Title: Sopplimenti musicali
Author: Gioseffo Zarlino
Publication: Francesco de' Franceschi (Venezia, 1588)
Principal editor: Frans Wiering
Funder: Utrecht University Netherlands Organization for Scientific Research (NWO)
Edition: June 2000
Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht Netherlandsκαὶ μὴ διδόντος οὐδὲν ἰσχύει πόνος.

AL SANTISSIMO ET BEATISSIMO NOSTRO SIG. PAPA SISTO QVINTO TERMASSIMO PONTEFICE. Gioseffo Zarlino da Chioggia prega lunga vita, & FELICITA'.

Pasce oues meas,& la terza disse:
Pasce agnos meos;le sono Coagiutori. La seconda ragione è il Secondo grado, De transla. episc. c. Quanto. Iohan. 27. De crim. fal. minori c. Quam graui. che ella tiene per la Giustitia incontaminata di Padre uniuersale, Massimo difensore, & solecito uendicatore contra l'Ingiusto; purga le nebbie delle Heretiche prauità, che si contrapongono al lume dello Spirito santo. Benefattore de buoni; Consolatore de' oppressi; Premiatore di quelli, che uirtuosamente si hanno affaticato, & si affaticano. La terza ragione è il terzo Grado, che in molte cose si distende; prima nella Massima cura dimostrata in molti modi del Culto diuino, donando à i popoli Christiani molte, & opportune fiate, doni spirituali, & l'altre cose ben à tutti manifeste: nella Massima Charità in erigere Statue, & Sepolchri à Pontefici infinitamente benemeriti di santa Chiesa, cosi nella Liberalità uerso la patria, uerso gli amici, & suoi benemeriti; & nella Magnanimità accompagnata della Massima solecitudine intorno le cose, che fanno al commodo, all'ornamento, & al decoro della Città di CHRISTO, Capo de tutto il Mondo. Il che dimostrano i Superbi edificii, & quel superbo Acquedotto dell'acqua Felice, & quel che più Imperatori à malapena con lungo tempo condussero à fine, ella in poco spatio habbia felicemente perfetto, & habbia arricchito la Città di nobilissimo luoco; hauendolo renduto habitabile col corso di tanto restoro. Et le Piramidi, & Obelischi de gli altri Imperatori, che non attentarono di toccare ad erigere, ò con infinite difficoltà l'eressero, & dedicorono per loro immortali honori V. Santità arditamente, & francamente hà eretto, & in esse essaltata la Santissima Croce; accioche sopra le pompe, & li trionfi de' persecu page v tori di CHRISTO, trionfasse, nel cospetto della Città come nel mezo della terra in Gierusalemme; Psal. 73. essendo in essa operata la nostra Salute, fu anco essaltata. Comparono etiandio hora le principali Chiese in capo à strade sontuose, ordinate dalla sua molta prouidenza, & liberalità, che inuitano il popolo à più frequenti uisite, & deuotioni; & con tutto questo non resta di esserer riccho l'Erario, quanto mai sia stato in alcun tempo, per il nuouo apparecchio contra gli Inimici di Santa Chiesa, iquali già uedendolo carico, cosi hanno à sgomentare, come la catholica Greggia à inanimirsi, & soleuar le speranze à trionfi à hinni, & canti; doue non sarà disdiceuole, che ui concorri anco per apparecchio le cose musicali. Ilperche hora hò preso ardire di consacrarle la presente Opera, nellaquale ella conoscerà da i nuoui concetti esplicati, & dalle Dimostrationi, fatte, & anco da molte altre cose ridotte dall'altre Scienze al seruitio della Musica; non da altri per quanto fin hora hò potuto sapere; state trattate, quanto tornerà à proposito per incitare ogn'uno ad intonare à Dio nuoui canti. La qual Scienza le sarà tanto più cara, quanto che ella sia Legge del Reggimento del Cielo, della Terra, girandosi però i