credere, che M.Adriano co
me huomo prudente, sauio, & accorto, & che in queste cose hauea priuilegio
particolare dalla natura, accompagnata da una grande esperienza, facesse
proua ne'Lauti, & Viole conoscendo che ne'Clauacembali, che tengono diui
sione da questa differenti, non era possibile hauerne l'essato. Sta però tutta laDificoltà
del Duo
doue cō-
siste.

dificoltà di questa Cantilena in quelle poche di figure Cantabili, che hora ui
dimostro nella parte più graue poste
[Music example]
intendendo, che il b
molle posto nella corda di G sol re ut & è la prima nell'es
semio posta; habbi forza di ponere nel graue quella tal
figura per un mezo Tuono; et di terza minore che si ritroua essere col Sopra-
no, per l'aggiunta di questo Semituono, diuenta terza maggiore. Et era quel Terza se
condo
Aristos-
seno da
che con-
tenuta.

la terza minore, secondo Aristosseno, di tre Semituoni; hora esendo di quat
tro, vengono ad essere dui Tuoni maggiori. Seguitando poi dopò la pausa di
minima uerso lo acuto, con quest'ordine di terze maggiori di quattro Semi-
tuoni accresciute d'un Semituono dall'antecedente b rotondo, quella figura
che posta è in C sol fa ut con il b molle uiene à discendere lei ancora per un'al
tro Semituono, che si ritroua nel b di C, et quellodi b fa mi per b molle; di
maniera che uiene à ritrouarsi quella figura ch'è inC, col b, nella b fa mi:
& di quinta che è apparente al Soprano diuenta una sesta; da questa par
tendosi per modulare una quinta incomposta, se bene la figura seguente si ri
troua segnata nella corda di F, tuttauia uiene ad essere in E la mi; cosi segui-
tando poi tutto il Canto sino al fine, non solo fornirà in ottaua perfetta; ma
haurà ridotto la meta di questa Cantilena, più graue in dui colpi, per vn Duo di
M.Adria
no non si
può sen-
tire ne
gl'Instro
menti or
dinarij.

Tuono: &t che sia il uero, se uorrete ne gl'Instromenti ordinarij Clauacem-
bali Oergani, & simili, sentire questa Cantilena; perche hanno li Semituoni
ineguali, se bene li Tuoni eguali nō potretre: ma se questa esperienza la farete
ne'Lauti, & nelle Viole, ne'quali li Tuoni, et Semituoni sono eguali secōdo la
mente d'Aristosseno, sentirete, et in effetto confessarete, che quāto ui ho detto
è la istessa uerità. Dicano pur li Moderni quanto uogliono, che nō tutti diran
no, che questa sia la spetie Syntona, che si C āta, ò Suona, dico di quella di Tolo
meo, ma bona parte tenirà che sia quella d'Aristosseno, di che ce ne fa fece M.
Adriano cō questo Cāto, et ce ne assicura la diuisione di tutti li toni posti nelle
Cātilene, e le molt'altre cose da pratici poste in pratica, se bene questi Teorici
page 25v litigano insieme, & che per ancora non essendo fornita la esesamine: Ad-
huc sub iudice lis sit.
Luca. Molte volte sono andato considerando à questi particolari; ma per
non hauere quella buona cognitione delle cose, che mi bisogneria, son restato
ne'miei pensieri più tosto posso dire confuso, che chiaro; ma hora che V.S.
mi apre la miente, incomincio ad assicurarmi, & à conoscere assai piu di
quello che fin'hora non ho conosciuto.
Vario. Di bene in meglio andrete considerando queste cose, & n'haurete
gusto infinito; & se vi occorrerà qualche dubitatione lasciareteui intende-
re, che ad ogni mio potere cercarò di sodisfarui.
Natura
delle zi-
fre, &
b rotōdi.
Luca. Apunto mi souiene di dirui, che mi pare che tanta sia la forza di que-
ste Zifre, che non sono mutano vna Consonanza in l'altra, dico di b ro-
tondi, ma ancora rimouono tutto vn Sistema intiero dal suo natural
essere; & questo rimouimento non mi pare che si possi fare ogni volta
che s'habbino da considerare i Tuoni maggiori, &t li minori: perche non
patiscono vna istessa diuisione; nè mi pare che sia vero quello che dice il
Benelli della musica finta; però andrò considerando, che li Tuoni siano
eguali, & li Semituoni, secondo che voi hauete concluso per opinione d'Ari-
stosseno.
Vario. Mi sarà caro sapere ciò che il Benelli dice.
Luca. Dice che la Musica finta è quella che vera non è; percioche esce fuori
Imperfet
tione che
nasce nel
la Musi-
ca finta.
de'suoi veri Tetracordi; e'l Tuono che dicono della diuisione di maggiore
ch'egli è, tra le cordi Mese: & la Paramese; ò vogliamo dire A la mi re, &t
b fa mi diuenta minore, tra la Licanos Meson, & essa Mese; cioè tra G
sol re ut & s'egli è vero, che si Canti la spetie Syntona di Tolomeo come
vogliono loro apunto, non si può in modo alcuno rimouere questo Sistema
dal suo loco proprio; ma si potrà mentre che saranno li Tuoni eguali, &t li
Semituoni similmente eguali, come dice Aristosseno.
Vario. Mi piace, che voi la intendiate, & hauete gran ragione: non può il
Tuono, che dice il Benelli, di maggiore diuentar minore, come dite voi;
troppo grande sarebbe il disordine: & à questo proposito voglio referir-
Parole
del Zar-
lino di-
chiarate.
ui quello che dice il Zarlino huomo di molta Dottrina, &t auttorità, nel-
la Quarta Parte delle Institutioni Harmoniche, quando dice, che vuole
insegnare di trasportare li Modi in due maniere; vna con li b molli, che li
Moderni chiamano queste trasportationi; Modi trasportati per Musica
page 26 finta, la quale secondo che la dichiarano, dicono essere, vna trasportatione
di figure itnendendo però di tutto l'ordine, che si ritroua in ciascun modo,
dalla propria lor fede, ad vn'altra; ilche si confronta con quello che lo Sta-
pulense dimostrò nella 24.& 25. proposta del quarto della Musica da
lui dimostratra. Molte cose ci sono degne d'aurtimento in quelle parole det-
te del Zarlino; la prime che non è lui, che dice questa contafauola; ma li
Moderni pratici, che la dichiarano cosi, dicono cosi, e la intendono cosi; nè ci
vuole il valent'huomo mettere cosa alcuna del suo, come iudicioso; ma sem-
plicemente recita l'opinione d'altri. La seconda, che intendono di trasportare
tutto l'orine, & non che vn Tuono sesquiottauo, habbi da diuentare sesqui
nono, nella sua trasportatione, ma he resti nell'esser suo; & per diruela co-
me la intendo. sono inuentioni più tosto ritrouate per dar piacere alla vi-
sta, che all'udito, di cui quei Suoni sono obietto; ma voglio dimostrarui il
Sistema massimo, da questi Musici finti dipinto, & poi ne ragionaremo se-
condo il bisogno.
[Music example]
Systema
Massimo
della fin-
ta Musi-
ca.

Vna delle due à queta volta bisognerà, che confessino questi Benelli; ò che
l'Organo e'l Clauacembamo, volendo ò potendo Sonare simili Cantilene, sa-
rà necessario che habbino li Tuoni eguali, & che in due parti siano diuisi; di Inconue
niēte, che
nasce da
la finta
Musica.

modo che li Semituoni siano la intera metà del Tuono, ouero che in vn'i-
stesso Instromento si suoni la spetie Syntona di Tolomeo, come vogliono apun
to loro, & quella di Didimo; ma la spetie di Tolomeo non ha Tuoni egua-
li, nè meno quella di Didimo: Bisognerà adunque dire, che quella spetie, che
Aristosseno ci è andato descriuendo, sia quella che si Suoni in questi Instro-
menti; e pur è il falso.
Luca. Voi venite alla conclusione, auanti che m'habbiate dichiarate le pro-
messe: non v'intendo ancora bene.
Vario. Quando Tolomeo considera il Systema massimo, ordinato secondo la
sua da lui fatta diuisione in Tetracordi;considera ciascuno Tetracordi di-
uiso in vn Semituoni, non più di proportione, come v'ho detto vn'altra Semituo
no Anti-
co.

volta super 13.partiente 243.ma in vn'interuallo sesquiquintodecimo
page 26v nè super particolari, in vn sesquiottauo, & vn sesquinono nell'ultimo loco
verso l'auto. Et quando Didimo và ordinando la sua Constitutione, par-
tisse il Tetracordo in vn sesquiquintodecimo, in vn sesquinono, & vno
sesquiottauo nella parte acuta; si come vi dimostra la seguente figura, e
sarà il fondamento di quello, che sopra di questo io vi ho da ragionare. Constitu-
tione di
Didimo.
& di To-
lomeo.
[Figure]

Di modo che dalla Constitutione di Tolomeo, à quella di Didimo, non si ri-
troua altra differenza, che la mutatione del Tuono maggiore di luoco à luo
co; cioè quello interuallo, che nella Constitutione di Didimo era posto nel-
l'ultimo luoco del Tetracordo: in quwella di Tolomeo è posto nel mezo; &
quello che nella Constitutione di Tolomeo tiene il luoco vltimo; in quella di
Dimo è posto nel mezo: come essaminando l'una e l'altra Constitutione da
voi stesso potete conoscere; vedrete ancora per la mutatione di luoco à
page 27 luoco di questo interuallo, quante consonanze acquistasse Tolomeo, di che
quella di Didimo n'er apriua. Hora me ne vengo al proposito nostro. Que-
sta propositione è vera, Raccolti insieme l'una e l'altra propositione del
maggiore, & minore Semituono ne viene la forma del Tuono di proposi-
tione sesquinona; & eccouene la dimostrationetione.
25 24 Proportione, & forma del Semituono minore.
16 15 Proportione, & forma del Semituono maggiore.
40 400 360
.10 .9 Proportione sesquinona.
Diuisore
Stando questo fondamento, se considerarete, che al Semituono maggiore po-
sto fra la corda di E la mi, & F. nell'una &t l'altra Constitutione naturale;
la viene in questa Musica finta, aggiunto vn Semituono minore, leuato &
tolto dal Tuono posto fra D sol re, & E la mi; cosi non è dubio che quello in-
teruallo, che proma era Semituono maggiore fra le dette Corde; Hora non sia
Tuono sesquinono, & minore; & quello che fra D sol re, & E la mi, era
Tuono minore secondo Tolomeo, non resti hora Semituono maggiore, essen-
do ridotti in quest'ordine per forza della zifra b molle. Adunque dietro al
Semituono maggiore accidentalmente posto fra D, & E, principio del Te-
tracordo, le seguita il Tuono minore, et dopò questo necessariamente bisogna
che le seguiti il maggiore per riempimento del Tetracordo. Ma già vi ho
detto e dimostrato, che nella Constitutione di Didimo si camina con quest'or
dine; onde ne seguita che in questa Musica finta si Suoni la Constitutione di
Didimo, et no nquella di Tolomeo di cui ne fanno professione questi saccenti
Musici. Ma naturalmente vi si Suona la Constitutione di Tolomeo, adun In un'i-
stesso In
stromento
nō si pos
sono So-
nare due
diuerse
spetie, ne
l'istesso
tempo.

que in uno istesso tempo, & in vn'istesso Instromento vi si Suona e la Con
stitutione di Tolomeo, & quella di Didimo; ilche non può essere à modo al-
cuno: Bisognerà adunque dire, che in quest'ordine necessariamente ui siano
li Tuoni eguali, & eguali li Semituoni; di modo che si perderà l'ordine di
Tolomeo, & quello di Didimo, risoluendosi in quello d'Aristosseno; può es-
sere & voglio credere, che in questi Instromenti li Tuoni siano eguali, &
ineguali li Semituoni: & se cosi è tenirà più della natura della Consti-
tutione & ordine di Aristosseno, che di quella di Tolomeo, ouero di Di-
dimo; essendo che alla Constitutione del Diatonico si considera la molti-
plicità del Tuono, come anco vi ho detto, & alla Constitutione del Cro-
matico quella del Semituono, &dell'Enarmonico quella del Diesis. ma se
si potesse ridure il Clauacembalo alla temperatura de gli Tuoni eguali,
page 27v & li Semituoni similmente eguali; sentiresti vna insolita Harmonia: ma
Proua
fatta dal
l'Autore
mi raccordo d'hauer temperato per vna ottaua intiera, in quella maggior
essatezza che sia stato possibile, un Clauacembalo con vn Lauto; ma Sona-
to per esser fuori della sua natural temperatura, offendeua oltramodo l'udi-
to; tengpo però che questa sia vna temperatura, e vn'ordine da sua posta,
che ha li Tuoni eguali, et li Semituoni ineguali; & perche non sò che alcuno
habbi descritto simile Constitutione; mi dò à credere, anzi voglio tener per
fermo, che questa sia vna mescolanza del Tetracordo d'Aristosseno, & di
Tolomeo insieme, nè credo che vi sia Instromento alcuno distribuito since-
ramente, secondo la mente di Tolomeo, nè di Didimo, eccetto il Lauto, &
Viola che Suonano la intera Constitutione d'Aristosseno: la Imperfettione
Imper-
fettione
di alcuni
mò che nel Clauacembalo, & Organo io v'ho scoperto, non può nascere da
altro, che dalla inegualità de'Semituoni, & ineguali di Tuoni, se pur fosse
Instro-
menti da
che na-
sca.
vero, che fosse la Syntona di Tolomeo: Diciamo adunque, che se questi
Moderni speulatiui, affirmaranno, che nel Clauacembalo ordinario, cosi fat
ta Musica detta da loro Finta, si suoni; mentre che sarà nelle corde sue na-
turali potrebbe essere che difendessero, che ne'suoi Tetracordi s'auicinasse
alla spetie Syntona di Tolomeo; ma mentre che la leuaranno fuori de'suoi
termini naturali. et che per causa de gli accidenti la voranno chiamar Fin
ta, bisognerà che s'allontana dalla natura della Syntona di Tolomeo, e s'aui-
cinarà à quella di Didimo: Ma già vi ho dimostratoto, che nell'istesso Instro
Quali In
stromēti
sonerāno
la Musi-
ca finta.
mento si potrebbe dire, che si Sonasse la spetie e di Tolomeo, & quella di Di
dimo insieme; ilche è vno assurdo. Sonerà cosi fatta Musica senza sorte
alcuna di discomodo, e d'inconueniente, il Lauto, la Viola, il Trombone, &
tutti quelli Instromenti, che si possono piegare in ogni verso, a quali non è
data determinata quantità de gl'interualli da loro proferiti: ma non sarà
poi conosciuta per Musica finta, perche nel Cantare con la voce, ò Sonare
con Tromboni, Cornetti, Violini, e Lauti parerà sempre l'istessa, nè si cono-
scerà dalla naturale, non seruendo ad altro quei b molli, che alla vista, &
per dimostrare, che ogni Cantilena si può trasportare nell'acuto, & nel gra-
ue per qual interuallo piace al Compositore; nè si potrà per questo dire, che
il Tuono della disgiuntione, di maggiore diuenti minore, non potendosi cono-
scere, nè nelle voci, nè meno ne gl'Instromenti cotal mutatione, e diferenza;
e particolarmente in quelli, che hanno li Tuoni, & li Semituoni eguali.
Nè voglio per hora scoprire e fare altra essamine intorno à questo parti-
colare, perche troppo longo sarei, però qui lascio: andate mò voi confortan-
do à vostracommodità il Sistema naturale con il loro accidentale, & in-
page 28 tenderete di bello.
Luca. Queste Considerationi m'acquetano assai lo intelletto, se bene costoro
l'hanno con quel Tuono della disgiuntione; volendo che tutto il restante hab
bi forza di natural Sistema, da loro detto Artificiale; ma quel Tuono le
guasta il gusto.
Vario. Vi ho detto l'inconueniente, che nascerebbe con questo Tuono della dis
giuntione, ogni volta che mutasse forma nel mutal loco; ma notate, se la
Constitutione secondo la quale sono diuisi gl'interualli nel Clauacembalo, ò
nell'Organo, e quella di Tolomeo, come vogliono costor, & che già come ui
ho fatto toccare con mano, in queste Musiche finte, ella diuenta quella di
Didimo; perche affermano che il Tuono della digiuntione di maggiore, mi nore diuenti? l'hanno ben posto fra quelle corde, che sono naturali nella Con
stitutione, che contiene il Tuono sesquinono; ma tuttauia viene ad essere
sesquiottauo; & se anco volessero, che fosse sesquinono, il che non è, non sa-
rebbe nè di Tolomeo, la Constitutione, nè di Didimo. perche ciascuno di loro Inconue
niēte che
nascereb
be se si
mutasse
il Tuono
di mag-
giore in
minore.

vogliono, che dopò il Tetracordo mezano la seguiti il Tuono della disgiun-
tione; e'l Tetracordo mezano, secondo la loro descritta forma incomincia
nella corda D sol re, & arriua al G sol re vt: sarà adunque il Tuono del-
la disgiuntione da G sol re vt, in A la mi re; e sarà sesquiottauo, & non
sesquinono, come dicono. Se mò li Tuoni in questi Instromenti, come ho det
to sono eguali, sarà il Tuono della disgiuntione quello che è posto fra le det-
te corde: nè sarà sesquiottauo, nè sesquinono non ci essendo di loro altro co
noscimento, che la egualità; se mò volesti che la Suntona d'Aristosseno fos-
se quella che si suoni in questi Instromenti; ilche per la inegualità de'Se-
mituoni non può essere. non occorrerebbe à trattare de'Tuoni maggiori, nè
minori, nè de'Semituoni. Di più se per forza della Cifra b molle, essi tra-
sportano nel graue tutti li Tetracordo intieri per vn Tuono; anzi tutto il
Sistema massimo, che tanto vogliono dire le parole, che poco fa vi recitai
dette dal Zarlino à nome di tutti li pratici, per qual causa vogliono, che
quel tuono di maggiore si muti in minore, & non gli altri tanti Tuoni, e
Semituoni, che di minori diuentano maggiore, & di maggiori minori? Tut-
ti li Tuoni entrano nel luoco de' Semituono, & li Semituoni nel luoco de' Il Tuno
maggio-
re si mu-
ta nel mi
nore.

Tuoni, & vn Tuono nel luoco dell'altro; & se ne'Tetracordo vogliono,
che vi sia vn Tuono maggiore, & l'altro minore, è necessario che abbas
sando, ouero inalzando tutto il Sistema massimo, per vn Tuono, che li Tuo-
ni maggiori entrano nel luocode'Semituoni, & li Semituoni nel luoco de'
Tuoni, & vn Tuono nel luoco dell'altro; & se ne'Tetracordi vogliono,
che vi sia vn Tuono maggiore, & l'altro minore, è necessario che abbas
sando, ouero inalzando tutto il Sistema massimo, per vn Tuono, che li Tuo-
ni maggiori entrano nel luoco de'minori, & che li minori occupano il luo-
ce de' maggiori: & cosi di spetie Syntona di Tolomeo, secondo la loro opi Spetie di
Tolomeo

page 28v si trasmu
ta in quel
la di Di-
dimo.
nione diuentarà tutta quella di Didimo; non essendo altra diferenza fra
Tolomeo, & Didimo, che la mutatione del Tuono da luoco à luoco: Ma so-
no baie, & imperfettioni da loro non conosciute; restano tutti li Tuoni nel
la loro forma, e li Semituoni; & si trasporta tutto il Sistema masimo, sen
za variatione d'alcuna cosa.
Luca. Dalli inconuenienti, che nascerebbono è necessario, come voi dite, che
si trasporti tutto il Sistema massimo intiero in quella forma, che egli è natu-
ralmente, et cosi trasortato, s'habbi come per naturale, essendo che se be-
Natura
del b
molle.
ne il b molle si chiama zifra accidentale, vogliono però che sia accidenta-
le, quando vien posto per il mezo delle Cantilene; ma quando à posto nel
principio, dicono ancora che è naturale, perche all'hora non mutano forma,
alcuno interuallo, ne le spetie delle Consonanze; ma restano nell'esser suo:
che à questo pouero Tuono della disgiuntione toccasse la mala ventura, che
mutando luoco mutasse forma, sarebeb troppo grn priuilegio questo; sono
queste imperfettioni molto ben conosciute da voi; & uado pensando che
in quella Musica finta con tanti diesi composta ve ne siano de maggiori.
Vario. Vi risponderò intorno à questo nome di Musica finta, & dipoi se-
guitarò secondo il desiderio vostro; non ritrouo, che con ragione, che acque-
ti l'intelletto questa Musica, si debba addimandare, Musica finta: ma si be-
Non si-
può ad-
dimāda-
re Musi-
ca finta.
ne trasportata. Ditemi, nel recitare il Cantore vna Constitutione nel suo
luoco naturale, che sia del Quarto Modo; se la istessa sarà trasportata, ò
più nel graue, ò nell'acuto per vn Tuono per forza del b molli, ò ]image] Diesis;
non recitarà ancora la istessa Constitutione? voglia ò non voglia, biso-
gna recitare la istessa altrimenti, mutando in vn'altra, si mutarebbe il mo
do; ilche sarebbe vn'inconueniente. Qual sorte adunque di fintione cadrà
in questa cosi fatta Musica? io per me non lo sò dire.
Ve lo dirò io, perche nel luogo di C fa ut, naturalmente, se le dice, fa,
ouero ut; vi poneranno vn [iamge], & intenderanno, che vi si debba dire, mi;
ouero poneranno vn b molle in A, & le diranno fa; & nel principio di
vna Cantilena ci poneranno tre ò quattro b molli, ò [iamge] Diesis, & cosi mu-
teranno nome à tutto il Sistema massimo; & perche in quel luoco se le di-
ce fa, in luoco di dirle la, ouero ut: vogliono che sia come vna fintione,
& la chiamano Musica finta; & in somma perche si muta il Semituono
nel Tuono, e'l Tuono nel luoco del Semituono la chiamano Musica finta.
Difinitio
ne della
Musica
finta.
Vario. Hora mi souiene, che alcuni la difiniscono, non esser altro che un Canto
fuori della traditione regolare della Mano, ouero vna fintione ritrouata
per vna certa necessità estraordinaria delle deduttioni; & deduttioni di-
page 29 cono non esser altro, che vna progressione naturale di sei sillabe che sono,
Vt, Re, Mi, Fa, Sol, La: &t ba questa deduttione principio in tre luo Dedut-
tione l-
lo che fia.

chi in C,F, &t G, & ciascuna volta che fuori di questi luochi, que-
sta deduttione ha il suo principio estraordinariamente la dicono Musica
Finta.
Luca. Cosi ho vouto dire, se bene con diuerse parole da queste ho detto il
mio pensiero, &t credo che sia cosi.
Vario. La chiamauano Musica trasportata, & non finta; si come si traspor-
ta vna Cantilena, per cosi dire del primo Modo, con la zifra b molle, per
vna Quarta più verso l'acuto; nella quale trasportatione, doue prima si
diceua vt, hora se le dice Re, nè per questo si chiamerà Musica finta; ma
Trasportata fuori delli suoi Tetracordi naturali, nelli accidentali; perche
quella zifra, che è causa che si Canti Re, in luoco di vt, si addimanda acci-
dente, si come poco fa vi dissi, quando vi dichiarai le parole del R.Zar-
lino, dette in persona, & à nome di tutti li prattici Moderni; subito che il
Cantore vede il b molle posto in tre, ò quattro luochi, nel principio delle
Cantilene, incomincia à merauigliarsi, come quello che vede cose insolite,
& fuori della espettatione, & vso: Ma quando il senso dell'udito le sn-
te, non fa sorte alcuna di moto; perche quelli accidenti non mutano il Suo-
no, nè gl'interualli; se non quando accidentalmente per entro le Cantilene
viene vsato, che all'hora trasmuta vna Terza, ò Sesta maggiore in vna
minore, et per il contrario; ma quando simili xifre sono nel principio della
Cantilena, non fanno altro effetto, se non che trasportano le Cantilene, ò nel
graue, ò nell'acuto; ilche è lo istesso, che le naturali: si moue il senso del ve-
dere, ma l'udito resta nell'esser suo.
Luca. Hora mi souiene, che questi Musici pigliano questa voce Finta; oueroFingere per imitaro.
fingere per imitare, & in questo senso fu esplicata, quando seodno che nar
ra Plinio nella Historia naturale; Zeuzi finse l'una tanto simile al uero, che
gli vccelli ne restarono ingannati; & Paradiso finse il velo che la coperse
tanto bene, che Zeusi ne restò affronatato; di modo che fingere, mi pare che si
possi dire, imitare; & questa imitatione fu fatta dall'uno e dall'altro di que
sti valenti Pittori, solo per auicinarsi alla natura più che poterono.
Vario. Voi trattate dell'inganno, ò fintione fatto alla vista, & noi trattiamo
dell'oggetto dell'udito; ilqual discerne benissimo, che se il Cantore Canterà,
re mi fa sol la; dando principio à questa deduttione in D sol re. Quando
ponendo il b molle in E la mi; modulerà in C re, in D mi, in E fa, in F sol,
in G la, che sarà vn trasportare per un Tuono più nel graue la deduttione;
page 29v nè sarà ingannato, perche sempre sentirà lo istesso. Ma se si potessero tra-
sportare queste Cantilene, & per vn Tuono, ò per altro interuallo, e nell'acu
to e nel graue senza la zifra del b molle, non sarebbe bene?
Luca. Anzi crederei che fosse di molto cōmodo, et cosa noua, non hauendo per
ancora alcuno fatto simil proua.
Vario. Secondo che la Chiaue, che dimostra la natura del Canto, è posta sopra
Nuouo
modo di
trasporta
senza ac-
cidēti al-
cuna Cā-
tilena.
la righa sia qual si voglia delle cinque; ponetela sopra il spacio, e sarà tra-
sportta ò nel graue, ò nell'acuto per vn Tuono, come più vi piacerà.
Luca. Voi mi fate inarcare le ciglia, come volete che si ponga la Chiaue di C
sol fa vt, che sempre è stata posta sopra la righa; hora si ponga sopra lo
spatio? che nouità sarebbe questa? all'hota sì che questi pratici Cantareb-
bono le Trasformationi d'Ouidio.
Vario. Vi merauigliate tanto? qual ragione vi sforza più à ponore la Chia-
ue sopra la righa, che nello spacio? hauete forsi qualche potente argomento
in contrario? Ha forsi determinato la natura ò l'Arte, che si debbano pone
re queste Chiaui nelle righe? se la natura, sarebbe errore à rompere gli ordi-
ni suoi; se l'Arte, perche non potrà l'Arte istessa immutare le cose da lei fat
te? non sono à beneplacito de gli huomini?
Luca. Non vi posso rispondere altro, se non che l'uso, e la consuetudine è
vn'altra legge, & se il Mondo vedesse di cosi fatte nouità, che direbbe
mai?
Natura
della
Chiaue
nel Can
to.
Vario. Dica chi vuole, che in quel luoco doue sarà posto quel segno detto
Chiaue, che apre la intelligentia della Cantilena, si come la Chiaue aperta
che ha la porta si vede quel che è nella casa; che iui, se sarà di C sol fa ut
bisognerà dire, sol fa, ouero vt: & quando sarà posta nello spatio, quella
Cantilena, nel graue sarà per vn Tuono trasportata, & la deduttione tut
ta per vn Tuono, senza tanti b molli, ò
[Figure]
diesis.
Luca. Mai ho veduto a'giorni miei Cantilena alcuna, cosi accomodata, nè
sò che alcuno habbi mai ragionato di simil particolare.
Vario. Nè io credo che siate per vederne mai; perche troppo sarebbe difici-
le il volere vna cosa sifatta nouità mettere in vso: Bastaui, che quanto
alla forza, e la natura della cosa, potrebbe stare, & starebbe bene; nè ragio-
ne alcuna ho incontrario, che mi sforza à mettere le hiaui più sopra la ri-
gha, che sopra lo spatio; & di questo basta: ritorniamo al proposito nostro,
Fingo,
fingis,
verbo
ciò che
significa
& diciamo che questo verbo, fingo, fingis, è generale che si estende à tutte
quelle cose, che con ingegno, & con le mani si possono formare; di modo che
non è in proposito il dire Musica finta, ma trasportata; si piglia anco per
page 30 la imitatione, come detto hauete; & in questo senso potiamo dire, che quel-
li, che propongono cose simili, habbino intentione d'imitare il Sistema massi-
mo naturale, essendo l'Arte imitatrice della natura, se bene non può arri-
uare al perfetto di essa natura. Non potrà imitare l'Artefice la cosa natu-
rale, se non conoscerà prima la natura di quella cosa, che vorà imitare,
per conuenire con lei più che puote, mosso dalle ragioni, le quali và consi-
derando nella cosa naturale: Imita l'Arte però la natura, quanto puote, L'Arte
imita la
Natura

ma non sarà mai vero, che vna cosa fatta dall'Arte, si trasmuti in co-
sa naturale; & che vna cosa fatta dalla natura si trasformi in vna che
sia fatta dall'Arte; però la trasformatione del Sistema naturale di To-
lomeo, si trasmuta in quello di Didimo, che è pieno di molti & impor-
tanti imperfettioni, più di quello di Tolomeo, il quale dicono essere lo na-
turale, & vero.
Luca. Questa Musica con commodità si può Sonare con li Lauti, Viole, Dul-
zaine, Cornetti & altri Instromenti, che se bene hanno li fori determinati,
può nondimeno il diligente Sonatore, accomodarsi come le piace: Ma quel
le Cantilene, che sono con tanti diesis [iamge], vogliamo noi credere che per hauer
nome di Finte, habbino loro ancora tante imperfettioni?
Vario. Muteranno forma, natura, & essenza; & sarà piena d'imperfettio-
ni, come quella di b rotondi, & se con loro vogliamo affirmare, che la Syn
tona di Tolomeo sia quella, che si Canta & Suona ne gl'Instromenti, per
queste zifre, ritrouaremo, che bisognerà che sia vn'altra, & non più quel-
la; si potrà però dire, che sia trasportata per vna terza nel graue, ò nel-
l'acuto, come quel Ricercare di Annibale Padoano, che a'giorni nostri è
stato huomo di gran valore. Ma per venire all'essamina della Constitu-
tione; eccoui la Constitutione ordinata con li
[Figure]
diesis.
[Music example]
Sistema
di Musi-
ca detta
Finta.

