Title: Sopplimenti musicali
Author: Gioseffo Zarlino
Publication: Francesco de' Franceschi (Venezia, 1588)
Principal editor: Frans Wiering
Funder: Utrecht University Netherlands Organization for Scientific Research (NWO)
Edition: June 2000
Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht NetherlandsMVSICALI
ZARLINO DA CHIOGGIA
Maestro di Cappella della Sereniss. Signoria
DI VENETIA:.
Istitutioni & Dimostrationi; per essere state mal'intese da molti;
& si risponde insieme alle loro Calonnie.
Con due Tauole, l'una che contiene i Capi principali delle Materie, &
l'altra le cose più notabili, che si trouano nell'Opera.
Terzo Volume.
καὶ μὴ διδόντος οὐδὲν ἰσχύει πόνος.
Σημεῖον τοῦ εἰδότος καὶ τὸ δύνασθαι διδάσκειν ἐστὶ. In Venetia, appresso Francesco de' Franceschi, Sanese.
M D LXXXVIII.
AL SANTISSIMO
ET BEATISSIMO
NOSTRO SIG.
PAPA SISTO QVINTO
TERMASSIMO PONTEFICE.
Gioseffo Zarlino da Chioggia prega lunga vita,
& FELICITA'.
netia, hebbi gratia in alcuni familiari congressi d'os-
seruarla con animo affettionatissimo; & incominciar
ad inchinar l'animo alle grandi aspettationi, che pro-
metteuano appresso di ogn'vno le sue Virtù, lequali
hora l'hanno condotto al Sommo d'ogni dignità, e
d'ogni gloria; del che questa Città Serenissima in generale, & io in par-
ticolare, n'hebbe somma allegrezza. Hora me riduco à i Santissimi
piedi, come sua Antico seruo ad offerirle la presente Opera, come de-
bito tributo à lei, per quanto comporta la bassezza della mia fortuna.
Ma perche, offuscato dagli immensi splendori della sua gloria, non
sò vedere con qual titolo possi salutarla, mi seruirò d'vn simile à quello,
co 'l quale i Padri del S. Concilio celebrato in Calcedonia nella Thra-
cia, esprimendo (come si legge Tur. Crem.
Sum. De Ec
cl. Lib. 2.
cap. 15. &
16. ) le merauiglie del Santissimo Leone
Primo di questo nome, lo gridarono Tre uolte Santo; come Catholi-
page iv co, come Apostolico, e come Ecumenico, ò Vniuersale; La onde sa-
luterò anch'io V. Santità col nome di TER MASSIMO, poi che
tanto ardir si concede à Serui, di trouar parole conformi a' suoi interni
concetti; Act. 4. essendo massimamente impossibile, che quelle cose, che si
uedono, & odono; & sono degne di lode, si possino passare con si-
lentio: come si hà dal detto del Signore sopra quelli che lo lodauano,
che dice; Luc. 19. Quando questi taceranno, parleranno le pietre. Et à far que-
sto m'hanno spinto molte cagioni. La prima è il Grado eminentissi-
mo, & il Luogo primo, ch'ella tiene nel Christianesimo, nell'Am-
piezza di quella podestà datale da CHRISTO N. S. come successor
di S. Pietro, & suo Vicario, Capo di tutte le SS. Chiese; come si hà dal-
le Diuine Scritture, & lo confermano i SS. Concilij & le leggi Ciuili,
& Canoniche; Math. 16.
Iohan. 1.
C. de Sum.
Tri. & Fi
de cath. lib.
1. Tit. 1.
De Iudic.
c. Nouit.
De maio.
obedi. c. Il-
lud Domi-
nus. onde non ui è in questo Mondo alcuno di Grado, d'Au-
torità & di Santità maggior di lei. Et se bene ella chiama gli altri Pre-
lati come Fratelli; nondimeno nel gouerno della Republica Christia-
na, & alla custodia della Greggia à lei commessa; quando due fiate il
Signore disse al Capo de gli Apostoli:
Pasce oues meas,& la terza disse:
Pasce agnos meos;le sono Coagiutori. La seconda ragione è il Secondo
grado, De trans-
la. episc. c.
Quanto.
Iohan. 27.
De crim.
fal. minori
c. Quam
graui. che ella tiene per la Giustitia incontaminata di Padre uniuersale,
Massimo difensore, & solecito uendicatore contra l'Ingiusto; purga
le nebbie delle Heretiche prauità, che si contrapongono al lume dello
Spirito santo. Benefattore de buoni; Consolatore de' oppressi; Pre-
miatore di quelli, che uirtuosamente si hanno affaticato, & si affatica-
no. La terza ragione è il terzo Grado, che in molte cose si distende;
prima nella Massima cura dimostrata in molti modi del Culto diuino,
donando à i popoli Christiani molte, & opportune fiate, doni spiri-
tuali, & l'altre cose ben à tutti manifeste: nella Massima Charità in
erigere Statue, & Sepolchri à Pontefici infinitamente benemeriti di san-
ta Chiesa, cosi nella Liberalità uerso la patria, uerso gli amici, & suoi
benemeriti; & nella Magnanimità accompagnata della Massima so-
lecitudine intorno le cose, che fanno al commodo, all'ornamento,
& al decoro della Città di CHRISTO, Capo de tutto il Mondo. Il
che dimostrano i Superbi edificii, & quel superbo Acquedotto dell'ac-
qua Felice, & quel che più Imperatori à malapena con lungo tempo
condussero à fine, ella in poco spatio habbia felicemente perfetto, &
habbia arricchito la Città di nobilissimo luoco; hauendolo renduto
habitabile col corso di tanto restoro. Et le Piramidi, & Obelischi de gli
altri Imperatori, che non attentarono di toccare ad erigere, ò con infi-
nite difficoltà l'eressero, & dedicorono per loro immortali honori V.
Santità arditamente, & francamente hà eretto, & in esse essaltata la
Santissima Croce; accioche sopra le pompe, & li trionfi de' persecu-
page v tori di CHRISTO, trionfasse, nel cospetto della Città come nel mezo del
la terra in Gierusalemme; Psal. 73. essendo in essa operata la nostra Salute, fu anco
essaltata. Comparono etiandio hora le principali Chiese in capo à strade
sontuose, ordinate dalla sua molta prouidenza, & liberalità, che inuita-
no il popolo à più frequenti uisite, & deuotioni; & con tutto questo non
resta di esserer riccho l'Erario, quanto mai sia stato in alcun tempo, per il
nuouo apparecchio contra gli Inimici di Santa Chiesa, iquali già ueden-
dolo carico, cosi hanno à sgomentare, come la catholica Greggia à
inanimirsi, & soleuar le speranze à trionfi à hinni, & canti; doue non sa-
rà disdiceuole, che ui anco per apparecchio le cose musicali.
Ilperche hora hò preso ardire di consacrarle la presente Opera, nella-
quale ella conoscerà da i nuoui concetti esplicati, & dalle Dimostratio-
ni, fatte, & anco da molte altre cose ridotte dall'altre Scienze al ser-
uitio della Musica; non da altri per quanto fin hora hò potuto sa-
pere; state trattate, quanto tornerà à proposito per incitare ogn'uno
ad intonareà Dio nuoui canti. La qual Scienza le sarà tanto più cara,
quanto che ella sia Legge del Reggimento del Cielo, della Ter-
ra, girandosi però i Cieli con inesplicabili Ragioni, & con impari
mouimenti, & Interualli diuersi: Iob. 38. di modo che quasi temperando il
Suono acuto co 'l graue fanno un tanto mirabile concento nelle cose
di Natura, che humana forza non è atta à farlo cessare. Alla cui sem-
bianza il Principe etiandio tempera la Republica, che fa fare un come
scambieuole Concerto trà gli infimi, & minimi, & tra i grandi, &
massimi di essa; di modo che l'un dall'altro non discordano. La on-
de V. Santità si è mostrata nell'Accordare, & Accommodare con pre-
stezza le cose disordinate di questa Santa Republica con Har
monia, à guisa d'un buono, & Eccellente Musico, che udendo in
un Concerto il Canto & l'Harmonia esser disordinata, con molta
prestezza ui remedia, riducendola nel primiero stato; Essendoche
non cosi tosto ella le hà posto le mani, ch'hà ridotto con gran stupor
d'ogn'uno le cose in tale concordia, & temperamento, che rimar-
ranno in cotale accordo tanto che 'l Mondo per lungo tempo ne ha-
uerà da godere, ricordarsi d'un tale non picciolo beneficio riceuu-
to. Par anco che l'istessa Giustitia sia tale; da quello che uuole quel
Giustissimo & Santissimo Dottore di Santa Chiesa Ambrosio, tan-
to rispettato per la Santità della sua uita, per la mirabile sua dot-
trina da Teodosio Imperatore con tutto che gli hauesse interdetto
l'entrar nella Chiesa, per hauer fatto tagliar à pezzi quelli di Tessalo-
nica; Hist. Trip.
lib. 9. cap.
30. lib. 2.
cap. 10. percioche scriuendo à buon proposito di questa Virtù, la predi-
ca esser tale, che come da un limpidissimo, & abondantissimo Fonte,
habbiano origine; & anco siano da lei illuminate, & moderate l'al-
tre Virtù: onde la nomina VIRTV COMMVNE. De Abra
ham Pa-
triarca. Perciò
page vi che senza lei la Prudenza nuoce, 2. lib. c. 1.
comment.
super Lu-
cam. & la Fortezza se non è da lei tem-
perata, è fatta intolerabile Insolenza, & più tosto s'accosta al Fu-
rore, che alla Ragione; auicinandosi più al Dominio, che al Vi-
uer libero, col diuenire più presto Tirannia, che altra cosa buo-
na. Ma lasciando di dire dell'altre Virtù dirò solamente (secon-
do che dice questo Huomo Santissimo De Abra-
hā patri.
lib. 2. cap.
10. ) che la Giustitia è quella,
che le abbraccia tutte; & non può star lontana della Prudenza;
non essendo di questa, il Voler saper quello, che sia Giusto, ò In-
giusto; officio mediocre: massimamente perche la Giustitia uuo-
le, & commanda, che Honestamente si uiua;1. ff. Vlpia-
nus De
Iust. & Iu
re. 10. che Non si offenda
alcuno; che A' ciascuno sia dato quello, che gli peruiene. Laon-
de ne segue, che ella contenga Due parti; nella Prima delle quali
è posta la difesa del Giusto, & nella seconda il Castigio del Reo.
Ma in porle in essecutione, appartiene ad un Ottimo Principe, il-
quale fà due cose molto lodeuoli, & utili; Vsa prima la Miseri-
cordia, & la Pietà uerso l'offeso, & dopoi la Giustitia, & la Me-
rita punitione contra quello che offende; perciò che non può sta-
re la Misericordia (come dice il Santo Dottore De obitu
Theodosij
Imperato-
ris. ) senza la Giustitia,
nè la Giustitia senza la Misericordia; Ne per questo l'una impedi-
sce l'altra, ne fà, che castigandosi giustamente il Reo, quell'atto
sia Crudeltà, come forse alcuni credono; ma più tosto Miseri-
cordia, essendo che si uiene per tal uia à purgare il Mondo da Sce-
lerati, & far che i Buoni uiuono in pace, & sicuramente godino
le facoltà loro. Di modo che per tal uia questa Virtù uiene à con-
seruar con harmonia la Ciuile conuersatione; & quella Ampia
autorità, date al Principe de gli Apostoli; Math. 16.
Iohan. 1. & anco reuerita quella Pie-
tra, sopra la quale il Signore hà edificato la sua Santa Chiesa; hora
collocata in V. Santità, figurata in Daniele, Daniel. 2. per quella che uide Na-
bucdonosor in sogno; che correndo giù dall'Alto Monte fracassò
quella Statua d'abominatione composta de uarii metalli, & la ri-
dusse quasi in fauilla, & in niente; la qual Pietra diuenne poi un
cosi Grande, & cosi alto Monde che empì con la sua grandezza
tutta la Terra. Imperò che è pur uero, che non cosi tosto V. Santità
fù soblimata à quella tanta Altezza, nella quale ella si troua,
che diede opera con la sua prudenza, & autorità, che fù distrutta
quella Massa de insidie palesi, & occulte d'Huomini praui Inimici
delle Religione Christiana, & dalle palesi uiolenze, & incursio
de quelli, che turbauano apertamente, & senza ueruno rispetto
Popoli dello stato della Chiesa; & diede (come buon Padre di fa
milia Math. 13. ) ottimo, & santissimo ordine, che fusse estirpata, & de-
strutta nello Spirituale la seminata Zizania da i scelerati Heretici,
nimici di Santa Chiesa; & nel temperarle (come già si conosce
page vii da i nuoui preparamenti) si rendesse pacifiche le cose di Terra, & di
Mare; per inanti piene di disturbi. Et ueramente tengo per fermo,
che sia stato opera d'IDDIO; Eccles. 1. poiche da lui uiene ogni Imperio, &
ogni Regno; il quale preuedendo un tale Gouerno, habbia uoluto
dare à Vostra Santità per salute della Christiana Republica la custo-
dia di quelle pecorelle, che si trouano nell'Ouile di Santa Chiesa; Iohan. 10. ac-
ciò che siano da lei difese contra la rabbia, & furore di quei Lupo rapa-
ci, che cercano di continuo diuorarle, per la qual cosa si può ben di-
re con quel del Santo Propheta, Musico & diuin Poeta. Psal. 44.
Quia dilexistiPrima come Re, dopoi come Sacerdote, alla
Iustitiam, & odisti Iniquitatem, propterea vnxit te Deus Deus tuus oleo lae-
titiae prae consortibus tuis.
guisa d'un nuouo Melchisedech Re di Giustitia, & Re di Salem, ò Re
di Pace; Gen. 18. titoli ueramente conueneuoli à Maestà di tanto Pontefice.
Quello di Re, dal reggimento, & gouerno del Popolo Christiano;
del quale CHRISTO è il Principale Re de i Re, & Signor de i Si-
gnori: 1. Timo. 6.
Apo. 17.
& 19.
1. Tim. 2.
Heb. 8. 9.
& 12.
1. Iohā. 2.
1. Inst. Ci-
uil. In Pro-
hemio. Et quello di Sacerdote, come Mediatore trà CHRISTO, &
l'Huomo, si come il Nostro Signore è Mediatore trà l'Huomo, &
Dio. Al Re, & Imperatore appartiene con le Leggi, & con l'Arme
conseruar la salute, & la pace de' suoi Popoli; & al Sacerdote appar-
tiene istruirli nelle cose Sacre, & Diuine della Nostra Religione; &
con le continoue oblationi, & sacrificij fatti à Dio mondarli, & la-
uarli da i suoi peccati, pregando per la loro salute. Et per tal ma-
niera la Felicissima & Santa Pietra di questo Alto Monte destruttrice
d'ogni iniquità, cosi detta da quella, che è predicata dal Santo Apo-
stolo Paolo, che è CHRISTO, si uiene ad estendere con la sua au-
torità per tutta la Terra, Dan. 2.
1. Cor. 10.
Iohan. 1. & far conoscer Pietro denominato con la
uoce di CHRISTO Cephas; dal nome Caldeo, ò Arameo [Hebrew] esse-
re Pietra, ò Sasso; & dal Greco ἀπὸ τῆς κεφαλὴς essere Capo: come
anco per il contrario; Pietro dal nome Greco Πέτρος uien detto Pie-
tra, & dall'Hebreo [Hebrew] beth, & [Hebrew] Ros suona essere Capo di casa; Card. de
Cusa. 2. De
Cōc. Cath.
cap. 24.
Matth. 7.
Luc. 22.
Capo della Chiesa, Casa del Signore; ben fondata sopra fermissima Pie-
tra; alquale disse il Nostro Redentore.
Rogaui pro te, ut non deficiatPiaccia adunque à Vostra Santità; se forse non le paresse à pro-
fides tua.
posito questo mio tenue Dono; poi ch'ella adequa, & supera le He-
roiche attioni de i maggior Rè della Terra; gradirla con quella Ma-
gnanimità, che gradì quel Rè Persiano Aelianus
de uaria
Hist. lib. 1. l'Acqua cacciata dal fiume con
ambe le mani; offertagli da quel Pouero; che accettando la gradì, &
della sua deuotione seruò il pouero Dono in ricco uaso. Pregherò ID-
DIO, che à Vostra Santità per salute della Christiana Republica dia
Lunga & Felice Vita.
page viii page ix
TAVOLA DI TVTTI I CAPI
O MATERIE PRINCIPALI
CONTENVTE NELL'OPERA.
COme possa tallora esser facile, & tallora difficile l'apprendere il vero: & come l'Arti & le Scientie si facciano perfette; come anco dalla In- uidia & dall' possano nascere, non solo molti mali, ma etian- dio molti beni, |
nel Proemio. | facciata. 1. |
Dell'Intentione dell'Autore nel trattare & scriuere le cose della Mu- sica. |
Cap. I. | 7. |
Delle due parti della Musica Historica & Methodica, di doue si hà la cognitio- ne delle cose dell'Arte & della Scientia; & quello che sia l'una & l'altra: & della Materia della Musica. |
Cap. II. | 10 |
Dell'Inuentioni delle Arti, & del loro accrescimento; & in qual maniera la Musica sia stata trouata, accresciuta & ridotta ne i termini, ch'ella si troua. |
Cap. III. | 17 |
Della Differentia che si troua tra la Natura & l'Arte; tra il Naturale & l'Arteficiale; & che l'Artefice è solamente imitator della Natura. |
Cap. IV. | 18 |
Che la Natura fù prima che l'Arte; & il Naturale auanti l'Arteficiale; & per qual l'Arte s'affatica intorno l'Inuentione. |
Cap. V. | 21 |
Che quelo ch'è fatto secondo la Natura, non si può ben correggere col mezo di quelle cose, che sono fatte dall'Arte: & che non si può concluder bene dalle cose dell'Arte in quelle della Natura. |
Cap. VI. | 23 |
Delle sorti della Cognitione, quello che sia Arte & Scientia; & come si gene- rino. |
Cap. VII. | 24 |
Doue habbia preso il suo nome la Mathematica; & della vtilità delle Scien- tie Mathematiche. |
Cap. VIII. | 26 |
Diuisione vniuersale della Mathematica nelle sue parti; & in quale sia collocata la Musica. |
Cap. IX. | 28 |
Qual sia l'Oggetto ò Proposito della Musica. | Cap. X. | 31 |
Qual cagione potesse indurre Aristosseno, ò i suoi Seguaci almeno, à seguitar più il Senso, che la Ragione. |
Cap. XI. | 32 |
In qual Genere si debba porre la Facoltà harmonica, ouer la Musica; & la sua Scientia. |
Cap. XII. | 34 page x |
Quali siano gli Arbitri, ò Giudici, che li uogliamo dire, nella Musica; & che l'Intelligentia nasce dal Senso & dalla Memoria. |
Cap. XIII. | 36 |
Che la Intelligentia della Musica consiste nel conoscer la natura del Rimanente, ò Stabile, & del Mosso: & che bisogna prima d'ogni altra cosa assuefar l'In- telletto & il Senso nella cognitione di quelle cose, ch'appartengono alla Fa- coltà harmonica, in che ella consiste. |
Cap. XIV. | 38 |
Delle Sette de Musici; & di doue nacque, che gli Antichi chiamassero la Mu- sica Canonica. |
Cap. XV. | 40 |
DELLA Voce, & d'alcuni suoi Accidenti, & della dichiaratione d'alcuni Termini usati nella Scientia. |
Cap. I. | facciata. 43 |
Del Suono in particolare, & d'alcuni suoi Accidenti. | Cap. II. | 47 |
Della differentia che si troua tra 'l Principio & Elemento nella Musica. | Cap. III. | 48 |
In qual maniera gli Antichi ordinassero i Suoni, ò chorde ne i loro Istrumenti; & del nome loro; & de i Tetrachordi contenuti tra esse. |
Cap. IV. | 50 |
Della differentia che faceuano gli Antichi tra i Suoni. | Cap. V. | 55 |
Che 'l Suono si può paragonare al Punto nella Quantità dimensiua. | Cap. VI. | 57 |
In qual maniera si faccia il suono graue & l'acuto & le loro Differentie: secondo l'opinione d'Archita Tarentino. |
Cap. VII. | 57 |
Opinione d'Aristotele del Nascimento del Graue & dell'Acuto: & che non è ueloce l'Acuto, ne tardo il Graue. |
Cap. VIII. | 59 |
Opinione di Tolomeo intorno il Nascimento del Graue & dell'Acuto. |
Cap. IX. | 60 |
In che Genere s'habbiano à porre il Suono & la Differentia del Graue & dell' Acuto, secondo la dottrina d'Aristotele. |
Cap. X. | 61 |
Opinione di Theophrasto, & che quello che criue non è contrario à quello che scriue Aristotele. |
Cap. XI. | 63 |
Opinione di Panetio; & come il Tuono non si possa diuidere in due parti e- quali. |
Cap. XII. | 66 |
Opinione di Plutarcho intorno quello, di che si è ragionato di sopra; & com'an- ch'ei non consente, che 'l Tuono si possa partire in due parti equali. |
Cap. XIII. | 68 |
Conclusione di Tolomeo, che dimostra i Suoni & le loro Differentie esser collocati nel Genere della Quantità. |
Cap. XIV. | 69 |
Opinione di Porfirio, ilqual tiene, che non sia fuori di Ragione, il tenere; che i Suo ni & le loro Differentie si ritrouano sotto due Predicamenti. |
Cap. XV. | 71 |
De gli Accidenti che accascano intorno al suono; & di quelli prima che sono considerati intorno al luogo & al Tempo. |
Cap. XVI. | 74 page xi |
Del Colore terzo accidente ò passione del Suono; & della Modulatione ò Can- to; & delle sue Parti appresso i Musici antichi. |
Cap. XVII. | 79 |
QVELLO che sia Interuallo, & delle sue Specie. | Cap. I. | 82 |
La Cagione, che indusse l'Autore à dire, & dimostrare, che 'l Diatono diato- nico antichissimo non era quello, che si usa nelle Cantilene; ma il Naturale, ò Sintono di Tolomeo. |
Cap. II. | 84 |
Come le vere & naturali Forme delle Consonanze si possino arteficiosamente ri- trouare, & udire in atto, col mezo del Quadrato geometrico: & che tra loro conuengono per ragioni ò proportioni de quei Numeri; che per natua- le dispositione sono contenuti nel Senario. |
Cap. III. | 88 |
In qual maniera sia stato calonniata la sudetta Inuentione, & mostrato che non sia dell'Autore. |
Cap. IV. | 93 |
Che l'Ordine naturale, ò natural Sito delle Consonanze, non fù conosciuto da Pi- thagora ne d'alcun'altro de gli Antichi Filosofi. |
Cap. V. | 97 |
Solutioni d'alcuni Dubij fatti sopra quello che si è detto nel Capitolo preceden- te. |
Cap. VI. | 101 |
S'è lecito il nominar due Interualli di due diuerse forme, ò specie, con un solo nome commune. |
Cap. VII. | 104 |
Ispositione del Testo d'una delle Questioni conuiuiali di Plutarcho, intorno alla forma della Diatessaron. |
Cap. VIII. | 106 |
DE i Generi dell'Harmonie ò Cantilene, & de i lor Colori ò Specie; & prima di quelle del Diatonico. |
Cap. I. | 111 |
De i Colori, ò Specie d'Harmonia, contenute nel Genere Chromati- co. |
Cap. II. | 118 |
De i Colori ò Specie contenute sotto 'l Genere d'Harmonia detto Enharmo- nico. |
Cap. III. | 123 |
Quello c'habbia indotto alcuni credere, che la Specie che si canta hoggi, non sia la Naturale ò Syntona diatonica: ma più tosto quella, che s'a- dopera ne gli Instrumenti arteficiali, & specialmente in quella da Ta- sti. |
Cap. IV. | 130 page xii |
In quante maniere si siano sforzati di prouare; che la Specie che si canta & si sona hoggi, non sia la Naturale diatonica ò Syntona di Tolomeo: & pri- ma, del primo modo. |
Cap. V. | 135 |
Seconda ragione, che usano questi Speculatiui Moderni, in uoler prouare il loro capriccio. |
Cap. VI. | 140 |
Terza ragione di quelli, che non uogliono che si adoperi la Specie Naturale, ò Syntona. |
Cap. VII. | 143 |
Quarto modo, nelquale hora sottrahendo, & hora sommando insieme le pro- portioni de gli interualli, contenuti nel Systema massimo arteficiale, del Naturale, ò Syntono diatonico; si sforzano prouare l'opinione loro esser uera. |
Cap. VIII. | 146 |
Come ultimamente prouano col mezo de gli Istrumenti arteficiali temperati, il lor pensiero esser uero. |
Cap. IX. | 149 |
Che da gli Istrumenti arteficiali non si può concludere, che cantiamo altra Specie, che la Naturale ò Syntona. |
Cap. X. | 151 |
In qual maniera si possa acquistar molte Consonanze nell'Istrumento arteficia- le, della specie Naturale ò Syntona; acciò maggiormente s'accosti à quel- lo della Voce. |
Cap. XI. | 152 |
La cagione del Temperamento, ò Partecipatione fatta ne gli Istrumenti da Ta- sti; & che l'Harmonia che nasce da essi, non è Naturale & Syntona sem- plice: & che senza dubio ueruno ella si canti, & anco si suona in qualche sorte d'Istrumento. |
Cap. XII. | 157 |
In qual modo Aristosseno habbia constituito le sue Specie de i Generi semplici d'harmonia; & s'egli intenda diuidere l'Interuallo in parti equali & pro- portionali, ò nò. |
Cap. XIII. | 161 |
Il Diuidere la Differentia, ch'è tra 'l graue & l'acuto di qual si uoglia Inter- uallo in due parti equali; nella Magnitude ò Quantità continua, non è di- uidere cotal Differentia in più equali ne i Suoni. |
Cap. XIV. | 164 |
Che nella Diuisione del Quanto continuo, le Parti non mutano alcuna quali- tà, se non in quella del Suono. |
Cap. XV. | 165 |
Quanto venga ben difeso Aristosseno da i suoi seguaci Moderni. | Cap. XVI. | 167 |
Delle Oggettioni fatte da Tolomeo à gli Aristossenici; & quanto bene questi habbiano difeso Aristosseno & loro stessi insieme, contra le addotte ogget- tioni. |
Cap. XVII. | 170 |
Le sciocchezze c'hanno detto alcuni contra Tolomeo, come calonniatore d'Ari- stosseno. |
Cap. XVIII. | 177 |
Dell'uso & Necessità dell'istrumento Mesolabio, & d'altre cose, che seruono all'uso della Scientia. |
Cap. XIX. | 179 |
Come si possa trouar due Linee rette mezane proportionali, tra due datte, sen- za l'aiuto del Mesolabio. |
Cap. XX. | 181 page xiii |
In qual maniera si possa Molteplicare, soggiungēdo, qualunque proposto Interuallo & d'alcuni Auertimenti intorno al misurare & diuidere le Quātita. |
Cap. XXI. | 181 |
Altro modo di Molteplicare, detto Preporre, qualunque Interuallo si voglia proposto. |
Cap. XXII. | 185 |
In qual maniera si possa molteplicare ò Riportar verso l'acuto, vn'Ordine d'In- terualli accommodati alla loro proportione, tra i termini di qual si voglia Con- sonanza ò altro Interuallo. |
Cap. XXIII. | 186 |
Distributione, ò Temperatura de gli Istrumenti da Tasti; posta dal mio Disce- polo per noua inuentione, & trouata da lui. |
Cap. XXIV. | 189 |
De gli Errori commessi nella sudetta Distributione. | Cap. XXV. | 192 |
Come si possa errare nella Distributione delle Parti fatte del Comma con i Nu- meri; & che i Tuoni nella Distributione mostrata non siano, ne possano esser' equali & proportionali. |
Cap. XXVI. | 194 |
D'vna nuoua Distributione fatta in Dodeci Semituoni, ò parti equali, accom- modata ne i Tasti posti sopra 'l manico del Liuto. |
Cap. XXVII. | 197 |
D'una Diuisione fatta della Diapason in Dodeci parti equali & proportionali, non essattamente nella Distributione de i Tasti sopra il manico del Liu- to. |
Cap. XXVIII. | 201 |
Che l'essempio del Compasso, per iscusar la falsità di questa sua distributione; non è al proposito; & non hà luogo nella Mathematica. |
Cap. XXIX. | 204 |
Come si possa dirittamente diuidere la Diapason in Dodici parti, ò Semituoni equali & proportionali. |
Cap. XXX. | 208 |
In qual maniera si possa diuidere nel secondo modo la Diapason in Dodoci parti equali & proportionali. |
Cap. XXXI. | 210 |
Come si possa anco nel Terzo modo dirittamente diuidere la Diapason in Dodici parti, ò Semituoni equali & proportionali. |
Cap. XXXII. | 214 |
Della Diuisione generale de gli Instrumenti arteficiali in molte Specie, & della loro natura. |
Cap. XXXIII. | 216 |
In qual sorte d'Istrumento si possa porre in atto la Specie Naturale, ò Syntona diatonica. |
Cap. XXXIV. | 218 |
Che nelle nostre Cantilene usiamo la Specie Naturale, ò Syntona di Tolomeo; & che tra le loro Parti si cantano i suoi Interualli nelle lor vere, & naturali forme. |
Cap. XXXV. | 220 |
Che 'l si canti & Suoni la Specie naturale ò Syntona di Tolomeo, si conferma etiandio con l'essempio di due Parti, che cantino insieme. |
Cap. XXXVI. | 224 |
In qual modo si possa, & si debba essatamente udire senz'alcuno errore, ogn' Ordine d'Interualli, distribuiti sotto quelle Ragioni, ò proportioni, che si hauranno da ordinare. |
Cap. XXXVII. | 226 |
DE i Systemati ò Costitutioni, & delle loro Specie. | Cap. I. | facciata. 231 |
Delle differentie delle Costitutioni, ò Specie delle prime cononanze. | Cap. II. | 233 |
Delle Ragioni, ò Proportioni harmoniche; & de i Numeri che comprendono le Costitutioni consonanti. |
Cap. III. | 236 |
Che la Diapason solamente è Complessione ò Costitutione perfetta. | Cap. IV. | 237 |
In qual modo Tolomeo dimostra, che sia stata riceuuta la Magnitudine della Diapason diatessaron per Costitutione perfetta. |
Cap. V. | 238 |
DE i Tuoni & del Numero loro. | Cap. I. | 240 |
In qual modo i Nomi de i Suoni si pigliano, tanto per la loro Positione, quanto per la loro facoltà, ò Possanza. |
Cap. II. | 244 |
In quali delle Quindeci chorde dell'Istrumento gli Antichi accommodauano ciascun Tuono: & quanto fussero più graui, ò più acuti l'un dell'altro: & in qual maniera uengano accommodati i nostri Moderni. |
Cap. III. | 246 |
De i Tuoni, ò Modi, secondo l'opinione d'alcuni Moderni. | Cap. IV. | 251 |
De gli Errori c'hanno commesso alcuni de Moderni, intorno il ragionar de i Tuoni. |
Cap. V. | 256 |
Che non faccia dibisogno che i Tuoni siano acuti l'uno più dell'altro perun Semituono. |
Cap. VI. | 258 |
Che bisogna, che gli estremi Suoni de Tuoni, siano finiti nella Diapason: & quanti siano in numero, secondo la mente di Tolomeo. | Cap. VII. | 259 |
Quello che indusse Tolomeo à dire, che non ui erano più di Sette Tuoni, ò Modi. |
Cap. VIII. | 262 |
Di quello che discorrono alcuni in materia de i Tuoni, ò Modi. | Cap. IX. | 265 |
DELLA Mutatione & delle sue Specie. | Cap. I. | 269 |
Delle Affettioni ò Costumi dell'Animo; & quello che sia ciascuna da per sè. |
Cap. II. | 270 |
Delle Mutationi, che si dicono farsi per i Tuoni. | Cap. III. | 273 |
QVELLO che sia Melopeia; & delli suoi Modi, & delle sue spe- cie. |
Cap. I. | 276 |
Qual fusse appresso gli Antichi l'Harmonia, Terza parte della Melo- dia. |
Cap. II. | 279 |
Che gli Antichi sonauano in Consonanza; & se l'Organo nostro Istrumento sia antico, ò moderno. |
Cap. III. | 285 |
Per qual cagione si è ridotta la Massima & Perfetta harmonia in Cinque termini: & quello che s'intenda per l'Interuallo diuiso geometricamente in molte parti. |
Cap. IV. | 293 |
D'Vna noua & insolita Massima harmonia uanamente introdotta d'alcuni Moderni. |
Cap. V. | |
Con quanta poca cognitione habbiano introdotta questo loro nuoua Massima harmonia. |
Cap. VI. | 302 |
Se 'l Cantare in Consonantia sia cosa impertinente; & delle cagioni che attri- buiscono alla Musica moderna, che non partorisca alcuno effetto. |
Cap. VII. | 305 |
Altra cagione ch'attribuiscono & adducono, perche la Musica non faccia più miracoli. |
Cap. VIII. | 309 |
In qual maniera sia stato introdotto il modo del Cantare & del Sonare in consonanza, & di comporre più Aria insieme, secondo l'opinione d'alcuni Moderni. |
Cap. IX. | 312 |
Per qual cagione alcuni biasimano il Sonare & Cantare in consonanza, & per conseguente il modo di Comporre, facendo cantar molte Parti ò Aria insieme. |
Cap. X. | 313 |
Della Imitatione che si può far nel comporre, & recitar la Musica, ò Me- lopeia. |
Cap. XI. | 316 |
De i Poeti detti , quali fussero. | Cap. XII. | 320 |
De Tre sorti d'Accento; Grammatico, Rhetorico, & Musico. | Cap. XIII. | 322 |
Che non bisogna essere precipitosi nel giudicare alcuna cosa, auanti l'hauerla be- ne essaminata. |
Cap. XIV. | 326 |
però essendouene occorsi alquanti, hò posto qui di sotto, per ordi-
ne, la loro correttione solamente. Ritrouando adunque prima
la facciata del Libro, segnata col Primo numero, dopoi
quella della Linea, segnata col Secondo: si cor-
reggeranno in questo modo.
8. | 1. | Aristide Quintiliano. |
16. | 27. | tempi siano passati. |
20. | 37. | molte altre cose. |
20. | 44. | prodotte. |
21. | 1. | dall'Arteficiali. |
21. | 2. | posta. |
21. | 12. | della. |
24. | 19. | differenti. |
26. | 12. | ch'Ogni. |
26. | 36. | nominarono. |
28. | 24. | Misura. |
29. | 48. | per i Siti. |
30. | 16. | ὀργανοποιητικὴ. |
38. | 38. | insieme la. |
39. | 6. | come della Diatessaron. |
39. | 28. | Μελοποιΐα. |
41. | 47. | Agenore. |
50. | 1. | a. & . |
51. | 7. | tenne. |
63. | 44. | alla Moltitudine. |
70. | 45. | detto. Queste. |
79. | 26. | Ευθεῖα, Prima parte: s'accom modarà sotto la Prima figura del primo essempio. Α'νακαμπλουσα, Seconda parte: sotto la Prima del secondo. περιφερὴς, Terza parte: sotto la Prima del terzo essempio, che serue à tutto quello che segue. |
80. | māca il Punto alla Quarta nota del secondo essempio del can- to. |
|
84. | 23. | Muti. |
84. | 42. | Ciò. |
89. | 1. | lo. |
95. | 35. | veramente. |
96. | 31. | nella fonte. |
104 | 17. | quelle. |
107. | 10. | Interualli. |
108. | 2. | Διὰ τριῶν. |
112. | 10. | Ditonico. |
113. | Nella Quinta specie nella Figu ra in luogo di Tuono leggasi. Semiditono imperfetto. |
|
116. | Tra la Sesta, Settima, & Otta- ua figura, ò nota dell'essem- pio, leggasi il contrario di quello ch'è scritto; cioè Tuo. minore. Tuo. maggiore. |
|
118. | 14. | Trihemitonio. |
121. | 10. | Trihemituono. |
155. | nell'essempio i nomi de Tuoni, Semituoni & Comma, vo- gliono essere collocati giusta mente per mezo quelle linee che diuidono le chorde del Systema l'una dall'altra. |
|
160. | 16. | sona. |
163. | 3. | TVONO. |
207. | 34. | non si |
212. | 46. | pongono. |
259. | 36. | al numero & sito dei. |
259. | 45. | dee. |
260. | 4. | fussero; cosi anco. |
264. | 8. | come al. |
270. | 42. | Διαστηματικὸν. |
271. | 4. | Συσταλτικὸν. |
271. | 12. | Ε'μπνευστὸν. |
279. | 10. | Diastematico. |
284. | nell'essempio di Musica, nel- la Parte più acuta la Chiaue uuol essere posta nella Secon da riga. & nella parte piu gra ue Figura uuol stare nel se condo Spacio. |
|
. | 38. | Herone. |
289. | 7. | Διαστηματικὸν. |
301. | 8. | auertimento. |
301. | 9. | grosse. |
326. | 6. | ne feci. |
326. | 44. | incompatibili. |
DE I
SOPPLIMENTI
MVSICALI
DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO
DA CHIOGGIA,
Maestro di Cappella della Serenissima Signoria
DI VENETIA;
& Dimostrationi harmoniche, assai ne dichiara, malamente intese
d'alcuni de Moderni; & insieme risponde à molte loro calunnie.
PROEMIO.
& le Scientie si facciano perfette; come anco dalla Inuidia & dall'Ambitio-
ne possano nascere, non solo molti mali, ma etiandio molti beni.
alcuno Agente, che operando non si muoua à qualche
fine, & non sappia, che cotal Fine s'acquista se non
col mezo dell'opera, quando è fatta perfetta. E' ben
vero, che si come non u'è un solo fine, ma diuersi &
quasi infiniti, iquali tutti si pigliano per un certo Be-
ne, ch'ogn'uno ama & desidera; cosi anco non ui è
una sola operatione, ma quasi infinite & diuerse; Il
che si comprende nell'Arti operatiue, il cui fine è l'O-
pera perfetta; & nelle Speculatiue, che hanno per
oggetto & per elettione loro l'apprensione della Verità. Hanno però le Scientie
& l'Arti dibisogno l'una dell'altra, per l'acquisto di questo Fine, il quale essendo
di una delle Principali non sottoposte ad altra Scientia, è maggiormente desi-
derabile, di quello che ad un'altra si sottoponga; istimando noi, che 'l conseguire
il Fine di quella, sia fatto con l'aiuto & col mezo di questa; & tal Fine tenemo &
credemo per certo essere il Bene ò Buono, che lo uogliamo dire. Essendo adūque
i Fini diuersi, di qui auiene, che diuerse sono l'operationi che à cotal Fine ci con
ducono; & ritrouandosi l'Arti & le Scientie di due sorti; l'una il cui fine consiste
nella Verità della cosa cercata, & l'altra nel fine dell'opera; di qui nasce, che
quella è detta Speculatiua ò Contemplatiua, & questa Fattiua ouero Attiua. La
sciando hora il Fine di questa da un canto, diremo, che nel ritrouare il fine dell'
page 2 altra, ch'è il Vero ò la Verità; tallora usiamo termini uniuersali & Propositio
ni prime, che chiamiamo Principii primi & naturali; come sono i primi Generi,
le Prime differentie, le Proprietà & le Definitioni di qual si uoglia natura; oltra
di questo alcuna delle cose sensibili & materiali; come sono le cose di questo mon
do inferiore, & tallora alcuna di quelle che sono sottoposte al senso, & non hāno
alcuna materia; come sono l'Intelligētie & l'Anima intellettiua. Ma perche la Ve
rità dinota un certo rispetto della cosa che si cerca & dell'Intelletto, ilqual rispet-
to si chiama Vgualità & Conformità; però la difficultà & la facilità di conoscere
il Vero, può nascere tanto dalla parte della Cosa che si uuol sapere, quanto dalla
parte dell'Intelletto. Può nascere prima dalla parte della cosa; percioche ogni
cosa intanto è intelligibile, inquanto è in atto; onde dalla sua picciolezza può
nascer la difficultà; dopoi può nascere dalla parte dell'Intelletto; perche è (dirò
cosi) potentiale & materiale, rispetto à quelle cose che sono senza materia, &
sono veramente & propriamente in atto; come sono l'Intelligentie: Il perche è
apunto, come la difficultà di poter riguardare nel Sole, che consiste nella debo-
lezza del nostro senso. Non è però impossibile, che si possa trouar la uia, che ci cō
duca alla Verità: percioche se fusse altramente; il Desiderio naturale che è in
noi di sapere, & di sapere con uerità, sarebbe in tutto uano; ma anco è facile,
come si può conoscere da tre cose; prima, dal non ritrouarsi alcuno tanto grosso,
che non capisca la verità; pur che sia capace di ragione; dopoi, perche quan-
tunque qual si uoglia Huomo ne habbia ritrouato prima una minima scintilla di
essa, posto dopoi insieme con essa lei tutto quello, ch'è stato ritrouato da molti
altri in questo proposito, risulta in breue tempo una gran massa di cose; dalche
si comprende cotale facilità. Vltimamente si conosce da i Principij, che chiama
no Complessi ò Composti, per i quali si entra, come per una porta, alla cogni-
tione di cotal Verità; percioche sono in tal modo manifesti naturalmente à noi,
che non potiamo errare; & se pure c'intrauiene errore ò difficultà alcuna, ciò
nasce dalle Conclusioni, che dipendono da Principij da noi non ben conosciuti.
Quanto adunque alla prima cosa, l'apprender la Verità da i Primi principij al-
meno, è facile; ma in quanto alla seconda ella sia difficile, da questo si può cono-
scere, che niun'Huomo da sè la comprende tutta, ne anco una sua gran parte, in-
torno il cercarla, in una cosa; ancorache ue ne concorrino molte ritrouate; dal-
le quali ne nasce quella gran massa, che si è detto. E' però da sapere, che si come
qual si uoglia Huomo da se stesso non può ritrouare alcun'Arte operatiua ò specu
latiua, che sia nella sua ultima perfettione, se non con l'aiuto d'uno ò di molti,
che siano stati prima di lui, & di mano in mano habbiano accresciuto quello,
che d'altri prima fu trouato & accresciuto in lungo tempo, come discorrendo per
tutte l'Arti & tutte le Scientie si può conoscere: cosi non potrà essere, ch'egli al
primo colpo ritroui la Verità di quello, che cerca, che è il fine della sua specula-
tione, se non in successo di tempo. Onde si dee hauer obligo grande, come di-
ce il Filosofo 2. Meta.
cap. 1. , & si dee render molte gratie à i primi Inuentori delle cose; perche
se bene non hanno arriuato al perfetto, ci hanno almeno insegnato tutto quello
che sappiamo; Elen. Cap.
8. essendo che è facile l'aggiungere al ritrouato. Timotheo musico
era molto debitore à Frine, che fù auanti lui, & noi dobbiamo hauere obligo à
Timotheo, & à molti altri ancora; percioche s'egli non fusse stato ritrouatore
di molte cose, non haueressimo intelligentia alcuna di molte Melopeie. Hora si
può concludere, che se bene non è impossibile, almeno è difficile, che qual si uo-
glia Huomo che ponga in luce alcuna cosa da lui ritrouata, ouer che dopo per-
duta, l'habbia di nuouo posta in essere & ordinata, la possa ridurre al primo trat-
to à quell'ultima perfettione, ch'ei desidera. Il perche uoglio inferire, che ha-
page 3 uendomi ne gli anni passati trauagliato molto in una gran parte della mia età, nel
cercare questa Verità nelle cose che concorrono nella Musica; laquale (come mi
parea) era stata molti & molti anni occulta al mondo, & parendomi pure al fine,
se non in tutto, almeno in qualche parte di hauerla conosciuta & ritrouata; de-
liberai per ogni rispetto di farla palese, accioche tutti quelli che desiderano di
sapere il Vero delle cose, fussero partecipi de i miei Studij; & potessero col mezo
loro arriuare ò almeno approssimarsi alla sua perfettione; essendo che non hebbi
mai per fermo, che io potesse ridurre una cosa tanto difficile à tal perfettione;
che non se le potesse anco aggiungere qualche cosa: Onde prima posi in luce due
Volumi; ne i quali, con assai buon ordine & facile, dimostrai le cose di questa
Scientia, per quel uerso ch'andare & intendere si debbono; l'un de i quali diui-
si in Quattro parti, & li diedi nome d'Istitutioni, & l'altre partì in cinque Ragio-
namenti, & lo chiamai Dimostrationi harmoniche; iquai Volumi quanto di vti-
le habbiano apportato à gli Amatori della Musica, lascio il giudicio à tutti quel-
li, c'hanno l'animo candido & sincero uerso coloro, che hanno cercato & cerca-
no di fare al mondo qualche giouamento. Considerando poi, che senza dubio
alcuno si poteano desiderare & anco trouare in essi molte cose difficili, c'haureb-
bono hauuto dibisogno di maggior lume & maggior dichiarationi, per quelli che
non sono auezzi udire le cose di questa Scientia, come fà di mistiero, deliberai,
per debito mio, pigliar questa nuoua impresa, & scriuere il presente Trattato,
aggiungendo molte cose, non tanto utili, quanto necessarie à quelle, che ne i
due sudetti Volumi per inanti hauea scritto; poscia che è impossibile, hauendo
trattato molte & molte cose uarie, c'habbia potuto uedere & conoscere tutte le
contradittioni & le difficultà, tutti li dubij che giornalmente in questa Scientia
possono occorrere, & dare ad ogn'uno piena satisfacione, & che dopo scritte & di-
chiarate, non si potesse anco desiderare sopra cotali cose nuoue dichiarationi, &
nuoui Commenti, come ho accennato di sopra; il che auerrà anco, dopo c'hau-
rò posto in luce questi scritti; per la nostra imperfettione. Et tanto più ho conosciu
to questo esser uero, quanto più, dopo l'hauer dato fuori le sudette mie fatiche,
hò compreso da i Scritti di molti, molte cose che con somma facilità dichiarai,
essere state da loro, non dirò per malitia, ma per ignorantia, ò forse per l'una &
l'altra, poco intese; il che fu la prima cagione, che di nuouo mi mouesse à scriue-
re, & trattar le cose della Musica; allaquale aggiungerò la seconda, forse di non
minore importantia, che sia la prima, la quale è, che tra quelli che dopo me han
no scritto delle cose della Scientia, sono stati alcuni ambitiosi, & poco grati delle
fatiche ch'io ho fatto à publico beneficio, forse per il desiderio di hauere & otte-
nere il principato tra i Musici, si sono sforzati, con modi poco honesti, anzi di-
rò con pessimi mezi, & da huomini ingrati, di detrahere, per quanto hanno po-
tuto fare, alle mie da loro male intese fatiche, ponendo in luce alcune loro com-
positioni; nelle quali si hanno affaticato grandemente di dare ad intendere, che
non da altri che da loro si possa apprendere il buono & insieme il bello della Mu-
sica, & il uero delle cose; ma lodato sia Iddio, che ciò non è stato senza gran gua
dagno & accrescimento della cognitione di questa Scientia; percioche mentre
col mezo di molti loro commessi errori, i quali hanno pigliato contra di me per
loro fondamento, nel dimostrare i suoi capricci, hanno quasi roinato & posto à
terra tutto quello di buono, che fin'hora in questa Scientia & in quest'Arte ha-
uea costrutto & fabricato; m'hāno dato occasione di cercar & inuestigar piu oltra;
molte cose, per confirmar questa da me ritrouata & predicata Verità, & di leua-
re & dimostrare ne i presenti Sopplimenti cotali suoi errori, & cercar di trouar
nuoui modi, oltra quello c'hauea scritto prima, & ritrouato per accrescimento
page 4 di questa nobil Scientia. Ilperche ad ogn'un di costoro, ogni Studioso ne dourà
hauer perpetuo obligo, per essere stati cagione di questo bene; quatunque il fine
loro in se stesso non sia stato ne semplicemente buono, ne anco lodeuole; per non
essere se non contrario alla Magnanimità, uirtù veramente, che ne fà sopportare
con animo forte & moderato gli altrui honori & anco i proprii; tanto nelle prospe
rità, quanto le miserie nelle auersità. Ma dalla Inuidia & Ambitione loro, dirò
cosi, com'è uero, hà potuto nascere questo bene, & non è disconueneuole; essen
do che molte fiate da queste due cose, che sono da se stesse maluaggie, in qualche
parte il Mondo uiene ad acconciarsi, ou'era prima con il loro mezo disconcio, &
per il contrario, & ciò non senza ragione: Prima, percioche mentre l'Inuido
& Ambitioso hà fatto disegno di tenere il primo grado, ch'ei desidera tra gli Huo
mini del mondo: ouer che da opera à i studij delle buone lettere, affaticandosi
nel comporre & nello scriuere, ouero che s'adopera nell'essercitio dell'arme, oc-
cupandosi sempre in qualche degna & uirtuosa fatica; hora insegnando, hora di-
scorrendo, & hora disputando, hoggi con questo & dimane con quello; Per la qual
cosa facendo in questo modo, & cosi fattamente uiuendo, in questa parte uiene
ad essere di giouamento al Mondo; percioche come cosa uirtuosa, da se stessa è
da essere da ogn'uno imitata; la onde alle fiate (secondo 'l suo disegno) acqui-
sta il desiderato fine. Ma se per caso auiene, che gli succeda il contrario, & s'aue-
da, che secondo il suo pensiero, ei non habbia potuto porre il piede auanti ad al-
cuno; come ei hauea disegnato & uolea, ne ottener quello che desideraua; uolta
subito il suo pensiero in altra parte; onde stimolato fuori d'ogni modo dall'
Inuidia & dal rancore, si muoue contra colui, ch'ei uede hauere acquistato co 'l
suo ualore nel mondo, coi medesimi studii, qualche nome & riputatione, & come
pazzo & furibondo incomincia malignamente à pensare il modo, c'habbia da
tenere, per poterlo abbassare, & opprimerlo. Ilperche à poco à poco, sott'una
coperta di bontà & di pietà simulata, usando noui modi & noue inuentioni, cer-
ca leuargli di mano ogni cosa di buono ch'ei hà in questo mondo; lodandolo
prima in quella parte che non può far dimeno, ne biasimarlo, per non esser te-
nuto maligno; & dopoi incominciando à calonniar la sua dottrina, & dirne
tutto quel male che si può dire; sforzandosi di dimostrare il nero per il bianco,
con speranza, non hauendo potuto ottenere con honesto mezo dell'apparente
uirtù il suo desiderio, di poterlo conseguire con un modo tale non lecito: & non
s'accorge, che mentre ei crede con le sue cauilationi & false ragioni dimostrar
gli altrui errori, se ben tali non sono, uiene à punto à scoprire i suoi; onde spesse
fiate guadagna quel premio, ch'è proportionato alla sua sciocchezza & maligni-
tà; perche doue prima dal Mondo era riputato buono, si troua dopoi essere sti-
mato maligno, & dalle menti de gli Huomini sauij & virtuosi in tal maniera esser
lontano, che maggiormente è ricordato il nome di colui che abbrusciò il Tem-
pio di Diana Effesina, che il suo. Et è veramente questa pena meriteuole di tutti
quelli, che sono infermi & percossi da quel vitio maladetto, uenenoso & pestifero
morbo, roina d'ogni nostra buona attione, da Greci detto φιλαυτία, & da noi Amor
souerchio di se stesso. Di questa mala & pessima sorte d'Huomini nō ne fù mai pri
uo il mōdo, & hoggidi più che mai se ne ritrouano. Dirò prima, come si legge, del
l'inuidissimo Zoilo, notissimo ad ogni uno che si diletta delle Historie, ilquale co-
stretto da cotale amore, e dal maladetto & pessimo uitio della Inuidia; portaua ad
Homero Poeta illustrissimo tāto odio, che non cessaua mai, per quāto ei potea, cō
grāde uilanie di lacerarlo, & dirne & scriuerne di lui ogni male: del quale si legge. Ouid. De
Remed.
lib. 1.
Ingenium magni liuor detrectat Homeri
Quisquis es, ex illo Zoile nomen habes.
page 5 Alquale dopoi si può aggiungere Didimo Alessandrino, che mosso da pura inui-
dia, mandò fuori Sei libri, scritti contra M. Tullio Cicerone massimo Oratore
latino, & fiume amplissimo & abondante di eloquentia; onde da questo fatto,
tanto costui Ciceromastiga, quanto colui Homeromastiga, con degno premio
della sua malignità, fù nominato. Scriue anco Seneca, Suasoria-
rum lib. 1.
Pro Cice-
rone 2. che Asinio Pollione
hebbe tanto in odio il nome di questo grandissimo Oratore, che non potea sop-
portare di udir le sue lodi; la onde una fiata recitando Sestilio Poeta questo verso.
Deflendus Cicero est, latiaeꝗ silentia linguae.
mosso da un'asinesca inuidia, non lo uolse udire. Il medesimo intrauenne all'
Imperatore Adriano, come narra Sesto Aurelio, c'hauendo Traiano suo prede-
cessore soggiogato all'Imperio Romano l'Armenia, l'Asia & la Mesopotamia, &
hauendo fatto fabricare con grandissima spesa un bellissimo & soperbissimo Pon-
te sopra 'l Danubio, lo fece distruggere, & quelle prouincie ch'esso Traiano con
sua somma laude hauea acquistato all'Imperio, senz'alcun proposito, donò à i
Parthi. Questa sorte d'huomini è ueramente quella, che con le lor maluag-
gie opere danno occasione di guastare & roinare in qualche parte il Mondo, in-
troducendo in esso pessimi essempij & scelerati costumi, che muouono gli huo-
mini ad operar male. Ne fin'hora hò detto questo fuor di proposito; essendo
che hauendo dopo un lungo tempo ch'io diedi principio, posto fine à questi miei
noui Sopplimēti, secondo 'l proposito ch'io narrai di sopra, & ridotto in atto tutto
quello, c'hauea nel pensiero, hauendo anco risposto à molte oggettioni, che mi po
teano esser fatte, sopra quello che per auanti hò scritto; quando hebbi ultimamen
te deliberato, per pagare il debito già tante fiate con molte promesse contratto, di
uolerli porre in luce, l'Africa nostra musicale, che di continuo partorisce & manda
fuori qualche nuoua cosa, oltra gli altri fece uedere un'insolito & horribile Mon-
stro, fatto alla guisa di quello che finge & descriue Horatio in questa maniera: In epistola
de Arte.
Aneol 3.
Humano capiti ceruicem pictor equinam
Iungere si velit, & varias inducere plumas,
Vndiꝗ collatis membris; vt turpiter atrum
Desinat in piscem mulier formosa supernè.
Ouero come una di quelle Arpie, che dipinge Virgilio nel suo rarissimo Poema,
con queste parole: Aeneid. 3.
——— Virginei volucrum vultus, foedissima ventrisEt più oltra.
Ingluuies, vncaeꝗ manus & pallida semper
Ora fame.
——— Et magnis quatium clangoribus alas:
Diripiuntꝗ dapes, contactuꝗ omnia foedant
Immundo, tum vox tetrum dira inter odorem.
Il perche hauendo io ueduto un cosi nuouo parto; & considerato la qualità del-
la Fiera, che potea apportare col tempo al Mondo qualche disconcio; mutai
pensiero, & uolsi differir questo mio disegno in un'altro tempo più conueneuo-
le; onde deliberai di scoprirla & far che 'l Mondo la conoscesse; acciò non cre-
desse ò pigliasse una cosa per un'altra. Et per dirla come si dee, ciò feci, essendo-
mi uenuto alle mani un Trattato di Musica, fatto da un'Autore, ilquale in una
sua lettera scrittami l'Anno MDLXXVIII. sotto 'l giorno VII. di Giugno,
laqual tengo appresso di me, con alquante sue altre, si manifesta essere stato mio
Discepolo, con queste parole.
Molto Mag. & Reue. Sig. mio; Dopoi che l'eccellentissi-Et quello che segue. Et veramente mi
mo Cipriano Rore partì del seruitio di cotesta Sereniss Rep. & V. S. R. meritamente suc-
cesse in suo luogo, non l'hò mai presentialmente veduta, ne anco (per non mi essere ve-
ramente occorso) gli hò scritto, come conueniua all'obligo mio, non tanto per essere sta-
to poco auanti al sudetto tempo, suo domestichissimo Scolare & di Contrapunto, & an-
page 6 cora di molte cose attenenti alla Theorica; se bene in questa, & in quella, mercè della
mia trascuratezza, haueuo profitato poco:
duole, ch'ei dica il uero, d'hauer fatto poco profitto; percioche hauendo letto &
riletto il detto Trattato, compresi chiaramente quello, che à molti altri non è na-
scosto, che dalla dottrina insegnata in esso, egli si dichiara ueramente non esse-
re stato mio Scolare; essendo che mai non insegnai ad alcuno quello che egli, per
falso che sia, si sforza dimostrare che sia uero; dalche ogn'uno potrà compren-
dere, ch'egli più tosto per dimostrare il suo maligno pensiero, habbia in questo
suo Trattato hauuto per fine il dir male di questo & di quello in particolare & in
uniuersale, che di correggere & insegnar le cose della Musica con buona dottri-
na, come ne fà professione, sapendone (com'ei dimostra) assai ben poche. Il per-
che hauendo io questo ueduto & conosciuto, spinto dall'amore ch'io porto à que
sta honoreuole Scientia per il molto studio c'ho fatto in essa, dopo quello che pri
ma scritto hauea in questa mia nuoua fatica, hauēdo scoperto nel sudetto Tratta-
to molti errori, & false dottrine, ch'egli insegna, lequali sono degne di correttio-
ne, acciò alcuno non si pensasse che da me l'hauesse imparate; deliberai d'aggiun-
ger à quello ch'io hauea fin'allora scritto, molte dichiarationi & auertimenti, &
dichiarare gli errori fatti & cōmessi da questo mio nuouo Discepolo, & alla fine,
per beneficio commune, dare il tutto in luce; accioche per auentura alcuno Stu-
dioso non restasse ingānato da quelle false ragioni, ch'egli adduce, & non fanno al
proposito. Nō ho però uoluto manifestare il nome del sudetto Autore; delche niu
no dee prender marauiglia, per due cagioni; prima, perche sempre hò hauuto in-
tentione molto lontana da quello, che per la ragione c'ho detto, son'hora sforza-
to di fare; dopoi accioche alcuno non si pensasse, ch'io hauessi pigliato questo
carico, per odio ch'io gli porti, ne per uendetta ch'io uoglia pigliare contra di lui
di quanto egli habbia detto & scritto nominatamente & arrogantemente contra
di me; ma si bene ho uoluto cō ogni fedeltà, addurre solamente quello, ch'ei addu
ce contra la verità, dimostrando la falsità di quello ch'ei dice, accioche non s'intro
duca in questa Sciētia nuoui errori: Ilche hò fatto etiandio contra alcuni di quel
li, c'hanno uoluto fuor d'ogni ragione & d'ogni buona creanza & con poca intel-
ligentia tassar le cose c'ho dichiarato & dimostrato. Ma innanti, ch'io uenga à dir
cosa alcuna, secondo 'l mio proposito, dimostrerò prima, qual sia stata & sia la mia
principale intētione, nello scriuere le Istitutioni & le Dimostrationi harmoniche,
& questo nuouo Trattato de i Sopplimenti; dopoi (secondo che mi tornerà com-
modo & in proposito) andrò dichiarando di mano in mano quelle cose, lequali
non mi curai di porre ne i due nominati Volumi, pensando allora, che quello c'ha
uea scritto, douesse esser'à sufficientia. Ilqual Trattato diuiderò in Otto libri; nel
primo de i quali tratterò quelle cose, che mi pareranno esser alle cose ch'io scriue-
rò, communi, & che si deono sapere come Principij, & Premesse, per maggiore in
telligentia di quelle, che ne gli miei libri nominati, & ne i sequēti uerrò à trattare;
lequali sono cōsiderate da i Musici come principali; come (per essempio) del Suo-
no, dell'Interuallo, del Genere, delle Costitutioni ò uogliamo dire Ordini ò
Adunationi de Suoni, del Tuono, della Mutatione, & ultimamente della Melope
ia; Ilche fatto, hò buona speranza nel Datore di tutti i beni, ch'ogn'uno d'animo
candido & sincero ne habbia da riportare ottimo frutto, con molta sua satisfacio
ne; essendo ch'io troppo ben conosco, che i maligni & di trista natura non potran
no à patto alcuno mai restar satisfatti di qual si uoglia buona opera, di modo che
non la uoglino in qualche parte biasimare; percioche secondo il loro gusto & la
loro praua dispositione, mai non si potrà trouar uiuanda tanto saporita, che non
sia à loro insipida, & di poca satisfacione.
page 7
Primo Libro de i
SOPPLIMENTI MVSICALI
DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO
DA CHIOGGIA
Maestro di Cappella della Serenissima Signoria
DI VENETIA;
cipij à quelle che si discorrono ne i Libri sequenti.
Della Intentione dell'Autore nel trattare & scriuere le cose
della Musica.Cap. 1.
cora che per sua natura ella si possa facilmente intendere, s'ei
nō manifesta l'intentione & il fine, che lo muoue à scriuere, &
quello ch'egli intenda di narrare, & il modo che uuol tenere,
è necessario che la sua narratione in qualche parte si renda o-
scura & difficile: Il perche tutti quelli c'han uoluto & uoglio
no scriuer bene, & narrar bene alcun fatto, sopra ogn'altra co
sa attendono à quelle cose, cō lequali possono facilmēte acquistarsi il Lettore, oue
ro Vditore beneuolo, attento, & docile; delche non credo hauer fin'hora manca
to (per quanto mi possa accorgere) in cosa ueruna ne gli altri miei Scritti. Et se bē
quelli ch'accuratamente i leggono, possono cōprendere, ch'io fin qui non hab-
bia hauuto in animo di seguitare particolarmente alcuna Setta antica de Musici,
ne alcuno de Scrittori, tāto antichi, quāto moderni, cosi nella Speculatiua, come
nella Prattica, ma solamente attenermi alla verità semplice delle cose; tuttauia, ac
cioche per auentura qualcheduno non errasse, uoglio che si sappia di nuouo, che
quādo mi diedi à trattar le cose della Musica nella parte Speculatiua ò Cōtempla
tiua, non uolsi (per quanto potei fare) pigliare alcuno per mia guida, che la Na-
tura istessa, come uera & principale Maestra delle cose, co 'l ricercar le loro pas-
sioni, lequali desideraua sapere & intendere; & questo feci col mezo del Senso
& della Ragione, congiunti all'Esperientia; come porta il douere; dimostran-
dole con debiti mezi & conueneuoli, come da cose principali, dalle quali deri-
ua & ha origine ogni nostro sapere; essendo che non è cosa, che l'Intelletto no-
stro posseda & apprenda, che non sia stato prima compresa dal Senso. Et se
bene non ho mancato di uedere & leggere tutti quei Scrittori, tanto Greci quan
to Latini, c'ho potuto hauer nelle mani, iquali trattano le cose della Musica; co-
page 8 me tra i Greci Aristosseno, Euclide, Nicomacho, Tolomeo, Aristide, Quinti-
liano, Emmanuel Briennio, Gaudentio filosofo, Bacchio, Psello & Alipio, con
alcuni altri scritti, che si trouano imperfetti d'altri autori incogniti; ancora che la
maggior parte di questi essemplari siano (delche mi duole assai) parte per anti-
chità, & parte per l'ignorantia de Scrittori, imperfetti & incorretti; ma de Latini
non hò lasciato di uederne & leggerne molti & molti, parte stampati, & parte
scritti à mano, tra iquali è Boethio, Guido monaco Aretino, il Fabro ,
Franchino Gaffuro da Lodi, Lodouico Fogliano da Modena, il Glareano, &
molti altri de i migliori, c'habbiano scritto in questa facoltà; da i quali hò impa-
rato molte cose; oltra quelli che sono di poca importantia, che per breuità lascio
da un canto; tuttauia non hò uoluto mai dar fede, se non à quelle, che col sen-
so prima & con la ragione dopoi hò isperimentato, & fattone diuerse proue,
facendole anco udire & isperimentare ad altri miei amici, giudiciosi delle cose
della Musica; imperoche mai non mi hò uoluto fidare dell'Esperientie fatte da
me solamente, poiche molte fiate suole auenire, che l'Huomo è ingannato dal
proprio giudicio & dalla propria opinione, in quella cosa ch'auidamente egli
cerca & desidera; non solamente per non hauere alle fiate sufficienti Principij,
ma etiandio per non hauere il Senso cosi ben purgato & assuefatto alle cose della
Musica; come gli sarebbe dibisogno. Il perche uolendo proceder nella inuesti-
gatione delle cose di questa Scientia, non perdonai ne al tempo, ne alla spesa; an
zi reputando (come è uero in fatto) esser gran pazzia & cosa uana il seguitare
ostinatamente l'altrui opinioni, massimamente in quelle che alle fiate sono fuo-
ri d'ogni ragione, & si possono con buoni & reali Principii dimostrare, feci fa-
bricare molti Istrumenti; iquali mi poteano condurre nel uero & perfetto fine,
cioè nella Verità della cosa ch'io cercaua, & lasciai da parte il seguir cosi coloro
che seguitauano Pitagora, come anco quelli, ch'erano della setta d'Aristosseno
ò di Tolomeo, ò di qual si uoglia altro. Laonde dopo l'hauer per cotal modo
lungamente cercato & essaminato molte cose, con gran diligentia, & con mol-
to mio gusto, ritrouai finalmente (per la gratia d'Iddionostro Signore) quella
Verità, ch'io cercaua, laqual'è cosa ueramente di maggiore importantia di qual
si uoglia altra che si troua nella Musica; & trouai & conobbi esser uero, che le
Forme delle consonanze & d'altri Interualli che usiamo à nostri tempi nelle Can
tilene uocali & naturali, non sono cosa dell'Arte, ne inuentione dell'Huomo,
ma della istessa Natura primieramente prodotte, collocate & registrate tra mol-
te cose, & specialmente tra le parti del primo Numero perfetto, ch'è il Senario,
come nelle Istitutioni dichiarai, nelle quali si trouano le loro Forme uere; &
dall'Arte dopoi ordinate & ritrouate tra le chorde & interualli di quella specie,
ch'io chiamo & chiamarò sempre Naturale, detta da Tolomeo Syntona diato-
nica. Questa, se bene quanto à gli Interualli ò Materia, che li uogliamo dire,
si può dir come dicono alcuni, che sia quella istessa di Didimo antichissimo Mu
sico, detta Diatonica, come si troua appresso di esso Tolomeo; 2. Har.
cap. 13. discorda però
in quello che non poco importa, nella Forma, ouer'Ordine de gli interualli del-
la detta specie; come al suo luogo son per dimostrare. Il perche quando per l'a-
uenire alcuno ritrouerà ne i miei Scritti questo nome, Naturale, non uoglio
che intenda quella antichissima specie detta Diatona diatonica, chiamata pur da
molti, per alcuni rispetti, Naturale, la sudetta Syntona; acciò non si commet-
ta errore. Questa adunque è stata sempre, & anco sarà per l'auenire la mia
principale intentione, che dopo la ritrouata Verità, si adoperasse & anco si ado
peri questa specie naturale & Syntona nelle nostre cantilene uocali, & in qual-
page 9 che altra specie d'istrumento arteficiale, come dimostrerò al suo luogo, & non il
sudetto Diatono; ilche hò dimostrato esser uero, contra l'opinione di tutti
quelli c'hanno scritto fino alla nostra età, & lo conferma anco il sudetto mio
amoreuole Discepolo in molti luoghi; percioche se bene Lodouico Fogliano
da Modena s'affaticò di mostrare col mezo della Proportionalità harmonica le
Ragioni ò Proportioni delle Consonanze & d'altri Interualli che si cantano; co-
me egli dice; & anco sonano; non dimostrò però mai, ne si lasciò intendere,
che allora non s'usasse altra specie ò forma d'Harmonia, da questa in fuori; ne
mai con alcuna ragione dimostrò il contrario; onde ne restaua etiandio di cotal
cosa il Mondo ingannato, dubioso & confuso; essendo che ogn'un tenea per
fermo, che si cantasse & sonasse la sudetta specie Diatona; fin à tanto ch'io
con gagliarde ragioni & uiue dimostrationi, guidato dalla Verità, feci uedere
& conoscere, & non senza gran mormoratione di molti, esser tutto il contra-
rio; percioche mi lasciai molto bene intendere, & dissi (come si dice) fuori de i
Denti, che si cantaua la sudetta specie Naturale ò Syntona Diatonica di Tolo-
meo, & non l'Antica Diatona ò altra specie; se ben tutti concorreuano in una
opinione; come da i loro Scritti si può conoscere, che si cantasse & sonasse (co-
me hò detto) la nominata poco fà specie Diatona: Et di questo ne scrissi ampia-
mente ne i due già nominati miei Volumi; dicasi poi ogn'uno quello, che più li
piace. Questa è stata sempre la mia intentione & sarà anco nell'auenire, nel-
lo scriuere & trattar le cose della Contemplatiua, & nel cercar la Verità delle co-
se, & nel trattar queste Forme. Nello scriuere poi & ragionar delle cose della
Prattica, hebbi sempre pensiero, com'anco al presente hò, d'insegnare il mo-
do, che si tiene hoggidì nel comporre le Cantilene, & mostrar la diuersità de i
Modi ò Tuoni, non già secondo 'l costume de gli Antichi; dico di quelli che
furono auanti gli Inuentori del modo ch'usiamo al presente di cantare; ma se-
condo l'uso de' Moderni, se ben nel discorrere & trattare non solamente di
questi, ma etiandio d'ogn'altra cosa della Musica, sempre mi hò seruito & ser-
uirò di quelle cose c'hò trouato Scritto appresso gli Antichi; come si può ue-
dere non molto dopo il principio della Seconda parte, & nel principio della
Quarta delle Istitutioni, & in qualch'altro luogo. Quando adunque parlai del-
le cose appartenenti alla Theorica ò Contemplatiua; ricordandomi quel
Prouerbio;
Amicus Socrates & amicus Plato, magis est amica Veritas;non hò uo-
luto seguitar l'opinione d'alcuno, se bene alle fiate si è incontrato, ch'io
habbia detto quella cosa istessa c'ha detto un'altro, ilche è proprio della Verità,
ch'è una, & l'habbia molte fiate ancora confirmata con l'altrui autorità, ualen-
domi però d'alcuni Principij, c'hanno usato tanto gli Antichi, quanto i Moder-
ni Scrittori. Ne fu mai ne anco è mia intentione di scriuer l'uso della Pratti-
ca secondo 'l modo de gli Antichi, ò Greci, ò Latini, se bene alle fiate la uò
adombrando; ma solamente il modo di quelli, c'hanno ritrouato questa nostra
maniera, nel far cantar insieme molte parti, con diuerse Modulationi, & diuerse
Aria, & specialmente secondo la uia & il modo tenuto d'Adriano Vuillaert,
prattico eccellentissimo, di giudicio grande, di felicissima & fecondissima me-
moria, & di grande, isperientia nella Musica, & nelle cose della Prattica mio
Precettore. Hò uoluto etiandio anco, costretto dalla necessità, & non senza
ragione, per maggior commodità & migliore & piu ragioneuole ordine, che
ne uedea uscire; ordinar le Specie delle Costitutioni ò Consonanze perfette, ò
uogliamo dire gli Ordini loro, & i nostri dodici Modi ò Tuoni, altramente di
quello c'han fatto i Primi, ch'ordinarono in questa nostra Prattica le cose della
page 10 Musica, come l'habbiamo ritrouate; ilche hò dimostrato nella Ottaua, Nona,
& Decima Def. del 5. delle Dimostrationi; quantunque questo non piaccia ad
alcuni de nostri Moderni Theorici, poco speculatiui. Quando adunque alcuno
trouerà, ch'io tratti delle Forme delle Consonanze & de gli Interualli, che ado
periamo nelle Cantilene uocali, & d'altre cose; allora haurà da sapere; ch'io
non intendo ragionar se non di quelle, che sono parti dell'istessa Natura, poste
in prattica & in uso à i tempi nostri; quantunque alle fiate secondo l'occasione,
ragionerò di molt'altri, ch'appresso di noi non sono in uso. Ne si pensi alcuno
per alcun modo, ch'io ragioni delle cose attenenti alla prattica in cosa ueruna,
come in tal maniera fussero trattate & poste in uso da gli Antichi; essendo che
questo nostro modo di Cantare & di Comporre è molto differente da quello, ch'
eglino usauano; se bene in qualche cosa potesse parere, c'hauessi uoluto ad alcuna cosa della Musica loro, come si può uedere appresso molti Poeti &
molti Historici; percioche sarebbe in errore.
Delle due parti della Musica, Historica & Methodica, di doue si
hà la cognitione delle cose dell'Arte & della Scientia; &
quello che sia l'una & l'altra; & della Materia
della Musica.Capitolo II.
& molti Historici; essendo che la cognitione perfetta della Musica
s'acquista da due parti, l'una dellequali chiamaremo Historica &
l'altra Methodica; Imperoche da quella habbiamo la cognitione di
molte cose appartenenti all'Arte & alla Scientia, intorno all'uso & alla prattica,
& da questa la cognitione della Μελοποιΐα. cioè, dell'uso delle cose sottoposte al-
la Musica, che consiste nella cognitione del fare ò compor bene le Cantilene,
secondo che ricerca la natura del Soggetto, sopra ilquale si hà da fondar la com-
positione. Però auertirà ogn'uno, che ne i miei ragionamenti, secondo che
uerranno le cose in proposito, in quelle che appartengono alla cognitione della
parte Historica, seguirò quelli Autori che faranno piu al proposito; & nelle co-
se della Prattica quelli, che di essa hanno con ragione, & buon methodo Trat-
tato. Non hò però detto fin qui cosa alcuna fuori di ragione; percioche in que-
ste due parti la Musica & la Grammatica sono poco differenti; essendo che l'una
& l'altra s'acquistano per la cognitione di queste due parti; poiche si come la
Grammatica consiste in due cose principali, il che dimostra Quintiliano; 1. Instit.
orat. Cap.
4. la
prima nel parlar con ragione, & la seconda nell'esporre & di chiarare gli Au-
tori che scriuono, nel modo che si debbe; cosi anco principalmente ella ne
contiene altre due; dellequali l'una consiste nella Narratione d'alcuna cosa
memorabile, fatta dall'Antichità, & la memoria di tutti i secoli, che i Gre-
ci chiamano Ι῾στορία. laquale con altro nome uien detta Ε'ξήγησις. cioè Espositione
ò Commentario. Ma l'altra è la Via ò la Ragione che si tien nell'insegnar le co-
se, che dicono Μέθοδος. Et si come la Grammatica considera queste due parti, so-
pra lequali è fondata; cosi la Musica, come quella che è posta in grado più
eminente, ne considera due; la prima delle quali consiste nel Comporre, nel
Cantare & nel Sonar con ragione, & nel Porre in atto quelle cose secondo
i precetti dati da i più periti nell'Arte & nella Scientia, che in essa Arte & Scien-
page 11 tia sono considerate; & la seconda nell'esporre & dichiarar con intelligentia &
con l'autorità di coloro c'hanno trattato & trattano scientificamente le cose del-
la Musica, tanto pertinenti all'Arte, quanto alla Scientia, & nel porle in uso.
La onde la prima con ogni uerità si può dir Methodica, & l'altra Historica;
percioche nel modo che la Grammatica consiste nel leggere, nello scriuere &
nel parlar bene, secondo l'osseruanze de buoni Autori; cosi la Musica consiste
nel ben Comporre, & nel ben Sonare, & nel ben Cantare le Cantilene, & nel
Porle con ragione in uso, secondo l'usanza de i migliori & più approbati Auto-
ri, come si troua appresso di loro essere stato osseruato. Il perche si come la
Grammatica, nella parte Methodica considera & tratta quattro cose, che sono
le Lettere, le Sillabe, le Parole, & il Parlare ouer l'Oratione, come uogliamo
dire, cose che sono osseruate da i migliori di quest'Arte; cosi la Musica nella sua
parte Methodica ne considera & tratta Sette, come si è detto nel Proemio, che
si trouano appresso i migliori, che di essa habbiano ragionato. Ma perche la
Musica, come dichiarai nella prima Definitione del Primo delle Dimostra-
tioni, è contenuta in quella parte, che chiamano Πρακτικὴν. cioè, Prattica, co-
me uedremo anco, hà il suo fine nell'esser posta in atto; ilche non potrà mai
fare alcuno, che stia bene, se non sarà prima molto bene istrutto nella parte,
che chiamano Μαλοποιΐαν, che tanto uuol dire, quanto Fattrice, ò Fabricatrice
del Canto, ilquale è quella Harmonia sensibile, ch'è posta in atto col mezo de
gli Istrumenti naturali ò de gli artificiali; percioche in essa consiste l'uso & ulti-
mo fine delle sopradette cose, che in esso Canto si considerano, come sua Ma-
teria, & come suoi Elementi proprij: Però auanti che si uenga à trattare la
Melopeia, andaremo discorrendo & ragionando sopra le cose, ch'apparten-
gono alla Musica; & dimostraremo, come si trattino le sue parti secondo l'uso
Moderno, non lasciando indietro il dir qualche cosa dell'uso loro secondo gli An
tichi, inquanto potrà conuenire al luogo & al tempo; secondo che Historica-
mente & Methodicamente da Scrittori approbati sono state trattate; percio-
che se bene hò mostrato2. parte
Instit. pau
lo post
principiū. in quanto alla Historia, come gli Antichi usassero la
Musica, & di qual maniera erano i Musici di quei tempi, & quali cose recitas-
ero nelle lor Cantilene, & mostrato ancora con efficaci ragioni quello, che
potea muouer l'animo, & indur l'Huomo in diuerse passioni, & come la Musica
poteua operar quelli effetti, che (secondo l'opinione di molti) poco più oltra
il principio della Seconda parte delle Istitutioni hò dimostrato; tuttauia, secon-
do che mi uerrà in proposito, non restarò d'aggiunger quello, che mi parerà
necessario per la intelligentia di molte, già nell'altre mie Opere narrate; anco-
ra che la parte Historica alle fiate non sia molto facile d'accordare in molte cose:
si per non esser cosa dimostratiua, com'anco perche alle uolte da i Scrittori piu
tosto si uede allegar l'opinione, che la uerità delle cose; onde essi Scrittori non
s'accordando, ma bene spesso discordando, si troua gran diuersità nelle cose
essentiali, circa le persone, circa il tempo, & circa il luogo. Ma sia come si
uoglia, quando haurò à trattar le cose Historiche, referirò sempre fedel-
mente quello, che si troua appresso gli Historici, & ne dirò il mio parere; la-
sciando poi giudicare al Lettore quello, che sarà più ragioneuole; percioche
se ben non si potrà sapere (come alle fiate suole auenire) con fermezza la ueri-
tà di quello che si cerca, non restarò per questo, di dar tutte quelle notitie, ch'io
potrò dare di qual si uoglia cosa, c'haurò proposto. Et quantunque mi paia
d'hauer à bastanza ragionato della parte Methodica, come appresso i Moderni
s'habbia à porre la Musica nel suo fine & in atto assegnandoli i suoi precetti &
page 12 regole, & dandoli il modo, col quale ogn'un può, purche la Natura non gli sia
nemica, conseguire quel fine, ch'ei desidera; tuttauia, perche non è possibile
(come hò detto ancora) in una fiata poter raccogliere, ne dire, ne insegnare
tutte le cose, ne anco perfettamente trattarne una sola; non resterò di dire & ag-
giungere, secondo che tornerà bene, dell'altre cose, che saranno non solo uti-
li, ma di gran piacere à tutti quelli, che si dilettano di questa Scientia.
Della Inuentione delle Arti & del loro accrescimento; & in qual
maniera la Musica sia stata ritrouata, accresciuta, & ridotta
ne i termini, ch'ella si troua.Cap. III.
è uno M. Tullio Cicerone eloquentissimo Oratore Romano, nel Prin-
cipio del Primo libro della Inuentione, & anco M. Vitruuio famosissi-
mo nella sua professione, nel Cap. 1. del 2. lib. dell'Architettura; an-
cora che l'uno & l'altro imitando quello, che Diodoro Sicolo fabulosamente
(dirò quello ch'io credo) scriue nel lib. 1. Delle cose Antiche, 1. Hist.
cap. 1. hanno tenuto &
dicono, che Fù già tempo, che gli Huomini à guisa de bruti animali senza ra-
gione, separatamente uiuendo, andauano uagando per le selue & per i boschi;
& habitauano gli antri, le cauerne, & le spelunche; & iui nascendo, si pasceua-
no di cibo saluatico; à caso una fiata accendendosi il Fuoco ne gli arbori, quassa-
ti & agitati per lungo tempo dalla tempesta de uenti, fregandosi i loro rami l'uno
con l'altro, da cotal cosa non più ueduta impauriti, prima si diedero à fuggire;
dopoi hauendosi alquanto rimessa la fiamma, si fecero à lei uicini; & gustando
la commodità, che 'l Fuoco gli apportaua; percioche allora andauano nudi, in-
cominciarono ad aggiunger legne al fuoco, & cosi à poco à poco, hora con cen-
ni, & tal uolta con uoci incominciarono ad intendersi tra loro. Il perche alcu-
ni di più uiuo & eleuato ingegno furono cagione, che si adunassero insieme, &
cosi legati & confederati per uirtù delle Leggi da loro ritrouate, insieme anco ui-
uessero. Laonde tra quella moltitudine ritrouandosi alcuni hauere imparato
da gli Vcelli nel fabricare i loro nidi, & da altri animali l'accommodarsi le loro
tane, incominciarono con frondi d'arbori & luto insieme à far coperti, & à ca-
uar le spelunche ne i monti & cōmodarsi tai luoghi in modo, che si potessero ha-
bitare, & fussero atti à guardarli & difenderli dalla ingiuria de uenti, pioggie, ne-
ui, tempeste & altre cose simili. Per laqual cosa hauendo alcuni osseruato il mo-
do, che di giorno in giorno questo & quello hauea tenuto nel fabricare alcuna co
sa, aggiunsero con i Pensieri loro tante cose noue l'una all'altra nel fabricar ca-
se, palazzi, cittadi, & altre simili; si per la commodità che ne traeuano, come anco
per il Decoro; che cotal cosa arriuò à quella eccellenza, che uediamo hoggidì
dalle antiche & moderne fabriche essere stati edificati molti richissimi & pompo-
sissimi edificij: Il perche quelli, che essercitauano cotal'Arte, sforzandosi di con
tinuo d'imitar l'un l'altro; acquistando sempre miglior giudicio; con i loro alti
Pensieri arriuarono à tal segno, che ritrouarono molte cose noue & belle, per la
commodità del uiuere humano: & ridussero le cose in tal termine, che dopo
l'hauer ritrouato la uera Arte del fabricare, le diedero nome d'Architettura; dal-
la quale s'acquistarono il nome d'Architetti. Volsero però; come da i loro Scrit
ti si può conoscere, che cotale Arte consistesse (come è il uero) nell'Ordine prin-
page 13 cipalmente, & nella dispositione, & che tre fussero le sue Specie ò Forme, ò uoglia
mo dirle Idee; percioche adoperandosi prima il Compasso & la Riga nel descri-
uere le piante de gli Edificij, che si hanno da fare, si usa la prima, che si chiama
Ι῾χνογραφία; dallaquale, dipende la seconda, detta dalla Eleuatione delle faccia-
te, frontespicij & altre cose simili delle fabriche Ο'ρθογραφία; laquale non si può
far senza gli adombramenti de frontespicij, & de i pauimenti, & la corrispon-
denza di tutte le linee al centro del Compasso, onde la nominarono Σχιογραφία. Ma
perche tutte queste cose hanno hauuto origine dal Pensamento & dalla Inuen-
tione, però si come questa consiste nella Espositione ò Dichiaratione di Questio
ni oscure, & nella ragione delle cose ritrouate da nuouo con franchezza agile &
animo attento, cosi quella consiste nella sollecitudine piena di studio, d'indu-
stria & uigilantia, accompagnata dal piacere del proposto effetto. La onde alla
fine l'Architettura uenne ad esser composta d'Ordine & Dispositione, che ren-
dono bellezza, laqual consiste nella commisuratione ò conueniente consenso
delle parti ò membra della Fabrica, ouer'Opera, nellaquale si troua il Decoro
& la Distributione. E perche le parti di questa Scienza consistono in queste tre
cose; cioè nella Edificatoria, nella Gnomica, & nella Machinatoria, come si
comprende appresso di esso Vitruuio; però credo io che da questo con molta ra-
gione, ei dicesse, che l'Architettura è Scientia ornata di più dottrine & uarie
eruditioni, col giudicio dellaquale tutte le Opere ò Fabriche sono prouate, che
usciscono dall'altre Arti. Ma si come l'Architettura hebbe principio da origine
debole, & à poco à poco essendole aggiunto, come si è discorso, molte cose,
crebbe in quella nobiltà & eccellentia che la ueggiamo à i nostri giorni, tanto
ne gli antichi, quanto ne i moderni edificij; cosi anco è intrauenuto, che la Musi-
ca; lasciando di dire dell'altre Arti & Scientie; s'habbia acquistato à poco à poco
perfettione; percioche non è fuor di ragione il dire, che gli Huomini incomin-
ciassero da principio ad osseruare i canti uarij de gli Vccelli, & ad imitar quelli
con le Voci, & dopoi s'insegnassero di trouare & arteficiosamente fare alcune
sorti d'Istrumenti, co i quali potessero imitar non solamente cotali canti, ma
etiando quelli de gli huomini. La qual cosa Lucretio, non dirò Poeta, ma più
tosto Filosofo naturale, se si gli può credere, affirma con queste parole.
At liquidas auium uoces imitarier oreChe uogliono dire:
Ante fuit multò, quàm leuia carmina cantu
Concelebrare omnes possent, aureisꝗ iuuare
Et Zephyri caua per calamorum sibila primùm
Agresteis docuere cauas inflare cicutas.
Inde minutatim dulceis didicere querelas,
Tibia quas fundit digitis pulsata canentum,
Auia per nemora, ac syluas, saltusꝗ reperta,
Per loca pastorum deserta, atꝗ ocia dia.
Sic unum quicquid paulatim protrahit aetas.
Limitar con la bocca i dolci accenti
De gli Augelletti, fu gran tempo innanti.
Che i leggieri, soaui & dolci carmi
Potessero col canto celebrare
Gli Huomini, e insieme dilettar gli orecchi.
Et prima i Venti à i Rustici insegnaro
page 14
Co 'l suon, ch'uscia da cauernose Canne
Dentro à soffiar delle Cicute caue
Dopoi di giorno in giorno à poco à poco
Dolci querele gli Huomini impararno,
Che le Tibie percosse dalle dita
De Sonatori andauan fuor spargendo
Per folti boschi, per selue & per salti,
Per luoghi de Pastori horridi e inculti;
Per quei ch'à l'ocio inuitano & al sonno.
E per tal modo l'Età à poco à poco
Seco si mena ciascheduna cosa.
Ilche fà anco Atheneo nel cap. 13. del lib. 9. adducendo l'autorità di Chameleon
te di Ponto. Laonde non è cosa da non credere, che quelli che ritrouarono prima
la Musica, la usassero semplicemente, come hò detto altroue; Inst. 2. par
tis cap. 1.
& 4.
Et 3. par.
cap. 79. sonando ò cantan-
do soli, & si contentassero d'una Modulatione, ouer'Aria, che la uogliamo dire, &
canto rozzo, procedendo (per modo di essempio) dal suono graue all'acuto, ò per
il contrario, secondo ch'erano guidati dal Senso; Ma dopoi inuitati dalla Natura
della cosa istessa, incominciassero à cantare, & insieme sonar più parti differenti
l'una dall'altra per il suono graue & acuto, dalquale usciuano uariate Aria, secon-
do che da essa natura, con il fauore del senso erano aiutati, & formassero le Con-
sonanze con le uoci & con i suoni ancora ne i loro canti. Et perche la cosa nō era
ancor fatta perfetta, però quelli che erano di più acuto ingegno, dall'istessa Natu-
ra insegnati, procedettero più oltra, facendo ultimamente cantare insieme molte
parti, con Arie diuerse, fecero un sodo (dirò cosi) contenuto da tre termini ò di-
stantie nel modo quasi ch'è contenuto il Corpo solido. Però nel cap. 4. della Pri-
ma parte delle Istitutioni, toccando un poco la parte Historica, dissi, che la Musica
da principio era in tal maniera semplice, che i Rustici soleuano porgere i Voti lo-
ro à i loro Dei, in questo modo; che adunati in un Choro appresso un'altare, sopra 'l
quale era una Vittima, hora spasseggiando, & hora riuolgendosi in giro, cantaua-
no à Bacco alcune sorti de Versi al suono del Piffaro che sono à noi incogniti; &
tal Piffaro non si assomigliaua à quelli c'hora usiamo; percioche in quei tempi si fa
ceuano delle Ossa delle gambe di Grù, onde furono chiamati i Pifferi da i Latini
Tibiae: essendo che cotal parte dell'animale con uoce latina è nominata Tibia, &
non ui è Dittionario, nelquale non si trouino queste parole:
Tibiae primo ex Gruumilche quello che scriue l'empio Luciano De Salta
tibijs, à quibus nomen habēt, tum ex arundinibus factae, unde Tibialis calamus dictus est, quē
Auleticon uocant:
tione. di colui, che saltando
rappresentaua Aiace īfuriato; in tal maniera si cōpiaceua nell'imitarlo, che parea
che fusse in un'estremo furore, & Aiace istesso; quando che pigliando per forza un
Piffaro ò Tibia dalle mani d'un di quelli sonatori, ch'erano in Scena, in tal manie
ra con esso percosse il capo di colui che rappresentaua Vlisse, che lo fece cadere
come morto, & se non fusse stato l'ornamento, ch'ei hauea in capo, quel colpo gli
haurebbe tolto la uita; non può essere à questo c'ho detto contrario: E ben
uero che 'l mio dotto Discepolo nel suo Trattato, à questo proposito dice:
Con-Et in ciò non dice male; quando non
siderate se un'Istrumento fatto d'un stinco di Grue, d'Auoltore, ò d'Aquila è, atto à
percuotere gli Huomini, & torgli la vita:
fusse uero, che ogni picciola cosa può tuore la uita ad un'Huomo; come si ue-
de ogni giorno per esperienza, perche se cotal Piffero ò Tibia fusse stata di co-
tal maniera, com'ei dice; bisognaua almeno, che cotal stinco fusse stato della
grandezza d'uno di quei c'hanno quei animali, che chiamano Cameli ò Elefan
page 15 ti ò d'altri ancora, ch'al di d'hoggi non si conoscono, se non dal parlare, che li
fà differenti da i bruti. Ma io mai non parlai delle Tibie che si usauano al tem-
po di Luciano, & quando la Grecia & i Romani erano nel maggior colmo di
grandezza, che poteano hauere; lequali tanti & tanti anni, dopo che da princi-
pio furono ritrouate, erano (com'ei dice) in uso appresso gli Antichi molte, &
anco uarie, tāto nella Materia, quanto nella Forma; come si può credere. Et quel
lo c'ho detto, che non facea di bisogno allora di maggiore Istrumento, essendo
il popolo, che concorreua à luoghi simili, poco, & maggiormente dedito alla
fatica & lauoro, che alle feste & à i giuochi, non hà da far con quello, ch'ei dice;
che i Greci amauano grandemente la Musica, & ch'io nel cap. 35. della Secon-
da parte dell'Istitutioni, sia à questo di contrario parere; perche è manifesto
mendacio; poiche ne in questo, ne in alcun'altro luogo, che mi ricordi, non so-
lamente non hò detto, che non si dilettassero, ma ne anco hò ciò accennato;
anzi da quello c'hò scritto in molti luoghi, & specialmente nel luogo citato,
dimostro, quanto eglino si dilettassero, essendo stati Inuentori d'infinite cose.
Ma uolendo anco prouare, ch'eglino attendessero & amassero grandemente la
Musica, & dimostrare che non erano dediti alle fatiche, piu ch'alle feste, indu-
ce una sua Historia, senza citare l'Autore, ne qual popolo fusse, dicendo; che
essendo assediati da un numeroso essercito di Serse, non tralasciarono mai alcu-
na delle feste publiche loro, nellequali essercitauano qual si uoglia sorte di Mu-
sica; ilche diede più uolte occasione di dubitare à Serse, sapendo egli certo,
che si moriuano di disaggio, & di fame, & gli uedea & udia giorno & notte dan-
zare, cantare & sonare. Ma questo quanto sia lontano dal uero, ogn'un lo
può conoscere; percioche questo non conclude; essendo che cotali popoli po-
teuano per cotal uia dimostrare, & simular quello, che non era, per usar lo Stra-
tagemma, & liberarsi dall'assedio del nemico; cosa che gli successe dopoi; co-
me successe anco à Biante Prieneo, ch'essendo assediata Priene sua patria da
Aliatte; come scriue Laertio nella sua Vita, nel primo libro; fece ingrassare
due Muli, & li scacciò fuori dalla Città, nel Campo nimico; laonde hauendoli
il Re ueduto, si marauigliò molto, che i Prienesi hauessero animali brutti cosi
ben nutriti: Il perche hauendo deliberato di leuarsi dall'assedio, mandò prima
nella Città uno ambasciatore per ispiare come andauano le cose loro: Ma Bian-
te, hauendo conosciuto l'astutia del Re, fece coprire con grano alcuni monti
grandi di sabbia, & ordinò che fussero mostrati alla Spia; il perche hauendo il
Re inteso il tutto, fece pace co i Prianesi. Ma io non parlai se non de i Rustici,
che allora teneuano l'istessa natura, c'hanno quelli che uiuono à i nostri tempi,
iquali dopo l'hauersi bene affaticati nel lauorar la terra tutti gli altri giorni del-
la Settimana, per non uoler domenticarsi la fatica; & per iscacciar l'otio, i gior-
ni di festa da mezo giorno, quando il Sole si troua nel suo maggior feruore, si
riducono à saltare & danzare sotto un'arbore senza mai posarsi. Percioche quan-
to alla sorte de gli Istrumenti che usauano, tutto si può referire à quello c'hò
scritto nel cap. 1. della Seconda parte sudetta, & à quello che scriue Horatio
nella sua dell'Arte poetica, ilqual parla del principio della Città di Roma, se-
condo che uogliono alcuni, ouero del principio che s'incominciarono, par-
lando in uniuersale, à edificar le Città secondo 'l parere d'altri. Però quando egli
introduce l'historia di Serse, laquale ha poco da far con quello, che ei uuole
inferire, commette due errori; Prima non cita (come hò detto) l'Autore della
Historia, ch'è di qualche importantia appresso i Lettori, ne i popoli ch'erano
assediati, ne dice qual Serse si fusse: essendone stato due almeno l'uno Quinto
page 16 Re de Persiani, che regnò appresso l'Anno CCCLXXXV. auanti l'aueni-
mento del Figliuolo di Dio in carne, & l'altro, che fu l'Ottauo, uisse intorno l'An-
no CCCCXXIIII. Laonde essendo stata edificata Roma da Romolo & Remo
fratelli l'Anno DCCLII. dal principio & fondatione della Città, fino al primo
Serse, già erano iti CCLXVII. anni in circa, & fino al Secondo CCCXXVIII.
di modo che potea ben stare, che quei popoli, ch'erano nel tempo di qual si uo-
glia uno di questi; essercitassero la Musica al modo ch'ei scriue. Ma che hà da
far (come si dice) la Luna co i Gamberi? Che hanno da fare di gratia le Tibie,
che furono ritrouate da principio, con quelle che si usauano al tempo di Lucia-
no? che fu ne gli anni di Christo CCCV. ilqual fatto ei narra, come quello
che si trouò presente. Hora per ritornare oue lasciai, dico, che hauendo i po-
steri à cosi debole principio; come anco si è detto dell'Architettura, aggiunto di
tempo in tempo molte cose, arriuò alla Musica à tal grado; parlando però della
parte del Suono, dalquale nasce l'Harmonia; che mi pare, come hò detto in
più luoghi con uerità, che non si possa passar più oltra; poiche si uede, che non
solo non se le può aggiungere alcuna Consonanza, ne altra cosa di nuouo; ha-
uendo ella quella perfettione in se, che da questa parte hauer puote; ma ne an-
che se le può leuar cosa alcuna, che si possa dire, che le sia di souerchio. Onde
hauendo gli Antichi ritrouato & aggiuntole di tempo in tempo molte cose nuo-
ue, la ridussero prima in Arte, & al fine hauendo di essa dato tutte quelle cogni-
tioni che dar poteano, le acquistarono il nome di Scientia perfetta; diuidendo
la nelle sue parti à guisa dell'Architettura, come dimostraremo. Et se bene non
si troua ne i Scrittori cosa, dallaquale si possa chiaramente comprendere il mo-
do che teneuano nel fare i loro concenti, & conoscere se erano composti di
tante parti ò Arie poste insieme, nel modo che usiamo noi ne i nostri, & anco se
questo nostro uso sia molto antico, da quello che potiamo hauere; tuttauia alcu-
ni pensano, che fino à questi tempi passati intorno Anni CL. che cotali Arie
s'introdussero, che per auanti gli Antichi non cantassero ne i lor concenti
con tante parti insieme aggiunte; ma che cantassero semplicemente soli al suono
d'un'Istrumento quell'Aria che sonauano. Questi però si potrebbono facilmen-
te ingannare, quando intendessero, non di quella che usauano nella infantia
della Musica; ma di quella, che dopo molto tempo, essendo stata accresciuta,
essercitauano, essendo che non hanno ragione alcuna, ne alcuna historia, che co-
tal cosa manifesti, ne che dimostri il contrario; se ben si potesse dire, che non si leg
ge, che si usasse un tal modo di cantare; poiche può ben stare, che le crudelissime
guerre ciuili & esterne; che sono state nel mondo, massimamēte nell'Europa, per
molti & molti anni, che nella Grecia, doue fioriua la Musica, & nella Italia, per le
innondationi (per dir cosi) d'infinite genti barbare, che l'hanno in diuersi tempi
spogliata & rouinata, si fusse perduto un tale uso, non ne restando uestigio alcu-
no; come etiandio è auenuto di molte altre cose, & specialmente delle fatiche di
molti Huomini illustri; come quelle di M. Tullio Cicerone, di M. Varrone, di
Tito Liuio, & d'altri infiniti Historici, Filosofi, Oratori, Poeti, & simili in altre fa-
cultà; dellequali, parte sono in tutto perse, & parte imperfette, come in molte
opere loro si può uedere. E' però da credere, che nel principio, quando si ritrouò
la Musica come hò detto, ella non fusse in tal modo perfetta, che si usasse il
concento di più parti & di più Arie insieme; ma che dopoi ella non fusse esserci-
tata con una moltitudine de parti, questo è contrario à quello, che dice il Fi-
losofo nella Politica. 8. cap. 5. Τὴν δὲ μουσικὴν πάντες εἶναι φαμὲν τῶν ἡδίστων καὶ ψιλὴν οὔσαν, καὶ μετὰ
μελωδίας. cioè; Ma tutti confessiamo, la Musica esser una delle cose giocon-
page 17 dissime, sia pure ò nuda ò semplice, ouer con Melodia; percioche per nuda &
semplice, si dee intendere il Canto semplice della Voce, accompagnato anco
col Suono; ma con la Melodia, s'intende il Concento fatto da più cose poste in-
sieme, come hò dichiarato nel cap. 7. & 8. della Seconda parte dell'Istitutioni,
& da quello che si legge, che gli Anni di Christo DCCCLXV. essendo Conone
di Tracia ottantesimoquarto Pontefice massimo, uiuea Beda Englese Sacerdo-
te uenerabile per santità di uita & per dottrina, ilquale affirma, che nella sua età
si essercitaua la Musica, Concentu, Discantu, atque Organis, com'ei scriue; cioè, col
Cōcento, col Canto diuerso, & con gli Organi ò Istrumenti; che dire li uogliamo.
Ne alcun negherà, che 'l Cōcento si faccia di più uoci, percioche la parola Discan
tus, significa molteplicità di parti, uariate di Modulatione ò Aria, come sono i Cō
trapunti, che si fanno con diuerse Arie, se bene alcuni Musici prattici chiama-
no impropriamente Discantus quella parte che nella Cantilena è più acuta di
qual si uoglia altra, che uniuersalmente dalla maggior parte de Cantori è det-
ta Soprano. Ma che l'uso dell'Organo non sia stato anco già più auanti di No-
uecent'anni nella Chiesa, si può comprendere da quello, ch'è scritto dal Plati-
na nell'Historia delle Vite de Pontefici, che Vitaliano primo ordinò il Canto
nella Chiesa di Dio, & aggiunse à gli Organi la Consonanza. Et che gli An-
tichi non habbiano usato di cantare insieme più Arie, come faciamo al presen-
te, non si fà buono argomento, quando si dice, che non si troua alcuna Canti-
lena, dallaquale potiamo confirmare questa opinione; essendo che non si tro-
ua anco uestigio alcuno di Harmonia, per ilquale potiamo sapere, qual sorte di
Modulatione potessino usare. Che nel tempo di Guido Aretino non si cantas-
se in consonanza, come pare al mio diligente Discepolo, si può conoscere es-
ser falso da questo; che si uede cotal modo di cantare hauer'hauuto principio
auanti esso Guido: Perche da questo anco si può conoscere, ch'egli fù nel Pon-
teficato di Papa Benedetto Ottauo, l'Anno del Sig. MXVIII. Onde già sono
iti più di DLXV. anni, & esso Guido nel Cap. 18. del Libro che egli chiama Mi
crologo; parlando della Diaphonia, dimostra che l'uso del cantare più Arie in-
sieme, era già auanti i suoi tempi incominciato; per la qual cosa, quel modo
di cantare, se bene era imperfetto, egli Organo; scriuendo in questa
maniera.
Diaphonia, uocum disiunctio sonat, quam nos Organum uocamus.On-
de hauendo prima dimostrato l'uso di cotal cosa in quelli, che erano più an-
tichi di lui, dimostra dipoi il suo, seguendo il proposito, con queste parole:
Superior nempe Diaphoniae modus durus est, noster uerò mollis.Oltra di que-
sto si può comprendere, che quest'uso era antico, da una Epistola decreta-
le di Papa Giouanni Ventesimo secondo,Extra. c.
Docta. De
Vita &
hon. cler.
tit. 1. nellaquale prohibisce il cantare
nella Chiesa il Canto figurato: permette però, ch'alle fiate ne i giorni Fe-
stiui & solenni nelle Messe & altri Diuini officij, si possa semplicemente proferir
quelle Consonanze, che fanno ò rappresentano Melodia, come di Diapason, di
Diapente, di Diatessaron, & d'altre simili, sopra il Canto ecclesiastico,
con queste parole:
Per hoc non intendimus prohibere, quin interdum DiebusEssendo
festis praecipuè, siue solennibus in Missis & praefatijs Diuinis officijs, aliquae conso-
nantiae, quae Melodiam sapiunt, puta Octauae, Quintae, Quartae & huiusmodi, supra
Cantum ecclesiasticum simplicem proferantur; sic tamen, ut ipsius Cantus integritas
illibata permaneat, & nihil ex hoc de bene morata Musica immutetur.
che ei uolea, che 'l Canto ecclesiastico restasse intiero & nel suo essere. Fù
questo Pontefice intorno gli Anni della nostra Salute MCCCXVI.
& già ne sono passati CCLXVIII. Di più si conosce questo modo di cantare à
page 18 più d'una uoce, esser più antico di quello che crede questo mio Discepolo, da
un Libro scritto in carta pecora, che già molti anni tengo appresso di me, nel
quale ui sono scritte & notate con buona mano alquante Cantilene, che si can-
tauano à due uoci solamente, & una à tre, sopra sei righe fatte di cenaprio; il
qual Libro tiene scritto nella coperta in lettere mercantesche queste parole:
Al. che potea esser la memoria dell'Anno, che colui, del
nome de Dio MCCCXCVII
qual Libro era patrone, l'hebbe prima nelle mani; & non quello, nelquale fù
scritto: & questo è segno euidente, che la lettera, con laquale fù scritto esso Libro,
è molto differente da quella, ch'è sopra la detta coperta; & la coperta si uede essere
più noua, che non è il Libro; & già sono passati Anni CLXXXV. Si conosce anco
questa cosa da alquante Cantilene antiche notate in una carta pergamena sepa-
ratamente sopra cinque righe, scritte con figure & caratteri simili à quelli, con
i quali sono scritte quelle, che sono nel sudetto Libro, che mi fù mandato da Luc
ca l'un de gli anni passati, dal molto gentile M. Gioseffo Guammi eccellente
Compositore & Sonatore soauissimo d'Organo; & sono composte à due uoci, &
stimo che (da molti accidenti che ui concorrono) siano alquanto più antiche di
quelle, che sono notate nel Libro nominato. Et se bē paresse ad alcuno, che l'esser
fatte cotali Cantilene à due ò al più à tre uoci, ciò non fusse sufficiente à mostra-
re che si cantaua con molte Aria; dico, che quantunque il numero sia poco,
che ciò non dimostra il contrario; percioche le parti si poteuano & possono mol-
teplicare senza contrarietà alcuna, come uediamo farsi ne i nostri giorni; che i
Compositori non contentandosi del numero di tre ò quattro, l'hanno moltepli-
cate di modo, ch'alcuni sono arriuati alle Cinquanta uoci; dallequali ne nasce
grande strepito, & gran romore, & quasi confusione.
Della Differentia che si troua tra la Natura & l'Arte, & tra il Natu-
rale, & lo Arteficiale; & che l'Artefice è solamente imitatore
della Natura.Cap. IIII.
qui si è discorso, si puo comprendere, ritrouarsi nella Musica due co-
se; cioè, Natura, & Arte, dalle quali simigliantemente ne nascono
due altre, com'è il Naturale & lo Arteficiale, & anco si può compren
dere, che la Musica dipende prima dalla Natura che dall'Arte; percioche da
quella habbiamo prima il suono, che (come ho detto altroue 2. Instit.
cap. 15. ) è cosa naturale,
senza ilquale non si farebbe la Consonanza; oltra di questo habbiamo l'Acuto
& il Graue, & anco l'Interuallo; & da quella poi habbiamo il Distendere la
chorda, il Tirrarla, & il Ralentarla ò Rilasciarla, facendo il Suono hora graue &
hora acuto, che da lei nasce; cose tutte che concorrono à far quello che si pone
in prattica nella Musica. Il perche dalla Natura principalmente nasce tutto
quello, che si ode ne i Suoni, ilquale è regolato dall'Arte nel modo & nell'ordine
che l'udimo, con molte esperienze fatte dall'Artefice. Ma perche il più delle
uolte la Natura & l'Arte, ouero il Naturale con l'Arteficiale concorrono insie-
me, quando si pone la Musica nel suo fine & in atto; però accioche dal nostro ra-
gionamento, come potrebbe accadere, alcun non argomentasse dalle prime al-
le seconde; ò per il contrario, da queste alle prime; parmi che sia bene il sapere,
page 19 che quantunque l'uno & l'altro di questi due nomi, Natura & Arte, si possa in-
tendere diuersamente; che qui si habbia da intendere, Natura esser cosa, che
naturalmente ha l'essere; ouer che sia quella proprietà, che naturalmente in es-
sa si troua. Et accioche più facilmente questo si comprenda, si dee sapere, che
di tutte le cose, che cadono sotto 'l Senso; alcune sono dalla Natura & alcune
dall'Arte prodotte; Le prime sono i quattro Elementi; le Piante, gli Animali
brutti, & altre simili; Le seconde sono la Casa, il Coltello, il Letto, lo Scagno
& simili; onde tra loro hanno questa differentia, che le prime hanno in se il prin
cipio d'alcuno de i Moti, che sono di Sei specie ò generi, che li uogliamo chia-
mare, cioè, Generatione, Corruttione, Accrescimento, Diminutione, Al-
teratione & Mutatione di luogo; Ma le seconde non hanno in se cotale princi-
pio in quanto sono arteficiali, ma in quanto contengono la Materia, ch'è natu-
rale; percioche il Coltello in quanto uiene dall'Artefice, non hà alcuno princi-
pio di moto, ma si bene in quanto è fatto di ferro; onde hà la grauità, che lo fà
discendere. Laonde secondo la dottrina peripatetica, Natura non è altro, che
principio & cagione di moto & di quiete, in cui ella si troua primieramente &
per se stessa, & non per accidente. Tutte le cose adunque che si ueggono &
non sono fatte à caso, ne dipendono dalla necessità, ouer quelle che non sono
Diuine, ne uengono da simili cagioni, si chiamano Naturali, & hanno la lor
propria natura, come sono le prime cose nominate di sopra; allequali aggiun-
geremo la Pioggia la Grandine, le Saete ò Folgori, le Tempestadi, i Venti, & tut-
to quello che noi uediamo generarsi da i quattro Elementi, cose ueramente
c'hanno un certo principio del loro nascimento; ma non ui è cosa alcuna di es-
se, che sia eterna; & il primo principio in esse è la Natura, laquale (come hò
detto) è Principio di moto & di stato ò di quiete; la onde Cosa naturale è uera-
mente quella, c'hà in se cotal natura; Ma l'Arte è principio dell'operare in un'
altra cosa, ouero è habito certo di fare una cosa con ragione; onde si può dire
anco, che Arte sia la uera ragione della cosa, che si hà da fare, & anco l'habito
dell'operare; dal che tutto quello che nasce dall'Arte, è detto Arteficiale. Noi
dunque, per applicar questo discorso alle cose della Musica, chiamaremo pri-
mieramente la Consonanza naturale, che sarà contenuta nella sua natural for-
ma, da una di quelle forme ò proportioni, ò ragioni de numeri, che le sarà sta-
to assegnato dalla Natura, lequali sono contenute tra le proportioni, che si tro-
uano collocate per ordine (come hò detto più uolte) tra le parti del numero Se-
nario, come la Diapason dalla Dupla, la Diapente dalla Sesquialtera, la dalla Sesquiterza, & cosi l'altre per ordine; lasciando hora da un canto
la consideratione di quella, che nasce da i Suoni temperati in un Istrumento ar-
teficiale. Et quella proprietà che contiene in se questo numero, laquale è (co-
me hò dimostrato altroue) che comparati due numeri, quali si uogliano l'uno
all'altro, danno la forma naturale d'uno Interuallo consonante, ò semplice ò
composto ch'ello sia, chiamaremo simigliantemente Natura ò Naturale. Ma
quando alcun de tali Interualli, col mezo dell'Arte sarà cauato fuori della sua
uera & natural forma ò propria proportione; com'è uno di quelli, che si troua-
no collocati tra gli Interualli di qual si uoglia Istrumento da tasti, che sia ridotto
con arteficio fuori della sua uera forma & temperatura, secondo che porta la na-
tura dell'Istrumento; dalla Diapason in fuori, che non patisce mai cotale alte-
ratione senza offesa grande del Senso; per ridur l'Harmonia, che nasce dalle
chorde de simili Istrumenti, da altro Corpo sonoro, oue si desideraua; chiama-
remo Arte, ò Arteficiale. Simigliantemente gli Istrumenti, che sono atti à for-
page 20 mar la uoce humana, nominaremo Natura ò Naturali; ma quelli da i quali uen-
gono i Suoni fatti con arteficio; nominaremo Arte ò Arteficiali. Et perche cia-
scuna di queste due sorti d'Istrumenti s'adoperano nella Musica, per ridurla nel
suo fine; però dissi altroue, che la Musica si troua di due sorti, Naturale & Arte-
ficiale, & questa farsi con gli Istrumenti fabricati dall'Arte ò dall'Artefice, &
quella porsi in atto con quelli, che sono formati dalla Natura: onde essendo i
primi molto differenti da i secondi, & parendomi che di loro non si possa hauere
una istessa ragione ò consideratione, perche non cade la Natura & l'Arte, ne il
Naturale con l'Arteficiale sotto un'istesso Genere, ma sotto due diuersi; Et ha-
uendo dichiarato quello ch'io intendo per Natura & Naturale, & quanto per
Arte & Arteficiale; parmi che non sarà difficile conoscere, che in tanto la Na-
tura è superiore all'Arte, in quanto questa è di quella imitatrice, & non per il
contrario; cosa che si può anche dire del Naturale & dello Arteficiale. Essendo
adunque ueramente Arte quella, che ouer consiste nel solo fine della cosa ch'el-
la fà, & hà la sua perfettione nell'atto istesso, non lasciando dopoi opera alcuna,
com'è (dirò cosi) il Ballo, onde è detta Prattica; ouero che consiste nell'effetto,
acquistato nel condurre al fine la sua opera, laquale soppone il Senso, ma non
in esso fine, & resta in esser fin che dura; & è tale la Pittura, dalche è chiamata
Fattiua: però l'Arte (secondo l'intentione di Sest. Pompeio) uien detta dall'Ar-
tefice, come da quello, che essercita nell'opera i Membri del corpo, che latina-
mente si chiamano Artus. E' però l'Arte, come si è detto, ragione diritta delle
cose, che si possono fare, & è habito operatiuo, intendendosi però per la ragio-
ne quell'habito, che regge & indriccia l'Artefice all'operare; essendo la Forma
di essa Arte la simiglianza dell'ultimo effetto, inteso dall'Artefice, ouer quella
similitudine, che rappresenta la cosa arteficiale, quanto alla forma però solamen
te. Ma le forme delle cose Arteficiali sono puri accidenti, & quelle delle natura-
li sono Generi della Sostantia, & la operatione dell'Arte è fondata sopra l'ope-
ratione della Natura, & questa (come ne insegna S. Thomaso 1. quest.
45. 8. ) è fondata sopra la
Creatione; però l'Arte non può dare à quella similitudine, che rappresenti alcu-
na forma sostantiale, se non con la uirtù della Natura. Ilche si conosce da que-
sto, quanto essa Natura sia superiore all'Arte, & come questa per niun modo
possa à quella agguagliarsi; essendo che l'opera fatta dall'Arte non può esser simi-
le à quella, ch'è dalla Natura prodotta, quantunque in questo l'una all'altra s'as-
simiglia; che la Natura è ragione dell'Arte diuina imposta alle cose, per laquale
si muouono al loro fine; & l'Arte è quella ragion c'ho detto di sopra: Laonde se
ben pare, ch'in questa sola cosa siano differenti; cioè, che la Natura sia princi-
pio intrinseco delle cose, & l'Arte estrinseco; è però l'una & l'altra in molte co-
se differenti; poiche la Natura fà & opera le cose di dentro, & l'Arte fà & ope-
ra di fuori; & l'Arte imita sempre la Natura, & non per il contrario, la Natura
l'Arte; laquale si fà con molte esperienze, & è cognitione di cose uniuersali, co-
me uedremo & la Naturale dimostra tutte. Conuēgono però in questo, che l'una
& l'altra intēdono l'Atto & nō la Potentia; onde errando (per dir cosi) l'una & l'al
tra non molto si lontana dal fine. Potiamo hora dire, che se dalla Natura sono
prodette le cose naturali, & dall'Arte sono fatte l'Arteficiali, col mezo dell'Ar-
tefice, che essercita qual si uoglia Arte; colui è detto Artefice, secondo l'opinio-
ne di Quintiliano, 2. Instit.
Orat. cap.
14. che intende l'Arte ò Scientia del fare, & fà col suo mezo
la cosa detta Arteficiale. Si debbe però sapere, che 'l Principio nelle cose si tro-
ua esser di due sorti, Attiuo & Passiuo; il primo si troua ne i corpi animati, & è l'A-
nima; ma il secondo è nelle cose graui, & è la Grauità Per laqual cosa le cose
page 21 Naturali sono dell'Arteficiali in questo anco differenti, che la cagione di queste è
posto fuori di esse; cioè, nell'Artefice, come si è detto; & di quelle, è intra es-
se contenuta; percioche l'Arteficiale nasce dalla uolontà dell'Artefice; ma il
Naturale è fatto dalla Natura: Ilperche l'Artefice mai non si potrà pareggiare
alla Natura; essendo che naturalmente l'Huomo si genera dall'Huomo, che
nel nome conuiene con l'Huomo & con la ragione; ma quello ch'è fatto dall'
Artefice, ch'è l'Arteficiale, conuiene solamente nel nome di quella cosa, ch'ei
imita & è imitata; percioche se bene l'Arteficiale si compone di materia & di
forma, non è però nell'animo dell'Artefice se non la sua forma, ch'è parte della
cosa generata da lui. Et perche l'Arteficio non è se non la forma del generato,
non adunato di materia & di forma, come è la dispositione ne i generali natura-
li; però non si dice in questi generarsi il tutto dal tutto, come si dice dalla Ca-
sa, che si fabrica di matoni & di pietre, per essempio, che è generata dalla Ca-
sa, ch'è nella mente dell'Artefice; perche se un Scagno (dirò cosi) che non è
natura, ma legno, generasse, non nascerebbe Scagni, ma un'Arbore ò Legno.
Laonde resta à dire; che le Forme naturali altro non sono, che la Sostanza delle
cose. Et tutto questo che si è detto, non è detto per altro, se non accioche si sappia;
che l'Artefice non può agguagliarsi à patto alcuno alla Natura, ne l'Arteficiale al
Naturale: & colui che credesse altramente, si potrebbe riputare esser fuori di
se; & che in questa Scientia, & in qualunque altra, quelle ragioni ch'alcuno uor
rà usare argomentando dalla Natura all'Arte, ò dal Naturale all'Arteficiale, ò
uogliamo dire dalla Sostanza all'Accidente ò per il contrario, saranno nulla. E'
ben uero, che quell'Artefice, che nella imitatione d'alcuna cosa, s'accosterà
più alla Natura; tanto più sarà riputato nella sua arte migliore & maggiore di
qualunque altro; quanto fu riputato Parrasio Pittore eccellentissimo de suoi
tempi, di maggior ualore & piu degno d'honore nella Pittura, che Zeusi suo con-
corrente; percioche hauendo costui, come narra Plinio, 35. Hist.
naturalis.
cap. 11. con una sua opera in-
gannato prima gli Vccelli, i quali uennero à beccare alcuni pampini d'Vua,
c'hauea dipinto, fu dopoi per tal modo lui ingannato da quella di Parrasio, la
quale hauea finto, che fusse coperta con un uelo, che riportò somma gloria &
sommo honore; essendo che fu maggior cosa l'ingannare un'Huomo & Pittore
con l'Arte propria, che gli uccelli, animali senza ueruna ragione. Questo a-
dunque haueremo per una Soppositione uera; che qual si uoglia Huomo, Ar-
tefice, per eccellente ch'egli era, non potrà mai fare, che la Natura non sia
superiore all'Arte, ne potrà mai essere che l'Artefice possa à quella aggua-
gliarsi; onde bisogna credere ueramente, che tutte le fiate che alcuno uorrà ar-
gomentare dall'una all'altra di queste due cose, che uano sarà il suo argomento.
Che la Natura fù prima che l'Arte, & il Naturale fù auanti l'Arteficia-
le; & per qual cagione l'Arte s'affatica intorno la Inuentione.
Cap. V
ragioneuole fatto dalla Natura, anzi dirò piu tosto creato da Iddio
sommo bene; tutte l'Arti & tutte le Scienze, simigliantemente l'Artefi
ciale & l'Arteficio insieme, come si è mostrato; è necessario, che prima
sia l'Artefice, come principio, che l'Arteficiato, come fine; cioè, che l'Huomo sia
page 22 stato prima che fusse alcuna di queste cose; ò per dir meglio bisogna che pri-
ma sia stato la Natura, che l'Arte; percioche s'è uero, che le cose piu degne &
più nobili siano prima delle men degne & men nobili, è necessario dire, che
la Natura, come più degna & più nobile, sia stato prima & piu antica del-
l'Arte, & questa essere stata à quella posteriore; perche se bene ogni ragio-
ne ci costringe à creder questo esser uero, si può anco da questo conosce-
re, che da principio (come già si è detto) auanti che la Musica fusse posta in
uso tra uiuenti tanto uaria, com'ella hoggidì si dimostra, che gli Huomini ha-
uendo à poco à poco arteficiosamente ritrouato uarie sorti d'Istrumenti, si sfor-
zassero d'imitar tutte quelle sorti di Concenti, ch'allora era possibile, & di ri-
trouare appresso le Ragioni loro; massimamente hauendoli la Natura fatto co-
noscer le Forme, & gli estremi Suoni consonanti de gli Interualli, che diletta-
no il Senso, ne i suoi ueri termini & proportioni; non già al modo nostro, come
ch'ella sapesse diuidere & terminare cotali cose; ma perche non cosi tosto udimo
qual si uoglia Interuallo consonante ne i suoi Estremi suoni, come è la Diapa-
son, la Diapente, & altri simili; non altramente di quello che peruengono le
Voci humane ad un certo & determinato grado, ò uogliamo dir luogo; delle
quali l'Arte hà imparato di conoscer con arteficio le Forme ò Proportioni, & di
ordinare cotali Interualli ne gli Istrumenti, che subito uditi in essi ci dilettiamo;
essendo che essa Natura, laquale non fù mai parca ne auara à mortali hà, con-
cesso all'Huomo, che mouendo la Voce, come più li piace; secondo gli affetti
del suo animo, possa costituire i termini de i sudetti Interualli, & arteficiosamen-
te ritrouar ne gli Istrumenti Arteficiali le lor uere forme & proportioni, secon-
do che la ragione lo muoue; essendone il Senso dell'Vdito uero giudice; ilqua-
le con uia facile & piana raccoglie & considera non solo la quantità, ma e-
tiandio le qualità, che si trouano tra i Suoni & le Voci proportionate l'una
all'altra, & ritroua diuersi Generi & Specie di Cantilene, composte sot-
to Modulationi, ò Arie, lequali i Greci chiamano χρόας, & noi Colori anche
le potiamo chiamare; dalquale anco si hà facoltà di potere imitare con sommo
piacere molte cose col mezo dell'Arte: Ilche è naturale dell'Huomo, che posse-
da qual si uoglia Arte, nella quale ei molto s'affatica & trauaglia più che puote,
nell'imitar la Natura, nelle sue operationi. Et credo, che ciò non proceda da
altro che dalla conuenientia, che si troua tra questi due principij, l'uno della
Natura & l'altro dell'Arte; & l'uno & l'altro non è se non Intelligentia; perche
la natura delle cose è diricciata dalla Mente, della quale l'Arte uiene à esser do-
no. Et perche tra queste due menti ui è gran conuenientia, in quelle cose nelle
quali conuengono ne i Principii & sono simili, però uengono anco ad essere tra lo
ro simili. Onde l'Inuentione è posta nella comparatione delle similitudini. Non
potrà però mai l'Artefice imitar cosa ueruna, se non concorrerà con quello, ch'ei
uorrà imitare, ne mai conuenirà, se non è mosso dalle ragioni: Ma chi uorrà
imitar la Natura, & non intenderà quelle ragioni, per dir cosi, che ella hà usato
nel formar quello, ch'egli uorrà imitare, s'affaticherà uanamente; essendo la Ra-
gione Principio, colquale bisogna che concorri colui, che uuole imitare, mas-
simamente perche nella Imitatione altro non si fà, che il Simile. Et perche que-
sto non può nascer da diuersi principij, però l'Arte, per la simiglianza che ha con
la Natura, si sforza d'imitarla quanto più puote. Onde nasce, che quando l'Arte-
fice uà considerando la natura delle cose, sà ordinare & correggere non solamen-
te l'Arte, ma anco quello che da lei dipende, il che nasce dalla loro cognitione, la
quale di quante maniere ella sia, lo uederemo al suo luogo.
page 23
Che quello ch'è fatto secondo la Natura, non si può ben correggere col mezo
di quelle cose, che sono fatte dell'Arte, & che non si può concluder
bene dalle cose dell'Arte in quelle della Natura.
Cap. VI.
biamo sapere; che essendo gli Istrumenti Arteficiali fatti ad imita-
tione di quelli, che usa la Natura; tutte le fiate che i loro Artefici &
Fabricatori uogliono correggere ò migliorare alcuna cosa, laquale
uedono mancare in essi, cercano di correggerla non con altro mezo, che con
l'essemplare & modello fatto da essa Natura; & quando li fà dibisogno di uoler
rendere alcuna ragione dell'opere loro, non si seruono mai se non di quei Prin-
cipij, c'hanno cauato dalle cose che uogliono imitare. Percioche sarebbe som-
ma pazzia, quando uolessero che fusse possibile, come si è detto, che l'Arte lo-
ro potesse arriuare doue la Natura aggiunge, & che questa da quella potesse es-
ser corretta; quantunque di cotali cose potessero con alcuni mezi conuenienti,
tratti dal continuamente operare, renderne buon conto. Et se ben l'Artefice
spesse fiate (come auisa il Filosofo 2 phys.
com. 77.
& 79 ) sopplisse in molte cose à i diffetti di essa Na-
tura; tuttauia quella imperfettione & quel diffetto, ch'ei stima esser nella cosa
Naturale, non lo imparò, ne cauò semplicemente dall'Arte, ma dalla Natu-
ra; onde corregge semplicemente cotali diffetti; aiutato da i modi mostratogli
come da sua Maestra, dallaquale l'Arte dipende, & è quasi come suo Istrumen-
to. Però; si come sarebbe riputato stolto colui, che credesse, che un Corpo
humano, essendo in qualche parte diffettiuo & difforme, si potesse far perfet-
to & ridurlo alla uera Simetria & commisuratione, secondo 'l modello ch'ei ue-
de in una pittura d'un Corpo naturale, come si fà perfetta & si corregge questa
col mezo di quello, ritraendolo dal uiuo la mano di buon Pittore & eccellen-
te Maestro, & riputato sauio quello, che credesse il contrario; cosi sarebbe ri-
putato pazzo & fuor di senno colui, che uolesse pensare col mezo de gli Istrumen
ti fatti da gli Artefici, di corregger l'Istrumento della Voce, fabricato dalla stu-
penda Natura; percioche se altramente auenisse, si potrebbe dire, che fusse un
di nuouo ritornarsi al principio; essendo la Pittura imitatione solamente di quel-
lo ch'è uscito da cosa naturale; & sarebbe un tentar di uoler deuiarlo dalla pro-
pria natura & dal proprio fine. Ma per applicare ancora questo ragionamento
al nostro proposito, dico, che non bisogna ch'alcuno creda, ne s'imagini di po-
ter nella Musica semplicemente render ragione essatta della certa & uera forma
delle Consonanze, che nascono dalle Voci, applicandole à i Suoni che nasco-
no da gli Istrumenti arteficiali, come hanno detto alcuni troppo sauii; percio-
che queste non son uere & naturali; ma si bene allora, quando egli applicherà
i Suoni alle Voci; cioè l'Arteficiale al Naturale. Veramente è ben cosa da ri-
dere, c'habbiano uoluto & creduto, che le Consonanze prodotte dalle Voci na-
turalmente nelle lor uere forme, siano per loro Natura tali, che ritengono tra
loro quelle forme & proportioni istesse, c'hanno le prodotte da i Suoni d'alcu-
ni Istrumenti Arteficiali, temperati ne i loro interualli fuori delle uere & natu-
rali proportioni, secondo che ricerca & comporta la natura, dirò cosi, & dispo-
sitione loro: Ilperche ingannati da questo falso Principio, si hanno sforzato di di-
mostrar in molti modi ciò esser uero; onde hanno tenuto per fermo, che non
si canti, ne si suoni, ne si compona per alcun modo la specie Naturale ò Syn-
page 24 tona di Tolomeo; credendosi, che tanto quelli Interualli che nascono dalle Vo-
ci, quanto quelli che si fanno per i Suoni, siano contenuti nella Specie antica
del Diatono diatonico, & anco in altre specie: quantunque nelle Istitutioni &
nelle Dimostrationi mi sia sforzato con ogni maniera di ragione di fargli cono-
scere, ciò non esser uero. Et tanto maggiormente restano ostinati, quanto nel-
l'ordine Arteficiale di cotal specie hanno ritrouato molte imperfettioni, &
molti Interualli che non seruono al Syntono; per esser contenuti da altre forme,
che da quelle che sono tra le parti del Senario: Laonde hanno sopra di questo
discorso mille cose ridiculose & fuori d'ogni proposito, & concluso molte & mol-
te cose uane, come si uede ne i loro scritti pieni di mille sogni: ancorache di que-
sto potessero esser chiari col mezo de gli accordi fatti da loro in molti Istrumen
ti, ne i quali si conosceuano le Terze, le Seste, & le loro Replicate essere conso-
nanti, & lo poteano imparare da i Principii, che pigliano per concludere & con-
durre al fine le loro Dimostrationi, iquali dicono & affermano, che cotali Interual
li sono Dissonanti; & poteano sapere, che ciò non potea esser uero à patto alcu-
no. Et per concluder, dico, che è pazzia espressa, il creder che si possa corregger
la Natura; come ch'ella fusse inferiore all'Arte; & che questa si possa agguaglia-
re à quella percioche si come il Naturale è di gran lunga differente dall'Artefi-
ciale, & specialmente nel Genere; cosi sono molto , come operanti
& efficienti la Natura & l'Arte. Et si come non può esser, che la Natura opera-
trice imiti l'Arte nell'operare; cosi non si può dall'Arte concludere alcune cose
nella Natura, che non sia fuor di proposito. Ilperche se per auentura alcuno da
una cosa dell'Arte, come hò detto ouer dall'Arteficiale uorrà argomentare &
concludere in una cosa della Natura ò nella Naturale, uerrà (per modo di dire)
à uoler concludere dalle cose cōtenute in un Genere à quelle che sono contenute
in un'altro. Però nella Musica non si potrà mai dire che stia bene; nell'Istrumento
Arteficiale tra i Suoni sempre si troua cotal cosa ò cotal diffetto, adunque si tro-
ua anco sempre tra le Voci. Simigliantemente; Questa cosa non si troua nell'
Istrumento Arteficiale; adunque non si troua anco nel Naturale. Ancora; Ne
gli Istrumenti Arteficiali non si troua & non si sona la specie naturale ò Syntona
di Tolomeo, adunque non si canta, ne si compone la detta Specie. Per laqual co
sa tutte le fiate ch'alcun uorrà da questo fondamento, ouer'ordine Arteficiale del
Syntono concludere alcuna cosa nell'Ordine naturale; ilche è da notare, per le
cose seguenti; si potrà dire, che habbia un grandissimo ramo di pazzia, & che
tutte quelle ragioni & dimostrationi ch'ei farà, ò con numeri & proportioni ò
con misure, saranno uane & inutili, & non haurà alcuna buona cognitione del-
le cose, dellaquale si generano tutte l'Arti & tutte le Scientie.
Delle sorti della Cognitione; quello che sia Arte & Scientia,
& come si generino.Cap. VII.
che la Cognitione si troua esser di quattro sorti; & la prima è quella,
laquale è lontana dalla ragione; & la Seconda è quella, che ad essa ra-
gione è congiunta; ma essendo prima la terza particolare, la quarta
& ultima dopoi uiene à essere uniuersale. Da queste insieme accompagnate ne
nasce la Esperientia & parte dell'Arte & della Scienza, & anco l'Arte & la Scien
page 25 tia nella loro perfettione; percioche dalla Cognitione particolare & nuda di
ragione nasce quella Esperienza, la quale è cognitione d'una sol cosa, senza sa-
perne di lei render conto ueruno; come auiene nella Medicina, quando si cono-
sce un solo Rimedio, & si sà un solo aiuto d'una cosa; dellaquale non si sà la ca-
gione di donde uenga, ch'ella sia tale. Et non pur da cotal cognitione, ma an-
che da quella dell'Vniuersale senza la Ragione uiene quella Esperienza, che si fà
quando il Medico ò Esperimentatore conosce molte cose, che giouano ad alcu-
ne infirmità, non sapendo la cagione d'alcun giouamento; & questa potiamo
dire, che sia Cognitione uniuersale lontana dalla Ragione, & che ella sia Memo-
ria & osseruanza di quelle cose, che in un modo istesso spesse fiate ne giouano,
senza sapere la cagione ò la ragione di cotal cosa; Et quando lEsperienza è sue-
gliata dalla Opinione che non hà ragione in se, cotale atto si suol chiamare Hi-
storia ò Commemoratione; come quando alcuno si ricorda la natura ò proprie-
tà d'alcun rimedio esser tale, non l'hauendo ancora isperimentato, ma riceuuto
d'altrui, tenendo per certo che sia uero. Ma quelle cose che acquistano il no-
me di Arte, uengono dalla opinione ragioneuole & dalla Intelligentia; per-
cioche essa ancora con ragione comprende gli uniuersali. Onde la Cognitione
particolare congiunta con la Ragione costituisce una parte dell'Arte ò della Sciē
tia; Et prima, dell'Arte, quando il suo Soggetto è mutabile; dipoi della Scientia,
quando nō è mutabile: Et tanto l'una, quanto l'altra si fà perfetta dalla Cogni-
tione uniuersale insieme congiunta alla Ragione. Hò detto prima, l'Arte, se 'l
soggetto è mutabile & uariabile; come è quello della Medicina, che è il Corpo
humano, che di continuo muta stato; dipoi hò detto la Scienza, quando il Sog-
getto è stabile; & cosi la Sciēza in questo si fà differente dall'Arte, per il Soggetto,
ò mutabile ò stabile ch'ello sia. Ilperche la Scienza uiene ad esser Cognitione
de Vniuersali, & non può essere ingannata; essendo che quelle cose che ella sà,
conosce senz'alcun'errore, per la fermezza & immobilità della lor natura;
imperoche non uà inuestigando la proprietà de gli habiti & temperamenti in
particolare, come fà la Medicina, ma abbraccia tutta una Specie, come sareb-
page 26 be l'Huomo tutto, il Cauallo, il Bue, & altri simili, che sono sempre d'una istes-
sa natura. Ma l'arte è cognitione de Vniuersali con Ragione, & hà le cose sog-
gette mutabili; ouer ch'è Adunatione di molte cognitioni di quelle cose, che
sono essercitate ad alcun fine utile nella uita humana; lasciando da un canto quel
le Arti, che sono uane & triste, come quella di caminar sopra la fune; & quella
ch'è detta γοητεία, ouer θεουργεία, che consiste nella inuocatione de i Demonij, del-
lequali, se ben la prima non nuoce, non è anco utile; l'altra nondimeno nuo-
ce grandemente al corpo & all'anima: onde dalla nostra Religione meritamen-
te, come cosa illicita & profana, è prohibita ad ogn'uno. A queste seguita la
Scientia che si genera dalla Intelligentia & dall'Intelletto, che hà Principii che
non si possono dimostrare, come la Geometria, che non dimostra che 'l Punto
sia indiuisibile; d'Ogni magnitudine riceue una diuisione infinita; che la Linea
non habbia larghezza; che la Superficie non habbia altezza; & altre cose simi-
li che nascono dalla Intelligentia: ma il Geometra soppone tutte queste cose
esser uere, come anco è uero il dire, che Iddio sia sommo bene, & altre cose simi-
li che sono riceuute dall'Intelletto; quantunque non siano sottoposte alla dimo-
stratione nella sua Scientia. E' però differente l'Arte dalla Scientia in questo;
che quella si genera d'opinioni & d'Intelligentia con ragione, & questa d'intel-
ligentia & d'intelletto; Ma la Sapientia è da queste due molto differente; essen-
do che ella è uirtù ò forza, che dire la uogliamo, dell'animo che si leua alla con-
templatione delle cose supreme & celesti; & con la ragione che le uà innanti,
uà considerando le cose immortali; & nasce dalla Scientia & dallo Intelletto:
onde si dice, che è Cognitione & intiera apprensione di quelle supreme cagio-
ni ò cose, c'hanno il lor uero essere; lequali (secondo la dottrina di S. Thoma-
so In proe.
lib. 1 phy. ) si trouano essere di tre sorti; Imperoche alcune sono materiali, tanto nel-
la sostantia, quanto nella opinione; come è il legno, la pietra, la carne, & altre
simili cose; & alcune sono al tutto senza materia, cosi nell'esser proprio, come
nella opinione; come è Iddio benedetto, l'Angiolo, l'Anima rationale & co-
se simili. Ma tra queste se ne trouano alcune, che nella sostantia sono materiali,
& nella opinione sono fuori di essa sostantia; come ogni Figura mathemati-
ca, sia poi circolo ò Triangolo ò Quadrato, ò qual si uoglia altra cosa simile;
percioche se ben niuna di esse si può ritrouar fuori della materia, tuttauia con
la mente si può pensare & imaginare, ch'ella sia da essa lontana. Laonde da
gli Antichi Filosofi fù diuisa tutta la loro Speculatione in queste tre cose; chia-
mando le prime Naturali, le seconde Diuine ò Theologiche; pigliando que-
ste & quelle per due estremi; & le terze nominaremo Mathematiche & Meza-
ne, tra le Naturali & le Diuine, come quelle (dirò cosi) che partecipano
della natura dell'una & dell'altra; tra lequali è posta la Musica, come uede-
remo più abbasso.
Doue habbia preso il suo nome la Mathematica, & della utilità delle
Scientie mathematiche.Cap. VIII.
tione, per maggiore intelligentia di quello, che si hà da trattare,
parlaremo solamente della mezana; cioè della Mathematica, come
di quella che fà al nostro proposito; & uederemo quello ch'importi
questo nome, & donde deriui; ilche non sarà difficile da sapere, se bene alcuni
page 27 uogliono, che Pithagora lo facesse commune all'Arithmetica & alla Geometria
solamente, per hauerla ritrouata sopral'altre atta nell'imparar la Scientia & la Di
sciplina, come quella che prattica intorno le cose sempiterne & immobili, &
che intieramente si conseruano, & non sono d'alcuna parte corrotte; & altri
hebbero opinione, che fusse per tal nome chiamata, perche tutte l'altre Scien-
tie si possono imparare senza Precettore, dalla Mathematica in fuori, laquale
ha dibisogno di Maestro, che la insegni: Però alcuni altri dissero, questa parte
esser detta μάθησις; cioè, Disciplina, dal Verbo μανθάνω, che uuol dire Imparare,
laquale è, come la dichiara Proclo, lib. 1.
cap. 15.
In primū
Ele. Eucli . Reminiscentia ò Ricordanza permanente
nell'anima delle ragioni eterne. Il perche quella Cognitione che à noi grande-
mente gioua alla Reminiscentia delle sudette Ragioni, è ueramente detta Ma-
thematica. Et cotale Reminiscentia non cade nell'animo da i Sensi esteriori, co-
me fanno i Fantasmi ò Specie che uengono dalle cose sensibili, che si formano
nella fantasia; secōdo che tiene Aristotele, 1. post.
cap. 1. ne è quella esteriore riceuuta cognitio-
ne, che consiste & è posta nella Opinione; ma uiene eccitata da quelle cose che
appariscono: onde sii fà perfetta di dentro dalla Cognitione riuolta in se stessa.
Et ancora che da molte cose si possa dimostrare che si faccia la Reminiscentia; tut
tauia ella nasce specialmente dalle Discipline Mathematiche; come dimostra
Socrate appresso di Platone, In Mem-
none. nell'argomentare col mezo della Geometria, che 'l
nostro Sapere ò Imparare non sia altro, che quella Ricordanza, che fà l'anima
nelle sue ragioni & argomenti: Et questo diceua auenire; perche quello che si
ricordiamo, non è se non la parte cogitatiua dell'Anima, che si fà perfetta es-
sentialmente nelle ragioni delle Discipline Mathematiche; hauendo per innan-
ti preso in se le loro Scientie; se bene non opera secondo quelle. Ilperche la
Reminiscentia ci dà il pensiero; & l'officio di questa Scientia è di farlo chiaro col
muouer l'innata in noi cognitione, & suegliare l'Intelligentia, & mandar fuori
le Specie, che essentialmente sono in noi; leuando la Obliuione & la Ignoran-
tia, che portiamo con esso noi dal nostro nascimento; essendo che sciogliendo i
legami, che peruengono dalla Irrationalità, alla simiglianza d'Iddio, presiden-
te à questa Scientia, manifesta i doni intelligibili, riempiendo il tutto di ragio-
ni diuine, leuando l'Anima alla mente & alla intelligentia, quasi risuegliando-
la con molte ragioni, come da profondo sonno, & conuertendola in se stessa
col mezo dell'Inuestigatione, & facendola con una certa officiosa seruitù, à mo-
do di Ostetrice, perfetta & atta à fruire beata uita, con l'inuentione d'una men-
te pura. Per laqual cosa s'alcuno concederà, che gli animi humani siano agita-
ti, & gli ingegni fatti acuti dalla cognitione Mathematica, & che de qui uenga
la uelocità dell'Intendere & del Sapere, potrà anche cōcedere, che de qui nasca,
che non senza cagione gli Huomini di qualche eccellentia, cō tutte le forze loro
hanno dato opera à questa Scientia; & che giamai non fu tenuto alcuno per Huo
mo di ualore, che non possedesse la Mathematica perfettamente; massimamen-
te apportando ella molti commodi alla Vita humana; & senza essa, se non im-
possibile, almen sarebbe molto difficile, d'hauer chiara notitia delle cose; essen-
do che si come l'altre Discipline rendono l'Animo ad un certo modo quasi ottu-
so; cosi le Scientie Mathematiche lo uengono à fare acuto & à riscaldarlo, & in-
sieme risuegliarlo & illustrarlo in tal modo, che uiene in cognitione della indu-
bitata Verità delle cose diuine, & sopranaturali; partendosi prima dalla cogni-
tione delle cose della Natura, & salendo alla contemplatione di quelle, col me-
zo delle cose Mathematiche, che tengono il mezano luogo tra l'une & l'altre;
come si è detto; & il primo grado di certezza.
page 28
Diuisione uniuersale della Mathematica nelle sue parti; & in quale sia
collocata la Musica.Cap. IX.
non si può passar bene all'altro, se non per il loro debito mezo; però
Platone non uolea che dalla Intelligentia delle cose naturali si pas-
sasse immediatamente à quella delle Theologiche & Sopranaturali,
se prima non si hauea dato opera alle Mathematiche; la cui scientia consiste nel-
la speculatione delle due Quantità, l'una detta di Magnitudine ò Grandezza,
& l'altra di Moltitudine ò Numero, che dire uogliamo; onde sopra la porta del
suo Ginnasio fece porre queste parole: Α'γεωμέτρητος οὐδεὶς εἰσίτω: che uogliono di-
re; che non u'intrasse alcuno, che non fusse Geometra: per laqual cosa da que-
ste quantità i Pitagorici presero occasione di diuider la Mathematica in quattro
parti principali; dandone due alla Magnitudine & due alla Moltitudine: Due
prima à questa; percioche ouero è considerata da se stessa semplicemente, ò pa-
ragonata ad un'altra maggiore ò minore di lei, che sia contenuta sotto un'istes-
so Genere; come dichiarai nelle Istitutioni; 1. Parte
cap. 17.
& 21. & dopoi due alla Magnitudi-
ne; essendo che ouero che è stabile, ouero che è mobile. Per la qual co-
sa, quella parte che riguarda semplicemente la Moltitudine, chiamarono A-
rithmetica; & Musica nominarono quella che considera la Moltitudine applica-
ta nella Magnitudine, che si compara l'una all'altra. Ma dissero Geometria
quella, che s'affatica intorno à quelle Magnitudini che sono stabili; & Astro-
logia quella, che fà le sue ragioni intorno quelle che sono continuamente mo-
bili; percioche la Geometria principalmente ha riguardo alla Misura, l'Arith-
metica al Numero, l'Astrologia al Moto, & la Musica al Suono. Alcuni
altri penetrarono più sottilmente in questa cosa; tra iquali fù uno Gemi-
no Filosofo & Mathematico eruditissimo de suoi tempi; ilquale (come narra
Proclo ne i Commentari cap. 3. sopra il primo Lib. de gli Elementi d'Euclide) diui-
se la Mathematica in due parti principali; & pose nella prima quelle cose che
si considerano solamente con l'intelletto, & nella seconda quelle che cadono
sotto 'l senso. La prima chiamò quelle speculationi che l'Anima per se stessa
muoue & sueglia, separando se stessa dalle forme materiali, diuidendo quel-
la parte che prattica intorno le cose dell'Intelletto in due parti principali &
singolari, che sono l'Arithmetica & la Geometria; ma le seconde nominò
quelle che 'l loro officio impiegano intorno quelle cose che sono sensibili; lequa-
li diuise in sei parti, che sono la Mechanica, l'Astrologia, l'Optica, la Geodesia,
la Canonica, & la Logistica. Vuole però che l'Arte militare, ch'appartiene al
page 29 fare & ordinare gli Esserciti, da i Greci chiamata τακτικὴ. cioè Istruttiua d'es-
serciti & di tutto quello che cade sotto qual si uoglia ordine, non si possa dire
che sia una delle due parti della Mathematica, se bene se le accosta con l'uso,
hora nell'Arte del far conti & hora nella Geodesia; cioè nel misurare & diuide-
re i Spacij de i Campi, & nelle Castrametationi, nella materia del sito & del
luogo. E' anco di parere, che ne quello ch'appartiene alla Historia, ne men
quello ch'appartiene alla Medicina possa esser parte della Mathematica; ancora-
che tanto i Medici, quanto gli Historici spesse fiate si seruino delle speculatio-
ni Mathematiche; Questi, nel dimostrare il Sito & il luogo de i Clima, rac-
contando le grandezze delle Città, i loro diametri, ouero i spacii & circoiti lo-
ro con ragione, & quelli togliendo (dirò cosi) molte cose à prestanza da i Ma-
thematici, come dall'Astrologia, per dichiarar molte cose della Medicina; la
utilità dellaquale dimostra Hippocrate Prencipe de Medici in molti luoghi. De Locis.
Quelli ancora che s'affaticano d'ordinare gli Esserciti, se bene alle fiate usano
ragioni & dimostrationi Mathematiche; non sono però da esser chiamati Ma-
thematici, ancora che quando uogliono dimostrar qual si uoglia essercito di po-
ca gente esser numeroso, lo formano quadrato, ò pentagono, ouer di qual-
ch'altra figura di più lati; & per il contrario, uolendolo dimostrar di poca gente
essendo numeroso, lo riducono in forma circolare. Accommoda etiandio
la Geometria in quella parte che uà contemplando le Figure piane & misurando
le solide, che chiamano στερεομετρία; percioche niente altro è la Geometria in al-
cuna delle sue parti, che costituir prima i piani & li solidi, & dopoi paragonar-
li tra loro ò diuiderli. Il perche si può dire il medesimo dell'Aritmethica, che
consiste nella speculatione de i Numeri lineari, piani, & solidi, essendo ch'el-
la uà contemplando le specie loro prodotte dall'Vnità, & il nascimento de primi simili & uariati, & il loro progresso, fin'al Terzo accrescimento;
cioè, al Solido. Laonde la Geodesia & la Logistica ò Supputatrice hanno anco
simiglianza con la Geometria & con l'Arithmetica nella diuisione de i Nu-
meri & delle Figure; non però de i Numeri ò Figure intelligibili; ma di
quelle che cadono sotto 'l senso; essendo che l'officio della Geodesia non con-
siste nel misurar Figure cilindriche & coniche; ma cose materiali, ch'à quel-
le s'assimigliano; come sono Monti di grano ò d'altro, fatti alla guisa de Co-
ni, & i pozzi, che s'assimigliano à i Cilindri, non nelle linee intelligibili;
ma nelle sensibili, misurando & essaminando il tutto alle fiate con maggior
certezza con la Vista, ò con i Raggi del Sole; aiutati da qualche istrumen-
to, & alcuna uolta con assai più grossi modi; cioè, col Filo & col Perpendi-
colo, che con altra maniera. Il Logista ò Computista, che noi chiamiamo
Abachista, non hà riguardo alle passioni de Numeri da per se solamente con-
siderati, ma come siano collocati nelle cose istesse sensibili; onde non sop-
porta, ch'alcuna cosa sia minima & indiuisibile, come fà l'Arithmetico, che nel
Genere di comparatione piglia l'Vnità per cotale Minimo; ma nel numera-
re piglia l'Huomo (per dir cosi) per misura commune d'una Moltitudine, al
modo che fà l'Vnità per misura commune di tutti i Numeri. Dall'Arithme-
tica & dalla Geometria fà descendere l'Optica & la Canonica; questa dall'
Arithmetica, & quella dalla Geometria; percioche l'Optica primieramente usa
i Raggi uisuali, come linee & angoli, che si fanno da i Raggi de gli Occhi: Ilper-
che questa anco diuide in quella, che con nome proprio è detta Prospettiua,
che rende la ragione delle cose apparenti, che perisici & Distantie loro cadono
sotto 'l uedere; & si rappresentano à noi in altra maniera di quello che sono; com'à
page 30 dire, i Concorsi de Paralleli, ò de Quadrati, & l'Aspetto de Circoli, & anco
in tutta la Catoptrica ò Specularia, laquale uà pratticando intorno le uarie
specie & molteplici delle Refrattioni, & abbraccia ogni cognitione coniettu-
rale & imaginaria. A queste aggiunge anco quella chinsegna à disegnar l'Om-
bre, detta da Greci come si è dimostrato nel cap. 3. Σχιογραφία, & mostra in qual
modo si possa far, che quello ch'appare nelle imagini per la distantia delle co-
se disegnate, non sia ueduto difforme & senza corrispondente misura, & che
con tal mezo si uedino anco l'Altezza & sommità delle cose. Ma la Canonica
secondariamente è quella che considera le Ragioni ò Proportioni apparenti
delle Harmonie, ritrouando le Settioni ò parti delle Regole Harmoniche,
usando da per tutto l'aiuto del senso; essendo che è di maniera tale, come di-
ce Platone, 7. De Rep. che pare che habbia poste l'orecchie inanti la mente. A queste
c'habbiamo numerato, aggiunge anco quella ch'è detta Mechanica, laquale
è una certa parte di tutto 'l Discorso & Cognitione delle cose sensibili, con-
giunte alla materia, dellaquale se ne fà molte parti, & la prima è quella che
da Greci è detta Οὐρανοποιητικὴ. Fabricatrice de quelli Istrumenti che sono at-
ti all'uso della Guerra; com'erano quelle machine, che con grande arteficio
fabricò Archimede, con lequali ei resisteua à gli empiti, che per terra & per
mare faceuano quelli ch'espugnauano la famosissima città di Siragusa essendo
assediata da M. Marcello. La seconda è quella, ch'è detta θαυματοποιητικὴ. Fa-
bricatrice ò Fattrice di cose marauigliose; percioche col suo mezo arteficio-
samente si fabricano alcune Machine, che col uento & con altri pesi operano
cose mirabili; come sono quelle di Crisibio, & di quelle di Herone, il moto del-
lequali senza dubio alcuno, è cagionato dalla inequalità de i Contrapesi, &
la loro quiete dalla loro equalità; come si scorge prima nelle Stadere, dipoi nel-
le Bilanze, & in alcune altre simili cose, & in quelle anco che con nerui ò chor-
de, & altri legami, ò con Ruote & Spenole uanno imitando i Riuolgimenti &
Moti delle cose animate. La terza è quella, nellaquale è posta la piena cogni-
tione de Contrapesi, & quella di quelle cose che Κεντροβαρύκα si chiamano: che per
la loro grauità tendono al centro. Ma la quarta & ultima è quella che chiama-
no Σφαιραποιΐα: nellaquale consiste la cognitione del fabricare & comporre Sfere
ad imitatione de i corpi celesti; come quella fabrica del sudetto Archimede;
dellaquale ne scrisse molto elegantemente uno Epigramma Claudiano Poeta
celebratissimo; & in essa consiste anco la cognitione di tutte quelle cose c'han-
no forza di muouere. Et per non lasciar da un canto l'Astrologia, ch'è Scientia
che disputa de i Moti, delle Grandezze, delle Figure, delle Illuminationi, del-
le Distantie, c'hanno tra loro & la terra i Corpi celesti; & di tutte quelle cose
ch'appartengono à questo; seruendosi, col mezo del Senso, di molte cose; &
facendone molte communi con la consideratione naturale; la diuise in tre par-
ti; dallequali la prima fece quella che si chiama Gnomica; che si esercita in-
tornno la positione ò collocatione de i Gnomoni ò Stili ne gli Horoscopi solari;
che dimostra la misura delle Hore: La seconda quella che è detta Meteoro-
scopia; che s'affatica nel ritrouar le differentie dell'Eleuationi & Distantie
delle Stelle, & in molte altre cose; & insegna molte speculationi astrologiche:
Et la terza quella, che nominano Dioptrica; che con gli Istrumenti dioptrici;
come sono Astrolabii, Quadranti & altri simili, ci fà conoscer le distantie del
Sole & della Luna, & anche dell'altre cinque stelle erratiche; insieme con simi-
li altre cose. Hanno adunque gli Antichi con grande accuratezza diuisa tutta
la Scientia Mathematica in cotal maniera; dando alla Musica il nome di Cano-
page 31 nica; come quella che con ragione considera le uoci & i Suoni prodotti alle
quantità ò Corpi Sonori; appropriandoli quella quantità, nellaquale l'una co-
sa si può paragonare all'altra; per poter sapere & conoscere la ragione delle di-
stantie (dirò cosi) che si trouano tra Suono & Suono, ò tra Voce & Voce; nel
modo ch'io dichiarai nelle Istitutioni & Dimostrationi: seruendosi di quello
Istrumento chiamato Canone ò Regola Harmonica dimostrato nella prima
Defi. del 3. delle Dimostrationi; dalquale ella prese cotal nome. Questa è adun-
que l'intiera & uniuersale Diuisione della Scientia; le cui parti, sotto qual Par-
te della Diuisione ch'io feci nella prima Definit. del primo Ragionamento delle
Dimostrationi, si possa collocare; lo potrà ciascuno facilmente conoscere.
Qual sia l'Oggetto ò Proposito della Musica.Cap. X.
più al proposito, del sudetto Canone ò Regola per saper conosce-
re & intendere essattamente le cose della Musica; il quale si può ben
dire che sia ueramente Istrumento di eruditione, col mezo del qua-
le si conosce, come i Suoni tra loro conuengono; percioche nel cercar la Verità
delle cose, ei dimostra quello, alquale non può arriuare il Senso: Onde da quello
che si è detto, potremo sapere il fine, il proposito, ouer'Oggetto di questa Scien
tia Musicale, chiamata (come habbiamo ueduto) Harmonica; che non è altro,
che 'l uoler diffendere, conseruare, & dimostrar con ragione le Positioni ò Pro-
portioni rationali del sudetto Canone ò Regola, non ripugnanti da parte alcuna,
ne per alcun modo al Senso, secondo l'opinione di molti; come anco è l'og-
getto ò proposito dell'Astronomia di conseruar le positioni consonanti de i Mo-
ti celesti; osseruando le Reuelationi pigliate dalle cose euidenti & più uniuer-
salmente apparenti, ritrouate però singolarmente più essattamente che far si pos-
sa; Essendo che il Proprio dello Speculatiuo ò Contemplatiuo è di dimostrar
l'opere della natura esser fatte con ragione & ordinata cagione, & nulla essere sta
to fatto da lei pazzamente & à caso; massimamente in quelle fabriche, che sono
due le più belle, più degne, più honorate & più utili d'ogn'altra, che sono i
Sensi più ragioneuoli, il Vedere & l'Vdire; i quali senza dubio alcuno, per la
Ragione di gran lunga uincono gli altri, se ben si uede, ch'alcuni (come gli Ari-
stossenici secondo 'l opere di Tolomeo) hanno fatto poco conto di questa cosa;
hauendo solamente operato con le mani, lasciando da un canto la Ragione, &
pigliato per guida loro il Senso in tutto nudo & priuo di Ragione. Dice però
che i Pithagorici con maggior diligentia & inquisitione hanno conseguito il
fine, i quali (come si dice) furono prima, & gli Aristossenici dopoi. E' ben
uero, che gli uni & gli altri mancarono in qualche cosa; essendo che i Pitha-
gorici non hauendo in tutte le cose, nellequali facea dibisogno, seguito l'aiu-
to & beneficio del Senso, accommodarono proportioni alle Differentie de
Suoni, che non corrispondeuano; & spesse fiate à quelli ch'erano manifesti à co-
loro che n'haueano fatto esperientia; di doue auenne, che questo lor giudicio,
appresso quelli ch'erano d'altro parere, non fu senza riprensione, & senza ca-
lunnia. Ma quelli che seguitarono Aristosseno, hauendo dato troppo creden-
za à quelle cose, c'haueano compreso col Senso, usarono malamente la Ragio-
ne, passando quasi fuori de i termini; Ilche fecero, non solamente contra es-
sa Ragione; ma contra l'euidente effetto & esperientia; prima, perche fuori
page 32 d'ogni proposito, non usarono di accommodar quei Numeri che sono le Ima-
gini & Simolachri de i Suoni, alle loro Differentie, ma à i spacij loro ò Inter-
ualli; dopoi, fecero contra l'effetto euidente & contra l'esperientia; percioche
inuolgeuano cotali Numeri con alcune loro proportioni fuori d'ogni proposito;
lequali cose particolarmente da quello che dimostra Tolomeo nel cap. 9. del pri-
mo de gli Harmonici; & da quello che diremo al suo luogo, saranno manifeste.