Cieli con inesplicabili Ragioni, & con impari mouimenti, & Interualli diuersi: Iob. 38. di modo che quasi temperando il Suono acuto co 'l graue fanno un tanto mirabile concento nelle cose di Natura, che humana forza non è atta à farlo cessare. Alla cui sembianza il Principe etiandio tempera la Republica, che fa fare un come scambieuole Concerto trà gli infimi, & minimi, & tra i grandi, & massimi di essa; di modo che l'un dall'altro non discordano. La onde V. Santità si è mostrata nell'Accordare, & Accommodare con prestezza le cose disordinate di questa Santa Republica Christiana con Harmonia, à guisa d'un buono, & Eccellente Musico, che udendo in un Concerto il Canto & l'Harmonia esser disordinata, con molta prestezza ui remedia, riducendola nel primiero stato; Essendoche non cosi tosto ella le hà posto le mani, ch'hà ridotto con gran stupor d'ogn'uno le cose in tale concordia, & temperamento, che rimarranno in cotale accordo tanto che 'l Mondo per lungo tempo ne hauerà da godere, ricordarsi d'un tale non picciolo beneficio riceuuto. Par anco che l'istessa Giustitia sia tale; da quello che uuole quel Giustissimo & Santissimo Dottore di Santa Chiesa Ambrosio, tanto rispettato per la Santità della sua uita, per la mirabile sua dottrina da Teodosio Imperatore con tutto che gli hauesse interdetto l'entrar nella Chiesa, per hauer fatto tagliar à pezzi quelli di Tessalonica; Hist. Trip. lib. 9. cap. 30. lib. 2. cap. 10. percioche scriuendo à buon proposito di questa Virtù, la predica esser tale, che come da un limpidissimo, & abondantissimo Fonte, habbiano origine; & anco siano da lei illuminate, & moderate l'altre Virtù: onde la nomina VIRTV COMMVNE. De Abraham Patriarca. Perciò page vi che senza lei la Prudenza nuoce, 2. lib. c. 1. comment. super Lucam. & la Fortezza se non è da lei temperata, è fatta intolerabile Insolenza, & più tosto s'accosta al Furore, che alla Ragione; auicinandosi più al Dominio, che al Viuer libero, col diuenire più presto Tirannia, che altra cosa buona. Ma lasciando di dire dell'altre Virtù dirò solamente (secondo che dice questo Huomo Santissimo De Abraham patri. lib. 2. cap. 10. ) che la Giustitia è quella, che le abbraccia tutte; & non può star lontana della Prudenza; non essendo di questa, il Voler saper quello, che sia Giusto, ò Ingiusto; officio mediocre: massimamente perche la Giustitia uuole, & commanda, che Honestamente si uiua;1. ff. Vlpianus De Iust. & Iure. 10. che Non si offenda alcuno; che A' ciascuno sia dato quello, che gli peruiene. Laonde ne segue, che ella contenga Due parti; nella Prima delle quali è posta la difesa del Giusto, & nella seconda il Castigio del Reo. Ma in porle in essecutione, appartiene ad un Ottimo Principe, ilquale fà due cose molto lodeuoli, & utili; Vsa prima la Misericordia, & la Pietà uerso l'offeso, & dopoi la Giustitia, & la Merita punitione contra quello che offende; perciò che non può stare la Misericordia (come dice il Santo Dottore De obitu Theodosij Imperatoris. ) senza la Giustitia, nè la Giustitia senza la Misericordia; Ne per questo l'una impedisce l'altra, ne fà, che castigandosi giustamente il Reo, quell'atto sia Crudeltà, come forse alcuni credono; ma più tosto Misericordia, essendo che si uiene per tal uia à purgare il Mondo da Scelerati, & far che i Buoni uiuono in pace, & sicuramente godino le facoltà loro. Di modo che per tal uia questa Virtù uiene à conseruar con harmonia la Ciuile conuersatione; & quella Ampia autorità, date al Principe de gli Apostoli; Math. 16. Iohan. 