Quelle zifre [iamge] poste in C, F, G, &t C altro non dimostrano, che la tra-
sportatione di questa Constitutione per vna terza nel graue; & se le
uando quelle zifre hauesti la Chiaue trasportata vna righa più nel gra-
ue sarebbe stato lo istesso, &t la Constitutione nel luoco suo natura-
le. Questa Constitutione è diferente da quella di Tolomeo, &t
anco da quella di Didimo; perche il Tuono, che si ritroua fra la corda
di C fa vt, & quella di D sol re, è vn Tuono sesquiottauo, secon-
do la diuisione dataci da Tolomeo; dal quale cauatone vnSemituono
page 30v sesquiuentiquattresimo, acciò ne resti il sesquiquintodecimo; ci rimane in
suo luoco vn Semituono di proportione superbipartiente venticinquesi-
mo; il quale è maggiore per vn Comma, di proportione sesquiottantesimo
fra li termini 81.80. suoi radicali del sesquiquintodecimo; si come dal-
la seguente dimostrationetione voi potete conoscere.
[Figure]
Ouero per maggior facilità potete sottraere l'uno dall'altro in questo mo-
do: & vedrete il restante.
9 8 Tuono sesquiottauo
25 24 Semituono minore.
Diuisore 8. 216 200 Fuori de'suoi termini radicali.
27 25 Ne'suoi termini radicali.
Et dalla seguente demostratione vedrete la differenza di questi dui Se-
mituoni, cioè del sesquiquintodecimo, &t del superbipartiente 25.che sarà
il Comma dettoui.
[Figure]
page 31 Ouero sottraendo l'uno dall'altro hauerete la istessa verità.
27 25
16 15
Diuisore 5 405 400 Ne' numeri fra di loro composti.
81 80 Ne'numeri radicali.
Ne resta adunque fra la corda C fa vt segnata con la zifra [iamge], & D sol re,
vn Semituono maggiore del sesquiquintodecimo per vn Comma della pro
portione detta; se mò al Tuono minore di proportione sesquinona, contenu-
to fra le corde D sol re, & E la mi, aggiungeremo il superbipartiente 25.
non è dubio, che si haurà la sesquiquinta proportione forma della terza mi-
nore, che sarà Consonante, & eccoui la demostratione.
10 9
27 25
Diuisore. 45 270 225
6 5
ma se vorremo, come è opinoine, aggiungerui il sesquiquintodecimo, sarà
vn Comma di manco, & dissonante; siano poi participali, ò nò questi in-
terualli, che le Cantilene fatte in questa maniera non sono secondo l'ordine
di Tolomeo, nè quello di Didimo, nella loro purità, & simplicità considerati.
Luca. Volendo hauere vna ordinata constitutione, nella quale non ci nasca-
no queste imperfettioni, & che trasportare resti nella sua forma, & essen-
za, & nell'esser suo, come naturale si ritroua: Qual cosa s'haurebbe à fare?
Non si potrebbe ritrouare vna diuisione di Tetracordi, che talmente fosse
accomodata, che ci leuasse queste dificoltà, &t questi inuiluppi?Con certi,
& determinati numeri, non lo posso credere; perche mentre che nelle pro-
portioni v'entra la maggioranza, non è possibile, volendo venire alal di-
uisione, poter hauer le parti che siano eguali; & in questo parmi che consi-
sta tutta questa dificultà.
Vario. Voi credete e bene; bisogna che li Moderni Theorici s'affaticano à Intorno
à che si
debbono
affatica-
re li Mo-
derni
Theorici

inuestigare proportioni tali, che fra di loro siano eguali; & le forme de'
Tuoni che entrano à prdonare il Sistema massimo, fra di loro siano eguali,
insieme con le proportioni de'Semituoni: Non vogliono essere ambidui ses-
quiottaui; perche nel loro accoppiamento generano interualli dissonanti;
non vogliono essere sesquinoni, perche loro ancora congiunti insieme, ren-
dono dissonanze, & sarebbe la cosa molto imperfetta: ma bisogna che li in-
page 31v terualli, che si hanno da constituire, siano frano fra l'una e l'altra di que-
ste due proportioni, & che diano perfettione, & non imperfettione, nè in
tutto nè in parte alla Constitutione; laqual cosa appresso di me tengo per
impossibile: Et veramente questi belli intelletti Moderni, che fanno profes
sione di voler ritrouar Regole nuoue, possono in questo migliorare assai que
sta Scienza, & accrescerla con molta loro riputatione; & se bene io la ten
go per impossibile forsi che la sottigliezza loro sarà tale, che facilitarà que
sto negotio. Tengo bene per possibile io, che senza proportioni bisognerà di-
uidere il Tuono in parti eguali, e'l Semituono per la metà del Tuono, come
faceua Aristosseno; & all'hora crederò che con ogni commodità & senza
imperfettione si farà questa trasportatione, & nel graue, & nello acuto à
voglia sua il buono Artefice.
Luca. Veramente tutte queste cose mi concludono, che la spetie Diatonica,
che hoggi si tuene per quella di Tolomeo, sia quella di Aristosseno; ò almeno
vna che sia mista dell'una e l'altra: & quasi vado accomodando il gu-
sto à questo particolare: Ma ditemi di gratua, come poteua lui prouare, che
il Tuono fosse diuiso in due parti eguali; lo dimostrare, che la quantità con
tinua si può diuidere in due parti eguali, e facile à chi nelle Mathematiche
è versato; ma il Suono, che è posto nel Capitolo della qualità, mi pare che
tratta del dificle, se non dell'impossibile.
Vario. Vi ingannate, se credete che secondo la mente di questo valent'huo-
mo, non si possi dimostrare questa sua ragioneuole volontà; la quale si ue-
de che nelli Instromenti fa mirabile riuscita; però voglio sodisfarui con pat
to che ritorniamo poi al proposito nostro.
Luca. Et questo ragionamento è in proposito, però seguitate, & fatemi la
demostratione.
Vario. Aristosseno acutissimo Filosofo, volendo dimostrare, che la Diatessa-
ron Constitutione consonante, e ripiena di dui Tuoni, & mezo; & che il
Tuono, si diuide in due pari eguali, & quelle parti ciascuna di loro serue
per semituono; piglia per suo fondamento la istessa Diatessaron, & dice,
Sia la Diatessaron Consonantia, contenuta fra le cordi A & B, per conse-
guire lo intento: Alla A corda più graue della Diatessaron verso l'acuto,
aggiungo vn'interuallo di dui Toni, & sia A, C, similmente alla V corda
più acuta della Diatessaron, verso il graue, aggiungo vn'interuallo di dui
Tuoni, & sarà B,D, ne seguita per la eguaglianza di questi dui interual-
li di dui Tuoni ciascuno de gli eccessi, che l'uno è C, B, &t l'altro A, D,
siano fra di loro eguali; perche se da cose eguali fra di loro saranno leuate
page 32
[Music example]
Dimo-
stratione
come A-
ristosse-
no diui-
da il Tuo
no in dui
Semituo
ni eguali
cose eguali; quelli che restaranno ancora fra di loro saranno eguali; sup-
ponendo che siano due Diatessaron, & fra di loro eguali, vna da A à B. &
l'altra da B, ad A, contenute, ma ciascuno di questi eccessi è di tanta gran
dezza, quanto manca à ciascuno di questi dui Ditoni, per riempimento del
la Diatessaron, essendo il Ditono superato dalla Diatessaron per vn Semi-
tuono. Oltra di questo constituisco nell'acuto vna corda che con D, faccia
vna Diatessaron, & sarà E, similmente nel graue, che con C sia la Diates
saron, &sarà F. Perche B, A, è vna Diatessaron; & C, F, altresi vn'al
tra Diatessaron, sarà anco eguale lo interuallo, F, A, allo interuallo C, B.
Similmente perche A, B, è vn'interuallo d'una Diatessaron, & D, E, è
dell'istessa grandezza; eguale sarà ancora B, E, à A, D, per il commune
parere che dice, quelle cose che ad vn'altra sono eguali; ancora fra di loro
saranno eguali: Eguali adunque sono fra di loro questi quattro interual
li S D, A D, C B, & B E; per laqual cosa essendo A B, vna Diatessaron
& F E vna Diapente; & la Diapente è della Diatessaron maggiore per
vn Tuono: Adunque resta à questo Tuono li dui interualli F A, & B E,
ma già habbiamo prouato che sono fra di loro eguali; adunque il Tuono si
diuide in due parti eguali: & perche habbiamo dimostrato, che sono egua-
page 32v li fra di loro F A, B E, A D, & C B, ciascuno di questi interualli: adun
que sarà la metà del Tuono; per esser la Diatessaron compostodi dui Tuo
ni: & vno di questi interualli A D, ouero C B, concluderemo ancora che
la Diatessaron è composta come da sue parti di dui Tuoni, & vn Semi-
tuono, che è la metà del Tuono, come ho promesso di dimostraruirui: Cosi ri-
ferisce Aristosseno in breuità di parole, nel fine del Secondo Libro de'Suoi
Fragmenti Harmonici: & Tolomeo nel Decim Capitolo del Primo Libro
de gli Harmonici.
Luca. Questa è vna demostratione molto ingeniosa, àe me pare che habbi ra-
gione; nè è merauiglia, se tanti instromenti da pratici sono temperati in que
sta maniera; ella è molto consentanea al senso, & anco ha qualche ragione in
se stessa demostrabile; non è seguita, cosi manifestamente, la opinione di
Tolomeo.
Vario. Anzi che Tolomeo ha delli seguaci assai, & molto più che Aristosse-
no, perche ha congionto al senso la ragione; & dall'altra parte Aristosseno,
ha dato piena fede, dicono loro, al solo senso. Si vede però che quanto alla
egualità de'Tuoni, secondo che dice Aristosseno, tutti gl'Instromenti, cosi gli
hanno ordinati, & non come dice Tolomeo ineguali. Francesco Salines nel
Libro Terzo Capitolo 12. dice che quei Tuoni, che noi Cantiamo nelle Can
tilene vocali, sono eugali, & la Natura li proferisce eguali; se l'Arte imita
la Natura; la imita per auicinarsi à lei quanto puote: se in tutti gl'Instro-
menti si vede, che li Tuoni sono eguali, è necessario che la Natura, come di-
ce il Salines, gli proferisce eguali ; & se gli proferisce ineguali, ineguali gl'i-
mitarebbe l'Arte: & quanto à me credo che sarà il vero; però se alcuno
mi vorà dire, che nel Clauacembalo, ò nell'Organo li Tuoni siano inegua-
li, & li Semituoni similmente ineguali, & che nel detto Instromento vo-
rà Sonare vna Cantilena nelle corde sue naturali; & che dipoi dirà, che si
puote trasportare per vn Tuono, nel graue, questo non potrà essere à mo-
do alcuno, per gli molti inconuenienti, che ne nascerebbono, come già detto
habbiamo; & à voler far bene bisogneria che li Tuoni, come sono, fossero
eguali si, ma che li Semituoni non fossero ineguali; come quelli del Lauto,
Viole, Lire, & altri Instromenti; se bene l'Auttore, del Benelli, dice che Errore
del Be-
nelli.
Suonano il mezo Tuono participato, & poco auanti, che Suonano il mezo
eguale; quasi che non ci sia differnza à dire mezo Tuono eguale, &t mezo
Tuono participato.
Luca. Et che gran differena può esser questa, da mezo Tuono eguale, à me-
zo Tuono participato?
page 33
Vario. Dallo interuallo naturale, al participato, sempre vi è qualche diffe-
renza; & la differenza è che il naturale ha li suoi termini prefissi, & è di
vna grandezza ineguale al participato, che sempre diuenta ò maggiore, ò
minore di quella particella, ò che le viene leuata, ò di cui viene accresciuto;
la quale se bene è minima, ella è però tale che lo leua fuori dell'esser suo na-
turale; & per è vna imperfettione à dire che vna volta si Suoni il me-
zo Tuono eguale; & vn'altra il mezo Tuono participato, non potendosi nel
l'istesso Instromento, nel medesimo tempo Sonare questi dui mezi Tuoni,
l'uno dall'altro differenti.
Luca. Grande imperfettione mi pare quella de'Theorici, che quando ragio-
nano de gl'interualli; ò che egli è naturale, ò participato, ò ha la sua propor
tione rationale, contenuta da numeri certi & d eterminati, ouero che è ir-
rationale; di modo che la grandezza sua è notta à nissuno.
Vario. Rispettiuamente considerati, non è imperfettione; se bene Francesco Opinio-
ne del Sa
lines.

Salines dice, che li numeri, & le proportioni sono state ritrouate con tutti
gli altri termini, che seruono alla speculatione, per speculare; & non perche
sia cosi di certo, & per prouare questa conclusione nel Lib.Quarto Cap.31
Soggiunge, che li pratici, accordano a tastoni gl'Instromenti, senza sapere la
grandezza nè la passione d'alcuno interuallo, nè da qual proportione siano
contenuti; &t la voce Canta quelli interualli, che le paiono più in proposi-
to, & che ella puote, nè posono essere misurati, da chi si voglia. Ma vole-
te conoscere questa verità, & imperfettione? sia qual si voglia Cantilena
composta da chi si sia se sopra l'Organo, ò il Clauacembalo sarà Sonata, non
renderà Harmonia all'udito grata?
Luca. Se la Cantilena sarà fatta secondo l'ordine delle regole date dallo Theo
rico all'Artefice, credo che sarà grata all'vdito.
Vario. Se sarà Sonata ne'Lauti, Viole, & altri Instromenti simili, non pi-
gliarà il senso dell'udito, piacere di tal Harmonia?
Luca. Senza dubio, e tanto più dilettarà, quanto il Sonatore sarà più Ec-
cellente.
Vario. Se dalle voci, che sono naturali, sarà Cantata non vi dilettarà senza
fine?
Luca. Quando saranno buone voci, & buoni Cantori bisognerà per conse-
quenza, che ella dia dilettatione, e piacere à gli ascoltanti.
Vario. Ma le voci, che sono prodotte da Instromenti naturali, non proferisco-
no interualli differenti da quelli del Clauacēbalo, et dal Lauto? Sò che direte
di si: Ma il Lauto non è egli nella diuisione del suo Systema massimo, diffe-
page 33v Diferēza
de Suoni
diuersa-
mēte pro
dotti.
rente da quella del Clauacembalo, & della voce naturale? anco questo affir
marete; ma non è ancora la diuisione del Clauacembalo, differente come hab
biamo di sopra detto dalla diuisione del lauto, & dalle voci, che sono na-
turali? Qual di queste adunque diremo, che in verità sia la diuisione, che
possi il senso e lo intelletto confessare esser quella di cui si desidera saperne
l'essatto? Se vna sola Cantilena serue alle voci, che sono naturali; serue
a'Lauti, et Vuole, che sono diuisi secondo la mente di Aristosseno; se ser-
ue al Clauacembalo, che s'auicina alla Syntona di Tolomeo; che diranno
questi speculatiui, e pratici Moderni? In qual maniera haurò il da essa-
minare, il Sistema massimo, dipinto sopra le carte? Se secondo la natura
della spetie Syntona da Tolomeo descritta, & da molti detta, Naturale;
sono tanti gli assurrdi che ne nascono, che è vn stupore; non ci mancano
imperfettioni; ci piouono à sette à sette. Se secondo il temperamento de
gl'Instromenti, sono Instromenti Arteficiali, fatti dall'Arte, &t da loro,
per la instabilità sua, non si può hauere certezza alcuna della grandezza
de gl'interualli; d imodo che io credo, che non essendo per ancora prodot-
to auanti al iudice tutte le ragioni dell'una parte & l'altra, che produr si
Opinio-
ne del Sa
lines.
possono, la lite penda. Dico bene, che se fosse vero quello che dice il Sali-
nes, che sarebbe frustatoria la demostratione, frustatorio lo speculare; per-
che non seruendo la demostratione, non occorre pensare nelle proportioni, &
nella natura sua; & pur alla inuestigatione delle proprie passioni de gl'in-
terualli, ci fa bisogno delle forme loro, che sono le proporitoni, per mezo del-
le quali si viene in cognitione di molte cose, che senza di loro, sene andreb
bono gli Musici al buio.
Luca. Credo à quanto voi mi dite, ma credo ancora che li pratici pensino po
co à quello che dice il Salines; perche mentre che si affaticano à mettere in-
sieme quelle solfe, che le gioua la cognitione dello speculare?
La cogni
tione
del
le ppor-
tioni à
chi gio-
ua.
Vario. Ha giouato alli primi inuentori, i quali hanno dipoi lasciato tante belle
regole, et tanto facili, che ogn'uno, che nō sia più he insensato, entra in questa
Schola, per esser chiamato Musico. Et gioua alla cognitione di saper conoscere
la natura, e la proprietà, et la passione de gl'interualli; in qual luoco partico-
lare debbanò esere collocati, e disposti di modo che faccino miglior effetto, che
non farebbono essendo come sono talhora, et per il più dalli pratici posti nelle
Cantilene à caso; & le basta che secondo la volōtà loro faccino romore: Gio
ua al saper render conto di quelle cose che opera; esseondo in obligo ogni Arte-
fice di render conto delle cose che egli fa nell'arte sua; ma ha questa imper-
fettione la Musica, che rari, & si può dire, che siano come li Corui bianchi,
page 34 quelli, che sappino render cōto delle loro operationi, et Cātilene da loro fatte.
Luca. mi venirete concludendo, che se il pratico haurà cognitione delle spe
culationi, saprà meglio la natura delle cose, che concorrono alla operatione,
e tessitura delle Cantilene; che il semplice pratico.
Vario. Senza dubio alcuno; ma vi dirò ancora che il puro Theorico sarà nel
l'istesso laberinto; e l'uno & l'altro cadrāno in mille imperfettioni; sarà più
perfetto mentre che haurà ciascuno cognitione dell'una, e l'altra. Et se mi
domandasti qual di questi dui più à mio gusto, fosse meglio; crederei, Meglio
è l'essera
puro pr-
tico, che
puro
Theori-
co.

che il puro pratico, bene instrutto nelle Regole del componere fosse meglio,
del puro Theorico; perche la pratica serue più all'uniuersale, che non fa la
Theorica.
Luca. Mi auedo benissimo che infinite sono le imperfettioni, che alla giorna-
ta, al puro pratico occorrono, nelle loro compositioni; delle quali vn'altra
volta ne ragionaremo; per hora ritorniamo al mio primo proposito, che à
me pare che molto ci siamo allontanati.
Vario. Siamo discostati, ma questo discostamento non è stato senza vostro gu
sto e sodisfattione, e mio contento ancora.
Luca. È cosi ma ditemi, credete voi che nelli trasportatione delle Cantilene
Cromatiche, vi naschino di quelle imperfettioni, che nelle Diatoniche, mi
hauete scoperto?
Vario. Quanto più voi entrate in quelle cose, che seco portano delle dificoltà,
tanto più ci sarà che pensare, e pensandoui ritrouarete delle imperfettioni as
sai, nè possono essere per natura sua altrimenti, perche mētre che gl'interual-
li si uanno diuidendo in parti più minute, tanto maggiori sono le imperfettio
ni, sono più lontane dal suo principio et perciò mancano dall'intelletto intese,
e dal senso possedute; et pur sono imperfettioni degne di molta cōsideratione.
Luca. In effetto bisogna che sia cosi; là doue li Tuoni sono ineguali e che li Se-
mituoni loro ancora si ritrouano ineguali, è necessario che vi naschino del
le imperfettioni assai; & à vietarli sarebbe bene come molte volte haue-
te detto voi, à credere che la Syntona d'Aristosseno, fosse quella, che si Can-
tasse, e Sonasse ne gl'Instromenti; che all'hora si potrebbe trasportare ogni
Cantilena verso doue più al Compositore fosse di comodo.
Vario. Ritornarebbe il tutto benissimo fatto; et all'hora potrebbe il buon pra
tico ponere ouunque uolesse, e'l
[Figure]
diesis, e'l b rotondo; perche essendo li Tuoni
eguali, sarebbono da questi accidenti egualmēte diuisi, in dui Semituoni; ma
come altre uolte ho detto, mētre che si andrà dicēdo, che la Cōnstitutione di To
lomeo sia quella, che noi adoperiamo, nō è dubio, che sēpre ci sarà che pensare
page 34v intorno à queste imperfettioni.
Luca. Et per fuggire tutte queste dificoltà, bene sarebbe seguitare Aristosse-
no, che mi pare che sia stato vn'huomo molto segnalato, e molto accorto;
non si lasciò mai intendere di che proportione fossero gl'interualli, conoscen
do molto bene tante imperfetioni, che dallo assignar le forme loro nasce-
uano.
Vario. Necessariamente bisogna, che sia cosi; ma con tutto questo non ha po
tuto fuggire, di non esse tassato da molti valent'huomini, & di molte cose.
Luca. Dice il Prouerbio, Chi non fà non falla: & se bene talhora non si fal-
la, vogliono questi Galli d'Esopo, che la verità sia falsità; perciò mi va-
do imaginando, che à questo valent'huomo sia intrauenuto vna cosi fatta
disgratia.
Vario. Gli errori, se pur errori vogliamo nominarli, che da gli Antichi, &
da'Moderni sono attribuiti ad Aristosseno sono molti; & per esesere d'huo-
mini segnalati, sono degni di matura consideratione, alcuni de'quali s'io
non m'inganno, e stia la verità al suo luoco; nascono che gli oppositori non
gli hanno bene intesi; & credo che in molte cose habbino preso vna cosa per
vn'altra: & per incominciare dal primo errore dice Franchino nel Cap.
16. del Secondo dell'Harmonia de gl'Instromenti; e quando diuide il Tuo-
no in due parti eguali.
Luca. Et come non ha veduto egli la demostratione, che poco fa, m'hauete
dimostrata? non l'ha considerata? & non s'è acquetato?
Errore
primo at
triubuito
ad Ari-
stosseno.
Vario. Sta Franchino in questo supposito, il quale è verissimo; nissuna pro-
portione superparticoalre, può essere diuisa con certi, & determinati nume-
ri rationali, in due parti eguali; & perche la proportione sesquiottaua for-
ma del Tuono è sotto à questo genere, dice però che ha fatto errore; se bene
Michel Stifelio Eccellente Mathematico, tenga che ciò si possi fare con cer-
ti, & determinati numeri, & con lui corre la posta Nicolò Tartaglia, allon-
tanandosi l'uno & l'altro da Boetio, dal Stapulense, & da Euclide, & in
Errore
secondo.
somma dalla Schola de'buoni Mathematici. La seconda imputatione è quan
do lo riprendono, che gl'interualli che compongono la Diatessaron, sono da
lui descritti con numeri semplici, & non con le proportioni, si come fatto ha-
ueano auanti di lui li Pitagorici: essendo, che le differenze delle cose sensibi-
li, non possono essere comprese accuratamente con tali numeri, ma si bene con
lo assignamento delle proporitoni, come Briennio nel Secondo della sua Mu
Errore
terzo.
sica dice. Nel terzo luoco, dicono, che mentre che Aristosseno leua dalla ra-
gione il iudicio della facoltà Harmonica, e vuole che il solo sensodell'udito
page 35 sia il iudice, erra grauemente, perche è manifesto ad ogni Filosofo, che il
senso dell'udito è fallace, &t ingannevole. Nel quarto luoco di Tolomeo, cheErrore quarto.
mentre che egli constituisce due spetie del Cromatico, il Molle, e lo sesquial-
tero; & che al Cromatico molle assegna interualli di otto vnità; & al ses-
quialtero, interualli di noue vnità, nella parte più graue d'ogni Tetracor-
do, che questo è graue errore, esseondo che fra di loro non sono differenti, per
altro che per la sola vnità, che viene ad essere la vigesimaquarta parte
del Tuono, & è parte insensibile; & pur queste spetie debbono essere consti-
tuite d'interualli tali, che conoscer si possi la differenza loro; &t che il senso
molto bene li discerna. Seguita Tolomeo, e lo fa copeuole di errore notabi Errore
quinto.

le, quando nella Constitutione del Cromatico, ordina nella parte graue del
Tetracordo ciascuno de'primi interualli fra di loro eguali, che la natura
del mezano interuallo del Cromatico, e lo essere maggiore più del graue, &t
non suo eguale. Ha mancato, dice Franchino, nella Constitutione delle spe-
tie Diatoniche, potendone constituire assai più, che si ritrouano atte alle buo
ne Harmonie. Vltimamente dice il Salines, che, perche nel Constituire que Errore
sesto.

ste spetie egli s'è attenuto à quello, che gl'Instromenti Artificiali gli hanno
dimostrato, ne'quali le Consonanze sono dall'ottaua in fuori, imperfette,
& li Tuoni sono per la imperfettioni loro eguali. Lo riprendono poi tutti Errore
settimo.

insieme, che nel Constituire la prima Consonanza, Regina e Madre, da cui
dipendono tutte l'altre Consonanze, egli l'habbi cosntituita di seu Tuoni, &
dod.ci Semituoni eguali; ilche parue, che confirmasse l'Abbate Odo nel prin
cipio della Seconda Parte del suo Enchiridion; quando vuol dire quello,
che sia l'Ottaua; dice che è quella la quale per dir le sue parole; Sex Sonis
interpositis per octaua loca canitur: la qual cosa ha spinto buona parte de'
Theorici à dimostrare, che i sei Tuoni sesquiottaui, superano lo interuallo
della Diapason; il che ha dimostrato Boetio, i lStapulense, il Zarlino, &
quasi tutti gli altri Theorici.
Luca. Si potrebbe anco dimotsrare, che sei Tuoni sesquinoni, fossero meno del
la Dupla forma della Diapason.
Vario. Sono minori di vna proportione contenuta fra questi termini,
500000.à 531441.
Luca. Adunque sarà vero, che à voler fare vna ordinatione, che habbi li
Tuoni eguali, bisognerà, come già hauete detto, cercare proportioni che sia-
no fra la sesquiottaua, & la sesquinona; ma questi riprensori hanno det-
to il vero, ò pur si sono appigliati al falso? credo, che dificilmente lo difen-
derete da queste calumnie, & in particolare quest'ultima, he versa intor-
page 35v no al primo principio; mi pare che porti seco molta dificoltà.
Vario. Se bene sono d'importanza, si possono però arditamente difendere; nè
Difesa di
Aristos-
seno.
sono cosi ruuide come paiono: Ascoltate la difesa della prima. Non ha mai
detto Aristosseno di voler diudiere il Tuono sesquiottauo, in due parti egua
li, con certi & determinati numeri rationali, come dicono li suoi auuersa-
rij; ma ha preso il Tuono per quella diferenza, che si ritroua, fra le prime
Consonanze, in quanto alla magnitudine, non hauendo lui mai assignato, pro
portione di sorte alcuna, ad alcuno interuallo; Ma dopò forsi lo hauer sen-
tito l'uno e l'altro de'maggiori itnerualli, render più grato suono irratio-
nali considerati nella magnitudine; che rationali considerati nella moltitu-
dine: di qui è, che volendo lui nominare il Tuono, non disse quello che è di
proportione sesquiottaua; ma quella diferenza, che è fra le due maggiori
Consonanze, nella magnitudine considerate: perch se queste sono irrationa-
li, irrationale è ancora la loro diferenza: là onde hanno creduto gli auuer-
sarij, che essendo le maggiori Consonanze, la Diapente, & la Diatessaron;
l'una dalla proportione sesquialtera contenuta, e l'altra dalla sesquiterza,
la diferenza di cui è la sesquiottaua, hanno preso e considerato la grandez-
za di questa diferenza al modo loro; non secondo la mente, & volontà di
Aristosseno. E lui ancora come buon Mathematico versato intorno à que-
sti studij, sapeua benissimo, che non si poteua diuidere la proportione sesqui
ottaua in due parti eguali, con certi & determinati numeri rationali: si co-
me non intese mai, che la Diapason fosse ne'suoi estremi contenuta da sei
Tuoni sesquiottaui; ma diudiea lo eccesso della Diapason in dodeci parti chia-
maua Semituono, uolendo che due di quelle parti fosse detto Tuono, & era-
no irrationali, nè poteuano quelle parti essere descritte, con certi & deter-
Aristide.minati numeri rationali. Aristide fra Greci auttore non ignobile, nel Ter
zo della sua Musica dice, che Aristosseno duide la Diapason in sei Tuoni, al
la similitudine del verso essametro, che consta di sei piedi sponde, &t si co-
me questo verso si diude in due parti ineguali, vna delle quali è diuisa in
dui piedi e mezo, &t l'altra in tre e mezo; come nel verso
Arma virumq; cano: troieq; primus ab oris.
Cosi la Diapason si diuide in due parti ineguali, in vna Diapente, & vna
Diatessaron; che l'una consta di dui Tuoni e mezo, e l'altra di tre e mezo:
& si come il spondeo si diude in due sillabe lunghe, cioè in dui mezi egua-
li, & in quattro sillabe breui, ciascuna delle quali è la quarta parte del
spondeo; cosi il Tuono si diudie in due parti dette Semituoni, & in quat-
page 36 tro diesis enarmonij detti da lui Tetartemoria, che vuol dire quarta par-
te: talche à me pare, che intorno à queste due oppositioni habbino grande-
mente il torto gli oppositori, & credo che queste oppositioni, più tosto le ap
portino gloria, he vergogna.
Luca. Se Aristosseno non dice di voler diuider il Tuoino sesquiotttauo; nè
meno che l'ottaua, sia ripiena di sei Tuoni sesquiottaui; che proposito è que
sto, attribuire quello che lui non ha mai detto, nè forsi pensato di dire? si so-
no mossi à torto contra di lui; ma se sarà stata inuidia al restante ce be ac-
corgeremo.
Vario. Si lamentano, che li numeri applicati à gl'interualli della Diatessa Difesa di
Aristosse
no.