Qual cagione potese indurre Aristosseno, ò i suoi seguaci almeno, à se-
guitare più il Senso, che la Ragione.Cap. XI.
no i suoi seguaci, secondo che dice l'opinione commune, à seguitare
il Senso solamente nelle cose della Musica, lasciando da un canto la
Ragione, come cosa fuori d'ogni proposito? massimamente hauendo
egli detto, ch'al Senso si debba accompagnare l'Intelligentia; come uederemo
più oltra; laonde sopra di ciò parmi, che si debba dire & discorrere qualche co-
sa, indiffesa di questo grande Huomo. Dobbiamo adunque auertire, toccan-
do hora un poco la parte Historica, che Aristosseno (come uuol Suida) fu huo-
mo molto ben disciplinato & gran Filosofo; ma non però fu quello c'hebbe opi-
nione, che l'Anima fusse Harmonia; opinione ueramente al uero contraria, da
Platone & da Aristotele, & da molti altri Filosofi nobili rifiutata, & uisse nella
XXIX. , nel tempo d'Archiloco & di Simonide Poeti celebra-
tissimi; ma fu quello che uisse intorno la CXI. ne i tempi del Magno Alessandro
& di Dicearco da Messina, & fu figliuolo di Mnisio ò Spintare da Taranto Cit-
tà d'Italia; & imparò la Filosofia in Mantinea, & applicò l'animo allo studio
della Musica, & ottenne quello che desideraua. Costui essendo stato prima Vdi-
tore di suo padre, udì dopoi Senofilo pithagorico & anco Aristotele, alquale
ei fù molto contrario; perche non lo lasciò dopo la sua morte padrone della sua
Academia, ma Theophrasto. Scrisse egli CCCCLIII. Libri; di Musi-
ca, di Filosofia, d'Historie, & d'ogni sorte di Disciplina; quantunque appres-
so Diogene Laertio nelle Vite d'alcuni Filosofi non ne sia fatto di lui mentio-
ni se non poche fiate; non come Musico, ma come Historico; & ciò per con-
firmare ò confutare alcune cose, dellequali ne fa mentione esso Laertio, il che
importa poco; ma si bene importa di sapere, che essendo stato discepolo d'un'
Aristotele Filosofo eminentissimo, troppo ben sapea & si ricordaua quello,
c'hauea imparato da lui; che ne Libri della Diuina Filosofia ò Metaphisica 12. lib.
tex. 44.
chiama l'Astrologia singolare & precipua delle Scientie Mathematiche; della
quale si uiene in cognitione della pluralità de i Moti; essendo che ella sola uà
speculando intorno la Sostantia sensibile & sempiterna; ma l'altre non consi-
derano alcuna sostantia, perche si seruono de i Numeri & delle cose geometri-
che; & sapea troppo bene, che da questa parte Aristotele chiama essa Astrolo-
gia, Mathematica, ancorache nel 2. Lib. de i Naturali tex. 20. chiami la Prospettiua,
l'Harmonica, & l'Astrologia piu tosto Naturali & mezane tra la Naturale & la
Mathematica, che semplicemente Mathematiche; perche hanno quasi ad un
certo modo proportione contraria con le Scientie principali; come la Geome-
tria che si serue della Linea naturale, non in quanto Naturale, ma in quanto
Mathematica; & la Prospettiua che considera la Linea Mathematica, non in
page 33 quanto Mathematica, ma in quanto Naturale. Percioche ogni Scientia, sen-
za dubbio, piglia la sua qualità dalla Materia, intorno laquale ella uà prattican-
do; per esser quella, che in tal maniera distingue la Scientia, come fa l'Ogget-
to la Potentia; ilche hò dichiarato anco nella Terza dimanda, fatta nel Trat-
tato de i Dubii occorsi intorno la correttione dell'Anno di Cesare : onde potea
Aristosseno troppo ben conoscere, che ogni Scientia può esser qualificata non
solo da i Mezi, ma etiandio da i Principij, da i quali ella deriua. Il perche se
con Aristotele ei consideraua l'Astrologia più tosto esser Naturale che Mathe-
matica; la consideraua quanto alla Materia; ma se la consideraua come Mathe-
matica, la consideraua quanto alla Forma & quanto à i Principij, da i quali el-
la procede. Laonde per la consideratione che potea hauere intorno à queste
Scientie, quando termina ò finisce nella Materia; naturale, conosceua, che so-
no maggiormente Naturali; ma quando termina ò finisce nella Forma, sapea
che sono maggiormente Mathematiche quanto à i Principii, da i quali esse pro-
cedono; i quali si considerano in esse come Forma. Per laqual cosa, se (come
io credo) ei conosceua, che l'Astrologia piglia la Misura de i Moti dalla Geome
tria, & i Numeri & le Proportioni dall'Arithmetica; potea comprendere chia-
ramente, ch'ella era & è maggiormente Mathematica, & che hauesse con essa
lei maggior conuenientia che con la Naturale; il che auiene anco della Musica,
che se egli consideraua le Proportioni de i numeri, che si cauano dalle misure
delle Magnitudini de i Corpi sonori, comparati l'uno all'altro, come Propor-
tioni numerali, potea sapere, che più tosto ella era Mathematica che naturale;
& se consideraua l'Astrologia & la Musica insieme secondo diuerse ragioni, l'una
& l'altra potea chiamar Mathematica & anco naturale; perche sapea molto be-
ne, che si come non è inconueniente, che si possa dire, che 'l Corpo considerato
secondo diuersi rispetti; sia da essere inteso in diuersi modi; cioè, inquanto è
Animato, dalla Scientia naturale, & inquanto è Sanabile, dalla Scientia della
Medicina, & cosi d'altre Scientie, secondo altri rispetti; cosi sapea, che non è
inconueniente, che questo si possa dir dell'Astrologia & della Musica, & anco
d'ogni altra Scientia. Ilperche sapendo & conoscendo Aristosseno tutte queste
cose, considerò sopr'ogn'altra nella Musica i Suoni esser come materia delle
Consonanze, & come cosa più tosto naturale che mathematica; onde in que-
sta parte uolse prestar maggiormente fede all'Vdito; come à quello che solamen-
te comprende i Suoni, come suo proprio oggetto, & come à quello, che essen-
do il proprio loro Senso, non si può ingannare intorno à loro, concorrendoui
quelle conditioni, che si ricercano; che alla Ragione posta nell'Intelletto; sa-
pendo che non u'entra in esso cosa alcuna, come hò detto altroue, che non sia
stata compresa prima dal Senso; ma per questo non lasciò in tutto da canto la
Ragione, com'alcuni credono; percioche se ben pare, che considerasse i Suo-
ni nel Genere di Qualità, come dicono, sapea anco (ilche dimostrerò quando
parlerò della Diuisione del Tuono, ch'egli fà in parti equali) che essa Qualità
non si potea diuidere, se non col mezo della Quantità, alla quale è sottoposta;
nel modo ch'io dichiarai nelle Istitutioni. 1. Part.
cap. Onde parmi, che non sia fuor di pro
posito il dire, che per questo ei uolesse che l'Vdito, come proprio Senso, giudi-
casse i Suoni & le loro differentie, come l'un all'altro più graue ò più acuto,
ouer secondo il più ò meno consonante ò dissonante; com'è il proprio di questo
Senso, intorno queste Qualità passibili: ma non lasciò (come hò detto) da un
canto la Ragione: essendo che uolse, che quella parte ch'ei chiama Α'κοὴ; cioè,
l'Vdito, & quella che nomina Διάνοια, cioè Intelligentia ò Discorso ò Ragio-
page 34 ne fussero nella Musica Giudici & Arbitri. Et se ben non usaua apertamente
la ragione de i Numeri, non la lasciaua però da parte; percioche non si può fa-
re altramente nelle Diuisioni de gli interualli delle Magnitudini; come si uede
ch'ei fà nel lib. 1. de gli Elementi harmonici nella Diuisione del Tuono; quando
lo diuide hora in due, hora in tre, & hora in quattro, ò più parti ancora, inquan
to alla Magnitudine; ilche è molto da notare; dando la minor parte di esse al
Diesis Enharmonio, la maggiore al Semituono, & la mezana al Diesis chroma-
tico. Per laqual cosa si uede, che Aristosseno uolea che 'l Senso in questa par-
te fusse il proprio Giudice nella sudetta Qualità passibile; essendo che egli ue-
dea, che non era fuor di ragione, il diffendere (hauendo introdotto nuoua opinio
ne) quello, del quale molte fiate non si può dimostrare il contrario. Onde si
può credere, che questo fusse cagione di costituire una nuoua Setta, oltra l'Age-
norica & la Pithagorica & altre, ch'erano più antiche; percioche tutti quelli che
abbracciarono questa sua dottrina, furono & sono anche chiamati Aristos-
senici, da esso Aristosseno inuentore. Questo adunque (com'io credo) fu la ca-
gione, ch'Aristosseno principalmente accettasse il Senso, nel far giudicio de i
Suoni & delle lor Differentie, che la Ragione: Dico principalmente il Senso;
percioche non mi par ragioneuole, ne che sia ben detto, per quello che si è di-
scorso, ch'un Filosofo tale in tutto lasciasse da un canto la Ragione, per segui-
tar solamente il Senso, che molte fiate si può ingannare; hauendola costituita
insieme con questo, Giudice delle cose, che si trattano nella Musica; ilche da
quello che siamo per dimostrare, si potrà conoscere.
In qual Genere si debba porre la facoltà Harmonica, ouer la Musica
& la sua Scientia.Cap. XII.
l'opinione di Pithagora, fu posto l'Harmonica ò Musica tra le Mathe
matiche, sotto quella Specie che riguarda la Moltitudine paragona-
ta, senza renderne altra ragione; & perche ella considera il Suono
principalmente, come quello dalquale si generano le Consonantie, come suo pro
prio oggetto; però parmi, che non sia fuori di proposito, s'al presente s'andrà
inuestigando, secondo la dottrina di Tolomeo, in qual Genere si debba porre
cotale Facoltà ò Scientia; accioche nō si lasci indietro cosa alcuna, che sia degna
di consideratione. Et per uoler conoscer questo, fà bisogno sapere, come dice
questo gran Mathematico & Filosofo, che tutte le cose che sono nella Natura,
hanno per principio la Materia, il Moto & la Forma: prima la Materia, come
Soggetto, del quale si fà alcuna cosa; dopoi, il Moto come Cagione, & come
da quello che ella deriua; & finalmente la Forma, come il Fine che è per cagio-
ne di essa. Ma perche non si può dimostrare, che l'Harmonia sia come Sogget-
to; perche in uero è un certo non so che, connumerato tra quelle cose, che so-
no attiue & che operano, & nulla hà di commune con quelle che sono passiue,
ò che patiscono; ne anco si può dire che sia come Fine; essendo che ella per il
contrario lo costituisce; come sarebbe dire il Concento, i Numeri, le Leggi & la
Dispositione atta nel cantare; però più tosto potemo dire, che ella sia come Ca-
gione & Soggetto, dalquale si caua la propria forma. Imperoche essendo (co-
me ho detto anco nel cap. 7.) tre modi delle Cagioni supreme, delle quali la pri-
ma si riferisce alla Natura & all'Essere; l'altra alla Ragione & all'Essere solamen-
page 35 te; & la terza si referisce alla prima Cagione & all'Essere perpetuo: L'Harmonia
non si può referire alla Natura; percioche non acquista à i Soggetti, ne Sostantia,
ne Essere; ne meno si può referire alla prima Cagione; perche non dà il Sempre
essere all'Essere primo; ma si bene si può referire alla Ragione, laquale essendo
mezana tra le sudette due Cagioni, è utile & buona all'una & l'altra; essendo
sempre presente alle cose Diuine, come quelle che sono sempre l'istesse; ma non
però prattica ne con tutte, ne da per tutto, con le cose naturali, & ciò per ca-
gione delle contrarie Qualità, che tra loro si trouano; ma perche prima ella è
Vna alla Ragion della Cagione relata; come sarebbe dire Mente ò Intelletto, &
come Specie ò Forma più diuina; dipoi essendone un'altra, come Arte che con-
sta di ragione; & anco una terza, come un certo costume & natura; però si tro-
ua in tutte le cose, che l'Harmonia fà perfetto il suo Concento; percioche la
Ragione semplicemente & in uniuersale è fattrice dell'Ordine & della Conue-
nientia, & la conserua; & cotale Harmonia è propriamente nel Genere delle
cose Vdibili; come le Visibili sono in quello di quelle, che si possono uedere; &
la Giudicatrice è in quello delle cose che si possono capire con l'Intelletto, & è
Istitutrice & Ordinatrice di quelle cose che si odono in quell'ordine, che con pro-
prio nome chiamiamo Concento; perche dalla contemplatione furono ritroua-
te le Commisurationi & le Proportioni insieme, con l'operar con le mani; ilche
uiene (come nel cap. 7. si è dichiarato) dall'Arte & anco dalla consequente Espe
rientia, ch'appartiene al costume & alla consuetudine; & considerando quello
che dirittamente ritroua la Ragione uniuersalmente, afferma il compreso Sog-
getto con euidenti ragioni, & assuefandosi, lo rende à se stessa molto simile;
accioche meritamente anco dimostri la Scientia commune delle Forme appar-
tinenti alla Ragione, laquale con nome proprio è detta Mathematica, che non
appartenga solamente alle speculationi delle cose belle, come forse hanno pen-
sato alcuni; ma per la dimostratione & meditatione che le amministrano, istrut-
ta dalla Consequenza istessa. Imperoche cotale Facoltà usa gli istrumenti, co-
me ministri & serui de i Sensi supremi, che sono (come altroue dicemmo cap. 10. ) il Ve-
dere, & l'Vdire, iquali sopr'ogn'altra cosa sono ordinati al seruitio della nostra
parte principale, ch'è l'Intelletto, & al Giudicio; non solamente per conto di
piacere, ma più tosto per conto dell'honesto; Essendo che in ciascuno de i Sensi
ritrouiamo particolari differentie de i loro Sensibili; come per essempio (s'è le-
cito discorrere per tutte le differentie) nelle cose uisibili, il Bianco & il Nero;
nelle udibili, l'Acuto & lo Graue; nell'odorabili, quello ch'è di Buono, & quello
ch'è di Tristo odore; nelle gustabili, il Dolce & l'Amaro; & nelle tangibili, quel-
lo, che è Duro & quello che è Molle, & quello che è Commodo & lo Incommo-
do. Ma niuno è ueramente che possa dire, che l'Honesto & l'Inhonesto si possa
accommodare al Tangibile, ouero al Gustabile, ò pure all'Odorabile, ma sola-
mente è proprio di quelli che cadono sotto 'l Vedere & l'Vdire, nel qual genere
sono le Forme, il Concento, & li Mouimenti celesti, & gli Atti humani anco-
ra. Onde auiene, che questi Sensi danno solamente scambieuoli aiuti, sommi-
nistrando il tutto nel loro capire alla parte Rationale dell'Anima come ueramen
te fussero il più delle uolte (secondo che molti de gli Antichi Filosofi li chiama-
no) Fratelli Germani. Et ancora che cosi sia, tuttauia l'Vdito considera & di-
mostra solamente interpretando quelle cose, che si uedono; & quelle che cado-
no sotto di lui, il Vedere le fà palesi con disegni & descrittioni; & spesse fiate più
chiaramente si dimostra con l'uno & con l'altro di questi due, come che ciasche-
duno da per se fusse interprete della sua opera; come quando quelle cose, che si
page 36 dimostrano con la Ragione col mezo de i Disegni, & col beneficio di Cifere ò
Caratteri, non solamente con più facilità sono conosciute da noi; ma sono an-
co più facili da mandare alla memoria; & quelle che sono conosciute dal Vedere
col mezo delle Imitationi poetiche, appaiono potersi manco imitare, come il
ueder l'Onde del mare, i Siti de i luoghi delle battaglie, & le circonstantie de gli
affetti, & passioni, & anco gli Infortunij; come le specie ò forme delle cose,
che se gli appresentano, insieme affligono ò rallegrano l'animo, come se fussero
presenti. Ilche non auiene solamente perche l'uno & l'altro di questi Sensi cono-
sca il suo; ma perche insieme mentre che quasi à gara l'un con l'altro concorrono
& contendono alla Scientia, alla Dottrina, & alla Inuestigatione di quelle co-
se, che si fanno perfette con la loro Ragione; peruengono ad un certo maggior
bene & più utile; non solamente per l'honestà, ma etiandio per l'utilità, onde
risplendono; & sopra quelle lequali sono partecipi della Ragione si dimostrano
essattissime. Ma si come è proprio dell'Astrologia, il contemplar quello che ap-
partiene al Vedere & alle Mutationi secondo i luoghi; cioè quelle cose che sola-
mente si ueggono, che sono i Corpi celesti; cosi l'Harmonica ò Musica uà con-
templando quelle, ch'appartengono all'Vdito, & le mutationi di luogo à luo-
go (dirò cosi) & di nuouo le Mutationi di quelle cose, che solamente si odo-
no, che sono i Suoni; contemplando sempre il Rimanente & il Mosso, de i qua
li ne ragionerò al suo luogo; & si serue di quelli Istrumenti, che non sono du-
biosi, ma certi & stabili, che sono l'Arithmetica & la Geometria; per conoscer
la Quantità & la Qualità de i primi moti, come de i Concenti; quasi che fussero
nate da due fratelli, cioè, dal Vedere & dall'Vdire; & nutrite sotto un Genere
propinquo, non solo dell'Arithmetica, ma anche della Geometria. Ma che la
Facoltà harmonica sia Specie di quella Cagione appartenente alla Ragione, la
quale uà pratticando intorno la Commisuratione de i Moti; & sia Scientia di
quella specie, la quale chiamano Contemplatiua Mathematica, che uà nego-
ciando intorno le Differentie delle proportioni di quelle cose, che si possono ca-
pire col Senso dell'Vdito, & che arriui con la contemplatione, & con la con se-
guente al consonante, à quelle cose, che sono moderate, & assuefanno ad esso
ordine acquistato; da quello che si è detto di sopra, & da quello che si dirà, si
potrà conoscere.
Quali siano gli Arbitri ò Giudici, che li vogliamo dire, nella Musica,
& che l'Intelligentia nasce dal Senso & dalla Memo-
ria.Cap. XIII.
principio del primo Capo de i suoi Harmonici; potiamo compren-
dere, che la facoltà harmonica ò la Musica, che dire la uogliamo, ò
Scientia, che consiste nel conoscer le Differentieposte tra il graue &
l'acuto; tanto ne i Suoni, quanto nelle Voci; & il Suono è la Prima & genera-
lissima passione dell'Aria percossa, di quelle cose che si possono udire; però
non è da dubitare, che la Speculatione d'ogni Compositione musicale, che si
fà ò con le Voci, ò con i Suoni de gli Istrumenti arteficiali, & tutto 'l negocio di
questa Arte & Scientia, si riduca sotto due capi; de i quali come uuole Aristos-
seno, il primo è l'Vdito & l'altro la Intelligentia; percioche egli cosi scriue.
Α'νάγεται δὲ ἡ πραγματεία εἰς δύο, εἴστε τὴν Α'κοὴν, καὶ εἰς τὴν Διάνοιαν. cioè, Si riduce il negotio
page 37 à due cose, all'Vdito & alla Intelligentia; Co 'l primo giudichiamo le Grandez-
ze de gli Interualli; & co 'l secondo contempliamo le loro facoltà; ilche serue à
quello che detto habbiamo di sopra nel cap. 11. Tolomeo simigliantemente uuo
le, che siano Arbitri della Musica, ouero Harmonia l'Vdito & la Ragione; po-
nendo questa in luogo dell'Intelligentia ò Intelletto; essendo l'una poco diffe-
rente dall'altra; imperoche dice: Κριτήρια μὲν Α῾ρμονίας Ακοὴ καὶ Λόγος, che uuol dire; ma
gli Arbitri ò Giudici dell'Harmonia sono l'Vdito & la Ragione; i quali (come
egli dice, & lo conferma Boethio suo interprete) non fanno un'istesso giudicio;
essendo che l'Vdito, il cui proprio è di ritrouare il propinquo & riceuer l'essatto
& perfetto, giudica secondo la Materia & la Passione; & la Ragione, la cui pro-
prietà è di riceuer quello, che troua il Senso, & trouar l'essatto & perfetto, si di-
stende alla cognitione della forma & della cagione; essendo che tanto in questa
nostra, quanto in ogn'altra facoltà, la Intelligentia ò Intelletto, ò Ragione
che la uogliamo dire, hà origine (secondo la dottrina di Aristotele) da i Sensi;
poiche non si troua cosa ueruna essere, ouero essere stata nell'Intelletto; come
detto habbiamo molte fiate; che non sia ò prima non sia stata in essi. La onde
(secondo il sudetto Aristosseno Element.
Harmoni.
lib. 2. ) fà dibisogno nella Musica, che tutto quello
ch'intendiamo, prima si senta col mezo de gli Istrumenti naturali, che seruono
al Senso dell'Vdito; dopoi, che si ritenga nella memoria quello che si è sentito;
Essendoche è impossibile, d'acquistare ò conseguir la Intelligentia ò Cognitio-
ne d'alcuna cosa della Musica per altra uia, che col mezo di queste due cose. Ma
essendo la Materia terminata dalla Forma solamente, che si conosce per il Sen-
so; & l'altre passioni dalle cagioni de i Mouimenti, che si conoscono per la Ra-
gione; de qui nasce, che alcune cose sono proprie di questa, & alcune di quello;
& che non senza cagione auenga, che tutti i Giudicii de i Sensi sono finiti & ter-
minati con quelle cose, che dà la Ra-
gione, quando però hanno compre-
so quelle differentie, le quali più uni-
uersalmente possono prendere in
quelle cose, che sono possibili da
potersi capire. Quelle dico, ch'es-
sendo aggiunte alla perfettione, uen
gono à porsi nel numero di quel-
le, che si hanno per essatte & confes-
sate; massimamente essendo la Ra-
gione sempre semplice & senza ue-
runa mescolanza; dalche ella si man-
tiene sempre ī uno essere & in un mo
do perfetta & ordinata; Ilche fà per il
cōtrario il Senso, come quello che es-
sendo da per tutto con la materia in molti modi mescolato, è sempre flussibile, &
instabile; dalche auiene, che non si troua essere uniuersalmente l'istessa di tutte
le cose, ne di ciascuna di quelle che ad essa si sottopongono; onde fa bisogno
d'una certa moderatione presa dalla Ragione, non altramente di quella c'ha il
Cieco del bastone; imperoche si come (per modo di essempio) quando uedia-
mo un Circolo solamente, che sia imperfetto, ci può parere, che sia perfetto,
fin'à tanto che da quello ch'è perfetto, fatto con la ragione del Compasso, sia-
mo condotti nella cognitione del Vero; cosi ancora alcuna uolta essendo com-
presa una terminata differentia de Suoni dall'Vdito solamente, ci può parere,
page 38 che non le manchi ò non le sopr'auanzi cosa ueruna ad arriuare ad un imagina-
ta proportione, ò forma, fin'à tanto che non facciamo il paragone con un'altra,
che sia compresa sotto la uera; percioche allora si comprende non esser uero
quello, che prima si credea; massimamente conoscendo l'Vdito, per la compa-
ratione, la più essatta come uera & legittima, & l'altra come falsa & bastarda;
Essendoche sempre più facilmente si giudica alcuna cosa, di quello che la si fac-
cia; come è il fare ò comporre la Cantilena, che il farne di essa essatto giudicio;
se bene questa sorte de diffetti del Senso, sono difficili nel conoscer le cose tra
loro, & nel contemplare gli Eccessi presi nelle loro maggior parti, siano ò non
siano molto differenti, & non molto lontani dalla Verità; Percioche è cosa più
facile col uedere solamente ad una proposta Linea retta, assegnarne un'altra mag
giore ò minore di quantità finita, per poterne fare il paragone, che 'l diuiderne
un'altra in due parti in proportione Dupla; tuttauia questa cosa è anco facile,
per essere il paragone & lo raddoppiare, & anco lo minuire, ò accrescere, cosa
molto semplice. Ma doue sarà bisogno pigliar la Terza parte nel Triplo, ouer
altra parte minore, sarà più difficile, per le accresciute comparationi; essendo
che tanto più che le parti uerranno minori, tanto più saranno difficili da ritro-
uare. Et se questo intrauiene al Vedere, che facilmente comprende quello che
occorre intorno ad una Linea; come non auerrà maggiormente all'Vdito, il
qual porta seco più difficultà, per non concorrerui molte cose intorno à i Suoni?
Pero, si come nel far giudicio delle Linee, de i Circoli, & d'altre simili cose, è
necessario, che gli occhi siano indricciati bene col mezo della Ragione di qual-
che Istrumento fabricato à cotal proposito; come è la Rega, il Compasso, ò altro
Istrumento fatto à questo proposito, per sapere, se una cosa è fatta diritta, ò se
un Circolo è fatto secondo 'l douere; cosi l'Orecchie, essendo principalmente
ministre, insieme con gli Occhi, di quella parte contemplatrice dell'Anima,
ornata di ragione; hanno dibisogno di non poco aiuto di essa Ragione, col
mezo della quale si hà più facile ingresso à quelle cose, che per loro natura non
possono giudicare; contra lequali non potranno mai rendere alcuna testimo-
nianza, ne farle oppugnatione alcuna; ma confessaranno, che cosi in fatto stiano.
Che la Intelligentia della Musica consiste nel conoscer la natura del Rimanente
ò Stabile & del Mosso; & che bisogna prima d'ogn'altra cosa assue-
fare lIntelletto & il Senso nella cognitione di quelle cose, ch'ap-
partengono alla Facoltà harmonica, in che ella consi
ste.Cap. XIIII.
lVdito, è necessario, uolendo giudicar le cose della Musica, ch'ei
habbia prima ben disposto & assuefatto perfettamente insieme con la
Intelligentia ò Ragione con esso lui, à quelle cose che appartengo-
no alla Musica ò Facoltà harmonica, acciò possa esser buon Giudice della
natura tanto del Rimanente ò Stabile, quanto del Mosso; non può
essere ch'alcuno c'habbia il senso corrotto & mal disposto, possa far buon giu-
dicio di quelle cose, che per niun modo non conosce & sente; essendoche
(come uuole Aristosseno) Η῾ τὴς μουσικὴς κήνεσις ἇμα μένοντάς τινος, καὶ κινουμένου ἐστὶ; cioè, la
Intelligentia della Musica insieme è d'una certa cosa Rimanente ò Stabile & del
Mosso: & questo (per dir cosi) non solo quasi in tutta l'Arte, ma anco in ogni
page 39 sua parte; percioche allora udimo le Differentie de i Generi, rimanendo nel suo
luogo quella Magnitudine che contiene; hauendo mosso le cose di mezo: onde
rimanendo di nuouo cotale Magnitudine, questa chiamiamo Suprema ò Me-
zana, & quella Quasi mezana ò Infima; essendo che rimanendo ella in cotal mo
do, accade che si mutano le Facoltà de i Suoni; & quando sono fatte molte Fi-
gure ò Specie dell'istessa Magnitudine; come Diatessaron, della Diapente,
& d'altre simili. Simigliantemente, quando che l'Interuallo è posto in alcun
luogo, allora si fà la Mutatione; ma non in luogo diuerso. Et si uede anco acca-
scar molte fiate il simile intorno à quelle cose ch'appartengono al Rhythmo; per-
cioche rimanendo la Ragione ò Proportione secondo la quale i Generi sono de-
finiti & terminati, si muouono le magnitudini de i Piedi & la uirtù della Tra-
sportatione: onde rimanendo le Moltitudini, i Piedi sono fatti diuersi, & l'istes-
sa Magnitudine può non solamente costituire i Piedi, ma etiandio le Costitutio-
ni ò Congiugationi. E' adunque manifesto, che le Diuisioni & le Figure si fanno
intorno ad una Rimanente & certa Magnitudine; accioche uniuersalmente si
dica, la Rhythmopeia ò Fabrica del Numero esser quella, che si muoue con mol-
te Magnitudini, anzi mouimenti molti di più sorte, & i Piedi esser quelli, con i
quali si disegna i semplici Rhythmi, & sempre sono gli istessi. Hauendo adun-
que la Facoltà harmonica, ò la Musica tal natura, è necessario anco, che in quel-
le cose ch'appartengono alla parte dell'Harmonia, ciascuno che uorrà diritta-
mente giudicare tanto il Rimanente ò Stabile, quanto il Mosso, s'assuefaccia
ottimamente alla Cognitione & al Senso; percioche cotal giudicio si estende in
tutte quelle Sette parti, delle quali habbiamo già proposto di ragionare. Ho-
ra perche il giudicio de i Suoni & delle Consonanze insieme con quello de gli In
terualli dissonanti, appartiene à coloro solamente, che con ogni essatta diligen-
tia hanno fatto ogni esperientia di tutte quelle cose, ch'appartengono alla Mu
sica, ò Facoltà harmonica; & sono raccolte nel seruigio della parte detta
μελοποιΐα: cioè, Fabrica delle Canzoni musicali & di tutti i Concenti, come hò
commemorato altroue; però s'alcun desidera di saper la ragione di cotali cose,
fà dibisogno c'habbia prima con la Esperienza assuefatte & bene essercitate
l'Orecchie, & conosca essattamente i Suoni, gli Interualli, & conosca & sap-
pia quello che sia Consonante & Dissonante; accioche nell'udir le proprietà de
i Suoni, consequentemente, aggiuntaui la Ragione & anco la Cagione delle
loro proportioni, habbia la Scientia perfetta; & con la Ragione & la Esperien-
tia accresciuta, la esserciti; percioche colui, che uorrà trattare le cose della Mu-
sica, per uolerne sapere & render la ragione, contentandosi solamente di udire
i Suoni con le orecchie rozze & non assuefatte all'Harmonie, potrà astenersi di
entrare à far questa fatica senza suo utile; al che fare Gaudentio Filosofo nel
principio del suo Introdottorio nelle cose della Musica, conoscendo questa ne-
cessità, con molta ragione essorta tutti quelli, che sono al tutto ignoranti &
grossi di queste cose, scriuendo in questo modo:
Noi parliamo à gli Esperti,
E però uoi Profani
State da noi lontani.
Perche ueramente è impossibile, ch'alcuno possa intendere & trattar le cose di
quest'Arte & di questa Scientia; come hò detto altroue; se prima non haurà gu-
stato tutte quelle cose, che cadono facilmente sotto la loro intelligentia, & non ne
haurà di esse perfetta cognitione.
page 40
Delle Sette de Musici; & di doue nacque, che gli Antichi chiamassero
la Musica Canonica.Cap. XV.
tica, & da gli Antichi esser chiamata Canonica; sarà bene auanti
che si uada più oltra, uedere; per qual cagione cosi la chiamassero;
Ma prima uederemo di doue hauessero origine molte Sette de Musici,
che in essa si trouauano & trouano: però si dè auertire, che è accaduto nella
Musica quello, che suole accader nell'altre Arti & nell'altre Scientie; lequali non
cosi tosto (come è noto ad ogni studioso) sono state da i loro Inuentori poste
in luce, che subito si è ritrouato intorno à quelle esserui nati diuersi pareri; iqua-
li essendo stati abbracciati dal Mondo, secondo 'l gusto diuerso de gli Huomini,
nacquero diuerse Sette & Fattioni; come comprendiamo chiaramente essere
auenuto nella Scientia naturale; laquale non ne fù mai senza; essendoui la Pitha-
gorica, l'Academica, la Platonica, la Epicurea, la Peripatetica & molte altre,
che sarebbe cosa uana il raccontarle & dire da cui hauessero principio; lequali so-
no nate dall'Introdottione di uarie cose nel mondo, per le opinioni uarie, che si è
hauuto, nel uolere esplicare quello, ch'elle siano; come per essempio uediamo
essere auenuto del Suono, per non partirsi dalle cose, ch'appartengono alla Mu-
sica; che alcuni de Filosofi hebbero opinione, che non fusse Corpo; & alcuni
furono di contrario parere. Della prima fattione (come scriue Plutarcho)
furono Pithagora, Platone & Aristotile suo discepolo, mossi da questa ragione.
Il Suono non è Aria; ma figura fatta nell'aria, & è superficie solamente, fatta
col mezo della percossa; Laonde non essendo la Superficie altramente Corpo,
se bene ella segue il mouimento del corpo; uiene al tutto ad essere prima del Cor
po; nel modo che fà la Verga, quando si piega, dellaquale la superficie non
patisce cosa ueruna, ma solamente si uiene à piegare la materia: Ilperche da que-
sta loro ragione concludeuano, che 'l Suono non era Corpo. Della seconda fattio
ne furono i Stoici, che teneuano opinione contraria; cioè, che la Voce fusse Cor-
po, & diceuano; ch'ogni Agente, ouer Quello che muoue & hà uirtù di operare, è
Corpo; ma la Voce è di tal natura; adūque la Voce ò Suono è Corpo; & prouaua-
no la proposta minore esser uera, dicēdo; che udimo & sentimno il Suono & la Vo-
ce, quando peruiene alle nostre orecchie, & imprime in esse alcuna forma, nel mo
do che fà l'Annello nella cera. Diceuano anco più oltra: Quello che diletta ò dà
molestia è Corpo; la Voce & la Cōcordia de Suoni (come l'Isperientia dimostra)
ci diletta; & per il contrario, la Discordia ci offende & dà noia; adunque il Suo-
no è Corpo. Soggiungeuano etiandio: Quello ch'è mosso è Corpo; il Suono
ò Voce è mosso; adunque il Suono ò Voce, per ogni modo, è Corpo: & pro-
uauano la minore esser uera; perche caduta la Voce ò Suono in luogo piano
& polito ripercuote, nel modo che fa una palla gettata in un parete, come si
scorge dall'Echo, che fanno le piramidi d'Egitto, che da una sola uoce se ne ode
procedere quattro & anco cinque. Il perche affirmando quelli della prima fat-
tione, & negando questi della seconda, che la Voce ò il Suono fusse Corpo; s'al-
cuno seguitaua l'opinione di Pithagora, era detto Pithagorico, & se seguitaua
quella de Stoici, era chiamato Stoico. Alcuni ancora (per uenire ad un'essem-
pio particolare di Musica) teneuano, che 'l Suono ò Voce fusse Quantità, & al-
tri haueano opinione, che fusse Qualità: i primi de i quali furono quelli, che se-
guitarono Pithagora, & gli altri quelli, che s'accostarono all'opinione d'Ari-
page 41 stosseno. Quelli prima si sforzarono di prouare la loro opinione esser uera; per
che uidero, che dalla grandezza & maggioranza de i corpi sonori nascono i
Suoni maggiori & più graui, & dalla loro picciolezza si fanno i minori & più acu
ti; Laonde dal numero conosciuto nella misura del loro tutto misurato in molte
parti, & dal peso loro, uoleuano che i Suoni fussero Quanti & non Quali. Que-
sti poi, perche udiuano il Graue & l'Acuto, l'Aspero & il Soaue con altre co-
se simili, che senza dubio sono Qualità, giudicauano che fussero Quali & non
Quanti. I primi lasciauano il Senso da un canto, ad un certo modo nel riceuer
la ragione de i Suoni; & li secondi lasciauano la Ragione & seguitauano il Sen-
so. Et perche era cosa difficile, anzi impossibile, il sapere essattamente conoscer
nella Qualità le Differentie, che si trouano tra i Suoni graui & gli acuti; lascian-
dosi l'una di queste due cose da un canto, ò il Senso ò la Ragione, come ueri
Giudici di cotal cosa; come dicemmo, & pigliandosi l'altra; però giudicò To-
lomeo gran Mathematico & Filosofo; ilche fece anco Aristosseno auanti lui;
come habbiamo detto di sopra; se ben pare ad alcuni che fusse il contrario; che
fusse bene, nel far giudicio de i Suoni, che si douesse seguitare il Senso, come
principale; ma accompagnarli anco la Ragione; l'una per poter conoscer bene,
quali erano Dissonanti tra loro ò Consonanti, ò quale di due fosse più acuto ò
più graue dell'altro, & l'altro per conoscere, di quanto l'uno dall'altro erano di-
stanti ò differenti di proportione, & quanto l'uno auanzasse l'altro nella Quan-
tità & nella Qualità, Essendoche questa necessariamente si conosce col mezo di
quella. Ma si come è auenuto nella Medicina, che fin'hora non è stato da ogn'
uno confessato alcuna ragione, col mezo della quale alcun possa conseguire la
Scientia delle cose; essendoche (come uuol Galeno De Sectis. ) alcuni uoleano, che la
Esperienza solamente bastasse; & altri erano di parere, che la Ragione le potesse
dare non poco aiuto: da questo è auenuto, che tra i Medici, i primi furono
chiamati Empirici, come Esperimentatiui; & li secondi, che usauano la Ragio-
ne nel ritrouare i Rimedii, erano detti Rationali ò Dogmatici. Et queste furono
due Sette principali; tra lequali uen'era una mezana, che si preualea dell'una &
dell'altra cosa, detta Methodica; laquale in che fusse differente dalle due nomina-
te, lo dimostra esso Galeno in quello che scriue à Trasibulo nel Lib. dell'Ottima
setta de Medici. De opti. se-
cta ad Tra
sybulum. Ilperche da quello che si è detto, della Medicina, si uede, che si
come da uarij principij & pareri diuersi hebbero principio & origine molte Sette
& molte Fattioni; dellequali due à i di nostri sono le principali, quella di Galeno
& quella d'Auicenna; cosi anco nella Musica si ritrouarono molte Sette; come
quella di Damone, che fù (s'io non m'inganno) maestro di Platone ne i tempi di
Socrate, quella di Pericle, quella di Eratocle, quella di Agenone, quella di Laso,
quella di Epigonio & di molti altri; come quella che chiamauano Archestratica,
l'Agonia, la Filisca, la Hermispia, che si trouano appresso d'Aristosseno, & nel
Proemio che fà Porfirio de i suoi Cōmentarij sopra il primo Libro de gli Harmo
nici di Tolomeo ; lequali Sette si ridussero in due principali; cioè, nella Pithagori
ca & nell'Aristossenica, che durarono fin'à i tempi di Tolomeo; percioche à
queste s'aggiunse quella di questo gran Mathematico; ancora ch'alcuni ag-
giungano à queste quella di Didimo. Ma quella di Tolomeo, perche è ap-
poggiata sopra le due nominate, è stata abbracciata da tutti quelli, c'han-
no uoluto hauer buon gusto delle cose della Musica ragioneuoli. Per laqual
cosa la Pithagorica, l'Aristossenica & la Tolemaida, delle quali andaremo
ragionando, secondo 'l proposito, sono al presente in maggior considera-
tione appresso i Musici, che ciascuna delle altre. Furono però tutte que-
page 42 ste Sette finalmente ridotte in due, dellequali l'una fu detta de Rationali ò
Harmonici, & l'altra de Regolari ò Canonici, che dire li uogliamo. I pri-
mi furono cosi nominati, come istrutti da i sensi; ma i secondi furono cosi chia-
mati, perche seguitarono le Ragioni di Pithagora. Et se bene gli uni & gli altri
sono chiamati Musici da un'istesso genere ò nome; tuttauia nella Musica quelli
si possono ueramente chiamar Canonici, che sanno & possono ottimamente di-
scorrere intorno la materia del Concento. Ma alcuni uogliono che la Musica
fusse chiamata Canonica da gli Antichi, & questi anco Canonici dal Canone
ò Regola chiamata con nome commune Harmonica; laqual fu ritrouata per aiu-
to del Senso nell'essaminar le cose della Musica con ragione; & che fusse nomi-
nata con tal nome, perche col suo mezo commodamente si possono regolare tut-
ti gli altri Istrumenti arteficiali accommodati all'Vdito, nella speculatione dell'
Harmonie. Imperoche quella Disciplina che chiamiamo Canonica, ò Rego-
lare, c'insegna tirare & allentar le chorde con proposito, & proportione ne gli
Istrumenti. Ma i Pithagorici; i quali ritrouarono cotale Regola, la chiamaro-
no con un'istessa uoce Speculatione, ò Contemplatione. Ilperche la Trattatio-
ne canonica anco d'alcuni de i Pithagorici fù maggiormente riputata essere uni-
uersale; percioche quella che noi diciamo al presente Harmonica, la chiamaro-
no etiandio essi Canonica; non perche uenga, come hanno pensato alcuni, dal
sudetto Canone ò Regola; ma dalla giustezza delle positioni, che chiamauano
medesimamente Canone, ò Regola harmonica; percioche con questa Trattatio
ne cauauano le Giustezze delle Ragioni ò proportioni, & le Costitutioni de i
Concenti, che cadono sotto una misura pari & equali; come quelle che si scor-
gono ne i Suoni delle Consonanze, che si uanno contemplando nelle ragioni ò
proportioni de Numeri; Essendo che il trattare delle Fistole, delle Tibie, ò d'al
tri simili istrumenti, & anco tutte quelle Ragioni ò Speculationi, che ad esse ap-
partengono, uolsero che se le aggiungesse questo nome, Canoniche. Per la qual
cosa potiamo dire, che l'Istrumento nominato è detto più tosto Canone ò Re-
gola harmonica dalla Trattatione canonica, che da altra cosa. Et se bene quella
parte della Mathematica, che è quella che considera i Suoni & le Voci & si ser-
ue di quella sorte di Numeri, che si possono l'uno all'altro paragonare, gli Anti-
chi nominarono Canonica; tuttauia noi la chiamaremo (inuitati da molti altri,
tanto antichi, quanto moderni Scrittori) Musica; accioche seguitando l'uso de
Moderni, più facilmente potiamo essere intesi; & non si prenda errore. Ma que-
sto fin quì sia detto à bastanza, intorno à quelle cose, che ne potranno seruire
per Suppositioni & Principij à quello, c'habbiamo à dimostrare.
Secondo Libro de i
SOPPLIMENTI MVSICALI
DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO
DA CHIOGGIA,
Maestro di Cappella della Serenissima Signoria
DI VENETIA;
menti della Musica, & de i loro Accidenti.
Della Voce, & d'alcuni suoi Accidenti, & della dichiaratione d'alcuni
Termini usati nella Scientia.Cap. I.
salmente alla Intelligentia della Musica; è ragioneuole,
che hora diciamo particolarmente di quelle che seruono al-
la Fabrica del Canto, chiamata prima da Aristosseno, &
dopoi da molti altri, Melopeia, cioè Fabricatrice ò Fattri-
ce del Canto. Et primieramente ragionaremo del Suono,
come di quello che è lo Elemento & la Materia delle Conso-
nanze, dalle quali nasce ogni Concento musicale. Et se ben si è ragionato di
esso anco nelle Istitutioni & nelle Dimostrationi harmoniche, & detto quel che
ello sia, & quello che sia la Voce & come si faccia; non sarà però fuori di pro-
posito ragionare un poco intorno alcune cose, che saranno di utilità non poca
& di grande satisfacione à tutti quelli che si dilettano di sapere; massimamen-
te hauendo noi à parlare della sudetta Fabrica; percioche in questa Scientia il
Suono è primo di tutte quelle cose che cadono nella Contemplatione; ma quel-
le che uengono in cotale Contemplatione, sono quelle che tendono alla conside
ratione de i Sistemati ò Costitutioni ò Congregationi ò Adunationi che le uo-
gliamo dire, & de i Tuoni; & non è honesto, come dice Aristosseno, Elemento-
rum har-
mo. lib. 1. ch'alcuno
uoglia cercare da colui che fà professione della Musica, più oltra, essendo che
questo è il Fine di cotal negotio; percioche Quello che si uà contemplando oltra
questo fine; come quando la Poetica facoltà si serue delle Costitutioni & de i
Tuoni, non è cosa propria della Poetica; ma si bene di quella Scientia, ch'ab-
braccia queste, insieme con molt'altre cose, con le quali si essaminano tutte quel-
le, ch'appartengono alla Musica. Et questa è ueramente la professione del Musi-
co. La onde essendo il suo Fine, Trattare il Canto & la Intelligentia della Mu-
sica, con la cognitione del Rimanente & del Moto; come nel precedente Li-
page 44 bro dicemmo, fà dibisogno, che sopr'ogn'altra cosa prima si definisca & stabilisca
il Moto della Voce nel suo luogo; essendo che di essa non si troua esserui un mo-
do solo; percioche quando noi parliamo ò cantiamo, ella si muoue (dirò cosi)
con quel moto che chiamiamo nel luogo, & si seruiamo allora dell'Acuto & del-
lo Graue, che si fanno col mezo del Mouimento locale. Non sono però questi
due modi d'un istessa specie; come uederemo discorrendo molte cose intorno la
Voce, per maggiore intelligentia di quello che si hà da dire; accioche maggior-
mente conosciamo quelli Accidenti che occorrono intorno al Suono, tanto più
che non hauendo prima dichiarato la natura di quella, non è facile da intender
quello che si dirà di questo. Vedremo adunque prima quel che importino alcuni
Termini usati da i Musici; come sarebbe quello che i Greci chiamano Ε'πίτασιν, che
noi potiamo chiamare (per dir cosi) Tiramento; & quel ch'importi quello che
è detto Α῎νεσις, ilquale diciamo Relassamento ò Rallentamento; Laonde Plato-
ne nel lib. 1. della Rep. dice; ἐν τῇ ε'πιτασει, καὶ ἀνέδει τῶν χορδῶν. cioè, nel Tiramento &
nel Rilassamento delle chorde, simigliantemente quello, che uuol dire questo
nome βαρύτης, che dicono Grauità, & Ο'ξύτης, ch'intendono Acutezza; non la-
sciando da parte quello, che importi questo τάσις, che chiamiamo Estensione
ò Distendimento ò pur Distiramento, ilquale uà innanti di ciascuna delle quat-
tro cose nominate: & diremo anco la differentia che si troua tra queste Cinque
cose, & se la Estensione della Grauità & della Acutezza, s'habbia da referir all'
Accrescimento, ouer'alla Diminutione, ouer à questo solamente & non à quel-
lo; & dopoi che si haurà trattato queste cose, uerremo auanti ogn'altra cosa à ra-
gionar dell'Interuallo; seguitando dopoi per ordine; & trattaremo quelle cose,
delle quali habbiamo proposto di ragionare: Ma prima incominciaremo à dire
delle Differentie del Moto fatto nel luogo, & diremo prima; ch'ogni Voce sen-
za dubio si muoue; & dopoi, che le specie del Moto sono due; cioè Continuo
& Interuallato; onde il Senso, considerando la Voce secondo il Moto continuo,
la riceue come quella, che li pare che uada scorrendo per un luogo certo, & che
mai non si fermi, & non gli apporti differentia alcuna de termini; essendo con-
tinuamente portata sino al silentio. Ma secondo quello, che consta d'Interual-
li, detto Interuallato, li par che si muoua quasi al contrario; percioche dopo
che ha trappassato; cessa prima in una estensione, dopoi in un'altra; & ciò fà
continuando: dico, continuando, inquanto appartiene al tempo, uscendo fuo-
ri (per dir cosi) de i luoghi che sono compresi dalle Estensioni & stando in esse:
Laonde pronunciandosi quelle separatamente da per se, allora si fà & si gene-
ra il Canto; essendo portata la Voce da un moto interuallato; & l'un & l'altro
di quelli moti fà dibisogno che siano cōpresi dal Senso. Se 'l sia poi uero ò nò, che
la Voce si muoua, ouer di nuouo si fermi in una estensione, come alcuni potreb-
bono dubitare, non staremo hora à disputarlo, se ben si conosce col Senso, ch'
ella sia portata hora da questo & hora da quello dall'un'all'altro moto, doue che
da questa parte si conosce il Moto concordeuole & atto alla Modulatione della
Voce, da gli altri moti in tutto à questo contrarij. Quando poi semplicemente
la Voce si muoue in modo che par, che da niuna parte stia ferma, da questo mo
to cotal uoce si chiama Continua & Sermocinale; ma quando ci par che prima
si fermi in una estensione, & dopoi passa ad un'altra, & doue ella si hauea ferma-
to, di nuouo si ferma in un'altra, & cosi scambieuolmente spesse fiate perseuera
di far questo; allora si nomina Interuallare & Melodica; & tra quelle due se ne
pone una, che si può dir Mezana; dellaquale si è ragionato anco nelle Istitutio-
ni. cap. 13.
Secundae
partis. La continua adunque è propria del parlare; perche parlando, allora la Vo-
page 45 ce si muoue nel luogo, di modo che pare, che non si fermi in parte alcuna;
ma l'altra, che serue al Cantare, è detta Interuallare da gli Interualli, che in
essa si scorgono quasi fermarsi: Onde quando alcuno in questa ordina bene in-
sieme il tutto, non di ciamo ch'ei parla, ma che Canta; percioche si come men-
tre si parla, si guarda di far che la Voce non si fermi; se non è però sforzato di
uenire à questo, da qualche affettione ò passione dell'animo; cosi nel cantare si
fà il contrario; essendoche si fugge la continuità, & si segue lo stato della Voce;
percioche quanto più ella è una & ferma, tanto più il Canto pare al Senso più
accuratamente fatto. Lascierò di dir della Mezana uoce, la qual partecipa della
natura dell'una & dell'altra di queste due, per hauerne à bastanza ragionato nel
sudetto luogo, & dirò, facendo bisogno, com'è manifesto, che la Voce nel Canto
faccia (dirò cosi) i Tiramenti & li Rilasciamenti apparenti, & che costituisca
l'Estensioni de i Suoni proferiti, che siano manifeste; accioche hora rimessa &
hora tesa, dia ascosamente il luogo dell'Interuallo, ch'ella trascorre; dia anco i
Suoni, che distinguono gli Interualli, euidenti & fermi. Ma accioche meglio
si sappiano i sopra nominati termini, diremo; che l'Intensione ò Tiramento
non è altro, che moto di uoce continua, fatta dal graue all'acuto; ma il Rila-
sciamento ò Allentamento si fà per il contrario, procedendo dall'acuto al gra-
ue. L'Acutezza è quella, che si fà per il Tiramento; & la Grauità, per lo Ri-
lasciamento. Et quando alcuno dubitasse, se 'l Tiramento con l'Acutezza fusse
una cosa istessa, come anco il Rilasciamento con la grauità; la proua istessa lo fa-
rà conoscere; quando si rilascierà, ò allenterà una chorda d'alcun'Istrumento,
acciò conuenga proportionatamente con un'altra; se ben questo non è al tutto
manifesto à quelli, che non hanno cognitione alcuna de gli Istrumenti; percio-
che quando tiriamo una chorda, la riducemo & trasferimo nell'acutezza, che
non è ancora in essere; ma debbe essere per il tiramento, che si dee far della
chorda; essendo che allora si fà l'Acutezza, quando la chorda cosi tirata, si ri-
duce in una conueneuole intensione ò tiramento; di modo che non s'habbia
più da rimouere; & questo si fà cessando, ò più tosto non ui essendo la Intentio-
ne, ò Tiramento; perche non può la chorda far due cose contrarie; cioè,
Muouersi & Star ferma. Ma 'l Tiramento si fà col mezo della chorda mossa; &
l'Acutezza, perche già è quieta & si stà ferma. Et tutto questo si può anche di-
re del Rilasciamento & della Grauità, da questo in fuori; che l'acutezza & la
grauità sono luoghi contrarij. E' adunque manifesto da quello, che si è detto,
che la Rilasciatione è differente dalla Grauità, come è differente l'Agente dal-
l'Effetto; simigliantemente l'Intensione ò Tiramento è differente dall'Acutez-
za, & la Grauità dal Rilasciamento, all'istesso modo. Ma la Tensione ò Disten-
dimento, il quale è chiamato Tenore, è diuerso da tutte queste cose; percioche
per cotale s'intende, & è quasi come un certo stato, & permanentia di Voce;
cioè, una Equalità di moto d'una Voce, ò Suono istesso, fatto senza mutatione
(dirò cosi) di luogo, nel luogo istesso. Non dico già, che la Voce non si faccia
per il Moto, accioche alcuno non credesse, ch'io uolessi inferire, che 'l Moto al-
cuna fiata non si muouesse, ma stesse & riposasse; dico bene, che con questa uo-
ce Tensione, ò con qual si uoglia altro nome, che fusse più conueneuole à que-
sta cosa, s'intende l'Equalità, o (per dir cosi) l'Identità del Moto; percioche
allora diciamo la Voce stare & esser ferma, quando udimo che ella non passa
ne uerso l'acuto, ne uerso 'l graue; ma rimane in una qualità istessa. Onde par-
mi, che la uoce faccia questo mouimento solamente nel modulare ò cantare; es-
sendoche ò si muoue nel far alcuno Interuallo, ouero che stà, rimanendo
nell'istesso suono: Il perche questi suoni, dall'effetto, si chiamano ò Stabili, ò
page 46 Mobili. In tal modo adunque pare à noi, che faccia la Voce nel Cantare; es-
sendo che si muoue nell'Interuallo, se pur si muoue; & cessa nel Suono, quan-
do manca la Velocità: Ma la Tensione, non è Intensione, ò Tiramento, ne Ri-
lasciamento; perche diciamo quella esser quiete di uoce, & queste esser Mo-
uimenti certi. E' anco differente la Tensione dalla Grauità & dall'Acutezza; es-
sendoche il star della Voce non è altro, che 'l rimanere in una Intensione, ò Ri-
lasciamento; & ciò intrauiene, quando è posta nel graue, ò nell'acuto; percio-
che si ritroua ò nell'uno, ò nell'altro di questi due luoghi. Onde è necessario, che
sia ò nelle parti graui, ò nelle acute. Ma non si troua mai, che in un'istesso In-
teruallo l'acuto col graue siano insieme, ne anco la Grauità & l'Acutezza in un
luogo istesso, quantunque ciò si possa dire per relatione, ne gli estremi di due in-
terualli; l'un de quali haurà il suo Suono acuto conforme & di suono equale al
graue dell'altro, ò per il contrario. Il perche si conosce, che la Tensione è un
certo non sò che di diuerso dall'uno & dall'altro di queste due cose, & che con
niuna di loro ha cosa ueruna di commune. Sono adunque tra loro diuerse la
Tensione, l'Acutezza, la Grauità, la Relassatione, ò Rilasciamento, & la In-
tensione: Ma se la Distensione del Graue & dell'Acuto sia infinita, ò pur termina-
ta dall'una & dall'altra parte, come si uoglia, non sarà difficile da sapere, quando
cotal cosa si referirà alla Voce, percioche ogni Voce tanto naturale, quanto artefi
ciosa, come s'è dichiarato nelle Istitutioni, cap. 13.
2. partis. hà un proprio & determinato tuono;
cioè, il Massimo, & il Minimo, col quale si uà discorrendo cantando, percioche
nella Grādezza la Voce non può augumentarsi in infinito nel Distendimento del
graue & dell'acuto, ne anco restringersi nella picciolezza, se bene alcune fiate que
sta limitatione consiste nel mezo, cioè, ò di quà, ò di là dall'acuto & dal graue, à i
quali poniamo termine, hauendo riguardo non solo à quello, che fà il Suono,
ma anco à quello, che lo giudica; dallequali cose l'una è la Voce, & l'altra l'Vdi-
to; essendo che tutto quello, che non può far la Voce, & l'Vdito non può giu-
dicare, è lontano dall'utile & commodo Distendimento di essa Voce; come dal-
l'Esperientia si conosce; che tanto la Voce, quanto il Senso insieme mancano
dell'officio loro nella picciolezza; perche la Voce non può esprimere l'Inter-
uallo minimo ò Vltimo udibile, ne l'Vdito lo può capire, di maniera che co-
nosca che sia alcuna parte, diremo cosi, d'alcuno Interuallo minimo, cono-
sciuto nella Musica. Parrà forse, che l'Vdito ecceda la Voce nella grandezza,
ilche non occorre nel molto; tuttauia, ò più di quà, ò più di là, che sia la Voce,
del douere, bisogna che sia inteso l'estremo istesso del Distendimento; hauen-
do riguardo alla Voce insieme, & all'Vdito; perche ouer farà quell'istesso nella
parte minima & l'altro nella massima; cioè, una certa massima & minima, ouer
di commune grandezza di Distendimento alla cosa che suona, & à quella che giu
dica; ouer sarà all'un de due propria. Diremo adunque, ch'è manifesto, che
l'addotto Distendimento del graue & dell'acuto nella Voce & nell'Vdito non
si muouerà, ne da una parte, ne dall'altra in infinito, ma sarà necessario, che
stia ne i termini limitati. Et questo è necessario che sappia & conosca ciascun
che desidera di esser buon Musico; essendo la Musica, com'altroue habbiamo
detto; Intelligentia del Rimanente ò Stabile & del Mosso ouer Mobile; per-
cioche da queste si comprendono le differentie di quelle cose, che si tratta nel-
la Scientia.
page 47
Del Suono in particolare, & d'alcuni suoi Accidenti.
Cap. II.
Suono, delquale hora si ragionerà particolarmente, per essere il Pri-
mo Elemento di che si compone tutta la Musica; onde diremo,
come facemmo altroue, che 'l Suono è cadimento di Voce in una
Estensione; percioche si uede stare il Suono, cadendo la Voce in uno stato con-
ueneuole al Canto, mentre iui cessa in un Distendimento. Questo è conside-
rato dal Musico, come Materia & come Principio & Primo Elemento, come
si è detto, d'ogni Interuallo musicale di che si compongono tutte quelle cose
ch'ei considera nella Scientia, & specialmente l'Harmonia; percioche bisogna
auertire, (come hò dichiarato diffusamente nella prima Def. del primo delle Di-
mostrationi, & nel cap. 2. del 2. lib. De Re musica) che non si hà da considerare
propriamente nella Musica, come Elemento delquale si fanno gli Interualli, quel
Suono che da Greci è detto Ψόφος; ma solamente quello, ch'è chiamato φθόγγος;
percioche cotal Suono è solamente definito essere principio & cagione della
Consonanza & d'ogni Interuallo musicale; il perche quel Suono è tanto consi-
derato ne gli Interualli, quanto è considerata l'Vnità ne i Numeri, il Punto nel-
le Magnitudini, & il Momento ò Instante nel Tempo. Onde si come quando
non ui fusse l'Vnità, non ui sarebbono i Numeri; & se non ui fusse il Punto, non
haueressimo le Magnitudini; & se mancasse l'Instante ò Momento, non sarebbe
il Tempo; essendoche i Numeri uengono dall'Vnità replicata più uolte, la Ma-
gnitudine dal flusso del Punto, ch'è principio della Quantità nella Linea, & il
Tempo hà principio dal Riportamento dell'Instante ò Momento; cosi se non
fusse il Suono, non sarebbe l'Harmonia; essendo senza dubio il Suono in-
sieme co 'l mouimento del Corpo la Materia della Musica: Laonde si come
sono prima i Nomi & i Verbi d'ogni uoce articolata, & d'ogni Oratione perfetta;
& le Sillabe loro che si fanno di lettere ò prime uoci, hanno forza di Elemen-
to; perche sono minime parti, che si possono diuidere, nellequali si risolue ogni
nostro Parlare; & dopoi le Parole, che sono parti intiere della Oratione, & si
compongono di Sillabe; cosi le parti perfette della Cantilena, che sono i Dito-
ni & i Semiditoni; i Tetrachordi, & i Pentachordi & altri simili, sono composti
d'Interualli contenuti & formati dalle Voci ò Suoni, che sono indiuisibili, & ten-
gono il luogo de gli Elementi, ne i quali si risolue ogni Cantilena. Ma due spe-
cie si trouano di Mouimento, l'una dellequali è detta da G reci φορὰ, quasi Ri-
portamento ò Dilatione, & l'altra Α'λλοίωσις, come Alteratione; & la prima ne con-
tiene due; come di quello che si fà per il Diritto, & di quello che si fà in Giro, che si
troua nel Riportamento di luogo à luogo, rimanendo nel proprio luogo gli Assi
(dirò cosi) de i loro Corpi; siano poi Corpi celesti, Ruote, Coni, ò Globi di qual
sorte si uoglia. Laonde lasciando da parte le specie del Riportamento ò Dilatio-
ne, che sono molte, che più tosto appartengono alla Scientia naturale, che alla
Musica, ragionaremo sempre di quella solamente, che serue al Moto che si fà dal
luogo à luogo Per il diritto, dalquale nascono i Suoni & le Voci, considerate dal
Musico come Materia de gli Interualli musicali, & presa come Elemento & Prin-
cipio (dirò cosi) di che si fanno le cose che la Musica uà contemplando, & ri-
ducendola nel suo fine.
page 48
Della Differentia che si troua tra il Principio & lo Elemento nel-
la Musica.Cap. III.
portantia, ma etiandio molto necessario; uolendo intender ben le co-
se della Scientia; saper quello ch'in essa si piglia per Principio, & quel-
lo che si tiene che sia Elemento; non già nella maniera che l'intendeua
Talete Milesio gran Filosofo de suoi tempi; ilqual uolea che l'una & l'altra di que-
ste due cose s'intendessero essere una; ma si ben secondo l'intentione di Platone,
d'Aristotele, & di tutti quelli, ch'uscirono dalle loro scuole; iquali uolsero, che
tra 'l Principio & lo Elemento ui fusse, com'è ueramente, gran differentia; es-
sendo che ogni Elemento è composto almeno di materia & di forma, & lo Prin-
cipio non è, ne si può dire fatto, ne composto. Et se ben la Terra, l'Acqua,
l'Aria, & il Fuoco sono chiamati Elementi, de i quali si fanno, ò generano tutte
le cose naturali; tuttauia si chiamano anco Principij; percioche non si troua
cosa alcuna naturale, che sia più antica di loro, dellaquale eglino uengono à
nascere; essendoche il nome di Principio non conuiene à quella cosa, ch'è na-
ta d'un'altra più antica di lei, ma più tosto à quella dallaquale è nata. Laonde
quello si dice esser principio, dalquale procede alcuna cosa; come diciamo la
Fonte esser principio del Fiume, il Sole principio della Luce, & il Padre princi-
pio del Figliuolo; ma lo Elemento diciamo esser quello, dalquale la cosa natu-
rale primieramente si compone, di maniera che non si risolue in corpi più anti-
chi, ò primi di lui: onde diciamo, componendosi la Pietra di terra & di acqua,
che l'acqua & la terra non si risolue in corpi di diuerse specie, che siano più an-
tichi ò primi di loro; essendo che non si troua Corpo soggetto alla Corruttio-
ne, che sia più antico de i quattro Elementi. Et quantunque questo termine
Principio si possa considerare in molte maniere, lasciando hora da parte tutte l'al
tre, come poco attenenti à questo proposito, diremo solamente, che quello è
Principio, per ilquale conosciamo primieramente alcuna cosa col discorso dell'
intelletto. Et perche ogni Discorso si risolue nelle prime & notissime Proposte;
però gli Elementi appresso i Sapienti si chiamano anco Principii. Oltra di ciò,
perche per la Definitione del Soggetto si scopre à noi le sue propietà; però la De-
finitione si chiama Principio, dalquale s'incomincia la notitia della natura della
cosa intellettuale discorsiua; Et questo è detto Principio dell'Essere & del Cono-
scere. Et se bene ogni Cagione è Principio, non è però per il contrario, che 'l
Principio sia ogni Cagione; percioche uediamo il Punto esser principio della
Linea, nondimeno realmente non è la sua cagione; cosi diremo anco, che la
Matina è principio del Giorno, tuttauia non è la sua cagione. Lasciando simi-
gliantemente da un canto le molte significationi di questo nome Elemento, che
dipendono da quello che si è detto, dirò solamente tre cose; prima, che le lettere
sono dette Elementi delle Voci ò Parole; dopoi, che i primi Corpi di che si com
pongono le cose naturali, sono Elementi, ne i quali ultimamente esse cose anco
(come detto habbiamo) si risoluono; Vltimamente, le prime Dimostrationi,
massimamente quelle della Geometria & uniuersalmente dell'altre Scientie, so-
no dette Elementi; percioche le prime Dimostrationi fatte dalle prime Propo-
ste sono dette Elementi di tutte l'altre che seguono; lequali si compongono di
quelle, & si risoluono in esse, & quelle non si risoluono in altre che siano più an-
tiche ò prime; percioche ui è stato & fermezza in esse prime Propositioni cono-
page 49 sciute per quei termini & sono indimostrabili. Ma le prime Dimostrationi si fan
no di tre termini solamente; perche il Mezo non si risolue in alcuna cosa più an-
tica & prima; ma le seguenti Dimostrationi si fanno di più termini, come si po-
trebbe dimostrare; ilche lascio, per non fastidire chi haurà da leggere. Me-
ritamente adunque la prima Dimostratione d'una cosa è detta Elemento, & la
seconda Elementale: Laonde bisogna auertire di non confonder questi due ter-
mini, Principio & Elemento, pigliando senza alcuna differentia l'un per l'altro;
percioche ne nascerebbe confusione. Tutto questo hò detto, perche uoglio ho-
ra che 'l si sappia; per cagione di quelli che non sono troppo ben disposti ad in-
tendere le cose; che prima i Principij nella Musica sono le Definitioni, che di-
chiarano molti termini della Scientia; dopoi le Dimande che si chiedono all'
Auersario, per poter dimostrar le cose della Scientia; & finalmente i Pareri com
muni anco sono Principii, i quali da sè sono noti à tutti quelli che non sono
pazzi. Et questi Principij sono i Mezi, co i quali dimostriamo le Passioni del pro
prio soggetto; ma le conclusioni con le Dimostrationi si dicono i suoi Elementi:
Diremo adunque al nostro proposito, acciò siamo intesi; che nella Musica quel-
li sono detti Elementi, di cui si compone qual si uoglia cosa, nellaquale essi per-
mangono; & risoluendosi, ne gli istessi Elementi si risolue. Ilperche primiera-
mente diremo, che 'l Suono è quel primo Elemento, delquale si fà prima ogni
Interuallo musicale, contenuto tra il graue & l'acuto; & che tutti quelli Interual-
li, che compongono ò de i quali sono composti primieramente gli Ordini de Suo
ni ò Voci, tanto naturali, quanto arteficiali, sono, non primi Elementi, ma più
tosto Elementati ò secondi Elementi, s'è lecito cosi dire; percioche si compon-
gono de Suoni primieramente, come di propria Materia. Ilperche se bene (per
dare uno essempio) nella compositione d'ogni arteficioso Sistema ouer Ordine na
turale ò Syntono diatonico, non u'entrano se non tre Interualli semplici, come
Elementi di cotale specie; perche sono minori di tutti gli altri che si possono in
essa ritrouare, & compongono il sudetto Sistema arteficioso; l'un de quali è det-
to Tuono maggiore, c'hà la sua forma dalla Sesquiottaua; l'altro si chiama Tuo-
no minore, ch'è contenuto dalla proportione Sesquinona; & il terzo si nomina
Semituono maggiore, che consta di proportione Sesquiquintadecima; non pe-
rò sono detti primi Elementi, poscia che i Suoni di che sono (dirò cosi) compo-
sti, sono ueramente Primi Elementi, percioche si come la Pietra, che si fà di ter-
ra & di acqua semplici Elementi, non è Elemento, ma si chiama Elementata;
cosi anche si può dir delle Consonanze; percioche gli Interualli, che nascono per
accidente dopo la compositione del sudetto Sistema massimo ò Ordine, non so-
no altramente da esser detti Elementi; perche non sono secondo l'intentione ò
forma di cotal Specie, ne entrano in essa se non per accidente: Et chi cre-
desse altramente si potrebbe annumerare tra i pazzi. Diremo adunque, per con-
cluder questo ragionamento, che tutti quelli Interualli che nascono & possono
nascere in cotal modo, & saranno minori del Semituono maggiore, non sono,
ne potranno esser à patto alcuno Elementi del Naturale ò Sintono diatonico;
percioche in esso realmente adoperar non si possono senz'alteratione di cotale
Specie. Laonde chi uolesse dire, che 'l detto Naturale ò Sintono hauesse piu In-
terualli proprii & elementali de i tre sudetti, che compongono i suoi Tetrachor-
di & tutto il Sistema, l'intenderebbe assai male; & ciò conoscerebbe dall'ordine
arteficiale di qual si uoglia Istrumento; perche nella Compositione de i quattro
primi Tetrachordi non si troua altro Interuallo, che sia minore de i tre sudetti.
Et se ben per aggiungimento del Quinto, detto Synemennon, nasce una diuisio-
ne, che si fà per accidente, del Tuono maggiore, ch'è collocato (parlando prat-
page 50 ticando) tra a. & b. per la chorda b. aggiunta, in due Semituoni inequali; il che
accade anco in molti altri luoghi de gli Istrumenti arteficiali; massimamente in
quelli c'hanno i Tasti, come hà l'Organo; l'un de quali è proprio & elementale
della specie, l'altro non u'hà da far cosa alcuna in essa; come è noto à tutti quelli
che sono intelligenti di questa Scientia; tuttauia non è, ne si può dire Elemento
di cotale Specie; ma un'altra cosa nota per la mistione di cotali Elementi. Quan-
do adunque alcun uolesse dire, ch'oltra il Semituono maggiore del Sintono ò
Naturale, si trouasse in cotal Specie altre sorti di Semituoni ouer'altri Interual-
li minori de i Tre sudetti, che detta Specie contenesse maggior numero d'Inter-
ualli semplici & elementali, di quelli che si è mostrato; non potrà mai ciò dire con
uerità; percioche sono cose auenute per accidēte. Et questo hò uoluto dire, accio
che quando si ritrouerà in alcun'ordine de Suoni ò Voci ne i miei Scritti finiti In
terualli, si sappia conoscere, qual sia il proprio & naturale, ò uogliam dire Ele-
mentale della specie & qual non, & non si pigli errore. Auertendo ancora, che
se bene le Definitioni che si danno di questi secondi Interualli accidentali, si pos-
sino chiamare Principii; essendoche col mezo loro si cauano Infinite & molto
utili Conclusioni nella Scientia, per saper la natura & proprietà del Soggetto;
non si potranno però mai à patto alcuno chiamare Elementi: poiche (come si è
detto) tra quelle & questi di troua gran differentia.
In qual maniera gli Antichi ordinassero i Suoni ò Chorde ne i loro Istrumenti, &
del Nome loro & de i Tetrachordi contenuti tra esse.Cap. IIII.
l'Ordine, & è cosi in fatto; percioche da esso prouiene la bellezza & il
decoro di tutte le cose, che giudichiamo esser tali: Ilperche conoscen-
do questo gli Antichi musici, si sforzarono d'ordinar le chorde de i lo-
ro Istrumenti, dallequali nasceuano i Suoni, di maniera che fussero l'uno all'al-
tro corrispondenti in buona proportione. Ilche hauendo fatto; quell'ordine che
nacque, ilquale era contenuto dal numero di Quindeci chorde, era composto di
quattro Tetracordi, iquali conteneuano tutte le Specie delle principali Conso-
nantie, come altroue dimostraremo; Hauendo però diuiso quest'Ordine in due
parti, dallequali ciascuna conteneua Otto chorde, di modo che la prima era con-
tenuta nella sua parte graue, & la chiamarono Ottochordo & Lira di Pithagora;
& l'altra era collocata nella parte acuta tra Sette chorde, & la nominarono Lira ò
Heptachordo di Mercurio; percioche tra le Otto più acute chorde della seconda
parte erano contenuti due Tetrachordi insieme aggiunti. Ma queste due parti
erano l'una dall'altra separate per lo spacio del Tuono, collocato tra l'ottaua &
nona chorda; ilquale chiamauano Tuono della Separatione ò diuisione. Ma
di doue nascesse, che cotali chorde & anco i detti Tetrachordi fussero nomi-
nati, come si trouano scritti appresso di loro, lo uedremo al suo luogo. E' però
da sapere, ch'ogni Harmonica modulatione ò Cantilena, nasce ò dalle Voci ò
da i Suoni; & essendo la Voce terminata sott'alcuni termini, iquali non si posso-
no, si nel troppo acuto, come anco nel troppo graue, trappassare senza grande in-
commodo, per esser la Natura terminata nell'Huomo; come si è detto altroue;
percioche passando la Voce il troppo acuto, si uiene ad un certo modo come à rō
pere; & trappassādo il troppo graue, si ode tremare & quasi essere al fine & cessare,
poiche non può arriuare ad alcuna buona sonorità; però uiene attribuito à Pitha
gora, acciò si potesse cantare con qualche harmonia & co 'l Senso armato d'Espe-
rientia, & l'Intelletto accompagnato con la Ragione hauesse intelligentia di es-
page 51 si Suoni; ch'ei ordinasse i Suoni & le Voci l'una dopo l'altra tra le chorde de gli
Istrumenti; di modo che non passassero il numero di Quindeci; rinchiudendo gli
estremi loro nella proportione detta Quadrupla; del che ne parlai anche nella Se
conda parte delle Istitutioni. Et per distinguerle l'una dall'altra, posi nome all'
acuta (come Rimanente) Netehyperboleon; cioè, Vltima delle eccellenti; fa-
cendola deriuare da questa parola Νέατον; ch'è l'istessa, come se 'l si dicesse Ε῎σχατον.
cioè, Vltimo; percioche tiene per fermo, che nell'acuto fino iui si potesse ascende
re con la Voce senza discommodo & con buona sonorità. Ma alla grauissima pose
nome Προσλαμβανόμενος, come Acquistata ouer Pigliata; laquale anche, come scriue
Boethio nel cap. 20. del primo libro della Musica, d'alcuni fù chiamata Προσμέλοδος;
essendoche fu aggiunta alle Sette prime, che si ritrouarono nell'antico Istrumen-
to, accioche quella Diapason, ch'è prima nel detto ordine, si udisse perfetta;
percioche comprese, che non solo in essa si facea il primo & grauissimo, che po-
tea uscire con sonorità; ma anche la uoce potea con sonorità & commodità ag-
giungere à cotal luogo, & iui fermarsi: onde uolse, che fusse cosi nominata, per-
che non conueneua con alcun'ordine ò costitutione de Suoni, che conteneuano
Quattro chorde, i quali da cotal numero furono chiamati Tetrachordi, & fu an-
co la sudetta chorda cosi nominata, perche fu posta & aggiunta fuori di essi Te-
trachordi, per hauere & acquistar la consonanza Diapason contenuta tra essa
& la mezana di cotale ordine; chiamata Mese; Et ancora, accioche hauesse tal ra-
gione con la seconda che la segue immediatamente, laquale chiamarono Hypate
page 52 hypaton; cioè, Soprana delle soprane, che contenesse il Tuono, come hà la det-
ta Mezana con quella che la segue, detta Paramese; cioè, Appresso la mezana ò
Quasi mezana. Ma la Soprana delle soprane fù chiamata Hypate, perche con-
tiene il primo luogo nel più graue de i Tetrachordi del sudetto ordine massimo
& perfetto nella musica; ilqual Tetrachordo chiamarono Hypaton; cioè, delle
Soprane, per farlo differente da gli altri Tetrachordi; percioche ogni loro pri-
ma & grauissima chorda chiamarono Hypate. Nominarono etiandio la terza
Parhypate, & anco Prima hypate; cioè, Quasi soprana delle soprane, perche
era aggiunta dalla parte acuta alla Hypate; & aggiunsero Hypaton, per far l'op-
posita distintione della Parhypate de gli Tetrachordi acuti; ma la Quarta chor-
da dissero Hyperhypate & Lychanos; cioè, Sopra la soprana, ouero Indice
delle soprane; & le dissero Prima hypate, come più acuta della parhypate; do-
poi la chiamarono Lychanos, dal Dito della mane chiamato Indice, che si nomi
na con tale nome. Ilche si può dire anco de gli altri per ordine, ch'io non starò
qui à commemorare; percioche ne ragionerò altroue, secondo 'l proposito, &
dimostrerò l'ordine & positione delle chorde, con le facoltà & forze loro; bastan
domi hora solamente porre l'essempio, acciò si conosca quello di che qui & nel
le Istitutioni à sufficientia hò ragionato; poscia che anco Emanuel Briennio ne
ragiona abondantemente nella 2. Settione del primo Libro, ch'ei scriue della
Musica, mostrando di esse il sopramostrato ordine. Ma come dal numero di
Quattro Tetrachordi arriuassero al numero di Quindeci chorde, da quello c'hò
scritto nel cap. 32. della 2. parte delle Istitutioni, & da quello che scriue prima
Boethio nel sudetto cap. 20. si potrà facilmente conoscere. Come anco fusse-
ro diuise in Tetrachordi, iquali contengono ne i loro estremi la Diatessaron, la
quale secondo l'opinione de gli Antichi è la prima & minima d'ogni altra Con-
sonanza; de i quali Tetrachordi ciascuno ritiene il nome della positione delle
chorde che contiene. Da questo si può conoscere, che incominciando da Ne-
tehyperboleon con le tre sequenti chorde, Paranete, Trite & Netediezeugme-
non, è contenuto il Tetrachordo che chiamano Hyperboleon, da Netedie-
zeugmenon incominciando & procedendo dalla Paranete alla Trite, & da que-
sta alla Paramese, uiene il Tetrachordo detto Diezeugmenon; dalla Paramese
alla Mese ui è l'Interuallo del Tuono, che separa questo Tetrachordo dal Me-
son, che è quello, ch'incomincia dalla Mese, procedendo per la Licanosme-
son alla Parhypatemeson, & finisce nella Hypate meson; & questo è equiualen-
te (dirò cosi) all'Hyperboleon, cioè, corrisponde à lui per una Diapason. Al
Meson segue l'Hypaton, che principia nella Hypate meson, & segue cō la Lycha-
nos & con la Parhypate sino alla Hypate hypaton, nellaquale finisce il detto Te-
trachordo, che con lo Diezeugmenon è simigliantemente corrispondente per
una Diapason & equisonante, & cosi sono quattro Tetrachordi, de i quali l'Hy-
perboleon & lo Diezeugmenon sono congiunti & hanno la Netediezeugmenon
commune; percioche questa è l'acutissima del Diezeugmenon & la grauissima
dell'Hyperboleon; come la Hypate meson è l'acutissima del Tetrachordo Hypa-
ton & anco la grauissima del Meson, & commune all'uno & l'altro de i detti Te-
trachordi, iquali si chiamano Congiunti; come Separati & Disgiunti si chiamano
il Diezeugmenon dal Meson, perl'interuallo del Tuono che s'interpone tra l'uno
& l'altro, contenuto dalle chorde Paramese & Mese, ilqual Tuono corrispon-
de per un'interuallo equisonante, cioè per una Diapason al Tuono aggiunto à
quei due più graui Tetrachordi tra Proslambanomenos & Hypate hypaton. A
questi alcuni de gli Antichi aggiunsero il Quinto, & lo chiamarono Synemen-
page 53 non; cioè, De i congiunti; percioche lo congiunsero col Meson di maniera, che
la chorda Mese era l'ultima & acutissima di questo Tetrachordo & la grauissima
di quello, nelquale per ordine sono denominate le chorde, come quelle del Die-
zeugmenon & dell'Hyperboleon; cioè, la prima & acutissima Nete, la sequen-
te Paranete, la terza Trite, & la Quarta grauissima Mese; essendoche uolsero
connumerar la Costitutione fatta di tre Tetrachordi congiunti; come dell'Hy-
paton, del Meson & del Synemennon, con la Proslambanomenos, tra le perfette
Congiuntioni; al che (come uederemo al suo luogo lib. 5. c. 5. ) Tolomeo non consente,
ne lo riceue per tale; quantunque ei uoglia, che la Diapason Diatesseron sia
consonante. Questi Tetrachordi congiunti & separati in cotal modo hanno da-
to da filosofar molto à gli Antichi; percioche (come scriue Briennio Sect. 11.
lib. 3. ) le Positio-
ni ò Siti loro, per i quali si definiscono & terminano le Melodie, erano appres-
so di loro sette; la Synaphe ò Congiuntione, la Diazeuxis ò Diuisione, l'Hy-
podiazeuxis ò Sottodiuisione, l'Hyperdiazeuxis ò Sopradiuisione, l'Episyna-
phe ò Sopragiuntione, l'Hyposynaphe ò Soggiuntione, & la Paradiazeuxis ò
Quasi diuisione; dellequali alcune sono terminate, come la Episynaphe, la Hy-
posynaphe, la Paradiazeuxis, & la Hyperdiazeuxis; & alcune sono indetermina-
te; come sono la Synaphe, la Diazeuxis, & la Hypodiazeuxis. Et queste sono
differēti dalle prime; percioche nella Positione indefinita de i Tetrachordi si può
far l'istessa Melodia in più modi; ma non si può far nella terminata. Et che cosi sia,
è noto à tutti quelli che sono periti nella Scientia & nell'Arte del suono; & sono
anche conosciute tanto nell'ordine immutabile, quanto nel mutabile. Ma la Syna
phe ueramente, la Diazeuxis, la Hypodiazeuxis & la Hyperdiazeuxis consiste
nell'ordine immutabile; & nel mutabile la Episynaphe, la Hyposynaphe, & la
Paradieuxis. Voleuano però, che la Synaphe si facesse, quando due Tetra-
chordi erano insieme congiunti, di modo che l'acutissima chorda del graue era
distante per una Diatessaron, & era la grauissima dell'acuto; come dichiarai an-
cora nelle Istitutioni; & nella sensibile harmonia istrumentale erano tra le Syna-
phi; cioè tra la grauissima, l'acutissima, & la mezana. La grauissima si facea
dalla chorda Hypatemeson, che congiungeua nel luogo più graue il Tetra-
chordo Hypaton con il Meson; l'acutissima nasceua dalla Netediezeugmenon,
che congiungeua insieme lo Diezeugmenon & lo Hyperboleon, & la Mezana
era fatta dalla Mese; essendo che al medesimo modo congiungeuano insieme
due Tetrachordi, che conteneuano il luogo mezano della Voce; che sono il
Meson & lo Synemennon, ch'io nominai disopra. Voleuano ancora, che la Dia-
zeuxis si facesse, quando il Tuono era posto nel mezo di due Tetrachordi, i suo-
ni de i quali nelle maggiori estremità fussero distanti l'un dall'altro de gli estremi
del Tuono per una Diapente consonantia. Si trouauano però due Diazeuxis,
l'una acuta & l'altra graue; la prima era fatta dal Tuono, che era l'eccesso di
quanto nell'ordine mutabile era suparata la Paramese dalla Synemennon; per-
cio che questo Tuono (come scriue Briennio) separa due Tetrachordi, che
sono il Synemennon & lo Diezeugmenon nel sudetto Ordine, l'un dall'altro; Ma
la seconda si facea dal Tuono compreso da Mese à Paramese nel Sistema muta-
bile; percioche questo Tuono diuide il Tetrachordo Meson dal Diezeugmenon.
Voleuano oltra di questo, che la Hypodiazeuxis si facesse, quando la Mezana
Diapente consonanza di due Tetrachordi & gli estremi suoni loro, l'un'all'altro
consonauano la Diapason, & ui erano due specie; cioè, la più acuta & la più gra-
ue; onde il Tetrachordo hypaton era separato dal Diezeugmenon dal Tetrachor
do Meson; & anco dal Tuono compreso dalla chorda Mese & dalla Paramese; che
page 54 page 55 uuol dire, dalla cōsonanza Diapente; percioche si come la Hypatehypaton cō la
Paramese; ouer dirò la Proslambanomenos cō la Mese ha la proportione Dupla
che cōprende la consonantia Diapason; cosi anco fà la Hypatemeson con la Nete
diezeugmenon. Di più ancora, il Tetrachordo Meson da quello, che è Hyperbo-
leon disgiunto dal Tuono, cōpreso dalla Mese & dalla Paramese & dal Tetrachor
do Diezeugmenon, fa l'istesso; percioche si come la Hypatemeson con la Nete-
diezeugmenon contiene la ragione Dupla, cosi la Mese contiene l'istessa con la
Netehyperboleon. La hyperdiazeuxis diceuano farsi, quando nel mezo di due
Tetrachordi si faceua la consonanza Diapason, stando di mezo al Tetrachor-
do Hypaton & all'Hyperboleon; essendoche la Hypatemeson alla Netediezeug-
menon (come è manifesto nell'essempio) contiene la consonanza Diapason. La
Episynaphe si facea, quando tre Tetrachordi conseguentemente per la Synaphe
si andauano modulando; come nell'ordine mutabile appare dell'Hypaton, del
Meson, & del Synemennon. Ma la Hyposynaphe era, quando nel mezo di due
Tetrachordi si facea la Diatessaron consonantia, & si congiungeuano allora dalla
parte graue il Tetrachordo Hypaton, & dall'acuta s'aggiungeua il Synemennon;
percioche nel mezo dell'uno & dell'altro di questi, era posto il Mezano Tetra-
chordo. Finalmente la Paradiezeuxis si faceua, quando i Suoni tra loro proce-
deuano in tal modo, che faceuano l'interuallo del Tuono, come si può ueder
nell'essempio. Et se bene appresso i Moderni giouano poco queste cognitioni
& considerationi, non hò uoluto però mancar di porle in questa mia fatica,
acciò si conoscano, percioche potrebbon forse giouar nella Inuentione di qual-
ch'altra cosa nella Musica; & quando bene non giouasse, si potrà uedere alme-
no, quanta diligentia usassero gli Antichi nella Musica, che ad ogni cosa, quan-
tunque minima, applicarono il nome proprio, come uederemo anco dell'altre;
diligentia dico, quasi sprezzata da i nostri più Antichi; & quasi da tutti quelli,
che sono numerati tra i Musici de nostri tempi.
Della Differentia che faceuano gli Antichi tra i Suoni.
Cap V.
nente & del Mosso, haueano tre Generi d'harmonia; Diatonico,
Chromatico, & Enharmonico; come in molti luoghi delle Istitutio-
ni & delle Dimostrationi hò dichiarato, & son per dichiarar di nuo-
uo al suo luogo; però haueano anco tre Ordini de Suoni ò Chorde, l'un de
quali seruiua al primo genere, al secondo l'altro, & il terzo all'Enharmonico:
onde ponendo in una Magnitudine insieme le chorde di questi Ordini, & fa-
cendone una compositione, chiamarono alcune chorde Stabili & alcune Mo-
bili. Quelle che chiamauano Stabili, erano quelle, che nella mutatione del
Genere erano communi à tutti, & erano come il Rimanente, & riteneuano
sempre nel Sistema massimo il luogo loro & il loro nome, rimanendo sempre
nel loro tenore ò suono; & quelle che erano dette Mobili, che ueramente
erano come il Mosso, per il contrario erano quelle, che nella mutatione de i
Generi seruiuano ad un solo, ouer à due de i nominati, & non riceueano
ne il nome, ne il suono. Laonde la Proslambanomenos, le Hypate, la Me-
se, la Paramese, & le Nete erano Stabili & il Rimanente, & seruiuano à
page 56 ciascuno de i sudetti Generi; & le Mobili erano tutte l'altre, ch'erano poste
tra queste; come altroue anco ho dichiarato; 4. Demōst.
prop. 23. cioè, il Mosso. Ma chiamaro-
no alcuni de i Suoni stabili Βαρύπυκνοι, ouer Grauispessi; & altri Α῎πυκνοι, ouer Non-
spessi, ch'abbracciano le Costitutioni perfette. I primi sono le Hypate, la Me-
se, la Paramese, & le Nete; gli altri poi sono la Proslambanomenos & le Nete.
Ma de i Mobili, alcuni sono, che faceuano maggiori & alcuni minori interual-
li, secondo le uarietà delle diuisioni de i Tetrachordi, che faceuano molte spe
cie; onde chiamarono alcuni Μεσόπυκνοι, cioè Mezanispessi; & altri Ο'ξύπυκνοι, ouer
Acutispessi; iquali tutti si chiamauano Diatoni; & li primi erano le Parhypate
& le Trite; & li secondi erano le Lychanos & le Paranete, che nell'Enharmonico
erano detti Enharmonici, & nel Chromatico Chromatici; ma nel Diatonico
non ui erano i Spessi: Laonde Bacchio pone tre specie de Suoni, l'una chiama
Hypatoide; cioè, Graue de i spessi; l'altra Parhypatoide ò Mezana de i spessi;
& Lychanoide la terza, cioè, Acutissima de i spessi. Ma ogni suono hauea la sua
forza ò uirtù, ò pur facoltà che la uogliamo dire, & anco il suo nome & la sua fi-
gura, come uederemo. Et se bene per natura (come ho dichiarato) i Suoni
sono infiniti; tuttauia secondo la forza ò uirtù ò facoltà loro, & anco secondo
il loro uso sono ne gli Istrumenti tanto naturali, quanto arteficiali, finiti. Per-
laqual cosa essi Antichi (come habbiamo mostrato) uolsero che fussero Quinde-
ci; à i quali ne furono & sono aggiunti molti altri da Moderni, secondo 'l uario
modo delle lor compositioni. Ma in qual si uoglia Istrumento sono i Suoni tra
loro per una certa relatione, alcuni detti Equali, conne sono gli Vnisoni, & al-
cuni altri Inequali; essendoche di questi l'uno è più acuto dell'altro ò più gra-
ue. Alcuni altri sono detti Equisoni, che paiono quasi equali; come sono quel-
li della Diapason, ilche hò commemorato altroue; Alcuni Consoni, che con
un'altro fanno il suono perfetto; come sono quelli della Diapente & della Dia-
tessaron; Alcuni Atti alla melodia & al canto; come sono quelli del Tuono,
che aggiunto alla Diatessaron, fà la Diapente; alcuni Dissonanti & Duri; co-
m è il Tritono & la ; & alcuni Non atti alla melodia ò canto, che
insieme non conuengono, ne tra le Consonanze si possono porre; come auie-
ne del Diesis Enharmonico, che non si può aggiungere con qual si uoglia inter-
uallo consonante, ò dissonante, che faccia buon concento.
Che 'l Suono si può paragonare al Punto nella Quantità di-
mensiua.Cap. VI.
per Elemento & Principio de gli Interualli, quanto l'Vnità ne i Nu-
meri, il Punto nelle magnitudini, & il Momento ò Instante nel tem-
po; però diciamo hora, che si come si può dire, ch'ogni Corpo per-
fetto hà tre dimensioni ò misure, che sono la Lunghezza, la Larghezza, & la
Profondità ouero Altezza, lequali hanno principio dal Punto; cosi ancora po-
tiamo dire, per similitudine, cotali cose ritrouarsi nel corpo dell'Harmonia per-
fetta; essendoche considerato primieramente il Suono nella sua semplicità, co-
nie Principio dell'Interuallo, tanto consonante, quanto dissonante & come
differentia & distantia di suono graue & di acuto, & sotto un Tenore, & senz'al-
cuna mutatione di luogo; come da questo in quello, & da quello in questo; si può,
page 57 come Principio, paragonare al punto, ch'è principio della Quantità, detta Ma-
gnitudine; ilqual Punto, si come quando è mosso da un luogo all'altro, è cagio-
ne della Linea, che è solamente lunga, & fà il primo interuallo; cosi il Suono,
ch'è principio della Modulatione, quando si troua nella sua duratione; cioè, nel
suo Tenore equale (dirò cosi) & nel suo Horizonte, è come il Punto nella sua
positione. Ma quando si muoue ò uerso l'acuto ò uerso il graue, & è terminato
dall'uno & dall'altro, è fatto come la Linea terminata da due punti, & come
primo interuallo, dalquale ha principio la Modulatione ò il Canto; percioche
al medesimo modo solamente procede & si distende in lunghezza: però si come
mouendosi la Linea da un luogo all'altro, nasce il secondo interuallo, ch'è detto
Larghezza, nella superficie, laqual contiene & è contenuta da due interualli;
l'uno de quali è la Lunghezza & l'altro la Larghezza; cosi la Modulatione ò Can
to, raddoppiato quasi al modo della Superficie, mouendosi in lunghezza & in
larghezza, portando i Suoni hora uerso il graue & hora uerso l'acuto, fà due
interualli, l'uno in lunghezza, nella modulatione; & l'altro in larghezza, ne
gli incontri delle parti della Cantilena. Vltimamente, si come quando si muo-
ue la Superficie, è cagione che si faccia il Corpo contenuto da tre interualli, che
sono Lunghezza, Larghezza, & Profondità ouero Altezza; cosi dall'accompa-
gnamento di due Consonanti, poste come Superficie, si genera un composto
di tre interualli, che in lunghezza contiene la Modulatione ò Canto, in larghez-
za la Consonantia, & in altezza ò profondità l'Harmonia; il che da i seguenti
essempij il tutto facilmente si può conoscere.
In qual maniera si faccia il Suono graue & lo Acuto & le loro Differentie, se condo l'opinione d'Archita Tarentino.Cap. VII.
da che si facciano il Graue & lo Acuto & le loro differentie ne i Suoni,
de i quali la principal loro cagione è il Moto; se ciò uiene dalla Quan-
tità ò pur dalla Qualità; essendoche anco tra i Moti alcuni sono tardi
& alcuni ueloci; & essendo tenuto uniuersalmente, che la Velocità è cagione del-
l'Acuto & la Tardità del Graue, di qui è nato, che si trouano alcuni che uogliono
page 58 che la cosa uadi ad un modo, & alcuni ad un'altro. Perilche; per non lasciare que-
sta cosa senza dirne cosa alcuna; andaremo hora narrando i fondamenti delle
loro opinioni, accioche finalmente si possino insieme accordare. Incomincian-
do adunque dico, che è cosa tanto manifesta & confessata da tutti i Sapienti, che
quasi tutte le differentie delle cose sensibili sono poste almeno in due Generi;
cioè, di Qualità & di Quantità; onde pazzo sarebbe colui che lo uolesse negare.
Ilperche ritrouandosi tra i Suoni la Differentia del Graue & dell'Acuto, non sa-
rà fuori di proposito il cercare in che Genere ella sia da esser posta. E' ben ue-
ro, che 'l uoler sapere cotal cosa non è facile, se non dopo che s'haurà ueduto le
cagioni di tali effetti, lequali paiono esser communi non solamente di questo;
ma anco delle diuersità che si fanno dall'altre percussioni. Laonde per uoler
saper cotal cosa; dopo l'hauerne assai copiosamente ragionato nelle Istitutio-
ni, cap. 11.
Secundae
partis. uederemo di nuouo prima, in qual maniera si faccia il Suono graue & l'acu-
to; ilche ueduto, uedremo poi; In che Genere sia da esser posta cotale differen-
tia. Et per dar principio, è da sapere, che non si troua alcuno de i Filosofi, che
non tenga come hò detto di sopra; che da i Moti ueloci nascono i Suoni acuti,
& da i tardi i graui; & anco che dalle Quantità di maggior grandezza non na-
scano questi, & quelli da quelle di minore, secondo 'l modo della Relatione. La-
onde; come narra Porfirio ne gli Harmonici di Tolomeo ; quel gran Filosofo
Archita Tarentino, i scritti delquale furono non solamente da lui, ma etiandio
da molti altri Filosofi grandemente approuati, seguendo la Setta Pithagorica,
nel principio di un Libro ch'ei titolò della Mathematica, dimostra il modo, per
ilquale si fanno cotali Suoni; onde ragiona in questa maniera. Parmi che quelli
habbiano buona opinione, & dirittamente conoscano, che pensano che ciascu-
na cosa si debba considerare da per se; percioche hauendo gli Antichi molto
bene inteso la natura dell'Vniuerso, & conosciuto la proprietà di molte cose
particolari, ci diedero molte cognitioni della Geometria, de i Numeri, & del-
la Musica. Primieramente ci auertirono, che 'l Suono non si può far senza la
percossa, & la Percossa si fà dal Battere de i corpi tra loro, & che 'l Suono non si
può fare con equal prestezza: Secondariamente, ch'à molti non è cōcesso il com-
prender la natura del Suono; percioche tallora per la debolezza della percos-
sa; & tallora per la molta distantia che si troua tra loro corpi, di doue hanno i
Suoni la loro origine, & anco per l'eccesso della loro grandezza, non si possono
capire; essendoche si come l'Vdito non può capire & discernere i Suoni grandi;
come è lo Strepito dell'arme, nelquale molte cose insieme si confondono, & non
quelli che peruengono al Senso, & che per le loro percosse uelocemente ad esso
s'approssimano, sono compresi, & paiono acuti; cosi non può capir quelli, che
tardamente & debolmente sono fatti dal percuotere l'Aria con una Verga, iqua-
li s'odono in esso, come nel proprio loro Soggetto, graui: Ma se l'Aria è per-
cossa con prestezza & uigorosamente, si odono i Suoni acuti; ilche auiene, co-
me quando si slancia Saetta ò Dardo ò altra cosa simile, che quanto più gagliar-
damente è slanciata con più uelocità, è portata più da lontano; & quando più
debolmente, cade tanto più appresso colui, che la slancia; poiche l'Aria, si
come maggiormente cede alla uelocità & gagliardezza, cosi minormente cede
alla tardità & debolezza: Onde il simile auiene alle Voci, che si come quelle
che sono mandate fuori dallo Spirito con forza, sono grandi & acute; cosi quel-
le che sono spinte con debolezza, sono picciole & graue; Laonde da questo na-
sce, & non da altro che udimo da lontano il Suono grande d'alcuno che parla,
& il picciolo apena udimo da presso. Questo anche si conosce da i Piffari, ne i qua
page 59 li lo Spirito che uien fuori dalle loro bocche & casca ne i fori ad esse più uicini,
con la sua forza uehemente manda fuori lo strepito acuto; & manda fuori più
graue quello, che uiene da fori più lontani: Di modo che da questo si può
comprendere, che 'l Moto ueloce rende il Suono più acuto; & il tardo, più
graue; come si può etiandio conoscere da i Calami, ne i quali uà lo Spiri-
to ò Fiato, che serrati li fori di sopra, manda di sotto la uoce graue; ma ser-
rati nel mezo in qual si uoglia luogo, fanno il Suono acuto. A queste si po-
trebbono aggiungere molte altre cose, che dimostrerebbono il Moto interualla-
re della Voce; ma da quello che è detto, basta finalmente sapere, che i Suoni
acuti si muouono più uelocemente di quello che fanno i graui, che più tardamen-
te si muouono. Questo è quello, che dice Archita; dal che si può comprende-
re, che non solamente il Mouimento ueloce ò tardo è cagione dell'acuto & del
graue ne i Suoni, ma il Corpo ò Magnitudine anco di minore ò maggior gran-
dezza; percioche si come dal mouimento ueloce & da un corpo picciolo, uiene
il suono Acuto, cosi dal Mouimento tardo, & da un corpo grande, nasce il Gra-
ue. Ma l'effetto, che faccia il percuoter gagliardamente ò debolmente un Cor-
po sonoro, lo uederemo più abbasso.
Opinione di Aristotele del Nascimento del Graue & dell'Acuto, &
che non è ueloce l'Acuto, ne tardo il Graue.
Cap. VIII.
lea però, che l'Acuto fusse ueloce, ne tardo il Graue, poscia che nel
2. lib. dell'Anima, Tex. 86. parlando à questo proposito, dice, che l'Acuto
muoue molto il Senso in poco tempo, & lo Graue lo muoue poco in
molto; Et che le Differentie delle cose che sonano, appariscono & si manifesta-
no nel Suono, ilquale è in atto; percioche si come non si possono uedere i Colori
senza 'l Lume, cosi l'Acuto & lo Graue non si può sentire senza 'l Suono. Et uuo-
le, che queste cose siano dette per translatione dalle cose tangibili, essendoche
se bene l'Acuto muoue molto il Senso (come poco fà dicemmo) in poco tem-
po, il Graue in molto lo muoue poco; Non è però da dire, che sia ueloce l'Acu-
to (com'egli conclude) & tardo il Graue; ma il Moto di uno è fatto tale per uelo-
cità, & dell'altro per la tardità. Onde pare c'habbia simiglianza & corrispon-
denza in proportione à quell'acuto & ottuso, che consiste nel Tatto; essendo che
l'Acuto quasi punge, & l'Ottuso quasi scaccia; poiche l'uno muoue in poco, &
l'altro in molto tempo; il che auiene all'uno esser ueloce, & l'altro tardo. Secon-
do Aristotele adunque l'acuto muoue molto il Senso in poco tempo, & il graue
poco in molto. Ma l'Acuto non è ueloce, & tardo il Graue, se non per il
Moto ueloce ò tardo; onde si uede, che dal ueloce & tardo, ch'è sottoposto
al Tempo, che è Quantità continua, nasce la uarietà del Graue & dell'Acu-
to, che si scorge ne i Suoni, iquali si possono dire da questo senz'errore, che
siano Quantità, se bene il Suono senza dubio, è posto nel predicamento ò
genere di Qualità.
page 60
Opinione di Tolomeo intorno il Nascimento del Graue &
dell'Acuto.Cap. IX.
cando in quale de i due Generi principalmente siano da esser colloca-
te le Differentie del Graue & dell'Acuto; cioè, in quello di Quantità,
ò in quello di Qualità; uà discorrendo un poco più in lungo; percio-
che nel Lib. 1. de gli Harmonici al cap. 3. dice; che Costituendosi la Differentia
de i Suoni tra loro secondo la Qualità & Quantità, come si fà etiandio nell'altre
cose; cotale Differentia è posta nell'Acuto & nel Graue. Ma in qual di queste
due cose s'habbia da porre, non è cosa facil da sapere, auanti che si habbia uedu-
to le Cagioni di cotali effetti, che paiono communi, cosi in questa, com'anco
in quelle diuersità, che sono fatte nell'altre percussioni. Percioche essendo
gli Affetti ò Passioni, che dir uogliamo, diuerse; & non solamente accadendo
dalla forza ò dispositione corporale, tanto di quello, ch'è percosso; quanto di
quello colquale si percuote; anzi più tosto dalla distantia del percosso, fin'oue ha
hauuto principio il Moto; potemo dire, che secondo i Soggetti, ciascuno uiene à
dare il suo Effetto, & costituire à se stessa una propria Passione; purche sia differen
te di qual si uoglia modo dall'altro. Ma la Differentia de i Suoni, che nasce dalla di
spositione del Percosso; ouer che mai nō si può hauere, ouer che mai nō può cader
sotto 'l Senso senza il Moto; & ciò auiene, per la commutatione dell'Aria, c'ha tal
conuenientia col Senso. Onde quello, che nasce dalla forza di colui che percuote,
è cagione solamente della grandezza del Suono, & non dell'Acuto, ne del Graue;
poiche in quelle cose istesse non si scorge farsi alcuna alteratione estrinseca, men-
tre che più quietamente ò con più uehementia di Suono si fanno udire; ouer quā
do lentamente si manda fuori lo spirito, ò lentamente si percuote alcuna cosa, ò
si percuote con maggior uehementia & più salda percossa. Onde da percossa mag
giore & piu robusta nasce il Suono maggiore, & lo minore da minore & più de-
bole. Da quelle cose adunque, delle quali si generano i Moti ò Percussioni in
questo luogo si pigliano le diuersità intorno le prime Dispositioni del corpo, per
le quali ciascuna cosa è rara ò spessa, sottile ò grossa, lene ò aspera, secondo le
ragioni, ò proportioni delle cose diuerse. Et se bene le Qualità più passibili; co-
me sono Vapori, dirò cosi, Liquori & Colori, non hanno da far cosa ueruna co 'l
Percuotere; tuttauia l'Arte & la Ragione, con lequali l'Huomo uiue, essendo
bene istrutto, le uà imitando & figurando uariatamente con la lingua & con la
bocca; percioche da queste ne nascono i Strepiti, i Gridi, i Chiamori, & altre
Cose simili. Et si come per la lenità & asprezza solamente chiamiamo alcuni suo-
ni equiuocamente Leni & Asperi, quando cotali qualità proprie si conoscono;
cosi per la rarità & densità; cioè, per la qualità della grossezza & sottigliezza,
chiamiamo alcuni Densi ò Lassi, & alcuni Grossi ò Sottili. Più oltra; non essen-
do l'Acutezza & la Grauità altro che Qualità, non è dubio, che ella sia sottopo-
sta alla Quantità della Sostantia, nellaquale è come in proprio soggetto; essendo
più denso quello, che in una equale Magnitudine, & in quella istessa Grandez-
za hà maggior sostanza; & il più Grosso quello, che in una equale costitutione,
& nell'istessa lunghezza hà maggior sostantia ouero essentia. Non negherà pe-
rò alcuno, che l'Acuto uenga da cosa più densa & più sottile, & il Graue da piu
rara & più grossa, & che nell'altre cose etiandio si dica, alcune esser più acute,
page 61 per esser più sottili, & alcune più ottuse, per esser più grosse; essendoche le più
sottili percuotono più unitamente, & penetrano & passano più tosto; ilche fan-
no anco le sode, essendo la lor forza maggiore. A questo proposito conosciamo
il Rame rendere il suono più acuto, che non fà il legno, & le chorde di ferro più,
che non fanno quelle di Lino; perche quelle sono più dense di queste. Et tra
quelle, che sono ueramente di rame, & sono equalmente dense & uguali, udi-
mo la più sottile fare il suono più acuto; & tra le chorde uguali & equalmente ti-
rate, quella ch'è più sottile simigliantemente far cotal suono; ilche si scorge an-
cora nelle Canne, che sono concaue & uacue, lequali quanto maggiormente
sono dense & sottili, tanto maggiormente sono strepitose & suonano più . Auiene forse cotesta cosa per cagione della rarità ò densità delle par-
ti? nò ueramente, ma più tosto perche sono più tese: onde nel percuotere so-
no più uehementi, & quelle anco che più adunatamente, & più frequentemen-
te percuotono, fanno finalmente il suono più acuto. Per laqual cosa anco-
ra, s'alcuna cosa sarà più tesa ò tirata, come che è più dura; oueramente
sarà al tutto maggiore, farà il Suono più acuto; poi che l'eccesso uince nel-
la proportione di due cose, che siano simili in effetto; come si uede, che 'l
Rame fà più acuto suono, che non fà il Piombo; essendo che lo supera nel-
la durezza, se ben il Piombo supera il Rame nella sodezza. Quando poi
auerrà, ch'un corpo fatto di Rame sarà maggiore ò più grosso ò più sottile
d'un minore, renderà il suono più acuto; quando però, secondo la grandezza,
la proportione sarà maggiore di quella, ch'è secondo la grossezza; imperoche
niente altro è il Suono, che una certa estensione continua d'Aria, che peruiene
da quello che si sparge all'esteriore, d'intorno à quello oue si fà la percossa. Que-
sto dice Tolomeo dell'origine del Suono graue & dell'acuto, che nascono ne gli
affetti differenti dalle percussioni, dalla forza di quello che percuote, & dalla
complessione de i corpi del percosso & del percutiente; come hanno le chorde,
l'Aria & lo Pletro; & anco dalla distantia del percosso al principio del Moto;
di modo che secondo i soggetti ogni cosa da per se fà il suo effetto. Imperoche
se tutte le cose conuenissero in più cose, non udiressimo mutarsi alcuna cosa ne i
suoni; come in quelli che parlano bassamente & con modestia; ouer piu altamen
te & con uehementia; & anco più leggiermente soffiando & percuotendo, ò con
più uehementia & atrocemente; percioche il più uiolento conseguisse solamen
te il Suono maggiore, & il debole il minore, & accompagna la percussione con
le complessioni, per le quali ciascuna cosa è ò densa ò tenue, ò crassa ò leg-
giera ò aspera.
In che genere si habbiano à porre il Suono & la Differentia del Gra-
ue & dello Acuto, secondo la dottrina d'Aristotele.
Cap. X.
Moti ueloci & da i tardi, & dalle Costitutioni del maggiore & del mi-
nore, ò del più lungo & del più corto; cose che sono contenute sotto 'l
Genere di Quantità; & anco dal denso & dal raro, dal sottile & dal
grosso, & dal più teso & dal men teso, & dal più ò men lasso; che sono cose tutte
contenute sotto la Qualità; è necessario, che hora uediamo, sotto qual di questi
due Generi siano da esser collocati essi Suoni & le lor Differentie; ò in quello della
page 62 Quantità, ò in quello della Qualità. Et parmi che per ragione & per autorità;
se bene il Suono (come dicemmo di sopra) è Qualità passibile; non sia da non
esser posti in quello della Quantità; percioche se la cagione principale del Suono
è il Moto, & de i moti alcuni sono tardi & alcuni ueloci; & essendo anco la Ve-
locità cagione dell'Acuto, & la Tardità del Graue; è necessario che la Velocità
& la Tardità siano compresi dal Tempo, ilquale essendo Quantità, necessaria-
mente segue, che i Suoni graui & acuti, & le loro differentie cadino sotto 'l gene-
re di Quantità. Simigliantemente, se da i Corpi sonori maggiori nascono i Suo-
ni graui & maggiori, & da i minori nascono gli acuti & minori; essendo i Cor-
pi sonori, ne i quali sono i Suoni in potenza, Quanti; è necessario, che anco es-
si Suoni siano Quanti. Ma questo per hora basti alla ragione; percioche se uerre-
mo alle autorità ritrouaremo ch'Aristotele nel Principio del Lib. 2. De i Poste-
riori, hauendo uoluto dir quello, che sia Consonanza, la definisce in cotal mo-
do. Συμφώνια εστὶ λόγος ἀριθμῶν ἐν βαρὺ καὶ ὀξὺ; cioè, La Consonanza è ragion de numeri
nell'acuto & nello graue: Et nel Probl. 23. della 19. Settione, quando assegna la ca
gione, perche la chorda Nete è il doppio più acuta della Hypate, dice; che quan-
do la Meza parte della chorda è percossa & tutta insieme, ne risulta la Consonan
za Diapason, & che questo si può comprendere nelle Fistole; percioche la uoce,
che uien fuori del foro di mezo, con quella, che uscisse fuori da tutta la Fisto-
la, risuona la Diapason. Anzi più tosto (dice egli) ne gli altri conoscia-
mo prendersi la Diapason consonanza con l'Interuallo Doppio; onde co-
loro, che fanno le Tibie, le sogliono cosi ordinare; & quelli, che sonano be-
ne le Fistole, fanno il margine con la cera solamente à gli estremi del foro prin-
cipale, & empiono la Nete nella metà. Dice anco, che in una sorte d'Istrumen-
ti, che chiamano Triquetri; le chorde de i quali; essendo distese nella lunghez-
za, l'una è Dupla, & l'altra Subdupla; danno la consonanza Diapason. Et
soggiunge, che quella specie di Modulatione, che si chiama Diapente, consta
della sesquialtera, & quella che si chiama Diatessaron, è contenuta dall'inter-
uallo Sesquiterzo. Oltra di questo, nel Probl. 42. ei rende la ragione, perche la
Consonanza Diapason si può con un'altra comporre; ma non la Diatessaron,
ne la Diapente; & dice, che la consonanza Diapente è collocata nella propor-
tione Sesquialtera; & la Diatessaron nella Sesquiterza, & che se tre Sesquialte-
ri, ò tre Sesquiterzi si porranno per ordine, gli estremi non hauranno insieme
alcuna proportione; perche non potranno essere ne Molteplici, ne Superpar-
ticolari: Ma la Diapason consonanza, che consiste nella proportione Dupla; es-
sendo doppiata, i suoi estremi contengono insieme la Quadrupla proportione.
Ilperche essendo Consonanza de Suoni, che tra loro sono proportionati; & co-
si hauendo i Suoni tra loro proportione, de i quali è contenuto l'Interuallo del-
la Diapason; & al tutto manchino quelli, che nell'habitudine sono congiunti
per la Diapente, ò Diatessaron: perciò i Suoni della Disdiapason possono esse-
re tra loro consonanti, & gli altri nò, per la cagione che si è detto. Questo dice
il Filosofo; hauendo anco detto nel Probl. 32. che la Diatessaron & la Diapen-
te si possono aggiunger bene in una Diapason. Vltimamente nel Probl. 51. ren-
dendo la cagione, perche due Botti pari & simili, l'una delle quali sia uuota &
l'altra meza piena; risuoni per l'Echo la Diapason consonanza, dice; che que-
sto auiene dalla Dupla della uuota alla meza piena; & che questo anco accade
non solamente nelle Botti, ma etiandio nelle Fistole. Onde ei reputa quell'istes-
so Moto esser più acuto l'istesso, ch'è più ueloce; quantunque pari, che per quel-
lo che si è detto nel cap. 8. ei tenga altramente. Ma à quelle, che sono di mag-
page 63 gior larghezza, l'Aria s'incontra più tardo, accioche come al Doppio il Dop-
pio, & à gli altri ancora secondo la proportione; essendoche ancora à gli Vtri il
Doppio al Subduplo consona la Diapason. Queste sono l'autorità & le ragioni
d'Aristotele, dallequali si comprende chiaramente, i Suoni & le loro Differen-
tie, che sono poste nel graue & nell'acuto, esser poste nella Quantità; percioche
Giangrammatico tiene, che la ragion de numeri sia la Dupla, la Sesquialtera, la
Sesquiterza & l'altre, che si trouano propriamente & primieramente nella Quan
tità discreta, nel predicamento della Relatione, per la comparatione che si fà
d'una Quantità all'altra d'un'istesso genere; cioè, di Numero à Numero. Laonde
essendo la Consonanza cotale Ragione, & facendosi essa Consonanza de i Suo-
ni; ne seguirà, che per questo i Suoni & le lor differentie di graue & di acuto,
siano poste nel Genere della Quantità, & che ueramente la Consonanza sia
la detta Ragione de numeri.
Opinione di Theophrasto, & che quello ch'ei scriue non è contrario à quello
che scriue Aristotele.Cap. XI.
sto, ilquale fu discepolo d'Aristotele, contradica al suo Precettore;
ma se ben riguarderà & essaminerà ogni cosa, nel fine ritrouerà non
ui esser alcun disparere; percioche ei disputa di cosa diuersa; poiche
scriue contra quelli, che teneuano, che l'Anima era Numero, che i mouea da
se stesso, & che l'Inuestigatione dell'anima si hauesse à porre ne i Numeri. Ilper-
che, come dimostra Porfirio nel luogo citato di sopra, lasciò scritto, che 'l Mo-
to dimostra la grande inuestigatione dell'Anima, tutte le uolte che la Voce lo
uorrà esprimere; percioche ei la riuolge, & riuolge quanto dir si puote, quella
che non è capace di ragione, & quanto li piace; la inuestigatione della quale
alcuni pensarono, che s'hauesse à porre ne i Numeri; affirmando farsi cotale
essame secondo le Ragioni ò Proportioni de gli Interualli, che si comprendono
in essi Numeri; essendoche dissero, da una Ragione ò proportione esser fatta la
Diapason, acciò fusse in Dupla; & la Diapente da un'altra, acciò fusse in Sesqui-
altera; & la Diatessaron da una terza ragione ò proportione, acciò fusse in Se-
squiterza; & cosi gli altri interualli, accioche corrispondessero à i loro Nume-
ri; & per questo la Musica esser le differentie di quei Numeri più intelligibili,
che i Periti di essa attribuirono alle ragioni & proportioni; non s'accorgendo,
che s'è Quantità, è necessario, che questa differentia si faccia per essa quantità;
sia poi Canto ò parte di esso Canto; si come ancora se un Colore fusse differen-
te da un'altro per la Quantità; il che è necessario se 'l sarà Canto, ò parte del
Canto. Se è Canto etiandio l'Interuallo è numero, anco per il numero sarà
il Canto & la sua differentia; essendoche s'ogni Interuallo è una certa molti-
tudine, & il Canto si fà de diuersi suoni; auerrà, che 'l Canto sarà Nume-
ro di cotale moltitudine. Ilperche l'altro non è Numero; tutto quello che ca-
scherà sotto 'l Numero, sarà anche partecipe del Canto, inquanto anco sono
i Numeri: ilche se auiene la Moltitudine come auiene al Colore, che altro non
è, che Suoni. Altro ueramente sarà il Suono, & altro la Moltitudine intorno
ad esso. Et se altro sarà il Suono, il più graue & il più acuto saranno differen-
ti tra loro per l'Vdito, ouer come Suoni, ouer come Moltitudini. Per la qual
cosa, se sono differenti per la Moltitudine & à cotesto modo sia più acuto quello,
che muoue più Numeri; & più graue quello, che ne muoue meno; non uedo ue-
page 64 ramente altro, che sia più proprio della Voce; imperoche ogni Voce è riceuuta
ò per l'acuto ò per lo graue: ma ogni Voce, ò che è più graue, ò che è più acu-
ta; & cosi la Moltitudine del numero di una sarà più picciola, & d'un'altra più
numerosa; laqual cosa essendo concessa, che resta da dir'altro, se non che la Vo-
ce inquanto è più acuta, ouer più graue d'alcun numero; quanto essa Voce lo
ritenga: Laonde non essendo altro, la Voce sarà Quanta. Et se i Suoni gra-
ui & gli acuti sono differenti tra loro; à che proposito habbiamo dibisogno della
Moltitudine? Veramente la differentia loro è secondo la Natura, & sarà suffi-
ciente alla natura molteplice del Canto, & etiandio la cognitione delle differen-
tie: ne più saranno le Differentie secondo la Moltitudine, secondo la proprie-
tà delle Voci; come ne i Colori; imperoche niun Colore semplice è differente
da un'altro semplice per la Quantita; essendo ueramente le Quantità equali. Si
come se 'l si mescolasse il nero co 'l bianco, l'equale però con l'equale, non si di-
rebbono i Numeri del Bianco esser più di quelli del Nero; ilche anco hauerebbe
quando si mescolasse l'Amaro co 'l non dolce; percioche considerate tutte queste
cose ciascun da per se sono ueramente equali in quanto sono ordinate: Ma essa
Moltitudine, secondo la sua proprietà, è nell'equalmente disteso; cosi anco la
Voce acuta composta di più cose non muoue più numeri; ne chiamar si può
graue; come quella, quando la sua certa grandezza è di uoce graue. Per laqual
cosa potiamo comprender maggiormente dalla forza di coloro, che cantano con
maggior modulatione; imperoche, si come hanno dibisogno d'una certa forza
per formare l'acuto; cosi anco l'hanno per acquistare il graue; essendoche da
una parte uiene, che restringono insieme i fianchi & distendono l'Arteria, & da
un'altra le disuolgono & le dilatano, scortando il collo adunando insieme la lar-
ghezza con la lunghezza; & l'istessa forza fà dibisogno nel sonare i Piffari: per-
che doue sono le strettezze, bisogna maggior forza & più larga: ma l'Acuto è
men faticoso, essendo fatto ne i fori di sopra, & slongati quelli per cagione della
Voce. Maggior forza richiede il Graue, se lo spirito si sparge per tutto. Ilperche
quanto maggiormente si slongherà la lunghezza, tanto maggiormente haurà bi-
sogno difermezza, & fortezza dello spirito. Ma nelle chorde appare la equalità
per diuerso modo; percioche quanto il Tiramento della più sottile è più risonan
te; tanto appar più rimesso quello, che nasce dalla più crassa & corpulenta. Et co
si quanto più forte è quel Suono, che nasce dalla più sottile; tanto è più graue
quello, che nasce dall'altra; essendoche lo Strepito più oltra maggiormente si spar
ge, & si diffunde. Ma in qual maniera si farebbono consonanti alcuni Suoni, se
non fusse l'equalità? poiche la superfluità fugge ogni compositione; essendoche
quella sopr'auanza, ch'è sopra la cognitione & il legame delle cose. E' però la Cō
sonantia una certa equalità di quelle, delle quali è composta. Onde se l'acuto muo
uerà più numeri, in che maniera il Suono quadrerà & sarà consentiente di punto
à se stesso? Essendoche dicono, il Suono più acuto udirsi di piu lungo spacio; per-
cioche ueramēte penetra più da lontano per l'acutezza del moto; che s'ei deriua
dalla moltitudine, non sarà mai consono col graue, ne anco quando si udirà solo:
La Consonantia però cōsiste nell'uno & nell'altro, accioche ueramente il più gra-
ue non s'asconda; poiche se 'l si asconde, è bisogno che māchi, ne che più si oda, ne
molto l'uno & l'altro s'udiriano. Ma più uehemente senza dubio è l'acuto, che so-
lo & più da lontano haurà penetrato. Il Graue adūque riuolge & costrigne, acciò
muoui il Senso; non però sempre più teso del più graue; ma essendo il consono un
certo non so che, ilquale dimostra la equalità dell'uno & dell'altro de due Suoni,
è differente per la forza della equalità per l'una & per l'altra sua proprietà quel-
page 65 lo però ch'è piu acuto & piu manifesto, ma non è per sua natura più ualido ò for-
te; essendoche è compreso da lontano più inchinato che graue; si come il Bian
co più d'ogn'altro colore; & se gli è altra cosa di questo genere, che non conuen-
ga muouersi per numeri equali; ma che muoue maggiormente il Senso che quel-
lo per la sparsa dissimilitudine d'intorno; cosi anco penetra il graue. L'Vdito pe-
rò riceue piu presto l'Acuto per la proprietà, & non per la moltitudine ch'è in
esso; percioche quantunque sia mosso da maggior distantia; non è per questo
più acuto, perche sia mosso da più numeri, ma per la figura; essendoche lo Stre-
pito acuto piu tosto è portato auanti, che di sopra; ma il Graue piu tosto è por-
tato d'intorno; & ciò è noto da gli istessi Istrumenti; percioche quel Suono che
uscisse dal Corno, è piu risonante d'intorno; si come per lo strepito è piu risonan
te da ogni parte: Perche se alcun toccarà il suo lato risonante per il suono acu-
to, & dopoi il graue, sentirà più i moti sparsi nel Suono per il Suono graue.
Ancora s'ei toccarà l'Istrumento detto Testudine ò il Corno; sentirà di nuouo
piu i moti nel profundo dell'Istrumento & maggior risonantia, quando percuo-
tesse la chorda più graue. In somma (dice Theophrasto) il Suono graue pe-
netra d'ogni parte, ma l'acuto posto piu auanti, ò doue il Sonatore lo spinge.
Ilperche se 'l Suono acuto si muoue auanti; solamēte il graue si muoue d'intorno,
& non si muoue con minori numeri; ilche è manifesto da quelli, che sonano il
Piffaro; essendoche il piu lungo fà il Suono piu graue, nelquale lo spirito è mag-
giormente mosso da ogni parte. Ma ueramente l'Acuto non sarà lontano per
la prestezza, di modo che l'Vdito non lo comprenda; & dopoi sia fatto il Con-
sonante, se 'l si fà l'uno & l'altro con prestezza equalmente. Adunque certi nu-
meri non sono inequali, che facciano la proportione ò ragione delle Differentie;
ma queste cotali uoci sono dalla Natura conueneuoli & consonanti, nella quale
da essa Natura gli perfetti Interualli (come alcuni s'hanno pensato) non saranno
la cagione delle Differentie: Ilperche sono (lasciando anco queste cose da un
canto) i Principii differenti; ma ne anco pretermesse queste cose, alcun'altre che
sono fatte; quelle istesse possono esser cagione del fare; ma possono ben'esser
dette, che non prohibiscono; percioche lo Ecmele, cioè, quello che non è atto
al Canto, non è cagione dello Emmele, cioè di quello ch'è atto al canto; essen-
doche non sarebbe alcuno Emmele, se non fusse rimosso & iscacciato lo Ecme-
le; ne alcun'altra cosa sarebbe, che cadesse sotto la Scientia, se non si partisse
il suo contrario. Ma si dimostra ciò non impedire, & cosi gli Interualli non so-
no cagione del Canto, ma come quelli che non lo prohibiscono; percioche
s'alcuno sonarà insieme nel continuo & ne i luoghi di mezo, non manderà ello
forse fuori la uoce non Emmele? adunque non rimanendo questi & non preter-
messi, si farà l'Ecmelia. Ilperche non s'aggiungerà gran commodo alla modu-
latione per gli assonti numeri; acciò si possa trouar numeri, & simigliantemente
Suoni tra le consonanti; percioche essi Suoni sono per la cagione del Canto. Ma
gli Interualli sono da esser lasciati da parte per cagione dell'Ecmelia. Dicansi poi
Principij, ò come piu piace, non però della uoce Ecmele, perche non sono ca-
gione della Emmelia, ma più tosto impediscono quella: ne anco i Numeri sono
la cagione, perche i Suoni siano tra loro differenti, essendoche per altra cagio-
ne si trouano equali i graui à gli acuti; anzi più tosto danno forse più fatica, per
il contrario; percioche non di minor fatica è à i Sonatori i Suoni acuti, di quello
che sono i graui sforzandosi nel contrario. Ilperche finalmente conclude Theo-
phrasto, che la natura della Musica; cioè, il Moto dell'Anima è una; laquale per gli
affetti ò passioni si libera da i mali. Questo è detto da lui argutamente contra la
page 66 sudetta opinione, il quale hauendo cercato le Differentie naturali dell'Acuto &
del Graue, & di più, In qual maniera non nella Quantità de Suoni, ma nella
Qualità & proprietà s'habbia da porre il Canto, ha determinato in cotal manie-
ra; per confutar ueramente l'opinione di quelli che teneuano il contrario, cioè
che l'Anima non è Numero. Ma altro è dire che la Consonanza, & le sue diffe-
renze siano Numero semplicemente, & altro è dire che sia ragione de Nume-
ri. Laonde è da sapere, ch'ei (come Discepolo d'Aristotele) non negò, che la
Differentia, che si troua ne i Suoni del graue & dell'acuto, fusse Ragion de nu-
meri, come teneua il suo Precettore, ilquale (come hò detto di sopra) tenne,
che la Consonanza fusse cotal Ragione; ma si sforzò di dimostrar che non fusse
semplice numero, acciò ne seguitasse la consequenza à dire, che non era uero
che l'Anima fusse cotal numero. Laonde da quello ch'egli dice, dimostra gli in-
conuenienti, che nascerebbono, se l'Anima fusse numero semplice o Moltitu-
dine; percioche le Differentie sarebbono anche numeri ò moltitudini. Però per
dimostrar ciò non potere essere, disputa argutamente contra di loro, non del-
l'esser Ragione de numeri, come hò detto, ma dell'essere semplicemente Nu-
meri, del che Aristotele ne disputa assai lungamente nel 1. Lib. dell'Anima. Et
se ben pare, che Theophrasto concluda, che le sudette Differentie dell'acuto &
del graue siano sottoposte al genere della Qualità, è ben detto; poscia che il Suo-
no semplicemente considerato è ueramente (secondo la dottrina c'hauea impa-
rato) Qualità passibile; ma considerato nell'Origine & sostanza di doue ei nasce;
& la relatione, che si fà d'un'ad un'altro Suono, secondo la Grandezza & Pic-
ciolezza de i corpi, di doue hà origine; come habbiamo ueduto auanti; è uera-
mente posto nel genere della Quantità; & per consequente le sudette differen-
ze; quantunque la Consonanza non sia numero, ne il numero sia la cagione
propinqua & intrinseca delle Proportioni della Musica, ne meno delle Conso-
nanze; come dichiarai nel cap. 41. del primo delle Istitutioni; tanto più che non
è inconueniente (come piu abbasso diremo) che una cosa si possa considerare sot
toposta all'uno & all'altro di questi due Generi.
Opinione di Panetio; & come il Tuono non si possa diuidere in due par-
ti equali.Cap. XII.
ciascun di questi c'habbiamo nominato; & credo che sia quello, che
da Cicerone più fiate è nominato ne i Libri de gli Officij; fauorì aper-
tamente la parte de Pithagorici; se ben pare ad alcuni, che non sia co-
si: per laqual cosa dou'ei parla delle Ragioni della Geometria & de gli Interual-
li della Musica, parla con breuità dell'uso de i Numeri, & prima dice in cotal ma
niera. Quello ch'è detto nella Musica Semituono, è detto impropriamente:
& questa è la proposta di quello che uuol dire; laquale proua col dimostrare,
che 'l Tuono à niun patto si può diuidere in due equali; & fà in due modi: Prima
nella Qualità del Suono, per la impossibilità; quando si uolesse diuidere semplice-
mente un'Interuallo, per un mezano Suono, posto tra l'acuto & il graue; il che
(come si è detto nel cap. 26. della 2. parte dell'Istitutioni) è impossibile: Dopoi
lo dimostra, difendendo i Pitagorici, & altri insieme, contra Aristotele & mol-
ti Peripatetici, nelle Ragioni ò Proportioni da loro ritrouate; che dimostrano
come gli Interualli ne i Suoni, differenti per essa Qualità, si riducono in uno
page 67 temperamento; & anco da i Precetti cauati da gli antichi Canoni, nel ritrouar
le Ragioni ò Proportioni delle Consonanze; & adducendo l'essempio della let-
tera Semiuocale, cosi nominata per l'abuso di cotal nome. Hora quanto al pri-
mo modo dice che ciò non si può fare; percioche quello Interuallo, che si crede
esser diuiso da un mezano Suono posto tra l'acuto & lo graue, è simile à quello,
ch'è mezano tra il Bianco & il Nero, & tra 'l Calido & lo Frigido; imperoche
questo negotio non è intorno la Magnitudine ò Grandezza, ma intorno la Qua-
lità; essendoche quando i Mathematici dicono, la Diapason essere in Dupla
proportione; non dicono questo, perche uogliano intendere, che la Grandezza
della Voce (dirò cosi) d'un Suono, sia doppia grandezza alla Hypate, ò per il
contrario. Ilche si può comprender da questo, che se si percuoteranno con
uehementia molte chorde; questa più & quella meno; l'Interuallo sarà l'istesso;
ma la chorda che sarà percossa con più uehementia, farà maggior strepito; di mo
do che si uede, questo non esser fatto nella Magnitudine. In qual modo adunque si
potrà dir la Diapason esser nella ragione ò proportione Dupla, se ella è costituita
nella Qualità? Simigliantemente, come si dirà la Diapente esser nella Sesqui-
altera, la Diatessaron nella Sesquiterza, la Diapasondiapente nella Tripla, & la
Disdiapason nella Quadrupla? essendoche si come il Vedere non può giudicar
quelle grandezze, che cadono sotto un'istessa misura; ma lo può giudicar da
una ritrouata, con la quale possono esser giudicate, ò stimate quelle cose, che
cadono sotto la Misura istessa. Simigliantemente, si come l'huomo co 'l Tatto
solamente non può giudicar quella differentia, ch'è tra 'l graue & il leggiero, se
non adoperale Bilanze ò la Stadera, con lequali si pesano le cose graui; cosi l'Vdi
to ch'è molto più debole del Vedere, non può senza qualche misura ò regola giu-
dicar gli Interualli che sono Consonanti. Onde quelli, che s'attengono al Sen-
so solamente (ilche è da notare con quello ch'io scrissi nel cap. 11. del primo libro,
& con quello, che segue, per quelli c'hanno altra opinione di questo Filosofo)
riceuendo la Voce da presso, sono simili à quelli, che senz'alcuna misura, col
Veder solamente uogliono giudicar la misura delle Grandezze; iquali essendo
il più delle uolte lontani dal uero, restano ingannati. Et questo è quanto dice
intorno al primo modo; ma in quanto al secondo segue, dicendo. Ilperche, se
con molto studio i Pithagorici & altri ancora ritrouarono con ragioni certe gli
Interualli consonanti ne i Suoni differenti per la Qualità, ridursi in un tempe-
ramento, & la Consonanza nascere dalla percossa fatta in un'altra chorda; per
qual cagione l'inuidia finalmente mosse sopra Aristotele & altri tan-
te unde? Più oltra dice chiaramente d'hauere egli ritrouato altri noui precetti
& la moltitudine delle Consonanze; de gli antichi Canoni hauendo disteso &
tirato sopra di essi le chorde; che sono Corpi sonori, sottoposti alle Quantità; col
mezo di quello Istrumento, ch'egli chiama Υ῾πογέον: percioche hauendo fatto pri-
ma la diuisione della chorda, ha ritrouato la metà col suo Tutto, risonare la con-
sonantia Diapason; quattro parti con tre, l'intiera Diatessaron, come anco il
Tutto con la quarta parte, la Disdiapason; & tre parti con due, la Diapente; &
il Tutto con la terza parte, la Diapason diapente; & ritrouato il Tuono nella
proportione Sesquiottaua; come da 9. ad 8. com'hanno gli altri Interualli. Ag-
giunge ancora, che quando alcuni dicono, che la Diapason è in Dupla propor-
tione; non lo dicono, perche il suono sia Duplo al suono; ma perche le chorde
dellequali i Suoni fanno la Diapason (ecco la Quantità) hanno questa ragione;
& ciò auenire anco ne gli altri. Et più oltra soggiunge ancora; che 'l medesimo
Suono, che hà proportione nell'interuallo Sesquiottauo, non l'hà ne i Nume-
page 68 ri, & è uero; essendo che non si trouano cotai numeri formalmente tra quei Cor
pi: Et dice di più oltra, che ne anco ueramente con la speculatione Canonica di-
cono il Tuono potersi diuidere in due parti; & che ne da quelli, che referiscono
cotal cosa alla Qualità; ne da quelli, c'hanno riguardo alla contemplatione
Canonica, il Semituono è riceuuto per la metà del Tuono; ma solamente è
chiamato cosi per l'abuso, nella maniera che diciamo alcuna Lettera essere Se-
miuocale; non perche in fatto sia in essa Meza uocale; ma per l'abuso di cotal
nome. Questo dice Panetio; dalche si uede, com'ei uenga à collocare il Suono
& la Differentia del graue & dell'acuto nel genere della Quantità; massimamen-
te quando prima dice, ch'è impossibile di diuidere il Tuono in due parti equali da
un Suono mezano tra l'acuto & il graue, nella Qualità; & dopoi uuole che an-
che questo non si possa fare nella Quantità; di modo che una parte non sia mag-
giore dell'altra in proportione, con tra quelli, che con l'autorità di questo Filo-
sofo, tengono il contrario.
Opinione di Plutarcho intorno quello che si è ragionato di sopra; & co-
me anch'ei non consente, che 'l Tuono si possa partire in due
parti equali.Cap. XIII.
mae pro-
creatione,
ex Timeo. DAL parer di Panetio non è molto lontano quello di Plutarcho; ilqua-
le apertamente tiene, cotali Differentie esser collocate nel genere
della Quantità; quando con l'essempio & col mezo de i Numeri di-
mostra nella Quantità discreta, contra gli Aristossenici, che 'l Tuo-
no non si può partire in due parti equali & proportionali; percioche ponendo
costoro nel numero de gli Harmonici, scriue con tra di loro in cotal maniera.
L'Interuallo nel Canto si chiama tutto quello, ch'è contenuto sotto due Suoni
differenti per tenori inequali; de i quali uno è quello, che si chiama Tuono, per
il quale la Diapente supera la Diatessaron. Questo Tuono gli Harmonici pen-
sano che si possa partire in due parti equali, nominando l'una & l'altra Semi-
tuono. I Pithagorici, fatta la diuisione in due parti inequali, la minore di esse
chiamano Λεῖμμα; percioche non adempie la metà del Tuono. Il perche quelli
definiscono la Diatessaron esser la somma di due Tuoni & un Semituono; & que
sti d'altretanti Tuoni & del Limma. Onde si uede, che 'l Senso è testimonio ò
giudice à gli Harmonici; & à i Mathematici la Dimostratione. Cosi stà la cosa;
& questo è stato compreso & osseruato nell'Istrumento, che la Diapason consta
della proportione Dupla, la Diapente della Sesquialtera, la Diatessaron della
Sesquiterza, & il Tuono della Sesquiottaua. Ilche si può anco di nuouo essamina
re; perche se si sospenderanno con due chorde due Pesi, che siano in Dupla pro-
portione, ouer se si farà due Piffari, che siano di equal uano ò uacuo, l'un doppio
alla lunghezza dell'altro; il maggiore renderà ueramente il Suono maggiore;
come la Hypate comparata alla Nete; & delle chorde quelle che è tirata dal pe-
so doppio, sonerà più acuta dell'altra; come la Nete comparata alla Hypate,
& questa è la Diapason. Con l'istesso modo, se si piglieranno due pesi; come
3. comparati à 2. ch'è ragione Sesquialtera, daranno la Diapente, ò se 4. à 3.
ch'è Sesquiterza, faranno la Diatessaron. Ilperche se tale inequalità delle lun-
ghezze ò de pesi sarà quella, che è di 9. comparati ad 8. nascerà l'Interuallo del
Tuono, non consoneranno i loro suoni; ma hauranno alquanto di modulatio-
page 69 ne: Imperoche inquanto Suoni, che siano sonori separatamente, soneranno
cosa soaue & gioconda; ma i Corpi loro, da i quali usciscono, se saranno insie-
me percossi, si faranno udire con asprezza & molestia. Percuotendosi le chor-
de nelle Consonanze ò l'una dopo l'altra ò insieme; il concento de Suoni cade-
rà soauemente sotto 'l Senso. Anzi più tosto dimostrano questo con ragioni;
percioche si come nell'Harmonia della Diapente & della Diatessaron si genera
la Diapason; cosi ne i Numeri la Ragione ò Proportione della Dupla ottiene
la ragione della Sesquialtera & quella della Sesquiterza; come 1 2. à 9. ottiene
la Ragion della Sesquiterza; ad 8. Sesquialtera; & à 6. la Dupla; adunque la ra-
gione ò proportione Dupla è composta della Sesquialtera & della Sesquiterza;
come la Diapason della Diapente & della Diatessaron. Ma si come qui la Dia-
pente, per il Tuono, hà più di quello, che non ha la Diatessaron; cosi iui la
Sesquialtera eccede per il Sesquiottauo la Sesquiterza. E' manifesto adunque
intendersi la Diapason per la Ragione ò proportione Dupla, la Diapente per la
Sesquialtera, la Diatessaron per la Sesquiterza, & il Tuono per la Sesquiottaua.
Hauendo adunque per tal modo dimostrato questa cosa; uediamo un poco, se
la proportione Sesquiottaua si può diuidere in due parti equali; essendoche se
non si potrà, non si potrà anco diuidere il Tuono. Primieramente i Numeri,
che contengono la Sesquiottaua proportione 9. & 8. non riceuono alcuno spa-
cio di mezo; ilperche se l'uno & l'altro si doppierà, quello che si porrà di mezo
de i doppiati, farà due Interualli; & questo è il 17. & i doppiati saranno 18. &
16. Laonde è hora manifesto, se sono due interualli equali, che la Sesquiotta-
ua proportione sia diuisa in equali: ma ueramente sono inequali; percioche l'uno
è Sesquidecimo sesto, & l'altro Sesquidecimo settimo. Adunque (conclude
Plutarcho) la Sesquiottaua si diuide inequalmente, & anco per con seguente il
Tuono ne l'una & ne l'altra parte diuenta Semituono; & i Mathematici diritta-
mente l'hanno chiamato Λεῖμμα. Tutto questo dice Plutarcho, in confirmatio-
ne di quello, c'hà detto Panetio in questo proposito: il che hò dimostrato nella
9. del 3. delle Dimostrationi: doue si uede chiaramente, che Plutarcho tiene i
Suoni & le loro differentie esser poste nel Predicamento ò genere della Quan-
tità, & non in quello della Qualità.
Conclusione di Tolomeo, che dimostra i Suoni & le loro Differentie esser
collocati nel genere della Quantità.Cap. XIIII.
ragioni; & da questo ch'ei dice, come di sopra si è dimostrato, si può
comprendere; che per la leuità & l'asprezza conosciamo solamente
la Qualità, per laquale i Suoni equiuocamente si chiamano Leui &
Asperi, quando propriamente esse Qualità si conoscono; per la Rarità & Densi-
tà della crassitudine & tenuità conosciamo anco tal Qualità; per lequali nomi-
niamo alcuni Suoni densi ò secchi, & crassi ò tenui; & cosi le grauità anco in que-
sto luogo & le acutezze; percioche l'una & l'altra di queste complessioni è Qua-
lità. Ma la Essentia ò Sostantia è posta nel Quanto; percioche quello ch'è più
denso in grandezza equale, hà maggior Sostantia & maggior uehementia & for-
za; onde nasce il Suono più graue da quello, ch'è più raro & di maggior uehe-
mentia; & il più acuto da quello ch'è più tenue; come appar nell'essempio, ch'ei
page 70 dà del Rame & del Piombo & nell'altre cose. Ma perche dice, che se sarà cosa
più ferma quella, dalla quale uscisse il Suono; com'è una cosa aspera, sia quanto
si uoglia maggiore, farà il Suono più acuto; però parmi ciò non esser ben detto;
essendoche se bene il più aspero sia più forte, che per questo non farà il Suono più
acuto; perche se bene gli Huomini hanno la Voce più aspera di quella c'hanno i
Fanciulli; hanno nondimeno la uoce più graue; & le Femine anco, quantunque
siano più molli de gli Huomini, hanno la uoce piu acuta. Ma questo è detto da
Tolomeo per un'altra ragione; cioè, se uno superarà l'altro nell'istessa propor-
tione; come fanno il Rame & il Piombo, che rende il Suono più acuto; essendo
l'un più duro & più aspero, ouer più denso dell'altro. Perche se bene l'uno è mag
giore ò minore dell'altro, il Rame rende sempre il Suono più acuto. Et perche
il Tenore è un certo Suono continuo dell'Aria, mandato fuori & eccitato da due
cose insieme percosse; per questo tali, quali sono, sarà anco esso Suono ò raro ò
denso, ò tenue ò crasso, ò forte ò debole. Et se la lunghezza della chorda sarà
maggiore & di maggior distantia, il Suono sarà più graue & minore; ma sarà allo-
ra maggiore & più acuto, quanto più sarà minore la Distantia. Ilperche da que-
sto si conosce, che Tolomeo pose la Differentia del Suono graue & dell'acuto nel
genere della Quantità; es-
sendo ch'ei proua, ciò mag
giormente esser uero dalla
Inequalità delle Distantie
del Percosso & del Percu-
tiente, che senza dubio so-
no collocate nel Quanto.
Essendoche l'acuto seguita
la minore, come più uici-
na & più uehemente; & lo
Graue, la maggiore, come
più lontana & più debile;
Laonde per tal modo le Di
stantie de i Suoni corrispon
dono per contraria passio-
ne. Onde si come conuiene la Maggior distantia con la minore in proportione;
cosi conuiene il Suono che prouiene dalla minore, con quello che nasce dalla
maggiore: come auiene anco ne i Pesi, & nelle Bilancie; percioche nel modo
che conuiene la maggior distantia della cosa appesa con la minore, cosi il Peso
ch'ascende dalla minore, conuiene con quello che discende dalla maggiore. Il-
che si fà manifesto facilmente da quei Suoni, che sono prodotti da qual si uo-
glia cosa che sia lunga; come sono Chorde, Tibie & altre cose simili: Imperoche
senza dubio, non solo nelle Chorde che si pigliano secondo le minori distantie
de i luoghi de i Suoni; rispetto à quelli che si pigliano secondo le maggiori; ma
in esse Tibie anco quelli che nascono da quei Fori, che sono più uicine alla Lin-
guella, che è parte, di doue lo spirito ò fiato si manda fuori, iquali sono più acu-
ti di quelli, che uengono fuori piu da lontano; rimanendo i Suoni quelli istessi,
ch'erano per auanti, come anco di sopra si è detto, queste cose saranno maggior-
mente manifeste, quando si saprà, che 'l diuidere la Differentia, che si troua tra 'l
Graue & l'Acuto d'uno Interuallo in molte parti equali nella Quantità continua
& Corpo sonoro; non è diuiderlo in parti equali ne i Suoni; essendoche in cota
le Diuisione il Quanto continuo, & il Corpo sonoro non muta alcuna delle Qua
page 71 lità, che in se ritiene & sono permanenti; se non quella del Suono; come ue-
deremo più oltra nel Quarto Libro, ilquale in esso si troua in potenza. Ma tutto
quello che si è detto di sopra, à detto secondo l'intentione di Tolomeo, ilquale
troppo ben si lascia intendere, che ciò consiste nella Quantità & non nella
Qualità.
Opinione di Porfirio, ilqual tiene, che non sia fuori di ragione, il tene-
re; che i Suoni & le lor Differentie si ritrouano sotto due
Predicamenti.Cap. XV.
nella Quantità, sia contrario à dire, che siano collocate nella Quali-
tà, cosi anco tenendo l'opposito; tuttauia considerata la cosa per il
diritto & nel suo fondamento, come si dee; si troua l'una & l'altra opi-
nione esser buona; essendoche niuno di sano giudicio negherà, che 'l Suono
considerato in un modo, sia Quantità, & considerato in un'altro, sia Qualità;
come è noto ad ogni Studioso. Però in questo proposito Porfirio nel luogo ci-
tato dice: che Niun può prohibire, che qual si uoglia cosa diuersamente con-
siderata, si possa trouare in molti Predicamenti; percioche le Figure geome-
triche in quanto sono Magnitudini, si trouano nel Quanto ò Quantità, & in-
quanto sono comprese sotto questa ò quella Figura, rotonda ò quadrata, ò d'al-
tra sorte, si considerano nel Quale ò Qualità. Ma bisogna sapere per maggio-
re intelligentia di quello che s'è detto, & di quello che s'hà da dire; che il Quan
to si troua di due sorti; l'uno per se stesso, & l'altro per accidente: Et quello
che è per se stesso, è anche di due maniere; essendone alcuno come sostantiale
& essentiale, nella Definitione delquale si poue la Quantità; com'è il Nume-
ro, la Linea, la Superficie, & il Corpo; & alcuno è come Passione che se-
guita sostantialmente la Quantità; com'è il Poco & il Molto, che seguitano il
Numero; il Lungo & il Breue, la Linea; il Largo & lo Stretto, la Superficie,
l'Alto & lo Profundo & il Corpo. Ma il Grande & il Picciolo seguono sostan-
tialmente ogni Quantità, si continua, come discreta; alcuna fiata semplicemen-
te, & alcuna fiata con un certo rispetto; come ne i Predicamenti, & nella Me-
taphysica dichiara Aristotele. Il Grande & il Picciolo però si trasferiscono
molte fiate alla Qualità; come si trasferiscono anco alla Equalità; perche si dice;
La Scientia grande del Maestro, & il Picciolo ingegno del Discepolo. Ma il
Quanto per accidente si dice prima, perche è nel Soggetto che è Quanto; com'
è il Colore, ch'è in qual si uoglia Corpo terrestre, che è Quanto da per se; & in
tal modo tutti gli Accidenti riceuuti nel Quanto, sono Quanti per accidente;
cioè, perche il Soggetto è Quanto: dopoi si dice, perche hà la continuità & la
diuisione nella diuisione & continuità d'alcun Quanto da per se, al quale con-
seguiscono; & à questo modo il Moto è Quanto, perche hà la continuatione &
la diuisione dalla Magnitudine, sopra laquale è il Moto; ueloce ò tardo ch'ello
sia. Ilche si può dire anco del Suono, che in potenza si troua nel corpo sonoro.
Ma il Suono, che si genera & molteplica nell'Aria, come nel proprio soggetto;
si muoue circolarmente; come fà il Colore & l'Odore, secondo Aristotele; 2. De Ani
ma. 78. &
79. &
è portato dall'Aria al luogo più uicino; & da quello al piu lontano, alle nostre
orecchie; onde la sua specie ch'è detta Intentionale, si troua realmente in essa
Aria, come nel proprio Soggetto; & è mossa dall'Aria, senza dubio, & porta-
page 72 ta all'Vdito. Et di qui nasce, che s'alcuno ode (poniamo caso) il Suono d'una
Tromba lontano per lo spacio d'un miglio à punto; può dire, che la Specie in-
tentionale del Suono causato dalla Tromba, sia prima realmente in tanta Aria,
che importa mezo miglio; & dopoi, che cotale Specie di suono si distenda dal
Suono reale, ch'è nel primo mezo miglio, nell'altro mezo; com'è causata la
specie del Colore nel Corpo trasparente, dal Colore che è realmente nel Corpo
colorato. Et questa Specie intentionale è portata per l'Aria successiuamente
dal Moto fin'all'Vdito. Et perche il Filosofo proua, il Moto esser diuisibile se-
condo la diuisione della Magnitudine; però quando questa si diuidesse in parti
indiuisibili; si diuiderebbe anco il Moto & anco il Tempo, che piglia la conti-
nuità & la diuisione di esso Moto; delquale egli è misura & è anco Quanto. So-
no adunque il Tempo & il Moto Quanti per accidente; non perche siano nel
Soggetto Quanto, ma perche pigliano la continuità & la diuisione in una cosa
certa prima & da se stessa Quanta; rispetto della quale si possono dire non
solo per accidente, ma ancora posteriormente Quanti. Onde per questa
ragione; & perche in ogni parte del Corpo sonoro percosso, come c'inse-
gna l'esperienza, si fà il Suono per accidente, tanto più graui ò tanto più
acuti, quanto è più maggiore ò più minore la parte di esso Corpo; cioè, la
sua Estensione, che è Magnitudine; però quando semplicemente si conside-
ra il Suono, si considera prima nella Qualità di graue ò di acuto, dipoi si con-
sidera secondo il più ò meno graue ò acuto paragonato ad un'altro Suono nella
Quantità, nellaquale si trouano le Ragioni della Differentia del Suono graue ò
dell'acuto, che sono Qualità, col mezo della misura de i Corpi sonori, che sono
Quantità; fatta secondo le ragioni de i Numeri, considerati nelle loro parti, nel
modo ch'io dichiarai nelle Istitutioni & Dimostrationi; 2. Instit.
cap. 18. &
19.
3. Demōstr.
Pet. 1. &
Prop. 1.
senza ilqual mezo sa-
rebbe impossibile di saper cosa buona; & hauer la uera cognitione d'alcuna cosa
in questa Scientia; percioche il Musico non può dimostrar le ragioni di cotal
differentia, se non dalle misure & parti intese nelle Distantie; cioè, ne i Corpi
sonori. Onde giudica il Suono esser tanto in Quantità, quanta è la Quantità
del Corpo, dal quale è causato, & dalle sue parti paragonate al Tutto; essendo
però cotal Corpo (come più conueneuole & atto à cotal negocio) lungo & di
ugual grossezza. Per laqual cosa sapendo Archita (come buon Pithagorico)
tutte queste cose; uolendo dimostrar che la Differentia de i Suoni graui & de gli
acuti, & essi Suoni principalmente; era posta nella Quantità, pigliò prima il
mezo del Moto dell'Aria, fatto dalla percussione di due Corpi tra loro, come
cagione del Suono; dopoi pigliò il mezo della Velocità & della Tardità di esso
Moto; dall'una dellequali nasce il Suono acuto, & dall'altra il graue. Pigliò an-
co quello de i Suoni mandati fuori da i Pifferi ò Calami, & dimostrò ultima-
mente il Moto interuallare della Voce, da i Suoni acuti, che si muouono più to-
sto, che non fanno i graui, che più tardi si muouono; & come ottimo intendente
delle cose, concluse, che se bene il Suono è Qualità passibile; cosa che non si può
negare; è nondimeno anco Quantità: alla cui opinione s'accosta Auerroe nel Se-
condo dell'Anima; tex. & cō-
men. 126. il qual tiene, che 'l Suono sia Intentione, che non si troui se
non nell'Audiente; & quasi sia posta nel Capitolo della Relatione & non in quel-
lo della Qualità. Ma che 'l Suono sia Quantità, si può anche conoscer da quello
che dice Aristotele, 2. De Ani
ma. tex. &
cōm. 78.
85. & 87.
Cōm. 4. &
48. che uuole, che 'l Suono sia Moto fatto dal percutiente & dal
percosso; & dice nel Terzo lib. de i Naturali, il Moto non esser'altro che la Ge-
neratione d'una parte fatta dopo un'altra, allaquale si distende esso Moto, fin
che si fà perfetto. Onde il Suono uiene ad essere generatione de parti; ma le
page 73 Parti non sono se non rispetto al loro Tutto; & il Tutto & le Parti sono Quanti-
tà relatiue; adunque ad ogni modo il Suono, & la Differentia de i Suoni uen-
gono ad essere, secondo la dottrina d'Aristotele, & come habbiamo ueduto di
sopra, da quello che discorre Archita, Quantità. Quanto poi à quello che scri-
ue Theophrasto, si dee auertire; che oltra quello che si è detto di sopra, egli
non s'affatica à uoler dimostrare, che i Suoni, & le loro Differentie non si deb-
bano porre nella Quantità; ma si bene in uoler distrugger l'opinione di quelli,
che uoleuano, che la Inuestigatione dell'anima si hauesse à porre tra i Numeri;
perche uoleuano, che tale inuestigatione si facesse secondo le ragioni ò proportio
ni de gli Interualli, che si conoscono tra essi Numeri; & forse ch'ei uiene anco à
tassare qualche opinione che hebbe Platone; massimamente dell'Anima; come si
uede nel Timeo. Onde pone il fondamento di tutto 'l suo Ragionamento sopra la
Qualità del Suono; & non uuole à patto alcuno, che 'l Suono & le sue differen-
tie sia Numero. Et è cosi ueramente; percioche la Consonanza, che è Suono,
non è Numero, ma si bene (come si è detto secondo Aristotele) Ragione de
Numeri nell'acuto & nel graue; ouero è cosa che si può referire al numero; ilche
ei non niega; anzi conferma; quando più oltra ragiona delle proportioni delle
Consonanze. Laonde dice ancora Aristotele, che le Differentie delle cose che so-
nano, si manifestano per il Suono, ilquale è in atto; essendoche si come non si ue-
dono i Colori senza il Lume; cosi l'Acuto & lo Graue non si ode senza il Suono.
Et quando dice, che l'Acuto muoue molto il Senso in poco tempo, & lo graue
lo muoue poco in molto; conclude che l'Acuto non è ueloce, ne il Graue, tar-
do: ma che 'l Moto di uno è fatto tale per la uelocità; & dell'altro, per la tardi-
tà, lequali consistono nel Tempo; & questo è sottoposto alla Quantità. Il per-
che Theophrasto non considera il Suono nella sua Sostanza & Essentia, ma ne i
suoi accidenti: onde tutto quello che dice; se bene è uero; & che la Differentia
de i Suoni graui & de gli acuti sia, secondo la sua opinione, posta nella Qualità
del Più ò del Meno graue ò acuto; tuttauia la ragione di cotal differentia del Più
& del Meno non si può conoscere dalla sola Qualità, ma dalla Quantità; nella
quale essa Qualità è contenuta, & è da essa prodotta per le ragioni che si è detto
di sopra & nelle Istitutioni. Quanto poi à quello che discorre Panetio, non è
dubio, ch'egli finalmente si lascia intendere chiaramente, che 'l Suono & la sua
Differentia è sottoposto alla Quantità; essendo che prima non uuole che 'l Tuo-
no si possa diuidere nella Qualità; onde dopoi dice, che quello ch'è chiamato
nella Musica Semituono, considerato diuiso in due parti nella Quantità; è detto
impropriamente; ilche dice anco Plutarcho; come habbiamo ueduto nel cap.
13. Laonde in confirmatione di questo dice Panetio: Quando i Mathematici
dicono la Diapason esser in proportione Dupla; non lo dicono perche intendino,
che la grandezza della Voce ò del Suono sia doppia alla grandezza della Hypa-
te ò per il contrario; perche se questo (com'ei dice) fusse altramente; in qual
maniera si potrebbe dire, la Diapason, la Diapente, la Diatessaron & l'al-
tre consonanze esser nella tale & tale proportione? Dice anco; concludendo
con maggior chiarezza; Onde non resta di questo dubio alcuno; che l'Vdito,
ilquale è molto più debole del Vedere, non può senza qualche misura ò regola
giudicar gli Interualli consonanti: Et si marauiglia assai d'alcuni, che non accon
sentiuano à cotali cose; onde tassa Aristotele forse senza colpa, & altri Peripa-
tetici; come quelli i quali non senza qualche poco d'inuidia s'opponessero à co-
tali ragioni. Finalmente dimostra da i noui precetti ritrouati del Canone ò Re-
gola harmonica; & da quello che dice, che quando si dice la Diapason essere in
page 74 Dupla proportione; non si dice, perche un Suono ad un'altro sia Duplo, ma
perche le chorde, dellequali i Suoni fanno la Diapason, hanno questa ragione ò
proportione nella Sostātia ouero Essentia, & dalla impossibile diuisione fatta del
Tuono in due Semituoni; i Suoni & le Differentie loro essere Quantità & non
Qualità. Ilperche di qui si può conoscere, quanta ragione habbia Carlo Val-
gulio Bressano, huomo intendente della lingua greca, & alcuni altri ancora de
Sauii moderni, contra Tolomeo come Tassatore d'Aristosseno; in fauore di esso
non inteso Aristosseno; quando cittaua l'autorità di Panetio in lor fauore, nel uo
ler mostrare che si possa fare cotal diuisione: ma di questo ne ragionaremo al suo
luogo. Tutto questo sia detto intorno à quello che scriue Panetio; percioche da
quello che scriue Tolomeo, non è dubio alcuno ch'ei tenga, che la Differentia
de i Suoni graui & de gli acuti consista nella Quantità; & lo proua con ragioni
diuerse; parte addutte anco da Archita & parte da Panetio; lequali uolendo di
nuouo ricordare, sarebbe cosa uana & fuori di proposito. Diremo adunque,
che 'l Suono & la Differentia del Suono graue & dell'acuto sia non solo Qualità,
ma etiandio Quantità; & siano sottoposti à l'uno & à l'altro di questi due Predi-
camenti; secondo ch'è considerato in diuersi modi & secondo diuersi rispetti
nella sua Essentia & Sostantia, & nelli suoi Accidenti. Non sarà adunque da
sprezzare facilmente l'opinione di quelli, che considerando il Suono sotto le
passioni della Qualità solamente, dicono che è Quale & non Quanto; come an-
co non sarà da farsi poco conto della opinione di quelli che considerandolo se-
condo la sua Sostantia & Essentia, uogliono che sia Quanto & non Quale; im-
peroche niun negherà mai, che considerato nella Quantità, sia quantità; &
considerato nella Qualità, sia qualità; come Theophrasto s'affatica à dimostra-
re, che 'l porre un Suono mezano tra due, che siano l'uno graue & l'altro acu-
to; stando nella Qualità; è uoler porre un mezo tra i Colori: ma per questo non
dice che 'l Suono & la Differentia de i Suoni non si possino chiamare (secondo
un rispetto) Quanti; & che non si possa porre tra l'acuto & lo graue un meza-
no termine, che sia proportionalmente collocato tra l'uno & l'altro de gli estre-
mi; ne anco Panetio niega, che si possa diuidere il Tuono in due Semituoni ine-
quali, come quello che non acconsentisse la equalità.