1. & anco reuerita quella Pietra, sopra la quale il Signore hà edificato la sua Santa Chiesa; hora collocata in V. Santità, figurata in Daniele, Daniel. 2. per quella che uide Nabucdonosor in sogno; che correndo giù dall'Alto Monte fracassò quella Statua d'abominatione composta de uarii metalli, & la ridusse quasi in fauilla, & in niente; la qual Pietra diuenne poi un cosi Grande, & cosi alto Monde che empì con la sua grandezza tutta la Terra. Imperò che è pur uero, che non cosi tosto V. Santità fù soblimata à quella tanta Altezza, nella quale ella si troua, che diede opera con la sua prudenza, & autorità, che fù distrutta quella Massa de insidie palesi, & occulte d'Huomini praui Inimici delle Religione Christiana, & dalle palesi uiolenze, & incursioni de quelli, che turbauano apertamente, & senza ueruno rispetto i Popoli dello stato della Chiesa; & diede (come buon Padre di familia Math. 13. ) ottimo, & santissimo ordine, che fusse estirpata, & destrutta nello Spirituale la seminata Zizania da i scelerati Heretici, nimici di Santa Chiesa; & nel temperarle (come già si conosce page vii da i nuoui preparamenti) si rendesse pacifiche le cose di Terra, & di Mare; per inanti piene di disturbi. Et ueramente tengo per fermo, che sia stato opera d'IDDIO; Eccles. 1. poiche da lui uiene ogni Imperio, & ogni Regno; il quale preuedendo un tale Gouerno, habbia uoluto dare à Vostra Santità per salute della Christiana Republica la custodia di quelle pecorelle, che si trouano nell'Ouile di Santa Chiesa; Iohan. 10. acciò che siano da lei difese contra la rabbia, & furore di quei Lupo rapaci, che cercano di continuo diuorarle, per la qual cosa si può ben dire con quel del Santo Propheta, Musico & diuin Poeta. Psal. 44.
Quia dilexisti Iustitiam, & odisti Iniquitatem, propterea vnxit te Deus Deus tuus oleo laetitiae prae consortibus tuis.Prima come Re, dopoi come Sacerdote, alla guisa d'un nuouo Melchisedech Re di Giustitia, & Re di Salem, ò Re di Pace; Gen. 18. titoli ueramente conueneuoli à Maestà di tanto Pontefice. Quello di Re, dal reggimento, & gouerno del Popolo Christiano; del quale CHRISTO è il Principale Re de i Re, & Signor de i Signori: 1. Timo. 6. Apo. 17. & 19. 1. Tim. 2. Heb. 8. 9. & 12. 1. Iohan. 2. 1. Inst. Ciuil. In Prohemio. Et quello di Sacerdote, come Mediatore trà CHRISTO, & l'Huomo, si come il Nostro Signore è Mediatore trà l'Huomo, & Dio. Al Re, & Imperatore appartiene con le Leggi, & con l'Arme conseruar la salute, & la pace de' suoi Popoli; & al Sacerdote appartiene istruirli nelle cose Sacre, & Diuine della Nostra Religione; & con le continoue oblationi, & sacrificij fatti à Dio mondarli, & lauarli da i suoi peccati, pregando per la loro salute. Et per tal maniera la Felicissima & Santa Pietra di questo Alto Monte destruttrice d'ogni iniquità, cosi detta da quella, che è predicata dal Santo Apostolo Paolo, che è CHRISTO, si uiene ad estendere con la sua autorità per tutta la Terra, Dan. 2. 1. Cor. 10. Iohan. 1. & far conoscer Pietro denominato con la uoce di CHRISTO Cephas; dal nome Caldeo, ò Arameo [Hebrew] essere Pietra, ò Sasso; & dal Greco ἀπὸ τῆς κεφαλὴς essere Capo: come anco per il contrario; Pietro dal nome Greco Πέτρος uien detto Pietra, & dall'Hebreo [Hebrew] beth, & [Hebrew] Ros suona essere Capo di casa; Card. de Cusa. 2. De Conc. Cath. cap. 24. Matth. 7. Luc. 22. Capo della Chiesa, Casa del Signore; ben fondata sopra fermissima Pietra; alquale disse il Nostro Redentore.