ron, per riempirla, non siano proportioni; ma numeri semplici, che non han-
no relatione, l'uno all'altro: à cui si risponde, che ciò ha fatto per dare adin-
tendere, che vuole, che quelli itnerualli siano eguali fra di loro quanto al
Suono, & non quanto alla magnitudine, perche se bene si diuide in due par-
ti eguali; ilche non potea dimostrarere Aristosseno con le proporitoni, che l'u-
na è sempre dell'altra maggiore, nè erano bastanti à concludere nella ma-
gnitudine il suo pensiero: & credo che quei numeri siano più tosto per di.
msotrare la egualità nel Suono, che perche sia altrimenti. Quanto à quel-
lo che dicono di mente di Aristosseno, che il senso dell'vdito sia il iudicedel
la facoltà Harmonica, & non la ragione, hanno il torto: perche lui istesso
dice nel Secondo de gli Elementi Harmonici, dopò il principio, che tutto il
negotio delle contemplatione, delle cose appartinenti all'Harmonia, tanto
della voce, quanto de gl'Instromenti, si riduce à due cose, al senso dell'vdito;
& alla intelligentia: conoscendo lui benissimo, che il solo senso dell'udito, non
è bastante à conoscere, e iudicare le cose appartinenti alla Harmonia: & se
bene daua maggior credenza al senso, che alla ragione; ciò faceua, perche li
Suoni, sono il proposito obietto dell'vdito; & come à quello, che essendo il
loro proprio senso, non si può cosi facilmente ingannare, concorrendoui quel
le conditioni, che si ricercano; che alla ragione posta nello intelletto, sapendo
benisssimo lui, che non vi è cosa alcuna nello intelletto, che prima non sia
stata dal senso compresa. Et se bene non vsaua apertamente la ragione
de'numeri, non lasciaua però da parte la ragione; il che si scuopre nella
diuisione che fa del Tuono, in due, tre, & quattro parti; le quali diuisioni
non può fare il senso da se solo, senza la ragione, che iudica, se è ben fatto sì,
ò nò: Hanno adunque il torto coloro, che si lamentano di questo. Che im-
porta poi à Tolomeo, ò ad altri, se Aristosseno constituisce alcuni interual
li ad vna Spetie, che siano poco differenti da vn'altra, se bene sono quasi in-
page 36v sensibili, ogni volta, che vi sia differentia fra di loro; sia poca ò assai, que
sta basta alla intentione dell'Autore: Alla imputaitone de gl'itnerualli ap-
plicati al Cromatico, che sono eguali: Qual legge vuole, che sia di necessi-
tade fare il contrario? altretanto si potrebbe dire del Diatonico; &t pur lo
tassano delle egualitàde gl'interualli posti nel Cromatico, & non in quelli
del Diatonico; & se lui ha cosi ordinato nel Diatonico, l'ha fatto ancora nel
romatico, acciò vadino del pari, parendole di ritrouare, gran conformità
ella egualità con la natura, & se hauesse fatto altrimenti, sarebbe stato de-
gno di riprensione; perche, se nel Diatonico vuole, che li Semituoni siano
eguali; vuole ancora, che gl'istessi Semituoni eguali seruano al Cromatico.
Ma per rispodnere à Franchino, che dice, che molte spetie si ritrouano atte
alle buone Harmonie, di cui Aristosseno, non ne ha fatto alcuna mentione:
che importa questo ad Aristosseno, è forsi in obligo di fare vna Raccolta di
tutte le cose? descriue quelle che al suo proposito sono necessarie, & quelle di
cui egli n'è stato lo inuentore, & questo le basta: & forsi che questo ancora
l'ha fatto; ma se per la malignità de'tempi, le Opere sue non si ritrouano,
& se si ritrouano sono tenute sepolte, che colpa è la sua? Che poi come dice il
Salines nel Quarto Libro Cap.23.Aristosseno da gl'iNstromenti, ne'quali
non si ritroua interuallo alcuino, dalla Diapason in fuori, che sia nella sua
perfettione, & proportione; ma i Tuoni sono eguali, imperfetti, & lontani
da quello che la ragione ricerca: Habbi cercato, e cauato la ragione della co
sa Harmonica. Npon deue esser ripreso, perche egli non ha inuestigato la na-
tura della facoltà Harmonica, da gl'Instromenti; anzi che lui biasima quel
li, che ne gl'iNstromenti vanno cercando la verità delle cose, essendo à lui
manifesto la instabilità loro; però nel Secondo de'suoi Fragmenti disse.
Maximum ergo, & in summa Flagitiosum st peccatum, referre ad Instru-
mentum rei Harmonice naturam.
Luca. Di maniera che in vece di render gratie ad Aristosseno, che ha dato
lume di molte cose appartinenti alla facoltà Harmonica; lo biasimano, e lo
riprendono: mi vado persuadendo, che siano inuidie.
Vario. Cosi credo, e stiano loro nella propria opinione, che quel che ve ne ho
ragionato, tanto credo, &t non altro.
Luca. Resto sodisfatto di questo discorso, ma al proposito nostro; Mentre che
io vado considerando al Duo di M.Adriano già dimostratomi; & à gli
accidenti di b rotondo, che sparsamente in diuerse Cantilene sono posti, nel-
le corde che sono particolari di alcun genere; & che nella Musica, che di-
cono Finta, vi cadono tante e tante dificoltà; con tanti
[Figure]
diesis hora in una
page 37 corda, hora in vn'altra; &t che ogni Tuono indiferentemente, dalli pratici
viene diuiso in dui Semituoni. Vado iudicando, & affirmatiuamente af-
firmando, che la opinione di Aristosseno sia sicuramente segita, & piu che
mai nella mente de'pratici stabilita, se bene essi non la conoscono, nè sanno
esplicarla. Oltra di questo bisogna credere ancora, che le Cantilene che hog-
gidì si Cantano, e suonano, non si siano nè Diatoniche semplici, nè Cromatiche,
nè Enarmoniche; ma vna terza cosa mescolata, e fatta di diuerse cose par-
ticolari, come poco fa pur anco ne hauete detto.
Vario. Intorno à questo particoalre voglio dirui ciò che Euclide acutissimo Euclide
dice del
genere
Misto.

Mathematico, & Musico Eccellentissimo che fu 420.anni auanti l'Aue-
nimento di N.S.Secondo le Historie, nella sua Musica, doppo lo hauere da-
to notitia delli tre Generi d'Harmonia; dice che pur u'è un'altro genere det
to da lui misto; et quando uiene alla difinitione di questo dice, ch'egli è quello
nel quale appaiono le uestigia di due, ò tre de'predetti generi insieme; di ma
niera che uoglio andar credendo, che sino à quei tempi, se bene Cc]antauano, ò
Sonauano una sol Aria, che toccassero, dirò cosi, una due, tre, e quattro corde
Diatoniche; & doppo queste tal'hora una Cromatica, & quando una Enar
monica; et cosi facessero una mescolanza di diuersi generi insieme; la qual co
sa, me lo dà a credere, lo istesso Euclide poco doppo il principio della sua bre-
ue Institutione Harmonica, quando dopò lo hauere dimostrato le corde di
ciascuno delli tre generi, dimostra poi le corde, ò uogliamo dire il Sistema mas
simo di questa mescolanza. Et Aristosseno nel secondo de suoi Elementi, nel
mezo in circa, doppo lo hauer detto, che li generi delle Harmonie sono tre;
u'aggiunge la quarta che si fa di queste insieme poste, da noi detto Mescolan Il cōpo-
nere d'
hoggi è
vna Me-
scolāza.

za; ò Mista. Et Tolomeo nel 2.lib.cap.15.insegna come far si debba questa
Mistura, argomento certissimo, che non si canta, nè suona il Diatonico puro,
& semplice. Nè quiui gioua l'argomento di coloro, he dicono; Quelle corde
Cromatiche, che nel genere Diatonico sono usate, ò per meglio dire, quelli
[Figure]

diesis, & quei b rotondi, che posti sono per mezo le Cantilene, sono acciden-
talmente adoprati; &t semplici sono quelle cose,che da altre cose, non
sono accompagnate, e msite; nè mai si potrà dire che siano, semplici mentre
che in sua compagnia vi saranno dell'altre cose di natura diuersa, che facci-
no effetto diuerso, saranno adunque miste, & non pure.
Luca. Cosi tēgo io ancora; nōdimeno mi uiene nella mēte un dubio; et è che se il
Genere Diatonico, è Genere che ha del uirile, et in se include tutti gli altri Ge
neri; perche le corde de gl'altri generi antro nō sono che l'inspessamēto delle cor
de Diatoniche secōdo che m'hauete dimostrato; come generāte adunque è più
page 37v nobile del generato; & se la denominatione debbe essere fatta dalla cosa più
nobile, sarà vero ancora, che bisognerà che sia Diatonica, & non vna me
scolanza, di diuerse cose poste insieme: oltra di questo se frà le corde Diato-
niche, ue ne sono interposte alcune Cromatiche, vi sono interposte per indol
cirlo, essendo egli troppo uirile, et per se stesso più tosto crudo che delicato; la
onde talhora cō l'aggiuntione di qualche corda Cromatica, cosi interpostaui,
viene mollificato, & indolcito; ma non per questo mi pare, che si debba addi-
mandare, nè Cromatica nè Mista; Ma Diatonica, si come se ad una quantità
d'oro fino, ui sarà mescolato qualche altro metallo; di modo che non perda la
sua essenza, si addimandara oro; sarà tenuto per oro; & adoprato per oro.
Vario. Mi piace di sentire, che siate risentito, Ma per risponderui alal prima
vostra dubitatione; dico che la spetie si conosce per il proprio, il proprio del
Genere Diatonico è di modulare per Tuoni; quello del Cromatico, per Semi
tuoni, & quello dello Enarmonico per diesis; mentre che noi usiamo quelli
interualli, & quel modulare che è proprio di un genere, insieme col modula-
re di un'altro genere, bisogna per forza dire, che sia una Mescolanza, et non
che sia per un'accidente; & maggiormente quando si fanno delle imperti-
nentie come hoggidi molto si costuma di fare. Quanto alla seconda, voi dite
in mio fauore, perche se bene si fa questa mescolanza per indolcire, con le
corde Cromatiche il Diatonico; et per hauere in alcuni luochi talhora qual
che consonanza, che non si haurebbe, non lo nego; ma dico bene che questo è
un uiluppo di molte cose, nè credo che fin'hora vi sia stato, che intieramen-
te habbi potuto dire che sia più questa che quell'altra spetie che uero sia, non
hauendo certezza maggiore, & che s'auicini piu al uero di quella di Aristos
seono pura Diatonica, nè una nè l'altra sarà mai.
Luca. Questa mi pare quella bella disputa, che già fece D.Nicola Vicentino, Disputa
di D.Ni
cola Vi-
centino.
&t D.Vincenzo Lusitano l'anno 1551.nella Nobilissima Città di Roma,
che l'uno sia presumeua che le Cātilene Moderne, fossero Diatoniche, pure, et
semplici, et fu il Lusitano, l'altro che fu D.Nicola disse che quest'era vna
mescolanza,delle parti più longhe del genere Cromatico et Enarmonico, et
delle spetie del Genere Diatonico; di modo che tutta questa Questione, o per
dir meglio la ragione di D.Nicola era che Cantādo, la terza minore in com
posta, ella fosse interuallo particolare del genere Cromatico, come afferma
tutta la Scola de gl'Antichi, et la terza maggiore dello Enarmonico; che que
ste sono le parti piu longhe de'detti generi, & per questo diceua D.Nicola,
mentre che nel Diatonico, si canta l'vno, e l'altro di qeusti dui interualli; si
Canta vna Mescolanza, di questi generi insieme fatta. Dall'altra parte,
page 38 il Lusitano diceua, che questi interualli, sino prima nel Diatonico, che in
qualunque altro genere, nè il Cantare lo Ditono, o lo semiditono, fa varitio-
ne alcuna di genere, siano tramezate ò non, da altri suoni.
Vario. In questa parte io tengo col Lusitano, perche nel Diatonico si ritroua
naturalmente il semiditono, fra la terza &t prima corda del Tetracordo;
& nel Cromatico fra la Terza e la quarta: Se D. Nicola hauesse fatto di-
stintione, da questa terza minore, à quella che si ritroua fra la E, & la C si-
gnata col
[Figure]
diesis, non sarebbe gran cosa à credere che questa fosse del Cro-
matico, & quella del Diatonico, per essere signata col
[Figure]
, e fuori delle corde
naturali; ma dalla corda Cromatica fatta esser tale; Ma assolutamente di-
cendo il Semiditono e del genere Cromatico, questo non credo che sia il vero,
nè ve lo dico per verità, nè lo douete in modo alcuno credere.
Luca. Ma e'l Ditono che nel Diatonico, si ritroua fra la seconda & quarta
corda del Tetracordo; nello Enarmonico fra la terza & quarta; non è
adunque tutt'uno?
Vario. Senza fallo non è lo istesso; però ha iltorto D.Nicola: Se hauesse per
fondamento della sua opinione, volendo dimostrare che queste Cantilene
non sono pure Diatoniche, nè semplici Cromatiche, ma vna mescolanza
dell'una e l'altra insieme: Detto, nelle Cantilene, s'adopra il Semituono mi-
nore, che è proprio del Cromatico; & si tramezano gl'interualli Diatonici,
con
[Figure]
diesis & b molli, secondo il proprio essere del Cromatico; Direi che
hauesse ragione da vendere; ma il suo fondamento, in altro non consiste che
nel constituire le parti longhe del Genere Cromatico, &t Enarmonico, le
quali sono in potenza nel Diatonico, anzi vi si ritrouano in atto; ma non
già nelle corde che lui dice; si come si ritroua lo interuallo di quarta nel Cro-
matico, & nello Enarmonico; & si Canta nel Diatonico similmente, senza
varietà alcuna di genere; perciò mi pare, che quella sentenza, del Ghiseli-
no, Dancherts, &t Bartholomeo Esgobedo, pronuntiata, contra D.Nicola
fosse iustamente, data. Voglio concluderui che Don Nicola hauea ragione, Sentēza
cōtra D.
Nicola.

à tenere questa Conclusione; Che la Musica, che si canta & suona sia vna
mescolanza, di diuersi generi insieme; ma il non saperla dire per le sue cause
propinque, le fecero ben perdere la scomessa fatta col Lusitanio. Et questo
voglio che vi basti per conclusione del mio ragionamento d'hoggi, & vi
lascio il buon giorno.
Luca. Poiche cosi piace à voi, cosi piace à me ancora, resta che io vi rendi
mille gratie di questa vostra amoreuolezza; prometteui di me in ricompen
sa tutto quello che le forze mie se bene deboli possono.
page 38v
Vario. Tra di noi amici vecchi, non ci vogliono ceriimonie, vn'altra vol-
ta con vostra maggior comodità, ragionaremo d'un'altra cosa, che vi sarà
non manco diletteuole di questa, e forsi di più vtile, anzi necessaria.
Luca. Questo mi sarà di sommo fauore; ma di che sarà il soggietto?
Vario. Se bene io m'ero proposto di tacerlo, tuttaiua, poiche me nel pregate,
voglio accennaruelo, accioche con qualche comodità, farle vn poco
di studio.
Luca. Poco tempo haurò io da far studio sopra cosa alcuna, massime, se doma
ni noi fossimo à ragionamento; le giornate sono corte, la seruitù è grande, e
grande l'obligo, nè mai forniscono le cerimonie Cortegianesche; però non mi
dà l'animo di veder molto, ma poco sì; ditemi pur il soggietto.
Vario. Era il mio pensiero di ragionarui di segni; ma perche vedo che non
hanno stabilità in se stessi; ma mettono in rumore, e disturbano la buona
Musica, & si può dire, che siano pazzi, come dalla natura sua ogni intelli-
gente conosce; nè apportano altro che confusione; però lo imbrattare la car
ta, & affaticare la penna è vna vanità: sarà il nostro ragionamento de
Modi Antichi, & Moderni; vedremo quel che nel dice Euclide, Aristosse-
no, Tolomeo, Boetio, il Stapulense, & poi ciò che ne dicono li Moderni; &
con questo vi lascio il buon girono, à riuderci domani.
Luca. All'hora di questa matina sarò quà in Santa Maria del Vado, & qui-
ui godrò la vostra amoreuolezza; vi bacio la mano à Dio.
IL FINE DEL PRIMO RAGIONAMENTO.
page 39 L'ARTVSI
OVERO
DELLE IMPERFETTIONI
DELLA MODERNA MVSICA,
DEL R.PADRE D.GIO.MARIA
ARTVSI.
[Figure]

Ragionamento Secondo.
[Figure]
PONTAVA l'alba del giorno decimo settimo, quan
do il Sig.Luca da casa partito, se ne andò verso il
Monasterio delli R.P.di Santa Maria del Vado; luo
co doue habitaua il Sig.Vario, seruitore dell'Illsutriss.
& Reuerendiss.Sig. il Cardinale Pomeo Arigoni;
veramente Illustriss.per le molte virtù, bontà, iu-
stitia, & pietà, che in questo Illustriss. & Reuerendiss.Signore vniuer-
salmente, à seruitio d'ogni qualità di persone risplende. Quando giunto co-
là, fu fatto sapere al Sig.Vario, l'arriuo del Sig.Luca, che pur s'andaua
pensando, che presto douesse giungere; il qual subito, si leuò di di Camera, &
alal cima delle scale incotratolo; fatte le douute cerimonie, e salutationi, si
ritornò per ragionare, secondo l'ordine dato il giorno auanti, in vna Came-
ra assai remota, & da'strepiti lontana, per la loro maggior comodità: là do
ue postosi à sedere disse,
Luca. Heri dopò ch'io lasciai V.Sig. verso la Piazza inuiatomi fui da al-
cuni Gentilhuomini, inuitato à sentire certi Madrigali nuoui; cosi traspor
tato dalla amoreuoellza degl'amici, & dalla nouità delle Compositioni, an-
dassimo in casa del Sig.Antonio Goretti Nobile Ferrarese, giouane virtuo
so, e amatore de'Musici, quanto ogn'altro, che per ancora habbi conosciuto:
là doue ritrouai il Sig.Luzasco, e'l Sig.Hippolito Fiorini, huomini segnala-
ti, che con loro s'erano ridotti molti spiriti nobili, & della Musica intenden
ti: Furono Cantati vna, & due volte, ma tacciuto il nome dell'Auttore:
era la tessitura non ingrata, se bene come V.S. vedrà, introduce nuoue Re-
gole, noui modi, & nuoua frase del dire, sono però aspri, & all'vdito poco
page 39v piaceuoli, nè possono essere altrimenti; perche mentre che, si trasgrediscono
le buone Regole, parte fondate nella esperienza Madre di tutte le cose: apr-
te speculate dalla Natura; & parte dalla demostratione demostrate: biso-
gna credere che siano cose deformi dalla natura, & proprietà dell'Harmo-
nia propria, &t lontane dal fine del Musico, che come heri V.S.disse, è la
dilettatione; ma accioche vediate il tutto, & me ne diciate il parer vo-
stro, eccoui li Passaggi che sparsamente, sono sparsi per entro alli sudeti
Madrigali; li quali distesi per mio diporto hiersera sopra questa carta.
Vario. Signor Luca voi mi apportate cose nuoue, che mi dano non poca me-
rauiglia; & mi piace à giorni miei, vedere nuouo modo di comporre; ma
molto piu mi piacerebbe s'io vedessi che questi Passaggi fossero fondati so-
pra di qualche ragione che acuetare potesse, lo intelletto; ma per Castelli in
Aria, chimere fondate sopra l'Arena non mi piaccioni, sono degne di biasi-
mo queste nouità, non di lode. Ma vediamo li passaggi.
[Music example]

page 40
[Music example]
Luca. Veramente per quella poca d'esperienza che io hò di questa pratica;
mi pare che queste non siano cose, per le quali gli auttori ò inuentori di esse,
possino e siano per fare casa à tre solari, come si dice; atteso che sono con-
tra'l buono, e'l bello della institutione Harmonica; sono aspre all'udito, e l'of Imper-
fettione
di questa
moder-
na Musi-
ca.

fendono piu tosto che lo dilettano; & alle buone regole, lasciate da quelli,
che posto hanno ordine, e termine à questa scienza, apportano confusione,
& imperfettione di non poca improtanza, e in vece d'arrichirla, accre-
scerla, e nobilitarla con uarij e diuerse cose, come fatto hanno tanti nobili
spiriti, la uogliono indure à tale, che non si discernerà il bello e purgato stile;
dal Barbaro: tuttauia vanno scusando queste cose con diuerse loro ragioni,
conforme allo stile.
Vario. Voi dite bene; ma come possono scusare, e coprire queste imper-
fettioni che per se stesse sono tanto impertinenti, che non possono essere
di più?
Luca. Come impertinenti, non so come voi possiate difendere questa vostrsa
opinione; chiamano loro impertinentie le cose fatte in altro stile, e vogliono
che questo sia il vero modo di componere; affirmando che questa nouità, &t
nouo ordine di comporre, sia per fare molti effetti, che non fà, ne farà la
Musica ordinaria, piena di tāte, & cosi belel e soaui Harmonie; & uogliono
che sentendo il senso cosi fatte asprezze, si moua, e facci cose merauigliose.
Vario. Dite voi da douero, ò pur mi burlate?
page 40v
Luca. Come s'io dico da douero? anzi che essi si burlano di quelli che tengo-
no altrimenti.
Vario. Poiche io vedo che non burlate, vi dirò quel che ne sento, ma auerti-
te che io non sarò cosi facile a condescendere nella loro opinione; & per la
L'acuto
è parte
del gra-
tia.
prima ragione contra di loro vi dico; che l'acuto è parte del graue, e nasce
dal graue; & essendo parte di lui deue ancora hauere relatione al grue,
come a suo principio; come da vn fonte dal quale il nuuolo deriua; che
sia vero la esperienza nel Monocordo, ve lo dimostra; perciò vi dico che
se saranno tirate due corde di vgual longhezza & vgual grossezza, so-
pra vn'istesso spacio vguale, & perfettamente accordate vnisone, repu-
tate dal Musico per vn solo suono; si come due superficie che si toccano da
Vitellione sono tenute per vna sola; & che da vna di loro, ne tagliarete
vna parte, o con vn fonticello sottopostoli ne cauarete il suono acuto, non
è dubio dico, che quella acutezza, sarà parte del graue, & volendo sa-
pere, che quella parte renda il suono acuto, perfoterete il tutto, & poi la
La parte
ha rela-
tione al
tutto.
parte che sarà acuta, rispetto al tutto; & douerà hauer relatione al graue
come parte al tutto; & come à suo principio: di qui è che nel più graue
come parte al tutto; & come à suo principio: di qui è che nel più graue
luoco del Sistema massimo; o d'alcuna Cantilena, viene dipinto, un'occhio,
dal quale vscendo diuersi raggi visiui, và mirando à tutte le parti; con
qual proportione corrispondano, al suo principio, & al suo fondamento; Co-
me potrà adunque stare la prima Casella, seconda, quarta &t quinta; &
l'altre; doue la parte acuta non ha corrispondenza, nè proportione Harmo-
nica, con la parte graue?
Luca. Pretendono che habbino relatione Harmonica, & perciò dicono, che
quella Semiminima nella prima Casella posta, dopò la pausa dello istesso ua-
lore; la quale con la parte graue viene ad essere vna sestadecima; già sa-
rebbe caattiua se il Canto modulasse in questa guisa
[Music example]

& poi che i lTEnore modula per un'ottaua più nel gra-
ue la prima Semiminima; fa sentire lui nello acuto la
seconda, cheviene ad essere la dissonante, oltra a questo; perche la terza
delle quattro Semiminime, è consonante; che importa a far sentire alquanto
più d'asprezza, & di due Semiminime vna buona e l'altra cattiua, per-
mitarle in vna minima tutta dissonante? gli è come se modulasse quattro
Semiminime, & che vna fosse buona e l'altra cattiua, secondo la regola di
tali figure; cosi vanno grossando le cose loro.
Vario. Horsù io vi intendo, benissimo; & vi rispondo, che il senso dell'vdi-
to, non riceue quelle cose, che non ode; nè riceuendole, puote appresentarle
page 41 all'intelletto, non essendo cosa nello intelletto, che prima non sia stata dal sen Il senso
non iudi
ca quelle
cose che
nō sente.

so riceuuta; che disproposito è à dire, il Tenrore sta con la voce in vna sta-
tione, & subito il Soprano seguitandolo nello acuto, fa quello effetto, che egli
dourebbe fare? massime dopò la pausa, che più è nota al senso modulare una
sestadecima; & poi vna quartadecima? altro è che il senso oda vna disso-
nanza, che fa una parte dopò la pausa; & altro è quando per grado più se-
miminime seguitandosi vna dietro all'altra, se ne sente vna buona, & una
cattiua, si come ancora altro è, sentire due semiminime poste secondo la na-
tura loro, per grado, & altro sentire vna minima posta nel luoco della se-
miminim dissonante, & per salto: questa offende, & quelle non offendo-
no l'udito; perche il moto è di grado.
Luca. Voi dite bene, ma dicono, che tutto questo s'addimanda gratia, & è un
modulare accentato.
Vario. Non mi raccordo d'hauer letto in Auttore alcuno, & pur infiniti han
no scritto di Musica, & eccellenti, che ci sia Musica Accentata; mi sarà ca-
ro che mi diciate ciò che ella sia, secondo il volere di questi Moderni com-
positori.
Luca. Dicono, che gli accenti nelle compositioni fanno mirabile effetto, & Musica
accenta-
ta descrit
ta da al-
cuni Mo
derni.

non si fanno se non quando la parte ascende alla più alta nota; come per es
sempio, se ci fossero quattro note, che ascendessero per grado, l'accento và
fatto sopra l'ultima figura, & non sopra l'altre, prononciando la voce una
terza più bassa di quella nota, alla quale si vuol dare l'accento, portando-
la con leggiadria in sino al luoco, oue si ritroua la nota; Ma ciò vuol fat-
to, con grandissima discrettione, & giudicio del Cantante, acciò sempre fac
ci buono accordo: & eccouene lo essempio.
[Music example]
Vario. Due cose voglio dirui, la prima, che queste parole non esplicano con
termini chiari la natura, la proprietà, e l'essenza di questo modo di Cantare
accentato: Ma parmi una circonlocutione di parole ritrouate per dimotrare
che più tosto uogliono cōfondere tutte le cose, che perche siano per regolarle cō
page 41v regole, che siano fondate sopra il vero: bisogna difinire che cosa sia questo
accento, &t vedremo poi se quella difinitione haurà quelle parti, che se le con
uengono; cosa che fin'ad hora non sò che Auttore alcuno graue, habbi fatto:
La seconda, è che questo modo di Cantare detto da voi accentato, non sup-
ponee che faccino li Compositori delli barbarismi, come ne gli essempi, da voi
di sopra mostratomi, si uedono; vogliono che faccino buono accordo, il che do
uete sopra il tutto notare &t bene; &t che il Cantante habbi discretione, e giu
dicio grande nel portar la uoce, in simili occasioni. Et se mi dicesti che quel-
lo effetto che il Tenore fà, nella settima Casella, egli fosse per dimostrare que
sto modo di cantare accentato; vi risponderò che, perche, non fa buono ac-
cordo; e il Cantante non sa il luoco doue debba, con discretione portare,
quella voce; secondo la opinione e'l voler loro; percio è necessario che sia er-
rore in gramatica; sarebbe stato meglio, che quando intendono di volere
che il Cantante porti quella voce con giudicio e discrettione; che hauessero
in quel luoco introdotto qualche segno, che dimostrasse la volontà del
Compositore, a fin che accortosi del bisogno, facesse miglior accordo, e ren-
desse più grata Harmonia, di quello che cantando uia, liberamente farebbe.
Luca. Non sarebbe ingrato, questo auertimento, ogni volta che si potesse,
con qualche ragione ritrouare, vn segno vniuersale che significasse, al Can
tante cosi fatto modo di portar la voce, ma mentre che forsi questi nuoui
Lo Eccel
lente sen-
sibile cor
rompe il
senso.
inuentori si vanno affaticando, di nuoua inuentione, per fare questa de-
mostratione, uanno spargendo per entro alle sue compositioni, cosi fatti pas-
saggi, liquali, mentre che sono cantati e sonati con diuersi instromenti, & da
Cantori, che à questa sorte di Musica accentata, piena di suppositi, sono auez
zi; non rende ingrata Harmonia; & me ne merauiglio.
Vario. da due cose può ciò auenire; la prima, che li Cantori, non la recitano co-
me veramente stà; ma vanno portando la voce, e sostentandola di manie-
ra, che quando sentono, che vuol fare qualche cattiuo effetto, la riuoltano
altroue, portandola in luoco, doue le pare che manco offendano l'vdito. La
seconda è, che lo Eccellente sensibile corrompe il senso, il che altro non vuol
dire, se non che l'altre parte tutte occupano l'vdito di tal maniera, che non
puote udire intieramente l'offesa fattale, come farebbe se fosse la Cantilena
a due, ouero a tre uoci; ma la ragione, che conosce, e discerne il buono dal cat-
Il senso
non rice-
ue le co-
se se non
in vn cer
to modo
confuso.
tiuo, molto bene indica che è un'inganno fatto al senso, che non riceue la ma-
teria, se non in un certo modo confuso, se bene uicino al uero; questo manife-
stamente si conosce chiaro, quando gl'Organisti, à gli altri registri, v'aggiun.
gono quelli della duodecima, che con gl'altri scuopre la ragione, le molte dis-
sonanze, e non il senso; che fra di loro occorrono.
page 42
Luca. Si conosce che il senso è ingannato; &t à questo attendono alla gagliar-
da questi Compositori, ò nuoui Inuentori; le basta di sodisfare il senso, che perciò il giorno et la notte s'affaticano intorno a gl'instromenti per sentire
lo effetto che fanno, cosi fatti Passaggi; & li meschini non s'accorgono, che
gl'instromenti le dicono il falso, &t altro è cercare con le uoci, e i suoni vna Gl'instro
menti in-
segnano
il falso.

cosa appartenente alla facoltà Harmonica; & l'altro è con la ragione accom-
pagnata col senso ritrouare il vero & l'essatto.
Vario. Vorrei dirui il mio parere, ma dubito che non vi incresca.
Luca. Dite pure, che io vi ascolterò volontieri.
Vario. Vado credendo che non vi sia altro nel capo di cosi fatti Compositori,
che fumo, & che tanto siano di se stessi inamorati, che le parte di poter cor-
rompere, gustare & rouinare quelle buone Regole, che di già hanno la-
scaite tanti Theorici, e Musici Eccellentissimi; & quelli apunto di qua-
li questi hanno imparato di insfilzare quelle poche di solfe con mala gra-
tia; ma sapete ciò che à questi tali per il più intrauiene? quello che Oratio Oratio
lib.2.O-
da.10.

disse nel lib.2.de Car.Oda decima.
Saepiu ventis agitatur ingens
Pinus, & Celsa grauiore casu
Decidunt Turres, feriuntque summos
Fulmina Montes.
Al fine, perche sono fabriche fatte senza fondamento presto dal tempo sono
consumate & gitate à terra, & restano gli edificatori deusi, & scher-
niti.
Luca. Tutto vi concedo che sia vero; ma ditemi se questa scienza si può
con nuoui modi di dire accrescere: perche non volete, ò non vi pia-
ce, ò non vi pare che sia vee augumentarla? il Campo è largo ogn'vno,
s'affatica intorno alle cose nuoue, deuono ancora li Musici dilatarsi; che il
fare le Cantilene tutte ad vn modo, genera nausea è fastidio all'vdito.
Vario. Non nego, che il ritrouare cose nuoue non sia bene, anzi necessario; ma
ditemi voi prima, perche causa volete adoprare quelle dissonanze, nel mo-
do che le adoprano costoro? se lo fate per dire io voglio che si sentano ma-
nifestamente, & che il senso dell'vdito ne resti offeso: perche non le
vsate al modo ordinario, &t con ragione, secondo che e Adriano e Ci-
priano, il Palestina, il Porta, Claudio, il Gabrielli, il Gastoldi, il Nanino, Musici
Eccellen
ti.