De gli accidenti che accascano intorno al Suono; & di quelli prima che
sono considerati intorno al Luogo & al Tempo.Cap. XVI.
de i Suoni possono esser tallora Quanti & tallora Quali, secondo che
diuersamente ne i loro accidenti sono considerati; & di più potiamo
sapere, che dal Mouimento del Suono & della Voce fatto da un luo-
go (per dir cosi) all'altro, uengono tre principali Accidenti; l'un de i quali si fà in-
torno al Luogo, l'altro intorno al Tēpo, & il terzo ītorno al Colore, che noi chia
miamo Aria, & li Greci χρόα. Accade il primo accidente intorno al luogo; quan-
do il Senso riceue il Suono più graue ò più acuto di quello ch'era udito prima;
cioè, quando ode la Differentia del Rimanente & del Mosso; percioche quei Suo
ni che ritroua in un'istesso luogo, chiama Vnisoni & simili; & quelli che sono più
graui ò più acuti l'uno dell'altro, dice esser diuersi, & ritrouarsi in diuersi luoghi;
come per essempio si può uedere ne i seguenti; segnati, per maggiore intelligen-
page 75 tia di quelli che leg-
geranno, con i soli-
ti caratteri ò figure,
usate da Moderni. Il
perche dall'essempio
addotto potiamo comprendere, ch'appresso i Musici moderni i Luoghi de i Suo-
ni & delle Voci per il più, si descriuono sopra cinque linee parallele; & sopra i
loro Spacii posti di dentro; come sono le sequenti; & più oltra ancora secondo 'l
bisogno; dellequali ciascuna è nomi-
nata col nome proprio; come uedere-
mo altroue; essendone però segnate so-
lamente alquante con una delle seguen
ti Cifere, che dinota il nome di una chorda ò Suono contenuto nel Sistema
massimo; come auanti si è mostrato, & anco si dimostrerà al suo luogo; lequali
Cifere secondo il loro Translato, no-
minano Chiaui; che si scriueano prima
con queste lettere F. C. & G. ma dopoi
corrotte le prime forme ò figure; furono
ridutte da più Moderni nelle forme che si ueggono al presente. Quanto poi al
Secondo accidente ch'è il Tempo; secondo il Mouimento di tardo ò ueloce, di-
ciamo un Suono esser più lungo ò più corto dell'altro quanto alla duratione del
Tempo che consumiamo cantando, come sarebbe dire; quando nella Modula-
tione dimoriamo secondo 'l Tempo più lungo & di maggior quantità in un Suo-
no, ò secondo il tempo breue & di minore; percioche le Modulationi si debbono
accommodar secondo 'l Tempo considerato nella lunghezza & nella breuità de
i Suoni; & come quello che tiene il luogo del Rhythmo, come è di lungo ò
breue, rispetto l'un'all'altro; come si scorge in questo essempio. Laonde è da
auertire, che i Musici de nostri tempi & anco i più Antichi segnauano il Tempo
lungo ò bre
ue con una
delle segen-
ti Figure ò
Cifere; secondo che pareua conueniente al Compositore della Cantilena; &
questo non secondo gli Accenti grammatici; de i quali ne ragionaremo nell'Ot-
tauo libro; ma secondo gli Accenti Rethorici, ò Musici, con lequali scriuono
ancora ò depingono
(dirò cosi) i Colori ò
Arie di esse Cantile-
ne; come si è mostrato
di sopra, contenuti nelle Modulationi delle loro parti. Onde à questo proposito
alcuni poco intendenti dicono ch'io hò errato, quando nel cap. 49. della Terza
parte delle Istitutioni segnai il Tempo lungo & lo breue separatamente cō uarie
Figure; cioè, quello con la figura . che chiamano Breue; & questo cō la figura .
che dicono Semibreue; cosi ancora hauer segnato il lūgo cō la Semibreue . &
il breue cō la. . Minima; perciocheli pare che 'l Tempo lungo si debba segnare
con la Figura. . che chiamano Lunga, & lo Breue con la figura. . Breue; ac-
cioche il nome delle Figure dinotino il Tēpo significato per quelle; & insie-
me nel nome corrispondono: quasi che queste Figure. . . . . per relatione
ò comparatione, non fussero doppie di tempo l'una all'altra; cioè la maggiore
page 76 alla minore seguente; come la Lunga alla Breue, & questa alla Semibreue, &
cosi la Semibreue alla Minima; & che qual si uoglia non si potesse applicare à
qual si uoglia Tempo lungo ò breue; seguendo le Figure per ordine; misurando
l'uno & l'altro de i loro Moti con un Moto commune. Et perche hò detto nel
cap. 6. di questo Libro; che 'l suono è considerato dal Musico, come il Punto è
considerato dal Geometra; però mi souiene hora, che Francesco Salines, di
natione Spagnuolo huomo di buona dottrina; alquale desidero ogni felicità;
raccontando alcuni luoghi; ne i quali gli pare ch'io mi sia ingannato nel trattar
le cose della Musica, pone questo per un'errore; che io definisco la Musica
pigliata uniuersalmente; la quale douea prima diuidere che definire; per es-
ser nome Analago, com'ei dice, alla Mondana, Humana & Istrumenta-
le; & inciampa biasimando la Diuisione ch'io fò della Musica Organica nel-
la Naturale & nell'Arteficiale; dicendo, che tutti gli Antichi le reputarono
una cosa istessa; quasi che non ui fusse differentia alcuna tra quella, che na-
sce da gli Istrumenti naturali & quella c'ha l'esser da gli Arteficiali; ilche fà anco
dell'Arteficiale diuisa nella Piana & nella Misurata, & nella Rhythmica & nella
Metrica; & ciò fà nel cap. 33. del Terzo libro della Musica, ch'ei scrisse in lingua
Latina: onde quanto egli habbia ragione, il lettore, leggendo accuratamen-
te il Cap. 5. 8. & 9. della Prima parte delle mie Istitutioni, potrà giudicar s'io
son degno di reprensione; imperò ch'ei scriue, che sopra ogn'altra cosa mi son
affaticato nell'affirmare, il Suono esser nel Canto indiuisibile, come è il Punto
nella Linea; & anco ch'io non hò auertito, che 'l Suono è considerato dal Mu-
sico, come principio dell'Harmonia, & cosi essere indiuisibile; & che il Tem-
po & la Tardanza ch'è in esso, non è considerato dal Musico, ma dal Rhythmi-
co, ilquale considera la Seconda parte per il Genere della Musica, diuersa dal-
la prima; alquale il Tempo breue è nel Rhythmo indiuisibile, come l'Vnità ne
i Numeri & il Suono nell'Harmonia: & che li pare che non habbi inteso, che la
Duratione ne i Suoni non si possa far da un solo Suono; ancora ch'io potesse
hauer letto appresso di Boethio queste parole: 1. Musicae
cap. 3.
Neq; enim quoties pellitur chorda,Laonde per rimuouer questa
unus edi tantum putandus est Sonus, aut unam in his esse percussionem; sed toties Aër
feritur, quotiescum chorda tremebunda percusserit.
mala impressione dalle menti de i Lettori, à questo risponderò breuemente, che
molto mi dispiace, che 'l Salines habbia poco inteso quello c'habbia uoluto dire
il suo Amico; percioche è uero ch'io dico che i Suoni sono diuisibili; ma dico Di-
uisibili nella duratione, cioè, nel Tempo, quanto alla lunghezza & non quanto
alla larghezza: essendoche ogni Suono nasce dal Moto, & ogni Moto si fà col
Tempo; ilquale essendo ò lungo ò breue, è diuisibile, & cosi il Suono che non
si fà nello Istante, nella sua duratione è diuisibile. Imperoche quanto alla lar-
ghezza; cioè, alla distantia di graue & di acuto; poiche i Suoni non hanno lar-
ghezza ueruna, sono indiuisibili. Et accioche ogn'uno intenda; poniamo,
ch'alcuno cantando tenga fermo in un Tenore tanto la Voce, quanto importi
un Tempo musico, ch'è il ualore d'una Breue; parlando come Prattico; inteso
per questa Figura . il qual tempo chiamaremo Lungo, rispetto al Breue; che
noi intenderemo per quello che porta seco la seguente figura . dico, che questo
Tempo nella sua duratione, nell'istesso Tenore si può diuidere in due Tempi
breui, in questo modo. . Ilperche in cotal maniera il Suono sarà diuisibile
nella sua duratione; come la Linea nella sua lunghezza: ma non si potrà giamai
diuidere (sopposta anco la duratione in un Tenore) nella larghezza, che im-
porta distantia di suono graue & di acuto; come anche la Linea; percioche sarà
page 77 uno & equal Suono & d'uno istesso Tenore. Laonde essendo il Suono fatto nel Tē
po, & essendo il Tempo diuisibile; cosi anco è diuisibile il Suono: & perche il Suo
no è cagionato dal Moto, & il Moto hà il suo principio dallo Istāte; ilquale è simile
al Punto, dalquale la Linea hà il suo principio; però il Suono inquanto è indiuisi
bile come è il Punto nella Linea, si dee intendere nella longhezza & non altramen
te: essendoche si come il Punto non è lungo ne largo ne alto; ma dal suo Riporta-
mento da un luogo all'altro fà la Linea, che è conclusatra due punti estremi, la-
quale è solamente lunga; cosi il Suono, che da se stesso non è graue, ne acuto; se
non è riportato in luogo diuerso; diremo cosi; & fuori del suo orizonte; non è lun
go ò corto; se non per la duratione del Moto, dalquale ello nasce. Però quando
dico, nel Suono cascare il Tempo nella duratione; cotal Tempo è necessario
che sia ò lungo ò breue, rispetto alla misura di esso Tempo, il che non si può nega
re; percioche il Suono secondo la duratione, se 'lcontenerà nel Metro ò Verso (per
essempio) due Sillabe lunghe, che faranno due Tempi lunghi; ilche contiene lo
Spondeo; come à dire, A¯gnus¯. questi due tempi si trouano diuisi in quattro
Tempi breui equiualenti à i due sudetti lunghi, in una istessa Quantità & dura-
tione; cioè, in uno Proceleumatico; come, Do ˘. cu ˘. i ˘. mus ˘. ouer si co-
me, Pa ˘. ri. ˘. e ˘. ti. ˘. busꝗpremunt arctis; che si troua appresso di Virgilio Geor. 4.
Aenei. 2.
& 5. tre fia-
te, & contiene Quattro Sillabe breui, che sono equiualenti allo Spondeo. Et
se bene ei dice, che 'l Tempo & la tardanza, non è considerato dal Musico, ma
dal Rhytmico, questo è detto fuor di ragione; essendoche solo al Musico s'ap-
partenga il considerare i Suoni & le Consonanze, & anco il Moto numeroso, che
consiste nel Mouimento che si troua tra quelle parti, che contiene la Υ῾πόκρισις;
cioè, l'Attione; molto necessaria al buon Oratore; & tra quelle della Προσωδία;
ouer'Accento; nellequali sono numerate tra l'altre il Graue & l'Acuto, con il
Lungo & il Breue; cose che si usano nella buona Pronuncia; dallaquale si forma
la Musica Rhythmica, sottoposta alla Scientia della Musica: percioche cotali
Accenti uengono dalla detta Pronuncia della Oratione, che sono cose (come
hò detto sottoposte à questa Scientia, dellaquale essa Rhythmica è una Specie;
come hò dichiarato nelle Istitutioni; par. 1.
cap. 9. & consiste nel Mouimento della perso-
na, come si scorge in quelli, che danzano ò ballano. Et quando dice, che 'l
Tempo breue è indiuisibile al Rhythmo, come l'Vnità ne i Numeri & il Suo-
no nell'Harmonia, dice bene; percioche appresso il Rhythmico non è cosa al-
cuna che sia sotto 'l Tempo breue, perche è come Elemento; & sotto 'l Suono,
come principio & primo Elemento de gli Interualli & delle consonanze, non
ui è cosa alcuna; essendoche non si troua cosa che cada prima di lui sotto l'Vdi-
to. Et perche la lunghezza & breuità cadono sotto 'l Tempo, è necessario,
che siano almeno diuisibili come hò detto, secondo la duratione; percioche il
Principio & il Fine del tempo sono rinchiusi tra due Istanti; i quali uniti in-
sieme (se far si potesse) non farebbono Tempo alcuno; per essere gli Istanti
indiuisibili, che non si possono porre insieme. Laonde misurandosi il Tem-
po, è necessario che ui sia una misura minima, dalla quale ei sia misurato;
poiche in tutti i Generi ue n'è una prima (come insegna il Filosofo 2. Caeli. 28.
& Metap.
10. tex.
3. & 4. ) che
è misura di tutto quello, che si troua in quel Genere, quantunque cotal
cosa si potesse diuidere in molte altre parti minori di lei. Il perche si può
dir con ragione; che si come il Logista ò Computista (come fù dichiarato
nel cap. 8. del Libro precedente) prende per suo Principio quella Vnità per
indiuisibile ne i suoi computi, ch'è materiale & diuisibile, & non è quella che
intende il mathematico, ch'è separata dalla Materia; cosi quel Suono che prende
page 78 il Musico per indiuisibile & come suo principio ne gli Interualli & nelle Conso-
nanze, non è quello che ei intende Diuisibile nella Duratione. Et se ben al Sali-
nes pare, ch'io non habbia inteso che la duratione sudetta non si possa far da un
solo Suono, ilche uuole prouare con l'autorità di Boethio; parmi ch'egli non
habbia ne letto, ne ueduto il cap. 11. della Seconda parte delle mie Istitutioni;
perche haurebbe conosciuto troppo bene, che questa dottrina hò imparato
da questo autore. Et forse anco che non si è ricordato, che si può intendere
questo termine Indiuisibile per l'Atto & per la Potentia: onde sapendo quello
ch'importa Principio, & essendo il Punto principio della Linea; non ha parte
alcuna, ne in lunghezza, ne in larghezza; onde non è diuisibile ne in atto, ne
in potentia per duratione, quantunque nel Sito sia permanente. Ma il Suono
se bene è principio della Modulatione, è diuisibile però nella sua duratione ò
nel Tempo ch'ei porta seco; come hò mostrato. Et quantunque il Tempo bre-
ue è principio ò misura del Lungo; per esser'Elemento della compositione de i
Piedi ne i Versi; secondo che è Principio & Elemento, è indiuisibile; ma in quan
to importa semplicemente Tempo quantunque breue, poi c'hà per termini estre
mi due Istanti; potrà sempre esser misurato da un Tempo minore. Vuole an-
co il mio Salines ch'io mi sia doppiamente ingannato; perche la Musica Piana
& la Figurata, com'ei dice, & la Rhythmica & la Metrica equalmente sono natu-
rali & arteficiali; ne io dico però altramente nel cap. 5. & nell'8. & nel 9. del pri-
mo delle Istitutioni. Maggiormente ancora dice, perche io penso che la Piana
& la Figurata si trouino nelle Figure ò Note, & nelle Parole; ma la Rhythmica
& la Metrica solamente nelle Parole; come nella Oratione soluta & ne i Versi;
Ilche dice egli, dimostrando che 'l Padre Santo Agostino dica non esser cosi;
distinguendosi la Grammatica dalla Musica per questo; che la Grammatica con-
sidera la lunghezza & la breuità delle Sillabe nelle Parole poste ad arbitrio del-
l'Huomo; & la Musica considera il Rhythmo naturalmente essere in molte al-
tre cose; quantunque egli habbia detto, che il Rhythmo non sia considerato
dal Musico; & essi Metri non minormente si ritrouano nelle Modulationi che si
fanno senza parole, che in quelle che le contengono. Ma questo mio dolcissimo
Amico, per quello ch'io m'accorgo, non hà mai ueduto quello, ch'io scriuo ne
i sudetti tre Capi; ne i quali dimostro chiaramente, che queste sorti di Musica
Piana & Misurata si fà secondo 'l Tempo dimostrato con alcuni Caratteri ò Fi-
gure poste sopra alcune Linee ò Spacii, che ci rappresentano il Suono ò la Voce,
con la Velocità ò Tardità del tempo; percioche in cotal cosa & molt'altre (il
che si dee tenere à memoria per sempre) si usano i Segni per le cose Significa-
te. Ma ei non si ricorda, che nel fine del cap. 9. sopranotato adduco in mio fa-
uore la ragione del sudetto Santo dottore; & concludo, queste due sorti di Mu-
sica potersi anco attribuire alla Musica arteficiale; percioche ogni giorno udi-
mo al suono d'uno Istrumento accommodarsi uarie sorti de Versi ò Metri; se-
condo 'l numero ò tempo numeroso, che si comprende nel Suono. Et forse,
che da questo ei prese argomento, c'habbia uoluto dire, che la musica Rhyth-
mica & la Metrica non si potesse udire, sonando il Musico & cantando insieme
in un tempo. Ma siami in fauore quello, che hò discorso nel cap. 9. del lib.
sopra quell'Istrumento, che si chiama Ciembalo; & di più quello, ch'à que-
sto mio proposito è detto dal Poeta:
Numeros memini, si uerba tenerem;
& questo basti.
page 79
Del Colore terzo accidente ò passione del Suono, & della Modulatione
ò Canto, & delle sue Parti appresso i Musici an-
tichi.Cap. XVII.
che è quello, per ilquale nella Modulatione i Suoni sono differenti
l'un dall'altro per i due accidenti già mostrati; cioè, per il Luogo &
per il Tempo; in quello che chiamiamo Aria nella Cantilena; come
si ode continuamente nelle sue Parti che cantiamo; l'essempio dellequali saran-
no à bastanza le Quattro seguenti, acciò si conosca quello che uoglio dire. Ma
gli antichi Musici si come anco sono
stati in molte altre cose più diligenti de
i nostri; cosi anco sono stati intorno
le cose della Musica, massimamente nell'essercitio del Modulare ò Cantare os-
seruarono, che in ogni Canto perfetto si ritrouauano Quattro specie di Modula-
tione; la prima dellequali era detta Α'γωγὴ, come conducimento, dirò cosi; & era,
quando in essa si trouaua un certo progresso ordinato ne i Suoni, che si seguita-
uano l'un l'altro per grado; & questa conteneua tre parti, dellequali la prima era
quella, che procedeua per una determinata consequentia procedendo di grado
in grado, uerso l'acuto; & chiamauano ευθεῖα, cioè, Rettitudine ò Dirizzamen-
to; la Seconda era quella, che procedeua per il contrario uerso il graue pur per
grado, & la diceuano Α'νακάμπλουσα, come Reflesso ò Ritorno; ma la Terza era
mescolata de Suoni che procedeuano uerso l'acuto simigliantemente per gradi;
& uerso il graue per salti; ò per il contrario; & la chiamarono Περιφερὴς, cioè, Cir
coito ò Ritondezza, come sarebbe quella che è posta nell'essempio seguente.
La seconda specie era, quando nel modo del cantare si trouaua una scambieuo-
le positione d'Interualli, che chiamauano Πλοκὴ, quasi che uolessero dire Com-
plicamento ò Abbracciamento; & la Terza consisteua in una reiterata percus-
sione, fatta spesse fiate, che chiamauano Πεπλεία, quasi uolessero dire Giuoco;
page 80 della quale si potea comprendere quali Voci ò Suoni erano da porre da un can-
to, & quante fiate; & da quali si douesse incominciare, & in quali dar fine: Ma
la Quarta era una continua statione de Suoni ò Voci in un istesso luogo ò Teno-
re, nelqual si cantauano più sillabe ò parole; & era detta Τονὴ; quasi Fermez-
za; de i quali modi porremo gli essempi, accioche si possa intendere in parte
almeno, se non in tutto, quello, c'habbiamo uoluto dire.
I Latini non hebbero cotali cose in consideratione nel Modulare ò Cantare:
ma li bastaua sapere che cotale atto non poteano far se non in tre maniere; pri-
ma proferendo solamente il Suono ò la Voce senza uarietà alcuna, applicando-
li una delle nostre cinque lettere uocali A. E. I. O. V. cantando ò Modulando
con lo Spirito solamente, senza muouer la bocca; come si farebbe nel seguente
essempio; Forse al modo che faceuano i Sacerdoti d'Egitto; come narra Deme-
trio Falereo nel lib. della Elocutione; che usauano il Suono delle lor Sette lette-
re uocali, che sono le seguenti α. ε. η. ι. ο. υ. & ω. quando uoleuano celebrare col
Canto i loro Dei; & le faceuano etiandio udire, quando uoleano imitare il Suo
no della Tibia ò della Cetera, che usauan l'altre Genti; per la soauità della uo-
ce, che in se ritengono. Dopoi i nostri Modulauano ò Cantauano (come sifa al
presente) proferendo le Figure del Canto & la Modulatione, con una di queste
Sillabe, Vt. Re. Mi. Fa. Sol. La; secondo l'applicatione di Guido monacho Are-
tino; come qui si uede.
Vltimamente applicauano ad esse Figure cosa, che hauesse qualche significa-
to; come sono Parole contenute in una Prosa ò in Verso; come si uede nell'es-
page 81 sempio sequente nella Modulatione di due Versi del Petrarca. Ma i Greci era-
no soliti, come faciamo noi scriuere sopra un foglio di carta le lor Cantilene,
che conteneuano una gran parte di tutte quelle cose, c'habbiamo nominato di
sopra, & ne faceuano una Tauola di pittura ò Essempio; acciò che 'l Cantore
sapesse quello c'hauea da cantare, & lo chiamarono Διάγραμμα; cioè, Descrittio-
ne; come è quello della Cantilena. Innanzi al dì dell'ultima partita; ch'io mostrai
ultimamente; la qual si può considerare in due maniere; prima, inquanto che
è descritta & adornata con Caratteri & Figure conuenienti, di modo che si
può cantare; dopoi, inquanto al suo Canto ò Aria, che gioua & diletta gli
Vditori; perche in queste due cose consiste (come ho detto altroue 1. Istit.
cap. 41. ) il Fine
del Musico. Essendoche se bene il Canto da se stesso porge diletto; tuttauia
congiunto all'Armonia delle parole, non solamente diletta; ma gioua anco,
secondo la qualità del Soggetto, che si tratta in esse; come costumi, che si
rappresentano nel cantare: se bene può anco offendere, quanto al Soggetto;
cioè, quello ch'ascolta come dichiarai nelle Istitutioni, non è ben disposto.
Erano etiandio, oltra queste c'ho mostrato, alcun'altre Forme di modulare
ò cantare appresso gli Antichi musici, lequali communemente erano chiama-
te ἤχων, ouero Strepiti; ma perche non sono di molta importanza, & hauen-
dole trattato assai lungamente nel Terzo libro de Re musica; doue ciascuno
con suo bell'aggio le potrà uedere; però le lascio da un canto, per non esser lun
go; & lasciarò la cura ad alcun'altro, di trattar minutamente simili cose, col
passare à ragionar de gli Interualli, che sono considerati nella Musica nel se-
condo luogo; contentandomi di hauer detto questo poco del Suono & de i
suoi Accidenti.
Terzo Libro de i
SOPPLIMENTI MVSICALI
DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO
DA CHIOGGIA,
Maestro di Cappella della Serenissima Signoria
DI VENETIA;
ch'è l'Interuallo & li suoi Accidenti.
Quello che sia Interuallo, & delle sue Specie.Cap. I.
cose della Musica, è posto l'Interuallo; delquale hauen-
done copiosamente parlato in molti luoghi; massima-
mente nel cap. 15. della Seconda parte delle Istitutioni;
lascierò di replicar cosa alcuna; & dirò solamente di
quelle, dallequali si cauerà molto frutto in questi nostri
Sopplimenti. Et perche l'Interuallo nella Musica è quel-
lo, ch'è compreso da due Suoni almeno, l'uno graue &
l'altro acuto; come è compresa la Linea da due termini, che sono due punti
diuersi nella positione ò luogo; però questi due Suoni bisogna che siano sempre
differenti tra loro nella Estensione per il graue & per lo acuto; percioche se ha-
uessero una Estensione istessa, non si udirebbe Interuallo alcuno; perche sareb-
bono (per dir cosi) sotto un'istessa qualità & in uno medesimo luogo. Il per-
che la Differentia che si troua tra l'acuto & lo graue, ò tra questo & quello, si
chiama Interuallo, che da i Greci è detto Διάστημα; ilquale è naturalmente con-
tenuto sotto una prescritta forma ò proportione, quasi di numero à numero;
nel modo ch'io mostrai nella Prima parte delle sudette Istitutioni; cap. 41. in uno de i
cinque Generi ò modi d'Inequalità. Et com'hò dichiarato nella Prima, Secon-
da & Terza definitione del Secondo delle Dimostrationi; l'Interuallo si troua
di tre sorti; cioè, Consonante detto propriamente & Dissonante, & un meza-
no tra questi due, detto Consonante impropriamente. De i Consonanti & de
i Mezani ancora per se stessi si compone ogni Cantilena di due uoci almeno;
ma non de i Dissonanti; percioche alle fiate solamente entrano nella sua com-
positione per accidente; com'hò dimostrato nella Terza parte delle Istitutio-
ni. Non uoglio però da quello c'hò detto de gli Interualli mezani, ch'alcuno
creda, ch'io sia contrario à quel che dissi nel cap. 31. della Seconda parte delle
Istitutioni; cioè, che quelli Interualli che non sono consonanti, sono necessa-
page 83 riamente Dissonanti; quando uorrà intender la cosa per quel uerso, che si dee
intendere; cioè, porre l'Interuallo detto impropriamente nel numero de i detti
Semplicemente consonanti; come hò sempre inteso; & non nel modo ch'alcu-
ni hanno uoluto intendere, quando dicono;
che 'l Consonare & l'Accordare ap-per usar le loro parole formali;
presso Tolomeo è una cosa istessa; & consonante esser quello interuallo, che nel perueni-
re all'Vdito, lo ferisce senza offesa; come la Diatessaron; dette perciò significare Sym-
phone;
& quelle poiche nel peruenire all'Vdito, ladicono ch'accordano;
feriscono, non solo senza offesa, ma con dolcezza,
& sonolaqual distintione, dicono, che fà Aristotele. Ma uorrei ben sa-
le Diapente, dette perciò significare Paraphone; laltre possono quelle, che non solo nel
farsi udire, feriscono il senso senza ueruna offesa ò dolcezza tale, che non si desidera più
oltra, & tali sono le Diapason; lequali perciò significare le dissero Homophone, ò uo-
lete Antiphone;
pere, doue Aristotele & Tolomeo s'habbiano imaginato, non che scritto, que-
sta sottile distintione, che sanno; essendoche Tolomeo nel cap. 7. del Primo de gli
Harmonici; doue tratta queste cose, scriue; che sono tre Generi de Suoni ine-
quali; il primo è detto Ο῾μοφώνων; cioè, De gli Vniuoci, dirò cosi, ouer Equiso-
ni; come la Diapason & l'altre, che di quella si compongono; che sarebbe una
di quelle la Disdiapason: il secondo è detto Συμφώνων, cioè, de i Consonanti; ne
i quali connumera la Diapente & la Diatessaron: ma il Terzo è detto Ε'μμελῶν,
cioè, De gli Atti al canto. Dalche si comprende, ch'ei non pose in altro luo-
go la Diapente, che tra le Symphone; ne meno la Diapason hà collocato tra
altri Suoni, che tra gli Homophoni; Dipoi non sò uedere, che pur'una fiata
ei facesse mentione delle Paraphone, ne delle Antiphone. Perche se bene Ari-
stotele fa mentione ne i Problema Sec. 19.
Prob. 12.
14. & 16. delle Antiphone & delle Homophone, & an-
co delle Symphone, non trouo però ch'ei faccia mentione alcuna delle Para-
phone; ne che mai in alcun luogo facesse cotale distintione, che si possa cono-
scere & uedere, che 'l Consonare sia differente dall'Accordare; come dicono
costoro. Et se Psello nel Compendio della Musica pone la Diatessaron & la
Diapente in quel genere di Consonanze, detto da Greci Παράφωνον; & anco pone
cō Aristotele insieme la Diapason tra quelli del Genere; che chiamano Α'ντίφωνον;
aggiungono anco à questa la Diapasondiatessaron, la Diapasondiapente, & la
Disdiapason. Ma se hauessero considerato, che 'l Consonare & l'Accordare non
è inteso diuersamente da Tolomeo; come hanno detto con poco consiglio &
giudicio; ma per una cosa istessa; haurebbono potuto anche intendere, che l'Ac
cordare & lo Discordare, & il Consonare & lo Dissonare sono due cose diuerse &
contrarie, & non hauerebbono errato cosi pazzamente; percioche uolendo egli-
no dimostrar (come stimano) un mio, che credono errore, ne commettono due.
Ma lasciamo questo da un canto, & diciamo, che da quello che si è detto potia-
mo comprendere, che gli Antichi greci insieme con essi noi haueano Quattro
differentie de Suoni, tra 'l numero de i Quindeci collocati nel Systema massi-
mo; de i quali alcuni tra loro insieme percossi sono al tutto Asperi & Non atti à
far Consonanza alcuna, ne à portare all'Vdito alcuna soauità; laonde sono la-
sciati da un canto, come sono insopportabili; & meritamente si chiamano Ec-
meli; come quelli che non possono esser admessi in alcun buon conserto. Alcu-
ni altri fattisi udire insieme, sono per il contrario al tutto atti à cotale conserto;
percioche si trouano per ogni modo soaui & diletteuoli; onde facilmente dall'
Vdito sono accettati & admessi, essendoche tra loro tanto commodamente si
possono congiungere, che meritamente si possono chiamare Homophoni ò An-
tiphoni; ancorache siano de Suoni inequali. Ma alcuni altri, quando sono in-
page 84 sieme percossi offendono minormente con asprezza l'Vdito; percioche l'un di
essi essendo più graue ò più acuto dell'altro, commodamente s'acconsentiscono
insieme; essendoche peruengono più soaui & più espediti all'orecchie. Laonde
anco Diaphoni & Emmeli sono chiamati; come euidentemente sono quelli, che
si fanno udire commodamente nell'ordine della Melodia; iquali insieme percos-
si; quando uengono all'Vdito ottimamente corrispondono, & maggiormente
sono atti da esser collocati tra gli Emmeli nella Melodia istessa: Ilperche anco
Paraphoni si chiamano; come quelli c'han luogo tra gli Antiphoni, essendoche
gli Antichi chiamarono Antiphone le Voci, come quelle che sono più eccellen-
ti de tutti i Suoni; come anco la Voce humana è molto più bella dell'altre; per-
che nascendo dalla Mente & dalla Intelligentia, è anco articolata: onde è nun-
tia & ambasciatrice; come uuole Aristotele, 1. Periher. di quelle Passioni che sono nell'ani-
ma. Ma quei Suoni prima che si dicono essere l'uno all'altro in Dupla ò in Qua-
drupla proportione, sono detti generalmente Symphoni, & specialmente An-
tiphoni; ouer, come si uoglia, Homophoni: dopoi quelli, che sono detti esse-
re in Sesquialtera & Tripla generalmente si chiamano Symphoni, & special-
mente Paraphoni. Quelli ancora, che in Sesquiterza & Dupla Sesquiterza si
corrispondono, generalmente insieme & specialmente si dicono Symphoni; es-
sendoche per il Genere hanno un nome equiuoco. Oltra di ciò quelli che ne i
predetti quindeci Suoni sono numerati Superparticolari nelle loro Proportio-
ni, generalmente Diaphoni, & particolarmente Emmeli sono detti: ma quelli
che in tutti gli altri Interualli sono collocati, sono detti tutti Diaphoni general-
mente, & specialmente sono chiamati Moti & di Male uoci, & anco Ecmeli.
La Cagione ch'indusse l'Autore à dire, & dimostrare, che 'l Diatono diatoni-
co antichissimo non era quello, c'hoggi si usa nelle Cantilene; ma il Na-
turale ò Sintono di Tolomeo.Cap. II.
cap. 3. De
his, quae ad
aliquid. non è co-
sa infruttuosa; hauendo molte fiate letto tutti quegli Autori, ch'io ho
potuto leggere; iquali trattano le cose della Musica; tanto Greci quan
to Latini; & hauendo ritrouato alla fine (per dire il uero) tra loro mol-
ta confusione, & la cosa esser ridotta à tale, che in queste due Conclusioni più
famose era stabilita appresso d'ogn'uno tutta la Scientia & la Cognitione delle
cose della Musica; prima che
Da niun'altro de i Generi delle Proportioni, dal Molte-Dopoi,
plice & Superparticolare in fuori, rinchiuse nelle parti del Numero Quaternario, potesse
nascere alcuna forma di Consonanza, che fusse atta a i concenti della Musica:
che
Quel Genere ò Specie di Cantilena ch'usauano, era il Diatonico diatono:Ilper-
che haueano tanto per uero, come da gli infiniti loro Scritti si può comprende-
re; che s'affaticarono con le lor Dimostrationi di far capace chiunque uolesse
dar opera alla Musica, che cosi fusse: Per laqual cosa conoscendo io dalle mol-
te esperientie c'hauea fatto, cioè esser impossibile, & non esser uero; cominciai
à dubitar molto sopra questa cosa; onde mosso dal desiderio grande ch'io hauea
di sapere, se cosi potea essere; hauendomi dato alla contemplatione & inuesti-
gatione di cotal cosa; dopo hauerne fatto infinite proue & dimostrationi; ritro-
uai per certo, che cotali Propositioni & Conclusioni erano repugnanti alla ue-
rità; percioche se 'l si usaua, come si usa anco al presente, il Ditono & lo Semi-
ditono; essendo il Ditono della Specie Diatonica diatona, che usauano; secon-
do i loro Principii & Opinioni; contenuto dalla proportione Super 17. partien-
page 85 te 64. & il Semiditono dalla Super 5. partiente 27. ne i Superpartienti; ouer
ch'erano Interualli dissonanti, ò che se erano Consonanti, non erano contenuti
da cotali ; & haueano altra forma. Laonde hauendo conosciuto que
sto non poter esser'à patto alcuno; mi mossi à credere & tener per certo, che la
detta Specie diatona à niū modo si potesse usare, ne si usasse. Per laqual cosa inco
minciai à dimostrarlo in due maniere: prima col mezo della Diuisione della Pri
ma consonanza Diapason, ch'io pigliai per il Tutto diuisibile, & come Sogget-
to principale di questo mio pensiero, secondo la proportionalità harmonica, &
delle sue parti, che patiuano cotale diuisione: dopoi, con la Esperientia fatta
di cotali parti, co 'l mezo d'alcuni Istrumenti, ch'io feci fabricare à questo pro-
posito, ridussi il tutto nel desiderato fine. Et se ben dal principio il primo Me-
zo m'induceua timore; quantunque conoscesse la uerità della cosa; essendoche
non si trouaua alcuno, ne de gli Antichi ne de i Moderni; per quello che fin'al-
lora hauea trouato appresso i Scrittori di questa Scientia; c'hauesse nel diuider
le Proportioni della Musica, col mezo di cotale Proportionalità, passato oltra
la Dupla, forma uera & naturale della Diapason; da Lodouico Fogliano da Mo-
dena in fuori; ilqual dimostrò molte Consonanze & Interualli hauer le forme lo-
ro nelle proportioni de gli altri Generi ò Specie, ancorache non gli bastasse l'ani
mo d'affermare ò negare che cotai Consonanze & Interualli al suo tempo si usas-
sero; ne dire, che la Specie di cantilena che si usaua allora, fosse la Naturale ò
Syntona diatonica di Tolomeo; ne con dimostratione alcuna si fece intendere,
che la Specie ch'usauano i Musici in quel rempo, non fusse la Diatona diatoni-
ca; tuttauia l'Esperientia madre delle cose, che fu il Secondo mezo, mi daua
buon'animo; di modo che ogni giorno certificandomi del fatto; finalmente co
nobbi, che non solamente i due primi Generi di proportione sudetti; ma in
ciascheduno de i Cinque, ch'erano rinchiusi ne i numeri contenuti nel Senario;
come dimostrai in molti luoghi; si trouauano le uere Forme delle Consonanze
musicali: tanto delle Semplici, quanto delle composte. Ilperche; per non la-
sciare il Mondo inuolto in questo errore; mi diedi à scriuere & dimostrare; pri-
ma, che in tutti i Generi di proportione si trouauano le uere & naturali Forme
delle Consonanze della Musica; dopoi, tolsi à dimostrare, ch'era impossibile,
che s'adoperasse il Diatono diatonico antico; ma che si cantaua & sonaua il Na-
turale & Syntono; cosi nominato da Tolomeo. Per laqual cosa hauendo fatto
questo palese al Mondo, senza rispetto alcuno; mi apportò nel principio non
poco trauaglio & disturbo; percioche mi fù dibisogno rispondere in uoce & in
carte à molti, che sopra di questo nuouo Paradosso mi haueano scritto da mol-
te parti; non si potendo eglino risoluere à credere, che cosi fusse; essendoche
(com'è uero) niun fin'à quel tempo hauea predicato apertamente questa Veri-
tà; ne mai hauea detto, che questa fusse quella Specie, che si usaua, & non la
Diatona; ne mai s'oppose alcuno ad alcuno ch'affirmasse, che si cantaua la sudet-
ta Diatona, da me in fuori; ilche conferma anco il mio già nominato Discepolo
amoreuole dicendo prima; che
Della Musica s'hauea quella istessa contezza, che del-per usar l'istesse sue pa-
le Indie occidentali; & che in tal cecità perseuerarono gli Huomini, fin'à che il Gaffu-
rio prima, & appresso il Glareano, & poscia il Zarlino;
role;
Prencipi ueramente in questa moderna prattica; incominciarono ad inuestigar
quello, che ella fusso, & à cercar di trarla fuori delle tenebre, oue era stata sepolta.
Dopoi dice
di uoler prima di ciaschedun'altra Specie essaminare, come più noua & prin-dopo laquale essamina, dice,
cipale quella, doue concorrono uniuersalmente tutti i Prattici de i nostri tempi; mossi
dall'autorità del Reu. M. Gioseffo Zarlino; laquale secondo ch'à lui piace; è il Syntono inci-
page 86 tato da Tolomeo;
di uedere, quando gli occorrerà con l'i-Et aggiunge, scriuendo dell'Vso delle Consonanze imperfette, co-
stessa diligentia quello, c'HANNO TENVTO TVTTI: DA LVI IN FVORI;
come Guido Aretino, il Glareano, il Gaffurio, il Fabro, il Valgulio, & altri graui
Scrittori:
tali parole:
Et tale opinione, ch'elle fussero l'istesse dell'Antiche, durò nelle menti deEt più oltra seguitando dice:
gli Huomini, finche uenne il Reuer. M. Gioseffo Zarlino: ilquale con diuerse ragioni hà cer
cato di dimostrare al Senso & all'Intelletto, che TALI IMPERFETTE CONSO-
NANZE NON SONO IN MODO ALCVNO QVELLE, che si trouano tra le chor-
de distribuite secondo il Diatono diatonico.
A quest'
Huomo essemplare di costumi, diuita, & di dottrina DEVE IL MONDO, per le
molte belle fatiche, ch'egli hà fatto; particolarmente intorno la Musica, perpetuo obli-
go; dalle quali si trae cognitione d'infinite cose; & SENZA NE SAREBBONO FA-
CILMENTE LA MAGGIOR PARTE DE GLI HVOMINI AL BVIO.
Ma presto mutò proposito, O' che gran leggierezza, ò che gran malignità; onde
se gli può ben dire senz'alcun rispetto, & con ogni uerità, Volubile, come por-
ta il suo cognome; & quello che dice Ouidio: In Epistola
Oeno. ad
Paridem .
Tu leuior folijs, tunc cum sine pondere succi
Mobilibus ventis arida facta volant.
Imperoche domenticatosi i beneficij, ch'egli dice prima, c'hò fatto al Mon-
do, ò grande ingratitudine; & la dottrina che di sua bocca confessa d'hauere
imparato da me; ò gran trascuraggine; si dimostra dopoi à fatto maligno & in-
grato, con queste parole.
Quando il Diatonico che si canta hoggi, fusse ueramenteEt uolendo, come persona urbana, render gratie & splen-
quello, che tiene il Zarlino; non perciò gli se ne deue; come di cosa da lui ritrouata, ren-
der gratie: auenga che quella tale opinione (ancorache come impertinente, non è appro-
uata) fù con diligentia scritta da Lodouico Fogliano, già sessanta ò settant'anni, nella Se-
conda settione della Musica theorica; ne altra differentia è fra loro che nella quantità
& misura de Semituoni.
dore anche al Fogliano delle sue fatiche, soggiunge:
Nelqual proposito l'uno &Ma quando ben fusse uero; cosa che da i Studiosi di buona
l'altro s'ingannano.
conscientia non sarà facilmente creduta; auanti ch'io in cominciassi à scriuer co
sa alcuna, & gettare i fondamenti della mia Fabrica; che sono la maggiore im-
portantia d'ogn'altra cosa, per seguitare il resto, cioè, se prima ch'io hauessi
scoperto & publicato le uere Forme de gli Interualli di quella Specie di Musica,
& detto che la specie d'harmonia, ch'usiamo sia naturale ò Syntona di Tolomeo,
co 'l mettere in luce le Istitutioni; io hauessi ueduto la Fatica del Fogliano, che
mi sarebbe stato di molto aiuto & di gran contento, come la uidi dopoi; che gran
peccato sarebbe stato? quando ei, non solamente non nomina pure una sola fia-
ta il sudetto Syntono; ma etiandio non nomina anche Tolomeo se non nel luo-
go sudetto una sola uolta. Ma sia come si uoglia, basta ch'ei trattò la cosa per il
diritto & come si dee trattare; se bene in molti luoghi della sua opera ei scriue
molte cose che non stanno (come si dice) al martello; dellequali hò uoluto se non
dimostrare il modo, per ilquale ueramente s'habbiano da intendere dirittamen-
te; senza palesare il suo nome, co 'l uolerlo tassare, passando il tutto con silen-
tio; percioche non è cosa ciuile cosi sfacciatamente scoprire gli altrui errori;
ma si ben poco urbana, se bene è usata da molti de nostri tempi, à fine d'esser
tenuti dal Volgo huomini di giudicio & di ualore: ma conoscendolo Huomo
degno di molte laudi, nel cap. 71. della Terza parte delle Istitutioni, ne hò fatto
di lui honorata mentione. Ma forse che questo mio Discepolo disse (per farmi
un poco di fauore) che nel Fogliano & me non u'era altra differentia, che ne i
page 87 Semituoni, credendo, che questo facesse, che quello c'hò dimostrato della su-
detta specie Naturale ò Syntona, stesse altramente di quello che dee stare: Es-
sendoche forse ei non sapea, che se bene è possibile che nel dimostrare una co-
sa, alcuna fiata molti concorrono nell'istessa conclusione; è però impossibi-
le, che ne i mezi delle dimostrationi; quando bisogna da nuouo trouarli, &
sono più di uno; in una cosa istessa possino concorrere. Et tale difficultà na-
sce; accioche alcuno non si marauigli, perche tallora ui concorre l'intendere
più ò meno l'un dell'altro di coloro, che nella cosa istessa s'affaticano: il che
può nascere da due cose; l'una dall'atto determinato di colui ch'intende dal-
la parte dell'Oggetto; & in questo necessariamente tutti uengono ad intender-
la ad un modo; come si uede in molte Proposte d'Euclide; che tutti quelli, che
l'hanno dimostrate, tendono ad un fine, & spesse fiate usano gli istessi Me-
zi: Onde s'alcuno la intendesse diuersamente di quello, che l'intende un'al-
tro, non l'intenderebbe per il diritto, & sarebbono differenti non solo nel modo
di dimostrare, ma etiandio nella conclusione: L'altra può nascere dalla deter-
minatione dell'atto dell'Intendere dal canto di colui c'hà da intendere; percio-
che essendo l'uno in questo più disposto ch'un'altro; può anche meglio di lui in-
tendere & esser capace più d'una cosa; come uediamo per esperientia; che s'al-
cuno haurà la uista più perfetta d'un'altro, sarà anco meglio disposto di lui, nel
uedere una cosa lontana. Ma la dispositione dell'Intendere può essere, ò dalla
parte dell'Intelletto ch'è più perfetto, ouer dalla parte delle uirtù inferiori, dal-
le quali esso nostro Intelletto agente se ne serue nelle sue operationi: onde tutti
quelli, c'hanno le carne molli & delicate & il corpo loro meglio organizato,
sortiscono anco Anima migliore; secondo l'opinione d'alcuni Naturali. Ilper-
che niun si dee marauigliare, quando alle uolte (se ben di raro) si ritroua, che
due Autori conuengono & s'affrontano insieme nella conclusione d'alcuna co-
sa; se ben discordano molte fiate nelle Dimostrationi, doue con corrono molti
Mezi: percioche se non è impossibile, è almen difficile, ch'in ogni cosa s'affron-
tino. Ma quanto sia urbano & ueridico questo mio Discepolo, & quanta corte-
sia habbia usato uerso il suo Precettore, dal quale egli hà imparato (com'ei con-
fessa) molte cose; ò troppo grande ingratitudine; ogn'un da questo lo potrà co-
noscere; che fuori d'ogni proposito, nella Tauola ch'ei fa del suo Trattato; sen-
za far mentione alcuna in esso di lui, scriue queste parole;
Gioseffo Zarlino si attrioltra che molte fiate nel margine assegna
buisce per sue molte cose, che non sono;
molti errori, & manifesti mendacii; iquali non si trouano nelle mie Opere; tra
i quali, accioche da uno se ne conosca molti; il Primo d'ogn'altro è posto nel
margine del sudetto Trattato & dice:
Quale sia, secondo 'l Zarlino, la specie che sinel
canta hoggi; nel Ragionamento quinto delle Dimostrationi, alla Definitione terza:
qual luogo, tanto parlo io di questo, quanto del reame del Pretegianni ò del
Giapan. Hora per ritornare al mio proposito, dico; che la Discordanza ch'io
trouai tra le cose ridotte in atto & quelle che sono esplicate ne i Scritti di coloro,
c'hanno scritto della Musica; mi diede occasione di creder prima, & dopoi di
cercar di farmi certo con uere ragioni & dimostrationi, che 'l Diatono diatoni-
co antichissimo, per modo alcuno non era quello, che si usaua à quei tempi, ne
anco à nostri; ma si bene il Naturale ò Syntono già tante fiate nominato; ilqua-
le contiene quelle Consonanze, c'hanno le lor uere & naturali forme tra quei
numeri, che sono le parti del Senario, primo Numero perfetto; come infinite
uolte hò detto.
page 88
Come le uere & naturali Forme delle Consonanze si possino arteficiosamente ritro-
uare & udire in atto, col mezo del Quadrato geometrico; & che tra lo-
ro conuengono per ragioni ò proportioni di quei numeri, che per dispositione sono contenuti nel Senario.Cap. III.
ritrouano molte; però, dopo ch'io hebbi per cosa certa, che noi ado-
periamo nelle Cantilene la sudetta specie d'harmonia Syntona ò Na-
turale; hauendo hauuto l'occhio alle Forme ò proportioni delle Con-
sonanze semplici ne i loro termini radicali compresi, che si come (secondo la
mente de i Pithagorici) nella Specie Diatona, era opinione, che cotali forme
ò proportioni; come hò dimostrato altroue; fussero contenute nel numero Qua-
ternario; cosi nella detta Naturale ò Syntona si ritrouassero collocate nel Sena-
rio. Percioche hauendo la madre Natura, Istrumento del grande Iddio, stabi-
lito & prefisso ad ogni cosa creata la sua Forma & la sua Figura determinata, col
mezo di quelli accidenti che concorrono alla sua costitutione; dallaquale l'una
cosa dall'altra si potesse conoscere; non uolse etiandio mancare; accioche l'o-
pera di questo mondo fusse perfetta; di dare alle Consonanze, che nascono da
i Suoni & dalle Voci, quella forma che alla natura loro fusse conueneuole &
necessaria; accioche quando in cotal forma, secondo una certa & determinata
ragione ò proportione insieme conuenissero, ogni uiuente & principalmente
l'Huomo, da cotal cosa ne cauasse piacere & utile. Ilperche si come questa Ma-
dre benigna nō fù mai ne auara, ne parca à quelli c'hanno uoluto hauer da lei be-
neficio; cosi non hà etiandio mancato di mostrarci il modo di poter facilmente
col mezo dell'Arteficio, ritrouar cotali forme, hauendole registrate tra molti
Corpi, che sono senz'anima, come nel Quadrato geometrico: percioche col
mezo della sua diuisione, la quale son per dimostrare il tutto si fà manifesto: & que
sto accioche si conseruassero & sempre restassero appresso l'Huomo, come un ue-
ro Modello di esse. Questo già manifestai in parte & imperfettamente nelle Isti-
tutioni & nelle Dimostrationi; 1. partis
cap. 13.
15. & 16.
Prop. 14.
Lib. 2. prendendo l'occasione dall'Istrumento chiama-
to da Tolomeo nel cap. 2. del 2. lib. de gli Harmonici, Helicon; Ma hora lo uo-
glio dimostrare in tutto & perfettamente; ilche farò in due maniere: Prima, con
la sua diuisione in sei Parallelogrammi equali, che rappresentaranno tante Vni-
tadi; dopoi, col partirlo simigliantemente in Sei parti inequali; che saranno un'
ordine naturale delle parti poste l'una dopo l'altra, incominciando dalla maggio
re & prima d'ogn'altra, che è la Metà del suo Tutto; seguēdo dopoi alla Terza par
te & all'altre per ordine: & crederò, che forse Iddio N. Sig. habbia uoluto ch'io des
si perfettione à questa cosa; poscia che doueano suscitare in questa professione al
cuni (dirò cosi) Heretici, c'haurebbono negato il potersi ritrouar cotali Forme
per ordine, che fussero uere & naturali; & che se pur si hauessero trouate, haureb
bono detto, che le lor forme fussero state indeterminate & cōfuse: ma in fatto non
è cosi; percioche tali Cōsonanze sono conosciute dal propio Senso dell'Vdito, nō
solo esser tali; ma dal Senso del Vedere & dalla Ragione ancora essere Quanti;
come dimostrerò in dette Diuisioni; dellequali questo sarà il primo modo, come
quello ch'è più facile & più naturale. Diuiderò primieramente, secondo la ragio-
ne de i numeri posti nel loro ordine naturale, il sudetto Quadrato A. B. C. D. in
sei parti ò sei Parallelogrammi equali: ilche fatto, chiamarò cotal diuisione Or-
dine naturale arithmetico, ouero Arithmetica progressione; nelquale ordine con
page 89 sideraremo prima ciascuna delle dette parti esser posta come Vnità; dopoi le di-
uiderò secondariamente in Sei parti inequali, ouero in inequali Parallelogram-
mi; seguendo il loro ordine naturale; incominciando sempre dalla Base del Qua
drato, & pigliando prima la Metà del Tutto; dopoi, seguendo per ordine, pi-
page 90 gliando la Terza, la Quarta, la Quinta, & ultimamente la Sesta parte del re-
stante chiamarò cotal Diuisione Ordine naturale geometrico; anzi più tosto lo di-
rò Harmonico; percioche in esso saranno accommodate tutte le Forme del-
le Consonanze musicali per ordine ne i proprij & naturali siti ò luoghi, ò uo-
gliamoli dire Gradi, loro. Sia adunque primieramente diuiso il Quadrato su-
detto, in Sei equali Parallelogrammi. ABEF, EFGH, GHIK, IKLM,
LMNO, & NOBC. Facciasi poi nel detto Quadrato sopra la Base DC. due
Triangoli, i maggiori che possa capire il Quadrato; de i quali l'uno & l'altro hab
biano due lati equali, & i loro angoli opposti alla base tocchino il lato AB. & l'uno
habbia un'angolo retto; & l'altro faccia l'angolo acuto, in questo modo. Diui-
dasi tutto 'l Quadrato A. B. C. D. con la linea diametrale DB. in due parti, & uer
ranno due Triangoli DCB. & BAD. l'un'equale all'altro, contenuti da gli an-
goli retti C. & A. de i quali lasciaremo per hora BAD. per più breuità; & piglia-
remo DCB. collocato sopra la Base DC. che contenerà i due lati BC. & CD.
equali. Sia anco diuiso il detto quadrato dalle linee PD. & PC. di modo che uen
ga sopra l'istessa Base il Triangolo DPC. ilquale contenerà due lati DP. & CP.
equali, & l'angolo P. sarà acuto: & cosi ciascheduno di questi Triangoli sarà (per
la 38. & 41. del primo de gli Elementi d'Euclide) l'uno all'altro equale; & sarà
anco la metà di tutto il Quadrato ABCD. Ilche fatto da questa diuisione na-
sceranno etiandio tre Triangoli, de i quali il primo PAD. passerà sopra la Base
AP. & l'altro BPD. sopra PB. & il terzo sarà PBD. simigliantemente sopra la
detta Base PB. & questi tre Triangoli saranno tra loro di quantità equali, & an-
co la metà di ciascuno de i due maggiori mostrati ABC. & BAC. ouer la Quar
ta parte di tutto 'l Quadrato; & torneranno anco al proposito. Hora s'incomin-
ciaremo dall'angolo acuto di ciascuno de i Triangoli nominati; sia qual si uoglia;
uenendo uerso la sua Base; la doue ritrouaremo gli incrociamenti de i loro lati
fatti da i lati de i Parallelogrammi, collocaremo giustamente in quelli alcuni
Ponticelli (dirolli cosi) ò Scannelli fatti di metallo; hauendo tirato prima dal
lato destro al sinistro sopra di esse linee tante chorde, quante sono esse linee, che
contengono i lati maggiori de i detti Parallelogrammi; & dopoi accordatele per
fettamente Vnisone, fermaremo sopra i detti Ponticelli ò Scannelli le parti
delle chorde, per ritrouar le Consonanze, che si uorranno udir e nella loro for-
ma naturale: percioche percuotendo leggiermente le chorde ne i luoghi segna-
ti: s'udiranno più fiate tra i Suoni che uerranno da esse & dalle loro parti, tutte
le forme delle Consonantie musicali, che si possono ritrouare; lequali sensata-
mēte si udiranno & conosceranno insieme prodotte dalle chorde diuise secondo
le ragioni de i Numeri contenuti nel Senario: lequali Consonantie si può dire,
che siano ueramente quei Elementi, di che si compongono le Cantilene, da i
quali nasce poi ogn'altro Interuallo consonante maggiore & anco minore, che
sia dissonante; come sono i due Tuoni & il maggiore & il minore, il maggiore
col minor Semituono, in più luoghi delle Istitutioni & Dimostrationi dimo-
strati; che sono le Differentie, per lequali l'una Consonanza supera l'altra. Il
perche tra le chorde del Triangolo DPC. incominciando da questo; per esser
collocato, come Prencipe, nel mezo de gli altri; dando principio etiandio
dall'Angolo acuto, che è P. uenendo uerso la Base DC. tra quelle parti di chor
da; che sono contenute nel detto Triangolo, & si posano sopra i lati PD. & PC.
ritrouaremo le nominate Forme. Imperoche tra la parte della chorda EF. & la
parte della GH. udiremo nell'acuto, quando si percuoteranno insieme, la Dia-
pason consonanza; & uenendo uerso il graue, tra la parte della GH. & quella
page 91 della IK. la Diapente; tra la parte della IK. & quella della LM. la Diatessaron
tra questa & la parte della NO. il Ditono; & tra la parte NO. & la DC. il Se-
miditono. Cotal numero & ordine di Consonanze si potrà anco hauere tra
quelle parti di chorde, che uanno dal lato BC. al lato BD. del Triangolo BCD.
imperoche tra la parte F. & la parte H. haueremo la Diapason; tra questa & la K.
la Diapente; tra la parte K. & la M. la Diatessaron; tra la M. anco & la parte O.
il Ditono; & tra la O. & la C. ch'è Base del Triangolo poco fà nominato, il Se-
miditono. Il medesimo haueremo anco nel Triangolo BAD. tra quelle chor-
de, che uanno dal lato AD. al lato DB. percioche incominciando dalle parti
uerso l'Angolo che riguarda la sua Base, per ordine ritrouaremo le medesime
Forme & Consonanze; lequali lascio di dimostrare, per esser breue; essendo-
che non è cosa difficile da sapere à chiunque lo uorrà esperimentare. L'istesso nu
mero & ordine di Consonantie ritrouaremo ancora ultimamente; procedendo
all'istesso modo, tra quelle parti di chorda, che uanno del lato AD. al lato DP.
del Triangolo PAD. & quelle che sono tra il lato PD. & lo DB. del Triango-
lo BPD. cosi tra quelle che si partono da lato BC. & uanno al lato PC. del
Triangolo PBC. E' ben uero, che le Consonanze che nasceranno dalle chor-
de tese sopra questi tre Triangoli ultimi, equalmente l'una all'altra equali di
suono & di Estensione; saranno per una Diapason più acute di quelle che so-
no contenute ne i Triangoli DPC. & BCD. & anco BAD. le quali sono
anco tra loro di suono & di estensione equali per una Diapason più graue
di quelle che sono contenute ne i tre sudetti Triangoli, essendo anco cia-
scuno di essi la metà di qual si uoglia di uno de i maggiori; percioche due di
questi minori; si conosce & si proua per la 9. & 37. del primo de gli Elementi
d'Euclide; essere uno di quelli maggiori. Laonde realmente l'uno di questi ad
uno di quelli, hà la relatione Dupla. Et questo sia detto intorno al primo ordi-
ne delle Consonanze, ch'io chiamo Naturale arithmetico; percioche per dimo-
strare il secondo, ch'io nomino Naturale harmonico, terremo questa strada. Sia
primieramente il sudetto Quadrato ABCD. da diuidersi nuouamente in Sei
parti inequali; secondo l'ordine naturale di esse parti, in questo modo. Pri-
ma (per esser breue) intenderemo, per quello che si è mostrato di sopra, il
sudetto Quadrato, diuiso dalla linea IK. in due parti equali; di modo che
ABKI. sia la sua metà; poiche contiene tre Parallelogrammi; ABFE.
EFHG. & GHKI. che sono l'intiera metà delli Sei sopramostrati. Dopoi,
sia la GH. che con la AC. contenga la Terza parte; essendo che contiene
due de i detti Parallelogrammi; che sono ABFE. & EFHG. Sia etiandio
ABFE. la sua Sesta parte: ma perche nella Diuisione fatta del Quadrato in Sei
parti equali, non si troua in atto ne la Quarta, ne meno la Quinta parte; però è
dibisogno ritrouarle in questo modo. Diuideremo prima insieme il lato AD. &
lo BC. del Quadrato in quattro parti equali, & segnaremo la linea QR. piglian
do la quantità ABRQ. lasciando da un canto QRDC. & haueremo il propo-
sito; cioè la Quarta parte, che sarà ABRQ. & la quinta parte haueremo, se di-
uideremo medesimamente i sudetti due lati AD. & BC. in cinque parti equali;
ilche fatto, segnaremo la ST. di modo che con la AB. contenerà la Quinta par
te ricercata; lasciando da un canto tutta la quantità STCD. percioche haue-
remo quello che cercauamo. Laonde ABKI. uerrà ad essere la metà; ABHG.
la Terza parte; ABRQ. la Quarta; ABTS. la Quinta; & ABFE. la Sesta in-
tiera di tutto 'l Quadrato ABCD. secondo 'l proposito. Hora sopra le due linee
aggiunte al Quadrato, lequali sono QT. & ST. distenderemo due chorde; le-
page 92 quali accordaremo perfettamente unisone con l'altre Sette, & saranno tutte alla
somma di noue; & pigliando solamente quelle parti di chorda, che uanno dal
lato sinistro DP. del Triangolo DPO. ilquale non fuori di proposito, come di-
mostraremo, prenderemo anco per una Piramide solida secondo 'l disegno, al de
stro PD. percosse insieme primamente la chorda posta sopra la Base del Trian-
golo segnata LX. parlando però sempre di quella parte di chorda, che cade den-
tro, & non fuori del sudetto Triangolo; con la segnata XXX. si udirà la Diapa-
son. Dopoi percossa questa con la segnata XX. si sentirà la Diapente; & questa
con la XV. renderà la Diatessaron; ma la notata XV. con la segnata XII. farà
il Ditono; Et finalmente questa con la segnata X. farà udire il Semiditono. Per-
cossa ancora la segnata LX. con la segnata XX. darà la Diapasondiapente; con
la notata XV. la Disdiapason; con la segnata XII. la Disdiapasonditona; &
con la notata X. farà udire la Disdiapasondiapente. Ma perche i Triangoli
PBC. & PAD. sono la metà del Triangolo BAD. come si potrebbe dimostra
re; il che lascio di fare, come cosa nota à tutti quelli, che sono periti nella Geo-
metria; però dico solamente, che tra quelle parti delle chorde, che restano fuori
del Triangolo DPC. che è sopra la Base DC. & si partono dal lato AD. & uan-
no al lato PD. che sono A. E. S. Q. G. & I. ouer tra quelle che si partono dal la-
to BC. & uanno allato PC. che sono B. F. T. R. H. & K. tanto nell'uno, quanto
nell'altro de i detti Triangoli; si può dire, percossa la AP. con la E. ouer la PB.
con la F. il Semiditono; & percossa la E. con la S. ouer la F. con la T. il Semituo
no minore; simigliantemente la S. con la Q. ouer la T. con la R. il maggiore; la
Q. con la G. ouer la K. con la H. il Tuono maggiore; & la G. con la I. ouer la H.
con la K. la Diatessaron. Più oltra; percossa la A. con la S. ouer la P. con la T. si
udirà il Ditono; la E. con la Q. ouer la F. con la K. il Tuono minore; la S. con
la G. ouer la T. con la H. il Semiditono; & la Q. con la I. ouer la R. con la K.
la Diapente. Di nuouo, percossa la A. con la Q. & la P. con la R. si udirà la
Diatessaron; la E. con la G. ouer la F. con la H. risonerà il Ditono; & la S. con
la I. ouer la T. con la K. l'Hexachordo maggiore. Di più ancora; percossa
la A. con la G. ouer la P. con la H. haueremo la Diapente; & la E. con la I. ouer la
F. con la K. l'Hexachordo minore. Finalmente percuotendosi insieme la A. con
page 93 la I. ouer la P. con la K. si udirà la Diapason nelle sue uere, legittime & na-
turali forme; ilche nella Figura si può ottimamente comprendere, & conosce-
re, quanto il tutto sia pieno d'harmonia. Si uede adunque nell'una & nell'al-
tra diuisione fatta del Quadrato sudetto; tanto secondo la ragione de i Nume-
ri semplici, fatta secondo il loro ordine Naturale arithmetico; quanto nella di-
uisione fatta secondo le Parti per ordine Naturale harmonico; che la Natura hà
rinchiuso tra i termini & le parti del Numero Senario le uere Forme & naturali
delleConsonanze musicali. Ilche etiandio altroue (come hò detto) dimostrai, &
dimostrai ancora le Differentie & gli eccessi d'una Consonanza ò Interuallo
maggiore da un minore. Cosi ancora hò dimostrato tra i termini della Diuisio-
ne harmonica & Contr'harmonica proportionalità & le Differentie loro trouar-
si le Forme naturali di tutte le Consonanze; ilche feci anco, non in un solo, ma
in più luoghi; lequali Forme prima furono senz'alcuna contradittione fatte dal-
la Natura, & dopoi una parte di esse furono primamente da Pithagora conside-
rate ritrouarsi ne i Numeri contenuti nel Quaternario; ultimamente da me tra
quelli & nel restante di quei Numeri, che per ordine naturale sono collocati
nel Senario; nel modo che di sopra hò dichiarato & dimostrato: Ilche il mio
Discepolo conferma esser uero in una sua fatta in risposta d'una mia, ch'io gli
indricciai, rispondendo ad alquanti suoi dubij; de i quali mi richiedeua le reso-
lutioni; & mi mandò insieme una coppia d'un bel discorso fatto da un suo Gen-
til'huomo assai ben dotto; scriuendomi queste parole.
Vostra Sig. nel cap. 3. delMa quanto in questa cosa, c'hora hò dimostra-
primo delle Istitutioni dice; che l'Imperfette consonanze della proportione & forma che
le contiene il Genere diatonico Diatono, sono in tutto dissonanti; & consequentemente
non possono esser quelle, ch'al presente usano i moderni Contrapuntisti nelle lor Canti-
lene; poiche s'accordano; ma si bene quelle del Syntono di Tolomeo; per esser tale in que-
sta Specie la natura loro; la qual cosa insieme con quello che segue, afferma l'istesso Gen-
til'huomo nel suo Discorso; come la può di nuouo uedere in esso. Vero è, che non dice,
che gli Interualli consonanti habbiano ad esser contenuti tra le parti del Senario; come
recita V. S. R. in quel luogo; anzi confessa, di cotal cosa NON NE HAVER MAI
TROVATO MENTIONE APPRESSO ALCVNO DE GLI ANTI-
CHI SCRITTORI. ouer ch'hauendola mai letta, gli è di memoria caduta; & de
i Greci ne ha ben letto con accuratezza Quindeci ò Sedeci, oltra à molti Fragmenti; & de
Latini, quanti mai ne hà potuto hauere. Ilche si può uedere, quanto questo era lontano
dalle menti di quei Antichi musici.
to, si scopra maligno (per usar questa parola) lo uederemo da quello che
segue.
In qual maniera sia stata calonniata la sudetta Inuentione, & mostrate che
non sia dell'Autore.Cap. IIII.
con diligentia letto & riletto, in uno de i suoi Opuscoli; 1. Sympos.
quaest. 2. che Colui
maggiormente tuole & robba quello, ch'è proprio d'un solo, ilqua-
le lo fà à molti commune. Ilperche questo mio buon Discepolo;
spinto non sò da qual cagione; dopo l'hauer reso un testimonio tanto honora-
to più fiate di me; come habbiamo ueduto di sopra; nel Trattato della Musica;
robbandomi quello che mi peruiene; cioè, questa mia sottile (come ei dice)
page 94 Consideratione & Inuentione; per far maggiore offesa l'attribuisce all'Vniuer-
sità de Musici moderni, cosi scriuendo.
Donde crediamo noi, c'habbiano tratto iEt segui-
Musici d'hoggi questa cosi sottile consideratione; che tra le Parti del numero Senario sia
contenuto ciascun semplice & parte de i Composti musici interualli consonanti?
ta;
Il considerar l'ordine, per ilquale sono poste le Proportioni nel secondo Genere di
maggiore inequalità, detto Superparticolare; tengo per fermo, c'habbia porto loro que-
sta si fatta occasione; con hauere accoppiato i Diece primi Interualli à due à due, per or-
dine naturale; & ridottogli poscia ne i minori termini loro, nell'essempio che segue,
con l'aggiungerui una Chiosa cauata dal cap. 15. & 16. della Prima parte delle
Istitutioni; che dice cosi:
Numeri disposti secondo la natura del genere Superpartico-Ma qual cagione, di gratia, poteua addurre, che fusse
lare; tra i quali si troua in atto la Forma, non solo di qual si uoglia semplice musicale
Interuallo; ma in potentia ciascuno de i misti & composti: Et chi più oltra andasse,
trouarebbe ancora quelli, che contengono il Maggiore & Minor Semituono: iquali Nu-
meri, quando fussero altramente considerati, si haurebbe la Forma di qual si uoglia altro
Interuallo desiderabile.
più sciocca di questa? quasi che non fusse stato più facile il conoscer cotal cosa
ne i Numeri semplici, contenuti dal Senario, & Contraseprimi, che sono
termini Radicali delle forme ò Proportioni delle Consonanze, quando si se-
guono l'un l'altro per ordine naturale, come fanno questi. 6. 5. 4. 3. 2. 1; che tra
i numeri Tra loro composti, che sono collocati in questo suo essempio. Quan-
do egli hauesse detto, che si hauesse hauuto cotale consideratione dal , numero tanto celebre appresso i Pithagorici; nel quale sono contenute
tutte le Forme delle Consonanze, che chiamano Perfette; forse che si haureb-
be accostato al douere; & se gli haurebbe potuto prestar fede: ma che hà da
fare cotesta cosa con quell'ordine? Chi è colui, che non ueda, che dall'or-
dine c'hò tenuto nel far le Diuisioni delle Consonanze col mezo della Pro-
portionalità harmonica, dallaquale mai non mi son discostato; non siano nati
cotali numeri? ilche dimostra il cap. 13. della Prima & il 39. della Seconda par-
te delle Istitutioni; doue hauendo conosciuto che nel Quaternario erano col-
locate le Forme delle Consonanze dette Perfette; potea etiandio conoscere,
nel Senario esser poste le forme non solamente di queste, ma delle Imperfette
ancora: tanto più, che in esso Senario finiscono i termini di tutte le Consonan-
ze, tanto Perfette, quanto Imperfette; contenute nella lor uera & naturale
Forma, ne i loro proprii luoghi; come à ciascheduno può esser manifesto.
Ma lasciamo questa cosa uana da un canto, che non è ne uera ne propria, & ue-
niamo all'altra, laquale è una uanissima Fauola; quando dice, che
Potrebbe an-Io confesso ch'io non credea che questo mio speculatiuo Discepolo fusse
co essere, che si fatta consideratione fusse stata tratta dall'Ottauo cap. del 3. Lib. de gli
Harmonici di Tolomeo; ouer dal 14. del Primo del suo Quadripartito; doue esso Tolo-
meo uà ingegnosamente comparando insieme gli Aspetti de Pianeti, alle forme de gli
Interualli musici de suoi tempi, quando dice: Il Tetragono & Quadrato comparato al
Trino, fa la Sesquiterza, comparato all'Hexagono ò Sestile, che dir lo uagliamo, fa Ses-
page 95 quialtera; comparato all'Oppositione, fà Dupla; & con tutto 'l cerchio del Zodiaco, fà
Diapasondiapente; ilqual Tutto comparato di nuouo al Quadrato, fà Disdiapason; &
comparato ultimamente tre quadrati à due trini, fanno tra di loro l'istessa relatione, che
ha 9 à 8.
anco si buono Astrologo: ma s'ei hauesse ben considerato & inteso questa cosa,
non n'haurebbe detto parola; percioche quanto ben s'accordino tutti gli aspet-
ti de i Pianeti con le Consonanze; quelli che sono intendenti della Scientia
astronomica & della Musica insieme, lo potranno dire. Io aspettaua ch'ei dices-
se ancora, che questa sottile Inuentione fusse stato tratta dal numero de i Dodi-
ci Duchi figliuoli d'Ismaele, ò de i dodici Patriarchi figliuoli di Giacob; ò forse
d'altro Duodenario, che sono molti nelle Sacre lettere; accioche hauesse di-
mostrato anco, che fusse stato Theologo. Ma che haurebbe importato, se bene
io l'hauessi tolta da qual si uoglia cosa, che fusse compresa dal Senario numero?
A queste sue ragioni ne soggiunge un'altra assai bella & piaceuole, degna uera-
mente di un tanto intelletto; che
Tra i sudetti Aspetti non si trouano le Forme delle
Consonanze imperfette; perche l'Imperfettione non si permette ne si comporta in cielo:
quasi che cotali Consonanze nella loro specie & nella loro forma non fussero per
fette, ma discordanti & (dirò cosi) mostruose. Ei però non s'auede, che 'l nome
d'Imperfetto non fù introdotto da i Prattici per altro, se non per distinguer
quelle Consonanze, c'hanno le Forme loro tra 'l Quaternario; riputato da Pi-
thagorici (com'hò detto altroue) Perfetto; da quelle che l'hanno oltra il detto
numero, nel Senario; acconsentendo à questo tutti i Theorici: Et forse le
chiamarono Imperfette; & credo che questa sia la uera cagione; perche le ri-
trouarono Dissonanti nelle lor forme tra i Numeri, & ne i Suoni le udiuano
Consonanti; onde pensauano che si usasse la Specie diatona & non la Syntona;
come ha creduto il Dottissimo Fabro Stapulense, ilquale di ciò nella Prima &
nella Seconda del 3. de i Elementi musicali ne fà non poca marauiglia. Et quan
do questo mio speculatiuo Discepolo attribuisce al Cielo perfettione, per non
ritrouarsi in lui quelli Aspetti, che sono conformi à queste consonanze, s'in-
ganna; percioche questo sarebbe più tosto attribuirli Imperfettione; essendo-
che i Cieli (come dice la Diuina scritturaGen. 2. ) sono perfetti, & ogni ornamento
loro. Oltra di questo, per distruggere questa bella consideratione del Sena-
rio, fà ogni cosa accioche insieme molt'altre c'hò scoperto & di nuouo ritroua-
to, non siano anco credute mie, ma d'altri; onde soggiunge:
Io credeuo, che que-Ma da quello ch'ei
sta facoltà del Senario fusse interamente un nouo trouato, & credo non essere altramen-
te cosi, laqual cosa mi fà dubitare, che siano dell'altre cose (circa l'Inuentione) che sono
antichissime, & ci sono predicate per noue da questo & da quello.
dice; che potrebbe essere, che tale consideratione si hauesse tratto da tale ò ta-
le cosa; si può conoscer la sua uanità; percioche prima non è inuentione anti-
chissima; dopoi, perche non si troua inuentione, sia qual uoglia, che con
l'indrizzo d'alcun'altra cosa materiale non sia posta in atto. Et s'à questo pro-
posito si potesse dire, che non è nuouo concetto, il dire, che le forme delle Con
sonanze si ritrouino tra quei Numeri, che sono nel Senario; ma che sia cosa an-
tica & della natura; percioche si poteua credere, cotal cosa essere in quell'or-
dine di Numeri, che contiene l'essempio mostrato di sopra; si potrebbe dire
anco, che chi trouò il fabricar le Naui con asse ò tauole & chiodi, non fusse sta-
to l'Inuentore di cotal cosa, ma si bene la Natura; percioche l'Asse & i chio-
di con che esse sono fabricate, erano prima in potentia nell'Arbore & nel Fer-
ro, che nell'Arte; & dopoi sono stati ridotti da essa Arte nella forma che si uedo-
page 96 no. Et di più si potrebbe dire, che colui che ritrouò il fare l'Asse & li Chiodi,
non fusse stato l'inuentore; percioche già il Legno & il Ferro erano in essere: &
à questo modo si procederebbe in infinito, & non si trouarebbe ch'alcuno fusse
stato Inuentore d'alcuna cosa, ma la Natura. Dice anco più oltra; parlando
del Quadrato sudetto dimostrato nella 14. del 2. delle Dimostrationi, che
questa& lo dice fuori d'ogni proposito, quasi burlandosi;
non è nuoua inuentione, ma che è cosa tolta di peso dal cap. 2. del. 2. Lib. de gli Harmoni-
ci di Tolomeo;
di questo granche è cosa non degna d'un tanto dotto Huomo &
Mathematico lo racconta per scherzo, quanto al proposito occorreua; per dinotare gli
Interualli musicali di quei tempi;
singolare. Però, chi uuol conoscere questo, & s'io m'attribuisco quello, che
non mi peruiene, legga nel Proemio della Prima parte delle Istitutioni, & tro-
uerà queste parole formali:
Io hò preso fatica di scriuere le presenti Istitutioni, rac-Et
cogliendo diuerse cose da i buoni Antichi, & ritrouandone anch'io molte di nuouo.
nella proposta sudetta, ritrouerà queste:
Auanti ch'io ui dimostri alcuna cosa,Onde si uede, che la mia intentione non è stata mai di uestirmi de gli
ue ne uoglio dimostrare una molto bella, & ingegnosa & forse (dirò cosi) anco nuo-
ua.
altrui panni, come se miei fussero; ma di raccoglier quelle cose, che troua-
ua appresso i buoni Autori, & aggiungerui qualche cosa del mio; percioche
è impossibile, ch'alcuno non possa ritrouar da nuouo ogni cosa; come hò più
uolte detto. Il nominar poi in ogni luogo quelli, da i quali si uà raccoglien-
do le cose; come forse costui haurebbe uoluto; non solo leua il decoro al Scrit-
tore; ma etiandio rende fastidio à quelli che leggono, come si proua nel legge-
re le scritture di molti Giureconsulti; nellequali non si uedono altro (se ben'è
cosa à loro necessaria) che infinite allegationi di Leggi, di Testi, di Chiose,
di Paragraphi, & di nomi infiniti di Dottori; ilche è stato cagione, che mi hà
fatto lasciar cotal cosa da un canto: tanto più, perche mi hò anco seruito d'al-
cuni Scrittori in alcune cose, iquali hanno posto insieme i pareri di molti, che nō
si trouano in essere; onde io non hò uoluto porre ne i miei Scritti cosa alcuna
d'importantia, che (per quanto habbia potuto fare) non habbia uoluto ueder-
la nel fonte, & nel luogo dalquale ella è stata cauata. Ma per ritornare al Quadra-
to ò Helicon, dissi di dimostrar cosa molto bella & ingegnosa, & forse anco no-
ua; percioche era sicuro, ch'alcuno haurebbe potuto dire, che fusse di Tolomeo,
& che io me l'hauessi attribuito: però, se bene in questo mio Quadrato si trouasse
il sudetto Helicon, non sarebbe inconueniente: Ma non è l'Helicon istesso, per
essere in assai & assai cose alterato; essendoche questo contiene solamente le For
me delle prime & perfette Consonanze & del Tuono maggiore, & quello che con
tiene non solo le Forme delle prime & perfette; ma etiandio dell'Imperfette con-
sonanze, con l'un & l'altro Hexachordo, col Tuono maggiore & lo minore, & li
due Semituoni, com'hò dimostrato. Questo è diuiso in molte parti, secondo le ra-
gioni dell'unità, per ordine naturale, & secondo l'ordine delle parti che si fà nella
quantità continua, ilche in questo non appare cosa alcuna di queste. Laonde,
si come non si troua Animale, che in molte parti; come nella figura, nella parte
Vegetatiua & sensitiua, & forse anco (se uogliamo credere à Galeno) nella Di-
scorsiua, più s'assimiglia all'Huomo, che la Simia, & per questo la Simia non è,
ne si può dire Animale rationale ouer'Huomo; cosi il sudetto Helicon non sarà
mai, ne si potrà mai chiamare ne dire essere il Quadrato nominato; se bene in
alcune cose à questo quello s'assimigliasse; come nel contenere le Forme delle
prime Consonanze perfette; ma nelle Imperfette poi, non ui si troua conformi-
tà alcuna. Conuiene anco diuersamente nella Diuisione fatta diametralmente
page 97 per la linea, che passa dall'angolo superiore posto à banda sinistra, all'inferio-
re à banda destra; & da quella che cade dal primo angolo, che cade sopra la
metà del lato opposto à banda destra; ma non conuien nell'esser diuiso ad un'istes
so modo; percioche l'Helicon è diuiso nella sua figura in due parti equali dal
diametro ad un modo, & il Quadrato da cotale diametro è diuiso ad un'altro.
Quello è diuiso nella superficie in tre Parallelogrammi, che conuengono in lun-
ghezza, ma in larghezza sono differenti; & questo è diuiso prima in tre mag-
giori Parallelogrammi, che sono tra loro equali; & dopoi quello che è di mezo
è diuiso simigliantemente in due minori tra loro equali; di modo che sono Quat
tro in numero, de i quali i due estremi sono più larghi & simili, gli altri due me-
zani sono anco simili, ma più stretti de gli altri due; Quantunque tutti siano equa
li in lunghezza. Non è adunque una cosa istessa il Quadrato della 14. Prop. della
2. delle Dimostrationi & il mostrato di sopra, con la Figura Helicon di Tolo-
meo; se bene in molte cose conuengono tra loro: se però non fusse da dubita-
re, che la Differentia costituisca ò nò la Specie.
Che l'Ordine naturale ò natural Sito delle Consonanze non fù conosciuto
da Pithagora, ne da alcun'altro de gli Antichi Filo-
sofi.Cap. V.
te gran Filosofo de suoi tempi soleua dire, che non era nel mondo co
sa più bella, & ch'apportasse maggior marauiglia al senso, di quello
ch'è l'Ordine; essendoche consiste nella Collocatione di quelle cose,
che sono tra loro conueneuoli ne i proprii luoghi, & nella Sapientia di colui che
ordina; percioche è proprio del Sapiente ordinare. Et questo conosciamo esser
uero dal suo contrario; essendoche doue nō si troua il buon ordine, necessariamē
te si ritroua la Confusione. Questa Sapientia d'ordinare, non d'altri s'impara,
che dalla ben'ordinata Natura, la quale hà sempre in tal modo collocate le cose,
che non si trouò mai alcun Sapiente, per grande ch'egli si fusse, che meglio le
ordinasse di lei. Laonde hauendo essa Natura produttrice delle cose del mondo
fatto noto al Senso dell'udito ne i Suoni & nelle Voci le Consonanze nelle lor
uere Forme & naturali; uolse anco, che col mezo dell'arteficio cotali Forme si
trouassero, come registrate nelle cose naturali, à perpetua memoria, collocate
per ordine, secondo i Gradi loro ne i loro proprii luoghi; accioche l'Huomo co-
noscesse, che non fussero state fatte à caso; ma ordinate con gran sapientia &
non senza gran misterio. Ilperche hauendo Iddio dato all'Huomo l'Intelletto,
& essendo in esso lui un natural desiderio di sapere; dalla marauiglia ch'ei hebbe
delle cose prodotte dalla Natura, si diede alla loro contemplatione; onde acqui-
stò la cognitione di molte di esse, che sono in beneficio della uita humana. E' ben
uero, che non hebbe in un'istesso tempo cotale cognitione nella sua perfettione,
ma si bene (come fù detto di sopra nel Cap. 3. del primo libro) di tmpo in tem-
po; di modo che giornalmente conoscendo hora una cosa & hora un'altra, dopo
molti anni ne uenne à conoscer molt'altre & quasi infinite, onde s'acquistò il no-
me di Sapiente. Ma si come è auenuto nell'altre Scientie; cosi è accaduto anco
nella Musica; che procedendo da una ad un'altra cognitione, si è peruenuto à tal
segno, che dopo che s'è conosciuto le uere Forme delle Consonanze esser collo-
cate per ordine nelle parti del Senario; & ancora come elle siano con mirabile
page 98 ordine poste l'una dopo l'altra nella diuisione del Quadrato, come nel Cap. pre-
cedente si è dimostrato; si hà più essatta cognitione di questa Scientia, di quello
che prima si hauea; percioche dal uedere che alla Diapason consonanza, Madre
& cagione di tutti gli Interualli, tanto consonanti, quanto dissonanti; come ho
detto altroue, & come base & sostentamento di tutti gli altri Interualli, la Na-
tura habbia concesso tal forma & proportione, che tenga il primo & maggior
luogo di qual si uoglia altro, contenuto nel primo Genere detto Molteplice, che
è la Dupla; uenimo ad imparare, che si come da questa proportione si uedono
discendere & prodursi l'altre, come Parti procedenti dal loro Tutto; cosi dalla
Diapason si uedono nascere tutti gli altri Interualli, nel modo che dalla diuisio-
ne di esso Tutto nascono le Parti; essendoche la Diapason, nel modo ch'altroue
hò dichiarato, è considerata nella Musica per il Tutto sonoro diuisibile nelle sue
parti. Onde dalla sua diuisione fatta harmonicamente nasce la Diapente prima
& la Diatessaron; dopoi, dalla diuisione della maggiore di queste due parti, ch'è
la Diapente, nasce il Ditono & lo Semiditono; & dalla diuisione del Ditono pro
uiene il Tuono maggiore & lo minore; à i quali Interualli (parlo hora de i Con-
sonanti) la natura in un tal'ordine hà dato i proprij & conueneuoli luoghi. Alla
Diapason prima, come base & fondamento & maggiore di qualunque altro In-
teruallo si uoglia semplice, la cui forma tra i Numeri è posta nel primo luogo, &
è la prima & la maggiore proportione semplice d'ogn'altro Genere ò Specie di
proportione tra 'l Binario & la Vnità, che tengono il primo luogo tra i numeri;
hà dato anco il primo & grauissimo luogo: Dopoi alla Diapente, che è colloca-
ta tra il Ternario 3. & il Binario 2. iquali medesimamente occupano il secondo
luogo tra le Proportioni, hà dato il Secondo: il terzo alla Diatessaron, la cui
forma è contenuta tra 'l Quaternario 4. & il Ternario 3. simigliantemente nel ter-
zo luogo delle Proportioni: ma il quarto luogo è assegnato al Ditono, contenu-
to tra 'l Quinario 5. & il Quaternario 4. nel quarto simigliantemente tra le pro-
portioni. Vltimamente il quinto luogo è dedicato al Semiditono, tra 'l Sena-
rio 6. & il Quinario 5. collocati etiandio tra le proportioni nel quinto; come
nell'essempio si uede, tanto nell'ordine harmonico, quanto nell'Arithmetico.
Ilperche non sarebbe da credere, che la Natura, la quale hà posto ordine &
page 99 grado in tutte le cose, non hauesse etiandio costituito i proprij luoghi & proprii
gradi nelle Consonanze & ne gli Interualli della musica; di modo che quelli di
maggior grandezza ò proportione seruissero (per dir cosi) come Basi nella par-
te graueà quelle di minore; come la Diapason, come base dell'altre consonan-
ze ò interualli sequenti per ordine, la Diapente de gli altri che seguono, & cosi
la Diatessaron de gli altri; lasciando il Ditono per base del Semiditono posto
nella più acuta parte di quest'ordine naturale: di maniera che tutte queste parti,
delle quali l'una è maggiore ò minor dell'altra, proportionatamente & secondo
la sua maggioranza ò minoranza per ordine harmonico, l'una uiene ò à prece-
dere ò à seguitar l'altra, secondo i loro gradi, ordinati & stabiliti dalla Natura; &
in tal modo costituiscono con gioconda symmetria quasi una figura à modo d'u-
na bella & tutta in se stessa proportionata Piramide; come è quella, che si ue-
de nell'essempio del cap. 3. Laonde è impossibile, che tutti quelli; non dirò un
solo, c'hanno auezze l'orecchie à i buoni accordi, che fanno le Consonanze
poste bene insieme; rimouendo un di questi Interualli & riportandolo altroue;
non odino un poco poco almeno di non so che, ilquale dia segno manifesto di
cotal mutatione; & che tale Interuallo sia posto fuori del suo sito ò luogo proprio.
Et che quest'ordine sia stato costituito con tal legge dalla Natura, come natura-
le; oltra che ce lo dimostrano le sudette Diuisioni, l'una quasi molteplicando
l'Vnità ne i Numeri, l'altra nella diminutione delle parti, per ordine; ce lo ma-
nifesta etiandio molti Istrumenti arteficiali, & specialmente il Trombone, ilche
è ueramente cosa degna di consideratione; nelquale, come mi fù fatto uedere
& udire più fiate da quelli, che lo sanno adoperar bene; incominciandosi à sona-
re dalla uoce ò suono grauissimo, che può fare cotale istrumento; essendo (come
dicono) tutto serrato, senza punto alterarlo; non si può salire all'acuto per or-
dine & per altri gradi, che per quelli che poco fà hò dimostrato. Percioche pri-
ma salendo uerso l'acuto, non si può formare altro Interuallo, che sia minore
della Diapason; dopoi, formato questo, salendo pure à cotal modo; quello
della Diapente; ne da questo si può passare ad altro più uicino, ch'à quello della
Diatessaron. Similmente dopo la Diatessaron non si può formare se non il Di-
tono: dopo il quale, senz'alcun mezo si forma il Semiditono; & ultimamente
gli è concesso di formare il Grado ò Interuallo del Tuono. Volendo poi passare
più oltra & formare altri interualli: fà dibisogno di alterare, muouere & aprire
(come dicono) l'Istrumento; altramente il tutto tornarebbe uano. Et quest'
ordine, per le ragioni c'ho detto nel principio delle Dimostrationi, non fù già
mai (s'io non sogno) conosciuto ne da Pithagora, ne da i Pithagorici; percio-
che senza dubio, se gli hauessero conosciuti; essendo cosa di non poca importan
tia, sarebbe stato impossibile, che di loro non ne hauessero fatto qualche men-
tione. Ma ueramente non lo conobbero; & ciò mi fa credere, perche appresso
loro non hebbero mai il Ditono ne il Semiditono per Interualli consonanti,
come non sono ueramente; massimamente non gli hauendo potuto conoscere
per tali; poiche haueano in tal maniera rinchiuso le forme delle Consonanze
loro nel Quaternario, ch'oltra di cotali Forme, non era conosciuto da loro
altro Interuallo per tale, che la Diapason, la Diapente, la Diatessaron, la Dia-
pasondiapente, & la Disdiapason. Et se bene hebbero in molta consideratio-
ne il Tuono sesquiottauo & la sua parte minore, laquale chiamarono Lemma;
non fù perche li considerassero come consonanti, ma come Elementi ò parti,
dellequali si componeuano tutte le nominate Consonanze & Interualli. Mi fà
anco credere, che questo sia uero, il non ritrouarsi alcun de gli Antichi; per quan
page 100 to mi posso ricordare; c'habbia dimostrato la Proportionalità harmonica, se
non tra i termini & Forma della Dupla; perche s'hauesse pigliato quelli della
Sesquialtera, senza dubio haurebbe compreso, tale proportionalità distendersi
anco più oltra; & potersi di lei hauer altre due parti, che sono la Sesquiquarta
& la Sesquiquinta; delle quali la prima è la forma naturale del nostro Ditono,
& la seconda quella del Semiditono. Ma ne Pithagora ne i Pithagorici accet-
tarono questi Interualli, secondo le forme contenute nel Genere superpartiente,
per consonanti; percioche i termini delle loro proportioni passauano oltre il
Quaternario, c'haueano costituito come termine estremo delle proportioni del-
le Consonanze musicali, se bene arriuano al Senario; essendoche (come si è di-
mostrato) se l'hauessero fatto, haurebbe fatto contra le leggi, troppo seuere in
questo caso, di Pithagora. Ilperche hauendo questo gran Filosofo rifiutato quel-
li Interualli, che sono minori della Diatessaron, come dissonanti; bisognaua
dire, che del nostro Ditono & Semiditono, ò non ne hauesse hauuto considera-
tione alcuna, per non gli hauer mai uditi nel loro Systema massimo; percioche si
passaua oltra il detto Quaternario, ò che se pur gli hauea uditi ne i loro proprii &
naturali luoghi; percioche senza dubio alcuno, quando sono in cotal modo udi-
ti, non danno quella piena satisfacione al Senso, ch'ei desidera; com'è noto à
tutti quelli, che l'hanno ben qualificato, & ne hanno fatto più fiate esperientia;
essendoche i lor ueri & naturali luoghi sono sopra la Disdiapason, & non im-
mediatamente sopra ne intra la Diapason; come hanno creduto alcuni, c'han-
no inteso poco quel, c'hò uoluto dire; & poco fatto esperientia di quello, c'hò
auertito & insegnato in molti luoghi in questo fatto; percioche tanto sopra la
Diapason posta nel Systema massimo nel graue, quanto tra essa, che fussero sta-
ti collocati; hauendo tenuto i primi luoghi in cotale ordine; haurebbono tan-
to più ò meno fatto noia à Pithagora; quanto più ò meno hauessero tenuto la
parte graue fuori de i loro Siti naturali; essendoche allora tutte le cose si rendono
più & men grate al Senso, quanto più ò meno sono nel proprio ordine lontane
da i proprij luoghi, & collocate con disordine, nel modo ch'io dichiarai poco
poco dopo il principio del Primo delle Dimostrationi; ilche è stato anco poco
inteso, & poco i sperimentato d'alcuni Moderni, come uederemo. Et se hora
cotali Interualli fussero uditi nell'istesse forme ò proportioni, nelle quali le udi-
ua & consideraua Pithagora; non è dubio, che sarebbono stati compresi dal
Senso, esser tali, quali allora si ritrouauano essere, & di quella istessa misura & pro-
portione. Onde ad ogni uia non uarrebbe il porli ò nel graue ò nell'acuto; ò
un poco più acuti ò un poco più graui; perche come dissonanti non si accorda-
rebbono mai in alcun luogo, sia qual si uoglia, che non fussero sempre tali: & co-
me fuori de i proprii luoghi darebbono segno di qualche poco di dissonantia, se
ben per loro natura sono consonanti; tanto più, quanto tenessero & occupassero
la parte più graue, rispetto non tanto alla Forma, quanto al Sito loro, percioche
Pithagora ò qual si uoglia che fusse de i Pithagorici, quando formò il Systema
massimo de Tuoni Sesquiottaui & di quei Semituoni che chiamauano Lemma;
non ui essendo allora altra distributione ò Systema in uso, che 'l suo Diatono dia-
onico; non potea ne in esso, ne in altro di qual si uoglia Setta ò Fattione udire il
nostro Ditono, ne anche lo Semiditono, ne i lor luoghi proprii, & nelle loro natu
rali forme; come cosa impossibile: prima, perche tra le Forme delle loro Cōsonan
ze non ui era la Sesquiquarta, ne la Sesquiquinta; dopoi, perche cotali proportio
ni & forme non erano contenute tra le parti del loro Quaternario numero. Laon
de per concludere, si può comprendere & dire; che ne Pithagora, ne alcun de i Pi
page 101 thagorici nō conobbero l'ordine, ò uogliano dire i veri Luoghi ò Siti, nell'ordine
delle Consonanze; nè esser (dirò cosi) naturalmente collocati l'un dopo l'altro.
Solutioni d'alcuni dubij fatti sopra quello che si è detto nel Capitolo
precedente.Cap. VI.
non potessero comprendere, se cotali Interualli ne i lor luoghi pote-
uano far migliore effetto, che non faceuano collocati altroue; per-
cioche poteua troppo ben'essere, c'hauessero ne i loro Istrumenti tan
to numero di chorde, che fussero à bastanza, per farli conoscere, & udire in atto:
Et io dirò, ch'è cosa impossibile; essendoche la moltiplicità delle chorde in un lo
ro Istrumento fù sempre sprezzata; & Pithagora, ilquale sommamente amaua
le cose pure & sincere, non acconsentì mai, che si trappassasse quelle proportio-
ni ò forme delle Consonanze, contenute (come hò detto tante fiate) tra i nume-
ri del Quaternario, che riputaua Diuino: onde i Pithagorici anco uoleuano, che
da lui hauesse origine il numero Denario, che chiamauano Perfetto; percioche
nasceua dall'adunatione de i Numeri, che si trouano in esso Quaternario 1. 2. 3. 4.
i quali posti insieme fanno esso Denario ò Diece; nelqual numero Pithagora co-
stituì due Principij delle cose naturali; l'un de i quali sottopose all'Habito, & l'al
tro alla Priuatione; come si può comprendere da i due seguenti ordini dimostra
ti da Simplicio, & da
Themistio; ancora che
questo tenga un mo-
do poco differente da
quello di Simplicio;
percioche ī luogo del
Buono & del Tristo,
ei pone l'Intelletto &
la Opinione. Non po
teua adunque Pitha-
gora hauere vdito i su
detti Interualli conso
nanti, ne meno hauer
conosciuto l'ordine di
quelli nelle chorde del
suo Ordine, ò Systema massimo arteficiale Diatonico, ne anco fuori; come sa-
rebbe tra quelle del Diatonico di Didimo; perche questo Filosofo fù nel tem-
po di Nerone Imperator di Romani, del quale fà mentione Suida. Ne meno li
poteua udire tra le chorde del Syntono di Tolomeo, che uisse nel tempo di An-
tonino Pio, circa gli Anni di nostra salute 150. l'uno & l'altro de quali fu lunghis-
simo spacio di tempo dopo Pithagora, che fu in fine della 63. Olimpiade, intor-
no Anni 600. auanti la venuta del Figliuol di Dio in questo mondo, & morì nel
la 70. Et se bene alcuni potessero dire, che non sarebbe marauiglia, se gli hauesse
udito, & che gli hauesse sprezzati; dico che sarebbe più da marauigliarsi, quando
gli hauesse uditi consonanti ne i luoghi proprij, che non hauesse fatto conto, po
tendo lasciar maggior perfettione d'harmonia nella Musica, di quello ch'era a-
uanti lui, & ne i suoi tēpi; percioche hora uanamente non si disputarebbe, s'allora
page 102 il Diatono ò il Syntono fussero uno di quelli, che hoggi è posto in uso. Ma po-
niamo che Pithagora & li Pithagorici conoscessero molto bene cotali Interualli
per consonanti; ui è però molta differentia à dire, che li conoscessero tali; & à di-
re, c'habbiano conosciuto i proprij luoghi & siti loro; come conosciamo al pre-
sente; perche sappiamo doue & in qual parte s'habbiano naturalmente à collo-
care nelle Cantilene, acciò facciano buon concento. Et quantunque Didimo
& Tolomeo habbiano collocato il Ditono tra la seconda & la quarta chorda de i
loro Tetrachordi, & Tolomeo habbia posto tra la prima & la terza del suo il Se-
miditono; tuttauia da niuno di questi due Filosofi & Mathematici (forse per
questa cagione; per non hauer conosciuto i loro siti ne l'ordine loro) sono stato
posti nel numero delle Consonanze. Onde se da questi non furono collocati in
cotal'ordine, meno furono posti da quei primi Pithagorici; percioche non ha-
uendo eglino hauuto tale consideratione sopra di questo, ch'à ciascuno c'hauea
sano giudicio & l'Vdito perfetto, poteua esser noto; non poteuano anco hauer
consideratione alcuna di tali Gradi, & di tal'Ordine; ch'era maggiormente occul
ta & incognita al senso & all'intelletto loro. Dirà forse alcuno di nuouo; questi
erano Pithagorici & osseruauano le leggi Pithagoriche, però non accettarono ta
li Interualli per consonanti: Rispondo, che questo fà nulla ò poco almeno alla
resolutione del dubio; percioche se Tolomeo (dirò di lui solo) hauesse conosciu-
to i ueri loro siti ò luoghi, forsi che non haurebbe hauuto rispetto alcuno à dire,
che fussero Consonanti; come non l'hebbe contra l'opinione de Pithagorici,
con dire; che la Diapasondiatessaron fusse Consonante; & contra gli Aristos-
senici dimostrare, che 'l Tuono non si potea diuidere al modo loro in due par-
ti equali; Concludiamo adunque da quello che si è detto; che ne Pithagora,
ne alcuno de i Pithagorici non conobbero ueramente ne il Ditono, ne il Semi-
ditono nostro, per Consonanti; forse perche non conobbero i ueri & proprij
luoghi delle Consonanze; come etiandio al presente molti, che fanno profes-
sione di questa Scientia, come se fussero Sordi non lo conoscono. Parerà for-
se ad alcuno, esser gran peccato, il uolere attribuire questo à Pithagora & à i
Pithagorici: ma dicami di gratia, che inconueniente ne segue? forse ch'erano
padroni soli del Sapere? forse che non è uero, che Iddio nostro Signore habbia
partito le sue gratie, & fattone dono di esse à cui gli è piaciuto? Et se mai non
s'è trouato in questa uita mortale un'Indiuiduo, che sia stato tanto perfetto, che,
quantunque habbia saputo molte & molte cose, non le habbia però sapute tut-
te; che marauiglia è il dire, che Pithagora & i suoi Seguaci non conoscessero i
luoghi proprii & proprii siti delle Consonanze? Ilperche diciamo, che nella
Musica (come nell'altre cose) sono i luoghi & gradi proprii ne gli Ordini delle
consonanze; secondo che l'una è maggiore ò minore dell'altra quanto alla
Forma, come si conosce da i due Ordini posti nel Quadrato geometrico; l'un de
quali contiene gli Interualli collocati ne i proprii luoghi; come nascessero dall'
Vnità molteplicata; & l'altro al modo medesimo per ordine li contiene, ma al
contrario; come dall'Vnità diuisa in diuerse parti, secondo l'ordine della Natura:
percioche s'alcuno li uorrà udire; come ho dimostrato altroue; 1. Demōst.
circa. prin-
cipium. sopra l'Organo,
come Istrumento noto à tutti; il quale più d'ogn'altro scopre ogni minima cosa
che si troua esser nell'Harmonia, tra queste chorde C. c. g. cc. ee. gg. nelle quali so
no comprese tutte quelle consonanze, che si possono hauere; potrà conoscer la
differentia dell'Harmonia, che nascerà da esse, & quella che nascerà da queste
C. b. G. c. g. gg. che contengono l'istesse, ma per ordine & sito contrario. Et da
questo potrà scoprire la balordagine d'alcuni, che uogliono ostinatamente ne-
page 103 gar quello, ch'è manifesto & noto al Senso non n'hauendo mai fatto (come da i
loro Scritti si comprende) alcuna esperientia; percioche non basta solamente il
dire, che una cosa composta sia perfettamente buona, per contenere in lei tutte
cose buone; ma si bene quando sono poste insieme, & conuengono nell'ordine ò
nella compositione con proportione; cioè, quando tra loro sono ben'ordinate
& ben contemperate; perche se fusse altramente, ne seguitarebbe, che tutti
quei componimenti, ne i quali entrano cose buone & soaui, fussero tutti buoni
& diletteuoli ad un modo, secondo le uarie qualità però de gli ingredienti nel
Composto: ma in fatto si uede alle fiate in molti essere al contrario. Sia adun-
que come si uoglia, habbia Pithagora, & li Pithagorici conosciuto perfetta-
mente; ò più tosto (com'io credo) non conosciuto cotali Consonanze ne i loro
gradi ò luoghi proprii; cosa molto necessaria nella nostra Musica; questo im-
porta poco; ma si bene importa il Sapere, che nelle nostre Compositioni, quan-
do le Consonanze saranno collocate ne i loro gradi secondo l'ordine harmoni-
co; s'udirà migliore harmonia di quelle, che saranno composte secondo l'ordi-
ne arithmetico. Et s'Andrea Papio Gandauense huomo d'assai honesta lette-
ratura, ma non molto modesto Scrittore, & molto inimico della dottrina di Pi-
thagora; per quello ch'ei dimostra ne i suoi Scritti; hauesse inteso quello che di
sopra hò dichiarato in materia dell'Ordine, del Sito & de i luoghi proprii del-
le Consonanze; & anco quello c'hò scritto nel cap. 15. della Prima parte &
nel 60. della Terza delle Istitutioni, & conosciuto l'Arte del Comporre le Can
tilene, come in fatto nel cap. 17. del Secondo libro, c'hà posto in luce, ilquale
intitolò De Consonantijs, seu Pro Diatessaron, dimostra di non conoscerla; & ciò
fà palese & chiaro con molti essempij per tutto il libro; sarebbe stato forse un
poco più temperato di quello, c'ha fatto nello scriuer quello, c'ha scritto nel
cap. 21. del sudetto Libro: percioche uolendo egli dimostrar quello, ch'io non
hò mai pensato, ne detto, ne mai scritto, ne lui mai inteso quello, ch'in que-
sta materia dico; uolendosi contraporre à quello ch'io hò scritto, & ei non in-
tende intorno al sudetto ordine delle Consonanze; uolendomi tassare, sopra
quello c'ho detto nel cap. 60. del 3. delle Istitutioni; dell'accompagnamento
della Diatessaron col Ditono & Semiditono; fuor d'ogni proposito dice; che
Tra la terza figura di tutte le Parti d'una canzone Susann'un iour; si troua
arithmetica proportionalità; & che nella quarta ancora si troua l'harmoni-
ca; & non s'accorge, ch'io parlando in molti luoghi delle Istitutioni del por-
re le Consonanze nella Cantilena per ordine l'un sotto ò sopra l'altra, che stiano
bene & facciano buono effetto; non parlo di proportione ò proportionalità;
ma del Luogo & del Sito delle consonanze; percioche altro è il porre secondo
l'ordine della proportionalità in uno incontro & in atto le Consonanze; & altro è
porle in un'altro che siano composte secondo l'ordine naturale & naturali luoghi
loro, in una compositione composta di più consonanze; laquale altroue hò
chiamato Consonanza harmonica. Et quando pongo gli essempii de gli ac-
compagnamenti della Diatessaron col Ditono ò col Semiditono, nel sudetto
cap. 60. tutto 'l mio ragionamento è fondato nell'ordine posto nella Tauola
dell'essempio ch'egli adduce; tolta dal cap. 15. della Prima parte delle sudette
Istitutioni, & nel loro sito, & non nella Proportionalità harmonica; la-
onde in tutto quest'ordine non si trouerà, che 'l Ditono sia posto nel graue
per base della Diatessaron, ne meno questa per base del Semiditono posto nell'
acuto. Ilperche lodo quelle consonanze, che sono in questi accompagnamenti
poste secondo che si trouano collocate nella detta Tauola; nè però biasimo, ne
page 104 dico, che non si possino accompagnare ne i mostrati modi; ma ben dimostro dico
tali accompagnamenti, quali sia il buono, quale il migliore, quale il non buono, &
quale il piu tristo. Ricordasi adunque ogn'uno con l'essempio di costui, quello,
che dice il Filosofo: Ε῞καστος δὲ κρίνει καλῶς ἃ γινώσκει. Ciascheduno ueramente giudica
bene quello, che conosce; acciò fugga l'occasione di cadere in simili errori, &
non ne riporti biasimo.
S'è lecito il nominar due Interualli di due diuerse forme ò specie con vn
solo nome commune.Cap. VII.
consonanti, come dissonanti della specie Naturale ò Syntona diatoni
ca; come feci ancora nelle Istitutioni & nelle Dimostrationi, come hò
fatto quelli del Diatono diatonico, con quelle uoci ò nomi istessi che
li nominarono anco gli Antichi; iquali non conuengono insieme nella propor-
tione ò forma, se non la Diapason, la Diapente, la Diatessaron, & le composte
ò Replicate; però potrebbe essere, ch'alcun dicesse, non esser lecito ciò fare; ma
che bisognasse ritrouar nuoue voci & nuoui nomi, per conoscer maggiormente
la differentia, che cade tra l'uno & l'altro; & non usar queste, per le quali si pos-
sono intendere due cose diuerse; accioche nel ragionar si conoscesse, di che si
trattasse, & non si generasse nell'animo de i Lettori confusione; poiche 'l Dito-
no, il Semiditono, & il Comma; lasciando hora gli altri di si fatti nomi, che usia
mo nel Naturale ò Syntono, sono molto differenti nel loro significato, da quelli
che sono del Diatono. A questo rispondo & dico; che l'introduttione di questi
nomi nella specie Naturale sudetta, non è fatta senza proposito; percioche es-
sendo già riceuuto il nome della Terza maggiore da i Prattici sotto 'l nome del
Ditono & quella della Minore sotto 'l titolo del Semiditono, & cosi gli altri
che si trouano, insieme col nome del Comma; se ben questo nella specie Diato-
na importa quella differentia, ch'è tra 'l minor Semituono de gli Antichi, che
chiamano Lemma, & il maggiore, che nominano Apotome; & nel Naturale
ò Syntono quella, per la quale il nostro Tuono minore è superato dal maggio-
re; come nella 25. Def. del 2. delle Dimostrationi hò dichiarato; questo non
è impedimento, ne cosa che possa generare alcuna confusione in questa Scientia;
pur che s'intenda dalla Definitione, quello che importa ciascun de i Termini
che si usa; essendoche è lecito à colui, ch'è Inuentore ò Introdottore di cosa
nuoua, il por nome alle cose, secondo che li torna commodo, & secondo che la
necessità lo richiede, & à quel modo che più li piace; accioche sia inteso quel-
lo, di che ei parla & intende. Ne credo che più fusse lecito cotal cosa à gli An-
tichi, di quello che non è lecito à Moderni, com'alcuni gridano; & s'altramen-
page 105 te fusse; come sarebbe stato lecito al primo Inuentore de gli Horiuoli solari; per
uenire ad uno essempio commodo; chiamar Gnomone quel stilo, che si pianta
nella superficie d'un Muro ò nel Piano dell'Horizonte, & dimostra con le Om-
bre la uia che fà il Sole; che 'l Geometra prende per quell'Aggiunto, che si fà
intorno al Quadrato; come dimostra Euclide nella 2. Def. del 3. de gli Elemen-
ti geometrici, & Aristotele ne i Predicamenti, Trac. 3.
cap. 4. dou'ei parla del Moto, alla simi-
glianza delquale i Legnaiuoli si hanno fabricato quel loro Istrumento, che chia
mano Squadro ò Squara, che medesimamente si può chiamar Gnomone. Et per
dire anche cosa, che sia più in proposito lasciando molti altri significati da parte;
per cagione di breuità; il Musico chiama Comma quell'Interuallo che di sopra
habbiamo di chiarato; & l'Oratore medesimamente chiama Comma quella spe-
cie di Distintione, quando dopo due ò tre piedi sopr'auanza in una Sillaba; che
finisca il Parlare. Laonde, cosi come sarebbe uano & stupido colui, ilquale
parlandosi de gli Horiuoli da sole, & nominandosi il Gnomone, ei uolesse in-
tendere il sudetto Aggiunto ò Istrumento; oueramente che ragionandosi di Mu-
sica, & facendosi mentione del Comma, lo uolesse in tendere per la sudetta Di-
stintione; cosi pazzo & fuor di se sarebbe colui; che raccontandosi gli Acci-
denti & le proprietà del Syntono, & nominandosi il Ditono, il Semiditono, il
Comma & altri suoi Interualli; non intendesse che si parla di quelli che sono già
in cotal specie collocati, & non di quelli del Diatono diatonico antichissimo ò
d'alcun'altra specie. Tanto più, che in quanto à me non credo che si troui luo-
go in alcun de i miei Scritti; che quando hò uoluto che s'intenda alcuno de i su-
detti Interualli appartinenti alla specie Diatona, ouero à qualchedun'altra; non
gli habbia aggiunto queste parole; De gli Antichi ò di quella specie c'hò nomina
to. Anzi; s'io non erro, parmi d'hauere auertito il Lettore nelle mie Dimostra-
tioni; che tutte le uolte ch'io nominerò il Tuono, senz'aggiungerui altro, che
s'habbia da intendere, per una certa eccellentia, il Maggiore & Sesquiottauo,
& non il Minore. Più oltra; perche si potrebbe dire, che cotal nome non è con-
siderato in due cose simili nella Scientia & nell'Arte; però non ual l'essempio del
Gnomone; onde dico, che se non è lecito l'introdurre in un'istessa Scienza & in
un'istessa Arte, che due cose diuerse si chiamino con un'istesso nome commune;
non dourebbe anco essere lecito, nominar Tuono l'uno & l'altro de i due Mag-
giori interualli, che sono collocati nel Tetrachordo dell'Incitato d'Aristosseno;
come fanno molti de Moderni; essendo il più graue contenuto dalla Superbipar-
tiente 17. & l'acuto dalla Superbipartiente 15. & non dalla Sesquiottaua, ch'è
ueramente forma del Tuono. Ne dourebbe anco esser lecito nominare il mini-
mo Interuallo di cotale Tetrachordo co 'l nome di Semituono; poiche da i Pi-
thagorici, auanti che nascesse Aristosseno per lungo tempo, era chiamato il lo-
ro Semituono Λεῖμμα. cosa che questo Filosofo non fece mai; percioche il Lem-
ma è contenuto dalla proportione Super 13. partiente 243. & il Minimo inter-
uallo d'Aristosseno è contenuto dalla Sesqui 19. come si può uedere, essaminan-
do bene il detto Tetrachordo. Ma s'è lecito ad alcun nominar cotali Interualli
co i nomi di Tuono & Semituono; se ben non sono quelli, ma diuersi da quelli
del Diatono antichissimo; per qual cagione non sarà anco lecito chiamare tan-
to il Ditono & lo Semiditono del Naturale ò Syntono, quanto quello del Dia-
tono con un'istesso nome? Ma perche, come c'insegna il Filosofo, praedicam.
cap. 3. Ad.
aliquid. è lecito, ò
di trouar noui Nomi in qual si uoglia Inuentione noua, ouer di pigliarne di quel-
li, che sono in uso in un'altra; ne fà caso alcuno che si pigli più presto quello
che questo; purche nel principio del ragionamento si sappia quello, che l'Intro-
page 106 dottore ò Inuentore uoglia che s'intenda per cotal nome, acciò non si faccia
confusione, laquale il più delle uolte nasce da Ignoranti & Maligni, che piglia-
no il tutto per il riuerscio; & non da quelli, c'hanno ottima cognitione delle co-
se, & le pigliano per il diritto, & come uanno; perche sono di buona natura.
Però l'hauersi accommodato de i termini ò nomi de gli Interualli usati in una spe
cie, in un'altra; ouer l'hauer nominato un'Interuallo d'una specie col nome
dell'Interuallo d'un'altra, non è cosa che con ragione si possa biasimare; se ben
pare ad alcuni Moderni scropolosi, ma però poco buoni; che questo sia gra-
uissimo peccato, & cosa da grandemente biasimare; & non degna di perdono.
Ispositione del Testo d'una delle Questioni Conuiuiali di Plutarcho, intor-
no la forma della Diatessaron.Cap. VIII.
terza (come è uero) è la forma naturale della Diatessaron, che è la
Minima delle Consonanze perfette semplici; & Plutarcho dottissimo
& diligentissimo Filosofo, nella 9. delle Questioni conuiuali del 3. lib.
prima lo conferma; dopoi par che dica, che cotal Forma è contenuta dal Ter-
nario & dalla Vnità, & che si uenga à contradire: però per uenir nella uerità di
questa cosa, si dee sapere; che Plutarcho uolendo render la ragion della Mesco-
lanza, che si faceua secondo l'uso di quei tempi del Vino con l'Acqua; intro-
duce Aristone à dir simili parole:
Si come quelli, che osseruano la proportione cano-Onde è da
nica nella Lira, dicono la Diapente consonanza generarsi dalla Ragione ò Proportione
Hemiolia, & dalla Dupla la Diapason; & dicono anco, che la Diatessaron, laquale è
sopra l'altre fosca, consiste nella Epitrita; cosi gli Harmonici di Dionigio ò Baccho con-
siderarono esser tre le Consonanze; ò per dirle meglio, le Conuenienze che si fanno nel
mescolare il Vino con l'Acqua; che sono, la Diapente, la Diatrion, & la Diatessaron;
onde dicono & cantano in questo modo.
Πέντε πίνειν, ἤ τρία, ἤ μὴ τέσσερα.che uuol dire:
Cinque sono da beersi, ò Tre, & non Quattro.
Percioche Cinque consistono nella ragione Hemiolia; poste insieme tre parti d'Acqua
con due di Vino: Tre, nella Dupla, in una di Vino temperato con due d'Acqua: Quattro,
in una di Vino mescolato con tre d'Acqua; & questa proportione ò ragione è Epitrita, &
appartiene à Prencipi ò Giudici d'eleuato ingegno, che conuersano nel Prianeo, ouer à
Sobrij Dialettici, ouer'Oratori contemplatiui nelle dispute loro. Ma la mescolanza de
gli altri di due parti con una, fà diuentar l'Huomo mezo ebrio per la crapola; & lo tem-
peramento di due parti con tre, della quale niuna è maggiormente Musica, senza dubio
induce il sonno, & genera in colui che bee, domenticanza di pensieri.
sapere, che considerate queste parole nella loro superficie, si potrebbe dire,
che 'l Testo fusse falso; & specialmente quello, che stampò già Aldo Manutio
uecchio in Venetia, che si troua in alcuni luoghi imperfetto & incorretto; per-
cioche se la Terza mescolanza dell'Acqua col Vino era cosa da quelle persone,
che nomina Plutarcho; l'altre due erano quelle, c'haueano possanza di far di-
uentar l'Huomo ebrio per la crapola, & questo nella mescolanza di due parti
d'acqua con una di Vino; & il primo temperamento di due parti di uino con
tre d'acqua inducea sonno, & generaua obliuione, dellaquale ei dice, che non
si troua la maggior Mescolanza; non può essere, che la Terza mescolanza di
page 107 tre con una, potesse esser fatta nella Epitrita; se noi la intendiamo per quella,
che chiamiamo Sesquiterza proportione; percioche non conuiene à cotale me-
scolamento; poiche non fà alteratione alcuna, come fanno le altre; anzi è la più
debole delle due narrate. Ilperche è da sapere, che quando Plutarcho narra l'or-
dine delle proportioni secondo quella setta, ch'ei chiama de Canonici, de i qua-
li n'habbiamo ragionato nel Primo libro, nomina primieramente la prima mesco
lanza, Diapente, cioè; Per cinque, dal numero delle Cinque chorde, che contiene
questa Cōsonanza nella sua modulatione; & secondariamente la chiama Hemio
lia, per la sua forma, ch'è cosi nominata. Per tal modo anco chiama Diapason
la seconda; come quella c'hà ragione in tutti gli che contiene, & la sua
forma nomina Dupla; nominando la terza Diatessaron, che procede modulan-
do per Quattro chorde, & la sua forma chiama Epitrita. Dopoi pone, secondo
gli harmonici Dionisiaci, i nomi delle lor tre Consonanze; anzi più tosto dirò
Conuenienze; delle quali la prima chiama Διὰ πέντε; la seconda Διὰ τριῶν; & la ter-
za Διὰ τεσσάρων; non da alcun termine ò numero di chorde, che contengono co-
me Consonanze musicali, che si adoperano nelle Cantilene, quando si proce-
de per cinque, per tre, & per quattro chorde; ma dal numero delle Parti, ch'en-
trano ne i sudetti temperamenti; perche nel primo ue n'entrano Cinque; onde
si dice cotal Temperamento farsi Διὰ πέντε; cioè, Per cinque: nel secondo uen'
entrano Tre; onde dice, che si fà Διὰ τριῶν; Per tre: & nel Terzo uen'entrano
Quattro, & si dice farsi Διὰ τεσσάρων; Per quattro. Ilperche dal Testo sudetto si
conosce chiaramente, ch'essendo la prima di 3. & 2. nella proportione di nume-
ro à numero detta Η'μιόλια, che noi diciamo Sesquialtera; & quella del secondo
di 2. & 1. nella Διπλασία ò Dupla; quella del Terzo di 3. & 1. senza dubio par che
sia detta fuori di ragione Ε'πίτριτα; se 'l si hà da intenderla per la Sesquiterza. Ma
ueramente in quest'ordine cotal parola si dè intendere secondo la mente de i
Dionisiaci; non à cotal modo, ma secondo che è detta da Ε'πὶ, che dice Sopra,
& da τριτὸς, cioè, dal Terzo & numero Ternario; quasi che uoglia dire, che si po-
ne una parte di Vino, sopra tre di Acqua. Quando adunque Plutarcho parla
delle Conuenientie ò Temperamenti sudetti, fatti secondo l'ordine de i Cano-
nici; intende i termini ò nomi delle sudette consonanze, come hò dichiarato, che
corrispondeno à quello ch'ei uolea dire, dal numero delle chorde, che conten-
gono; hauendo rispetto à i termini della proportione delle chorde estreme, co-
me si uedono nell'essempio seguente. Et non può esser'altramente, che in que-
st'ordine l'Epitrito si troui tra altri termini, che tra quattro & tre; che sono Ra-
dicali (come gli altri) di questa Consonanza. Ma nella Terza mistione, che se-
condo i Dionisiaci, si fà di 3. & di uno; cioè del Tutto (dirò cosi) composto di
Quattro parti; che nell'ordine de i Canonici corrisponde alla Terza consonan-
za Diatessaron, non si può dire, che la Proportione sia Epitrita; ma Τριπλασία;
cioè, Tripla; Onde quando dice il Testo; Quattro; in uno di Vino mescolato
con tre d'Acqua, & questa è proportione Epitrita; bisogna intender la parola
Epitritos, come l'hò dichiarata di sopra; essendoche quando ella s'intendesse al-
page 108 tramente Plutarcho Filosofo abondantissimo d'ogni dottrina & molto intenden
te delle cose, sarebbe stato à se stesso contrario: percioche se 'l Temperamento
s'hauesse fatto di Sette parti; come contiene la Epitrita ò Sesquiterza ne i suoi
estremi, ne i numeri della proportione; cioè, 3. di Vino, & 4. d'Acqua, sareb-
be stato una Mescolanza più potente ad inebriare gli huomini, che non sarebbo-
no state l'altre; come appare da quel che si uede nell'essempio seguente; nelqua-
le ui sono accommodate Quattro maniere di Temperamenti ò conuenienze; &
si uede, qual di loro sia la migliore & la manco buona, con la buona & la trista; ac-
ciò si conosca dalle parole di questo Filosofo, quello ch'io dico esser uero, & come
si accordino le cose, ch'ei narra nel Testo; & si ueda la Differentia, che si troua tra
l'uno & l'altro di questi Quattro temperamenti; la quale è nota ad ogn'uno, es-
sendoche nel primo, che contiene cinque parti; cioè, tre di Acqua & una di Vi-
no; in ogni parte d'Acqua ue n'entrano due terze di Vino: nel secondo, che
contiene tre parti; cioè, due d'acqua & una di uino, medesimamente in ogni par-
te d'acqua ue n'entra meza di uino: nel terzo, che contiene quattro parti; cioè,
tre di acqua & una di uino, in ogni parte d'acqua, ue n'entra una terza di uino:
& nel quarto & ultimo aggiunto, che contiene sette parti; cioè, quattro di acqua
& tre di uino, in ogni parte d'acqua si trouano tre quarte parti di uino. Si uede
adunque che la Quarta mescolanza è assai più atta dell'altre à indurne l'Ebrietà:
che sarebbe contra quello che dice Plutarcho, che appartiene à Prencipi & Giu
dici d'eleuato ingegno, & à sobrii Dialettici & ad Oratori contemplatiui. Percio-
che la prima si conosce buona, la seconda meno, & la terza trista. Et per quello
c'hò ritrouato nel Trattato del mio speculatiuo Discepolo; ei ricerca in questo
proposito con molta sottigliezza:
Da che fusse indotto Plutarcho à dire; che 'l Ter-quantuque non dica cosi il Te-
nario & l'Vnità siano i Termini della Diatessaron;
sto, come habbiamo ueduto. Onde dice prima, che
Plutarcho in quel luogo, uuoleQuasi che non fus-
più tosto esser considerato da Beone & Buon compagno, che da seuero Mathematico; &
come in virtù rispondente alle consonanze musicali, & non apunto secondo le propor-
tioni delle Quantità del numero; & in somma come cosa detta piaceuolmente à tauola, &
che mostri in certo modo il medesimo effetto, & non l'istesso fatto.
page 109 se lecito, che in un conuito allegro, non ui potesse esser de gli huomini dotti & so-
brij che potessero parlare sobriamente del Vino, come gli piace, come si costuma
al presente farsi alle mense de gran Prencipi, & anco di maggiore importanza, &
non come fanno i balordi & poco sinceri: Et che anco non fusse stato lecito à Plu
tarcho, come sobrio, di parlare sauiamente; ma d'introdurre un'altra persona;
come è quella d'Aristone, ch'era uno de conuitati; fusse stato ebrio & pieno di
uino; & che à lui fusse stato lecito il dir le pazzie. Ma quel suo dir senza propo-
sito:
In virtù rispondente alle Consonanze musicali, & non à punto secondo le propor-par che uoglia inferire, che non potesse apunto
tioni delle quantità del Numero;
hauer corrispondentia alle proportioni del numero: il perche non intendendo
quello, c'habbia risolto Plutarcho in cotal Questione, hauendo prima à suo mo
do fatto un Commento sopra le parole d'Aristone; per conclusione, come buon
Mathematico, dice dopoi; che
L'intentione di Plutarcho è, di considerare solo il mag-Et lo proua con questa sua ragione, dicendo:
gior termine di ciascuna proportione delle tre semplici Consonanze; dal quale detratto-
ne, per la parte del Vino una sola Vnità; uuole l'altre che rimangono siano le parti del-
l'Acqua
Hora perche il termineMa questa sua chimera non s'imaginò mai Plutarcho; es-
maggiore della Sesquiterza è 4. dal quale detrattone, per la parte del Vino, l'Vnità; quel-
lo che gli auanza per la parte dell'Acqua, è 3. & però uà l'Autore in proposito della Sesqui-
terza comparando 1. à 3.
sendo che la comparatione è Tripla & non Sesquiterza; però se è uera questa sua
Regola; che cauandone per la parte del Vino l'Vnità dal Quaternario, maggior
termine della proportione Diatessaron; ne uenga 3. il che è contra la sua dottri-
na; una parte d'Acqua nella Diatessaron si uerrebbono à mescolare con 3. di
Vino; & sarebbe il Vino cosi mescolato con l'Acqua più potente à far ebriaca-
re, che mescolato nellaltre maniere. Ma ciò non è secondo l'intentione de gli
Harmonici di Dionisio, come si è mostrato. Finalmente, dopo molte cose im-
pertinenti, dice:
Puossi ancora dir cosi; delle 4. parti, 3. di acqua; & cosi si uieneMa quanto questo sia al proposito, lo
à far mentione de i proprij termini della Sesquiterza: ilqual modo di comparatione usa-
to nell'altre Consonanze, torna molto bene:
considerino i Lettori giudiciosi; percioche se dal 4. termine maggiore della for-
ma della Diatessaron, se ne piglierà 3. per il termine minore; ne resterà 1. Que-
sto stà bene; ma se dal 2. termine maggiore della Dupla si cauerà l'Vnità; ne uer
rà Vno di acqua; & se dal 3. termine maggiore della Sesquialtera si leuarà il 2.
per il termine maggiore; la cosa non tornerà bene, secondo la sua Regola; come
qui si uede. Aggiunge anco nel suo Commento, che 'l
Prouerbio de gli Allegri nonNellequali parole dice due cose; l'una che la Dia
uolea, che 'l 4. s'impacciasse col fatto loro à modo alcuno: ilquale è uno de i fondamenti
della Sesquiterza; & era l'ultima & più lontana consonanza del Vino; & cosi la Ses-
page 110 quiterza & Diatessaron, dal bere loro; ma non cosi diletteuole al gusto, come ricercaua la
buona cera, c'hà per fine l'Allegria, & il quasi ricreamento de gli spiriti, senza peri-
colo dell'ubbriachezza; laquale à lungo andare di Tauola, potrebbe per auentura portarsi
dalla Diapason. E però il Disputante celebrò sommamente la Diapente; considerando
in essa, come ancora nella Diapason, i termini delle Forme loro sommati insieme, & del-
la Diatessaron solo il maggiore.
pason à lungo andare potrebbe portare ubbriachezza; quasi che 'l Vino tempe-
rato secondo la Diapente, come si è mostrato, non hauesse più forza di far dor-
mire & leuare il ceruello à coloro, che troppo ne beuessero; che quello che è tem
perato secondo essa Diapason; percioche secondo questa, ogni bicchiere che si
bee, contiene una parte di Vino & due d'acqua; & secondo quella, ogni due
parti di Vino, contengono tre parti d'acqua; che tanto è dire; ch'ogni parte di
uino ne contenga una & meza d'acqua. Onde non è da marauigliarsi, se 'l Di-
sputante celebrò sommamente quello, ch'è temperamento secondo la Diapen-
te. L'altra cosa, è ch'ei dice, che 'l
Disputante celebrò questo temperamento, conside-onde si uede, che non hauendo
rando nella Diapente, come ancora nella Diapason, i termini delle lor forme sommati
insieme, & della Diatessaron solo il maggiore;
egli inteso i termini del secondo Ordine, come intender si deono, & come hò
dimostrato; hà confuso molte cose di modo che non tornano bene. Ma lascia-
mo hormai il parlare del mescolamento del Vino con l'Acqua; & ricordinsi i
Musici, quelli dico, à i quali è attribuito il nome de Beuitori & amatori gran-
demente del Vino, quando saranno inuitati à qualche conuito, di quel bello
& utile ricordo di Catone,
Vino te tempera;che dice, che dobbiamo dar ope-
ra al uiuer sobrio & temperato; temperando noi stessi al Vino, & non mescolan-
do con esso l'Acqua; accioche beuendone troppo ingordamente; essendo tocchi
da questo diuin liquore, non diuentiamo uerbosi, & d'alcuno non ci sia detto,
Pauca in conuiuio loquere:percioche il Vino si dee bere parcamente, per utili-
tà & sanità del corpo; & non ad altro fine: essendoche; come dice la Scrittu-
ra diuina; è utile alla debolezza dello stomaco; come lo dimostra il santissimo
Apostolo Paolo, scriuendo à Thimotheo ; essortandolo ad usarlo, ma poco, per
cotale rispetto; & non per compiacere al Senso; come fanno hoggi di una gran
parte de gli Huomini: percioche beuutoà cotesto modo, acuisse l'ingegno, al-
legra lo spirito, & iscaccia la malenconia: tanto più, che quando esso spirito è
pieno (dirò cosi) di tristezza; uiene non solamente ad essiccare la carne, ma etian
dio l'ossa. Beuasi adunque il Vino à questo fine, & usasi moderatamente, acciò
si uenga nel modo che si dee usare à conseruare in noi quello, che sopr'ogn'altra
cosa è desiderato in questo mondo da ogni uiuente, ch'è la Sanità; & fuggiamo
infinite infirmità, ch'apporta seco il bere troppo auidamente, & senz'alcuna mi-
sura. Ilperche hauremo in memoria sempre i due sequenti Versi di Virgilio Poeta
celebratissimo, che à questo proposito nel fine di un suo Epigramma dice in due
uersi in questo modo.De Venere
& Vino.
Vina sitim sedent, natis Venus alma creandis
Seruiat. hos fines transiluisse nocet.
Che uogliono dire:
Scaccin 'la sete i Vini, & l'alma Venere
Serui nel generar feconda prole;
Che nuoce il trapassar cotesti termini.
Quarto Libro de i
SOPPLIMENTI MVSICALI
DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO
DA CHIOGGIA,
Maestro di Cappella della Serenissima Signoria
DI VENETIA;
rate nella Musica nel Terzo luogo; & massime della Specie
Naturale detta Syntona diatonica.
De i Generi delle Harmonie ò Cantilene, & de i lor Colori ò Specie;
& prima di quelle del Diatonico. Cap. I.
questa Scientia, alcuni pongono il Systema ò Costitutio-
ne, & alcuni il Genere; ma parmi, che 'l Genere, ilquale
hà sotto di se molte Specie, prima del Systema si habbia à
porre; quantunque il Genere non possa essere se non per
la Specie, ne l'una per natura possa essere auanti l'altra; es-
sendoche ciaschedun Systema ò Costitutione è contenuta
sotto un Colore ò Specie d'uno de i tre di modulatione; ò Diatonico,
ò Chromatico, ouer'Enharmonico ch'esso sia; & non si compone se non de gli
Interualli, ne i quali è diuiso ò composto, che uogliamo dire, ogni Tetrachor-
do di una di cotali specie. Ilperche diremo prima quello che sia Genere; &
diremo come lo dichiara Euclide, ch'è una certa Diuisione di quattro suoni, quā
do dice.
Γένος ἐστὶ ποια τεττάρων φθόγγων διαίρεσις.ouer, com'altri dicono, è una certa
proprietà ò diuisione ò distributione di quattro Suoni in ciaschedun Tetrachor-
do. Si può anco dire, che sia quello, che dimostra (dirò cosi) in uniuersale il
costume della Melodia ò canto, & contiene in se Tre specie distinte; percioche
sono tre sorti di Modulatione, Diatonica, Chromatica, & Enharmonica; alle
quali Euclide In Introdu
ctorio mu-
sicae. aggiunge la Mista ò Commune, che nasce dalla mobilità del Mo-
to, rispetto al Rimanente, de i Suoni mezani, come altroue hò dichiarato; &
nel Cap. 16. del 2. delle Istitutioni fù dimostrato, quello ch'era ciascuna di esse.
Et perche da i Suoni mutati si fanno le differentie de i Generi & delle Specie; &
tali differentie chiamano i Greci χρῶαι; cioè, Colori, che sono differentie par-
ticolari de i Generi sudetti: però uoglio prima parlar di quelle cose, che cado-
page 112 no intorno al Genere & alla Specie, che di quelle che occorrono intorno al Sy-
stema; acciò incominciamo con miglior'ordine, & siamo più facilmente intesi.
Et se bene i Colori ò Differentie ò Specie, che li uogliamo dire, rationali & co-
nosciuti, sono (secondo 'l parere di Tolomeo) Otto solamente; cioè, Cinque
Diatonici, due Chromatici, & uno Enharmonico; tuttauia non uoglio restar
di porre insieme, & commemorar tutti quelli, che d'altri ancora sono stati ri-
trouati & considerati, & posti insieme; & saranno gli Otto seguenti Diatonici,
Otto Chromatici, & Sette Enharmonici; che sono in al numero di Ven-
titre, contenuti tra gli Estremi suoni della Diatessaron: & prima de i Diatonici,
de i quali il primo è l'Antichissimo, detto Diatono ò Diatonico; ilquale fù ab-
bracciato dall'uniuersità de Musici, come quello che credeuano che s'adope-
rasse nelle nostre Cantilene, fin'à tanto ch'io dimostrai esser tutto il contrario;
& questo, per maggiore intelligentia, segnarò co i numeri Radicali delle sue pro-
portioni; accio più facilmente da altri si possa conoscere. Ilche farò etiandio
nell'altre Specie, accommodando ciascuno della parte più graue, & primo del
suo Systema massimo, detto Tetrachordo Hypaton. Il secondo sarà quello d'Ar
chita; & è quell'istesso, che Tolomeo chiama Toniaco ò Tonieo. Il terzo è
d'Aristosseno, detto Syntono ò Incitato, ilquale commemora l'istesso Tolo-
meo nel cap. 12. del primo de gli Harmonici: Et da questo, dicono alcuni de
Moderni nel loro linguaggio, ch'Aristosseno costumaua nelle sue Distributio-
ni, di trarre le portioni della grandezza de gli Interualli, & non da una con
l'altra chorda. Et che 'l suo Interuallo più graue contiene 12. Sessantessime par-
ticelle del Tutto; che sono due Diesis enharmonici: & l'uno & l'altro de i se-
quenti ne contiene 24. ò Quattro de i sudetti Diesis; & che in uirtù (se bene
page 113 non sanno quello ch'importi dire questo) è l'istesso dell'Antichissimo. Ma quanto
parlino à proposito, ogn'un potrà conoscere, quando al suo luogo parlerò di que-
sta cosa; percioche s'anco uorrà essaminar l'Antichissimo diatonico, ch'è il primo
di quest'ordine, potrà conoscere, se sarà uero, che questo sia l'istesso con quello;
non dico solamente in uirtù, ma ne anco in potentia, che tanto è, ne meno in at-
ro. Il Quarto è quello, che dall'istesso Aristosseno è chiamato Molle; ilquale
dicono contenere nel primo Interuallo & più graue Dodeci sessantesime parti-
celle del Tutto, ò due Diesis enharmonici; nel secondo Diciotto ò tre Diesis;
& nel terzo Trenta sessantesime ò cinque Diesis. Et dicono esser diuiso nell'
istessa maniera del sudetto Syntono; & questo è posto da Tolomeo nel
luogo citato. Il Quinto è di Didimo, reprobato da Tolomeo nel cap. 13.
del Secondo de gli Harmonici. Questo (dicono gli istessi, & è uero) è di-
uiso ne gli istessi interualli del Syntono di Tolomeo; ma però sono posti
per altr'ordine; & contiene la forma: onde quanto alla materia conuengo-
no insieme, ma discordano in essa Forma; essendoche prima quello di Didimo
page 114 discorda da quello di Tolomeo in questo, che procede dal graue all'acuto per
un Semituono maggiore moderno (dirò cosi, per esser meglio inteso) & per un
Tuono minore, & nella parte acuta contiene il Tuono maggiore; & quello di
Tolomeo procede per il sudetto Semituono dal graue all'acuto, & per un Tuono
maggiore & per un minore posto nell'acuto, come si uede nel seguente Tetra-
chordo, il quale sarà quello che occuperà il Sesto luogo di quest'ordine. Quello
di Didimo contiene tra la prima & graue chorda la Forma del Semiditono con
la Terza chorda, che nō è consonante; & quello di Tolomeo, tra l'istesse due chor
de simigliantemente lo contiene consonante. Conuengono poi in questo, che
tanto in quello di Didimo, quanto in quello di Tolomeo, tra la seconda chor-
da graue & la quarta acutissima, è contenuto il Ditono, ch'è consonante; co-
me si può comprendere dall'uno & dall'altro de i due mostrati essempii ò Te-
trachordi. Questi nuoui Censori non conoscendo ueramente cotal differen-
tia, senz'alcun proposito, si misero à biasimar Tolomeo; come quello c'haues-
se furato il Tetrachordo di Didimo, & fattoselo suo, con queste parole.
Didimo Pithagorico Musico nobilissimo, fù qualche anno auanti Tolomeo, & fece in cia-Et più oltra dicono:
scun de i tre Generi d'harmonia una nuoua Distributione di chorde; & tra l'altre quella,
ch'egli fece nel Diatonico, procedeua in ciascun suo Tetrachordo nella maniera, ch'è
quello posto di sopra; che è del Systema il più graue, detto Hypaton. Venne dopo Tolo-
meo, & mutò l'ordine de i due Interualli men graui di ciascun Tetrachordo; mettendo
quello di mezo al luogo men graue, & il men graue nel luogo di mezo; con dire, che al
maggiore non conueniua esser iui collocato, ma si bene à quello di lui minore, & maggio-
re del più graue.
Dalche potete comprendere, qual sta la par-Più ol-
te, c'hà Tolomeo nel Syntono; & à chi si debba di ciò dar l'honore & la palma.
tra fuori d'ogni proposito fanno questa interrogatione:
Per qual cagione crediamoAllaquale rispon-
noi, che quelli, c'hanno cerco persuaderne, che quello c'hoggi si canta è tutto Syntono,
nella Specie diatonica intendendo; habbiano più tosto detto esser di Tolomeo, che di Di-
dimo ? non facendo (per quanto si vede) applicato à questo nostro modo di comporre & can
tare commodo ne incommodo maggiore questa di quella distributione.
dono prima con poca intelligentia; & dicono:
Quello che non haurebbe dato noiaMa
à noi & à molti altri, pregiudicaua forse à disegni de gli Autori di queste cose.
questo è un modo di parlare tra i denti. & quando seguono ancora più oltra, sco-
prono quello che gli è molto contrario, & dicono.
L'Interuallo che nella Distri-(cioè, quelli che sono d'altro parere)
butione di Didimo si troua tra G. sol re ut, & mi. è un Ditono, & non una Terza mag-
giore, di quelle che la più parte credono, che si cantino hoggi; & quello che si troua
tra mi & esso G. sol re ut, è un minore Hexachordo, & non una sesta minore: la
onde hauendo essi
detto prima ne i loro Scrit-Et incominciando
ti; che si fatti Interualli erano dissonanti; che ueramente sono; ueniuano troppo alla sco-
page 115 perta & in un subito à porgere occasione d'impedire i di segni loro.
à scoprir la loro ignorantia, soggiungono:
Che essi Interualli appartiscono tali; ec-(cosa che ueramente ignorano eglino)
coui la prima specie del Diapason, distribuita secondo l'intentione di Didimo; laquale essa-
minata da uoi diligentemente; trouarete esser uero quello, che si è detto. Et quantunque in
quelli di Tolomeo sia occorso listesso; non perciò è stato cosi manifesto al Senso & giudi-
cio de Volgari; & si è possuta all'uniuersale sin ad hora tal cosa più facilmente defrauda-
re. Et tale è stata la cagione, che più di Tolomeo, che di Didimo habbia detto essere la
prima specie Diatonica, che si canta hoggi: se già non uolessimo dire, laqual cosa non
credo in modo alcuno, c'hauessero ignorato
laQuanto però sia differente la Costitutione di Didi-
differentia che si troua tra esse.
mo da quella di Tolomeo, ciascuno che essaminarà le Costitutioni sequenti, lo
potrà più manifestamente conoscere.
Ma lasciamo da un canto il rispondere alle cose impertinenti, che dicono, & di-
ciamo; chi uide mai alcuno parlare con si poca riuerentia contra uno si gran
Mathematico, come era Tolomeo, & contra quelli ch'al loro dispetto sono
stati suoi Maestri, come fanno costoro? iqualinon s'accorgono, che disputan-
do à questo lor modo, senza fondamento, sputano (come si dice) contra il
Vento; essendo dubbiosi di quella parte, che debbe hauer Tolomeo nel Syn-
tono, & à chi si debba dare il premio ò à lui ò à Didimo; forse che in cotal co-
sa ui uà molto da dubitare: ma ueramente fà dibisogno che se gli perdoni, poi-
che non conoscono il modo che Tolomeo hà tenuto nel porre in atto, & nel
ritrouare la sua Specie Syntona con maggiore auantaggio di quello, che non è
in quella di Didimo; percioche apporta maggior commodo, senza dubio nel
cantare & nel comporre cosa che costoro non conoscono; & chi uorrà sape-
re la cagione che mosse Tolomeo à rifiutare il Tetrachordo di questo Ma-
thematico, legga il cap. 13. del Lib. 2. de gli Harmonici, che lo potrà cono-
scere. Ma se costoro hauessero conosciuto, come hanno dimostrato di non
conoscere, la Differentia, ch'è tra l'una & l'altra, haurebbono detto, che la
Syntona di Tolomeo conuiene con quella di Didimo (come hò detto) nella ma
page 116 teria solamente & non nella forma, nella quale consiste il tutto, & dà l'essere
alle cose; & non hauerebbono cosi pazzamente tassato di furto, senza suo meri-
to, questo gran Mathematico. Dicono, che l'Interuallo, ilquale nella costitu
tione di Didimo si troua tra G. & . è un Ditono antico, & nō una Terza maggio
re delle moderne, che si cantano: Chi è colui c'habbia una scintilla solamente
delle cose della Scientia, che non sappia? percioche è cosa, che l'haurebbe ue-
duta il loro Cimabue; & haurebbe anco conosciuto, che nella Costitutione di
Tolomeo è una Terza maggiore ò Ditono consonante; dalche doueano almen
conoscer la Differentia, ch'è tra queste due Specie; percioche haurebbono an
che conosciuto, che tra la chorda G. & la . ui è l'Hexachordo minore moder-
no consonante: Ma in quella di Didimo si troua pur l'Hexachordo minore,
ma dissonante. Laonde poteuano almen ueder la differentia, ch'è tra l'una &
l'altra di queste due Costitutioni; la qual consiste in questo; che quelli Inter-
ualli, che si trouano in quella di Tolomeo, sono consonanti; & in quella di
Didimo sono Dissonanti. Come adunque poteua questo far pregiudicio à i
disegni di coloro, che affermano (come dicono) che si compone & si canta la
Specie naturale ò Syntona di Tolomeo, & non quella di Didimo? poiche nel-
la Costitutione di Tolomeo si troua solamente un Semiditono imperfetto tra la
Terza & la Quinta chorda, & una Diapente anco imperfetta tra la Terza & la
Settima; & in quella di Didimo tra la Prima & la Terza, & tra la Quarta & la
Sesta il Semiditono imperfetto, tra la Sesta & l'Ottaua il Ditono dissonante, tra
la Prima & la Sesta l'Hexachordo minore; & tra la Terza & l'Ottaua il maggio-
re dissonanti. Cosi ancora tra la Seconda & la Sesta si troua la Diapente, ma
imperfetta & dissonante; lasciando da dir nell'una & nell'altra Costitutione del-
la Semidiapente & del Tritono di queste specie; di modo che contiene Sei in-
terualli dissonanti. Ilperche manifestamente danno segno, che ueramente egli-
no & non quelli, che persuadono che si canta hoggi il Syntono, hanno ignora-
to la differentia, c'hanno tra loro queste due Costitutioni. Vltimamente da
questo anco poteuano conoscer tale differentia, che quella di Didimo contiene
page 117 il Tuono maggiore nel terzo, sesto & settimo luogo ò interuallo; & nel
secondo & quinto il minore; & quella di Tolomeo contiene il maggior
Tuono nel secondo, & settimo, & lo minore nel terzo & sesto.
Questa adunque è la cagione, perche più tosto s'habbia detto & persuaso
con ogni uerità; per parlare al modo loro; che quella Specie che si canta, è quel-
la di Tolomeo, & non quella di Didimo; essendo ueramente più copiosa d'In-
terualli consonanti, di qualunque altra Costitutione; onde torna più commo-
do al nostro modo di comporre; se ben non intendono quello, che dicono; uo-
gliono che questo sia stato la cagione. O sottil ragione; quando dicono;
Che nonsi alli poco intendenti della Musica: Onde non sanno di
haurebbe dato noia à molti:
re, per qual cagione
Pregiudicaua à i disegni de gli Autori & Inuentori di questa verità.
Et quando dicono, esser occorso l'istesso ne gli Interualli di Tolomeo; &
QuestaDa quello che si è detto & mostra-
cosa non essere stata cosi manifesta al senso & giudicio de Volgari; & che più facilmente
à questo modo fin'hora s'habbia possuto defraudare:
to, ogn'un può conoscere, quanto sia uero; quando anche sopra il Tetrachor-
do di Tolomeo hanno posto questo titolo:
Diatonico Syntono di Tolomeo; ilqualecioè del Trattato nominato. Ma quando hauran fatto, come si dice, il con
secondo che piace al Zarlino, è quello che si canta hoggi; la cui opinione è confutata dall'
Autore,
to con l'Hoste, facilmente lo potranno conoscere. Et per seguitar quello,
c'habbiamo incominciato, il Settimo Tetrachordo di quest'ordine è di Tolo-
meo, & lo chiama Equale diatonico, & è il seguente; forse cosi chiamato, dalla
Progressione arithmetica de i numeri delle sue proportioni, che sono tra loro
equalmēte distanti per l'unità. Ma l'ottauo & ultimo Colore ò Tetrachordo è pur
di Tolomeo, ilquale lo nomina Molle & delicato diatonico, & è il seguente: di
page 118 modo che per finirla, il Genere diatonico contenendo tutte queste Specie ò
Colori, che li uogliamo dire, di Harmonia, uiene ad hauerne Otto, come si è
mostrato. Ma uerremo hora à ragionar & dimostrar quelli del Chromatico, se-
condo l'ordine tenuto di sopra ne i Diatonici.
De i Colori ò Specie d'Harmonia contenute nel Genere Chroma-
tico. Cap. II.
matico sono medesimamente Otto; de i quali il primo è l'Antico.
Vogliono alcuni, che non si sappia, chi fusse l'Autore, ò Inuentore
di cotal Genere; & si può dire, che è uero; poi che non si troua det-
to d'alcuno chiaramente chi ello fusse nella parte historica; ma di questo ragiona
remo nel Capitolo seguente, quando discorreremo dell'Inuentore del Genere
Enharmonico. Succede à questo il Secondo Tetrachordo dell'istesso genere;
ilquale è d'Archita; come dimostra Tolomeo nel Cap. 13. del Primo libro de gli
Harmonici. Il Terzo è d'Aristosseno, ilquale nomina Molle & delicato; con-
tenuto sotto la forma seguente; del quale ne fà mentione medesimamente il
sudetto Tolomeo nel primo del poco fà citato Libro nel Cap. 12. Fà anco
mentione nell'istesso luogo del seguente, ch'è simigliantemente d'Aristosseno
& quarto in quest'ordine, ilquale chiama Toniaco ò Tonieo, ch'è l'istesso di
page 119 forma con quello d'Eratosthene; delquale ne fa mentione esso Tolomeo nel
Cap. 14. del Secondo Libro, & è il seguente: ancora ch'alcuni dimostrino
di tener molto conto, che l'uno non sia contenuto nelle proportioni da maggior
numeri, di quelli che sia l'altro; quasi che la grandezza del Corpo facesse, che un
Gigante fusse maggiormente Huomo, di questo ch'è un Fanciullo ò altro Indi-
uiduo, che fusse di minor statura & commune. Seguita dopo questo il Quinto
Tetrachordo di questo Genere, ilquale è del medesimo Aristosseno; come di-
mostra Tolomeo nel Cap. 12. del Primo; & lo chiama Emiolio, ouer Sesquialte-
ro; la forma delquale si può ueder nell'essempio posto qui appresso; alquale ag-
giungeremo il Sesto di Didimo, mostrato simigliantemente da Tolomeo nel
Cap. 14. del 2 de gli Harmonici; ilquale (dicono alcuni)
ch'io habbia preso per& è il seguente, sopra ilquale,
quello che si costuma hoggi, posto nel cap. 46. della 2. parte delle Istitutioni; ch'io l'habbia
page 120 malamente distribuito; uolendo io in quel luogo, com'in molti altri, che 'l Sesquiottauo
non sia capace d'altro Semituono che del Maggiore & del Minore del Syntono; oltra ha-
uerlo io prima insieme con Tolomeo confutato;
come huomini di mal'animo, dicono molti errori; percioche dicono prima,
che 'l detto Tetrachordo hà alcuni Interualli communi col Diatonico di Di-
dimo; nondimeno non si troua altro Interuallo, che quello di Sesquiquin-
tadecima proportione, che gli sia commun e; e quello di Sesquiuentesima
quarta non hà da far cosa alcuna col suo Diatonico; se forse non uolessero
dire, che non ui fusse differenza alcuna dal Syntono di Tolomeo à quello
di Didimo; come tengono per uero; il che si uede da quello c'hò detto del
Quinto Tetrachordo diatonico di questo Filosofo; ch'è diuiso ne gli istessi
interualli del Syntono sudetto; ma per altr'ordine disposti; & che dall'uno &
dall'altro nella Diuisione ò Costruttione del Monochordo nasca, per la inter-
positione della chorda chromatica, posta in ogni Tetrachordo diatonico; ilqua-
le Interuallo dicono esser'uno de i miei Principij. Ma quanto questo sia lonta-
no dal uero, uegga il Lettore studioso prima l'uno & l'altro Tetrachordo di Di-
dimo, & legga quello c'hò scritto di sopra, & dopoi ne faccia quel giudicio, che li
parerà. Il Secondo errore è, quando dicono, ch'io hò preso questo Tetrachor-
do di Didimo nel Cap. 46. della Seconda parte delle Istitutioni, per quello che si
costuma hoggi; & non uedono, tanto sono ciechi & maligni, che questo non è
stato fatto da me per elettione, ma per opera di Natura aiutato dall'Arte; per-
cioche non potea uenire (à mal grado di chi hauesse uoluto far'altramente) altra
forma di Tetrachordo; uolendo seguitar quello che già hauea principiato. Pe-
rò, chi uorrà accuratamēte essaminar la cosa, uedrà che cotal Tetrachordo na-
sce dalla chorda aggiunta, segnata col . collocata tra la seconda & la quarta
d'ogni Tetrachordo diatonico; che con l'estrema di tal Tetrachordo fa il Trihe-
mituono ò gli estremi del Semiditono con la detta acuta, & il Tuono minore con
l'estrema graue; come si uede tra le chorde di questo Tetrachordo, segnate
secondo le distanze ò Interualli delle loro uere proportioni rationali, che sono
contenuti in esso. Et se bene uiene ad essere un'istesso con quello di Didimo;
credo ch'egli mai non si imaginasse di cauarlo fuori & darli forma per cotal uia;
com'è auenuto à me del sudetto: ilche ogni Studioso lettore potrà compren
dere, quando haurà conosciuto il modo c'hò tenuto nella Costruttione ò fabri-
ca dell'Istrumento moderno, posto nel Cap. 47. della Seconda parte delle Istitu-
tioni, contenente le chorde di tutti tre i Generi. Il terzo errore è, quando di-
cono, che malamente hò distribuito il sudetto Tetrachordo; massimamente uo-
page 121 endo io in quel luogo; come ne gli altri ancora; che 'l Sesquiottauo non d'altro
sia capace che del maggiore & minor semituono del Syntono, delche non mi
marauiglio; perche se molti altri luoghi ne i miei Scritti eglino hanno inteso
malamente; anche questo si può porre appresso quelli: Ma è ben peggio quan-
do errano nella Radice, perche ogni cosa resta confusa. Non mi ricordo, d'ha-
uer mai detto cotal pazzia, & s'io l'hauessi detta, l'haurebbe ueduto il contrario
nel Tetrachordo Synemennon del Monochordo posto nel Cap. 40. della sudet-
ta parte, che nasce per accidente: percioche in quello tra la chorda Mese &
la Paramese u'è interposta la chorda Tritesynemennon, che diuide il Tuono
maggiore contenuto tra esse in un Semituono graue di proportione Sesquiquin-
tadecima, ch'io chiamo nel Cap. 11. più abbasso, & in tutti i miei Scritti, Mag-
giore, ilquale è collocato tra la Mese & la detta Trite, & in uno acuto contenu-
ro tra questa chorda & la Paramese di proportione Supersettipartiente. 128.
che nel detto Capitolo nomino Mezano, & cosi è; comparato à gli altri, che so-
no in numero cinque; percioche occupatra quelli il luogo di mezo. Onde si ue-
de, ch'errano; poiche non hò detto mai questa cosa. Ma doue, di gratia, uo-
gliono, ch'io tenga, ò habbia detto, che 'l Sesquiottauo non sia capace d'altro
che del Maggiore, & del Minor Semituono del Syntono? s'io dimostro nella 19.
del Secondo delle Dimostrationi, che Se 'l si aggiungerà il maggiore al minor
Semituono, quello che uerrà sarà Tuono minore & non maggiore: Ilperche
da questo si può ottimamente comprendere, che questo sia ueramente un loro
sogno. Facea loro dibisogno, che hauessero molto bē considerato, & essaminato il
sequente Tetrachordo, ch'è l'istesso del sopramostrato della Sesta specie: ilquale è
il Secondo posto nel Cap. 46. della 2. Parte delle Istitutioni; & non il secondo, che
in questo numero si troua temperato nella compositione del Monochordo mo-
strato nel Cap. 44. della detta Seconda parte, ilquale citano in loro fauore, & è
page 122 il sudetto; percioche di questo se ne dee hauer altra consideratione. Hora ha-
uendo lo Studioso lettore intesa la cosa dirittamente, potrà da questo conosce-
re, quanto costoro intendino ben le cose per il uerso, che si hanno da intendere.
Ma uenendo al Quarto errore; di due cose bisogna che ne segua una, ò che siano
stati maligni ouer'Ignoranti nell'esporre per essempio il Tetrachordo di Didimo
nel modo c'hanno fatto; percioche non si troua in Tolomeo, ilqual scriue le co-
se di questo Musico speculatiuo, che cotal Tetrachordo sia posto nel primo luogo
del Systema massimo, ma nel secondo delli due Tetrachordi separati; come si può
comprender nell'essempio che segue. Onde hauendio segnato il mio (dirò cosi)
Chromatico mostrato di sopra, essere primo
tra le chorde della Hypaton; hanno uoluto me
desimamente porre il loro Tetrachordo tra l'i-
stesse chorde; quantunque Tolomeo non se-
gni ò noti col nome proprio d'alcuna chorda,
ma solamente ponga le distanze ò interualli,
che si trouano tra le sue chorde; cioè, de i due
Tetrachordi separati l'un da l'altro per il Tuo-
no Sesquiottauo, & anco differenti di forma;
come si può conoscer nell'essempio. Per laqual
cosa, si può dire, che sia il Tetrachordo die-
zeugmenon; poiche nel Cap. 14. del 2. de gli
Harmonici nella Seconda parte, ò Tauola ouer Secondo essempio del Genere
chromatico; dou'egli, oltra le ragioni de i suoi Tetrachordi, dimostra anco
quelli de gli Interualli di tutti quei Musici, ch'egli hà prima nominato; & po-
ne (come ritrouo nel Testo greco scritto à penna, & anco nel Latino, stampa-
to) la descrittione della Diapason di Didimo, nellaquale si uede il sudetto Te-
trachordo separato nelle Quattro sue chorde più acute, tanto nell'uno quanto
nell'altro de i due essempij; ne ui è altra differentia, se non che 'l Greco ha il nu-
mero ριβ. corrispondente à 112. che nel Latino è segnato 114. Onde si compren-
de, che ui sia incorrettione; laquale fin'hora non hò poruto trouare di poterla cor
reggere: tanto sono i Testi greci (com'hò detto altroue) incorretti. Doueano
costoro pigliar l'essempio di Tolomeo, & porlo nelle chorde del Tetrachordo
diezeugmenon; perche in esse si troua; come si conosce dal Tuono, che chia-
mano della Separatione, col mezo della proportione contenuta tra ς. & π. ouera-
mente tra 90. & 80. ch'è Sesquiottauo; & porre anco i numeri che dinotano le
proportioni delle distantie ò interualli delle chorde, che si trouano più graui ò
più acute l'una dell'altra. Ma l'hanno uoluto accommodar nel luogo doue ac-
commodai il mio; per poter dimostrar più palesemente quello c'hanno uoluto
mostrare per far credere, ch'io l'habbia pigliato da Didimo & fattolo mio. Onde
hanno etiandio pigliato altri numeri; parendogli di dimostrar più fedelmente co
tale cosa esser uera, & non poter stare altramente, di quello che uogliono. Vltima
mente dicono, c'hò prima confutato questo Tetrachordo con Tolomeo; & io di-
co, che io rifiutai non solamēte le diuisioni di Didimo, ma anco l'antiche fatte ne
i tre Generi, & quell'Archita, d'Aristosseno & di Eratosthene; percioche tenendo
io quella strada nella Compositione del nostro Monochordo, nella quale la Na-
tura (ch'io non lascierò mai da un canto per l'Arte) mi guidaua, le rifiutai, ma
non le confutai; come dicono; per non perdere il tempo in cose, che non face-
uano al mio proposito; ma si bene anco confutai & rifiutai insieme dal Natu-
rale ò Syntono in fuori, tutte l'altre Specie de i Generi di Tolomeo come quel-
page 123 le che non erano commode à quello ch'io cercaua. Ma il rifiutare non è cōfutare;
anzi sono due cose diuerse: onde spesse fiate rifiutiamo una cosa, quantunque ella
sia buona, che non la confutiamo. Ilperche nel Cap. 31. della Seconda parte delle
Istitutioni, dissi; che la molteplicatione delle Specie ò colori ne i Generi dell'Har
monia, considerata in quanto all'uso de gli Antichi, non erano fuori di proposi-
to; percioche nulla ò poca consideratione haueano delle Consonanze, & tutta la
loro Harmonia consisteua nella Modulatione d'una parte, nel modo ch'io son
per dimostrare. Ma per uenire al Settimo Tetrachordo chromatico, ch'è il Syn-
tono ò Incitato della prima specie di Tolomeo, dico; che il suo Colore ò For-
ma è tale; come nel seguente essempio si uede. Seguita ultimamente, per finir
quest'Ordine, il Chromatico di Tolomeo medesimo, ilqual chiama Molle ò
Delicato, che noi lo uogliamo dire; la cui forma & colore è il seguente. Queste
sono le specie del Genere Chromatico, che sono in somma Otto; allequali, s'ag-
giungeremo la Specie temperata nell'Istrumento arteficiale, arriuaranno al nu-
mero di noue. Et per seguitar l'ordine, soggiungeremo hora tutti quei Colori
ò Specie, che sono sottoposte al terzo de i tre Generi chiamato Enharmonico,
ilquale seruirà più tosto alla curiosità de i Studiosi, che ad altra cosa che si pos-
sa desiderare; secondo la mia opinione; che sia buona.
De i Colori ò Specie contenute sotto 'l Genere d'Harmonia detto
Enharmonico. Cap. III.
posto al Terzo genere d'Harmonia detto Enharmonico, in quest'or-
dine sarà l'Antichissimo, ilquale (come uogliono alcuni) fù ritro-
uato da Olimpo, quale ello si fusse; la cui forma ò colore è il se-
guente. Ma siami di gratia hora concesso dal Lettore, di poter discorrere
page 124 un poco, nella parte Historica sopra l'Inuentore di questo Tetrachordo ò Ge-
nere d'Harmonia, & uedere chi fusse questo Olimpo, cosa che non è tanto faci-
le da intendere, come forse pensano alcuni; come non è anco certo, chi fusse
quel Timotheo, che ritrouò il Genere d'harmonia detto Chromatico, se pur fù
Timotheo; prendendo l'occasione da quello, c'hanno detto alcuni speculatiui
Moderni sopral'uno & l'altro di questi Inuentori; i quali uolendo mostrar la
facoltà del modo Dorio nel Genere diatonico, esser diuersa da quella che hà,
quando è cantato nel Chromatico & nell'Enharmonico, dicono:
Nel Chroma-Et per non far torto alla lor buo
tico haueano più efficacia gli affetti molli & effeminati, che in altro; l'uso delquale
essendo assai frequentato dal Lirico Timotheo tra gli Spartani; fù cagione ch'essi, come ama
tori della seuera Musica, lo cacciarono da i lor confini.
na natura nel dir mal d'ogn'uno, soggiungono;
Ne di ciò è punto da marauigliarsiOnde dicono che Timotheo
di Timotheo; auenga che la sua patria fù un'Isola della Grecia, detta Millo; gli habitato-
ri, dellaquale erano (per quanto ce ne dicono gli Historici) huomini lasciuissimi & effemi-
nati: & tali (per quello s'intende) sono ancora hoggi.
non fù autore del sudetto genere Chromatico. Ma che l'Isola di Millo sia ò non
sia nella Grecia; percioche è nell'Arcipelago, lascio la cura à i Geographi; Et
il dire anco, che i Milesij fussero & anco siano huomini effeminati; questo dico-
no contra i buoni costumi & anco secondo la natura loro, & non fà al caso cosa
alcuna; & è più tosto in nostro che in loro fauore. Ilperche è da notar due cose;
la prima, quando dicono, che
Timotheo fù Lirico, & frequentaua il Genere Chro-la seconda,
matico;
ch'ei non fù quello, che ritrouò cotal Genere; se 'l s'intende perMa eglino allegano tre autorità,
quello che fù al tempo del grande Alessandro.
che gli sono contrarie; quantunque pari à loro, che l'habbiano in lor fauore:
La prima è quella d'Aristotele nel Secondo della Metaphisica, che dice:
Se nonse bene il Testo non di-
fusse stato Timotheo, non haueremmo tante sorti di Melodie:
ce Melodie, ma μελοποΐας; laqual parola altroue hò pienamente dichiarato, essen-
doche egli ritrouò la Melopeia del Chromatico. La seconda è, che dicono, che
Suida parlando dell'istesso, dice cosi:
Timotheo figliuolo di Tersandro tramutò laSuida però non dice cosi; ma si bene in questo modo.