Rogaui pro te, ut non deficiat fides tua.Piaccia adunque à Vostra Santità; se forse non le paresse à proposito questo mio tenue Dono; poi ch'ella adequa, & supera le Heroiche attioni de i maggior Rè della Terra; gradirla con quella Magnanimità, che gradì quel Rè Persiano Aelianus de uaria Hist. lib. 1. l'Acqua cacciata dal fiume con ambe le mani; offertagli da quel Pouero; che accettando la gradì, & della sua deuotione seruò il pouero Dono in ricco uaso. Pregherò IDDIO, che à Vostra Santità per salute della Christiana Republica dia Lunga & Felice Vita. page viii page ix

TAVOLA DI TVTTI I CAPI O MATERIE PRINCIPALI CONTENVTE NELL'OPERA.
COme possa tallora esser facile, & tallora difficile l'apprendere il vero: & come l'Arti & le Scientie si facciano perfette; come anco dalla Inuidia & dall'Ambitione possano nascere, non solo molti mali, ma etiandio molti beni, | nel Proemio. | facciata. 1. |
Dell'Intentione dell'Autore nel trattare & scriuere le cose della Musica. | Cap. I. | 7. |
Delle due parti della Musica Historica & Methodica, di doue si hà la cognitione delle cose dell'Arte & della Scientia; & quello che sia l'una & l'altra: & della Materia della Musica. | Cap. II. | 10 |
Dell'Inuentioni delle Arti, & del loro accrescimento; & in qual maniera la Musica sia stata trouata, accresciuta & ridotta ne i termini, ch'ella si troua. | Cap. III. | 17 |
Della Differentia che si troua tra la Natura & l'Arte; tra il Naturale & l'Arteficiale; & che l'Artefice è solamente imitator della Natura. | Cap. IV. | 18 |
Che la Natura fù prima che l'Arte; & il Naturale auanti l'Arteficiale; & per qual cagione l'Arte s'affatica intorno l'Inuentione. | Cap. V. | 21 |
Che quello ch'è fatto secondo la Natura, non si può ben correggere col mezo di quelle cose, che sono fatte dall'Arte: & che non si può concluder bene dalle cose dell'Arte in quelle della Natura. | Cap. VI. | 23 |
Delle sorti della Cognitione, quello che sia Arte & Scientia; & come si generino. | Cap. VII. | 24 |
Doue habbia preso il suo nome la Mathematica; & della vtilità delle Scientie Mathematiche. | Cap. VIII. | 26 |
Diuisione vniuersale della Mathematica nelle sue parti; & in quale sia collocata la Musica. | Cap. IX. | 28 |
Qual sia l'Oggetto ò Proposito della Musica. | Cap. X. | 31 |
Qual cagione potesse indurre Aristosseno, ò i suoi Seguaci almeno, à seguitar più il Senso, che la Ragione. | Cap. XI. | 32 |
In qual Genere si debba porre la Facoltà harmonica, ouer la Musica; & la sua Scientia. | Cap. XII. | 34 page x |
Quali siano gli Arbitri, ò Giudici, che li uogliamo dire, nella Musica; & che l'Intelligentia nasce dal Senso & dalla Memoria. | Cap. XIII. | 36 |
Che la Intelligentia della Musica consiste nel conoscer la natura del Rimanente, ò Stabile, & del Mosso: & che bisogna prima d'ogni altra cosa assuefar l'Intelletto & il Senso nella cognitione di quelle cose, ch'appartengono alla Facoltà harmonica, in che ella consiste. | Cap. XIV. | 38 |
Delle Sette de Musici; & di doue nacque, che gli Antichi chiamassero la Musica Canonica. | Cap. XV. | 40 |
DELLA Voce, & d'alcuni suoi Accidenti, & della dichiaratione d'alcuni Termini usati nella Scientia. | Cap. I. | facciata. 43 |
Del Suono in particolare, & d'alcuni suoi Accidenti. | Cap. II. | 47 |
Della differentia che si troua tra 'l Principio & Elemento nella Musica. | Cap. III. | 48 |