il Giouanelli, & tanti e tanti altri che in questa Academia hanno scritto?
non hanno forsi fatto sentire delle asprezze? vedete Orlando lasso, Filippo
di Monte, Giaches Vuert, & ne ritrouarete le Cataste piene: Se volete
page 42v che il senso dell'vdito, non ne pigli tanta offesa; ne gl'istessi auttori, ritroua-
La disso
nanza è
contraria
alla con-
sonanza.
te il modo, e l'ordine di vsarle; se mò volesti che ella diuentasse consonan-
te: bisogna che per esser contraria alla consonantia, ella per natura sempre
sia dissoante, & all'hora diuentarà consonante, quando la consonanza di-
uerrà dissonante; ilche tratta dell'impossibile, a benche questi nuoui inuen-
tori potrebbono forsi, tanto affaticarsi col tempo, che ritrouassero questo nuo
uo modo; che la dissonanza diuentasse consonanza; & la consonanza, disso-
nanza: e non è gran cosa; che ingegni eleuati come questi faccini, e ritroui-
no, intieramente di queste cose.
Luca. vogliono apunto temperare in qualche parte la asprezza delle dissonan
ze, in altro modo, di quello che fatto hāno li passati; e in questo s'affaticano.
Vario. Se con la osseruatione de'precetti, & delle buone regole lasciate da
Theorici, & osseruate da tutti li pratici, si puote hauere lo intento; che pro-
posito è volere fuori delli termini, cercare delle strauaganterie? Non sapete,
le scien
ze tutte,
& le Ar-
ti sono
state da
sapienti
passati re
golate.
che tutte le scienze & tutte l'Arti, sono state da sapienti regolate, & di cia-
scuna ci sono stati lasciati i primi Elementi, le Regole, & li precetti, sopra le
quali sono fondate, affin che non deuiando da i principij, & dalle buone re-
gole, possi vno intendere, quello che dice, ò fa l'altro? & si come non è lecito,
per vietare la confusione, delle scienze & dell'Arti, ad ogni semplice Pe-
dante, immutare le regole lasciate da Guarino; nè ad ogni Poeta ponere una
sillaba longa in vece d'una breue, nel verso; nè ad ogni Arithmetico depra-
uare quelli atti, e quelle Demostrationi, che sono proprie di quell'Arte; cosi
non è lecito ad ogni insfilza solfe, deprauare, corrompere, & volere con no-
ui principij fondati nell'arena, introdurre nuouo modo di Componere; però
benissimo disse Oratio.
Oratio
nella poe
tica.
Est modus in rebus, sunti certi denique fines
Quos vltra, citraque nequit consistere rectum.
Luca. È il vero, che tutte le Scienze, e l'arti sono state regolate; ma tuttauia,
perche le dissonanze, sono adoprate nelle Harmonie per accidente, pare che
si possono di loro seruire li Musici come le piace.
Vario. Non nego, che le dissonanze, non siano accidentalmente adoprate da
Compositori nelle Cantilene; ma dico bene, che essendo contrarie per na-
tura alla consonantia, non possono in modo alcuno conuenire allo istes-
so modo, nè si debbono vsare all'istesso modo: s'usano le Consonanze
nelle Harmonie liberamente, per salto grado senza rispetto alcuno; ma
delle dissonanze bisogna hauere altra consideratione; perche sono di vn'al
tra natura: e'l modo fu dimostrato dallo Artusi nell'Arte del Cntrapon-
page 43 to; ma non già nella maniera che fanno questi nuoui Maestri.
Luca. Osseruano questi Musici, che quella parte, che fa la dissonanza con la Noua re
gola de'
Moder-
ni qual
sia

più graue, habbi corrispondenza Harmonica col Tenore; di maniera che ac
corda lei, con tutte l'altre parti; e'l più graue accorda lui ancora con tutte
l'altre; &t cosi fanno vna mistura à lor modo.
Vario. Io vedo che questa loro regola è osseruata nella Casella prima, quar-
ta, quinta, sesta, settima: Ma nella sesta Casella, che quelle Crome non han-
no relatione che Harmonica sia; nè col Basso, nè col Tenore; con qual sorte
di regole vi parerà che si possino saluare?
Luca. Io non sò come da questo si potranno aiutare, non ci vedo osseruatio-
ne alcuna, se non che io credo che siano cauate dal sentire ne gl'Instromenti,
per il loro moto presto, che molto non offendano l'udito.
Vario. Non vi ricorda ciò che dice Aristosseno à proposito di questi tali?
Heri vi recitai la sua intenitone; hora vi dirò le sue parole istesse: nel se-
condo de gli Harmonici dice Maximum ergo, & flagitiosum in summa est
peccatum, referre ad instrumentum rei Harmonica naturam. Quanto poi à
quello, che per il loro moto presto non offendano l'udito; lo intelletto, che co Lo intel-
letto co-
nosce lo
inganno
fatto al
senso.

nosce lo inganno fatto al senso, dice che non essendo quelli interualli consonan
ti, ma dissonanti, & posti a caso, non possono in modo alcuno, fra di loro ha-
uere relatione Harmonica; nè perciò possono generare Harmonia che gra-
ta all'vdito sia; &t che quella prestezza, accompagnata con tante parti, che
insieme fanno il romore; altro non è, che lo Eccellente sensibile, che cor-
rompe il senso.
Luca. Tutto il loro pensiero, è di sodisfare al solo senso; poco curandosi, che la
Moderni
non curā
di sofis-
fare altro
che il sen
so.
ragione, entri quà a iudicare le loro Cantilene.
Vario. Se questi tali hauessero letto Boetio nel Cap. nono del Primo; &T nel
Primo del Quinto: &t Tolomeo nel cap.primo del Primo Lib. degli Harmo
nici, non è dubio che sarebbono d'altro parere.
Luca. Manco stimano, di vedere li Cartoni di Boetio; ma che di sapere ciò
che dicono, a loro basta di sapere insfilzare quelle Solfe, a modo loro, & in Perfettio
ne della
Musica
d'alcuni
Moder-
ni, qual
sia.

segnare di Cantare alli cantanti, le loro Cantilene con molti mouimenti del
corpo, accompagnando al voce con quei moti, & nel fine si lasciano andare
di maniera, che paia apunto che muouano, & questa è la perfettione della
loro Musica.
Vario. Apunto l'hauete detto, muoiono loro, & le operaitoni insieme, fra
li molti accidenti che rendono dubiosa la strada, a qualunque Artefice, del
bene operare, per poter conseguire quel fine che lo conduce alla immortali-
page 43v tà; suole più d'gn'altra, per comune giudicio de sauij & dotti, essere reputa-
Strada
che im-
pedisce
la īmor-
talità
qual sia.
ta maggiore la ignoranza, per la quale non si sa discernere, delle operationi,
quali siano le migliori, & quali le peggiori, dal che non conosciuto, nasce che
il più delle volte abbraccia, & da elettione di molte cose, che da lui doureb
bono esere fuggite; & fugge quelle, che da lui dourebbono essere seguite, &
abbracciate. Indi ne nascono poi questa sorte di Cantilene, che come mostri
se ne vanno per le mani, di questo & di quell'altro, & la cognitione delle
quali non sanno loro stessi, qual si sia: Basta di fare vn romore di suoni;
vna confusione d'impertientie, vna Congregatione d'imperfettioni, e'l
tutto nasce da questa ignoranza, dalla quale sono offuscati.
Luca. Fu sempre la ignorantia causa di male, e tanto più, quando ella èa ac-
Oratio.compagnata dallo amore di se stesso, che come di esse Oratio.
Est Caecus Amor sui.
Non lascia conoscere le imperfettioni proprie ; ma ciò che fa & pensa, cre-
de che tutto sia ben fatto; & è come quell'ebrio, à cui pare d'essere sobrio,
& che il sobrio sia ebrio.
Vario. Troppo importante è'l trattare le cose d'una scienza con vno che ne
sia ignorante; è proprio come il Contadino, che pone l'aratro in vn campo
pieno di sterpi, e spine, & altre cose che lo impediscono a poter mettere in
coltura quel cosi fatto terreno; rispetto ad vn campo, che sia auezzo allo
aratro, & al riceuere seme che facci frutto. Ma sentite che passaggio è quel-
lo, aspro & inculto, che pur si pensano che sia esquisito; della terza Casella,
che nella parte più graue si ritroua percuotere la più acuta cō una Semidia-
pente doppo la pausa di miniam; che per al sua asprezza. fa stare in dubio il
Cantore, se falla, ò pur se dice bene. Questo interuallo da tutti li Composito-
ri è stato adoprato, ma in altra maniera; in altra maniera dico. perche, se be
Arsis &
Thesis
ciò che
sia.
ne l'adoprano, nell'vna e l'altra parte della battuta detta Arsis & Thesis;
non l'adoprano prò nell'vno, ò l'altro modo doppo la priuatione del suono;
ma le precede vna sesta, ò altra consonanza secondo; che l'Artusi dimostrò
nell'Arte del Contraponto.
Luca. Non ho mai veduto, nè vdito cosi fatto interuallo, vsato nel modo,
che fanno questi tali; suppongono, che quella pausa di minima, serua per vn'
altra consonanza, ma come detto hauete, non iudica il senso quello che non
ode. Vsò questo interuallo Cipriano nel Madrigale; Non Geme, non fin'o-
Cipria-
no et Mo
rales.
ro; ma in altra maniera. & Morales nel Magnificat del quinto Tono, nel
versetto, Sicut locutus est: Et molti altri Eccellenti Compositori, ma nel
modo che da'nostri vecchi è stato insegnato, e lasciatone ben mille essempij.
page 44 Et è veramente cosa merauigliosa, che quelli interualli, che dalla natura
istessa sono stati creati dissonanti, habbino li vecchi con la loro molta fati-
ca & diligenza insegnato il modo; non di fare che diuentino Consonanti,
ma di usarli di maniera che propriamente pare che perdano di quella asprez
za, e acquistino dolcezza; ma vsati & posti assolutamente, discostandosi da
quel modo da loro insegnato, non possono fare buono effetto.
Vario. Questa è vna di quelle cose, che la esperienza, gli ha fatto conoscere, qual sia il buono, e'l bello, e quale il cattiuo.
Luca. Non è dubbio che la esperienza molta intorno à molti particolari, fra'
quali questo n'è vno; manifesta la verità.
Vario. Li nostri vecchi non insegnorno mai, che le settime si douessero vsare
cosi assolute & scoperte, come vedere nella Casella 2.3.4.5.6.7.perche
non dano gratia alle Cantilene; & come poco fa vi dissi non ha la parte
acuta corrispondenza, al suo tutto, principio, e fondamento.
Luca. Questo è vn nuouo Paradosso.
Vario. Se questo nuouo Paradosso fosse fondato sopra di qualche ragione, ra
gioneuole, sarebbe degno di molta lode, e caminarebbe à perpetua vita; ma
è per hauer corta vita non potendosi dimostrare, se non contra di lui
la verità.
Luca. Questa demostratione, che induce in noi il sapere, per se, & non per
accidente desidero io; & all'hora potrò dire di sapere per le sue cause pro-
pinque, le quali acquetano lo intelletto.
Vario. Ad ogni modo voglio farui questa demostratione, ma bisogna che al-
quanto di lontano ripigli il ragionamento: dicoui adunque, che nelle cose at-
tenenti alla facoltà Harmonica vi sono dui Iudici; il senso dell'vdito per ilIudici d%el
la Musi-
ca.

primo; & la ragione per il secondo; che come dice Tolomeo; il senso iudica
quelle cose che versano intorno alla materia: & la ragione s'affatica intor-
no alla forma, dalle quali parole si caua che sicome riceue perfettione la
materia dalla forma; cosi il iudicio che fa il senso d'alcuna cosa, viene fat Proprio
del sen-
so.

to perfetto dalla ragione. Il proprio del senso è di ritrouare almeno da sè il
piu vicino, e dalla ragione riceuere la perfettione; ma alla ragione accade il
contrario; inperoche riceue dal senso il più vicino, & da se stessa; riceue la
perfettione: & quello che il senso nella instabile materia spogliato, lo iudica; per la
qual cosa concludono, non solamente questi Theorici Moderni; ma gli Anti-
chi ancora; che il iudicio dell'Harmonia, non solo appartenga al senso del-
l'udito, ma alla ragione ancora, nè può in simil iudicio stare l'uno senza l'al-
page 44v tro, nè l'uno si può dire perfetto senza l'altro. Il senso dell'udito è necessa-
rio, perche è il primo à riceuere in se stesso tutte le cose à lui appartenente, e
senza di lui la ragione non può fare il suo offitio: ma è poi imperfetto, per-
che se la ragione non le porge aiuto, si vede, che è manco, & debile & total-
Il pprio
del senso
& della
ragione
qual sia
mente instabile. La ragione, in vn certo modo, è imperfetta; perche è parte
dell'intelletto, nè può conoscere, nè iudicare cosa alcuna se come per fenestra,
non è prima entrata per il senso, che come heri dissi riceue in se le cose, & le
appresenta allo intelletto. Hanno perciò nella facoltà Harmonica, il senso, e
la ragione tal'auttorità, che quello che il senso approua ne'suoni, la ragione
conferma con le proportioni; accioche non vi possi essere cosa contraria al
senso dell'vdito, & alla ragione. Di qui è, che il considerare semplicemente
il suono, come subietto della Musica, è grande errore, essendo che uppartiene
al solo senso dell'vdito, &t è il suo obietto: &t il considerare il solo numero,
è errore, perche s'appartinene alla sola ragione, ma bisogna, che il soggietto
della Musica, sia vna terza cosa di queste due formata; & è il numero so-
Numero
souoro,
che cosa
sia.
noro. Ma il numero sonoro, altro non è, che le parti del corpo sonoro diuiso,
ilquale riceuendo ragione di quantità discreta, ci fa certo della quantità
del suono da lui prodotto; & di molti e diuersi suoni delle parti di lui fat-
te insieme comparate. Chiama il Musico corpo sonoro, quella cosa, dalla qua
Corpo
sonoro
qual sia
le si possi hauere, & cauare suono atto all'Harmonia. Stando questo fonda-
mento potiamo dire con Aristotile nel secondo della Fisica. Ipse proportiones
sunt forme, aut cause formales interuallorum, & Consonantiarum. Le pro-
portioni sono le forme, ouero cause formali de gl'interualli, & delle Confo-
nantie; ciascuno interuallo adunque ha la sua forma, & sono differenti
l'una dall'altra; si come gl'interualli sono differenti di grandezza l'uno dal
l'altro. Qualunque volta, che il Compositore compone vna Cantilena à
due voci, tutti quelli interualli, che sono dissimili di suono, sono ancora con-
tenuti da dissimili proportioni; & si come l'acuto ha relatione al graue, per
esser parte di lui; cosi il minor termine delle loro proporitoni ha relatione al
maggiore, perche è parte di lui, e'l maggiore termine include, & in se con-
tiene il minore, come poco fa io vi dissi. Ma quando il Compositore compo-
ne à tre voci, & che tutte tre le parti insieme Cantano, è necessario, che nel
mezo di questo interuallo, vi si ponga vn termine mezano, che come dice
Aristoti-
le Probl.
22 part.
19.
Pietro d'Abano, sopra il Problema 22.d'Aristotile della particola $9.è
quello che genera l'Harmonia. & come dice Boetio nell'ultimo Cap. del-
l'Arithmetica in lui consiste tutta la perfettione. Questo termine mezano,
ò che diuide quello interuallo in due parti eguali, ouero in due parti inegua-
page 45 li; se eguali sarà come la quintadecima che dall'ottaua viene diuisa, in par-
ti eguali; se ineguali, sarà come l'ottaua che da vna quinta nel graue
& vna quarta nello acuto viene diuisa; ouero per il contrario. Que Propor-
tionalità
vsata nel
la Musi-
ca & co-
me.

sta diuisione cosi fatta, è chiamata da Boetio, &t da tutta la Schola
de'Mathematici, Proportionalità; & si come la proportione, secondo Eu-
clide, non è altro che quel rispetto, che hanno due determinate quan-
tità, fra di loro: cosi la proportionalità, non è altro che quel rispetto
che dui interualli s'hanno fra di loro, i quali constano di tre termini;
parlo della proportionalità congiunta, non della disgiunta, che consta di
quattro termini. Queste proportionalità secondo Boetio, Iordato, &
altri mAthematici sono molte; ma le più famose, & quelle che da Mu-
sici sono adoprate, le ritrouo essere quattro.
L'Arithmetica. Quattro
propor-
tionalità
da Musi-
ci ado-
prate.

La Geometrica.
L'Harmonica.
LA Contra Harmonica.
Luca. Bisogna adunque concludere, che tutti quelli interualli, che sono tra-
mezati da altro suono, siano secondo l'una di queste quattro proportio-
nalità tramezati, diuisi, & adoprati da Moderni Musici; & ciò che vi si
ritroua di più, altro non è, che vna replica dello istesso Suono, ò nello
acuto, ò nel graue, per qualche spatio di ottaua.
Vario. Cosi stà.
Luca. Mi sarà cara la demostratione di queste quattro proportionalità ac-
ciò possi conoscere molte cose nella Musica, che io veramente non le cono-
scendo, conosco che me nè camino al buio; ne posso penetrarle come
desidero.
Vario. Con la demostratione impararete molte infallibili regole, che vi fa-
ranno conoscere il buono dal cattiuo; e quali compositori vanno à tentoni,
&t quali intendono le cose per il verso buono.
Luca. Sopra il tutto desidero, & ve ne prego, datemi lo essempio in prati-
ca, acciò più facilmente intendi, ciò che sete per dirmi.
Vario. Lo farò tanto più volentieri, quanto che me ne pregate, se bene nel-
l'animo mio già haueuo determinato di farlo.
Luca. Seguitate adunque che vi osseruo. Modo di
ritrouare
il termi-
ne meza-
no Arith
metico.
Vario. Hauerete la proportionalità Arithmetica, ciascuna volta, che
ritrouarete vn termine mezano, fra dui propostinumeri, che diuida-
no talmente quella proporitone; che la differenza, che si
page 45v tra'l maggiore termine, e'l mezano; sarà eguale alla differenza, che si ri-
troua fra il mezano, & il minore, & che maggior proportione sarà, fra
il minor temrine, e'l mezano; che fra il maggiore, & il mezano: il che
si conseguisce a qusto modo. Ridurete in vna somma ambidui li termini,
di qual si voglia proportione; & la metà di tal somma, voi la ponerete nel
mezo delli termini già insieme accopiati, & hauerete la proportionalità, et
termine mezano Arithmetico. Eccoui lo essempio; la setima minore è con-
tenuta dalla proportione super 4.partiente 5.fra li termini 9.&5. se
questi accopiarete insieme, l'auenimento sarà 14.la metà 7. ilqual posto
nel mezo di 9.& 5. starà cosi 9.7.5 & sarà il termine mezano Arith-
metico, &t la proportione, sarà diuisa secondo la proportionalità Arith-
metica: che sia il vero, questi termini 9.7.5. sono l'vno dall'altro
superato, per egual quantità; si come vn numero naturae, supera l'al-
Qual [[per]]-
portione
sia fra lia
termiui,
della pro
portiona
lità Arith
metica.
tro per egual differenza. Et maggior proportione si ritroua fra il mezano
e'l minor termine, che fra il maggiore, & il mezano. Ma quando vi oc-
coresse ritrouare, il termine mezano, fra dui numeri, che l'vno fosse
pare, e l'altro imapre, dalla aggregatione de'quali non si può hauere nume-
ro che in due parti eguali si diuida; duplicarete ambidui li termini, &
accopiati insieme, di tal produttione, nè ponerete la metà nel mezo de'
termini proposti, & sarà il termine mezano, secondo questa proportio-
nalità; essendo vero che da dui numeri; vno pare, e l'altro impare
accopiati insieme, ne venga vn numero impare, che non si può in due
parti diudiere senza rotti.
Luca. Voglio prouarmi, se vi intendo, ascoltatemi vi prego, si ha da diui-
dere la sesquialtera contenuta ne'suoi termini radicali fra 3.&2. con
vn termine mezano Arithmetico; perche l'vno di qeusti termini è pa-
ro, e l'altro disparo; radoppio l'vno e l'altro, & fanno 6. & 4. que-
sti aggiungo insieme, & ne faccio la somma di 10. che diuiso in due
parti sarà 5.il qual pongo nel mezo del 6. & 4. & starà cosi 6.5.
4. i quali termini dico che sono diuisi secondo la proportionalità Arith-
metica, perche le differenze loro sono eguali; & fra il termine meza-
no, e'l minore, si ritroua maggior proportione, che fra'l mezano, & il-
maggiore, però in pratica starà cosi
[Music example]
di modo che fra il
mezano termine, & lo acuto, è maggior interuallo; che
fra il mezano e'l graue; come aponto rappresētano le pro
portioni: ma per applicare questo concetto al proposito nostro; credo che hab
biate voluto dire, che quella settima posta nella Casella settima, che sta cosi
page 46
[Music example]
non è diuisa, secondo questa proportionalità; cioè che dal termine
mezano, al termine acuto, rappresentano per il termine minore, sia
maggior proportione, cioè che lo interuallo sia maggiore, che non è
dal mezano al maggiore, rappresentato per la parte più graue; ma pare
à me che sia il contrario; che maggior proportione si ritroua, dal meza-
no al maggiore, che dal mezano al minore; di modo che, è maggior in-
teruallo dal mezano suono al suono più graue; che dal mezano al-
lo acuto.
Vario. Molto mi piace, che m'habbiate inteso, sete patrone di quanto ho
detto, & ho voluto dire.
Luca. Non potrebbe essere, che se nelle proportioni, questo interuallo
non è diuiso secondo questa proportionalità, che nel corpo Sonoro, si po-
tesse diuidere?
Vario. E lo istesso, non può essere, bisogna come vi ho detto, che se nel cor-
po Sonoro, vorrete ritrouare questo interuallo, & diuiderlo con vn ter-
mine mezano secondo questa proportionalità; bisogna dico che sentiate am-
bi dui quelli interualli insieme dissonanti; doue il mezano termine non po-
trà rendere Harmonia con il graue, & con lo acuto; separatamente si,
ma non insieme, fatene la esperienza, e ritrouarete, quanto vi dico esse-
re il vero; ma accioche intieramente conosciate il tutto, vi farò la demo-
stratione, e in qual maniera, nel corpo Sonoro, ouero nel Monocordo potiate
ritrouare questa verità; chiaramente vedrete. Siamo due linee data A.B.
et C.le quali vi rappresento con questi ponti in vece de numeri; et siano in Bproporitone superquadripartiente cinque, frà li suoi Demo-
stratione
della pro
portiona
lità Arith
metica.

.termini radicali 9. & 5.fra li quali vogliamo
E G ponere vn termine mezano, secondo questa
.. proportionalità: Alla linea C. minore farò
D h eguale la.F.G. & sarà in H. & dalla
...A.B. taglierò tanta quantità. che resti eguale
...lei ancora alla F.H. &t sarà A.D. diui-
AFCderò mò il residuo di A.B. che è D B.
in due parti eguali: & sarà D E &t E B. di poi alla F H. aggiun-
go, tanto di Corda, che sia eguale alla A E. onde sarà F.G. Dico F.G. essere
La Corda mezana, posta fra la A.B. & C. secondo la medietà Arithmetica.
Supera A.B. la F. G. della quantità B.E. & F.G. supera la C. della istes-
sa quantità che è H.G. ouero D.E. essendo adunque gli dui eccessi B.E.
D E. eguali, dalla construttione manifestamente apparea A B. F G & C.
page 46v essere Arithmeticamente proportionali: Di qui si conosce, che la mezana li-
nea F G. è la metà delle due estreme insieme poste; il che vi dimostro cosi.
Tanto è A D. ad F H. eguale; quanto C. adunque A D, & C posti in-
sieme sono il doppio di F. H. MA D B. è il doppio di H G. Adunque la
somma di A B. & C, è il doppio di tutta la F G. & per questo la F G.
sarà la metà della A B, & C. insieme poste, che è quello che douea dimo-
strarui.
Luca. Vedo che veramente questo interuallo, non è medaito secondo questa
proportionalità, nè si può in modo alcuno dire, che patischi questa diuisione.
Proprie-
tà della
propor-
tionalità
Geome-
trica.
Vario. Molto meno sarà diuiso, secondo la Geometrica medieta: Questa di-
uide vn'interuallo in due parti eguali; e fa si, che la proportione, che si ri-
troua fra il termine mezano, e lo maggiore, sia eguale à quella che posta è fra
il termine mezano, e lo minore termine: & ciascuna di queste, da sua posta
sarà eguale alla proportione, che si ritroua fra le differenze; & il proprio
di questa proportionalità è di diuidere vno interuallo in due parti eguali.
Modo di
diudiere
un'inter-
uallo, se-
condo la
propor-
tionalità
Geome-
trica.
Si conseguisce nelle proportioni con questo ordine: proposta qual proportio-
ne si voglia da diuidere ne'suoi termini radicali contenuta; moltiplicasi il
minore nel maggiore; & dal prodotto cauandone la radice quadrata, l'auue
numento sarà il termine mezano, che diuiderà la proposta proportione in
due parti eguali: Come per essempio, la proportione super 4. partiente 5.
si moltiplica il 5. ne' 9. & farà 45. la radice quadrata di 45. sarà il me-
zano termine di questa proportionalità, e sarà proportionalità Geometri-
ca: &t perche non si può con certi, & determinati numeri, cauare questa
Radice
irrationa
le, come
si dimo-
stra.
radice; per dimostrare la sua irrationabilità si scriue à questo modo R.45
cioè quando si potesse cauare la radice di questo numero, quella sarebbe il
termine mezano Geometrico.
Luca. Adunque questo interuallo non si può diuidere secondo questa medie-
tà con certi, & determinati numeri rationali.
Vario. Cosi stà, nè si potrebbe nella quantità continoa dimostrarere, & ha-
uere il termine mezano, ò corda mezana proportionale; ma si bene irra-
tionale.
Luca. Et come si può diuidere questo interuallo in due parti eguali, & pro
portionali, nella quantità continoa, secondo questa medietà?
Proposta
13. del se
sto libro.
Vario. La terzadecima proposta del Sesto Libro di Euclide ve lo dimostra,
la qual dice; Date due linee, potiamo ritrouare la mezana proportionale: la
trigesimaquinta del terzo del Stapulense: il Mesolabio descritto dal Zar-
lino nelle Institutioni, Demostrationi, & Supplimento: bastaui che al propo-
page 47 sito nostro, quella settima non è capace di questa diuisione, nè si può diuide-
re con certi, & determinati numeri rationali.
Luca. Io son chiaro, che secondo questa medietà non è diuiso, nè si può diuide-
re; perche è maggiore lo interuallo nella parte graue posto, di quello che nella
parte acuta si ritroua; ilche è contra la natura di questa proportionalità:
Ma non potrebbe essere diuiso secondo la Mediocrità Harmonica, ouero se-
condo la proportionalità Contra Harmonica?
Vario. Presto, presto vedrete, che secondo l'una, ò l'altra di queste Medio Modo fa
cile di ri-
trouare il
termine
mezano
Harmo-
nico.