Musica antica in più Molle & delicata forma; chè proprio la natura del Chromatico,
comparato all'Antichissimo Ditonico: E' ben uero, che da gli Huomini di giudicio gli
fù imputato biasimo.
Timo-
theo figliuolo di Tersandro ò di Neomiso ò di Filopolite, Milesio Lirico; ilquale aggiunse
alla Lira la Decima & la Vndecima chorda, & mutò l'antica Musica in un Modo più
molle; fù ne i tempi d'Euripide Tragico, ne i quali regnò etiandio Filippo di Macedonia.
Et dopò alquante parole segue nell'istesso Capo d'un altro Timotheo, dicendo:
Referiscono Timotheo tibicine una fiata con l'arduo modo di Minerua intanto hauer com-Onde si uede, che Suida è
page 125 mosso l'animo d'Alessandro; che nell'ascoltarlo fù concitato all'arme; & che questo Timo-
theo con gran prestezza chiamato, andò à lui in Persia.
confuso; & forse per la incorrettione del Testo; come si trouano gran parte de
i Libri greci; percioche in un'istesso capo (lasciando le parole ch'intrauengono
di mezo) confonde il Lirico, co l Tibicina; ilperche in questo se gli può dar po-
ca fede. La terza autorità è quella di Boethio posta nel Proemio del 1. Lib. del-
la Musica, laquale eglino allegano con queste parole:
Essendo Timotheo inNondi-
Sparta, riuolgeua la Musica graue, & seuera, chauea da essi Spartani riceuuto, nella
Chromatica, che è Molle & effeminata; l'uso dellaquale grandemente nuoceua à gli anni
teneri de fanciulli, facendoli diuentar tali: per lo che fù mandato in essilio.
meno le parole di Boethio sono queste tratte dal Greco ch'egli cita:
Idcirco Timo-che uogliono dire:
theo Milesio Spartiatas succensuisse, quod multiplicem Musicam reddens, puerorum ani-
mis, quos acceperat erudiendos, officeret; & à virtutibus modestia praepediret. Et
quòd harmoniam, quam modestam susceperat, in Genus chromaticum, quod mollius est,
inuertisset;
Per laqual cosa i Spartani si sdegnarono contra Timotheo
Milesio; che facendo la Musica molteplice, offendeua gli animi de i Fanciulli, iquali egli ha-
uea presi ad insegnare, & gli impediua & retraeua dalla modestia della Virtù; perche l'har-
monia ch'egli hauea riceuuto modesta, hauea riuolta nel Genere chromatico, ch'è più molle.
Queste sono le parole di Boethio; onde non uedo, che questa autorità, ch'allega-
no, dica, che Timotheo non fusse l'Inuentore del sudetto Genere; percioche se be
ne non dice questo apertamente; non dice anco ch'egli non fusse quello; ma più to
sto si può intendere ch'ei fusse l'Inuentore, hauendo questi miei contradittori det
to prima, che l'uso di questo Genere era assai frequentato dal lirico Timotheo tra
Spartani: & allegano la prima autorità d'Aristotele; che se Timotheo non fus-
se stato, non haueremmo tante sorti di Melodie; & dicono, ch'ei riuolgeua
nella Chromatica, che è molle & effeminata, la Musica graue & seuera, c'ha-
uea (come espongono) riceuuto da Spartani. Et io dico, ch'ei hauea riceuuta
& imparata dal suo Precettore & non da Spartani; onde maggiormente queste
autorità fanno per la parte affirmatiua di coloro, che tengono, Timotheo esse-
re stato quello che la ritrouò, che per la negatiua: tanto più, che non ui è cosa
alcuna, che dica il contrario; anzi eglino mordendo le genti dell'isola di Millo,
prendono occasione da questo, di chiamarli lasciui & effeminati; & usando
una loro certa amplificatione contra Timotheo, uengono à dire contra loro
stessi. Ilperche assegnando questa loro opinione esser uera, dicono:
Il ZarlinoAggiungo
ultimamente nel cap. 32. della 2. Parte dell'Istitutioni ne fà un discorso assai lungo; nel
quale dice chiaramente, che non solo Timotheo, ritrouò il Genere chromatico, ma rac-
conta in qual maniera lo potesse trouare. Et che questo tale Timotheo non potesse à patto
alcuno esser quello che ritrouò il Genere chromatico, come dice il Zarlino; segno ue ne
sia manifesto che Olimpo Frigio, scolare di Marsia, fù auanti la Guerra Troiana; alquale
è attribuito l'Inuentione dell'Enharmonico: ma però dopo l'uso del chromatico.
no anco,
che l'Enharmonico, secondo Aristosseno & Plutarcho fù trouato insieme con lasotto laquale si comprendeua il Ratto
legge detta Currule del sopranominato Olimpo:
d'Hercole intorno le mura nella guerra Troiana; come distintamente dichiara
il Valgulio, sopra la Musica di Plutarcho. Ma come può essere, ch'Olimpo
fusse Inuentore di cotal legge; essendo stato per tanti anni auanti la sudetta guer-
ra? Dicono etiandio, come può essere, che quel Timotheo, che fu tante
decine d'anni dopo Olimpo, hauesse prima ritrouato il Genere Chromatico?
In oltre dicono;
nel Decreto che fecero i Spartani contra Timotheo si leggono in quellaMa à questo lor parlare si può prestar poca fede; percio-
lingua; che gli fù fatto, queste parole. Timotheo abbandonò l'Enharmonico, riti-
page 126 randosi al Chromatico, come più molle & facile. Volendo adunque che 'l conto torni se-
condo il nostro calcolo, è di mestiero trouare un nuouo Olimpo, ò un nuouo Timotheo; à
quali siano attribuite l'inuentioni di questo & di quel Genere d'harmonia; & non melo-
dia, come dice Aristotele.
che in esso non si troua uerità; essendoche dicono prima, che Olimpo Frigio fù
trouator dell'Enharmonio, & scolare di Marsia, & fù auanti la Guerra Troiana.
Ma furono due Olimpi, come referiscono Plutarcho & Suida più chiaramente;
cioè, il Vecchio & il Giouane: Questo fu di Frigia & fù Tibicine, & si trouò ne i
tempi di Mida figliuolo di Gadia Re di quella Prouincia; & quello fù della Mi-
sia, & fù simigliantemente Tibicina, & discepolo & innamorato di Marsia, &
Poeta celeberrimo; & l'uno & l'altro uisse auanti la Guerra di Troia. Et se ben
Plutarcho, di mente d'Aristosseno dice, che Olimpo ritrouò il Genere Enhar-
monico; non dice però, che fusse quello di Misia, ne quello di Frigia; ma scri-
ue semplicemente che fù Olimpo. Laonde non sarebbe gran marauiglia, che
si come hauendosi dopo un primo ritrouato un secondo Olimpo, ch'essercitò la
Musica; cosi à questi due lungo tempo dopoi ne sia seguito un Terzo, & anco sia
stato quello, che nomina Plutarcho, secondo 'l parere d'Aristosseno, per tale
Inuentore, & sia etiandio stato (com'è il douere) dopo Timotheo inuentore
del Chromatico; percioche (come affirma Suida) fù quello, che Mutò l'anti-
ca Musica in un modo più molle; & morì di età di Nouantasette anni massima-
mente essendosi anco dopo il primo ritrouato un'altro Aristosseno discepolo d'
Aristotele; ne i tempi d'Alessandro Re di Macedonia, intorno gli anni del Mon
do (secondo alcuni) 4850. & il primo fù ne gli Anni 4530. nel tempo d'Ar-
chiloco Poeta; & disse che l'Anima era Numero, che mouea se stesso: Et di que-
sto nō ne parla Plutarcho, ma si bene del Giouane; ilquale dopo la morte del suo
precettore Aristotele, dimostrò di esser'à lui & à Platone poco amico: come
dimostra Plutarcho, quando cita il 2. Lib. delle cose Musicali di esso Aristosseno;
nelquale egli accusa Platone di errore, per hauer'eletto nella sua Republica
l'harmonia Doria, & rifiutato l'altre. Et quantunque ne Plutarcho, ne Suida
pongano un terzo Olimpo; non è da farsi marauiglia, quando non fanno anco
mentione se non d'uno Aristosseno, che fù figliuolo di Mnesia (come dice esso
Suida) & si chiamaua Spintharo, nato in Italia nella Città di Taranto; & fù à i
tempi d'Alessandro (come hò detto) Re de Macedoni, & uide gli ultimi della
Setta pithagorica, ch'erano uditori di Philolao & di Eurito, ambedue da Taran
to; come uuole Diogene Laertio nel Lib. 8. nella Vita di Pithagora. Ilperche, da
quello che si è detto, poiche non u'è altro autore, che dica ò afferma, che Timo-
theo, qual si fusse de i due nominati, nō fù quello che ritrouasse il Genere chroma
tico; ne anco ritrouandosi alcuno Scrittore, che dica manifestamente, chi lo tro-
uasse da quelle autorità, che più tosto dicono, che Timotheo Milesio lo ritrouas-
se, che non; & non affirmando anche Plutarcho, che l'un de i due nominati Olim
pi, fusse stato quello, che ritrouò l'Enharmonio; seguita la conclusione fatta da
questi miei amici; che fà dimistieri di trouar un' nuouo Olimpo; poiche già Ti-
motheo è ritrouato. Et se ben pare che 'l Decreto fatto da i Spartani contra
Timotheo, addotto da loro in suo fauore; sia contra quello che si è concluso,
tuttauia si può dire, che Boethio istesso, interprete di cotale Decreto, è in fa-
uore di Timotheo Milesio. Et se non fusse, ch'alcun potrebbe dire, ch'io lo faccio
per empire (come si dice) il foglio; come fanno molti, che fuori d'ogni propo-
posito attaccano le cose l'una con l'altra, per mostrar d'hauer ueduto molti au-
tori, ancora che ne intendino pochi; uorrei scriuere un nuouo pensiero che
page 127 mi souiene hora di cotesta cosa; habbiasi poi per uero, ò mettasi nel numero de i
Paradossi, come si uoglia; & dire, questo esser uero, che Timotheo (come scri-
ue Suida) mutò la Musica antica in un Modo più molle; come scriue Boethio;
che l'Harmonia, ch'egli hauea riceuuto modesta, hauea riuolta nel Genere
Chromatico: ò pur come dicono questi miei amoreuoli: ch'egli abbandonò,
col testimonio d'Aristosseno, Enharmonico, ritirandosi al Chromatico, co-
me più facile. Percioche (come mi pare) essendosi tralasciato i due più antichi,
Diatonico & Chromatico, per qualche accidente, restando solamente l'uso del-
l'Enharmonico, ilquale era (come tutti confessano) difficile; Timotheo di nuo-
uo, per la sua difficultà ritornò nel suo primo essere il Chromatico; con l'aggiun
gerui qualche cosa di nuouo: ilperche Aristotele nel sudetto luogo, non senza
ragione, dice; che se non fusse stato Timotheo, non haueressimo molte Melopeie.
Et ciò parmi ch'accenni Aristosseno, quando ei nel principio del Primo libro de
gli Elementi harmonici, scriue in questo modo.
Τοὺς μὲν οὖν ἔμπροσθεν ἁρμονικοὺς εἶναι βούChe dice; Quelli adunque
λεσθαι μόνον αὐτῆς γὰρ τὴς ἁρμονίας ἣπτοντο μόνον, τῶν δ'ἄλλων γενῶν οὐδεμίαν πώποτε ἕννοιαν εἶχον· σημεῖον δὲ
τὰ γὰρ Διαγράμματα αὐτο͂ις τῶν ἁρμονικῶν ἔκκειται μόνον συστημάτων, Διατόνων δὲ ἤ χρωματικῶν οὐδεὶς
πώποτε ἑώρακα. Καίτι τὰ διαγράμματά γε αὐτῶν ἑδηλουν τὴν πάσαν τῆς μελωδίας τάξιν, ἐν οἷς περὶ συστημά-
τω ὀκτοχόρδων ἁρμονικῶν μονον ἔλεγον, περὶ δὲ τῶν ἄλλων γενῶν τε καὶ σχημάτων ἐν αὐτῶ τε τῷ γένει τούτῳ, καὶ
τοῖς λοιποῖς οὐδ'ἐπιχειρεῖ οὐδεὶς κατὰ μανθάνειν. ἀλλ'ἀποτεμνόμενη τῆς ὅλης μελωδίας τοῦ τρίτον μέπους ἔντι γένος,
μέγεθος δὲ τὸ Διὰ πασῶν, περὶ τοῦτου πᾶσαν πεποίηνται πραγματείαν.
che sono stati auanti noi, hanno fatto professione d'essere Harmonici solamente;
imperoche solamente diedero opera alle Harmonie; ma non hebbero notitia
de gli altri Generi; & di questo n'è segno le Descrittioni de i Systemati harmo-
nici, che sole si trouano: perche de i Diatoni, ouer Chromatici alcuno non ne
hà hauuto notitia: essendoche le Descrittioni loro manifestano l'ordine della
Melodia; ne i quali Systemati ueramente di Ottochorde hanno solamente tratta
to delle Harmonie: ma de gli altri Generi & Figure; tanto in esso Genere, quan
to ne gli altri, niuno tentò di saperne: ma hauendo solo gustato la terza, ch'è
di un Genere di tutta la Melodia, con la grandezza della Diapason, misero qui-
ui ogni lor cura. Questo dice prima Aristosseno; ne à questo contradice, quan-
do dopo passato poco più del mezo del primo Libro; parlando de i Tre generi
di Melodia, dice; che 'l Diatonico deue precedere gli altri, come primo & più
antico, prescritto della Natura primo; il secondo il Chromatico; ma il Terzo
& supremo dice esser l'Enharmonico: essendoche prima ei parla di quelli, che
fin'à suoi giorni essercitauano il sudetto Enharmonico; & solamente di esso scris-
sero nella facoltà della Musica. Et per tal modo si potrebbe accommodar questa
Historia, che non ui si trouarebbe alcuna contradicione. Et perche queste cose;
come sono anche molt'altre; per la uarietà di quelli che scriuono, sono difficili
da sapersi; però potiamo conoscere, quanto sia difficile il uoler trattare una co-
sa, che sia stata scritta da molti diuersamente; & di questo habbiamo l'essempio del
Magno Alessandro; quando fu sospinto dalla Legge Orthia à pigliar l'arme; co-
me dicono; che ciò fu opera di Timotheo; tra i quali Suida è uno; come si è
ueduto; ma ue ne sono anco di quelli, che dicono essere stato Senofante; com'io
scrissi nel Cap. 7. della 2. parte delle Istitutioni. Simigliantemente tutti quelli
che hò ueduto dicono, che Pithagora placò l'animo di quel Giouanetto furioso
col mezo del modo Frigio; onde commandò al Sonatore, che mutasse il Modo, &
cantasse lo Spondeo; tuttauia Galeno scriue nel Quinto libro de quelli che chia-
mò dell'Vso delle parti; che fù Damone musico. Per laqual cosa, dopo molte
parole fatte di Olimpo & di Timotheo; si in questo luogo, come anco nel Cap. 9.
della 2. Parte sudetta; potremo dire; che in questa materia non si può affirmar,
page 128 ne negare, se non quello che si può dimostrar con qualche ragione, & con qual-
che autorità d'Autori approbati: onde la conclusione fù, & è in questo modo:
Poniamo che Timotheo Inuentore del Genere chromatico non sia stato quello,
che sospinse Alessandro à pigliar l'arme; come dicono molti; seguendo l'opinio-
ne di Suida; ma si bene un'altro più antico di lui; imperoche questo, com'ei di-
ce, fù ueramente Sonator di piffaro; & lo chiamò à se Alessandro; & fù più anti-
co di quello che fù Sonator di Lira, ò di Cetera; ciò non farà mai, che non s'ap-
piglino al falso; essendoche tanto l'uno quanto l'altro si trouò in un'istesso tem-
po. Ma di questo si ueda anco il Cap. 7. della seconda parte dell'Istitutioni, &
ueniamo hormai à dire del Secondo Colore, ò Tetrachordo del Genere Enhar-
monico; ilquale è quello d'Archita; come manifesta Tolomeo nel Cap. 13. del
Primo libro de gli Harmonici; la cui forma è quella, che si uede qui appresso.
Segue à questo il Terzo, ilquale è l'Enharmonico d'Aristosseno: questo, dicono
alcuni, esser l'istesso di quello di Eratosthene; anzi essere in atto; & conuenire co 'l
Chromatico Toniaco; ilche quanto sia uero, ciascun che ne uorrà ueder la pro-
ua si potrà chiarire: essendo che Tolomeo lo pone tra gli altri di questo Filosofo,
nel cap. 12. del Secondo libro sudetto. A' questo s'accompagna il Quarto te-
trachordo di questo Genere; la cui forma ò Colore si uede nell'essempio seguen
te; & è quello di Didimo, di cui ne ragiona Tolomeo nel Cap. 13. del sudetto
Libro; non troppo in fauore dell'Inuentore. Porremo hora il Quinto; ilquale co
me dicono alcuni, è di Tolomeo posto nel cap. 15. del secondo de gli Harmonici;
& è ueramēte il suo; ma è contenuto sotto quelli Interualli, che si uedono nell'es-
sempio, tra i quali il più graue è di Sesquiquarātesima quinta proportione; l'altro
di Sesquiuentesima terza; & il terzo & ultimo acuto, di Sesquiquarta; & non
page 129 contiene, secondo la dottrina di questo Filosofo, alcuno interuallo, che non sia
Superparticolare; come contiene quello che questi nostri amici gli attribuiscono,
nelquale pongono nel più acuto luogo la proportione Super 23. partiente. 92. &
nel seguente la Sesquiuentesima terza; lequali sommate insieme, fanno la Su-
per. 9. partiente. 32. ch'è di maggior proportione, che non è la Sesquiquinta
decima; che è contenuta tra i due interualli più graui del mostrato Tetrachordo;
Laonde sommata la Super. 9. partiente. 32. con la detta Sesquiquintadecima,
non fanno la Sesquiterza, che è la forma della Diatessaron: il perche uengono
ad attribuire questo errore à Tolomeo senz'alcun suo merito. Ma il sesto colore,
ò Tetrachordo di questo Genere, delquale non si sà l'Autore, sarà il seguente.
Et per finire, il Settimo & ultimo, ilquale etiandio dimostrai nel Cap. 47. della
Seconda parte delle Istitutioni; hà la sua forma tale, quale è la sequente. Il-
page 130 perche tutti questi Tetrachordi, ò Colori d'harmonia, abbracciando tutti tre
i Generi; come habbiamo ueduto; ascendono al numero di Ventitre; ne i qua-
li ue ne sono Otto Diatonici, Otto Chromatici, & Sette Enharmonici; tra i
quali ui è il Naturale, ò Syntono prodotto dalla Natura; & da Tolomeo posto
nel numero di quelli, ch'egli ritrouo dopo Aristosseno, Archita, Didimo, & Era-
tosthene; & è quella Specie d'harmonia, che adoperiamo ne i nostri Conser-
ti musicali, che si fanno con le uoci; alla simiglianza de i quali, sono fatti quelli,
che nascono da gli Istrumēti arteficiali; de i quali alcun i possono esprimer le uere
forme di cotal specie perfettamente, & alcuni altri nò, secondo la lor uaria tēpera
tura; come dimostrarò al suo luogo; nellaqual Specie nō altro che la Sesta Specie
del Chromatico se le può accōmodare, che stia bene, & faccia buon effetto, & che
si possa adoperarlo di modo che consuoni; & anco l'Vltima Specie dell'Enharmo-
nico già mostrata; come nel Cap. 47. della Seconda parte delle Istitutioni si è di-
mostrato. E' ben uero, che alcuni hanno hauuto parere, che nelle nostre Can-
tilene non s'adoperi la Specie sudetta Naturale ò Syntona diatonica di Tolo-
meo semplice; ma si bene mista; mossi d'alcune loro ragioni, ch'io son hora per
dimostrare: ma quanto siano lontani dalla uerità; da quello ch'io dirò al suo
luogo si potrà comprendere.
Quello c'habbia indotto alcuni credere, che la Specie che si canta hoggi,
non sia la Naturale ò Syntona diatonica; ma più tosto quella,
che si adopera ne gli Istrumenti arteficiali, & special-
mente in quella da Tasti. Cap. IIII.
sanno; quanti inconuenienti nascono in una Scientia & in un'Arte,
per cagione dell'Ignorantia di quei mezi, che conducono al uero
fine & alla uera intelligentia delle cose in essa considerate. Il per-
che si uede, che molti, per non hauer conosciuto nella Musica la differentia,
che si troua tra gli Istrumenti naturali & gli arteficiali, & per non hauer hauuto
giamai la uera cognitione delle loro proprietà, s'hanno lasciato indurre à cre-
dere mille errori: & più oltra si hanno sforzati di far credere ad altri molte co-
se non uere in questa Scientia per uere; & dire mille scioccherie fuori d'ogni ra-
gione, tra lequali ui è questa di non picciola importantia, anzi dirò che è la prin
page 131 cipale & il di tutta la Fabrica della Musica;
che La Specie d'harmonia,Prencipi ueramente de gli altri Istrumenti. Et cre-
che noi usiamo cantare al presente, non sia la Naturale ò Syntona diatonica di Tolomeo;
ma quella che si usa ne gli Istrumenti arteficiali temperati, massimamente ne gli Organi,
Grauecembali & altri simili,
do che ciò sia auenuto à loro, perche hauendo conosciuto col mezo della Espe-
rienza, & da quello c'hò detto nel Cap. 45. della Seconda parte delle Istitutio-
ni; tutte le fiate ch'al suono di cotali Istrumenti s'aggiungono le Voci, da tale
congiungimento nascer buono & dolce effetto, & udirsi diletteuole & soaue
concento; hanno uoluto anco credere & tener per fermo, che scōpagnate le Vo
ci de i Suoni di cotali Istrumenti; non cantiamo, ne usiamo nelle Cantilene uo-
cali altri interualli, che ne i detti Istrumenti si trouano temperati: essendoche
uniuersalmente si teneua; prima che con molte ragioni & dimostrationi hauessi
scoperto & fatto palese, che ciò non era per alcun modo possibile, ne potea à
patto alcuno stare, che la Specie che si canta hoggi & anco si suona in alcuna sor-
te d'Istrumenti fusse la Diatona diatonica antichissima, come teneuano i Musi-
ci; ma si bene la Naturale ò Syntona di Tolomeo, di modo che molti prima
non sapendo che partito pigliar douessero; all'ultimo in tal modo è ita la cosa,
che non ui è hora alcun di sano intelletto, che non creda & tenga per fermo, che
non si canti più, ne soni la sudetta Diatona. Ilperche alcuni hauendo inteso
questo nuouo Paradosso, si diedero à studiare per il diritto le cose della Musica;
& incominciarono ad entrare à poco à poco nella diritta strada; & affirmare, con
quelle ragioni, che pareuano à loro esser sufficienti; cotal cosa esser uera; &
tanto più si persuasero questo esser cosi in fatto, quanto furono confirmati da
quello che scriue quel Gentil'huomo di gentile spirito & letterato nel suo Discor so, ch'altroue hò nominato; 3. Lib.
cap. 3. ilqual Discorso accōmodarono & tirarono al loro
proposito; come si legge nel Trattato messo fuori sotto 'l nome del nominato mio
Discepolo; le cui parole stanno in questo modo.
Trouo per la lunga osseruatione,Et poco dopo questo, soggiunge
che le Voci naturali, & gli Istrumenti fatti dall'Arte, non suonano, ne cantano real-
mente in questa moderna Musica prattica alcuna specie delle Diatoniche antiche nella sem-
plicità loro; ma si bene tre insieme diuersamente mescolate usano hoggi inauertentemen-
te i Prattici, & sono queste: L'Incitato d'Aristosseno, il Diatono diatonico antichissimo, &
il Syntono di Tolomeo. Fra gli Istrumenti di chorde tengo che la Viola d'arco, il Liuto,
& la Lira con i tasti, suonino il Diatonico incitato di Aristosseno; & muouemi à creder
questo, il uedere & udire in essi l'ugualità de Tuoni, ugualmente in pari Semituoni di-
uisi; & in tal maniera fù distribuito il detto Incitato d'Aristosseno. L'Organo poi, il Gra-
uecembalo & la moderna Harpa, quanto al nouo accrescimento delle chorde, & non cir-
cal'istrumento nel primo suo essre, ch'antichissimo tengo; si discostano in questa cosa
da quelli; come per essempio; nella diuisione de i Tuoni; per hauergli questi in Semituo-
ni disuguali separati. Gli strumenti da fiato, come Flauti diritti & trauersi, Cornetti &
altri simili, hanno; mediante la distributione de fori loro; aiutati appresso dalla buona
maniera del discreto & perito Sonatore di essi, facoltà d'accostarsi à questi & à quelli,
secondo 'l bisogno & uoler loro; & cosi parimente alle Voci; quando però elle non uolesse-
ro contra la lor natura piegarsi, & à loro cedere. Circa poi il Comporre & cantar d'hog-
gi, mi persuado; per quello ui hò detto; & al presente sono per dirui; che si mescoli il
Diatonico diatono col Syntono di Tolomeo. Et le cagioni che mi muouono à creder ciò,
sono queste. Certa cosa è, che se 'l si cantasse il Syntono semplice, che i Tuoni & i minori
Semituoni; si come in tale Specie ui hò prouato essere la Natura loro; sarebbono inequali
& di diuerse grandezze; mediante la qual disaguaglianza, si cantarebbono (per finirla)
molte sorti di Quinte, Quarte, Terze & Seste.
page 132 le seguenti parole:
Dellequali cose non si troua per ancora (ch'io sappia) esserne sta-Ilperche si conosce, che costoro da questo argomento
te auertite alcune da Maestri di quest'Arte; ma ne anco è alcuno, che nel cantar queste
più Arie insieme; che hormai sono Centocinquant'anni, ch'elle s'introdussero; habbia
mai udito & oda tal confusa diuersità d'Interualli: perche in uero non u'interuennero mai;
ne hoggi u'interuengono.
restarono persuasi nel primo incontro & nella loro opinione; ilquale argomen-
to s'hauessero ben considerato, haurebbono trouato, che doue dicono;
che sital cosa esser proceduta & procedere, dal
ode una confusa diuersità d'Interualli,
non hauere inteso la cosa, come si deue: percioche se cotali cose, d'alcun Mae-
stro di quest'Arte, ne d'alcun'altro, non sono mai state auertite; questo è acca-
duto, perche mai non caderono sotto 'l Senso; onde niuno mai l'hà udite, ne ho-
ra meno si odono; ne mai s'udiranno per l'auenire, tra quelli c'hanno buona
intelligentia della Musica: essendoche (com'è uero quello che dicono) mai non
interuenne, ne meno hoggi interuengono, ne interueniranno per alcun tempo
cose tanto horribili da udire & tanto lontane dal uero. Et se ui fusse alcuna con-
fusione come affermano, si potrebbe dire, ch'eglino sarebbono stati quelli, che
ue l'hauessero posta: Et che maggior confusione si può udire in questa Scien-
tia, che quando il Musico & il Cantore non sanno, ne conoscono quel che si fac-
ciano? essendoche quando si cantassero tre Specie diuerse insieme mescolate; sa-
rebbe, non dirò difficile, ma impossibile, che 'l Musico ò Compositore, & il
Cantore sapesse quello, che facesse; quantunque l'uno & l'altro fusse sapiente &
molto bene essercitato nella sua Arte. Inquanto poi dicono, ch'io tengo & cre-
do la tal cosa & la tale, & altri modi simili di parlare; questo ual poco; anzi
nulla in una Scientia, com'è la Musica senza dimostrarlo; percioche il uedere
& l'udire una cosa senza farne la proua essatta per hauer la certezza di cotal cosa;
come hò detto altre uolte; nulla ò poco rileua; tanto più, che l'equalità de
Semituoni, che dicono essere nella Viola d'arco, nel Liuto & nella Lira co i ta-
sti; & anco nel Diatonico incitato d'Aristosseno; come dimostrerò al suo luo-
go; non può esser uera; senza hauerne fatto cotal proua; ne anco il discostarsi
ò l'auicinarsi (termini che usano spesso) l'una cosa ad un'altra; dimostra che
questa & quella siano una istessa; se ben s'assimigliano; ma sempre saranno due
cose differenti. Et di più, gli Istrumenti da fiato nominati; per hauer, median-
te la loro distributione de i fori, facoltà d'accostarsi à qual si uoglia delle due
sorti d'Istrumenti nominati & cosi alle Voci; quando saranno aiutati dalla buo-
na mano & dalla discretione & peritia del buon Sonatore di qual si uoglia Istru-
mento da fiato, secondo il bisogno & il suo uolere; non farà mai, che sia leuata
la confusione, ma più tosto di nuouo riposta. Ne è buono argomento, ne buo-
na proua, il dire di persuadersi, che nel cantare & comporre moderno si me-
scoli il Diatono col Syntono; & credere una cosa, senza il dimostrarla; & il di-
re, che se questo si cantasse solo, si udirebbe molte sorti di Quinte, Quarte, Ter-
ze, Seste & Ottaue, è ragione non solamente molto debole & di poco ualore;
ma non è anco uera, come uederemo. Questa adunque è stata la prima cosa,
c'hà mosso i sudetti à credere, che non si canti & suoni la Specie Naturale ò Syn-
tona di Tolomeo. La seconda è; perche quello che si canta hoggi per modo
alcuno (come hanno potuto conoscere principalmente da i miei Scritti) non
può esser realmente l'Antichissimo diatono; per esser dissonante nel Ditono &
nel Semiditono, & molto differente da esso ne gli altri interualli; ilche è tanto ma
nifesto, che non accade farne alcuna replica. Dicono però che 'l Diatono
d'hoggi; cioè, quello ch'intendono che si canti al presente; conuiene co 'l Syn-
page 133 tono in alcune cose; onde ripigliando una parte del sudetto Discorso fatto da
quel Gentil'huomo; seguono, dicendo:
Primieramente l'Imperfette consonanzeCosi dicono; & non sta-
di questo (lasciando per hora di considerar le Dissonanze) crederò non errare à dire; che
elle caschino quasi che sotto le proportioni di quello; ma non già son di parere, che elle si
congiunghino insieme de parti à esso simili; come per essempio: Tengo che la Terza mag-
giore sia contenuta da una proportione irrationale, assai uicina alla Sesquiquarta; ma
non già che i suoi lati (per cosi dirgli) siano il Tuono Sesquiottauo & lo Sesquinono; ma
si bene due parti uguali di detta Terza, talequale ella è diuisa al modo de Tetrachordi
d'Aristosseno, ma non cosi essattamente. La Terza minore poi crederò, ch'ella sia com-
posta d'un Tuono dell'istessa misura di quelli della maggiore, & d'un'altro Interuallo al
quanto più grande della Sesquindecima, & in tal maniera & di si fatte parti composti
insieme uerranno tutti gli altri Interualli; &, dall'Ottaua in poi, tengo che qual si uoglia
altro non sia in modo alcuno contenuto dalle proportioni assegnate loro; intendendo nel-
la maniera che ueramente si cantano hoggi communemente.
rò hora à dimostrare quanto s'ingannano in questa sua proposta in molte cose;
ma dirò solamente, che questa è la prima conuenientia, c'hà questo loro Diato-
nico, c'hoggi s'adopera ne i canti col Syntono di Tolomeo, lasciando l'altre da
un canto, che per esser fondati sopra fondamenti falsi, sono di poco ualore; non
s'accorgendo però, che la cosa stà altramente, & al mio & non al loro modo;
& che la diuisione de i Tetrachordi fatta al modo d'Aristosseno, uà ad un'altra
maniera di quello ch'intendono, & che anco la Distributione che fanno, & to-
gliono per il Mezo di dimostrare questo loro pensiero esser uero, non è la sua, ma
la mia; come al suo luogo sarà manifesto. Et per confermare questa loro incon-
uenientia, soggiungono queste parole:
Di maniera che per le perfette consonantieQuasi
nel modo che si cantano hoggi, uengono accostarsi al Diatono diatonico; & le imperfette
al Syntono di Tolomeo; ma sempre d'una istessa misura & ugualità de Tuoni:
che 'l Syntono non contenesse quelle istesse Consonanze perfette nelle lor uere
forme, di quello che fà il Diatono; lasciando anco di dir della equalità de i Tuo
ni tante fiate replicata, detta fuori d'ogni uerità. Alla fine dicono, che
Qualonde uengono à
si uoglia Interuallo dall'Ottaua in fuori, non cade, cantato nella maniera che si costuma
hoggi, sotto la proportione & misura di quella, ne di questa specie:
concludere, che non si canta altra Specie, che quella c'hanno mostrato nella
Distributione de gli Interualli, contenuti nella Diapason F. & f. della Quarta
Specie; come uederemo: Laqual conclusione si sforzano prouar con la sudetta
Distributione; & di nuouo stabilire cotale opinione loro strana; quando dico-
no, che
Credono che si cantino hoggi gli Interualli consonanti da i più eccellenti Can-Et ciò dicono ue-
tori di purgato Vdito, che si trouino dentro le uere proporitoni loro
ramente bene; percioche in fatto è cosi: ma non intendendo quello che dico-
no; come instabili soggiungono quello, che discorda da quello c'hanno detto in
molti luoghi; cioè, che
Gli arteficiali istrumenti si suonano, chi più & chi meno da& si sforzano anco molto di uoler far credere & toccar con mano,
esse lontane:
che si canta hoggi circa la perfettione de gli Interualli, non meno imperfetta-
mente (come dicono) di quello che si suoni: Perche uogliono che
Di necessità,Finalmente concludono que-
qual si uoglia Quarta uenga sempre, nell'esser cantata secondo l'uso di questa nostra
Prattica moderna, superflua; & diminuta la Quinta.
sta loro opinione, come dimostrata, esser uera contra quello c'hanno detto di
sopra con queste parole:
Ne segue adunque necessariamente, contra il commun pare-Ma non può stare insieme il Perfetto & lo Diminuito: ilperche quan-
re; che le Quinte si cantino hoggi diminute, & superflue le Quarte, dal lor uero essere:
Per lo che, si uiene, dall'Ottaua in poi, à cantar qual si uoglia Interuallo fuori della uera
page 134 sua proportione; & consequentemente dissimile da quelli, che sono contenuti nel Sena-
rio & dal Syntono; quantunque l'Vniuersale gli approui per perfetti, & se ne satisfac-
cia intieramente; per non hauere udito i ueri; & toltoti da qual sia speranza di poterli
migliorare.
to costoro s'ingannino, & quanto s'ingannarebbe ogn'uno che tenesse cotale
opinione per uera, lo uedremo; se ben li potrebbe parere, che costoro hauesse-
ro ogni ragione, quando dicono con molta arroganza contra loro stessi:
HoraIlche dicono, ò come ignoranti
da questo solo abuso considerate l'Imperfettione della Musica de nostri tempi, & di quan-
to l'Vniuersale s'inganni, & quanto malageuolmente possa la uerità delle cose conoscere;
& quanta poca cognitione habbia della uera Musica, non hauendosi fin'hoggi conosciuto, ne
anco la grandezza, non che la qualità & natura de gli Interualli cantabili & udibili;
che sono i semplici suoi Elementi & Principij:
delle cose, ò come ingrati delle fatiche di quelli, che s'hanno affaticato per il-
lustrar questa Scientia, cercando eglino di porla un'altra fiata al buio: ma du-
bito, che ui concorra l'una & l'altra di queste due cose; percioche le molte con-
trarietà, che si trouano ne i loro Scritti, hora affermando, hora negando una
cosa, ilche dimostra instabilità; col trattare cosi bene, come fanno, le cose Ma-
thematiche; ilche nasce dalla Ignorantia; Il uoler diminuire & fuor l'altrui ho-
nore, nasce da Malignità inescusabile. Si potrebbe ueramente dire, ch'alcuno
in tutto & per tutto fusse fuori di sè, quando credesse, che sin'hora si hauesse ha-
uuto tanto poca cognitione delle cose della Musica; come dicono; & che da al-
tri che da loro non si hauesse potuto hauer la perfettione di questa Scientia; del-
la quale ne fanno gran professione: percioche da quello c'habbiamo in parte di-
mostrato, & da quello che si dimostrerà; si potrà conoscer essere il contrario; &
quanto possino esser buon mezo nell'acquistar cotal cosa. Ma il Tempo padre del
la Verità, scopre il tutto; ilperche credo anco, che molti di loro fin'hora se ne sia
no chiariti; & conoscano questa loro opinione esser uana & sciocca; & che 'l mio
credere, che si canti la sudetta Specie naturale ò Syntona & non altra, non sia er-
rore; come non credendo eglino, che l'Imperfette cōsonanze (come hò già scoper
to) usate da i Moderni ne i lor Cōtrapunti; siano quelle, c'habbiano le Forme loro
naturali delle Proportioni contenute nella sudetta Specie; che sono rinchiuse tra
le parti del Senario; & non quelle del Diatono diatonico; se bene non hanno mai
negato alcuno de i miei Principij; anzi più tosto confirmato. Ma da quello c'hò
scritto nel Primo capo di questo Libro; dicono due cose: prima, che dalla nouità
della cosa mi lasciai indurre; & dopoi, à credere & dire, che cosi fusse il uero, che
si cantasse la sudetta Specie. Dicono,
C'hò cercato di dimostrare al Senso & all'In-& dicono bene: percioche hò dimostrato ueramente, & non per-
telletto con diuerse ragioni, che le sudette Consonanze non siano in modo alcuno quelle
del Diatonico;
suaso cosi esser à questi due Giudici principali della Scientia, che nominano,
in tutte le cose, ch'intorno à i Suoni possono occorrere; i quali, essendo concor-
di, mi dauano segno euidentissimo, che non ui potea esser'errore; onde come
potea far di non mi lasciar persuadere una tanta Verità? & conoscendo ciò es-
ser uero col mezo di molte dimostrationi, come non lo potea credere, & dirlo
apertamente; poiche lo sapea? Hò creduto ueramente à questo modo, & à que-
sto modo credo, & crederò per l'auenire; essendoche non è semplicemente cre-
dere; ma sapere col mezo della Dimostratione: ilqual modo nelle Scientie, sen-
za la Dimostratione; come auiene spesso, non è sapere: onde resta l'errore es-
sere il suo, se credono, come dicono, & di tutti quelli che credono con esso
loro; & non il mio: quando si lasciano persuadere ad una loro sciocca & falsa
page 135 ragione, dicendo; che
Dal Syntono di Tolomeo si hanno le Terze & le Seste conso-Laonde hauendosi
nanti, & che queste, che cantiamo, sono altresi consonanti.; adunque sono l'istesse di To-
lomeo: Ma quelle che cantiamo sono contenute sotto quelle forme, che si trouano tempera-
te ne gli Istrumenti da tasti, adunque non sono quelle di Tolomeo.
lasciato persuadere à cotal ragione; si hanno lasciato indurre à credere quello,
che non è uero: percioche non hanno conosciuto da quello ch'io scriuo nel Cap.
6. del 1. Lib. la fallacia della consequenza; che proceder nell'argomentare da
un Genere ò Specie ad un'altra; & dal Naturale all'Arteficiale, non ual cosa al-
cuna; essendoche se l'hauessero conosciuto, haurebbono inteso, che la Conclu-
sione del loro Sillogismo era falsa: & forse che si haurebbono abiurati di cotale
opinione dal uero molto lontana: ilche si uedrà esser cosi à i suoi luoghi. Ma pri-
ma che passiamo più oltra, mostraremo i mezi, co i quali hanno uoluto dimo-
strar, questa loro opinione cosi strana esser uera.
In quante maniere si siano sforzati di prouare, che la Specie che si canta &
sona hoggi, non sia la Naturale diatonica ò Syntona di Tolomeo;
& prima del Primo modo. Cap. V.
opinione sia uera; tre sono stati i principali, de i quali quello è il pri-
mo, che pigliano da gli Interualli, che si trouano nel Systema mas-
simo ò Costitutione arteficiale del sudetto Syntono; nella prima spe-
cie della Diapason, contenuta tra C. & c. che si troua esser senza il Tetrachor-
do Synemennon; & nella Quarta, contenuta tra F. & f. che contiene cotale
Tetrachordo; insieme congiunte; dicendo, di
Voler far uedere, che in essa congiun-Il secondo fanno col mezo delle Proportioni, co i Numeri, sot-
tione ò Specie, si troua maggior numero d'Interualli, di quello che si troua nella Specie
che cantiamo.
trahendo la forma ò proportione, che ritrouano in un minore, da quella d'un
altro che sia maggiore. Ma nel Terzo si sforzano di mostrar con la Tempe-
ratura dell'Istrumento da Tasti, la quale hò nominato di sopra: mandata in
luce dal mio Discepolo, come da suo Inuentore. Quanto al Primo mezo, si
sforzano di dimostrar questa loro chimera; & di prouar esser uero quello, che
tengono, con alcune loro sciocche dimostrationi; percioche fanno professione
di far sensatamente uedere in fronte; che à quelle dell'altre Specie diatoniche si
riduca quella, nella quale i moderni Contrapuntisti compongono, & i Cantori
cantano le lor Cantilene; & pigliano per lor fondamento i Sedeci Interualli se-
quenti per ordine, che si trouano collocati tra le chorde del sudetto Systema ò
Costitutione arteficiale; contenuti ne i lor minimi & radicali termini; che in se
contengono le due nominate Diapason poste insieme; & non sono maggiori
di essa Diapason; tra i quali pongono prima d'ogn'altro il Comma seguendo gli
altri di mano in mano; & sono quelli del seguente essempio:
page 136 Et dicono, che
Vogliono prouare con questi Principij. che questa Specie non è quella dipercioche fondano ogni loro ragione sopra quelli In-
Tolomeo, detta Naturale ò Syntona; & che questa consta di maggior numero d'Interual-
li diuersi, de i proposti:
terualli, che nascono nel sudetto Systema, tra le chorde del Tetrachordo Syne-
mennon, & quelle del Diezeugmenon; ouer delle due sudette specie della Dia-
pason insieme congiunte: imperoche considerano tra esse chorde molti altri In-
terualli differenti di forma, da i Sedeci mostrati, come uederemo al suo luogo;
i quali non fanno al proposito; per non essere di cotal Specie; quantunque na-
scono per accidente nel suo Systema arteficiale, per la sudetta unione. Per pro-
uare adunque cotesta loro Chimera usano alcune loro Dimostrationi, fonda-
te sopra le due sudette Diapason, diuise secondo la natura del Syntono ne i
suoi Interualli; la prima delle quali, è la seguente; che contiene le chorde del
Tetrachordo Meson & quelle del Diezeugmenon; l'altra quelle del Meson &
quelle del Synemennon. Alle quali anco aggiungono le due sequenti, quan-
to si può dire monstruose; formate secondo il loro capriccio, & fatte de Se-
page 137 mituoni solamente; & immediatamente, senza porre alcuna cosa di mezo, sec-
camente uengono à dire; che ne gli essempii seguenti le due Note (per dir come
dicono) del primo senza dirne alcuna ragione; & farne alcuna dimostratione;
non sono Vnisone; & che quelle del Secondo non sono lontane per la medesi-
ma distantia da quelle del Terzo; ne quelle del Quarto per il medesimo inter-
uallo, che sono quelle del Quinto. Dicono anco quelle del Sesto esser men lon-
tane di quelle del Settimo; & quelle del Ottauo esser due Interualli simili à quel-
li, che si trouano tra D. sol re & F. fa ut; & ciascun di loro esser l'Istesso dell'an-
tico Semiditono, & necessariamente dissonante. In simil maniera uoglio-
no prouare ancora, che è maggior Interuallo quello del nono essempio, che
page 138 quello del Decimo; & quello dell'Vndecimo esser dissonante simigliantemente,
& maggiore del Duodecimo. Soggiungono etiandio, che le figure del Terzode-
cimo & quelle del Ventesimoquarto, non sono lontane per una Quinta; & le
due note seconde del Quartodecimo non esser distanti per un Tritono; conside-
rate però nella maniera, che la intendono; cioè, in una Quarta, nella parte più
graue; & in un minor Semituono nell'acuto. Quelle anco del Quintodecimo
(secondo la loro opinione) non sono lontane per una Semidiapente; conside-
rate in due Terze minori; & le due seconde figure del Sestodecimo, dicono non
esser lontane una dall'altra per una Diapente; considerandole però in una Semi-
diapente nella parte acuta, & in un minor Semituono nel graue. Non uogliono
anco, che sia la medesima distanza tra le note del Decimosettimo essempio, che
si troua tra quelle del Decim'ottauo; ne che le figure del Decimo nono siano di-
stanti l'una dall'altra per Sesta maggiore, Niegano oltra di questo, che le note
del Ventesimo siano distanti per una Settima minore; & quelle del Ventesimo
primo siano lontane l'una dell'altra per una Ottaua: ma uogliono che quelle del
Ventesimo secondo siano equalmente distanti; & anco ultimamente di quelle
dell'ultimo essempio uogliono che cosi sia. Però, in qual maniera con questa
lunga & sciocca loro diceria possino prouar quello, che tengono, lascio conside-
rare à quelli, c'hanno giudicio sano delle cose della Musica; poiche cotali Inter-
ualli non sono (come hò detto) della specie Syntona; ne entrano in alcuna com
positione. Ma ritornando di nuouo alle Figure del Terzodecimo & del Vente-
simoquarto essempio; non contenti di quello, c'hanno detto, dicono ancora;
che
Nascendo la Quinta dalla Terza maggiore & dalla minore, si può insieme col Zarlino
argomentare, che elle non siano altramente tali; ma di proportione & genere diuerso;
aggiungendo nel margine de i loro Scritti; come questo fusse errore; queste pa-
role:
Zarlino alla Prop. 30. del Secondo Ragionamento delle sue Dimostrationi.Io
uorrei uolontieri saper da loro, doue nasca questo errore; ò dall'essempio che ad-
ducono, ò da quello che si troua scritto nella sudetta mia Proposta. Se uoglio-
no che cotale errore nasca dalla Proposta, questo non può stare; percioche è ue-
ra & dimostrata per tale; & è in questo caso propriamente come la Legge, che
manifesta solamente il Delitto, & condanna il Reo: onde, si come essa Legge,
& il Legislatore non pecca, ne commette alcuno errore, manifestando il Delit-
to, & condannando il Reo; cosi tal Proposta non può etiandio ne lei, ne io, ch'io
l'hò proposta, commettere alcuno errore; essendo ella uera, ne hauendo in se dif-
fetto alcuno; quando manifesta cotal difetto. La Proposta 30. dimostra, che la
Diapente contiene due Tuoni maggiori, un minor & un maggior Semituono;
com'è uero; & essi dicono, che le Quinte sudette contengono una Quarta & un
Tuono minore; adunque non sono (dicono) Quinte. Stà bene; ma uorranno
forse dire; adunque è errore del Zarlino, che tiene che cosi sia? Et se cosi uoles-
sero dire, questa loro conclusione non concluderebbe bene, percioche sò trop-
po bene, intendendola, come essi la pigliano, che non sono Quinte; & non si
può negare, che siano tanto minori, quanto importa un de nostri Comma. Ne
il Prattico ueramente erra, perche le pone in atto per Quinte consonanti, nel-
l'Istrumento naturale; nelquale ogni giorno le ode tali; ò perche le riceua per ta-
li nell'Istrumento arteficiale temperato: ne meno erra il Theorico; come pazza-
mente tengono costoro; percioche le piglia per quel uerso, che si deono pigliare,
cioè nella lor forma uera, & non fuori di essa; percioche sà troppo bene, che
la Specie naturale & Syntona non contiene in se cotali monstri. Errarebbe pe-
rò ogn'uno, che le ponesse in atto, come essi le pongono, & considerano; &
page 139 uolesse dedur le sue conclusioni da un Genere ò Specie ad un'altro; ò da un par-
ticolare ad uno uniuersale; come questi fanno; i quali sempre ò almeno per la
maggior parte, ò malignamente ò ignorantemente che lo facciano, concludo-
no in questo & in ogn'altro loro essempio dallArteficiale al Naturale; il ch'è fuo-
ri di proposito: percioche l'essempio che adducono delle Quinte & d'altri Inter-
ualli mostrati di sopra, cauano dal Systema arteficiale & non dal Naturale ò
dall'Arteficiale temperato; & concludono, che essendo cotali Quinte nell'Ar-
teficiale dissonanti; ne possendosi porre in uso consonanti; che non possono an-
co nel Naturale ouer nell'Arteficiale temperato esser consonanti, & s'ingānano.
Dicono però bene, quando saranno contenute dalle forme, con le quali sono
proposte da loro: ma quando saranno collocate nelle uere forme & naturali; co-
me si debbono intendere; & come le intende la Natura; allora la cosa andrà in un'
altro modo. Il Naturale però non è sottoposto ad alcunordine Arteficiale; ma
si bene per il contrario: percioche l'Artefice, per quello che si è discorso nel
Cap. 4. del Primo Libro, uà imitando la Natura, quanto puote; ma la Natura
mai non imita l'Arte in cosa ueruna. Questa, nel temperare gli Istrumenti si sfor-
za di leuar ogni difficoltà; acciò si possa in cotali Istrumenti co i Suoni imitar
quella, nelle Voci; & fà più che puote, acciò ch'ogni positione, ò graue ò acu-
ta ch'ella sia; facilmente habbia la sua corrispondente nella parte opposita, in qual
si uoglia proportione; & quella può formare ogni Interuallo, grande ò picciolo;
per esser ella al tutto libera; ilche non auiene all'Artefice, se ben fà ogni proua,
per imitare essa Natura con la sua Arte. Questo non hanno conosciuto questi
Aristarchi; onde sempre c'hanno uoluto parlar di simili fatti; poche conclusio-
ni hanno fatto, che siano uere. Anzi uoglio dire; che non sapendo eglino distin-
guere queste due cose l'una dall'altta; uogliono che la Natura sia soggetta all'Ar-
te; come si conosce dalle loro conclusioni & dimostrationi; se dimostrationi si
possono chiamare. Et se uolessero dire, ch'è impossibile, uolendo far che cota-
li Quinte siano Consonanti; che non segua questo inconueniente; che l'uno de
Tuoni maggiori, ch'entra nella compositione delle sudette Quinte, non seguiti
l'altro; & che cosi sarebbe questa Specie non pura Syntona; ma d'un'altra Spe-
cie; si potrebbe dire, che se bene l'un de i Tuoni maggiori succedesse all'altro, per
cagione d'empire (dirò cosi) la Quinta di modo ch'ella consti di tutte le sue par-
ti, & ne gli estremi habbia la sua uera forma; non per questo si potrebbe dire, che
la Specie non fusse semplice Syntona: percioche cotale Quinta sarà composta
de i proprij Elementi; essendoche in essa si trouaranno due Tuoni, il mag-
giore & lo minore, col maggior Semituono; proprii & naturali Elementi, de i
quali si compone la Specie: perche se bene in qual si uoglia Consonanza compo-
sta de i detti Elementi nel Systema massimo; come sarebbe dire del Syntono,
composto de i suoi Tetrachordi naturali, dirò cosi, non si ritrouasse, che 'l Tuo-
no maggiore hauesse luogo dopo un'altro maggiore, nella sua compositione; ac-
ciò non fusse ne i suoi estremi dissonante; non si potrebbe però dire, che biso-
gnando in cotal'ordine un tale Interuallo; che tale Consonanza non fusse natura
le di tal specie: Et tanto più, quanto ciò procedesse da gli Istrumenti naturali;
poiche alla Natura è concesso di modulare quelli Interualli, che tornano al pro-
posito, nel formar le consonanze ne i loro estremi. Replicheranno forse; & di-
ranno; se due Tuoni maggiori si porranno in atto l'un dopo l'altro ne nascerà
una Terza, che contenerà due Tuoni maggiori equali; cioè, un Ditono disso-
nante ne i suoi estremi; ilquale non è della Specie Syntona, ma della Diatona;
adunque il Syntono non si adopera semplice. Rispondo, che allegare un'incon-
page 140 ueniente, per dir cosi, non è sciogliere un dubio. E' uero che nascerrebbe co-
tal Ditono; considerando la sua Compositione; ma questo Ditono non si por-
rebbe, ne si udirebbe mai, nel formar le Consonanze, che contiene il Syntono;
per esser dissonante: percioche non si può dire, che dal congiungimento di due
Tuoni, che formano un Ditono, à questo modo la Specie sia uariata, & non
sia semplice; per hauer formato co i suoi interualli un'Indiuiduo, che non è con-
tenuto nella sua Specie: come anco non si può dir nella generation d'un Mul-
lo, che nasce d'una Caualla & d'un'Asino, che le Specie di questi due animali,
l'una separata dall'altra, non sia l'una semplicemente Cauallina & l'altra Asini-
na; per hauer nella loro commistione generato una Terza specie, ch'è quella
del Mullo; essendoche se ciò fusse uero, ne seguitarebbe questo istesso inconue-
niente in molti altri Interualli simili; che sono quelli de i Semituoni mostrati più
oltra nel Cap. 11. che quantunque nascono della specie Syntona, per congiun-
gimento de i suoi Interualli; tuttauia non sono tutti della Specie, se non un so-
lo; come si è in più luoghi dimostrato. Ma questo interuallo del Ditono com-
posto di due Tuoni maggiori non si trouarà già mai ne gli Affronti del graue &
dell'acuto ne i Contrapunti; ma si bene nel cantare: & si trouerà anco il Dito-
no considerato composto d'un Tuono maggiore, & d'un minore; contenuto
ne gli estremi dalla proportione Sesquiquarta.
Seconda ragione ch'usano questi Speculatiui Moderni, in uoler prouare
il loro capriccio. Cap. VI.
ni apparenti persuasiue & soffistiche, & non con quelle che fanno al
caso, che siano demostratiue: onde da questo uengono à commetter
molti errori. Prima dicono, che i sumostrati Sedeci interualli sono
Principij; & non sò uedere, per qual cagione si possino cosi semplicemente chia-
mar Principii; essendoche (parlando uniuersalmente & assolutamente) quello
che è Primo in un'ordine, auanti ilquale non se ne troua un'altro; alquale seguiti-
no quelli, che sono principiati, è detto Principio. Et questo Primo s'intende (la-
sciādo molti altri modi da un canto) ò di donde uiene una cosa, ouer di doue ella
si fà, ò pur di doue si conosce. Il primo s'intende quanto al sito, ò quanto al moto,
ò quanto all'operatione: onde non si può dire in quanto à questo modo, che
siano semplicemente Principii, ma Principiati, come si può uedere dal modo che
nascono. Il secondo s'intende quanto al fare ò generare estrinsecamente ò in-
trinsecamente: nel primo modo il Fondamento è principio della Casa; & nel
secondo il Cuore è principio nell'Animale: onde ne à quest'altro modo minor-
mente si possono dir Principii: percioche non si troua altro che un Principio in
questi Generi. Ma il Terzo s'intenderà la Definitione, ch'è detta Principio;
percioche mediante quella conosciamo le proprietà del Soggetto; & forse che
si potrebbono chiamar Principii in questo terzo modo; perche pigliandoli co-
me Definitioni de termini, entrano nelle Dimostrationi, come lor mezi. Ma
ueramente non s'intendono anco per Principii à questo modo; anzi per Elemen
ti ò Elementati; che compongono la sudetta Specie Syntona, che rifiutano; i
quali quanto siano differenti da i Principii; da quello che si è detto nel Cap. 3.
del 2. Lib. si può conoscere. Che ueramente alcuni di loro non possino esser
page 141 Elementi, da questo si conosce; perche se ne trouano alcuni, che sono com-
posti di essi; & ue ne sono di quelli che sono composti di molti Interualli; che
in quantità sono assai maggiori di essi Elementi; & tra i Sedeci già mostrati se
ne trouano alquanti, che non hanno luogo alcuno nelle Cantilene; com'è il
Comma & lo Semituono minore; i quali se ben sono minori de gli Elementi,
che compongono la Naturale ò Syntona; non sono però Elementi di cotal spe-
cie; ma nascono solamente per accidente (come hò già detto) nel Systema mas-
simo arteficiale, per la congiuntione de i due Tetrachordi Meson & Synemen-
non; anzi più tosto per l'aggiuntione del Synemennon à gli altri quattro; & dal
mescolamento delle chorde di questo, con quelle del Diezeugmenon; come
dalla compositione della Diapason C. c. & della F. f. mostrate nel precedente Ca
pitolo, si può uedere. Et quantunque questi & altri Interualli semplici ò composti
si trouino in questo Systema, come uederemo al suo luogo; non s'usano però
nelle Modulationi delle nostre Cantilene; come non s'usa anche il Semituono
di proportione Super. 7. partiente 128. ch'io chiamo nel Cap. 11. mezano collo-
cato tra la chorda b. & la . della detta specie; ilquale si troua tra le chorde del
Sudetto Systema. Onde non si può ragioneuolmente dire (percioche s'argo-
mentarebbe dall'arteficiale al naturale) che nel Systema massimo del Naturale
ò Syntono si trouano più Interualli di quelli, che usiamo nel cantare & sonare;
& che quello che cantiamo & soniamo non sia il Naturale ò Syntono di Tolo-
meo. Et se ad alcuno paresse; che la Specie che usiamo non fusse la sudetta Na-
turale ò Syntona: per non ritrouarsi in molti luoghi del detto Systema da una
chorda all'altra, molte Consonanze nella loro perfettione; come si scorge nel
Sequente Systema, ouero essempio; ma si bene molte loro specie, che sono dis-
sonanti; ilche non si uede auenire nelle Voci & ne gli Istrumenti arteficiali tem-
perati; s'ingannarebbe di gran lunga; percioche non si può dire, ne concludere
senz'errore, nella Compositione del Systema della Specie Naturale, ò Syntona
diatonica non si trouano quelli Interualli, che si trouano tra le Voci, & tra le chor
de de gli Istrumenti arteficiali temperati; adunque non s'usa cotale Specie:
Essendoche altro è il Semplice systema, che si ordina tra le chorde ò suoni se-
condo il modello ò forma della Specie Naturale ò Syntona semplice diatonica;
& altro è quello, che naturalmente uien fatto & ordinato tra le Voci dalla
Natura; dalle quali due sorti è molto differente il terzo, ch'è quello, ch'è
temperato ne gli Istrumenti Arteficiali: essendo il primo de i due terminato
nel suo ordine tra Dicisette chorde, & il terzo tra Sedeci temperati nella ma-
niera, c'hò dimostrato altroue,2. Instit.
& prima
Quinti De
monst. che non si possono à patto alcun'alterare;
essendoche il primo è composto de i suoi Elementi, che sono il Tuono mag-
giore, lo minore, & il maggior Semituono, contenuti dalle lor forme natu-
rali Sesquiottaua, Sesquinona, & Sesquiquintadecima; come si conosce nel-
l'essempio; tra le quali chorde si uedono in atto esserui nati per accidente quelli
& molt'altri, che sono stati addotti per essempio da i nostri Moderni censori,
i quali però non s'usano nelle moderne Cantilene. Ma il Systema massimo;
che si fà naturalmente con le Voci, non è terminato d'alcun numero di
chorde; ò d'altri interualli ò altri termini, di modo che non sia libero, &
non ristretto tra alcuni termini ò spacii; percioche le Voci possono nel salire
& nel discendere; come molte fiate habbiamo detto; farsi acute ò graui, quanto
porta la ragione de gli Interualli, che s'adoperano nella Specie, senz'alcu-
na contradittione; essendoche dopo che la Cantilena è finita, non si uede al-
cun'Interuallo, che resti in atto tra coloro che cantano; ma si bene in po-
page 142 tentia restano ne gli Istrumenti arteficiali tra le chorde ò fori loro; percioche
hanno gli Interualli & forme loro, fatte secondo 'l modello, alquale sono ac-
page 143 cordati & temperati; se ben sono fuori delle lor uere & naturali Forme ò Pro-
portioni; delche ne resta l'Vdito satisfatto. Ilche tanto nell'ordine artefi-
ciale del uero Syntono, quanto in quello di qual si uoglia Istrumento stabile; nō
si può passar fuori dell'ordine, poiche i Suoni sono tra le lor chorde, ò fori termi
nati. Ma questo non auiene ne gli ordini fatti nella Natura dalle Voci, i cui ter-
mini non sono prescritti, se non dalle proportioni & forme de gli Interualli, che
s'hanno da cantare; mediante il buon giudicio & sano Vdito de Cantori: per-
cioche possono distender la Voce, quanto porta la proportione de gli Interualli
che si uogliono formare senza intoppo ò difficultà ueruna; non essendo nell'
Istrumento della Voce alcuna chorda ò foro, che faccia il suono determinato;
come ne gli Istrumenti arteficiali. Però adunque se bene in qual si uoglia ordi-
ne arteficiale terminato non si potrà in alcuni luoghi passare da una chorda ò
suono ad un'altro, che formi un'Interuallo che sia consonante ò dissonante del-
la Specie; per non si ritrouare in esso ordine la sua corrispondente; non auerrà per
questo nellIstrumento naturale, che non si possa fare. Ne potrà alcuno senz'
errore argomentare & dire il contrario: Nelle Voci potiamo formare questo &
quello Interuallo, che ne i sudetti Istrumenti à patto alcuno non si può fare; a-
dunque quella Specie, che si canta, non è Syntona, ma un'altra.
Terza ragione di quelli, che non uogliono che si adoperi la Specie Natura-
le ò Syntona. Cap. VII.
diedero animo à questi Noui cōtemplatiui, d'aggiungeruene un'altra
non molto reale, per mostrar che cantiamo gli Interualli partecipati
ò temperati, contenuti nelle lor forme accidentali, & non i ueri, con-
tenuti nelle lor forme naturali; onde persuasi da questa cosa dicono:
Diteparlando della Syntona; che
page 144 di gratia à coloro che uogliono, ch'ella sia quella Specie;
si canta hoggi;
che ui diuidino in qual si uoglia maniera la Terzadecima maggiore,Et questo è di prima uista falso; percioche niun di sano
contenuta (secondo 'l Syntono) da questi numeri. 10. & 3. In tre Sesquialtere; come essi
dicono, ch'ella contiene.
intelletto si troua, che dica, che la Terzadecima sudetta contenuta da questi
numeri. 10. & 3. contenga tre Diapente, ò si possa diuidere in tre Sesquialtere.
Seguono poi con l'Istesso parlare, dicendo:
Ditegli ancora, secondo l'essempio cheSi sà, che gli estremi della Decima minore sono contenuti
segue appresso che ui diuidano in tre Sesquiterze la Dupla Superbipartiente quinta, for-
ma della Decima minore; & dimandategli appresso di questo, quanto questo Interuallo sia
da quello superato.
tra 12. & 5. però niuno, che sia mediocremente erudito nelle cose mathemati-
che, & nella Musica speculatiua, confesserà, ch'una Dupla Superbipartiente
quinta, si possa diuidere in tre Diatessaron ò Sesquiterze di punto; ne una Tri-
pla Sesquiterza in tre Diapente ò Sesquialtere; poiche (per la 9. del Primo del-
le Dimostrationi) ne anco vn Superparticolare, ch'è più semplice, si può diuidere
in due parti. Nè si trouerà alcun che dica; com'essi dicono; che gli estremi del-
l'Interuallo Triplo Sesquiterzo che sono 10. & 3. contengano tre Sesquialte-
re; che sarebbono tra questi termini. 90. 60. 40. 27. ma si bene tra questi. 90. 60.
40. 26. 2/3 ouer tra questi. 27. 18. 12. 8. i cui estremi sono contenuti sotto la
proportione Tripla supertripartiente ottaua ne anco dirà che gli estremi del-
l'Interuallo Duplo superbipartiente quinto contenghino tre Sesquiterze tra
questi numeri; 12. & 5. che sarebbono tra questi 48. 36. 26 2/3 20. quantunque
le contenghino tra. 48. 36. 27. ouer tra. 64. 48. 36. 27. gli estremi de i
quali contengono la Dupla super. 10. partiente. 27. Percioche se fusse uero quel
che dicono; questi due Interualli maggiori proposti, non sarebbono propriamen
te diuisi in cotal parti proportionali; & ui andarebbe altra fattura che questa; à
uolerli diuidere in cotal maniera. Ma quest'è ueramente un parlare impro-
prio; essendoche queste Diapente & Diatessaron quando fussero à cotal
page 145 modo poste insieme, più tosto si potrebbe dire, che cotai Numeri contenessero
tra loro cotali parti più tosto adunate, che diuise. Voglio però inferire, che se
bene le tre Diapente, ò le tre Diatessaron non sono contenute tra i sudetti due
maggiori Interualli proposti, & nondimeno si cantano, & si ritrouano ne gli Istru
menti temperati, esser cosi diuisi; che non gli Interualli del Syntono ò Naturale
diatonico, ma quelli de i sudetti Istrumenti temperati, & à cotal modo fatti im-
perfetti sono quelli, che si cantano. Et non s'aueggono, che in cotali Istrumen-
ti ne la proportione della Terzadecima maggiore, ne quella della Decima mi-
nore, sono Tali ò tante, quante le suppongono; & le Proportioni ò forme del-
le Diapente sarebbono minori della Sesquialtera; & quelle della Diatessaron sa-
rebbono maggiori della Sesquiterza; di maniera che l'Interuallo delle tre Dia-
pente uerrebbe ad esser minore della Tripla supertripartiente ottaua, di Sei set-
time parti d'un Comma; & quello delle tre Diatessaron sarebbe maggiore per
la istessa quantità, della Dupla super. 10. partiente. 27. Ma quando in qual si uo-
glia Istrumento arteficiale si trouerà, che si possa continuare due, tre & anco più
Diapente, ouer qual si uoglia altro Interuallo; tanto uerso l'acuto, quanto uer-
so 'l graue, l'un dopo l'altro; ilche non sarà mai impossibile nell'Istrumento natu-
ral delle Voci; siano poi concluse in qual si uoglia maggiore Interuallo; allora si po
trà dire propriamente che la proportione de i loro estremi non sarà diuisa in tan-
te proportioni ò interualli, quante le adunate insieme; ma si bene che ella sarà
(come hò detto) composta: & lo Progresso de gli Interualli contenuti tra i ter-
mini del maggiore che contiene, si chiamerà Geometrico; essendo quelli In-
terualli l'un'all'altro Proportionali; come sono le Dodici parti ò Semituoni fat-
ti dalla diuisione della Diapason, come dimostraremo al suo luogo, tra loro equa
li. Ma dicami di gratia, prima d'ogn'altra cosa, questi Speculatiui moderni,
che propongono queste cose; di che proportione uorrebbono che fusse tre Quin
te ò tre Quarte continue proportionali molteplicate l'una dopo l'altra, compo-
ste di tanti Semituoni equali & proportionali; come sono quelli, che uogliono
ch'empiscano di punto la Diapason nel manico del Liuto, ch'io dopoi li diuide-
rò la sudetta Terzadecima maggiore in tre Sesquialtere ò Diapente; & in tre
Sesquiterze ò Diatessaron, la Decima minore. Sò troppo bene, che questo
(da quello c'hò in loro conosciuto) non sapranno ne far, ne dire, non che dimo-
strare; essendoche quelle Proportioni ch'adoperano in cotali diuisioni, sono in-
determinate & irrationali, facendole nascere simigliantemente da proportioni,
non dirò solamente irrationali; ma etiandio irrationali indeterminate. In quanto
poi uogliono, che se gli dica, di quanto la Dupla supertripartientequinta, credo
ch'eglino intendino di questa sia da quella di tre Sesquiterze superata; è buon cō
to da fare: percioche essēdo la somma di tre Sesquiterze una Dupla super. 10. par
tiente. 27. leuata da questa la Dupla , resta la Sesquiottā
tesima, che è di punto la quantità & la forma d'uno de i nostri Comma. Et tal diffe
rentia si conosce anco da questo; che se noi adunaremo (per la 16. del 1. delle Di-
mostrationi) tre Sesquiterze tra i Numeri composti; in questo modo. E. 12; a. 9;
d. 6 3/4.; & g. 5. 1/16. lasciando il 12. per il maggior termine dell'ordine, che hà da
nascere, simile à quello della Dupla superbipartiente quinta; il minore di tre Ses-
quiterze sarà 5 1/16. ilqual numero è maggiore del 5. termine minore della detta
Dupla supertripartientequinta; & per conseguente (per la 36. del sudetto Pri-
mo) sarà minore questa proportione, che non è la Dupla Super. 10. partiente. 27.
di tanta quantità, che importa 1/16. hauendo rispetto il 5 1/16 al 5. come sarà etian-
dio maggiore la Tripla super. 3. partiente. 8. che sono tre Sesquialtere adunate
page 146 insieme, della quantità d'un Comma; come si cōprende da questo; che somma
te insieme; per la sudetta 16. tre Sesquialtere tra i numeri composti, in questo mo
do C. 10; G. 6 2/3; d. 4 4/9; & a. 2. 26/27 ponendo pur'il maggior termine, che sia cōmu
ne all'una & l'altra delle nominate proportioni; il minore uerrà 2 26/27. ch'è minore
del 3. termine minore della Tripla Sesquiterza: quanto importa 1/17. onde, per
la detta 36. sarà minor la proportione di 10. à 2 26/27. che quella di 10. à 3. Per
la qual cosa, l'hauer uoluto prima prouare, che due Note ò Figure del Canto (per
usar'i termini che usano) non siano Vnisone, ò che non facciano una Terza,
ouer'altro Interuallo; & dopoi, che tra due chorde impertinenti non si troui esser
il buono & uero Interuallo, che ricercano; & ultimamente l'addurre i due essem-
pii delle tre Diapente, & delle tre Diatessaron adunate in sieme, che ne i loro estre
mi non facciano alcun'Interuallo consonante; & che per questo non si canti ò
suoni, ne componi la Naturale ò Syntona diatonica; è cosa al tutto uana & in-
utile: percioche se ben nell'Ordine arteficiale della detta Specie Naturale & Syn
tona sarà uero; fallirà però cotale Consequentia nell'ordine Naturale. E' adun-
que fuora di proposito, il uoler concludere che non si usi la sudetta Specie Na-
turale & Syntona di Tolomeo; perche nel Systema arteficiale non sono com-
presi molti Interualli, che nelle nostre Cantilene che si suonano & cantano,
non si trouano: ma si bene tornarebbe uera la conclusione, quando nell'Istru-
mento naturale s'usasse altri Interualli di quelli, che nelle loro proportioni &
forme proprie sono Elementali nel Systema arteficiale del Naturale ò Syn-
tono nominato.
Quarto modo, nelquale hora sottrahendo, & hora sommando insieme le pro-
portioni de gli Interualli contenuti nel Systema massimo arteficiale
del Naturale & Syntono diatonico; si sforzano prouare l'opi-
nione loro esser uera. Cap. VIII.
ro opinione esser uera; non è di minor fallacia di quello che siano l'al-
tre; essendo questa il Fondamento della sequente, che uederemo:
imperoche con una lunghissima & fastidiosissima diceria, col mezo de
i Numeri ò Proportioni de gli Interualli contenuti nel già mostrato Systema
massimo; uogliono, come buoni Abachisti, confermar esser uero quello, che
s'hanno sforzato di mostrar con quelle ragioni & essempii, c'habbiamo addot-
to ne i tre Capitoli precedenti; & ciò fanno, ò col sottraher uanamente le pro-
portioni de i sudetti Interualli minori da i maggiori del Syntono ò Naturale ar-
teficiale, lequali fanno al proposito loro, l'una dall'altra; mostrando gli auanzi
ò residui, & gli eccessi con i difetti, di quanto l'uno superi, ò sia superato dal-
l'altro; ò co 'l sommare due ò più proportioni insieme; dimostrando di quanta
quantità uengono gli Interualli cosi sommati, tanto i maggiori, quanto i minori,
di quelli che propongono; cosa che si può anco uedere & intendere per uia del Sē
so e della Ragione, nell'ordine, arteficiale della sudetta Specie diatonica, mostrato
nel Cap. 6. di questo. Ma ui è però, come hò detto. in questo Quarto modo quell'
istesso inganno, che si troua ne gli altri; concessi però tutti quei accidenti, che in-
trauenono nel sudetto Systema arteficioso ouer'Ordine di cotal specie; come sa
rebbe dire, che uolendo Questi prouare, che tra le note dell'essempio seguente, nō
page 147 ui sia Consonanza alcuna, dicono: che Ciascuna di queste
Diatessaron, ò Quarte che le uogliamo chiamare, contie-
ne due Tuoni maggiori & un maggior Semituono; come si
può anco chiaramente uedere tra l'Ottaua, Decima, & Ter-
zadecima chorda, & tra la Duodecima, Quarta decima, &
Decima sesta del sudetto Systema massimo; ilqual Semituo-
no separa essi Tuoni l'un dall'altro; onde sommati insieme i Numeri delle
proportioni loro, dal loro prodotto ne viene una proportione, che eccede
la Sesquiterza di vn Comma; il perche necessariamente gli estremi sono dis-
sonanti. Et questo lo udirebbe un sordo, lo uederebbe vn cieco, & lo sapreb-
be dire un mutolo; & è cosa detta fuori d'ogni proposito; essendoche questo In-
teruallo non s'adopera nel cantare, ne anco nel sonar la sudetta Specie; ne me-
no si adoperano altri Interualli di questa sorte, che siano dissonanti; Se già non
uolessimo dire; per usar le loro formali parole; che
La quantità del Comma, per esserilche non credono (come dicono) in modo alcuno;
cosi minima, tolta ò aggtunta à qual si voglia Interuallo, non habbia facoltà di rimouerlo
dalla natura del proprio essere;
volendo particolarmente(come dicono)
M. Gioseffo Zarlino, che la metà habbia fa-
coltà, aggiunta ò tolta da qual si voglia Interuallo consonante, di farlo dissonante.
Et dicono il vero, ch'io lo dico, & è cosi in fatto; ma soggiungono;
Quantunque(& credono che ciò habbia detto per ischerzo)
egli dopoi soggiunga;
che si habbiaCon la qual cosa dimostrano chiarissima-
à lasciar da parte la consideratione della differentia de Tuoni maggiori & minori; laqual
tolta via, ne porta seco quella delle varie specie de Semituoni; & cosi al Diatonico, che si
canta hoggi, quando egli fusse il Syntono di Tolomeo, toltagli questa consideratione sola;
per il che è forse tale; uiene à essere altro.
mente di non hauer letto; & se pur'hanno letto, di non hauer'inteso quello, c'hà
detto il Zarlino nel Cap. 13. della Terza parte delle Istitutioni. Ilperche il Let
tore ueda, se ciò hò mai detto per ischerzo; poscia che nell'assignar le Specie
della Diapason, non hò vsato mai vna simil maniera di parlare di cotali differen
tie de Tuoni; essendoche veramente non si conuiene, rispetto al priuilegio ch'el-
la hà; che tanto quella che si canta tra C. & c. quanto quella che si modula tra le
chorde c. & cc. dirò cosi; è cantata sott'una forma determinata delle Sette sue
specie; & determinato numero de Tuoni & Semituoni; ilche non hà l'altre
Specie; onde non accadeua dirne cosa alcuna; ma si bene nel ragionamento di
quelle della Diapente; percioche chi vorrà considerare la Prima specie di cotal
Consonanza, che si troua tra C. & G. & questa che si troua tra G. & d. ritrouerà
quella hauere il Tuono maggiore nel suo primo & più graue Interuallo, tra C.
& D. & questa per il contrario, hauere il Tuono minore nel primo & più gra-
ue, tra G. & a. ilche non considerò gli Antichi, perche adoperauano il Diatono
diatonico: onde non intendono la cosa per il diritto; essendosi abbarbagliati
nel Systema arteficiale di questa Specie; come ad ogn'un'intendente può esser
manifesto; & come potrà ciascuno etiandio da questa cosa tanto leggiera & di po
ca leuatura conoscere; in qual modo questi Speculatiui possino intendere quel-
le, che sono di qualche importanza; oue gli entra molta contemplatione. Hora
à queste cose aggiungono, che i due Tuoni contenuti in ciascuna delle sudette
due Diatessaron maggiori, & che anco il Prattico lo tocca con mano, per gli es-
sempij dati; se bene spesse fiate dicono, che i Prattici, come ignoranti, non inten
dono cotal cosa: onde nell'essempio che segue, uogliono prouar questo, come
Theorici, col mezo della facoltà Arithmetica, in questo modo; sommando la
forma della Terza minore insieme con quella del Tuono maggiore; ilperche da
page 148 tal somma ne nasce la Super. 7. patiente. 20. laqual consta di una Quarta super-
flua, d'un Comma. O che uanità: Chi è colui (di gratia) tanto goffo & tanto igno
rante delle Proportioni, che senza tanto sottraere la forma del Tuono maggiore
da quella della Terza minore, non sappia & non ueda etiandio ne gli essempij
posti nel Cap. 6. tra la chorda Ottaua & la Terza decima, questa cosa esser più che
manifesta? Ma con tutto che queste cose uengano bene, sono però introdotte
fuor di proposito & senza ragione; percioche non si vdì mai, che ne i Conserti
Musicali si vdissero Interualli di Diapason, di Diapente, di Diatessaron & d'al-
tri simili, dissonanti; non solamente ne gli Istrumenti naturali; percioche non
si usano, & la Natura nel cantare gli aborrisce, & ritroua il uero Interuallo conso
nante & non il dissonante; il che può far facilmente; ma l'Arte lo fà in ogni sor-
te d'Istrumenti arteficiali; massimamente in quelli, che sono in tal maniera tem
perati, che non si ode in essi cosa alcuna, che offenda. Imperoche non sarebbe
cosi pazzo un Sonatore, che sonando un'istrumento accordato secondo le ragio-
ni de i numeri dell'Artificioso Systema del Naturale ò Syntono, uolesse adope-
rar questi & altri simili, che discordano; ilperche da questo non si può dire; Nel
Systema ouer'Ordine arteficiale sudetto, & non in quello delle Voci ò in quello
de gli Istrumenti arteficiali temperati, si odono questi Interualli dissonanti; adun
que non si canta ò sona il Naturale ò Syntono di Tolomeo; percioche l'Argo-
mento conclude da una cosa contenuta in una Specie, à quella che è contenuta
in un'altra. Non è anco da tacer questo; che mentre stanno nel far questi loro
conti, dicono prima;
Non potersi hauer'il Tritono dal sommare insieme la forma del-Et questa è ragione, ch'ogn'un poco essercitato nella Mathematica, sa-
la Quarta, & quella del Semituono minore; per esser'un Tuono maggiore quello, che biso
gna diuidere per ciò fare, ilquale è capace, oltra il maggiore & minor Semituono, d'un
Comma.
prebbe fare: ma che hà da fare il Tritono, che si compone di due Tuoni maggio-
ri & d'un minore, iquali sommati insieme, fanno la proportione Super. 13. pa-
tiente. 45. che si troua tra questi termini 45. & 32. con la Quarta & il Semituono
minore? Dopoi uolendo mostrare, non però à buon proposito, come si possa co
noscere una proportione costituita fuori della sua Radice; S'è maggiore ò mino-
re d'un'altra; s'accommodano d'una Regola da tenere à memoria; come grande-
mente utile à questo negotio; sottraendo la forma del Tuono maggiore, dalla
forma del Comma; come si uede nell'essempio; di doue nasce la Subsesquino-
na proportione, contenuta nella seconda Specie de i Generi di minore inequa-
page 149 lità; onde sapendo forse, ch'è cosa nuoua ò nuouo concetto, da me & non d'al-
tri, ch'io sappia, spiegato; & da molti non conosciuto, com'è uero; soggiungo-
no queste parole:
Pare di prima uista, d'hauer sottratto da un Comma un Tuono maggioEt seguono anco:
re, & consequentemente, che quello superi questo di tal quantità; laqual cosa, quanto al-
l'intelletto & al senso repugni, ciascuno il sà.
Quella è una Subses-La qual Regola quanto sia noua, bella & utile, & da chi se l'habbia imparata;
quinona; laquale in tal luogo manifesta di quanto l'Interuallo, d'onde ella fù tratta, sia su
perato dal Sesquiottauo, & non di quanto il Comma lo superi; & però uengono tali pro-
portioni meritamente dette Priuatiue, & Rationali; & quell'altre prime Positiue & Rea-
li.
senza renderne punto di gratia all'Inuentore; ogn'uno che leggerà il Cap. 30.
della Prima parte delle Istitutioni, lo potrà sapere; & potrà per questa tra l'altre
cose noue, dellequali costoro hauendosi prima seruito, l'hanno dopoi più tosto
biasimate, che lodate. Et questo è il Quarto modo, co 'l quale cercando di sta-
bilire gli altri, uanno à cadere in un laccio; dal quale mai non potranno ritrarre
i piedi, dopo l'essersi auiluppati. Ma auertisca ogn'uno, ch'io non biasimo per
questo le Dimostrationi arithmetiche, fatte con i numeri & con debiti modi; co
me forse alcun potrebbe credere; percioche questo sarebbe contra di me: &
quando sono dirittamente fatte, à patto alcuno non possono indur falsità, & con
durci in alcuno errore; ma si bene biasimo quelli, che co 'l mezo loro uengono à
confondere i Generi delle cose; dimostrandone una per un'altra, Essendoche
niuno di sana mente mai negherà, che sia uero, che 'l leuar'una quantità mi-
nore d'una maggiore; come sarebbe 7. da 12. non ne resti una minor di que-
sta, che è 5. & che l'aggiunger questo al primo numero minore, che è 7.
non uenga il primo maggiore; cioè, 12. Ilperche si come il primo lor mo-
do di dimostrar, che quello che tengono è uero, non fà al proposito; essen-
doche (com'hò detto più volte) non vagliono le ragioni, che adducono;
volendo concludere da un Genere ò Specie ad un'altro; cosi non uale il me-
zo di queste ragioni arithmetiche, quando s'introducono proportioni, che
non fanno al proposito, ne sono d'alcuna vtilità; se ben concludono senz'alcu-
na falsità nelle ragioni & computi loro; percioche quantunque (per cagione di
essempio) dicesse alcuno; da Venetia à Costantinopoli sono, poniamo, mi-
glia 900. & da Venetia à Ragusi sono 400. adunque da Ragusi à Costantinopoli
sono miglia 500. questo sarebbe vero inquanto alla ragione & al computo; ma
inquanto che da Ragusi à Costantinopoli ui fussero tanti miglia & non fussero;
questo, secondo la verità, sarebbe falsissimo; per l'Interuallo maggiore ò mino-
re di quello ch'è il douere, che si soppone. onde il pigliare à questo modo una
quantità per un'altra, farà sempre, che mai si concluderà il uero di quello, che
si cerca.
Come vltimamente prouano col mezo de gli Istrumenti arteficiali temperati,
il lor pensiero esser vero.Cap. IX.
tre narrate, introdotto un Quinto modo, del quale si credono per
fermo d'hauer concluso il pensiero loro esser uero; & questo è il me-
zo de gli Istrumenti arteficiali temperati secondo la loro natura: la
onde introducono prima un'Istromento da Tasti, come sarebbe dire un'Arpi-
chordo, accordato & temperato secondo le forme de gli Interualli contenuti nel
page 150 la Specie Diatona diatonica, in quella maggiore eccellentia (come dicono) che
si può accordare; aiutati però dal Senso solamente; nelquale fanno udire i Dito
ni, Semiditoni, & gli Hexachordi maggiori & minori dissonanti; com'è la na-
tura de simili contenuti in cotal Specie. Ilche cosi accommodato, l'accordano
& riducono dopoi: forse non s'accorgendo & fuori d'ogni loro opinione; secon
do 'l Temperamento ò Distributione fatta nel Cap. 42. & 43. della Seconda par-
te delle Istitutioni; & dicono, tale Temperamento ò Distributione esser fatta se-
condo un Nouo modo ritrouato da loro; ilquale s'accosta all'ordine & proportio
ne del Syntono; se bene non è l'istessa; ilqual Temperamento non conoscendo,
uogliono che contenga i Tuoni equali; com'è uero in fatto; nondimeno questo
non può esser per alcun modo, come dimostrarò al suo luogo, nuoua Distribu-
tione; percioche tal Temperamento uien fatto secondo 'l modo mio, & non se-
condo l'Inuentione noua, che dicono hauer trouato; onde in tutto & per tutto
l'uno non è dall'altro nel fine ò nella forma differente; percioche hauendo dopo
un lungo computo, col quale hanno dimostrato essere assai buoni Abachisti, uo-
luto dimostrar le ragioni del Temperamento del Liuto; si risolsero à uoler mo-
strar etiandio, come s'hauessero à porre i Tasti nel suo manico; il perche diui-
dendo la Diapason in Dodeci equali Semituoni al modo loro; però senza ueru-
na dimostratione, u'introdussero molti errori notabili, i quali dimostrarò al suo
luogo, & insegnarò come ueramente si dee far cotal cosa senza errore alcuno
col mezo della Geometria in tre maniere; accioche i Studiosi di questa Scien-
tia non siano defraudati dalle ragioni apparenti & false di costoro. Hora hauen-
do eglino posto per fondamento queste loro due Distributioni; che cosi le chia-
mano; dopo l'hauer discorso uanamente molte cose; alla fine si riducono pure
à dire & tenere per cosa uera; che
Non si canta, ne si suona la Specie Naturale ò Syn-& dicono di più,
tona diatonica di Tolomeo:
Di uoler far toccar con mano; che si cantaIl-
hoggi, circa l'imperfettione de gli Interualli, non meno imperfettamente, che si suoni.
perche concludono all'usanza loro; che
Necessariamente & contra il commun parere,Et dopo questo soggiungono un'altra maggior pazzia, di-
le Quinte si cantano hoggi diminuite, & superflue le Quarte dal lor uero essere; & che
dalla Ottaua impoi, si uiene à cantar qual si uoglia altro Interuallo fuori della sua ue-
ra proportione; & consequentemente dissimili da quelli, che sono contenuti dal Sena-
rio & dal Syntono.
cendo; che
Quantunque l'Vniuersale gli approbi per perfetti; & se ne satisfaccia inte-fanno uedere, quanto dalla loro opinione siano ingannati; essendoche
ramente; per non hauer mai udito i ueri; & toltosi da qual sia speranza di poterli mi-
gliorare;
uogliono, che per tal modo sia corretta la Natura dall'Arte; & che questa sia
come essemplare à quella; & che sia imitata da quella, & non che l'Arte segua
& imiti la Natura, come uero essemplare; contra quello che si è determinato
nel Cap. 4 & ne i due seguenti del Primo libro; essendoche tengono anco per
fermo, che 'l
Senso s'habbia corrotto nell'assuefarsi ad udir le Consonanze di continuo& questo non s'accorda, ò po-
sotto le forme contenute da gli Istrumenti da chorde;
co almeno, con quello che dicono; percioche uogliono che si sia imparato di
cantare quel modo che cantiamo, col mezo di tali Istrumenti; & particolar-
mente da quelli, che non hanno Tasti, come hà il Liuto & la Viola: Ma di
questo legga il Lettore il Cap. 45. della Seconda parte delle Istitutioni, & i su-
detti Capitoli; percioche dopo c'haurà molto ben considerato il tutto; se per
caso conoscerà alcun che sia entrato nella opinione di costoro; non accaderà
che faccia leggere altre Scritture in questa causa, ne ascoltare altri Auocati, che
accusino ò difendino; essendoche s'ei sarà buon Giudice, potrà dar la Senten-
page 151 tia in fauore di coloro che tengono, che si canta la Specie Naturale ò Syntona;
obligando tutti quelli, che tengono al contrario, di pagare ogni interesse, & ogni
spesa, che fusse fatta in questa tanto euidente causa.
Che da gli Istrumenti arteficiali non si può concludere, che cantiamo altra
Specie, che la Naturale ò Syntona. Cap. X.
il Systema massimo arteficiale della specie Naturale & Syntona di
Tolomeo, mostrato nel Cap. 6. di questo; dopoi nel Temperamen-
to de gli Istrumenti da Tasti, com'è l'Organo, l'Arpicordo & altri
simili; & anco sopra la Diuisione della Diapason in dodeci Semituoni equali,
nel manico del Liuto, & altri Istrumenti arteficiali temperati: si dè auertire,
che quantunque in questi Istrumenti si ritrouino le Forme ò Proportioni de i lo-
ro Interualli in tal modo proportionati, che non si possono, senza qualche di-
scommodo, à patto alcuno alterare; perche non per altro cosi sono temperati,
se non accioche rimanghino stabili & inuariabili, & nell'Ordine de suoni facci-
no buoni effetti, quando sono à tempo & luogo usati secondo le Regole conte-
nute nell'Arte; & che da questo uogliono dire, & concludere, che quelli Inter-
ualli che cantiamo nelle nostre Cantilene, non siano cantati nelle lor Forme na-
turali, ne contenuti nel sudetto Systema arteficiale del Naturale & Syntono;
ma che siano gli istessi, che si trouano ne i detti Istrumenti arteficiali tempera-
ti, uengono ueramente à dimostrare d'essere in grande errore; percioche se ben
nell'unione, che si fà delle Voci co i suoni di cotali Istrumenti, nella quale non
si ode cosa ueruna da un'altra discordante & dissonante; si può nondimeno ha-
uer qualche segno & capara, che tra le Voci semplicemente poste in atto, sen-
za niuno aiuto d'altro Istrumento, si cantino gli Interualli, che si trattano ne i
sudetti Istrumenti, & non altri; questa ragione sarebbe in fatto di poco ualore;
percioche dall'Arteficiale solo temperato & dall'accompagnato al solo, si uer-
rebbe à concludere nel solo Naturale; oltra che i Suoni, che nascono da cosa
arteficiale, necessariamente sono contenuti sott'un Genere ò Specie molto diffe
rente da quello, sotto 'l quale sono contenute le Voci; Et cosi quelli che sono con
tenuti nel Systema arteficiale del Naturale & Syntono, sono differenti da quel-
li che sono contenuti nel Systema temperato. Non uale etiandio alcuna ragio-
ne, che procede dal Composto al Semplice, con dire: Quando si canta & sona
insieme, le Voci accordano perfettamente co i Suoni, & procedono tanto que-
sti, quanto quelle per gli Interualli partecipati ò temperati; adunque le Vo-
ci separate da i Suoni, sempre procedono per gli istessi Interualli partecipati;
percioche (come hò detto nel Cap. 45. della Seconda parte delle Istitutio-
ni) il Cantore, quando è libero & non uiolentato da i Suoni d'alcun Istru-
mento, può piegar le uoci in qual parte più li piace, senza ueruna fatica. Et
perche è inchinato à desiderare & seguitar sempre il meglio, & porlo in effetto;
purch'ei non habbia l'Vdito deprauato; però essendo le Consonanze, quando
sono nelle lor uere & naturali forme, migliori & più soaue di quelle, che sono
temperare & partecipate; & per accidente diminuite ò accresciute, secondo la
natura & forma dell'Istrumento; seguita, ch'egli ancora formi più tosto le uere
& naturali forme delle Consonanze, che le temperate & quelle che sono fuori
delle lor naturali proportioni, & che uenga à cantar la Specie Naturale diato-
page 152 nica ò Syntona di Tolomeo, & non quella che è contenuta ne gli Istrumenti
temperati; come costoro uogliono.
In qual maniera si possa acquistar molte Consonanze nell'Istrumento arte-
ficiale della Specie Naturale ò Syntona; acciò maggiormente s'ac
costi ad imitar quello della Voce. Cap. XI.
to parere, che non si canti la sudetta Specie, siano stati sforzati, dal
ueder che nel suo Systema arteficiale sono molte chorde, tra 'l nume-
ro delle Dicisette mostrate, che non hanno corrispondentia alcuna
ad alcun'altra di esse per alcuna Consonanza; sia Terza, ò Quarta, ò Quinta, ò
Sesta; tallora nel graue, & tallora nell'acuto; ilche non si ode non solo quando
cantiamo le nostre Cantilene; ma ne anco un tal difetto non si troua in molti al-
tri de gli Istrumenti temperati. L'Istrumento naturale è quel della Voce, col
quale (come si è detto più uolte) si può formar qual si uoglia Interuallo. Nè si
trouerà mai in qual si uoglia altro Istrumento; dal Violino, & dal Trombone &
altri simili impoi, che non habbiano i luoghi ò termini prefissi de gli Interualli,
che goda di tal priuilegio; tanto più, quanto sarà ridotto in qual si uoglia Tem-
peramento, percioche haurà in sè almeno, se non in tutto, parte di cotale per-
fettione. Et quantunque il Systema del Diatono diatonico habbia tutte le
Consonanze, che chiamano Perfette; non ne hà però alcuna delle Imperfette;
essendoche i Ditoni, i Semiditoni, & gli Hexachordi in esso sono dissonanti. Et
se ben nel Syntono tra i suoni (come si può uedere) in molti luoghi non si può
formar le Terze, ouer le Quarte, ne le Quinte, ò le Seste; ne gli Istrumenti tem-
perati anco; dopo un lungo giro, si troua alle fiate alcuna chorda, che non cor-
risponde ad alcun'altra, che faccia Consonanza; lasciando hora da parte il par-
lare del Liuto; con tutto ciò, da queste sorti d'Istrumenti fabricati dall'Arte, che
saranno sempre da qualche parte imperfetti, non si potrà fare argomento, che
concluda nell'Istrumento naturale, ch'è ueramente Perfetto; purche la natura
non sia deprauata; che non si canti il sudetto Syntono. Et se in esso non si troua-
no cotali difetti, come si troua nell'arteficiale, che non è atto à riceuer cotale
perfettione; si può tuttauia con l'Arte riparare in parte à cotal difetto; & auici-
narsi alquanto alla Natura, col molteplicar le chorde & li Tasti loro; accordan-
do le secondo le proportioni di quelli Interualli, che sono composti de gli Ele-
menti della Specie; non però senza qualche trauaglio di colui, ch'adoperar lo uo
lesse; percioche non hà dubio, ch'alcun possa dire, che tra le Tredici chorde
delle due Diapason C. & c. con F. & f. che questi noui Speculatiui pongono per
fondamento di questa loro opinione, poste insieme, che sono per una maggior
parte delle mostrate di sopra nel Cap. 6. nel Systema massimo; ui sia (secondo 'l
parere & consideratione loro) più d'una sorte di Ottaua, più di due sorti di Set-
tima, & più di due sorti di Sesta; più anco di una sorte di Quinta, di Quarta, &
di Terza maggiore & di minore, & anche di Semituono, quando si uorrà nu-
merar solamente il numero delle chorde; ma in quanto alle lor uere forme ò
Proportioni contenute ne i loro estremi, non possono esser à patto alcuno tali;
essendoche le Consonanze non si giudicano esser tali dal numero delle chorde,
che contengono; ma da cotali forme ò proportioni. Et se ben simili Interualli
page 153 uengono necessariamente tra le chorde di questo Systema per accidente, & re-
stano tra esse; percioche questo anco intrauiene in qualunque altro Istrumento
arteficiale, ordinato in cinque Tetrachordi; nelquale l'Arte hà in esso termina-
to, con l'imitar la Natura più c'hà potuto quello, che gli è stato permesso; tut-
tauia non si può dire, che siano della Specie Syntona, nascendo à caso tra
le sue chorde; essendoche ne anco si pongono (perche sono dissonanti) nelle
Cantilene; com'è manifesto à tutti quelli, ch'intendono l'Arte & la Scientia;
ma nella Costruttione del Systema massimo, che si fà con le pure Voci; dopo le
Modulationi, lequali nascono dal proceder da un luogo graue ad un'acuto ò
per il contrario, non ui si trouano cotali Interualli; per non ui esser segno alcu-
no, ne de gradi, ne de termini prefissi; se non che successiuamente si odono tra
page 154 quelle Forme ò Proportioni, che fanno dibisogno per l'accordo della Cantile-
na, secondo che ricerca l'ordine & il modo del concento; essendoche basta al-
l'Artefice del Canto, ordinare & dissegnar quelle chorde, nellequali senza ue-
runa confusione, s'habbia quel procedere dall'una all'altra, ch'egli desidera;
preualendosi dell'ordine mostrato disopra, chiamato da noi Naturale, nel quale
non hò uoluto assegnare alcun termine ò Interuallo prefisso con altri numeri,
perciò s'intendono esser quelli che sono radicali delle loro Consonanze; essendo
che la Natura in esso sempre insegna à gli esperti Cantori à formar quelli Inter-
ualli, che sono consonanti nelle lor uere Forme, & che fanno al proposito; formā
do sempre con la Dupla la Diapason; con la Sesquialtera la Diapente; con la
Sesquiterza la Diatessaron; con la Sesquiquarta il Ditono; con la Sesquiquinta
il Semiditono; & cosi l'altre Consonanze, con gli Interualli ueri, contenuti delle
loro proportioni naturali, per ordine. Ma nell'ordine de gli Istrumenti fatti
dell'Arte la cosa uà ad un'altro modo; essendoche per esser le Chorde, che sono
parti dell'Istrumento, temperate, stabilite & ordinate dall'Artefice à cotal mo-
do; non si possono à patto alcuno alterare; di modo che tutte le chorde che
si trouano nell'ordine ò Systema loro, non hanno quelle corrispondenze di
Diapason, Diapente, Diatessaron, Ditono, ò Semiditono, & d'altri Inter-
ualli, si nel graue, come nell'acuto, come hanno quelle dell'ordine dell'Istru-
mento naturale, quantunque ne habbia la maggior parte. Onde bisogna far
l'una di due cose; ò ridur le chorde à tal temperamento (come si fà) ne gli
Istrumenti da Tasti, ò moltiplicarle, aggiungendoui quel numero, che pos-
sa dar maggior coppia di Consonanze di quello, che non è nel primo; il che si
può facilmente fare, & senza hauere impedimento alcuno, ponendole nel suo
ordine à i suoi luoghi, & accommodando i Tasti nell'Istrumento l'un sotto ò
sopra l'altro, secondo 'l proposito, come si uedono ne gli sequenti essempii; poi
che già molti anni sono iti, ch'io feci fabricarne uno con molto maggior nume-
ro di chorde & di Tasti, che non hanno i communi, al modo che si uede nella
Tastatura posta dopo il seguente essempio; nelquale Istrumento si potea ac-
cordar perfettamente tutte le Consonanze, secondo la ragione delle forme
proportioni loro, contenute nel Syntono; come nella Compositione della
forma di cotale essempio si può uedere; onde in esso ritrouai, con mia grande
satisfacione, due cose notabili, oltra l'altre; prima, che nel sonarlo, le Conso-
nanze si rendeano molto più soaui, di quello che le udimo ne i nostri Istrumen-
ti communi; dopoi, trouai questa utilità, ch'à me fù molto gioueuole, che col
suo mezo ne cauai tutte quelle Ragioni, che desideraua, in confermatione di
quello ch'io credeua; cioè, che si potesse usare, & che si usasse la sudetta Specie
Naturale & Syntona diatonica perfettamente, & senz'alcun scropolo; &
di più compresi chiaramente, ch'era impossibile, da gli Istrumenti arteficia-
li in cotal modo fabricati, che si potesse hauer quella perfettione & commodi-
dità, che si hà da i Naturali, & anco da quelli, che sono fabricati da gli Ar-
tefici, iquali non hanno i lor Suoni determinati sopr'alcuni luoghi, dellaqual
maniera si trouano il Trombone tra quelli da fiato, & tra quelli da chorde la
Lira, & il Violino senza Tasti; & conobbi insieme la necessità & utilità della
Temperatura de molti Istrumenti, & specialmente de quelli da Tasti. Et an-
cora che nell'essempio dell'Istrumento mostrato si trouino molti Interualli &
diuersi da quelli, che sono stati già di sopra nominati, i quali nascono per acci-
dente dalle chorde aggiunte à quelle, che sono proprie della Specie; tuttauia
non si adoperano, ne adoperar si possono, che facciano buoni effetti nelle mo-
page 155 page 156 dulationi delle parti della Cantilena & nel Corpo delle Compositioni; ma si
adoperano quelli, che sanno al proposito & sono necessarii; come sono quelli,
c'hò dimostrato nella Terza parte delle Istitutioni; de i quali mostrai prima se-
paratamente la uera Forma di ciascuno & la naturale Proportione de i suoi estre
mi, dopoi la sua Modulatione, secondo i gradi proportionati, che in essa si ri-
cercano in ciascuna specie; intendendo per una certa eccellentia delle Prime
consonanze, che sono la Diapente & la Diatessaron, secondo che dice Boethio,
& prima di lui Tolomeo; come si uede nel Cap. 12. della sudetta Parte, & nella
7. Definitione del Quinto delle Dimostrationi; lequal Specie sono varie, per-
che nascono dalla uaria collocatione ò positione del Semituono, che tra loro con
tengono; lasciando (come dissi anco nel Cap. 13. seguente della sudetta Terza
parte, parlando della Diapente) di hauer consideratione alcuna de i Tuo-
ni, se fussero maggiori ò minori; perche haurebbono da questo fatto di nuouo
altre Specie. Et questa uarietà di Specie con molte altre cose insieme conobbi
pratticando il sudetto Istrumento poco fà nominato; nelqual compresi an-
co, che in esso si trouaua Cinque maniere (per dir cosi) de Semituoni, che
sono, il Massimo, per seguitare i loro gradi nella Comparatione, contenu-
to dalla proportione Superbipartiente. 25. tra le chorde 22. & 24. del sudet-
to Istrumento: il Maggiore di proportione Sesquiquintadecima, posto tra la
22. & la 23. chorda; il Minore di proportione Super. 13. partiente. 243. po-
sto tra la 24. & la 25. il Minimo, collocato nella proportione Sesquiuente-
sima quarta, tra la 26. & la 27. & finalmente un Mezano, contenuto tra la 25.
& la 27. di proportione Super. 7. partiente. 128. iquali, se bene non furono dimo
strati, furono almeno da me accennati nella 23. Def. del Secondo delle Dimo-
strationi; perche non facea allhora dibisogno; essendoche 'l Maggiore & il Mi-
nimo solamente, ilquale nominai Minore de i cinque sudetti, seruono al nostro
proposito; quello al Naturale & Syntono diatonico, & questo al suo Chro-
page 157 matico; come nel Cap. 46. della Seconda parte delle Istitutioni hò mostrato,
nelquale si può chiaramente uedere il tutto.
La cagione del Temperamento ò Partecipatione fatta ne gli Istrumenti da Tasti;
& che l'Harmonia, che nasce da essi, non è Naturale & Syntona semplice;
& che senza dubio veruno ella si canta, & anco si suona
in alcune sorti d'Istrumenti.Cap. XII.
cagione della Partecipatione ò Temperamento, che lo uogliamo di-
re, de gli Istrumenti arteficiali, & specialmente di quelli da Tasti,
com'è l'Organo; laqual in uerità è stata di non poco giouamento alla
Musica, & di non poco commodo à quelli che trattano cotali Istrumenti; all'Au
tor delquale, sia stato chi si uoglia, si dee hauer molto obligo; del che, per quan
to fin'hora si uede, non è alcuno, che n'habbia reso la vera cagione; ne io anco
uoglio prometter di far questo; ma solamente dirò quel che sento, & ch'io ten-
go per fermo, fin che si troui miglior ragione; percioche nella parte Historica
non si contiene cosa alcuna di questo fatto. Dico adunque, che auanti che da
me si scoprisse, che non si cantaua ne sonaua la specie del Diatono diatonico
antichissimo, ma che si usaua il cantar la Naturale & Syntona; cosa che da ogn'
uno era apertamente negata & rifiutata; come si comprende da tutti quelli c'han
no scritto di questa Scientia; si uedea & tenea per certo, che cotale specie Dia-
tona fusse quella, ch'era in uso. Lascierò di nominar molti, per esser breue, &
dirò solamente del Dottissimo Fabro Stapulense; ilquale dimostrando le cose
della Musica contenersi sotto la detta specie Diatona; ne i Corollarij della Pri-
ma & della Seconda proposta del Secondo de gli Elementi musicali, parlando
del Sesquituono & del Ditono, dice; che
L'uno, & l'altro; se ben giocondamentecosa c'hanno etiandio creduto infiniti altri, ingannati dal non hauerle u-
& soauemente feriscono l'Vdito, non sono da esser connumerati tra le Consonanze;
percioche tra i Numeri li trouaua esser collocati tra le proportioni, che sono fuori del
Molteplice & Superparticolare, ma li vdiua in atto far dolce concento tra le Voci & i
Suoni;
dite ne gli Istrumenti sotto quelle Forme, che credeuano che fussero contenute.
Laonde essendo tenuta questa opinione tra i Musici antichi per certa, & ritro-
uandoui nel Systema diatono le chorde corrispondenti semplicemente l'una al-
l'altra per Diapente, ouero per Diatessaron, & credendo che 'l Ditono & Semi-
ditono fussero consonanti; se bene vedeano che le proportioni loro erano fuori
delli due sudetti Generi; forse ponendole nel numero di quelli Interualli, che
chiamano Emmeli; cercassero di ridurli à tal temperamento, che potessero satis-
far'all'Vdito, ma non senza leuar la Diapente & la Diatessaron fuori delle lor ue
re forme; forse anco credendo, com'anco credono molti, che cotali consonan-
ze temperate nel modo, che si odono ne gl'Istromenti da Tasti, fussero nelle lor
uere & naturali forme; & cosi fusse introdotto questo modo di temperatura, che
fin'hora si segue. Et credo che questa sia la uera cagione, quando che ancora non
fusse stata introdotta d'alcuno, per cagione della Specie Syntona, per leuar la
molteplicità delle chorde, aggiunte forse d'alcun'altro, nel modo c'hò mostrato;
riducendole à quel numero, che hoggi si uedono ne sudetti Istrumenti; massima
mente nell'Organo, Prencipe ueramente de gli altri Istrumenti; fabricato al mo-
page 158 dello di quello, dal quale nascono le Voci; uolendo nel tēperarlo, come si fà, leuar
le difficultà, che si trouarebbono nell'adoperarlo, quando ui fusse in esso quel nu
mero di chorde, c'habbiamo mostrato nel Capitolo precedente, per imitar la
Natura, laquale non admette cose superflue; come sarebbe il numero de tan-
ti Semituoni, che si riducono in due solamente, l'uno alquanto dell'altro mag-
giore; se bene non si adopera se non il Maggiore; lasciando da un canto di dire
qualche differentia, ancora che minima, che si potesse trouar tra i Minori, & di
fare al tutto niuna memoria de gli altri, come di quelli, che non sono à patto al-
cuno necessarij per l'uso delle nostre Harmonie; siano poi temperati gli Istrumen
ti sotto la forma di qual si uoglia temperamento, che non fà caso. Et quantun-
que ui siano dell'altre opinioni, ch'io non uoglio riferire, per non le impugnare,
& gettare il tempo; perche poco fanno al nostro proposito; tuttauia (come hò
detto) tengo che la prima sia la uera & la migliore. Ma chi fusse ueramente il Pri
mo, che desse notitia & dimostrasse le ragioni del Temperamento sudetto, non lo
saprei dire; quantunque habbia veduto molte cose, parte in iscritto, & parte man
date fuori in stampa da diuersi. Sò ben questo, ch'è verissimo; che 'l non hauer ri-
trouato cose che faciano al proposito, & il nō poter'hauer'hauuto cosa buona, mi
diede occassione di cercare & inuestigare, come potesse trouare il uero modo & di
mostratiuo, di dimostrar questa cosa; onde dopo lungo spacio di tempo hauendo
trouato, incominciai à cercare quei mezi, con i quali cotal cosa si potesse ridur-
re sotto la dimostratione; & hauendo ueduto, ch'era fatica uana & inutile, il uo
lerlo fare col mezo de i Numeri & proportioni rationali; uolse Iddio, che dopo
molti stenti & lungo spacio di tempo, ch'io spesi in cercare & inuestigar que-
sta cosa, col mezo della Geometria la ritrouasssi. Ilperche posi in luce & di-
mostrai non solamente come in un modo, ma in tre, si potea far cotale tempera-
mento; l'uno nelle Istitutioni, & gli altri due nelle Dimostrationi; ilche die-
de occasione à molti di prouar se potessero sopra di questo trouar cosa alcuna di
nuouo. Laonde à questo proposito il Reu. Don Girolamo Roselli da Perugia,
monaco di Monte Cassino, al presente Abbate di S. Martino in Sicilia, amico
mio singolare, nella Seconda diuisione d'un Trattato ch'egli fà della Musica
spherica, ch'io hebbi da lui scritto à penna, non ancora uenuto in luce, cosi
scriue in questo proposito.
Il Fogliano nella sua Theorica s'attribuisce l'inuentioneIlche
della Partecipatione; però come altri dicono; se ben s'hanno pensato alcuni seguirlo nel
Canto; che ueramente i prattici buoni habbiano seguitato l'orecchio; se ben molti (come
diceuo) si credeuano seguitar Tolomeo; è uenuto poi il Mag. Zarlino, c'hà escluso tutte
l'altre diuisioni de gli Antichi, & accordatosi in parte co i Moderni, ne gli Istromenti hà
fatto un'altra Partecipatione diuersa da quella del Fogliano & dall'altre, pigliando però
i Numeri harmonici di Tolomeo per fondamento, hà con molte fatiche cercato di ritene-
re le Participationi de i Moderni, quanto hà potuto, uicine à questo segno; accostandosi
all'uso Pithagorico in questo, che i Tuoni fussero tutti di ugual quantità tra loro.
è uero; perche questo Reu. P. amico mio singolare & di buona dottrina, parla
della Partecipatione fatta nel Libro secondo delle Istitutioni, & della prima
dimostrata nel Quinto delle Dimostrationi, & non della seconda; onde seguita,
dicendo:
Tenendo anche conto, come si uede, di tanti belli ingegni moderni, spuntan-Tutto questo scriue questo mio dotto & P. Reu. alquale aggiungeremo
do le Quinte & crescendo le Quarte, & cercando lasciar qualche Interuallo intatto à gli
Antichi; & talmente portandosi, che quando quella di Tolomeo sia uera diuisione, hà lascia-
to più presto luogo à chi uorrà ammirarlo, che à chi uorrà superarlo. A me piacque assais-
simo scorrendolo, come hò detto; che dopo non hò hauuto ne coppia del libro, ne del tem-
po; Et mi parue mirabile in questo, che non uolontieri, ma sforzato dichi essersi allontana-
page 159 to da gli Antichi, & hauer messa la Musica fuori del Numero, ridottola alle Quantità
continue. Mi è parso poi più mirabile anche & d'acutissimo senso; che non ui trouaua
poi (dolendosene) gusto compito. Quest'era un'inuitare se si potesse dir meglio; non gli
bastando hauer giouato tanto. Sospiraua ancora di ueder la Musica in colmo, obligandosi
per ogni uerso tutti li Studiosi del Canto. Ma che 'l Fogliano si habbia attribuita l'Inuen-
tione della Partecipatione, lo potrà conoscere ogn'uno, quando conoscerà: ch'ei fù sue-
gliato nel modo di diuidere il Tuono ò qual si uoglia Consonanza, dal Fabro Stapulense, no
minato disopra, con l'aiuto della Geometria, nella 35. & ultima del Terzo de gli Elemen
ti musicali
il R. Francesco Salines borghese, Abbate di S. Pancratio della Rocca scalegna
nel Regno di Napoli, professore di Musica nell'Academia di Salamanca, di
molto ualore, come si conosce da i suoi Scritti; che nel Cap. 14. del 3. Lib. della
Musica scriue queste parole.
Vnde quàm paucissimi ueram Organi temperandorumSe
normam assequitur; quoniam adhuc ratio, qua fieri debeat, nondum cognita est.
bene pur troppo nelle Istitutioni & nelle Dimostrationi questo si potea conosce-
re; ma in fatto disconcia ogni cosa quando soggiunge:
Eam nos, dum essemusIlperche par che uoglia inserire,
Romae iuuenis, excogitasse uidebamur; & postea à Iosepho Zarlino traditam inuenimus
nihil ab ea, quam nos excogitauerimus, discrepante.
che dopo che lui ritrouò cotal Temperamento, io l'habbia posto in luce; & ac-
cioche questo non gli sia attribuito à uanità, soggiunge iscusandosi:
Neque idMa se ben la Verità è una, non è però dimostrata
mirum alicui uideri debet, quoniam una atque eadem est Veritas; & omnibus, eam ritè
inuestigantibus, sese offert.
sempre con un mezo istesso, & ad un'istesso modo quando ui concorrono molte
Operationi & molte Intētioni massimamente quando non ui sono Principii pro-
prij & necessarii, & Mezi che siano proprii & ueri, & ui concorrino più Inuentio
ni di molte cose & diuerse; come uediamo esser auenuto della Quadratura del
Circolo, non ancora da alcuno ritrouata, & nella Duplicatione del Cubo; nel-
le quali cose, quantunque molti si siano affaticati; non uediamo però, che fin'
hora si trouino due, c'habbiano cōcorso nel Dimostrar la cosa, ne gli istessi Princi
pij ò mezi, & nell'istesso modo; se ben si uede nella Dimostratione della Prima pro
poposta del Primo de gli Elementi d'Euclide, tutti quelli, che l'hāno dimostrata,
esser concorsi in una istessa operatione, collocando il Triangolo equilatero so-
pra una data Linea retta terminata, col mezo della Figura circolare; conducen-
do dal suo centro alla circonferenza quelle linee, che faceuano dibisogno à dimo
strar cotal cosa, per esser cosa semplice & ueramente facile; nella quale non ui con
corre se non una Intētione. Imperoche sarebbe stato un gran miracolo in una co
sa tanto difficile, che mi diede da pensare assai; nellaquale concorreuano diuerse
Intentioni & diuerse Inuentioni; com'è il modo & la strada che si douea tenere à
far cotale Partecipatione; come la Specie si douea temperare; come il Comma si
douea diuidere diuersamente in tante, ò pure in tali parti equali; come bisogna-
ua distribuirlo tra gli Interualli dell'Istrumento; cioè tra i Sette contenuti nella
Diapason; il mezo del diuidere proportionalmente cotal Comma; & la Quan-
tità di quanto si doueano accrescere ò sciemare i sudetti sette Interualli, che non
ui fusse stato ueruna differentia; ilche se bene (dato che cosi fusse, com'ei dice)
non è impossibile, è almeno tanto difficile, che si può ueramente porre tra quel-
le cose, che sono sommamente difficili, & apportano à gli huomini marauiglia.
Più oltra, hauendo il Salines parlato nel Cap. 19. & 20. pur del sudetto Terzo
libro, del Temperamento ch'io dimostro nel Secondo delle Istitutioni & di due
altri appresso; scriue nelCap. 26. in questo modo:
Quae quodlibet horum triumMa lasciamo da un canto questo, & ritornando al nostro proposi-
page 160 temperamentorum instrumentis artificialibus esse uidetur aptissimum, neque plurà adhuc
excogitata sunt; quorum primum à nemine, quod equidem sciam, positum est: Secun-
dum inueni etiam (ut superius significaui) In Harmonicis Institutionibus Iosephi Zar-
lini Clodiensis: Tertium inchoauit quidem Ludouicus Follianus Mutinensis; sed non per-
fecit: quod idem Iosephus Zarlinus optime considerauit in suis Harmonicis Institutioni-
bus. Nemo tamen haec tria simul agnouit, neque eorum inter se respectum & ordinem
animaduertit.
to, diciamo; che quanto alla cagione della Partecipatione di simili Istrumenti
la potiamo conoscer da quello, che si è detto; ma chi fusse quello che la pones-
se in uso, questo è impossibile di sapere; credo però, che colui che ri trouò pri-
ma la Tastatura di questi Istrumenti, che anco fusse il primo, che ritrouasse il
suo Temperamento: Sia poi qual si uoglia fatto tra le Ottochorde d'una Diapa-
son, ò tra quelle d'un Systema massimo di qual si uoglia specie, è impossibile
(come si è detto più uolte) che gli Interualli in esso temperati ritenghino la lor
naturale Specie ò Forma; & non siano alterati. Onde dico prima, in conclusione
di questo ragionamento; che quella Specie d'harmonia, che si sono hoggi in co-
tali Istrumenti à questo modo temperati, non è à patto alcuno la Semplice na-
turale ò Syntona diatonica, quantunque in qualche parte ad essa si potesse assi-
migliare. Dico poi, che quella Specie, che si canta & si sona con alcune sorti
d'Istrumenti, che non hanno i luoghi de i suoni determinati; Come sono il Trom
bone, la Lira, il Violino & altri simili; & di più, quella che si Compone, è la
Specie Naturale & Syntona diatonica di Tolomeo; percioche è uero tutto quel-
lo c'hò detto & prouato nel Cap. 41. & 45. delle Istitutioni nella Secōda parte; &
chi crede & tiene altramente, è in grande errore, & non intende quella differen-
tia necessaria, ch'è tra l'Istrumento naturale della Voce, che potiamo dire uni-
uersale, & l'Arteficiale de i Suoni; che si può chiamar particolare. Et se fus-
se uero, come tengono alcuni, che non si cantassero mai, ne mai si sonassero gli
Interualli terminati dalla Natura nelle loro uere & naturali forme; ne seguitareb
be un massimo inconueniente; Che Iddio & la Natura, come suo Istrumento,
che non operano mai cosa alcuna in uano, hauesse dato à mortali una cosa, che
non si potesse porre in atto, ma che fusse sempre in pura potentia; onde sarebbe
in tutto uana & inutile; laqual cosa in tutto & per tutto è lontana dal uero. Ma
perche questi nostri Moderni fondano la loro opinione sopra due sorti d'Istru-
menti, com'hò detto, facendo in essi due Dimostrationi; però uoglio prima,
che le uediamo, & dopoi, hauendole essaminate, si potrà conoscere, quanto
sarebbe stato meglio, c'hauessero taciuto, che ragionato di quelle cose, che non
intendono. Et perche, per fondamento di questa loro Distributione pigliano
la Specie Syntona ò Incitata diatonica d'Aristosseno; mossi da quello, che uie-
ne quel loro Gentil gentilhuomo nel suo Discorso, ilquale ho nominato nel
Cap. 4. di questo Libro; che tra gli Interualli de i sudetti Istrumenti si trouano i
Tuoni equalmente diuisi in due Semituoni, & che anco si suoni la sudetta Specie;
hauendo per fermo, ch'Aristosseno diuidesse semplicemente l'Interuallo, che
cade tra suono & suono, secondo la Qualità, senz'hauer rispetto alla Quantità,
in parti equali; però, per non hauere à replicar più uolte l'istessa cosa, dimostra-
remo prima cotale Specie, & insieme essaminaremo, come si potrà meglio fa-
re, l'intentione d'Aristosseno; & dimostraremo anco in qual maniera gli Ari-
stossenici moderni habbiano potuto intendere questo Musico & Filosofo cele-
berrimo, & come l'habbiano potuto difendere dalle calonnie (come dico-
no) dategli da Tolomeo; Dopoi, dimostrati gli Errori, ch'eglino hanno
page 161 commesso, nel uolere trattarle Mathematicamente uerremo à seguitare il no-
stro proposito.
In qual modo Aristosseno habbia costituito le sue Specie de i Generi sem-
plici dell'Harmonia; & s'egli intenda diuidere l'Interuallo in parti
equali & proportionali, ò nò. Cap. XIII.
no, per quello che si può comprendere da i suoi Scritti, quantunque
siano imperfetti & incorretti, & da quello, che scriuono di lui alcuni
Historici; huomo di buona dottrina; non è da credere, che fusse sta-
to mai tanto sciocco, c'hauesse detto semplicemente, tra l'altre cose ch'ei disse,
come gli attribuiscono i suoi seguaci; che 'l Tuono si potesse diuidere in due par-
ti eguali proportionali, nel modo ch'esso lo diuide; percioche, come nel Cap. 12.
del Primo libro dicemmo, hauendo imparato la dottrina di Pithagora; se bene
in alcune cose da essa si allontanaua, la douea perciò intender molto bene, & an
co douea conoscere ottimamente le uere Forme delle Consonanze; & sapere,
hauendo imparato la Filosofia da Aristotele, se nella diuisione del Tuono si po-
tea diuidere la Qualità del suono, senza il mezo della Quantità ò Corpo sono-
ro, dalquale ello nasce; come quello alquale solamente appartiene cotal passio-
ne; posciache (come dichiarai nelle il Suono, per esser Qualità, non
è da se stesso diuisibile; ilche Aristosseno non ignoraua; come si può compren-
der da quello, che scriue uerso il fine del Primo libro de gli Elementi harmoni-
ci, quando parla della diuisioue del Tuono in due, in tre, & in quattro parti; es-
sendo che non scriue che sia dibisogno diuidere la Qualità del suono, ma il
Tuono; cioè quello Interuallo, com'ei lo definisce, ch'è la Differentia delle due
Consonanze, che sono la Diapente & la Diatessaron, che si troua collocata nel-
la Quantità continua; cioè, nel Corpo sonoro; l'una delle quali, come Pithago
rico, conoscea hauer la forma dalla proportione Sesquialtera, & l'altra dalla
Sesquiterza; Et cotal Tuono ò Differentia esser contenuto dalla Sesquiottaua;
lequali proportioni forse non uolse nominare, come quelle ch'erano à suoi tem-
pi da tutti i Musici conosciute. Ilperche pigliando il Tuono per cotale differen-
tia, nel sudetto luogo lo definisce in questo modo.
Ε῎στι δὲ ὁ Τόνος ἡ τῶν πρῶτων συμφώνονche vuol dire: E' adunque il Tuono la Differentia delle prime
κατὰ μέγεθος διαφορὰ
Consonanze, quanto alla Magnitudine ò Grandezza che la uogliamo dire: on
de si uede, che tal differentia è secondo la Grandezza, la quale è posta nel Quan
to, & non secondo la Qualità, perche soggiunse:
Ma diuidasi in tre diuisioni & moOnde è da sapere, che non si potendo far cotal diuisione se non
duliamo la sua metà, la Terza, & la Quarta parte, & siano i minori Interualli di questi
fuori d'ogni ordine del Canto, & la Minima parte si chiami Diesis, che sia la minore
dellEnharmonico, & la più uicina à questo sia il minimo del Chromatico; ma la Massima
sia detta Semituono.
nella Quantità ò Corpo sonoro, che è di Quantità continua; ouer ne i Numeri,
che sono Quantità discreta; in confirmatione di quello c'hà detto poco dopo il
principio del Secondo libro, dice; che
E' manifesto, che le Diuisioni, & le Figure siDice anco quasi nel fi-
fanno intorno una certa stabile & permanente Magnitudine.
ne di questo Libro;
Esser manifesto,da quello però c'hà detto di sopra;
ch'essa DiaIlche hauendo prouato, conclude con que-
tessaron consta di due Tuoni & mezo.
page 162 ste parole.
Ω῾στε τῆς ὑπεροχής οὔσης τονιαίας τε, καὶ εἰς ἴσα διῃρημένης ὧν ἑκάτερον ἡμιτόνιον τε, καὶ ὑπεροχὴcioè, Di maniera che essendo l'Eccesso toniaco diuiso in due equali, de i quali l'uno
μὲν τοῦ Διὰ τεσσάρων ἐστὶν ὑπὲρ τὸ Δίτονον, δῆλον ὃτι πέντε ἡμιτονιαίων συμβαίνει τὸ Διὰ τεσσάρων εἶναι:
& l'altro è Semituono; & è anco quello Eccesso, per il quale la Diatessaron so-
pr'auanza il Ditono; è manifesto, che essa Diatessaron è capace di Cinque Se-
mituoni. Onde è da notare, ch'essendo in tutti gli essemplari Greci, c'ho uedu-
to, scritto Διὰ πέντε; si deono correggere & porui Διὰ τεσσάρων; acciò non si prenda
errore; essendo che bisognerebbe à far bene il conto, che essa Diapente fusse ca-
pace di Sette, & non di Cinque Semituoni, al suo modo. Ma da quello che di-
ce Aristosseno, che la Diatessaron è capace di Cinque Semituoni, si può com-
prendere, che egli non considera le Consonanze maggiori, come composte di
Semituoni; come credono alcuni; se ben dice, che possono esser capaci; percio-
che chiama il Semituono Eccesso, per ilquale la Diatessaron supera il Ditono,
nel modo che anco il Tuono è quello Eccesso, per ilquale la Diapente supera la
Diatessaron; & è senza dubio contenuto nella Sesquiottaua proportione, secon
do i Pithagorici; & cotale Eccesso ei pigliò per fondamento delle Diuisioni, Costitutioni delle sue Specie de i Generi dell'Harmonia; se bene lo considera
per un'altra maniera, nella Magnitudine ò Grandezza; quando egli dalla sua
Diuisione fatta in molte parti, costituisce le Specie de i Generi dell'Harmonie
à suo modo; poscia che lo diuide hora in due, hora in tre, hore in quattro, &
tallora in Otto parti equali; & la Quarta parte nomina Diesis Enharmonico; la
Terza, Diesis del Chromatico Molle; la Quarta con la Ottaua, Diesis del Chro-
matico Hemiolio, ouer Sesquialtero; ma la sua metà chiama Semituono, ilqua-
le fà commune à tre Specie, come alle due Diatoniche, & à quella che nomina
Chromatica Toniaca. Laonde uiene à costituire Sei Specie ò Differentie di
Tetrachordi de i Generi semplici dell'Harmonia; due Diatoniche, tre Chro-
matiche, & vna Enharmonica; percioche (come si potrà uedere) la Diatessa-
ron si considera come diuisa in 60. parti equali; nel modo che anco la considera
in questo fatto Tolomeo: ilperche ponendo la Metà del sudetto Tuono, che so
no 12. delle dette 60. parti, nel primo & grauissimo Interuallo di un Tetrachor-
do; & l'altre per ordine, in questo modo. 12. 24. 24. costituisce quella Specie, che
chiama Diatonica Syntona ò Incitata. Hauendo anco collocato nel grauissimo
Interuallo simigliantemente 12. parti, nel secondo 18. & nel terzo 30. in questo
modo. 12. 18. 30. fece quello, che serue alla seconda Specie, che nominò Molle.
Questo fece anco in quello, ch'è primo nella Specie chromatica, ponendo quest'
ordine. 12. 12. 36. laquale chiama Tonica. Ma assegnando la Terza parte, che so
no 8. al primo Interuallo & anco al secondo graue; al terzo ne assegnò 44. & co-
stituì in questo Genere quella Specie, che si chiama Molle ò Delicata, in questo
modo 8. 8. 44. Collocando etiandio la Quarta parte, in ciascheduno de i due
più graui interualli, che sono 6. parti delle 60. & aggiungendone al terzo & più
acuto 48. in questa maniera 6. 6. 48. formò il Tetrachordo del suo Enharmoni-
co; percioche quando accommodò nel primo luogo & grauissimo & nel secon-
do ancora l'Ottaua cō la sua Quarta parte, che furono 9. delle 60. dandone 42. al-
l'acutissimo, in questo modo 9. 9. 42. formò il Tetrachordo di quella Specie, che
nominò Chromatico Hemiolio ouer Sesquialtero; come nell'essempio si può
comprendere. Ma se i due Tuoni l'uno all'altro seguenti, collocati da questo
Musico eccellentissimo nel Syntono diatonico, & li due Semituoni graui posti
nel Tonico chromatico, & quelli due Interualli, che seruono al Molle; cosi an-
co quelli, che collocò nel Sesquialtero siano equali & proportionali quanto à i
page 163 page 164 Numeri & le , fu anco equali quanto à i Suoni, lo uederemo à ma-
no à mano.
Il diuidere la Differentia, ch'è tra 'l Graue & l'Acuto di qual si uoglia In-
teruallo in due ò piu parti equali, nella magnitude ò Quantità conti-
nua, non è diuidere cotal Differentia in più equali & propor-
tionali ne i Suoni. Cap. XIIII.
cuto di due Consonanze equalmente in due parti ò in quante si uuo-
le nella Magnitudine, ò Quantità continua ò nel Corpo sonoro, non
è (come hò detto altroue) diuiderla in parte equali & proportionali;
ilche è molto difficile da capire tra i Suoni col Senso solamente, senza l'aiuto del-
la Ragione; massimamente nelle picciole & minime distantie ò differentie, che
si trouano tra quelli Interualli, che sono di minore proportione de gli altri; Et
questo maggiormente si conosce esser uero tra quelli, che tra loro sono differen-
ti di proportione nelle Consonanze maggiori; come quella della Diapason con
la Diapente, & quella di questa con quella della Diatessaron, & tra quella del
Ditono & quella del Semiditono. Et accioche più facilmente si comprenda
quello ch'io dico, proponerò il seguente essempio. Sia la seguente Magnitudi-
ne ouer Linea ò Corpo sonoro ab. diuiso in 120. parti equali, secondo l'Arithme
tica progressione; nellaquale sia accommodata alla sua proportione, secondo la
Dottrina insegnata nell'accomodar gli altri Interualli in molti luoghi delle Di-
mostrationi; la Disdiapason; tra ab. & db. diuisa in due Diapason; ab. &
cb. simigliantemente cb. & db. Hora se pigliaremo lo spatio ad. ilqual si tro-
ua tral suono graue ab. & l'acuto db. della Consonanza Disdiapason, & lo di-
uideremo in due parti equali nel punto e. tra la parte ae. & la e. d. haueremo
45. parti, che saranno equali à tutta la a. d. che contenerà 90. parti di tutta
la chorda a. b. Ma la e. b. non farà due parti, di modo che 'l suono dell'Interual-
lo a. e. sia simile in proportione al suono dell'Interuallo e. d. & di maniera chesi
oda una resonanza istessa; cioè, la Diapason dall'una & l'altra parte; come fan-
page 165 no le ab. & cb. con le cb. & db. percioche la chorda mezana e. b. posta tra a.
b. & d. b. diuiderà la Disdiapason in due parti di proportione inequali, & di ri-
sonanze diuerse; cioè a. b. & e. b. che risoneranno un'Hexachordo minore &
eb. & db. che faranno udire vna Diapason ditona, & non due consonanze d'u-
na istessa specie ò risonanza, come sono due Diapason; ilche da i Suoni, che uer-
ranno dalle parti delle chorde insieme percosse si potrà conoscere. Oltra di questo
tutto lo spacio a. c. ch'è la Differentia, che si troua tra la Diapason a. b. & c. b. con
la c. b. & d. b. trouandosi diuiso in due parti equali, che sono af. & fc. nel punto f;
cotali Parti non danno le proportioni, che si trouano tra la chorda a. b. & la f. b.
& tra la f. b. & c. b. equali; ne anco cotal cosa si trouerà ne i Suoni, di maniera
che si possano udir due Consonanze d'una istessa Qualità, ò Proportione; per-
cioche tra la chorda a. b. & la f. b. s'udirà la Diatessaron; & tra la f. b. & la c. b. la
Diapente; come dall'esperientia il tutto si fà manifesto. Di più, l'Interuallo
della consonanza Diapente f. b. & c. b. equale con a. b. & f. b. della Diatessaron;
diuiso simigliantemente nel punto e. in due parti equali; che sono f. e. & e. c. non
farà, che quella Proportione, che si troua tra f. b. & e. b. si troui anco tra e. b. &
c. b. percioche f. b. & e. b. risoneranno lo Semiditono; & e. b. & c. b. il Ditono; se
ben le diuisioni fatte nel Corpo sonoro, sono di misura equali. Però dico, che
da questo col Senso & con la Ragione si può conoscere, che le Diuisioni fatte in
questo modo, non sono fatte in parti proportionali & equali; come molti hanno
tenuto, & tengono de i nostri Moderni speculatiui; ma inequali. Laonde po-
temo ben dire, che in cotali Diuisioni le Parti fatte nel Corpo sonoro, sono ue-
ramente equali; ilche non si può negare; ma che le Proportioni loro & gli In-
terualli de Suoni, ouer le Consonanze, che nascono dalle chorde tirate sotto le
proportioni di cotali parti, sono inequali; come si è dimostrato. Et se bene è di-
uisa la Qualità del Corpo sonoro, com'è il Colore & la Grossezza, ò Sottigliez-
za in cotal modo in Parti equali; non uiene però il Suono à esser diuiso ne in
Quantità, ne in Qualità, in Parti equali & proportionali. Et perche ueramen-
te non si può fare, che le differentie maggiori, che si troua tra le maggiori Con-
sonanze ò Interualli, che si possono per cotal modo in due Parti proportionali &
equali diuidere; però dico, che minormente si può far nelle minori; & spe-
cialmente in quelle del Tuono; come in più luoghi delle Istitutioni & delle Di-
mostrationi & di sopra nel Cap. 12. & 13. del Secondo Libro si è dimostrato.
Laonde de qui si può conoscere, quanto habbiano ragione quelli, che le Dif-
ferentie de i Suoni, & loro stessi Suoni maggiormente sottopongono alla Qua-
lità, che alla Quantità; poiche dalla Diuisione semplice del Corpo sonoro fat-
to in molte parti, non mutandosi il Suono in un'altra cosa che sia fuori di questo
Genere; si uariano i Suoni nelle Qualità dell'acuto & del graue, & del poco &
del molto; come diremo nel seguente Capitolo.
Che nella Diuisione del Quanto continuo, le Parti non mutano alcuna sua qualità,
se non in quella del Suono.Cap. XV.
sappia, auanti che si uada più oltra, per maggiore intelligentia di quel
lo, che si è detto, & di quello ch'io dichiarai nelle Istitutioni della
Consonanza, che essendo ella Qualità & potendosi semplicemente
diuidere; nel modo ch'io dimostrai, che nella Diuisione di qual si uoglia corpo,
page 166 non si fà alteratione d'alcuna sua Qualità nelle sue parti, eccetto che nel Corpo
considerato come Sonoro, ilquale riceue nella sonorità molte differentie, secon-
do la grandezza ò picciolezza di esse parti. Laonde si dè auertire, che se bene tan
to il Colore, quanto il Suono è Qualità; altramente si considera la diuisione fatta
del Colore nel Corpo colorato, ch'è sempre in esso in atto di quello, che si fà del
Suono, ch'è in potentia nel Corpo sonoro, come quello che da lui nasce quan-
do è prodotto in atto; percioche diuidendosi il Corpo in quanto è colorato nella
sua superficie (per essempio) in due parti equali; niuna di esse si muta nel colore,
ma resta tanto l'una, quanto l'altra parte d'un'istessa Qualità colorata. Onde non
si può dire, ch'una parte di queste due fatte in tal modo, dopo la diuisione nella
sua superficie, sia più ò meno colorata dell'altra, di quello ch'erano prima l'una &
l'altra nel loro tutto; sia poi il Colore ò bianco ò nero, ò di qual si uoglia altro co-
lor mezano. Ma se 'l si farà due parti d'un Corpo inquāto è sonoro; come sarebbe
dire, d'una Chorda ò altro Corpo che renda Suono, la cosa andarà altramente; es
sendoche il Suono che è Quale, muterà senza dubio Qualità. Onde quei Suoni,
che nasceranno dalle parti, si faranno udire più acuti di quello che non era il pro
dotto da tutto 'l sudetto Corpo. Per la qual cosa quello, che sarà prodotto dalla
sua Parte maggiore, uerrà ad essere più graue di quello che nascerà dalla sua Par
te minore; se bene tanto il graue, quanto l'acuto non sarà in altro Genere, che
in quello del Suono; come senza dubio si può comprendere dall'atto istesso, &
da quello c'habbiamo dimostrato nel Capitolo precedente, poiche hanno il fon
damento loro di graue, & di acuto nella Sostanza & Quantità, & non nella Qua
lità. Ilperche si uede, altro esser la diuisione, che si fà nella Quantità, considera
ta semplicemente come quella che è Quanta & Dimensiua, di quello, che si fà
nella Quantità; considerata come Sonora; percioche se noi (per essempio) diui
deremo un'Asse, ò qual si uoglia altra cosa equalmente polita, dallaquale ne
possa nascere il Suono; che sia equalmente larga & lunga & grossa da ogni parte;
& sia lunga, come sarebbe dire tre braccia, in due parti inequali; cioè, in una
parte, che ne contenga due braccia, & l'altra che ne contenga uno; percuoten-
do insieme le due parti ritrouaremo il Suono che sarà mandato fuori, come da
un Corpo sonoro maggiore, esser più graue, di quello che uscirà da quella, che
ne contiene una, come da un Corpo sonoro minore, in Doppia proportione; &
risonare la Diapason consonanza: non hauendo in modo alcuno mutato, come
Corpo colorato, nella superficie il colore. Percioche esso Colore & ogn'altro ac
cidente, & qualità si troua in atto nelle cose permanenti, & inseparabili, come
nel Corpo naturale: ma il Suono è in esso solamente, come in un Corpo sono-
ro, in pura potentia & nelle cose che l'una all'altra succedono. La onde essendo
il Suono riuerberatione d'Aria; muta qualità, quando il Corpo dal quale egli
uscisse è percosso, non solo dalla parte del Percutiente, ma anco dalla parte del
Percosso: essendoche (come altroue hò dichiarato) nella sua generatione con-
corrano molte cose di dentro & molte di fuori; come la Quantità maggiore ò
minore, la grossezza ò sottigliezza, la lunghezza ò cortezza, & la durezza ò te-
nerezza; simigliantemente il Moto ueloce ò tardo, la Percossa forte ò debole,
ò altre cose simili: Ilche di qui si può comprendere, quanto s'ingannino alcuni
Aristossenici intorno le loro opinioni, c'hanno hauuto & hanno ancora nella dot
trina d'Aristosseno; Tenendo la Equale diuisione del Tuono nel modo che la
tengono; laqual cosa è uno de i maggior fondamenti, c'habbiano di cotale dot-
trina; & è una di quelle cose, che scopre, come questi tali possino intender be-
ne un tanto & tale Autore, ilquale se ben molte fiate è tassato nelle P arole, che
page 167 ne i suoi & ne gli altrui Scritti si trouano; non si può però sempre tassare nel sen-
so. Anzi dirò di più, che non egli, ma gli suoi Seguaci sono i tassati spesso da
Tolomeo & da altri, per hauer peruertito il Senso delle parole di questo loro
Maestro Filosofo dottissimo; come in molti luoghi appresso di esso Tolomeo si
uede. Quanto poi essi uaglino nel difendere il loro Maestro, contra quelli che
la calunniano; come dicono; lo uederemo al suo luogo.
Quanto uenga ben difeso Aristosseno da i suoi seguaci Moder-
ni. Cap. XVI.
seguente Tetrachordo Syntono & Incitato d'Aristosseno, introdot-
to da Moderni Aristossenici, quanto poco siano in fauore del suo
Precettore, quando cercano di difenderlo, & come da loro uenga ben
difeso, contra quelli, che (come dicono) lo calonniano. Et prima quando
scriuono, che
Aristosseno diuise primamente il Diatessaron, che constaua di due TuoniEt questa è una solenne pazzia; percioche altro
& un'intiero Semituono, come conforme à suoi disegni; in Sessanta particelle, equali
quanto al suono, & non quanto alla lunghezza della Linea ò chorda; se bene in essa era
ancora tal quantità considerata.
è diuidere il Tuono, & costituire delle sue parti (com'habbiamo mostrato) le
Specie de suoi Generi; & altro è dire ch'ei diuidesse la Diatessaron conforme à i
suoi disegni; non intendendo quello c'habbia uoluto dire Aristosseno; il che di-
mostrano, quando dicono, che
Non per altra cagione si uedono nel Manico del Liu-
to & della Viola, andare i Tasti loro ristringendosi uerso il Corpo, & l'uno dell'altro
maggiormente auicinarsi, quanto il suono dell'istessa chorda fatta più corta, si fa acuto.
Ilche è detto con poca loro intelligentia dell'adotto Tetrachordo, ilquale dimo-
stra essergli in tutto contrario. Laonde se cosi è, com'è ueramente; come se gli
può credere, quando dicono & tengono, che tra gli Istrumenti da chorda la Vio
la d'arco, il Liuto, & la Lira co i Tasti, si suona il Diatonico incitato d'Ari-
stosseno? poi che non hanno hauuto i Sensi tanto puri, come dimostrano, c'hab-
biano potuto uedere & udire, se in essi si troua l'Vgualità de Tuoni ugualmente
diuisi in due pari Semituoni? Credono anche, contra la dottrina di questo Filo-
sofo; che la Terza maggiore sia contenuta da una proportione irrationale assai
uicina alla Sesquiquarta; ilche si è detto etiandio altroue; come scriue anco il
più uolte citato Gentil'huomo.
Ma non già che i suoi lati siano il Tuono Sesqui-Et dicono; Non
page 168 ottauo & il Sesquinono, ma si bene due parti equali di detta Terza; tale quale ella è di-
uisa al modo de i Tetrachordi d'Aristosseno, ma non cosi essattamente.
cosi essattamente; percioche il diuidere di questo celeberrimo Musico non s'ac-
corda col modo loro; come si può conoscere dalla Temperatura de gli Istrumen-
ti da Tasti; c'han dato fuori per noua & propria loro inuentione; nella quale
(come dicono)
Si dee fuggire sempre l'inequalità de Tuoni, & tuore principalmente,Onde errano in due cose; prima in questa equa-
secondo 'l modo d'Aristosseno; per non potersi in alcuna maniera diuidere in parti equali
alcuno Interuallo Superparticolare;
lità, percioche pongono i Tuoni inequali, come uederemo: non s'accorgendo;
dopoi nel dire, che non si può diuidere in alcuna maniera alcuno Interuallo
superparticolare in due parti equali; essendoche non conoscono che ciò si può
fare in più modi ottimamente: ma questo dicono per ignorare il beneficio del
Mesolabio & d'altri Istrumenti, che lo possono fare. Si dimostrano anco in tut-
to essere ignoranti delle cose d'Aristosseno, quando scriuono quest'altra pazzia:
Auenga che Aristosseno non istendesse, ne dicesse mai, che i Tasti si hauessero à distribui-& cosi
re; come per modo d'essempio si è detto del Manico del Liuto; dopo l'hauer diuiso in Do-
deci parti equali la Metà di tutta la lunghezza della chorda ò linea; imperoche molto
ben sapea Aristosseno, dhauere à distribuire in parti equali la Qualità del suono & non
la Quantità della Linea ò chorde ò spacio; operando allora come Musico intorno al Cor-
po sonoro, & non come semplice Mathematico intorno la Quantità continua;
uuole il mio diligente Discepolo, fatto (come sidice) Bolzone, insieme con co-
storo, che 'l primo Tasto solo occupasse la Nona parte dell'intera sua Metà, ò
uogliamo dire la Diciottesima del tutto; & il secondo, la Nona parte di quello,
ch'era auanzato all'istessa prima metà, dopo l'hauerne tratto il primo Semituo-
no; & che il terzo tasto occupasse parimente la nona parte di quello spacio, che
era rimasto alla Metà della chorda, dopo l'hauerne tolto il primo & secondo
Semituono; ò pur uogliamo dire la Decimaottaua del Tutto, & cosi gli altri
per ordine. Hora ueda lo Studioso lettore, come da questo loro Insonio inten-
dino Aristosseno; quando uogliono (secondo 'l suo modo) che si continuino nel
Liuto i Semituoni di proportione Sesquidecimaottaua; come sarebbe per es-
sempio i due sequenti, contenuti tra i termini radicali, 361. 342. 324. le cui
differentie sono 19. & 18. nel secondo Genere d'Inequalità, & quelli delle Di-
uisioni d'Aristosseno sono simili & nella proportione d'Equalità; come si può
conoscere nel sopr'addotto Tetrachordo, che sono 12. & 12. Soggiungono an-
cora un'altra scioccheria in confermatione del loro errore, contra la Dimostra-
tione, che fà Tolomeo, quando dimostra che 'l Tuono non si possa diuidere in
due parti equali, & dicono; che
Non è huomo cosi d'ingegno tardo, che secondo pe-Et dicono di più
rò la facoltà Arithmetica, ne dubiti: ma che Aristosseno non disse cosi, ne intese; ma si
bene nella maniera, che particolarmente hanno dimostrato nel mettere i Tasti al Liuto;
nellaquale si può ueramente diuidere ciascun'interuallo musico in quante parti uguali si
uoglia, non altramente che col mezo del Monochordo; perche in quell'atto il Suono è con-
siderato dal Musico come qualitatiuo, & non come quantitatiuo:
che
Se bene Daniel Barbaro sopra Vitruuio la intende per l'opposito, & la dimostratio-Et questo che scri-
ne di Tolomeo è la medesima, di chi dicesse, che tra i termini minori del Diapason non
si potesse, col mezo de numeri accommodare alcun'altro Interuallo; nulla dimeno tra la
Hypate & la Nete ui è pure, oltra all'altre due chorde, la Lychanos & la Paramese,
che danno alla parte graue la Terza & la Quinta, all'acuta la Quarta & la Sesta, & cosi
parimente tra F. fa ut, et f. fa ut del Liuto, ui è pure, oltra al Tuono in due ugual
parte diuiso, la . mi, che la separa in due pari proportioni.
page 169 uono, tanto s'accorda col uero & con quello, c'habbiamo dimostrato d'Aristos-
seno, quanto (come si dice) la Luna co i Gambari: & non si trouerà alcuno che
nieghi, che tra un'Interuallo non si possa aggiungere molte chorde mezane;
come molte fiate hò dichiarato. Aggiungono anco più oltra, ch'
Aristosseno nononde dissero, come disopra dicemmo, condi-
diuise in tal maniera un membro; com'è il Tuono della Disgiuntione, & poi un'altro; ma
il corpo insieme della Diapason;
tionatamente.
Diatessaron conforme à i suoi disegni:lequali cose, quanto conuen-
gano con quelle, che si è mostrato, ciascuno c'haura inteso il modo tenuto d'A-
ristosseno, lo potrà conoscere; essendoche non si troua, ch'ei diuidesse la Dia-
pason ne alla guisa del Manico del Liuto; ne meno in parti equali; ne che mai
parlasse de numeri ò proportioni. Et da questo è nato, che non intendono que-
sto Filosofo; ne anco essendo da molti altri, che si pensano d'intenderlo, inteso;
per la sua difficultà, hanno detto molte cose, che non stanno al martello. Del-
laqual difficultà Vitruuio seguitatore della sua dottrina, n'è fedele testimonio,
quando dice. Lib. 5.
cap. 4.
Harmonia est Musica litteratura obscura & difficilis; maximè quidemEt dichiarando in questo proposito quello, ch'
quibus Graecae literae non sunt notae.
ei intese da i Scritti di questo Filosofo, aggiunge.
Igitur interualla Tonorum &Non è adunque da marauigliarsi, se
Hemitoniorum & Tetrachordorum in uoce diuisit Natura, finiuitꝗ terminationes eorum
mensuris Interuallorum quantitate, modisꝗ certis distantibus constituit qualitates, qui-
bus etiam artifices, qui Organa fabricant, ex natura constitutis utendo, comparant ad
concentus conuenientes eorum perfectiones.
per la difficultà che si troua nella dottrina d'Aristosseno, costoro insieme col lo-
ro Bolzone dicono, ch'ei diuidea, non come semplice Mathematico nella Quan
tità continua; ma come Musico nel Corpo sonoro, la Qualità del Suono, & non
la Quantità della Linea ò chorda ò Spacio, che lo uogliamo dire, in parti equa-
li. Ma che bisogna dire à questo, poiche dal sudetto Filosofo conosciamo es-
ser tutto il contrario, quando dice?
Δεῖ δὲ πρῶτον μὲν τοῦ τ'αὐτα μὴ εἰνοεῖν, ὃτι πολλοὶ ἣδη
διήμαρτον. ὑπολαβόντας ἡμᾶς λέγειν. ὅτι ὁ τόνος εἰς τέσσαρα ἴσα διαιρούμενος μελωδεῖται. συνέβη δὲ τοῦτο αὐ-
τοῖς, παρὰ τὸ μὴ κατανεῖν, ὅτι ἕτερόν ἐστι τότε λαβεῖν τρίτον μέρος τόνου, καὶ τό διελόντα εἰς τρία τόνον μελωδεῖν.
cioè; Ma in uero fà dibisogno saper primieramente, che molti si sono inganna-
ti; credendosi dire, che noi cantiamo il Tuono diuiso in Quattro parti; il che à lo-
ro è intrauenuto, perche ueramente non intendono, altro essere il pigliar la Terza
parte del Tuono, & altro cantare il Tuono diuiso in tre parti. Di doue si com-
prende, ch'Aristosseno non era tanto fuori di se, che non sapesse, che 'l diuidere in
cotal modo il Tuono, facea che nel canto ò nel suono le proportioni, che si troua-
no tra le uoci ò suoni, non poteano uenire equali & proportionali; essendoche
quanto alla misura equale & alla Quantità, dice;
Altro è pigliar la Terza parte delma quanto alla proportione & qualità soggiunge:
Tuono;
Et Altro cantare il Tuo-Ilperche è da auertire, che Aristosseno non dice, che tali parti
no diuiso in tre parti.
siano equali; ma quando dice di sopra, ch'
Ogni interuallo consonante, dalqual si uo-è da intendere, che queste due qualità
glia dissonante, discorda nella Magnitudine.
Consonante & Dissonante, sono anco poste sotto la Quantità, dallaquale, &
non da altro luogo, si cauano le ragioni de tali Interualli, hauendosela pigliata per
fondamento d'ogni sua ragione; ilche manifesta, quando dice:
Ma perche sonoNon sapea forse
molte differentie delle Consonanze tra loro, pongasi una tra esse celeberrima: & que-
sta è ueramente quella, che si tiene che uenga dalla Magnitudine, & siano Otto le Magni-
tudini delle Consonanze, delle quali la Minima sia la Diatessaron.
Aristosseno, che κατὰ μέγεθος uolea dire, Secondo la Magnitudine ò Grandezza?
& che la Magnitudine ò Grandezza era quantità?. Troppo ben lo sapea;
page 170 & se ben questi si sforzano di mantener le loro ragioni, con l'interpretare al lo-
ro modo quello che dice questo Musico; non si ricordano però
quello che dicono & dimostrano de gli estremi del Tetrachordo, ch'adducono
come mezo delle loro ragioni; perche confessano, essere contenuti dall'istessa
Proportione, che sono contenuti quelli del Diatono; ancora che per forza di-
mostrano per le proportioni de gli Interualli, che esso Tetrachordo contiene,
che i Tuoni non sono equali; & dimostrano ch'Aristosseno non cauasse le ragio-
ni de gli Interualli del suo Syntono d'alcuno de i Tuoni posti nel suo Tetrachor-
do, ne anco del Tuono posto nel Diatono; percioche altre sono le proportio-
ni & parti, che nascono dalla diuisione del Tuono Sesquiottauo, fatto in due
parti, & altre quelle che dimostrano nel loro proposto Tetrachordo; in niuna
dellequali si troua l'Equalità de Tuoni, come dicono; ma si bene l'Inequalità;
nella equalità delle parti, fatte di cotali Interualli. Laonde da quello, che fin
qui habbiamo in questo fatto dimostrato, si può conoscere, quanto questi & al-
tri seguaci di questo eccellentissimo Musico, l'habbiano potuto intendere; Il-
che maggiormente conosceremo, quando s'haurà dimostrato le sudette loro
Distributioni.
Delle Oggettioni fatte da Tolomeo à gli Aristossenici; & quanto bene questi
habbiano difeso Aristosseno & loro stessi insieme, contra le addotte
Oggettioni.Cap. XVII.
bocca, à dire, che costoro potessero mai, ne sapessero difendere Ari-
stosseno dalle calonnie (come dicono) dategli da Tolomeo; non ha-
uendo eglino saputo intender ben quello, che scriue l'uno & l'altro di
questi due huomini eccellentissimi: perche se bene in questo fatto introducono
tra gli altri Carlo Valgulio Bresciano, huomo di buona letteratura Greca & La
tina, che tradusse dalla prima alla seconda di queste due lingue la Musica di Plu
tarcho, & u'aggiunse, per maggior chiarezza d'alcune cose, che si trouano in es-
sa, un'utile Discorso ò Annotationi molto gioueuoli, nellequali piglia la difesa
d'Aristosseno contra Tolomeo & per conseguente contra Plutarcho, come suoi
calonniatori; non uedo però ch'egli tassi con il douere alcuno di questi due eccel-
lentissimi Huomini; ne meno che difenda bene Aristosseno; onde parmi sopra
ciò douere alquanto ragionare, & dirne il mio parere: & giudico, che prima si
habbia à porre queste Oggettioni, che fa Tolomeo, non dico contra la persona
d'Aristosseno; & contra tutti i suoi seguaci; per parlare con ogni modestia di co-
tali huomini; ma contra le sue parole; dopoi essaminare il tutto con diligentia;
accioche si conosca le ragioni dell'una & l'altra parte, & ciascun di loro resti di-
feso, & nella sua riputatione. Laonde si dè auertire, ch'essendo ne i tempi di To
lomeo gran Filosofo & Mathematico due Sette famose tra l'altre, l'una Pithago-
rica & l'altra Aristossenica; l'una di parer contrario all'altra; i Pithagorici sottopo
neuano ogni loro attione alla Ragione; nulla ò poco curandosi del Senso; come
si è detto altroue; & gli Aristossenici, lasciando totalmente quella da un canto,
in tutto si dauano al giudicio di questo. Della prima ne ragiona abondantemen
te il detto Tolomeo nel Cap. 2. & della Seconda, nel 9. & ne i tre seguenti del Pri
mo libro de gli Harmonici; onde scriue prima; che i Pithagorici non sono da
biasimare della intentione di quelle ragioni, che si trouano nelle Consonanze;
page 171 essendo che sono uere; ma della Ragione ò Proportione che rendono di quelle,
nellaquale parlano fuori di proposito; tra le quali è una quella, quando non ac-
consentiscono, che la Diapasondiatessaron sia Consonanza, per non hauer la
sua forma tra le proportioni del Genere molteplice ò Superparticolare. Ripren
de dopoi gli Aristossenici in molte cose; prima, perche se non acconsentiuano
& non dauano fede à i Pithagorici in quelle cose, che sono manifeste; doueano
almen inuestigare & contemplar le Ragioni ò Proportioni loro più uere & più
sincere, facendo eglino massimamente professione di dar'opera à cotal giudicio;
percioche bisognaua che necessariamente confessassero, che si faceano da una
cambieuole habitudine ò proportione, à qual modo si uoglia fatta, de Suoni;
anzi più tosto, che secondo l'apprensione determinata del Concento dell'istes-
se chorde, quell'istesse hauessero l'istesse differentie nell'udirle. Dopoi non diceua
no, come si conuengono due Suoni, secondo la Specie, che costituiscono, ne an
co lo cercauano; ma comparauano solamente le sole Distantie delle Specie, co-
me se fussero state incorporee, & quelle che sono poste nel mezo, come se cor-
poree fussero; acciò paresse, che facessero qualche cosa, non solo col Numero,
ma etiandio con la Ragione; essendo ueramente tutto 'l contrario; percio-
che non definirono mai, qual si uoglia Specie da se stessa, come facciamo, quan-
do siamo ricercati di quello, che sia il Tuono; onde diciamo, che ello è la diffe-
rentia di due Suoni, contenenti la ragione ò proportione Sesquiottaua; ma subi-
to dauano contezza in una cosa incerta & non terminata, & diceuano (per ca-
gione d'essempio) il Tuono esser l'eccesso della Diapente & della Diatessaron: di
modo che se 'l Senso hauesse uoluto accommodare il Tuono non hauerebbe hauu
to dibisogno auanti della Diatessaron ò d'altra Consonanza; ma esso da per se
sarebbe stato à bastanza ad accordare cotali differentie; & se 'l si cercaua la Ma-
gnitudine di cotale eccesso, non la prononciauano fuori de gli altri, ma sola-
mente diceuano, di due tali; cioè due tali parti; che chiamauano Semituoni;
quali sono quelle di questa Diatessaron, che sono Cinque, & questa anche di cin
que; tali quali sono le dodici della Diapason; & cosi faceuano ne gli altri, sino
che erano costretti dalla ragione dir la proportione del Tuono esser solamente
di due. Oltra di questo non definiuano in tal modo gli Eccessi, perche non li
comparauano con quelle cose, allequali meritamente appartengono: percioche
da qual si uoglia proportione ne induceuano infinite; quando quelle che costi-
tuiuano, non erano auanti definite & determinate; dimodo che ne anco per
questo nella fattura ò fabrica de gl'Istrumenti gli Interualli che faceuano; come sa
rebbe dire della Diapason, non poteuano osseruar quelle istesse distantie, oue-
ro Interualli; percioche nelle più acute estensioni tali Distanze erano costituite
piu breui. Ilperche comparate insieme l'una di due, come sarebbe di due Dia-
pason consonanze equali secondo gli estremi; le distantie dell'Eccesso sem-
pre non erano equali. Ma se si addattauano i loro Suoni più acuti tra loro, era-
no minori; & se più graui, erano maggiori: com'esso Tolomeo dimostra aue-
nire della Diapente; ilche anche si può uedere della Diatessaron nel seguente
essempio. Soggiunge à questo Tolomeo 1. Harmo.
cap. 9. quello, che in questo fatto si uede esser
per ogni modo grande inconueniente, il uoler definire & circonscriuere l'Ecces-
so d'alcuna proportione; non lo hauendo dimostrato da quelle Grandezze, dal-
le quali nasce. Ma le Grandezze, dalle quali cotali Eccessi non si possono haue-
re, non hanno luogo alcuno. Et se dicessero, tali comparationi non apparte-
nersi à gli Eccessi de i Suoni; si potrà rispondere, che non si potrà anche dire à
quali altri s'appartengano: percioche quello, che è consonante, ouero che è at-
page 172 to alla Consonanza ò alla Melodia, non è terminata distantia ò lunghezza ua-
cua, che dir uogliamo solamente; ne anche ueramente la cosa corporale è det-
ta dalla Magnitudine ò Grandezza: ma dalle due cose prime & à queste in-
equali; cioè di quei Suoni, che la costituiscono & le danno l'essere. Per laqual
cosa, quelle Comparationi, che si fanno nella Quantità, dicono non potersi
fare d'altro, se non de i Suoni & de i loro Eccessi; dellequali due cose essi ne
l'una, ne l'altra dichiarano, ne fanno conoscere; essendo elle per sua natura de-
finite & terminate, & sottoposte ad una Ragione ò proportione commune,
appresso laquale essendo & rimanendo queste istesse; si dimostra, in qual manie-
ra i Suoni & gli Eccessi tra loro scambieuolmente insieme conuengano & com-
parar si possano. Viene anco à riprenderli nel Cap. 10. seguente, nella Costitu-
tione della Prima, & Minima consonanza, che è la Diatessaron; laquale com-
pongono di due Tuoni & mezo; cioè, di cinque Semituoni; come habbiamo
detto di sopra; & quella della Diapente, che compongono di tre & mezo. Et
perche uogliono, che la Diapason contenga Sei tuoni; esso Tolomeo dimostra
sensatamente col mezo della Regola harmonica esser minore, & altramente di
quello che dicono, & ciò esser contra la Ragione; allaquale è da prestar in que-
sto caso maggior fede ch'al Senso; massimamente in quelle cose, che sono tra loro
differenti per poca Quantità. Et sopr'ogn'altra cosa dimostra, che la loro dimo
stratione è uana & piena de cose impertinenti. Dimostra ultimamente, quando
cercano diuidere il Tuono in due parti equali; non si potendo diuidere la Sesqui
ottaua proportione; ne qual si uoglia de i Superparticolari in due proportioni
equali, che minormente il Tuono per cotal modo si possa diuidere: essendoche
queste loro Proportioni ò Parti equali (come dicono) & uicine alla Sesquiot-
taua, sono la Sesquisestadecima & la Sesquidecimasettima; tra lequali, quella
proportione, ch'è minore della Sesquisestadecima & maggiore della Sesquide-
cimasettima, si può trouare, ch'è la forma del Semituono; come dimostrai
nella 12. & 13. del Terzo delle Dimostrationi. Et quantunque molte siano le Og
gettioni fatte à gli Aristossenici da Tolomeo; non è stato però alcun'altra, del-
laquale eglino si habbiano tenuto più offesi, che da questa; percioche da essa
dipende, senza dubio alcuno, tutta la forza delle loro opinioni. Et chi uorrà
ben considerar le ragioni ch'adduce questo Mathematico eccellentissimo contra
di loro; ritrouerà ch'egli ueramente non si mosse per offendere, ne calonniare Ari
stosseno Filosofo & Musico celeberrimo, ne in cosa ueruna fù maligno contra di
lui, come dicono questi nostri Aristarchi; ma più tosto fece per dichiarare in fatto
la uerità della cosa, acciò non si credesse il falso nelle cose Mathematiche, le quali
si possono dimostrare; & da loro hauere scientia perfetta. Et perche il mio già
tante fiate nominato Discepolo scriue in una sua, fatta il giorno 19. di Luglio l'An
page 173 no 1578. in risposta d'una mia; che
Carlo Valgulio Bresciano, molt'anni sono, pre-però uederemo quello
se la difesa d'Aristosseno contra Tolomeo, nella quale fà toccar con mano; quanto egli
in tassar quell'huomo Eccellentissimo s'ingannasse, per non dir malignasse; & quanto
hauesse il torto, nel cercar di dannarlo & torgli la reputatione;
che dice il Valgulio in questa sua difesa, nelle sudette Annotationi, nellequa-
li scriue in questo modo.