crità, questa settima non sarà diuisibile, &t l'ordine, che douete tenere è que
sto; Moltiplicata la differenza delli dui dati numeri, siano di qual propor-
tione si voglia, con il termine minore, &t il prodotto partito per la somma
d'ambidui li terminmi della data proportione; e l'auuenimento aggiunto al
minor termine, sarà il termine mezano Harmonico: Ouero moltiplicata la
differenza nel maggior termine, e'l prodotto partito per la somma d'ambi-
dui, l'auuenimento detratto dal maggiore, si haurà il termine mezano ricer
cato. Et eccoui al proposito nostro lo essempio, sia 9. & 5. la proportione nel
mezo della quale vogliamo ponere vn termine mezano, che sia Harmoni-
co: moltiplico la differenza, che è fra'l 9. & 5. & è 4. nel termine mino
re che fa 20. ilquale auuenimento, diuido per la somma d'ambiui 9.
& 5. che fa 14. & ne viene 1$ il quale aggiungo al termine minore,
per il mezano termine Harmonico: & starà cosi 9 6$ 5, interuallo Har-
monicamente diuiso: Ouero moltiplico il 9. per la differenza 4, & sarà 36
il qual partito per il 14. sarà l'auuenimento 2$, che detratti dal 9. mag
gior termine, restarà 6$ per il mezano termine Harmonico: di modo che
à volere, che questa settima sia secondo questa mediocdità diuisa; bisogna,
che fra la corda mezana, e la graue, vi sia vn'interuallo di vna quinta,
e si può dire vna meza terza minore; e'l residuo sia fra la corda mezana,
e l'acuta; che cosi vogliono dire queste proprotioni. Hora vi potete accor
gere, quanto feriscano lontano dal bersaglio gl'inuentori di queste nuoue
chimere.
Luca. Vedo che questo è vn'errore notabile, & come disse Lucano, Lucano.
Sed multum à veri, recta ratione labantes:
Nè è possibile ò poter ritrouare, che questo interuallo sia à questa medio-
crità sottoposto: ma la demostratione di questa Regola, come si fa?
Vario. Per non vi trattenere tanto in farui longhe demostrationi, potrete
à vostro comodo, leggere il Padre Clauio, nel Comento sopra il Sesto d'Eu Euclide.
clide, dopò la propositione terzadecima, se bene mi raccordo; & hauerete
page 47v questa regola, dimostratra, la quale non vi dimostro, perche vi concorre, la
cognitione, di molte altre proportioni; & troppo longo sarebbe, il volere fa
re la demostratione di tutte, che come Catena sono insieme collegate.
Luca. Basta lo hauermi accennato il luoco, che poi à mio agio lo vedrò, &t
pensatamente; ma della Contra Harmonica, come andrà la cosa, bene,
ò male?
Vario. Andrà di male in peggio: assicurateui in somma, che non è possibile po-
tere diuidere, questa settima in modo alcuno, con un termine mezano di ma
niera che resti, ò rendi Harmonia, che grata sia all udito, ma perche è di na-
tura sua, all'vdito dispiaceuole, accomodatela, in qual modo vi piace, sem-
pre sarà cosi fatta; & acciò vediate il vero, non hauendo potuto questo
interuallo riceuere, nè l'Arithmetica, nè la Geometrica, nè meno la Harmo-
nica diuisione, non riceuerà altrimenti la Contra Harmonica: per vederne
Modo di
ritrouare
il termi-
ne meza-
no contrr'
Harmo-
nico.
la verità osseruarete quest'ordine. Sommati insieme li termini, della pro-
portione da diuidersi, che essendo 9.5. farà il 14. moltiplicasi questa somma
per l'uno e l'altro, de'termini proposti. gli auenimenti saranno contenuti; ò
conteneranno la istessa proporitone: & sarà 12670.proportione super
4.partiente.,. per ritrouare il termine mezano moltiplicasi la differenza
de'primi termini che è 4. con il minor termine, cioè con il 5. & farà 20.
questo cauato dal maggior termine, restarà il residuo, & termine mezano
106.che posto nel mezo starà cosi 126.106.70. li quali schisati e ri-
dotti alli minimi termini radicali, faranno 63.53.35. numeri proportio-
nali, che non dāno interuallo alcuno che sia consonante. Questa mediocrità,
e contraria all'Harmonica; perche nella Harmonica, le differenze nate frà
li termini, maggiore, mezano, & mijnore; sono di amggiore inegualità, &
nella Contra Harmonica; di minore inegualità; che è come l'habito, & la
priuatione, che dicono questi Filosofi; la demostratone, per non hauere da
recitarui molte altre proposte, il che troppo longo sarebbe; l'haurete nel pri-
Zarlino
nelle De
mo. Pro-
posta.19.
mo delle Demostrationi del Zarlino alla proposta Decimanona: il che ui con
cludo che questa settima minore, per se stessa, aggiuntosi l'auttorità di tutti
quelli che hanno scritto di Musica, è interuallo dissonantissimo; nè secondo
alcuna di queste quattro Medietà, come ui ho detto, si può diuidere; nè per
questo si può assolutamente senza li debiti rispetti, e regole, accommodarla
nelle Cantilene, di modo che all'vdito rendi grata Harmonia.
Luca. Se questa settima è diuisa, in vna quinta nel graue, & vna minor ter-
za nello acuto, non è diuisa secondo alcuna di queste proportionalità; come
si dimanderà quella cosi fatta diuisione?
page 48
Vario. Dicalo che lo sa, che quanto al mio poco sapere, confesso di non saperlo;
nè lo conosco.
Luca. Sarà facilmente vna noua trouata.
Vario. L'habbiamo detto altre volte.
Luca. Credete voi, che à qualche modo, ò con qualche argomento, si possino
saluare, & difendere queste cosi fatte nouità, che sono contra l'uso, e le buo-
ne regole?
Vario. Io non ci ritrouo, cosa alcuna, ò ragione alcuna che veramente possi
dimostrarere che queste cose siano fatte con ragione che acqueti l'intelletto, es-
sendo che questo passo è per se stesso dissonante, e bisogna che sempre sia ta-
le, e riesca tale. Et se bene l'accompagnamento delle parti, fa che l'vdito
manco lo scuopre, essendo occupato dal rumore di quello accompagnamento;
non è per questo, che l'vdito non sia offeso, e gl'intrauiene in quella maniera
propriamente, che fa al uedere; quando da mezo giorno, che il Sole, è mai più
chiaro, le viene appresentata vna lucerna accesa, che per la presenza di
vna luce maggiore di lei non può chiaramente vedere quella della lucerna
per essere minore, però vi dissi poco fa, che lo Eccellente sensibile corrom-
pe il senso.
Luca. Per le molte ragioni da voi addottomi, credo che veramente questo
modo di comporre, si vna vanità, & vna chimera, ben leggiera; & mag
giormente mi vado in quest'opinione confirmando; perche vedo che nel
modulare delle parti, mi pare che vsano certi interualli, discomodi e lonta-
mi dal bel modulare; il che deue molto bene auertire il compositore, accioche
il Cantore, habbi gratia nel cantare.
Vario. Non vi raccordate, quali modulationi, siano quelle, che da questi
vengono vsate?
Luca. Anzi si, eccouene la mostra,
[Music example]

Che ve ne pare, crederemo che queste compositioni siano pure Diatoniche
ouero modualre Diatonico, ò pur diremo che sia vna mescolanza di modu-
lare Diatonico, &t Cromatico insieme?
Vario. Bisogna per forza dire, che questo sia propriamente modualre, me-
scolato di vna corda Cromatica, & vna Diatonica; ma che questa cosi
fatta modulatione, sia lecita ò illecita; io direi che fosse illecita, la ragione è
impronto: le corde Cromatiche, sono ritrouate per edificatione delle buone
page 48v Perche
sono & si
debbano
adoprare
le corde
Cromati
che.
Harmonie, & per acquistare, in alcuni luochi alcune Consonanze, necessa-
rie alle buone Harmonie; et per ornamento del Genere Diatonico; ma lo usa
re questo procedere è alla destruttione del Genere Diatonico, &t allo Can-
tore di molto discomodo: alla destrutione del Genere Diatonico dico, perche
nel Sistema massimo naturale, non si ritroua alcuno vestigio di cosi fatto
modulare; il che dà ad intendere, che dalla natura istessa, sia abborrito, &
sprezzato; nè deue il buono Compositore vsarli, volendo imitare la natura
più che puote; ma come anco vi ho detto, ogn'vno fa come le piace, e si fan
no lecito, non conoscendo il buono dal cattiuo, il peggio parendole di far il
meglio, applicate à tutte le cose dette da questi, e li loro passaggi al mio ra-
gionamento, e restarete sodisfatto non volendo io per hora dirui altro in-
torno à queste chimere, riserbandomi vn'altra volta a più longo discorso,
e sottile essamine del restante; in tanto vi promessi heri di ragionarui de'
Modi; però per osseruarui la promessa, tronchiamo il filo alle chimere.
Luca. Apunto hauea nell'animo di domandarui; che in vno di questi Ma-
drigali, più sono le Cadenze in C.fatte, che qyuelle che sono in G. & pur fan
no il mAdrigale del settimo Modo.
Cadenze
del setti-
mo Mo-
do secon
do l'uso.
Vario. Le Cadenze del settimo modo, per ragionarui secondo l'vso Comu-
ne; ha le sue Cadenze Regolari in G sol re ut: b, fa mi & D la sol re.
Quelle poi che si fanno in C fa ut. sono irregolari: che mò nel Madri-
gale, siano più le Cadenze irregolari, che le regolari: bisogna credere che si co
me le Cadenze regolari dimostrano di qual forma sia formata la Cantile-
na; cosi le irregolari, danno altra forma diuersa, da quella che il Composito-
re si presume, alla Cantilena; & forma fuori della intentione dello intelli-
gente imperfettione di grandissiam importanza; nè occorre incominciare la
Cantilena del settimo Modo, & di poi far che nel mezo pigli forma del duo-
decimo, ò dell'ottauo; dandole il fine del settimo, essendo questo modo di com-
porre vna impertinentia.
Imperti-
nentia d'
un princi
pio del
Madriga
le ò Mir-
tillo.
Luca. Ascoltai in Madrigale non molti giorni sono, che incominciaua in una
Corda del Modo duodecimo per b, molle; dipoi se bene mi raccordo, si ridus-
se per b quadro, & forui del primo; e parmi che le parole del Madrigale
dicessero, ò Mirtillo, dal Guerino tolte nel Pastor Fido; il che molto mi det-
te che pensare, nè sò come vno che facci professione di valent'huomo, si la-
sci scorrere in simili imperfettioni, note sino a'putti all'hora incomincia-
no, à mettere il labro sul fonte d'Helicona.
Vario. Io credo che se la giornata, fosse longa, dieci anni, dieci anni ci sarebbe
che dire intorno à queste Moderne compositioni; ma voglio che le lasciamo,
page 49 & perche siamo entrati in questo ragionamento de' Modi, di cui heri, mi
proposito di fauelare à questo voglio che attendiamo.
Luca. Sarà bene, & ve ne ascolterò volentieri; lasciamo adunque queste
imperfettioni di parte.
Vario. Dicoui che questo nome di Tuono, secondo che lo dichiara Euclide, Tuono
ha quat-
tro signi
ficati.

& Briennio, nelle loro breui Institutioni Harmoniche; ha quattro signifi-
cati, de'quali è dibisogno conoscere, di ciascuno la natura sua, acciò non cami
niamo per termini ignoti; &t che sappiate, di quale breuemente siamo per
ragione. Per Tuono secondo la sua Etimologia, intendono quella tensione del Quello
che sia
Tuono,
Primo
significa
to.

la voce Harmonica, secondo la quale, viene detta esser tesa; & si piglia
per quella voce, ò suono, atto alle buone Harmonie; & in questo signi-
ficato diciamo, il Tuono delle voce è aspro, molle, grande, picciolo, buo-
no, cattiuo, & simili accidenti che nelle voci, si ritrouano; dico acciden-
ti perche talhora il Cantore si ritroua più disposto vna volta, che l'al-
tra; effetti che accidentalmente nascno, à gli instromenti naturali, &
artificiali. In questo significato pigliano questo nome di Tuono, quelli che
chiamino la lira Heptatonon, quasi di sette Tuoni, cioè di sette intonatio-
ni di voce, però disse Terpandro.
A mox quidricordis instantes saepe Camenis
Inde nouos, cithara, Heptatono celebrabimus.
Secondariamente per Tuono intendono quella voce, ò suono che rispetto ad Secondo
significa
to.

vn'altra posta nel graue, è collocata nello acuto,secondo il qual significato,
dicono che altri Cantano nel graue, altri nello acuto; non hauēdo però risguar
do, à ragione alcuna de terminata quantità, di grauezza, ò acutezza. Nel
terzo luoco, per Tuono intendono quello interuallo, per cui sono differēti, la Terzo si
gnifica-
to.

Diapente, & la Diatessaron, ouero lo Essacordo maggiore, dalla Diapēte;
ouero per quello interuallo, che nasce fra la Mese, & la Paramese, detto e no
minato Tuono della disgiuntione, ò diuisione, che è lo istesso. Nel quarto luo Quarto
significa
to.

co et è secondo il proposito nostro, s'intende per la integra Compositione del
l'Harmonia instromentale; nel qual signoficato, Euclide che è vn luoco ca-
apce della voce in vn Sistema, che manca della larghezza, ma solamente
si estende dal graue all'acuto in lunghezza, ò dall'acuto al graue.
Luca. Intēdono adunque per Tuono, quella distantia di Suoni, laquale è lūga,
ma non larga, come per essempio quella di una ottaua, ouero quintadecima.
Vario. Cosi stà.
Luca. Di doue nasce, che alcuni, di questo nome Tuono se ne seruono,
per dominare quella forma, che si dà alle Cantilene? se bene altri
page 49v la chiamano Modo, altri Tropo, sono forsi intesi, per vna medesima cosa, ò
pur sono diuerse?
Vario. Boetio nel Libro quarto Caputolo 14. tiene che sia il medesimo, &
habbino il medesimo significato, Tuono. Mono & Tropo; ma veramente so
Opinio-
ne di
Boetio.
no diuersi, dice però Boetio. Ex Diapason igitur Consonantie speciebus exi-
stunt, qui appellantur Modi, quos eosdem Tropos, vel Tuonos nominant.
Quello che sia Tuono l'hauete inteso, secondo la mente di Euclide, & di
Modo
ciò che
sia.
Briennio: Ma modo, è vna forma, ò qualità d'Harmonia, che si ritoua,
in vna delle sette specie della Diapason, modulata per quelle spetie di Dia-
pente, & di Diatessaron, che alla sua forma sono conueneuoli. Et Tro-
Tropos
ciò che
sia.
pos viene dal Greco Tropos, che vuo dire, Modo ò ragione; ò vo-
gliamo dire da Tropi conuersione, essendo vero, che si conuerte, vn mo-
do nell'altro ogni volta che l'ottaua sarà diuisa Harmonicamente, &
quando Arithmeticamente; & questa diuisione lo fa differente dal Tuono;
perche il Tuono, non considera l'ottaua, ò altro interuallo diuiso, per Tuoni,
ò Semituoni se non per il longo; & il Modo la considera nella maniera che
vi ho detto, talche restando lo istesso Tuono, si varia il Modo; & eccoue-
ne lo essempio, per la Diapason seguente.
[Music example]
Che nella estremità sua, è detto Tuono; ma considerata la istessa, nella
diuisione, detta Harmonica, sarà vn modo; & nella Arithmetica vn'
altro; &t questa è la differenza, che si ritroua del Tuono al Modo; no-
minaremo adunque le forme delle Cantilene Modo, resetando la istes-
sa estremità, acta & graue; & la istessa Diapason, e lo istesso Tuo-
no; ma per la diuisione, come hò detto si chiama Modo, & si varia
il Modo.
Luca. Di doue nasce, che tanti e tanti pratici; & quasi tutti, chiamano
Tuono, quella forma data alle Cantilene, &t non Modo? se la diffe-
renza loro è di tanta importanza quanto m'hauete dimostratoto, perche
non li chiamano Modi?
Vario. Credo sia stato, perche quella constitutione, ò Sistema, che da-
ua il nome, à quella forma, era da gli Antichi detta Tuono; ouero co-
me dice Tholomeo nel Capitolo decimo del secondo Libro, perche li Modi
page 50 de gli Antichi, erano per vn Tuono lontani l'vno dall'altro; la onde Tholo
meo nello istesso Capitolo li chiama Equitoni.
Luca. Mi piace l'auttorità di Tholomeo, perche sò che egli è stato huomo di
gran iudicio; ma ditemi di questi Modi, ò Tuoni, gli Antichi quanti ne
osseruauano?
Vario. Testifica Tholomeo nello istesso luoco; che tre erano li modi ò Tuo Tuoni d
gli Anti-
chi quan
ti & qua-
li.

ni, il primo chiamauano Dorio, il secondo Frigio, il terzo Lidio.
Luca. Come, non haueuano adunque gli Antichi più di tre Modi?
Vario. Signor nò.
Luca. Come, non haueuano adunque gli Antichi più di tre Modi?
Vario. Signor nò.
Luca. Erano molto poueri; ma quelle voci, Dorio, Frigio, & Lidio, che si-
gnificano?
Vario. Non si ritroua che gli più Antichi, hauessero maggior numero de
Modi, di tre: & come dice Tholomeo nel Citato luoco; venne quel mo-
do di Cantare da certi Popoli, ò da qualche altra occasione; basta che
ritenero, il nome di Dorio dalli Doriensi; Frigio dalli Frigij; Lidio dalli
Lidij; in quella maniera, che noi diciamo, Canzoni Venetiane, Napoli-
tane, Francese, Padoane, Spagnuole, Moresche & altre che sono infini-
te; vedendosi manifestamente, gli loro mouimenti essere diuersi l'vno
dall'altro, e le maniere diuerse, el'Arie diuerse.
Luca. Et quanto al numero, è possibile che non vi fussero altri popoli, che
inuentassero, altre maniere, di modo che si potesse accrescere il numero di
questi Modi?
Vario. Già vi ho detto che Tholomeo, ne comemora solamente tre, e l'v Quattro
modo ag
giunto et
perche.

no dall'altro di questi era lontano, per vn Tuono; se bene di poi ve ne
aggiunsero vno per il qaurto nominandolo Mistolidio, dalla vicinità,
che hauea col Lidio; & perche riteneua della natura del Lidio: era
questo lontano per vna limma dal Lidio, & facilmente ciò ordina-
rono, per empire tutto lo interuallo della Diatessaron, che ha quattro
Suoni.
Luca. Et questi sono pochi, rispetto all'età nostra, che sono accresciuti sino
al numero de Dodeci.
Vario. É il vero, ma sono caminati cosi molti, e molti anni, con questi
quattro solamente; se bene di poi crescendo in cognitione, gli huomini.
questa scienza, accrebbero ancora il numero de'Modi, secondo la volontà, e
li disegni loro; sino a'nostri tempi, che Henrico Glareano, e di poi il Zar-
lino, gli hanno aumentati sino al duodenario numero; e fatone ragione-
uole dimostratione. Et prima de gli altri, vogliono Filosseno uedendo,
page 50v Modo
Hipodo-
rio da chi
ritroua-
to.
che il Mistolidico era verso l'acuto, lontano dal Dorio, per vna Diatessa-
ron; ordinasse ancora che nel graue, il Dorio hauesse similmente corrispon-
dentia ad vn'altro, e lo chiamò Hipodorio, constituendo esso Dorio nel me-
zo; altri poi il nome di cui per anco si desidera, vi aggiunsero lo Hipofrigio,
Inuentio
ne del
Modo Hipodo-
rio.
Hipodo-
rio.
altretanto lontano dal Frigio; & Polimnastro come vogliono alcuni, u'ag-
giunse l'Hipolidio, acciò egli ancora non rimanesse di corrispondente priuo;
Hipo ciò
che vo-
glia dire.
à ciascuno de'quali vi aggiunsero la propositione Hipo, che vuo dire, sot-
to; & con quest'ordine gli accrebbero sino al numero settenario; secondo che
Tholomeo ne fa la demostratione, chiamandoli Hipodorio, Hipofrigio, Hipo
lidio; che vogliono dire, sotto Dorio, sotto'l Frigio, sotto'l Lidio, & si come
Opinio-
ne di To
lomeo.
sette sono le spetie della Diapason, à ciascuna delle quali applicorno vn Mo
do; cosi volsero che fossero sette li Modi, che tanto ne riferisce Tholomeo nel
Cap. nono del secondo Libro de gl'Harmonici; tal che tanti apunto vengono
ad essere, quante sono le spetie, la Diatessaron tre, le quali poste insieme fan-
no il numero settenario; delle quali spetie nel terzo Cap. del secondo Libro
ne fa la demostratione per le corde staili, & communi alli principij, &
fini di tutti li Tetracordi, in tutti li generi.
Luca. Poi che vedo, che mi andate dimostrando li Modi, secondo la mente di
Tholomeo; credo ancora, che mi dimostrarete li Modi di Euclide, Boetio,
Aristosseno, il Stapulense &t altri, accompagnate cō la opinione de'Moderni.
Vario. Hauete benissimo penetrato il mio pensiero.
Luca. Poiche volete tenere quest'oridne, fatemi gratia di dimostrarmi que-
ste cose, con li nostri caratteri, di modo che io ui intendi bene, acciò possi espli
carli ad altri; perche non vorrei da quelle parole Greche esser confuso inue
ce di ordinato, e chiaro, rapportandone poco vtile, & cosi facendo mi faci-
litarete lacognitione de'Modi, la quale appresso di me, parmi che sia molto
oscura.
Vario. Sarete seruito, se bene dificilmente, vi potrà apportare la intiera co-
gnitione de'Modi; perche quando non sono dette le cose, con quelle voci, che
le sono proprie, si rendono più tosto oscure, che facili; pure, per la prima, vi
dirò, che le voci del Sistema massimo, sono le seguenti, nella nostra fauella.
Prima cō
sideratio
ne intor-
no a'Mo
di.
G. Sotto l'ascquistata
A. Acquistata, ouero aggiunta.
Principale delle principali.
C. Appresso la principale delle principali.
D. Iudice delle pricipali.page 51
E. Principale delle mezane.
F. Appresso la principale delle mezane.
G. Indice delle mezane.
a. Mezana.
b. Terza delle Congiunte.
C. Penultime delle Congiunte.
D. Vltima delle Congiunte.
Appresso la mezana.
C. Terza delle separate.
D. Penultima delle separate.
E. Vltima delle separate.
F. Terza delle acutissme.
G. Penultima delle acutissime.
aa. Vltima delle acutissime.
Corde
del Siste-
ma Massi-
mo.

La seconda consideratione, che io voglio dirui, è quella che gl'Antichi hanno Seconda
conside-
ratione.

fatto intorno alli Modi; & è la variata diuisione della Diatessaron, della
Diapente, & delle spetie della Diapason: le quali secondo, che diuersamente
da loro sono state considerate, hora in vn luoco hora in vn'altro, ha fatto
sì, che li Modi sono stati ancora diuersamente da loro considerati; però chi
vuole osseruar l'ordine delle spetie delle Diaapson; non è possibile osserua-
re l'ordine de'Modi; & chi osseruar vuole l'ordine de'Modi, non può osser
uare, l'ordine delle spetie delle Diapason.
Luca. Come può essere, che se gl'Antichi hanno applicato à ciascun Modo, una Prima
spetie del
la Diapa
son secō-
do Tho-
lomeo do
ue habbi
prīcipio.

delle sette spetie della Diapason, non habbino potuto osseruare l'ordine delli
Modi, & quelle delle Diapason insieme? & far sì che la prima spetie della
Diapason conuenga al primo Modo; la seconda al secondo, & cosi per ordine
sino al fine? è pur facile, & di molta comodità questo cosi ordinato ordine.
Vario. Le spetie delle Diapason da Tholomeo, nel Cap.3. del 2. Libro descrit-
te, hanno il suo principio dal Semituono; dal Semituono dico, nel primo luo-
co posto, ses bene egli alla scoperta, non lo dice, ma và insinuando, questa sua
opinione, con lo attaccamento di quattro Diatessaron; nel mezo delle quali ui
pone il Tuono della disgiuntione; di modo che non si può pensar altro, se non
che dicendo, che la prima spetie della Diapason habbi l'ordine, ouero sia ordi-
nata, secondo quei suoni più graui, ella sia contenuta dalla corda mi, & b
fa mi ne suoi estremi, & cosi la seconda in C. la terza D. & seguēdo di
ma no in mano, tutte sino al compimento dele sette spetie. Nello istesso luo-
page 51v Spetie d%el
la Diapē
te, doue
habbi
prīcipio
secondo
Tholo-
meo.
co, dà principio alla prima spetie delle Diatessaron; Ma alle spetie delle Dia
pente incomincia vna Diatessaron più verso l'acuto; et sarà come a dire in
E. di modo che se al Modo Dorio, che per vn Tuono è distante dal Fri-
gio hauesse voluto Tolomeo applicarui la prima spetie della Diapason, &
al Frigio la seconda, non sarebbono stati l'uno dall'altro lontani per vn
Tuono, come era la sua intentione: ma per vn Semituono: il che mi da à
credere che secondo l'ordine di Tholomeo, la seconda spetie della Diapason
si conuenga al Modo Dorio; la terza al Frigio; al quarta al Lidio; la quin-
ta al Mistolidio; & per retrogrado la sesta all'Hipodorio, la settima al-
lo Hipofrigio, &t la prima all'Hipolidio.
Luca. Fatemi gratia di dimostrarmi, queste spetie delle Diapason applicate
alli modi, con li nostri Caratteri, secondo quest'ordine, acciò meglio possi sa-
pere l'opinione di questo valent'huomo, con quella maggior facilità che po-
tete, & che comporta la natura della cosa in se stessa.
Vario. Son contento, eccouene la Demostratione, e l'ordine di tutte sette le spe
tie delle Diapason applicate alli Modi, secondo la mente di Tholomeo, & co-
me voi desiderate. Demo-
stratione
delle spe
tie delle
Diapasō
secondo
Tholo-
meo.
[Music example]
[Music example]
page 52
[Music example]
[Music example]
In questa demostratione, voi chiaramente vedete, che il Modo Dorio, è lon
tano dal Frigio per vn Tuono, & questo dal Lidio per vn'altro Tuono;
e'l Lidio dal Mistolidio per vn Semituono, il quale è posto fra le corde E. Lonta-
nāza de
Modi l'u
no dal-
l'altro se
condo
Tholo-
meo.

& F. similmente l'Hipodorio lontano per vn Tuono dall'Hipofrigio; & questo dall'Hipolidio per vn'altro Tuono; &t da questo al Dorio, vi si in-
terpone, vn Semituono; di modo che, non solo li Modi principali, sono l'u-
no dall'altro lontani, per vn Tuono, Tuono e Semituono; ma quelli che di-
ciamo Collaterali, loro ancora participano della natura, & dell'ordine de'
principali, ouero authentici, per darle questo nome. Potete ancora auertire,
oltra le spetie delle Diapason; quelle della Diapente, & della Diatessaron
che per entro vi sono; & per facilitarui questa speculatione, ve la rappre-
sento in queste righe, secondo la mente di Tholomeo.
Spetie de%l
le Diates
saron se-
cōdo To
lomeo.
[Music example]
page 52v Spetie d%el
le Diapē
te di To
lomeo.
[Music example]
Ancora potete andar considerando, come l'acquistata del Dorio, corrispon-
de alla Indice dell'Hipodorio, & per vna Diatessaron, uiene ad hauere nel
Cosnide
ratione
intorno
alli Mo-
di di To
lomeo.
graue l'ascquistata dell'Hipodorio; il Frigio similmente la cui acquistata
corrisponde alla Indice, dello Hipofrigio, viene ad essere nello acuto, per u-
na Diatessaron più dell'Hipofrigio; altretanto ritrouaremo corrispodnere il
Lidio all'Hipolidio, &t sarà lontana l'acquistata dell'vno, all'acquistata
dell'altro per vna Diatessaron, e la Indice dell'una corrisponde all'acqui-
stata ell'altro.
Luca. Adunque la più graue corda d'ogni Modo si chiamerà sempre acqui-
stata; & se bene vna è più acuta dell'altra, non muterà mai il nome d'ac-
quistata.
Vario. Sempre intenderete essere cosi; seguendo poi secondo l'ordine, che vi ho
detto, & li nomi loro, per non inuiluparui in quei nomi Greci, haurete l'in-
tento vostro.
Luca. Questo è stato vn bello auertimento, mi è sopramodo grato; perche
m'accordgo ch'egli era necessario.
Vario. Anzi era più che necessario, per la cognitione de Modi; intorno a' qua
Conside
ratione
intorno
a'Modi
di Tolo
meo.
li douete ancora considerare la conformità, che fra di loro hanno, nelle Dia-
tessaron, che è vna parte della Diapason, delle quali sono composti; ma non
sono però conformi, inquanto à tutta la constitutione, la causa è, che li Semi-
tuoni sono collocati diuersamente, e sono in luochi, e siti diuersi l'uno dall'al-
tro; che perciò nel Modo Dorio vedete il Semituono nella terza, & quar
ta corda; e fra la settima & ottaua; e l'Hipodorio se bene l'ha fra la terza e
quarta corda nella parte graue della sua constitutione, ha però il secondo fra
la sesta & la settima orda, che lo fa differente dal Sorio. E il Frigio ha il
Semituono fra la seconda e la terza; e fra la sesta & la settima: E l'Hipo-
frigio fra la seconda & la terza si; ma il secondo fra la quinta & la sesta
corda: e il Lidio fra la prima e la seconda, &t la quinta e la sesta: &
l'Hipolidio fra la prima e la seconda; ma il secondo fra la quarta & la quin
ta: di modo che, come vi ho detto, quanto à vna parte della Constitutione
che li constituisse, che è la Diatessaron sono dell'istessa natura; ma quanto à
tutto il corpo, essendo nel restante differenti sono diuersi. Vn'altra conside-
page 53 ratione douete auertire, che non è di poca importanza; & è che il Modo
Dorio è posto nel mezo di tutti; (se bene nell'ordine che di sopra vi ho di-
mostrato, tiene il secondo luoco; ciò è stato per dimostrarui le spetie delle
Diapason ordinatamente secondo la mente di Tholomeo) & ha nello acuto
il Mistolidio lontano per vna Diatessaron, et nel graue l'Hipodorio che si
milmente, come vi ho detto poco fa, le corrisponde per vna Diatessaron; et Opinio-
ne degli
Antichi
del Mo-
do Do-
rio.

perciò hebbero anco gli Antichi opinione, che tutti gli altri si hauessero da re
golare da questo; di qui è, che sono ciasucno di loro compresi dal Sistema con
tinente quindeci corde, &t nel mezo ve n'è vna che corrisponde per vna
Diapason alla più graue, & altretanto verso l'acuto, la quale è chiamata
mezana, che perciò vedete nella demostratione di ciascuno Modo; la più
graue, la mezana, &t la più acuto è signata col segno negro; lasciando però
fuori del Sistema il Tetracordo congiunto; il quale hauete nella Tauola
del nome delle corde, veduto, & è accidentale nel Sistema, ma vi ho posto
solamente in questi il naturale. Al proposito nostro, la corda mezana di
qual si voglia Modo corrisponde in vnisono con vna di quelle del Modo
Dorio, si come vi dimostra Tholomeo nel Libro 2. Cap.11. però vi dico
che la mezana dell'Hipodorio risponde in vnisonanza alla principale delle
mezane del Dorio: la mezana dell'Hipofrigio corrisponde alla appresso la
principale delle mezane del Dorio: la mezana dell'Hipolidio,alla Indice
delle mezane del Dorio: la mezana del Frigio, alla appresso la mezana del
Dorio: la mezana del Mistolidio, alla penultima delle separate del Dorio; come à
corda per corda, e luoco per luoco poi potete fare il confronto.
Luca. M'hauete dimostrato quindeci corde, per ogni Modo nella maniera
che vsano li Moderni pratici: Gli Antichi haueuano forsi loro ancora, que
sto istesso ordine, ò pure altro da questo diuerso?
Vario. Appresso li più Antichi, come racconta Aristotile ne'Problemi, era Opinio-
nede gli
Antichi.

compreso, ciascun Modo da sette corde, cioè da dui Tetracordi congiunti; alle
quali doppo, li più Antichi le fu aggiunto vna corda, e la chiamorono Pro-
slambanomenos; che altro non vuol dire, se non acquistata, come nel sotto-
posto oridne, con il nome loro, con la demostatione de'nostri caratteri,
voi potete chiaramente vedere.
page 53v
Forma del Modo de'più Antichi. Forma del Modo dopò li più Antichi.
Tetracordo Acuto. Nete. Tetracordo Acuto. Nete.
Paramese. Paramese.
Trite. Trite.
Mese. Congiuntione. Mese. Congiuntione.
Tetracordo Graue. Lycanos. Tetracordo Graue. Lycanos.
Parhipate. Parhipate.
Hipate. Hipate.
Proslambanomenos.
[Music example]
Per la qual cosa, s'accorsero benissimo, che per tale aggiuntione di corda, ne
nasceuano più spetie di Diapason & tanti Modi, che arriuauano al nume-
ro di otto; se bene Tholomeo, non ha mai acconsentito, che passino il numero
settenario; & questi incluse nel numero delle quindeci corde già dimostra-
teui; come nel Cap.11. del Secondo,e egli ne fa la demostratione, per le corde
Perche
non vol-
se Tholo
meo che
il nume-
ro dellli
Modi pas
sasse il set
tenario.
naturali, di ciascun Modo; non uolse dico, che passassero, il numero settena-
rio; forsi perche essendo lui grando Astrologo, andaua diuisando queste cose
che corrispondessero alle Sphere Celesti, et a'pianeti, si come ei fece, & si ve-
de nel Cap.11. del terzo de gli Harmonici; la doue ad ogni Sphera, nella
quale si moue un pianeta, attribuisce, uno de'sette Modi, non essendo più di
sette le Spèhere de'pianeti. Et nel mezo di loro vi pose il Dorio, come piu pre
stante, & eccellente, come quello che conosceua molto bene, che haueua
Natura
del Mo-
do Do-
rio.
dello Austero, e perciò del virile, del gtrande, del Magnifico, del Gra-
ue, del Maestreuole, & del Diuino; & appresso del temperato, del
Modesto, & dell'honorato; il quale dalli sapientissimi Filosofi Platone, &
Aristotile fu tenuto in tanta veneratione col Frigio; che istimaua-
no col mezo loro, acquistare grande vtile à vna bene isntituita
page 54 Republica; &t però diceuano, che l'Hipodorio per la grauitade de'suoi mo
uimenti; induceua in una certa pigritia, & quiete: Racconta però Quin-
tiliano, che i Pitagorici haueano tal vsanza, che col mezo del Modo Hipo-
dorio, tra'l giorno, & quando andauano à dormire, mitigauano le fatiche,
e cure dell'animo del giorno già passato: & la notte suegliati dal sono, col
Dorio, si riduceuano a' tralasciati studij.
Luca. In effetto è vero, che gli Antichi hanno posseduto la natura, e pro-
prietà delle cose, e in tutte le cose sono stati prostanti; e in particolare,
nel dimostrare la natura di questi Modi; però si vede che a'giorni no.
stri ancora le loro speculationi seruono alla cognitione della buona Mu-
sica: la onde vediamo, che il Modo Dorio ha del viuo, & eccellente
molto; e l'Hipodorio tiene del languido &t del rimesso, & è priuo d'vna
certa viuacità della quale il Dorio n'è ornato. Ma ditemi, haueuano gli An
tichi, in numero altri Modo, più di questi sette, di cui ne fa mentione
Tholomeo?
Vario. Alli sette fu aggiunto lo Hipermistolidio, lontano dal Mistolidio
per vn Tuono nello acuto; & è quello che appresso gli Ecclesiastici, de'
nostri tempi, si ritroua sotto il nome di ottauo: Altri hanno hauuto altre
opinioni, le quali intenderete più auanti; bastaui per hora, che recitan Hipermi
stolidio
attribui-
to à Tho
lomeo fal
salmente.

doui la opinione di Tholomeo, sappiate che lui non vuole che siano più di
sette; se bene Boetio cotnra ogni ragione, attribuisce à Tholomeo la in-
uentione di questo Hipermistolidio, e si confronta con lui nel Libro 4.Cap.
9. dell'Harmonia de gl'Instromenti Franchino Gaforo. Ma quanto al nu-
mero si confronta Tholomeo con Euclide, che nella sua Breue introdut Tholo-
meo, &
Euclide
sono di
vno istes
so volere.

tione vuole che siano sette &t non più.
Luca. Si confrontano adunque Tholomeoo, & Euclide insieme?
Vario. SI confrontano nel numero, ma sono differenti nello applicare le spetie
delle Diapason, alli Modi; & non è gran merauiglia, per la lontananza de'
tempi &t dell'età, cose le quali apportano mutatione di stato, non che noui-
tà nel modo di fisolofare.
Luca. è possibile che dall'vno all'altro; ci fosse tanta lontananza di tempo,
che s'hauessero da mutare di pensiero; ò che quelle raigoni, che haueuano al-
l'hora non le hauessero gli altri doppo di loro'
Vario. Euclide fu de gli anni 420. auanti lo Auenimento di Crhisto Di qual
tēpo fos-
se Eucli-
de & To
lomeo.

nostro Redentore; & Tholomeo, fu doppo lo Auuenimento de gli anni
ben 140. di maniera che poterono essere lontani, l'uno dall'altro, intorno
à 560. anni.
page 54v
Luca. Non è adunque merauiglia, se sono di opinione differenti ; poiche nello
istesso tempo si ritrouano delle contrarietà nelle Scienze tante e tante; &t a'
giorni nostri voi mi scoprite ne'pratici, & Theorici tanti variati pensieri
che io stupisco. Ma questi valent'huomini come vanno ordinando gli Mo-
di, che l'vno dall'altro siano cosi differenti? Ordina-
tione del
le settembre spetie d%el-
la Diapa
son secō-
do Eucli
de.
Vario. Euclide nella sua Isagoge, non solo dice che sono sette, il che da Tholo-
meo uiene cōfirmato; ma gli ordina cosi, La prima spetie della Diapason hà
vn Semituono; nel luoco grauissimo, e l'altro nel quarto luoco verso l'acu-
to posto; & di questa spetie volse, che il Modo detto Mistolidio fosse com-
posto. La seconda spetie è quella, che ha il Semituono nel terzo luoco, & nel
settimo, &t di questa ordinaua il Modo detto Lidio. La terza è quella che
tiene il Semituono nel secondo luoco, & nel sesto, & di questa volse, che il
Modo detto Frigio fosse composto. La quarta tiene il Semituono nelle cordi
più graui, & nel quinto luoco, & questa ordinò che seruisse al Modo Do-
rio. La quinta tiene vno de'Semituoni, nel quarto luoco, e l'altro nel setti-
mo; à questa accomodò il Modo Hipolidio. La sesta è quella che hà vno de'
Semituoni, nel terzo luoco, delle più graui corde, e l'altro nel settimo luoco,
andando dal graue verso l'acuto, e lo chiamò Hipofrigio. La settima & ul-
tima è quella che ha il Semituono, nel secondo luoco nel graue, & nel quin-
to verso l'acuto, & le dette il nome di Hipodorio.
Luca. Et perche queste opinioni sono differenti; ma volete voi, con li nostri
caratteri farmene vna demostratione, nel modo che fatto hauete quella di
Tholomeo?
Vario. Anzi sì, eccoui la Demostratione che desiderate.
[Music example]
Spetie d%el
le Diapa-
son secō-
do Eucli
de.
[Music example]
page 55
[Music example]

Luca. Questo Frigio d'Euclide, mi pare che sia conforme, & che camini per
le istesse corde, che fa quello di Tholomeo: gli altri poi, mi paiono differenti
nella lontananza dell'vno all'altro.
Vario. Voi la intendete, tutto questo è il vero; si confronta questo Frigio con
quello di Tholomeo nel principio, nel mezo; & nel fine: ma per Moti contra
rij questo Dorio, è simile & conforme à quello di Tholomeo: quello nello a-
scendere, dal graue allo acuto camina per Tuono, Tuono e Semituono, questo Confron
to delli
Modi di
Euclide
cō quelli
di Tholo
meo.

dallo acuto al graue, modula per gl'istessi interualli: Il Mistolidio di Eucli-
de dal graue allo acuto camina, per Semituono, Tuono & Tuono; e quello di
Tholomeo, dallo acuto al graue discende per gl'istessi interualli. Il Lidio di
Euclide si moue dal gaue, verso l'acuto per Tuono, Tuono e Semituono;
& quello di Tholomeo, dallo acuto descendendo verso il graue, se ne va
per Tuono, Tuono e Semituono. Cosi andando considerando gli altri tutti, ri
trouarete la differenza di questi, alla differenza di quelli, quale ella si sia:
& da queste considerationi potiamo cauare, che legitimamente, se le conuen
ga il nome de Tropi; che è come vi ho detto vn Conuersione.
Luca. Questa espositione à me è noua, e m'apre la mente tanto alla cognitio-
ne de'Modi; che à mia maggior comodità, vedtò le differenze loro, e forsi
che ne cauerò qualche bel pensiero, &t nouo.
Vario. Voglio aggiungerui quest'altro auiso; & è, cge se bene Euclide ha fat
to distintione, dell'vna all'altra di queste Spetie della Diapason, per mezo
de'Semituoni, si può fare la istessa consideratione, e riconoscimento di cia-
scuna di queste Spetie della Diapason, per vn'altra maniera.
Luca. Et come si può dimostrare questo, se la variata sede, che in loro tiene
il Semituono, distingue tanto bene queste spetie l'vna dall'altra, che non ui
si può cosa alcuna di più desiderare?
Vario. Se per mezo del Semituono le hauete conosciute l'vna dall'altra dif Da che fi
possono
conosce-
re le spe-
tie delle
Diapasō.

ferenti; hora col mezo della variata sede che in loro tiene il Tuono, le po-
trete conoscere.
Luca. Il Semituono, da ogn'vno è conosciuto; ma il Tuono che dieursamente
è sparso per tutta la Constitutione, come potrà egli dimostrarere cotale diffe-
page 55v renza, dell'vna all'altra; & come potrà fare, che più tosto non generi
confusione che bell'ordine?
Vario. Quando io vi ho detto, che ciò si fa per il diuerso luoco che tiene il
Tuono; intendo del Tuono della diuisione posto fra la corda mezana, & la
appresso la mezana: là onde nell'ordine passato, bisogna per ciascuna spetie
tenere bene à memoria il luoco di dui Semituoni; & in quest'ordine vn
solo luoco ui basta, onde ne renderà la cosa assai più ageuole, & facile.
Luca. Questa consideratione mi piace, resta che veniate alla pratica, & di-
chiaratione, come sideue intendere, acciò me ne resulti questa facilità, che
voi mi dite.
Conside
ratio-
ne intor-
no alle
spetie de
le ottaue
secondo
Euclide.
Vario. Dicono, che la prima spetie tiene il Tuono nell'ultimo luoco della Dia
pason, partendosi dal graue verso lo acuto; & dà principio in quei Suoni,
che da Euclide sono detti Baripieni; cioè Graui spessi, & sono le prime cor-
de d'ogni Tetracordo, che con questo nome sono nominate, se bene Bachio le
chiama Hipatoide, e sono corde Communi, &t stabili in ogni genere d'Har-
monia: & per descriuerui questa prima spetie con li nostri caratteri, la con
Suoni
Graui
spessi
quali sia
no.
siderarete contenuta fra gli estremi di queste due corde & detta la pri
ma, principale delle principali; & la seconda appresso la mezana, &
è applicata al Modo Mistolidio.
Luca. Fin'hora quest'ordine mi sodisfa; ma auanti che procediate più auan
ti fatemi gratia di dimostrarmi.quali sono quelle corde, che gli hauete dato
nome cosi strauagante, & dipoi seguitate à vostro piacere.
Vairo. Quei Suoni detti Baripieni sono cinque, & non più, e sono come vi
ho detto, tutte le prime corde d'ogni Tetracordo, & eccouele descritte,
[Music example]
Luca. Hora io vi intendo, seguitate lo incominciato ragionamento; anzi la
principiata demostratione.
La secon
da spetie
della Dia
pason.
Vario. La seconda spetie ha il Tuono nel penultimo luoco, incominciando dal
graue verso l'acuto procedendo, & è compresa ne gli estremi Suoni dalle
corde, l'una detta appresso la principale delle principali; e l'altra che è posta
nello acuto; terza delle separate.che ne'nostri Caratteri, ò luochi del Siste-
ma è signata con la C, & la C serue questa spetie al Modo Lidio.
Luca. Ma ditemi, se alla corda doue ha principio la prima spetie, gli hauete
dato il nome di Baripieni, ouero Hipatoide, cioè graue spessi, questa doue ha
page 56 principio la seconda spetie, sarà forsi lei ancora sotto questo nome? ò pur
sarà altrimenti denominata?
Vario. Signor nò, sono diuerse di sito nel Tetracordo, sono anco diuerse di no-
me; ma non vi ho detto il nome di questa, perche quei nomi, seruono al Gene
re Cromatico, & allo Enarmonico, bi ho detto il nome delle prime, perche
seruono ad ogni genere, vi dico però che gli Antichi, applicate à questi dui
generi, l'vno spesso, e l'altro più spesso, le chiamorno Mesopicni, ò Perhipa A cui ser
uono le
corde
Perhipa-
toide.

toide; cioè mezane de'spessi; & sono quelle corde, che s'includono fra le pri-
me d'ogni Tetracordo, e l'vltime. Le vltime poi le addimandauano Oxi-
piemi, ò Lycanoide, cioè acute de'spessi, & sono corde mobili, & non stabili.
Luca. Aspetto la demostratione di questi suoni, con li nostri caratteri, nell'uno
e l'altro genere.
Vario. Eccoui la demostratione in pronto; gli mezani sono cinque, & gli acu-
ti spessi del genere Cromatico, & enarmonico parimente cinque loro ancora,
&t eccoueli.
[Music example]

Luca. Vedo che gli suoni mezani spessi, seruono anco al Diatonico; ma gli acu
ti spessi Cromatici non ci seruono, tuttauia mi contento, d'hauerui fatto ra-
gionare; perche non è stato senza mio guadagno, & se talhora io vi inter-
rompo, perdonatemi; che il tutto faccio per hauer occasione, di meglio inten-
der le cose, & intese, seruirmene al bisogno.
Vario. Tutto questo reputo io a fauore; domandate pur allegramente, quan-
do vi occorre qualche difficoltà, che io non mancharò di sodisfarui.
Luca. Cosi credo che farete, & ve ne tengo obligo.
Vario. Non voglio, che per questo, corra obligo alcuno, è debito mio seruirla,
in qual modo le piace; ma lascio le cerimonie, e ritorno al fatto vostro. La
terza spetie ha il Tuono nella antepenultima sede procedendo dal graue al Terzaspe
tie della
Diapa-
son.

l'acuto, & è compresa ne gli estremi suoi, dalle corde, l'vna che è la più gra-
ue, è detta Indice, e l'altra penultima delle separate, e serue al Modo Fri-
gio fra le corde nostre D, &t d. La quarta spetie, che secondo loro constitui-
sce il Modo Dorio, ha il Tuono nel quarto luoco, se la considerarete dall'acu Quarta
spetie d%el-
la Diapa
son.

to al graue; & è contenuta ne' suoi estremi dalla principale delle mezane;
e l'vltima delle separate; che ne'nostri caratteri viene signata con la E,
page 56v Quinta
spetie d%el
la Diapa
son.
& e. La quinta ha il Tuono, nel quinto luoco, partendosi dallo acuto ve
nendo verso il graue, & è contenuta ne' suoi estremi dalla corda appresso
la principale delle mezane, & la terza delle acutissime, & serueua antica-
mente al Modo Hipolidio; &t appresso di noi è contenuta dalle corde F. &t
Sesta spe
tie della
Diapa-
son.
f. La sesta ha il Tuono, partendosi dallo acuto venendo verso il graue,
nel sesto luoco, & è contenuta ne'suoi estremi dalle corde; Indice delle me-
zane; &t dalla più acuta, penultima delle acutissime, & serue al Modo Hi-
pofrigio; fra le corde G, & g. secondo l'ordine nostro. La settima & vlti-
Settima
spetie d%el
la Diapa
son.
ma ha il Tuono nel Grauissimo luoco, & è contenuta ne gli estremi suoni,
dalla corda mezana, & dall'vltima delle acutissime, serue al Modo Hipodo
rio; & ne'nostri caratteri è signata. A, a. & a,a.
Luca. Non è dubio che l'osseruanza di quest'ordine, mi pare che sia più bre-
ue, & più facile; tuttauia è tanto in pratica, l'osseruanza de'Semituoni, in
queste Spetie, che difficilmente si potrebbe, introdurre simil osseruatione. Ma
ritorniamo a'Modi di Tholomeo.
Vario. Se vorrete fare il confronto della opinione di Tholomeo, con quella di
Euclide, & sapere essattamente le differentie che fra di loro sono, potrete co-
me ancora vi ho detto, essaminare l'ordine dell'vno &t dell'altro, e resta-
rete con l'animo quieto.
Luca. Mi pare, à quello che detto m'hauete, che questi velent'huomini, sia-
ni di contrario parere, l'uno all'altro: perche quello che Wuclide constitui-
sce nello ascendere dal graue allo acuto; Tholomeo lo conferma, partendosi
dallo acuto andando verso il graue.
Vario. Vedo che la intendete, il che mi paice molto.
Luca. È vero che io vi intendo; ma parmi di strano, che cosi di legiero que-
sti valent'huomini, siano di contrario parere; se bene io sò che le cose del mon
Il tempo
consuma
ogni co-
sa.
do non stano sempre nello istesso essere, e che il tempo consumatore degli Im
perij, & de'Stati, fa partorire di qeste nouità, contradittioni, e ordine
delle cose.
Vario. Questo importa poco, pur che quello che l'vno intende nello ascen-
dere, l'altro lo dimostra nel descendere; & se bene pare che siano contrarij,
nondimeno sono conformi: perche intendono lo istesso ambidui. Ma sentirete
delle cose assai più lontane dal verisimile; che queste pur dano vn non sò
che di vero e di ragioneuole.
Luca. Et come dano vn non sò che di vero, & di ragioneuole? che vole-
te dire?
Vario. Hanno del ragioneuole, perche se sette sono le Spetie delle Diapason,
page 57 nè possono essere più, nè meno; & se fossero più, replicarebbono lo istesso:
meno, mancarebbono dello intiero. Ha del vero, che sette siano ancora li
Modi; & non più, secondo questi loro principij, applicando ciascuna di quel-
le spetie della Diapason à vn Modo: ma quando non arriuano à questo se-
gno, ò lo trapassano?
Luca. L'essere di manco del numero settenario, già, m'hauete detto, che gli
Antichi non haueano altri, che tre Modi, nè è merauiglia; perche nel na-
scere delle scienze tutte hanno apportato seco delle imperfettioni assai, le
quali col tempo sono dipoi state purgate, e ridotte à miglior forma: ma il
trapassare li termini, e'l numero, ò questo sì, che mi parerà di strano; nè sò
come ciò si possi con ragione, che acqueti lo intelletto, essequire.
Vario. Quelli che hanno ordinato otto Modi, credo, che si siano mossi dalla Ordine
di ottobre modi, da
che si so-
no mossi
gli Inuē-
tori.

consideraitone che ne'termini della Diapason, la quale contiene ne'suoi ter
mini otto suoni, & sette interualli: & perciò aggiunsero l'ottauo Modo; si
come Aristosseno, secondo che ci riferisce Euclide, che diuidendo la Diapa-
son in dodeci Semituoni, & tredeci suoni, volse che ancora li Modi fossero
tredeci; se bene dipoi da altri suoi seguaci, sono stati accresciuti, sino al nu-
mero di quindeci: che vi pare di questa opinione?
Luca. A me paiono grandi imperfettioni; ma come può stare tanta quantità
di Modi: come li nominaua? forsi come noi, col numero naturale, primo,
secondo, terzo, seguendo sino al quintodecimo: ò pur le daua nome alcuno
particolare?
Vario. Aristide Quintiliano, di mente di Aristosseno, fa mentione di tre-
deci Modi, & poi di quindeci, se bene lo istesso Aristosseno, non ne no Mēte di
Aristosse
no detta
da Aristi
de Quin
tiliano.

mina altro che sei. Euclide nella sua breue Institutione Harmonica, dice,
di mente d'Aristosseno, il nome di quelli e l'ordine loro; & nel primo luo-
co pone l'Hipermistolidio; che lo nomina ancora, Hiperfrigio; Missolidij
dui: vno Hiperiastio; e l'altro Hiperdorio, che è il più graue: dui Lidij; il
più graue di quosti è detto, Eolio e lo più acuto Lidio: dui Frigij; il più Nomi de
Modi di
Aristosse
no.

graue è detto Iastio, e lo acuto Frigio: Dorio questo è solo per essere il prin-
cipale di tutti. Hipolidij dui, il più graue de'quali lo nomina Hipoeolio: se-
guono li dui Hipofrigij: & di questi il più graue viene nominato Hipoia-
stio e l'vltimo Hipodorio; & questo perche corrisponde al Dorio, & è il
suo Collaterale, e solo: di modo che sono al numero di tredeci, & si supe-
rano l'vno l'altro, per vn Semituono; & sono inclusi ne'termini della
Diapason, dalli quali termini stà da vna parte l'Hipodorio, &t dall'altra
l'Hipermissolidio.
page 57v
Luca. Doue cose desidero da uoi, Signor Vario; l'vna è, che mi dimostrate que
sti nomi distesi ordinatamente, acciò possi tenerli bene alla memoria: l'altra,
che con li nostri caratteri mi facciate vedere questi tredeci Modi scondo
che ho veduto quelli di Euclide, & quelli di Tholomeo.
Vario. Secondo che desiderate, ambidue queste dimande vedrete; & sò che
non vi dispiaceranno, essendo, che sono conformi alla diuisione dell'ottaua
da lui fatta, secondo che heri, voi intendesti: &t eccoui la prima, Ordine
delli tre-
deci Mo
di secon-
do la mē
te di Ari
stotile.
Hipermissolidio.{ Hipermissolidio. 1
Hiperfrigio.
Missolidio.{ Hiperiastio. 2
Hiperdorio. 3
Lidio.{ Lidio. 4
Eolio. 5
Frigio.{ Frigio. 6
Iastio. 7
Dorio Solo. 8
Hipolidio.{ Hipolidio. 9
Hipoeolio. 10
Hipofrigio.{ Hipofrigio. 11
Hipoiastio. 12
Hipodorio Solo. 13
Ma se vi raccordate, poca fà vi dissi, che Hipo, vuole dire, sotto: & per-
che ad alcuni di questi v'è l'aggiunta di Hiper, sappiate che vuol di-
re, di sopra.
Hiper
ciò che si
gnifica.
Luca. Vedo l'ordine da Euclide descritto, resta che mi facciate la de-
mostratione per quali corde ne'termini della Diapason siano conte-
nuti.
Vario. V'ho promesso, & hor hora ve la demostrarò; datemi tempo che
io la possi distendere, e la vedrete.
Luca. E il douere, accomodateui, che l'aspetto
Vario. Hor eccola; molte cose vi saranno da specularui intorno.
page 58
[Music example]
Demo-
stratione
delli tre-
deci Mo
di.
Luca. Vedo in quest'ordine, si come in quello di Tholomeo, che il Dorio è
lontano dall'Hipodorio, per vna Diatessaron; &t similmente verso lo acu
to ha l'Hiperdorio, lontano per la istessa lontananza: Et il Frigio ha nello
acuto, per cosi fatta distantia l'Hiperfrigio, e nel graue lo Hipofrigio: E'l Lontanā
za de mo
di di Ari
stosseno dal
l'altro.

Lidio ha l'Hipolidio, da lui altresi lontano per una Diatessarō: L'Eolio ha
nel graue l'Hipoeolio, per altre tanta lontananza lontano: & tutti que-
sti considerati nel suo ordine sono al numero di tredeci, inclusi nelli ter-
mini estremi della Diapason; & l'uno dall'altro si allontanano per vn Se-
mituono.
Vario. Voi la intendete, ilche mi piace.
Luca. Si potrebbe, secondo l'ordine di Tholomeo nella specie della sua Diapa
son ò altra fare vna diuisione, che fosse a questa d'Aristosseno, in tredeci
Mod. diuisa simile?
Vario. Qualunque volta, che diuiderete, sia qual si voglia Diapason in do
deci itnerualli, ò semituoni nel modo, che ha fatto Aristosseno; sarà diuisa in
tredeci suoni, a ciascuni de'quali, se gli applicarete secondo quest'ordine, li
nomi loo, haurete lo intento, nè ci sarà altra differenza, se non che vna
Diapason sarà più nell'acuto, ò nel graue dell'altra; & li Modi saranno tra
sportati, ò nel graue, ò nell'acuto il che farà nascere li Modi, che saranno
in diuerse corde da quelli dell'Auttore diuersi, ma quanto alla diuisione
dell'ottaua, ciascuna si potrà diuidere ne'tredeci suoni, & dodeci Semituo-
ni. Ma voglio che sappiate, che se bene Aristide Quintiliano comemora
tredeci Modi; ne nomina però quindeci, secondo la mente di Aristosseno,
quantunque Aristosseno istesso non facci mentione d'altro, che di sei Modi Mente di
Aristosse
no deta
da Mar-
tino Ca-
pella.

L'Hipodorio, il Mistolidio, il Dorio, il Frigio, il Lidio, & l'Hipofrigio, chia-
mandolo anco. Tibia Hipofrigia. Martiano Capella ne pone quindeci;
cinque principali, & dieci Collaterali: & perche considerano, che il stato
page 58v delle voce, è diuiso in tre parti. Graue, acuta, & media; & che essendo di-
uisa la Diapason nelle sue parti maggiori, ella hauea vn termine graue, un
mezano, &t vno acuto; diuideano perciò questi quindeci Modi, in tre par-
ti; cinque posti nel graue con l'aggiunta della particella Hipo; cinque nel
mezo senza particella alcuna; &t cinque nell'acuto con la particella Hiper;
che & li acuti con li graui sono dieci Collaterali; & li cinque nel mezo po-
sti sono li principali; con Martiano Capella s'accorda Cassiadoro, che lui an
cora ne pone cinque principali; et dieci che ciascuno di loro ha l'Alto, e'l Bas
so, & li principali sono questi. Modi
principa
li d'Ari-
stosseno.
Lidio. Di maniera, che quando si và ben pensando,
à tutte le opinioni de'seguaci d'Aristosseno
non si ritroua altro, che fra di loro vna con-
fusione infinita; & con Aristosseno istesso vna
discordante discordia.
Iastio.
Eolio.
Frigio.
Dorio.
Luca. Se nel graue, ò nell'acuto, questi seguaci di Aristosseno, vogliono di
più alli tredeci Modi aggiungeruene dua; è forza che trapassano l'ottaua:
perche non possono stare tanti Semituoni ne'confini della Diapason.
Vario. Non è dubio, che ci bisogna nello acuto accrescimento di dui Semituo-
ni, che fanno vn Tuono, per il compimento di tante cordi, che in se stesse in-
cludano li quindeci Modi.
Luca. Stò aspettando, che mi dimostriate ad vno ad vno questi cinque Mo-
di principali, & dipoi li suoi collaterali, si di spora, come di sotto, con l'ordin-
ne de'nostri caratteri; come s'accomodano tutti quindeci.
Vario. Incominciarò dal Lidio, e lo ponerò nel mezo, & sopra di lui ponerò il
suo Collaterale con la particella Hiper; & sotto l'altro Collaterale con la
particella Hipos; & sotto l'altro Collaterale con la particella Hipo, cosi se-
guendo gli altri, li vedrete tutti ordinatamente, & dietro vi dimostrerò,
come con li nostri caratteri, si possino conoscere tutti quindeci.
Hiperlidio. hipereolio. Hiperfrigio.
Lidio. Eolio. Frigio.
Hipolidio. Hipoeolio. Hipofrigio.
Hiperiastio. Hiperdorio.
Iastio. Dorio.
Hipoiastio. Hipodorio.
In qual maniera si possono con li caratteri nostri accomodare, & fra qua-
li corde, eccouene vna forma.
page 59
[Music example]
Ordine
d%elli quin
deci mo
di di Ari
stosseno.
Et tanto quelli, che sono nel graue; quanto quelli che nell'acuto sono colloca-
ti, corrispondono alli principali, ò sono lontani dalli principali suoi corispon
denti, per una Diatessaron; come il Dorio, che dallo Hipodorio, &Hiperdo-
rio, vno nel graue, e l'altro nell'acuto è lontano per vna Diatessaron; il
qual ordine è osseruato da tutti gli altri Modi ancora.
Luca. Il tutto torna bene, & mi piace; ma se dalle opinioni de gli Antichi, uo
gliamo raccore, & da meno Antichi ancora vna buona conclusione; Credo
che per la dissonanza, e discrepantia, come la potriamo nominare, che fra di
loro si ritroua; più tosto tiraremo vna confusione che buona Conclusione; Antichi
sono sta-
ti diuersi
fra loro.

essendo che mi pare, che siano discordati, nel numero, nel sito, & nell'ordi-
ne de'Modi.
Vario. È stato veramente tanta la diuersità de'loro pareri; che non si può
hauere quella certezza, che fa dibisogno: & perciò è gran difficoltà lo trat-
tare la materia de'Modi, da gli Antichi descritta; più che di qualunque
altro particolare si voglia, della Musica. Nè quiui voglio recitarui l'opi-
nione di tuti, che troppo lungo sarebbe, bastaui che delle opinioni più famo-
se se ne siate informato.
Luca. Se conuenessero almeno tutti nel numero, crederei che facilmente si po
tessero accordare, nel luoco, & nella distantia dell'uno all'altro; ma troppo
importa la discordanza nel numero.
Vario. Se bene Tolomeo, & Euclide sono fra di loro discordanti, si vede
però, che quella discordanza stà solamente nel nome, ma nel numero, &
nell'essenza non già. Et per darui vno essempio: Quel Modo, che da Eucli-
de è nominato Dorio; da Tholomeo è detto Lidio: & quello che da Tholo-
meo è detto Dorio; da Euclide è chiamato Lidio: però se bene nel nome sono
differenti non sono però nell'esser suo, & nell'essenza sua ciascuno di loro Discor-
dāza tra
Aristosse
no, Tho
lomeo, et
Euclide.