Porphirio ne i Commentarij fatti sopra l'Harmonica di To-Questo è il Ragiouamento, che fà il Valgulio in difesa d'Aristosseno, con-
lomeo , istrutto primieramente dalle ricchezze de i Clarissimi filosofi Platone, Aristotele,
Theophrasto & Panetio; hauendo trascritto di parola in parola, & esplicati con lunga
oratione i lor pareri; disputa contra Tolomeo, essendo d'accordo co i Pithagorici che
confirmauano l'Acuto & lo Graue nella Voce esser della Quantità; & gli Interualli musica-
li esser Quanti, & apertissimamente dimostra esser Qualità & Quali; lequali cose tut-
te lasciando hora da un canto, mi contentarò dell'autorità d'un solo; cioè, di Panetio, che
scriue nel Lib. delle Proportioni, & Interualli della Geometria & della Musica in que-
sto modo. Colui (dic'egli) che stima, che si possa diuider lo Spacio, ch'è tra l'Acuto
& lo Graue, con una mezana uoce, è simile à colui, che dice, che tra 'l Calido & lo Frigi-
do, & tra il Nero & il Bianco si possa fare una mezana diuisione; percioche la facoltà
delle Consonanze non si considera nelle Magnitudini delle Voci, ma nella Qualità. Per
laqual cosa, quando i Mathematici dicono, che la Diapason consiste nella Dupla propor-
tione, non lo dicono, per la grandezza della voce della chorda, come sarebbe della Ne-
te, sia più accresciuta della meza parte della Grandezza della Hypate; ilche dicono an-
co de gli altri, con questa ragione: Se le chorde ò più aspramente ò più languidamente
l'una & l'altra; ò l'una più leggiermente, & l'altra con uehementia saran percosse; ri-
mane nondimeno l'istesso Interuallo; abenche le chorde percosse rendino maggior suono;
percioche non mutano Qualità: Di doue si fà manifesto, che gli Interualli delle Voci
non sono Magnitudini, ma Qualità; Ma dicono, che tutta la Magnitudine della Chorda
con la parte della sua grandezza diuisa in due parti, percosse insteme fanno il concento
Diapason, & essere la Dupla; intendendo anco dell'altre Consonanze all'istesso modo.
Hora gettati questi Fondamenti, & dichiarato breuemente, quanto si è potuto; fa-
cilmente liberaremo Aristosseno dalla calonnia; Il Tuono non potersi diuidere in due par-
ti equali, che siano detti Semituoni equali; ilche stima Aristosseno potersi fare; & coloro
che l'accusano, credono dimostrarlo con ragioni de Numeri in cotale modo. Il Tuono
è in proportione Sesquiottaua, il Sesquiottauo interuallo nelquale è il Tuono, non si può
diuidere in due parti, adunque ne anco si può diuidere il Tuono. Dicono anco, tra 16.
& 18. Vnità contenersi l'Interuallo Sesquiottauo, & questo non lo poter diuidere se
non vna Vnità indiuisibile, che sia la Decimasettima; & due Interualli fatti di uno,
esser necessariamente inequali; imperoche quell'Interuallo è sempre maggiore, che giace
tra numeri minori, che quello che si troua tra maggiori; adunque sarà maggiore il Se-
mituono, che nasce tra 16. & 17. Vnità, di quello, che è posto tra 17. & 18. Queste co-
se sono dette esser uere, & à niun dotto esser dubiose; ma però non fanno quello che uo-
gliono: ne per questo seguita, che 'l Tuono non si possa diuidere in due parti, anco-
ra che l'Vnità posta nel mezo della Sesquiottaua proportione ne i numeri non si possa
diuidere: Ma essa chorda, nella quale; come nella Regola; hauendo fatto dirittamen-
te uarij partimenti; si formano uarij concenti di Voce; perche è Magnitudine perpe-
tua & continua, in qual si uoglia parte, & in qual si voglia Spacio si può diuide-
re. Adunque si può anco diuidere in parti equali: percioche si è detto di so-
pra, secondo l'opinione di Panetio, Theophrasto, Porphirio & d'altri; & uera-
mente è manifestissima la cosa da se stessa; che le Consonanze Diapason, Dia-
pente, Diatessaron, il Tuono & l'altre, non perciò statuirsi nelle proportioni &
grandezze de Numeri; perche esse Voci & gli Interualli delle Voci siano numeri ò
page 174 Magnitudini, & habbiano relatione del Quanto tra se, essendo manifestissimamente
Qualità; ma perche la chorda & le parti di essa, che danno il Suono, hà quelle rela-
tioni fatte tra loro per il Quanto. Chimpedisce adunque, che quello Spacio di chorda
Sesquiottauo, nelquale statuiscono il Tuono, non si possa diuidere in due parti equali,
che siano Semituoni pari? Quando i Mathematici dimostrano qual si uoglia parte del-
la Quantità continua, potersi diuidere in parti infinite. A me sarebbe pronto nel Mo-
nochordo, che i Pithagorici chiamano Canon ò regola, dimostrar l'istesso mathematica-
mente, se non fusse manifesto quello ch'io proposi; Aristosseno essere accusato falsamen-
te, che stimò il Tuono potere essser diuiso in due Semituoni equali: Ma era forse Ari-
stosseno ignorante dell'Arithmetica, ilquale scrisse Volumi della facoltà istessa? ò for
se non conosceua i Dogmi Pithagorici colui, che hebbe precettore Senofane nobile pithago-
rico?
tra Tolomeo; nel quale si trouano molte cose, che patiscono oppositione: del-
lequali la prima è; che ei lascia da un canto la prima clausula, ch'è scritta da
Panetio; come si uede nel Cap. 12. del 2. lib. laqual dice: Quello che è detto
nella Musica Semituono, è detto impropriamente; percioche in essa ei propone
quello che uuol trattare; & da quello che segue si uede, che non esplica la uera
opinione di Panetio & de gli altri: ma piglia quello da loro, che gli par che fac-
cia al suo proposito: Onde fà dibisogno hauere à memoria tutto quello c'hò scrit
to nel sudetto Cap. 12. per maggiore intelligentia di questo fatto. Et si ri trouerà,
che Panetio dimostra più tosto esser contra li Aristossenici, che in lor fauore:
Se bene ei dice, che la facoltà delle Consonanze non si considera nelle Magni-
tudini delle Voci, ma nella Qualità; & questo è detto bene & fà al nostro pro-
posito; ilche il Valgulio forse non conoscea, perche era troppo affettionato ad
Aristosseno; ma l'haurebbe troppo ben conosciuto, se egli hauesse con diligen-
tia considerato quello, che più oltra scriue Panetio in fauore de Pithagorici con-
tra Aristotele, & contra molti Peripatetici; & specialmente contra Theophra-
sto. Percioche facea bisogno ch'ei considerasse la Qualità in due modi, come hò
dimostrato poco auanti, nel Cap. 14. Prima, inquanto è collocata in atto nelle
cose stabili & permanenti, com'è il Colore nel Corpo ò Superficie suo proprio
soggetto; dopoi, in quanto si troua in potentia ne i Corpi sonori, & in atto nel-
l'Aria, come nel proprio soggetto; & nel Genere delle cose successiue, com'è il
Suono causato dal Moto. Oltra di questo, bisognaua c'hauesse auertito, quando
dice, ch'Aristosseno tenea, che si potesse fare la diuision equale del Tuono; cosa
ch'ei non dice: ch'altro è il uoler diuider lo spacio ò distantia, che si troua tra
due qualità estreme & contrarie, & altro è il uoler porre una tra loro, che par-
tecipi ò sia equalmente distante dall'una & dall'altra: de i quali due modi, il pri-
mo è impossibile; percioche le Qualità sono differenti l'una dall'altra di spe-
cie; come per essempio sono l'estreme Voci, & gli estremi Suoni, per l'acuto
& per lo graue; essendoche altro è l'acuto & altro è il graue; come sono gli estremi
de i Colori, che sono differenti tra loro; come il Nero dal Bianco: ma in un mo
do si considera il Colore, & in un'altro il Suono: questo, tra le cose che succedo-
no l'una all'altra; & quello tra le cose stabili & permanenti: & tali differentie però
uengono dalle cagioni, dallequali nascono, & à loro s'assimigliano: percioche
si come il Suono graue ch'è grande, nasce da un Corpo grande sonoro, rispet-
to ad un picciolo; & per il contrario, l'acuto ch'è picciolo, nasce da un corpo so-
noro picciolo, rispetto al grande & sono due estremi: Cosi gli Estremi de i Co-
lori il Bianco, nasce prima da un massimo estremo Luminoso del Fuoco; dopoi
da un'estremo minimo opaco della Terra, nelquale ei termina, riceuuto nella
page 175 Trasparentia dell'Aria ouer dell'Acqua; & il Nero, nasce per l'opposito. Laon-
de il Colore non è altro che Estremità del Trasparente nel Corpo terminato:
come uuole il Filosofo in quello ch'ei fà del Senso & delle Cose sensibili: & uuo-
le che tra i Colori sia quella istessa conuenienza di proportione, che si troua tra
Suono à Suono. Ilperche essendo i sudetti Estremi realmente separati l'un dall'al
tro, non si può dire, che si possano insieme diuidere; ma si bene questo si può
dire, dell'uno ò dell'altro, separatamente: percioche il Colore disteso nella
Superficie del Corpo, che è continuo, è qualità, che si può diuidere, diuidendo
insieme la detta Superficie, nellaquale è contenuto, secondo la Quantità ò Mi-
sura & non altramente, in due parti equali; Per la qual cosa, si come con verità
si può dire, che diuidendosi qual si uoglia Superficie d'ogni figura, che fusse e-
qualmente larga, & contenesse in lunghezza Due piedi quadrati, in due parti
equali, che ciascuna di esse verrebbe à contener la metà del Colore di tutta la
Superficie, che sarebbe la quantità di Vn piede; non uariando però suo Co-
lore la sua prima qualità; cosi anco si può dire, senza ueruno errore, che diui-
dendosi, ò per dirla più schiettamente, & usare un'altra Voce, ò Termine; for-
se più commodo à cotal controuersia; Tramezandosi due Suoni, che si trouano
nel loro Soggetto in potenza, ch'è il Corpo sonoro, & in atto nell'Aria, con
una mezana chorda; che quell'Interuallo, uerrà ad esser diuiso in due parti, di
tanta proportione, quando sarà tra la mezana & le due estreme chorde. Onde
il Suono, che si troua in un soggetto, dirò cosi; instabile, ch'è l'Aria; nella
mutatione della misura & quantità del Corpo sonoro, dal quale egli uscisse, si
muta anco nella Qualità; com'hò detto nel Cap. 15. ma non nel Colore; perche
non è colorato: ilche si uede, che se da un Corpo sonoro vscisse un Suono gra
ue, & di tal Corpo se ne faccia due parti equali separate l'una dall'altra; al-
lora, dalla sua diuisione nascono due Suoni, l'uno dall'altro separati, equali
& unisoni; & anco à quello che nasce da tutto 'l Corpo, equisoni. percioche le
due parti fatte del detto Corpo non percuotono l'aria, secondo che facea il Tutto
& intiero; ma più uelocemente. Dice adunque bene Panetio in questo fatto, che
non si può porre un mezano Suono tra l'acuto & il graue; poi che tra loro non
si troua un continuo, che si possa diuidere nel modo, c'habbiamo detto di so-
pra; ilche si può anco dire d'ogn'altra Qualità. La Seconda cosa, che patisce
maggiore oppositione di cosa, che dica il Valgulio, è questa; lasciandone mol
te per breuità; ch'ei dimostra, non esser buon Mathematico; percioche prima
adduce le ragioni & dimostrationi fatte da quelli, che non uogliono che si pos-
sa diuidere il Tuono in due parti, cioè, in due Semituoni equali; & dopoi di-
mostrate, dice;
Queste cose esser uere, & à niun dotto essere dubiose; ma non però fanmassima-
no, ne per questo seguita, che 'l Tuono non si possa diuidere in due parti,
mente perche la chorda, laquale è Magnitudine perpetua & continua; in qual
si uoglia parte si può diuidere, in quanti Spacij si uogliano; ilperche conclude,
che si può anco diuidere in parti equali. Ma per questa sua conclusione non si
può intendere se non che cotali parti saranno equali solamente nello Spacio,
come nella Materia ò Corpo, dalquale ne uenga il Suono, che è la Chorda;
ma non nella proportione; cioè, non saranno proportionali; onde mi pare, che
non habbia inteso quello c'habbia uoluto dire Aristosseno & Panetio, quan-
do dice;
Che impedisce adunque, che quello Spacio di chorda Sesquiottauo; nelqua-Ma la cosa non stà nel diuidere cotale Spa
le statuiscono il Tuono, non si possa diuidere in due parti equali, che siano Semituo-
ni pari; essendoche i Mathematici dimostrano, qual si uoglia parte della Quantità con-
tinua, potersi diuidere in infinite parti?
page 176 cio in cotal modo; essendoche non è difficile, & tutti quelli lo sanno, c'han-
no un poco di cognitione delle Mathematiche; ma consiste nel diuidere in parti
equali & proportionali; ilche non fece mai Aristosseno; ne facendo al modo suo,
si può fare; come si è dimostrato nel Cap. 13. & nel 15. Quando anco soggiunge;
A me parrebbe pronto nel Monochordo, che i Pithagorici chiamano Canone, ò Regola, diNon so ueder come uadi la cosa, secondo lui: percioche ueramente non è
mostrar l'istesso mathematicamente; se non fusse manifesto quello, ch'io proposi, Ari-
stosseno esser'accusato, falsamente che stimò il Tuono poter'esser diuiso in due Semituoni
equali.
manifesto, com'ei dice; essendoche, prima Aristosseno non diuise in parti equa-
li proportionali; ne fece mai mentione di equalità; come habbiamo dimostra-
to; & dopoi, molti sono concorsi nel dimostrare, che non si può fare, nel modo
che gli Aristossenici attribuiscono ad Aristosseno, & uogliono che si faccia; & po-
chi sono stati quelli, anzi niun si troua; per quello c'hò fin'hora ueduto, c'hab-
bia dimostrato, che si possa fare; & c'habbia difeso bene Aristosseno; ilquale non
stimò, che 'l Tuono si potesse diuidere in due Semituoni equali; com'ei dice. Et
se tutto quello c'hà scritto il Valgulio in sua difesa delle calonnie (come dice) da
tegli da Tolomeo, non proua contra Tolomeo, che 'l Tuono si possa diuidere,
secondo 'l modo d'Aristosseno, in due parti equali & proportionali; ma sempli-
cemente dice, che potendosi diuidere la Chorda in parti infinite, anco lo Spacio
di chorda, nelquale statuiscono il Tuono, si può diuidere in due parti equali;
per quanto mi posso ricordare non trouo, che mai Tolomeo negasse questo; ma
dimostrò bene, che nel modo che lo diuidea Aristosseno ò gli Aristossenici, non
si potea diuidere in due Semituoni, che fussero equali & proportionali, quan-
tunque si potea fare ottimamente con i Numeri; percioche tal diuisione casca-
ua nella Progressione ò Proportionalità arithmetica; ch'appartiene à lei, il c'hò
dimostrato, si nelle Istitutioni, come anco nelle Dimostrationi. Hora inteso tut-
to questo; Che potremo noi hora dire, se non ch'Aristosseno non sia stato altramē
te difeso dal Valgulio, come anche non è stato difeso dal Fabro Stapulense; come
questi nostri moderni Aristossenici credono, anzi più tosto accusato, & che hab-
bia cōfirmato la Dimostratione fatta da Tolomeo, percioche il Fabro nella 6. del
Lib. 2 De gli Elementi musicali, hauendosi affaticato nel discorrere contra l'opi-
nione d'Aristosseno & di Martiano ò (uogliamo dire) Felice Cappella, come lo
nominano; finisce il suo ragionamento in queste parole.
Sic enim qui stolidumDalle quali ogn'un può comprender quello, c'ha da tenere in
sensus iudicium sequentes, intellectum relinquunt; facilè ex disciplinarum aditis se ex-
plosos sentiunt.
questo fatto, secondo la mente d'Aristosseno & de gli Aristossenici. Et per fi-
nire dico, che mi par uedere Aristosseno essere stato anche cosi ben difeso dal
Fabro, come dal Valgulio, nella Diuisione del Tuono contra Tolomeo; &
quanto il medesimo Fabro contra di questo gran Mathematico, nel fine della
23. del Lib. 3. De i sudetti Elementi, habbia difeso l'opinione de Pithagorici,
nella Questione della Diapasondiatessaron, se ella sia ò non sia Consonanza,
quando dice queste parole.
Et reuera Ptolemaei cum Pythagoricis magis in nomine,ilche si potrebbono accommodare, credo, à
quàm in re ipsa dissentio putanda est.
quello che questi Moderni speculatiui dicono; che i Pithagorici sono stati mol-
to ben difesi in questo caso dal Fabro contra Tolomeo. Ma di questo non ne
uoglio dire altro; percioche credo, col mezo della Inuentione ritrouata & da
me esplicata nel principio del Secondo delle Dimostrationi, del Mezano udi-
bile; d'hauere in modo accommodato la cosa, ch'ogn'uno leggendo accurata-
mente il luogo & la Prima con la Seconda definitione seguenti, insieme con
page 177 la Quarantesima proposta, potrà di cotal cosa restare à pieno satisfatto, & co-
noscere, come i Pithagorici con Tolomeo, in questa causa, si possono insie-
me accordare.
Le Sciochezze c'hanno detto alcuni contra Tolomeo, come calonniatore
d'Aristosseno. Cap. XVIII.
pra la dottrina delquale ei si è fondato, non haurebbe pigliato impre-
sa, nella quale non ne hauesse potuto riuscir con honore: & questo è
quello che più importa, ch'allegando Porfirio, come contrario alla
dottrina di Tolomeo, non s'accorge, che questo Mathematico, anzi più tosto
Filosofo; come si è mostrato nel Cap. 15. del Secondo libro, dice; che
Niun puòIlperche se Tolomeo, per le ragioni addotte nel Cap. 14. del su-
prohibire, che qual si uoglia cosa diuersamente considerata, si possa trouare in molti
Predicamenti.
detto Libro, tenne; che i Suoni & le loro Differentie sono sottoposti alla Quan-
tità; & dimostra gli errori, che commetteuano gli Aristossenici nella Diuisione
del Tuono, iquali teneuano l'opposito; non era tanto da biasimarlo, com'ei hà
fatto; tenendo con la setta de gli Aristossenici; che i Suoni siano solamente sot-
toposti alla Qualità. Ma lasciamo il Valgulio, & diciamo d'alcuni de Moder-
ni insieme col mio dotto & prudente Discepolo; che uolendo accusare & anco
tassare Tolomeo, come maligno & ignorante, in quello che scriue contra essi Ari
stossenici, uengono à dire il tutto in loro biasimo; essendoche dicono mille scioc-
chezze & mille cose ridicolose; Laonde il mio troppo ardito Discepolo; volendo
difendere Aristosseno, come dice d'hauer fatto cōtra Tolomeo; più tosto l'offen-
de, che difende; onde scriue, che questo rarissimo Mathematico prese occasione di
riprenderlo in tre cose; la Prima, intorno la Distributione delle chorde; la Secon
da, circa la Diuisione del Tuono in parti equali; & la Terza, intorno la Quantità
de i Modi. Onde uedremo, in qual maniera ei lo difenda bene nelle due prime co
se, lasciando la Terza da un canto. Incominciando adunque dalla Prima; in-
troduce il caso con una dimostratione, ch'egli attribuisce à Tolomeo, in questo
modo.
Dice adunque Tolomeo cosi: Se una chorda, per essempio, che sia tesa sopraEt in questa sua diceria si trouano molte cose fuori di proposito;
una piana superficie, si diuiderà la sua metà co 'l compasso in dodici parti uguali; chiara
cosa sarà, che dalla quantità del Suono, che 'l tutto con la metà contiene, ilquale vna
Diapason uiene à essere, maggior parte ne conterrà l'ottauo, e 'l nono spacio, che non fa-
rà il primo & il secondo; con ilqual modo di misurare si uerrebbe à tale, chi andasse trop-
po in lungo; che una delle ultime parti conterrebbe quattro, cinque & più tanti della pri-
ma & seconda.
essendo che introduce prima in Scena Tolomeo à far una dimostratione, col di-
uider la Metà d'una chorda col Compasso in Dodici parti equali, laqual non si
troua ne i suoi Scritti; dopoi di scorre sopra questa diuisione, di modo che par
che Tolomeo non sapesse quello, ch'importassero le parti della diuisione ch'ei
cita; la qual uolendo dichiarare, induce in suo fauore la non intesa da lui accom-
modata diuisione de Tasti nel Liuto, secondo la distributione del Syntono d'A-
ristosseno; quando di sopra nel Cap. 16. dice la cagione, perche si uede nel ma-
nico del Liuto ò Viola d'arco, i Tasti loro d'andarsi ristringendo: Ilperche qua-
si ch'ei hauesse toccato il uiuo della cosa, soggiunge:
Mediante la qual dimostra-Et non s'auede, ch'à queste parole soggiunge quello,
tione, che ne fà Tolomeo, pare ch'egli habbia, come per prouerbio si dice, ragioni da
page 178 uendere, ma il fatto non stà cosi:
ch'è tutto contrario à quello che si è dimostrato d'Aristosseno: perche dice; ch'
Aristosseno non intese, ne disse mai, che i Tasti si hauessero à distribuire nel modo, ch'egli hàQuesto però contradice (come hò detto) alla dottrina aristossenica; per-
detto nel sudetto Cap. 14. nel manico del Liuto; Imperoche molto ben sapea, d'hauere à distri
buire in parti uguali la Qualità del Suono, & non la Quantità della linea, ò chorda, ò spa-
cio.
cioche Aristosseno non s'imaginò un tal modo di diuidere; come si uede in quel-
lo, c'habbiamo dimostrato di sopra; & si può conoscere nel Tetrachordo Syn-
tono, che questo mio troppo ardito Discepolo hà prodotto in poco fauor delle
sue ragioni; ilquale contiene due Tuoni di Proportione inequali. Ma doue
mai hà egli ritrouato, di gratia, ch'Aristosseno si sognasse pure, non che dimo-
strasse ò accennasse una cosi fatta Distributione de Tasti nel Liuto? laqual quan-
to possa esser drittamente fatta, lo uederemo al suo luogo. Venendo hora alla
Seconda cosa, dellaquale scriue, ch'Aristosseno è ripreso da Tolomeo; quando
dice.
Lo riprende in oltre; che 'l Tuono non si possa diuidere in due parti equali; & ciòQuesto è ben detto, quantunque le parole di Tolomeo stiano altramente; ma
gli uuol prouare dimostratiuamente, in questa si fatta maniera, dicendo: Il Tuono è con-
tenuto tra le 18. & 16. unitade, tra le quali non entra in mezo altro numero; che 'l 17.
ilquale considerato come Diuisore del Sesquiottauo, uiene à diuiderlo in parti disugali;
imperoche maggior parte è quella, ch'è contenuta della Sesquidecimasesta, che non è
quella, che contiene la Sesquidecimasettima, un si fatto Interuallo 289. & 288. La-
onde ne segue necessariamente, che non si possa diuidere il Tuono in due parti ugua-
li.
egli arrogantemente, come quello che sappia & intenda con facilità ogni cosa
(ò che sfacciatezza) soggiunge:
Dellaqual cosa non è huomo cosi d'ingegno tardo,A questo aggiunge anco una
che; secondo però la facoltà arithmetica, ne dubiti.
gran pazzia, quando dice: ch'
Aristosseno non cosi disse, ne intese; ma nella maniera,& ciò dice, perche
ch'egli hà mostrato particolarmente nel mettere i Tasti al Liuto;
non intende ne Aristosseno, ne Tolomeo, ilquale nel Cap. 10. del lib. 2. de gli
Harmonici, parlando drittamente, non contra esso Aristosseno, ma contra gli
Aristossenici; dimostrandoli, che non diceuano bene, che la Diatessaron Con-
sonantia si facesse di due Tuoni & mezo, dice cosi.
Non si diuide la Sesqiuiottaua, neIlperche
qual si uoglia altra delle proportioni Superparticolari indue equali proportioni; ma gli A-
ristossenici fanno equali proportioni la Sesquidecimasesta & la Sesquidecimasettima, che
seguono dapresso la Sesquiottaua; tra lequali il Semituono sarà ueramente minore del-
la Proportione Sesquidecimasettima & maggior della Sesquisestadecima.
questo mio Discepolo non è reale; essendoche non referisce bene quello,
che dice Tolomeo; ancora che sia quasi l'istesso; ma più tosto il suo ragiona-
re è fondato sopra quello, che si è detto, del Valgulio. Et quello che dice diso-
pra della Differentia, che si troua tra queste due proportioni; ch'è l'Interuallo
289. & 288. uiene à confermar quello, c'hà concluso Tolomeo; quando dice:
La onde segue necessariamente, che non si possa diuidere il Tuono in due parti equali.
Et se bene (com'egli dice) non è huomo cosi tardo d'ingegno, che secondo la
facoltà Arithmetica dubiti di questo fatto; non negherà però, che per acche-
tare il Senso, bisogna adoperar la Ragione; essendoche col mezo de i Numeri
Tolomeo spiega questo impossibile, non à questi tanto rari & sottili Mathemati-
ci Moderni; ma à quelli, che sono fatti d'un poco più grosso legname. Et quan-
tunque Tolomeo sia facile da intendere da ogn'uno; non però il mio Discepo-
lo l'hà inteso, come si pensa. Et che ciò sia uero, si può facilmente conoscer da
questo, ilquale hò replicato più uolte, che dice; ch'Aristosseno non disse, ne
page 179 cosi intese quello, che dice Tolomeo; ma si bene nella maniera ch'ei hà dimo-
strato particolarmente, nel mettere i Tasti del suo Liuto: tuttauia i Tasti del Liu
to sono l'uno dall'altro disegualmente distanti; & quelli Interualli che fa Ari-
stosseno della diuisione del Tuono in due parti, sono equali; come ogn'uno può
conoscere. Et se fusse uero, ch'Aristosseno hauesse inteso la cosa per tal uerso; co
m'ei dice; haurebbe dimostrato essere un Mathematico & un Filosofo insieme
(come si dice) da dozina. Perche chi uorrà considerare il modo, che tiene que-
sto mio Discepolo, troppo facile al credere all'altrui opinioni; nel porre i sudetti
Tasti, ilqual dimostrerò fedelmente al suo luogo; & quello che dice, che si po-
trà in quella maniera diuidere ogni Interuallo; potrà molto ben conoscere, ch'io
non parlo al uento; essendoche altro è il diuidere un'Interuallo in più parti, se-
condo 'l modo ch'intendea Aristosseno, & com'anco l'intendea Tolomeo, ilqua
le è propriamente Diuidere; & altro è il modo ch'ei insegna: percioche uera-
mente è un'Adunare insieme, ò uogliamo dire Ordinare ò Moltiplicare molti
Interualli d'una istessa denominatione ò proportione, l'un dopo l'altro, più
tosto il Diuidere gli estremi della Diapason in molte parti proportionali; laqual
Diuisione non si può far ueramente, se non col Mesolabio, ò con l'aiuto d'altri
Istrumenti geometrici; come dimostrerò al suo luogo. Ma lasciamo andar da
un canto molte cose; & diciamo quest'altra sua pazzia, che uuole,
Che 'l Musicoqua-
nell'atto del diuidere consideri il Suono come qualitatiuo, & non come quantitattuo;
si che si potesse diuider la Qualità senza la Quantità. Ilperche troppo bene inte-
se il Dottissimo Daniel Barbaro, nel Cap. 4. del lib. 5. di Vitruuio ; alqua-
le uanamente ei contradice. Ma perche questo suo intendimento & ueri-
tà non torna al proposito, non potendo dare ad intendere le cose, nel modo che
li tornano commode; però biasima la sua dimostratione. Et per sigillare queste
sue uanità, & mostrare apertamente, che non intende quello che dice; uuol che
la Dimostratione di Tolomeo sia la medesima con quella, quando alcun dicesse
che Tra i termini minori della Diapason non si possa col mezo de Numeri, ac-
commodare alcun'Interuallo mezano, con quello che segue di sopra. Ilche
quanto con uenga & faccia al proposito, lo lascio al giudicio di qual si uoglia,
che sia nella Musica & nell'altre Scientie mathematiche mediocremente erudito.
Dell'Vso & Necessità dell'Istrumento Mesolabio, & d'altre cose che ser-
uono all'uso della Scientia. Cap. XIX.
mento Mesolabio, nelle cose contemplatiue della Musica; forse non
haurebbe detto le sciocchezze, ch'egli hà detto; & non haurebbe
commesso gli errori, ne i quali è incorso, nel uoler dimostrar le cose
di questa Scientia. Siagli però perdonato, poi che si può dire, che questi siano
i Frutti dell'ignorantia; laqual fà (come dice Tucidide appresso Luciano Ad Ni-
grinum. ) gli huo
mini audaci; si come per il contrario la cosa accuratamente pensata & conside-
rata li fà timidi: Ma Iddio gli perdoni, ch'io non mi ricordo d'hauerli mai inse-
gnato queste cose, & dottrina cosi falsa. Et ch'ei non habbia tale utilità cono-
sciuto, si può comprendere dal non hauere inteso quello c'hò detto nella Prima
del Quarto delle Dimostrationi, del Secondo modo di temperare gli Istrumen-
ti da tasti; essendoche scriue nel suo Trattato queste parole formali; hauendo
page 180 però prima parlato d'una Distributione fatta nella Settima specie della Diapa-
son; che è quella, ch'io son per dimostrare.
Sono stati alcuni, che allontanandosi nel
distribuire l'istesse Chorde, nella medesima specie; cioè Syntona; da questo si fatto pare-
re, hanno uoluto in uece delle Due settime parti del Comma, che si è tolto alla Diapen-
te, & augumentato la Diatessaron; toglierne vna Quarta parte, per fare (à detto loro)
meno imperfetta questa; & quella d'un Ventesimoottauo di esso Comma; ma poscia è re-
stata la Sesta minore & la maggiore Terza dell'istessa misura, che 'l Syntono contiene;
per hauer tolto al Tuono maggiore la Metà del Comma, & hauerla data al minore, &
fargli vguali: laqual cosa reputarei degna di consideratione, quando che cosi stesse.
Ecco la pazzia grande che dice; essendoche ei dimostra ueramente di non in-
tender la Dimostratione: onde per far maggiormente conoscer la sua sciocchez
za & la sua ignorantia, soggiunge:
Ma per essere infatto la medesima (Participa-Se adunque ei non
tione) della prima, la metteremo appresso l'altre impertinentie.
hà hauuto tanto giudicio, c'habbia conosciuto la differentia, ch'è tra la mia Pri-
ma & la Seconda partecipatione; laquale dic'essere una cosa medesima; ilche
non è; & è ueramente cosa molto chiara; pensi ogn'uno da questo, com'ei
habbia potuto conoscere la sua essere differente dalla mia Prima; com'ei dice;
& esser buon Giudice nelle cose difficili & oscure d'altrui, che non intende; per-
cioche la mia & la sua è una cosa istessa, se bene hà pigliato da partecipare un'
altra Diapason. Ma questa è ben cosa ueramente da ridere; c'hauendo egli mo
strato il Temperamento, ch'io son per dimostrare; si hà sforzato di dare ad in-
tendere al Volgo, che non considera più oltra; che sia cosa noua, sua & non
più ueduta d'alcuno; & molto differente da quello, ch'io mostrai nelle Istitutio-
ni; delquale astutamente non ne hà uoluto far mentione alcuna; per non sco-
prirsi, che in fatto l'habbia tolto di peso & mascherato, col dimostrarlo nella
sudetta Specie della Diapason; usando quella dottrina c'hò insegnato nel Cap.
42. & 43. della Seconda parte delle sudette Istitutioni; nel qual suo Tempera-
mento dice, che l'Interuallo superparticolare non si può diuidere in altra ma
niera in parti equali, se non nel modo d'Aristosseno, se bene hò dimostrato
che ciò si può fare ottimamente, col Mesolabio al meno. Ne anco hà uoluto
nominare il Terzo modo di Temperamento, ch'io commemoro nella Prima
proposta del Quarto delle sudette Dimostrationi insieme con gli altri due; per-
cioche credo ueramente che non l'habbia inteso; massimamente, perche non
l'hò dimostrato con essempio, come feci gli altri; ma l'hò lasciato all'arbitrio di
chiunque lo uorrà porre in atto. Di tutte queste sciocchezze, c'hà detto, &
delle ignoranze c'hà dimostrato il mio Discepolo, n'è stato gran parte cagio-
ne, il non conoscere l'uso & la necessità del sudetto Istrumento; delquale hò
trattato nel Cap. 25. della Seconda parte dell'Istitutioni, & nella Vndecima
proposta del Terzo delle Dimostrationi, dimostrando il modo di farlo, & di
usarlo, per ritrouar quel numero di Linee mezane proportionali, tra due date,
che faranno dibisogno; à che ello fù ritrouato, che saranno secondo 'l propo-
sito: onde è detto Μεσολάβιος, dal verbo Μεσολαβέω; che uuol dire Pigliare, ò Rice-
uere, ò Tuordimezo: Ilperche si chiama quasi Riceuitore nel mezo. L'Vso di
questo Istrumento è molto necessario nelle Dimostrationi di molte cose nella
Musica; percioche co 'l suo mezo potiamo diuidere (dirò cosi) in quante parti
equali & proportionali si uoglia ò pur tramezare proportionalmente da quan-
te Chorde farà dibisogno, ogni Musico Interuallo; ponendole tra 'l Graue &
l'Acuto di esso Interuallo; ritrouate nelle lunghezze delle Linee mezane propor-
tionali; contenute nella diuisione; pur che prima si conosca i termini della Pro
page 181 portione ò Interuallo, che contiene la Consonanza, che si haurà da diuidere.
Laonde s'alcuno, per essempio, uorrà diuider la Diapason, contenuta nella
proportione Dupla, da 2. & 1. in due, ouero in tre, & anco in più parti propor-
tionali; piglierà due Retti linee; delle quali l'una sia il Doppio maggiore ò mi-
nore dell'altra, come sono le seguenti; & tra esse ne ritrouerà, con l'aiuto del su
detto Istrumento una mezana proportiona-
le; se 'l si haurà da diuidere in due parti. Ma
sel fusse dibisogno far di lei tre parti, se ne ri-
trouarà due; & questo si farà, tenendo il modo, c'hò insegnato nelle Istitutioni
& Dimostrationi. Ne si pensi però alcuno, di poter diuidere ò tramezare, che
dir uogliamo; questa, ò altra Consonanza, ouero Interuallo, facendo le sue par-
ti proportionali; o di poter porre i Tasti nel Liuto ò in alcun'altro Istrumento,
che facciano che i Tuoni siano equalmente diuisi in due Semituoni tra loro equa
li & di un'istessa proportione; se non nel modo ch'io dimostrerò in tre maniere:
percioche quando facesse altramente, nel fine s'accorgerebbe, di non essere sta
to buon Mathematico, & particolarmente buon Geometra; & d'hauer perdu-
to il tempo. Dalche anco ciascun potrà conoscere, che contra l'opinione di
qual si uoglia, che tenesse il contrario, non potrà mai per alcuna uia, che per que
sta, ò per quelle ch'io son per dimostrare, diuidere il Comma ò altro Interuallo
al sudetto modo, che stia bene; & nel modo ch'à me è occorso diuidere, quan-
do dimostrai la Partecipatione ò Temperamento dell'Istrumento da Tasti;
cioè, dell'Organo & d'altri simili, nel primo & secondo modo: Imperoche
in cotale Temperamento bisogna tallora minuire & tallora accrescere un'In-
teruallo, & prendere di esso, sciemandolo, quella quantità ch'è dibisogno,
& riportarla in un'altro, che si haurà da accrescere. Ma questo sia det-
to quanto all'uso necessario del sudetto Istrumento percioche la Necessità etian-
dio di molte altre cose per più facilità di quello che si haurà da dimostrare, di ma
no in mano, auanti ch'io uenga à dimostrar le tre noue promesse Distributioni,
andrò dimostrando; non senza accrescimento della Cognitione di molte altre
cose della Musica.
Come si possa trouar due rette Linee mezane proportionali tra due date,
senza l'aiuto del Mesolabio. Cap. XX.
dee tenere, nel ritrouare una Linea mezana proportionale tra due
rette, & come col mezo del Mesolabio se ne potesse ritrouar quante
fussero dibisogno; hora non fuori di proposito, dimostrerò in qual
maniera senza l'aiuto di cotale Istrumento, con altro mezo se ne possa trouar due
& non più; che tornerà molto al proposito; perch'io non intendo di uoler di-
mostrare in una sola maniera; ma in Tre; com'io dissi; il modo di diuider la Dia-
pason, che stia bene, in Dodeci Semituoni ò parti equali & proportionali; co-
sa che si potrà fare d'ogni altro Interuallo ancora, applicandoui la Inuentione,
che s'attribuisce à Filone Bisantio; laquale parmi fuori d'ogn'altra, perche ue
ne sono molte, la più espedita; & è quella che segue, figurata nel modo che si
haurà da porre in opera. Siano adunque ab. & bc. le due rette Linee propo-
ste, tra le quali se ne uoglia ritrouar due altre Rette tra loro mezane & propor-
page 182 tionali: prima s'aggiungeranno insieme le sudette Linee, di modo che faccino
l'Angolo retto b. come si uede nell'essempio, facendo il Quadrato a. b. c. g. dopoi
si descriuerà il Diametro ac. che seruirà al sudetto Quadrato, & al Circolo
abcg. ilquale scriueremo sopr'il Centro h. di modo che i Quattro angoli del Qua
drato tocchino la sua circonferenza di punto. Sia anco allongata la gc. fuori di d.
& sia la linea tutta parallela alla ab. che faccia etiandio di fuori l'Angolo retto c.
Allongasi anco la ga. fuori di f. di modo che simigliantemente sia parallela alla
bc. & faccia di fuori simigliantemente l'angolo retto a. Dopo questo si piglia
una Rega mobile, come f. d. che serua per quella Linea, che da Greci è detta
Hypothenusa; & che stia ferma & fissa cō una sua parte giustamente sopra 'l punto
b laqual si girarà fin tanto che segni la gd. nel punto d. & la gf. nel punto f. & che
la Linea bd. uenga equale alla fe. ouero la fh. alla hd. ilche fatto dimostrerà
esser cosi; quando le due distanze d. & f. dal centro h. à i punti de gli angoli f. & d.
saranno equali: Percioche allora le due linee af. & cd. saranno quelle, che si de-
siderauano di col-
locare tra le due
proposte ab. & bc.
Ilche si proua es-
ser uero in questo
modo. Se noi in-
tenderemo le due
dc. & fa. esser con
giunte alle gc. &
ga. & esser concor
renti nel punto g.
sarà manifesto,
che quando la bc.
& la fg. saranno
parallele, che l'An
golo g. è retto: on
de il Circolo a. b.
c. g. passarà
punto g. Laonde,
perche la db. è e-
quale alla ef. se-
guitarà, che tutto
quello ch'è conte-
nuto sotto la ed. & la db. sarà equale à tutto quello, che si contiene sotto la bf.
& fe. Ma quello ch'è contenuto sotto la ed. & la db. è equale à quello che è
contenuto sotto la gd. & la dc. essendo (per la 36. del Terzo de gli Elementi
d'Euclide) l'uno & l'altro equale al Quadrato della tirata dalla punto d. che tocca
il detto Circolo: Quello però ch'è contenuto sotto la bf. & la fe. è equale al
contenuto sotto la gf. & la fa. percioche l'uno & l'altro simigliantemente è equa
le al Quadrato della Linea, che tocca il Circolo, tirata dal punto f. però il con-
tenuto sotto la gd. & la dc. è equale al contenuto sotto la gf. & la fa. Laonde di-
co, che si come la dg. conuiene con la gf. cosi conuiene la af. con la dc. Ma si
come conuiene la gd. con la gf. cosi conuiene la ba. con la af. & la dc. con la
cb. essendo nel Triangolo dgf. tirata la linea ba. equidistante alla gd. & anco
la bc. alla fg. Diciamo adunque che si come la ba. conuiene con la af. cosi con-
page 183 uiene la af. con la dc. & questa con la cb. & per tal modo la fa. con la d c. ess-
ser le due mezane ritrouate; come si douea dimostrare.
In qual maniera si possa Molteplicar, soggiungendo, qualunque proposto
Interuallo; & d'alcuni auertimenti intorno al misurare, ò diuidere le
Quantità. Cap. XXI.
potiamo geometricamente aggiungere un modo con la minor breui-
tà che si possa fare, di Molteplicar qual si uoglia Interuallo, tanto
nel primo modo detto Soggiungere, quanto nel secondo ch'io chia-
mo Preporre, dalquale hò imparato, come un'Ordine d'Interualli contenuti tra
gli estremi d'una Consonanza qual si uoglia, diuisa nelle sue parti, già accommo-
dati alla loro proportione sopra una data chorda ò Regola harmonica, si possa
molteplicare, ouer riportare, ò far più acuto, per quanto importa lo Spacio dell'i-
stesso Interuallo. Laonde incominciando dal primo, dico; Sia la linea ab. in luo-
go di chorda, sopra laquale si uoglia Molteplicar qual si uoglia Interuallo, sog-
giungendo l'acuto al graue; & sia per essempio la Diapente ò Sesquialtera propor
tione contenuta tra questi termini 3. & 2. Accommodo prima, per la Prima del
Terzo delle Dimostrationi, cotale Interuallo alla sua proportione, sopra la su-
detta chorda ab. tra ab. & cb. come si dee sempre fare in qualunque altra Mol-
tiplicatione; di modo che ab. sia il termine maggiore, & cb. il minore della
Sesquialtera, uera forma di cotale Interuallo. Ilche fatto, accommodo; per
la 46. del Primo de gli Elementi d'Euclide secondo la ac. il Quadrato acde. do-
poi tiro la linea eb. dall'angolo e. all'angolo b. la qual uiene à tagliare il Lato cd.
del Quadrato nel punto f. onde nasce il Triangolo abe. il cui angolo a è Retto;
& tra ae. & cf. cade necessariamente (per la Def. del primo delle Dimostratio-
ni) la Ragione ò Proportione Sesquialtera; percioche il Lato ae. del Quadra-
to contiene tutto 'l Lato cf. una fiata, & di più, una sua Meza parte; che è fd.
& la linea fd. uiene ad essere la differentia di tale proportione. Ma per soggiunge-
re & molteplicare à questo un'altro Interuallo simile, faccio la linea cg. per la
Terza del Primo sudetto d'Euclide, equale alla cf. descriuendo il Quadrante
page 184 cfg. Ilche fatto, dico, per la Seconda parte della 15. Def. del detto Primo; tan-
ta esser la Quantità della cf. quanta quella della cg. & tra la cb. & la gb. hauersi
soggiunto & molteplicato alla prima un'altra Diapente; percioche quella pro-
portione, che si troua tra la ab. & la cg. ch'è Sesquialtera, si troua anco (per
l'istessa Seconda parte) tra cb. & gb. Et di più (per la Seconda del Sesto d'Eu-
clide) i due Triangoli abe. & cbf. uengono ad esser tra loro proportionali, &
per con seguente ad esser contenuti da un'istessa proportione. Hora uolendo à
questa soggiungere un'altra Diapente, tirato che si haurà secondo c'hò insegnato
nella 10. del 3. delle Dimostrationi; la perpendicolare gh. dal punto g. che ca-
da sopra la eb. faremo equale la gi. alla gh. descriuendo il Quadrante ghi. &
tra gb. & ib. hauer emo il proposito. Finalmente, per non andare in lungo, à
questa se ne potrà aggiungere un'altra, & saranno poi quattro Diapente, l'una
all'altra continua.; tirando dal punto i. la perpendicolare iK. che cada dal pun-
to i. medesimamente sopra la eb. & facendo la im. equale alla detta iK. col de-
scriuere il Quadrante iKl. tra ib. & lb. haueremo soggiunto & molteplicato al-
la uicina gb. & ib. una Quarta Diapente, secondo 'l proposito; & si haurà tre
fiate molteplicato il proposto Interuallo, in quattro Diapente; dellequali la pri-
ma sarà ab. & cb. la seconda cb. & gb. la terza gb. & ib. & la quarta & ultima
più acuta dell'altre, ib. & lb. secondo che si ricercaua. Et questo si può cono-
scere da i termini ò Numeri posti per ordine sopra la Linea ab. iquali dinotano
le parti fatte dalla detta linea; ò chorda ab. & sono 81. 54. 36. 24. 16. che (per la
7. Dignità del primo delle Dimostrationi) contengono proportioni equali; per-
cioche tanta è quella. ch'è contenuta tra 81. & 54. che è la Sesquialtera, quanto
quella che si troua tra 54. & 36. simigliantemente tra 36. & 24. & cosi tra 24.
& 16. come si potrebbe anco dimostrare dalle Parti fatte nel Triangolo abc. nel-
l'essempio mostrato, col mezo della Seconda del Sesto, & della 27. & 28. del
Primo, & anco della 3. & 4. del Sesto di Euclide, ch'io lascio per breuità. Ilperche
dico, che tenendosi quest'ordine, & usandosi ogni diligentia, di modo che le misu
re siano essattamente fatte, si potrà procedere anco più oltra. Voglio però auerti
re una cosa molto importante; che si dee usar tutta quella diligentia, che sia possi-
bile; facēdo ogni proua di misurare & disegnare con essattezza le quantità, che si
misureranno, accioche 'l tutto torni bene; essendoche ogni minimo errore, che
si commette nel principio del fare una cosa, si troua nel fine esser tanto cresciuto,
che disturba ogni nostra fatica. Et per ciò fare, bisogna hauere Istrumenti che
siano al proposito, della miglior sorte, che si possano trouare, giustamente fa-
bricati, fatti di metallo, come di cosa che facilmente non si possa piegare; & uo
gliono essere stabili, cioè, che non si possino facilmente mutare della sua quali-
tà; come sono quelli Compassi d'ogni maniera, che si adoperano nel misurare
& nel diuidere, Reghe, Squadre, & altre cose simili; & specialmente quelli
Compassi tornano molto commodi, che sono fatti con due aperture l'una mag-
gior dell'altra, di maniera che la minore si troua esser la metà ò la Terza ò la
Quarta ò altra simil parte dell'apertura maggiore; co i quali, hauendo prima
diuiso ò misurato una linea più uolte, si possono dopoi diuidere ò misurare co-
tali parti con l'apertura minore, in due, tre, quattro, ò in più parti, senza muo-
uere il Compasso; bella ueramente & commoda inuentione, come sanno tutti
quelli che la prouano, & d'hauerne molto obligo all'Inuentore. Bisogna anco,
che le Diuisioni, che si facciano (se è possibile) sopra materia soda, & che sia più
lunga che si puote; percioche in esse uengono fatti minori errori, se pur ue ne
occorrono, di quello che si fà nelle minori. Et fà sommamente bisogno, che
page 185 le misure siano fatte sopra una Retta linea, & che non cadino fuori di essa. Et
questo sia detto intorno al primo modo di Molteplicare.
Altro modo di Molteplicare, detto Preporre, qualunque Interuallo
si voglia proposto.Cap. XXII.
niera detta Preporre, non è molto differente da quello c'habbiamo po
co fà dimostrato, se bene si procede al contrario; essendoche bisogna
prima accommodar l'Interuallo, che si uuol molteplicare, alla sua proportione,
sopra la Linea ò Chorda ab. proposta seguente, nella parte b. acuta, posta alla
banda destra: incominciando all'opposito di quello, che si è fatto nel modo pre-
cedente; cioè, dal punto b. uenendo uerso il punto a. & sarà per essempio la me-
desima Diapente db. & cb. & sia. la bc. parte di tutta la Quantità ba. per la pri-
ma del Terzo delle Dimostrationi, sopra la parte della Linea, ò
chorda db. il minor termine della prodottione, da molteplicare; & la bd. il
maggiore; per la dottrina dimostrata nella 4. del 3. delle Dimostrationi. Hora
uolendo molteplicar questa Diapente, preponendole un'altra; bisogna che so-
pra la linea dc. per la detta 46. del Primo de gli Elementi d'Euclide, sia descrit-
to il Quadrato d. c. e. f. ilche fatto, tiraremo com'io insegnai nella 10. del sudetto
Terzo; una linea di quantità indefinita, perpendicolarmente, che cada dal pun-
to a. uerso g. di modo che a. uenga ad essere Angolo retto. & dal punto b. tirare-
mo etiandio la linea bg. di modo che passi & tocchi giustamente sopra il punto ò
angolo e, del Quadrato d. c. e. f. & haueremo appresso il Triangolo b. a. g. del qua
le l'angolo a. f. sarà Retto. Et per la sudetta. 10. Prop. allongaremo la linea
df. in tal maniera, che cadi sopra la bg. in punto h. & secondo la Quantità di
dh. descriueremo il Quadrante dhi. di modo che la di. per la Seconda parte
della Def. 15. del Primo d'Euclide; sarà equale alla dh. che congiunta alla bd.
page 186 farà tutta la i. b. che sarà per il maggior termine della proportione della Diapen-
te molteplicata, & d. b. per il minore; percioche la i. b. contenerà una fiata la d. b.
& la sua metà. Et cosi haueremo due Diapente; d. b. & c. b. con i. b. & d. b.
Ilperche uolendone à queste due aggiungere una terza; tirato che si haurà, per
la sudetta dottrina insegnata nella 10 del Terzo delle Dimostrationi, la iK. nel
modo che si fece la ag. che perpendicolarmente cada sopra la gb. & fatta, col
mezo del Quadrante iKl. la il. equale alla detta iK. tra lb. & ib. hauremo il
proposito. Ilche si può conoscere nell'essempio da i Numeri, co i
quali sono segnate le parti, fatte ò intese nella linea ò chorda ab. & come si po-
trebbe dimostrar, nel modo c'habbiamo fatto nella precedente, dalle sudette
proposte di Euclide; per le diuisioni fatte nel Triangolo abg. in molti Triango-
li dell'istessa Specie; i quali, senza dubio, tra loro sono proportionali. La-
onde procedendo in cotal modo, se ne potrà hauer quel numero, che potrà
comportar lo Spacio, che resterà della proposta linea ò chorda; senza molta fa-
tica, & senza uerun'errore; adoperando ogni forza, acciò il tutto uenga fatto
essattamente. Et questo ch'io hò dimostrato ne gli Interualli rationali, si po-
trà etiandio fare con gli Irrationali, osseruando tutto quello, che fà dibiso-
gno di osseruare.
In qual maniera si possa Molteplicare ò Riportar uerso l'acuto un'Ordine
d'Interualli accommodati alla loro proportione, tra i termini di qual si
voglia Consonanza ò altro Interuallo. Cap. XXIII.
za ò qual si uoglia semplice Interuallo, quando fusse bisogno l'un do-
po l'altro, m'insegnò etiandio il modo, che si può tenere, quando si
uolesse molteplicare ò simigliantemente riportare un'Ordine de Suo-
ni ò Interualli, già accommodato nel graue uerso l'acuto; ò nell'acuto uerso il
graue sopra la Regola harmonica, senza uarietà alcuna delle forme ò propor-
tioni loro, senza errore, & con poca fatica; laqual uoglio dimostrare auanti
ch'io passi più oltra; come nel proprio luogo; percioche è utile & cosa bella, &
ingegnosa; & piglierò come cosa più facile, & più intelligibile; l'ordine natu-
rale contenuto nella Diapason, diuisa nelle sue parti; ancora che si possa pigliar
l'ordine contenuto in qual si uoglia consonanza, ò Interuallo; & dirò: Sia la
CB. linea ò chorda di quanta lunghezza si uoglia, tesa sopra la Regola harmo-
nica, diuisa nel punto C. in due parti equali, di modo che (per la 42. del Terzo
delle Dimostrationi) tra CB. & cB. sia accomodata la Diapason alla sua pro-
portione diuisa secondo la natura del Naturale & Syntono diatonico, in Tuoni
& Semituoni; & sarà la prima Specie di tal Consonanza C. D. E F. G. a. . & c.
Volendola hora molteplicar, & riportarla breuemente, in tal maniera diuisa,
uerso l'acuto per l'Interuallo di essa Diapason; sopra la C. c. si descriuerà prima
il Quadrato C. c. H. I. tirando, secondo la Regola data nella Proposta 10. del
Terzo delle Dimostrationi, per maggior facilità, la linea CI. che cada per-
pendicolarmente dal punto C. & anco la cH. che cada dal punto c. che faccino
due angoli Retti, C. I. H. & c. C I. dopoi nell'angolo C. si stabilirà un piede del
Compasso, colquale si descriuerà sette Quadranti; incominciando da i punti D.
in A; E. in K; F. in L; G. in M; a. in N; . in O; & c. in I. che saranno CDA.
page 187 page 188 CEK. CFL. CGM CaN. CO & CcI. Ilche fatto; dico; per la Secon-
da parte della 15. Def. del Primo de gli Elementi d'Euclide; che tanta sarà la Li-
nea CA. quanta la CD. tanta la CK. quanta la CE & cosi l'altre seguenti, per
ordine; percioche cosi accompagnate partendosi dal Centro C, uanno à ritrouar
la circonferentia del suo Qudrante, ilquale è la Quarta parte del Circolo per-
fetto. Onde cotali linee tra loro sono equali, & le proportioni, che si trouano
tra le C. D. E. F. G a. . & c. si trouano consequentemente tra le C. A. K. L.
M. N. O & I Hora da i punti A. K. L. M. N. O. & I. tirerò Sette linee rette
AB. KB. LB. MB. NB. OB. & IB. di modo che tutte insieme si congiunghi-
no nel punto B. & haueremo sette Triangoli d'un'istessa specie c'hauranno
l'angolo C. Retto, & commune à ciascheduno di loro; & il lato CH. del Qua-
drato, per la seconda del Sesto de gli Elementi di Euclide; diuiderà propor-
tionalmente i Triangoli in due parti, di modo che ne haueremo Sette altri
proportionali à i sette primi, che saranno contenuti nel Triangolo maggio-
re c. B. i. & esso lato sarà segato dalle sudette linee, ne i punti P. Q. R S. T.
V. & fatto in sette parti, che saranno cP. PQ QR. RS. ST. TV. & Vi. le
quali saranno corrispondenti per ordine l'una all'altra, & proportionali si-
mi gliantemente alle CA. AK. KL. LM. MN. NO. & OI. in Dupla pro-
portione. Et per prouar questo, descriuo prima sopra il centrro c. il Qua-
drante C. c. H. dopoi sopra 'l centro i. descriuo il Circolo c. h. H. secondo la
quantità del diametro c H. ch'è il lato del sudetto Quadrato. Non è dubio,
che essendo ci. Semidiametro di questo circolo, ch'è la metà di cH che cH.
sia il doppio di Ci. & che 'l diametro sia in Dupla proportione al Semidia-
metro ci. Ilperche diremo; si come la proportione del Semidiametro CI. del
Qudrante C. c. I. & quella del diametro ci. del circolo cih. sono in Dupla
proportione, cosi le proportioni delle parti fatte nel lato CI. del Quadrato C
c. H. I. corrispondenti à quelle del Semidiametro ci. del circolo c. h. i. sono in
Dupla proportione, come douea prouare. Ma per molteplicare & ridurre il
sudetto ordine ò Diapason C D. E. F. G. a. . & c. uerso l'acuto; porrò il piede del
Compasso fermo nel punto c. & circonscriuerò sette altri Quadranti cdP. ceQ.
cfR. cgS. c aa T. c . V. & c cc i. & cosi haueremo una Seconda Diapason
c. d e. f. g aa. . & cc. percioche, per le ragioni mostrate nella prima, tutto
quello che ella contenerà, corrisponderà à tutto quello, che contiene la Prima
in Dupla Proportione. Di modo che le chorde di questa Seconda Diapason ri-
soneranno & faranno udire la Prima specie, diuisa ne i suoi Interualli, come la
prima posta nel graue, più acuta però, quanto importa lo spacio del suo inter-
uallo; secondo 'l proposito. Et quando si uorrà anco passar più oltra, s'accom-
moderà sopra la linea c. cc. come facemmo il primo, il Quadrato c. cc. h. i.
delquale uerrà diuiso il lato cc. h. dalle sudette Sette linee, nella parte che ser-
ue per semidiametro, ch'è cc K. del circolo cc. l. K. in Sette parti; allequa-
li facendone corrispondere nel cc m. col mezo de i Quadranti; Sette altre
parti in Quadrupla proportione alle Sette prime dal lato CI. & à quelle del
lato c.i. in Dupla, col porre il piede fermo del Compasso nel punto cc. hauere-
mo, secondo 'l proposito, una Terza Diapason, piu acuta della precedente
per un simile Interuallo & per una Dupla proportione, & anco piu acuta del-
la prima proposta per due Diapason; ò per una Disdiapason, come uogliamo di-
re, nella proportione Quadrupla; come si potrebbe dimostrare; ilche per esser
dalle cose dimostrate disopra, cosa chiara, lascio di dir molte cose; per non fasti-
dire il Lettore; percioche oprando in questo modo, si potrà quasi andare in infi-
page 189 nito. Et tenendo anco il modo, che si è tenuto nel Cap. precedente nel preporre
un'Interuallo ad un'altro, potremo etiandio preporre una Diapason diuisa nel-
le sue parti, posta nell'acuto, ad un'altra; senz'alcuno errore, & con poca fatica;
come ho detto; ilche si potrà fare in qual si uoglia Interuallo diuiso in molte
parti; siano poi Rationali ò Irrationali, come si uogliano.
Distributione ò Temperatura de gli Istrumenti da Tasti; posta dal mio
Discepolo per noua Inuentione, & da lui ritroua-
ta.Cap. XXIIII.
re il primo Temperamento, ò Distributione, laquale dimostra il mio
Discepolo nel suo Trattato, sopra un'Istromento da Tasti; cioè, sopra
un'Arpichordo, temperato prima nella specie Diatona Diatonica, &
ridotto dopoi nella temperatura, ch'ei dimostra; laquale si sforza di mostrar,
che ella sia stata sua noua Inuentione: Ilche quanto possa esser uero, ciascuno,
dopo che l'haurà essaminata, & ueduto quello, ch'io son per dimostrare, lo po-
trà conoscere. Ma per fondamento di questa sua Distributione, piglia nel su-
detto Istrumento la Quarta specie della Diapason, contenuta tra queste chor-
de F. & f. & dà principio à dimostrar con queste formali parole.
Per ben(ò che sfaccia-
chiarire i uostri noui dubij, è stato molto al proposito, hauer temperato lo Strumento se-
condo il Diatono; nella quale distributione uengano (come hauete udito) dissonan-
ti quelli Interualli, ch'appresso de i Moderni prattici hanno nome di consonanze im-
perfette; non per la perfettione delle Quinte, come infiniti ardiscono dire
tezza di parole)
ma per la grandezza de i Tuoni, & picciolezza de i Semituoni.Questo dice il mio Discepolo, fuori d'ogni proposito; percioche non è buo-
Volendo hora in tale Istrumento temperar di maniera le chorde del presente Diapa-
son, che ciascun suo Ditono, Semiditono, insieme col maggiore & minore Hexachor-
do venghino consonanti, è di necessità ridurle, come elle erano prima. La qual Di-
stributione s'accosta all'ordine & proportione del Syntono; non che ella sia l'istessa (come
credono & scriuono alcuni) ne che gli autori di essa pensassero mai à tal cosa; ma uenne
fatta loro à caso nel cercar d'accordare gli Interualli più uicini alla perfettione, che la
natura dell'Istrumento; anzi la Quantità & Qualtità delle chorde, de rincontri, & del
sapere di quelli Artefici comportaua: fuggendo sempre l'inequalità de Tuoni, insieme con
ciascheduno inconueniente, ch'in questa moderna prattica da essi proceder potesse: per ilche
fare noi al presente torremo principalmente; secondo 'l modo d'Aristosseno, per non po-
tersi in altra maniera diuidere in parti equali alcuno interuallo Superparticolare; Quat-
tro settime parti d'un Comma de nostri tempi; all'interuallo, ch'è tra la chorda F. fa ut,
& G. sol re ut; con auicinar questa à quella per tal Quantità. Et accioche tra G. sol re ut,
& A. la mi re rimanga, dopo l'hauer quella abbassata, quanto siè detto, la medesima di-
stantia, che si troua tra F. fa ut, & G. sol re ut. allentaremo il detto A. la mi re per un
intiero Comma, & di più una sua settima parte. Faremo dopoi la chorda . mi più
page 190 graue dell'esser, nelquale si troua, un Comma con cinque settime parti; & cosi uerrà
à contenere tra esso & A. la mi re, il medesimo spacio, ch'è tra i congiunti due Tuoni
più graui. Il lasciare hora tra la chorda . mi, & quella di c. sol fa ut, tutto l'auanzo,
che si è tratto per rata da tre Tuoni, che concorrano alla compositione del Tritono, non
conuiene in modo alcuno: perche non solo la Terza minore, che si troua tra a. la mi
re, & c. sol fa ut; rispetto all'acquisto fatto; è, come uoi potete udire, dissonante. Ma
ancora il Lemma, che prima era tra . mi, & c. sol fa ut; nel uolerlo accrescere fin'al
termine d'una Sesquiquindecima ò poco più; come hò detto; è fatto superfluo d'un mezo
Comma. Ma perche la Quinta, che si troua tra F. fa ut, & c. sol fa ut, non resti dimi-
nuita di tanta Quantità; & che la sopradetta Terza minore uenga (con un poco più aui-
cinarsi alla meno di lei, imperfetta) manco languida, & più grata all'udito; abbassare-
mo c. sol fa ut, due settime parti d'un Comma; & di tanto uerrà necessariamente dimi-
nuita ciascuna Quinta. Ilche fatto, sarà di mestiero, uolendo che tra esso c. sol fa ut,
& d. la sol re, rimanga la medesima distanza, che si trouatra F. fa ut, & G. sol re ut,
& gli altri Tuoni diminuiti; abbassarlo sei settime parti d'un Comma. Et accioche e.
la mi, non ecceda quelli, lo abbassaremo un Comma intiero & tre settime sue parti di
più: ilquale auanzo lasciaremo tutto all'interuallo, che rimane tra esso e. la mi, & f. fa
ut; & cosi uerrà à essersi augumentato l'uno & l'altro minor Semituono & Lemma d'un
Comma & di tre settime sue parti. Et quantunque il maggior Semituono di questa nuo-
ua distributione, ecceda di qualche cosa la Sesquiquindecima; non è inconueniente, per esser
tratto da un tutto maggiore del Sesquinono, per il qual'ordine poi si anderanno distri-
buendo tutte l'altre chorde, che essa Diapason hà sotto & sopra, & dentro i suoi termi-
ni.
na ragionequella, che egli allega del maggior Semituono di questa Distribu-
tione, che ecceda di qualche cosa la Sesquiquintadecima; per esser tratto da
un tutto maggiore del Sesquinono; onde si uede, che non intende quello che di-
ce; percioche questo uiene fatto, dalla natura di cotale distributione: Et ac-
cioche ogn'un conosca apertamente quello, c'hà uoluto dire; porrò in atto &
in prattica nel seguente essempio, quello ch'ei non hà uoluto fare per non sco-
prirsi maligno & ignorante; con questa sua mascherata Distributione; che sarà
la sequente; Hora dopo quello c'hà detto auanti, seguita il suo dire, dopo fat-
ta cotale Distributione; quasi concludendo:
Potete hora da quello, che si è det-ma di che proportione?
to comprendere chiaramente, non solo che la Quinta uiene principalmente dal propor-
tionato esser suo, rimessa, e tesa la Quarta;
Et inoltre, che
page 191 quanto à chi uolesse per il contrario far la Diatessaron diminuita, & superflua la Dia-
pente, è impossibile; ne può stare la cosa altramente, che in questa maniera: perche
la principal cagione di ciò consiste nella quantità de Tuoni, che esse consonanze conten-
gono; & in quella portione, di che essi Tuoni si diminuiscano, & se ne augumentano i
Semituoni, che contengono tali Interualli, laquale hauete ancora possuto uedere quanto
ella sia, tra quali chorde; perche, & come distribuita. Ma è da auertire in questo Tem-
peramento, che le chorde, lequali prima conteneuano il Ditono, contengono hora la Terza
maggiore, & la minore quelle, che conteneuano il Semiditono, & tra quelle chorde, che
nel Diatono si troua il maggiore Hexachordo, ui si troua al presente la maggior Sesta,
& la minore uiene à esser contenuta tra quelle, che rechiudeuano il Minore Hexachordo.
Ma fin'hora questa sua non nuoua; com'egli dice; Inuentione, ma nuoua Ma-
scherata non si è potuto conoscer dalle sue parole; ma si potrà ben conoscer da
quello che segue, quello ch'ella sia, & insieme chi sia stato il suo Inuentore, il
che è sommamente da notare; quando soggiunge.
Si troua adunque nel mostra-Ma in tutto & per tutto gli la
to temperamento, essersi diminuito ciascun Tuono, di quattro Settime parti d'un Com-
ma, intendendo però del Tuono maggiore & Sesquiottauo, il Ditono d'uno intiero, &
di più d'una Settima sua parte; la Quinta, di due Settime parti, & Hexachordo mag-
giore di sei Settime parti: doue per il contrario uiene à essersi augumentato il mino-
re Hexachordo d'un Comma intiero, & in oltre d'una Settima sua parte; la quar-
ta, di due Settime parti; & il Semiditono di sei.
leua, quando dopoi poco, dice:
Ma lasciamogli da parte e torniamocene allaIn
nostra Distributione delle chorde; laqual uolendo applicare al Diatonico Syntono, si
sarà uenuto à torre à ciascun Tuono maggiore quattro Settime parti d'un Comma
& di tre di esse si sarà augumentato l'Interuallo Sesquinono detto ancora Tuono mi-
nore. Per laqual cosa uerranno à essere fatti uguali: Si uiene ancora hauere dimi-
nuito ciascuna Sesquiquarta, forma della Terza maggiore, d'una Settima parte del
Comma; & d'altratanto la Sesquiquinta, forma della Terza minore: poiche la Dia-
pente resta scema di due Settime parti deldetto Comma; talmente che la Sesquiquindecima,
detta hoggi Semituono maggiore, uiene accresciuta di tre Settime parti del medesimo in-
teruallo; & consequentemente la Sesquiuentiquattresima, Semituono minore, uiene
à rimanere nella prima sua forma; l'opposito apunto di quello, che occorre alle Voci. Di
maniera ch'essendo uero quanto hò detto; uerrà la Superbipartienteterza forma della
Sesta maggiore, hauer preso augumento di quanto sia diminuita la minor Terza; & la
Supertripartientequinta, forma della Sesta minore, uien parimente accresciuta di quanto
si è diminuita la Terza maggiore: & la Quarta uiene à essersi augumentata delle due Set-
time parti del Comma, delle quali si diminuì la Quinta; & l'Ottaua lontana sempre da
qual si uoglia estremo uitioso, rimane dentro la Dupla nella solita sua perfettione.
cotal modo adunque il mio Discepolo leua la maschera à questa sua Distributio-
ne, & la fà conoscere non sua, come chiaramente può conoscer lo Studioso let-
tore; dal Cap. 42. 43. & 44. del Secondo delle Istitutioni: Perche l'hauer pre-
so la Diapason della Specie Diatona diatonica, per dimostrar ch'è cosa nuoua,
non basta; essendoche questa è quella maschera ch'io dico; perche potea anche
pigliar qual Specie ei hauesse uoluto; & ridurla nell'istesso temperamento; inco-
minciando etiandio da qual si uoglia Chorda intesa come Rimanente, seguendo
il temperar l'altre, come il Mosso; che sarebbe tornato bene: osseruando in que-
sto fatto le Regole ch'io diedi ne i Capitoli sudetti; & miei Principij; Imperoche
la cosa consiste principalmente nell'accordare & temperare tutte le Diapente &
tutte le Diatessaron, nel modo c'ho fatto io & il Salines, & come egli lo confes-
sa & ha posto in opera dopo me: se ben si lasciasse d'hauer'in cōsideratione gli altri
page 192 Interualli; che ciò non fà caso. Et questa solamente è la uera cagione, che co-
tali Istrumenti uengano à cotal modo temperati; per far l'acquisto delle conso-
nanze Imperfette; che sono il Ditono, & lo Semiditono: & è impossibile di po-
ter fare altramente, acciò il tutto torni bene. Imperoche dopo l'hauer tempe-
rati questi, gli altri Interualli, tanto consonanti, quanto dissonanti, & li Tuo-
ni & Semituoni, uengono per ogni modo & per forza nelle loro proportioni tem
perati, & ridotti fuori delle lor uere forme; come s'è ueduto nell'essempio. Et è co
sa troppo manifesta à quelli che sanno; che si come da una sola cagione & propria
non può nascere se non un solo & proprio effetto; cosi da tal maniera di dimi-
nuire & di accrescere gli oltre nominati Interualli; non può uenire se non un solo
temperamento, ch'è l'istesso, che di sopra s'è dimostrato, con quello c'hò dimo-
strato nelle Istitutioni; se bene il mio caro Discepolo dice; che
Oltre il potersi moltoò che ignorantia;
bene ritronar ne gli Istrumenti di Tasti le Quinte & le Quarte nella uera proportione lo-
ro, senza impedir l'accordo delle Imperfette;
ciascuno sensatamente loMa di que-
può uedere & udire nel Temperamento di quello nuouamente da me ritrouato.
sto non dirò altro per hora; percioche da quello c'hò detto di sopra, & da quello
ch'io dimostrerò nel seguente Capitolo, si potrà conoscere, com'egli intenda la
cosa; & si potrà comprendere quanti errori in dimostrar questa sua Dimostratio-
ne egli commetta, non s'accordando i fatti con le sue parole.
De gli Errori commessi nella sudetta Distributione. Cap. XXV.
cominciamo dal più uniuersale; è ch'ei dimostra di non esser stato l'In
uentore di questa Distributione, quando dopo l'hauer dimostrato
quello che uuole; non intendendo quello, ch'ei habbia fatto, dice,
che in essa uengono i Tuoni equali & proportionali tra loro; essendoche se il
Comma è diuiso, com'ei dice, secondo che faceua Aristosseno, ò come esso in-
tende, è tutto l'opposito; percioche questa sua, non sua, con la mia, com'hò
detto auanti; quando è dirittamente fatta; è una cosa istessa; & questo ch'io di-
co, si confirma col secondo errore; che lui commette; quando parla del Com-
ma, & dice, che non si può diuidere in altra maniera in parti equali alcun'Inter-
uallo superparticolare, se non nel modo d'Aristosseno; nel che si scopre poco
esperto nelle cose Mathematiche appartenenti alla Musica, & nella poca inten-
denza delle cose d'Aristosseno; Laonde uorrei sapere, di qual modo ei parla; di
quello ch'ei hà tenuto nella diuisione dell'Ottaua in dodeci Semituoni equali,
ò secondo 'l uero modo, ch'intende questo Filosofo, mostrato nella diuisione
dell'Interuallo del Tuono, & nella compositione del suo Tetrachordo Syntono,
assegnato dal dotto mio Discepolo, mostrato di sopra, nel Capitolo 16. Se egli
intende del primo modo, non è dubio, che non solo non è secondo la mente
d'Aristosseno, ma ne anco si può far, che stia bene; Et s'egli intende del Secon-
do modo, le parti non possono uenire equali & insieme proportionali, & per con-
seguente i Tuoni non uengono equali. Laonde uolendo egli forse scampare
(come si dice) Cariddi, uiene à cadere in Scilla; quando parla della impossi-
bile diuisione dell'Interuallo superparticolare; cosa che è pur troppo possibile,
nel modo c'hò altroue dimostrato: percioche uiene à confessar di non intendere
Aristosseno, & di non conoscere il modo di diuidere in parti proportionali, ne
con l'istrumento Mesolabio, ne con altra maniera, alcun'Interuallo, delquale
page 193 se ne potesse seruire, nel diuider la Ottaua in quante parti proportionali uolea; &
potea senza uerun'errore dimostrare il modo d'accommodare i Tasti nel mani-
co del suo Liuto. Il Terzo errore commette, quando dice; che
Nell'IstrumentoEt questo non è detto bene, ma perche
temperato secondo il Ditono, uengono dissonanti quelli Interualli, che chiamano i Prat-
tici Consonanze imperfette; non per la perfettione delle Quinte, ma per la grandez-
za de i Tuoni, & picciolezza de i Semituoni:
la natura di cotal specie è tale, che non comporta, che cotali Interualli siano
consonanti; se bene lo comporta, come sua cosa propria, la specie Naturale ò
Syntona di Tolomeo; quantunque in molti luoghi nel Systema arteficiale di
questa specie, come hò dimostrato altroue, non si troua tra la Prima & la Terza ò
la Sesta chorda la consonanza. Il Quarto errore è, ch'ei promette di fuggir l'ine-
qualità de i Tuoni, nondimeno (non s'accorgendo) ue la pone; nel modo c'hab-
biamo dimostrato più oltra. Il Quinto errore è, quando dice, che
Tal Distribu-percioche ueramente niuno crede, se in fat-
tione s'accosta all'ordine & proportione del Syntono, soggiungendo, che ella non è l'istes-
sa, come credono & scriuono alcuni;
to non fusse fuori di se, che la Temperatura arteficiale d'un Istrumento da Tasti,
sia quell'istessa del Syntono & Naturale; come si può uedere in quel ch'io dico so
pra la Prima proposta del 4. Lib. delle . Et ogni Huomo di sano giudi-
cio sà molto bene, che l'accostarsi ò l'assimigliarsi questa cosa à quella, non fà,
che siano una cosa istessa. Onde, si come non si può dire, che 'l Lupo sia Cane, ne
la Simia sia Huomo; se ben s'accosta & quasi tiene l'uno l'effigie del Cane, & l'al-
tra l'effigie dell'Huomo; percioche quello Indiuiduo è ueramente quello istesso,
che ritiene in se quelle cose, che si ritrouano in altro, come; Forma, Figura, Parens,
Locus, Tempus, Patria, Nomen; ilche dicono i Logici. Cosi non si può dire, che la
Distributione fatta nell'Istrumento sudetto sia ò contenga il Syntono; come nel
Cap. 45. della Seconda parte dell'Istitutioni hò dimostrato; ancora che in mol-
te cose, come nell'Ordine & ne gli Interualli se gli assimigliano. Il Sesto errore
fà, quando dice, ch'
Aristosseno diuidea la Qualità & non la Quantità del suono; &Questo è un parlare uano; percioche non sà dire,
ciò faceua secondo 'l suo disegno.
quello che fusse questo suo disegno; ma ueramente ciò non dice per altro, che per
coprir la sua sciochezza, & mettere i Lettori in dubio; poiche uorrebbe pur dir
quello, che non intende che dica Aristosseno. Ma legga il Lettore quello, c'hò
scritto nel Cap. 13. di questo Libro, & conoscerà il tutto. Da questi errori c'hò
raccontato, ne uiene il Settimo; quando specialmente in questa sua Distributio-
ne ei piglia le parti del Comma, come equali & proportionali, che ueramente nō
sono; per l'Impossibilita, che tiene di diuiderlo essattamente; percioche diuiden
dosi col compasso nella quantità continua ò Corpo sonoro; ouero nella Discre-
ta con i Numeri, lo spacio del Comma in sette parti equali; come differentia che
si troua tra 'l Tuono maggiore & lo minore, secondo 'l modo mostrato nel sudetto
Cap. nel Tetrachordo Syntono di Aristosseno; ouere secondo 'l modo tenu
to da lui, nel porre i Tasti nel manico al suo Liuto, ò nella maniera che à mano
à mano son per dimostrare; non hà da far cosa alcuna, col modo c'hà tenuto que
sto Filosofo nel comporre i suoi Tetrachordi; onde non è possibile, che possino
essere proportionali; come si potrà anco uedere & conoscer nell'essempio del
Capitolo seguente; ilquale scopre l'errore, & dimostra quanto ei sia buon m
thematico.
page 194
Come si possa errar nella distributione delle Parti fatte del Comma con i Numeri:
& che i Tuoni nella Distributione mostrata non siano, ne possano
esser'equali & proportionali. Cap. XXVI.
uediamo prima; come si possa errar nella distributione delle Parti
equali & non proportionali fatte dello Spacio del Comma; dipoi di-
mostrerò, che nella Distributione mostrata non sono, ne possono es-
ser per modo alcuno i Tuoni equali. Et per dimostrar la prima; soppono l'In-
teruallo del Comma essere primieramente tra a. & c. nell'essempio seguente;
Secondariamen
te tra c. & d. &
anco per la 36.
del Terzo delle
Dimostrationi,
l'uno & l'altro ac
commodato alla
sua proportione;
& sia dopoi lo spa
cio ac. diuiso in
Sette prime par-
ti equali; ae. ef.
fg. gh. hi. ik. &
kl. descritte con
i suoi numeri; si-
migliantemente
lo spacio cd. sia
diuiso in altratan
te Secōde parti,
che siano cl. lm.
mn. no. op. pq.
& qd. segnate al
detto modo. Sia
no etiandio a. &
d. gli estremi di questi due Comma sommati insieme, di modo
che contengano insieme Quatordeci parti; ae. ef. fg. gh. hi. ik.
kc. cl. lm. mn. no. op. pq. & qd. delle quali, per la Settima
dignità del Primo delle Dimostrationi, comparate le prime alle
seconde; cioè, la ae. con cl. & la ef. con la lm. & cosi per ordi-
ne; siano tra loro secondo la lunghezza equali. Et perche a. & e.
prima parte & più graue del Comma ac. è contenuta da mag-
giori Numeri, che non è la ef. seconda parte di cotal Comma; co-
me si può dire anco per ordine de gli altri Numeri; però, per la 36.
Prop. del sudetto Primo, è maggior la proportione, che cade tra a.
& e. che quella che si troua tra e & f. Et questa anco (per l'istessa Pro
posta) è maggior di quella che contiene f. & g. Ilche si può dire or-
dinatamente dell'altre. Simigliantemente, perche cl. parte gra-
uissima del Comma cd. contiene maggiori numeri, di quello che
page 195 contiene la parte l. & m. & quei di questa, maggiori della m. & n. però, per l'istessa
Proposta, è maggiore la proportione cl. che quella di lm. Come si può tenere an
co dell'altre del Secondo ordine. Hora dico, ch'al mio Discepolo è stato à ba-
stanza, il distribuire, senza passar nella parte del tetrachordo Synemennon,
la Diapason F. & f. dalla quale ne uiene la Distributione mostrata disopra; se
ben'egli non la pone in atto in cotal forma & in essempio, fatta nelle Otto chor-
de solamente, che contengono la detta Diapason; alle quali (per più chiarez-
za di quello ch'io douea dire) aggiunsi la chorda b. Tritesynemennon, tempera-
ta in modo, che con la F. contiene la Diatessaron ò Quarta; accresciuta (secon-
do la sua proposta) di due Settime parti d'un Comma; percioche s'ei hauesse pas-
sato più oltra, haurebbe in tutto scoperto la sua imboscata, & si haurebbe fatto,
che si sarebbe conosciuto, che le parti del Comma che si aggiungono à qual si
uoglia Interuallo nel graue per suo accrescimento, non sono equali di quan-
tità ò proportione à quelle, che se gli aggiungono nell'acuto. Simigliante-
mente quelle parti, che se gli leuano nell'acuto per diminuirlo, non sono di
quella istessa proportione, che sono quelle che se gli leuano nel graue. Et che
ciò sia uero, habbiamo già lessempio in essere. Egli hà scemato alla Quinta
F. & C. dalla parte acuta, secondo la mia Regola posta nel Cap. 42. del 2. del-
l'Istitutioni, due parti d'un Comma, che sono nell'essempio poco fà mostrato,
poniamo caso, dq. & qp. & alla Quarta di F. & b. si è aggiunto simigliantemen-
te nell'acuto due parti cl. & lm. Ilperche dico, le due parti dq. & qp. scemate
dalla Quinta, non esser di quella quantità, che sono le aggiunte cl. & lm.
alla Quarta; percioche, supponiamo, che la chorda b. Tritesynemennon
sia ac. del mostrato essempio mezana commune, posta tra i due Comma
diuisi ac. & cd. & sia la chorda cb. più acuta del primo Comma & la più
graue del secondo; per la Suppositione, le due prime Parti ae. & ef. ouer le
cl. & lm. sono maggiori di proportione, che non sono le ik. & kc. ouer le
dq. & pq. Onde si uede chiaramente, che le Parti ch'ei aggiunge (hauendo
sempre riguardo al graue della Consonanza ò Interuallo; percioche all'acuto la
cosa uà per il contrario) sono differenti di Proportione, da quelle che si le-
uano. Per la qual cosa, essendo in cotal modo; uengono necessariamente à na-
scer due sorti di Quinta & di Quarta & d'altri Interualli, l'una maggior dell'al-
tra di proportione; se bene è tal differenza per una quantità minima; cosa che
egli biasima grandemente; come si è ueduto in molti luoghi, & particolarmente
nel Cap. 5. fù dimostrato: Laonde questa sua Distributione da questo canto
non uiene ad essere fatta equale, com ei la predica, ma inequale; se bene la dif-
ferentia consiste (com'ho detto) in poca quantità; cosa che non confessaranno
mai (com'ei crede) i buoni Musici & i buoni Mathematici; come anco non con-
fessano, che sia detta uera Quadratura del Circolo quella d'Archimede, quan-
tunque se le approssimi più d'ogn'altra, che d'altrui sia stata ritrouata. A questo
si può anche aggiungere un'altro errore notabile; quando dice,
che 'l Lemma,Lasciamo stare il mal'
ch'era prima tra . mi. & c. sol fa ut; nel volere accrescere fin'al termine d'una Sesqui-
quintadecima ò poco più; è fatto superfluo d'un mezo Comma.
uso di questo suo Poco più & Poco meno nelle cose dimostratiue, & diciamo,
c'hauendo egli accresciuto questa sua Lima, oltra la Sesquiquintadecima di tre
parti d'un Comma, ch'ei diuide in Sette parti equali, uuole che sia fatto super-
fluo anco della sua metà; onde se è uero, che tre sia la metà di sette ò il suo me-
zo dell'intiero, come dice; senza contradicione alcuna egli hà gran ragione, &
ogni cosa torna bene à suo modo. Vltimamente, lasciando molt'altre cose da
page 196 un canto, appresso gli altri errori si può metter questo; ch'io reputo il maggior
de gli altri; quando ei attribuendomi, ch'io m'habbia seruito dell'altrui Inuen-
tioni, se ne appropria una delle mie, clhe è la più bella, nella sudetta Distribu-
tione ò Temperamento, che si faccia; distribuendo il Comma tra Sette Inter-
ualli, contenuti nella Diapason. Et lo confessa manifestamente, sforzato dal-
la Verità, che è figliuola del Tempo, che non stà sempre ascosa, con quello che
ei scriue nel suo Trattato, & è registrato nel Cap. 24. lasciando tutto 'l resto di
quello ch'ei in questo proposito dice più di sopra, in questo modo;
Ma lasciamo-col resto che seguita, fino al-
gli da parte, & torniamocene alla nostra Distributione;
le parole:
In cotal modo adunque il mio Discepolo.Lequali, quanto siano confor-
mi à quello ch'io insegno del modo del far cotal Partecipatione nel Cap. 42. &
44. della Seconda parte delle Istitutioni, ogni cieco & di poco giudicio, non che
ogni Studioso, ch'attende alle buone lettere, lo potrà conoscere; percioche da
questo nasce, ch'ei dice, i Tuoni di questa Partecipatione uenire equali di pro-
portione; come anco si uedono nella mia; & che la proportione Sesquiuentesi-
ma quarta del Semituono minore resta nella sua uera forma; & che non può sta-
re, che la Quinta & la Quarta in queste due Partecipationi uengano in due ma-
niere; cosa che hò dimostrato anch'io. Che 'l Tuono maggiore si faccia corto
di quattro settime parti d'un Comma, & non d'altra quantità, & altre simili,
uengono necessariamente dal porre in opera le mie Regole. Dice anco, che
l'opposito occorre alle Voci, circa la Distributione; ma di questo legga il Let-
tore il Cap. 45. del Secondo dell'Istitutioni, & si potrà chiarire. Aggiunge à
questo, che
Le Quinte & le Quarte si trouano nelle loro uere forme ò proportioni, in queperò quanto questo
sta sua Partecipatione, senza impedir l'accordo delle Imperfette:
sia uero, da quello che si è detto, si può conoscere; eccettuando però, s'ei non
uolesse intendere del Secondo modo di partecipare, ch'io dimostro nelle Dimo-
strationi, quantunque non uoglia, che ciò si possa fare. Quanto poi alla necessi-
tà, ch'ei dice di ridur le chorde del Diatono al primo temperamento ch'ei dimo-
stra, com'erano prima, non era necessario pigliar più questa specie, che la Syn-
tona; ne più questa Diapason, che quella: percioche questo è un uoler dar co-
lore alla cosa; accioche pari esser fatta, secondo 'l douere. Ma se bene non si
pigliasse alcuna Diapason, sia à qual si uoglia modo diuisa, bastarà solamente (os-
seruando le mie Regole) d'incominciare da una chorda ò positione stabile; ò
da uno Rimanente, com'hò detto ancora; procedendo poi oltra col Mosso; per-
cioche ogni cosa tornerà bene, Tutte queste cose dice il mio amoreuol Discepo
lo; ne però è da marauigliarsi, s'ei non l'habbia conosciute, hauendo in se qual-
che difficultà, poiche non seppe anche conoscere la differentia, ch'era tra questa
mia prima Partecipatione fatta nelle Istitutioni, & la Seconda che io dimostrai
nel Quinto delle Dimostrationi, nellaquale i Tuoni uengono medesimamente
equali, & il Ditono con l'Hexachordo minore restano nelle lor uere Proportio-
ni & forme, cosa che haurebbe ueduto un cieco; nondimeno dice, che
Cotal co-Non è adunque (per concludere) questa sua Distributio-
sa reputarebbe degna di consideratione, quando cosi fusse, & che in fatto questa è la me-
desima che la mia prima.
ne da lui non conosciuta differente dalla mia, ma è una cosa istessa. Laonde tut-
ta la lode & tutto 'l biasimo, che ei dà à quella che non è sua, tutto ritorna in
lode ò in biasimo della mia. Et per far fine hormai à questa cosa, uerremo alla
Dimostratione dell'altro Temperamento, c'habbiamo proposto, dimostrando
prima il modo che egli hà tenuto nel Distribuire nel manico del Liuto tra i Ta-
sti la Diapason, diuisa (come dice) in Semituoni equali, & proportionali; la
page 197 qual ueduta & essaminata, uerrò à dimostrare il modo, che haurà da tene-
re in cotal cosa, acciò ogni cosa torni bene & senza ueruno errore.
DVna nuoua Distributione fatta in dodeci Semituoni ò parti equali, ac-
commodata ne i Tasti posti sopra il manico del Liuto.
Cap. XXVII.
uano uarii di forma; cosi molte fiate si trouano anche esser diuersi di
temperamento ne gli Interualli, i quali sono distribuiti tra le lor chor-
de; percioche (per dar'un essempio) altra è la Temperatura & la Di-
stributione, che si fà ne gli Istrumenti da Tasti tra i suoi Interualli, com'è quel-
la dell'Organo, del Grauecembalo & d'altri simili; & altro è il Modo che si tie-
ne à temperare gli Istrumenti da chorde; com'è il Liuto, la Viola & simili, che
hanno i Tasti accommodati sopra i lor manichi; lasciando di dir al presente della
Cetera & de gli altri Istrumenti da fiato; come sono Flauti, Piffari & altri simi-
li; de i quali al suo luogo ne toccherò una parola. Ritrouandosi adunque tra
loro uarie sorti di Diuisioni & di Temperature, considerai la Distributione de
gli Interualli fatta ne i Tasti di tutti quelli Istrumenti, che hanno il manico, co-
me ha il Liuto, esser molto uaria da quella fatta ne gli altri Istrumenti da Tasti;
& conoscendo ch'ella è predicata da ogn'uno che essercita cotale Istrumento,
per quella che nella Diuisione della Diapason habbia le parti equali & proportio
nali; ne hauendo fin'allora ritrouato alcuno, che (per mio auiso) di essa ne hab
bia saputo ben ragionare & dimostrare, come si possa far, che stia bene & senza
errore; & particolarmente perche non hanno dimostrato cosa alcuna, se non
parlato (come si dice) nell'Aria; deliberai di prouar, s'io potessi dimostrar in qual
modo, senza ueruno errore, si potesse far un Temperamento ò Distributione
delle chorde di questo & d'altri simili Istrumenti, accioche si conoscesse, qual
Specie d'harmonia si essercitasse in essi, conoscendo ueramente, che ciò non
sarebbe se non di non poca satisfattione à tutti quelli, che si dilettano d'intende-
re per il diritto le cose della Musica; & dimostrare in qual maniera Dodeci Se-
mituoni ò Sei tuoni tra loro equali & proportionali occupino di punto & intie-
ramente la Diapason, senza sopr'auanzare ò mancare spacio alcuno, quantun-
que minimo. Laonde non ui ritrouando miglior mezo di quello, che già per
me fù incominciato, cioè, d'applicar le cose Geometriche à quelle della Musi-
ca, facendo tutto quello, che per me si può fare per accrescimento di questa no-
bil Scientia, lo dimostrai in Tre modi, nel primo tolsi per aiuto il Mesolabio, nel
quale ritrouai minor fatica; nell'altro presi il mezo della 9. Prop. del Sesto d'Eu-
clide , seguendo la Tradottione del Campano, insieme con la inuentione di Fi-
lone Bisantio, che hò dimostrato di sopra; per poter ritrouar due Mezane linee
proportionali tra due Proposte; ilqual modo è ueramente ingegnoso & bello,
ma si fà cō un poco di più fatica & di tempo, che non si fà nel primo; ma nel Terzo
mi accommodai d'altri mezi ritrouati da nouo, ch'io non starò à nominarli; per-
cioche li uederemo al suo luogo. Et quando fui in procinto di mandar in luce que
ste mie Inuentioni insieme con molte altre cose, che hauea raccolto ne i presenti
Sopplimenti, ecco che mi uiene alle mani il Dialogo di Musica del molte fia-
te da me nominato mio Discepolo, che mi fece soprastare; per hauer ritrouato
page 198 in esso una Distributione fatta in questo proposito, laquale in se conteneua mol-
ti errori; onde uolsi far di essa memoria, & dimostrarla in queste mie fatiche, &
far insieme uedere cotali errori; accioche qualcheduno inauedutamente non
intrasse à credere il falso per il uero. Et per uenire al caso, ei prima nel dimo-
strar questa sua Distributione pone & premette queste Suppositioni: Prima,
Cheper usar le sue parole proprie,
l'Ottaua nel Liuto & nella Viola,
che per gli istessi gradi(perche dice uolersi, più che puote, conformare all'uso de Prat-
procedono; lontana sempre da qual si uoglia imperfettione, consti di sei Tuoni, ò Dodi-
ci Semituoni; ouero
tici)
di cinque Tuoni, & di due Semituoni; & che ciascun Tuono loro sia minore del Ses-Et queste sue Suppositioni uà prouando da Ma-
quiottauo; & maggiore del Sesquinono. Dopoi, che 'l Semituono uien minore della Ses-
quiquindecima, & maggiore della Sesquiuentesimaquarta. Che la Terza minore è su-
perata dalla Sesquiquinta; & la maggiore eccede la Sesquiquarta. Che la Diatessaron
supera la Sesquiterza; & la Diapente è minore della Sesquialtera. Che la Sesta minore
è superata dalla Supertripartientequinta, & la maggiore supera la Superbipartienteter-
za. Che 'l Tritono & la Semidiapente sono equali; & che questa è minore, & quello mag-
giore de i contenuti nel Syntono.
thematico buon compagno, senza pensarui, in questo modo.
Il Tuono, secon-Et più oltra dice:
do 'l Tutto diuiso in Diciotto parti equali, delle quali ne contiene due: cade tra esse & le
Sedeci; ch'è l'istesso à dire, ch'è tra 9. & 8. La minor Terza contiene tre Semituoni;
i quali sono dell'istessa valore, che di Tredecimeottaue parti del Tutto; & le Quindeci
che restano, comparate alle Diciotto, hanno l'istessa relatione insieme, che hà il 6. al 5.
forma uera secondo 'l Syntono della Terza minore.
Due decime ot-Et tutto questo dice, per non intender quello c'hò
taue parti non sono altramente, in questa maniera di misuare, equiualenti alla Nona
parte del tutto; imperoche esse parti sono considerate come portioni del Suono; & non
come quantità della chorda.
detto & dichiarato ne i due Cap. 11. & 13. di questo. Proua nondimeno quello
c'hà detto in questo modo:
Misurando col Compasso si troua, che i due primi Semi-Quanto alla prima parte di
tuoni del Liuto non occupano la Nona parte della lunghezza della chorda, come tre non
sono l'intiera sua sesta parte; ma si bene qualche cosa meno.
questo che dice, senza dubio alcun'è tutto uero; anzi uiene à confirmar quello,
c'hò detto altroue in questo Libro, & dimostrato nella 5. & nel suo Corollario del
Terzo delle Dimostrationi; ma quanto alla seconda; dico, che considerato il
Tutto come Corpo sonoro diuiso in molte parti, nel modo ch'io dichiarai nel
41. Cap. della Prima parte dell'Istitutioni, & nel Cap. 15. di sopra; tali parti uen
gono à sottoporsi primieramente & per se stesse alla Quantità, & secondariamen
te & per accidente, hauendo rispetto à i Suoni, che da esse usciscono, alla Qua-
lità. Dopo questo uiene anco à dimostrar le ragioni di queste sue Suppositio-
ni, in questo modo:
Ciascun Tuono del Liuto è minore del Sesquiottauo vna se-Et questo
sta parte del Comma antico; & ciò prouo in questa maniera: Chiara cosa è, che
Sei Tuoni Sesquiottaui superano la Diapason d'vno di essi Comma: Se adunque
Sei di quelli del Liuto la riempino intieramente, senza auanzarli, o mancarli cosa
alcuna; vengono consequentemente ad esser ciascun di essi minore d'vna Sesta parte
di esso Comma, di uno di quelli. Dico in oltre che 'l Sesquiottauo uiene superato da
ciascun Tuono del Liuto di tre quarti della Sesquiottantesima, ch'è secondo i Moder-
ni prattici, il Comma de nostri tempi: Imperoche ciascuna Ottaua è capace di cinque
Sesquinoni tre Comma, & due maggiori Semituoni del Syntono; iquali due maggio-
ri Semituoni ci danno un Sesquinono & un Comma & mezo di più, in circa.
In circa, che dice, è da notare con diligentia da quelli, che fanno professione di
buoni Mathematici; perche è termine incognito, che non è usato d'alcuno nelle
page 199 Dimostrationi, se non da questo mathematico Moderno: però segue anco, di-
cendo:
Di maniera che noi possiamo ancora considerare in ciascuna Ottaua (come di essi(col suo)
capace) Sei tuoni Sesquinoni & quattro Comma & mezo
incirca; iquali quattro(ch'è anco peggio di quello c'hà detto prima, per il suo raddoppiato incir-
Comma distribuiti per rata à detti Sei tuoni, ne uerrà à ciascuno due terzi: & di quel
mezo
ca)
la Sesta parte. Hora, perche i due Terzi con la Sesta parte d'un mezo vengono àEt questo non è uero, rispetto di
far congiunti insieme tre quarti dell'intiero di tal quantità; uiene necessariamente cia-
scun Tuono del Liuto à superare il Sesquinono.
quel
Mezo di più incirca.Più oltra dice; che
Ciascuna delle Terze minori di que-& lo proua
sto, comparate alle Sesquiquinte, uengono diminuite di tre ottaui di Comma,
cosi bene:
L'Ottaua del Liuto consta appunto di quattro Terze minori, doue sottraendolaqual pro
da una Duplaquattro Sesquiquinte, gli auanza la Super. 23. partiente. 625.
portione, dice che consta d'un Comma e mezo (col suo aggiunto)
Incirca; ilqualedice,
Interuallo distribuito alle quattro Terze minori,
che ne toccarà à ciascuna di esseintendendosi però quel mezo In circa;
per rata, tre ottaui d'un Comma;
& di taldice,
quantità
che uiene diminuita ciascuna Terza minore del Liuto comparata allaEt soggiunge, che
Sesquiquinta.
la maggior Sesta uiene accresciuta di tal quantità.
O mathematico eccellente; come si potrà mai conoscer tali quantità di quanto
siano, con questo tuo Incirca, ilquale alle fiate raddoppiato tallora rende intie-
ra una di queste sue quantità, & tallora la supera, & tallora non ui aggiunge?
Passa dopo questo à prouarla quantità delle Terze maggiori, & fà il suo conto
questo buon Abachista in questo modo:
Egli è cosa certa che tre Terze maggiori delEt segue anco facendo conto:
Liuto riempiano intieramente lo spacio d'una Ottaua; onde sottraendo tre Sesquiquarte
da una Dupla, auanza la supertripartiente. 125.
Consta la sudetta proportione d'un Comma e mezo incirca, ilqual Comma e mezo(in-
tendendo uisi però il suo Incirca)
distribuito per rata alle dette Terze maggiori, ne toc-dice,
cherà à ciascheduna un mezo; & di tal quantità,
che uerrà successiuamente super-Ma chi sa-
flua qual sia di esse, & qual si uoglia Sesta minore di tal quantità diminuita.
rà quel tanto buon Computista, che possa mai far ben conto con queste sue
quantità incerte & indeterminate? Dimostra con seguentemente questo mio
Discepolo le Quinte del Liuto esser diminute, cauando dodeci Sesquialtere da
sette Duple, & restando la proportione Super. 2847. partiente. 521441. laqua
le è minore d'uno de i nostri Comma; onde conclude da questa sua dimostratio
tione, che
le Quinte nel Liuto vengono scarse di manco d'una Duodecima parte d'un& s'affatica à di-
Comma, & di tanto necessariamente uengono superflue le Quarte;
mostrarlo, cauando dodeci Sesquiterze da cinque Duple; Ilperche auanza una
proportione di minor quantità, ch'è la Subsuper. 2847. partiente. 521441. che
significa esser piu dodeci Sesquiterze, che le sudette cinque Duple. Et è uero;
ilperche si dimostra in questo almeno d'esser stato mio buon Discepolo, quantun
que non faccia cosi nell'altre cose; & meglio anco s'haurebbe dimostrato, s'el
si hauesse astenuto da quel suo Incirca, ilquale nelle Dimostrationi non è riceuu
to. Queste sono le cose ch'egli soppone, & proua nel uoler dare ad intender
quello, che si è detto di sopra, per cauar gli Eccessi & Diffetti de gli Interualli del
suo Liuto, comparati à quelli, che sono contenuti nella specie Naturale ò Syn-
tona di Tolomeo; accomodando le cose à suo modo, per non sapere (com'ei
dimostra in molti luoghi) adoperare alcun'Istrumento atto à Diuidere l'Ottaua
in tante parti, come intendea di fare; ne accommodarsi delle Proportioni con
numeri ò misure: ilche è stato cagione di fargli dire mille sciocchezze. Hora da
queste sue soppositioni pigliate per Principij delle sue Dimostrationi, nascono
page 200 molti inconuenienti & false conclusioni; Ilche è il Secondo errore, forse maggior
di qual si uoglia altro; sopponendo tutte le Quantità, ch'ei adopera, non termina
te, ma incerte & non uere; intorno allequali è da notare; che Quantità termina-
ta dico esser quella, sia poi Rationale ò Irrationale, come si uoglia; che nasce
dalla Diuisione d'un'Interuallo rationale, fatto in molte parti determinate, la
proportione della quale; se ben con numeri certi rationali & terminati nonsi
può denominare; è però di maniera conosciuta dalla Ragione; quantunque
dal Senso alcune fiate non è compresa, che la può distintamente conoscere, &
determinare, hauendo rispetto & relatione delle parti al loro Tutto; come quan
do si facesse (dirò cosi) piu parti proportionali d'uno Interuallo; se bene tali
parti non si potessero descriuere con numeri rationali nelle lor proportioni; co-
me in trauiene nella Diuisione del Comma fatto in parti equali & proportionali;
potrà la Ragione almeno, pigliandone una, ouer due di esse, con uerità dire, che
sia la Settima parte, ò Due settime & altre parti ancora del suo Tutto diuiso. Ma
la Quantità incerta & indeterminata nō sarà tale; percioche nascerà da un'Inter
uallo diuiso in più parti, ò cōposto di più parti equali, di quelle allequali sopr'auan
zarà ò mancherà alcuna particella, quantunque minima, per compimento &
riempimento del Tutto; Di modo che non diuideranno ò compiranno à pieno
& perfettamente quel Tutto, che sarà proposto; & cosi non si potrà sapere alcuna
parte di esso Tutto, qual parte ueramente ella sia; rispetto alle parti che lo com-
pongono intieramente, come per essempio: Se dopo lhauer dimostrato nella
21. del Secondo delle Dimostrationi, che 'l Tuono Sesquiottauo è maggior di
noue Comma & minore di dieci, alcun uorrà dire, che luna di quelle parti ò di
quei Comma fusse la Nona ò la Decima parte del Tutto, ouer del Tuono, nō dirà
bene, quantunque ei potesse dire, che cotal Tuono contenesse Intorno ò Incir-
ca (per usare i termini di questo mio Mathematico moderno) noue ò dieci Com
ma; essendoche cotali parti ò Comma non sarebbono determinati in numero
certo, ch'arriuassero di punto al loro Tutto; ma sarebbono incerte & indeter-
minate; quantunque ei potesse dire, che l'una di quelle parti ouer Comma fus-
se la Nona ò Decima incirca di tal Tutto ò Tuono; poiche se 'l si uorrà raddoppia
re con quel poco più ò poco meno; ouer con quel Intorno ò Incirca, una delle
parti, & non si saprà la quantità per laquale ella sia maggiore ò minore, senza
dubio anco non si potrà sapere la quantità determinata, che nascerà da tale rad-
doppiamento; percioche ouer non arriuerà all'Intiero & sarà (per la 15. Dignità
del Primo delle Dimostrationi) meno della metà, ò che lo sopr'auanzerà & (per
la Quartadecima) sarà più; secondo quel Più ò Meno, & quello Intorno ò Incir-
ca, che contenerà. Si potrà nondimeno, sapendo la differentia delle noue ò
dieci parti, ò Comma del più ò del meno, che sono minori ò maggiori del Tuo-
no, dire; che 'l Comma fusse una nona, ò decima parte di questo auanzo, meno
ò più de i detti Comma ò parti; secondo 'l numero di esse; come sarebbe dire,
che l'uno de i sudetti noue Comma hauesse maggior proportione d'una Sesqui-
ottantesima, di quello che è la nona parte della proportione, che sopr'auanza
la Sesquiottaua ouer il Tuono, ouer l'un de i sudetti dieci Comma hauer mino-
re la proportione di una Sesquiottantesima, quanto importa la Decima parte
di quella proportione, per laquale i Dieci Comma superano la proportione del
Tuono ouer la Sesquiottaua. Et perche nelle Dimostrationi si ricercano le Pre-
messe ò Principii, che habbiano molte conditioni, come hò dichiarato nel prin-
cipio del Primo delle Dimostrationi, ne ritrouandosi in alcun di questi suoi Prin
cipij alcuna Quantità certa & determinata, ne quelle conditioni, che entrano
page 201 in cotali Premesse; però dico, che nō si trouerà Mathematico, che usi mai nelle sue
dimostrationi Principij di questa maniera, percioche da essi non ne può nasce-
re se non cose incerte & indeterminate, & confuse conclusioni; essendoche le
Mathematiche non si sogliono dimostrar con il Senso solamente & à uoluntà, ne
come si dice) misurarle con la pertica, come egli fà; che non solamente si serue
delle sudette Quātità nelle sue prime diuisioni; ma anco delle Indeterminate, che
nascono dalle diuisioni Indeterminate, che è assai peggio. Ma questo sia detto à
sufficientia intorno al Secondo errore; ch'ei commette intorno i Principij, nel
uoler dimostrar la Distributione de i Tasti del suo Liuto, nel dar contezza della
Quantità di quei interualli, che si trouano in esso; percioche tenendo poco conto
de i piccioli, uerrò à dimostrare hormai il Terzo, ch'è massimo, dalquale po-
tremo conoscere quanto egli sia buon Geometra.
D'Vna Diuisione fatta della Diapason in Dodeci parti equali & propor-
tionali non essattamente, nella Distributione de i Tasti sopra 'l ma
nico del Liuto. Cap. XXVIII.
i quali uuol costruire questa sua Fabrica, dimostrando quello che si dee
fare in questa sua noua Distributione, auanti ch'ei uenga à porla in
atto, uuole insegnare à diuidere la Diapason in Dodeci parti, ò Se-
mituoni equali & proportionali; ma non secondo che dice, nel modo, che tie-
ne Aristosseno, per porre i Tasti nel manico del suo Liuto; delquale Istrumen-
to ei ne fà gran professione; onde prima d'ogni altra cosa uà filosofando in questo
modo.
Vengo hora à mostrarui il modo, che douete tenere, nel fabricar quello (cioè ilO che uanità; ei non s'accorge
Monochordo) ch'Aristosseno chiama diatonico Incitato, & appresso quello del Chroma-
tico Toniaco, co i quali conuien grandemente la Distributione de Tasti del Liuto; ad imi-
tatione de quali sono stati impensatamente distribuiti, & cosi parimente quelli della Vio-
la d'arco, ambedue Moderni Strumenti; ne i quali è diuiso il Tuono in due parti equali;
nella cui fabrica è grandemente necessario il Secondo numero Quadrato, ò quello che è
à esso Duplo; che è il Diciotto: ma ci seruiremo di questo, per operar cō più chiarezza &
facilità la sua uirtù, nella ricercata Distributione.
prima, che 'l modo che ei uuol dimostrare, tanto s'assimiglia all'Incitato diato-
nico & al Toniaco Chromatico d'Aristosseno, come la Simia al Gallo; ilche po-
trà ogn'un conoscere, quando haurà ueduto il modo che tiene, & essaminato
quello c'hò detto auanti nel Cap. 11. Del Quarto libro in materia delle Diuisio-
ni di questo Filosofo. Dopoi non s'auede, che 'l nominare il Secondo numero
Quadrato, ch'è il 9. estremo termine & graue della proportione del Tuono Ses-
quiottauo, più che un'altro numero, & introdurlo qui, senza dirne il perche,
fuori d'ogni proposito; ma solamente uoler dimostrare, ch'egli habbia buona
cognitione de i Numeri, è una sua pazzia & uanità espressa; Imperò che hà da
far qui più questo numero, di quello c'habbia il 18. suo doppio? se egli non uo-
lesse per caso, non si auedendo; mosso da buona con scientia; render l'honore
c'hà leuato senza ragione alcuna à Tolomeo; scoprendosi poco saputo nelle co-
se Mathematiche; perche pigliando cotal numero 18. per sua guida in questo
proposito, ei uiene à confermare la dimostratione, con la quale esso Tolomeo
contradice alla Diuisione del Tuono fatta da gli Aristossenici; essendoche misu-
rando in questo modo gli Interualli de i Semituoni, & accommodandoli in co-
page 202 tal maniera sopra 'l manico del Liuto, uengono tutti ad esser contenuti sotto un'
istessa proportione, che è la Sesquidecimasettima, & la minor parte, che nasce
dal Tuono Sesquiottauo,
diuiso in due, secondo la
mente di questo gran Ma-
thematico. Percioche es-
sendo contenuto la propor
tione del Tuono tra questi
termini 18. & 16. è diuisa
dal 17. in due parti non
proportionali; come nella
6. del Terzo delle Dimo-
strationi, & nel Cap. 11.
di questo Libro si è dimo-
strato. Onde ei piglia la
maggior parte, della qua-
le la proportione è Super-
particolare, & se ne serue
di essa in questa sua , laqual molteplicata quante fia-
te si puote, non può empi-
re tutta la Diapason; la cui
proportione è Dupla &
Molteplice, che non ne
auanzi ò manchi qualche
residuo: percioche (come
si potrebbe cauare dalla
10. del Primo delle Dimo
strationi) Se l'Interuallo
che non è Molteplice rad-
dopiato, non da alcun In-
teruallo, che sia ò Molte-
plice ò Superparticolare;
meno lo darà, quando sa-
rà triplicato (dirò cosi) &
più oltra. Laonde non es-
sendo la Sesquidecimasetti
ma Molteplice, quello che
nascerà dalla sōma de Do
deci interualli Sesquideci-
misettimi non potrà esser
Molteplice. Ilperche l'ag-
gregato di Dodeci Inter-
ualli Sesquidecimisettimi
non fanno una Dupla, che
è Interuallo molteplice &
la forma della Diapason,
la quale dice d'hauer diui-
page 203 so in Dodici parti ò Semituoni equali; ilche ei confessa poco dopoi, come ue-
deremo. Ne potrà diuider cotale Interuallo in tante parti, come dimostra; per-
cioche è contra la Regola data nella Prop. 7. del Primo sudetto: che uuole, che
ogni Molteplice, per esser capace di cotale diuisione, habbia il suo maggiore &
primo termine ò numero, che sia Quadrato ouer Cubo, & il minore sia l'Vnità,
ò che serui per parte Aliquota di esso maggiore; cosa ch'ei non intende, come di-
mostrerò altroue. Et che ciò sia uero, stiamo à ueder quello che segue dopo le pa-
role, c'ha detto di sopra.
Diuido adunque(dice egli)
tutta la linea AB.(come soppo-
ne)
in Diciotto parti; & uerso l'acuto, dal graue partendomi, doue quella prima parte termiEt non è
na, pongo il primo tasto. Parto di nuouo tutto l'auanzo dell'istesso numero de parti; & dalla
medesima banda, sotto 'l primo, pongo il secondo tasto: & cosi fatto ordine uò distribuendo
sempre lo spacio, che sotto à Tasti mi auanza; sin'al Duodecimo; ilquale mi conduce appun-
to doue termina la metà di tutta la chorda: la prima & più graue Ottaua, della quale trouo
hauer diuiso in Dodici equali Semituoni, & sei Tuoni, cosi detti d'Aristosseno.
uero, secondo il modo, ch'egli insegna; che 'l Duodecimo Tasto lo conduca appun
to doue termina la metà di tutta la chorda; & lo dimostra più oltra, come uedere-
mo. Ma prima fà un bellissimo discorso, & da buon ; accioche al
cun non prenda marauiglia, ch'ei habbia più tosto pigliato il numero 18. ch'un'
altro in questo fatto onde dice.
Et che per ciò fare, non conuenga altro numeroO bel-
che 'l Diciotto, da questo si manifesta: Al Diciasette prima non conuiene in modo alcuno;
perche ci darebbe minor numero de Tasti, ch'al bisogno nostro corre; & minor quantità
ne haueremo dal Sedeci & dal Quindeci: Al Dicianoue altresi non conuiene; perche ne
haueremo per l'opposito maggior quantità; & ui è più dal Venti & Vent'uno: di manie-
ra che 'l Diciotto è il suo più proprio diuisore d'altro maggiore ò minor numero.
la ragione; quasi che questo fusse necessario à concludere, che questo Numero
diuidesse l'Ottaua in Dodici parti equali, come ueramente non fà, ilche habbia-
mo potuto uedere nell'essempio disopra, nelquale dopo cauatone Dodici Ses-
quidecimesettime, auanza quell'Interuallo, ch'è collocato tra l'estremo acuto
del Duodecimo Semituono, & l'estremo acuto medesimamente della Diapason,
collocato nel punto C. Ma perche ei uedea troppo ben questo suo errore; ò che
gran scioccheria; & la falsa conclusione che nasceua in fatto da questa sua fallace
dimostratione; però si pensò con una bella argutia & coperta di potersi saluare
& iscusare; ilche uolendo fare, d'un'errore ch'ei commette, ne nascono due dal
le sue parole che sono le sequenti:
Quantunque à esso;cioè al 18.
ancora auengaEt questo è il primo errore; alquale aggiunge im-
l'istesso, che occorre al Compasso, nel uoler misurare in Sei volte appunto la circonferen-
za del Circolo con l'apertura di esso; ch'è, come sapete, dal centro alla sua circonferen-
za; per lo che uiene detto Sesto:
mediatamente il secondo; del quale di sopra ne habbiamo ragionato à bastanza,
ch'è più graue del primo, quando dice:
Laonde auertisco l'Industrioso agente, checosa che non hà saputo mai Archimede, ne qualun-
con la sua discretione & diligenza cerchi ouuiare à quella poca disconuenienza, che è tra
il Misurante & il Misurato;
que altro Geometra, per eccellentissimo che si fusse, dire; ò che innauertenza,
degna di biasimo; ò che gran pazzia.
page 204
Che l'essempio del Compasso per iscusar la falsità dis questa sua , non è al proposito, & non hà luogo nella Mathema-
tica. Cap. XXIX.
ferenza del Circolo con quello c'hà detto, tanto conuiene & fà al pro-
posito, per sua iscusatione; quanto conuiene il bello col brutto, & il ue
ro col falso. Imperoche essendo la Linea che cade imaginariamēte tra
due punti, che fanno i due piedi del Compasso, diritta; qual si uoglia Linea misu
rata da esso, uiene à esser misurata sempre per il diritto; & quella ch'è obliqua & cir
colare, com'è quella della Circonferenza del Circolo, non può esser à cotal modo
misurata da cotale Istrumento: & perche queste linee sono di due specie, di qui na
sce, che queste due Quantità non hanno tra loro proportione; ilche si conosce dal-
la Definitione di quelle Figure, che sono cōtenute sotto le linee rette, com'è il Qua
drato; che si dice, esser Figura contenente quattro Angoli retti; & da quella dal
Circolo, ilquale dicono contenere infiniti Angoli, iquali non si possono chia-
mar Retti, come quelli del Quadrato, ma più tosto sferici. Ilperche non hà du-
bio, che tra 'l Finito & l'Infinito non cade proportione. Onde forse & anco sen-
za il forse, credo & tengo fermamente, che questa sia una delle maggior cagioni,
perche non si habbia ancora trouato la Quadratura del Circolo, quantunque mol
ti de gli Antichi & de i Moderni s'habbiano intorno ad essa molto più affaticato,
che intorno à qual si uoglia altra. Per la qual cosa nō sapendo questo mio Discepo
lo in fatto, quello che importi col Compasso istesso, col quale si habbia descritto
un circolo, il misurar la sua circonferenza; dà l'essempio di cotal misura, & non
s'accorge dell'errore ch'ei commette; ilquale non haurebbe commesso, s'egli ha-
uesse inteso l'arte del Bottaio, nellaquale non è alcun si grosso d'ingegno che
non sappia il modo, che si hà da tenere, quando si hà da fare il fondo ad una
Botte; essendoche prima si misura il luogo doue ello si hà d'accommodare; piglian
do sempre la Sesta parte appunto col Compasso della Circonferentia della Botte;
dopoi, hauendo descritto sopra un'Asse, dellaquale ei uuol fare il Fondo, la cir-
conferenza d'un Circolo, con l'istessa apertura; leuandone il superfluo, ch'è fuo-
ri del detto Circolo, & usata quella diligentia, che si fà nel far simili fondi, sen-
za farui altro, ogni cosa torna bene. Ma non si misura però cotale circonferen-
za se non Sei fiate & per il diritto. Ilperche hauen-
do egli letto nel Cap. 14. della Prima parte dell'Isti-
tutioni quello ch'io scriuo; cioè, che 'l detto Istru-
mento si chiama anco Sesto; percioche nella figura
circolare, come in essa si comprende, sono conte-
nuti Sei triangoli equilateri, i cui lati sono equali
al Semidiametro del loro circolo; onde per dino-
tarci la sua perfettione, Sei uolte di punto è misu-
rata la sua circonserenza PER IL DIRITTO,
da quella misura che misura dal centro alla circon-
ferentia istessa; non intendendo quello che im-
portar uolesse il Misurar per il diritto; uuole che ciò non sia uero, & me lo attri-
buisce ad errore; non auertendo, ch'io non hò detto, che cotale apertura sia la
Sesta parte del Circolo; ma si bene ch'ella misura il Circolo per il diritto Sei
page 205 uolte: Ilche troppo bene gli haurebbe saputo dire il suo Bottaio, se cotal cosa gli
hauesse dimandato; percioche (come si uede) diuiso il Circolo a. e. d. in Sei parti
equali, ne i punti a. c. e. b. d. & f. l'apertura del Compasso ag. la quale è il Semidia
metro del Circolo, descriue esso Circolo & misura Sei fiate per il diritto, & nō per
l'obliquo la sua circōferentia di punto; essendoche nel modo ch'ei misura tutti i la
ti di Sei triangoli ag. cg. eg. bg. dg. & fg. che sono tutti Semidiametri del circo
lo, cosi misura anco le lor basi ac. ce, eb. bd. df. & fa. che posano sopra tutta la
page 206 circonferentia ò circolo tutto; & cosi è misurata cotale Circonferenza Sei uol-
te per il diritto, come si dee intendere, & non nel modo che la intende questo
nuouo Geometra; essendoche bisogna, che nel modo che si misura il Diame-
tro, si misuri anco la Circonferenza; altramente ogni Triangolo sarebbe tale,
che haurebbe due Angoli sferici, & non sarebbe equilatero, & si uerrebbe à mi-
surare il diritto & l'obliquo, tra i quali non cade proportione, con un'istessa mi-
sura; cosa che i Mathematici hanno per impossibile. Ma perche ei non inten-
de quello che si dica, gli è paruto di proceder molto argutamente, col uoler
dare l'essempio del Circolo & della Circonferenza misurati dal Compasso, che
non si conuengono insieme, ne fanno al suo proposito. Bisogna però di questo
& d'altre cose ancora hauer patienza, & far la penitenza alle fiate de i peccati &
delle ignoranze altrui. Hora per ritornare alla mostrata Diuisione ò Distribu-
tione, dico; ch'ella non hà hauuto, ne mai haurà per cotal uia la sua perfettio-
ne; ilche si può facilmente dimostrare in due modi; il Primo de quali sarà, quan
to alla diuisione della Linea AB. laquale ei fà à suo modo; essendoche il diui-
derla per cotal strada, non sarà mai, che 'l fine della Duodecima parte; cioè, la
parte acuta della Diapason, che s'attribuisce al Duodecimo Semituono, pos-
sa arriuar alla giusta metà della detta linea ò chorda, com'egli afferma, &
che non ne auanzi un poco. Et chi lo uorrà uedere, potrà ciò far da se stesso,
operando da buon Geometra col Compasso con ogni diligentia & essattamen-
te; perche cosi fà bisogno, non solo in questo, ma in ogn'altro simil negotio; &
uedrà, dopo fatti per cotal modo Dodeci interualli ò Semituoni, & diuisa la
proposta linea AB. in tante parti, che saranno Ad. de. ef. fg. gh. hi. iK. Kl.
lm. mn. no. & op. segnate con i Numeri, che contengono le loro Proportio-
ni; & che la Duodecima, che sarà op. non arriuerà altramente al punto c. cioè,
alla giusta Metà & intiera di essa AB. com'egli prima dice; & si può compren-
dere nellessempio, ma ui resterà di fuori & da un canto la particella pC. che
gli diede occasione di dire, che si cerchi ouuiare à quella poca disconuenienza,
che è tra 'l Misurante & Misurato. La quale Particella non uerrà segnata d'alcun
numero, essendoche tra questi Semituoni non è compreso il termine più acuto
della Diapason, che è in essa c. Ilche si uedrà esser più manifesto, quando cotale
Diuisione sarà fatta sopra una Linea ò Chorda di maggior lunghezza, che non è
la proposta AB. Et questo sia detto quanto al Primo modo; percioche quanto
al Secondo, questa sua sciocchezza più facilmente si potrà conoscere, dimostran
do questa Proposta esser uera; che
Aggiunti insieme Dodici semituoni nel Liuto, di
proportione Sesquidecimasettima; non arriuano alla Diapason, & Tredici la superano.
Et perche la forma di questo suo Semituono è la proportione Sesquidecima-
settima, & quella della Diapason è la Dupla; però (secondo l'ordine mostrato
nella 21. del Secondo delle Dimostrationi) si procederà in questo modo. Sia
a. & b. la Diapason consonantia ouer'Ottaua, che la vogliamo dire; & sia a. &
c. il Semituono del Liuto di questo mio buon Sonatore, le cui proportioni sia-
no collocate ne i loro termini radicali, ne i luoghi proprij. Sommo primiera-
mente insieme, secondo la dottrina del Cap. 33. del Primo delle Istitutioni, ò
secondo la Prima del Primo delle Dimostrationi, Dodeci Semituoni ò Dodeci
Sesquidecimesettime proportioni: & ne uiene d. & e. che contengono Dodeci
Semituoni, iquali sono di minor quantità, che non è la Diapason df. percio-
che è maggior la quantità e. della quantità f. Onde (per la 36. del Primo delle
Dimostrationi) è maggior la proportione, che si troua tra df. che quella di
de. Ilperche essendo de. composto de Dodeci Semituoni del Liuto del mio
page 207 Discepolo, & essendo df. Diapason, necessariamente segue; com'anco diso-
pra s'è dimostrato. Ma se di nuouo moltiplicheremo a. in d. & in e. & c. in f.
haueremo gh. che conteneranno Tredici Semituoni; & gi la Diapason. Et
perche i. è maggiore quantità, che non è h. però (per la sudetta 36. Proposi-
tione) è maggior l'Interuallo gh. che non è gi. per la qual cosa essendo gh.
Tredeci Semituoni equali; & gi. la Diapason; dico, che Tredeci Semituoni
della sudetta proportione sono maggiori, che non è l'Ottaua ouer Diapason.
Et cosi si dimostra non esser uero, che nel Liuto siano accommodati Dodeci
Semituoni di proportione equali & proportionali l'uno dopo l'altro, come di-
ce il mio Discepolo: & che Dodeci de cotali Semituoni sono meno, & Trede-
ci sono più della Diapason ouer'Ottaua; come si douea dimostrare. Onde si
può aggiungere questo Corollario; che la Diapason ouer'Ottaua tiene il luo-
go di mezo tra Dodeci & Tredeci Semituoni, di proportione Sesquidecima
settima. Ma che uò io più dietro à cotante cose? s'ei potea chiarirsi, se cosi
era, col leuar Dodeci fiate dalla Dupla la proportione Sesquidecimasettima, nel
modo istesso (s'altro modo non sapea) c'ha fatto, quando cauò dodeci Sesquial-
tere dalla proportione 128. & 1. che sono sette Duple; ouer quando leuò Do-
deci Sesquiterze della 32. & 1. proportione; cioè, da Cinque diapente? ma
questo non li tornaua in proposito: percioche troppo palesamente ueniua à
scoprire il suo errore; ancora c'habbia fatto peggio, col uoler che si accommo-
di il Compasso con lo Spacio che ui resta; cioè che s'accommodi il Misurante
col Misurato con quella destrezza ch'ei c'insegna, quando dice,
Auertisco l'indu-come hò citato disopra. O beato &
strioso agente, che con la sua discretione & diligenza cerchi ouuiare à quella poca discon
uenienza ch'è tra 'l Misurante & il Misurato;
felice te Archimede, se ne tuoi tempi hauesti hauuto uno che ti hauesse dato un
tal consiglio, & ricordo; & guidato per simile uia; perche con un mezo tale ha-
uresti potuto facilmente & con maggior tua gloria forse, ritrouar la già pianta
per morta, come parla sempre Hiperbolicamente il mio Discepolo, Quadratu
ra del Circolo, non ancora d'alcuno ritrouata. Stiamo però di buon animo &
che s'attristiamo, ch'io spero un giorno, & forse sarà presto, ch'alcuno Geometra,
che non sarà molto scropoloso, come non è anco costui; ma haurà un poco (co-
me si dice) del grosso & del tondo; aiutato da questo buon ricordo, la potrà ri-
trouare; massimamente quando uorrà porre mente à quelle considerationi, che
questo nouo Speculatiuo uà discorrendo; & particolarmente sopra i Vani delle
canne de gli Istrumenti musicali, secondo le proportioni delle loro lunghezze &
larghezze; lequali considerationi, com'ei dice, potrebbe esser mezo efficace
d'aprir la strada à cotale difficile inuentione.
page 208
Come si possa dirittamente diuidere la Diapason in Dodici parti ò Semituoni
equali & proportionali. Cap. XXX.
far questo senz'errore, lo dimostrarò in Tre maniere; la Prima delle
quali farò, aiutato (com'hò detto) dall'Istrumento Mesolabio: come
quella che mi pare che sia più espediente & men difficile d'ogni altra:
la Seconda farò col mezo dell'Inuentione di Filone Bisantio, mostrata di sopra;
& anche con l'aiuto della 9. del Sesto d'Euclide insieme: Et la Terza sarà fatta
con l'uno & l'altro di questi due modi; come cosa mista, & secondo la Dottrina
insegnata nel Cap. 21. intorno la molteplicatione d'uno determinato Interual-
lo, detto Soggiungere. Sia adunque prima nel Primo modo AHKL. il Me-
solabio composto, come nel Cap. 25. della Seconda parte dell'Istitutioni &
nella Vndecima Prop. del Terzo delle Dimostrationi, insegnai; & sia dopoi il
lato AH. inteso per la lunghezza di qual si uoglia chorda del Liuto, che non fà
caso più una che l'altra; & per hora sia quella che chiamano Base. Bisogna auan
ti ogn'altra cosa con ogni diligentia sopra di essa AH. come sopra la Base: per
la 42. del 3. delle Dimostrationi, & secondo la Regola data nella sua Proposta,
accommodare la Diapason ouer l'Ottaua alla sua proportione; laqual sarà AH.
& Aa. & per la Vndecima, con l'aiuto di Dodici Parallelogrammi, accommo-
dati, come ne i sudetti luoghi hò insegnato, l'un sotto l'altro, di modo che il lato
destro dell'uno uenga à segare il Diametro dell'altro seguente; pur che AH. si-
nistro lato del primo parallelogrammo sia l'estremo graue della Diapason, & la
parte La. del lato destro LK. del Duodecimo sia il suo estremo acuto; Ilche
atto, si diuiderà prima lo spacio ò chorda Aa. della Base AH. in Dodici Parti
proportionali, assegnando ò ritrouando Vndeci linee mezane proportionali;
come ricerca una cosa tale, nel modo dimostrato ne i luoghi sudetti delle Istitutio
ni & Dimostrationi; & saranno tutte quelle, che cascheranno da gli incroccia-
menti fatti dal Diametro Aa. del Quadrato a. A. L. a. con i lati de i Parallelogram-
mi, accommodati sopra il lato HK. del Quadrato A. H. K. L. che cascheranno ne
i punti b. . c. . D. b. E. F. . G. & . del Diametro Aa. & arriueranno al detto
lato HK. & saranno bI. M. CN. O. DP. bQ. ER. FS. T. GV. & X.
Dopoi hauendo accommodato cotali Linee tra lo Spacio Aa. della Diapason;
tirando da i sudetti punti del Diametro nominato Linee equidistanti, che siano
perpendicolari, & arriuino fin al lato del Liuto ò Quadrato AH. ne i punti me-
desimamente b. . C. . D. b. E. F. . G. & . per ordine, nel lato già detto;
come si uedono nell'essempio del lato AH. haueremo il nostro proposito: per-
cioche doue sarāno i Punti delle congiuntioni delle linee, iui saranno da porre &
segnare i luoghi de i Tasti nel manico del Liuto, che sarà designato nel primo
Parallelogrammo di quelli, che faranno dibisogno in cotal negocio; iquali sa-
ranno (per l'istessa Vndecima) l'un dall'altro proportionalmente distanti; & co-
si la proposta chorda AH. haurà Dodici Tasti, incominciando dal primo, che
sarà segnato b. & conseguentemente gli altri per ordine, con queste lettere ò ca-
ratteri b. . C. . D. b. E. F. . G. & a. sopra la parte Aa. del detto lato AH.
Ma secondo l'uso commune del Liuto, se ne considereranno accommodati sopra
il luogo della Base, Otto solamente; che saranno b. . C. . D. b. E. & F. & Otto
simigliantemente sopra quello del Bordone, che è la Seconda chorda più graue
page 209 page 210 nel detto Istrumento, che saranno segnati con questi b. E. F. . G. . a. & b.
Cosi il Tenore, ch'è la Terza chorda, che segue il Bordone uerso l'acuto, sarà
notato da. . a. b. . c. . d. & b. Per il numero della seguente detta Mezana; ne
sarà anche otto; cioe, . C. . d. b. e. f. & . Il simile anco accaderà alla Sotta-
na, che segue la Mezana; essendo che contenerà f. . g. . aa. bb. . & cc. Il
Canto poi finalmente posto nel più acuto luogo, haurà segnati i suoi Otto con
queste cifere bb. . & cc. . dd. bb. ee. & ff. Fatto questo, disteso che si hau-
rà le chorde sopra 'l Liuto, di quella Qualità che ricerca l'Istrumento, s'accor-
deranno tra loro in questo modo. Prima s'accorderà il Bordone, perfettamen-
ta Vnisono con la chorda DH. che sopr'auanza dal Quinto tasto nella chorda
della Base; dopoi s'accorderà in cotal modo il Tenore, con la chorda GH. che
auanza dal Quinto tasto del Bordone; ma la Mezana s'accorderà nell'istesso
modo unisona con quella, che sopra auanza dal Quarto tasto del Tenore, che
sarà . H. La Sottana s'accorderà unisona con quella chorda, che sopr'auan-
za del Quinto tasto della Mezana, che sarà eH. Et finalmente s'accorderà il
Canto unisono con quella parte, che sopr'auanza nella Sottana da Quinto
tasto, che sono aa. H Et cosi s'haurà accommodato il tutto, & accordato &
temperato il Liuto nelle sue chorde, secondo la Distributione, che si ricerca,
per Tuoni & Semituoni equali & tra loro proportionali. Et la chorda della Ba-
se risonerà perfettamente la Disdiapason ò Quintadecima con quella del Can-
to, & con la Sottana la Diapason diapente ò Duodecima, temperata secondo
la natura di questa Distributione. Si udirà etiandio tra la Base & il Bordone,
tra questo & il Tenore, tra la Mezana & la Sottana, & tra questa & il Canto, la
Diatessaron ò Quarta temperata, secondo la natura di cotale temperamento. Si
trouerà di nuouo tra 'l Tenore & la Mezana il Ditono di quella istessa Quantità,
ch'è quello, che si ode tra 'l terzo tasto della Base, & il secondo del ; &
tra l Tenore uuoto & il Quarto tasto di esso; di modo che si trouerà anco le Dia-
pente, le Diatessaron, i Ditoni, i Semiditoni, i Tuoni & i Semituoni, insieme con
ogn'altra Consonanza & Interuallo, tra loro, nella loro Specie, equali & pro-
portionali; & non l'una dell'altra maggiore ò minore ò inequale. Et questo sa-
rà il Primo modo della Diuisione della Diapason in parti simili, equali & propor
tionali della Distributione de i Tasti nel Liuto, fatta con l'aiuto del Mesolabio.
In qual maniera si possa diuidere nel Secondo modo la Diapason in Dodoci
parti equali & proportionali. Cap. XXXI.
do più d'una fiata la 9. del Sesto d'Euclide , secondo la Tradottione
del Campano; ouer la 13. secondo Theone, insieme con la nomina-
ta & dimostrata Inuentione di Filone Bisantio nel Cap. 20. di que-
sto Libro; ilqual uoglio dimostrar con quella uia più breue & più facile, ch'io
potrò fare; & sarà questa. Siano le due proposte linee rette ab. & cd. tra le qua
li ne uogliamo collocar tante mezane proportionali, che la proportione che si
troua tra loro, sia diuisa in Dodici parti ò diciamo Semituoni equali & proportio
nali: & sia sopra la chorda ab. dell'essempio seguente, per la 42. del Terzo del-
le Dimostrationi, accommodato la Diapason alla sua proportione; nella quale
si habbia da porre tante Mezane chorde, che la diuida in Dodici parti, ò Semi-
tuoni equali & proportionali. Diuido prima, per la Nona del Sesto sudetta,
page 211 secondo la dottrina insegnata da me nel Cap. 24. del 2. delle Istitutioni, ouer
della Decima del Terzo sudetto, lo spacio ac. in due parti proportionali; & ri
trouo la db. contenuta sotto 'l Semicircolo della Prima diuisione; allaquale
faccio equale la be. Onde dico, che essendo questa collocata tra le ab. & cb.
sarà la ritrouata Mezana proportionale; & cosi haueremo due parti, che sono
la ab. con eb. la maggiore; & la eb. con cb. la minore; contenute tra
tre linee equali & proportionali, secondo la quantità & proportione l'un'all'al-
tra. Fatto questo, diuido la maggior parte di queste due ab. & eb. in due altre
parti al medesimo modo, con l'istessa dottrina; & ne uiene la linea bd. conte-
nuta sotto 'l Semicircolo della Seconda diuisione; come nell'essempio si uede;
laquale sarà la bf. dell'istessa lunghezza posta tra le dette ab. & eb. & sarà la Se
conda mezana proportionale ritrouata, che diuiderà la ab. & eb. in due par-
page 212 ti, che saranno ab. & fb. maggiore; come s'è detto di sopra; & fb. & eb.
minore; & cosi haueremo aggiunto alle due già fatte di questa Diuisione un'al-
tra parte, che saranno in tutto tre: allequali aggiungeremo la quarta, diuiden-
do l'Interuallo eb. & cb. in due parti al modo sopradetto; onde ne verrà la
quantità bd. posta sotto 'l Semicircolo della Terza diuisione, che diuiderà la
parte minore delle due prime eb. & cb. in due parti proportionali, & sarà la
Terza mezana gb. & cb. ritrouata; & le parti di questa Diuisione saranno eb.
gb. & cb. cioè eb. la maggiore, & gb. la minore. Et per tal modo haueremo fat-
to Quattro parti proportionali della proposta proportione, che saranno ab.
con fb; fb. con eb; eb. con gb. & gb. con cb. Ma per hauer'il restante, ritro-
uaremo; secondo 'l modo di Filone; due Linee mezane proportionali, tra cia-
scuna delle Quattro già fatte. Prima tra ab. & fb. col mezo del primo & mag-
gior Quadrato bdih. & del Triangolo lhk. della prima Inuentione; & saran-
no le due bl. & ik. & la bl. sarà la maggiore; & la ik la Minore; allaquale per
la Terza, del Primo d'Euclide, faremo equale alla bm. & per tal modo haue-
remo diuiso af. in tre parti equali & proportionali. Ne ritrouaremo simi-
gliantemente due altre tra fb. & eb. col mezo del secondo Quadrato, & del
Secondo triangolo della Seconda inuentione; operando, come si è fatto nella
prima; che saranno la nb. maggiore, & la ob. minore; e per tal modo hauere-
mo tre altre parti. Ritrouaremo anco nell'istesso modo due mezane tra eb. &
gb. col mezo del Terzo quadrato della Terza inuentione; & haueremo la mag
gior parte pb. & la minor qb. di modo che haueremo di nuouo diviso lo Spa-
cio eg. in altre tre parti proportionali; allequali n'aggiungeremo ancora due;
& saranno rb. la maggiore, & sb. la minore tra le due gb. & cb. & per tal mo
do haueremo fatto della Diapason ouero Ottaua Dodici parti l'una allaltra pro-
portionali; che saranno al. lm. mf. fn. no. oe. ep. pq. qg. gr. rs. & sc. lequa-
li accommodate tra i Tasti dei Liuto nel manico, saranno Dodici Semituoni
equali di proportione; contenuti di punto nella data Diapason, secondo 'l no-
stro proposito. Questo modo di diuider la Diapason, ouer'Ottaua in dodici Se-
mituoni equali, hà lodato sopr'ogn'altra Diuisione, il molto R. P. Don Girola-
mo Roselli. Prima nella Terza diuisione della sua opera ch'io nominai nel Cap.
12. come quella c'habbia da leuare ogni difficoltà à Cantori, Sonatori, & Com
positori, per poter communemente incominciare à cantare ò sonare sopra qual
delle Dodici parti uorranno, secondo l'uso de Prattici, Vt. Re. Mi. Fa. Sol. La.
girando per tutte le Note, facendo (come ei dice) la Musica sferica; essendoche
doue incomincieranno un'ordine, potranno anco iui finire commodamente ogni
Canto, com'in un Moto perpetuo; perche tutti gli istrumenti potranno tener le
loro accordature & unirsi; gli Organi (com'ei dice) non saranno ne troppo
alti, ne troppo bassi di tuono. Onde dopoi nella Quarta Diuisione dimostra
tre maniere di Diuisione; la Prima adunando Dodici Sesqui. 73. insieme l'una
dopo l'altra; percioche com'ei dice, la proportione del Comma Pithagorico,
per laquale sono superati Sei Tuoni sesquiottaui; esser maggiore di 75/74. & minore
di 74/73. & questa esser la più uicina parte ò proportione. Ma questo non sareb-
be molto differente nel modo di distribuire, dalla Distributione fatta dal mio
Discepolo col mezo della Sesquidecima settima, ò col mezo del numero 18.
Percioche se ben sono differenti nella Quantità, conuengono tuttauia in que-
sto, che sono Quantità adunate insieme, & non Quantità diuisa in più parti, lequa
li insieme molteplicate & adunate non rendono di punto quel Tutto, dellequali
esso si compone. Et da questo uuole, che si possa partecipare, ò distribuire il su-
page 213 detto Comma in due maniere; primamente leuando da ogni Tuono della Otta-
ua, che sono Sei più un Comma, una Sesta parte di esso Comma; mettendo pe-
rò ad ogni Tuono il suo Comma diuiso in sei parti nella parte superiore; seconda-
riamente (ilche è una cosa con il Terzo modo, che son per dimostrare, & alquan-
to più difficile de gli altri due primi) leuando la Sesta parte di cotal Comma dal
primo; cominciando il Secondo Tuono nella quinta diuisione del Comma, &
far cosi in tutte l'altre: auertendoti, che ciò sarà fatto bene, quando la Quinta
diuisione del Comma del Sesto Tuono uerrà l'istessa con quella, che diuide tut-
ta la linea in parte giuste. Et fatto questo uuole, che si diuida ciascun de quelli
Interualli in due parti equali geometriche, secondo la sudetta 9. del Sesto d'Eu
clide: perche dice (com'è uerissimo) che la Diuisione che si fà ne i Numeri, non
uiene essatta; conciosia che la Diuisione del Comma in sei parti equali & pro-
portionali non si può far bene co i Numeri; ma che però si può hauer sempre che
si uuole il uero uicinissimo; come si hà nell'approssimarsi nelle loro Radici. Ma di
questo Vicinissimo; ricordandomi della Quadratura d'Archimede; non ne uo-
glio dir'altro, ma uerrò al Terzo modo, ch'egli usa, ch'è questo. Diuide prima
una Linea in Sessanta parti; dellequali 30. sono la metà, che serue alla Duo-
decima diuisione; & per la Sesta parte molteplica il Tutto; cioè, 60. nella
metà, che è 30. & ne uiene 1800. & la sua Radice quadrata ò Lato, fà che sia
la Sesta diuisione. Per la Terza ei molteplica tutta la linea 60 in la terza parte
ò diuisione; cioè 60 in 1800. & ne uiene 108000. la cui radice è la Terza diui-
sione. Ma uolendo la Nona, molteplica la metà della linea 30. nella Sesta par-
te 1800. & uiene 54000. del quale la Radice della Radice quadrata di questa
sarà (come di sopra) la Nona parte. Dopoi per la Prima & Seconda diuisione
ritroua due mezane proportionali tra tutta la linea & la Terza diuisione; il che
fà anco tra la Terza & la Sesta, per porre la Quarta & la Quinta; & tra la Sesta &
la Nona; per porre la Settima & la Ottaua; & tra la Nona & la Duodecima,
per porre la Decima & la Vndecima. Il qual modo quantunque ueramente
sia ingegnoso, non è però tale, che realmente si possa ridurre in atto; percio-
che le quantità che uengono sono irrationali; essendoche se bene s'operasse
con ogni industria nel cauar le Radici de i Numeri prodotti, mai non si potreb-
bono hauere, che fussero di punto, & che molteplicate in se stesse, rendesse-
ro essattamente il numero Quadrato. Viene ultimamente al Quarto modo, il-
quale è ueramente dimostratiuo & reale, & si può porre in atto giustamente; se
bene ui entra qualche difficoltà, laqual si lieua con la diligentia, & col riueder
quello che si è fatto & posto in atto, più d'una uolta: Et perche ella in tutto
s'assimiglia à quella che poco fà hò dimostrato, per il Secondo modo di diuider
la Diapason in Dodeci parti equali & proportionali; però non uoglio sopra di es-
sa dirne parola. Dirò bene, ch'ei non loda molto l'uso del Mesolabio; & dice,
che la Diuisione de gli Istrumenti si hà per sospetta; forse, ò per la difficoltà
ch'ei troua in essi, non solo nel ritrouar essattamente le Mezane proportionali,
ma anco nel accommodarle à i luoghi proprii. Ma dirò ancora che la difficoltà
istessa occorre operando col mezo della 9. del Sesto, & con la sudetta inuentio-
ne di Filone, & forse ancora più; percioche in questa maniera di diuidere
s'adopera più fiate & con uarij modi le dette due maniere; & nel Mesolabio
s'espedisce il tutto in una sola operatione. Ma per hauer essattamente le det-
te Mezane proportionali, si potrà usar l'uno & l'altro modo, c'hò dimostrato;
isperimentando & prouando l'operatione de l'uno con quella dell'altro; acciò si
possa hauer quello, che si desidera con quella maggior certezza, che sia possibile.
page 214
Come si possa anco nel Terzo modo dirittamente diuidere la Diapason
in Dodici parti ò Semituoni equali & proportionali.
Cap. XXXII.
ci parti ò Semituoni equali & proportionali; bisogna sapere, & ricor-
darsi quello, che sopra la 23. & 25. Def. del Secondo delle Dimo-
strationi hò dichiarato; cioè, che i Pithagorici, che ne i Numeri &
nelle Proportioni seguitarono Pithagora, hauendo diuiso il Tuono Sesquiot-
tauo in due parti ò Semituoni inequali, chiamarono il Maggiore Apotome, &
il Minore nominarono Lemma ò Limma, che lo uolessero dire; & questo era
minor di quello, d'un'Interuallo molto assai minore, che dimandarono Com-
ma. Ilperche quando aggiungeuano insieme due Lemma, non haueano l'in-
tiero del Tuono; ma ui bi sognaua cotale Interuallo ò picciola parte, cioè, esso
Comma; la cui Quantità, dalla 25. Definitione del Secondo delle sudette Di-
mostr. si conosce essere contenuta dalla Proportione Super. 7153. partiente
524288. Fà etiandio bisogno sapere, che per l'Vltima del Primo; Sei Tuoni
Sesquiottaui superano la Dupla ouer Diapason per l'intiera Quantità del detto
Comma; come si può conoscere, sottrahendo la Dupla dalla Quantità de Sei
Tuoni sommati insieme: onde è necessario, uolendo che la Diapason sia com-
posta ò diuisa, che la uogliamo dire, in Dodici parti ò Semituoni equali & pro-
portionali; che ciascun de i detti Tuoni resti diminuto d'una Sesta parte di cotal
Comma; accioche rimanendo tra loro equali & proportionali, al fine s'habbia
il desiderato intento. Laonde per far questo con quel breue modo & facile, c'hò
potuto ritrouare; proponerò la Linea ab. che serui in luogo di Chorda; sopra la
quale (come cosa molto necessaria in questo fatto) per la 42. del 3. delle dette
Dimostrationi sia prima accommodato la Diapason alla sua proportione tra ab.
& lb. & per la prima del Terzo anco il Tuono ab, & cb. Sesquiottauo. Dopoi tra
esso Tuono siano accommodati due Lemma in tal modo l'un dopo l'altro, che
nella parte acuta uenga l'Interuallo del detto Comma; ilche uerrà fatto, quando
operaremo in questa maniera. Diuideremo prima la ab. in 256. parti equali,
che saranno per il maggior termine della proportione del Lemma; dellequali
dopoi pigliandone 243. per il minore, haueremo la chorda db. che con la ab.
contenerà il Primo & più graue Lemma. Onde per far questo, & schiuar la
difficoltà del diuidere; partiremo prima la ab. in Due parti equali; & ciascuna di
queste in altre due, & ne haueremo Quattro; diuidendo poi la Prima di queste
in altre Due; pigliaremo la Prima di queste, che uerranno, che sarà una Ottaua
parte; & la diuideremo in due parti, & la Prima sarà la Sestadecima parte di
tutta la a. b. la quale parte di nuouo diuideremo in Due, dellequali l'una & l'al-
tra sarà la Trentesima seconda: il perche diuidendo ciascheduna di queste in
Otto parti, ciascuna di esse sarà la Ducentesima cinquantesima sesta parte; di
tutta la ab. che per tal modo uerrà ad esser diuisa in 256. parti. Hora fatto
questo, aggiungeremo il secondo Lemma; diuidendo, come facemmo per ha-
uere il Primo, la chorda db. simigliantemente in 256. parti; il perche pigliando-
ne 243. il secondo Lemma uerrà tra la db. & la eb. & per consequente, dalla
Soppositione, il Comma sarà compreso dalla db. & eb. perche due Lemma
aggiunti insieme, come s'è detto, non arriuano al Tuono Sesquiottauo; ma gli
manca al suo compimento cotale Comma; però mancandoui l'Interuallo eb. &
page 214a page 215 cb. al detto compimento, ne segue, che l'Interuallo eb. & cb. sia il sudetto
Comma. Questo, auanti che si uada più oltra, co 'l mezo del Mesolabio; se-
condo c'hò insegnato nel Cap. 25. del Secondo dell'Istitut. & nella 11. de. 3. del-
le Dimostr. diuideremo in Sei parti proportionali, & saranno le contenute tra lo
spacio e. & c. lequali saranno un Mezo, colquale condurremo il tutto al desi-
derato fine. Fatto tutto questo preparamento, hauendo lasciato da un canto la
f. & c. piu acuta parte del Comma eb. & cb. & più uicina alla c. haueremo il Tuo
no, per la 16. Def. del 5. delle Dimostr. contenuto tra ab. & fb. diminuto d'una
Sesta parte di esso Comma; & questo sarà il Primo & più graue di quelli, che
saranno contenuti tra gli estremi della Diapason proposta nel numero de i Sei,
che ricerchiamo. A questo poi, sopra la chorda fb secondo 'l modo & la dot-
trina, c'hò insegnato di sopra nel Cap. 21. ne molteplicheremo, soggiungendo-
li l'uno all'altro, altri Cinque; & cosi haueremo fb. & gb. gb. & hb. hb & ib. ib
& kb. kb & lb. che con lo ab & fb. saranno al numero de Sei Tuoni tra loro
proportionali, che di punto cascheranno tra gli estremi della Diapason ab. & lb.
secondo 'l proposito. Ilche sarà manifesto segno, cotali Tuoni ò Parti cosi
diminuti, essere tra loro equali & proportionali; & cotale Diuisione esser
fatta senza uerun'errore; come, secondo l proposito, si douea dimostrare.
Per tal modo adunque haueremo la Diapason diuisa in Sei Tuoni ò Par-
ti equali; ma non come la intendono gli Aristossenici de nostri tempi; per-
che saranno proportionali & non altramente; i quali Tuoni uolendo ridur,
secondo 'l nostro intendimento, in Semituoni ò Parti equali & proportiona-
li, di modo che arriuino al numero de Dodici; ouero che li diuideremo cia-
scuna da per se; secondo il modo & la dottriua molte fiate insegnata, con
l'aiuto del Mesolabio, ò con l'aiuto della 9. del 6. d'Euclide, in due Parti equa-
li & proportionali, & haueremo le chorde mb. nb. ob. pb. qb. & rb. che
saranno collocate tra le sopramostrate, secondo 'l nostro proposito, & diui-
deranno la Diapason ab. & lb. in Dodeci Semituoni ò parti equali & pro-
portionali; cha saranno ab. & mb: mb. & fb: fb. & nb: nb & gb: gb. &
ob: ob & hb: hb. & pb: pb. & ib: ib. & qb: qb & kb: kb & rb: con rb
& lb. secondo che si douea dimostrare. Questo si potrà anco fare, secondo
la Dottrina insegnata nel sudetto Cap. 21. di questo; diuidendo prima il pri-
mo Tuono de i Sei ab & fb. in due Semituoni ò Parti equali & proportiona-
li, come si è dimostrato, soggiungendo & molteplicando poi als Semituono ab.
& mb. gli altri Vndeci per ordine; essendo che 'l tutto uerrà ad essere ottima-
mente fatto & senza errore; come nellessempio seguente si può chiaramen-
te uedere.
page 216
Della Diuisione generale de gli Instrumenti arteficiali in molte Specie, &
della loro natura. Cap. XXXIII.
temperar molte sorti d'Istrumenti; si per non esser tedioso, com'an-
co perche sarebbe quasi impossibile di poterlo fare: ma contentan-
domi di ragionare intorno quelle Sorti, che mi par che siano più ab-
bracciate dall'Vniuersità de Musici, come quelle che tra l'altre tengono lo prin-
cipato; lasciarò anco ad altrui qualche cosa da dire, accioche possino essercitar-
si in questo tanto honorato studio. Ilperche lasciando di parlarne più in parti-
colare, uerrò à dir qualche cosa in uniuersale, riducendo tutte le Sorti di cotali
Istrumenti sotto i suoi capi: Et mi sforzarò di far conoscer la natura & proprie-
tà loro, di modo che si potrà ueder, quali siano Stabili & quali Mobili in cia-
scuna specie. Laonde fà dibisogno sapere; ponendosi hora da un canto gli Istru
menti naturali, che formano le Voci; che se bene gli Arteficiali sono di tre
maniere, come hò detto altroue; cioè, da Fiato ò Vento, da Chorde, & da
Percuotere ò Battere; che daltra sorte (s'io non m'inganno) non possono esse-
re; però in ciascuna di queste sorti si trouano molte Specie differenti; quantun-
que non le racconterò tutte; come cosa quasi impossibile; essendoche in quella
sorte, che sono da Fiato ò da Vento, ne i quali l'Aria spinta con uiolentia in un
di questi due da colui che sona; percuote in una parte dell'Istrumento, & fà il
Suono; si trouano Istrumenti di due maniere; perche ouer che sono Composti
di molti corpi, cioè, di molte Canne ò Fistole, tanto diuerse nella lunghezza,
quanto nella larghezza ò grossezza, fatte di metallo ò di legno ò d'altra materia;
senza alcun foro; come è l'Organo, che si suona col Vento arteficiale, premen-
do con le dita i Tasti mobili, fatti di legno ò d'altra cosa; ò ch'è Semplice &
d'un Corpo, & è di due Specie; cioè, con fori, com'è il Piffaro ò Flauto ò altri
simili, che si sonano aprendo & serrando i lor fori con le dita; oueramente senza
uerun foro, & sono di due sorti; percioche ouero ch'è tutto l'Istrumento fatto
d'un pezzo, & si sona con l'arteficio del labro, facendo quei Suoni diuersi, che
porta la natura di simile Istrumento, & questo è la Tromba militare ò campestre;
ouer ch'è di due pezzi, l'unde i quali si muoue, hora allongando & hora costrin-
gendo l'Istrumento; & quest'è il Trombone, che si sona col fiato, & s'allunga
& accorcia secondo 'l bisogno del Sonatore, che si aiuta anco con l'arteficio del
labro. Quelli Istrumenti che sono da Chorde, ne i quali essendo mosse & percuo-
tendo l'aria, cagionano il Suono, sono etiandio di due sorti; ò che sono con
Tasti, ò che sono senza; Se sono con tasti, ò che i Tasti sono mobili, ò che sono
stabili. In quelli che i Tasti sono mobili, ò che le Chorde si fregano di continuo
con una Ruota girata dalla mano di colui che sona; essendoche percossa una del-
le sue chorde solamente da i Tasti mossi dell'altra mano, che percuote diuersa-
mente, & cosi fà l'Harmonia diuersa; come in quell'Istrumento, che Ottomaro
Luscinio chiama Lyra & li Toscani Synfonia, ch'io nominai nel Cap. 79. del 3.
dell'Istitutioni: O che i Tasti son o percossi solamente dalle dita, con l'un a & con
l'altra mano de chi sona; come l'Arpichordo & altri simili. Ma di quelli c'han-
no i Tasti fissi & stabili, sono tre le sue Specie; percioche, ouer che il Sonatore con
una mano, fregando le Chorde con l'archetto, con l'altra le preme sopra i loro
Tasti, conn'è il Violone; ò con una mano tocca le Chorde con una penna, &
page 217 page 218 con l'altra le preme nel luogo de i Tasti, com'è la Cetera; ò con una mano muo-
ue le chorde, con l'altra premendole sopra il manico dell'Istrumento ne i luo-
ghi de i Tasti, uiene à formar le sue Harmonie, come nel Liuto. Quelli poi che
sono senza Tasti, sono di due maniere, com'è il Violino prima, che si suona fre
gando le sue chorde separatamente l'una dall'altra con l'archetto, & con le dita
premendole sopra 'l suo manico, secondo che torna al proposito; nelqual nume-
ro si può porre la nostra Lira, ch'al medesimo modo si sona, ma si fregano in es-
sa con l'archetto in un tratto molte chorde con la destra, premendone insieme
molte con la sinistra mano sopra l suo manico; & dopoi l'Arpa, chè si sona toc-
cando le chorde, non con altro che con ambedue le mani. Vltimamente ui so-
no gli Istrumenti da battere, iquali sono medesimamente di due specie; percio-
che, ouer che sono semplici, ò che sono composti. I semplici sono quelli, iqua-
li percossi da una semplice percossa d'un martello ò ad altro modo, non danno
altro suono che un solo, contenuto sott'un Tenore; per esser fatti d'un solo cor-
po di puro metallo, & questi sono le Campane. Ma i Composti sono di due Spe-
cie; percioche, ò che l'Istrumento è fatto di legno co 'l uano di mezo, sopra il
quale è disteso il cuoio d'alcun'animale, com'è il Tamburo, & si percuote con
alcune mazzette fatte pur di legno; ouer che cotale Istrumento è fatto di legno
uuoto, sopra 'l quale sono tese chorde ò di mettallo ò di budelle di pecore. Il
primo è quell'istrumento, c'hà le chorde di metallo, chiamato uolgarmente Dol-
ce melo, detto da Ottomaro Luscinio nella sua lingua Hackbret, che si per-
cuote con due uerghe ò Plettri di metallo; L'altro è chiamato Altobasso, chà
le chorde fatte d'intestini, lequali si percuotono con una bacchetta di legno. Et
questa è la general Diuisione fatta di Tutte quelle sorti d'Istrumenti, che fin à
i giorni nostri sono stati & sono anco in uso; lasciandone molte altre sorti da un
canto; commemorati da molti altri, come dal Santissimo Dottore di S. Chiesa
Hieronimo & dal P. S. Agostino & del sudetto Ottomaro nella sua Musurgia con
molti altri; come quelli che fanno poco, anzi nulla al nostro proposito; onde
tornaremo oue habbiamo lasciato il nostro ragionamento.