differenti, & è il douere, essendo che il nome è beneplacito dello inuento-
re, e poco importa per essere cosa accidentale: Ma molto più discorda Ari-
stosseno da questi dui; sì nella lontananza, sì nel nome, come nel sito, & nel
page 59v numero ; & li suoi seguaci, più di lui, come essaminando l'una opinione, e l'al
tra: &t facendo il confronto con quella di Tholomeo, & Euclide, ritrouare te, che il Dorio di Aristosseno confronta con il Dorio di Euclide, & con il
Lidio di Tholomeo: Lo Iastio di Aristosseno, conuiene con il Frigio d'Eu-
clide & l'Hipodorio di Tholomeo. Et cosi essaminando, econfrontando tut
ti questi Modi ritrouarete qual conuenienza sia fra di loro, che al fine, al-
tro non sarà la differenza, che del nome & del numero: Ma che dubitate
voi? se fra gli Antichi è stata poca conuenienza; fra li Moderni, non siate
Moderni
sono di
scordan-
ti tra di
loro.
per ritrouare di peggio? & pur, noi siamo in una istessa età, & in vn'istes-
se tempo; &t quelli in duersi tempi, & diuerse età sono stati di maniera,
che à loro si può attribuire qualche scusa, e con qualche sorte di coprimento
si possono scusare; ma noi non habbiamo scusa alcuna; che copri possi que-
sta nostra ignoranza.
Luca. Come v'è di peggio; quali imperfettioni scoprite voi ne'Moderni,
in questa materia?
Vario. La inosseruanza de'Modi, oltra il numero e'l sito loro; quanto alla
inosseruanza, haueuano gli Antichi questo di buono; che se al modo loro nel
piffero ò nella Cetra, ò Lira cantauano alcuna di quelle sue materie, che fos
sero.ò in lode de gli loro Dei; ò fati di qualche huomo Illustre; ò qualche Cā
zone Nuttiale, Lamentationi, ò altre; nel Modo Dorio, si sà, che osseruaua-
no l'ordine di quel Modo; non passauano li termini, non faceuano transito
dal Modo Dorio al Frigio, ò Lidio, se non erano più che sforzati; ma staua-
no in Tuono, e nelle corde da quello comprese: Ma li nostri, che hoggidi fan-
Imperfet
tione de'
Moderni
all'osser-
uāza de'
Modi.
no vna Cantilena di quattro, cinque, e più Modi; come si denominarà que-
sta cosi fatta Cantilena? se mai fu età, che fosse obediente à preterire le leggi
de'Modi, questa è quella; gli pratici della quale, se non fanno cadenze fuori
delle corde proprie. &t che non tocchino del primo Modo, per dir cosi, & poi
quelle del quarto, & quando dell'ottauo; non le pare di fare Cantilena, che
renda diuersità d'Harmonia: & chi non sà che per forza bisogna, che si di-
uersifichino quei froni, & quelle corde, l'vna dall'altra, & che diuersa-
mente percuotano l'vdito? Quanto al numero, non vedete quanti stanno
Errore d%el
Moder-
no Par-
megia-
no.
nell'opinione, che non si ritrouano altro che otto Modi? il Moderno Parme-
giano ne ha fatto ragionamento particoalre, & quelli che approuano il nu-
mero duodenario, quanto sono differenti nel sito? alcuni vogliono,che il pri
mo sia nella corda di C, fa ut, coforme alla mente di Tholomeo & di Boe-
tio, come vi ho dimostrato; altri nella corda di D, sol re; conforme dicono
alla descrittione fatta da boetio, se bene non hanno mai veduto li Cartoni
page 60 di Boetio; & quando ragionaremo de'Modi, secondo la Moderna pratica,
&t secondo l'vso Moderno, meglio intenderete queste difficoltà, e conoscere-
te queste imperfettioni.
Luca. Nel principio di questo ragionamento, hebbi vn poco di lume, intor-
no alle imperfettioni de'Moderni pratici, da loro comesse nell'osseruatione
de'Modi, et all'hora incominciai ad accorgermi delle molte impertinentie im
portantissime, che nelle Cantilene si ritrouano; Ma le predicano, per vno
de'sette miracoli del Mondo, io buon huomo, andauo credendo à que-
sti sogni; ma hora che m'aprite la mente, starò più auertito; seguitate pur il
dimostrarmi le imperfettioni de'Moderni Modi.
Vario. Non mi pare che sia bene lo andare più auanti, sino à tanto che non
habbiamo veduta l'opinione, che questi Moderni pratici, e li passati hanno
introdotta; e detto essere di Boetio, vedremo dipoi, quello che egli habbite-
nuto, di poi seguendo doue habbiamo lasciato; vedremo le imperfettioni
molte, quale de'Moderni siano.
Luca. Perdonatemi, che io andauo pensando ad ogn'altra cosa, eccetto che al
confronto dell'opinione di Boetio; fate come vi torna comodo.
Vario. Cosi farò. Boetio nel libro quarto Capitolo terzodecimo, conoscitore
che li Moderni Modi, non si possono ordinare, senza la perfetta cognitione
delle Spetie delle Diapason; ordinò che la prima Spetie fosse nella corda ac-
quistata, detta da'Latini Are, forsi ancora per dimostrare, che hauendo la Musi
ca ha ha-
uuto prī-
cipio da
Greci.

hauuto la Musica principio de'Greci; hauea perfettione da'Latini: cosi se-
guendo l'altre Spetie per ordine, discendendo dallo acuto verso il graue, co-
me vi dimostro.
[Music example]
[Music example]

Spetie
d%elle Dia
pason se
condo
Boetio.
Alcuni fra li quali Guido Aretino, & prima di lui l'Abbate Odo; creden Boetio
mal inte
so da O-
do Abba
te & da
Guido
Aretino.

do alle semplici parole di Boetio, si sono andati pensando, che essendo otto li
Modi, era dibisogno volendo accomodare, sotto li principali, li non princi-
pali per vna quarta; che il primo Modo detto Dorio, fosse formato dalla
Diapason posta nella corda D, sol re; accioche il non principale, ò Collatera-
le hauesse nel graue principio nella corda A, re, che viene ad essere vna
page 60v quarta più nel graue del Dorio, & tanto è tenuta, & creduta per ferma
questa opinione, che per ancora non è possibile potere à questi Moderni pra-
tici con ogni sorte di ragione, farle credere il vero, e'l contrario di quello,
che tengono; ancora che, come sono per dimostrarui, Boetio habbi hauuto
altra opinione; nè per suo credere ha mai voluto, che il Modo Dorio hab-
bi la sua corda finale nella D; sol re; cosi seguitando gli altri nelle seguenti
corde, come ogni pratico, senza cercarne altro, si crede.
Luca. Come non si mosse l'Abbate Odo, e l'Aretino, con li seguaci suoi, da al-
tra ragione che dalla auttorità, cosi creduta di Boetio?
Vario. Non da altro, ma se io vi prouerò, che si sono ingannati, &t che Boe-
tio è conforme alla mente di Tholomeo; non restarete voi sodisfatto?
Luca. Anzi si, ogni volta che me lo dimotrarete per più facilità, secondo l'or
dine nostro; ma con tutto questo mi merauiglio molto, che se l'Aretino, come
heri mi pare; che dicesti, aggiunse vna corda al Sistema massimo, sotto l'ac-
quistata; egli non mutasse l'ordine de'Modi, si come mutò l'ordine de'Te-
tracordi, in Essacordi; onde introdusse vna noua deduttione, che pur fu vn
ordine molto bello; mi merauiglio dico, che se per lo auanti haueano hauuto
opinione, che il Modo Dorio fosse nella corda D sol re.per hauer il suo colla
terale vna quarta piu nel graue il suo principio, nella corda acquistata; nō
lo ordinasse nella corda di C, fa ut; per adoprare la corda sotto l'acquistata
per vna quarta più nel graue per il collaterale, acciò non restasse vacua.
Vario. Non si può hauere l'occhio à tutte le cose, & vn solo huomo non può
rimediare, e antiuedere ad ogni disordine, basta he dopò lui sia da'succes-
sori stato auertito, & confrontato con l'opinione di Tholomeo, & di Boe-
tio, & cosi stabilita, come io sono per dimostrarui.
Luca. Horsù questo nouo Paradosso vi aspetto.
Vario. Non è nouo appresso di me, & degli intelligenti; poiche il Zarlino ce lo
Vario li.
4. Instit.
cap.3.
accenna nel quarto Libro delle Institutioni, nel Cap.terzo, & in altri luo-
chi, se bene non l'ha dimostrato apertamente.
Luca. Può essere ogni cosa; ma io, & gli altri habbiamo nella mente impres-
sotanto l'ordine ordinario de'Modi, che mi pare impossibile potere dimo-
strare altrimenti.
Vario. Non vi paia impossibile, che presto vedrete il possibile. Nel quarto-
Opinio-
ne di Boe
tio.
decimo Cap.del lib.4. della sua Musica Boetio, ci fa sapere, ragionando del
le sette Spetie delle ottaue, delle quattro delle Diapente, &t delle tre delle
Diatessaron; che se queste constitutioni saranno fatte più graui, ouero acu-
te, formeranno sette Modi, & perche la più graue voce di ciascun Sistema,
page 61 che constituisce qualunque Modo, sempre s'addimanda acquistata, ouero ag
giunta; vuole ancora, che questa in ogni constitutione d'ogni proposto Mo-
do, senore sua la più graue; il che si confronta con quello, che nel decimo sesto
cap.dell'istesso Libro dice, che se la acquistata sarà più graue dell'acquista-
ta, ouero ciascuna altra voce del medesimo luoco, sarà notata più graue
nello istesso genere constituiti; è necessario che tutto l'ordine sia più graue;
& se la constitutione sarà fatta più acuta, ne seguirà, che la acqusitata
di ciascun Modo sarà più acuta, &t percò seguita nel Capit. 14. & dice;
Mentre che si farà più acuta l'acquistata con tutta la constitutione del
modo Hipodorio per vn Tuono, si produrà il Modo Hipofrigio; & se
essa acquistata sarà fatta più acuta per vn'altro Tuono, si ordinarà il
Modo Hipolidio; & se per vn Semituono sarà portata più verso l'acu-
to produrà di nuouo il Modo Dorio: & perciò per dimostrarui con que-
sto fondamento delle parole di Boetio la conformità, che tiene con Tho-
lomeo; seguita nel Cap.16. per la qual cosa la corda mezana del Modo
Hipodorio, che da lui è segnata nella Tauola vniuersale con l'omega Gre-
co, è lontana dalla corda mezana del Modo Hipofrigio per vn Tuono, da
lui detto, pagina, in quel luoco, il che facilmente vedrete, se parangonando
insieme questi dui Modi, la corda mezana del Modo Hipodorio sarà vna Pagina
ciò che
voglia di
re.

corda più nel graue, o per vna voce detta Indice delle mezane. Seguita
similmente la corda mezana dell'Hipolidio, e distante per vn Tuono dalla
corda mezana dell'Hipofrigio; e lo proua dimostrandondo la corda mezana del
Sistema massimo dell'Hipofrigio, la quale è vna voce più bassa dell'In-
dice delle mezane dell'Hipolidio.
Luca. Mi paiono difficili molto queste cose, nè le capisco à modo mio, deside-
ro maggior facilità, potendosi.
Vario. Non dubitate, che al fine della Conclusione ve le facilitarò quanto
si potrà; ma nel riferire le paroel di Boetio, non posso far di meno, che elle
non habbino bn poco del difficile in se stesse; le intenderete.
Luca. Seguitate adunque, che nell'aplicarle starò più attento.
Vario. Soggiunge Boetio, che la corda mezana dell'Hipolidio, è distante dalla
mezana del Dorio per vn Semituono ditto da Boetio in quel luoco, verso; Come si
confron-
frōta To-
lomeo
ne Mo-
di. fi$ &
ordine.

&t per questo la corda mezana del Dorio sempre è lontana in tutti li generi,
e in tutti li Modi per una Diatessaron dalla corda mezana dell'Hipodorio.
Et la mezana del Dorio uiene ad essere più graue per un Tuono della meza
na del Frigio: questa con le altre sarà lei ancora più graue della mezana del
Lidio per vn'altro Tuono: & la mezana del Lidio si discostrerà per vn
page 61v Semituono nel graue più di quella del Mistolidio: &t per l'ultima que-
sta sarà più graue vn Tuono della mezana dell'Hipermistolidio. La on-
de dalle parole di Boetio voi conoscete che queste Diapason formatrici de'
Modi sono l'una dall'altra lontane per vn Tuono, Tuono & Semituono; se
condo che ha detto Tholomeo apunto; & perciò concluderemo, che la pri-
ma spetie della Diapason, che forma il Modo Hipodorio; ella bisogna che
habbi principio nella corda sotto l'aggiunta, l'Hipofrigio nella corda aggiun
ta, l'Hipolidio nella principale delle principali, il Dorio nella appresso la
principale delle principali, il Frigio nella Indice delle principali, il Lidio nel
la principale delle mezane, il Mistolidio nella seconda dellemezane, et l'Hi
permistolidio nella Indice delle mezane; Nè può altrimenti stare, perche se
volessimo dire, che Boetio hauesse voluto intendere, che il Modo Hipodorio
nel graue Diatonico fosse collocato nella corda acquistata; & che da questa
partendosi più nello acuto nascesse il modo Hipofrigio; & da questa allon
tanandosi per un Semituono s'hauesse il Dorio: uolendo ridurlo in pratica
sarebbe se non impossibile almeno difficile, massime Diatonicamente; et quā
do ui penso, non sò come ciò si possi fare, et hauere altro che l'Hipodorio nel-
le corde naturali, & l'Hipermistolidio, che per vn'ottaua nello acuto è for
mato; si come ogni intelligente può per se stesso uedere, et farne la proua. Et
per dirui più auanti, questo è quello Hipermistolidio la inuentione di cui da
alcuni è attribuita à Tholomeo; ma ciò non puù essere, perche Euclide pri ma di Tholomeo nella sua Isagoge ne fece mentione, et poi questo non è quel
Ottauo
Modo co
me si for-
ma.
lo, che Tholomeo nel lib.2.cap.10. nomina; percioche l'ottauo, secondo la
mente de'pratici, & di Boetio da loro cosi intesa è formato delle quarta spe
tie di Diapente, C, G, & della terza della Diatessaron, G, C.diuisa Arithme
ticamente: &t l'Hipermistolidio di Tholomeo, se uogliamo credere à Boetio
nel Lib.4.cap.17. è contenuto fra le corde, a, &t A, di modo, che vi cade
non molta differenza da questo à quello.
Luca. A questo vostro parlare mi concludete, che il primo Modo, secondo l'o-
pinione di Boetio è conforme al primo di Tholomeoo, et cosi l'Abbate Odo, e lo
Aretino, con tutti li suoi seguaci hanno preso, come si dice, vn Moscone.
Vario. Cosi stà, et pur si fi uà seguitādo in questa opinione per la moltitudine de
seguaci, e pratici che non conoscono ilvero dal falso, ne'l buono dal cattiuo.
Luca. Veramente li seguaci sono molti, & de'passati, & de'Moderni, che gli
scritti loro, lo manifestano; ma poiche si confronta Tholomeo con Boetio; pi-
glia grand'autorità quest'ordine. page 62
Vario. Pigli quanta auttorità si vuole quest'ordine, che tanto è inclinata
l'opinione primiera, che non sarà mai possibile poter leuare la caterua de gli
ignoranti fuori del fango, nel quale si sono inuolti nel principio, che sono da
loro Maestri, ammaestrati. Vedete ciò che ne dice il Stapulense, che pur è
stato huomo nelle lettere segnalato.
Luca. Deue lui ancora seguitare l'Abbate Odo, & gli altri segaci.
Vario. Iacobo Fabro Stapulense, si può dire, che sia stato molto osseruatore
di Boeio, & della Dottrina di Pitagora, ma non per questo ha in questo
ponto, inteso Boetio: Nella sua Musica dimostrata, s'accorda con Tholomeo
nel numero; ma discorda quanto al luoco, positione, ò sito; che in questo si con
fronta con gli Moderni pratici: Dice però, si come il numero dall'vnità
partendosi, và crescendo sino al Denario, che tiene il luocodell'vnità, &
si può dire, che sia suo collega, non che imitatore; cosi la dissimilitudine, &
varietà delle sette voci, giungendo all'ottaua, di nouo si crea la prima, &
ritorna in se stessa; & è come vna Sera, che partendosi in giro ritor-
na all'istesso punto, & luoco di doue s'era prima partita. Vuole però,
che le spetie delle Diapason siano sette, & che ciascuna di queste serua,
vna al Modo Hipodorio, l'altra all'Hipofrigio, l'altra all'Hipolidio, &
cosi successiuamente per ordine vna seguente dietro all'altra; & gli Mo-
di siano seguenti l'vno dietro all'altro: & chi volesse à queste nello acuto
aggiungerui l'Hipermistolidio farebbe errore; perche farebbe vn replicare
l'Hipodorio, &t non vn aggiungerui l'ottauo; il che tiene per inconuenien-
te, che vna medesima spetie di Diapason serua à dui Modi; le spetie che al-
l'ordine di questi Modi tutte hanno il loro principio, nella acquistata, seguē Spetie d%el
le Diapent
te del Sta
pulense.

do per ordine vna dietro l'altra; eccettuando, le spetie della Diapente, che
la prma ha principio nella corda acquistata, la secōda nella appresso la prin
cipale delle principali, et è lontana dalla prima per una terza minore; la ter-
za spetie ha il suo principio nella principale delle mezane uerso l'acuto distē
dendosi; & è lontana dalla seconda spetie per una maggior terza; la quarta
spetie ha il suo principio nella appresso la principale delle mezane: &t eccoui
il luoco del sito loro dal Stapulēse dimostrate nella proposta nona del quarto.
[Music example]
Luca. A me pare che qeusto ualent'huomo discordi da quāti in questa materia
hanno scritto: adduce egli ragione alcuna in confirmatione di quāto ei dice?
page 62v
Vario. Non dice ragione alcuna, ma si può andar credendo, che volendo egli
descriuere, quattro Spetie di Diapente, che hauesse desiderio d'includerle
nel seraglio di vna quinta, ma vedendo di non potere, rispetto alla quin-
ta che nasce fra le corde principali, & la appresso la prin-
cipale delle mezane, l'habbi discostate l'vna dall'altra; le tre prime per tan
to interuallo, che sia atto ad empire, & formare vna quinta; percioche la
maggior terza, con la minore aggiunta insieme, di ponto fanno l'interuallo
di vna quinta naturale; attaccandole la quarta Spetie nella corda seguen- Dichia-
ratione
della mē
te del sta
pulense.
te, come più vicina, affin che si conosca che ella è vna delle compagne, ouero
conforme a'suoi disegni, habbi considerato che le parti principali della quin
ta, di cui ella è formata, sono la terza maggiore & minore, perciò habbi
allontanato queste spetie l'vna dall'altra per simile interuallo, ponendo-
ui poi la quarta spetie più vicino, che ha potuto, per non tramezare al-
cuno di quelli interualli, per li quali s'allontanano ciascuna di quelle spe-
tie, l'vna dall'altra.
Luca. Non mi dispiace quest'opinione, se bene da tutti gli altri s'è allonta-
nato; alcuni hanno discostato queste Spetie l'una dall'altra, chi per vn Tuo
Altra cō
sideratio
ne d%el Sta
pulense.
no, chi per vn Semituono; ma lo Stapulense ha preso il Tuono, e'l Se-
mituono insieme, & ha fatto vn bel composito, discostando la prima dal-
la seconda per vn simile interuallo, & questa dalla terza per dui Tuo-
ni, discostando questa dalla quarta per vn Semituono, che non essendo
perfetto Tuono, viene quasi à dire di esser lei ancora, parte delle altre, ò
almeno che vuol esser posta nel numero delle altre.
Vario. Afe Signor Luca, che altretanto mi piace questa consideratione,
quanto ogni altra, non è ingrata; ma non ha seguaci questo valen-
t'huomo.
Luca. Quando egli sia restato solo, non occorre insfilzarsi; non è pinione
che habbi in se del ragioneuole; nel tempo ch'ella è nata, si potrà dire, che
sia restata priua di vita.
Vario. Voi dite il vero; ha seguitato nel restante la commune ipinione,
&t in quello che ha voluto discostarsi ha dato in vna imperfet-
tione.
Luca. Per tale la riconosco; Ma al proposito nostro, con qual ordi-
ne hanno, secondo la commune opinione, ordinato li Modi questi nostri
passati?
Vario. Racconta Franchino nel lib.4. dell'Harmonia de gl'Instromenti;
e'l Fior Angelico; Guido Aretino prima di questi nel suo Micrologo,
page 63 che gli Antichi haueuano quattro Modi, ciascuno de'quali corrispon Gli Anti
chi Gre-
ci, hauea
no qua-
tro Mo-
di. & qua
li.

deua vno al Dorio, e lo chiamauano Protos; l'altro al Frigio, detto Deu-
teros; il terzo al Lidio, & lo numinauano Tritos; il quarto al Mistolidio,
e lo diceuano Tetracordo: & erano contenuti ciascuno di loro per il numero
di otto corde, ò per dir meglio ascendeuano, & discendeuano, come dice Fran
chino, per queste corde, secondo gli Antichi Ecclesiastii, che corrispondeua-
no à gli Antichissimi.
[Music example]
[Music example]
A questi quattro, che sono li principali, Gregorio Santo n'aggiunse altri
quattro, chiamandoli Laterali, ouero Collaterali, & li primi e principali Gregorio
santo ag-
giunse al
tri quat-
tro Modi
alli quat-
tro Anti-
chi.

Autentici, che sono il Protos, il Deuterus, il Tritos, &t il Tetrardus; &t
perche à ciascuno di questi le fu applicato vno de'Collaterali; mutorno il
nome di secondo nel terzo, e'l terzo di quinto, e'l quarto di settimo, inter-
ponendoui li Collaterli, che l'uno occupaua il luoco del'ottauo, & li face-
uano ascendere sino à dieci voci, ò corde, come dice il Fior Angelico, e vole-
uano che fosse à imitatione del Salterio; ilquale era composto di tre coniun Salterio
da quali
corde sia
contenu-
to.

ti Tetracordi, ò disgiunti, che nel suo modulare arriuano al numero di die-
ci, ouero vndeci corde.
Luca. Et come fecero à gli Autentici; darle questa aggiunta delli Collaterali,
che ordine osseruorno?
Vario. Leuò Gregorio Santo alcune voci dallo acuto à gli Autentici, & le Composi
tione dei
Modi La
terali.

pose nel graue, cosi li chiamò, Collaterali, come composti de gl'istessi lati, ma
diuersamente posti; restringendo dentro alla Constitutione della Diapason,
tutta la forza di ciascun modo conforme alla sua opinione.
Luca. Aspetto la demostratione di questi Modi Ecclesiastici, accomodati nella
maniera, che mi dite, con li suoi nomi.
Vario. Con li caratteri nostri, vi ho dimostrato li quattro Modi Autenti-
page 63v ci; vi dimostrarò ancora li suoi collaterali, & vi dirò come habbi fatto,
nella creatione loro: ma eccoui la demostratione, che ancora ritiene il nome
di Canto Gregoriano.
[Music example]
Luca. Ascoltatemi vi prego, & auertitemi se io in ciò facessi fallo; ch'io vo-
glio esperimentarmi, & vedere se io la intendo. Quella parte, ò per dir
meglio, gli Autentici diuidete in due parti, in vna quinta, & vna quar-
ta, che congiunte insieme ci danno vn'ottaua; & la quinta tengono ciascu-
no di loro secondo la demostratione fattami, nella parte graue; e la quarta
nello acuto: Ha lo inuentore leuato la quarta dalla parte acuta, e l'ha ag-
giunta nel graue alla quinta, & cosi ha formato quattro altri Modi, et per
che sono composte queste otaue delle spetie delle quinte & quarte, che sono
li dati che compongono gli Modi Autentici; però leuando vno de gli istessi
lati dallo acuto, e ponendolo nel graue, li chiama collaterali; quasi composti
de gli istessi lati: come in effettoè il vero.
Vario. Voi l'hauete benissimo intesa; ma aggiungeteui, che ciascuno autenti Corda
finale d%el
proto &
del colla
terale è
vna istes-
sa.
co, col suo collaterale, ha vna corda che si chiama finale; il proto col suo col-
laterale ha il suo fine in D, sol re. Il Deutero col suo compagno, in E la mi:
Il Trito col suo plagio, in F, fa ut: il Tetracordo col suo collaterale; in G, sol
re ut; & cosi gli hanno accommodati, ponendoli nel mezo dell'Essacordo me
zano; che nello acuto, &t nel graue gli auanza vn Tuiono. Et se bene corri-
sponde, il primo al proto de gli Antichissimi, & che la prima corda del Si-
stema massimo sia in A re, non deue però hauerei il suo luoco, ò corda finale,
in A re; ma bisogna che dia luoco al collaterale, che per quattro voci, viene
ad essere più graue; però il suo luoco naturale, bisogna che sia in D, sol re.
Et cosi il Deutero lascia la corda mi al suo collaterale, che per vna
Diatessarō descende più nel graue, hauendo l'vno, e l'altro la sua
corda finale in E, la mi: & essendo per vn Semituono più acuto il Trito;
lascia la sua collaterale, la quarta più bassa in C.fa ut; & ambidui finisco-
no in F fa ut: cosi il Tetracordo, che ha il suo luoco in G, sol re vt, se bene
lascia il D, sol re, al suo collaterale, ambidui però forniscono, & termina-
no in G, sol re ut; & si come il proto, è lontano dal Deutero, per vn Tuo-
page 64 no; cosi il Collaterale dell'vno, è lontano dal Collaterale dell'altro, per vn Tuono. Et se il Deutero, è lontano dal Trito per vn Semituono, il Collatera
le dell'vno, similmente è lontano, dal Collaterale dell'altro, per vn Semi-
tuono: & se il Trito, è dal Tetracordo lontano per vn Tuono; cosi il Collate Lontanā
za de'mo
di princi
pali. &
de Colla
terali
qual sia.

rale dell'vno, è dal Collaterale dell'altro per vn Tuono lontano: di modo
che si vede, che quell'ordine, da gli Antentici nello auicinarsi, ò allontanarsi,
osseruato, l'uno dall'altro; il medesimo fanno li Collaterali insieme, & se be-
ne sono per natura diuersi, quando consideraremo le parti di ciascuno di lo-
ro, delle quali sono composti; diremo ancora, che per essere li Collaterali, ò
Plagij composti delle istesse parti, ò lati, di cui gli Autentici sono composti;
è necessario che non poca simbolaità fra di loro; Ma quando consideraremo
che quella parte, che l'Autentico ha nello acuto, il Collaterale l'ha nel graue;
& che il graue e lo acuto sono di natura differente, anzi contraria: Conclu-
deremo ancora, che questi Collaterali, rispetto al loro Autentico sono di na
tura differente. Ecci vn'altra consideratione, di non poca importanza, & è
che considerato l'vno Sistema, e l'altro; quello dello Autentico, viene ad
essere diuiso secondo la proportionalità Harmonica; quella del Collaterale Modo di
natura di
uersi, &
perche.

secondo l'Arithmetica progressione; bisognerà però dire, che per essere que-
ste due proportionalità di natura, l'vna dall'altra diuerse; che anco lo Au-
tentico Modo sia di natura diuerso dal suo Collaterale.
Luca. Mi sodisfano molto queste considerationi, che già m'hauete accenato
buona parte essere di Franchino, & del Fiore Angelico; ma Guido Aretino
riformatore del Sistema massimo, che ne dice?
Vario. Nel Micrologro dice, che alcuni pensano che siano quattro li Modi; per
che ogni Cantilena Regolarmente può finire in quattro luochi del Monocor Opinio
ne di Gui
do Areti-
no.

do; & dichiarando, quali siano questi luochi dice, che nel Monocordo la
quarta voce D, è quella nella quale termina il Modo detto Proto; ouero
Prencipe & primo; E, che è la quinta voce, è quella doue fornisce il Deu-
tero: F, la sesta nel qual luoco fornisce il Trito, cioè il terzo Autentico: &
nella settima che è G, terminarà il Tetracordo: & questi quattro, si diui-
dono in otto; & la causa dice egli, è per la leuatione e bassezza de Canti,
essendo che quando il Canto andarà verso l'acuto sarà Proto nel medesi-
mo Autento; & ha il suo fine, nel medesimo luoco del Proto. Similmente
quando il Canto andrà nello acuto, dello Autento Deutero, sarà detto Au-
tento; & ha il suo fine, nel medesimo luoco del Proto. Similmente
quando il Canto andrà nello acuto, dello Autento Deutero, sarà detto Au-
tento Deutero, & fornirà nell'istesso luoco del Deutero; con lo istesso ordi-
ne il Trito, &t il Tetracordo; ma la consuetudine ha lasciato, che dobbiamo no
minare, per il Proto & suo Plagio, Modo primo & secondo; per lo Autento
page 64v Deutero, & suo Plagio, terzo & quarto, per lo Autento Trito, e'l suo Pla-
gio; quinto & sesto, & per lo Autento Tetracordo e'l suo Plagio, lo settimo, e
l'ottauo. Sono adunque, dice Guido, otto Modi, per li quali discorendo, ogni
Cantilena varia in otto maniere le sue qualità, nel qual luoco seguitando
dimostra, quanto debbano ascendere, e discendere li Canti Ecclesiastici; dan
do di ciascun Modo la forma, e la maniera.
Luca. Questa è l'opinione vniuersale, non dice cosa che sia notabile, nè si può
in Modo alcuno accordare con Tholomeo, & Boetio.
Vario. Non è possibile poter fare questo confronto; perche si attiene facilmen
te à quello che lo Abbate Odo ne disse prima di lui.
Luca. Et che cosa ne discorre l'Abbate Odo?
Opinio-
ne di O-
do Ab-
bate.
Vario. L'Abbate Odo, nel principio di vn suo Dialogo, con caratteri molto
diuersi da'nostri dice, il primo & Grauissimo Modo Anticamente era
chiamato Protos, ouero Arcos; & è quello che noi nominiamo primo Modo:
Il secondo Deuteros, che dal Protos è lontano per vn Tuono: Il terzo Tri-
tos che à quello s'auicina per vn semituono. Il quarto Tetracordos, che dal
Tritos s'allontana per vn Tuono; à ciascuno de'quali per conoscere la dif-
ferenza, dell'vno, e dell'altro, forma alcune zifre intorno alle quali non vo
glio, che hora perdiamo altro tempo. Bastaui che agli essempij, che egli de'
Tetracordi và diuisando, viene à concludere. & affirmatiuamente à te-
nere, che il Primo Modo ha la sua sede in D sol re : il secondo in E la mi : il
terzo in F fa ut: il quarto in G sol re ut: & cosi secondo gli Antichi: il
Protos, ò Arcos, è lontano dal Deuteros per vn Tuono, &t questo dal Tri-
tos per vn Semituono; e'l Tritos dal Tetrardos per vn Tuono; & piu ol-
tre discorendo dice, che se il primo Modo detto Protos sarà inacutito per un
Tuono diuentarà Deuterus, se per due voci Tritos, se per tre voci Tetracor-
dus; & cosi inacutendosi per vna voce da lui detta spatio si tramutarà di
vno, nell'altro; alle quali cose per maggior intelligentia di quanto dice, le
và applicando questi dui caratteri, che significano vno il Tuono T; &
l'altro il Semituono. S.
Luca. Tutti questi valent'huomini insieme confrontano; che gli Antichi
Greci haueano li quattro nominati Modi; & di poi habbiamo che Grego-
rio, ue ne aggiunse altri quattro che sono al numero di otto, come disse apun
Modi di
uersi.
to Boetio: ma quelli tanti, che si chiamano perfetti, imperfetti, superflui, di-
minuti, misti, commisti, &t altri infiniti che il Fior'Angelico, & doppo lui lo
Illuminato, & altri vanno descriuendo; che cosa hanno da diuidere con
questi? sono forsi altri Modi, ò pur gli istessi?
page 65
Vario. Questa mi pare vna di quelle imperfettioni delle maggiori che vdi Imperfet
tione im
portantis
sima.