In qual sorte d'Istrumento si possa porre in atto la Specie Naturale ò Syn-
tona diatonica. Cap. XXXIIII.
quali nascono i Suoni, di due maniere; l'una che non hà luoghi de-
terminati, ne con fori, ne con Tasti, da i quali si possino formare i
Suoni, & tra questi è il Trombone, la Trombetta, la Lira, il Violi-
no & altri simili. L'altra hà cotali luoghi determinati con fori ò Tasti fissi, posti
nell'Istrumento, & tra questi si troua il Piffaro, il Flauto & altri ancora, il Liuto,
il Violone, & altri che s'assimigliano & sono di queste specie. Ne i primi si pos-
sono formare i Suoni ottimamente ne la loro perfettione, ò con l'allungare, ò
con l'accorciare (dirò cosi) un poco più ò un poco meno l'Istrumento, aiutati
dal labro però del perito Sonatore, ch'è il Trombone; ouero aiutati dal labro &
dal fiato più ò meno uehemente, ò col portare in essi Istrumenti le dita un poco
più auanti ò un poco più indietro nel loro manico sopra le chorde; ma ne i secōdi
si formano i Suoni prima col fiato, aprendo insieme ò chiudendo i lor fori, secon
do che fà bisogno, con le dita; come nel Flauto & nel Piffaro; & nelle chorde,
page 219 ponendo le dita soprai Tasti dell'Istrumento, calcando insieme la chorda un po-
co più auanti ò un poco più indietro, dopo quella parte che ricercano i Suoni. Et
perche nella prima sorte d'Istrumēti da chorde & da fiato non si troua ne fori ne
Tasti, che terminino i Suoni; però dico, che in essi sonandosi soli, senza alcun
compagnamento, ouer congiunti con le Voci humane; senza contrasto alcuno
fanno udir la Specie Naturale ò Syntona diatonica di Tolomeo, nel modo che
usiamo cantando semplicementele Voci, se da qualche altro Istrumento tem-
perato non siano alterate; percioche 'l Sonatore può in essi seguitare & imitar le
uoci humane co i Suoni, procedendo tanto uerso il graue, quanto uerso l'acuto,
& formare in essi i Suoni & le Consonanze nelle loro perfettioni; essendoche
ciò non dipende principalmente dall'Istrumento, che non hà senso ne stabili-
mento de luoghi, ma dal giudicioso Sonatore, c'habbia buono & perfetto l'Vdi-
to & non corrotto. Ma trouandosi nell'altra maniera di due sorti gli Istrumenti,
& essendouene alcuni senza chorde, i quali si sonano col uento ò col fiato, in
ciascuna di queste sorti ne sono di due maniere; perche oueramente che i Corpi
che rendono i Suoni posti ne gli Istrumenti, non sono toccati da i Sonatori, &
che gli Interualli & le Voci ò Suoni si fanno col mezo d'alcuni Tasti mobili; per-
che già ne gli Istrumenti i Suoni sono stabiliti per il temperamento, ò nelle Can
ne ò nelle Chorde in quella forma, che ad essa conuiene; come ne gli Organi,
ne i Grauecembali, nell'Arpa & altri simili; i quali chiamano Istrumenti stabili;
poiche adoperandoli à patto alcuno non si possono alterare fuori della sua qua-
lità ò temperamento senza offesa dell'Vdito; oueramente che i detti Corpi so-
no toccati, & con le dita in essi prima ò aprendo ò serrando, ò più ò meno i lor
fori; come ne i Piffari, ne i Flauti, & in altri simili, con un poco più, ò un
poco men fiato secondo 'l bisogno; dopoi aiutandoli con le dita, di modo
che faccino il Suono un poco più graue ò un poco più acuto; come si fà nel Vio-
lone, nel Liuto, & in altri simili; formano quei Suoni & quelle Consonanze,
che tornano al loro proposito. Et perche in tutti quelli Istrumenti, che sono da
chorde, & in tutti quelli che sono da fiato, ne i quali si formano i Suoni col me-
zo delle dita, senz'alcun'altro mezo; possono esser da Sonatori alterati, nel mo-
do che si è detto; però dico, questi non essere Istrumenti Stabili, ma si bene Mo
bili, & potersi accostare secondo che sono alterati, hora à questa & hora à quel-
la Specie d'harmonia. Onde se tutte queste sorti d'Istrumenti saranno sempli-
cemente considerati nella Temperatura de i loro Systema massimi diuisi in Tuo-
ni & Semituoni; come l'Organo, il Grauecembalo, l'Arpichordo, & anche il
Piffero, il Flauto & altri simili; ouer diuiso in soli Semituoni equali, come hò
dimostrato del Liuto, & del Violone & di simiglianti; terrò per impossibile, che
in loro si possa udir cotale Specie Naturale ò Syntona diatonica di Tolomeo ne
i suoi ueri Interualli; massimamente in quelli, ch'io chiamo Stabili, le cui Can-
ne ò Chorde non possono esser dalle dita de i Sonatori alterate dalla lor Qualità,
quantunque possino esser temperati diuersamente; com'altroue hò dichiarato.
Ma in quelli, che possono patir cotale alteratione, che non sono stabili, essen-
doche sono gouernati dal Senso de i loro Sonatori; tengo per fermo, che quan-
do 'l Senso in loro non sarà deprauato, con essi si possa anco sonare (non ostan-
te la loro temperatura) & fare udire la sudetta Specie Syntona & Naturale; per
la differentia che si troua tra questa Specie & la temperata, che in uero non è
molta. Et ciò mi confirma le molte alterationi; che si odono spesse fiate in co-
tali Istrumenti da quelli che con poco giudicio li maneggiano. Sono però tutti
questi Istrumenti ò da Fori ò da Tasti, tanto Mobili, quanto Stabili, tempera-
page 220 ti sotto diuerse temperature; percioche l'Organo, il Grauecembalo & altri si-
mili, contengono un temperamento stabile; la Viola & il Leuto un'altro, ma
alterabile; & li Pifferi & i Flauti un altro non senza instabilità; tanto più che
questi riscaldati dal fiato nel sonarli, uengono à farsi alquanto piu acuti di Tuo-
no; che prima non erano. Onde non si può con uerità dire, che quello ò que-
sto sia contenuto sott'alcuna determinata Specie, parlo delle temperature;
ancora ch'alcuni dicano, che si sona la Specie del Diatonico incitato d'Ari-
stosseno con la Viola, col Liuto, con la Lira, & con l'Arpa; tra i quali si
può anco porre alcuni Istrumenti da fiato; perche credono tanto nella Di-
stributione della Specie che si fà naturalmente con le Voci, quanto in quella
de i sudetti Istrumenti, l'equalità de i Tuoni, diuisi equalmente in due Semi-
tuoni. Ma ueramente altro è questa Distributione, & altro è l'Incitato d'Ari-
stosseno; come dal suo Tetrachordo & da quello c'hò dimostrato altroue, si può
comprendere. Et perche la Lira, il Violino, la Tromba, il Trombone & altri simi-
li, che non hanno ne Fori, ne Tasti, che terminino i lor Suoni, si possono chiamare
Istrumenti liberi; & l'Organo, il Grauecembalo, & simili sono legati sotto una
prescritta forma del loro temperamento, & diuisi in Tuoni & Semituoni, i quali
non si possono apatto alcuno alterare; però essendo ueramente queste due sorti
due estremi; & hauendo gli estremi il loro mezo; dirò, che gli Istrumenti da Fori
& da Chorde, che si possono alterare, si possono chiamar di mezana qualità tra gli
uni & gli altri. Laonde tenendo la loro temperatura & il loro uso cotal Qualità, di
rò anco, che mezanamente si possono accōmodare, tanto nell'uso della Specie Na
turale ò Syntona sudetta, quanto d'alcun'altra Specie contenuta ne gli altri Istru
menti, tra le parti de i loro temperamenti. Non ui essendo dubio, che l'Istrumen-
to della Voce & gli altri Istrumenti liberi possono accostarsi à qual si uoglia tem-
peramento, senza punto discordare; purche u'intrauenghino Cantori & So
natori periti nel Canto & nel Suono, & che siano giudiciosi. Quanto poi alle
Cantilene se siano ò non siano composte nella sudetta Specie, non ne uoglio dir
altro; percioche è pazzia à creder'altramente di quello c'hò detto di sopra &
in molti altri luoghi, ma dirò ben questo, che non è di poca importantia, & è di
gran marauiglia, contra coloro c'hanno altra opinione; che una Cantilena com-
posta sott'una Specie particolare d'un Genere sia tale, che si possa accommo-
dare à qual si uoglia Specie d'Istrumento, tanto naturale, quanto arteficia-
le temperato sotto qual si uoglia forma, & partorisca effetti tanto diuersi, secon-
do la uarietà del mezo, con che ella uiene recitata & posta in atto. Ma che la
Specie Naturale ò Syntona si usi nelle nostre Cantilene; per maggior fermez-
za di quello c'hò detto altroue, di nuouo lo uoglio prouare in due maniere;
prima nella Modulatione de gli Interualli, che si cantano in una parte sola; do-
poi, nelle Modulationi, che fanno cantando insieme due parti, mouendosi
l'una & laltra diuersamente.
Che nelle nostre Cantilene usiamo la Specie Naturale ò Syntona di Tolo-
meo; & che tra le loro Parti si cantano i suoi Interualli nelle lor
uere & naturali forme. Cap. XXXV.
to ad imitar tutte le cose, è quella, che fà & sempre intende di fare il
Perfetto, purche non sia da qualche accidente impedita, & ci da i
Principii & gli Elementi di questa Scientia, & è cagione d'ogni ben proportio-
page 221 nato ordine. Non fà però ella nell'Arte gli Ordini de i Suoni & de gli Inter-
ualli; ma l'Arte, meglio ch'ella puote, si uà ordinando à quel fine, che attende,
& come li torna più commodo, col porre insieme cotali Elementi. La Natura
dà l'Acuto & lo Graue & anco l'Interuallo; & l'arte insegna l'uso loro in qual si
uoglia Istrumento arteficioso nell'ordine di molte chorde, hora tirandole, ho-
ra rallentandole, come fà dibisogno; facendo i Suoni che da loro nascono,
d'acuti graui & di graui acuti; riducendoli (secondo 'l suo potere) sotto quelle
forme & proportioni di qual si uoglia Interuallo necessario al suo negotio; di mo-
do che, più che sia possibile, siano simili à quelli della Natura. A questa non
appartiene, ne è sua opera il fabricare Istrumenti, & distenderui sopra & ti-
rarui le Chorde & temperarle, nel modo che si temperano; ma è cosa dell'Arte,
sua emula & imitatrice; come nel Cap. 4 del Primo libro dicemmo. Ma da i
Suoni si fà (hauendo rispetto l'un all'altro) l'Acuto & lo Graue, di doue nasce
l'Interuallo, dalquale, come da proprio Elemento, si formano primieramen-
te tra essi le Consonanze. La Natura senza ueruna ò almen con poca fatica, nel
formar quello ch'appartiene à lei adopera i suoi Istrumenti, che sono ueramen-
te naturali; ma l'Arte con qualche fatica usa i suoi, che sono arteficiali. Ilper-
che si uede molta differentia esser tra l'una & l'altra. Essendo adunque alla Na-
tura molte cose (dirò cosi) lecite, che non sono lecite all'Arte, potemo dire,
che non solamente è possibile, ma è cosi ueramente in fatto, che nelle nostre
Cantilene, lequali si formano & pongono in atto col mezo delle Voci prodotte
da gli Istrumenti naturali, tanto nelle Modulationi, che fanno separatamente
le parti di essa l'una con l'altra, quanto ne i loro incontri, usiamo cantando gli
Interualli, le cui forme sono prodotte da essa Natura formatrice delle cose con-
tenute tra quei Numeri, che sono contenuti nel Senario, & non tra quelli del-
l'Arte, che sono incerti (per dir cosi) & costretti in un'Istrumento arteficiale
temperato secondo che ricerca la sua Natura, quantunque nell'ordine del Syn-
tono cotali forme ò proportioni siano ordinate à suoi luoghi, secondo che porta
cotale Specie, nel quale non si dee mai cercar quello, che non si può hauere;
essendoche questo è riseruato all'Istrumento Naturale, nelqual modulando pas-
siamo dal graue all'acuto, & per il contrario, per quell'ordine d'Interualli ri-
trouato arteficiosamente dall'Arte, per imitarla; nominato dal numero delle
Chorde Tetrachordo; & prima per l'Interuallo di proportione Sesquiquinta-
decima, come più fiate si è dimostrato, detto Semituono maggiore; dopoi,
per quello di Sesquiottaua, nominato Tuono maggiore, & anco per quello di
Sesquinona, dimandato Tuono minore; & cosi procedendo al contrario dall'
acuto al graue, si canta con quest'ordine; prima, per l'Interuallo del Tuono
minore; dopoi, per quello del maggiore; & nel terzo luogo, per il sudetto Se-
mituono. Et questi tre Interualli prima sono gli Elementi di qual si uoglia Can-
tilena moderna, che si compone tanto per il cantare, quanto per il sonare. Et
quelli poi che sono maggiori di loro & sono Consonanti, sono composti non d'al
tri, che di essi, & si cantano sotto queste proportioni & in quelle forme, che la
Natura l'hà prodotte & formate; percioche tutte hanno la lor forma di quella
proportione, che in molti & molti luoghi hò nominato. Nè altre sorti di Dia-
pason, ne di Diapente, ne di Diatessaron, ne di Ditono, ne di Semiditono;
come hanno ueramente sognato alcuni, che numerano solamente le Chorde che
contengono alcuni ordini, & non hanno in consideratione le loro forme; si tro-
uano; ne si adoperano in essa, che queste; ne anco si usa altra sorte di Hexachor-
do maggiore, che questo, che si forma dalla Superbipartienteterza; ne di mino-
page 222 re, se non quello ch'è contenuto dalla Supertripartientequinta proportione.
Et per prouar questo incominciando da qual si uoglia Rimanente Suono dirò
cosi; s'alcuno cantando uorrà passare per gradi da cotal suono ò luogo, ad un'al-
tro uerso il graue ò uerso l'acuto, di modo che faccia l'Interuallo del Ditono
consonante; farà dibisogno che 'l Mosso passi scambieuolmente cantando per un'
Interuallo di Tuono maggiore & per un di Tuono minore; essendoche, per l'Vn-
decima Def. del 2. Delle Dimostrationi, ello è contenuto dalla proportione
Sesquiquarta; & per la sua 27. Prop. il Ditono contiene medesimamente due
Tuoni l'un maggiore & l'altro minore, ne i quali è diuiso; percioche questo In-
teruallo non si diuide ò compone altramente; come al contrario hanno credu-
to alcuni, se non de i detti due Tuoni; essendoche nella Musica per la 9. 10. & 11.
del Primo & in molte altre del Secondo delle Dimostrationi non si dà una equa-
le diuisione Geometrica di qual si uoglia interuallo, come dalla Proportionali-
tà ò Diuisione harmonica si può comprendere. Per laqual cosa bisogna; uolen-
do cantare l'Interuallo del Ditono; che si passi per li due sudetti Tuoni; di mo-
do che ne gli estremi si faccia la Sesquiquarta. Ma se da uno de gli estremi del
Rimanente di esso Ditono uorremo col Mosso procedere per gradi alla Dia-
pente, bisognerà passar per il Semiditono, & sarà dibisogno l'Interuallo del
Tuono maggiore & di quello del maggior Semituono; percioche per la 26. del
Secondo; il Semiditono contiene questi due Interualli; & per la 12. Def. è
contenuto dalla proportione Sesquiquinta, che con la Sesquiquarta, per la 20.
del Primo co 'l suo Corollario, fanno la Sesquialtera; uera forma, per la 9. Def.
del Secondo, della Diapente; laqual contiene, per la 30. Prop. due Tuoni
maggiori, un minore & un maggior Semituono. Ilperche, se da qual si uoglia
Rimanente suono modulando, si uorrà co 'l Mosso peruenire alla Diapente, sa-
rà dibisogno proceder per i quattro nominati Interualli. Ma quando dall'uno
estremo del Ditono si uorrà passare alla Diatessaron, ò da questo à quello, ui
bisognerà l'Interuallo del Semituono maggiore. Et quando dalla Diatessaron
si uorrà passare al Semiditono, ò da questo à quella, u'anderà l'Interuallo del
Tuono minore; percioche, per la 28 del Secondo, la Diatessaron è composta
di due Tuoni l'un maggiore & l'altro minore, & d'un maggior Semituono. Et
già habbiamo detto, che 'l Ditono contiene i due Tuoni, & il Semiditono è
composto d'un Tuono maggiore & d'un maggior Semituono. Ma, si come si
è dimostrato per il primo Corollario della Trentesima; cauato 'l Tuono maggio-
re dalla Diapente, resta la Diatessaron; & questa cauata dalla Diapente, resta
il detto Tuono; cosi per il Secondo, quando dalla Diatessaron si procederà
cantando alla Diapente, ò per il contrario; stando però nella modulatione
d'una parte; è necessario, che si uada non con altro Interuallo, che con quello
del Tuono maggiore, accioche non ui sia discrepantia alcuna, tanto nella mo-
dulatione che si fà procedendo dal graue all'acuto ò per il contrario, in una sola
parte; quanto ne gli affronti delle parti della compositione. Cosi ancora, per
il Corollario della 31. Cauato il Ditono dalla Diapente, resta il Semiditono,
& questo leuato da quella, uiene il Ditono; onde nella modulatione & anco ne
gli incontri delle parti della Cantilena, uolendo dal Ditono passare alla Diapen-
te, bisognerà necessariamente andarui col Semiditono. Et se da questo uorre-
mo passare alla Diapente, sarà dibisogno adoperar quello del Ditono. Più ol-
tra; per la 34. Prop. habbiamo, ch'aggiungendo alla Diapente il Tuono mi-
nore ò alla Diatessaron il Ditono, nasce l'Hexachordo maggiore; cosi nel can-
tare una parte della Cantilena, ouer nella compositione, quando dalla Dia-
page 223 pente uorremo procedere al sudetto Hexachordo, ui bisognerà necessariamen-
te l'Interuallo del Tuono minore. Et se si partiremo dalla Diatessaron, & uor-
remo peruenire al detto Hexachordo, ui bisognerà, senza dubio alcuno, anda-
re col Ditono, & cosi per il contrario. Di più, per l'istessa 34. Aggiungendo al-
la Diapente il maggior Semituono, ouero alla Diatessaron il Semiditono, si per-
uenirà all'Hexachordo minore; cosi, se da i primi à i secondi uorremo modula-
re ò passare; ò per il contrario, da i secondi à i primi, bisognerà; per il Primo
& per il Secondo Corollario della sudetta 34. adoperare il sudetto Semituono ò
il Semiditono, & non altri Interualli; percioche quando s'aggiungerà il Tuo-
no maggiore, ouer il minor Semituono alla Diapente; per la 35. senza dubio
non nascerà Consonanza alcuna. Et se la Diapason contiene, come nella 39.
habbiamo dimostrato, tre Tuoni maggiori, due minori, con due maggiori Se-
mituoni; & l'Hexachordo consta di due Tuoni maggiori, & d'un minore con
due Semituoni maggiori; è necessario, che partendosi il Mosso dal detto Hexa-
chordo, & uenendo alla Diapason; ò per il contrario, partendosi dalla Diapa-
son & uenendo all'Hexachordo nominato, che ui si uada con l'aiuto dell'Inter-
uallo d'un Tuono maggiore, & d'un minore. Et perche, per la sudetta 27. il
Ditono si compone di questi due interualli; però è necessario, che partendosi
dall'uno, per andare all'altro de i primi nominati, si uada col mezo del Ditono,
contenuto dalla proportione Sesquiquarta. Ma (come si è detto) il Semiditono
contiene un Tuono & un Semituono, l'uno & l'altro maggiore; & l'Hexachordo
maggiore contiene due Tuoni maggiori, con due minori, & un maggior
Semituono; però se uorremo dal detto Hexachordo uenire alla Diapa-
son; ò da questa andare à quello, sarà bisogno d'andarui col mezo del sudetto
Semiditono. Cosi ancora, se dal Semiditono si uorrà passare alla Diapason, ò
per il contrario da questa à quello; bisognerà adoperar l'Interuallo del detto
Hexachordo; come anco bisognerà por mano al minore, quando dal Ditono
si uorrà passare alla Diapason, ò per il contrario. Se anco nel Cantare & nelle
parti della Compositione, dal Tuono minore uorremo peruenire al Ditono, ò
per il contrario da questo à quello; bisognerà adoperare il grado del Tuono
maggiore; percioche di questi due Tuoni, per la 27. sudetta si compone. Et se
dal Minore simigliantemente uorremo passare al Ditono, ui bisognerà il Mag-
giore; ma dal Tuono maggiore à venire al Semiditono ò per il contrario, ci
uuole il Maggior Semituono; come passando da questo à quello, ui uuole il su-
detto Tuono maggiore; poiche (per la detta 26.) il Semiditono si compone di
questi due Interualli. Il simile si può dire de i due Heptachordi; cioè del maggio-
re & del minore; percioche dal primo non si può passare alla Diapason ò per il
contrario, senza 'l mezo del Semituono maggiore; & dal secondo mai si perue-
nirà à quella ò per il contrario, che col mezo del Tuono maggiore. Et questo
dico, non solamente nel modulare ò cantare una sola parte della Cantilena,
quando usiamo gli Istrumenti naturali, che formano le Voci; ma etiandio nelle
Compositioni di più uoci ò parti; quando due cantano insieme, & una non si
muoua, ma stia ferma; del che ui sia essempio qual si uoglia ben, ouer mal com
posta Cantilena, antica ò moderna ch'ella sia; percioche allora maggiormen-
te si uiene à scoprir la uerità della cosa, & si conosce esser uero quello, c'hò det-
to. Per la qual cosa fin'hora noi uediamo, che se uogliamo accordare, & non
discordare nelle nostre modulationi delle Compositioni ò Cantilene, & anco ne
gli incontri delle parti; non si adoperano altri Interualli, nel passare da un mag
giore ad un minore; ò pur da questo à quello, che quelli, iquali habbiamo no-
page 224 minato; tra i quali non ue n'è alcuno, che sia minore del Semituono maggiore;
essendo questo, senza dubio alcuno, il minore di tutti quelli, che sono contenu-
ti nella Specie naturale ò Syntona diatonica. Però non ual la conseguenza mol-
te fiate, à dire; nel Systema arteficiale della Specie nominata non si può andare
dal Ditono alla Diapente ò da altro Interuallo ad un'altro; per non ui essere chor
da che corrisponda nell'acuto ò nel graue; adunque non si può fare anco con
le Voci; percioche s'argumentarebbe dall'Arteficiale al Naturale, & dall'Im-
perfetto al Perfetto, cosa che non conuiene; essendo che le Voci possono for-
mare il tutto, che torna bene; ilche non è concesso ad una gran parte de gli Istru
menti arteficiali.
Chel si canti & suoni la Specie naturale ò Syntona di Tolomeo, si conferma
etiandio con l'essempio di due Parti, che cantino insieme. Cap. XXXVI.
Compositione ò Cantilena, non si muouendo l'altra; si dimostra an-
co chiaramente esser uero, che in qual si uoglia Cantilena s'usino gli
Interualli della Specie naturale ò syntona; quando per gradi ò per
salti, ouero per salto l'una & per grado l'altra, ò che ciascuna si muoua uerso
l'acuto ò uerso 'l graue con mouimenti simili ò contrarij; percioche mouendosi
l'una uerso l'acuto & l'altra uerso il graue, è necessario che si muouino tra loro
per mouimenti tali, che faccino la somma di quelli Interualli, per i quali si muo
uono, & non d'altri; come si scorge quando due parti di qual si uoglia Cantile-
na sono lontane l'una dall'altra (per cagione di essempio) per un Semiditono, &
una ascenda & l'altra discenda per grado, per andare alla Diapente; essendoche
è necessario che l'una si muoua per l'Interuallo del Tuono maggiore, & l'altra
per quello del minore; altramente se dall'una parte & dall'altra s'ascendesse ò di-
scendesse col maggiore ò col minore solamente, la Diapente non si trouarebbe
nella sua uera forma naturale, & dissonarebbe ne gli estremi; essendoche è som-
mamente necessario, che quelli Interualli che fà una parte sola, mouendosi ò uer
so il graue, ò uerso l'acuto, stando l'altra ferma; partendosi dal Semiditono, per
andare à ritrouar la Diapente, sia d'un Ditono di proportione Sesquiquarta, che
contiene un Tuono maggiore & un minore, l'un de quali si dà, quando le parti
si muouono per mouimenti contrarij, alla parte ch'ascende, & l'altro à quella
che discende. Il simile saranno due parti, dellequali la graue partendosi dal Di-
tono, discenda per un Semiditono, & l'acuta ascenda per un Semituono mag-
giore, per uenire al minore Hexachordo; percioche, si come una parte qual
si uoglia, partendosi dal Ditono ò uerso il graue ò uerso l'acuto uorrà per-
uenire al detto Hexachordo; stando una parte ferma; bisogna che faccia il
mouimento per una Diatessaron, laqual contiene due Tuoni, l'un maggio-
re, & l'altro minore, col maggior Semituono; cosi bisognerà, che queste
due parti faccino questi mouimenti tra loro, ch'agguaglino essa Diatessa-
ron. Il simile bisognerà, che faccino per necessità, quando canteranno al con-
trario; cioè, quando l'una partendosi dall'Hexachordo minore, dal graue uor-
rà peruenire al Ditono nell'acuto; perche allora bisognerà procedere per l'In-
teruallo del Semiditono, & quella che dall'acuto uorrà peruenire al Ditono, si
muouerà uerso il graue con l'interuallo del Semituono; accioche le parti ne gli
incontri s'accordino. Molte altre cose si potrebbono anco dire intorno à gli
page 225 Interualli & modulationi, che fanno le Voci, ma per esser breue si lasciano; percio
che questi modi istessi s'operano & osseruano nelle modulationi di qual si uoglia
compositione; quando le parti insieme ascendono ò discendono, l'una per grado
& l'altra per salto, per uenire al Ditono, ouero al Semiditono; perche se l'una si mo
uerà per grado di Tuono ò di Semituono, bisognerà che l'altra si muoua per il sal
to d'una Diatessaron; e per il cōtrario quādo insieme ascendendo ò discendendo,
dal Ditono ò dal Semiditono si uorrà arriuare alla Diapente; farà dibisogno, che
una parte si muoua per grado & l'altra per salto d'una Diatessarō; come nell'essem
pio si uede, insieme con molti altri mouimenti. Da quello che si è detto, adun-
que, & dimostrato; si può comprendere, che non cantiamo ò moduliamo In-
teruallo in qual si uoglia Canzone, che non sia contenuto nella sudetta Specie
Naturale & Syntona diatonica; quando da una Consonantia, che si fà tra le par-
ti, si procede ad un'altra maggiore ò minore d'Interuallo; percioche la Natu-
ra nel modulare ò cantare adopera senza ueruna difficoltà il suo Istrumento, &
forma le Voci secondo 'l proposito del Canto; seruendosi ne i bisogni di quelli
Interualli, nel modo che si è dimostrato; ilche si fà anco dall'Arte, con quelle
sorti d'Istrumenti, che non sono determinati; come habbiamo detto al suo luo-
go; quando sono sonati & adoperati con discretione; percioche ella non pati-
sce ne può sopportare, che si oda alcuna dissonanza nella Cantilena, tanto
ascendendo dal graue all'acuto, quanto da questo al graue, senz'alcun impe-
dimento, come si conuiene nel modulare. Et questo si fà manifesto con l'essem-
pio; che si come l'Orecchia di colui che sona ò Liuto ò Viola da tasti, quando
s'incontra in alcuni luoghi, che per difetto de i Tasti mal posti nell'Istrumento
ò d'alcuna chorda, per essere accordata ò tirata troppo acuta, ò fatta troppo
graue del douere, ò per altro accidente, ò d'alcuni incontri tra le parti discor-
date; subito, ò che col dito uiene ad alterar le chorde, ch'ei tocca; il ch'è à lui
(s'è perito di cotale Istrumento) cosa facile, facendola in un tratto un poco più
graue ò un poco più acuta; ouer che muoue alcun Tasto da luogo à luogo, ripor-
tandolo alquanto uerso il graue ò uerso l'acuto, secondo 'l bisogno; ouer che tira
un poco più, ò un poco meno allenta la chorda, accioche ritroui i buoni accordi
& perfetti; cosa che fàanco il buono & giudicioso Sonatore d'Istrumento da
fiato, alterando tallora il suo Istrumento ò col fiato ò con le dita apren-
do, ò serrando un poco piuò un poco meno i fori, secondo che ricerca il
bisogno. Questo anche fà il buon Cantore, ilquale non potendo udire la
dissonanza nella Cantilena, si muoue da un luogo all'altro, & peruiene con quel-
le modulationi, che conuengono alla natura del Canto, à quel luogo, nelqua-
le ritroua gli accordi; procedendo però sempre per quelli Interualli, che sono
della Specie, & non per stranieri; ne per quelli, che non conuengono alla natu-
ra del Canto; ancora che fussero contenuti nella Diuisione ò Systema arteficia-
le della Specie. Laonde è da notar quello, che uiene à confermar quel che si è
detto; che si come nel Modulare con le Voci per ogni parte della Cantilena, non
cantiamo ò passiamo altri Interualli, che quelli che sono prodotti & à noi dona-
ti dalla Natura, rinchiusi in quella specie d'Harmonia naturale, che da Tolo-
meo fù detto Syntona diatonica; cosi anco li usiamo, senz'alcun dubio, nelle
Compositioni, ne i corpi delle Cantilene; come udino tra gli Incontri ò Af-
fronti che fanno le parti insieme; proprietà ueramente concesse dall'istessa Na-
tura à questa Specie; lequali sono di tal maniera, come hò detto altroue, Inst. 3.
part. cap
78.
che tra loro hanno questa mirabile Corrispondentia, che noi chiamiamo Com-
misuratione, da Greci detta Συμμετρία. in tutti quelli Interualli, che in una
page 226 parte della Cantilena si possono cantare; tutti anco si possono collocare &
concatenare tra le sue parti; di modo che da gli Incontri loro, che si fan-
no, si può comprendere, ch'in questa Specie ogni cosa sia piena d'harmonia;
percioche tanto nella larghezza ò profondità, per dir cosi, che si troua ne gli
affronti nelle modulationi; quanto nella lunghezza, ch'è posta nelle Modula-
tioni, che fanno insieme le parti, si trouano gli istessi Interualli posti in atto al-
la guisa delle Superficie, contenute nel corpo solido Cubo, che tra loro sono
equali, non solo nell'altezza, ma etiandio nella profondità & nella larghezza,
& sono simili à esso Corpo. Ilche ueramente non si troua nell'altre specie; es-
sendo che non sempre quelli due Interualli, che si trouano fra tre chorde,
che fanno l'Interuallo modulando in lunghez-
za; forse non senza qualche superstitione non
altramente chiamato, che Terza da i nostri Mo
derni musici; & non sempre quelli, che si tro-
uano tra Sei chorde, da loro nominati Sesta,
ne i loro estremi accordano poi in larghezza;
essendoche nel modulare gli Interualli di que-
ste loro Terze & Seste, si procede con altr'ordi
ne & altri Interualli differenti da quelli, che si
trouano ne gli Incontri, quando si uolesse pas-
sar dall'acuto al graue, ò per il contrario, do-
ue le parti s'incontrano nel cantare insieme,
perche uogliono, che non si allontanino, ò po-
co almeno, se ciò intrauiene, dalla lor uera & natural forma; poco però, ri-
spetto à gli Istrumenti arteficiali, de i quali alcuni (com'hò dimostrato Sup. cap. ) sono
fuori della lor forma naturale. Et se ben paresse; com'alle fiate suole auenire;
che cantandosi in alcun luogo, secondo il Syntono arteficiale un'altro Interual
lo, come sarebbe il Tuono maggiore in luogo del minore; ò questo in luogo di
quello, accioche gli Incontri nelle parti delle Cantilene non si udissero discor-
dare; non si trouasse tal ordine nel Systema massimo, & che non si cantasse la
pura Naturale & Syntona diatonica, secondo l'ordine descritto dall'Arte; que-
sto sarebbe di poco rilieuo: ne si potrebbe mai argomentare dall'impossibile, &
fare che non si usasse, secondo l bisogno, gli Interualli di cotal Specie, &
non d'altra, per esser l'uno & l'altro di questi due Elementi à lei proprii.
In qual modo si possa & si debba essatamente udire senza alcuno erro-
re, ogni Ordine d'Interualli, distribuiti sotto quelle Ragioni
ò proportioni, che si hauranno da ordinare.
Cap. XXXVII.
nato di ridur sotto 'l giudicio del Senso alcun ordine de Suoni, iqua-
li s'hauranno dato da intendere, d'hauer accommodato l'uno dopo
l'altro; facendo una loro Distributione ò Diuisione, & un Systema
ouer Ordine arteficiale d'Interualli, temperandolo secondo quella ragione ò for
ma, che haueranno proposto di fare; che uolendola udire, sia basteuole il far
solamente un semplice computo con la penna, ouero un semplice isperimento;
accordando un'Istrumento, hora allentando, & hora tirando le sue chorde; dan
page 227 do quella forma ad ogni Consonanza, secondo che pare à loro che faccia bisogno
per il loro capriccio; seruendosi solamente del giudicio del Senso dell'Vdito, &
dopo l'hauer fatto cotale accordo, con quella maggior unione & miglior modo,
che hanno potuto, toccando insieme le chorde, che danno le Consonanze, uden-
do da quell'Istrumento uscir buono & perfetto accordo, pare à loro, che possa
passar ben quello, che si hanno imaginato; Onde molte fiate restano ingannati;
poscia che per tal uia per molti accidenti, che possono occorrere; non possono
acquistare il fine desiderato; Però, parmi di uolergli hora dimostrare il modo,
c'habbiano da tenere per l'acquisto del uero fin loro: percioche questi tali paio-
no esser simili à quelli, che senza uolere adoperare alcuna sorte d'Istrumento, che
li conduca nella strada della uerità; uogliono prender le distantie che si trouano
tra le Stelle con la uista sola; non s'accorgendo che non è cosa propria del Sen-
so il conoscer la uerità essatta d'alcuna cosa; conciosia che non appartiene all'
Vdito solamente, come hò dimostrato altroue, il conoscere essattamente & sen-
za errore la uera distantia & la proportione, che si troua tra due Chorde estreme
d'un Interuallo consonante, ò dissonante che ello sia; se ben può giudicare &
discernere, se ello sia ò non sia consonante; ò se questo sia più consonante & più
dissonante di quello, come Giudice de i proprii oggetti; ma bisogna che sia ac-
compagnato (come hò detto altroue) con la Ragione; Percioche se bene alle
uolte, quando costoro hauranno accordati gli estremi d'una Diapason; conso-
nanza (dirò cosi) più d'ogn'altra conosciuta dal Senso, li parerà ch'ella tenga
la sua natural forma & uera proportione; tuttauia in poco dopoi che l'hauran
temperata & accordata, hauendo hauuto in consideratione, & udito un'altro
Interuallo differente de suoni; ritornando à quella, ritroueranno, che l'un de
i suoi estremi sarà più acuto ò più graue di quello che conuiene à cotale accordo;
quantunque la quantità del suono, che la fà differente, sia minima & quasi insen-
sibile; essendoche è impossibile, che 'l Senso possa comprendere di punto le mi-
nime differentie, che si trouano tra due quantità, di quanto l'una uiene à su-
perar laltra; non potendo più oltra, nel conoscer cotali differentie. Di modo
che non può esser capace di cotal cosa; ne per consequente può in questo fatto
esser buon giudice. Et se ciò auiene nella simiglianza & uniformità (dirò cosi)
de i Suoni estremi della Diapason, che dobbiamo sperare & credere che si faccia
ne gli estremi Suoni di quelli Interualli, che sono l'un dall'altro diuersi? Però
adunque auanti ch'io dia fine à questo Libro, uoglio dimostrar quello, c'hò pro-
messo di sopra; cioè, un modo, colquale quando alcuno haura accommodato
qual si uoglia Ordine d'Interualli alla sua proportione, potrà conoscere, se sa-
ranno ueramente accommodati, com'ei desidera, & se tal'Ordine farà quel
buon'effetto, com'ei spera; essendoche non bisogna ch'ei faccia cotal proua
col mezo d'un semplice accordo non dimostrato, & che si fidi del Senso solamen
te & dall'accordo delle Consonanze, che haurà temperato, secondo che li pa-
rerà, che quel che desidera sia posto in effetto; ma bisogna che ricorri per aiuto
alla Regola harmonica, laquale gli darà questa essatta cognitione, ch'ei potrà ha-
uere, col mezo del Senso & della Ragione, come dichiarai nel Cap. 27. della Se-
conda parte delle Istitutioni, & nella Prima Def. del Terzo, & nella Prima etian
dio Prop. del Quarto, & più diffusamente nel Cap. 2. 3. & 4. dell'Ottauo libro
De Re musica, laquale non è anco à bastanza da chiarirne di cotal fatto, se non
se le aggiunge un'altro Istrumento simile ad uno ch'io feci fabricar già molti An-
ni sono à questo proposito, che mi fù di grand'aiuto nelle speculationi & dimo-
strationi delle cose di questa Scientia, Commemorato nel Cap. 11. Fà adun-
page 228 que bisogno di fabricare un'Istrumento, simile à quello, che si uede nell'essem-
pio, che sia di forma quadrata alquanto lungo; & sia ordinato & lauorato con
diligentia in tal maniera, che i due Scannelli, sopra i quali da due capi dell'I-
strumento si posaranno le chorde; che saranno tante, quante faranno di bisogno
in una Disdiapasonditona; siano equalmente distanti & paralleli l'un dall'altro,
& tanto più quanto sarà la Regola harmonica di punto; di modo che tra loro
caschi senza auanzar nulla, & facciano un Quadrato lungo perfetto, che sia
contenuto da quattro Angoli retti. Et tali chorde s'accorderanno unisone, in
quella maggior perfettione, che si possa fare: & questo Istrumento, nel quale
entrano più chorde, chiamaremo, à differentia di qual si uoglia altro moder-
no, POLYCHORDO; che uuol dire, Di molte chorde; ilquale haurà i
suoi Tasti fatti al modo di quelli, che sono accommodati ne gli Arpichordi ò
Grauecembali; le cui linguelle uogliono esser fatte di metallo, di modo che di-
sopra doue percuoteranno le chorde, siano come il Taglio d'un coltello, & in tal
maniera accommodate sopra essi Tasti, che percuotendole dirittamente sopra
quei luoghi ò punti, ne i quali saranno segnate le Percussioni, detti da Tolomeo Har. 2.
cap. 2.
Α'ποψάλματα; caderanno perpendicolarmente dalla sudetta Regola. Bisogna però
auertire, che quella parte di chorde, che sarà posta dalla parte destra delle Lin-
guelle, sia libera & senz'alcuno impedimento: acciò si possino udire i Suoni che
manderanno fuori, quando saranno percosse: ma à quelle parti, che saranno
poste alla sinistra, se le leuerà il Suono, col coprirla di qualche materia che glie
lo tolga, come sarebbe di un pezzo di panno. Ma la Regola harmonica si
accommoderà nella sponda dell'Istrumento, ch'è opposta à quella che contie-
ne i Tasti; di maniera, che con ogni Chorda di tale Istrumento sia equalmente di-
stante & parallela, & che tra essa con li Scannelli, sopra i quali poseranno le chor
de, si facciano (come di sopra) da ogni canto gli angoli retti, & ciascheduna
delle chorde sia equalmente distante dalla sudetta Regola. Laonde fatte tutte
queste cose, si potrà prima con diligentia toccar nell'Istrumento quelli Tasti, che
faranno bisogno, per udir separatamente tutti gli Interualli & le Consonanze,
che si uorranno udire; facendo che le Linguelle percuotino i luoghi segnati so-
pra le Chorde: dopoi si potrà udire cotali Interualli insieme, & fare quel giu-
dicio, che ricercherà una cosa tale. Et per cotal modo si potrà sempre udire es-
sattamente quell'Interuallo & quella Consonanza, che si desidererà udire; &
page 229 tutto 'l concento, che potrà uscire da un cotale ordine; & si potrà esser certi, di
non essersi ingannati; & tener per fermo, che cotale ordine sarà temperato se-
condo le forme proposte; & insieme si potrà udire, se 'l concento, che nascerà
dalle corde in tal maniera temperate, potrà riuscire secondo 'l disegno. Perche
ueramente tutti quelli, che tengono altro mezo nel far la proua di cotali cose,
sono in error manifesto, & grandemente s'ingannano, se credono, che si pos-
sino chiarire per altra uia migliore di questa; essendo che non è possibile, ne an-
co è officio del Senso, come hò detto, di poter penetrare all'ultime differentie
delle cose; alquale sono grandemente nascoste. Ilperche non potendo egli uera-
mente conoscere; si puo dir con uerità, che de qui auiene, c'habbiamo (se pur
l'habbiamo) la cognitione uera & certa di pochissime cose. Quando adunque
alcuno uorrà ridurre in atto & sotto 'l giudicio & essamina del Senso alcuno de ta-
li ordini arteficiali; temperati & ordinati secondo le ragioni de quei tempera-
menti & distributioni, ch'ei uorrà fare; sarà dibisogno, che tenga il mezo di
quest'Istrumento, aiutato necessariamente (com'hò detto) dalla sudetta Regola
harmonica; acciò possa essattamente risoluersi & esser chiaro di tutto quello,
c'haurà hauuto desiderio di sapere; percioche se uorrà fare altramente, si po-
trà dire (come si dice per prouerbio) ch'egli cerca il Nodo nel Gionco.
Quinto Libro de i
SOPPLIMENTI MVSICALI
DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO
DA CHIOGGIA,
Maestro di Cappella della Serenissima Signoria
DI VENETIA;
siderate nella Musica nel Terzo luogo.
De i Systemati ò Costitutioni, & delle loro Specie. Cap. I.
Ragionamento de i Systemati ò Costitutioni, onde Eucli-
de dichiarando quello che sia Costitutione, dice;
Σύστημα δὲche uuol dire; Ma la
ἐστὶ τὸ ἐκ πλειόνων ἢ ἑνὸς διαστημάτων, συγκείμενον.
Costitutione è quella, che consta di più d'uno interuallo
consonante; & Aristosseno medesimamente dice;
Τὸ δὲ σύστη-cioè, Ma la Co-
μα σύντετον τε, νοητέον ἐκ πλειόνων, ἢ ἑνὸς διαστημάτων
stitutione s'intenda per un certo composto di più d'uno interuallo. Tolomeo an-
cora nel Cap. 4. del 2. de gli Harmonici dice; che
Ogni Grandezza costituita deAl qual modo
concenti, con semplice uocabulo si suol chiamare Costitutione.
anco ogni Grandezza composta di cose consonanti si dice Consonantia; ma es-
sa Costitutione si piglia come Consonantia delle Consonanze. Et si chiama
perfetta costitutione quella, che Abbraccia tutti i Concenti insieme con cia-
scuna delle loro Specie, come uederemo al suo luogo; percioche in tutto si chia
ma Perfetta quella cosa, che comprende tutte le sue parti. Ilperche nel Cap. 15.
della prima parte delle Istitutioni, quando parlai delle Specie de gli Interualli,
dissi; che quell'Interuallo ch'è composto di più interualli minori, si chiama
da Greci Σύστημα; che anco uuol dire appresso di noi, Congregatione ò
Adunanza, onde è scritto nelle Sacre lettere:
Τὰ σύστημα τῶν ὑδάτων ἐκάλεσσε θαλάσσας;
Le congregationi ò Adunanze dell'acque nominò Mari. Sono però molte dif-
ferentie delle Costitutioni; quantunque (come uuole esso Aristosseno) i più An
tichi di lui non facessero di esse mentione alcuna; ma disputassero solamente de
gli Heptachordi, i quali chiamauano Harmonie proprie; forse che gli Istrumen
ti loro erano contenuti dal numero di Sette chorde solamente, come dice Ari-
stotele nel Problema 7. della 19. Parte. Et ancora che alcuni ciò tentassero di
fare, tuttauia non poterono ad alcun modo satisfare; come fece Pithagora dal
page 231 Zante, & Agenore da Metelino. Ma i più moderni di costoro, di che consi-
derarono la cosa più sottilmente, dissero; cotale Complessione ò Costitutio-
ne essere certi ordini nel canto sonoro & in quello senza sonorità, come anco nel
parlare auiene, nella compositione delle lettere, percioche la Sillaba non nasce
da cotali lettere ò elementi à caso composte, ma poste insieme in ordine certo
& determinato: Ilperche di quelle Costitutioni, ch'erano atte al canto ò non
atte semplicemente, non ne scrissero parola. Sono adunque Sette le differentie
delle Costitutioni, dellequali Quattro sono communi anco à gli Interualli;
come quelle che sono differenti per la Grandezza, per il Genere, per il Con-
sonante & Dissonante, & per il Rationale ò esplicabile, & per lo Irrationale ò
inesplicabile. E' ben uero, che la Seconda differentia, ch'è posta nell'Interual-
lo di Costitutione à Costitutione del Genere non si può accommodare; percio-
che non possono dirsi in qual modo la Costitutione sia composta ò incomposta;
come si può mostrare l'Interuallo comporsi, & non si comporre. Sono però tre
le Differentie delle Costitutioni; l'una è detta seguitar gli Eccessi; l'altra esser del
Congiunto al Separato; & la terza della Mutabilità & della Immutabilità. Ma
Tre di esse tutte solamente sono dette proprie; come quelle che sono differenti
per l'ordine continuo & seguente, da quelle che non seguono cotale ordine, ma
lasciano di mezo qualche cosa, & quelle che sono uarie per la congiuntione &
disgiuntione, & ultimamente quelle che non si confanno per la Costitutione
Immutabile & mutabile. Per la Grandezza sono differenti le maggiori dalle
minori Costitutioni; come la Diapason dalla Diapente, & questa dalla Diates-
saron: Per il Genere, come le Diatoniche dalle Chromatiche & Enharmoniche,
ouer l'una di queste due dall'altre: Per Consonante & dissonante; come quel-
le che sono contenute da Suoni tra loro consonanti, da quelle che sono conte-
nute da dissonanti: Onde le Costitutioni Consonanti; secondo gli Antichi era-
no Sei, nella Costitutione immutabile; cioè, nella Disdiapason; delle quali la
minima & prima era la Diatessaron; la seconda, la Diapente; la terza, la Diapa-
son; la quarta, la Diapason diatessaron; riceuuta per consonante da Tolomeo;
nel modo però, c'hò dichiarato & dimostrato nella 40. del 2. delle Dimostratio-
ni; la Quinta la Diapason diapente; la Sesta, essa Disdiapason. Ma la Costitutio
ne, che chiamauano Congiunta, procede fino alla quarta Costitutione, Conso-
nante: percioche la prima di esse è la Diatessaron, lasciando da un canto l'altre no
minate Costitutioni minori di questa, la Seconda, la Diapente; la Terza, la Diapa
son; la Quarta, la Diapason con la Diatessaron insieme; la Quinta, la Diapason
pure insieme; la Sesta ultimamente, la Disdiapason: percioche s'ac-
cresce il luogo della Voce fin'alla Ottaua Costitutione consonante; cioè, fino ad es
sa Disdiapason insieme con la Diatessaron, & insieme con la Diapente. Ma le Co-
stitutioni dissonanti, parlando secondo gli Antichi, sono tutte quelle, che sono mi
nori della Diatessaron, ouer sono collocate tra le sudette consonanti: onde s'à que
ste aggiungeremo le Costitutioni del Semiditono, & del Ditono, riceuute da Mo
derni per consonanti, uinti & superati dal Senso, & sforzati dalla Ragione; al-
lequali si potranno anco aggiunger le Costitutioni del maggiore & del minore
Hexachordo; quella della Diapason semiditona, quella della Diapason ditona,
quella della Diapason con l'Hexachordo minore, & quella del maggiore; delle
quali tutte, da quello che si è dimostrato nel Secondo delle Dimostrationi & nel
Terzo delle Istitutioni, si possono conoscer le compositioni & il numero de Tuo-
ni & de Semituoni, che contengono, lequali lascio di dire, per non andare in
lungo. Si fanno però le Figure di esse Grandezze composte de gli istessi Interual-
page 232 li & di numero equali, uariandosi l'ordine loro per alcuna dissimiglianza; percio
che quelle Figure, che si compongono d'equali & in tutto simili Interualli, & simi
gliantemente ad un modo ordinati, non fanno alcuna maniera di Figura. Sono an
co differenti le Costitutioni composte d'Interualli rationali, da quelle che sono cō
poste d'irrationali; percioche tutte le Costitutioni rationali si fanno d'Interualli ra
tionali; & quelle che constano d'Interualli irrationali, sono irrationali: essendoche
quelle, che si trouano nelle Cantilene uocali, sono cōposte d'Interualli rationali;
& quelle che si trouano ne gli Istrumenti arteficiali, come sono l'Organo il Gra-
uecembalo & altri simili; per la loro temperatura nel modo ch'io dimostrai nel-
la Seconda parte dell'Istitutioni al Cap. 15. & 43. sono ad un certo modo det-
te irrationali. Sono etiandio differenti le Costitutioni cantate per suoni
conseguenti, per ordine & per grado l'uno l'altro; cioè, quelle che procedo-
no per gradi, da quelle che sono cantate per suoni, che non si conseguitano, ma
si cantano per salti; & sono quelli, tra i quali se ne troua alcuno di mezo, ilquale
cantandosi hà lasciato da un canto; come si uede nel Cap. 17. del 2. Lib. in quel-
la parte che si chiama Euthia, & in quella che nominamo Ploce. Sono etian-
dio le Costitutioni, che sono composte di Tetrachordi insieme aggiunti, diffe-
renti da quelle, che sono fatte da Tetrachordi separati; essendoche la congiun-
tione è un suono commune di due Tetrachordi conseguenti, & congiunti, non
solo secondo l'ordine de i suoni cantati; ma secondo la specie de simili Tetra-
chordi. Ma la Separatione è la Interpositione del Tuono tra due Tetrachordi,
che si con seguitano non solamente secondo l'ordine de i Suoni cantati, ma an-
co de simili Tetrachordi secondo la Specie. Gli antichi però haueano in somma
tre Congiuntioni, l'Acutissima, la Mezana, & la Grauissima. Questa (come si è
anco dichiarato nel Cap. 4. del 2. Lib.) era fatta di due Tetrachordi, de i quali
l'uno era l'Hypaton & l'altro il Meson; & la Hypate meson suono commune gli
aggiungeua insieme. La Mezana era fatta per i Tetrachordi Meson, & Syne-
mennon, che si congiungeuano per il suono commune detto Mese; ma l'Acutis-
sima si facea per i Tetrachordi Diezeugmenon & per l'Hyperboleon, col mezo
della chorda ò suono Netediezeugmenon. La Separatione era una sola, ch'era
fatta da due Tetrachordi, de i quali il primo era il Meson & l'altro era il Diezeug
menon; iquali erano separati da un Tuono commune, ch'era tra la Mese & la
Paramese. Laonde haueano due Costitutioni, che chiamauano Perfette, delle
quali l'una era maggiore & l'altra minore. La minore era quella che si faceua per
la congiuntione dalla Proslambanomenos alla Netesynemennon, & erano com
presi in essa tre Tetrachordi congiunti; cioè l'Hypaton, il Meson, & lo Syne-
mennon, co l Tuono compreso da Proslambanomenos & Hypate hypaton;
che era la Costitutione fatta della Diapason posta insieme con la Diatessaron,
compresa & finita dalla Consonanza Diapason diatessaron, della quale parlare-
mo al suo luogo; ma la Maggior Costitutione che chiamauano perfetta si faceua
per la Separatione dalla Proslambanomenos alla Netehyperboleon, nella qua-
le sono contenuti quattro Tetrachordi; de i quali, due sono separati da gli altri;
ma tra loro congiunti; cioè il Tetrachordo Hypaton, il Meson, il Diezeugme-
non, & l'Hyperboleon, con due Tuoni, de i quali l'uno è posto tra la Proslam-
banomenos & la Hypate hypaton; & l'altro tra la Mese & la Paramese; & à que-
sta costitutione conuiene ueramente la Definitione della Consonanza. Et per-
che nella Costitutione immutabile, che si fà d'una & dell'altera, sono cinque Tetra
chordi; però due di questi sono cōmuni all'una & l'altra delle perfette Costitutio
ni, che sono i Tetrachordi Hypaton & Meson. Ma i proprij della Costitutione
page 233 congiunta sono il Tetrachordo Meson & lo Synemennon, & quelli della Se-
parata sono il Diezeugmenon & l'Hyperboleon. Sono etiandio differenti le Co
stitutioni per il Mutabile & per l'Immutabile, per il quale discordano & sono uarie
le Semplici dalle non semplici. Ma le Costitutioni semplici erano quelle, che si ac
commodauano ad una mezana; & le Doppie quelle; che s'adattauano à due;
& le Triple, che si accommodauano à tre; & le Molteplici erano quelle che à più
s'accommodauano. Era però nella Media posta la forza del Suono, alquale ac-
cadeua nella Separatione d'hauere il Tuono semplice dalla parte acuta, se la Co-
stitutione era immutabile, & il Ditono semplice ò composto dalla parte graue;
ma nella Congiuntione à quello, che accascaua essere di tre Tetrachordi congiū
ti, hauea ò il Tuono acutissimo del mezano Tetrachordo, ouero il grauissimo dell'
acutissimo. Et dalla Mese ò Mezana si conosceua le forze de gli altri Tetrachor-
di: imperoche subito si conosceua in qual modo ciascun Suono hauesse rispetto al
la detta Mese. Ma di queste Costitutioni uedasi il Cap. 4. del 2. Libro; nel quale si
tratta de i Tetrachordi Congiunti, & Separati minutamente: il che potrà appor-
tare qualche lume, & maggiore intelligentia di quello che detto habbiamo.
Delle Differentie delle Costitutioni ò Specie delle prime Conso-
nanze. Cap. II.
di quante sorti se ne trouano; che uediamo hora, nel modo che le
considerauano gli Antichi, quante & quali erano & anco siano le dif-
ferentie delle Specie delle Prime consonanze. Ma prima diremo,
che Specie appresso di loro chiamauano il Sito ò Positione; ò uogliamo dire
Ordine ò Fattura delle proprie Ragioni ò Proportioni ne i loro termini in cia-
schedun separatamente permanenti. Saranno adunque cotali Differen-
ze tanto quelle della Diapente, quanto quelle ch'appartengono alle Diapason
Toniache, & quelle Separationi, che si fanno col Tuono della Separatione nelle
Diatessaron l'una dall'altra: Ma nella Diatessaron saranno quelle de i due Suoni
precedenti, che fanno le Mutationi in quei generi che tendono al molle, ouero al
più Tirato, ò Intenso. Diremo adunque la Prima Specie cōmunemente esser quel
la, quando la ragione ò proportione particolare della proposta Consonanza tene
rà il luogo primo & precedente nella Specie; percioche quello che precede, sem-
pre è primo (senza dubio) in qual si uoglia ordine: La Seconda, quando tenerà il
Secondo dal precedente: La Terza, quando il terzo; & cosi l'altre per ordine. La-
onde tanto saranno le Specie di ciascuna di esse Consonanze, quanti saranno di-
uersi i luoghi delle positioni; come sarebbe dire tre della Diatessaron; quattro del
la Diapēte; & sette della Diapason: dellequali gli Antichi fecero tre Specie della
Diatessaron; quattro della Diapente, & sette della Diapason. Onde costituirono
una Specie sola di essa solamente, che precede l'altre, collocandola tra le chorde
Stabili; ma nella Diapente ue ne posero due solamente; cioè, la prima & la quar
ta; & nella Diapason tre, che sono la prima, la quarta, & la settima. Ilperche
se nel seguente ordine secondo che dimostra Tolomeo nel cap. 3. del 2. lib. de gli
Harmonici si piglierà a. b. c. d. per una Diatessaron, & si porrà a. essere il suono
più graue, & se anco se gli aggiungerà uerso la parte più acuta simigliantemente
page 234 un'altra Diatessaron d. e. f. g. & à questa un Tuo
no gh. & cosi à questo di nuouo s'aggiungerà
la Diatessaron h. K. l. m. & à questa se ne sog-
giungerà un'altra m. n. o. p. saranno a. d. g h m.
& p. Suoni ò Chorde stabili; & potremo dire,
che la prima Specie della Diatessaron uenga
ad esser collocara tra i suoni Graui spessi d. a.
cioè tra la Hypate meson; & la Hypate hypa-
ton; la Seconda tra i Mezani spessi e. b. cioè,
tra la Parhypate meson, & la Parhypate hypa
ton, la Terza tra gli Acuti spessi f. c. tra la Ly-
chanos meson, & la Lychanos hypaton, de i
quali Suoni si fece mētione nel Cap. 5. del. 2. Li
bro. E ben uero che Tolomeo nell'accommo-
dar queste Specie, procede dall'Acuto al Gra-
ue. Ma perche i Greci considerauano anco le
figure de i Consoni nel Chromatico & nell'En
harmonico secondo la natura del Denso ò Spes
so; però necessariamente ueniuano in queste
due nature à farsi due figure: onde quella Costitutione, che chiamauano Den-
sa, ouer che conteneua due Interualli nella parte più graue, ò più acuta della
Diatessaron, ò nella mezana essendoche in cotali Costitutioni si possono com-
prendere cotali nature in due Interualli di essa Diatessaron. Essendo il Denso ò
Spesso una proprietà di Tre suoni, che consta di due Interualli, laquale compo-
sta contiene minore Interuallo, di quello che si lascia: Ma nel Diatono non ac-
cade cotesta cosa nella natura del Spesso; ne anco accade al presente cotali Spe-
cie ò Figure: percioche di queste cose se ne hà altra consideratione; come si è di-
mostrato nel Cap. 14. del Terzo delle Istitutioni, & nella 10. Def. del Quinto
delle Dimostrationi, nel Genere diatonico; considerando solamente i luoghi &
Siti de i Tuoni & Semituoni, collocati tra esse diuersamente. Ilperche gli Anti-
chi considerando la cosa per quel uerso c'habbiamo mostrato, costituirono le
Specie ò Figure delle loro Consonanze, in quell'ordine c'habbiamo dimostrato
delle Diatessaron: & simile consideratione anco hebbero de gli Interualli dell'
altre Specie ne gli altri Generi. Essendoche faceuano anco, che la Prima Specie
della Diapente era cōtenuta da i Grauispessi, come tra la Hypatemeson & la Para
mese; & il Tuono della Separatione teneua il primo luogo soprano tra la Mese &
la detta Paramese La Seconda era contenuta tra i Mezanispessi dalla Parhypate
meson & la Tritediezeugmenon, nellaquale il sudetto Tuono occupaua il penul-
timo luogo, incominciando dal graue, & andando uerso l'acuto. La Terza era
contenuta tra gli Acutispessi, nella quale il detto Tuono era nel luogo auanti il
penultimo; procedendo pur dal graue all'acuto dalla Lychanos meson alla Pa-
ranetediezeugmenon: & la Quarta era compresa da i Grauispessi, nella quale
procedēdo al contrario dall'acuto al graue, il Tuono nominato conteneua il quar
to luogo dalla Mese alla Netediezeugmenon, ò dalla Proslambanomenos alla
Hypate meson. Ma Tolomeo pose la Prima specie tra la d. & la h. procedendo
dal graue all'acuto: la Seconda tra la K. & la e. passando dall'acuto al graue; il
che fà nella Terza anco, ponendola tra la h. & la d. cosi etiandio fà della Quar-
ta specie, collocandola tra la g. & la m. salendo dal graue all'acuto. Hora
stando pur nel Genere diatonico, dico, che la Prima Specie della Diapa-
page 235 son appresso gli Antichi; come scriue Briennio; era compresa tra i Suoni Gra-
uispessi, nella quale il Tuono della separatione occupaua il luogo acutissimo tra
la a. & la h. cioè tra la Hypate hypaton & la Paramese, & era chiamata modo
Mistolidio: & la seconda era compresa da i Mezanispessi tra la b. la K. cioè;
tra Parhypate hypaton & la. Tritediezeugmenon, nella quale il detto Tuono
teneua il penultimo luogo, procedendo dal graue all'acuto, & la chiamauano
modo Lydio. La Terza Specie era collocata tra gli Acutispessi, tra la c. & la l.
cioè, tra la Lychanoshypaton & la , nella quale il Tuono
sudetto teneua il luogo auanti il penultimo, passando dal graue allacuto, & la
chiamauano modo Frigio La quarta Specie era compresa da i Graui spessi, tra
la d. & la m. cioè, tra Hypate meson & Netediezeugmenon, & il nominato Tuo
no era posto nel quarto luogo, procedendo dal graue all'acuto, la quale nomina-
uano modo Dorio. La quinta era sottoposta à i Mezanispessi; tra la e. & la n. cioè
tra la Parhypate meson & la Tritehyperboleon, & il predetto Tuono era colloca
to nel quinto luogo, uenendo dal graue allacuto & era detta modo Hypolydio.
La Sesta era contenuta da gli Acutispessi tra la f. & la o. cioè tra Lychanos meson
& Paranetehyperboleon, & era detta modo Hypofrigio, & il detto Tuono era po
sto nel secondo luogo: ma la Settima & ultima specie, la quale era contenuta tra i
suoni Grauispessi tra la g. & la p. come tra la Mese & la Netehyperboleon, ouer
era collocato in un'altro ordine, che tanto importa tra la Proslambanomenos
& la mese; chiamano uariamente modo Commune, & Locrico, & anco Eoli-
co; il che dimostra Euclide nel suo Isagoge di Musica. Ma la prima specie di
quella Consonanza hà un Semituono (percioche ciascuna di esse ne contiene
due) posto nella parte grauissima nel primo luogo, & l'altro nel quarto, proce-
dendo uerso l'acuto. La Seconda hà un Semituono nel Terzo luogo graue, &
l'altro nel Settimo: La Terza contiene l'uno & l'altro de i detti Semituoni equal
mente lontano da un de due estremi per un'interuallo di Tuono: La Quarta hà
un Semituono nel primo luogo graue, & l'altro nel quinto uerso l'acuto: La Quin
ta tien l'un di essi nel Quarto luogo dopo il grauissimo, & l'altro nel Settimo acu-
tissimo: La Sesta ne hà uno nel Terzo luogo dopo il grauissimo, & l'altro nel se-
condo partendosi dall'acutissimo. Vltimamente la settima Specie di questa con
sonantia è quella, laquale contiene un Semituono nel secondo luogo dopo il
grauissimo, & l'altra nel quinto uerso la parte acuta; quantunque Tolomeo nel
sudetto luogo numeri le specie della Diapason ad un'altro modo, incomincian-
do dalla parte acuta, uenendo uerso la graue; percioche pone la Prima specie
tra la g. & la a. cioè, tra la Paramese & la Hypate hypaton chorde Stabili; &
la Seconda tra la b & la h. cioè, tra la Tritediezeugmenon & la Parhypate hy-
paton chorde mobili; dando principio nella parte graue, & uenendo uerso l'a-
cuto Seguendo l'altre con quest'ordine. Ma tutte queste Specie della Diapason
si faceuano & anco si fanno ad un'istesso modo tanto nel Chromatico, quanto
nell'Enharmonico; per la differentia de gli Interualli contenuti tra i Suoni ò
Chorde; & si numerano & chiamano anche con quelli nomi ò termini istessi, co
i quali le specie del Chromatico & dell'Enharmonico di essa Diapason sono nu-
merate & denominate.
page 236
Delle Ragioni ò Proportioni harmoniche, & de i Numeri che comprendo-
no le Costitutioni consonanti. Cap. III.
de i Numeri, da i quali si conoscono tutti gli Interualli, che sono atti
alla modulatione; onde tutti quelli che da Musici sono detti Conso-
nanze, sono de loro composti, come sono composti i Nomi & Verbi
de Sillabe; percioche si come le prime parti delle Voci articolate, & d'ogni in-
tiera Oratione sono i Verbi & i Nomi, & di questi sono le Sillabe, che sono
composte & constano di Lettere che sono le prime uoci & gli Elementi, & cose
che non si possono diuidere & minuire; essendo l'Oratione fatta & costrutta pri-
ma di Lettere, nelle quali ella ultimamente si risolue; cosi anco la Modulatione,
il Concento, & le Costitutioni, i Tetrachordi & Pentachordi sono le parti in-
tiere della uniuersal Melodia; essendoche questi sono composti d'Interualli, &
gli Interualli de suoni, iquali di nuouo sono Primie voci & indiuisibili & Elemen-
ti; dellequali si fà ogni Melodia, & ultimamente in essi si risolue. Sono però dif-
ferenti i Suoni per i lor Tenori; percioche alcuni sono più graui & alcuni più acu-
ti. Ma di essi Tenori alcuni sono terminati d'alcune proportioni numerali, iquali
à poco à poco andaremo esponendo & dichiarando con ogni essamina; & perche
ogni Cantilena, ogni Melodia, & ogni Suono è detto Voce certa, ancora che
impropriamente; percioche la Voce sola è quella dell'Animal rationale; onde
ogni Voce è Strepito, & lo Strepito non è però Voce: se bene si può dire, che più
tosto sia percussione d'Aria ò più tosto cosa, che dall'atto del percutiente & del
percosso è cagionata, indissolubilmente risonante, che Voce: onde in esso è af-
fetto ò passione de i Corpi; percioche è manifesto, che se fusse Quiete nell'Aria,
non sarebbe ne strepito, ne uoce, ne Suono; come hò detto nel Cap. 10. del 2.
Delle Istitutioni. Ma perche (come s'è detto altroue, massimamente nel Secon
do Libro) dalla percossa & dal moto ueloce nell'aria si fà il Suono acuto, & dal
Tardo il graue; & il maggior Suono si fà dal più uehemente; & dal più debole,
il poco: però il Moto ueloce & le Magnitudini ouero che sono perfette, secon-
do alcuna ragione, ò proportione, ouero che sono tra loro senza essa. Però da
quelli, che sono senza Ragione & sono Irrationali, nascono i Strepiti irrationa-
li non atti alla Modulatione; perche in vero non si possono chiamar Suoni, ma
più tosto Strepiti ò Romori; ma quelli che si fanno con ragione, si possono mo-
dulare; & alcuni consistono in Ragioni ò Proportioni, che sono tra loro Molte-
plici ò Superparticolari, ò d'un'altra delle tre seguenti Specie di Proportioni; co-
me si è dimostrato nel Primo libro delle Istitutioni & Dimostrationi; d'alcun nu-
mero ad un'altro. Laonde propriamente quelli si chiamano Suoni, de i quali al-
cuni sono modulabili solamente, & alcuni primieramente secondo le Ragioni co
nosciute sono molteplici ò Superparticolari, ò d'una delle nominate Specie, So-
no dopoi ritrouati consonanti. Consonano però i Suoni tra loro, de i quali l'un
percosso in alcun'Istrumento, l'altro anco per una certa familiare & consotiabile
affettione concorda; & dopoi essendo percossi l'un con l'altro, si ode soaue & di-
letteuole Suono. Ma nell'ordine di quei Suoni, che si possono modulare, si troua
prima il primo consonare con l'ottauo quella Consonanza, che gli Antichi chia-
mauano; come facciamo anco noi Moderni, Diapason, tra Otto chorde; dalqual
Numero è detta Ottaua; dopoi col Quinto, quella nominauano Diapente; &
page 237 cosi col Quarto quella, che diceuano Diatessaron. Ilperche considerauano la
Diapason composta di queste due ultime Consonanze ò Interualli; cioè, della
Diapente & della Diatessaron; & considerauano sempre i Suoni nella distantia,
che si trouaua dal primo & grauissimo all'acuto; come l'uno era più ò meno di-
stante dall'altro; & quelli, ch'erano posti tra questi, i quali non erano posti à ca-
so, ma con ragione: percioche de qui poteuano conoscer le Differentie delle
Modulationi: essendoche, si come nell'Oratione; come dicemmo; non ogni
Lettera aggiunta ad un'altra, fa la Sillaba; come si può dire di due Consonanti;
b. & c. ouero f. & g. se ben nel loro ordine sono l'una all'altra uicine. Cosi nel-
la Melodia, che si fà col Modulare delle Voci, non ogni Suono con qual si uoglia
altro Suono composto, fà l'Interuallo consonante, ouero lo fa esser atto alla Con
sonanza; ma si bene quando sono congiunti con quei debiti modi, che si ricer-
ca; & nel modo c'habbiamo dimostrato in molti luoghi delle Dimostrationi &
delle Istitutioni: essendoche non si troua Consonanza alcuna; sia semplice ò
composta, dellaquale non si troui in atto ouer'in potenza almeno la sua forma ò
proportione, contenuta tra le parti del numero Senario; primo de i nume-
ri perfetti.
Che la Diapason solamente sia Complessione ò Costitutione per-
fetta. Cap. IIII.
sonanze prima è detta in generale da i Musici semplicemente esser
Costitutione ò Complessione, à guisa d'una Consonanza composta
di molte altre: & anche è nominata Consonanza delle consonanze;
dipoi dicono, che tale Costitutione ò complessione è detta Perfetta, perche cōtie
ne in se tutte le Consonanze con tutte le loro Specie; essendoche ueramente quel
lo si chiama Perfetto, che contiene in se tutte le sue parti: però secondo 'l primo
modo, stando nella sudetta generalità, la Diapason & la Diapente poste tra le sem
plici consonanze; & la Diapason diatessaron cō la Diapason diapente & la Disdia
pason collocate tra le Composte, si possono chiamare Costitutioni; esendo che cia
scuna di esse, tanto le prime, quanto le seconde contengono due anco più di due
Interualli consonanti. Ilperche, per la Seconda di queste due (dirò cosi) Definitio
ne, la Disdiapason uerrà ad esser sola Complessione ò Costitutione perfetta: essen
doche in essa si trouano tutte le Consonanze & ogni loro Specie; & quelle, che
sopra di essa ascendono d'alcuna parte, non possono hauer' tutte le cose, che
nella facoltà di essa Costitutione non si ritroui. Onde quelle che sono minori di
essa, mancano di alcune cose, che in esse non si trouano; ma si bene sono in essa
Disdiapason; & da questa ragione, la Costitutione Diapason diatessaron non si
può chiamar perfetta, che stia bene; poiche non contiene in se le Sette Specie
della Diapason, ne anco sempre si trouano in essa le Quattro specie della Dia-
pente, ma solamente quando in se contiene il Tuono della Diuisione; percio-
che haurà allora tra due Tetrachordi congiunti quattro Specie di essa Diapen-
te. Ma di sette Specie della Diapason solamente contenerà quelle quattro,
che saranno pigliate da una parte & l'altra de gli estremi, quando però in tal ma-
niera sarà ordinata, che 'l Tuono si troui nel fine, & tre Tetrachordi siano insie-
me congiunti, contenerà solamente una Specie, tanto della Diapente, quan-
to della Diapason; ò la prima ò l'ultima nell'una & nell'altra delle due, come si
page 238 può comprendere nell'essempio posto nel Cap. 4. del 2. lib. Ma se nella Disdiapa-
son si aggiungerà ad uno delli due estremi simili un Tetrachordo nell'istessa par-
te, & simiglianti Interualli si costituiranno in qual si uoglia principio delle Dis-
giuntioni ò Separationi due Diapason consonanti, non solamente ritrouaremo
in essa esser comprese tutte le Specie della Diapason, ma quelle ancora della Dia
pente, & quelle ch'appartengono alla Diatessaron; & non potremmo ritrouare
alcuno Interuallo ne gli eccessi della detta Disdiapason.
In qual modo Tolomeo dimostra, che sia stata riceuuta la Magnitudine
della Diapason diatessaron per Costitutione perfetta.
Cap. V.
plessione ò Costitutione fatta della Disdiapason, è anco detta Disgiun
ta; acciò sia differente da quella, ch'è riceuuta in luogo della Magni-
tudine composta della Diapason & della Diatessaron che si chiama
congiunta; che non sia Magnitudine perfetta: percioche hà un'altro Tetrachor-
do in luogo della Disgiuntione, congiunto in acuto con la Mezana chorda;
ilquale è detto Congiunto per accidente; come anco quello ch'è detto Disgiun-
to ò Separato; dalquale ancora seguita quel Suono, che chiamiamo Tritesyne-
mennon, ilquale segue dopo la Mese immediate; & Paranetesynemennon è det-
to quello che segue dopo; & il Suono precedente di esso Tetrachordo: Ma
quello ch'è stabile nel Tetrachordo diciamo Netesynemennon: percioche par
che quella tale Complessione sia stato fatta da gli Antichi in luogo d'un'altra
Specie di Mutatione; rispetto ad una certa mutatione ouer'immobilità, ol-
tra quella che si suol chiamar Stabile. Ma ueramente non è detta tale; non per-
che non si muti secondo il Genere, essendo questo commune à tutti i Generi;
ma perche si chiama tale secondo la facoltà del Tuono. Come poi si faccia co-
tale Mutatione, lo uederemo al suo luogo: essendoche senza fallo alcuno in quei
Tuoni, che si eccedono l'un l'altro per lo spatio della Diatessaron, ouer nell'uno
& nell'altro loro Tetrachordi, i quali uanno auanti à simile disgiuntione, s'ag-
giungerà il più acuto sopra 'l più graue, & si farà nella parte più acuta sopra la più
graue tre Tetrachordi congiunti, & la Episynaphe; come si può uedere da quel-
lo che hò dimostrato nel Cap. 4. del secondo libro; de i quali quello, ch'è portato
auanti, è fatto acutissimo, oueramente di quelli che seguono simil Disgiuntione
di Tetrachordi, il più graue Tetrachordo si congiungerà al più acuto, farà di nuo
uo nella parte più graue tre Tetrachordi congiunti, de i quali, quello che sarà
aggiunto ultimo, sarà il grauissimo. Et questo proua Tolomeo con la seguen-
te dimostratione. Sia il Tetrachordo αβ. incominciando dalla α. acutissimo suono,
& uada uerso la parte più graue, & ne sia un'altro βγ. congiunto ad esso; & dopoi
sia il Tuono della disgiuntione γδ. & di nuouo sotto esso Tuono siano due altri Te
trachordi cōgiunti δε. & εξ. & facciasi ηθ. Disgiuntione simile ad esso γδ. più acu
to di Tuono per una Diatessaron; & aggiungasi à questo nella parte più graue simi
gliantemente due Tetrachordi θκ. & κλ. Ma ad esso γ. sia fatto μν. Disgiuntio-
ne del Tuono, più graue per una Diatessaron simile al primo; & à questo siano
congiunti nella parte più acuta due altri Tetrachordi νξ. & ξο. Adunque per-
che il Suono θ. simile al suono δ. sarà più acuto il θ. di esso δ. per una Diatessa-
ron. Ma egli è anco più acuto del suono κ. per una Diatessaron; adunque i suo-
page 239 ni δ. & κ. sono equali. Per laqual cosa
potrà esser congiunto ad esso δ. nella par
te più acuta il Tetrachordo κθ. & farsi
consequentemente tre Tetrachordi nel
Tuono αζ. tra i quali; cioè, tra ζε. εδ.
& δθ. esso δθ. sarà l'acutissimo. Simi-
gliantemente, perche ν. suono è simile
al suono γ. sarà il ν. più graue di esso γ. per
una Diatessaron; & più graue del suono
ξ. per un simile interuallo. Adunque i
Tuoni γ. & ξ. sono ueramente equali. Il-
perche si potrà congiunger nella parte
più graue ad esso ξ. il Tetrachordo ξν. &
farsi conseguentemente di nuouo nello
αζ. Tuono tre Tetrachordi; che sono
αβ. βγ. & γν. tra i quali esso γν. è il gra-
uissimo; come si uede nell'essempio, ri-
dotto per maggior facilità & intelligen-
tia ne i termini ò chorde, che si usano
da i Musici moderni. Io non starò hora
à perder tempo, in uoler dimostrare
quanto il mio Discepolo diligentissimo
s'affatichi nel uoler dare ad intendere
questa cosa, con indurre (com'ei fà) l'i-
stesse parole & l'istesso essempio di Tolo-
meo; percioche si trouano in esso esser
molte cose differenti; quantunque torni-
no in un istesso proposito; ma dirò sola-
mente, ch'ei dice,
d'hauer saputo da que-A' questo dico, che prima non essendo la chorda Tri-
sta dimostratione, che ritrouandosi nelle mo-
derne Compositioni del Systema disgiunto, la
chorda Tritesynemennon non sarà altramen
te diatonica, ne pure chromatica, ne accidentale; come dicono alcuni; & cosi parimen-
te trouando la Paramese in queste Cantilene, che saranno composte per il Congiunto; ma
si bene una terza cosa mista.
tesynemennon posta nelle compositioni del Systema disgiunto nella composi-
tione diatonica, ne pura chromatica, ne accidentale; com'ei dice; non uedo, ne
conosco quello che uoglia intendere per questa sua Terza cosa mista; percioche
tra il sostantiale & l'accidentale non cade mezo alcuno; il che dico anche della
Paramese nelle Cantilene composte per il Cōgiunto. Ma mettasi questa appresso
l'altre cose, ch'ei dice fuori di proposito, & facciamo fine à questo libro; non par
lando, ne anco affaticandosi di uoler sapere & intendere quello ch'ei si uoglia di-
re, quando nomina il Systema disgiunto; cosa non più udita, per quello ch'io mi
ricordo, tra quelli, che scriuono & trattano le cose di questa Scienza.
Sesto Libro de i
SOPPLIMENTI MVSICALI
DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO
DA CHIOGGIA,
Maestro di Cappella della Serenissima Signoria
DI VENETIA;
Quarto luogo tra le cose della Scientia.
De i Tuoni & del Numero loro. Cap. I.
teficiali sono composte di Materia & di Forma; di quella ma
teria & forma dico, laqual conuiene alla cosa secondo 'l suo
essere, & secondo 'l grado ch'ella tiene; che se la Naturale è
composta de i quattro Elementi, secondo che conuiene alla
sua natura; & l'Arteficiale è almen composta di cose miste
secondo la sua qualità; che anco ogni Cantilena sia compo-
sta primieramente de Suoni, & dopoi d'Interualli; sia poi il Suono corpo ouer
nò; & habbia anco il suo essere ò reale ò intentionale, come si uoglia; che que-
sto torna poco al proposito in questo luogo; uiene anch'ella ad esser composta di
materia & di forma. Ma la sua materia uiene ad essere i Suoni ò Interualli, de i
quali si compongono le Costitutioni, che sono contenute ne i lor proprij generi
& specie; lequali entrano nelle Compositioni d'ogni Cantilena, dellequali cose
fin'hora ne i Libri precedenti si è à sufficientia; com'io credo; ragionato; & la
Forma ò Idea della Cantilena è quell'Aria, ch'essa Cantilena contiene dal prin-
cipio al fine; ilquale da i Musici, tanto Speculatiui, quanto prattici, è detta
Tuono; percioche si come sono molte Idee ò Forme delle cose; cosi sono anco
molte quelle del Canto. Et si come tutte le cose, che sono nel mondo si riduco-
no à Dieci capi, che chiamamo Predicamenti, & ciascun di essi si riduce sotto
l'uno di due altri capi, l'un de quali è la Sostanza & l'altro l'Accidente; cosi ogni
Cantilena Musicale è compresa sotto l'una de Dodici Idee ò Forme, ò uoglia-
mo dir Capi; come hò dimostrato nella Quarta parte delle Istitutioni. Hora le
Forme sostantiali loro sono quelle parti, di che si compongono; come sono la
Diapente & la Diatessaron; ma le accidentali sono molte; la onde hauendo ra-
gionato di queste à sufficientia della loro materia; uerremo hora à ragionar della
page 241 Forma loro, tanto sostantiale, quanto accidentale; lasciando (per quanto si po-
trà fare) di replicar quello, che si è ragionato nella sudetta Quarta parte, & nel
Quinto Ragionamento delle Dimostrationi; aggiungendo à cotali ragionamen
ti quello ch'allora per breuità lasciai di dire secondo l'uso de gli Antichi, hauen-
do iui hauuto intentione di ragionar solamente di essi secondo l'uso de Moderni.
Per laqual cosa incominciando, bisogna auertire, che questa uoce TVONO nel
significato che in questo luogo la pigliamo, appresso de molti tanto ualea, quan-
to Modo & Tropo; come si comprende dalle parole di Boethio nel Cap. 14. del 4.
lib. della Musica, che dichiarano quello che siano Tuoni; lequali dicono:
ExLaonde per tutto quel Capitolo & ne i tre seguenti chia-
Diapason igitur Consonantiae speciebus existunt, qui appellantur Modi; quos eosdem
Tropos, uel Tonos uocant. Sunt autem Constitutiones in totis uocum ordinibus, uel gra-
uitate, uel acumine differentes: Constitutio uerò est plenum ueluti modulationis Corpus,
ex consonantiarum coniunctiones consistens, quale est Diapason, uel Diapente, & Diates-
saron, uel Disdiapason.
ma il Dorio, il Lydio, il Frigio & gli altri per ordine, Modi, & non Tuoni; for-
se per schiuar l'equiuocatione del nome Tuono, inteso per quell'Interuallo, ch'è
contenuto dalla proportione Sesquiottaua; che noi chiamiamo Tuono maggio-
re; ilqual rispetto hebbi anch'io; come si uede nel Cap. 1. del Quarto dell'Isti-
tutioni; se ben con più ragione si douerebbono chiamar più tosto Modi, che
Tuoni ò Tropi. Ma com'anco dichiarai nel Cap. 11. della Quarta parte delle Isti-
tutioni, era intesa questa Voce Tuono da gli Antichi in quattro maniere; per-
cioche la usurpauano prima per il Suono ò Voce; dopoi, per l'Interuallo; oltra di
questo, per il luogo della uoce; & per un Tenore. Prima, per il Suono; quando
chiamauano la Lira, ch'era Istrumento di Sette chorde ἑπτατόνον. Di sette Suoni:
onde non è marauiglia, s'Aristosseno dice, com'hauemo detto nel Cap. 1. del
Quinto Libro che gli Antichi non fecero mentione, se non de gli Heptachor-
di, che chiamauano Harmonie proprie. Dopoi, lo intesero per l'Interuallo; co-
me quando diceuano della chorda Mese alla Paramese esserui un Tuono. Oltra
di ciò, per il luogo della Voce, quando diceuano, Tuono Dorio, ò Frigio, ò
Lydio. Vltimamente, per un Tenore; quando diceuano, ch'alcuno hauea Tuo-
no acuto, ò graue, ò mediocre di uoce. Ma lasciando gli altri modi da un can-
to, ragionando del terzo, diremo con Euclide: che
Τόνος δ'ἐστὶ τόπος τὶς τῆς φωνης δεκτι-cioè, Il Tuono è luogo certo di uoce senza larghezza, capa-
κὸς συστήματος ἀπλατής.
ce della Costitutione. Laonde quando dice, che Tuono è luogo certo di uoce;
bisogna intender questo luogo nel Systema massimo ò massima Costitutione; per
il luogo certo del Tuono; come lo chiamauano gli Antichi, ò modo Dorio; co-
me lo nominano i Moderni, collocato tra un numero certo & terminato di chor-
de. Et quando dice, che non ha larghezza, bisogna intender della Modulatio-
ne di una parte, che uada modulando & cantando nella Cantilena per cotal
numero; ilche s' principalmente à quella, che nelle nostre Cantilene
chiamiamo Tenore, nelquale dalla miglior parte de i Musici è posta la modula-
tione del Tuono ò Modo, di che è composta la Cantilena: onde tal parte non
contiene in sè larghezza alcuna, come la Linea, ilche fù dichiarato nel Cap. 6.
del 2. Lib. essendoche s'alcuno (per essempio) darà principio al Tuono nella
sua chorda grauissima; uolendosi distendere & andar uerso l'acuto, & di nuouo
ritornarsi nel graue, procedendo per uarii interualli; altro non si udirà, che la
semplice Modulatione, fatta dal graue all'acuto; ò per il contrario, dall'acuto al
graue per cotali interualli & uarie costitutioni & diuerse Aria di canto; & sarà
necessario, che incorri in uno de i Tuoni, nelquale haurà incominciato. Ilper-
page 242 che hauendo usato in esso uarie Modulationi & uarii (come si dice) passaggi, for-
mando uarie Costitutioni; potrà Conoscere, che cotal Tuono sarà capace nella
lunghezza, & non nella larghezza della Costitutione; come dice la Definitio-
ne. Quanti poi ueramente fussero i Tuoni ò Modi appresso gli Antichi, non è
cosa facile da sapere, per le uarie opinioni che sono tra i Scrittori in questa par-
te, ch'è ueramente Historica; essendoche Euclide nel sudetto Introdottorio di-
ce; ch'Aristosseno uuole, che fussero Tredici; ma altri Aristossenici, come fù
Cassiodoro & Martian Capella, uogliono che fussero Quindici; ilche dimostra
Alipio con gli essempij, che pone nel suo Introdottorio di Musica, de i Carat-
teri ò Cifere, che seruiuano à ciascun de i detti Quindeci Tuoni in ciascun Ge-
nere: è ben uero, che per essere il Testo d'Alipio guasto, mancano tutte le Ci-
fere ò Caratteri di molti Tuoni, & alcuni sono imperfetti. Ma altri hanno fatto
di essi minor numero; come hò dichiarato à lungo nel Cap. 3. della Quarta par-
te dell'Istitutioni, iquali non starò à replicare. Non è però dubio, per quello
c'hò dimostrato nel detto Terzo capitolo, che modernamente ne usiamo Dode-
ci, siano poi stati quelli de gli Antichi quanti si uogliano; perche se ben Tolomeo
nel Cap. 9. del 2. Lib. soppone esserui solamente sette Tuoni; essendoche sette so
lamente sono le Specie della Diapason, dallequali sono contenuti, com'ei tiene
& proua nel Cap. precedente: tuttauia oltra i Sette, nel Cap. 10. del Secondo
de gli Harmonici; commemora l'Hipermistolidio, come quello che reputa esser
l'istesso con l'Hypodorio; & nel Cap. 16. del Primo commemora l'Ionico, come
fà nel Cap. 1. & 16. del Secondo l'Iastioeolico. S'io hauesse atteso solamente
all'arteficio di Tolomeo, ch'egli usò nell'accōmodare i Tuoni nel modo ch'ei fe-
ce molt'altre cose della Musica alle Sphere del cielo, haurei ueramente detto,
che i Tuoni non sono più di Sette; ma Plinio nel Cap. 22. del 2. Lib. dell'Histo-
ria naturale; parlando della Musica delle Stelle, dopo l'hauer assegnato le distan-
ze c'hanno le Sphere l'una dall'altra; di quelle dico, che sono poste tra la Terza
& la Ottaua sphera, nellaquale è il Zodiaco, dice cosi:
Ita septem Tonos effici, quamcioè, Cosi farsi sette Tuoni, laqual chiamano Diapason harmonia; cioè,
Diapason harmoniam uocant; hoc est; Vniuersitatem concentus: in ea Saturnum Dorio mo-
ueri phtongo, Iouem phrygio, & in reliquis similia; iucunda magis, quàm necessaria subti
litate:
uniuersità di concento: In essa Saturno esser mosso col suono Dorio, Gioue col
Frigio, & ne gli altri simil cose più tosto esser dette con iucunda, che necessaria uti
lità. Però (come hò detto altroue) attesi à dimostrar la molteplicità de i Tuoni,
accioche non paresse strano à qualcheduno, se ben cotal cosa hauea chiaramen-
te dimostrato, il porre in uso Dodeci Tuoni ò Modi: onde aggiunsi l'Hypermi-
stolidio à i Sette; ilche fece etiandio Boethio. Ne u'aggiunsi à gli Otto l'Ionico,
ne l'Iastieolio, ch'ei commemora; percioche lo stimai misto dell'Iastio & dell'Eo
lio commemorati da Aristosseno. Et quantunque alcun uolesse dire, che i Tuo-
ni ò Modi non fussero più di quelli, c'hanno comemorato i Scrittori di queste
cose; credo che s'ingannerrebbe di gran lunga. percioche se i nomi de i Tuoni,
come uuol Tolomeo, Boethio, & molti altri; deriuano da i Popoli, i quali di es-
si si delettauano; non è à bastanza si poco numero, à uolerli numerar tutti: ond'
io credo, che i Scrittori habbiano fatto commemoratione solamente di quelli,
ch'erano più famosi; com'hanno anco fatto nella Lingua greca; percioche se be-
ne tra i popoli, che la usauano, si ritrouauano molte diuersità di parlari, che chia-
mano Διάλεκτους, che uuol dire propriamente (oltra gli altri significati) Proprietà
di lingua, Modo di parlare, ò Elocutione; onde Aristotele dice; Διάλεκτος ἐστιν ἣ
τῆς φωνῆς τοῦ γλώττου διόρθωσις. La Locutione è espositione di uoce, fatta dalla lingua:
page 243 tuttauia lasciando eglino da un canto, come in esse non fussero stato scritto cosa
alcuna di momento nelle Scientie, che sia peruenuto à i nostri tempi; la Beo-
tia, la Candiota, la Cipriota, la Calcidica, l'Argiua, la Siciliana, la Rhegina, la
Tarentina, la Macedonica, la Thessala, la Laconica, la Panfilica, & molte altre;
& ne hanno tenuto per se solamente Cinque; che sono, la Commune, l'Attica,
la Ionica, la Dorica, & la Eolica; nelle quali si trouano scritte infinite cose da
Huomini illustrissimi in tutte le facoltà. Bastaua adunque à Tolomeo, per dimo
strar la Musica delle Stelle, solamente applicare alle Sphere de Pianeti, che sono
Sette, l'un de i Tuoni, c'habbiamo nominato; lasciando l'Ionico, l'Iastioeoli-
co, & l'Hypermistolidio da un canto, come quelli che non faceuano al suo pro-
posito. Ma sopra di questo si può ueder quello, che dicono alcuni;
che 'l ZarlinoAnzi dico io, che 'l Zarlino uuole hora, che fussero Die-
uuole, secondo Tolomeo, che i Tuoni fussero Otto; laqual cosa non disse mai Tolomeo,
anzi repudiò l'Ottauo.
ci quelli, che nominò Tolomeo; se bene nel suo ordine non ne uolse porre
alcuno de i Tre sudetti: essendoche uedeua, che guastauano il suo disegno
nella perfetta Costitutione ò Systema perfetto. Ma che repudiasse ò nò l'Ot-
tauo, cioè l'Hipermistolidio; lo potiamo conoscer dalle sue parole, quan-
do dice quello che segue; hauendo prima parlato de i luoghi de gli altri Tuoni.
Οὗ τόνου τὸν διὰ πασῶν ἐσόμενον, ἐπὶ τὸ ὀξὺ ἀυτὸν ὄντα προσηγόρευσαν, ὑπερμιξολύδιον εἱλημμένον.
Τῷ μὲν ὑπὸ καταχρησάμενοι πρὸς τὴν ἐπὶ τὸ βαρύτερον ἔν δειξιν. Τὼ δὲ ὑπὲρ πρὸς τὴν ἐπὶ τὸ ὁξὺτερον.
cioè, Del qual Tuono douendosi formar la Diapason consonanza; quello che
alla parte acuta era ueramente l'istesso Hipermistolydio, dall'accidente, quasi
come sopra 'l Mistolydio lo nominarono; usurpando la uoce ὑπὸ, per dinotar la
parte più graue; & la ὑπὲρ, per dinotar la più acuta. Et Boethio nel cap. 17. del
4. Lib. rendendo la ragione de i Modi della sua descrittione, dice:
RelinquiturHora in questo proposito fanno costoro, co-
igitur extra h. p. quae, ut totus ordo impleatur, adiecta est: atque hic est Octauus modus,
quem Ptolemaeus super annexuit.
me fanno gli Heretici, che quando parlano d'alcuna cosa, pigliano, per
concludere in lor fauore, l'autorità della Santa Scrittura, & de S S. Dot-
tori Catholici tronche & imperfette; cioè quella parte, che fà al proposito
loro, & si seruono di quella, per la conclusione; essendoche costumano non so-
lamente i sudetti SS. ma ogn'altro Disputante, porre prima i Fondamenti de gli
auuersarij, & dopoi impugnarli; & ultimamente dedurre dalla disputa loro una ue
ra, santa, & Catholica conclusione, la qual rasserena le menti di tutti quelli, che
desiderano uiuere pietosamente nel Signore: cosi costoro in una loro Annotatio
ne nel margine del Trattato più uolte citato, scriuono queste parole.
Il Zarlinoma la malignità loro non gli hà lasciato intender quello, c'hò uoluto
nel Cap 3. della Quarta parte delle sue Istitutioni, dice; che Aristosseno fece Quinde-
ci modi:
dire. Scriuono anco, che
Aristosseno (come uuole Cassiodoro & Martiano Cappella)& altre cose seguenti: Ilperche, se questo m'attribuiscono à
pone Quindeci modi,
errore, sarebbe più tosto stato errore d'attribuire à Cassiodoro & à Martiano, che
à me: percioche non hauea à disputare in questa cosa, come historica, se fussero
Tredici ò Quindeci; uolendo solamente adunare l'opinioni de Scrittori antichi
sopra questo fatto, & pigliar quella parte, che faceua al proposito nella nostra
Musica moderna, per dimostrar che non era fuori del caso, ne che paresse ad al-
cuno strano, ch'appresso di noi si trouasse Dodeci modi; poiche appresso gli An-
tichi ue n'erano ancora tanti, che passauano cotal numero. Non credo però,
che questo si possa attribuire à i detti Autori ad errore, per molte ragioni: prima,
perche non si troua appresso Aristosseno, che siano più Quindeci, che Tredeci;
page 244 percioche parlando questo Filosofo nel Secondo de gli Elementi harmonici de i
Tuoni, non parla secondo la mente propria, ma secondo l'altrui opinione, &
ne commemora solamente Sei & non Tredeci, ne Quindeci; come uederemo
più oltra. Onde uorrei saper uolontieri da questi nuoui Aristarchi, doue & in
qual parte de i Libri c'habbiamo d'Aristosseno; i quali (mercè di quelli, che gli
hanno transcritti) sono non solamente imperfetti, ma di quello che resta, tanto
incorretti, ch'è un stupore; hanno trouato queste cose: Ilperche è da credere,
che Cassiodoro & Martiano habbiano hauuto questo numero, ò dalla coppia
antica de i Libri d'Aristosseno, ò da qualche altro Antico scrittore, che gli ha-
uesse ueduti & letto prima di loro. Et se bene Euclide, ilqual seguitò la dottri-
na d'Aristosseno, in una parte uuole, che siano Tredeci; come fanno anco Ari-
stide Quintiliano & Censorino; parmi che con più ragione possino esser Quin-
deci, che Tredeci: percioche numerando gli Aristossenici d'accordo Cinque
principali modi, Lydio, Iastio, Eolio, Frigio & Dorio; à i quali ue ne attribui-
scono separatamente due per uno, che chiamano Collaterali; aggiungono à cia
scuno de i nomi de principali queste due particelle ὑπὲρ. cioè, Sopra; & ὑπὸ. che
uuol dir Sotto; come si scorge appresso d'Alipio, ilquale in ogni genere d'Harmo
nia gli aggiunge le sudette due propositioni, & dimostra i Caratteri de Quin-
deci per ogni genere, & Tre per ogni Modo; di maniera che cosi imperfetto, co-
m'ei si troua, si uedono i Caratteri de Quindeci Tuoni ò Modi nel genere Dia-
tonico, Quindeci nel Chromatico, & Noue ne i Enharmonici; mancandoue-
ne quelli dell'Iastio, Hypoiastio, Dorio, Hypodorio, & Hyperdorio, che so-
no nel numero de Sei; onde trouandosene in essere (ancora che imperfetti & in-
corretti) al numero di Trentanoue, sarebbono al numero di Quarantacinque,
ilche non è sogno; percioche Cassiodoro dice, come hò detto anco nelle Istitutio
ni, che qual si uoglia modo hà l'Alto & il Basso, significati per le due particelle mo
strate di sopra. Per laqual cosa, quando fussero solamente Tredeci, sarebbe ne-
cessario, che uno de principali mancasse dell'Alto & del Basso, che sarebbe un'in-
conueniente; essendoche non ui è maggior ragione, che l'un più che l'altro de i
principali habbia d'hauer lo ὑπὲρ & lo ὑπὸ anco; che sono le prepositioni no-
minate di sopra.
In qual modo i nomi de i Suoni si pigliano, tanto per la loro Positione, quan-
to per la loro Facoltà ò possanza. Cap. II.
ordinassero i Suoni ò Chorde ne i loro Istrumenti, & come denomi-
nassero ciascuna di esse, diuidendole in quattro Tetrachordi; però,
per maggiore intelligentia di quello, che si è detto, diremo hora, che
Tolomeo hauendo assegnato nel Cap. 3. del 2. lib. de gli harmonici, le Specie
delle prime Consonanze, che sono la Diatessaron, la Diapente; & nel sequen-
te mostrato la Diapason esser Complessione ò Costitutione perfetta; nel Quito
dimostra, in qual maniera si pigliano le Denominationi di essi Suoni, parte dalla
Positione, & parte dalla lor Facoltà ò Possanza, che la uogliamo dire: onde dice
prima; ch'essendo la Disdiapason costitutione ueramente de Quindeci chorde,
elle sono in tal maniera numerate & chiamate; che essendo una di esse fatta
commune della più graue & della più acuta delle due Diapason, in essa Disdia-
page 245 pason contenute, uiene à esser la Mezana de tutte loro; dellaquale alcune fiate
(secondo diuersi rispetti) diciamo un Sito ò Positione, ouero una Specie essere
semplicemente più acuta ò più graue d'un'altra: laonde per tal ragione, dice
chiamarsi cotal chorda dal Sito ò Positione Mese, cioè, Mezana; percioche è
collocata nel mezo di esse due Diapason poste insieme; & quella ch'è uera-
mente di tutte l'altre grauissima, chiamarsi Proslambanomenos & Netehy-
perboleon l'acutissima. Quelle chorde poi, che seguono la Proslambano-
menos & uanno uerso l'acuto fin'à Mese, gli Antichi nominarono con que-
sti nomi, Hypate hypaton, Parhypate hypaton, Lychanos hypaton, Hypa-
te meson, Parhypate meson, & Lychanos meson. Simigliantemente dopo
la Mese fin'alla Netehyperboleon, le seguenti chorde, pur uerso l'acuto, no-
minarono Paramese, Tritediezeugmenon, Paranetediezeugmenon, Netedie-
zeugmenon, Tritehyperboleon, & Paranetehyperboleon. Ma alcuna fiata,
dall'istessa facoltà, per laquale essi Suoni ad un certo modo par, che si riferiscano
l'un all'altro, pigliano anco la denominatione, ouero perche erano soliti d'ac-
commodar le facoltà della Disdiapason appresso il Systema ò Costitutione im-
mutabile, come diceuano; hauendoli prima ordinati, acciocheusando il nome
commune della facoltà & delle positioni, nell'istessa costitutione potessero anco
trasferir quelle, & riportarle ò commutarle; essendoche quando si pigliauano
l'un de due Tuoni inclusi nella Disdiapason della Mese ò Mezana, cosi chiama-
ta dalla positione, appresso l'una & l'altra parte di essa, prima si poteuano porre
due Tetrachordi congiunti à i Quattro, che sono in tutta la Costitutione, & do-
poi un'altro Tuono si potea dar all'altro & grauissimo de gli Interualli: Onde
chiamauano anco Mese la più graue uoce della più acuta Disgiuntione, per la
facoltà dell'istessa costitutione & dall'ordine; & Paramese, la uoce più acuta.
Ma la Proslambanomenos & la Netehyperboleon nominauano Grauissima del-
la più graue, & Hypate hypaton Acutissima della più acuta Disgiuntione. Do-
poi diceuano Hypate meson à quella chorda ò uoce, ch'era commune à i due
più graui & congiunti Tetrachordi, collocati nella più graue Disgiuntione; &
Netediezeugmenon chiamauano quella Voce, ch'era commune à i due Tetra-
chordi più graui congiunti, dopo la più acuta Disgiuntione; & anco chiamaua-
no Parhypate hypaton quella, che teneua il secondo luogo nel grauissimo Tetra
chordo, dopo la più graue Disgiuntione; & la Lychanos la terza; Parhypate
meson quella, che dopo il grauissimo Tetrachordo teneua il secondo luogo, che
andaua auanti la grauissima Disgiuntione del Tetrachordo; & Lychanos me-
son la terza. Dopo queste, quella ch'era posta seconda dopo il grauissimo Tetra-
chordo, dopo la più acuta Disgiuntione, nominarono Tritediezeugmenon, &
Paranetediezeugmenon, la terza. Ma Tritehyperboleon diceuano esser quella
seconda, ch'era contenuta dal Tetrachordo grauissimo auanti la più graue Dis-
giuntione, & Paranetehyperboleon, la terza. Et di queste significationi; cioè,
delle Denominationi delle Facoltà, erano chiamati propriamente Immobili
ò Stabili nelle mutationi de i Generi, queste chorde ò Suoni solamente, la
Proslambanomenos, tutte le Hypate, la Mese, la Paramese, & tutte le Ne-
te. Dice nondimeno Tolomeo, che la chorda Netehyperboleon è una istessa
con la Proslambanomenos; gli altri Suoni poi, perche si mutano, ragioneuol-
mente Mobili & Vaghi erano chiamati: percioche essendo riportate le facultà
loro secondo l'istessa positione, non più quadrauano ne i luoghi de i termini
Stabili & Mobili. Ma in qual maniera gli Antichi figurassero cotali Suoni
con diuersi Caratteri, ò Figure in tutte le positioni per tutti i modi ò Tuoni;
page 246 poiche questo poco rilieua uedasi Alipio, acciò non perdiamo il tempo sen-
za alcuna utilità.
In quali delle Quindeci chorde dell'Istrumento gli Antichi accommodauano cia-
scun Tuono; & quanto fussero più graui ò più acuti l'un dell'altro &
in qual maniera uengano accommodati i nostri Moderni. Cap. III.
ogn'altra cosa, sapere il luogo, che ciascuno fuori de gli altri, solo
& in particolare occupi le Quindeci chorde della Costitutione ò Sy-
stema massimo, ne i luoghi della sua acutezza & grauità, & una cer-
ta commune diuisione de i lor Tetrachordi; percioche (per uenire ad alcuno es-
sempio) nel luogo dell'Hypodorio non si può cantare se non una sola Specie di
qual si uoglia costitutione, in qualunque Genere, come si dimostrerà; essendo-
che ogni Tuono ò Modo hora si fà, & consta di due Tetrachordi congiun-
ti, hora di due Disgiunti, dell'Interuallo d'un Tuono; ilche forse non era auan-
ti i tempi d'Aristotele, com'egli accenna ; lo uederemo poco più abbasso. Onde
è da sapere primieramente che la Nete del piu acuto Tetrachordo era la Nete
del Tuono, & la Hypate del più graue era la sua Hypate; Secondariamente la
Nete del Tetrachordo graue, era la Hypate del più acuto di questi due, & si
chiamaua la Mese del Tuono; & quella parte ch'era oltra la Hypate del Tuono,
si chiamaua Proslambanomenos, che faceua con essa Hypate il Tonieo inter-
uallo, ch'è di proportione Sesquiottaua. Laonde essendone de tutti i Tuoni
(dirò cosi) principali due; uno grauissimo & l'altro acutissimo; era necessario
che de gli altri, l'uno fusse più acuto ò più graue dell'altro; & che ne la chorda
Nete, ne la Hypate, ne anco la Mese, ne la Proslambanomenos fusse una istessa
page 247 in tutti i Tuoni; ma che ciaschedun di loro hauesse la sua Nete, la Hypate, la
Mese, & la sua Proslambanomenos in particolare; come son per dimostrare.
Non è però cosa difficile da sapere, che gli Antichi ne i loro Concenti tenesse-
ro quest'ordine; percioche Aristotele nel Problema 7. & 48. della Settione 19. lo
manifesta, quando dimanda, perche gli Antichi ordinando le Sette chorde del
concento, lasciauano da un canto la Hypate & non la Nete. Et nel Prob. 23. ri-
cerca; per qual cagione la Nete è il doppio più acuta della Hypate; & ne ren-
de quella ragione, ch'io scrissi nel Cap. 10. del 2. Libro; ch'io non starò hora à re
plicare. Simigliante mente nel 24. & nel 43. Problema dimanda; per qual ca-
gione, s'alcuno comprenderà d'hauer percossa la Nete, li parerà, che l'Hypa-
te sola risuoni nel graue; cosa che ueramente non auiene, se non in quelle chorde,
che sono accordate perfettamente Vnisone, ouero per la Diapason. Nel 25. & 45.
anche dimanda; per qual cagione si chiama Mese la chorda mezana ne i concen
ti; poiche tra Otto non si troua mezo alcuno: Alche risponde; che già il concen-
to si soleua far con Sette chorde, & tra Sette ui è il mezo; percioche allora non
u'erano se non due Tetrachordi congiunti; & quando usarono il numero di Otto
chorde, ò che usarono due Tetrachordi congiunti, à i quali aggiungeuano la
Ottaua chorda nell'acuto ò nel graue; laquale chiamauano Proslambanome-
nos: ouer che usauano due Tetrachordi disgiunti, tra i quali u'erano Otto . Onde Boethio nel 20. Cap. del lib. primo de Musica parche accenni ch'An
ticamente la Ragione harmonica; auanti che si passasse piu oltra; consistesse so-
lamente nell'Heptachordo, cioè nel numero di Sette chorde, alla simiglianza de
i Sette pianeti; delle quali la infima era detta ὑπάτη, & la suprema νήτη. Ma per
ritornare al proposito; il primo & grauissimo d'essi Tuoni appresso gli Antichi
hauea la Nete del Tuono nel luogo della Mese del mostrato ordine, questa nel
luogo della Hypate meson, & medesimamente la Hypate meson nel luogo della
Hypate hypaton, & la Proslambanomenos nel Systema perfetto era chiamata
Proslambanomenos del concento: Ilperche ciascun Tuono, alla guisa di que
sto, hauea principio, mezo, & fine; onde meritamente era chiamato Specie; es-
sendoche in queste tre cose, senza uer'un'Arte, si uede il Perfetto, ilquale uera-
mente non è altro, che la sola Specie; essendoche in qual si uoglia Tuo-
no, non solamente ui è l'acuto, ma il graue anco, & il mezano suono. Et
page 248 questo Tuono ò Modo chiamaremo Hypodorio, ilquale era più graue del Do-
rio, per un Tetrachordo; percioche questo hauea la sua Mese, la Nete, & la Hy-
pate più acuta per la distantia del Tetrachordo, di quello posto nel graue; con-
ueniuano però insieme questi due Tuoni nella modulatione dell'acuto tetrachor
do dell'Hypofrigio, ch'era il graue del Frigio commune all'uno & l'altro. La Ne
te del terzo tuono era la Tritezeugmenon; la Mese era la Lychanosmeson; la
Hypate era la Lychanos hypaton; & la Proslambanomenos era la Parhypate-
hypaton. Questo Tuono era chiamato Hypolydio, come più graue del Lydio
per un Tetrachordo, come de gli altri dicemmo; il che appare nel seguente es-
sempio; nelquale si uedono anco accommodati il Dorio, il Frigio, il Lydio, co
si chiamati dalle Genti, che haueano in uso cotali Tuoni; appresso i quali è il
Mistolydio & lo Hypermistolydio, per ordine; de i quali non ne uoglio dir'al-
tro, per esser'il tutto chiaramente esplicato nell'essempio. Dirò ben del Settimo
tuono, ch'hauea per la sua Nete la Paranetehyperboleon; per la sua Mese, la
Paranetediezeugmenon; per la sua Hypate la Mese; per la sua Proslambanome
page 249 nos la Lychanos meson. Et era detto questo Tuono Mistolydio dalla uicinità,
ch'hà col Lydio; percioche non lo eccede per l'interuallo Ditonieo, ma per la
parte pretermessa di essa Diatessaron co 'l Ditono, dal Dorio al Lydio; hà però
commune, per il suo Tetrachordo più graue le Modulationi col Dorio. L'Ottauo
ultimamente era detto Hypermistolydio; essendoche superaua il Mistolydio per
un Tuono, & nel modulare partecipaua per il suo Tetrachordo graue, col Phry
gio. Per tal modo adunque potemo conoscere, quali fussero la Mese, la Nete,
la Hypate & la Proslambanomenos de i Otto Tuoni più frequentemente posti
in uso da i Musici de quei tempi; & potremo etiandio conoscere, quanto inter-
uallo di uoce ciascheduno di essi eccedeua, ò mancaua dall'altro. Percioche es-
sendo di due di questi Tuoni, com'habbiamo ueduto, l'uno grauissimo & l'altro
acutissimo, & de gli altri mezani l'uno più acuto, ò più graue dell'altro; & essen
do l'Hypodorio il grauissimo, & l'acutissimo l'Hypermistolydio; questo eccede-
ua quello per l'interuallo detto Antiphono della Diapason; poiche la Proslam-
banomenos dell'Hypermistolydio è la Nete dell'Hypodorio. Ma il secondo de
gli Otto Tuoni detto Hypophrygio, era più acuto dell'Hypodorio per un'inter-
uallo di Tuono, & più graue dell'Hypolydio per l'istesso interuallo, & del Dorio
per un Semituono; del Phrygio, per una Diatessaron; del Lydio, per una Dia-
pente; del Mistolydio, per quattro Tuoni; & dell'Hypermistolydio, per cinque
Tuoni. Il Terzo Tuono era detto Hypolydio, & era più acuto dell'Hypodo-
rio per un Ditono; dell'Hypophrygio, per un'interuallo Tonieo: ancora era
più graue del Dorio per un Semituono del Phrygio per un Semiditono; del Ly-
dio, per una Diatessaron; del Mistolydio, per un Tritono; & dell'Hypermisto-
lydio, per un Tetratono. Il quarto detto Dorio, era più acuto dell'Hypodorio
per una Diatessaron; dell'Hypophrygio, per un Trihemituono; dell'Hypoly-
dio, per un Semituono; & era più graue del Phrygio, per l'interuallo d'un Tuo
no; ma dal Lydio era piu distante per un Ditono; dal Mistolydio, per una Dia-
tessaron; dall'Hypermistolydio, per una Diapente. Il Quinto tuono chiamato
Phrygio, era piu acuto dell'Hypodorio per l'interuallo d'una Diapente; dall'
Hypophrygio, per una Diatessaron; dall'Hypolydio, per un Trihemituono; &
dal Dorio, per un'interuallo Tonieo. Era ben piu graue del Lydio per un Tuo-
no; del Mistolydio, per un Trihemituono; & dall'Hypermistolydio, per una
Diatessaron. Il Sesto, che Lydio si nominaua, prima era piu acuto dell'Hypo-
dorio un Tetratono, & d'un'interuallo di Semituono; dall'Hypophrygio, per
una Diapente; ma dall'Hypolydio, per una Diatessaron; dal Dorio per un Dia-
tonieo; dal Phrygio, per un Tonieo; ma poi era piu graue del Mistolydio, d'un
Semituono, & dell'Hypermistolydio, d'un Trihemituono. Il Settimo, chiama-
to Mystolydio, era piu acuto per un Tritono; del Dorio, per una Diatessaron;
del Phrygio, per un Trihemituono; del Lydio, per un Semituono; ma dell'
Hypermistolydio era piu graue per l'Interuallo d'un Tuono. Vltimamente
l'Ottauo detto Hypermistolidio, era piu acuto dellHypodorio; (come si è det-
to) per un'interuallo Antiphono; dell'Hypophrygio, per un Pentatono; dell'
Hypolydio, per un Tetratono; del Dorio, per una Diapente; del Phry-
gio, per una Diatessaron; del Lydio, per un Trihemituono, & dal Mystolydio,
per un Tuono. Ilperche si comprende da quello, che si è detto; che quando mu
tai i nomi & l'ordine à i nostri Modi ò Tuoni nella Def. 8. del 5. delle Dimostra-
tioni, non lo feci senza proposito; se ben ad alcuni poco intendenti, & debili
di stomaco, à i quali ogni cosa fà nausea; piu tosto fui biasimato, che lodato. Ma
poco mi curo di questo, purche si lega la sudetta Def. & la sua Espositione, col
page 250 cap. 10. della Quarta parte dell'Istitutioni; acciò si possa far giudicio, s'io feci be
ne ò male. De i Tuoni d'Aristosseno chiamati Hypoeolio, Iastio, Eolio, Hyper-
iastio, & de gli altri; dicono alcuni, che non se ne hà fatto troppo mentione da i
Scrittori; percioche tra i Musici non furono mai in pretio; hauendoli giudicati
esser poco utili all'Harmonia sensibile dell'Istrumento; perche parea à loro, c'ha-
uessero se non la similitudine de Tuoni. Onde li riputarono in tutto & per tut-
to esser superflui & inutili; percioche se furono stimati da alcuno, fu piu tosto
per una certa (dirò cosi) sotil uanità, che per consideratione intelligibile della
uerità. Ma come stiano accommodati i nostri moderni Dodici Tuoni ò Modi;
dall'essempio seguente à sufficientia si potrà conoscere, che non sono molto dif-
ferenti da quelli de gli Antichi.
page 251
De i Tuoni ò Modi secondo l'opinione d'alcuni Moderni. Cap. IIII.
seno, non sarà fuor di proposito dire, ch'alcuni de i nostri tempi uo-
gliono, che questo Filosofo fusse di parere, che fusse al numero di
Tredeci, & citano l'autorità d'Aristide Quintiliano, di Briennio, & di
Euclide, & non più ne meno; tuttauia dice il mio da bene Discepolo,
che 'l Zar-
lino nel Cap. 3. della Quarta parte dell'Istitutioni uuole, ch'Aristosseno ne facesse Quin-
deci; & nel Cap. 16. della Seconda disprezza senz'alcuna ragione le sue Distributioni.
Et io dico, che quello che dice il Zarlino nel sudetto 16. Cap. ciascuno da se
stesso lo potrà uedere, & far quel giudicio che li parerà; & potra conoscere, s'io
haurò sprezzato Aristosseno, ò nò. Ma che questo Filosofo & Musico eccel-
lentissimo uoglia più Tredici che Quindeci Tuoni, niun lo potrà conoscer da i
suoi Scritti. E ben uero, ch'Aristide Quintiliano, lasciando gli altri da un can-
to; per hauerne ragionato à sufficientia nel Cap. 3. della Quarta parte sudet-
ta; nomina prima Tredeci Tuoni; dopoi ne commemora Quindeci. Ma
nel Secondo libro de gli Elementi musicali d'Aristosseno; se ben'è col pri-
mo imperfetto & incorretto, si leggono queste parole.
Πέμπτον δὲ ἐστὶ τῶν μερῶνNelle quali parole
τὸ περὶ τοῦς τὸνος, ἐφ' ὧν τιθέμενα τὰ συστήματα μελοδεῖται, περὶ ὧ οὐδεὶς οὐδὲν εἴρημεν, οὔτε τίνα τρόπον
ληπτέον, οὔτε πρός τι βλέποντα τὸν ἀριθμὸν αὐτῶν ἀποδοτέον. ἀλλὰ πανταλῶς ἔακε τῇ τῶν ἡμερῶ ἀγο-
γῇ τῶν ἁρμονικῶν ἡ περὶ τονὸν ἀποδόσις. οἷον ὅταν κορίνθιοι μὲν δεκάτην ἄγωσιν, ἀθηναῖοι δὲ πέμπτην,
ἕτεροι δέ τινες ὀγδόην, οὗτω γὰρ οἱ μὲν τῶν ἁρμονικῶν λέγουσιν βαρύτατον μὲν εἶναι τῶν τονῶν. τῶν ὑπο-
δώριον. ἡμιτονίῳ δὲ ὀξύτερον τούτου τὸν μυξολύδιον, τούτου δὲ ἡμιτονιῳ τὸν δώριον, τοῦ δωρίου δὲ τόνῳ τὸν φρύ-
γιον. ὡσαύτος δὲ καὶ τοῦ φρυγίου τὸν λύδιον ἑτέρῳ τόνῳ. ἕτεροι δὲ τοῖς ειρημένοις τὸν ὑποφρύγιον αυλὸν προστί θεα-
σιν ἐπὶ τὸ βαρὺ. Οἱ δ'ἆν πρὸς τὴν τῶν ἀυλῶν τρίπησιν βλέποντες, τρεῖς μὲν τοῦς βαρυτάτους τριςὶ διέσ σιν ἀπ'
ἀλλήλων χωρίζουσι, τόντε ὑποφρύγιον, καὶ τὸν ὑποδωριον, καὶ τὸν δωριον. Τὸν δε φρυγιον, ἀπὸ τοῦ δωρίου τόνῳ,
τὸν δὲ λύδιον απὸ τοῦ φρυγίου, πάλιν διέσεις ἀφίστασιν. ὡσαύτος δὲ καὶ τὸν μιξολύδιον τοῦ λυδίου. τί δὲ ἐστι, πρὸς
ὁ βλέποντες οὕτω ποιεῖσθαι τὴν διὰστασιν τῶν τόνων προτεθύμιηντα, οὐδὲν εἰρήκασιν.
non fece alcuna mentione de numero determinato de Tuoni; & cosi dicono. Il
Quinto (capo) è de i Tuoni, ne quali sono cantate le costitute Complessioni; delle qualiQuesto è quello, che dice Aristosseno de i Tuoni, nominandone se
niun'hà messo fuori cosa alcuna, come s'hanno à pigliare, ne con qual rispetto il suo nume-
ro si possa dare; anzi la Sottrattione de i giorni & la Traditione de i Tuoni de gli Har-
monici paiono in tutto simili; percioche si come quando i Corinthi veramente fanno il De-
cimo, & gli Atheniesi fanno il Quinto; cosi alcuni de gli Harmonici dicono, il grauissi-
mo de i Tuoni esser l'Hypodorio, & il Mistolydio esser più di questi acuto per il Semi-
tuono; & per questo Semituono anco il Dorio. Ma dicono il Frigio esser lontano dal
Dorio nelle parti acute per il Tuono; Et non altramente il Lydio dal Frigio, che per un'al-
tro Tuono. Ma altri, oltra le cose dette, aggiungono nel graue la Tibia Hypofrigia; & altri
di nuouo, hauendo riguardo à i fori delle Tibie, distinguono cambieuolmente i tre grauis-
simi l'un dall altro, contre Diesis; cioè, l'Hypofrigio, l'Hypodorio, & il Dorio. Distinguo
no però il Frigio dal Dorio poco meno d'un Tuono, & il Lydio dal Frigio ancora per tre
Diesis; & con simil partitione separano il Mistolydio dal Lydio. Ma qual sia quella cosa,
dallaquale siano stati persuasi di statuire à i Tuoni cotali interualli, non hanno detto cosa
alcuna.
non Sei, che sono l'Hypodorio, il Mistolydio, il Dorio, il Frigio, il Lydio &
l'Hypofrigio, chiamandolo Tibia hypofrigia; non acconsentendo però à que-
sta lor positione; anzi uolendo dimostrare che non stà bene; percioche soggiun-
ge, che quanto la Densatione sia abhorreuole al Canto & al tutto inutile, lo fa-
rà manifesto trattandola. Ilperche si uede, che 'l numero del Tredeci ò Quinde-
page 252 ci modi non è stato assegnato da Aristosseno, ma da quelli c'hanno dimostrato
di seguitar troppo la sua dottrina; Ne si troua anco che sia al proposito quello,
che dicono costoro; ch'Aristosseno ritrouasse tra il Lydio & il Mistolydio, &
tra l'Hypolydio & il Dorio la differentia d'un Semituono minore & Lemma;
& che sopra ciò andasse chimerizando quello, che ei mai non si pensò di fare.
Hanno oltra di questo ritrouato mille cose, per dimostrar con apparati & uarie
figure & essempij, la uarietà de i Tuoni di questo Filosofo da quelli di Tolomeo
& di Boethio; nondimeno quando hanno ben detto & detto dimostrano il Sy-
stema d'un Tuono, non esser differente da quello d'un'altro se non per il graue
& per l'acuto; non intendendo, che questa differentia non è quella, che distingue
i Tuoni; ma quella de gli Interualli, che si trouano differenti nella propria Co-
stitutione; & la sua Proslambanomenos, la sua Hypate, la sua Mese, & la sua
Nete; con la Proslambanomenos, Hypate, Mese & Nete d'un'altro. Et che
ciò sia uero, che non l'intendono, da questo si conosce; ch'in ogni Tuono pon
gono il Systema massimo composto di cinque Tetrachordi, senza distintione
de Interualli; percioche nella dimostratione de i Quindeci Tuoni, de i quali di-
cono esserne Tredici secondo la mente d'Aristosseno, con due aggiunti nell'a-
cuto da i suoi seguaci; tanto procede il Systema dell'Hypoiastio per quei Tuoni
& Semituoni, & cosi ciascun de gli altri per ordine; dal graue all'acuto, & per il cō
trario; quāto fà l'Hypodorio. Ne si troua la Proslambanomenos dell'Hypoiastio,
(per dar'un'essempio) da quella dell'Hypodorio à lor modo, che la sola diffe-
rentia d'esser l'una più graue ò più acuta dell'altra per un Semituono; come nel-
l'essempio seguente si uede; nelquale, senza uerun proposito assegnano le chor-
de & li spacij all'uso nostro; ilche quanto stia bene, lascierò il giudicio à coloro,
che hanno intelligentia delle cose della Musica. Il simile fanno etiandio di quel-
lo di Boethio fuori d'ogni proposito; massimamente non dimostrando altro di
quello, che dimostrano. Et forse lo fanno, per dar materia di pascer gli occhi
à questo & quello, & impire il libro di molte figure impertinenti al caso: stà be-
ne: ma facea dibisogno almeno, di nominar le Positioni & i luoghi delle chorde
con i proprij nomi, impostogli da gli Antichi, & le facultà loro; che forse non
haurebbono appresso molti scoperto la sua sciocchezza Nell'essempio poi ch'ad
ducono secondo la mente di Boethio; parlando de i Modi ò Tuoni; quantunque
dimostrino la Specie della Diapason, che serue à gli Otto tuoni, ò Modi in cia-
scuna delle Sette specie della detta Diapason, senza ueruno errore; tuttauia l'han
no dimostrato con poca intelligentia; essendoche hanno ordinato le chorde de i
Tuoni, non secondo la mente di Boethio, ma più tosto secondo che più li torna
ua commodo, & secondo il loro capriccio; percioche Boethio dimostrò nel
Cap. 16. del 4. Lib. della Musica, che la Mese dell'Hypodorio; come sarebbe dire
a. tra le chorde a. b. c. d. dell'altro essempio che segue; è lontana dalla b. ch'è
quella dell'Hypofrigio, per un Tuono; quella dell'Hypolydio c. da quella del-
l'Hypofrigio b. per un'altro tuono; & la Mese di questo esser più graue di quella
del Dorio per un Semituono; lasciando di parlare delle Nete, delle Hypate, &
delle Proslambanomenos, per esser breui. Di modo che la Nete dell'Hypodorio
era lontana da quella del Frigio per un tuono; da quella dell'Hypolidio per un
Ditono; & quella del Dorio per una Diatessaron. Laonde si può uedere nella
Dimostratione de gli Otto Tuoni secondo Boethio, che pone costoro, che le
Nete de i sopradetti quattro Tuoni, ch'ordinano in esso, non sono conformi al-
la sua mente: percioche se ben la Nete dell'Hypodorio è lontana nell'acuto da
quella dell'Hypofrigio per un Tuono, non è però la Nete dell'Hypolydio più acu
page 253 page 254 ta di quella dell'Hypofrigio, per un'altro, ma si bene per un Semituono; & quel
la del Dorio più acuta della Nete dell'Hypolydio per un tuono; onde discorda-
no nella forma, come à tutti quelli che uoranno essaminar cotesta cosa sarà pale-
se. Voglio però, auanti ch'io passi più oltra, dir due cose di questi nostri Mo-
derni speculatiui in questo proposito; c'hauendo eglino prima ueduto me nuo-
uamente nel Cap. 12. & ne i due seguenti del 3. Lib. delle Istitutioni, & non nel
Cap. 10. & 11. non senza cagione hauer dato il Secondo luogo tra le specie del-
le tre maggiori Consonanze alla prima (secondo l'uso moderno) di ciascuno, do-
po l'hauer prouato che 'l loro . duro era stato prima del b. molle; senza hauer-
ne inteso ragione alcuna di cotal fatto & fuori d'ogni proposito si mossono à di-
re, che
Si può far argomento, quanto si siano ingannato quelli, che hanno ultimamenteIlper-
mutato senz'alcuna ragione, l'ordine de i Tuoni, & le Specie de i Modi antichi.
che oltra le ragioni c'hò renduto di questo nella Def. 8. del Quinto delle Dimo-
strationi, lequali non starò qui à replicare; dirò solamente, che non è cosa tan-
to fuori di ragione, ch'alcun possa pigliar scandolo di cotesta cosa, poscia c'ha-
uendo ordinato le Specie delle Consonanze nel modo ch'io hò fatto; non sola-
mente danno questa utilità, che sono molto facili da apprendere & ritenere
nella memoria; ma sono anco ordinate secondo l'ordine della Natura. Et ue-
ramente quanto all'ordine ancora, l'estreme chorde de i tre più graui Tuoni, che
chiamano Plagali, & quelle de i tre più graui Autentichi, sono distanti l'una dal-
l'altra per quell'istessi, che sono quelli di Boethio, di Tolomeo & di Briennio,
mostrati ne gli essempij posti di sopra. Et se come hò dimostrato nel Cap. 39. del-
la Seconda parte delle Istitutioni, la Diapason ch'è contenuta tra le chorde C.
D. E. F. G. a. . c. uien diuisa dalla Natura & dall'Arte col mezo della Diuisio-
ne harmonica, in Sette interualli ch'ella contiene; & essa Natura & Arte ci di-
mostra, ch'è Prima considerata nella Scienza; per qual cagione ella non potrà
anco contenere il Primo modo ò Tuono, & per consequente il Primo luogo
nell'ordine de i Modi ò Tuoni? con il douere? essendoche la Mutatione di luo-
go in cotale ordine, non è cagione che si uaria la facoltà, & la Natura del Tuo-
no; si come non uaria l'Huomo la sostanza & i suoi accidenti, per sedere hora
nel Secondo luogo, hauendo per auanti seduto nel Primo. Quanto poi s'ac-
page 255 cordino gli essempij de gli Interualli de i Systemati ò Costitutioni de i Tuoni di
Boethio, con quelli c'hanno dimostrato; si uede in un Testo scritto à mano, ch'io
tengo appresso di me, con quello che corresse il Glareano, che fù stampato in
Basilea; & si conosce da quello che scriue pur Boethio nel sudetto Cap. 14.
del Lib. 5. percioche distinguendosi i Tuoni da i Semituoni con alcune cartelle,
com'ei le chiama; & si uede da per tutto, che quando ue ne sono due seguenti
l'una l'altra, si considera il Semituono; & quando ue ne sia una uacua di mezo,
il Tuono; ilche è cosa chiara da conoscere, che quelli Interualli, che si trouano
in uno de i sudetti Modi ò Tuoni, si trouano in tutti gli altri; come si può chia-
ramente conoscere in ogni essemplare di Boethio. L'altra cosa è, c'hauendo al
modo loro discorso sopra i Tuoni di questo Scrittore; non possono far, che non
confirmano quel c'hò detto, quando dicono:
Oltra che la dimostratione, che si tro-cosa ch'ei hà trouato nel Cap. 8. del 4. delle Istitutioni;
ua nel testo di Boethio;
non s'accorda in alcune parti circa l'acutezza & grauità de Tuoni, con le parole che le de-ò che modo di parlare poco ciuile;
scriuono; la qual cosa dubito grandemente, ch'ella sia stata una delle potenti cagioni, ch'al
cuni poco diligenti;
per non dir giudiciosi; hanno ar-Et nel margine, uolendo mostrar chi sia quello, che dica questa cosa, pon
ditamente detto, & forse per commodo loro; che 'l Testo in quel luogo è scorretto, ilche è
falso.
gono queste parole:
Zarlino al Cap. 8. del 4. delle Istitutioni.Ma quanto siano ma-
ligni in questo fatto & non molto lontani dall'ignorantia, ogn'un che leggerà
cotale Capitolo, lo potrà conoscere: percioche iui non parlo ne di Testo, come
si suol dire, ne di Patella; è ben uero, c'hauendo ragionato intorno i Modi, ò
Tuoni; & auertito sopra cotal cosa quello, ch'io douea auertire per beneficio de
i Studiosi; soggiunsi all'ultimo queste parole:
Questo ho uoluto dire; non già per parQuesto però c'hò detto, non si potrà dire
lar contra alcuno de gli Antichi, ne de i Moderni Scrittori, à i quali hò sempre portato &
porterò somma riuerentia; ma accioche i Lettori siano auuertiti, & considerino bene tal
cosa, con ogni diligentia, & possino far giudicio & conoscere sempre il buono dal tristo,
& il vero dal falso nelle cose della Musica. Ne credo che sarebbe grande inconueniente,
quando alcun uolesse dire; che se bene Boethio è stato dottissimo nelle cose speculatiue del-
la Musica, che poteua essere, che delle cose della prattica non fusse cosi bene intelligente;
ilche veramente si può confirmar con quello, che si è detto di sopra, & con quello che hò
mostrato nel Cap. 13. della Terza parte; quando ragionai delle quattro Specie della Dia-
pente. Ne di ciò habbiamo da marauigliarsi; percioche ciascuno, inquanto è Huomo,
dalla propria opinione può essere ingannato. Ma ricordiamoci quello, che scriue Horatio
nella Epistola dell'Arte poetica, quando dice:
Verum opere in longo fas est obrepere somnum.
percioche potrà essere ottima escusatione à questo grauissimo autore, & etiandio à cia-
scun'altro, che scriue molto di lungo.
che non torni in pregiudicio d'alcuno. A questo soggiungono anche con la
solita arroganza & usanza solita di dir male, parlando pur del testo di Boethio;
Ma è bene scorretta e mal concia la Dimostratione, mercè della poca accuratezza; perLaonde
non dire, come più si conuerrebbe, intelligenza di quelli, ch'in Venetia l'Anno 1491. si
pigliarono cura di stamparlo; alqual numero de Tuoni si attenne facilmente Boethio, per
consiglito d'Alipio, quantunque non ne faccia mentione; trouando in esso i Caratteri da se-
gnar distintamente le chorde di ciascun di essi otto Modi; oltra al uedere con i sette so-
li non hauere occupato; come dicono, tutte le Quindeci chorde del Systema.
sopra queste parole si può dir prima; che se quei di Venetia non hebbero quell'ac
curatezza & intelligentia nel stampar l'Opera di Boethio, come bisognaua; per
qual cagione le sue Eccellentie hanno lasciato uscir fuori cotal Dimostratione
page 256 de Tuoni, incorretta, & simile à quella del testo scorretto di Boethio, se cono-
sceuano c'hauea dibisogno di correttione? Dopoi, se Boethio si consigliò con
Alipio sopra i Caratteri da segnar le Chorde de i Modi, come dicono; per qual
cagione, non presero anco il conseglio d'Alipio, nel porre il numero de i Tuo-
ni in tutti i Generi; & non posero i Caratteri ò Cifere proprie à ciascuno di essi,
che sono al numero di Quarantacinque, come habbiamo detto di sopra, & co-
me si può uedere in due Testi Greci scritti à mano, che sono appresso di me;
l'uno & l'altro de i quali in qualche parte sono imperfetti. Et perche alcuni si
potrebbono forse marauigliare, ch'io habbia uoluto pigliar la diffesa d'una cosa
tanto leggiera & manifesta à tutti quelli c'hanno cognitione di questi Autori;
però dico, che ciò non hò fatto fuori di ragione; essendo che questi Moderni
speculatiui, in più luoghi m'hanno citato, come quello che non tenga alcune
loro opinioni, le quali mai non hebbi ne per buone, ne per uere; ne anco mai
le hò nominate; come si potrà sempre conoscer da i miei Scritti.
De gli errori c'hanno commesso alcuni de Moderni intorno il ragionar
de Tuoni. Cap. V.
gionar de i Tuoni ò Modi, che li uogliamo dire; percioche (com'hò
detto nel Cap. 3. della Quarta parte delle Istitutioni) si trouano uarii
pareri non solo intorno al Numero, ma anco intorno al Nome & intor
noalle loro Positioni ò Siti; come habbiamo potuto comprender da quello, che si
è detto di sopra. Questa difficultà è stata cagione, ch'alcuni hauendo uoluto
parlar di essi, s'hanno immaginato le piu belle & dolci chimere del mondo:
percioche uolendo discorrere de i Tuoni de gli Antichi musici, hanno ragiona-
to (come dicono) intorno Tre opinioni più famose: la Prima delle quali è l'A-
ristossenica; la Seconda la Tolomaida; & la Terza di quelli che seguono Boethio.
Ilperche discorrendo, senza pensarui sopra questa cosa, dicono; ch'
Aristossenoilquale Introdottorio pongono in dubio ch'egli sia
fù di parere, secondo che racconta Aristide Quintiliano, Briennio & Euclide nell'In-
troduttorio ch'ei fà di Musica,
suo;
che i Modi douessero essere Tredeci & non Sette ouer Otto ò altro numero minore; deQuesto è ueramente un bellissimo & giocondo discorso
i quali auanti lui si hauesse alcuna cognitione; imperoche nel considerar quelle cose, delle
quali fecero mentione ne i suoi tempi & auanti molti honorati Scrittori; oltra gli altri
Tolomeo & Boethio; trouando dopoi tra il Lydio & il Mistolydio, & tra l'Hypodorio &
il Dorio la distantia d'un minor Semituono & Lemma, andò dentro di se stesso cosi discor
rendo: Si come dallo inacutire & ingrauire il Systema per un minor Semituono, nasce tra
essi Modi sensibile & apparente differentia di affetto; ò almeno più in quello che in questo
è la operatione secondo la natura sua efficace; quanto maggiormente lo douerà fare l'in-
tiera metà del Tuono? e trouandosi tal uarietà d'harmonia & d'affetto tra li sudetti Mo-
di; per qual cagione non sarà ancora in qual si uoglia altre chorde distanti l'una dall'altra
per un si fatto Interuallo?
degno d'un Filosofo, com'era quel Xanto padrone d'Esopo fauoleggiatore, ma
non d'un Aristosseno; alqual discorso aggiungono questo Commento; dicendo:
Et con tali ragioni tra se stesso argomentando, diuise in cinque Tuoni & in due Semituo-(ò bell'auertimento)
ni minori, che in se contiene
la Specie della Diapason, che ser-
uiua al modo Dorio in dodeci parti equali; & à ciascun termine di esse parti, che uengo-
page 257 no à esser Tredeci, sendo Dodeci gli Interualli, costituì la media di uno di essi Tuoni;
nominandogli & disponendogli nella maniera che si uedono nell'essempio posto
nel Capitolo precedente. Ma questo che segue, non è men bello & diletteuole
di quello c'ha detto, che:
Dalle parole del qual Musico & Filosofo nobilissimo(che
non si trouano in alcun luogo, se non nella Idea di questi Speculatiui)
Tolomeocome sono le due prime, ch'io non replicarò in questo luogo, per hauerle rac-
prese occasione di riprenderlo de piu cose; tra lequali ue ne sono tre di qualche consideratio
ne;
contate altroue; ma dirò della Terza & ultima, ch'è intorno à i Tuoni, qualche co
sa. Dallequali parole, si può cōsiderar molte cose: prima dicono, ch'Aristide Quin
tiliano racconta, ch'Aristosseno fù di parere, che i Modi douessero esser Tredeci &
non Sette ouer Otto ò altro minor numero; nondimeno Aristide nel Primo libro
dice, che secondo Aristosseno sono Tredeci, & secondo 'l parere di più moderni so
no Quindeci, de i quali le Proslambanomenos sono aggiunte alla Diapason per
un Tuono della Separatione. Ma Emanuel Briennio nella Secōda Settione del 3.
Lib. non parla altramente ne de Tredeci ne de Quindeci dell'ordine dell'Istrumē
to, i quali commemora Aristosseno ma solamente fà mentione de quelli che di so-
pra hò cōmemorato; che sono Otto. Pongono dopoi fuor d'ogni proposito difficul
tà; se l Introdottorio di Musica nominato di sopra sia d'Euclide ò nò; & questo for
se, perche Georgio Valla Piacētino lo tradusse prima dalla Greca nella lingua La
tina sotto 'l nome di Cleonida: ma dopoi da Giouanni Pena di natione Francese
fù tradotto sotto 'l nome di Euclide: onde l'istessa difficultà si può porre intorno à
quello ch'ei fa περὶ τοῦς κατατωμὴ κανόνος; della Settione del Canone ò Regola harmo-
nica posto fuori insieme col sudetto Introdottorio; percioche nel Testo tradotto
dal Pena sono citate alcune Proposte, senza che l'autore nel Testo greco dica,
Ne 'l tal libro de miei Elementi; ma dice semplicente Nel tal Libro de gli Elemen
ti. Ma questa difficultà è tolta uia da Porfirio ne i Commentarii, ch'ei fà sopra
il Cap. 5. del Lib. 1. de gli Harmonici di Tolomeo ; percioche pone questo Trat-
ratello tutto intiero; se ben ui è qualche differentia con quello ch'è stampato in
Parigi greco, sotto 'l nome d'Euclide. Vi è anco il testimonio di Proclo ne i
Commentarii ch'ei fà sopra il Primo de gli Elementi d'Euclide, ilquale nel Cap.
6. del Primo libro, commemora l'Elementari istitutioni, & il Libro delle Diui-
sioni, citati di sopra; sotto 'l Titolo di Introdottorio (come credo & tengo per
certo) & della Settione sudetta. Et di più, ne in questo Testo, delquale si ser-
uì il Pena; ne anco nella Traduttione del Valla; ne meno in quello di Porfirio,
si trouano le sudette citationi. Dicono oltra di questo, ch'
Aristosseno nel conside-& quello che segue, che
rar quelli Tuoni, de i quali fecero mentione ne i suoi tempi & auanti & anco dopoi molti
honorati Scrittori, oltra gli altri di Tolomeo & Boethio; & trouando tra 'l Lydio & il Misto-
lydio, & tra lHypodorio & il Dorio la Distanza dun minor Semituono & Lemma; andò
dentro à se discorrendo con quelle parole si come nell'acutire;
sono poste di sopra. Ma di gratia uedino & considerino i Lettori questo bello &
arguto discorso, ch'attribuiscono ad Aristosseno; & potranno conoscer col loro
giudicio quel, che potea esser questo gran Musico & Filosofo, secondo 'l Capric-
cio di costoro. Quello poi che non è di poco momento, è; che nel porre gli essem
pij secondo la mente d'Aristosseno, pongono nel Primo ordine (come dicono) il
Systema naturale della Voce; come si uede nell'essempio posto nel Capit. prece-
dente; forse non sapendo, che cotale Systema è quell'istesso che pone Tolomeo
nel Tuono ò Modo Dorio; & quello ch'è di maggiore importantia, si uede che
non ui è differenza alcuna d'un Tuono all'altro, se non il graue & l'acuto; percio-
che tra la prima & la seconda chorda graue di qual si uoglia Tuono ui è l'inter-
page 258 uallo del Tuono; & tra la seconda & la terza, quello del Semituono; tra la terza
& la quarta, quello del Tuono ancora; & tra la quarta & la quinta simigliante-
mente il Tuono. Onde si uede tra l'ottaua & la nona di ciascheduno esser un
istesso Interuallo; cosi tra la nona & la decima, come anco tra questa & la unde-
cima; di maniera che dall'Hypodorio all'Hypoiastio ouer Lydio graue non ui
è differentia alcuna, se non che l'uno è più acuto ò più graue dell'altro per un Se-
mituono. Et ciò auiene dal poco loro giudicio; perche non sanno, che ogni
Tuono (come habbiamo dimostrato) hà la sua Hypate, la sua Mese, & la sua
Nete, con la sua Proslambanomenos differenti da quella d'un'altro. Laonde si
può comprender da quello c'habbiamo dimostrato di mente di Boethio; che la
Hypate dell'Hypodorio (lasciando il primo ordine, cioè questo loro Systema na-
turale della Voce, nella sua qualità) diuenta la Proslambanomenos dell'Hypo-
dorio, ouer del Lydio graue. Onde tra la prima grauissima chorda di questo &
la seconda, si troua l'Interuallo del Tuono; come si troua anco tra la seconda &
la terza, che sono l'istessa dell'Hypodorio: Et cosi in questo hanno grandemen-
te errato; percioche al modo che l'intendono, sarebbe quella differentia istes-
sa tra Tuono & Tuono, che si troua tra due che cantano una cosa istessa l'un
più acuto ò più graue dell'altro, che si troua anco tra l'Huomo di età matura &
un Fanciullo; essendoche tra loro non u'è alcuna differentia, parlando quan-
to alla Forma dell'Huomo, che la grandezza; quantunque non si possa negare,
ch'un istessa Cantilena possa più ò meno muouer l'animo, secondo la qualità
della Voce & de gli accenti che la seguitano. Quanto poi alle oppositioni che
dicono, che fà Tolomeo à gli Aristossenici; se intendessero le cose per il diritto
& come si debbono intendere, ritrouarebbono, che Tolomeo non senza ca-
gione si muoue à riprenderli; come da quello che segue potremmo facilmen-
te comprendere.
Che non faccia dibisogno, che i Tuoni siano acuti l'un più dell'altro per
un Semituono. Cap. VI.
lontani per lo spacio d'un Semituono; ilche quanto habbiano fatto con
ragione & come bisognaua, lo uederemo appresso secondo la dottrina
di Tolomeo nel Cap. 2. Lib. 2. de gli Harmonici. Ilperche è prima mani
festo, che in ciascun de quei Tuoni, c'habbiamo proposto nel Cap. 3. si ritroua-
ua particolarmente (secondo la Facultà) la sua Mezana ò Media; dallaquale na-
sce un particolare suono ò Aria (dirò cosi) della Diapason; percioche tanti so-
no cotali Suoni ò Arie differenti, quante sono differenti le Specie. Per laqual
cosa (come s'è dimostrato nell'essempio del Capitolo precedente) presa la Dia-
pason in qual si uoglia di uno de i luoghi di mezo della Costitutione perfetta;
de quelli, dico, che si trouano dal Sito & dalla positione dell'Hypate meson
fin'alla Netediezeugmenon; come si è dimostrato nel sudetto Terzo Capi-
tolo; acciò la Voce, laquale per la maggior parte dimora intorno le parti di
mezo; come accenna Aristotile ne i Problema; & rare fiate passa à gli estre-
mi, si possa commodamente & con qualche piacere commurare & reflette-
re, & riportare al suo luogo; accioche facendosi troppo acuta ò troppo graue
non sia sforzata di passar oltra i suoi termini; s'accommodò prima la Mezana
page 259 del Tuono Mistolydio secōdo la facultà nel luogo della Paranetediezeugmenon;
accioche il Tuono occupasse la Prima specie nella proposta Diapason; & la Me-
zana del Lydio (pur secondo la facultà) nel luogo della Tritediezeugmenon con
ueniente alla Seconda specie; quella del Frigio nel luogo della Paramese per la
Terza specie; & quella del Dorio nel luogo della Mese per la Quarta & mezana
Specie della Diapason; quella dell'Hypolydio nel luogo della Lychanos meson
per la Quinta Specie: & quella dell'Hypofrigio nel luogo della Parhypatemeson,
conueniente alla Sesta specie. Finalmente quella dell'Hypodorio nel luogo del-
l'Hypate meson per la Settima. Laonde si potrà sempre osseruare alcuni Suoni
etiandio con l'istessa Complessione ò Costitutione, che saranno Mobili; & nell'
addattare insieme i Tuoni, conseruaranno la Costitutione & grandezza loro;
quando però simili facultà non caderanno mai ne i luoghi di essi suoni à quelle,
che sono differenti nel Tuono; & questo scriue Tolomeo nel sudetto luogo; se
condo l'ordine della sua dotrina. Per laqual cosa, hauendo gli Aristossenici
proposto molti Modi, come s'è dimostrato nel Cap. 4. & accresciuti i loro ecces-
si per Semituoni, è necessario, che le lor Mezane conuenghino al luogo d'un so-
lo Suono; & etiandio tutte le loro intiere Costitutioni corrispondenti si
muouino; posciache non ritengono più quella commune & prima intentio-
ne che riteneuano; per la quale le proprietà delle Voci ueniuano cambie-
uolmente à misurarsi insieme; percioche (per dare un'essempio) hauendo
questi prima congiunta la Mezana dell'Hypofrigio à quella, che per il sito, &
per la facoltà è della Hypatemeson, & quella dell'Hypofrigio alla Parhypateme-
son; facea dibisogno, che 'l Tuono rinchiuso tra questi due, che nominano Hy-
pofrigio; à differentia di quello, ch'è più acuto, hauesse la sua Mezana propria;
ouer appresso la Hypatemeson, com'anco l'Hypodorio; ouer'appresso la Para-
mese, come 'l più acuto Hypofrigio; laqual cosa aueniua, dopo che tra loro ha-
ueano commutato quei Tuoni, c'haueano ritrouato nel suono commune, che
si mouea più acuto ò più graue per un Semituono; ottener l'istessa facoltà nel-
l'uno & nell'altro Tuono; cioè, quella che si referiua alla Media; ma l'altre
Intensioni ò Tiramenti & Remissioni ò uogliamo dire Relassamenti de gli
altri Tuoni conseguiuano quella; percioche conseruauano l'istesse Proportio-
ni ò Cagioni con la Mezana à quelle istesse, ch'erano pigliate auanti la Muta-
tione secondo 'l Genere commune dell'uno & dell'altro Tuono. Il perche non
si uede altro Tuono differente di Specie dal primo; & l'Hypodorio ancora ouer
l'istesso Hypofrigio risonaua solamente ò più acutamente ò più grauemente.
Ma questo sia detto intorno col numero de i Tuoni, & inquanto alla loro consen
tanea & sufficiente ragione ò proportione, secondo la mente di Tolomeo.
Che bisogna, che gli estremi Suoni de Tuoni siano terminati nella Diapason; & quanti siano in numero secondo la mente di Tolomeo. Cap. VII.
gli Harmonici al Cap. 7. parlato prima delle Mutationi secondo i
Tuoni, si sforza dopoi dimostrare nell'Ottauo, che è dibisogno, che i
Tuoni non siano, ne possino esser più di Sette; hauendo egli pigliato per fonda
mento la Mutatione fatta della Diapason; onde dice, che la prima & speciale simi
glianza del Modo accommodato nel primo Concento, di esser costituita de O-
page 260 mophoni; cioè della Diapason con quei suoni, che la costituiscono, che non
siano differenti l'un dall'altro; ma facciano anco l'istesso modo. Onde si come
quando s'aggiunge ad essa alcune Consonanze, tanto fanno, quanto faceano se
da per se fussero cosi; anco i Canti deono far da per se in quella sola distantia,
che si piglia per l'Homophono de gli estremi; percioche non è dubio, che (com'
ei dice) la coppia delle Mutationi è terminata dal Senso, & conclusa tra certi ter-
mini de i Suoni conosciuti; che non consistono in più di due, ouer tre. Et cota-
li termini si referiscono à quei Suoni, che ueramente si pigliano nella considera-
tione ò speculatione, & nella compositione de i Tuoni; essendoche non si mi-
surano le facultà de i Suoni contenuti nella Diapason con la moltitudine de i ter-
mini, ch'ella contiene; ma co 'l numero delle proportioni, che la compongono;
lequali ueramente (com'hò detto) suppone essere Sette; essendo Otto quei Suo-
ni, che la compongono. Contra l'opinione di questi nostri moderni, che nume-
rano molte specie di un'Interuallo nel naturale & Syntono diatonico, solamen-
te nelle chorde; non hauendo alcun riguardo alle proportioni, ò forme loro. Il-
perche non potranno mai dir con uerità; quando dal grauissimo suono d'una Dia
pason posta nell'acuto (per modo d'essempio) se ne piglia un'altra più graue, che si
faccia un'altra specie uaria della Diapason dalla prima; & cosi anco in questa istes
sa, quando si piglia la Diapason più acuta dal Suono acutissimo: percioche preso
uniuersalmente il principio dall'un & dall'altro estremo di essa, da quell'istesso si
peruiene all'istessa facultà. Per la qual cosa in ciascun Concento il primo termine
ueramente è quello, dalquale, essendo posto nel primo luogo si caua la proportio
ne de i suoi estremi suoni. Ma il secondo è quello, per il quale tra i suoi estremi ter
mini, s'ordina la moltitudine de i Mezani; essendo il terzo quello, che fà colloca-
re l'un Suono dopo l'altro per ordine & proportione, di modo che ne gli Eccessi
l'un'all'altro proportionatamente corrispondono; del che nella Quarta parte del-
l'Istitutioni ne diedi molti essempii. Volendo adunque Tolomeo dimostrar'il suo
proposito, lo dimostra prima nel Cap 8. del sudetto Libro; dicendo che fà bi-
sogno, che gli estremi Suoni de i Tuoni siano terminati nella Diapason; dopoi,
nel 9. suppone & dimostra cotali Tuoni non esser piu di Sette; biasimando nel
Decimo quelli che arriuarono superfluamente fino al numero di Otto; non rice-
uendo à patto alcuno l'Hypermistolydio; & insegnando, come s'habbiano à
pigliar gli Eccessi de i Modi, ò Tuoni. Dice però che quelli, che uissero ne i
passati secoli uolsero che i tre antichi Tuoni, Dorio, Frigio, & Lydio fussero co-
si detti, ò dalle Genti dou'hebbero origine, ò d'altra cagione, che dir si uoglia;
& che tra loro fussero differenti per l'interuallo d'un Tuono; & che per questo si
chiamassero Ι῎σιοι; ouer'Equitoni; & da questi farsi la prima mutatione de i Con-
sonanti dal grauissimo più che de gli altri; cioè, dal Dorio, aggiungendoui uer-
so l'acuto la Diatessaron, onde si faceua il Tuono, che nominarono Mistolydio;
prima della uicinità, che hà col Lydio; & dopoi, perche non l'eccede per l'in-
teruallo intiero del Tuono; ma con l'aggiungerui quella parte, che manca ad
arriuare alla Diatessaron dopo il Ditono, ilquale si distendeua dal Dorio fino al
Lydio, ilche ueniuano ad empire cotale spacio. Et perche il Dorio era situato
per la consonanza Diatessaron; però, accioche potessero sotto quelli soggiun-
gere anco de gli altri nel graue simigliantemente per una Diatessaron; quello, che
ueramente douea esser sotto 'l Lydio, chiamarono Hypolydio; quello, che sot-
to 'l Frigio, Hypofrigio; quello, che sotto 'l Dorio, Hypodorio; dalqual Tuono
la Diapason consonanza si douea formare di quello, ch'è posto dalla parte acu-
ta; ilquale era quell'istesso, chiamato Hypermistolydio dall'accidente; quasi
page 261 quello, che era riceuuto sopra 'l Mistolydio; usurpando questa picciola uoce
Hypo, per dare indicio della parte piu graue; & con la uoce Hyper dimostrare
la parte più acuta. Et si faceua secondo la consequenza de i primi dell'Hypo-
dorio all'Hypofrigio l'eccesso del Tuono, & anche con ragione non uaria dell'
Hypofrigio all'Hypolydio; & di quello al Dorio per il Lemma, ilquale potesse
fare il Semituono. Ma non facea dibisogno; come dice l'istesso Tolomeo, & se-
condo che dicemmo disopra; pigliare i Suoni consonanti da i Suoni emmeli &
atti al canto; anzi per il contrario, quelli da questi; percioche i Consonanti si
prendono più facilmente, & sono i Principali, tanto à gli altri, quanto al far di
esse Mutationi; laqual cosa ueramente sarà conueneuolmente fatta, se sarà pro-
posto un Suono piu acuto; come sarebbe A. & si piglierà dalla parte più graue
per il Primo suono, che faccia con gli altri la Diatessaron; come sarebbe B &
oltra di questo un'altro, che con esso B. fac-
cia simigliantemente un'altra Diatessaron
più graue, che però caschi tra la Diapason,
come C. Dopoi, perche quello, che con
questo fà la Diatessaron, cade dalla parte
più graue sotto la Diapason; pigliaremo
quello, che ritien con questo l'istessa facoltà
nell'acuto; cioè, quello che è più acuto di
C. per vna Diapente, com'è il D. ilquale
faremo più graue per una Diatessaron, co-
me E. & perche il uoler pigliare nel graue
un Suono corrispondente per una Diatessa-
ron alla E. si trappassa la Diapason: però in
luogo del più graue pigliaremo F. distante
per una Diapente uerso l'acuto; con quell'
istessa ragione che si è fatto disopra; & di
nuouo porremo G. che con F. contenerà
un'altra Diatessaron. Stando hora le cose in questi termini, se da una continua
dispositione della Diatessaron prima consonanza, si porrà nella parte più gra-
ue, ch'è (come si è detto) l'istessa con la Diapente posta nella parte più acuta;
senza dubio seguiterà tra CE. & EG. & tra BD. & DF. l'eccesso d'un Tuono;
ma GB. & FA. conteneranno l'Interuallo ò quantità del Lemma ò Minor Se-
mituono; ma perche D. Tuono si soppone esser più acuto di esso E. per una Dia
tessaron, & di C. per una Diapente; l'Eccesso CE. Tuono uiene à esser la so-
pr'abondanza. Simigliantemente; perche F. è più acuto di esso G. per una Dia-
tessaron; & di esso E. per una Diapente; però il Tuono EG. sarà constituito
per l'eccesso. Di nuouo, perche C. è più graue di esso G. per un Ditono; & di
B. per una Diatessaron; sarà anche EC. eccesso equale à DB. & EG. equale à
FD. ma BG. è equale à AF: ilperche sarà ueramente l'un all'altro Tonico; cioè,
BD. & FD. ma AF. comprenderà il Lemma. Et cosi hauendo aggiunto la Dia
pason al C. ouer alcun Interuallo tonico allo A. sarà manifesto, che in questa
maniera anco si costituirà il uicino eccesso: percioche facendo AC. Bisdiatessa-
ron, sono differenti per un Tuono dalla Diapason; & A. ueramente entra nel
luogo del Mystolydio, F. del Lydio, D. del Frigio, B. del Dorio. G. dellHy-
polydio, E. dellHypofrigio; ultimamente G. dell'Hypodorio. Adunque si
trouerà hauersi dato con ragione i loro eccessi; & nō trouarsi più di Sette Tuoni,
corrispondenti alle Sette Specie della Diapason, & non maggior numero. Et
page 262 questo è detto da Tolomeo intorno li estremi suoni de i Tuoni; & intorno al
Numero loro.
Quello che indusse Tolomeo à dir, che non u'eran più di Sette Tuoni ò
Modi. Cap. VIII.
Senso, per seguir solamente la Ragione; hauendo massimamente la
Musica, come nel Cap. 12. del 1. Lib. di mente d'Aristosseno & di es-
so Tolomeo si è detto, due Giudici ò Arbitri, che sono la Ragion &
il Senso; cioè, l'Vdito; però sopra quello, c'habbiamo detto, recitando l'opi-
nione di esso Tolomeo in materia del numero de i Tuoni; non sarà fuor di pro-
posito discorrere, & cercar quello, che l'inducesse à dire; che solamente erano
Sette i Modi ò Tuoni nella Musica; accioche alcuno sopra di ciò non restasse
ingannato, & non pensasse che quello, che hò detto & dimostrato nelle Istitu-
tioni & nelle Dimostrationi, sia uano & fuori di ragione; poiche si troua in ue-
rità esser il contrario; cioè, maggior numero di quello ch'ei hà dimostrato; co-
me si può conoscere da quello, ch'ei prima scriue in più d'un luogo ne i L ibri
de gli Harmonici, & dall'uso di essi; dopoi dall'autorità de molti Antichi,
c'hanno scritto delle cose della Musica, & ultimamente dalla Dimostratione
istessa: esendo che prima esso Tolomeo nel Cap. 16. del sudetto Lib. 1. oltra
i Sette nominati nel Cap. precedente; commemora l'Ionico, & lo pone tra
quei Modi, che chiama Mutatorii; cioè, che mutar si possono tra loro;
& nel Cap. 1. & nel 16. del 2. Lib. commemora l'Iastioeolico, & (come
hò detto di sopra) nel Cap. 10. Hypermistolydio; quantunque non lo pon-
ga nel numero de gli altri, come fece Boethio dopo lui, ilquale gli diede l'Ot-
tauo luogo. Dall'Vso dopoi questo si conosce: percioche (lasciando di par-
lar de i nostri Modi ò Tuoni moderni, iquali si uedono arriuar'al numero de
Dodeci; come nella Quarta parte delle Istitutioni, & nel Quinto Ragionamen-
to delle Dimostrationi harmoniche dimostrai; faremo Giudici il Senso di colo-
ro, che udirono cotali Modi ò Tuoni, che trappassano il numero di Sette; es-
sendoche oltra i sudetti Sette, dando il Dorio à quelle Genti, che habitauano
la Doria, paese posto nella Grecia; il Lydio à quelle, che stauano nella Lydia;
& il Frigio à i popoli habitatori della Frigia; quelli anco c'habitauano la Ionia,
laquale è medesimamente una prouincia della Grecia, haueano in uso un loro
Tuono particolare, molto differente da i Sette nominati da Tolomeo, che fu
dall'uso de cotali popoli chiamato Ionico. Simigliantemente quelli, c'habitaua-
no quella parte, che si nominaua Eolia, ne usauano un'altro molto uariaro da i
sopranominati; ilquale medesimamente dalla Regione era detto Eolio. Et se uor
remo dar fede à molti Autori, che scriuono di essi; come narrai nel Quarto
delle Istitutioni; massimamente da quello che si troua scritto appresso gli Ari-
stossenici, & da quello che scriue Alipio, ilquale ne pone Quindeci per ogni
Genere d'Harmonia; si potrà comprendere, ch'oltra i Sette già detti, uen'e-
rano molti altri, iquali non starò à nominare, per cagione d'esser breue, &
perche è cosa chiara; come si può uedere in essi Autori. Questo anche si può cono
scere dalla Dimostratione, che si può fare; percioche, se prima ogni Tuono ap-
presso gli Antichi era compreso essentialmente da Sette chorde; cioè da due Te-
page 263 trachordi congiunti, com'afferma Aristotele ne i Problema; allequali dopoi ne
aggiungeuano una ò nel graue ò nell'acuto, che chiamauano Proslambano-
menos; cioè, Aggiunta ò Acquistata; come dimostrai disopra nel Cap. 3. da ta-
le Aggiuntione nasceua più specie della Diapason diuisa in due parti dalla
chorda Mese ò Mezana, che lo faceua differente dall'altre, che passauano il nu-
mero di Sette; come nel luogo poco fà citato, in prattica (seguendo quello
c'habbiamo dichiarato di cotali Specie) si può uedere. Hora hauendo inteso
questo, non si può dire, che Tolomeo non conoscesse queste Dodici maniere
de i congiunti Tetrachordi, aggiuntoui la Proslambanomenos al modo mo-
strato; Sei fiate nel graue & Sei nell'acuto; dellequali le prime corrispondono
à i nostri sei Modi principali, Impari, & Autentichi; & le seconde à quelli che
chiamiamo Collaterali, Pari, & Plagali. Ilperche si uede, i Modi ò Tuoni esse-
re più di Sette; siano poi stati secondo gli Aristossenici Tredeci ò Quindeci, che
questo importa poco in questo caso Et perche questo è contra quello, c'hà de-
terminato questo Eccellentissimo Musico; & non si dee credere com'hò detto,
ch'ei non conoscesse cotal cosa, come Filosofo ch'ei era & gran Mathematico;
però uoglio che hora uediamo se 'l si può diffendere un tant'Huomo da quelle ca-
lonnie, che se gli potrebbono dare da quelli che troppo amano Aristosseno, &
stanno sempre nel biasimar questo & quello: onde dico, che tutto quello c'ha
scritto Tolomeo in materia de i Modi ò Tuoni, hà scritto bene; & non repugna
à quello, che dicono gli altri autori in questo proposito: percioche se ben pare
che si contradica, & sia poco d'accordo con molti, non è però cosi; onde si dè
auertire, che l'intentione ch'ei hebbe; come si scorge nel fine del 3. Lib. de gli
Harmonici, fù il uoler dimostrare, che la Facoltà ò Possanza de i Suoni, ch'insie-
me conuengono; & della Modulatione nella Musica, si ritroua anco in tutte quel
le cose, che sono Naturali; & ciò dimostra esser uero & farsi noto dalle Anime hu
mane, & dalle Sphere celesti; & lo dimostra che si conosce chiaramente dalla Di
uisione separatamēte fatta dell'una & dell'altra forma delle nominate cose; & ciò
fà prima nel Cap. 4. parlando di quelle ch'appartengono à gli Animi humani,
come conuengono con i Suoni per le prime differentie dell'anima, con le Forme
proprie. Onde piglia prima le Tre prime & principali parti di essa; che sono lIn-
tellettiua, la Sensitiua, & quella alla quale s'attribuisce l'Habitudine del Cor-
po, ch'è la Vegetatiua; & le compara alle prime Specie delle Voci ò Suoni uni-
uoci, & consonanti, che sono Tre; cioè, la Diapason de gli Vniuoci; & la
Diapente & la Diatessaron de i Consonanti; accompagnando la Diapason con
l'Intellettiua, come quella ch'è da ogni parte semplice, equale, & indifferente;
la Diapente con la Sensitiua, & la Diatessaron con la Vegetatiua: Imperoche la
Diapente è più uicina alla Diapason; cioè, più consonante, che la Diatessaron;
onde attribuisce alla parte Vegetatiua il contenere Tre specie; come anco sono
Tre quelle della Diatessaron, & ciò per il Crescere prima, dopoi per il Vigore ò
forza, & finalmēte per la Declinatione, che sono le sue tre prime facoltà. Ma alla
Sensitiua n'attribuisce Quattro, secondo che sono quattro le Specie della Dia-
pente, & sono il Vedere, l'Vdire, l'Odorare, & il Gustare; percioche pone
il Toccare che sia quasi commune à gli altri Sensi. Alla Intellettiua attribuisce
molte Specie differenti; come sono anco sette specie quelle della Diapason,
& sono l'Imaginatione, la Mente, la Memoria, il Discorso, l'opinione, la Ra-
gione & la Scientia. Diuidendo ancora l'Anima nella Rationale, nella Ira-
scibile, & nella Concupiscibile; la Rationale, per le cagioni simili già dette,
accommoda alla Diapason, la Irascibile alla Diapente, & alla Diatessaron la
page 264 concupiscibile. Poco dopoi à questa accommoda Tre sorti di Virtù, secondo
gli Interualli della consonanza Diatessaron; come la Temperantia, la Conti-
nentia, & la Erubescentia; ma all'Irascibile ne accommoda quattro Specie, se-
condo i quattro Interualli della Diapente; come la Mansuetudine, la Sicurtà, la
Fortezza & la Tollerantia. Alla Rationale anco attribuisce Sette specie; cioè,
la Sottigliezza, l'Ingegno, la Accortezza, la Sapientia, & l'Esperientia. Nel
Capitolo seguente poi pone tre Generi nell'altro Principio delle Virtù, che
appartiene alla Speculatione ò Contemplatione, & alla Attione; com'è il Con-
templatiuo, il Naturale, il Mathematico, & lo Theologico. Nell'Attiuo pone
il Morale, l'Economico, & il Politico, i quali ueramente non sono per la facol-
tà differenti in cosa ueruna: onde accompagna l'Enharmonico genere dell'Har-
monia; come dimostrai nel Cap. 16. della Seconda parte delle Istitutioni col
Naturale & Morale; il Diatonico col Theologico & Politico; & il Chromatico
col Mathematico & Economico. Nel Cap. 6. dichiara, come insieme con uen-
gano & corrispondono le Mutationi de i Suoni conuenienti nelle Costitutioni,
alle inconstanti Mutationi dell'animo, per il suo stato uario; dimostrando nel 7.
la moltitudine uaria delle Complessioni, comparate con quelle cose, che sono
contenute nel Circolo celeste, che Chiamano Zodiaco: dichiarando anco nell'
Ottauo, in qual maniera le Consonanze & le Dissonanze della Musica siano si-
mili à quelle parti, che sono considerate in esso Circolo. Nel 9. Cap. ancora mo
stra, come la Successione de Suoni sia simile al Mouimento delle Stelle nella lun-
ghezza; & nel seguente dimostra, in qual maniera i loro mouimenti nella pro-
fondità siano comparati con i Generi nellHarmonia. Cosi nell'Vndecimo Ca-
pitolo insegna, come le Mutationi de i Tuoni ò Modi conuenghino nella lar-
ghezza al camino che fanno esse Stelle; attribuendo ad ogni Sphera del Cielo,
nella quale si muoue un Pianeta, un d'essi Sette Tuoni; non essendo più di Sette
le Sphere de Pianeti, ò Stelle erratiche: & nel 12. dimostra la conuenienza de i
Tetrachordi, con gli Aspetti d'essi pianeti col Sole, & discorre molt'altre cose
più oltra; lequali, per non dar fastidio al Lettore lascio di recitare; acciò più di-
ligentemente ei le consideri ne i luoghi citati del proprio Autore. Bisogna però
auertire, che per finire il suo discorso, ei dimostra cotali Aspetti parte esser buo-
ni & parte tristi & alcuni mediocri: percioche nel Cap. 15. & Vltimo de quelli
che si trouano in questo suo Terzo libro, dice; che quelli di Saturno con Gioue
sono benefici; quelli di Saturno col Sole, parlando solamente de i Triangolari,
sono come più consonanti de gli altri; & con ragione non differente quelle di
Marte con Venere & con la Luna; non però tutte, ma le Triangolari. Il contra-
rio si troua di quelli di Saturno, gli Aspetti delquale sono tutti tristi; ma quelli
di Marte col Sole, sono tutti pericolosi. Ma de cotali Aspetti egli discorre anco
più largamente nel Primo dell'Almagesto; & per quello ch'io trouo, non sò ue-
dere, com'ei habbia potuto in questo accordar cotali Aspetti, con le Consonan-
ze musicali, essendo in questi due luoghi à se stesso contrario: ma sia come si uo-
glia, si uede chiaramente ch'ei non admesse più che sette Tuoni nella Musica;
non per altro, se non accioche in questa sua speculatione & discorso, ne potesse ap
plicar uno di essi à ciascuna delle nominate sette Sphere; com'hò detto ancora.
Laonde da quello che si è detto, si può, senza alcun discommodo diffendere que-
sto gran Mathematico & Filosofo nella materia del Numero de i Modi.
page 265
Di quello che discorrono alcuni in materia de i Tuoni, ò Modi.
Cap. IX.
ni ò Modi delle Cātilene, per ritrouarsi in questa parte molta difficultà:
percioche alle fiate si trouano alcune cose appresso molti Scrittori nel-
la parte Historica tanto oscuramente & imperfettamente trattate; che
per dir quello che si dee dire; se bene è difficile il sapere quello che uogliano dire;
& si potrebbono lasciare da un canto: tuttauia non restarò di por quello che mi pa
rerà, che potesse tornare al proposito, di quello che scriuono: essendoche forse alcu
no ponendo cura in cotesta cosa potrebbe aggiungere qualche nuouo Discorso; il
quale potrebbe esser cagione d'aprir la strada & dar lume à qualcheduno Studio-
so, di passar più oltra; & finalmente approssimarsi al uero; se ben non haurà toccato
il segno della perfettaintelligentia di cotesta cosa: percioche in questa Scienza ui
sarà, come accade anco nell'altre, sempre da imparare. Laonde dirò, che de i Ge-
neri & de i Modi ò Tuoni antichi mi par che fin'hora nō si habbia quella cognitio
ne, che si potrebbe hauere: ilche anco è uenuto della Melopeia; massimamente
non hauēdosi quella cognitione della Rhythmopeia & della Poesia, che si doureb
be hauere: poiche le Scienze sono in tal maniera insieme concatenate, com'è una
catena di molte annella, nella quale mancandouene uno, è forza che ne segua
qualche disconcio. Et questo mi muoue anco à fare, uedendo alcuni, che sa-
pendone assai poco di queste cose; ne uogliono intender molto più di quello che
gli conuiene. Nè però fin'hora conoscono qual materia, ò qual forma ritene-
uano essi Generi ò Modi appresso gli Antichi. Ilperche è da ridersene d'alcuni
ueramente sciocchi, & ignoranti; che pare à loro hauer fatto un bel colpo, à mo-
strare ad alcuni altri cosi poco intendenti le cose della Musica, come fanno loro
d'intender quello che sia Genere nell'Harmonia, quando in una loro disordina-
ta Compositione fanno udire cantando, ò sonando, cose le più strauaganti, che
udir si possano; con darle in nome di Chromatiche; con uscir fuori d'ogni pro-
posito (come si dice) del Tuono; con alcuni loro accompagnamenti & Modu-
lationi tanto sgarbate, & fuori di proportione, che non solamente poco, ma nul-
la anzi accordano: di modo ch'alle fiate s'assimigliano à gemiti & à i lamenti di
coloro che patiscono i dolori di Fianco, ò d'altra infirmità simile. O' sciocchi, ò
ueramente ignoranti; non cosi uà la cosa; questi piu tosto si deono chiamar uo-
i Capricci, che Generi Chromatici. Però dico, che se questi tali hauessero
hauuto un poco di lume da quelli, c'hanno qualche intelligentia di cotali cose;
haurebbono forse potuto conoscere, quanto siano in errore; & restarebbono
d'andare dietro à cotali sciocchezze. Ma accioche da una cosa si possa conoscer-
ne molte, nella materia de i Generi & de i Tuoni ò Modi della musica; di-
rò prima quello che scriue Plutarcho delle Leggi, che usauano gli Antichi, do-
po l'Inuentione d'Olimpo ne gli Enharmonii; & poi dirò quello che scriue
qualchedun'altro. Imperoche Plutarcho diligentissimo & antico Scrittore,
in quel Trattato ch'egli fà della Musica chiaramente dice; appresso d'Olimpo
inuentore dell'Enharmonico essere stato le seguenti cose prime de gli Enharmo-
nij.
Εἶναι δ'αὐτῷ τὰ πρῶτα τῶν ἐναρμονίων τοιαῦτα. τιθέασι γὰρ τούτων πρῶτον τὸν σπονδεῖον, ἐν ᾧ οὐδε-Cioè:
μία τῶν διαιρέδεων τὸ ἴδιον ἐμφαίνει, εἰ μήτις εἰς τὸν συντονώτερον σπονδειασμὸν βλέπων αὐτὸ τοῦτο διάτονον
εἶναι, ἀπεικάσῃ. δῆλον δ'ὅτι καὶ ψεῦδος καὶ ἐκμελὲς θήσει, ὅτιοῦτο τιθεὶς. Ψεῦδος μὲν ὅτι δισει ἔλαττιόν
ἔστι τόνου τοῦ περὶ τόν ἡγεμόνα κειμένου. ἐκμελὲς δὲ, ὅτι καὶ, εἴ τις τῇ ἐν τοῦ τονιαίου δυνάμει τιθείη τὸ τοῦ συντο-
page 266 νωτέρον σπονδειασμοῦ ἴδιον, συμβαίνοι ἂν δύο ἑξῆς τίθεσθαι διάτονα, τὸ μὲν ἀσύνθετον, τὸ δὲ σύνθετον. τὸ γὰρ
ἐν ταῖς μέσαις εναρμόνιον πυκνὸν, ὧ νῦν χρῶνται, οὐ δοκεῖ τοῦ ποιητοῦ εἶναι. ῥᾴδιον δ'ἐστὶ συνιδεῖν ἐάντις ἀρ-
χαϊκῶς τινος αὐλοῦντος ἀκούσῃ, ἀσύνθετον γὰρ βούλεται εἶναι, καὶ τὸ ἐν ταῖς μέσαις ἡμιτονιον. τὰ μὲν οὖν πρῶ-
τα τῶν ἐναρμονίων, τοιαῦτα, ὕστερον δὲ τὸ ἡμιτόνιον διηρέθη, ἓν τε τοῖς λυδίοις καὶ ἐν τοῖς φρυγίοις.
In questi veramente pongono nel primo luogo lo spondeo, nel quale non dimostra alcunaQuesto è quello
cosa di proprio della sua diuisione; se però alcuno, hauendo rispetto à più ristretta vsur-
patione dello Spondiasmo, non lo riputasse hauere del Genere diatonico. Ma è manife-
sto, colui che fà cotesta cosa, che non solamente lo pone falso; ma anco dissonante. Falso
dico; percioche è minore del Tuono per un Diesi, ch'è posto nel primo luogo; & Alieno
dal Canto; percioche se 'l si porrà nella forza & potestà del Tuono il proprio dello Spon
diasmo piu ristretto, nascerà ueramente che due Diatoni continui & perpetui saranno
l'un dopo l'altro, l'un composto & l'altro incomposto. Imperoche quello che si dice Denso
Enharmonico, ch'è collocato nelle chorde mezane & hoggi è in uso, non par che sia del Poe
ta; essendoche questo si può facilmente comprendere, s'alcun'udirà alcun cantare ò sonare
secondo l'uso antico alla Tibia; percioche vuole anco, che 'l Semituono delle mezane sia in-
composto. Et tale furono da principio le cose che usaua il Genere Enharmonico: dopoi,
in successo di tempo fù diuiso il semituono ne i Lydij & ne i Frigij.
che dice Plutarcho; oue si uede, che la natura de i Generi non consisteua sem-
plicemente nell'Harmonia; ma ne i Piedi posti nella Oratione. Dopoi (lascian-
done da un canto qualchedun'altro Antico scrittore) uerremo ad Antonio
Lullo, Baleario scrittore moderno, che hauendo hauuto forse riguardo à tal co
sa, discorre (se ben fu poco il discorso, nel Cap. 6. del 5. Lib. ch'ei fa della Ora-
tione) sopra i Modi ò Tuoni per tutti tre i Generi; in questa maniera;
Ogni MeIlperche uolendo egli incominciare
lodia del modo del parlare detto da Greci Διαλέκτος, è contenuta nello spacio della conso-
nanza Diapente, & anco trappassa più oltra: dopoi che 'l Canto, & il Suono de gli Istru
menti, che cominciano dalla Diapason, cantano per la Diapente, per la Diatessaron, per
il Ditono, per lo Semiditono & per la Diesis.
à dimostrare il Genere della melodia, ch'è composta (com'altroue dicemmo)
d'Oratione, Rhythmo & Harmonia; la differenza de i Modi ò Tuoni, conte-
nuti ne i Versi ò Metri de Poeti; & anco la forza del parlare; cose che non so-
no lontane dalla Imitatione, dà principio à questo modo.
Non si può dire ò fin-& dice,
ger cosa che sia men modulata, di quello ch'esclama quella Parturiente di Terentio: And. 3.
Act. Sce.
1. & A-
delph. 3.
Act. Sce.
4.
Iuno Lucina fer opem; serua me obsecro:
che s'egli dimostrerà il Genere della melodia, & il modo, & la forza del parla-
re, che niuno dubiterà più d'una cosa certissima. La onde introduce il Mono-
chordo Pithagorico diuiso secondo i tre Generi di Pithagora: nelquale percuo
tendo prima la Tritehyperboleon enharmonica, tre fiate ascendendo alla Ne-
te, & di nuouo continuamente ritornando à dietro, cessa nella Netediezeugme-
non; & cosi uuole, che la uoce piglia la modulatione Frigia di quello Metro:
Iu¯ no¯ Lu¯ ci¯ na ˘. Dopoi quel che segue; Fer ˘. O ˘ pem¯: muoue la Paranete
chromatica hyperboleon & la Trite d'esso tetrachordo, facendo fine nella Ne-
tediezeugmenon. Il resto, Ser¯ ua¯ me ob¯se ˘ cro ˘. uuol che sia pronunciata
diatonicamente & anco nel modo Eolico nel tetrachordo Diezeugmenon; per-
cossa prima tre fiate la Paranete, & dopoi anco la Nete; & ritornando dopo
quello all'istessa Paranete, che la uoce uenga à continuare, laquale ultimamen-
te manchi nella Trite ò Terza. Dice però, ch'alcun non si dee marauigliare, se
questa intentione di uoce hà superato la Sesquialtera, & concluda il Dialetto
tra la consonanza Diapente: imperoche quelle non è se non Chiamore, & non
Parlare; & la Femina quanto ella puote alza la uoce. Vuole anco, che niun'al-
tro sia più magnifico, ne tanto uenerando di questo parlare.
Auratus aries Col-se non perche il concento del Dorio finisce la clausula del Genere
page 267 chorum;
diatonico: essendoche nel canto si terminano le forme dal fine di qual si uo-
glia modo: Ma nella lettura & propria forma del parlare, piu tosto dall'
ingresso. Ilperche attribuisce ad Horatio il leuarsi spesse fiate; ancorache
non sempre: percioche dicendo;
Moecenas áttauís édite régíbus:uuole che sia
uirile & diritto, & che sia incominciato Doricamente; poiche subito più fre-
quentemente ascenda; che discenda, & questo fà hora col Tuono, ho-
ra col , & hora col Ditono: & uuole che lo seguente com'alquan-
to obliquo & piegato; & quasi Hypolydio:
Lydìà díc pèr ómnes Té dêos ôro.essendoche subito descende per Ditono, &
Sybarím cùr próperâs ámándo Pérdere?
descende più frequentemente; & abbassa un Tuono col fine Ditono. Tiene anco,
che non per altra cagione si troua la Frigia in quello, & in questo la Modulatione:
Scribérís uarió, fórtis & hóstibusVuole simigliantemente, che questo; ilche è proprio del Frigio, ripigli due fiate lo
Víctòr Maeónij Cármìnìs alité.
Quàm rém cumꝗ féròx náuìbùs aùt équìs
Míles te dúcè gésserìt.
spacio del Semituono; dopoi il Semiditono & tonieo; leuando ouer'alzando l'ulti
ma nel fine. Dice però, che 'l seguitar questo scropolosamente, è troppo faticoso; &
non è da negare ogni fatica à i Studiosi. Spiega anco in questo luogo quello, ch'ei
intende; con dire, che 'l Canto ò Melodia non si hà da misurar tanto dalla quanti-
tà delle Sillabe; come dicēmo altroue; quanto dall'accento: primieramente dalla
proprietà della Dittione; dopoi dalla natura delle Vocali; dellequali l'una è mag-
giormente uocale & sonora dell'altra; ouer per il contrario, più arguta ò forte; &
più tenue ò debile; percioche tanto più è fatta acuta, quanto è proferita co 'l si-
to più angusto & ristretto della bocca; nel modo che la più larga Fistola manda
fuori il Suono più graue. A questo aggiunge la separation delle parole, con la
qual si schiua la Synalepha: essendoche si suole alzare & far'acuta la uocale se-
guente, acciò maggiormente habbia luogo: come à dire:
Authoritate publicaPerò dice, che accade, che l'istessa lettera succedente è più interiore
ármàtè.
per l'accento della parola; come dire:
Vario fórtis;& quella che più; & perciò
più graue: nondimeno s'alza per la quantità; come in
Variò.Ilperche in que-
sto luogo alle due breui precedenti
Attauis,ancora che l'accento sia collocato nel-
la prima; nondimeno l'ultima si leua longa & stridula; & la prima della seguen-
te dittione, per il proprio accento superò l'intensione della precedente. Aggiun-
ge etiandio, che in queste cose la Locutione hà il suo accento, & che l'interro-
gatione fà acuta la finale; & li pare che Varrone habbia introdotto; come sareb-
be la parola
Obsecratio,fare il circonflesso nelle penultime: lequali innalza; co-
me,
Serua me obsecro.Conclude finalmente, & dice: adunque dall'accento del-
la Dittione, & dalla quantità della Syllaba, dopoi dalla natura delle Vocali ar-
gute ò caue, si piglierà non solo dalla separatione dalla Dittione & dalla Figura
delle sententie, ogni intensione ò remissione della modulatione. Tiene anco,
che dal principio delle sillabe l'una all'altra succedenti, ogni intensione, sia uiri-
le & diritta; per il contrario, quella che discende dal Principio, & dopoi si leua,
sia religiosa & lamentabile. Ma la uaria & piegata sia flebile & soaue: Cosi anco
scambieuolmente sia l'intensa & rimessa, non circonflessa & furibunda; come,
Mené incéptò desistere uictám?ultimamente piana & moderata. Ma la modulatio-
ne graue & moderata dice farsi, quando si tira à poco à poco il primo membro,
che ascendi; & che le cose mezane siano piane; cascando l'ultimo al fine: come
page 268 incominciò Cicerone nella Miloniana;
Et si uereor Iudices, ne turpe sit pro for-fin qui ascendendo; ch'à poco à poco fece il Systema Diapente; parten-
tissimo;
dosi di quà, & fermandosi nell'istessa chorda; fuori che nella penultima sillaba
di quel membro; laquale abbassò col Semituono, secondo 'l costume Dorico.
Et finalmente nella clausula di cinque sillabe fece fine. Vuole anco, che la gra-
uità & l'acutezza di questa Clausula, non consista d'altra parte; perche questa
sola abbraccia la generosissima & sopra tutte l'altre harmonia Doria; percioche
il fine di questa è posta nel cader continuo de cinque uoci, della quale il Semi-
tuono si troua nel penultimo spacio. Questo discorre il Lullo nel luogo citato
di sopra: ma nel Cap. 7. del 6. Lib. dice:
La Melodia ò canto Dorio ouero Eolio
sarebbe se la Giuntura non gli leuasse lo splendore, quale è:
O Latonia maximi
Magna progenies Iouis;
Quam mater prope Deliam
Deposuit oliuam,
Montium domina, aut fores.
Syluarumꝗ viuentium.
Ma Horatio Flacco imitatore di Pindaro; non hebbe molto timore della austera
compositione. Nell'altra la Giuntura, è lieue, ma il Tuono Lydio è più molle,
che splendido;
Quem Deum? cuius recinet iocosa
Nomen imago.
Aut in vmbrosis Heliconis oris.
& quello che segue:
Vnde vocalem temerè insequuta
Orphea sylua.
Et nel Cap. 16. dice finalmente il Canto ò Melodia mistalydia esser delicata; co
me,
Passer deliciae meae puellae;fin'à quello che può esser Lydio:
Vestra nunc opera& più florido esser l'Eolio: come da gli essempii posti disopra si può
meae puellae;
osseruare, & in molti quel Genere chromatico, che si chiama Molle. Dice an-
co il sudetto Lullo nel fine del Lib. 5. di hauer scritto l'Arte intiera della Mu-
sica, laquale, per molta diligentia, ch'io habbia usato di ritrouare, non hò potu
to ancora hauerla nelle mani; ne anco hò potuto sapere, s'ella sia in luce. Questa
si dee per ogni modo cercare di hauere s'el si puote; percioche leggendola & stu
diandola bene, potrebbe forse essere di non poco utile in questo negotio, pieno
di molte difficultà; & cagione d'hauere più essatta cognitione di quello c'hab-
biamo di molte cose nella Musica.
Settimo Libro de i
SOPPLIMENTI MVSICALI
DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO
DA CHIOGGIA,
Maestro di Cappella della Serenissima Signoria
DI VENETIA;
Sesto luogo delle cose, che considerauano uniuersalmen-
te della Musica.
Della Mutatione & delle sue Specie. Cap. I.
(per seguir l'ordine principiato) ragionaremo particolarmen-
te della Mutatione detta da i Greci μεταβολὴ, che collocano
nel Sesto luogo de quelle cose, che la Musica considera in uni
uersale. Questa è definita da Euclide in cotal modo. Μεταβολὴ
έστήν ὁμοίου τινὸς ἐις άνόμιον τόπου μετάθεσις. cioè, Mutatione è Traspo-
sitione d'alcun luogo simile in un dissimile. Si può anco dire,
che sia Alteratione d'una soggetta Costitutione, ò de i Caratteri della Voce; im-
peroche se qual si uoglia Costitutione precederà da un luogo certo della uoce,
seguendo più oltra; non è dubio, che sarà necessario, che si alteri la Specie del-
la Melodia con l'Harmonia; & per tal modo si trouerà; che la Mutatione si fà in
quattro maniere, l'una per il Genere, l'altra per la Costitutione, la Terza per il
Tuono, & la Quarta per la Melopeia. Si fa prima la Mutatione nel Genere,
quando dal Diatonico si passa nel Chromatico, ò nell'Enharmonico, ò dal Chro
matico nell'Enharmonico, ouer nell'istesso modo, quando da un de i Tre nomi-
nati, si trappassa in un'altro de i due, Si fà dopoi cotal Mutatione nella Costi-
tutione, quando dal Tetrachordo congiunto si procede al separato, ò da que-
sto à quello: Et questa si fà in due maniere: La prima quando si passa da una al-
l'altra; è un'istessa Costitutione: ne ui è tra loro altra differenza, che la Muta-
tione del luogo, che si fà dall'acuto al graue, ò per il contrario; come si può ue-
dere ne i due ultimi essempii; cioe nel Terzo, & nel Quarto del Cap. 7. & ne i
due posti nel Cap. 8. della Quarta parte dell'Istitutioni; & si può più tosto chiama
re Trasportatione che Mutatione. Ma la seconda appartiene più presto alla Ter-
za Mutatione, che ad altra specie; per il passaggio che si fà da un'ad un altro Tuo-
no ò Modo; dellaquale ne ragionaremo più abbasso al suo luogo più in lungo. Si
faceuano però cotali Mutationi, incominciando dallo Eccesso del Semituono in
page 270 qual si uoglia luogo, passando fin'alla Diapason; dellequali alcune si faceuano
per Interualli consonanti, & alcune per dissonanti, ilche anco si fanno, ma con
un'altra ragione. Et di quelle che si fanno per Interualli dissonanti, alcune era-
no & anco sono men'atte alle Modulationi, & Inconsonanti; come le uogliamo
dire, & alcune più. Laonde in quelle, nellequali si troua maggior coppia de co-
se communi à tali Mutationi, nelle Costitutioni, sono piu; & quelle, nellequa-
li se ne trouano meno, sono anche men consonanti: essendoche in ogni Mu-
tatione fà dibisogno che ui sia qualche cosa di commune; sia poi ò Suono ò In-
teruallo ò Costitutione; poi che tutte queste cose insieme in esse concorrono. Ma
cotale communità ò partecipatione, per dir cosi, si piglia dalla simiglianza de i
Suoni; laonde quando nelle Mutationi si troueranno i Suoni esser simili nella
partecipatione del Spesso, ò diciamo meglio de i Semituoni; allora la Mutatio-
ne sarà modulabile & sonora; & quando saranno altramente, non haurà cotale
natura. Ilperche alcune di queste Mutationi s'accorderanno tra loro per l'inter-
uallo del Semituono, alcune per quello del Tuono, alcune per quello del Semi-
ditono, simigliantemente alcune saranno simili nell'Interuallo del Ditono, al-
cune in quello della Diatessaron, & alcune altre s'accordano per maggior Inter-
uallo anco di qual si uoglia de questi, come sarebbe; quando accaderà, che la
chorda Mezana d'una piu graue Costitutione si farà piu acuta, & diuenterà la
Hypate d'un altra; ò per il contrario; & cosi de gli altri. Si fà ultimamente la
Quarta specie, ò maniera di Mutatione nella Melopeia; cosa ch'à nostri tempi
piu s'appartiene al Poeta che al Musico; quando dall'affetto Interuallare si passa
ò nel Ristretto ò nel Quieto; ò per il contrario, quando da questo si passa all'uno
de gli altri due; percioche sono tre cotali Generi, iquali pratticano intorno gli
Affetti ò Costumi dell'animo; de i quali ragionaremo à mano à mano; & uede-
remo quello che importi ciascuno di loro separatamente. Ma in qual maniera si
possino col mezo dell'Harmonia & de il Numero, & per dirla più propriamente,
con la Melodia far cotale cose, da quello ch'hò scritto nel Cap. 7. & 8. della Secon
da parte dell'Istitutioni, si potrà conoscere. Et perche al Musico & Melopeo s'ap-
partiene il sapere & conoscere quelo ch'egli debba operare; accioche la Musica
habbia cotale forza; però discorreremo nel seguente Capitolo sopra quelle co-
se, che erano appresso gli Antichi in consideratione, lequali accompagnate in-
sieme nelle compositioni, secondo il Soggetto che contenerà la Oratione, pos-
sino insieme nel Composto della Melodia muouere l'Animo, & ridurlo in diuer-
si costumi & passioni.
Delle affettioni ò Costumi dell'Animo; & quello che sia ciascuna da per
se. Cap. II.
tichi chiamati Η'θοι; percioche col mezo loro si ueniua ad indricciare
& conoscer le humane Costitutioni ò Qualità; lequali se ben le uolessi
mo chiamar Passioni dell'Animo, non sarebbe per questo mal detto, de
i quali erano (come dissi) Tre i Generi loro; & il Primo era quello, che chiama-
uano Συσταλτικὸν. ouer l'Interuallare, nelquale col mezo del Parlare si recita-
ua & dimostraua in esso alcuna cosa detta ò fatta magnificamente con animo for
te & uirile; com'erano le cose dette & fatte da gli Heroi; intorno alquale s'affa-
page 271 tica sopr'ogn'altra cosa la Tragedia, come uediamo essere osseruato da i più nobi
li & migliori Poeti, c'habbiano scritto in questa sorte di Poema; come Euripi-
de, Soffocle & Eschilo, con molti altri Greci, & Seneca tra i Latini; de i quali
niun'altro per hora mi souuiene. Il Secondo nominauano Η῾συχαστικὸν: cioè, Ri-
stretto ò Contratto, & era quello, nelquale narrando alcun fatto presente, ò
già accaduto, si dimostraua l'animo ridotto & ritirato nella humiltà, & sottopo-
nendosi effeminatamente ad alcuna passione ò affettione, lo dipingeuano poco
uirile, & senza neruo alcuno: percioche in cotal Genere si dimostrano l'infirmi-
tà & passioni amorose, come sono le Nenie, i Lamenti, i Pianti, i Gemiti, i So
spiri, & altre cose simili, delche ne sia essempio il Quarto dell'Eneida di Virgi-
lio intorno à quello ch'ei recita di Didone. Ma il Terzo, che chiamauano
Ε῾ξυκαστικὸν, ò Quieto, era quello, nel quale accommodauano cose quiete & libe-
re, & le pacifiche dispositioni dell'animo, con la moderanza della mente. On-
de à questo s'apparteneuano gli Hinni, gli Himenei, gli Essodij, le Lodi, i Con
sigli, & altre cose simili, ch'erano tutte fatte dal Melopeo & compositore secon-
do 'l proposito in uno de i Tuoni ò Modi, Dorio, ò Frigio, ò Lydio, ò in qual
si uoglia de gli altri commemorati. Et tutte queste cose nasceuano, non sola-
mente per la Trasportatione de gli Interualli, ne i toccamenti (per dir cosi) &
per le Percussioni delle chorde, che sono numerabili; ma etiandio per i uarij
officij & administrationi, che in esse intraueniuano; onde s'haueano uarie sorti
di Cantilene. Ma per maggior intelligentia di quello che si è detto; acciò s'inten-
dino le cose distintamente: è da sapere, che se bene l'Hinno era anticamente si-
mile al Peane, era però solito di comporsi in un'altra sorte ò specie differente
de Versi; & de gli Hinni se ne ritrouano molti appresso de i Greci, di Orfeo,
di Museo, di Theocrito, & di Homero, & d'altri infiniti appresso i Poeti Lati-
ni, i quali non starò hora à nominare, per non esser lungo. I Peani si cantaua
no à i Dei con numeri lirici nell'istesso argomento, ma però in stile più basso: &
gli Antichi usauano anco questi nel congratularsi con i loro Dei, per la Vittoria
riceuuta nelle battaglie solamente ma non in quelle uittorie che riceueuano ne i
certami. Era nondimeno il Peane una specie di Cantilena, fatta in lode d'Apol-
lo & di Diana, che si cantaua per iscacciar la pestilentia: Et gli Hinni si canta-
uano à i Dei inanti gli altari. L'Himeneo & lo Epithalamio erano una cosa
istessa; & erano alcune sorti de Versi, che cantauano & recitauano gli Antichi
nel celebrar le Nozze, & non era appresso loro di molto importanza, se bene si
hauessero cantati sotto qual maniera de Versi, che più à loro piaceua. Et di que-
sti se ne troua tre appresso di Catullo, l'uno di Giulia & Mallio, che incomincia;
Collis ò HeliconijL'altro
Cultor, Vraniae genus,
Qui rapis teneram ad virum
Virginem, ò Hymenaee Hymen
Hymen, ò Hymenaee:
Vesper adest iuuenes; consurgite: uesper OlimpoEt il terzo.
Expectat diu uix tandem lumina tollit.
O decus eximium, & magnis virtutibus augens
Aemathiae columen Pelaeu.
i quali sono pieni di tanta soauità & purità; che quanto più costringono l'Huo-
mo à leggerli, tanto piu lo smarriscono nel uolerli imitare. Si troua etiandio
quello d'Ausonio Gallo, composto solamente de Versi di Virgilio; ilquale co-
si incomincia:
page 272
Accipite haec, Animis laetasꝗ aduertite mentes
Ambo animis.
Erano oltra di questi le Nenie, inuentioni de quei popoli, che habitauano la
Frigia; & communemente si poneuano tra quel Poema, che si cantauano da quel
li che erano pieni di mestitia, & piangeuano la sua trista fortuna. Ma quelle che
gli Antichi erano soliti cantare nell'abbrusciare i Corpi de i loro morti, erano
ueramente dette Nenie; & quelle, che cantauano sopra i Sepolchri, erano dette
Epitaphii. Quelle poi che usauano nell'Essequie, quando faceuano i Sacrificii
per i Morti, Epicedii nominarono. Ma il Pontano nostro Italiano Poeta cele-
bratissimo, & d'ingegno eccellentissimo, ridusse questa parola Nenie al canto
che fanno le Nutrici, che in Italia si chiamano Nene, quando uogliono far pi-
gliar sonno à i loro fanciulli; lequali (come si può uedere) par che siano simili al-
le Cantilene di quelle Donne, che sono condotte in molti luoghi dell'Europa,
à cantar cose lugubri & lamenteuoli sopra i corpi de Morti, per indurre i cir-
constanti à piangere. Onde tra quelle del Pontano, che sono molte, ui è la
prima, che incomincia cosi:
Somne ueni tibi Luciolus blanditur ocellis.
Le lamentationi anco, lequali chiamauano Θρήνοι, erano composte, come sono
le Lamentationi di Gieremia, nellequali il Santo Profeta deploraua le miserie
& le calamità della Santa Città i Gierusalemme. Quello poi che fusse l'Essodio
si potrebbe indouinando forse dire, che fusse una compositione fatta in Versi, la
quale si usaua cantare ne gli Ingressi dell'Espedtioni ò de i Viaggi; ma non ui es
sendo cosa alcuna, che dica con certezza quello, che ello si fusse, lasciaremo
questa cura ad altri, che lo esplica; ne procederò più oltra à uoler ragionar di
lui, & seguitaremo il nostro proposito; bastandoci di dir solamente, che i Musi-
ci antichi, i quali erano anco Poeti, & riputati Indouini, in cotal modo conside-
rauano & insieme trattauano le cose della Musica; come etiandio dimostrai ne i
Cap 5 & 6. della Seconda parte dell'Istitutioni; ne quali ciascun potrà com-
prender molte cose, che gli potranno essere di gran giouamento; & potrà essere
raguagliato di quelle, intorno lequali forse già potea dubitare. Laonde da quel-
lo che si è detto, ogn'uno potra conoscere in qual maniera cotali cose erano da
gli Antichi considerate & composte & cantate; con somma grauità sotto diuersi
Numeri & Harmonie diuerse; & potrà comprendere, quanto siano differenti da
quelle le Cantilene, che compongono alcuni de nostri Compositori moderni,
senza Numeri, senza Modi, senza buon'Harmonia, & senza alcuna grauità. Et
peggio anco, che in esse non si troua alcuna differenza tra quelle che compongo
no per seruire al culto Diuino, nel lodare, pregare, & ringratiare Iddio nostro
Signore, & à laude & gloria de i Santi cittadini del cielo, & di tutte l'Anime bea
te; & quelle che seruono ne i Theatri, ne i Giuochi, nelle Feste publiche, ne i
Conuiti & ne i Balli: lequali sono piene de Numeri leggieri & di Mouimenti ua-
ni & lasciui, aggiunti alle fiate à parole uane, sporche, & piene di lasciuia, che
offendono le caste orecchie de gli Vditori. Et si odono tutte le cose loro fatte ad
un modo, & in un medesimo stile: percioche quei Numeri & quell'Harmonia che
si ode in una Messa, & in uno salmo; che sono cose piene di grauità & santità;
si ode anco in una Canzone ò Barzelletta, cosa uana & ridicolosa. Et dirò di
più, cosa che mi fà alle fiate arrossire; che sono alcuni tanto temerarij & di tan-
ta sfacciatezza, ch'ardiscono d'accommodare i cantici Euangelici & altre cose
simili della Santa Scrittura, piene di santità & religione ad un'Aria d'una Can-
zone, la qual in se contiene parole lasciue & dishoneste; del che sono ueramente
page 273 degni di riprensione & di castigo: percioche dimostrano di esser poco religiosi.
Ne uale à dire, che cotali parole non si odino; essendoche troppo bene basta il
Numero & il Mouimento che si ode nel suono, à far ricordare quello che in tutto
si dourebbe discordare. Però ogn'uno per l'auenire si sforzerà di comporre in
al maniera le sue Cantilene, che habbiano in se quella grauità & quei Numeri
& Harmonie, che siano conueneuoli alle Parole, che pigliano ad imitare. Ne
peri alcuno col mezo di queste cose contrafatte di acquistarsi il nome di buon
Compositore; perciò ch'altro ci uuole; & quando hauràcreduto d'hauerselo ac-
quistato, allora conoscerà in fatto, d'hauerlo perso. Attendi adunque ogn'uno al
fatto suo, & passiamo più oltra hormai; & ragioniamo piu essattamente della
Mutatione, che diceuano gli Antichi farsi per il Tuono.
Delle Mutationi che si dicono farsi per i Tuoni. Cap. III.
sono due le principali differentie delle Mutationi, che dicono farsi
intorno al Tuono; la Prima delle quali è quella, per laquale scorriamo
tutto 'l Concento con più acuta ò più graue Tensione ò Voce; osseruan
do in tutta la Specie quella proportione ò ragione, ch'è conueniente: come intra-
uiene, quādo prima si canta uno de i Tuoni ò Modi in uno stato di uoce: & dipoi
si replica l'istesso, in qual si uoglia altra uoce ò più graue ò più acuta della prima;
seguendo l'ordine de Suoni ne gli istessi , che furono cantati nella Co-
stitutione del Primo modo. Ilche si fà; come si è detto; regolarmente dalla Pri-
ma alla Settima uoce d'ogni perfetta Costitutione; secondo la quale non si mu-
ta ò cambia il concento; ma si canta con l'istesso ordine & tensione. Ma la Se-
conda è quella che si uà cantando, senza mutar luogo; quando non si muta tut-
to 'l Concento; ma solamente una certa parte; secondo una corrispondente
proportione ò ragione al principio; come sarebbe dire in una Cantilena, che
fusse contenuta da una Costitutione, come tra le chorde della Diapason F. & f.
& cantādola si passasse prima dal principio fino al mezo ò più ò meno; per le chor
de del Tetrachordo diezeugmenon & disgiunto, che chiamiamo di . quadro; do
poi lasciandosi cotale Tetrachordo si passasse per quelle del Synemennon, ò con-
giunto; che si dice di b. molle; fin'al fine di detta Cantilena; Ilche si fà anco non
solamente in una Cantilena, che sia composta di una sola parte, ma in ciasche-
dun'altra, che ne contenga due. Laonde questo ueramente si può chiamar più
tosto (com'hò detto ancora) Mutatione di concento che di Tuono; percioche
in quella maniera il Concento non fà mutatione alcuna; onde non apporta à i no
stri sensi alcuna alteratione nella facoltà, per laquale s'habbia à muouere il co-
stume; ma solamente quella, che consiste intorno al più graue ò al più acuto. Ma
in questa Seconda mutando il concento il suo ordine; & non la Tensione, per ca-
gione della Cantilena; si parte dal consueto & aspettato concento, che si fà, co-
me sarebbe dire, nella Diapente consona ne i passaggi; onde fà la uarietà nella
Diatessaron; come già si è mostrato in essempio delle Complessioni ò Costitutio-
ni; percioche il Canto quando passa alla Mese ò Mezana, non secondo 'l solito
nel Tetrachordo diezeugmenon ò del . Quadrato passa per la Diapente con-
sonanza; ma quasi ripiegato si porta alla detta Mese del Tetrachordo synemen-
non ò di b. molle, accioche in luogo della Diapente si oda la Diatessaron in quel-
le uoci, che precedono la detta Mese. Ilperche se gli fà in opposito & all'incon-
page 274 tro la Commutatione, ingannando il Senso, ilquale già aspettaua un'altra cosa.
Onde nel trattar moderatamente cotal cosa, uiene ad essere atto & utile alla
Modulatione; & quando si facesse il contrario, sarebbe utile & anco inetta. Pe-
rò molto leggiadra & quasi un'istessa si mostra esser quella Mutatione per la facol-
tà, ch'è simile alla prima; riceuendo (dirò cosi) incrocciamento del Tuono
della Disgiuntione; per il quale è differente la Diapente dalla Diatessaron; non
tanto nel reassumere i Suoni; percioche essendo esso Tuono à i Generi commu-
ne, può fare in essa una manifesta mutatione; quanto perche una di quelle due
proportioni ò ragioni de suoni, che sono ne i Tetrachordi, muta la Cantilena.
Oltra di ciò, perche cotal cosa è fatta con moderatione, da quello ch'è statuito pri
mo tra i Suoni; essendoche nel canto non fanno ne troppo grandi, ne troppo pic-
ciole digressioni; l'una & l'altra dellequali porta difficultà all'Vdito, nell'accettar-
le. Si fanno adunque tre Tetrachordi tra loro cambieuolmente l'uno all'altro cor
rispondenti; congiunti alla propria ragione ò proportione di cotal Mutatione;
come quelli che sono nell'essempio posto nel Cap. 5. del 5. Libro: con una certa
mistura particolare di due Complessioni disgiunte, quando tutte le Diatessaron
sono differenti tra loro per un Tuono. Ma perche fin'al tempo di Tolomeo non
era appresso gli Antichi in uso l'augumento de i Tuoni; perciò gli Antichi conob
bero solamente il Dorio, il Frigio, & il Lydio esser differenti tra loro per un Tuo
no; onde li chiamarono Equitoni; perche non arriuarono dal più acuto al più
graue; ne per il contrario, con l'interuallo della Diatessaron; ne poterono da i
Disgiunti far dopoi tre Tetrachordi; onde compresero sotto 'l nome di Com-
plessione il Synemennon, accioche hauessero in pronto la esposta loro Mutatio-
ne. Imperoche in quelli Tuoni, che si eccedono l'un l'altro per lo spacio della
Diatessaron; ouer'in l'uno & l'altro suo Tetrachordo, che uà inanti simile Dis-
giuntione & più acutamente si congiunge al graue nella parte più acuta; fà nel
più graue tre Tetrachordi congiunti; de i quali, quello ch'è aggiunto, è fatto
acutissimo; ouer de quelli che seguono simile disgiuntione de Tetrachordi, il
più graue si congiunge al più acuto nella parte piu graue, & fà etiandio tre Tetra-
chordi congiunti, de i quali, quello che fù aggiunto, è il grauissimo; come si ue-
dono nel sudetto essempio. Ilperche potiamo comprendere, che quella Consti-
tutioue ò Complessione, ch'è congiunta & applicata alle perfette Complessioni
disgiunte per la Diatessaron sia superflua; & non conseguisca la natura della per-
fetta Complessione; com'è manifesto da quello, che si è già detto nel sudetto Cap.
1. La onde di nuouo è da distinguere & definire, che di quelle Mutationi, che si
fanno secondo le Costitutioni, che propriamente chiamano Tuoni; essendo che
acquistano le lor differentie dalla Tensione; è ueramente una moltitudine in-
finita in potenza; come sono anco i Suoni: percioche in niuna cosa è differente
dal Suono quello, che in tal maniera è chiamato Tuono, che sia composto; com-
parato con quello ch'è semplice; come la Linea paragonata al Punto: essendoche
nulla impedisce, che possiamo trasferire il Punto, ouer tutta la Linea in luoghi
cōtinui; ma la coppia delle Mutationi comparata al Senso è finita in atto essendo
il numero de Suoni anco finito. Ilperche tre saranno i termini di quelle cose, che
si possono considerare intorno i Tuoni in ciascuna Consonantia: Il Primo, doue
si costituisca la ragione de gli estremi Suoni; il Secondo, doue si costituisca la
moltitudine de i mezani tra gli estremi: il Terzo, doue si dee porre il loro cam-
bieuole eccesso; come se uicini fussero: come per essempio nella Consonanza
Diatessaron prima; che gli estremi suoni danno la proportione Sesquiterza; do-
poi, che solamente tre Interualli la compongono tutta; ultimamente, che sia-
page 275 no tali le differentie delle proportioni; se non inquanto che ciascuno habbia la
sua cagione particolare di questi termini. Ma ne i Tuoni in due altri termini pen
denti da un'istessa ragione, seguono ad un certo modo il primo; della quale molti,
che non conoscono la consequentia, uariatamente & differentemēte espongono
ciascuno de i termini; ponendone alcuni sotto la Diapason, & alcuni tra essa sola-
mente. Nemancano quelli, che la sopr'auanzano; come soleano fare i Musici nel
tempo di Tolomeo oltra l'inuentioni de gli Antichi d'un certo progresso, che non
conueneua con la natura & la restitutione ò riportamento del Concento, per la-
quale è necessario che sia definita & terminata sola la Distantia di quelli, che hāno
da essere gli estremi de i Tuoni. Laonde ne di quella Mutatione de i termini, che si
fà secondo la Voce, hà un'istesso termine in potentia, ne anco di quella che si fà
secondo alcun di qual si uoglia de gli Istrumenti, che manda fuori i Suoni: im-
peroche non si ritroua ueramente la sua Costitutione, che si fà della Mutatione
secondo 'l Tuono, esser fatta per cagione de i più graui ò piu acuti suoni; essen-
doche l'Intensione ò la Remissione ò Relassatione de gli Istrumenti intieri sia
basteuole; non hauendosi fatto alcuna mutatione nel Canto; quando simiglian-
temente si fà tutto perfetto, da quelli, che sonano ò più graue ò più acuto. Ma
per questa cagione, quando secondo una istessa uoce, l'istesso Canto alcuna uol-
ta incominciato da luoghi più acuti, & alcuna uolta da luoghi piu graui, fà una
certa conuersione ò mutatione de costumi; ne anco si finiscano nell'uno &
l'altro gli estremi delle Cantilene, & delle Voci, nelle permutationi de i Tuoni;
ma non mai prima finiscano in una delle parti l'estremo dalla uoce della Cantile-
na, accioche l'accommodata Cantilena della distantia della Voce dal principio,
alcuna uolta si diminuisca nelle Mutationi, & alcuna uolta cresca, & per tal modo
apporti all'orecchie l'imagine d'un'altro costume. Hora questo che fin qui si è det
to intorno le Mutationi, che si fanno secondo i Tuoni, sia detto à bastanza;
percioche fà dibisogno, c'hormai si uenga à ragionare della Melopeia; nella-
quale ui concorrono tutte quelle cose, che fin'hora si sono dimostrate; & è il fine
perfetto inteso da tutti quelli, che danno opera alla Musica.
Ottauo Libro de i
SOPPLIMENTI MVSICALI
DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO
DA CHIOGGIA,
Maestro di Cappella della Serenissima Signoria
DI VENETIA;
considera la Musica in uniuersale, detta da gli Antichi Μελοποιΐα,
cioè Fabricatrice ò Fattrice del Canto.
Quello che sia Melopeia; & delli suoi Modi, & delle sue Specie. Cap. I.
cientia de i Suoni, de gli Interualli, de i Generi, delle Co-
stitutioni, de i Tuoni, ò Modi, & delle Mutationi; cose tut-
te che seruono con molt'altre alla cognitione & Compositio-
ne de i Concenti; l'Arte della quale da i nostri uolgarmente
è chiamata Contrapunto, ouer Arte di Comporre le Can-
zoni ò Cantilene; laquale quasi corrisponde à quella parte,
che fu detta da gli Antichi Μελοποιΐα; come Fabricatrice ò Fattura, ouero Offi-
cina, che la uogliamo dire, del Cano; come l'interpreta Aristosseno. Dico, qua-
si; percioche è molto differente da quella, della quale habbiamo da ragionare,
in molte cose; come si potrà conoscere: però, lasciando da un canto quelle cose,
che nella Terza parte & nella Quarta delle Istitutioni habbiamo ragionato; ue n'
aggiungerò solamente alcune, che saranno utili; & necessarie à questa Parte, delle
quali non ne hò fatto altroue alcuna mentione; percioche seruono alla Fattura ò
Fabrica, delle Compositioni & Cantilene, che con ragione si dourebbono com-
porre anco ne i nostri tempi. Ma questo nome Melopeia, fù da Euclide nel suo In
trodottorio di Musica, seguēdo in ciò Aristosseno, cosi dichiarato.
Μελοποιΐα ἐστὶ χρῆσιςcioè, la Melopeia è
τῶν ὑποκειμένων τῇ ἁρμονικῇ πραγματείᾳ, πρὸς τὸ οἰκεῖον ἑκαστὴ ὑποθέσεως,
uso delle cose soggette alla trattatione Harmonica, per il decoro del proposto Ar-
gomento; che propriamente è la Materia, laquale si dee trattare; come si può
conoscere da quello c'hò mostrato nel Cap. 5. del Secondo delle Istitutioni. Si
può anco dire, che la Melopeia sia l'uso di quelle cose, c'hanno l'istessa forza,
c'hanno quelle, che sono sottoposte à cotal facoltà per il decoro di quelle, le-
quali si propongono da cantare: ouero ch'è quella forza, che fà la Melodia, la-
qual forza è ordine di quel Suono detto il Rimanente, dalquale conosciamo cia-
page 277 scuno de gli altri Suoni, cioè, il Mosso. Laonde non hà dubio alcuno, che co-
lui c'haurà à trattare & porre in uso cotali cose non si habbia à chiamare Melo-
peo; come Fattore ò compositore della Melodia: laquale si compone (come al-
troue dichiarai) di Oratione, di Rhythmo, & d'Harmonia: dellequali essendo
l'Oratione la parte principale, l'altre due sono come sue serue: Ilperche biso-
gna dopo l'hauer conosciuto bene il Soggetto che in essa si tratta; che 'l Melope
non sia ignorante del Rhythmo, & dell'Harmonia, che li farà dibisogno. Et
accioche egli sappia con ragione Fabricare la sua Cantilena; dopo l'hauer cono-
sciuto questo che ne i precedenti Libri si è narrato; haurà anco ad osseruare quel-
lo che segue; che non è di poca importanza; s'egli uorrà far bene il suo officio, &
trattar le cose con maestà, & decoro; onde farà dibisogno che sappia molte altre
cose, ch'io son per dire. Ma perche è impossibile ch'ei sappia quello, che sia Me-
lopeia, se prima non haurà conosciuto quel che importi questo nome Melos; pe-
rò acciò facilmente possa intender quello, che siamo per dire; uedremo quello,
che significa cotal nome. Μέλος adunque è parola greca, & significa Canto, ò
Modulatione. Laonde parlando in uniuersale è composto d'Harmonia, parlan-
do di quella ch'io commemorai nel Cap. 12. del Secondo delle Istitutioni, detta
Impropria, di Rhythmo & di parole; tra lequali cose si troua il Graue & l'Acu-
to, la Velocità & la Tardità, la Lunghezza & la Breuità. Et perche è cosa natu-
rale, che non solamente cantando, ma anche parlando alciamo, & abbassiamo
la Voce, secondoche fà bisogno: però questo nome Μέλος si troua essere di due
sorti; l'uno che serue al Parlare & è detto Sermocinale & Parlatorio; & l'altro al
Canto; detto Musicale ò Cantatorio, dirò cosi. Onde il Primo è quello ch'è fatto
intorno il Parlare, & consta de Accenti collocati nell'ordine, delle parole dette
da Greci Προσωδία. L'altro è harmonicamente Interuallato; percioche consiste
nel Canto, ò Modulatione, che si fà & si compone de Interualli sonori; nelqua-
le fà dibisogno che ui concorri il Moto interuallato della Voce, & molte riposate
ancora. Ne solamente fa dibisogno che 'l Canto sia modulabile, & acquisti il
suo fine da i Suoni & Interualli; ma etiandio che la sua compositione habbia
tal forma & corrispondenza, che sia fatta d'Interualli proportionali, & non posti
l'un dopoi l'altro à caso & come uengono fatti, ma pensatamente & con ragione;
percio che è pur troppo manifesto, che l'Interuallo fatto de Suoni, è cosa com-
mune al Consonante & bene ordinato & al Dissonante & incomposto. Ilperche
essendo cosi; bisogna pensare che la parte principale, & quelle cose che sono di
momento nella ben constituita ragione del Canto, ch'ella consista nella Com-
positione, che habbia in se una sua certa & terminata proprietà, di muouere gli af-
fetti dell'animo. Ma si come è proprietà della Voce nel parlare, che nella Mo-
dulatione ò Canto della Parola, ò Dittione, quanto appartiene alla Composi-
tione delle Lettere: ilche habbiamo per natura, che la Voce pone in ciascuna Sil-
laba un certo primo & secondo de gli Elementi; simigliantemente un terzo &
un quarto, & cosi più oltra, costituisca secondo gli altri numeri un'Ordine; di
modo che non siano tutte con tutte cōfuse; ma sia un loro naturale accrescimento
della Compositione: cosi osserua la Voce nel Modulare, ò Cantare una certa na-
turale Compositione, secondo la continuità de Suoni, ò d'Interualli; accom-
modando non tutto quello che si uuole, con qual si uoglia altro Interuallo, ne
anco l'equale con l'inequale, ma l'uno con l'altro, che habbiano proportione
& conuenienza. Laonde può esser manifesto il Canto musico ben Composto &
industriosamente fatto d'Interualli proportionali, esser diuerso per il Moto del-
la Voce solamente; & l'Incomposto & falso, per la differentia della semplice
page 278 Compositione fatta de gli Interualli. Ma diciamo uniuersalmente, che hauen-
do la Consonanza molte differenze per la compositione de gli Interualli, in ogni
Canto ben composto, ui è & si sente un nò sò che di ornamento nella sua fa-
coltà; la quale essendo leuata, è necessario etiandio che sia leuata di mezo es-
sa Consonanza. Hora è necessario che questo Canto, ò Modulatione che uni-
uersalmente si chiama Μέλος si troui diuiso in Tre parti, percioche pare che in co-
tanti si possa diuidere: essendoche ogni Canto, ò Modulatione che si uorrà os-
seruare, ò che sarà Diatonico, ò Chromaricho, ouero Enharmonico: de i qua-
li il Diatonico è antichissimo & primo hauendogli dato la Natura cotal priuile-
gio, essendo poi dall'Arte consignato il Secondo al Chromatico, & il Terzo al-
l'Enharmonico: al quale apena, & anche col sommo studio il senso, come scri-
ue Aristosseno, si può assuefare. Ma perche il fine di cotal cosa s'acquista dalle
positioni & siti de i Tetrachordi, lequali sono Sette: per hauerne à sufficientia
trattato nel Cap. 4. del 2. lib. non ne dirò altro. Hora inteso tutto questo, po-
trà uedere il nostro Melopeo, quanto sia il Μέλος differente dalla Μελωδία,
essendoche questa da Platone De Rep. 3. è dichiarata essere una perfetta compositione fat-
ta d'Harmonia, di Rhythmo & di Oratione; onde quelle qualità, che concor-
rono in essa; com'è l'Acutezza & la Grauità; ouer la Equalità delle uoci, si con-
sidera nell'Harmonia; la loro Velocità, la Tardità & il Mouimento, circa il
Rhythmo; & la Lunghezza & la Breuità della parola, nel Metro, ouer nella
Oratione. Ma è maggiormente il proprio dell'Harmonia, il piegamento ò
trappassamento (dirò cosi) dell'acuto al graue & per il contrario, fatto ne i Suo
ni differenti cantabili per l'abbassamento & l'alzamento loro. Onde nella per-
fetta Melodia concorrono il Mouimento della Voce, quello del Corpo, & li
Tempi; oltra di questo i Rhythmi ò Numeri, che si fanno da questi. Ma per ha-
uer (com'io credo) ragionato à bastanza nel Cap. 8. della Seconda parte dell'
Istitutioni, quanto appartiene à questo negotio, non replicherò qui cosa alcu-
na. Onde per ritornare alla Melopeia, dico; ch'essendo ella (come s'è detto)
quella forza, che fà la Melodia; saprà il nostro Melopeo, che si trouaua appres-
so i Greci esser di tre maniere; l'una detta ὑπατόϊδες; l'altra μεσὸϊδες; & la terza
νητόϊδες. La Prima era quella, che si faceua nella parte più graue dell'Istrumento,
nellaquale era contenuta la chorda Hypate; la Seconda si essercitaua nelle sue
chorde mezane, tra lequali era compresa la chorda Mese; & l'ultima s'adope-
raua tra le chorde più acute; percioche tra esse era collocata la chorda Nete. On-
de tutta la Melopeia si riduceua sotto 'l Genere di tre Modi; de i quali l'uno era
detto Nomico, & si udiua tra le chorde più acute dell'Istrumento; cioè, tra le su-
dette Netoide, ouero Eccellenti, c'habbiamo nominato; l'altro chiamauano Di-
thyrambico, ilquale si essercitaua nelle Mesoide ò mezane, & il Terzo era detto
Tragico, ch'era trattato nelle chorde più graui & principali, dette Hypatoide. Di
questi se ne ritrouano molte specie, lequali, per essempio, erano composte sotto
un Genere, che chiamauano Erotico, cioè; Amatorio; & ad esse accōmodauano
ottimamente gli Epithalamii nominati nel Cap. 1. del Lib. precedente; ch'erano
composti in Verso, & anco gli conueniuano gli Encomii. Onde era l'Ε'γκώμϊον
fatto in laude d'alcuno, per farlo in questa uita immortale, per hauer consegui-
to qualche segnalata uittoria; percioche in esso illustremente erano cantate le
cose, ch'egli magnificamente hauea fatto, sotto il qual Genere si riduceuano
anche gli Hinni, i Peani, & quelli ch'adimandauano Scolii. Et cotali Versi, co-
me scriue Alessandro d'Alessandria nel Lib. 1. Cap. 22. de i Giorni geniali, erano
anco chiamati Epicinii; cioè, Premio & Celebrità per la riceuuta uittoria. La-
page 279 onde si troua appresso di Theocrito un suo picciolo Poema; ilquale tito-
lò Ε'γκώμϊον εἰς πτολεμαῖον; cioè, Laudi di Tolomeo, Philadelpho; Ε'κ Διός ἀρχώμεθα;
Abcol qual nome si chiama etiandio qual si uoglia Oratione fatta in
Ioue principium;
prosa in laude d'alcuno; come quella di Luciano fatta in lode di Demosthene, &
anco quelle due, ch'ei fece l'una in laude della sua Patria & l'altra in laude della
Mosca. Tutti questi però si chiamauano Modi; percioche insieme dimostrano in
qual maniera il Costume ò l'Affetto ò pur la Forza s'hauesse ad esprimere col me
zo della modulatione ò canto, congiunto all'Oratione. Era tuttauia cotal Costu-
me ò Affetto considerato nella Melopeia di tre maniere; essendoche l'uno era
detto Diastatico, ò uogliamo dire Interuallare; l'altro Systaltico ò Contratto
ò Ristretto; & il terzo chiamauano Hesichastico, cioè, Quieto; de i quali ha-
uendone di sopra nel Cap. 2. del precdente Libro pienamente ragionato, non sta
rò à replicar hora cosa alcuna; ma dirò solamente, ch'appresso gli Antichi tre era
no anche (come scriue Psello) le parti di ciascuna delle tre maniere della Melo-
peià; cioè, delle Hypatoide, delle Mesoide, & delle Netoide: la prima era det-
ta Λῆψις, ouer'Occupatione, ò uogliamo dire Pigliamento, la seconda Μίξις, ò
Mescolanza; la terza χρῆσις, che uuol dire Vso. La Prima era, quando accade-
ua al Musico di ritrouar da un determinato luogo di uoce, cioè, dal Rimanente;
da fare il Systema; fusse poi nelle Hypatoide, ò in qual si uoglia dell'altre due: la
Seconda era, quando poneua insieme i Suoni ò i luoghi della Voce, ouero i Ge
neri delle modulationi ò i Systema de i Tropi: ma l'Vso era l'essercitio fatto in-
torno la Modulatione, dellaquale erano Quattro le sue specie, che faceuano per-
fetta la Melopeia; ritrouandosene tre parti della prima specie, dellequali n'hab-
biamo ragionato à pieno nel Cap. 17. del 2. Lib. Onde non replicarò qui cosa al
cuna; ma dirò solamente, che la Melopeia è molto differente dalla Melodia in que
sto; che questa è pronuncia del Canto, & quella è habito, che fà il Canto.
Qual fusse appresso gli Antichi l'Harmonia Terza parte della Melodia
Cap. II.
dubitasse, s'appresso gli antichi in quella parte della Melodia, che da
Platone è chiamata Harmonia; s'udisse cantare ò sonar solamente
quella semplice Aria ò Modulatione, come si uede & ode uscir fuori
à i giorni nostri da un'Istrumento semplice, come sarebbe da un Violino ò da
un Flauto ò da qual si uoglia altra sorte Istrumento; quando alcun sona una par-
te sola d'una Cantilena & insieme uiene à cantar cotal parte, senza quell'Har-
monia, che già habbiamo definito nel Cap. 12. della Seconda parte dell'Istitu-
tioni esser detta Propria; ò pur se in essa allora si trouauano quelli incontri de
Parti, che sono nelle nostre Cantilene, che si cantano & sonano, mescolando
diuerse Aria insieme, contenute in più parti, ouer nò. Però accioche si leui
ogni scropolo dalla mente d'ogni Studioso, dirò quello ch'altre fiate hò detto;
che se ben la Musica nel suo principio & nella ua infantia (dirò cosi) era sempli-
cissima; percioche si usaua di sonare un semplice Istrumento fatto ò di canna ò
di Auena, ò d'ossa d'animali ò di qualunque altra sorte si uoglia, ch'era come
quelli, che i Contadini & Rustici sogliono fare di scorza uerde di Salice con po-
chi fori, & fatti al modo loro, alquale accōpagnauano semplicemente & senz'ar
teficio alcuno la Voce; tuttauia, dopoi che con le delitie de Popoli fù accresciuta
page 280 la Musica, allargandosi (come si dice) un poco più la mano, s'incominciò à po
co à poco lasciuire: Imperoche hauendosi dato principio al Concento fatto de
uarij Suoni & di Voci uarie, gli Istrumenti s'incominciarono à far con quelle po-
litezze & garbature, come uediamo essere in quelle de i nostri tempi; & di più
s'aggiunse nella Musica il Ballo, accompagnandolo (che questo è peggio) con
molte cose souerchie & mouimenti men che honesti. Onde si come ella prima era
honesta, uirile & utile; cosi incominciò dopoi à degenerar dalla prima forma,
che riteneua, & perdere la sua prima & seuera grauità, diuentando effemina-
ta, lasciua, poco honesta, & noceuole à gli animi casti; come ben manifestò
Horatio in quella dell'Arte Poetica, quando disse:
Tibia non, vt nunc aurichalco vincta, Tubaeꝗ
Aemula, sed tenuis, simplexꝗ, foramine pauco.
Aspirare, & adesse choris erat vtilis; atque
Nondum spissa nimis complere sedilia flatu.
Quò sanè populus numerabilis, ut pote paruus.
Et frugi, castusꝗ uerecundusꝗ coibat.
Postquam capit agros extendere victor, & vrbem
Latior amplecti murus, vinoꝗ diurno.
Placari Genius festis impune diebus:
Accessit numerisꝗ modisꝗ, licentia maior.
Indoctus quid enim saperet, liberꝗ laborum
Rusticus urbano confusus turpis honesto?
Sic priscae motumꝗ & luxuriam addidit arti
Tibicem, traxitꝗ uagus per pulpita vestem.
Sic etiam fidibus voces creuere seueris.
Lequali parole uogliono nella nostra lingua cosi dire:
Non era allora il Piffaro, com'hoggi
Si vede, cinto con cerchio d'Otone,
E' imitator della sonora Tromba;
Ma semplice & sottil con pochi fori
Atto à sonare, & fauorir à i chori,
Empiena d'ogni parte col suo Suono
Le sedie, che non eran molto spesse
L'oue 'l popol, che numerar poteasi.
Perch'era poco, parco, casto & pieno
D'ogni modestia; insieme conuenuano.
Ma poi che 'l Vincitor cominciò stendere
I campi, & con le mura assai più larghe
Cingere la Cittade, & anco senza
Veruna pena ne i festiui giorni
Sacrificar co 'l vin diurno al Genio,
A Numeri & à Modi antichi accrebbe
Ne i Canti & Suoni assai maggior licentia.
Ma che parea veramente sapere
Il Rustico ignorante, & dal lauoro
Poca fà tolto al Cittadino honesto,
page 281
E' il Ciuile al Plebeo fatto compagno?
In tal maniera adunque il Sonatore
Aggiunse all'Arte antica il Ballo, & anco
Molte cose souerchie & poco honeste;
E' come vagabondo per la scena
Dietro 'l tirarsi lunga veste, e in oltre
S'aggiunser Voci alle Chorde seuere,
Onde crebbero assai più del douere.
Essendo adunque in tal maniera accresciuta la Musica da quelli che la esserci-
tauano à quei primi tempi; poco importa, c'Horatio parlasse di cotal cosa,
intendendo ò del principio della Città di Roma, ò del Popolo Romano, ò
pur'anco d'altri popoli; poiche s'incominciò adoperar gli Istrumenti, che
seruiuano ad ogni qualità di persone, grandi, piccioli, & mezani; ch'entra-
uano nelle Tragedie ò Comedie loro; assai maggiori di quelli, che da prin-
cipio faceuano d'Auena, Stipula, di Stinchi d'Animali ò d'altre cose simi-
li; si comprende da quello, che fece quell'Histrione del quale ne hò scritto nel
Cap. 3. del Primo Libro, ripreso da Luciano in quel Trattato, ch'egli fà della
Saltatione uerso il fine, per hauerlo ueduto in una Scena troppo affettato partirsi
dal decoro nel rapresentare, & con un Piffero percotere sopra 'l capo di uno, che
rappresētaua Vlisse di maniera che lo priuò quasi di uita. Ilperche si può conosce
re la differentia de i Pifferi, che erano usati nel principio, se Pifferi si poteano
nominare, & quelli che si usauano al tempo di Luciano, ne gli Anni di Christo
intorno 305. sotto l'Imperio di Diocletiano Imperator de Romani; accioche al
cun non credesse, che allora fussero fatti, come si faceuano da principio, quasi
nella pueritia (dirò cosi) della Musica, com'hò detto altroue, de Stinchi d'Ani-
mali, ò d'altra materia tenue. Et se bene hò detto nel Cap. 31. della Seconda
parte dell'Istitutioni, con buon proposito, che l'Harmonia de gli Antichi consi
steua nella Modulatione d'una sola parte, ch'usaua il Musico ò Poeta nel recitar
le Melodie; non hò uoluto però dire, che in essa Melodia in tal maniera sempli-
cemente usata, non si udisse dopo un principio tanto semplice, qualche anno
dapoi alcun concento tra l'Istrumento & la Voce del recitante; percioche trop-
po ben ui era, come si può con molti essempij dimostrare. Prima da i Caratte-
ri ò Cifere che usauano, come dimostra Boethio nel Cap. 3. del 4. Lib. della Mu
sica, & Alipio nel suo Introdottorio alle cose Musicali; ilquale descriue le Cife-
re di 32. Modi per tutti tre i Generi della Melodia; essendoche cotali Cifere
sono doppie; percioche è opinione di Boethio, che gli uni seruissero nell'espri-
mer la Modulatione intesa & fatta dal Poeta, c'hauea composta la Cantilena;
come di sopra si è mostrato con l'autorità di Platone, & gli altri dell'Istrumento;
onde dice queste parole.
Veteres enim Musici propter compendium scriptionis; necioè,
integra semper nomina necesse esset apponere; excogitauere Notulas quasdam; quibus
neruorum vocabula notarentur; easꝗ per Genera, Modosꝗ diuisere; simul etiam hac bre
uitate captantes; ut si quando Melos aliquod Musicus voluisset ascribere; super versum
rhythmica metri compositione distentum, has sonorum notulas ascriberet: ita miro mo
do reperientes, ut non tantum Carminum verba, quae litteris explicarentur, sed
quoque ipsum; quod suis notulis signaretur, in memoriam, posteritatemꝗ duraret:
Ma i Musici uecchi, per abbreuiar la scrittura, accioche non fusse necessario
por sempre i nomi intieri, s'imaginarono certe Note, con le quali si notassero i
nomi delle chorde, & le diuisero per i Generi & per i Modi insieme etiandio,
per breuità; accioche se 'l Musico alle fiate uolesse scriuere ò notare alcun Can-
page 282 to, potesse notar queste Note de Suoni sopra 'l Verso disteso, & ordinato con
numerosa compositione del Metro. Cosi con mirabil modo ritrouando, che non
solo le Parole de i Versi fussero esplicate; ma esso Canto ancora, ilquale s'ha-
uesse à segnare ò notare con queste Note; accioche durasse per memoria nella
posterità. Segue anco dopoi:
Erunt igitur priores ac superiores notulae, dictionis, idcioè, Saranno adunque
est, Verborum; secundae verò atque inferiores, Percussionis:
le prime & superiori Note delle Dittioni ò Parole; ma le seconde & inferiori
della Percussione. Questo istesso accenna Platone nel 7. delle Leggi, quando
parla della Dottrina de i Citharisti; che altro era il Canto & Concento, che
rendeuano le chorde, & altro quello del Poeta, che componeua la Melodia.
Laonde in questo proposito uolea, che 'l Fanciullo nel termine di tre anni quasi
desse opera alle lettere; & questo solamente quando era arriuato all'età di die-
ce anni; & per lo spatio di tre anni ancora, si hauesse simigliantemente ad esserci-
tar nella Musica; & questo dopo che era aggiunto all'età di tredici. Et accioche
nella Musica non hauesse à perdere il tempo, ordinò che 'l Maestro & Citarista
non douesse insegnare sonare al Discepolo ò Giouane ad altro modo, che
πρόσχορδα; cioè, A chorda per chorda; ò pure A chorda à chorda, al modo che
fanno anco al presente quelli, che insegnano sonare il Liuto: percioche nell'in-
segnare, toccando il Maestro nel suo Istrumento quella chorda, che uuole che
tocchi anco il Discepolo nel suo; quello ch'essi Maestri sona, sona insieme i Di-
scepoli, pur toccando Chorda per chorda, & non ad altro modo. Et ne dice il
diuin Filosofo questa ragione; Che fà dibisogno, poi che ciò non serue, ne
consente la breuità del tempo; per maggior chiarezza, aggiungere & usare i
Suoni delle chorde della Lira; & che 'l Citharedo & lo Discepolo rappresentino i
Suoni πρόσχορδα, ò Chorda per chorda: percioche il porre insieme tutte queste co
se; cioè, la diuersità delle Voci, & la uarietà della Lira, facendo ueramente al-
tri concenti le chorde, & altri il Poeta compositor della Melodia, & ultimamen-
te l'accompagnar la densità con la rarità, & la uelocità con la tardità, & l'acutez
za con la grauità; simigliantemente l'aggiungere insieme il consono col dissono,
& l'accommodare à i Suoni della Lira nell'istesso modo qual si uoglia uarietà de
rhythmi ò Numeri, & proporle à quelli, che uogliono conseguire in un Trien-
nio la utilità della Musica, non è cosa conueneuole. Et questo uuol dire Platone
sommariamente, & in sostantia; come si può conoscer dalle sue parole registrate
nel 7. Lib. delle Leggi. Τούτων τοίνον δεῖ χάριν τοῖς φθόγγοις τῆς λύρας πρωχρῆσθαι σαφηνείας ἕνεκα
τῶν χορδῶν, τόντε κιτθαριστὴν καὶ τὸν παιδευόμενον, ἀποδιδότας πρόσχορδα τὰ φθέγματα τοῖς φθέγμασι. τὴν
δ'ἔτειοφωνίαν καὶ ποικιλίαν τῆς λύρας. ἄλλα μὲν μέλη τῶν χορδῶν ἱεισῶν, ἄλλα δὲ τοῦ τὴν μελῳδίαν ξυνθέντος
ποιητοῦ. καὶ δὴ καὶ πυκνότητα μανότητι. καὶ τάχος βραδύτητα καὶ ὀξύτητα βαρύτητι, σύμθωνον καὶ ἀντίθωνον πα-
ρεχομένους. καὶ τῶν ῥυθμῶν ὡςάυτος παντοδαπὰ ποικίλματα προσαρμόττοντας τοῖος φθόγγοις τῆς λύρας.
πάντα οὖν το τοιαῦτα μὴ προσφέρειν τοῖς μέλλουσιν ἐν τρισὶν ἔτεσι τὸ τῆς μουσικῆς χρήσιμον ἐκλήψεσθαι διὰ τάχους.
Ma è cosa ueramente da ridere d'alcuni, che si persuadono di sapere ogni cosa;
iquali uogliono, che Socrate & Platone in questo fatto auertiscano & comman-
dano à Nobili principalmente, che sonino ò cantino; come dicono; Proschor-
da & non Sinfone; cioè, all'Vnisono & non in Consonanza; ma la conuenien-
za c'hanno queste due parole tra loro, dimostra, che non intendono quello, che
uoglia dir Platone, se ben da sè è chiaro, & non hà bisogno di commento. On-
de soggiungendo dicono & affermano quello che nō uorrebbono; ch'anticamen
te, come al tempo di esso Platone, & più inanti si cantaua in consonanza, & che
da questo si conosce espressamente, che fin'al tempo di esso Platone d'alcuni si
cantaua & sonaua in cotal modo. Laonde è confermato questo dalle parole di
questo diuino Filosofo quando dice: che nella Melodia u'era il Concento del
page 283 Poeta & quello dell'Istrumento; ilche è conforme à quello c'habbiamo detto de
i Caratteri ò Cifere raddoppiate, dimostrate da Alipio & da Boethio; ancora
che Altri habbino uoluto, che 'l raddoppiamento di cotali Cifere uolesse signifi-
care che in un'ordine eran poste quelle, che seruiuano alla mano destra, & in
un'altro quelle, che s'adoperauano nella sinistra nel toccar le chorde dell'Istru-
mento; come dimostra il seguente essempio, già sono iti molt'anni tratto da un'
antico libro Greco dal Gentilissimo M. Michele Soffianò da Scio, delche me
ne fece coppia; nelqual si trouano due ordini; l'uno che tiene questo titolo
Α'ριστερᾶς χειρὸς; cioè, Dalla man sinistra; & l'altro hà questa inscrittione Δεξιᾶς
χειρὸς, ò Dalla man destra; ne i quali ordini si uedono accommodati i nomi del-
le chorde & i suoi Caratteri anco doppii; che seruono al modo Lydio secondo
la specie Diatonica; & si uede anco la maniera, che teneuano gli Antichi nel
descriuere i lor Concenti & Cantilene quantunque tanto da questo, quanto an-
co da molti altri cauar si possa poca utilità. Ne fanno etiandio fede, che gli An-
tichi cantauano & sonauano in consonanza alcune sorti d'Istrumenti antichis-
page 284 simi; com'è la Sinfonia ò Cornamusa, le Trombe militari, nelle quali non si può
sonare altro Tuono che questo che segue; ch'è il Primo nel nostro ordine & altri
anco ch'io lascio; ne i quali s'udiuano il continuo Concento & l'Harmonia, che
faceuano insieme tre chorde almeno ò tre Pifferi accordati nella Diapason, nella
Diapente, & nella Diatessaron; sopra i quali si modulaua ò sonaua una parte,
come si uede esser tra queste della Canzone moderna, posta nel seguente essem-
pio. Non dico però, che fusse impossibile, che quel Musico che sonaua con
l'Istrumento, non cantasse anco, percioche troppo ben lo poteua fare; ma
dico, che senza dubio, nel modo c'hò dimostrato, era
l'Harmonia che si cantaua. Ilperche si uede, di qual ma-
niera ella fosse, quando era parte della Melodia; cosa che
non contradice per alcun modo à quello, c'hò detto altro-
ue; cioè, che l'Harmonia de gli Antichi consisteua più tosto
nella Modulatione d'una parte, ch'altramente; essendoche da
essa solamente si udiua l'Aria della Cantilena & il Modo, nel
quale la cantauano. Onde da questa cosi fatta sorte d'Harmo-
nia hauendo considerato in essa il Modulare, che fa una Parte
sola, che nel Cap. 12. della Seconda parte dell'Istitutioni, hò
nominato Harmonia imperfetta; si potrà non senza ragione
dire Harmonia imperfetta; essendo la Perfetta d'un'altra ma-
niera, come hò dimostrato nel medesimo luogo: poiche quel-
la s'aggiunge insieme & si ode tra le Parti; com'è quella,
che nasce dalle tre poco fà mostrate più graui, Tra lequa-
li si odono la Diapason diuisa nella Diapente, & nella Diatessaron; hò più to-
sto chiamato harmonica Consonanza, che Harmonia; riseruando il nome d'
Harmonia perfetta; quella che nasce da più parti, che uanno cantando insieme
molte Aria; come s'usa à i nostri giorni nelle Cantilene: percioche questo nome
Harmonia non si piglia cosi semplicemente, come forse alcuno pensa; per quel-
lo che conuiene ad una sol cosa, ma à piu cose; come c'insegna il Filosofo; 1. De ani-
ma tex. 1. poscia
che 'l suo primo significato si piglia per la compositione de i Corpi ò Grandezze,
c'habbiano sito & mouimento; come quando due di queste cose si conuengono
in tal maniera insieme nel congiungersi & collocarsi, che niun'altra cosa di qual
genere u'intrauenga di mezo. Onde si dicono esser ben poste insieme & ben'uni-
te; & anco quella compositione & unione, che consiste nell'ordine, si chiama
Harmonia; come quando s'aggiunge legno à legno; ò quando, oltra à qual si uo-
glia cosa naturale arteficiosamente, sen'aggiunge un'altra. Ilperche da questo
principio il nome d'Harmonia è trasportato per similitudine nell'altre cose; come
sarebbe dire, nella Ragion di quelle ch'insieme si mescolano & confondono:
percioche diciamo quelle cose esser insieme harmonicamente accommodate,
page 285 che si ueggono esser'insieme aggiunte con qualche ragione, di modo che concor
deuolmente conuengono in uno & in quello aspirino, & ugualmente senz'alcu-
na disparità siano insieme proportionate. Laonde quando le cose in un compo-
sto sono aggiunte insieme in qual si uoglia maniera, che stian bene, allora si di-
cono esser Harmonicamente composte; come diciamo per essempio, il Tenore
allora accordare co 'l Soprano ottimamente & insieme conuenire, quando niuna
proportione si troua di mezo, che si possa far il Concento maggiormente soaue.
Ilperche è da considerare nella Musica, che quel che riduce il graue & l'acuto in
un suono (dirò cosi) conspirato, quello è Harmonia; laquale mentre che perse-
uera & è in atto, non può far offesa alcuna all'Vdito; poiche l'Harmonia è propor-
tione di Voci ò Suoni, che tra loro acconsentiscono & consonano; & è anche
compositione prouenuta & cagionata dal concorso di più cose & della lor com-
paratione. Per la qual cosa si uede, che l'Harmonia non è detta semplicemente
quella Ragion de Numeri, come la dice Aristotele, nata dalla buona composi-
tione delle grandezze poste insieme, che sono accompagnate con qualche ra-
gione; ma è detta anco Ragione & Compositione di quelle cose, che insieme si
possono mescolare. Onde essendo cosi, non chiamarò Harmonia quella solamen
te, che secondo un certo ordine d'Interualli si uà modulando con la Voce ò si fà
con un'Istrumento ò con la Voce sola al suono di cotale Istrumento, senza udir-
ui alcun concento, come per auentura alcuni potrebbono credere, se non impro
priamente; percioche, per finir questo capo, Aristotele 1. Ani-
ma. 54. chiamò Harmonia quel
la concordia, che nasce dalla mescolanza de Suoni ò Voci differenti. Et perche
nelle modulationi di una parte non puo cascare cotale permistione ò commistio-
ne; percioche (per dir cosi) è puro ordine de Voci ò suoni solamente; però di-
remo che l'Harmonia, ch'entra nella compositione della Melodia, non era il
semplice Canto d'una sola Parte ò d'una sola Aria, ma il concento che nasceua
dalla Voce del Recitante, & è prodotta dalle chorde dell'Istrumento insieme
percosse.
Che gli Antichi sonauano in Consonanza; & se l'Organo nostro Istrumento sia
antico ò moderno. Cap. III.
uano alcuna sorte d'Istrumenti fatti con molte chorde, che non usasse-
ro l'Harmonia perfetta; cioè che non sonassero in Consonanza. & par
mi che sarebbe stato una grande impertinenza & cosa fuori di ogni douere, che
essendo l'Hidraulica machina ò Instrumento musico, che si faceua sonare con
l'acqua; del quale ne fa mentione Vitruuio nel cap. 13. del lib. 10. dell'Archi-
tettura; che fù l'Anno di nostra Salute intorno 226. nell'Imperio di Alessandro
figliuolo, di Mamea Siro, & anco Gerone Alessandrino lo commemora nel 75.
Theorema del Lib. che fà De spiritalibus; percioche nel 76. insegna à far quello
che si sona col Vento: era poco differente dall'Istrumento, ch'è detto Organo;
adoperato ne i nostri Tempii, nel celebrare i Diuini officii: & ritrouandosi in
esso le Canne & il Tastame commune, che gli Antichi non l'hauessero adopera-
to al sudetto modo & come facciamio noi: perche in uero sarebbe stato cosa ri-
dicolosa, se l'hauessero adoperato sonando solamente ò con la destra ò con la si-
nistra mano, & non con l'una & l'altra insieme, & hauessero formato solamen-
page 286 te la Modulatione, senza far'udire accordo ò Consonanza alcuna; poiche in al-
tre sorti d'Istrumenti; iquali erano men perfetti di questo, usauano di sona-
re & di far'udire le Consonanze musicali; come si è mostrato. Et ueramente
parmi, che se non l'hauessero fatto, haurebbono mancato d'aggiungere à quel-
lo, ch'è il uero fine del Musico; cioè, al Dilettare almeno con harmonia; & ua-
namente haurebbono fabricato una cosa ad un fine, per conseguirne un'altro, al-
quale non poteano arriuare. Ma che tal Istrumento s'assimigliasse al sudetto no-
stro Organo, si può comprender da quello che lo descriue esso Vitruuio nel sudet
to luogo, dicendo.
De Hydraulicis autem, quas habeant minores, quàm breuissime pro-Queste sono le parole formali di Vitruuio, che s'interpretano cosi.
ximeꝗ attingere potero, & scriptura consequi non praetermittam. De materia compacta
basi, Arca in ea ex aere fabricata collocatur; supra basim eriguntur Regulae dextra, ac si-
nistra scalari forma compacta; quibus includuntur aerei Modioli fundibulis ambulanti-
bus, ex torno subtiliter subactis; habentibus fixos in medio ferreos Ancones, & Verti-
culis cum uectibus coniunctos, pellibusꝗ lunatis inuolutos. Idem in summa planitia fo-
ramina circiter digitorum ternum; quibus foraminibus proximè in verticulis collocati
aerei Delphini, pendentia habentes Catenis Cymbala ex aere infra foramina, Modiolo-
rum chalata intra arcam, quo loci aqua sustinetur. Inest in id genus uti infundibu-
lum inuersum; quod subter Taxili alti circiter digitorum ternum suppositi librant spa-
cium imum: ima inter libra phigaeos, & arcae fundum: supra autem ceruiculam eius
coagmentata arcula sustinet caput machinae, quae Graece Κανὼν μουσικὸς appellatur; in cuius
longitudine canales; si Tetrachordos est fiunt quatuor; si Exachordos, sex; si Octo-
chordos, octo. Singulis autem canalibus, singula Epistomia sunt inclusa manubrijs ferreis
collocata: quae manubria, cum torquentur, ex arca patefaciunt nares in canales. Ex ca-
nalibus autem Canon habet ordinata in transuerso foramina respondentia in naribus,
quae sunt in Tabula summa; quae Tabula graece πίναξ dicitur. Inter tabulam & cano-
nem regula sunt interpositae ad eundem modum foratae, & oleo subactae, vt faciliter im-
pellantur, & rursus introrsus reducantur; quae obturant ea foramina, pleuritidesꝗ
appellantur; quarum itus & reditus altas obturant, alias aperit terebraciones. Hae Re-
gulae habent ferrea choragia fixa, & iuncta cum primis; quarum pinnarum tactus mo-
tiones efficit regularum. Continentur supra tabulam foramina, quae ex canalibus ha-
bent egressum spiritus. Regulis sunt annuli agglutinati, quibus lingulae, omnium inclu-
duntur Organorum. E` modiolis autem fistulae sunt continenter coniunctae ligneis cerui-
cibus, pertingentesꝗ ad nares, quae sunt in arcula; in quibus axes sunt ex torno subacti,
& ibi collocati; qui cum recipit arcula animum, spiritum non patientur obturantes fo-
ramina rursus redire. Ita cum uectos extolluntur, ancones deducunt fundos mo-
diolorum ad imum: Delphiniꝗ, qui sunt in uerticulis inclusi chalantes in os cymbala,
replent spacia modiolorum; atque ancones extollentes fundos intra modiolos uehementi
page 287 pulsus crebritate, & obturantes foramina cymbalis superiora, aëra, qui est ibi clausus
pressionibus coactum, in fistulas cogunt, per quas in lignea concurrit, & per eius
ceruices in arcam: motione uerò uectium uehementiore, spiritus frequens compressus Epi-
stimiorum aperturis influit, & replet anima canales. Itaque cum primae manibus tactae
propellunt, & reducunt contnenter regulas, alternis obturando foramina; alternis
aperiundo, ex musicis artibus multiplicibus modulorum uarietatibus sonantes excitant uo-
ces. Quantum potui nisi, ut obscura res per scripturam dilucidè pronuntiaretur,
contendi. Sed haec non est facilis ratio, neque omnibus expedita ad intelligendum; prae-
ter eos, qui in his generibus habent exercitationem. Quod si qui parum intellexerint è
scripturis, cum ipsam rem cognoscent, profectò inuenient curiosè & subtiliter omnia ordi
nata.
Non la-
sciarò di dire, quanto più breuemente potrò, & appresso conseguir con scrittura quello,
che appartiene alla ragion delle machine Hidrauliche. In vna Base fatta di materia ben con
giunta insieme, s'accommoda un'Arca di rame; & sopra la base dal canto destro & dal sini
stro si dirizzano alcune Regole insieme congiunte à modo di scala; nellequali si inchiudono
alcuni Moggetti fatti di rame co i loro cerchietti fatti sottilmente al torno, c'hanno le braccia
loro di ferro conficate nel mezo, & i lor fusaiuoli con manichi congiunte & riuoltate in pelli
di lana. Ancora nel piano di sopra ui sono fori grandi intorno tre dita; appresso i quali fo
ri sono collocati Delfini di rame ne i loro fusaiuoli, c'hanno Cembali fatti di rame pendenti
da catene che calono sotto i fori de i moggetti nell'Arca, doue è sostenuta l'acqua. Et si
troua in esso, com'un Tramoglio riuerscio; sotto 'l quale sono certi Tasselletti alti intor-
no tre dita, i quali stanno à liuello dello spacio posto da basso, tra le labra inferiori del
forno & il fondo nell'arca. Ma sopra la sua testa gli è una cassetta ben serrata & con-
giunta, laquale sostenta il capo della machina, che da Greci è detta Κανὼν Μουσικὸν; cioè,
Regola musicale, nella cui lunghezza si fanno quattro canali, s'è Tetrachordo; sè He-
xachordo, sei; se Ottochordo, otto: ma in ciascun canale da per sè sono posti i bocchi-
ni loro rinchiusi con manichi di ferro; i quali manichi, mentre sono torti, ò quando dan
no volta, s'aprono le nari dell'arca ne i canali, & da i canali la Regola hà per trauerso i
suoi fori ordinati, che s'incontrano nelle nari, che sono nella Tauola posta di sopra; la
qual tauola grecamente è detta πίναξ. Tra la Tauola & la Regola sono poste di mezo le
Regole, all'istesso modo forate & onte con oglio, accioche più facilmente si possono spin-
gere, & tirar di nuouo dentro; lequali chiudono quei fori, che Coste ò Lati si chiamano;
de i quali l'andare & il tornare serra alcune & alcune aprono de quei fori. Hanno simi-
gliantemente queste Regole attaccati & fissi i loro Cerchietti di ferro congiunti con le
prime; il toccamento dellequali fanno i mouimenti delle Regole. Sopra i fori della Tauo-
la sono contenuti i Venti ò Fiati, c'hanno l'vscita da i Canali. Alle Regole sono incollati
gli annelli, co i quali sono rinchiuse le Linguelle de tutti gli Istrumenti: Ma da i Ma-
gliuoli le Canne sono continuamente congiunte à i capi de i legni, che alle nari peruengo-
no, che sono nella cassetta, ne i quali sono l'Animelle tornite & iui poste; iquali rice-
uendo la Cassella il fiato, otturando i lor fori, non lo lasciano di nuouo ritornare.
Cosi quando le stanghe s'alzano, i manichi portano alla parte bassa i fondi de i mogliet-
ti; & i Delfini, che sono inchiusi ne i fusaiuoli, calando i Cembali nella bocca; riem-
piono i Spacij de i moggetti; & i manichi alzando i fondi de i moggetti; per la forza &
lo spesso battere, otturando i fori, che sono sopra i Cembali; l'Aria che ui è rinchiuso, costret
to dalle pressioni, lo fanno andar per la forza nelle canne; per lequali concorre ne i capi de
i legni, & per le sue ceruici nell'arca. Ma per il più uehemente mouimento delle stanghe, il
fiato spesso compreso entra per l'aperture de i bocchini, & riempie di uento i canali. Ilperche
quando i Tasti sono toccati con le mani, scacciano & riducono cōtinuamente le Regole, serran
do cambieuolmente, & cambieuolmente aprendo i fori, eccitano con arti Musicali sonan
page 288 do, con molte varietà de moduli de Voci. Mi hò sforzato, quanto hò potuto, che la cosa per
scrittura chiaramente si pronunciasse: ma questa non è ragion facile, ne espedita, che
possa essere intesa se non da quelli, ch'intorno à questo genere di cose s'affaticano. Per
laqual cosa, s'alcuni da questi scritti hauranno inteso poco, quando hauranno cognition
della cosa, ritroueranno essere stato il tutto curiosamente & sottilmente ordinato.
Questa è la descrittione fatta da Vitruuio dell'Hidraulica machina, laquale, co-
m'ei dice, è molto oscura & difficile; se ben non hà lasciato di discriuerla bre-
uissimamente, con l'accostarsi, narrandola, più al uero che hà potuto. Ma
perche è cosa difficile & oscura, ciascuno che uorrà hauer di questa cosa maggio-
re lume & intelligentia, leggendo quello c'hà scritto sopra questo capo, Daniel
Barbaro nobile Venetiano, già Patriarca eletto d'Aquileggia, potrà in parte
sodisfare al suo desiderio. Ma la simiglianza, che da questa descrittione si scor-
ge tra l'Hidraulica & l'Organo nostro, mosse l'Illustriss. S. Suor Leonora d'Este,
l'Anno 1571. nel mese di Nouembre, à farmi richiedere da Francesco Viola gia
mio singolare amico, Se cotale Organo era antico ò pur moderno, & dou'ei pren
desse il suo nome; allaquale hauendo prima risposto, mosso da questa richiesta, deli
berai di Scriuere i presenti Sopplimenti; non però con quell'ordine c'hò tenuto,
ma secondo che mi soccorreuano ò secondo 'l tempo nelquale m'erano richieste
le cose, à modo d'una Selua, nellaquale siano piantati molti alberi à caso & sen-
z'ordine alcuno. Et questa fù la Prima dimanda, ch'io scriuessi in questo propo-
sito. Laonde la porrò seguentemente, per satisfare alla curiosità de molti, che
desiderano sapere cotal cosa; secondo ch'io la esposi alla sudetta Illustr. Sig. In-
cominciando adunque dalla Seconda parte della dimanda, dico; che questo no
me Organo, non à particolare d'alcuno Istrumento, il quale serue alla Musica;
ma conuiene etiandio à tutti quelli Istrumenti materiali, che seruono à qual si
uoglia Arte ò Scientia, con l'aiuto de i quali si può condurre in quella alcuna
opera al desiderato fine. Quelli anco, che col mezo loro uenimo al possesso d'al-
cuna cosa, commutandoli in un'altra, si chiamano Organi; essendoche cotal
nome è Greco, & si dice Ο῎ργανον. & propriamente uuol dire Istrumento: onde il
Martello, che adopera il Fabro nel fare i chiodi, & la Sega, che adopera il Legna-
iuolo à segare & fender l'Asse, sono detti Istrumenti. Il Denaro anco, col quale
comperiamo le cose necessarie al uiuere humano, è detto Istrumento. Et non pur
le cose materiali, c'hanno la forma loro permanente; ma quelle che non hanno co
tal forma; com'è la Logica; diciamo Istrumēto. Anzi tutta l'Adunanza de i libri,
che seruono alla parte Rationale della Filosofia, scritti d'Aristotele, sono detti Ο῎ρ-
γανον ὀργάνων; cioè, Istrumento de gli Istrumenti. Et tal parte è detta Istrumento del
l'altre Scientie. Per la qual cosa dico, che l'Organo proposto s'acquistò questo
nome uniuersale & commune d'Organo proprio & particolare, per una certa
eccellenza dalle parti naturali, che formano la Voce, che si chiamano Istrumen
ti naturali: percioche fù fabricato alla guisa del Corpo humano, corrisponden-
do le Canne alla Gola, i Mantici al polmone, i Tasti à i Denti, & colui che so-
na alla Lingua, & cosi l'altre parti di esso à quella che sono nell'Huomo. Ma ue
ramente l'Organo nostro in quanto ad una parte della forma materiale, non è
molto antico, anzi moderno: percioche sono aggiunti ne i Moderni i Mantici,
i quali dalla Cassa che conteneua l'Acqua detta hora Sommiero somministra-
no il Vento, che passa nelle Canne; come nel sudetto luogo dipinge Vitruuio;
dal che s'acquistò il nome di Hidraulica; il perche si può uedere, che 'l no-
stro Organo non è Istrumento moderno, se non in quanto all'alteratione della
sua prima forma: percioche il Vento, che hora si fà con i Mantici, è posto in
page 289 luogo di quello, che si facea col mezo dell'acqua. Ma l'uso dell'Hidraulica èan-
tichissimo, & da questo si conosce, ch'era posto tra 'l numero di quelli Istrumen-
ti, che si sonauano col fiato ò uento; che chiamauano Ε'μπνευστὰ, & non tra quelli,
iquali cōteneuano cose distese sopra di loro; come sono chorde, pelli, & altre cose
simili, che chiamauano Ε῎ντατα. onde Aristocle appresso di Atheneo nel Cap. 24.
del Lib. 4. Dipnosophistòn, hauendo prima ricercato, tra quali si habbia da por
re l'Hidraulico, & è dopoi di parere, che ella s'habbia à nominare Εμπνεστὸν. per-
cioche le sue canne riceueuano il fiato dall'acqua; onde dice: Κατεστραμμένοι γὰρ εἰσιν οἱ
αὐλοὶ εἰς τὸ ὕδωρ, καὶ ἀρασσομένου τοῦ ὕδοτος ὑπό τινος νεανίσκεν, ἔτι δὲ δυκνουμένων ἀξινῶν διὰ τοῦ ὀργάνου, ἐμ-
πρνέονται οἱ αὐλοὶ, καὶ ἦχον ἀποτελοῦσι προσηνῆ: cioè, Le canne dalla parte da basso sono uol-
tate nell'acqua; laquale essendo mossa da un giouane, mouendosi alcune lingue-
le per l'Istrumento, & scorrendo di quà & di là; esse canne si riempiono di spiri-
to ò fiato & rendono suono soaue. Et dimostra poco più auanti, questo esser molto antico; se bene Aristosseno non n'habbia di lui fatto men
tione; ma dice, che Platone diede un poco di lume del suo arteficio; hauendo
fatto un'Horologio notturno, non molto differente dalla forma dell'Hidraulico.
Non è però da credere, che quando si troua nella Diuina scrittura in più luoghi
questa Voce Organo; come nel Gen. Cap. 4.
Ipse fuit pater canentium Cithara & Or-& nel Salmo 150.
gano;
Laudate eum in chordis & Organo,& in molti altri luoghi;
che s'habbia à pigliar per l'Organo, che di sopra habbiamo commemorato,
ma per un'altro Istrumento; essendoche quello, che leggiamo nella nostra Vol-
gata Editione di Iubal, c'habbiamo mostrato di sopra; nell'Hebraico si legge.
che uuol dire. Et il nome del suo Fratello era I ubal; esso fù Padre d'ogn'uno,
che teneua ò abbracciaua ò comprendeua; come piace più à dire, il Chinòr &
& lo Hugàb. Ma di questi due nomi se ben non si sà certo quello, che uogliano
significare; si può nondimeno dir prima, che Chinòr fusse la Cetera; percioche
è certo, ch'appresso i Studiosi della lingua Hebraica, Chinòr era un'Istrumento
musico; ilquale il Sonatore abbracciaua sonando, & che si potea sospendere ò
attaccare: ilche si comprende da quello, che si è detto; Essere stato Padre dell'
abbracciante ò apprendente la Cetera: il perche più tosto hanno posto la Ce-
tera, ch'altro Istrumento; essendoche essa si può abbracciare sonandola, & si
può anco sospendere; scriuendo Pindaro in cotal modo. Olymp.
Ode. 1. Α'λλὰ δωρίαν ἀπὸ φόπμιγ-
γα πασσαλου, λάμβαν: cioè, Leua ò Piglia la Dorica cetera dal chiodo. Dicono poi
che 'l nome Hugàb è detto dal Verbo hebraico Hagàb, delquale appresso i Dot-
ti di cotal lingua si dubita ancora, quello che uoglia significare di certo; quan-
tunque alcuni dicano, che sia Amare ò Parlare cose amorose. Ma ad alcuni al-
tri par che uoglia più tosto dire Sospirare ò Mandar fuori sospiri, & parmi che
sia più al proposito; percioche si uede, che questo Verbo non hà alcuna allusio-
ne ò conuenienza col uerbo Amare; quantunque si possa dire, che l'Inamorato
sempre sospira; & perciò si può dire, che Hugàb sia Istrumento da fiato; poiche
in esso si soffia, quasi sospirando. Et più tosto si può creder che sia la Tibia ò il
Piffero, che 'l sudetto Organo; essendoche quello che sona non abbraccia l'Or-
gano, come fà quello, che sona la Tibia ò il Piffero. Si può adunque dire, che Iu-
bal fù l'Inuentore di due sorti de Istrumenti; cioè, da chorde, com'è la Cete-
ra; & da fiato, com'è il Piffero. Et questo nome Padre appresso gli Hebrei si-
gnifica etiandio l'Inuentore d'alcuna cosa; se ben con la Editione de i Settan-
tadue, nel Cap. 4. del Genesi, Gioseffo s'accorda nella sorte de gli Istrumenti,
page 290 hauendo interpretato per un'altrordine, essere il Ψαλτήριον καὶ κιθάραν, cioè, il Sal-
terio & la Cetera; & nel Cap. 16. del Lib. 1. de i Re interpretato fù il nome Chi-
nòr, per l'Istrumento chiamato Cinnira, ch'è (come ritrouo) l'istesso, ch'è la
Cetera. Ilperche da quello, che si è detto, si può dir senz'errore, che l'Orga-
no che usiamo al presente in alla sostantia, sia l'istesso ch'era l'antico Hi-
draulico, ma in molti accēti alterato; come sarebbe dir, nell'Acqua cambiata nel
Vento, con la introdottione de i Mantici, come cosa più commoda & più utile à
mandarlo nelle canne; nella loro moltitudine & grandezza, estendendosi nell'acu
to & nel graue; nella coppia de i Registri, & in molte altre cose particolari, che per
breuità lascio di dire. Questo Istrumento si troua descritto in un'Epigrāma greco
fatto da Giuliano, prima Monaco & dopoi Imperator di Constantinopoli; che fù
chiamato Apostata per le sue male opere, & uisse ne gli Anni di nostra salute 364.
in alcune cose conforme à quello che dice di sopra Aristocle; in questa maniera.
Α'λλοίη ν ὁρόω δονάκων φύσιν. ἦκου ἀπ'ἂλληςCioè;
Χαλκείης τάχα μᾶλλον ἀνεβλάστησαν ἀρούρης,
Α῎τριοι, οὐδ'ἀνέμοισιν ὑφ'ἡμετέροις δονέονται,
Α'λλ'ὑπὸ ταυρείης προθορὼν σπήλλυγγος ἀήτης,
Νέρθεν ἐϋτρήτων καλάμων ὑπὸ ρίζαν ὁδευει.
Καιτις ἀνὴρ ἀγέρωχος ἔχων θοὰ δάκτηλα χειρὸς,
Ι῎σταται ἀμφαφόων κανόνας συμφράδμονας αὐλῶν.
Οἴ δ'ἁπαλὸν σκιρτώντες, ἀποθλίβουσιν ἀοιδὴν.
Vedo diuersa natura de Canne;
Non potrebbon più tosto esser'uscite
Da terra, che per caso ferrea fusse?
Aspere sono, & non sono commosse
Da nostri venti: ma 'l Vento mandato
Da spelunca taurina con furore
Si fà la via ne i ben forati Calami
Dalla radice alla parte di sotto.
E' vn Giouane eccellente, che gli artigli
Delle mani tien'agili, si siede
Toccando insieme le concordi Regole
Delle tibie; onde questi in sù salendo
Mandano fuori dolcissimo Canto.
Et per quello che si uede, non si scorge altra diuersità dal nostro Moderno che
nelle Canne, ch'eran fatte di Rame, & rendeuano il suono acutissimo & alquan
to aspero; & quello de Moderni sono fatte di Metallo, come di Stagno ò piom-
bo, oueramente di legno rotonde ò quadrate. Dalche si può giudicare, il no-
stro organo essere Istrumento più tosto antico, che moderno; & esser quasi figli
uolo dell'Hidraulico. Alcuni però si sono mossi à dire, che
Questo nostro Istru-perche
mento fù in uso primieramente nella Grecia, & che de iui per l'Vngheria fusse trasferito
nella Germania tra i Bauari;
dicono hauerne veduto vno tra gli altri nella ChieMa s'ingannano; percioche ui sono stati Organi più anti-
sa Cathedrale di Monaco con Canne al bossolo, tutte in vn pezzo, grande & tonde all'or-
dinario delle nostre fatte di metallo; ilquale nel suo genere & di quella grandezza, è il
più antico d'alcun'altro, che si troui non solo in quella prouincia, ma forse in qual si vo
glia parte del mondo.
chi di quello; essendoche, come si può comprendere da un Sommiero d'un'Or-
gano, ch'io tengo appresso di me, ch'era d'una Chiesa di Monache nell'anti-
chissima città di Grado, sede Patriarchale; laqual nell'Anno del Signore 580.
fù saccheggiata & destrutta prima da Pepo Patriarca d'Aquilegia di natione Te
page 291 desco; come narra Bernardo Giustiniano nobile Venetiano in quello che scriue
dell'Origine di Venetia; & dopoi non passò molto tempo, che la Chiesa fù sac-
cheggiata da Fortunato Arriano, & da Lupo Duca del Friul; essendo stata molt'al
tre fiate saccheggiata la Città solamente. Il qual Sommiero è lungo intorno un
braccio, & largo circa una quarta; & per quello ch'in esso si uede, ui sono i luo-
ghi, ne i quali si collocauano solamente Trenta canne, ne ui era alcun Registro;
come dal suo Tastame si può conoscere nella seguente figura: percioche erano
solamente Quindeci tasti, fatti al modo che in essa si uedono dissegnati; & erano
partiti in due ordini, ciascun de i quali ne conteneua Quindeci, se fussero poi
di legno ò di metallo, ò fussero questi due ordini accordati insieme all'Vnisono
ouer'alla Ottaua, questo non si può sapere. Hauea etiandio i Mantici co fori ro-
tondi, di doue ne usciua il Vento, collocati nella parte di dietro; come si uedo-
no accommodati ne i Regali moderni. Ma nella Chiesa del Santo di Padoa ue
n'era un'antico di grandezza assai conueniente, delquale il Sommiero hauea
molti ordini de Suoni, che conteneuano molte Canne, ne perciò hauea Regi-
stro alcuno; lequali Canne, come fussero accordate, non si può sapere. Basta
che da tali accidenti si può conoscere, che questi due Organi erano più antichi
di quello di Bauiera; ilqual dicono hauer le Canne fatte di Bussolo tutte d'un
pezzo rotonde, di quella grandezza, che sono quelle di Stagno ne i nostri Orga
ni. Ma se cosi è, cotali Bussoli doueano esser uenuti dal paese del Prete Gianni;
nelquale, dicono, che gli Alberi & le Canne nascono in una tanta smisurata
altezza, che fanno marauigliare ogn'uno; & hanno più d'un braccio commune
di Diametro, come n'hò ueduto io. Ma lasciamo queste fauole da un canto, &
diciamo; che
Credono anco, per i molti rincontri,che dicono hauere:
che quell'Or-Ma uediamo di gratia, il fondamento di questo loro
gano delquale fà mentione Dante nel fine del Purgatorio, non fusse precisamente come
quello che si costuma hoggi; ma si bene in molte cose differente, come nella moltitudine
& grandezza delle canne, nella distanza de gli estremi, nella coppia de i Registri, &
in molt'altri particolari:
credere, & da che lo cauano; & come l'Organo di Dante non fusse precisamen-
te come quello che si costuma hoggi, ma differente molto per i molti Rincon-
tri che dicono. Questo Poeta celebratissimo nel fine del Cant. 9. del Purgato-
rio, introducendo un'Angiolo, che gli apre la porta all'entrata del Purgato-
page 292 rio; scriue il romore che sentì nell'aprirla; imitando Lucano, quando nel Lib.
3. della Guerra Farsalica, scriue di Tarpeia in questa maniera.
Tunc rupes Tarpeia sonat, magnoꝗ reclusas
Testatur stridore fores:
con queste parole:
Non ruggio si, ne si mostrò si acra
Tarpeia, come tolto le fù il buono
Metello, donde poi rimase macra.
I mi riuolsi attento al primo tuono,
Et Te Deum laudamus, mi parea
Vdir in voce mista al dolce suono.
Tal'Imagine apunto mi rendea
Ciò ch'io udia, qual prender si suole,
Quando cantar con Organi si stea,
C'hor si, hor nò s'intendon le parole:
Ma doue si possono conoscere cotali Rincontri? Questo è ben ueramente un
loro sogno: percioche Dante altro non fà, ch'assimigliar lo Stridore, che fece
la porta del Purgatorio nell'aprirsi, à quello di Tarpeia, che s'apriua di raro;
ou'era riposto l'Erario de Romani, quando Cesare aprendola lo spogliò de i
Thesori: essendoche entrato ch'ei fù in cotal luogo, ilche è da notare, li parue
udir cantare con uoce accompagnata al suono di cotal porta,
Te Deum laudamus;
& se gli rappresentaua uno che cantasse con gli Organi; le cui parole hora s'inten
dono, & hora nò. Ma cotal nome di Organo è commune; come si è mostrato,
ad ogni sorte d'Istrumento, come anco ei lo fà commune alla Cetera, dellaqua-
le parla più abbasso. Ma più mi marauiglio, ch'ei non habbia fatto mentione di
quelli, che commemora l'istesso Poeta nel principio del 31. Canto del Purga-
torio, quando dice:
Era la mia virtù tanto confusa,
Che la Voce si mosse, & pria si spense,
Che da gli Organi suoi fusse dischiusa.
Ponendo cotali Organi, per gli istessi, che disopra si è nominato. Ma questo sa
rebbe stato assai peggio: percioche gli Organi ch'ei qui nomina, non conuengo-
no con li primi in cosa ueruna: poscia che questi sono ueramente Naturali,
& quelli Arteficiali. Dirò ancora meglio; dicono che
l'Organo, che commemoraVeramente
Suetonio Tranquillo nella Vita di Nerone , & Vitruuio in proposto della machina Hy-
draulica dell'istesso, & quello di che ragiona Gioseffo nelle Antichità de gli Hebrei di
Dauid, non habbia à far cosa alcuna col nostro, eccetto che nel nome.
che questo è ben detto; & non fuor di proposito; ma che hà da fare (di gratia)
una Cetera ò Cinnyra con un'Organo? lasciando il parlare dell'Hydraulico.
Suetonio parla d'una Cetera, che fù portata à Nerone, & scriue queste paro-
le:
Cithera autem à Iudicibus ad se delatam adorauit, ferriꝗ ad Augusti statuamAdorò la Cetera (scriue egli) portata à lui da i Giudici, & commandò,
iussit.
che fusse portata alla statua d'Augusto. Et Gioseffo scriue, che solo Dauid can-
tando ἐν τῇ κεννύρᾳ, nella Cinnira, riduceua il Re Saul nella mente sana. Et s'era
Cetera ò Cinnira, ch'io reputo con molti altri Interpreti, che fusse una cosa
istessa; che bisognaua dir questa cosa, & introdurla fuori d'ogni proposito &
d'ogni uerità? Ma questo basti intorno all'Organo istrumento moderno, co-
nosciuto da ogni prattico delle cose della Musica.
page 293
Per Qual cagione si è ridutta la Massima & Perfetta harmonia in
Cinque termini; & quello che s'intenda per l'Interuallo diuiso geo-
metricamente in molte parti. Cap. IIII.
monia, ch'io dichiarai successiuamente quello, che potrebbe appor-
tare appresso d'alcuno qualche difficultà; cioè, per qual cagione hab-
bia uoluto nella 13. Prop. della Seconda parte delle Dimostrationi
ridur la Perfetta & Massima harmonia in cinque termini; come s'intende per
il diritto, quando l'Interuallo è diuiso geometricamente in due ò più parti equa-
li proportionali: Laonde dirò prima, c'hauendo io nella sudetta Proposta dimo
strato & anco nella 12. che al modo ch'io intendo, si può dar quante Perfet-
te & Maggiori harmonie si uoglia, lequali contengano ciascuna da per sè il Tuo-
no maggiore & lo minore, con le forme di tutte le semplici Consonanze tra i
suoi termini & le loro differenze; non uorrei, ch'alcun si pensasse, c'hauessi uo-
luto ciò fare, per distrugger quella Massima & perfetta harmonia, che intesero
gli Antichi, ch'era costituira tra quattro termini; percioche in uero questa non
fù, ne mai sarà mia intentione; ma si bene hauendo abbracciato quella per mio
fondamento, le hò aggiunto un Quinto termine; accioche tra cinque si trouas-
se quella quarta Proportionalità, ch'è detta Contr'harmonica, & tra essi ri-
trouar si potesse tutte le Forme de tutti quelli Interualli, che sono compresi nella
specie naturale Diatonica, ò Syntona di Tolomeo, che non si trouano nell'Anti
chissima Diatona; lasciando però da un canto le Forme de tutti quelli che sono
minori del Tuono minore. Et accioche più chiaramente si sappia quello, c'hò
uoluto inferire; la Massima harmonia, non solamente da i Musici, ma anco da al-
tri Mathematici non fù mai altramente descritta; per dare ad intender quello
ch'ella fusse; se non nel modo che la descriue particolarmente Boethio, come più
abbasso uederemo. Onde si dee sapere, che tra le cose Geometriche, conside-
rate come lontane dalla materia; se ben in essa sono talmente immerse, che non
possono stare, se non s'appoggiano ad essa; si ritrouano uarie Figure ò Piane
superficie, & anco molti Corpi ò Figure solide, che li uogliamo dire; percioche
si come delle Prime si possono dire infinite esser le specie; cosi anco auiene
delle Seconde: essendoche la Figura piana ò piana Superficie (per dar un'essem-
pio) posta per la base di un Solido, uiene ad esser la sua forma. Laonde se noi pri
mieramente alla Superficie ò Figura di tre lati, detta Triangolo, aggiungeremo
à ciascun suo lato un Triangolo di due lati equali, che saglia in alto; & gli
angoli opposti à cotal base si congiungano in un punto; si farà la Pirami-
de triangolare; cosi come dal mescolamento della Superficie quadrata posta
per base, con la superficie triangolare di due lati equali, i cui angoli opposti al-
la base si congiungano (come si è detto) in un punto; sorgerà la Piramide
di quattro lati; ilche auuerrà parimente dell'altre per ordine: Laonde dal-
la detta Superficie piana quadrata ergendosi in alto, ouer discendendo al basso;
solidandosi & facendosi corpo, nasce la Figura solida da ogni parte equale
si nella lunghezza & larghezza, come anco nella grossezza, detta Cubo, ilqua-
le è di tanta grandezza nel suo lato, di quanta fù il Quadrato, dal quale è pro-
page 294 dotto. Laonde quando i lati de i Solidi concorrono in un punto, si fanno le Pi-
ramidi, & se non concorrono, fanno tre Specie de Corpi; de i quali il Primo è
quello, che si chiama Cubo, che hà i tre suoi Interualli equali alle tre Dimen-
sioni; & se cotali lati sono inequali, sono detti Cunei: Ma se tra loro non han-
no una mezana proportione; come, quando dicono, Due lati sono equali & uno
inequale; quel Solido si chiama Parallelopipedo: & di questi ue ne sono Sei spe-
cie, che sono le due nominate, & quattro altre appresso: percioche se la lun-
ghezza loro è equale alla sua larghezza; essendo tanta la loro grossezza, quanta
la loro profundita più ristretta; cotali Corpi si chiamano Latercoli; & se hanno un
lato maggiore de gli equali, si dicono Asseri. Quando poi la lunghezza è equa-
le alla profondità ò altezza, & la larghezza è maggiore ò minore; & anco quan-
do la larghezza è equale all'altezza; ò pur quando la larghezza è maggiore ò
minore dell'una & l'altra delle due dimensioni, non hauendo nome particolare,
allora ritengono il nome del suo genere ò specie; come si può comprendere da i
seguenti Numeri solidi, per i Lati che cōcorrono ò in uno ò in diuersi punti. Ma la
sciando hora di parlare de gli altri; ragioneremo, come di cosa che fà al nostro pro
posito, solamente del Cubo. Ilperche Si dè auertire, secondo la dottrina di Boe-
thio , che tutte le Figure piane, che non crescono per alcun'altezza, sono continua
te da una Medietà geometrica solamente; non si potendo dar luogo ad un'altra.
Laonde in questi sono constituiti solamente due Interualli; come dal primo al me
zano, & da questo al terzo. Ma ogni Cubo hà due medietà, oltra le quali non si
può ritrouar la terza secondo la proprietà geometrica. Per la qual cosa i Corpi so
lidi si dicono hauer tre Interualli; percioche ui è un'Interuallo dal primo al secon
do, uno da questo al terzo, & uno dal terzo al quarto ch'è l'ultima distantia. Meri
tamēte adunque si dice, che le Figure piane sono contenute da due Interualli, che
sono Lunghezza & Larghezza; & le Solide, da tre; percioche hanno di più la
profundità, ouer'altezza. Onde la figura Cubica da alcuni Mathematici è det-
page 295 ta Geometrica harmonia; & da questo uiene esser cosi detta l'Harmonica medie
ta; per esser sempre congiunta alla detta Harmonica geometrica, detta Cubo, &
non senza ragione; essendoche distendendosi egli dalla lunghezza alla larghez-
za, & crescendo nell'altezza, partendosi dall'equale, & arriuando à cose equali,
cresce equalmente à tutto se stesso: Ilperche in ogni Cubo si trouano 12. lati,
8. angoli, & 6. superficie; tra i quali termini si ritroua l'Harmonica dispositio-
ne; posciache cosi ordinati 12. 8. 6. la ragione ò proportione che si troua tra l
massimo & il minimo termine 12. & 6. è quella istessa chè tra le Differentie
del maggiore & del mezano, & di questo al minore; cioè, 4. & 2. ch'è la
Dupla; com'è il proprio dell'Harmonica proportionalità ò mediocrità; co-
me hò dimostrato nel Cap. 39. della Prima parte delle Istitutioni, & nel-
la 19. Propositione del Primo delle Dimostrationi: percioche in tale ordine
si ritrouano le forme de tutte quelle Consonanze simplici, che sono contenute
tra le parti del numero Quaternario, dette Perfette; come uederemo piu abbas-
so. L'Harmonica proportionalità adunque è quella, ch'è nominata dalla Geo-
metrica harmonia rinchiusa nel Cubo; dalla quale etiandio dipende quella, che
Massima harmonia è chiamata, ch'è fatta di tre Interualli, & comprende la na-
tura, & sostantia del Corpo perfettissimo: percioche habbiamo ueduto, che l
Cubo fattosi Corpo per uirtù di tre misure, è piena & perfetta Harmonia, laqua
le si troua (come c'insegna Boethio Arith.
lib. 2. cap. 54. ) quando due dati termini crescono al nume-
ro di quattro, di maniera che faccino tre Interualli, per lunghezza, larghezza,
& profondità; & li mezani in tal modo sono ordinati & notati tra essi che
da equali per equali equalmente, ouer da inequali ad inequali equalmente,
ò pur da inequali ad equali equalmente, ouero à qual si uoglia altro modo siano
prodotti; onde per tal maniera hauendo tra loro la proportionalità Harmonica,
facciano ad altro modo insieme paragonati, l'Arithmetica medietà; di modo
che non possi mancar la Geometrica, la qual tiene tra l'una & l'altra il luogo di
mezo. Et queste sono le parole formali di Boethio:
Restat ergo de Maxima, perfe-Et il restante che segue; le quali parole hò uoluto por qui,
ctaꝗ harmonia disserere; quae tribus Interuallis constituta, magnam vim obtinet in musi-
ci modulaminis temperamentis; & in speculatione naturalium quaestionum. Et enim perfe-
ctius huiusmodi medietate nihil poterit inueniri; quae tribus interuallis producta, perfe-
ctissimi corporis naturam, substantiamꝗ sortita est. Hoc enim modo Cubum quoque trina
dimensione crassatum; plenam Harmoniam esse monstrauimus. Haec autem huiusmodi in-
uenietur; si duobus terminis constitutis, qui ipsi tribus creuerint interuallis, longitudine,
latitudine, & profunditate, duo huiusmodi termini medij fuerint constituti; & ipsi tribus
interuallis notatis; qui, vel ab aequalibus per aequales aequaliter sint producti; vel ab inae-
qualibus ad aequalia aequaliter; uel ab inaequalibus ad aequalia aequaliter; uel quolibet alio
modo: atque ita cum Harmonicam proportionem custodiant; alio tamen modo comparati,
faciunt Arithmeticam medietatem; hisꝗ Geometrica medietas, quae inter vtrasque versa
tur, deesse non possit.
accioche si conosca, che hauendola alcuni uoluto intendere al modo loro, quan
to siano lontani dal uero senso. percioche non solo da gli Antichi, ma ne anco
d'alcun de Scrittori de nostri tempi, non pur'è stata detta, ma ne anco accenna-
ta & conosciuta per altra. Questa adunque è veramente la Massima & perfetta
harmonia, costituita di tre Interualli tra questi quattro Termini ò Numeri solidi.
12. 9. 8. 6. essendoche tra 'l 12. primo & massimo & il secondo 9. si troua prima la
Sesquiterza forma della Diatessaron consonantia; come si troua etiandio tra il
terzo & l'un de i due mezani 8. & 6. ultimo & minimo. Et nel medesimo modo
si troua dopoi la Sesquialtera forma della Diapente tra 'l primo 12. & il sudetta
page 296 terzo 8. che si oua anco tra 'l secondo & primo mezano 9. & l'ultimo 6. Ritro-
uandosi anco la Dupla, ch'è la forma della Diapason tra i due estremi 12. & 6.
Ma si troua ultimamente la Sesquiottaua tra 9. & 8. ch'è la forma del Tuono, &
la differentia che si uede essere tra la forma della Diapente & quella della Diates-
saron. Si ritroua anco la sudetta Massima & perfetta harmonia tra i termini 12.
9. 8. 6. contenenti le tre principali Proportionalità; Arithmetica, Geometrica,
& Harmonica: percioche tra 12. 9. 6. si troua l'Arithmetica; essendo le differen
tie de questi termini equali; poiche il 3. ch'è la differentia che si troua tra 12. &
9. è quella che si troua anco tra 9. & 6. Ma tra 12. 8. 6. è collocata l'Harmo-
nica per la proportione conforme, che si troua tra gli estremi 12. & 6. & quella
che è contenuta tra le differentie de i tre dati termini, che sono 4. & 2. essendo-
che quella, ch'è tra 12. & 8. è 4. & quella, ch'è tra 8. & 6. è 2. che per la relatio-
ne c'hanno l'uno all'altro; come 4. al 2. fanno la Dupla. Et l'una & l'altra di que
ste due Proportionalità si chiama Congiunta, laquale è di tal natura, che l'estre-
mo mezano d'una proportione serue in essa per l'estremo dell'altra seguente; il
che nonauiene in quella, che si chiama Disgiunta ò separata; laqual si troua
spesso in ciascuna delle tre nominate; come dimostra Boethio nel Cap. 30. del
2. Lib. dell'Arithmetica; laquale lascio di dimostrare, per non tornare al propo
page 297 sito; ma dirò solamente della Geometrica dis-
giunta, che si troua tra i quattro mostrati
Termini ò numeri solidi; percioche separata-
mente tanta è la proportione da 12. à 9. quan-
ta quella da 8. à 6. ch'è Sesquiterza; cosi an-
cora la proportione di 12. à 8. è quell'istessa,
ch'è da 9. à 6. la quale è Sesquialtera. Et che
tal proportionalità sia Geometrica, questo
n'è manifesto segno; che in ogni tale Propor-
tionalità tanto rendono gli estremi molteplica
ti tra loro, quanto il suo mezano termine in
se stesso; essendo che l'uno, quando si troua
nella Congiunta, che si fà di tre termini sola-
mente in se stesso molteplicato, ò li due Meza-
ni nella Disgiunta, molteplicati l'un nell'al-
tro; percioche s'in quella che consta di que-
sti termini 8. 4. 2. si molteplicherà; prima l'8.
nel 2. & dipoi il 4. in se stesso, dall'una & l'al-
tra parte nascerà 16. ch'è manifesto segno che
ella è Geometrica: ilche è proprio & partico-
lare suo priuilegio: ma in questa, molteplica-
to che si hà il 12. nel 6. uerrà 72. ilquale na-
scerà anco dalla molteplicatione de i me-
zani termini 9. & 8. tra loro; onde si potrà
conoscere, che nella sudetta Massima har-
monia sono contenute, non solo due propor-
tionalità Arithmetica & Harmonica l'una
& l'altra congiunta; ma anco la Geometrica
disgiunta: allequali, acciò il tutto fusse per-
fetto, aggiunsi la quarta, detta Contr'harmo-
nica; per inanti non solo poco adoperata, ma
ne anco nella Musica nominata, per non es-
sere stata forse conosciuta; per costituire ue-
ramente una Massima & perfettissima Har-
monia, nellaquale si trouasse in atto non solo
le tre nominate proportionalità; ma ancora
le Forme di tutte quelle Consonanze sempli-
ci, che si possono desiderare; prodotte dalla
Natura, & cōtenute nella specie Diatonica na
turale ò Syntona mostrata da Tolomeo; nella
qual si troua la forma uera del Ditono, & quel
la del Semiditono, che da ogn'uno sano di
giudicio sono Interualli riceuuti per Conso-
nanti; & non si trouano in alcun'altra Specie
nelle lor uere forme. Et à far questo, oltra
l'altre cose, mi mosse quel che discorre Filone
hebreo nel Cap. 1. sopra 'l Genesi, De mundi
opificio. del nume-
ro Settenario; delquale dimostrando infinite
cose appartenenti alla Geometria, dimostra
page 298 etiandio come si possa costituire l'Angolo retto, ouero un Triangolo, contenu-
to da simile Angolo; con l'aggiungere insieme con harmonia tre Linee rette ra-
tionali, secondo la lunghezza & la ragione di questi tre Numeri; 5. 4. 3. Laon-
de allora compresi l'Harmonia che era in cotale Triangolo rinchiusa, essendo-
che cotali Linee, ò Numeri contengono le Forme del Ditono tra 5. & 4. quella
della Diatessaron tra 4 & 3. con quella dell'Hexachordo maggiore tra 5. & 3.
nel modo ch'io hò fatto il Triangolo a. b. c. posto nella facciata dauanti del-
la proposta figura; detto da Mathematici Orthogonio: delqual Triangolo il
maggior lato ò linea che è la a. c. detta Hypotenusa; necessariamente uiene ad
essere al sudetto angolo retto; che è b. compreso dalle linee ab. & bc.
ilche non è concesso ad altre quantità ò linee rationali poste insieme à cotal mo-
do, come si può comprendere dal Diametro di qual si uoglia Quadrato, & da
qual si uoglia di un de suoi lati, essendoche non si troua misura che commune-
mente li misuri di punto; come dimostra il Campano nella 6. del Decimo de gli
Elementi di Euclide : percioche se ben le dette Linee ò lati che contengono nel
l'Angolo retto opposto, sono tra loro rationali & commisurabili; è
nondimeno (com'hò detto) il Diametro incommisurabile à qual si uoglia de i
suoi lati; iquali, per la 37. del suo Primo, sono tra loro equali. Laonde hauen-
do io ritrouato molte cose, degne da esser considerate, uolsi aggiungere à i quat-
tro mostrati termini della sudetta Massima harmonia un Quinto; acciò potesse
hauer quello ch'io desideraua, inuitato dall'harmonia che si troua tra quelle cose,
che sono comprese nel detto Triangolo; dellequali la prima è la Proportionali-
tà ò progressione arithmetica tra i numeri nella quantità & longhezza
delle Linee, che sono 5. 4. & 3. tra i quali si trouano le Forme di tre Consonanti
Interualli; due dellequali sono contenute nel genere di proportione detto Su-
perparticolare; come la Diatessaron tra ab. & bc. & la cui Forma è la Sesqui-
terza; & il Ditono, tra ac. & ab. la forma delquale è la Sesquiquarta. Et nel ge-
nere Superpartiente si troua la forma dell'Hexachordo maggiore, tra ac. & cb.
collocata ne gli estremi tre termini 300. 240. & 180. ne i Numeri composti, ouer
tra 5. 4. & 3. termini radicali di cotale ordine; contenenti le Forme delle sopra
nominate Consonanze. Si troua anco in detto Triangolo, che la linea a. c. det-
ta Hypothenusa del sudetto Triangolo; diuide di maniera le Linee che diuido-
no il Quadrato a. b. d. e. secondo l'ordine Arithmetico, & lo Harmonico; come
dimostrai nel Cap. 3. del 4. Lib. & come si uedono nell'essempio seguente, che
le forme di quelle Consonanze, che sono collocate tra le parti del Senario seguo
no per ordine naturale l'un all'altra. Si scorge anco tra quelle cose che contiene
una Piramide, che fusse costituita sopra la base del sudetto Triangolo; sono
Sei lati, de i quali due sono maggiori, due mezani, & due minori, di modo che
uengono essere di tre grandezze: & anche tra sei Superficie di simil qualità, con
tre angoli solidi; si troua la proportione Dupla, ch'è forma della Diapason. Vl-
timamente tra la Superficie del Triangolo continente 36. piedi Quadrati (per
essempio) con quelli che sono contenuti nel resto della superficie del quadrato
a. b. d. e. che sono 13. 1/2 è contenuta la proportione Superbipartienteterza; che
è la forma dell'Hexachordo maggiore. Tutte queste cose fecero, c'hauendo ri-
trouato le sudette proportioni & forme ne i sudetti numeri, & insieme ritrouato
nella Geometrica harmonia questi termini 12. 8. 6. con l'agiunto termine 9. i qua-
li contengono la Geometrica proportionalità disgiunta; & trà 12. 9. 6. l'Arithme
tica; cosi anco tra 12. 8. 6. l'Harmonica, ch'io à queste aggiungesse la Con-
tr'harmonica, che si troua tra 6. 5. 3. Onde accrebbi il numero de cotali termi-
page 299 ni fin'al quinto; raddoppiando il 5. collocandolo nell'ordine de gli altri; in cota-
le conseguenza. 12. 10. 9. 8. 6. tra i quali si ritroua tra 10. & 6. quell'istessa propor
tione, che si troua tra 5 & 3. ch'è la maggiore della Contrharmonica; & tra le
due linee ab. & ac. del sudetto Triangolo; tenendo quella del Semiditono tra
6 & 5. maggiori termini & minor parte della detta Proportionalità. Per la qual
cosa la Massima harmonia contenuta in cotale ordine 12. 10. 9. 8. 6. contiene una
fiata la Proportionalità geometrica disgiunta, tra 12. 9 8. 6. L'Arithmetica tre
fiate; prima tra 12. 9. 6. dopoi, tra 10. 8. 6. Vltimamente, tra 10. 9. 8. L'Harmo
nica una fiata tra 12. 8. 6. & finalmente una fiata la Contr'harmonica tra 12. 10.
6. come da quello c'hò detto più fiate nelle Dimostrationi, si può essere certi. Il-
perche da questi Cinque numeri habbiamo la ueramente Massima & perfettissi-
ma harmonia; essendo in essa comprese tutte le Forme naturali delle Consonan
ze semplici & composte; di quelle dico, che si possono desiderare, & seruono al-
la Specie diatonica naturale & Syntona di Tolomeo; laqual uolsi manifestare à
quelli, che si dilettano della Scientia; hauendo aggiunto alla commemorata tan-
to ben intesa Fabrica costrutta da gli Antichi, dal canto mio qualche poco d or
namento, ilqual penso, che non sia stato ingrato ad alcun di quelli, che della
Musica si dilettano. Questo è stato adunque il mio fine & non altro; che mi hà
mosso à dire che ella sia la Massima & Perfettissima harmonia moderna. La-
quale potemo dire, che sia ueramente Adunanza ouer'Ordine di tutte quelle
Consonanze semplici che si possono udire; oltre le quali non se ne può trouar'
alcuna sia qual si uoglia, che ad una di esse non s'assimiglia: ilqual Ordine an-
co fù dimostrato pienamente nella Diuisione del Quadrato geometrico, nel
Cap. 3. del Terzo libro.
D'Vna noua & insolita Massima harmonia vanamente introdotta
d'alcuni Moderni.Cap. V.
introdotta in concorrenza un'altra, laquale manifestano in questo mo
do.
Fù opinione de gli Antichi musici, che la Massima harmonia fusse quellaMa que
Discordante concordia, che virtualmente si troua in qualunque proportiona-
lità, che constasse de cinque numeri, ò termini; iquali fussero tra loro in maniera disposti,
che tra le parti di essi ordinatamente si trouasse in potentia la forma di ciascun loro conso-
nante Interuallo, & appresso quello del Tuono, detto Timone delle Harmonie; per esser-
ci col suo mezo hauuto cognitione dell'uno & dell'altro Semituono della diuisione ò separa-
tione de i Tetrachordi, di ciascun'altro Interuallo di esso maggiore ò minore.
sta loro dichiaratione non può essere accettata per buona d'alcuno di sano giu-
dicio; essendoche non si troua appresso d'alcun'Autore ne Antico ne Moderno;
ne Greco, ne Latino, che faccia di questa lor Massima harmonia alcuna men-
tione; quantunque questo lor pensiero habbia prima hauuto principio non da
altro luogo, che dal Cap. 5. della Prima parte dell'Istitutioni, & dalla 12. Prop.
del 2. delle Dimostrationi, & si habbiano poi formato un capriccio al modo lo-
ro. Ma se dicessero, d'hauerla ritrouata appresso alcun'autore da me non co-
nosciuto, questo non bastarebbe: percioche bisognaua per dare autorità à que-
sto lor nuouo pensiero, & per mostrar d'hauer ueduto autori, da me non cono-
sciuti, nominarli almeno con qualche strano nome; come fanno molti, per dimo-
strar d'hauer ueduto Autori da altri non conosciuti: percioche troppo importa
page 300 nell'Introduttione de cose noue, lequali non si credono cosi facilmente; l'esser
confirmate, ò con uere dimostrationi, ò con l'autorità almeno d'Huomo che sia
saputo, & più antico dell'Inuentore. Confessaranno per auentura appresso, d'ha-
uerla presa da me, dalla 12. sudetta Proposta, nella quale medesimamente mi ser-
uo di cinque Termini, come ho dimostrato; & diranno; se fu lecito à te, d'hauere
accresciuto il numero de Termini di questa Massima harmonia, perche non dee
esser'anche à noi concesso? E` uero, che nella mia Massima & perfettissima harmo
nia, che cosi la chiamo, senza distrugger quella de gli Antichi, hò aggiūto un Quin
to termine, ch'è il 10. com'hò pienamente dichiarato nel Capitolo precedente:
essendoche si come gli Antichi ne aggiunsero alla Geometrica harmonia del Cu-
bo, contenuta tra 12. 8. 6. un Quarto, ch'è 9. per hauer tra esso & l'8. la forma del
Tuono maggiore, & tra 12. 9. 6. la proportionalità arithmetica; cosi tra i quat-
tro 12. 9. 8. 6. u'aggiunsi l'harmonia del Triangolo orthogonio, contenuto da tre
linee rationali. 5. 4. 3. interponendoui il Quinto doppio, ch'è il 10. in questo mo
do. 12. 10. 9. 8. 6. per far'acquisto del Tuono minore, la cui forma è 10. & 9. &
quella del Ditono, ch'è contenuta tra 10. & 8. con quella del Semiditono, che
si troua tra 12. & 10. che sono Interualli consonanti, & della proportionalità
Contr'harmonica, contenuta tra 6. 5. 3. Ma dicono, che
gli Antichi hebbero opi-Veramente non
nione, che la Massima harmonia fusse quella Discordante concordia, che virtualmente si
troua in qual si voglia proportionalità, che consti de Cinque termini.
mi ricordo d'hauer mai ritrouato appresso alcuno Scrittore cotal cosa. Mi so-
uien bene, ch'Empedocle pose insieme la Lite & l'Amicitia, delle quali si gene-
rano (secondo 'l suo parere) tutte le cose; & questo chiamai nel Cap. 5. della Pri-
ma parte delle Istitutioni, Harmonia; & dissi, ch'era una Discordante concor-
dia; cioè, Concordia de uarie cose, che si possono aggiungere insieme. Delche
sen'hanno questi Galant'huomini gentilmente accommodato; & non mi dispia-
ce. Dicono anco, che uniuersalmente si troua in qualunque proportionalità
che contenga cotali numeri, & ne fanno entrare cinque nella compositione del-
la lor Massima harmonia, che sono 24. 12. 9. 8. 6. tra iquali non si troua ne la Con
tr'harmonica, ne il Ditono, ne meno il Semiditono; se ben dicono, che tra
questi Numeri si trouano in atto (com'è uero in fatto) tutte le forme di quel-
le Consonanze ouer Interualli, che nominano. Ma non bisognaua (se cosi è)
che dicessero, che tali Numeri fussero tra loro in maniera disposti, che tra le parti
di essi ordinatamente si trouasse in potentia la Forma di ciascun'Interuallo con-
sonante, se non aggiungeuano, appresso de gli Antichi, anco dicessero che 'l Tuo
no era il Timone della loro harmonia. Aggiungono anco, quando parlano de
gli Accidenti, che
Gli Antichi considerarono in ciascuna delle diuisioni Arithmetica,Quanto à queste non credo, che gli Antichi mai dicessero, che consideras-
Geometrica & Harmonica; che l'Interuallo, dell'Arithmetico diuisore separato, conte-
neua tra i suoi termini maggiori la maggiore, & sempre nel graue la minor parte di
esso.
sero l'Interuallo contenuto tra i termini maggiori della Diuisione sempre nel gra
ue, & la minor parte anco di esse; percioche questa consideratione è tratta dal
Cap 40. uerso il fine della Prima parte delle Istitutioni, oue con nuouo modo &
bel discorso, con due essempij fò uedere la simiglianza & la differenza delle Pro-
portioni, che nascono dalla Diuisione arithmetica & dalla Harmonica; & il di-
uerso modo, che si debba intendere nel loro procedere. Ma forse eglino, per
non dire, che questa nuoua consideratione uenga da me, l'attribuiscono à gli
Antichi; ò che espressa malignità. E` ben cosa ueramente da ridere, c'hauendo
anco parlato intorno le proprietà della proportionalità Geometrica, in confor-
page 301 mità di quello c'hò mostrato di sopra, dicono:
Et in tal maniera si possono diui-
dere tutti gli Interualli composti di due parti equali; contenuti però da numeri cogniti
& rationali: com'è il Ditono, la Semidiapente, & il minore Heptachordo dell'antico
Diatono, & altri: ma però tutti dissonanti, da quello che consta di più Ottaue in fuori.
Et questa è ueramente una bellissima Regola & un'auenimento molto sottile, &
una dottrina molto reale; da tenerla cara; se bene è da Mathematico poco dot-
to & di poca conscienza, & di grosso ingegno; oltra la quale, secondo l'occasio-
ne, n'andrò dimostrando dell'altre, che sono scaturite da un'istesso fonte in tal
maniera grandi & grossi, che non potrebbono uscir fuori della porta Flaminia,
ò del Popolo in Roma; quantunque ella sia alta & ben larga. Chi è quel tanto
grosso huomo nel mondo, che non sappia, che un'Interuallo composto di due
parti equali, & anco inequali (c'haurà ueduto la Seconda dignità del Primo
delle Dimostrationi) si può anco in quelle istesse parti diuidere? Soggiungono
ancora:
Contenute da Numeri cogniti & rationali;cosa che saprebbe anche dire il
Cauallo del Gonella. A queste aggiungono anc'un'altra impertinentia, con
l'essempio del Ditono, della Semidiapente & del minore Heptachordo; quan-
do uogliono che siano quelli dell'antico Diatono, & che siano dissonanti: quasi
che se fussero Consonanti, ciò non si potesse far per alcun modo. Et per dar mag-
gior credito à questa loro Massima harmonia, aggiungono; che
Molto accommo-Et questo è troppo; uoler ch'à loro sia leci-
datamente si sarebbe in prattica trouato tra le quattro chorde della Lira di Mercurio; se-
guendo l'opinione di Boethio, & non quella (come più vera) di Emanuel Briennio; se
sotto la più graue di esse si fusse aggiunta una chorda, che l'estrema acuta hauesse ri-
sposto in Quadrupla proportione.
to il far giudicio, qual di due cose sia la migliore, per poterla accomodare al lo-
ro proposito, & introdurre una in solita & nuoua cosa fundata nell'Aria; senza
addurre pur una ragione ò autorità; &, non dirò lasciar da un canto, ma in tut-
to & per tutto distrugger quello, ch'è stato approuato da tanti & tanti huomini
Antichi & Moderni dotti & di sommo ualore nelle Scientie; de i quali non ui è
numero: come si scorge da queste loro parole:
HANNO ancora ueduto & credo-Et tutto questo sarebbe uero, quando le conditio-
no alcuni; che tra Quattro chorde tese secondo la proportione della Lira, si troui la
Massima harmonia, con ciascuna delle narrate conditioni: la quale opinione si può con
diuerse ragioni confutare.
ni, ch'essi pongono nel loro nuouo trouato, s'hauessero da osseruare in que-
sta, & non secondo c'hanno definito gli Antichi; ma la cosa uà altramente;
percioche ogn'un di mediocre ingegno & di mediocre intelligenza delle cose
musicali conosce; che percuotendosi insieme Quattro chorde tirate sotto la
ragion de i Numeri della Lira di Boethio, non rendono buona Consonan-
za; anzi discordano, non che facciano la Massima harmonia. Et cosi scri-
uono quelli, che uogliono trattar quelle cose, che non intendono. Et che
questo sia uero, si uede espressamente, che per saluar la loro ignorantia,
commettono un'altro fallo maggiore, quando dicono;
Questi tali mostra-Et se credono che Boethio fauorisca questa loro nuoua chimera &
no, non hauere osseruato & auertito quello, che particolarmente Boethio dice di essa
Massima harmonia in proposito, nel cap. 12. 13. & 14. del 2. Lib. della Musica;
oltre à quello che ne hauea detto prima nell'Vltimo Cap. de i libri, ch'egli scriue dell'A-
rithmetica.
nuouo sogno. Eglino ueramente & non quelli ch'accusano di cotale ignoranza,
non hanno inteso quest'Autore, ilqual parla di cotesta cosa tanto chiaramen-
te, quanto dir si possa: essendoche nella Musica dichiara & dà ad intender
quello, che sia Proportionalità arithmetica, geometrica, & harmonica, &qual
page 302 sia la Continua & la Disgiunta: & ne i libri dell'Arithmetica dimostra chiaramen
te quello, ch'intenderebbe ogni poco poco istrutto Abachista; cioè, quello che
sia la Massima harmonia costituita tra quattro termini, posti apunto nella sudet-
ta Lira; che sono 12. 9. 8. 6. co i quali anch'io la segnai nel Cap 1. della Seconda
parte dell'Istitutioni. Non uoglio anco lasciar di dire, che parlando eglino pur
della Massima harmonia & della Proportionalità geometrica, che si troua in essa,
dicono; che
Non si troua anco la diuisione geometrica, con le circonstanze che conuen-Dallequali parole si può comprender quello, che possono intendere
gono alla natura & qualità sua; tra lequali manca, che l'operatione del suo Diuisore sia
da esser fatta da un termine ò numero, & non da due; & quello ch'importa più; il uoler
trarre da un Tutto due parti, dellequali non è ueramente capace: & in oltre, le Diffe-
rentie non contengono quell'istesso Interuallo che contiene l'un de mezi, considerato per
Diuisore, con l'estrema più remota; nelle quali è paruto il tutto; come al suo decoro
contiene.
di questa cosa, & come habbiamo bene inteso il Testo con l'essempio di Boethio;
& quello c'hò narrato nella 12. del 2. delle Dimostrationi. Non cotenti di que-
sto procedono più oltra, riprendendo quello che non intendono, & lo mostrano
tanto chiaramente, che non fà dibisogno perder tempo nel recitar le loro pa-
role; essendoche basta solamente sapere, che uogliono dimostrare, che que-
sta loro Massima harmonia si può considerare anco tra la chorda Proslambano-
menos nel Systema delle Quindeci chorde, con applicargli il numero 24. & al-
la Mese il 12. alla Paranetediezeugmenon il 9. alla Netediezeugmenon l'8. & al-
la Netehyperboleon il 16.
Ne per altro s'acquistò tal Systema(dicono)
nome di Mas-Ma questo è poco, rispetto à quel, che segue; quando
simo & perfetto appresso gli Antichi Musici; se non perche in esso si trouaua ciascuna lo-
ro Consonanza; & l'istesso occorse à quella Progressione de numeri di sopra mostrata, per
virtualmente contenerla.
audacemente dicono, ch'
Altri d'ignorantia & presuntione ornati dissero, esser la Mas-ò che
sima harmonia de gli Antichi la ottaua, con la Quinta, & la Terza in mezo;
sfacciatezza: dalche si scopre il poco intendimento di quello, che questi Igno-
ranti (come presumono) hanno uoluto dire: percioche non hò trouato mai al-
cuno, per quello ch'io mi ricordo, c'habbia detto questa cosa: E' ben uero, che
io dissi & dichiarai essere Harmonia, ouero Harmoniosa consonanza quel Com
posto, che si fà del Ditono & del Semiditono, i cui estremi sono contenuti dalla
Diapente; come si può uedere nel Cap. 39. della Prima, & nel 12. della Secon-
da parte delle Istitutioni; ma ciò non potea tornare al loro proposito, di modo
che lo potessero biasimare.
Con quanta poca cognitione habbiano costoro introdotta questo lor nuoua
Massima harmonia.Cap. VI.
scritto nel sudetto cap. ultimo del 2. Lib. dell'Arithmetica di Boethio ;
in conformità di quello c'hò detto di sopra, può dimostrar quanto sia
uero quello che costoro dicono: percioche hauendo egli prima di-
mostrato & dichiarato la Massima harmonia de gli Antichi, le aggiunge dopoi la
Minore & la dichiara con queste parole.
In musicis duplex poni solet harmonia ma-Che uuol dire:
ior, vt pote, & minor. Maxima harmonia est; quoties Quatuor solidorum Numero-
rum in Geometrica medietate constitutorum; inter maximum, unum mediorum & mini-
mum, medietas Arithmetica concluditur: itemꝗ inter maximum & alterum medium,
page 303 nec non & minimum, medietas continetur Harmonica.
Nelle co-Et segue più oltra.
se Musicali si suol porre una doppia Harmonia; come la Maggiore & la Mino-
re. La Massima harmonia si troua tante fiate, che di quattro Numeri solidi costi-
tuiti in medietà Geometrica, tra 'l massimo, uno de i mezani, & il minimo, si
rinchiude la medietà Arithmetica, & anco tra 'l Massimo & l'altro Mezano, &
simigliantemente il minimo, si contiene l'Harmonica.
Minor harmonia est, quotiescunque in solidorum dispositione, duae duntaxat sumuntur
medietates; ut Arithmetica & Geometrica, aut denique Arithmetica & Harmonica;
cioè,
La minore harmonia è quella, tutte le uolte che nella dispositione & or-Ma per il Quinto Solido aggiunto potremo anco insieme porre
dinanza de i Solidi solamente, si pigliano due Medietà; come l'Arithmetica
& la Geometrica, ouer la Geometrica & l'Harmonica, ouero l'Arithmetica &
l'Harmonica.
con queste la Contr'harmonica & l'Arithmetica, la Geometrica con essa Con-
tr'harmonica, & anco questa con l'Harmonica, & haueremo Sei minori har-
monie; percioche in Sei modi solamente & non più si possono accompagnare;
come appar ne i seguenti essempii. Et perche si può comprendere hormai quel-
lo, che gli Antichi chia-
massero Massima harmo-
nia, & quello che inten-
dessero per la Minore; &
per qual cagione habbia
costituito la Massima &
Perfettissima harmonia di
Cinque Termini ò Nu-
meri solidi, ad imitatione
loro; però, resta ch'io di-
ca, quello c'habbia inte-
so per la Diuisione Geo-
metrica, ouer proportio-
nale d'alcuno Interuallo della Musica; àncora ch'io creda, d'hauerla altroue
assai ben dichiarata; accioche per auentura alcun non pensasse, ch'io intendes-
se semplicemente cotal Diuisione, il Costituire & porre in un'ordine molti In-
terualli d'un'istessa ragione ò proportione l'un dopo l'altro: Percioche se ben
fussero in cotal modo ordinati, anzi molteplicati; come nel Cap. 31. & 32. del-
page 304 la Prima parte dell'Istitutioni li nomino; tra essi non si trouarebbe la proportio-
tionalità Geometrica, ne si potrebbe dir propriamente, che la Proportione che
si troua ne gli estremi termini di cotale ordine, fusse stata diuisa in più parti
proportionali; ma si bene impropriamente: Anzi bisognerebbe dire, ch'ella
fusse stata composta propriamente de cotali Interualli insieme molteplicati: per-
cioche la proportione de gli estremi uerrebbe ad esser composta di tante parti
proportionali, quanti fussero gli Interualli adunati insieme: Essendoche, per
quello ch'io dichiarai nel fine della 7. del Primo delle Dimostrationi; tutti gli
estremi termini, che nascono dalla compositione di due Interualli, che sono
equali in proportione, di necessità bisogna che siano numeri Quadrati; & quelli
che nascono dalla molteplicatione di tre Interualli simili; siano numeri Cubi:
poi che qual si uoglia proportione contenuta da due de i detti numeri Quadrati,
non può riceuer più d'un termine mezano proportionale, che la diuida in due
parti equali; & quella ch'è compresa da due Cubi, non ne può riceuer se non
due, che la partisca in tre parti simili. Et per esser meglio inteso, dico; che
se 'l si piglierà due Quadrati; & si molteplicheranno insieme le loro Radici, quel-
lo che ne uerrà sarà il mezano termine Geometrico, che diuiderà la proportio-
ne, che conteneranno, in due equali; come nell'essempio segguente si conosce.
Et se 'l si piglierà due Cubi, & si molteplicheranno le lor Radici l'una con l'altra,
& si molteplicherà ancora il prodotto in ciascun delli due Cubi, nasceranno due
numeri ò termini mezani, che diuideranno la proposta proportione, con-
tenuta ne i Cubi, in tre parti equali; come nel seguente essempio si può uedere.
Bisogna però auertire, che se bene ne gli essempii si è dimostrato questa cosa nel
Primo genere di Proportione, detto Molteplice; che ciò si può fare anco ne
page 305 gli altri Generi in tutte le loro Specie; & che quando le Proportioni, che si uor-
ranno diuidere in cotal parti proportionali, fussero contenute d'altri numeri, che
da Quadrati & Cubi ne i loro estremi; come dimostrai nella sudetta 7. Del Pri-
mo delle Dimostrationi, non si potrà hauer questi tali mezi, che si ricercano;
ma bisognerà ritrouare un'altro modo: percioche si come nelle sopramostrate
Diuisioni, le parti che nascono, sono proportionali & rationali; cosi in ogni
altra Proportione, che non fusse contenuta da i prefati Numeri, & non con-
tenesse le conditioni mostrate, auerrebbe il contrario. Ilperche sarebbe dibi-
sogno d'adoperare allora l'Istrumento Mesolabio; ma le parti di cotal Diuisio-
ne, se ben fussero proportionali, non sarebbono rationali: Laonde non è da
marauigliarsi, ch'alcuni, iquali non hanno conosciuto la commodità & la ne-
cessità di quest'Istrumento, ne meno l'hanno saputo usare, siano stati costretti
à dir molte cose impertinenti, nel dimostrare alcune loro Proposte, & conclu-
der quello che si troua essere in fatto fuori d'ogni ragione, & d'ogni uerità.
Se 'l Cantare in consonanza sia cosa impertinente; & delle Cagioni che
attribuiscono alla Musica moderna, che non partorisca
alcuno effetto.Cap. VII.
ch'intendessero per la Massima harmonia, & insieme reprouaro intor-
no à ciò l'openioni d'alcuni Moderni; hora sarebbe da uedere, in qual
modo nella Melopeia à quei tempi si facesse ò cōponesse cotale Harmo
nia: ma poiche da i Scrittori antichi non si può comprender chiaramente il mo-
do, che teneuano in tale compositione, andaremo accennando almen quelle co-
se, che potremo conoscer che siano simili, per hauerne qualche cognitione, quan
tunque debile & poca: percioche in qual modo ella si usi à nostri tempi, nelle
Due ultime parti delle Istitutioni ne hò pienamente ragionato: onde lasciando
di replicar cosa alcuna, uerrò à ragionar solamente d'alcune cose, delle quali al-
troue non si è fatto mentione; & uerrò insieme à risoluere alcune oppositioni, che
d'alcuni de nostri Aristarchi moderni sono state fatte intorno le parti della Melo
peia; dando principio à quella, che mi par, che sia più uniuersale di tutte l'altre,
& contradica à quello, che si è determinato di sopra, nel Cap. 2. essendoche di-
cono, molte cagioni esser quelle, ch'impediscono la Musica & il Cantar d'hog-
gi, che non operi ne gli Vditori quelli effetti, che l'Antica operaua. Et dicono
prima, che
I Prattici d'hoggi vogliono, che la Musica de gli Antichi à comparatione del-onde chiamano cotali Prattici temerarij; che si ridono de gli effetti, che fa-
la loro, fusse vna baia, da ridersene; & lo stupore, che col mezo suo cagionarono ne gli
animi & menti de gli Huomini, non da altro nascesse ò deriuasse, che dall'esser grossi &
rozi:
cea una cosa, laqual non sanno (come dicono) quello che si fusse, ne conoscono
la sua natura & proprietà, ne come potesse ciò operare. Procedendo dopoi con
poca honestà, & fuori d'ogni proposito mordendosi, dicono insieme col mio ua-
loroso, ben nato, ben creato, fortunato & dotto Discepolo; in lode de i Compo-
sitori moderni; che
Se da Cent'anni ò poco più che la Musica è stata essercitata, come si(ò che im-
essercita al presente da Genti, che per l'ordinario sono di nullo o poco ualore
prudentia, ò che temerità)
non sanno per modo di dire, doue & de chi nati; non hanno beEt soggiungono anco, che
ni della à pochi; ne anco sanno à pena leggere; è venuta in quel colmo d'eccellen
page 306 za, che essi dicono; quanto maggiormente douea essere stupenda & marauigliosa quella
appresso gli Greci, & i Latini; doue ella durò tanti & tanti secoli in mano del continuo
à huomini i più sauij, i più scientiati, i più giudiciosi, i più ricchi, valorosi, regij & mag
gior Capitani, c'hauesse mai hauuto il mondo?
dall'essempio
di Temistocle, & da quello, che ne dice Polibio, si può comprendere, ch'era cosa vergogno-
sissima & da ignorante à qual si voglia Nobile, di qual si voglia grado, senza quella
sorte di musica conueniente à loro: & che quelli, che non sonauano la Lira, non erano
ignoranti della Tibia: onde nacque il Prouerbio: Se non Citharedo, almen Auledo.