re io possi, la causa è che lo ascendere vna voce più nello acuto, ò lo descen-
dere nel graue; oltra le sue corde estreme non fa uariare il Modo, pur che
non varia la spetie di cui quel tal Modo si compone; & credo che tale im-
perfettione sia accaduta, perche pare ad ogni semplice Artista di far noui
Canti Fermi, noue maniere, noue Arie, dandole anco nouo nome à suo gusto;
ma al fine egli è necessario, che osseruino le spetie della Diapente, & della
Diatessaron e che forniscano in vna delle quattro corde dette: & che osser
uino quelle spetie di quinte, & di quarte, &t di ottaue, che alla sua forma-
tione sono conueneuole, & necessarie, & se bene nello scendere, & ascende
re, talhora si seruono d'altre spetie; se ne seruono per accidenre, & non per na
tura di quel modo.
Luca. Se bene m'accennate, la natura di quella diuersità di Modi, che
io ritrouo; nondimeno non vi intendo à modo mio, lasciateui meglio in-
tendere.
Vario. Ho voluto dire, che ciascuna volta, che vn Canto arriua alla sua
ottaua giusta, secondo la quale egli è sottoposto à qual si voglia Modo
sarà perfetto; se vi mancherà qualche voce, sarà imperfetto; se trappassa-
rà la detta ottaua sarà superfluo, se participarà di più voci del suo plagio
sarà Autento Misto; se vserà delle spetie d'altro Modo, che non sarà suo
plagale si chiamerà Commisto.
Luca. Hora in vi ho itneso bene, seguitate.
Vario. M'è sopramodo caro, che la intendiate, ma come vi ho detto, sono im-
perfetioni, e vanità ritrouate da gente, che altro non hanno da pensa-
re, &t credete: à me ch'egli è proprio vn gittare il tempo. Seruaui per
essempio l'Antifona. Assumpta est Maria in Coelum: che si canta nella Fe-
sta della Gloriosa Vergine nel Mese d'Agosto, che non ascendendo più di
sei voci, ò note, dicono, che'egli è del settimo imperfetto; che gioua alla
cognitione di questo Modo quella aggiunta d'imperfetto? che ad ogni mo-
do tanto è del settimo, quando arriua alle otto corde, ò voci; quanto giun-
gendo alle sette sei, ò cinque, perche la quinta che entra alla sua formatione
lo dimostra: Credetemi che propriamente è vna vanità; &t vno inuilup-
pare la mente de'studiosi.
Luca. Non siano d'opinione lontani, nò; ma vicini, anzi ci confrontia-
mo, & vedo questo intrico.
Vario. Sappiate che, chi volesse à Antifona per Antifona, Responsorij, In-
troiti, Graduali, Offertorij, Alleluia, et in somma tutti li Canti Ecclesiastici;
page 65v essaminarli, e constituire secondo che sono fra di loro variati vn nome per
ciascuno; & per cosi dire vna Antifona, che sia del Modo Proto Autento,
può essere perfetto, imperfetto, Misto, Cōmisto, Regolare Irregolare, Super
fluo, Dim.muto, et d'altre spetie; bisognarebbe credere, che ogni Modo fareb
be almento di otto spetie: & per essere li Modi Ecclesiastici al numero di ot
Modi de
Moder-
ni ascen-
dono al
nu. di 64
to, moltiplicate otto fia otto, fa sessantaquattro; & cosi sessantaquattro
sarebbono li Modi, ò le maniere de'Modi: che ne dite? che ne credete? senti-
te che imperfettione è questa.
Luca. Io la chiamerei più tosto confusione, che imperfettione, perche è pro-
priamente vn confondere le menti di quelli, che attendono à questa scien-
za: ma lasciamo queste baie; che conformità ha hauuto Boetio con questi
Modi, che di sopra hauete nominati?
Vario. Ma che conformità hanno hauuto questi con quelli di Boetio?
Luca. L'Abbate Odo, non è egli stato prima di Boetio?
Vario. Signor nò, è stato & ha scritto doppo Boetio molti e molti anni; anzi
che lui, e lo Aretino si sono accostati alla opinione di Boetio, secondo la intel-
ligentia loro; si come ha fatto Franchino, che si può dire, che sia stato Com-
Errore ri
trouato ī
Boetio.
mentatore di Boetio; & come io poco fa vi ho dimostrato; ma l'hanno
inteso al contrario: si sono creduti che Boetio formi il Modo Hipodorio nel-
la corda acquistata, & nella principale delle principali l'Hipofrigio; &
nella appresso la principale l'Hipolidio & nella Indice delle principali io Do
rio; cosi seguendo di mano in mano gli altri, &t si sono ingannati; il quale in-
ganno sono è passato rispetto alla consideratione delle spetie delle ottaue da
loro considerate; ma si vede nel confronto di più luochi, che Boetio ha
tenuto la protettione, & opinione di Tholomeo, come vi ho dimostrato,
nè si è allontanato da Tholomeo, se non nel modo di considerare le cose-
imitando lo istesso Tholomeo, che altrettanto ha fatto, confrontandosi
con Euclide.
Luca. Ho conosciuto benissimo, che Boetio, quanto alle parole sue, e al modo
di considerare la sua intentione è conforme alla opinione di Tholomeo; ma
quanto alla demostratione, che lui fa, ho anco inteso, che tiene con quest'al-
tra opinione.
Vario. Hauete molto ben ragione, & questo errore è forsi stato causa, che lo
Abbate Odo, e gli altri si sono abbagliati: come l'Aretino, il Franchino,
il Stapulense, il Glareano, & altri che pur sono molti; ma veramente
io non voglio attribuire à trascuratezza, ò dapocagine di Boetio, ma
alla ignoranza di qualche Correttore, ò più tosto incorrettore; che talhora
page 66 se ne ritrouano di quelli che fanno il bello ingegno, e'l bel huomore, & si da-
no ad intendere di possedere le materie; come apunto è intrauenuto al Zar-
lino nell'vltima Impressione delle Opere sue; & è stato, che ritrouandosi
nel letto infermo &t dalal vecchiaia oppresso, volendo far Ristampare,
come ha fatto tutte l'Opere sue, ridotte in vn corpo, le bisognò fidar-
si d'vno che facea l'intellgente, e in vece di corregere, &t emendare li
fogli, le rouinò in molti luochi; e nella Tauola de gli errori pose molte
cose per errori, che in effetto non sono; & cosi per il contrario: & per-
che non vogliamo ancora credere, che questo istesso sia intrauenuto alle
opere di Boetio?
Luca. Veramente che à tanto huomo sauio, accurato nello scriuere, e dili Boetio
diligente
scrittore.

gente in tutte le sue operationi, sarebbe graue l'errore, il volere attribui-
re, che ciò fosse stato per trscuratezza, ò ignoranza sua, non potendosi
con ragione alcuna di simil nota tassare; Ignoranza non può essere, perche
le parole sue dimostrano il contrario: talhora la lontananza dell'età, &
de'tempi, il passare le opere per le mani di molti scrittori, non essendo a
quei tempi la Stampa in vso, fa ritrouare di questi disordini. Ma se
all'hora, & appresso gli Ecclesiastici ancora de'Modi se ne ritrouano
sino al numero di otto; di donde nasce, che a'nostri tempi se ne ritrouano
le dozine intiere?
Vario. Henrico Glareano; huomo litterato, &t nelle Mathematiche de'suoi tē
pi singolare, alli otto Modo ne aggiunse quattro, come si può uedere nella sua
Musica, il cui titolo chiamò apunto Dodecacordo: se bene non fu tanto acor
to, che conoscesse questo abuso delle corde finali de'Modi, seguitato dalli Mu
sici de'suoi tempi; fu però molto sottile nella aggiuntione de gli vltimi quat
tro Modi.
Luca. Et da che si mosse alla aggiuntione de'quattro per volta? poco man-
co, che non sia giunto al numero di Aristosseno.
Vario. Secondo la sua consideratione, & li suoi principij, non si può passare
più oltra, nè possono essere di manco.
Luca. Non si serue adunque de'principij de gli Antichi?
Vario. Signor nò; Considerauano semplicemēte le spetie delle Diapason gli An
tichi; & à ciascuna appplicauano vno de'Modi, come vi ho detto, e dimo-
strato: ma considera il Glareano nella Diapason la proportionalità Harmo-
nica, & l'Arithmetica, di cui Franchino prima di lui ne fu il primo moto-
re; & considerandola in questo modo, bisogna per forza, che ne nascano li
Modi al numero di dodeci.
page 66v
Luca. Et che ordine tiene?
Vario. Voi sapete, che sette sono le spetie della Diapason.
Luca. Lo sò benissimo.
Vario. Se ciascuna di loro fosse sottoposta alla diuisione Harmonica, et Arith
metica, non è dubio, che li Modi sarebbono al numero di quattordeci, essen-
do sette le spetie della Diapason; ma perche quella Diapason, che è posta fra
Diapasō
due spe-
tie, vna
che non riceue la
diuisio-
ne Har-
minica,
l'altra l'
Arithme
tica.
le cordi mi, & b fa mi, & F, fa ut; & quella che fra le
corde F, & F, non patisce l'Arithmetica, per causa del Trituono, che na
sce fra la corda F, & b fa mi; però vengono diuise queste spetie
solamente in dodeci maniere; & Dodeci vengono ad essere li Modi: &
veramente fu giusta ragione; perche si vede, che fanno diuersi effetti, se-
condo la natura della diuisione; la onde tanto è migliore la diuisione Har-
monica dell'Arithmetica, quanto che l'ordine delle consonanze, che in essa so-
no collocate si ritrouano hauere tutte le sue corde nel loro proprio luoco na-
turale, secondo la natura delle consonanze in esso contenute. Nella diuisione
Arithmetica le consonanze sono poste in tal maniera, che più presto si può
nominare ordine accidentale, che naturale.
Luca. Questa non è stata consideratione de gli Antichi ma sua; però debbo-
no li posteri hauere molto obligo alli primi inuentori delle cose; perche sen-
za loro se ne caminarebbono al buio.
Vario. Obligo grande veramente, se le deue, se bene non ritrouano l'essatto,
dano però tanto di luce, che li successori a poco a poco affinano l'inuentione,
& dano longa vita all'Inuentore.
Luca. È vero il prouerbio; vn'huomo solo non sà ogni cosa, all'inuentione
vno aggiunge vna cosa, vn'altro vn'altra, & cosi le cose si riducono a per
fettione. Ma che hanno creduto questi Moderni di cui si può dire, che a'gior
ni nostri il Zarlino sia stato nominato per il primo; se egli confrontato col
Glareano, ò pure ha seguitato l'opinione commune?
Zarlino
si è con-
frontato
col Gale
iano, &
in che.
Vario. S'è confronato col Glareano nel numero, &t per vn tempo nel luoco,
e sito; ma vltimamente accortosi dell'errore ha seguitato Tholomeo, & Boe
tio, che già v'ho dimostrato, che sono d'un'istesso volere come più ragione.
uoli, & veridici. Et doppo il Zarlino v'è stato Francesco Salines Lettor
pubblico nello studio di Salamanca; il quale in vna sua opera latina dimo-
stra d'hauer inteso per questo istesso verso la materia de'Modi, & ne fa
lungo ragionamento nel lib.4. la doue dimostra che quest'ordine è secondo
che ricerca la ragione Harmonica.
page 67
Luca. S'accordano forsi, il Zarlino, & questo Salines?
Vario. Intorno alle corde finali de'Modi, sono di vn'istesso parere; ma nello
constituire le spetie delle Diapason, sono diuersi.
Luca. Hanno forsi diuersi principij?
Vario. Signor nò, ma il Zarlino si discosta dal Salines per diuersi rispetti, e ra
gioni; ma per bene dichiararui questa differenza è necessario ancora, che vi
dimsotri le spetie, che constituisce l'vno, e l'altro; forma il Salines la prima
spetie & l'altre secondo che vedete.
[Music example]
Spetie
d%ella Dia
pason di
mēte del
Salines.
[Music example]
Spetie d%el
le Diapa
son del
Zarlino.

Dice il Salines, io incomincio, e dò principio alla prima spetie della Diapa-
son nel primo luoco del Sistema massimo; & perche gli nostri passati inco-
minciauano nella corda acquistata, la prima spetie, noi che per ordinare il
nostro Sistema habbiamo aggiunto vna corda sotto l'acquistata, & à noi è
in luoco dell'acquistata de'passati; parmi il douere di dar principio nella sot-
to l'acquistsata: Dice il Zarlino io constituisco la prima spetie della Diapa-
son nella corda di C, perche douendo io dar principio alli Modi, & fine nella
detta corda; parmi il douere, che nella corda istessa ancora si deb.a dar prin Ragione
del Zarli
no [[per]]che
dia prin-
cipio al-
la prima
spetie in
C, fa ut.

cipio alle spetie della Diapason; &T che la prima spetie della Diapason hab-
bi da constituire il primo Modo, & non la quinta, dal Salines detta prima,
laqual ordina il Collaterale del primo; oltra che serue meglio alla memoria;
il primo Modo uiene formato della prima spetie di quinta, la prima di quar-
ta, & la prima dell'ottaua; diuisa Harmonicamente, v'aggiunge di più,
che nella diuisione fatta della Diapason nelle sue parti Harmonicamente di
uisa ritroua egli, che perm olti rispetti bisogna, che la prima sia quella, che
ha principio nella corda di C, & se questo è vero, come la dimostratione
dimostra, che io ho da chiamar prima, qual'altra spetie si voglia?
page 67v
Luca. Trattandosi de'Modi, & essendo la prima corda in luoco dell'acquista-
ta, & in questo primo Modo serue la C, & si chiama la acquistata, come
detto m'hauete, parmi il douere ancora, che questa si debba chiamare prima
spetie di Diapason, e constituisce il primo Modo.
Vario. Hauete vna gran ragione.
Luca. Nel restante si confrontano, ò pur sono discrepanti?
Vario. Sono d'accordo nel luoco, nel numero, nelle spetie delle quarte, & quin
te, & nelle corde finali de'Modi. In quali
cose si cō
frontano
in Zarli-
no col Sa
lines.
Luca. Sono concordi nella essentia, & discordi nello accidente; il che è à bene-
placito de gli huomini.
Vario. È il vero, ma per ordinarui li Modi bisogna doppo la conoscenza del
le spetie delle Diapason, che vi dimsotri quelle spetie, che come da sue par-
ti le Diapason vengono reintegrate, & secondo le quali si dicono, quando di
uise Harmonicamente, &t quando Arithmeticamente, che sono le spetie del-
le quarte, con quelle delle quinte: & sono le seguenti.
Spetie d%el
le quarte
& quinte
del Zarli
no.
[Music example]
Et sempre dice Boetio, nel libro quarto cap.13. gli interualli tutti, hanno
vna spetie di manco di suoni, che in essi si contengono.
Luca. Di modo che, perche l'ottaua ha in se otto suoni, haurà solamente sette
spetie; e la quinta, che ha cinque voci quattro saranno le sue spetie, & la
quarta che è compresa da quattro suoni, non passeranno le sue spetie: il nu-
mero ternario.
Vario. Cosi vuol dire Boetio.
Luca. Alla confirmatione di questi Modi, che ordine serua questo Zarlino?
mi vado pensando, che proceda con vn Metodo, che sia alli intelligenti di
gusto, e gran sodisfattione; e à quelli che non sanno, di molta facilità.
Vario. L'ordine mi pare, che sia di dimostrarui alcune cose necessarie alal co-
gnitione di questi Modi, & poi venire alla loro formatione, buoan parte
delle quali già hauete vedute.
Luca. Io ho inteso le spetie delle Diapason quali siano, quelle delle quarte, &
delle quinte; resta che mi dichiarate il restante, & poi veniate alla demo-
stratione.
Vario. Vogliono quei pratici della buona Schola Costanzo Porta, Claudio,
page 68 Merulo, Baldissera Donati, Gio. Gabrielli, Gio. Croce, Gio. Bassano, & gli Interual-
lo diuiso
secondo
ka propor-
tionalità
Harmo-
nica qual
sia.

altri; che uno interuallo si dichi essere diuiso secondo la proportionalità Har
monica, quando essendo tramezato nella parte graue vi resta vna quin
ta, &t nell'acuta vna quarta.
Luca. Questa propositione si intende solamente dell'ottaua, ouero di quelli
interualli, che riceuono cotal diuisione, ma non credo di tutti; perche m'haue-
te già dimostrato, che la settima minore non riceue questa diuisione.
Vario. Cosi s'intende, ma Arithemticamente quell'ottaua si dirà essere cosi di Interual
lo Arntih-
metica-
mente di
uiso, qua
le sia.

uisa; che nella parte graue ha la quarta, e nell'acuta la quinta, gli essempij
dell'vna, e l'altra eccoueli.
[Music example]

Le Cadenze sono di due sorti, Regolari & Irregolari, le Regolari sono quel Cadēze
di due
sorti.

le, che terminano nelle estreme corde di ciascuna ottaua, della quale, quel tal
Modo è formato, & nella estrema della Diapente, & nella corda che può me
diare quella Diapente, ò diuiderla in due terze, cosi.
[Music example]
Cadenze
Regola-
ri, & Irre
golari
quali sia-
no.

Di modo, che ogni Modo per natura haurà quattro luochi determinati, ne'
quali si potranno fare le Cadenze Regolari di quel Modo, tutte l'altre si
diranno essere Irregolari.
Luca. Se in quattro luochi possono variare le Cadenze in ciascun Modo, &t
tutte sono Regolari, potrassi pur in alcuni luochi vsarne almeno due altre
che siano Irregolari; & cosi il Compositore haurà il campo largo da poter
discorrere à suo beneplacito.
Vario. Senza dubbio lo potrà fare; ma non le sarà già lecito fare il principio,
e'l fine d'vna Cantilena d'un Modo, e tutto il mezo d'vn'altro Modo, Inconue
niēte del
Modo,
vsato da
alcuni.

che sarebbe vn'inconueniente; bisogna stare nel Tuono, ouero Modo: nè si
debbono allontanare le parti molto nel graue, ouero nello acuto; ma la lonta-
nanza loro può essere alle uenti voci, al più; perche la natura humana può
andare con la voce naturale sino a quel termine: & quando ascende più
nello acuto, sono Cantilene estreme, & molto discomode à tutti li Cantori;
ma per instromenti ascendano quanto le piace, che il tutto le torna comodo.
page 68v
Luca. Questi sono tutti auertimenti buoni, ma non sono osseruati; perche
ogn'vno vuol fare à suo modo, & si fanno lecito li Compositori Moderni,
molte cose, che sono, come habbiamo detto altre volte, contra il bello, e pur-
gato stile di comporre. Ma alli nostri Modi, che questo più importa.
Forma-
tione del
primo
Modo.
Vario. Eccomi il primo Modo, dicono, che egli si forma dalla prima spetie di
Diapente C, & G, & della prima della Diatessaron G, & C, che compon-
gono la prima spetie d'ottaua Harmonicamente diuisa fra le corde C, &
C, e di natura atto alle Danze, e balli; alcuni lo chiamano Modo lasciuo: si
ritrouano le Antigone Alma Redemptoris: & Regina Coeli, sotto di questo
Modo da gli Ecclesiastici cantate, si può trasportare per vna Diatessarion,
per b molle nello acuto.
Forma-
tione del
secondo
Modo.
Il secondo Modo si forma della prima spetie della Diapente G, & C, & della
prima della Diatessaron fra le cordi. C, & G, & G; diuisa Arithmeticamente: questo
Modo è atto ad esprimere cose lamenteuoli, perche la sua modulatione è me-
sta. & languida: Hanno gli Ecclesiastici la Antifona Aue Regina Coelo-
rum; si trasporta con l'aiuto del Synemmenon per vna quarta nello acuto.
Forma-
tioen del
terzo Mo
do.
Il terzo Modo si forma della seconda spetie della Diapason D, & d, diuisa
Harmonicamente; & è contenuto dalla seconda spetie di Diapente D, &t
A, & dalla seconda della Diatessaron A, & d, per natura è dolce & alquan
to mesto; gli Ecclesiastici sotto di questo cantano l'Antifona, Salue Regina;
&t Victime Pascali, come si trasporti col b molle ne sono piene le carte.
Forma-
tione del
quarto
Modo.
Il quarto Modo: si forma della sesta spetie della Diapason posta fra le cordi A,
&t a, & dicono che si compone della seconda spetie di Diapente a, & D, &
della seconda della Diatessaron D, & A, &t è diuisa la Diapason Arithme-
ticamente; per natura è atto à esplicare cose meste, & lamenteuoli, è però in
vso appresso gli Ecclesiastici, nelle cose che si cantano nel tempo Auadrage-
simale, si trasporta questo ancora verso l'acuto per vna queta col b molle.
Forma-
tione del
quinto
Modo.
Il quinto Modo, si forma della terza spetie della Diapason E, & e, diuisa Har-
monicamente dalla corda , & nasce dall'vnione della terza spetie della
Diapente E, & dalla terza della Diatessaron , & e: Gli
Ecclesiastici hanno molte Antifone, & vi cantano. Profeta magnus:
con altre; ha per natura di comouere al pianto, &t è lagrimeuole, e peino di
lamentationi: si può trasportare per vna Diatessaron nello acuto con lo aiu-
to della zifra b.
Forma-
tione del
sesto Mo
do.
Il sesto Modo si forma della settima spetie della Diapason contenuta fra le cordi
, & , mediata dalla sua corda finale E, Arithmeticamente: questa si
page 69 compone della terza spetie della Diapente , & e. & della terza della
Diatessaron E, & , congiunta alla Diapente nella parte Graue;
questo s'accommoda da à parole lamenteuoli, che in se contengono tristez-
za, & è più mesto del principale suo si ritrouano composte di Adriano, pec-
cata mea Domine, & altri infiniti, si trasporta per vna Diatessaron nel-
lo acuto col segno b, molle.
Il settimo Modo è contenuto dalla settima spetie di Diapason F, & F, Harmo Forma-
tione del
settimo
Modo.

nicamente diuisa dalla corda C, & si compone della quarta spetie di Dia-
pente F, & C, & della prima della Diatessaron C, & F, posta nella part
acuta della Diapente questa Diapason non riceue diuisione Arithmetica; è
stato vsato à parole, che contengono vittoria; onde è gocondo, modesto, &
diletteuole: Cipriano compose il Madrigale di tempo in tempo; & si può tra-
sportare per vna Diapente nel graue con l'aiuto della corda b.
L'ottauo Modo è contenuto nelle corde tra la prima spetie della Diapason C. & Forma-
tione del
l'ottauo
Modo.

C, diuisa Arithmeticamente; si forma della prima spetie della Diatessaron
C, &t F, & della quarta della Diapente F, &t C, è per natura sua deuoto, e
lagrimeuole: Adriano sotto questo Modo compose il Salmo, Inconuertendo.
Questo si trasporta nell'acuto per vna quarta col b, molle.
Forma-
tione del
nono Mo
do.
Il nono si forma della quinta spetie della Diapason G, & g, Harmonicamente
diuisa, e nasce dalla congiuntione della prima spetie della Diapente G, & d,
&t della seconda della Diatessaron nello acuto aggiuntaui: cōpose M.Adri
no il Motetto, Pater peccaui: & si trasporta nel Graue per vna quinta con
l'aiuto del Synemenon; è per natura lasciuo, & se le conuengono quelle pa-
role che significano minaccie, ira, perturbationi.
Forma-
tione del
decimo
Modo.
Il decimo è contenuto tra la seconda spetie della Diapason d, & D, Arithmeti-
camente diuisa dalla corda G, & nasce dalla congiuntione della quarta spe-
tie della Diapente d, & G, posta nell'acuto; con la prima della Diatessaron
G, D, posta nel graue: compose Giusquino il Motetto, Audite insulse; è per
natura lontano dalla tristitia, lasciuia, et ogni vitio; è amatore di cose gra-
ui, speculatiue, et diuine. si può trasportare per vna Diatessaron nell'acu-
to col segno del b, molle.
Forma-
tione del
Modo vn
decimo.
L'vndecimo Modo, che per natura sua è faeto, et allegro, se gli accommodano
parole, che contengono cose allegre, dolci soaue, et sonore, et è contenuto nell
sesta specie della Diapason A, et a, e nasce dalla congiuntione della seconda
spetie della Diapente A, et E, con la terza della Diatessaron E, et a, là on-
de la Diapason viene ad essere diuisa secondo la proportionalità Harmo-
nica, si può trasportare per vna Diapente nel graue con l'aiuto del b, mol-
page 69v le: ritrouasi di Morales il Motetto; Sancta, et immaculata Virginitas, et
molti altri di diuersi valent'huomini.
Forma-
tione &
natura d%el
duodeci-
mo Mo-
do.
Il duodecimo è contenuto dalla terza spetie della Diapason E, et è Arithmetica-
mente diuisa, e nasce dalla congiuntione della seconda spetie della Diapente,
nello acuto posta; et dalal terza della Diatessaron nel graue collocata; è per
natura simila al quarto, et sesto; perche si serue della Diapente del quarto;
et della Diatessaron che serue al sesto: si può trasportare per vna Diapente
nel Graue col b molle; et si ritrouano composte sotto questo Modo di Adria
no, Flete oculi, rorate genas: et altre d'altri Auttori.
Luca. Questi sono li dodeci Modi vsati dalli pratici Moderni, nelle compo-
sitioni de'Madrigali Motetti, et Ricercari; ma gli otto de gli Ecclesiastici, mi
paioni quelli, che sono posti nel mezo di questi dodeci, e sono posti in modo,
che dui ne sono di superfluo à loro nella parte graue; et dui nell'acuta: cosi
leuando li quattro restano apunto gli otto detti.
Vario. Voi dite, è bene, resta che io vi dichi, che tutti li Modi, che hanno
vna di quelle parti, di cui sono formati, che ad altri Modi seruono; bisogna
che ritenghino della natura, l'vno dell'altro; et perche vi ho detto di quali
Corde
finali de
Modi.
parti essi si componghino, vi dico ancora, che le corde finali di qualunque
Modo si sia, e la più graue della Diapente di cui sono formati.
Luca. Questi Modi, da Compositori si come ne'generi viene fatta vna mi-
stura à lor modo; non vengono loro ancora msiturati?
Mistura
de M-
di.
Vario. Signor sì, anzi che da molti di loro, questa mistura è fatta tale, che non
si può conoscere, e far giudicio del Modo, saluo che dall'vltima corda, il ch'è
vna della maggiori imperfettioni, che habbi l'Artefice di quest'Arte; do-
uendosi denominare la forma datale da tutta la Cantilena, et non dalla pri
ma corda e l'ultima solamente, il che douote notare, et intēdere che li Theo
Dichiara
tione del
la Rego-
la de Mo
di.
rici dicono, che si deue incominciare dalla prima corda della Cantilena, et
andare sino all'vltima, essaminandola, et vedere di quali spetie di conso-
nanze quella tal Cantilena è formata, et all'hora darle la denominatione,
et questa è la interpretazione della Regola detta.
Luca. Credo che necessariamente di ragione si debba intendere cosi; ma tut-
tauia parmi ancora, che le Cantilene possino essere miste de'dui Modi.
Mistura
de Modi
Autenti-
ci & Pla
gali.
Vario. Ogni Cantilena e Mista, e composta semplicemente di due Modi, dello
Autentico, et del suo Plagale, se il Cōpositore fa vna Cantilena dell'ottauo
Modo, deue il Tenore, che e la guida del Tuono, caminare e modulare per
le corde dell'ottauo; e la parte più bassa per quelle del settimo; è ciascuna
di queste due corrisponde la Moduatione quella del Soprano al Tenore;
page 70 0la del contr'Alto al Basso; &t questa è la Mistura, che dite. La Cantilena
è poi mista d'altri Modi ancora, secondo che il Compositore si và seruendo
d'altre spetie di consonanze, le quali per natura loro seruono ad altri Modi;
ma à questo proposito voglio mostrarui vn Motetto à quattro voci del
Re. Costanzo Porta huomo che nella cognitione de'Contraponti de'nostri Costan-
zo Porta
huomo
Singola-
re.

tempi, è singolare; il quale viene ad essere de'quattro Modi ordinarij;
perche si canta in due maniere, & di più, poi accidentalmente secondo che
si serue d'altre spetie, che ad altri Modi seruono.
Luca. Io l'ho vdito nominare per valent'huomo in questa professione, &
tale, che ha pochi pari suoi nella Italia, è però forza, che questo Motetto sia
cosa rara: ma quando mi volete far dono di questo Motetto?
Vario. Hor, hora: eccouelo, guardatelo bene, che poi vn'altra volta voglio
daruene vn'altro, che si pul Cantare à due Voci, a tre, a quattro, & cin-
que; leuando delle parti graui, quale èiù vi piacerà, restarà, a quattro,
ouero, à tre leuandone dua; &t leuandone tre, restarà il Canto à due Vo-
ci; il che non è cosi facile da farsi; &t vna bella inuentione, & noua: fat-
ta dallo istesso Costanzo Porta. page 70v
[Music example]
page 71v
Luca. Mi pare, che porti seco molte difficoltà, bisogna che se m'hauete fatto do
no del Motetto, mi diate ancora lume di poterlo intendere con facilità, &
anco delle Annotationi di poterne fare, acciò habbi il dono compito.
Vario. È il douere, non posso mancarui, eccomi pronto al vostro desiderio.
Lo cantarete la prima volta secondo che vi dimostrano le Chiaui, che sono
più vicine alli segni positiui della voce. La seconda voltarete le carte al con
Dichia-
ratione
del Mo-
tetto.
trario; & quello che prima era Soprano diuenta Basso, e'l Contr'alto Te-
nore, e'l Tenore contr'Alto, e'l Basso Soprano; ma non basta questa cogni-
tione: doue la prima volta che lo hauete Cantato vi sono stati li diesis
[Figure]
la
seconda le ponerete il b molle. Et doue la prima volta diceuate, mi, natural-
mente la seconda direte, fa notarete le parole che vi dimostrano, che non è
dato à tutti la intelligentia di simil Compositione. La osseruatione di com-
porlo, e, che bisogna guardarsi che il Soprano non facci quarta col contr'
Alto; che il Soprano con l'altre parti non facci sesta che siano grosse che non
faccino Cadenze le parti fra di loro; & alcune altre cose le quali, nel
componerlo si vano ritrouando; & vedendo; & questo voglio che sia
il fine del ragionamento nostro.
Luca. Resto con molto obligo alla ammoreuolezza di V.S.Credo che do-
matina senza fallo partiremo, mi rimane pregarla che & mi mantenghi
nella gratia sua & mi comandi; me ne andrò e volontieri perche porto me
co per gratia di V.S.cose che mi consolano e sodisfano assai.
Vario. Signor Luca è debito mio seruirla sempre si come la prego che mi
comandi, & intorno a'nostri ragionamenti, occorrendoui qualche dubio,
datemi auiso che volontieri farò quanto bisognera; cosi prego il Signore
che vi dia il buon viaggio; & resto vostro.
Luca. Signor Vario vi bacio la mano à Dio.
IL FINE.