A questo si può dir prima, che per quello ch'io mi ricordo, non ho mai troua-
to Scrittore, ne udito dire ad alcuno di buona qualità; che faccia professione
di questa Scienza, che la Musica de gli Antichi fusse una baia da ridersene à com
paratione della Moderna; come dicono; ma si bene hò udito lodar quella con
somma marauiglia, per gli effetti che si leggono, ch'ella cagionaua & faceua ne
gli animi humani; & quanto alla parte dell'Harmonia intorno all'uso, prepor-
re la Moderna all'Antica: essendo per il uero l'una dall'altra molto differenti. Si
può dir dopoi, che mi par uedere, che questi nuoui Censori non habbiano dato
molto opera allo Studio delle cose morali; percioche si partono dall'utile & dal-
l'honesto; poiche non è lecito ad alcuno, per grande ch'egli sia, di uscir fuori
de termini contra la Giustitia, 1.ff. De
Instit. &
Iure. laquale consiste nel Viuere honesto, nel Non of-
fendere il Prossimo, & nel Dare ad ogn'uno quello, ch'è suo: dellequali cose
quanto questi siano stati osseruatori; da quello che dicono sfacciatamente, con
poca ragione, & senz'alcuna uergogna, ciascun lo può conoscere. Ma per ue-
nire à i Miracoli, che predicano della Musica antica & de i Musici; quale è quel-
lo Studioso che non sappia, di che qualità erano quelli, ch'anticamente la trat-
tauano? essendoche se ue ne fu uno dotto & di uita modesta, ue n'era infini-
ti di uita sordida & ignoranti; com'hò discorso nel primo Libro del nostro
Melopeio ò Musico perfetto. Diranno che Timotheo incitò Alessandro à pigliar
l'Arme, un'altro conseruò per un gran tempo la pudicitia di Clitennestra, & De-
modoco sospinse Vlisse à piangere & molt'altre cose; com'hò narrato nelle Isti
tutioni. Et forse preponeranno anco Hesiodo, Homero, Thamira, & altri più
antichi ad ogn'altro: Stà bene; ma non erano però questi semplici Musici, ma
Poeti celebratissimi; come ne fan fede gli antichi, & moderni Scrittori, tanto
historici, quanto Poeti: Et furono anco una gran parte di loro huomini illustri,
dotti, & di uita incontaminata. Ma di gratia, che si potrebbe dire di Homero
lasciandone da un canto molt'altri; poi che nella sua uecchiezza; come recita
Plutarcho nella sua uita; ei morì in gran miseria & calamità, se 'l si hà d'hauer ri-
guardo alla pouertà? per laquale costoro biasimano i Moderni professori della
Musica; bisognerebbe secondo la loro opinione porlo in filza, come si dice,
co i Moderni, dalla dottrina in fuori, se bene fu Homero. Et se consideraremo
quello che si legge d'Hesiodo appresso di Pausania, ei non fù Musico, ma sem-
plice Poeta; perche non sapea sonar la Lira, ne la Cetera: onde recitaua i suoi
Poemi al fischiare d'una Verga di Lauro, con laquale percuoteua l'Aria ueloce
mente: essendoche come dice un Scholio sopra la prima Rapsodia dell'Illiade
d'Homero cotal Verga era cosi detta non, ἀπὸ τοῦ ῥάπτειν καὶ ὠδῆ: cioè dal Porre insieme
la Cantilena; ma ἀπὸ τοῦ ῥάβδου καὶ ὠδῆ: cioè, dalla Verga fatta di Lauro, & da essa
Cantilena; poiche i Poeti portauano seco cotal Verga, & alla percussione dell'
Aria fatta con quella, cantauano in Verso le Laudi de i loro Heroi. Onde biso-
gnerebbe porre Hesiodo nel numero de gli Ignoranti: percioche dicono, che
anticamente il non saper sonare la Lira, la Cetera, & breuemente il non esser Per
page 307 fetto nella Musica, era uergogna appresso i grand'Huomini d'honore. A questo
rispondo, che non era men uergogna l'essere allora troppo eccellente, di quello
che era ilnon saperne: ilche si conosce prima da quello che fece Filippo Re di Ma
cedonia padre del Magno Alessandro; c'hauendo udito una fiata cantare & so-
nare soauemente Alessandro, lo riprese tacitamente, dicendogli: Non ti uergo-
gni Alessandro, di saper cantare cosi bene? & dopoi da quello che si legge d'An-
tisthene, intorno quello che dicono d'esser Auledo; che hauendo egli udito no-
minare uno Hismenia, che era tenuto ottimo Sonatore di Piffaro de suoi tempi,
disse: Veramente costui è huomo tristo; percioche se fusse huomo da bene &
accostumato, non sarebbe Sonator di Piffaro. Onde appresso i Greci si canta
à questo proposito; come si legge in Celio Rodigino, nel cap. 7. del 9. lib. Delle
Antiche lettioni:
Α'νδρὶ μὲν αὐλητῆρι θεοὶ νόον οὐκ ἐνέφυσαν.Cioè;
Α'λλ ἅμα τῷ φυσᾶν χ'ὡ νόος ἐκπέτατε;
Nell'Huomo della Tibia sonatore
Non posero la mente i Dei; ma insieme
Mentre 'l Piffaro gonfia ella si parte.
Laonde per il lor poco ceruello auenne, che i Musici furono poco stimati, & da
gli Antichi riputati Huomini di poco relieuo & di uil conditione. Ilperche leg-
gemo non solamente appresso di Gellio; ma di Tito Liuio anco; & più coppio-
samente nel 6. Lib. de i Fasti d'Ouidio, la sordida uita, & l'ingordigia de quei
Sonatori, che seruiuano ne i sacrificii in Roma, iquali partitosi per un sdegno
c'hebbero contra il Consule, & andati tutti insieme (come si dice) & in frotta
à guisa di Stornelli à stantiare à Tiuoli, i Romani non si potero mai persuadere,
ne con preghiere, ne con minaccie, di ritornarui; ne ui sarebbono mai ritorna-
ti, se col mezo dell'Astutia & della Crapula, presi dal sonno, per hauer troppo
mangiato & beuuto, non fussero stati uilissimamente posti sopra i carri, & con-
dotti à guisa d'animali brutti à Roma. Ma che si può aggiunger di più alla mo-
destia di quella Donna honesta, sonatrice di Piffaro, chiamata da Eliano Agiaide
figliuola d'un Megacle; laquale in una cena mangiaua Dodeci mine di carne,
& tanto pane, quanto mangiauano quattro huomini; & si beeua un concio di
Vino; robba, che non l'haurebbe portato un'Asino sopra 'l dorso. Et forse che
questi nostri Moderni scrittori si marauiglieranno, quando dirò, ch'anticamente
il Sonar di Piffero era essercitio dishonorato & da persone uili & sordide, & non
da ciuili & honorate, & che tale Arte era anco tenuta uile & sordida; & era pur
cosi; poich'era essercitata allora se non da Serui, genti uile; de i quali la maggior
parte erano Arabi; di doue nacque il prouerbio; Α῎ραβος ἀυλητῆς; perche dopoi,
se bene incominciò à piacere à nobili, di modo ch'era tenuto indotto colui, che
non ne sapea, durò poco tempo, che fù fino tanto ch'Alcibiade; come dicono
alcuni; ò com'altri uogliono; Minerua; gettò il Piffero, come cosa sordida;
hauendosi ueduto un giorno nello Specchio, quando sonaua, col uolto diffor-
me. Grande honore ueramente fece anco alla Musica Conna sonator di cotale
Istrumento; del qual si legge, che ne i conuiti staua coronato, & continuamen-
te tragugiaua il Vino con stupor d'ogn'uno. Et di questi tali se ne trouano à no-
stri tempi, quasi infiniti, de i quali non è cosa ciuile, ne meno porta la spesa far-
ne mentione alcuna. Ma se 'l si porrà in conto dal tempo, che s'incominciò à
scriuere le cose, che dicono essersi marauigliosamente accadute; che fù (poniam
caso) dal tempo di Homero, & più inanti anco un pezzo, fin'al tempo di Giu-
lio Cesare; si potrà dire, che ui sia maggiore spacio d'Anni 1000. nondimeno
page 308 si leggono pochissimi effetti, c'habbia partorito la Musica, rispetto al tempo,
ch'è longhissimo; & pur sono i Scrittori greci uerbosi & molto loquaci, & scrit-
tori molto amplificatori d'ogni minima cosa, & forse anco buggiardi; come si ue-
de, che Pausania, se ben è Scrittore di grande autorità, non hebbe per incon-
ueniente di commemorare un fico, che nacque appresso una porta d'una Città
della Grecia, facendone gran marauiglia. Ma perche non solo scriuono le cose
uere, ma di più anco le false, & Fauolose simigliantemente per uere; però Hora-
tio non senza ragione disse una fiata:
Graecia mendax;cioè, chiamò la Grecia men
dace, & buggiarda; dellequali cose molte se ne potrebbe numerar, che si la-
sciano per breuità. Non uoglio però restar di dire solamente, quello che scri-
ue Clemente Alessandrino In orat.
adhortat.
ad Grae-
cos. & anco Strabone, come cosa marauigliosa, di
Eunomo Citharedo; alquale fù dirizzato una statua, che teneua una Ce-
tera, sopra laquale riposaua una Cicala: perche contendendo costui nel cer-
tame musico (come scriuono) con Aristone Musico regale, se gli ruppe una
chorda nella Cetera; onde uolò sopra di essa una Cicala, che sopplì con la
sua uoce à quello, che la chorda non potea far col suono: Laonde da quel-
lo che si è detto, si può creder, che non sia tutto uero quello, che scriuo-
no. Et se i Scritti di molti huomini Illustri & degni d'autorità, & quelle ra-
gioni c'hò detto nel Secondo dell'Istitutioni, non ci persuadessero à creder mol-
te cose; Credo ch'apena si crederebbe quello, che scriuono di questi cosi fatti mi
racoli operati dalla Musica, non già ne gli Huomini grossi & rozi; come costoro
attribuiscono l'hauer cosi detto à i Nostri prattici; percioche di questi se ne tiene
dal mondo poco conto; ma in Soggetti alti & honorati. Et se i nostri Scrittori
Latini ha uessero pigliato l'impresa di narrare ogni minima cosa, com'hanno fat-
to i Greci, io recitarei alcuni miracoli, parte à me narrati da Huomini di qual-
che autorità, che gli hanno ueduti, & parte de i quali hò ueduto io: ma non uo-
glio entrare in cotesta cosa, poiche non hò autore, ch'in publico ne faccia testi-
monio. Chi uorrà però sapere & conoscer le cagioni di cotali miracoli, leggerà
nel luogo sudetto delle Istitutioni: percioche iui ne hò trattato copiosamente;
se bene questi nostri Ingegni speculatiui moderni fuggono di narrarle; & mo-
strano di non hauerle mai lette, ne anco sentito narrare; come s'io non le haues-
se mai scritte. Essendoche s'auedono, che se le hauessero palesati, non haureb-
bono forse di queste cose fatto tanti romori & tanti strepiti: perche s'haurebbe
conosciuto, qual fusse la parte migliore de i Musici antichi, de i quali lasciai da
un canto la peggiore. Ne ueramente haurei di questo fatto alcuna mentione,
s'io non ne hauesse hauuto occasione. Aggiungono etiandio à questo, parlando
con ironia: che
Con tutto il colmo dell'eccellenza della musica prattica de i moderni,percioche non uogliono c'habbia proprietà alcuna;
fatta à più uoci:
non si uede òonde primieramente at-
pur non si ode vn minimo segno di quelli, che facea l'antica:
tribuiscono questo alle Regole diuerse, ch'usano i Moderni Contrapuntisti nel
collocare nelle loro compositioni le Consonanze, & questa è la prima cagione,
che gli attribuscono.
page 309
Altra cagione ch'attribuiscono & adducono, perche la Musica non faccia
più miracoli. Cap. VIII.
anco al Moto ueloce & tardo; onde da esso adducono per maggior
fondamento della loro opinione, due capi, come principali & più
importanti; quando dicono,
Altro esser la natura del suono graue, &Cosi parimente dicono dopoi,
altro quella dellacuto, & dell'una & dell'altra di queste esser diuersa la natura di quel-
la di mezo.
hauere altra proprietà il Moto ueloce, &come dicono;
altra il tardo; & da questa & quella esser lontano il mediocre: & che essendo ueri questi
due principij, che sono uerissimi;
si può facilmente da essi raccorre,Et di più aggiungono, dicendo:
che 'l Cantare in consonanza nella maniera, che i primi Prattici moderni usano, è una
impertinenza:
Il Zarlino nelle Istitutioni al Cap.percioche dicono costoro,
1. & 16. & nel 49. della 2. Parte, per l'opposito dice; che senza essa, è l'harmonia imper-
fetta:
la Consonanza non esser'altro, che mistura di suo-Quan-
no graue & acuto, la qual senza offesa, ò con diletto, ò soauissimamente ferisce l'Vdito:
& che se tal contrarietà d'effetto si troua tra gli estremi suoni delle semplici Consonan
ze; quanto uie più hauranno tal diuersa natura le Replicate & Composte, median-
te la lontananza maggiore de gli estremi, & più di queste quelle, che più uolte Com-
poste ò Replicate sono? le quali per esser più lontane dalla sua origine, sono men pu-
re, dal senso men comprese, & meno intese dall'Intelletto. Et à gli impedimenti che
cagionano la diuersità de Suoni & la varietà delle Voci, aggiungono quelli, che inequalità del moto delle parti; come non meno de i primi importanti.
to al dire, ch'altra sia la natura del Suono graue, & altra quella dell'acuto, &
quella di mezana qualità esser diuersa: & cosi quanto alla diuersa proprietà de i
Moti ueloci & tardi & de i mezani; si può dire, che tutto questo è manifesto ad
ogn'uno, ch'è studioso delle cose naturali: ma tutte queste cose si trouano nelle
Compositioni di più Voci; & di più, che ui è l'Harmonia propria, nellaquale si
ode alle fiate dolcezza & soauità, & alle uolte asprezza & durezza; & tra questi
due oppositi una cosa mezana, che ritiene la natura dell'una & dell'altra; che fan
no effetti mirabili, secondo il buono & il bello stile, c'hà il Compositore nel Com
porre, che non si può in fatto insegnare; perche uiene dalla Natura. Onde me-
glior'effetto fanno ne gli animi l'Harmonie, che nō fanno le semplici Modulatio
ni. Ma intendiamoci di gratia; credo d'hauer'à sufficientia insegnato nelle Isti-
tutioni & narrato le cagioni, che possono muouer gli Affetti in un Soggetto; che
sono l'Harmonia & il Numero ò Rhythmo, serui della Oratione; onde si fà trop-
po quello che bisogna fare, da quello che leggono quel c'hò detto, nel muouere
gli affetti: Ilperche si uede ogni giorno, che cotal forza nasce dall'accompa-
gnamento di queste tre cose posti insieme: percioche noi ascoltiamo uolentieri
& con piacere un Musico, ch'al suono della Lira recita qualche bel Soggetto &
honorato; non dico però un de canti moderni, come quelli che chiamano con
nome Barbaro Motetti ò Madrigali; ma qualche bello Episodio, dirò cosi; nel
quale udendosi recitare dal Musico con bella Attione alcuna cosa lagrimeuo-
le, sono sforzati gli Vditori di uenir spesse fiate alle lagrime; & se per il contrario
odono qualche facetia, di ridere qualche fiata squaccheratamente. Et se al suo-
no dell'Organo ò d'altro Istrumento musicale s'udirà alcuno cantare semplice-
mente alcun canto, che contenga parole graui; come sarebbe il dimostrar l'amo
re, che porta Iddio alla sua Creatura; commemorando i beneficii che di con-
page 310 tinuo fà à quella; non è dubio, che cotali cose retenerà l'ascoltante ben dispo-
sto in tale dispositione, che sentirà grande soauità & dolcezza nell'animo, &
qualche fiata, per souerchia letitia, si uedrà mutar nel uolto di modo, che pare-
rà che non si possa contenere, di non accompagnare qualche segno, che faccia
fede del piacere che sente di cotal cosa. Et questo non si può negare: percio-
che spesse fiate accade; & si può allora dire, che quella Cantilena sia composta
nel modo Dorio, quando l'Huomo è da lei disposto di dentro, nel modo c'hò
detto; & quella nel Lydio, quando si uede à piangere, come quando si uedesse
à troppo ridere, & per la furia far qualche pazzia; ch'ella fusse composta nel
Frigio. Laonde essendo uero quello, che ueramente è, che la nostra Musica sia
composta de Consonanze, de Moti, & de Voci diuerse, & che operi quel c'hò
detto; è anco uero, ch'ella hà tanta forza, quanta hauea l'Antica, & anco più;
perche con maggior diletto ascoltiamo le cose composte, che le semplici, quan-
do sono ben proportionate. Ilperche non bisogna attribuire alla Musica de no-
stri tempi impotenza alcuna, & dire che non si uede, ne che non si ode; ma à i
Musici, che non la fanno udire, se non in quel modo confuso, che si compren-
de & uede à giorni nostri, in un gran numero de parti, accompagnata da mol-
ti Istrumenti, uarii anco di specie. Ma pigliasi qual si uoglia Cantilena com-
posta al modo nostro, & facciasi recitare al suono di qual si uoglia semplice Istru
mento; purche à cotal suono ui canti alcuno, con bel garbo & soaue uoce,
con belli passaggi fatti al proposito, à tempo & luogo, & con giudicio; sempre
ella operarà qualche effetto segnalato; essendo però il Soggetto ben disposto à
riceuer quella passione, che potrà cagionare cotal Cantilena. Percioche se ben
si uede, che questa nostra Musica non fà sempre quelli effetti, che si desiderano,
per la diuersità del modo che si tiene à porla in uso; cosi non si legge anco, che
l'Antica cagionasse sempre cotali effetti, quando si recitaua; se ben'era posta in
opera da un solo Musico. Ma di gratia legga il Lettore studioso, non dirò i Ca-
pitoli, ma più tosto Trattati 4. 5. 6. 7. 8. & 9. della Seconda Parte dell'Istitutioni,
ch'ei trouera in questo proposito cose, che li saranno di gran gusto, & uedrà,
come questi nostri Censori la intendino; considerando, che se ben nell'Harmo-
nia della Cantilena ui si trouano uarietà de Moti, ueloci, tardi & mezani; di-
uersità de Voci ò Suoni graui, acuti, & quelli di mezo tra queste due sorti; non
però fà, che nella Modulatione ò cantare d'una parte al suono d'un'Istrumento,
si generi alcuna confusione; come 'intendente può senza dubio cono-
scere. Percioche se la Consonanza, come dicono, è mistura di suono graue &
acuto; laquale senza offesa, ò con diletto, & soauissimamente peruenire all'Vdito,
& quella ferisce; come potrà mai essere, che l'Vditore odi cosa cotanto amica con
dispiacere? Ma per rispondere alla Seconda loro proposta, che dice; che 'l Zarlino
tiene l'opposito di quello che affermano, dico; che è uero, che ueramēte il Cātare
senza consonanza è cosa imperfetta; percioche imperfetta si può dir quella cosa,
che oltra quello che contiene, se ne può desiderar molt'altre; come per il contra-
rio quella si può dir Perfetta, nellaquale, oltra quello ch'ella contiene in quel
Genere non si può desiderar cosa alcuna. Ilperche s'oltra il Cantare una sola par
te senza Consonanza, si può desiderar la Consonanza; & nel cantar molte
parti insieme in Consonanza, altro nonsi desidera; seguita, che 'l primo modo
sia imperfetto & impertinente, & non il secondo, & che questo non faccia im-
pertinentia alcuna. Et perche hanno detto, ch'io in particolare nel Cap. 1. &
nel 16. & nel 49. della Seconda parte dell'Istitutioni, dico l'opposito; però, la-
sciando di replicar quello c'hò detto di sopra; soggiungo solamente prima, che
page 311 nel sudetto Primo capitolo non parlo altramente di cotesta cosa; ma dimostro la
pouertà (dirò cosi) ò semplicità, che dalla sua origine hauea la Musica nella par-
te dell'Harmonia; & ciò faccio con l'autorità d'Apuleio, citando anco quella
autorità d'Horatio, c'hò citato anco di sopra nel Cap. 1. hauendo detto, che
I Musici de i primi tempi non usarono la musica con tante sorti uariate d'Istrumenti; laQuesto scriuo io, dalle
sciando da un canto quelli, che nelle Comedie & ne gli esserciti loro adoperauano; ne anco
le lor Cantilene erano composte de tante parti, ne con tante voci faceuano i lor concenti,
come facciamo hora; ma la essercitauano di maniera, che al suono d'un solo Istrumento,
come d'un Piffero, Cetera ò Lira, il Musico semplicemente accompagnaua la sua Voce,
& porgea in tal modo grato piacere à se & à gli ascoltanti.
quali parole, & anco da tutto quello chè contenuto in questo Capitolo, non cre-
do ch'alcun di sano giudicio possa dire, che 'l Zarlino tenga l'opposito di quello,
ch'essi scriuono, cioè che 'l cantare in Consonanza sia impertinenza; ne meno
ch'ei dica, che senza 'l Cantare in cotal modo l'Harmonia sia imperfetta. Ma ue-
ramente quest'è un bellissimo tiro; da ridersene; che non si partendo eglino dal
loro ordinario; citano per testimonio di questa loro Proposta il sudetto Cap. 16.
che niente fà al loro proposito; se però non uolessero dire, che quelle parole,
che sono poste nel principio del sudetto Capo, che contengono questo nome
Harmonia; aiutassero questo loro errore; ma ciascuno c'haurà patienza di ueder
questo luogo, potrà conoscere quanto siano reali in referir l'altrui opinioni. A
questo s'aggiunge, che nel nominato Cap. 49. scriuo; che
Considerati i Generi seconLaonde sopra queste parole male intese potrebbono perauen-
do l'uso dimoderni, con l'acquisto de tutte le Consonanze, & la perfettione dell'Harmonia,
non si hà più d'una Specie per ciascuno di loro; essendo impossibile, che da altri numeri ò
proportioni, & da altro ordine, che dal mostrato ne i capitoli antecedenti, possiamo hauere il
desiderato fine.
tura hauer fatto nascere questo lor falso pensiero. Non dico però in questo luogo,
che senza esso Cantare in consonanza l'Harmonia sia imperfetta; quantunque
sia pur uero, che cosi sia; essendoche l'Harmonia propria (come dichiarai nel
Cap. 12. delle sudette Istitutioni) si compone di molte Consonanze, che sono
tra loro diuerse, & di molte Harmonie non proprie. Ilperche eglino non hauen-
do conosciuto cotal cosa, hanno detto, che 'l Cantare in consonanza sia una im
pertinentia. Ma quali siano le Regole ch'usano i Prattici contrapuntisti nelle lo-
ro compositioni, lo uedremo più oltra: percioche hora aggiungeremo un'altra
ragione di questo loro pensiero, quando dicono; che
Essendo conosciute queste cose& dicono, che
dal Diuin Platone; commandò nelle Leggi espressamente, che si cantasse & sonasse Pros-
chorda, & non Symphone; cioè, all'Vnisono, & non in consonanza:
Si vede espressamente, che fin'al tempo di quel Diuin Filosofo si costumaua per alcuni, diilche quanto faccia al proposito loro quello,
Cantare & Sonare in Consonanza;
che scriue questo Diuin Filosofo; lasciando da un canto, ch'egli non habbia fat-
to mai mentione in cotal luogo ne di Symphone, ne di Paraphone, perche non
fanno al caso apunto; da quello c'hò scritto nel Cap. 2. di questo Libro ciascu-
no che lo leggerà, lo potrà ottimamente conoscere; & conoscerà anco leggen-
do il Cap. 41. della Seconda parte dell'Istitutioni, ch'io non confuto il precetto
di Platone, come essi dicono.
page 312
In qual maniera sia stato introdotto il modo del Cantare & del Sonare
in Consonanza, & di comporre più Aria insieme, secondo l'opi-
nione d'alcuni Moderni. Cap. IX.
comporre le Cantilene, ponendo più Aria insieme: & il modo di
cantare & di sonare in consonanza, come si fà hoggidi, deriuasse da gli
Istrumenti di chorde, simili all'Epigonio & al Simico; iquali fanno di
figura poco dissimili dell'Arpa, ò pur da gli istessi Istrumenti, assegnando questa
lor ragione; che
Essendo in essi tesa quella quantità di chorde, nella maniera & disposi& dico-
tione che dimostrano; i Citharisti de quei tempi; ò per eccedere in qualche parte i Citha-
redi, ò per fuggire l'obligo d'hauer continuamente appresso un Musico cantore, per la per-
fettione della Melodia; che insieme la Voce di questo, & l'Istrumento di quello faceuano;
cominciarono andare inuestigando un modo, col quale potessero senza il suo aiuto dilet-
tare in qualche maniera, col semplice suono dell'Istrumento il senso dell'Vdito;
no, che
per colorir questo loro disegno, giudicarono essere efficace mezo gli Vditori;Questo dicono i nostri Aristarchi: ma che quei Musici hauessero uo-
& veramente con dilettatione onerosa. Ilperche noi pensiamo, che questo essercitio non
sta di huomo libero; ma ciò accade farsi per uili & sordidi: Imperoche il fine, per ilqua-
le operano, non è buono. Onde si vede, ch'Aristotele non biasima la Musica arteficiale &
l'opera in se, come cosa trista; ma la biasima, come posta in atto per il fine, che non è no-
bile. Ne per altro si puo dire, che la Musica arteficiale fusse sprezzata da nobili; se pur
la sprezzauano: che per la perdita del tempo, che si facea nel porui studio in essa: & per
ciò giudicaua Platone, che fusse bene à non ui dare opera ad essa, se non per lo spacio di
tre anni.
luto superare i più antichi di loro nel suono & nel canto, questo può star benissi-
mo; essendo questo proprio d'ogn'uno, che desidera sopr'auanzar gli altri in una
facoltà; & anco che cercassero diuersità di consonanze & d'accordi; per dilettar
col suono semplice dell'Istrumento il senso dell'Vdito; ma che la Consonanza
hauesse facoltà di scordar gli animi ben composti de gli Vditori, come dicono,
questo è un bel sogno. Percioche questo più tosto s'attribusce à i Numeri ò Rhy-
thmi & alla Oratione, che alla Consonanza: però s'ingannano di gran lunga, ne
hanno inteso quello, c'hò scritto nella Seconda parte dell'Istitutioni: essendo
che la Consonanza da se non può hauer cotale forza, ma la piglia dal Rhythmo
& dall'Oratione, come potiamo comprender dal moto ueloce ò tardo, che si scor
ge in quello; ilquale cagiona nell'Vditore grande alteratione, che si conosce nel
mouimento tardo ò ueloce della sola percussione, fatta nell'Aria con una uer-
ga, che quando è fatta tardamente & equalmente; come si scorge ne i tempi con
tenuti nello Spondeo; in altra maniera muoue l'Vdito, di quel che fà, quando
è fatta uelocemente & equalmente; come sono i Mouimenti fatti nel Pirrhichio,
& ad altro modo, quando è percosso inequalmente; come auiene ne i tempi con-
teuuti dal Trocheo, & dall'Iambo, & ciò conosciamo dalla semplice percussione
fatta dalle dita d'alcuna fanciulla in quell'Istrumento che chiamiamo qui in Ve-
netia Cembalo, fatto in forma rotonda, sopra 'l quale ui è disteso una Pergame-
na; & ui sono attaccati molti sonagli, & alcune lamette d'ottone, ò d'altro me-
tallo; ò nel Tamburo, che è coperto di pelle assai grossa, che fà romore & stre-
pito grande, senza udirui consonanza alcuna. Da i quali Istrumenti s'odono
cotali Piedi; & massimamente quando al suono del detto Cembalo una fanciul-
page 313 la fà danzare l'altre. Ilperche si può dir con uerità, che non ui essendo alcuna
Consonanza; dalla percussione & dal mouimento di cotale Istrumento fatto se-
condo il Rhythmo ò Numero, sono sforzate ballare & saltare con allegrezza.
Però adunque, quando dicono, che la Consonanza hauea facoltà di scordar gli
animi ben composti de gli Auditori, non dicono bene: essendoche la Conso-
nanza, mentre è consona non può far tristo effetto; ma ciò può auenire solamen
te dalla Oratione, ch'esprima uarii costumi & uarie imitationi. Laonde da que-
sto si può uedere, per qual cagione Platonenon ammetteua nella sua Republica
ogni sorte di Poema; ma solamente quelli, che poteano indurne gli animi de
gli Ascoltanti buoni costumi. Et se non uolse, che si tenesse & leggesse l'opere
del grande Homero, non lo fece senza cagione; poiche conteneuano molte co-
se piene di lasciuia, fauolosamente recitate de i loro falsi Dei; com'è l'Adulte-
rio di Marte & di Venere, scoperto d'Apollo, con altri simili. Et fece da uero
Filosofo: essendoche (come dice il S. Apostolo Paolo) φθείρουσιν ἤθη χρηστὰ ὀμίλια κακαί:
I tristi ragionamenti corrompono i buoni costumi. Laonde quando si dice, che
l'Harmonia hà possanza d'indurre in chi ascolta uarie Passioni, si dee intender
nel modo ch'io hò dichiarato nel sudetto luogo nelle Istitutioni. In quanto poi
dicono, che i Musici de quei tempi facessero questo per leuarsi quell'obligo dal-
le spalle, d'hauer sempre appresso loro un Musico cantore, per la perfettione del-
la Melodia, che faceuano insieme con la Voce di questo & l'Istrumento di quel-
lo; non sò ueder quello, che si uogliano dire; poiche la Melodia da per tutto si
uede appresso i Scrittori esser essercitata da un solo al suono d'un'Istrumento;
come fà Demodoco & Femio appresso d'Homero, Ioppa appresso di Virgilio,
& Teutrate appresso di Silio Italico, ilche dimostrai nelle Istitutioni. Onde la
cagione del sonare & cantare in Consonanza, che allegano, non hà del uerisi-
mile; percioche si può dire, che più tosto si cantaua & sonaua in cotal modo,
auanti che si trouasse i due sopranominati Istrumenti Simico & Epigonio che
dopo. Et è ragioneuole, che col mezo de Istrumenti tali ò simili, incomincias-
sero i Musici à largare i Confini della Musica, & fuori di quella stretezza, nella
quale era posta. Ma questo sia detto à sufficienza, anzi più tosto in sopr'abon-
danza di quello, che dir si douea in cosa di poca importanza, & che non hà
punto di fondamento.
Per qual cagione alcuni biasimano il Sonare & Cantare in Consonanza,
& per conseguente il modo di Comporre, facendo cantar molte Par-
ti ò Aria insieme. Cap. X.
tare in consonanza; & anco il Comporre le Cantilene, nellequali
s'odono cantar più parti, ò sorte d'Aria insieme, sia impertinentia;
l'habbiano detto ad altro fine, che per non hauer ben'inteso quello,
c'hò scritto poco dopo il Principio della Seconda parte delle Istitutioni: per-
cioche mi pare, che iui hò manifestato à sufficientia la cagione & i modi, da i
quali potessero esser mossi gli Affetti dell'animo. Ma di più crederò anco, che
questi essercitandosi di continuo nella Musica, & non potendo acquistarsi alcun
nome segnalato, si siano mossi à uoler dire male di essa quanto possono. Et parmi
che costoro siano alla conditione d'alcuni Poeti di poco ualore, ch'erano al tem-
page 314 po d'Horatio; i quali per fargli dispiacere lodauano sommamente le Poesie d'al-
cun de più uecchi Poeti di loro, non hauendole mai ne udite, ne uedute, ne cono-
sciute; & anco non ad altro fine, che per abbassar se poteano un tanto Illustre
Poeta; com'egli dimostra ne i seguenti quattro Versi d'una Epistola, ch'è la Pri-
ma del Secondo libro, ch'ei scrisse ad Augusto; i quali cosi dicono:
Nunc saliare Numae carmen, qui laudat, & illudChe dicono:
Quod mecum ignorat, solus uult ipse uideri:
Ingenijs non ille fauet, plauditꝗ sepultis;
Nostra sed impugnat: nos, nostraꝗ liuidus odit.
Chi loda hora quel Verso saliare
Di Numa, & quel che meco non conosce,
Vuol esser riputato singolare:
Non però fauorisce egli ne applaude
Alli sepolti ingegni; ma impugnare
Cerca le cose nostre prima; & noi
Con queste insieme l'Inuido odia poi.
Ilperche pare, che sia cosa fatale, che tutti quelli c'hanno hauuto & hanno an-
cora in sè qualche cosa di buono, concessagli dal Sommo Iddio, la Fortuna &
il Mondo gli siano contrarii; come si può anco conoscere di Giosquino de Pris,
ilqual teneua à i suoi tempi nella Musica il primo luogo; se ben non è da parago-
nare ne con Horatio, ne anche con altro Poeta eccellente antico ne Greco, ne
Latino; che si dolea & si lamentaua spesse fiate con i suoi amici della sua trista for-
tuna; & specialmente con il Serafino Acquilano Poeta nominato in quei tempi,
alquale, cercando egli di consolarlo, come amico, cosi scriue. Sonetto.
51.
Giosquin non dir che 'l ciel sia crudo & empio,
Che t'adornò de si soblime ingegno:
Et s'alcun ueste ben, lascia lo sdegno;
Che di ciò gode alcun Buffone, ò Sempio.
Da quel ch'io ti dirò prendi l'essempio;
L'Argento & l'Or, che da se stess'è degno,
Si mostra nudo, è sol si veste il Legno,
Quando s'adorna alcun Theatro ò Tempio:
Il fauor di costor uien presto manco,
E mille volte il dì, sia pur giocondo,
Si muta il stato lor di nero in bianco.
Ma chi hà virtù, gira à suo modo il mondo;
Com'Huom che nuota & hà la zucca al fianco,
Metti 'l sott'acqua pur, non teme il fondo.
Il perche per tornar al nostro proposito, dico; che questi nostri Censori per co-
prir la loro ignorantia & questo loro disegno, sprezzano come cose impertinen-
ti, tutte le buone Regole, che indricciano il Compositore nella buona Melo-
peia; cioè, nella Fabrica del Canto, lequali non staro à commemorare, per esser
breue; ma dirò solamente, che prima biasimando eglino la cura, che si pone in
questa Fabrica, nel porre le Consonanze di maniera concatenate l'una con l'al-
tra ne gli affronti delle Parti, che nō se ne desideri di udir'in essa alcuna, che fac-
cia alla perfettione dell'Harmonia non propria; com'è la Terza & la Quinta; ouer
in luogo di questa la Sesta ò l'una delle Replicate di queste; lodano dopoi cotal
Compositione, per il diletto ch'apportano le Consonanze all'Vdito; & le chia-
page 315 mano Bonissime & Necessarie; ma le dicono Pestifere, per l'espressione de i
Concenti. Et più oltra dicono con biasimo de i Compositori; che
Tirati dall'ò che incostantia, ò che
ambitione, per la troppo osseruanza che usano nelle Imitationi delle Fughe; cagionamo
molte uolte, ch'alla Parte graue, cantando quattro parti insieme; manchi hora la Terza
& alcuna volta la Quinta ò la Sesta, ò alcuna delle replicate;
leggierezza; poi che uogliono hora quello, che prima non uoleano. Et quando an
co soggiungono, che
I Compositori, per ciò osseruare, hanno introdotto la diuersità delleEt da questo fanno nascere questa ridicolosa consequenza:
Pause;
Non è ueroO che pazzia manifesta; quando à questa lor falsa consequenza sog-
adunque quello, che 'l Zarlino al Cap. 53. della Terza parte dell'Istitutioni dice in tal
proposito.
giungono una falsa allegatione intorno la Regola del non porre due Consonan-
ze perfette l'una dopo l'altra ne i Contrapunti, che siano d'un'istessa proportio-
ne, col dire arrogantemente; che
I Prattici sonatori, per il contrario, ne concedo-
no; come meno semplici & più uariabili; due ò tre delle Imperfette; non per la diffe-
renza del Tuono maggiore ò minore, che si troua tra esse, com'ardiscono dire alcuni;
notando il Cap. 2. della Terza parte dell'Istitutioni; O' che arroganza;
Ma per laIlche quanto al proposito allegano questo luogo, il Lettore leggen-
varietà de gli estremi loro, i quali non cosi bene uniscono in questa parte, come fanno le
Perfette.
dolo potrà conoscere & sapere, s'io parlo della Differenza del Tuono maggiore
ò minore, ouer della Natura de gli Interualli, c'hanno, quando ne sono aggiun-
ti due insieme, che siano d'un'istessa proportionee; quasi anco che la uarietà de i
loro estremi non nascesse dalla differenza della loro grandezza. Conoscerà an-
cora, leggendo il Cap. 15. della Prima parte, se la cagione del non consonar be-
ne sia la uarietà de gli estremi delle Consonanze imperfette ò altra cagione; &
leggendo il 32. della Terza parte, potrà uedere, com'io dimostro il modo di por
due ò più Consonanze imperfette, contenute sotto un'istessa forma; con qual ra-
gione si possono porre immediatamente l'una dopo l'altra; & come mi sforzo di
mostrar delle due Imperfette differenti, come si pongono l'una dopo l'altra, secon
do la ragione della diuersità de i Mouimenti di Tuono maggiore, & di minore.
Ma che ne posso io se non intendono? Ilperche si uede, che si come i Prattici
(come dicono) hanno hauuto sempre la mira di condur la Musica all'ultimo
esterminio, nelquale ella si troua; cosi tutto questo si uerifica in loro, poiche non
intendono per il diritto le cose della Musica, & cercano di roinare & porre à ter-
ra tutto quello, che di buono & di bello fin'hora è stato ritrouato da gli Huomini
periti & di giudicio. Per laqual cosa si può ben dire, che spiacendoli & biasiman-
do, come dimostrano, la Musica arteficiosa; che più tosto siano come quelli, che
maggiormente amano una Compositione fatta d'alcuni Poeti bassi (dirò cosi)
& molto inferiori al sudetto Serafino, al Tibaldeo, & all'Olimpo da Sassoferrato;
ouer d'altro simile; nellaquale se bene qualche fiata il soggetto si troua più che me
diocremente bello, lo uestono poi con parole tanto indegne, che è un stupore;
ponendo in essa quello che li uiene in bocca: che qual si uoglia, che sia fatta dal
Petrarcha ò dal Sannazaro ò dall'Ariosto, ouer d'altro Poeta celeberrimo; nella-
quale ciascuno di loro s'habbia affaticato, & posto ogni loro studio & ogni dili-
genza & ogni artificio, accioche riuscisca bene. Ma che si può fare à questo? Vera
mēte parmi, che ciò sia naturale à tutti quelli, che sono ignoranti d'una cosa; che
non la sapendo, la biasimano; come uediamo d'alcuno, che essendo priuo del-
la Musica; & dilettandosi dello Studio delle lettere humane; maggiormente
ama d'intender le parole contenute in una Cantilena; quantunque siano poco
eleganti, che udir la sua Harmonia; forse per non hauer l'Vdito ad essa accommo-
page 316 dato; & per non intender l'arteficio, che da buoni & periti Musici in essa con
ogni arte & diligenza fù posta. Onde non la può gustar con diletto, ne cauare
di lei alcun spasso. Et io ne posso far fede di due eccellenti & nobili Filosofi &
Mathematici insieme; il cui nome lascierò di palesare, per qualche rispetto; de i
quali il primo si lasciò uscir di bocca, che non conosceua la differenza che è tra
la Consonanza & Dissonanza, quantunque ei hauesse trattato le cose della Mu-
sica in alcuni suoi Commentarii. L'altro una fiata mi giurò, ch'altro Suono non
li parea conoscere, ne gli piaceua, che quello dell'Istrumento Sinfonia ò Zam-
pogna, delquale ragionai nel Cap. 79. della Terza parte delle Istitutioni; & tut-
ti gli altri (per dir cosi) gli puzzauano; & con tutto ciò ragionaua delle cose
della Musica tanto bene, & sauiamente quanto si può dire; quantunque anco
non conoscesse quello, che fusse una Diapason, ò una Diapente, & altro Inter-
uallo in atto tra le Voci ò Suoni.
Dell'Imitatione, che si può far nel comporre & recitar la Musica
ò Melopeia. Cap. XI.
c'insegna Aristotele; ma anco nella Musica, la Imitatione ò Attione;
anzi è una delle parti principali, che debbe hauer'il Poeta & il Musico;
essendoche nel principio della sua Poetica dice; che l'Epopeia & la
Poesia della Tragedia, la Comedia etiandio & la Poesia de i Dithyrambi, & la
maggior parte medesimamēte dell'Arti, che si seruono delle Tibie ò Pifferi & del
la Cetera nel loro uso; si trouano communemente esser'Imitationi. Sono pe-
rò in tre cose differenti; percioche ouer fanno l'Imitatione con cose per natura
diuerse tra loro, ouer'imitano cose tra loro diuerse, oueramente fanno diuersa-
mente l'Imitatio ne & non in un'istesso modo. Et dice anco, che quelle Arti, ch'
essercitano il loro uso co i Pifferi, ò con la Cetera, & s'altre si trouano; che una
cosi fatta forza tenghino; com'è quella delle Fistole ò Sampogne, si seruono del-
l'Harmonia & del Rhythmo. Ilperche il Melopeio ò Compositore che lo uoglia-
mo dire, nel comporre le Cantilene, & porre in uso quelle cose che considera la
Musica, seruendosi dell'Imitatione, laqual in se contiene diuersi costumi; non
può far, che non uenga ad imitar le cose, che sono in esse contenute. Onde è ne
cessario ch'egli intenda quello che concorre in cotale Imitatione; delche ne hò
parlato (com'io credo) à sufficienza nel Cap. 32. della Quarta parte delle Istitu-
tioni; & non fuori di proposito; percioche si com'al Poeta è concesso d'imitar
le cose con parole accommodate nel Verso; com'hà osseruato eccellentissima-
mente Virgilio in molti luoghi; secondo c'hò dimostrato nel Cap. 2. della Pri-
ma parte; cosi è concesso al Musico & Melopeio, imitar con la Modulatione &
con l'Harmonia; con quel modo migliore ch'ei può fare, quello che esprimono
le parole contenute nell'Oratione, laquale uuole esprimere col canto; se bene il
modo che tiene il Musico, è molto diuerso da quello ch'usa il Poeta: essendo
che ad un modo sono espresse da questo & dall'Oratore, & ad altro modo da quel
lo, col mezo dell'Harmonia. Ma perche qualcheduno ch'attende, non à cose
basse, ma à cose alte & di grande importanza; & che à guisa d'uno Apollonio
Tianeo, hà passato mari & monti, per imparare i costumi della buona Musica;
se ben si può uedere (com'ei dice) che fin'hora habbia fatto poco profitto; se ne
ride della poca diligenza de i Musici & Compositori de nostri tempi nella Imita-
page 317 tione; si sforza di consigliarli ad imparare d'imitare; acciò ne riportino laude;
col scriuere in questo modo.
Quando per loro diporto (i Moderni prattici) vanno alleO bel discorso veramente degno da gran-
Tragedie & alle Comedie, che recitano i Zanni; lascino alcuna volta da parte l'immode-
rate risa; & in lor vece osseruino, di gratia, in qual maniera parlano; con qual voce, cir-
ca l'acutezza & grauità; con che qualità di suono; & con qual quantità; con qual sorte
d'accenti & de gesti; come proferite, quanto alla velocità & tardità del moto, l'uno con
l'altro quieto Gentil'huomo. Attendino un poco la differenza, che occorre tra tutte quelle
cose; quando un di essi parla con vn suo seruo, ouer l'un con l'altro di questi; considerino
quando ciò accade al Principe, discorrendo con vn suo suddito & vasallo; quando al sup
plicante nel raccommandarsi, come ciò fà l'infuriato ò concitato; come la Donna maritata;
come la Fanciulla; com'el semplice Putto; come l'astuta Meretrice; come l'Innamorato nel
parlar con la sua amata, mentre cerca disporla alle sue voglie; come quelli che si lamenta-
no; come quelli che gridano; come il timoroso; & come quello ch'esulta d'allegrezza.
Da quali diuersi accidenti, essendo da essi con intentione auertiti & con diligentia essami-
nati, potranno pigliar nome di quello, che conuenga, per l'espressione di qual si uoglia al-
tro concetto, che uenir gli potesse tra mano.
de Huomo, com'egli si reputa; dal quale si può ben comprendere, che ei uuole
in fatto ridur la Musica in gran dignità & reputatione; quando essorta che si ua-
da ad ascoltar nelle Comedie & nelle Tragedie i Zanni, & si diuenti in tutto &
per tutto Histrioni ò Buffoni, per poter'imitare ogn'uno; ma che hà da fare il
Musico con quelli che recitano Tragedie ò Comedie? Di più, contra quelli,
che non attendono à cotali cose scriue da Filosofo naturale questo mio sueglia-
to Discepolo, queste parole.
Ciascun de Bruti hà naturale facoltà, di poter à quelliDi maniera che secondo
almeno della sua specie, communicare con la sua voce il piacere & il dolore del corpo &
dell'animo: ne per altro è stato data loro dalla natura; e tra i ragioneuoli ue ne sono di co
si stupidi; che per non saper ciò mettere in prattica; merce della dapocagine loro; & va-
lersene all'occasioni; credono d'esserne naturalmente priui.
l'opinione di costui è uergogna il non hauer più della Bestia che dell'Huomo; ò
almeno più del Buffone, che del Modesto; accioche à tempo & luogo le Can-
zoni & le Cantilene che cantano, possino muouere al riso gli Ascoltanti. Et
non s'accorge, che queste Imitationi più tosto appartengono all'Oratore, che
al Musico; & che quando il Cantore usasse cotali termini, più tosto se gli po-
trebbe dire Histrione ò Buffone, che Cantore. Chi non sà, che l'Oratore, che
uuole muouere gli affetti, bisogna che gli impari, imitando non solo questa, ma
etiandio altre sorti di persone, che li possa condurre à questo fine? Questo fece
il Grande oratore Cicerone, ilquale pratticaua di continuo con Roscio histrio-
ne, & con Archita poeta: ma in questo caso, quello che stà bene all'Oratore,
non conuiene al Cantore. Più oltra anco discorrendo uuol dimostrar quello,
ch'osseruauano i Musici antichi; se bene non adduce autorità, onde dice;
NelEt di Timotheo dice; se bene non nomina l'Autore;
cantare l'antico Musico qual si voglia Poema, essaminaua prima diligentissimamente le
qualità della persona che parlaua, l'età; il sesso, conchi, & quello che per tal mezo cerca-
ua operare; iquali concetti uestiti prima dal Poeta di scielte parole, à bisogno tale oportu-
ne; gli esprimeua poscia il Musico in quel Tuono; con quelli accenti, & gesti; con quella
quantità & qualità di suono; & con quel Rhythmo che conuenia in quella attione à tal
personaggio.
Si legge, che quāDi maniera che questo suo Timotheo do-
do prouocò Alessandro à combattere con gli inimici esserciti; che non solo ne i Rhythmi,
nelle parole, & ne i concetti di tutta la Canzone, si scorgeuano le circonstanze dette, con-
forme al desiderio di lui; & che l'habito, l'effigie del volto, & ciascun particolare suo ge-
sto & membro douea almeno parere in quello affare, che ardesse di desiderio di combatte-
page 318 re, & di superare & vincere l'inimico.
uea, se non essere, almen parere un perfettissimo Zanne ò Buffone. Ma chi udì
mai i più belli & dolci discorsi di questi, fondati nell'Aria? Però lasciando hora
i Zanni, i Zannini, & i Zannoli da un canto, parliamo in questo proposito, co-
me si dee parlare della Imitatione, fatta col mezo della Musica; & ricordianci di
quello che dice il Filosofo nel luogo citato; alche aggiongeremo anco quello che
ci seguira dicendo; che
Altri sono poi, che fanno l'Imitatione col suono, & col streDice poi finalmente, che
pito della Voce; ilche auiene anco nell'Arti nominate di sopra; che tutte fanno l'Imita-
tione col Rhythmo; col parlare & con l'Harmonia. Et perche alcuni che sono istrutti
nellarte del Saltare, imitano col Rhythmo istesso separato dall'Harmonia; & che l'Epo-
peia si serue solamente della Locutione ò Parlare; sta poi sciolto dalle misure de i Versi,
ò pur congiunto con tali misure.
sono alcune delle detteLaonde io domandarei à costui che uole, che i Moderni Mu-
Arti, che si seruono di tutte le cose già dette; cioè, del Rhythmo, dell'Harmonia, & del
Verso; come sono la Poesia de i Dithyramhi, & quella che canta & contiene le Leggi,
& oltra di questo la Tragedia & la Comedia; doue si uede, che tanto nell'Epopeia, ò
Poema heroico, quanto nella Poesia della Tragedia ò Comedia, & de i Dithyrambi, si
facea l'Imitationi; ilche anco facea l'Arte del citharizare, & del sonare i Flauti ò Piffe
ri, & altri simili.
sici imparino l'Imitatione da i Zanni, che recitano le Comedie; sotto qual ca-
po di queste cose, che si sono nominate, uoglia che si troui la nostra Musica mo-
derna; & se in quello, ch'ei dimostrasse & intrauenesse tutte quelle parti, che si
è nominato; non potrà egli mai dire, ch'ella sia sottoposta alle quattro prime
nominate; ne anco sotto le seguenti; poi ch'ella è quella parte, che solamente da
i Musici è detta Melopeia; che uuol dir (com'hò detto ancora) Fattione, Fabrica,
ò Fattura di Canto, laqual si tratta in questo Libro; che non passa fuori della con-
sideratione di quelle cose, che tendono alla contemplatione & consideratione
de gli Ordini de Suoni & de i Tuoni. Di modo che 'l Musico moderno non hà se
non da considerare quell'Harmonia, laquale, secondo che gli è concesso dalla
sua Arte, uada imitando co i Suoni & Voci quelle parole, ch'egli uuole espri-
mere col Canto. Ilperche non cade sotto alcuna specie delle Quattro prime
nominate; ne men sotto l'Arte del Sonar Flauti ò altre sorti d'Istrumenti; stan-
do sopra la Compositione del Canto, che si fà intorno à qualche Poesia; percio-
che quella fattura di Canto, che si fà solamente per sonare; dal Rhythmo in fuo-
ri, ch'ella può hauere; come si conosce ne i Balli moderni; è ad un certo modo
lontana dalla Imitatione, che non accade parlarui. Onde bisogna dire, che sia
una cosa da sè, per la qual cosa nel recitare & esprimer le Parole della Melopeia,
ritrouarono i Nostri Moderni un nuouo modo d'Imitatione, fatta parte col mo
uimento della Modulatione, & parte con l'Harmonia che si trouano nella Can-
tilena: forse perche uidero, & conobbero, che nel recirar le loro Compositio-
ni, non poteuano uestirsi della persona del Poeta, nel recitar le sue Poesie; ne
meno di quella dell'Oratore, nel recitar le sue Orationi: percioche quello nel
recitare al suono della Lira, usando quella sorte d'Harmonia, che richiede alla
qualità del Poema; non può usar quelle Attioni, che usa l'Oratore nelle sue Rin
ghe; ilquale stando nella sua grauità, può bene & ottimamente usar quelle Imi-
tationi col mezo dell'Attione, che conuien nell'esprimere le materie, non solo
con quelle qualità de uoci & parole, che le conuiene; ma etiandio accompagnan
doui i Gesti del corpo, con mouimenti atti & conueneuoli à cotal cosa: i quali ac
compagnati alle parole, di modo che stiano bene, hanno gran forza di commouer
l'Animo de gli Ascoltanti, & di pregar l'animo de i Giudici in alcuna causa.
page 319 Questa parte fù troppo ben intesa & conosciuta dal grande Oratore M. Tullio
Cicerone, fonte d'Eloquentia; ilquale (come ho detto di sopra) fù molto ami-
co di Roscio eccellentissimo Histrione & Recitatore di Comedie: perche di con
tinuo l'udiua uolentieri, per imparare i gesti & le imitationi di esso Roscio; per po
ter nelle sue Ringhe adoperarle con maiestà; il che faceua necessariamente, co-
me Oratore, alquale apparteneua la buona Attione, che consiste principalmen-
te ne i Mouimenti del corpo, & in quelli della Voce. Ma i Musici non hanno
dibisogno di simili Attioni; percioche li basta solo quelle Imitationi, che si posso
no far con la Voce & udire col Senso; accioche le sue Compositioni non manchi
no di quelle cose, che da essi imitare si possono; poiche ne alla guisa de Poeti, ne
à quella de Oratori non lo possono fare: onde ritrouarono da esprimerle con
quel modo che si uedono espresse nelle lor Compositioni; dalle quali, se bene alle
fiate si uedono alcune Imitationi strane, sgarbate, & senz'alcun decoro, & senz'al
cun sale di buona Harmonia; ciò non si dee attribuire all'Arte, ma all'Artefice,
come poco perito, & poco intendente di simil cose; com'anco s'attribuisce all'O-
ratore, poco atto al parlare con maiestà, difetto; quādo manca delle sudette Attio
ni; quantunque questi nostri Cēsori moderni biasimino alle fiate quello, che non
sanno fare, ne meno intendono. Non debbono però per questo i Composito-
ri, restar di cercare di usar quei modi conuenienti, che ricerca la materia, con
quella maggior gratia & grauità, che si può fare; & non sarà inconueniente, ne
errore alcuno, come questi poco istrutti non intendono: percioche si come al-
l'Oratore, nel recitar è concesso, secondo le materie che tratta tallora, non dirò
palare; ma con alta uoce & horribile, gridando & esclamando, esprimere il suo
concetto; & questo quando parla di cose, con lequali egli uoglia indur spauento
& terrore; & tallor con uoce sommessa & bassa; quando uuole indur commisera-
tione, cosi non è cosa disconueneuole al Musico, d'usar simili attioni, nell'acuto &
nel graue, hora con uoce alta, & hora cō uoce sommessa, recitando le sue Cōposi-
tioni. Diranno forse questi nostri Sapienti, ch'altra cosa è il Cātare & altra è l'Ora
re ò Ringare, & che nō stà bene al Musico nel cantare, ch'ei usi quei modi, che usa
l'Oratore nella Oratione: Stà bene; questo hò detto anch'io di sopra; on-
de non dico, che 'l Cantore cantando debba ne gridare, ne far strepito: percio-
che non è cosa c'habbia ne proportione, ne decoro; ma dico che à lui è conces-
so, come recitatore in quell'atto, quello che si concide à i Recitatori delle Tra-
gedie & Comedie: i quali, se bene alle fiate non uanno discorrendo con altri,
ma parlano soli & da loro stessi di qualche loro pensiero, ilquale non bisognareb-
be ch'alcuno lo udisse; come quelli che parlano in secreto; tuttauia questo gli è
concesso fuori del uerisimile; accioche i Spettatori, tanto quelli che sono lon-
tani dalla Scena, quanto quelli che sono da presso, possino udir quello, che di-
cono & intendere la cosa perfetta. Percioche si come à questi si puo dir, che non
sia concesso in tutto la uera Imitatione; come sarebbe dire; che parlando alcu-
no in Scena da se stesso; & non uolendo essere udito d'alcun de gli altri; pare in-
conueniente; com'è ueramente; ch'ei parli con uoce alta; come s'egli parlasse
con un sordo; tanto più essendoli non più che due passa lontano colui, che non
uuol che oda: cosi se questo si permette al Recitante per il commodo de gli Ascol
tanti; si permetterà anco al Cantore alcune attioni nel Cantare; che uolēdo star
su 'l rigore della Imitatione, à patto alcuno non potrebbono passare. Et perche
ogni Arte & ogni Scientia si chiama meno imperfetta, allaquale mancano meno
cose: però conoscēdo i Musici moderni, che per caminar uerso cotale cosa, li man
caua quest'attione nell'imitar con l'Harmonia & co i mouimenti (come con cose
page 320 à loro proprie) le soggette Parole hanno uoluto aggiunger'all'Arte quella sorte
d'Imitatione, che usano; per dimostrar quanto arteficio possano usar nelle loro
compositioni. Ma se i Cantori uolessero nel cantar loro, usar quelle attioni,
ch'usano i zanni recitatori de Comedie; non sò uedere, come quelli che li
udissero & uedessero, si potessero tanto contenere, che non ridessero. Passarò
anche à dire più oltra che se Timotheo sia stato qual si uoglia, hauesse usato quel-
le attioni, che costoro descriuono che faceua; egli haurebbe potuto ben recita-
re ad Alessandro la Legge Orthia, ò qual si uoglia altra cosa, che più tosto non
l'hauesse indutto à ridere, che spinto (come dicono con Amplificatione) à com-
battere con gli nemici esserciti. Et perche non è à bastanza per quello che credo-
no dindurre alle uarie Passioni dell'animo, quel c'hò detto nel Cap. 7. della Secō
da parte delle Istitutioni; però dicono, ch'io son di proprio parere nel sudetto
Capitolo; che l Suono semplice dell'Istrumento arteficiale, non hauesse uirtù
d'operare alcuno effetto nell'Auditore. Onde non intendendo forse quello,
c'habbia uoluto dire, ò forse anco per malignità, hanno detto questa pazzia;
che 'l Suono dell'Istrumento fatto dall'Arte, senza l'uso delle parole, hauea na-
tura d'Imitare il costume, & d'hauerlo in sè, & grandissima facoltà doperare
ne gli animi de gli Vditori gran parte de gli affetti, che al perito Sonatore piace-
uano. Ma s'intendono dell'Harmonia, che si scorge ne i Balli, non dico alcu-
na cosa: percioche se bene allegano Aristotele; non per questo contradico ad
Aristotele; ma più tosto uengo à dichiararlo; se ben eglino non l'hanno inteso:
ma s'intendono d'altra Harmonia, à questo non consento. Ma per confirmar
questo lor pensiero, adducono l'essempio di Pithagora, ch'era Greco; ilquale
commandò à quella Tibicine, che ragioneuolmente douea esser Greca, che mu-
tasse il Modo, dicendo in Lingua latina; O bel tiro;
Muta modum;cosa uera-
mente da un zanni; il che fà grandemente al nostro proposito; percioche mu-
tando (secondo che le fù commandato) il Rhythmo del ueloce Dattilo; come
soggiungono, che prima era nel tardo Spondeo, e 'l Tuono d'acuto in graue,
& il molto in poco suono, placò l'infuriato Giouane taurominitano, ch'egli non
abbrusciò la casa della Meretrice, contra laquale era grandemente sdegnato.
Laonde si uede, che (non s'accorgendo) danno la possanza alla Oratione, co i
Rhythmi ò Numeri; nellaquale si conosce ogni sorte de Piedi, sia Dattilo, ò Spon
deo, ò Anapesto, ouer'altro simile qual si uoglia; la cognitione de i quali dou-
rebbe hauere ogni Musico & ogni Melopeio, ouer Compositore, acciò non
fusse ignorante di quella cosa, laquale è sommamente necessaria alla perfettio-
ne della sua Arte.
DE i Poeti detti Melopei, & qual fussero. Cap. XII.
dall'antichità i Poeti, i Musici & gli Sapienti ò Indouini, erano ri-
ceuuti per una cosa istessa: però alcuni non si haurà da marauigliare,
s'io parlerò hora di una Setta de Poeti, che chiamauano Melopei;
accioche il nostro Melopeio, ò Compositore sappia da quello, ch'io son per di-
re, quello ch'egli hà da osseruare nelle sue Compositioni, in materia della Imita
tione intorno al Parlare, ò Oratione: deue adunque auertire, che nel Parlare (co-
me può conoscere ogni Intelligente) si troua un'ascosa & oscura forza di Pro-
nuncia; laquale segue ogn'uno, quantunque non la conosca; il perche tutti
page 321 quelli, ch'auertirono cotal cosa, la espressero nelle loro Compositioni molto be-
ne; massimamente i Poeti, come mostrai di Virgilio nel Cap. 2. della Prima par-
te dell'Istitutioni. Et quelli solamente hanno composto le sue Orationi & com-
pongono, che sono piene di Melodia, & si possono commodamente cantare ò
Modulare: ilperche da questo nacque, che appresso gli Antichi (come scriue
Antonio Lullo Baleario 5. De Ora-
tione.
cap. 6. ) si trouauano alcuni Poeti, i quali chiamauano Μελοποιὶ.
ch'in tal maniera accompagnauano insieme le Parole, & le Sententie, che si po-
teuano non solo saltare con Numero, ò uogliam dir con Mouimenti numerosi;
ma anco cantare al suono de Pifferi; & si potea con alcuni modi acconci, pie-
gando le Voci, secondo 'l bisogno addolcire l'orecchie de circonstanti: essendo-
che attendeuano solamente alla sola Modulatione, allaquale sottoponeuano i
Tuoni, gli Accenti delle parole, & i Numeri della Oratione; mutando ad ogni lor
beneplacito essi Tuoni, ò accenti, secondo il canto à loro proposto; ma non il
Canto secondo i Tuoni ò Accenti. Però cotali Poeti quanto facessero liberi
i Rhythmi & lontani, con i loro Accenti dalla propria quantità delle Sillabe; ac-
ciò le potessero accommodar sotto i loro Rhythmi, facendo alle fiate le Breui
lunghe, & le Lunghe breui, & le acute , & per il contrario Graui l'acute; e-
gli induce quel che scriue & ne insegna Dionisio dalla Tragedia d'Euripide, che
chiama Oreste ; di doue si caua che 'l Choro canta con Eletra in tal maniera, &
non serua alcun accento ò Tuono della parola, in cotali Versi.
Σίγα, σίγα, λεπτὸν ἴχνος ἀρβύλης
Τιθεῖτε. μὴ κτυπείτε
Α'πὸ προβατ'ἐκεῖς, ἀπ'πρόμοι κοίτας.
poiche le tre prime Dittioni si proferiscono con un suono istesso di uoce, senza
differenza alcuna d'accento acuto ò graue; & ne la quarta si fanno acute le due
ultime sillabe; abenche una Dittione debba hauer solamente un'accento acuto.
Et all'istesso modo nelle Dittioni τιθεῖτε, & κτυπεῖτε, non hauendo altro riguardo
al circonflesso, si fanno acute le due posteriori. Cosi anco in questo; ἀπὸ προβατ'
ἐκεῖς, si perde l'accento acuto, & si trasporta & riduce nel Quarto. Molte cose
simili si odono anco ne i nostri Tempii, nel cantar gli Hinni; che quantunque
noi alcune fiate oscuriamo, ò uogliamo dire, ascondiamo la quantità & l'accen-
to delle sillabe nel parlare; tuttauia non lo corrompiamo in tutto; ancora che
si faccia alcune fiate anco senza il canto; & con la sola specie della pronuncia: &
quantunque non si leui cosa alcuna alla quantità delle sillabe; si uiene però à mu
tare la ragione del Verso: & (com'ei dice) l'istesso Verso heroico trappassa, & & si
muta nel Sotadeo; & per il Contrario, questo in quello: come nella seguente
Oratione; ὡς ὅ πρόσθ'ύππων καὶ δίφρου κεῖτο τανυσθείς. se 'l si misura prima tre Molossi, ha-
uendo risolto la prima del quarto. Onde auenne de quì, & non senza cagio-
ne Demosthene grande Oratore diede le prime & le seconde parti alla Pronun-
cia. Et se bene si considera; ch'altro è ueramente quello, appresso di Senofonte
che pensa Socrate, il Parlare farsi più soaue, aggiunto alla Tibia, che la Canti-
lena? & quello etiandio che pensò Platone ne i libri delle Leggi; che fussero da i
Poeti & da i Musici pronunciati i Numeri & gli Accenti de gli Huomini forti &
temperati, non altri; accioche gli animi giouenili alle grandosi udendo cotali
cose; s'assuefacessero ad obedire alle Leggi? Et dice, potersi ueramente osserua-
re alcun Canto nel parlare, prouocato dalla Lira. Ma i Musici hauendo tolto
ad imprestido; dirò; cosi dalle cose naturali la Dimostratione; collocarono ogni
Canto in quattro cose: come quello, delle quali come da Principii & come da
page 322 Soggetto & da materia habbia il suo essere: & sono queste; il Suono la Reso-
nantia, la Voce & il Moto. Chiamano Suono tutto quello, che muoue l'Vdi-
to; & Resonantia quella, quando essendo percosso l'Aria, il Suono si uiene à
continuare; com'è quello, ch'alle fiate esperimentiamo nell'Orecchia percossa.
Ma la Voce dicono esser cosa propria dell'Animale, laquale risuonando uaria-
mente si ode hora nel graue, & hora nell'acuto, è chiamata Canto; altramente
ouero ch'è il Parlare, ò che è Chiamore. Vltimamente il Moto (ilquale ogn'
uno confessa esser principio della Modulatione) in tanto si considera, che ne il
Suono si fà senza esso; ne la Ragione ò Quantità de Suoni d'altra parte consiste,
che dalla Celerità ò tardità de i Moti. Ma il Canto diletta per la proportione
che si troua tra i Suoni. Et si come si dice, l'Harmonia essere ordine, per la Vo-
ce contemperata nell'acuto & nel graue, & il Rhythmo esser nel Moto, cosi il
Canto si dice esser una certa soauità d'Harmonia insieme & di Rhythmo, porta-
ta à gli orecchi de gli Ascoltanti; la quale soauità; si come essendo senza Harmo-
nia non hà l'essere; cosi debbe parere al senso una certa forma grata & diletteuo-
le; della quale i Generi & le Parti, tanto con i Suoni, quanto con le Voci possi-
no esser dimostrati, & con ragion mathematica l'uno dall'altro separati. Et que-
sto è quello che in somma dice il Lullo.
De Tre sorti d'Accento, Grammatico, Rhetorico, & Musico.
Cap. XIII.
ragionaremo hora un poco, in questo proposito de cotali Accenti;
accioche il Musico Melopeo & Compositore intenda, quel che hab-
bia da esser la sua parte nel Comporre; & non si ritroui quando biso-
gnerà porli in uso, & di essi parlare, al tutto goffo & ignorante. Laonde dico
principalmente, che quando li sarà bisogno di uestire (dirò cosi) d'Harmonia una
soggetta Oratione, ò alcune soggette Parole, acciò sappia esprimerle con quei de
biti mezi, che si ricercano: non conoscendo questa parte; non sarà mai possibile,
che possa far cosa buona. Ilperche dee sapere, che pigliādosi la Prolatione d'ogni
Dittione ò Parola per quello ch'è chiamata da i Greci Προσῳδία; alcune Parole so
no pronunciate con uoce semplice; come fanno i Grammatici; iquali osseruano
i loro Accenti, non secondo la misura de i Tempi; ma secondo l'uso solamente
del loro Declinare, alcune con la pronuncia ornata; come usano i Rhetori; &
alcune col suono dell'Harmonia; come costumano i Musici: onde tanto appresso
de noi, quanto appresso ogn'altra natione, si trouano esser tre sorti d'Accento;
cioè, il Grammatico, il Rhetorico, & il Musico; come potiamo in questa parte
conoscere dall'uso, che hanno gli Hebrei; iquali quantunque non habbiano Ac
centi, ne gli usino se non ne i Sacri libri; & siano à loro tanto incogniti, che quasi
di essi non ne sappiano rendere alcuna ragione; tuttauia i Sacerdoti loro, secon-
do la loro significatione cantauano il Sabbato le lettioni nelle lor Sinagoghe;
onde questo uiene ad esser la somma di tutto quello che sanno in questa cosa.
Chiamano però l'Accento Grammatico [Hebrew]; Taham; cioè, Gusto; percioche
ogni prolatione di ciascuna Dittione lo ricerca; mediante ilquale la uoce risona
più eminentemente. Chiamano dopoi l'accento Rhetorico [Hebrew]; Metheg; cioè,
Retenimento, ò Retinaculo, ò Freno; percioche con quello ornatamente uen-
page 323 gono à pronunciar la parola. Ma l'accento Musico chiamano [Hebrew]; Neginàh;
cioe, Harmonia; essendoche col suo mezo uengono à pronunciar le parole con
modulatione. Non hanno però gli Hebrei alcuna figura ò segno dell'Accento
grammatico di lungo ò breue ne i suoi libri Sacri; come hanno i Latini; come per
essempio sarebbe à dire i seguēti:
Ar¯ma ˘. vi ˘. rum ¯ ꝗ ˘. ca ˘. no ¯ma in lor uece han
no gli Accenti musici; mostrati con alcune loro Cifere ò segni. Ilperche per tutti i
luoghi, doue in una Dittione uedono segnato alcuna sillaba con alcun carattere,
musicale; sanno che iui hà luogo l'accento Grammatico, con l'accento Musico:
essendoche in qual si uoglia luogo nella Dittione non si può ritrouar questo ac-
cento, che non ui si troui anco il Grammatico; eccetto che in pochi luoghi del-
la Santa Scrittura. Laonde gli è à bastanza quando l'esprimono con una uirgo-
letta leuata in alto segnata ò disopra ò di sotto cotale Dittione; se non u'aggiun
gessero la Cantilena fatta da i Cantori. Et di questi Accenti scriuono alcuni,
che 'l Rhetorico, è un'arteficioso ritenimento dello Spirito, che prattica intorno
le Dittioni per cagione d'ornamento & soauità: essendo in questo utile, acciò si
sappia quali sillabe si habbiano da proferir lunghe ò breui: percioche non è dub-
bio, che 'l Numero oratorio consta di questi due tempi, ò lungo ò breue; & è
insieme misurato dal tempo & dal Rhythmo: Ma l'accento Rhetorico in questo
è differente dal Grammatico; che questo segue il tempo lungo & breue nella quā
tità delle sillabe, & quello si serue del tempo, senza offesa dell'Vdito; & senza
fare udire alcun barbarismo nella pronuncia delle Parole; come habbiamo det-
to, che fanno i Poeti Melopei, nel Capitolo precedente; se ben non lascia udir
la sillaba Lunga & la Breue in atto; come se recitando il mostrato Mezo uerso in
un'istesso suono, si pronunciasse in questo modo:
Arma uírumꝗ cáno:doue non
si sente la pronuncia d'alcuna sillaba, ch'offenda il senso; come farebbe quan-
do si dicesse:
Armà uirúmꝗ canò;percioche il Rhetore attende più alla soauità
del parlare, ch'ad altra cosa. Ma dell'accento Musico, dicono, che Mosè ami-
co di Dio & Scrittore antichissimo fù quello, ch'insegnò ridur la conceputa alle-
grezza della mente sotto certi articoli & membri con suoni non uani; accioche
alcuno de mortali; dopo l'hauer considerato i beneficij, & le grandezze di Dio,
& essendo pieno d'allegrezza; adunati tutti i Sensi insieme; come da un fonte
copiosissimo prorumpendo ne i mouimenti del Corpo col Canto della Voce, &
cō l'arteficioso moto della lingua insieme ne i quali consiste ueramente la Musica;
distintamente potesse & abondantemente lodar la Maestà, l'Onnipotenza, la
Sapienza, & la Bontà del Sommo Fattore: & ciò dimostrò dopo il passaggio
del Mare rosso col Cantico ch'ei compose: Exod. 15. [Hebrew]; cioè, Cantarò al Signo
re. Dalche impararono i Posteri (ilche è comprobato anco da quelli de i nostri
tempi) di ornare i Sacrificij, ne i quali si loda il sommo Iddio con orationi, con-
tenute ne gli Hinni & Versi di più sorti: percioche al tempo d'Orfeo, Lino, &
Museo, tutte le cose diuine erano fatte di maniera, che si cantauano sotto di-
uersi Rhythmi: essendo che pensarono, che niuna cosa più che la Musica fusse
grata à Dio, ilquale hauea fabricato l'Opera sua secondo l'Harmonia; come Pi-
thagora, Archita Tarentino, & Platone, con molti altri Filosofi affermano. Non
uoglio lasciar di dire; accioche 'l Musico habbia etiandio qualche scintilla di co-
gnitione di questa cosa; che quantunque i Greci & i Latini habbiano diuerse ma
niere di Versi ò Metri; tuttauia gli Hebrei con altra ragione scriuono i loro che
non fanno gli altri popoli & Genti; essendoche non sanno quello che sia ne Dat-
tilo, ne Spondeo, ne Trocheo, ne Iambo, ne altra sorte de Piedi; ma hanno
alcune lor parole, le quali significano quelle parti, ch'entrano ne i loro Ver-
page 324 si: come sarebbe (lasciandone molte altre da un canto) il [Hebrew] Daleth, che signi
fica Porta; ilquale pigliano per la Prima parte del Verso: & ancora il [Hebrew] Segor:
che uuol dire Clausura ò Serraglia; che pigliano per l'altra parte del Metro: ma
col [Hebrew] Bajit, cioè, Stanza ò Casa, dallaquale denominano tutta la Composi-
tione; rinchiudono le due nominate parti: come si può conoscere ne i due se-
guenti Versi, posti da Elia Leuita Germano nella Profatione del Libro ch'ei chia
mò Massoreth.
Che uogliono dire:
Daro laudi & gloria à Dio,ouer diremo & forse più propriamente.
Che le cose alte & soblime
Fabricò con le sue mani.
Darò à Dio gloria & bellezza,
che creato hā l'Altezz'in
La misura della mane.
Et credo ueramente, che da questo i nostri Poeti Italiani chiamassero le loro
Ottaue rime STANZE. Si puo però dire; ancora che non conoscano tali Piedi,
che questi Versi siano composti, come i nostri percioche hanno il piede Iambo
nella parola [Hebrew] Leda, ouer [Hebrew]; Semor nella parola [Hebrew] Iather, che uuol dir
Chiodo, nel qual piede usano la similitudine di esso Chiodo, che nel principio
è acuto, & nel fine ottuso: onde pigliano l'acutezza per il tempo ò sillaba
breue, & la ottusità, per il tempo ò sillaba lunga. Et quando à queste due
sillabe uen'aggiungono un'altra; com'in questa parola [Hebrew] Melachim; di-
cono, tal Compositione esser composta del [Hebrew] Iather & del [Hebrew] Tenuah;
cioè del Chiodo & del Moto; onde nasce una Dittione composta, che i
Latini chiamano insieme con i Greci Bacchio. Et se ben sono molte ap-
presso di questa gente le maniere de Versi & Metri, ch'arriuano al numero
di Diciotto; come appresso nel sudetto Thesbite & molt'altri si può uedere,
ne i quali si comprendono molti esser composti de; uarii Piedi; come sono
Spondei & Iambi diuersamente; tuttauia in essi (com'hò detto ancora) dou'è
l'Accento Musico, bisogna che ui sia l'accento Grammatico. Et per dar qualche
lume di quello che si è detto à i nostri Musici, pigliaremo nella nostra lingua La
tina da Virgilio in prestanza queste parole:
Ma¯ne¯t a¯lta¯ me¯nte˘ re˘po¯stu¯m Iu¯di˘ci˘u¯mnellequali (senza dubio) l'accento Grammatico è in qual si uoglia dit-
P˘ari˘di¯s;
tione di questo membro ò periodo; ma l'accento Musico domina solamente nel-
le dittioni, Alta , & Páridis , & nelle loro Prime sillabe; di modo che 'l Verso ri-
sonerà in questo modo:
Mànet áltà mènte repòstum Iudìcium Páridis.L'Accento
adunque haurà il precedente accento graue nel uerbo Manet; ilquale da gli He-
brei sarà detto suo ministro, alla guisa di quelli, che come ministeriali nella Pom-
pa precedono prima il Prencipe; seguendo poi i suoi Gentil'huomini; onde la
dittione Álta ha due ministri ad un certo modo: l'uno ueramente detto ministro,
precedente nel uerbo Mànet; l'altro seguente nella parola Mènte. Et quantun-
que essi Hebrei habbiano molte sorti de Versi ò Metri, com'hò detto; tuttauia il
Santiss. & Dottiss. Hieronimo de gli Hexametri loro dice queste parole.
FateorEt nel Proe-
ego in hac causa ignorantiam meam: non potui hactenus de tota Biblia treis sui similes He-
xametros expiscari, qui una ratione decurrerent. Oratorium vero numerum deprehendo,
qui & breuibus constat & longis, ac simul tempore mensuratur & rhythmo.
mio del Libro di Giobbe dice;
Porrò à verbis Iob, in quibus ait: Pereat dies in qua
natus sum, & nox in qua dictum est: Conceptus est Homo; usque ad eum locum, ubi
page 325 ante finem uoluminis scriptum est: Iccirco me reprehendo, & ago poenitentiam in fa-
uilla & cinere: Hexametri versus sunt, Dactylo, Spondeoꝗ currentes: & propter
linguae idioma, crebro recipientes & alios pedes; non earundem syllabarum; sed eorun-
dem temporum. Interdum quoque Rhythmus ipse dulcis & tinnulus fertur numeris pe-
dum solutis, quod metrici magis, quàm simplex lector intelligat. A supradicto autem
uersu, usque ad finem libri, paruum Comma quod remanet, prosa oratione contexitur.
Questo dice il Santiss. Dottore; del che è cosa difficile, il uolerne essattamente
ragionare: essendoche in questo tempo sono smarrite le uere pronuncie, i ueri
accenti, & i ueri modi musicali d'ogni lingua. Et se ben questo è uero, non hò
uoluto mancar di dar questo poco di lume al Melopeio, ò Compositore, & à quel
li che si dilettano della Musica, & sono studiosi delle buone lettere; per infiam-
marli nel cercare quelle cose, che fin'hora non sono state trouate; & anco porli
auanti gli occhi molti luoghi, da i quali potranno hauer qualche lume, che li po
trà guidare alla cognitione de cose di maggiore importanza. Facendolo auertito
di questo, che nelle sue Compositioni debbe sempre seguire l'accento Rhetorico;
nella materia del Tempo; & non il Grammatico: percioche non è al proposito:
Ma quanto all'accento Musico, egli haurà da ritrouarlo, che ritenga in sè quel-
la grauità, che se le conuiene. Percioche tutto questo si fà intorno l'Aria, de che
si compone la Cantilena. Et credo ueramente che non per altro, che per la
poca cognitione, c'hanno i Compositori di Musica de i nostri tempi del Rhy-
thmo, de gli Accenti, & della buona Harmonia; lasciando star da un can-
to quello, ch'è di maggior importanza, ch'è l'intelligentia dell'Oratione,
la Musica habbia perso una gran parte della sua grauità & del splendore,
ch'anticamente appresso i Greci & Latini reteneua: Essendoche il Rhythmo
& l'Harmonia commouono grandemente l'animo; come si scorge ne i Balli:
ma dall'Oratione accompagnata à coteste cose, prendono maggior forza: co-
m'hò dichiarato nella Seconda parte dell'Istitutioni. Ma parmi che la cosa
sia ita tanto innanti, che alcuni si reputino uergogna l'imitare gli Antichi,
nel fare udir la Melodia insieme col Rhythmo che sia proportionato con l'Har-
monia conueniente alla Oratione: & quello ch'è peggio; ch'ogn'uno (ilche
auiene dalla poca intelligentia dell'Arte & della Scientia) insieme habbia in
odio & non possa udire una buona Compositione, fatta in quella maniera di com
porre, che già arteficiosamente si componeua con mille belle corrisponden-
ze, che faceano tra loro le parti della Cantilena, che uolgarmente chiama-
no Consequenze ò Fughe; per non hauer dato opera come bisognaua, all'
assuefarsi alla Intelligentia ò Ragione, & alla Cognitione di quest'Arte per
la uia del Senso; cose che sono sommamente bisognose; secondo la dottrina
d'Aristosseno, & di Tolomeo; come nel Cap. 13. del Primo libro si è discorso.
Ilperche la dapocagine & l'ignoranza l'hanno ridotto in questo termine; che
compongono le cose loro senza giudicio & senza ueruna ragione, non si curan-
do d'altro i Compositori moderni, che di dimostrar, che siano presti & pronti
nell'infilzare (dirò come si dice) Note: onde auuiene, che non ui è cosa, che più
presto satia il Senso de gli ascoltanti, & che duri meno nella loro memoria, &
che più tosto inuecchiano, che cotali compositioni. Però fà dibisogno che consi
derino molto bene le cose, & che non pongano in opera in un tratto tutto quel-
lo, che li souiene, & per ispedir la cosa, tutto quello che li torna commodo. On-
de fan dibisogno, che questi ch'imbrattano in tal maniera le carte si ricordino di
quello, che si legge d'Euripide poeta tragico famosissimo, che ritrouandosi una
sera à trebbo in una compagnia d'Huomini molto honorati & dell'istessa professio
page 326 ne; tra i quali ue n'era uno chiamato Alcestide: ilquale uedendo stare Euripide
molto sospeso & sopra di sè, gli dimandò per qual cagione ei staua cosi maninco
nico: Allora disse Euripide; sono alquanti giorni, ch'io feci tre Versi, & di con-
tinuo uò pensando à quelli, ne fin'hora li hò potuti ridurre à tal segno, che
mi satisfacciano. O` Euripide; rispose Alcestide, tu non sai una cosa che ti uo-
glio dire, che herisera in poco tempo, ne fà un numero, che passano Trecento.
A questo subito gli disse Euripide; uoglio che tu sappia Alcestide; che tal diffe-
rentia si troua tra i miei & i tuoi Versi, che i miei dureranno lungo tempo, & li
tuoi non arriuaranno à tre giorni; Et cosi fù, percioche non solamente di loro;
ma quello ch'è peggio, apena di lui se ne fà mentione alcuna. A questo antico
fatto, ne uoglio aggiungere anco un moderno, che accascò nell'Anno di nostra
Salute 1541. il Primo ch'io uenni ad habitar Venetia, & nel Quinto giorno di
Decembre, nel tempio di S. Giouanni Elemosinario in Rialto; nelqual giorno do
uendosi cantare un Vespero solenne per la festa di S. Nicolò; ad una Fraterna
de Cimatori da panni; non erano ancora ridotti tutti quei Cantori che faceano
dibisogno à cotale opera: Laonde uno de quelli, che si trouauano presenti, uolen
do udire una sua Compositione assai ben prolissa; fatta in due parti à cinque uo-
ci; pregò una parte de quei Cantori ch'erano presenti, che fussero contenti
di compiacerlo; ilche fecero gratiosamente; replicandolo anco una fiata. Ho-
ra essendosi compiaciuto pienamente, uoltatosi con uolto allegro uerso il Pa-
rabosco, ch'era presente, gli disse: ditemi, di gratia, M. Girolamo; quan
to tempo sarebbe stato M. Adriano à comporre un Canto simile? Rispose
il Parabosco; ueramente M. Alberto (che cosi hauea nome il Composito-
re) che à fare un canto di tanta lunghezza, non sarebbe stato men di due me-
si. Rise allora il Compositore, & disse: E' possibile, ch'ei stesse tanto? sapete,
che herisera mi posi à sedere, & non mi leuai, ch'io gli hebbi dato fine. A' fè M.
Alberto, disse subito il Parabosco, ch'io ue lo credo & mi marauiglio, che in
tanto tempo non ne habbiate fatto dieci di questa sorte; Et non ui marauigliate
perch'io parli in questo modo; percioche M. Adriano, quando egli compone,
mette ogni suo studio & ogni sua industria; & pensa & studia molto bene quello,
c'habbia da fare, auanti che dia fine, & mandi in luce una sua compositione: il-
perche non per altro, che per questo è riputato il Primo de nostri tempi. Questo
hò uoluto dire, accioche alcuni Guastamistieri de nostri tempi; habbiano la sua
lettione; & imparino à non esser tanto precipitosi nel comporre; se uogliono che
duri la sua memoria appresso quelli, che sono amatori, & intendenti della buo-
na musica: essendoche se bene non è impossibile, è almeno difficile, il far presto
alcuna cosa, che habbia in sè qualche perfettione.
Che non bisogna essere precipitosi nel giudicare alcuna cosa, auanti l'ha-
uerla bene essaminata. Cap. XIIII.
presti nel Cōporre le Cantilene; & subito porle fuori, senza cōsiderarui
sopra, e si debbono riuedere & correggere molto bene da i molti errori
che per la fretta di comporle si sogliono commettere & dopoi in esse ri
trouare; essendo due cose quasi imcomparabili, il uoler dar presto & bene: potrà
anco esser buono auertimento, & potrà seruire nel uoler fare giudicio perfetto
page 327 di qual si uoglia cosa; se prima non si haurà ben pensato, essaminato & conside-
rato quello ch'ella in se contiene & la sua natura, cosa ch'io auertì anco nel fine
delle Istitutioni. Imperoche l'esser molto precipitoso nel giudicare, & nel tassare
questo & quello, non è cosa da buon Huomo & giusto, & c'habbia giudicio; ma
da Huomo di poca conscientia & ignorante. Laonde essaminar debbe prima se
stesso, & considerar molto bene s'egli hà cognitione della cosa che uuol giudica-
re; percioche ciascheduno (come dice il Filosofo) giudica bene quello che co-
nosce; & per il contrario; male quello che non conosce; ne anco si dee fidar mol-
to nel suo giudicio, & credere di poter errare. Non debbe anco dare alcuna sen-
tentia definitiua di cosa alcuna, se prima non l'haurà molto bene conosciu-
ta & essaminata; acciò non Intrauenga à lui quello, ch'è intrauenuto à mol-
ti, c'hanno uoluto tassare le cose altrui & abbassarle, poco intendendole; &
hanno fatto nel uoler lodare & inalzare le sue, come fanno le Simie; il che si
dice anco in Prouerbio; che uolendo salire troppo in alto, hanno mostrato le
parti loro uergognose. Et ciò è di punto accaduto al mio poco grato, poco amo-
reuole, ma si bene troppo ardito Discepolo; che uolendo tassare quello ch'egli
non hà inteso, & uolendolo porre al basso; hà tanto lodato le cose sue & innal-
zatole; c'hà scoperto tutte le sue brutezze, & fatto palese al mondo, quanto poco
di buono si troui in lui: Ilche hanno fatto etiandio alcuni altri, c'hanno uoluto
biasimare con i loro Scritti, & riprendere molte cose, che si trouano nelle mie
Istitutioni & Dimostrationi, i quali solamente nel referirle hanno scoperto; che
uagliono poco: come si può conoscere da una Lettera ch'io tengo appresso di
me; scrittami da Arpino da uno mio carissimo amico l'Anno 1585. il Giorno
10. di Giugno; nellaquale si contiene molte oppositioni fattemi (com'egli scriue)
da un'ingegnosissima & dottissima persona in Theorica & in Prattica di Musica,
c'ha fatto molte Annotationi contra i miei Scritti; laqual Lettera lasciarò da
un cāto di recitare, & dirò solamente; che à cotal Lettera ei diede fine con queste
parole.
Hormai mi resta sol di bramare la vostra arteficiosa Apologia; che mi persuado,Questo è quello che contiene & conclu-
anzi, son certo, che sarà non men utile che diletteuole à tutti i Musici Cantori, & Ma-
thematici famosi; accompagnandola con queste mie lettere, sendo cotesta città industrio-
sa & coppiosa di Stampe. Ilche ui verrà facile à fare, & io ue ne prego infinita-
mente: auisandoui anco, che di queste lettere da molti Amici, che l'han uiste, si son fat-
te Coppie, ch'io non hò potuto ciò negarli.
de la sudetta Lettera; nellaquale ei hà uoluto rispondere ad alcune cose, & po-
teua far di meno, perche molte sono fuori di proposito; & questo è ueramente
quello, ch'è stato cagione, che di essa habbia qui nel fine fatto mentione; so-
pra la quale non hò uoluto dir cosa alcuna per non gettare uia il tempo; essendo-
che sono proposte, che la maggior parte non contengono il uero, & sono intorno
à cose tanto leggieri & basse, ch'io m'arrossisco à ricordarmene solamente: & ma-
rauigliomi che quelli che propongono cotali cose, non si uergognano à far tan-
to poco conto del loro honore, come fanno; percioche senza considerar cosa al-
cuna, dicono quello, che li uiene in bocca. Et ancora quelle risposte, le quali
sono aggiunte alle Proposte, se bene sono fatte in mio fauore, sono tanto se-
che, aride, & fuori di proposito, che mi fanno stupire; perche non risoluono
cosa alcuna. Ilperche niuno si marauiglierà s'io hò lasciata la cura ad altri di ri-
sponderli, quando però li paresse di uoler pigliare cotale impresa; dopo che co-
tal Lettera gli sarà capitata nelle mani: percioche da quello c'hauranno letto ne
i miei Scritti, potranno facilmente cauar le Risposte, che saranno conueneuoli;
& dimostrar quanto quelli, c'hanno uoluto contradire à quello c'hò scritto, sia-
page 328 no lontani dalla dritta uia; & come l'intendino poco: ancora che se fussero
stati intendenti, quello c'hò detto in più luoghi delle cose della Scientia, li po-
tea dare à conoscere il uero; & li potea scoprire la loro ignoranza & ch'erano
maligni; onde si sarebbono ritenuti di commettere tanti errori, com'hanno
commesso. Ma in trauiene à cotal sorte di persone quello, che intrauenne già
sono iti molti anni auanti un Tribunal de Giudici qui in Venetia, ad un Causi-
dico ò Auocato; che difendendo la Causa d'un suo Clientulo, seppe tanto ben
dire; che dopo chebbe finito di parlare, il suo Auersario non uolse replicar, ne
dire cosa alcuna in difesa: ma uoltatosi à i Giudici, disse solamente queste paro-
le. E superfluo Clarissimi Giudici, à quello che con lungo parlare hà det-
to questo mio aduersario, il uolere rispondere; essendoche (come hanno potu-
to udire V. M Clarissime) tutto quello ch'egli hà detto è in mio fauore; però so-
lamente le uoglio supplicare à contentarsi di questa mia breue risposta; & consi-
derata molto bene la causa, à far buona Giustitia. Laonde essendosi retirati i
Giudici, & considerata la cosa; diedero la Sentenza in fauore di quello, che non
uolse replicare, ne dir cosa alcuna; hauendo il primo detto à sufficienza le sue
ragioni, & quelle del suo auersario. Ilperche dico, che dopo ch'alcuno haurà
ueduto & essaminato la sudetta Lettera, se mai gli peruenirà alle mani, senza
ch'io ne dica altro; potrà fare Giustitia, & dar la Vittoria, à chi ne sarà meriteuo
le. Et accioche si ueda più facilmente quanto bene intendino le cose, quelli
che cercano di tassare quello, che hò scritto nelle Istitutioni & nelle Dimostra-
tioni; proponerò un dubbio proposto nella sudetta Lettera, con la sua risposta
& Risolutione; che sarà il Primo; delquale ciascun potrà conoscere, come possi-
no esser gli altri, & come siano stati ben risolti; & conosca, come si dice in Prouer-
bio, dall'Vngia il Leone. In cotal modo adunque il mio Amico scriue nella
sua Lettera del dubio che gli fù proposto, & della risposta che gli diede.
PercheQuanto alla Proposta dico, che la sudetta Diapente con la no-
nella Diapente di . quadro primo, cominciando in A. re, non era conueneuole congiun-
tione con la Diatessaron Mi. fa. sol. la, di natura prima nel Monochordo, e nel Cimbalo:
Io gli dissi acciò m'intendesse subito la differenza per Commi; cioè che tal Diapente ha-
ue Trenta Commi, per li due Tuoni minori Re mi, & sol la. oue son Re mi, che 'l giusto
intiero debbe hauerne Trentauno; et al Diatessaron di natura prima Mi. fa. sol. la, haue
Ventitre Commi, e haue due Tuoni maggiori Fa. sol. la. che debbe hauerne Ventidue, che
fanno la Diatessaron intiera & giusta: che il Semituono di queste due proprietadi sempre
è maggiore, & hà cinque Commi, che nasce dalla proportione sopraquintadecima 16/15. et pe-
rò bisogna che s'accordino per giudicio d'orecchie, aggiungendo, e diminuendo, fin che
concordino bene insieme; che Sonatori uecchi e Maestri, che fan Monochordi, stan confu-
si in questo accordo.
minata Diatessaron fà conueneuole congiuntione; percioche la prima contiene
in se due Tuoni maggiori A. re, con . mi per dire come dicono, & C. fa ut,
con D. sol re: & un minore D. sol. re, con E. la mi. & il maggior Semituono
. mi, con C. fa ut. & la seconda contiene un Semituono maggiore E. la mi,
con F. fa ut; & un Tuono maggiore F. fa ut, con G. sol re ut, & un minore G. sol re
ut, con A. la mi re: ilperche questi due Interualli tra loro contengono Tre tuoni
maggiori, due minori, con due maggiori Semituoni nelle loro uere forme; come
per la 39. Prop. del 2. delle Dimostrationi etiandio contiene la Diapason, che tal
lora si diuide, & tallora si compone di queste due Consonanze semplici: siano
poi udite tra le Voci, ò tra i Suoni di qual si uoglia Istrumento arteficiale. Ma
cotale congiuntione, che di sopra habbiano nominato, non nasce tra le chorde
contenute in questa parte, ma si bene in quelle che passano più oltra, in altra,
page 329 Cioè nella Diapason piu acuta. Come leggendo il modo di temperare l'Istru-
mento da chorde con i Tasti si potrà conoscere, laquale non è stata intesa; on-
de è stata malamente proposta. Ma nella Risposta ò Risolutione si trouano
due cose degne di riprensione: la Prima è, che non si può risoluere cotal Di-
manda con la quantita de i Comma; percioche essendone posti tanti insieme,
com'ei dice, non fanno un Tutto intiero, ne danno alcun buono accordo;
come si puo comprendere dalla 21. 22. 23. & 24. del Secondo delle Dimostratio-
ni, & dal Cap. 46. della Seconda parte delle Istitutioni. La Seconda è, che la nomi
nata Diapente non può hauere due Tuoni minori; ne la Diatessaron non ne può
hauere due maggiori, se l'una & l'altra contengono il Semituono maggiore di pro
portione Sesquiquintadecima, & non Soprasesquiquintadecima, com'ei scriue.
A questo s'aggiunge, che mentre che era in tale ragionamento, com'ei scriue;
ecco uenire à lui una persona di nobile aspetto, ch'al primo saluto la conobbe di
che natione era; questa dopo molte parole & ceremonie, hauendogli dimanda-
to quello che gli parea de i miei Libri; udito c'hebbe la risposta, gli disse per con-
clusione; Ch'in Fiorenza staua una persona ingegnosissima, & dottissima in Theo
rica, & Prattica di Musica, c'hauea fatto molte Annotationi contra i miei Scritti;
delle quali gli ne disse alquante, che sono di pochissimo rilieuo, che si trouano
scritte in cotal Lettera: ma lasciando tutte l'altre da un canto, per non perder
tempo; questa fù una tra l'altre delche ei mi riprendeua, ch'io douea prima fa-
re il Libro delle Dimostrationi, e poi dell'Istitutioni; & adduce questa bella ra-
gione,
Quia Praxis est Theoricae finis:non si accorgendo, che quando posi in lu-
ce l'Istitutioni, posi insieme la Contemplatiua ò Theorica, con la Prattica; que-
sta nelle due Parti ultime, & quella nelle due prime; doue si dimostra di ha-
uer male studiato le mie Opere; quando non conosce & discerne le Prime parti
dalle Seconde. Ma forse che egli non sà, che niuna cosa può esser nell'Intellet-
to, come dice il Filosofo, se prima non è compresa da i Sensi; & che la Prattica
sempre fù prima della Speculatiua, ò Scienza; & che tutto quello che si scriue in
questa Secōda, si caua da quella; ch'è sempre Prima: nella quale si genera la Scien
za da molti esperimenti; com'hò dimostrato nel Cap. 7. del Primo libro: onde
s'egli sapea questo, non si douea marauigliare; essendoche la Marauiglia nasce
da Ignorantia. Et s'egli hauesse saputo, che quello c'hò scritto, l'hò scritto co
me cosa quasi noua; percioche bisogna ch'ogn'uno sappia (ilche anco non potrà
mai negare il mio diligente Discepolo) ch'auanti ch'io scriuessi le cose della Mu-
sica, ogn'uno teneua, che si usasse i Numeri & le Proportioni, che sono Forme
delle Consonanze, scritte da Boethio: laonde hauendo ritrouato non esser
cosi, bisognò prima far molte esperienze, per ritrouar la uerità; dellequa-
li certificato, dimostrai che non si usaua nella Musica la specie diatonica detta
Diatona, ma si bene la Naturale & Syntona, l'una della specie che dimostra To
lomeo; & dopoi scriuerla, riducendo il tutto nella Theorica, ò Speculatiua.
Laonde non è stato inconueniente, se le cose ch'io ritrouai prima con la pratti-
ca, le dimostrassi dopoi, & le riducessi sotto la Scienza contemplatiua. Quanto poi
ch'ei mi riprende, ch'io sia stato troppo lungo, troppo affettato in dottrine, e
troppo mescolato d'altre Scienze fuor di materia nel Scriuere; & più presto per
ostentatione: percioche qual si uoglia che legge nō si ricorda nel fine quello, ch'ei
habbia letto: Dico, che per essere stato troppo lungo nel scriuere, non mi potrò
mai pentire; essendoche chi porrà mente alle cose chio hò trattato, conoscerà
che non sono dette fuori di proposito, com'ei dice; perche potranno sempre ser-
uire per un'istrumento all'Inuentione d'altre cose, che si desiderano nella Mu-
page 330 sica: essendo gran pazzia il tener per certo, che non ui sia altro da impa-
rare; onde si uede in quante cose nella Musica, m'habbia seruito della Geo-
metria, ch'erano necessarie; alla Dimostratione delle quali non ui è alcuno
che ne habbi parlato; seruendomi della Quantità dimensiua, & de i Corpi
sonori, che sono Quantità continua; perilche da questo son persuaso, & da
molte & molt'altre cose, le quali hò trattate ne i miei Scritti, che la Musica più
tosto sia sottoposta alla Geometria, che alla Arithmetica; & che più tosto el-
la habbia per suo uero & principale Soggetto il Corpo sonoro proportionato,
che il Numero sonoro; come forse dimostrerò un'altra fiata più in lungo. Et se
questo è troppo affettatione di dottrina; da ogn'Animo uirtuoso sarò iscu-
sato; che s'io hauessi potuto far di meno, l'haurei fatto; onde appresso di costui
non m'haurei acquistato questo nome, di Troppo affettato in dottrine, Troppo
mescolato d'altre Scientie fuor di materia; se ben non senza grande occasione
hò detto molte cose, che saranno di gran giouamento in questa Scientia, & che
questo ch'io hò fatto, dica, ch'io l'habbia fatto per ostentatione. Ma di gratia,
che colpa è la mia, s'alcun che haurà letto i miei Scritti, al fine di quel Capo
c'haurà studiato, non si ricordarà quello c'haurà letto: & che ne posso io fare, se
egli ha poca memoria, & se non si ricorda; & forse che questa è la cagione, per
non hauere inteso quello c'hà letto; ma la colpa non è mia; ma della sua crassa Mi
nerua, che non lo serue, come gli bisognarebbe. Ma poniamo hormai fine à cote-
ste cose, & diciamo; che chi uolesse rispondere à tutte l'oggettioni, che sono
fatte da gli Ignoranti & Maligni, troppo tempo ui andarebbe; ne anco si potreb
be satisfare ad ognuno; ne si potrebbe far tanto, ch'alcuno dopoi non uolesse
ancor dire & malignare. Ilperche hauendo parlato hora à sofficienza dell'Vlti-
ma parte delle cose che considera in uniuersale & in particolare la Musica, & del
la Melopeia, un'altra fiata uederemo quelle cose che appartengono al MELO-
PEO, ò MVSICO PERFETTO. Laonde rendendo gratie immortali à quello
che habita col suo Figliuolo nostro Redentore, & con lo Spirito santo nel Cele
ste Regno; di hauermi concesso tanta gratia, ch'io habbia posto in luce queste
mie fatiche, oltra gli altri doni riceuuti da sua Maestà, spero che di nuouo mi sarà
da lei concesso ch'io potrò satisfare al debito, che gia molto tempo hò contrat-
to con ciascheduno Studioso, ponendo in luce hormai i promessi Venticinque
Libri DE RE MVSICA, fatti in lingua Latina; con quello ch'io nomino
MELOPEO, ò MVSICO PERFETTO.
TAVOLA DELLE COSE PIV
NOTABILI CONTENVTE NELL'OPERA,
SECONDO L'ORDINE DELL'ALPHABETO
A
322. f. Grammatico doue si troui
nel uerso. 324. f.. Rhetorico quel-
lo che sia, & come sia differente dal
grammatico. 323. m. Musico doue domina nel
Verso. 324. f.ministro qual sia à gli Hebrei
324. f
cia. 45. f. & Grauità sono luoghi contrarij.
45. f. & grauità sono Qualità. 60. f. graui-
tà a che siano sottoposte. 60. f
to locale. 44. p. & graue non si sentono senza
il Suono. 59. f. non è ueloce, ne tardo il Gra-
ue. 59. f. muoue molto il Senso in poco tem-
po. 59. f. da che uenga. 61. f.
gran giudicio, & felice memoria nella Musi-
ca. 9. f. nel comporre poneua ogni suo studio.
325. f. perche fù riputato il Primo de i suoi
tempi. 325. f.
Alipio dimostra i Caratteri de i Modi ò Tuoni
antichi, essere di Quindeci forte per ogni
Genere. 244. m. Imperfetto & incorretto.
244. m. dimostra i Caratteri musicali de 32.
Modi. 281. f
tura inciampa nel riprendere l'Autore. 103.
m. Nemico della dottrina Pithagorica. 103.
m. Non hà inteso quello che scriue l'Autore
in materia dell'Ordine delle Consonanze.
103. m. Non conosce l'Arte del comporre.
103. m.
la Musica. 30. f. haueuano quattro differentie
de Suoni. 83. f. tennero per fermo che 'l Dito-
no & Semiditono del diatonico Diatono fusse
ro consonanti. 157. f. non fecero mentione
se non de gli Heptachordi. 241. m
Genti, oue hebbero origine. 260. f. 262. f.
detti Equitoni. 260. f
ni o Modi per tutti tre i Generi d'Harmonia.
266. m. scriue di hauer scritto l'Arte intiera
della Musica. 268. f. quello che dica de i Poe-
ti Melopei. 321. p
ottimo sonator di Piffero, disse ch'era tristo
Huomo. 307. p.
sta di Ordine & Dispositione. 13. m. in che
consiste. 12. f.
page 332
rale all'Artificiale, ò dalla Sostanza all', ò per il cōtrario, nō torna bene. 21. m
fu figliuolo di Mnisio ò Spintare. 32. m. fù
uditor d'Aristotele. 32. m. nō usò apertmente
la Ragiō de Numeri. 54. p. Introdusse una nuo
ua setta tra i Musici. 34 p fu molto contrario ad
Aristotele. 32 m. Scrisse 453. libri in ogni
sorte di Disciplina. 32. f. Non lascio la Ragio-
ne da un canto, come credono alcuni. 33. f.
Huomo di buona dottrina. 161. p. non è da
credere, c'hauesse dette semplicemente, che 'l
Tuono si potesse diuidere in due parti equali
& proportionali, nel modo ch'ei lo diuide.
161. p. sapea che la Diuisone della Qualità
non si potea fare, se non col mezo della Quan
tità. 161. m. Quello che scriue circa la Diuisio
ne del Tuono in molte parti. 161. m. non con
siderò le consonanze maggiori esser compo-
ste di Semituoni. 162. p. come diuida il Tuo-
no. 162. m. tassato nelle parole & non nel sen-
so. 166. f. non parlo mai de Numeri nè de Pro
portioni. 169. p. quello che dica del Tuono di
uiso in quattro parti. 169. m. non difeso dal
Valgulio, ne dal Fabro Stapulense. 176. m.
Non si sognò mai, di porre i Tasti al Liuto.
178. p. commemora solamete sei Tuoni, se-
condo l'altrui opinione. 244. p. tronco & im-
perfetto & incorretto. 244. p. non acconsen-
tisce alla positione de gli Antichi più di lui
de i Modi . 251. f
d'Aristotele. 126. m. Accusa Platone di erro-
re. 126. m. de chi fu figliuolo, & de chi fu
uditore, & doue nacque. 126. f
Maestro che la Terza maggiore sia contenu-
ta da una proportione irrationale uicina alla
Sesquiquarta. 167. f. non s'accordano nel loro
diuidere con Aristosseno. 168. p.dimostrano
l'Inequalità del Tuono diuiso in due parti.
170. p. ripresi da Tolomeo in molte cose.
171. p. 172. m. spesso tassati da Tolomeo. 167.
p. quanto se gli può credere, nel trattar le co-
se della Musica. 167. f. non conoscono l'equa-
lità de Tuoni. 167. f. definiuano le Specie
delle consonanze secondo la proportione.
171. m. diceuano il Tuono essere eccesso del-
la Diapente & della Diatessaron. 171. m. Defi-
niuano malamente gli ecessi delle Cōsonan-
ze. 171. f. In che maggiormente si tengano of-
fesi da Tolomeo. 172. f
& piu tosto Naturale & mezana con la Pro-
spettiua & l'Harmonica, tra l'una & l'altra.
32. f. come confederaua le Scienza mezane.
33. p. tassato da Panetio. 67. 73. f. de quali In-
terualli faccia mentione. 83. m
da il Numero. 28. f. come è considerat da Ge-
mino. 29. m
fà nella . 18. f.. da che sia detta. 20. m. ope
ra le cose de fuori. 20. f. & Scienza da che na-
scono. 24. f. in che sia differente dalla Scientia.
25. f. militare non è parte Mathematica. 28. f.
& Natura, Arteficiale & Naturale non cado-
no sotto un'istesso Genere. 20. p. fa gli Ordini
de Suoni & d'Interualli. 221. p. insegna l'uso
delle cose che ci dà la Natura. 221. p. del Com
por le Cantilene corrisponde alla Melopeia.
276. m. nella Temperatura de gli Istrumenti
cerca di leuare Ogni difficultà. 139. m. del so
nare il Piffero anticamete era uile. 307. f. era
essercitata se non da serui & gente uile.
307. f
21. f. Quādo sia riputato migliore 21. m. quādo
non potrà imitar la Natura. 22. f. quando sa or
dinare & correggere l'Arte. 22. f. Spesse fiate
corregge i diffetti della Natura, & come.
23. p
19. m. conuiene solamente nel Nome di quel-
la cosa, che è imitata. 21. p
ficio & l'Arteficiale uēgono dall'Huomo. 21.
f. uane & triste. 26. p. quali siano che si seruo-
no dell'Harmonia, & del Rhythmo. 316. m
f. come conuenghino con le Consonanze del-
la Musica. 264. f
ha riguardo alla misura. 28. f qual Scientia sia.
30. f. Diuisa in Tre parti.30. f. singolare, & pre
cipua delle Mathematiche. 32. f.qual sia il suo
page 333 oggetto ò proposito. 31. m. quello che con
templa. 36. m
mostrare al senso & all'Intelletto con diuer-
se ragioni, quali siano le Consonanze che
usiamo. 134. f. uogliono che la Natura sia sot-
toposta all'Arte. 139. m
ti. 3 m. non ha mancato di ueder tutti quelli
Autori c'ha potuto, che trattano di Musica.
7. f. non ha hauuto animo nel scriuere di segui-
tare alcuna Setta, se non la Natura, col mezo
de; Senso & della Ragione congiūti alla Espe
rienza. 7. f. fece fabricar molti Istrumenti, per
hauer la Verità delle cose della Musica. 8. m
perche non manifesti il nome del tuo Disce-
polo. 6. m in qual modo si lasciò persuadere a
creder molte cose della Scientia. 134. f. da
che mosso ad aggiungere la proportionalità
Contr'harmonica nella Massima harmonia
antica. 297. f
B
ne di Thracia Pontefice masssimo ne gli An-
ni di Christo 865. 17. p
tra Timotheo, dimostra esser in fauore dell'
Autore. 126. f
C
plimenti. 5. f. è anco Principoi & non per il
contrario.45. f. sciocca addotta dal Discepo-
lo dell'Autore in materia del Numero Sena-
rio. 94. p per la quale sia stato ritrouato il Tem
peramento ò Partecipatione de gli Istrumen-
ti arteficiali, qual sia stata. 157. p perche l'Auto-
re si mosse à dimostrar la Partecipatione ò
Temperamento de gli Istrumenti da Tafti.
158. m. perche fin'hora no si habbia trouato
la Quadratura del Circolo. 204. f. che mosse
l'Autore à scriuere i Sopplimenti. 288. m
condo alcuni che non operi alcuno, effetto.
305. m 309. p
descenda. 29. f. di che maniera sia secondo Pla-
tone. 30. p
maniere. 80. m. in Consonanza hebbe princi-
pio auanti Guido Aretino. 17. m. in Conso-
nanza si usò auanti i tempi di Platone. 282. f
consonanti & de i mezani. 2. f.composta
sotto una specie d'Harmonia che si suona con
diuerse forti d'Istrumenti. 220. f
differenti da quelle che componeuano gli An-
tichi. 272. f. senza numeri, senza Modi, &
senza buona Harmonia. 272. f. fatte di una so-
la maniera. 272. f. in qual maniera siano d'al-
cuni moderni composte. 272. f
sia differente dall'Incomposto. 277. f. perche
diletta. 322. p. quello che sia. 322. p
doue gli piace. 151. f. quando ci canta la Spe-
ci naturale & Syntona. 151. f
m. Tradusse dal Greco al Latino la Musica di
Plutarcho 170. m. Fece un Discorso sopra la
Musica che tradosse. 170. m. quello che scriue
in difesa d'Aristosseno. 173. p. non esplica la
page 334 uera opinione di Panetio 174. m. troppo affe-
tionato ad Aristosseno 174. m dimostra non
esser buon Mathematico. 175. p. tutto quello
che scrisse contra Tolomeo non è contra To-
lomeo. 176. p. allega Porfirio in suo disfauo-
re. 177. p
renza che è tra la specie diatonica di Didimo,
& quella di Tolomeo che è la la syntona. 115. f.
quanto parlino con poco rispetto cōtra Tolo-
meo, & contra i lor Maestri, in quello che
non conoscono, & contra 'l douere. 115. f.
commettono Tre errori parlando sopra la Spe
cie Chromatica di Didimo. 120. f
προσμέλοδος. 51. p. aggiunta alle Sette prime
dell'antico Istrumento. 51. p
45. f si può diuidere in qual si uoglia par-
te & in qual si uoglia spacio. 173. f
no. 55. f. 245. f. mobili quali erano. 245. f. di
ferro fanno il Suono piu acuto di quelle di Li
no 61. p. ne gli Istrumenti temperati nō si pos
sono alterare. 154. m
Reminiscentia è detta Mathematica. 27. p. co-
me s'acquista. 37. m
plice in atto nel corpo colorato. 166. p. f. quel-
lo che sia. 175. p
no in tutto Ventitre.112. p. hanno tra loro
quella istessa conuenienza c'hanno tra loro i
Suoni 175. p
presso i Pithagorici.
Commisuratione & Proportioni insieme con
l'operar delle mani, furono trouate dalla Con-
templatione 35. m
nanze poste ne i loro proprii luoghi & gradi,
faranno migliore Harmonia, che quelle
che faranno altramente. 103. p
tante. 281. f. delle Chorde era differente da
quello del Poeta. 282. p
menti. 49. m false. 24. m. nelle quali già di-
pendea tutta la Musica. 84. f
la sua Differenza. 73. p. falsa de gli auersarii.
139. p. falsa de Moderni, intorno al Cantare
& sonare il Syntono di Tolomeo. 150. m
differente dal conoscerlo nel proprio Sito ò
Luogo. 102. p. la Verità essatta d'alcuna cosa
non è officio del Senso solamente. 227. p
62. p. 64. f. harmoniosa qual sia. 302. m. alcuna
non si troua, ò semplice ò composta, che non
habbia la sua forma in atto ò in potenza nel
Senario. 237. p.da se non ha possanza di muo
uer l'animo. 312. f. mentre è Consonanza non
puo cagionare tristo effetto. 313 p
tra comporre, & non la Diatessaron, ne la
Diapente. 62. m
nerano un composto di tre Interualli, com è il
Corpo. 57. m. collocate ne i loro luoghi sono l'
una Base dell'altra per ordine. 99. p. denomina
te dal Numero delle chorde che contengono
ne gli Istrumenti. 107. m. denominate dalle
parti ch'entrano ne i temperamenti ò ò mesco-
lamenti che dell'acqua col Vino.107. m migliori
& piu soaui nelle loro naturali forme, che nel
le temperate.151. f. quali siano.156. p. aggiun-
te alla Diapason tanto fanno, quanto faceano,
quando erano da per se. 260. p
sa. 83. p. non è inteso diuersamente da Tolo-
meo. 83. f. sono due cose diuerse. 83. f
tica. 10. f.de i Principii della Natura & dell'Ar
te. 22. f
troua soggetto alla corruttione. 48. m. conside
rato secondo diuersi rispetti, è inteso in di-
uersi modi. 33. m
scoli. 107. f d'un Testo di Aristotele nella Me-
taphisica. 124. f. della Natura per l'Arte mo-
strata da Moderni speculatiui. 150. f
non esser parte della Mathematica. 29. p.ap-
partinente alla Cosa composta non è perfetta-
mente buona, perche conuiene in lei cose buo
ne; ma perche elle sono ordinare & compo-
ste bene, & con proportione. 103. p. ridiculo-
sa detta intorno le proprietà della proportio-
nalitàGeometrica. 300. f
pere.7 f. quali siano. 18. m. nate dalla Natura
& dall'Arte. 18. f. che cadono sotto 'l
Senso alcune sono della Natura, & alcune del-
Arte. 19. p.si trouano di tre forti. 26. m. Mate-
riali nella sostanza & nell opinione. 26. f. Sen
za materia tanto nell'essere, quāto nell'opinio
ne. 26. f. Materiali nella sostanza, & nella opi-
nione sono fuori di essa. 26. f. Naturali quali
siano. 26. f. Diuine & Theologiche quali siano.
26. f. Mathematiche quali s'intēdino. 26. f. sen-
sibli considerate nella Mathematia, diuise in
Sei parti. 28. f. naturali hanno per principio la
Materia il Moto, & la Forma. 34. f. che si dimo
strano con la Ragione & con disegni, sono più
facilmente conosciute & mandate alla memo
ria. 36. p. apparteneni alla Ragione. 37. m.
proprie del senso. 37. m. che uengono nella
Contemplatione della Musica. 43. f. contenu-
te sotto la Qualità. 61. f.sotto la Quantità. 61. f
si rendono tanto più ò men grate al Senso, quā
to più ò meno sono lontane ò aprresso i loro
luoghi proprij nel proprio ordine. 100. m.
concorrenti nella generatione del Suono. 166.
f. che concorrono nella Melodia. 278. m. ac-
commodate in sieme con harmonia quali sia-
no. 284. f
sonanza delle consonanze. 230. m. 237. m.
perfetta qual sia. 230 m. 237. m. maggiore
quello ch'era. 232. f. minore, quello che era.
232. f. superflua qual sia. 274. f
D
Moderni. 168. f. difeso dall'Autore. 179. m.
Scrisse sopra Vitruuio. 288. p
zi nelle cose della Musica. 39. f. di Plutarcho
intorno al Robbare. 93. f
page 336 Madre & cagione de tutti gli Interualli, &
come sua Base. 98. Tiene il primo luogo tra
gli Interualli della Musica. 98. p. Considerata
nella Musica per il Tutto sonoro diuisibile.
98. p. come dalla sua diuisione fatta harmoni-
camente nascono tutte l'altre Cōsonanze. 98.
p. Base & fondamento, & maggiore d'ogn'al-
tro Interuallo. 98. p. tiene il luogo di mezo
tra dodeci & tredici Semituoni di proportio-
ne Sesquidecimasettima. 207. m. perche ri-
suoni per l'Ecco di due Botti pari & simili
l'una delle quali sia uuota & l'altra piena. 62. f
da Tolomeo. 231. m. non è Costitutione per-
fettà. 237. m
Suoni è posta nel graue & nell'acuto. 58. p.
60. p. de Suoni che nasce dalla dispositione
de percosso, ò che non si può hauere, ò
che non cade mai sotto 'l Senso senza 'l moto.
60. m. tra la Natura & l'Arte. 221. m. del graue
& dello acuto non è quella che costituisca il
Tuono. 252. p
si. 35. f.delle cose sensibili sono almeno poste
in due Generi. 58. p. tra il Quadrato geometri-
co, & l'Helicon di Tolomeo, 96. f. de Suoni es-
ser collocate nella Qualità. 68. m. delle Spe-
cie dette χρῶαι, ò Colori. 111. f. che si troua-
no tra la Specie Diatonica di Didimo, & la
Syntona di Tolomeo. 115. f. delle Costitutio-
ni sono Sette. 231. p
p. nel dimostrare una cosa quando occorre. 87.
p. nell'intendere nasce da due cose. 87. p
prime si fanno di tre termini.49. p. sequenti le
prime, si fanno di più termini. 49. p
semplicemente Numero, è altro, che dire
che sia Ragion de Numeri. 66. p
Vtilità de Mesolabio. 179. f. dimostra di non
hauere inteso la Dimostratione del secondo
Temperamento de gli Istrumenti da Tasti, ne
meno la dfferenza che è tra questa & la pri-
ma. 180. p. come possa esser buon Giudice nel-
le cose difficili. 180. m. piglia l'Inuentione del
l'Autore per sua. 180. m. Leua la Maschera al-
la sua, non sua, Distributione. 191. m. Errore
prima nella sua Distributione. 192. m. rende
l'honore ch'ei leuò à Tolomeo. 201. m. Non
intenda quello che sia Misurare per il diritto
la circonferenza del Circolo. 204. f. com'hab-
bia scoperto le sue bruttezza. 327. m
& l'Amicitia, delle quali si generano tutte le
cose. 300. m. quello che sia. 300. m
cie d'Harmonia che si cāta hoggi. 131. m. d'An-
ristosseno secondo alcuni. 236. f. d'Antonio
Lullo Baleario intorno à i Tuoni o Modi per
tutti tre i Generi d'harmonia. 266. m
sola contiene tutte le Specie delle Consonan-
ze [gap — ]m. detta Disgiunta. 238. p
Distensione del Graue & dell'Acuto s'e finita, o
infinita. 300. m
m. dell'Intendere può nascere da due cose.
Ditono & Semiditono per qual cagione non sia
no stato posti ne da Didimo, ne da Tolomeo
nel numero delle consonanze 102. p. della
Specie del Diatono, non entra nella compos
tione delle Cantilene. 140. m.
da Tasti, fatta dal Discepolo nella Quarta spe-
cie della Diapason. 189. p. si può fare in ogni
specie della Diapason, & incominciare sopra
qual chorda si uuole. 191. f. In che cōsistà, 191. f
della Partecipatione ò Temperamento de gli
Istrumenti da penna. 159. f
il graue in molte parti nella Quantità ò Corpo
sonoro, non è Diuiderlo in parti equali ne i
page 337 Suoni. 70. f. la Differentia del Suono graue &
dell'acuto in parti equali nel corpo sonoro,
non è diuidere per tàl modo il Suono. 164 p
mato Ordine naturale Arithmetico ò Pro-
gressione arithmetica. 88. f. 90. p. seconda,
chiamata Ordine naturale Geometrico, anzi
più tosto Harmonico. 89. f. 91. m. del Colore
fatta nel Corpo colorato si considera altramen
te di quella ch'e fatta del Suono nel Corpo
Sonoro. 166. p. m. Equale geometrica non si
permette nella Musica. 222. p
do Aristosseno. 161. f. si debbono fare sopra
materie sode. 184. f
E
turali sono anco Principij. 48. p. piu antichi
d'ogn'altra cosa. 48. p. del Syntono diatoni-
co. 49. m. del Syntono diatonico con la loro
proportione. 49. m. di qual si uoglia Canti-
lena. 221. f
to all'Autore da gli Auersarii fuori di propo-
sito.138. m. de gli Aristossenici. 168. p. intor-
no la Dimostratione fatta da Tolomeo nella
Diuisione del Tuono. 168. f
Questione cōuiuale fatta dal Discepolo. 108.
f. contenente molti errori. 109 p. della Defini-
tione del Tuono. 241. f
sito, per stabilimento della loro opinio-
ne. 137. m
tiui moderni, 147. p. greco della Musica anti-
ca. 283. p. addotto di proposito. 147. f
148. f
mente cosa di non poca uergogna. 307. p. mol-
to precipitoso nel giudicare & nel tassare que-
sto & quello, non è cosa da huomo da bene.
327. p
ni d'una compositione di due Interualli, che
sono equali in proportione sono numeri Qua
drati. 304. p. nati della molteplicatione di tre
Interualli simili, sono Cubi. 304. p
F
chorde & tirarle è cosa dell'Arte emula della
Natura. 221. m
Diuisione equale del Tuono; & della Diapa-
son diatessaron. 176. f
ni contenuti nella Diapason non si misura con
la moltitudine de i termini, con le proportio-
ni 260. p
page 338
condo che si consideranto.71. m. uarie & pia-
ne superficie; con molti Corpi & Figure soli-
de si trouano tra le cose Geometriche. 293. m.
non crescono per alcuna altezza sono conti
nuate da una Medietà geometrica. 294 m. con-
tenute da due Interualli. 294. f. Solide con-
tenute da tre Interualli. 294. f
uersi, & operationi diuerse che conducono al
Fine. 1. f
menti. 6. p. del negotio della Musica. 43. f. del
Musico in che consista. 81. p. uero del Musico
qual sia. 286. p
statura dell'Istrumento arteficiale del Synto-
no diatonico accresciuto. 156. ò Idea della can
tilena quello che sia. 240. f. della Cantilena è
detta Tuono. 240. f
cosa dell'Arte, ma della Natura. 8. f. delle co-
se Naturali, quali siano. 20. m. delle cose Arte-
ficiali, che siano. 20. m. Naturali quello che sia-
no.21. m. ò proportioni de gli Interualli conso
nanti della Specie naturale ò Syntona di To-
lomeo, essere poste tra le parti del numero Se
nario. 88. p. ritrouarsi nel Quadrato geome-
trico, col mezo della sua diuisione, in due mo
di. 88. f. delle Imperfette consonanze non ri-
trouarsi tra gli Aspetti in cielo, & perche 95.
m. sostantiali delle Cantilene. 240. f
dell'Istrumento. 233. p. del muouer gli Affet-
ti da che nasca. 309. f
sito. 76. p. inciampa nella Diuisione della Mu-
sica organica, della Naturale & Arteficiale. 76.
p. inciampa anco dell'Arteficiale diuisa nella
Piana & Misurata, & nella Rhythmica & nella
Metrica. 76. m. Tassa l'Autore circa il Suono,
come che non sia nel Canto diuisibile, & co-
me è considerato dal Musico, come principio
dell'harmonia. 76. m.. Tiene che il Tempo &
la Tardanza nel suono, non è considerato dal
Musico, ma dal Rhytmico. 76. m. quello che
scriua della Partecipatione de gli Istrumēti da
penna. 159. p. scriue d'hauere in Roma, essen-
do giouane, ritrouata la prima Partecipatione,
che pose in luce l'Autore. 159. m. Dimostrò
tre Partecipationi. 160. p
G
m. & Specie nō può essere l'una auanti l'altra.
111. m. quello che sia. 111. f. contiene in se tre
Specie distinte. 111. f
secondo Tolomeo. 83. p. non consisteuano so-
lamente nell'Harmonia, ma anco nel Rhy-
thmo & Metro delle Orationi. 266. m
ne. 26. p. intorno à che s'affatica. 28. f. riguarda
la Misura. 28. f. come si serua della Linea na-
turale. 32. f. accomodata alla Stereometrica,
29. m. quello che sia in alcuna delle sue parti.
29. m
dottorio di musica d'Euclide dalla Greca nel-
la Latina lingua. 257. m
della Musica contenute nella Specie diatoni-
ca Diatona. 157. m. che opinione hebbe del
Ditono & Semiditono. 157. m
ta. 39. m. di Tolomeo & d'Aristosseno intorno
il giudicare i Suoni & le Consonanze. 41. m
page 339
placato dalla Mutatione del Modo, & dal Can
to dello Spondeo historia narrata uariamen-
te. 127. f
1316 17. f. Penna Francese tradosse dopo il
Valla Piacentino l'Introdottorio di Musica d'
Euclide dalla Greca nella lingua Latina.
257. m
te cassino di buona dottrina amico singolare
dell'Autore. 158. f. Scrisse un Trattato della
Musica spherica, nō ancora posto in luce. 158.
f. quello che sente della Partecipatione ò Tem
peramento de gli Istrumenti arteficiali. 158. f.
Quello che sente del Fogliano. 159. p. loda
grandemente la Diuisione della Diapason in
Dodeci parti equali o equali Semituoni:
& dimostra ciò potersi fare in tre maniere.
212. m
dati costituiscono una bella & proportionata
Piramide. 99 p
considera quattro cose nella Methodica. 11. p.
considera la lunghezza & breuità delle Sil-
labe nelle parole; & la Musica considera il
Rhythmo. 78. f
H
concento, i Numeri, le leggi & la Disposi
tione nel canto. 34. f è come Soggetto & ca-
gione, dalquale si caua la propria Forma. 34.
f. non si può dimostrar come soggetto. 34. f.
non si può referire ne alla Natura ne all'Es-
sere. 35. p. si può referire alla Ragione.
35. p. fà perfetto in tutte le cose il suo con-
cento. 35. p. in che Genere sia posta. 3. p. de
gli Istrumenti temperati non è la Specie Na-
turale ò Syntona diatonica, ancora che in
molte parti si può assimigliare. 160. m. Na-
turale ò Syntona di Tolomeo qual sia. 160. m
quello che sia secondo Vitruuio. 169. m. se si
usaua semplice da principio. 279. f. rinchiusa
nel Triangolo fatto secondo Filone che
contenga l'Angolo retto. 298. p. Massima &
perfetta, perche sia stata ridotta forto cin-
que termini. 293. p. è adunanza da tutte quel-
le semplici Consonanze, che si possono udi-
re. 299. m. non è detta semplicemente quel-
la Ragion de numeri, che dice Aristotele.
285. m. quale sia detta d'Aristotele. 285. m.
ch'entra nella compostione della Melodia
non era il semplice Concento d'una parte.
285. m. de gli Antichi in qual maniera ella
consisteua in una parte. 284. m. Imperfetta
qual si possa dire. 284. m. non si piglia sem-
plicemente per quello che conuiene ad una
sola cosa. 284. f. Nome trasportato per simi-
litudine nell'altre cose. 284. f. è proportione
de Suoni ò Voci che tra loro consonano.
285. p. di due forti. 302. f. quello che sia.
285. p. 322. p.
che uà contemplando. 36. m. di che Istrumen-
ti si serue. 36. m. in quello che consiste. 35. f.
medietà di chorde uiene di dōde detta. 295. p
libri. 322. f. quello che chimino l'Accento
grammatico. 322. f. quello che dicono Ac-
cento Rhetorico. 322. f. quello che nomi-
nano Accento musico. 323. non hanno figu-
ra ò segno d'Accento grammatico; ma in
luogo di quello il Musico. 323. p. doue fac-
ciano l'Accento grammatico. 323 p. non
sanno quello che sia ne Dattilo ne Spondeo
322. f. hanno Diciotto maniere de Versi.
324. m
taua i suoi Versi al fischiar d'una Verga di
lauro 306. f
quello che era l'uno & l'altro. 271. f. quando
si cantauano. 271. f
che imparassero à fabricare. 12. f. da principio
incominciarono ad imitare il Cāto de i Augel
li. 13. f. di ualore perche hanno dato opera al-
le Mathematiche. 27. f. Illustri & di uita in-
contaminata. 306. m
te perfetta. 2. f. non può trouare al primo col-
po la Verità ch'ei cerca. 2. f
gàb 289. f. che Istrumento fusse. 289. f. Verbo
quello che uoglia significare. 289. f
facea sonare con l'Acqua. 275. f. della quale ne
fà mentione Vitruuio, & Gerone Alessan-
drino. 285. f
I
importanza. 316. m. una delle Parti principali
del Poeta & del Musico, è molto differente da quella
del Poeta. 316. f. nuoua trouata da Com
positori moderni. 318f
tasse & sonasse la Naturale, ò Syntona harm-
nia di Tolomeo. 160. m
del Quadrato secondo il Discepolo, non è no-
ua. 96. p. dell'Autore. 96. m
ra ò Naturali. 20. p. da i quali si nascono i Suo-
ni, sono detti Arteficio, ouero Arteficiali. 20.
p. quali siano, che possono formare i Suoni,
come si formano le Voci. 152. p. dell'Autore,
nelquale si potea accordare ogni Interuallo
nella sua perfetta forma. 154. m. contiene due
cose notabili. 154. f. che utile ci può dare. 154.
f. mathematici che seruono al misurare, co-
me debbono essere. 184. f. per qual cagione
uengano à temperarsi. 192. p. uarii di forma,
sono anco uarii nel loro Tēperamento. 197. p.
arteficiali di tre sorti. 216. m. ò semplici ò cō-
posti 216. m. di molte Specie differēti. 216. m.
da Fiato ò da Vento di due maniere. 216. m. da
fiato sēplice & d'un Corpo. 216 m. da fiato di
due pezzi. 216. f. Arteficiali da chorde di due
forti. 216. f. da Tasti con chorde. 216. f. da Ta-
sti di due forti 216. f. da Tasti mobili di due
forti. 218. p. da Tasti stabili di tre maniere. 216.
f. senza Tasti di due forti. 218. p. da Battere di
due forti. 218. p. da Battere cō posti di tre ma-
niere. 218. m. arteficiali da i quali nascono i
Suoni di due forti. 218. f. semza luoghi determi
nati. 218. f. con luoghi determinati. 218. f. ne i
quali si può udir la Specie Naturale ò Synto-
na 218. f. ne i quali non si può udir la Specie
Naturale ò Syntona. 219. p. dal fio-
to alterano la sua qualità. 220. p. de mezana
qualità quali siano. 220. m. stabili quali
siano. 219. m. Mobili quali siano. 219. m.
Liberi quali siano. 220. m. antichi contene-
uano solamente sette chorde. 230. f. da prin-
cipij fatti rozzamente & semplici. 279. f.
quando s'incominciarono à fare politi.
280. p. di più qualità usate nelle Com-
page 341 medie & Tragedie. 281. p
te. 22. f. Giudice nella Musica. 33 f. doue hab-
bia origine. 37. p. come si acquista.37. m
tarcho nel dichiarare i Mescolamenti dell'Ac-
qua col uino fatti de gli Antichi. 107. f. di To-
lomeo intorno al numero de i Tuoni. 263. m
conuiene insieme nel nome de Psalterio &
della Cetera. 290. p
no detti Arte,ò Arteficiale. 19. f. che nascono
per accidente nel Systema del Syntono diato-
nico, non si possono dire Elementi. 49. f quali
sarāno minori del Semituono maggiore. 49. f.
pigliati per fondamento delle ragioni de gli
Auersarij, sono Sedici. 135. f. quali siano che
non possono essere detti Elementi. 141. p. che
nascono per accidente. 141. p. quali nō si vsano
nelle nostre Cātilene. 141. p. posti nelle Cātile
ne simili alle parti contenute nel Cubo. 227. p
ue nella grauità & l'accutezza in un luogo istes-
so. 46. p. compreso tra due Suoni almeno, diffe
renti per lo graue & per l'acuto. 82. m. è di Tre
sorti. 98. m. fatto de Suoni è come al consonan
te & al dissonante. 277. m
per ritrouar due Linee mezane proportiona-
li fra due date. 188. f
Inuentore di due sorti d'Istrumenti, da chor-
da & da fiato. 289. f
L
ni nell'Incitata d'Aristosseno & nel Diatono
antico. 105. f. Vedi Tuono.
Lettere sono Elementi delle Parole. 48. f
tore si fà & confessa di essergli stato Discepo-
lo.5. f. scritta da uno amico all'Autore quello
che contenga. 237. m. aggiunta ad un'altra let
tera non sempre fà la Sillaba. 237. p
cora auanti l'Anno di Christo 1397. qual si
troua appresso l'Autore. 18. p. delle Dimostra-
tioni douea esser posto prima in luce, che
quello delle Istutitioni. 329. m
tomaro Luscinio. 216. f. detta Heptaco-
non. 214. m
usaua altra specie che la Diatonica Syntona.
9. p. freddamente s'affaticò à dimostrar le ue-
re forme de gli Interualli della Musica. 85. m.
come sia bē trattato dal mio Discepolo. 86. m
narra un caso, alquale fù presente. 16. p. fu
sotto l'Imperio di Diocletiano, intorno. 305
anni di Christo. 281. m
Luoghi de i Suoni ò Voci come si discriuano da
Moderni. 75. p. ueri & naturali del Ditono &
del Semiditono sono sopra la Disdiapason.
100. m. & gradi proprii delle Consonanze so-
no nella Musica, come nell'altre cose. 102. f
M
se intorno le Consonanze imperfette. 95. m. ca
gione del Sapere. 97. f
page 342
293. m. contiene la natura & la sostanza del
corpo perfettissimo. 295. m
la Potenza 33. p. della Cantilena quello che
sia. 240. f
no à che ella prattica. 27. p. quale sia il suo offi-
cio. 27. m. apporta molti commodi alla Vita
humana. 27. f. diuisa in due parti. 28. f. usa gli
Istrumenti come ministri de i Sensi supremi,
Vedere & Vdire. 35. m
Empirici quali siano. 41. f. Rationali quali si
chiamano. 41. f
& d'Harmonia. 278. m. essercitata da un solo
al Suono d'un Istrumento. 313. m
nate appresso gli Antichi, & quali erano. 53.
m. in che consistono. 53. m
fica. 276. m. di tre maniere. 278. f si riduce
sotto di tre genere de Modi. 278. f. in che sia
differente dalla Melodia. 279. m. quello che
considera. 318. m
& dell'Harmonia. 277. p. imitatore delle cose
contenute nella Oratione. 316. m. bisogna
ch'intenda quello ch'è contenuto nell'Oratio
ne. 316. m. imita le cose cō la Modulatione &
con l'Harmonia. 316. f. dee seguitare l'Accen-
to rhetorico. 325. m. ò Musico perfetto Li-
bro scritto dall'Autore. 330. f
duiso intre parti.278. p quanto sia differen-
te dalla Melodia. 278. m
glia Interuallo consonante, hà facoltà di far-
lo dissonante. 147. m
quella Specie d'harmonia non si canti & Suo-
ni, ch'è detta Naturale & Syntona. 135. f
re d'uno essempio di Musica scritto alla gre-
ca. 283. p
poco loro fauore. 124. f. non citano realmente
il testo di Suida. 114. f. uogliono che la Spe-
cie d'Harmonia che usiamo cantare al presen
te non sia la Naturale ò Syntona di Tolo-
meo, & perche. 131. p
hora di due Tetrachordi congiunti, hora di
due disgiunti. 246. f
come dicono, di Temperare gli Istrumenti
da Tasti; essere dell'Autore. 150. p
la Superficie costituisce come una Superspecie
due interualli in lunghezza & larghezza. 57.
p. è di tre sorti 111. f. mista ò commune doue
nasce 11. f. di quattro specie. 279. m
voglia Interuallo geometricamēte, come si fac-
cia. 183. p. detto Preporre. 185. p. vn'ordine de
Suoni ò riportarlo nell'acuto, come geometri-
camente si faccia. 186. m
page 343 qualità de contrapesi. 30. m. ha due specie. 44.
m. Continuo. 44. m. Interuallato. 44. f. della
Voce dee esser stabilito nel suo luogo nella
Musica. 44. p. veloce rende in Suono acuto. 59.
p. il Tardo piu graue. 59. p. cagione principale
el Suono.62. p. dell'Anima secondo Theo-
phrasto. 65. f. è quanto. 71. f. ueloce & Tardo
cagiona nell'Auditore alteratione. 312. f. co-
me si considera. 322. p
Voce fatto da un lungo all'altro fà Tre prin-
cipali Accidenti. 74. f
contiene due cose principali. 10. f. consiste nel
Comporre. & il Cātare & Sonar con ragione;
& nell'esporre & dichiarare gli Autori. 10. f.
considera & tratta Sette cose nella Methodi-
ca 11. p. in qual parte sia contenuta. 11. m da
Principio semplice. 14. m. dalla parte del Suo-
no perfetta. 16. p. depende prima dalla Natu-
ra che dall'Arte. 18. f. hebbe principio da ori-
gine debile, come l'Architettura. 13. m. con-
tiene due cose, Natura & Arte. 18. f. di due
sorti, Naturale & Arteficiale. 20. p. quello che
considera. 28. m. riguarda il moto. 28. f. quale
sia il suo Oggetto. 31. m. è Intelligenza del Sta-
bile ò Rimanente, & del Mosso. 38. f. perche
detta Canonica. 42. p. ridotta dal'Autore
nella Quantità continua. 159. p. quando inco-
minciò à degenerare dalla sua prima forma.
280. p. che habbia perso una gran parte
della sua grauità. 325. m. moderna da chi è
hauuto in odio. 325. m. più tosto esser sotto-
posta alla Geometria, che all'Arithmetica.
330. p. hà per suo principale & uero sogget-
to il Corpo sonoro proportionato. 330. p
307. p. quello che habiano tolto imprestido
dalle cose naturali. 321. f
Suoni, dalle misure intese ne i Corpi sonori.
72. f. giudica tanto essere il Suono, quanto è
le quantita del Corpo da che nasce. 72. f. quel-
lo che dee considerare nel comporre. 308. m
ha per principio il Giudicio dell'Vdito. 38. f.
dee hauere assuefatto perfettamente il Senso,
con la Intelligenza & Ragione. 38. f. conside-
ra le Consonanze & il Moto numeroso. 77. m
tro maniere. 269. m. nella Costitutione è di
due maniere. 269. f. come si fanno 209. f. quan
do sarà Modulabile & sonora. 270. m. nella
Melopeia più s'appartiene al Poeta, che al Mu
sico. 270. m. intorno al Tuono sono di due ma
niere. 273. p. fatte nel Primo modo. 273. m. fat
te nel secondo modo. 273. m. qual sia più leg-
giadra. 274. p
N
Musica. 18. f. quello che sia. 19. p. 20. f. fù pri-
ma che l'Arte. 22. p. fondata sopra la Crea-
tione. 20. m. hà concesso all'Huomo
il muouer la Voce, secondo gli Affetti dell'ani-
mo. 22. m. hà prefisso & stabilito ad ogni cosa
la sua Forma. 88. p. nō mai auara à Mortali. 88.
m. intende di far sempre il Perfetto. 220. f non
fà nell'Arte gli Ordini de Suoni. 221. p. dà
l'Acuto. il Graue & l'Interuallo. 221. p. non fa-
brica Istrumenti. 221. p. & Arte, ne Naturale
& Arteficiale cadono sotto un'istesso Genere.
20. p. in quanto sia superiore all'Arte. 20. p &
Arte in che Conuengono & disconuengano.
20. f. opera le cose di entro. 20. f
ca qual si debbe intendere. 8. f. ò Syntona Spe-
cie diatonica di Tolomeo, niuno disse mai che
fusse quella che usiamo al presente, dall'Au-
tore in fuori. 86. p
popoli della Frigia. 272. p. quando si cantaua-
no. 272. p. del Pontano. 272. p
lità harmonica, se non nella Diapason, ò Du-
pla. 100. p
O
tori. 2. f. ch dee hauere ogni uno à quelli che
sono stati causa che l'Autore habbia fatto que
sti Sopplimenti. 4. p
page 344 fusse. 124. p. come puç essere ch fusse l'in-
uentore dell'Enharmonico. 125. f
crate. 27. m di Talete Milesio intorno al Prin
cipio & allo Elemēto. 48. f. di Theophrasto in
torno à i Suoni & le loro differenze. 73. p. di
Cicerone, & di Vitruuio intorno l'Inuentioni
delle Arti. 12. p. de Stoici del Suono. 40. f. ua-
ria del Suono, 41. p. de Moderni intorno à gli
Inuentori del Genere Chromatico & Enhar-
monico; 124. m. di Socrate & di Platone.
321. f
50. m. de Quindeci chorde diuiso da gli Anti-
chi in due parti. 50. f. in che consista. 97. m. Na
turale delle Consonanze dimostrato ne i Nu-
meri, & in molti Istrumenti arteficiali. 99. m.
Non conosciuto da Pithagora, ne da Pithago-
rici. 99. f. Proportione secondo i Canonici.
107. p. de conuenienze secondo gli harmoni-
ci Dionisiaci. 107. p
ni & luoghi propij nella Musica, come si
possano udire. 102. f. due de Carrateri accōmo
dati l'uno alla Mano destra & l'altro alla sini-
tra nel modo Lydio. 283. m
Mathematica non sono però da esser chiama-
ti Mathematici. 29. m
non è parola particolare. 288. m. è nome Gre-
co & uuol dir Istrumento. 288. m. Istrumento
musico , cosi detto per eccellēza. 288. f fabrica-
to alla guisa del Corpo humano. 288. f. è
molto antico dalla forma materiale 288. f. De
scritto da Giuliano Apostata. 290. p. nostro fe
è Istrumento antico, ouer nò. 288. p. è l'istesso
con l'Hidraulico & come conuenga con esso.
290. p. commemorato da Dante nel Purgato-
rio, come sia ben inteso da alcuni. 291. f
P
uò nuoui precetti in Materia delle Consonan
ze. 67. f allegato dal Valgulio. 173. m
ti da Tasti non si può fare perfettamente & di-
mostrare, senza l'aiuto della Geometria. 158.
m. mostrata dell'Autore in tre maniere. 158. m
tuita. 25. m. Mathematica che impiegano il lo-
ro officio intorno le cose sensibili, qual sia.
28. f. Mathematica che prattica intorno le co-
se dell'Intelletto diuisa in quattro parti prin-
cipali. 28. f. d'un Discorso fatto da un Genti-
l'huomo molto letterato, sopra le cose del-
la Musica. 93. m. principale del Canto in che
consista. 277. f
m perfette della Cantilena sono Composte
d'Interualli, ne i quali ella si risolue. 47. f. fatte
d'Aristosseno del Tuono, come si chiamano.
162. m. della Diatessaron. 162. m. fatte nel Cor
po sonoro equale nō danno proportioni equa
li; ne Consonanze ò Interualli equali. 165.
m. d'vna Comma , che s'agiungono à qual si
uoglia Interuallo nel graue per suo accresci-
mento, non sono equali di quantità à quel-
lo che s'agiungono nell'acuto. 195. p.
che si leuano per diminuirlo, non sono di
quell'istessa proportione, che sono quelle che
se gli leuano nel graue. 195. p. intiere dell'uni
uersal Melodia quali siano. 236. p. dell'Anima
sono tre & à che s'accomodano. 263. f. del
Verso appresso gli Hebrei. 324. p
nacque appresso una porta d'una città nella
Grecia. 308. p
page 345
nori della Diatessaron come dissonanti. 19. p
diede il nome commune di Mathematica so-
la mente all'Arithmetica & alla Geometria.
27. p. ordinò i Suoni & le Voci ne gli Istru-
menti sino al Numero di Quindeci chorde.
50. f. ne Pithagorici nel Systema composto di
Tuoni & Lemma, non poteuano udire ne il
ditono, ne il Semiditono ne i loro naturali
luoghi & nelle loro forme naturali. 100. f. quā
do uisse. 101. f. amò le cose sincere, & non ac-
cōsenti, che si trappassasse le forme delle Con
sonanze contenute nel Quaternario. 101. p. co
stituì due Principij delle cose naturali nel
Denario de i quali l'uno sottopose all'Habito,
l'altro alla Priuatione. 101. m. non puote udi-
re il Ditono & lo Semiditono nel Systema di
Didimo, ne quello di Tolomeo, perche furo-
no dopo lui. 101. f & Pithagorici non erano
padroni del Sapere. 102. f. addotto in es-
sempio da alcuni moderni in loro disfauo-
re. 320. m
uider la Mathematica in Quattro parti prin-
cipali. 28. p. come diuidessero la Mathemati-
ca. 28. p. non hebbero mai il Ditono & lo Se-
miditono per consonanti. 99. f. che consonan-
ze conobbero. 99. f. hebbero in molta consi-
deratione il Tuono, il Lemma. 99. f. non ac-
cettarono il Ditono & Semiditono per con-
sonanti, secondo le forme contenute nel Ge-
nere superpartiente. 100. p. ripresi da Tolo-
meo. 170. f. diuidero il Tuono in due parti in-
equali; l'una detta Apotome & l'altra Lem-
ma 214. p
se Naturali si passasse senza mezo à quelle del
la Theologia. 28. p quali Parole facesse porre
sopra la porta del suo Ginnasio. 28. p. uuole
che s'insegni à sonare al fanciullo, ò giouane
non altramente che πρόσχορδα; cioè, à Chor-
da per chorda. 282. m. fece un Horologio not-
turno, non molto differente dall'Hidraulico.
289. m. per qual cagione non ammetteua ogni
sorte d'harmonia nella sua Republica. 313. p
Ternario & l'Vnità, hauendo detto altroue
altramente. 106. m. quello che scriua delle
Leggi de gli Enharmonici. 265. f
cusione dall'Aria fatta da una uerga d'allo-
ro. 306. f. di poco ualore nel tempo d'Hora-
tio. 313. f. Melopei quali siano. 320. m. 321. p.
Polychordo Istrumento musico quello che sia,
& come si dee fabricare. 228. p
no le Nutrici, dette in Italia Nene; nel uo-
lere adormentare i Fanciulli. 272. p
uno Afronto in atto le consonanze, non è com
porle secondo l'ordine naturale & naturali
luoghi. 103. f
47. f. specie della Diapason C. & c. diuisa dal-
la Natura in sette Interualli, e prima (come
dimostra la Natura & l'Arte) consideraua nel-
la scienza. 254. f
si caua la proportione de i suoi estremi Suoni.
260. m, ò Modo & non altro si suona
con la Sinfonia, ò con la Cornamusa, ò con
le Trombe militari. 284. p
quali siano. 49. p. sono Mezi, cō i quali si dimo
strano le passioni del soggetto. 49. p. dell'Auto
re non mai negati, anzi confirmati da suoi
Auersarii. 134. f
sono due cose separate. 48. p. quale sia. 48. m.
page 346 dell'Essere & de Conoscere. 48. f. non si può
dire, ne fatto ne Composto. 48. p. questo nome
non conuiene ad una cosa ch'è nata d'un'altra
più antica di lei. 48. m. in quanti modi si pi-
glia. 140. f
ni elementari di Musica d'Euclide & di quel-
lo che è della Settione del canone. 257. m
non può riceuere più d'un termine mezano
proportionale. 304. p. compresa da due Cubi,
non nè può hauere se non due. 304. p
rale. 19. f. della Specie Naturale & Syntona
Diatonica. 225. f. della Voce nel parlare 277.
f. dell'Harmonia. 278. m
Q
uata 159. m. Dimostrata da molti diuersamen
te. 159. m. delCircolo, quando si potrà troua-
re. 208. f
Ragione. 60. f. ne i Suoni diuersa. 69. f. che
concorrono nell'Harmonia, & nel Rhytmo &
nel Metro. 278. m
rente l'una dall'altra di Specie. 174. f. de Mu-
sici antichi. 306. m
maniere. 71. m. per accidente in quanti modi
si piglia. 71. f
Consonanze perfette. 94. m. costituito ter-
mine estremo delle Proportioni delle Conso-
nanze. 100. p
scibile, secondo i quattro Interualli della Dia-
pente. 264. p
quattro primi, fà una diuisione per acciden-
te del Tuono maggiore in due Semituoni.
49. f.
R
m. essatta & essatta forma delle Cōsonanze co
me si troua. 23. f. in uniuersale semplicemēte è
fattrice dell'ordine & della conuenienza. 35.
p. qual sia il suo proprio nella Musica. 37. p. do
ue habbia origine. 37. p. de numeri quello che
sia. 63. p. falsa addotta da gli Auersarii. 135. p.
harmonica consistere nell'Heptachordo sola-
mente. 247. m
che addotte in materia del numero Senario,
94. f. & proportioni arithmetiche quantun-
que sian uere, non uagliono, quando si sop-
pone una quantità falsa. 149. f
percuote il capo di quello che rappresentaua
Vlisse con un piffero. 14. f
S
sia. 25. m. In che sia differente dall'Arte. 25. f
da che si genera. 26. p. da cui piglia la sua qua-
lità. 33. p. come delle Forme appartenenti al-
la ragione, è detta Mathematica. 35. m. ò Ar-
te qual sia men imperfetta. 319. f
ficiale di cinque maniere. 156. m. accennati
nella 23. Def. del Secondo delle Dimostra-
tioni. 156. f
66. f. non è riceuuto per la metà del Tuono.
68. p maggiore è il minore Interuallo dalla
Specie Naturale ò Syntoma diatonica. 224. p
cio. 35. f danno scambieuoli aiuti alla parte Ra
tionale. 25. f. concorrono quasi à gara alla Sciē
tia, alla Dottrina, Alla Inuestigatione. 36. p
f. hà dibisogno della Ragione. 37. f. è Giudice
à gli Harmonici, & la dimostratione à ma-
thematici. 68. f
che nascono. 40. p. principali nella Musica.
41. f. Musici al tempo di Tolomeo Pithago
rici & Aristossenici. 170. f
le, secondo i Sette interualli contenuti nella
Diapason. 264. p
Monache della cittade antica di Grado già se-
de Patriarcale. 290. f
re & seguitar le Voci humane & naturali. 219.
p. per sdegno si partirono da Roma, & come ri
tornassero. . m
ni, & de i Tuoni ò Modi, ordinati ad un'al-
tro modo dall'Autore. 9. f
dal Pensamento & dalla Inuentione. 13. p
dell'Architettura sono tre. 13. p. del Moto
sono Sei. 18. p. del Suono è detta Inuentio-
nale. 71. f. come realmente sia nell'Aria.71.
f. di Modulatione quattro. 79. m. diuerse di
Consonanze che si ritrouano nel Syntono ar-
teficiale, hauendo rispetto al numero delle
chorde. 152. f. de i Generi dell'Harmonie di
Aristosseno. 162. m Quāte siano & quali 162.
f. siano costituite. 162. f. Naturale ò Syn
tona di Tolomeo in qual sorte d'Istrumenti
non si possa udire. 219. f in qual sorte d'Istru-
mento si possa udire. 219. f. appresso gli Anti-
chi 233. m. delle prime Consonanze 233.
m. della Diapason come erano chiamate da gli
Antichi. 234. f
sitione musicale & tutto 'l negotio dell'Arte &
della Scientia si riduce sotto due Capi.36. f
sueglia, sono dette la Prima parte delle ma-
thematiche & qual sia ella. 28. f
sia Corpo ò nò.40. m. come non sia Corpo. 40.
m. come sia Corpo. 40. m. quello che sia.40.
m. C. 47. p. 332. p. materia delle Consonanze.
43. m. prima di tutte quelle cose, che cadono
nella Contemplatione.43. f. primo Elemento,
di che si compone la Musica. 47. p & 49. m.
p. considerato dal Musico come materia prin
cipio & primo elemento d'ogni Interuallo.
47. p. detto Ψόφος non è considerato propriamē
te come Elemento. 47. p. detto φθόγγος princi-
pio & cagione de gli Interualli. 47. m. quanto
sia considerato ne gli Interualli. 47. m. se man-
casse mancarebbe l'Harmonia. 47. m. col mo-
uimento del Corpo insieme è la Materia del-
la Musica. 47. f. è come principio dell'Interual-
lo, senza mutatione di luogo. 56. f. è principio
della Modulatione. 57. p. terminato dall'acuto
& graue, è fatto come la Linea. 57. p non si fà
senza la percossa. 58. m. acuto da che si faccia.
61. p. è altro, & altro la Moltitudine intorno
ad esso. 63. f. se sia posto nella Quantità, & an-
che nella Qualità. 66. m. graue & acuto da che
nasce. 69. f. considerato in un modo è Quale, &
considerato in un'altro è Quanto. 71. p. princi-
palmente considerato, si considera prima nel-
la qualità di graue ò di acuto. 72. m. secon-
do Aristotele. 72. f. è Generatione de Parti.
72. f. se bene è principio della Modulatione.
è però diuisibile nella sua duratione. 78. p.
è sempre in potenza nel Corpo sonoro 166.
p. quello che sia. 166. f. composto con un'altro
Suono non sempre fà l'Interuallo consonan-
te. 237. p
56. p. & quali siano. 56. p. βαρύπυκνοὶ Graui
spessi. 56. p. Α῎πυκνοὶ non spessi. 56. p. Mobili di
due sorti; & quali siano. 56. p. μεσόπυκνοι. Me-
zani spessi. 56. p. Ο'ξύπυκνοι, Acuti spessi. 56.
p. Tre specie secondo Bacchio. 56. p. secōdo la
forza. ò virtù loro sono finiti. 56.
m. Chiamati diuersamente. 56. m. acuti & gra-
ui da che nascono. 58. p. acuti quando si odo-
no. 58. f. diuisibili nella duratione, quanto al-
la lunghezza & non quanto alla larghezza.
76. f. che nascono da gli Istrumenti arteficiali
sono molto differēti da quelli, che nascono da
i Naturali. 151. m. Contenute nel Systema ar-
teficiale del Naturale ò Syntono, sono diffe-
renti da quelli che sono contenuti nel Systema
temperato. 151. f. Ecmeli quali siano. 83. f. qua
li siano propriamēte. 236. f. estremi de i Tuoni
deono esser terminati nella Diapason. 206. m
lore ò Specie de i tre Generi di Modulatione.
111. f. di tre sorti. 141. f. Arteficiale contiene
molte chorde, che non hanno corrisponden-
za alcuna nel graue ò nell'acuto di qualche
chorda consonante. 152. p. Diatonico diatono
non hà in se alcuna delle Imperfette consonan
ze. 152. m. Massimo naturale delle Voci che cō
tiene, dopo le Modulationi non si troua alcun
Interuallo. 153. p. arteficiale del Syntono dia-
tonico, accresciuto da molte chorde, per l'ac-
quisto di molte Consonanze. 155.
T
cosa urbana 86. f. cosa usata ne i nostri tempi
da molti. 86. f
Partecipatione.
Tempo come sia segnato da Musici. 75. m. rin-
chiuso fra due Instanti. 77. f. hà deu Instanti
per termini. 78. m
quello che sia. 45. f. 46. p. differente dalla Gra-
uità & dell'Acutezza. 46. p
quistino. 304. f de i Tuoni quali siano, & il
loro officio. 260. m. di quelle cose che si con-
siderano intorno i Tuoni inciascuna Conso-
nanza sono tre. 274. f
nutio uecchio in alcuni luoghi imperfetto &
incorretto. 106. f. Greco di Tolomeo ne gli
Harmonici uario dal Latino. 122. m. di Boe-
thio addotto non realmente. 125. p. di Boe-
tio incorretto. 255. p
die appresso gli Antichi, sono Sette, & qual sia-
page 349 no. 53. p. ritengono il nome dalla loro positio
ne 52. m. congiunti & separati hanno dato da
filosofare à gli Antichi. 53. p
52. f. Diatonico della prima Specie detta Dia-
tono antichissimo 112. p della Seconda spe-
cie detto Toniaco ò Tonico di Tolomeo. 112.
m. della Terza specie detto Syntono ò Incita-
to di Tolomeo; dalquale dicono alcuni, che
Arisosseno costumaua nelle sue Distributio-
ni di trar le Portioni delle grandezze de gli
Interualli, & non da una con l'altra chorda.
112. f. della quarta specie detto Molle di Ari-
stosseno 113. m. della Quarta specie di Didi-
mo distinto dal Syntono di Tolomeo nella for
ma 113. f. Sesta specie detta Syntona di Tolo-
meo, in che sia differēze da quella di Didimo.
114. p. Settima specie detta Equale di Tolo-
meo. 117. m. Ottaua specie diatonica di Tolo
meo detta Molle & Delicato 117. f. Chromati-
co della prima Specie. 118. m. Seconda specie
d'Archita. 118. f Terza specie d'Aristosseno
detta Molle & Delicato. 118. f. Quarta specie
di Eratosthene. 119. p Quinta specie Emiolio
ò Sesquialtero d'Aristosseno. 119. f. Sesto di Di
mino, del quale (dicono alcuni) che l'autore
habbia usurpato per il suo Chromatico. 119.
f. Chromatico dell'Autore, temperato ne gli
Istrumenti da Tasti. 121. p. f. di Didimo ad-
dotto da Tolomeo in essempio. 122. m. detta
Settima specie Syntono ò Incitato di Tolo-
meo. 123. p. della Ottaua specie detto Molle ò
Delicato di Tolomeo. 123. m. Contr'harmoni
co della prima Specie, ò Colore.123. f. della
Seconda specie d'Archita 128. p. della Terza
Specie d'Aristosseno. 128. m. della quarta spe-
cie di Didimo 128. f. Quinta Specie attribuita
malamente da moderni à Tolomeo. 129. f. Se
sta Specie. 129. f. Ottaua Specie dell'Autore.
130. p. Syntono & Incitato di Aristosseno ad-
dotto da gli Aristossenici, in fauore del suo
precettore. 167. p
p. Contra chi ei disputa. 63. p. disputa l'Anima
non esser Numero 63. m. non negò che la Dif-
ferenza che si troua ne i Suoni del graue & del
l'Acuto, fusse Ragion de Numeri. 66. p. tacita-
mente tassa Platone. 73. p
biano preso il nome. 140. m. ò Pifferi quali era-
no al Tempo di Luciano. 15. p
primi Generi d'harmonia, ritornò nel suo pri-
mo essere il Chromatico. 127. p
graue & del'acuto, essere nella Quantità.70.
m. parla del Quadrato, il quale chiama Heli-
cō, come burlādo, secōdo il Discepolo.96. m
quando fù. 101. f. non haurebbe hauuto rispet
to à dire che 'l Ditonno, & lo Semiditono fus-
sero consonanti se li hauesse conosciuti per ta-
li. 102. m. non fù maligno contra Aristosseno,
come gli attribuiscono i suoi seguaci 172. f. ac
cusa Aristosseno in tre cose 177. m. accusato co
me maligno & ignorāte. 177. m. numera le spe
cie delle Consonanze incominciando dall'acu
to, uenendo uerso il graue. 234. m. perche
uuole che solamente fussero i Sette i Tuoni.
243. p. perche lasciò l'Ionico, l'Iastioelio &
l'Hypermistolydio da un canto. 243. p
bile secondo gl'Interualli della Diatessaron.
164. p. Generi alle virtù ch'appartengono al-
la contemplatione & alla Attione. 264. p. par-
ti principali dell'Anima comparate alle tre pri
me Consonanze. 263. f erano le parti delle
Melodie. 279. p
pio, mezo & fine. 247. f. come si accedeuano
l'uno l'altro. 249. p. Hypoeolio, Iastio, Eolio,
Hyperiastio, & altri perche lasciati furono da
un canto. 250. p. appresso gli Antichi erano
compresi dal Numero di Sette chorde. 262. f.
perche erano chiamati Equitoni. 274. m
50. f. non si può diuidere in due equali. 66. f.
per qual cagione nō si può diuidere in due par
ti equali & proportionali. 67. p. 68. p. m. 69. m
& Lemma considerati da Pithagorici come
Elementi che componeuano le Consonanze.
99. f. detto semplicemente s'intende il maggio
re. 105. m chiamato da Moderni commune-
mente quello, che entra nell'Incitato d'Ari-
stosseno, & quello del Diatono, molto diffe-
rente l'uno dall'altro in proportione. 105. f.
page 350 quello che sia secondo Aristosseno. 161. m
quanto uaglia. 214. p. si piglia in quattro modi.
214. m. quello che sia. 214. f. hà l'acuto, il gra-
ue & mezano Suono. 247. f. Dorio qual
sia. 248. p
V
bitro nella Musica. 33. f. qual sia il suo proprio.
37. p. & Intelligenza sono due Capi, à i quali
si riducono tutte le cose della Musica. 36. f
& Ragione Giudici nella Musica. 37. p. non
fanno un'istesso giudicio.37. p. perche più
presto riceua l'acuto. 65. p
& Vdire piu utile de gli altri Sensi. 31. f
dinota. 2. p. se bene è una, non è sempre dimo-
strata con un sol mezo. 159. m. come sia dif-
ficile d'apprender. 2. m
tà del corpo, & non altramente. 110. f. Vti-
le alla debolezza del stomaco. 110. f. acresce
l'ingegno, allegra lo Spirito, & iscaccia la ma
lenconia. 110. f. à che fine di habbia da be-
re. 110. f
re & Melodica 44. f. quando si dice stare. 45. f.
naturale ò artificiale hà il proprio & termina-
to tuono. 46. m & Senso mancano del loro of
ficio nella picciolezza. 46. f humana piu bella
dell'altre. 84. p nuncia & ambasciatrice delle
Passioni dell'animo. 84. m. dimora per la mag
gior parte nelle parti di mezo del Tuono.
258. f. rare uolte passa à gli estremi de i Tuo-
ni. 258. f. quello che sia. 322. p. chiamata Can-
to quello che sia.322. p. quello ch'osserua nel
modulare. 277. f