In qual maniera gli Antichi ordinassero i Suoni, ò chorde ne i loro Istrumenti; & del nome loro; & de i Tetrachordi contenuti tra esse. | Cap. IV. | 50 |
Della differentia che faceuano gli Antichi tra i Suoni. | Cap. V. | 55 |
Che 'l Suono si può paragonare al Punto nella Quantità dimensiua. | Cap. VI. | 57 |
In qual maniera si faccia il suono graue & l'acuto & le loro Differentie: secondo l'opinione d'Archita Tarentino. | Cap. VII. | 57 |
Opinione d'Aristotele del Nascimento del Graue & dell'Acuto: & che non è ueloce l'Acuto, ne tardo il Graue. | Cap. VIII. | 59 |
Opinione di Tolomeo intorno il Nascimento del Graue & dell'Acuto. | Cap. IX. | 60 |
In che Genere s'habbiano à porre il Suono & la Differentia del Graue & dell' Acuto, secondo la dottrina d'Aristotele. | Cap. X. | 61 |
Opinione di Theophrasto, & che quello che scriue non è contrario à quello che scriue Aristotele. | Cap. XI. | 63 |
Opinione di Panetio; & come il Tuono non si possa diuidere in due parti equali. | Cap. XII. | 66 |
Opinione di Plutarcho intorno quello, di che si è ragionato di sopra; & com'anch'ei non consente, che 'l Tuono si possa partire in due parti equali. | Cap. XIII. | 68 |
Conclusione di Tolomeo, che dimostra i Suoni & le loro Differentie esser collocati nel Genere della Quantità. | Cap. XIV. | 69 |
Opinione di Porfirio, ilqual tiene, che non sia fuori di Ragione, il tenere; che i Suoni & le loro Differentie si ritrouano sotto due Predicamenti. | Cap. XV. | 71 |
De gli Accidenti che accascano intorno al suono; & di quelli prima che sono considerati intorno al luogo & al Tempo. | Cap. XVI. | 74 page xi |
Del Colore terzo accidente ò passione del Suono; & della Modulatione ò Canto; & delle sue Parti appresso i Musici antichi. | Cap. XVII. | 79 |
QVELLO che sia Interuallo, & delle sue Specie. | Cap. I. | 82 |
La Cagione, che indusse l'Autore à dire, & dimostrare, che 'l Diatono diatonico antichissimo non era quello, che si usa nelle Cantilene; ma il Naturale, ò Sintono di Tolomeo. | Cap. II. | 84 |
Come le vere & naturali Forme delle Consonanze si possino arteficiosamente ritrouare, & udire in atto, col mezo del Quadrato geometrico: & che tra loro conuengono per ragioni ò proportioni de quei Numeri; che per natuale dispositione sono contenuti nel Senario. | Cap. III. | 88 |
In qual maniera sia stato calonniata la sudetta Inuentione, & mostrato che non sia dell'Autore. | Cap. IV. | 93 |
Che l'Ordine naturale, ò natural Sito delle Consonanze, non fù conosciuto da Pithagora ne d'alcun'altro de gli Antichi Filosofi. | Cap. V. | 97 |
Solutioni d'alcuni Dubij fatti sopra quello che si è detto nel Capitolo precedente. | Cap. VI. | 101 |
S'è lecito il nominar due Interualli di due diuerse forme, ò specie, con un solo nome commune. | Cap. VII. | 104 |
Ispositione del Testo d'una delle Questioni conuiuiali di Plutarcho, intorno alla forma della Diatessaron. | Cap. VIII. | 106 |
DE i Generi dell'Harmonie ò Cantilene, & de i lor Colori ò Specie; & prima di quelle del Diatonico. | Cap. I. | 111 |
De i Colori, ò Specie d'Harmonia, contenute nel Genere Chromatico. | Cap. II. | 118 |
De i Colori ò Specie contenute sotto 'l Genere d'Harmonia detto Enharmonico. | Cap. III. | 123 |
Quello c'habbia indotto alcuni credere, che la Specie che si canta hoggi, non sia la Naturale ò Syntona diatonica: ma più tosto quella, che s'adopera ne gli Instrumenti arteficiali, & specialmente in quella da Tasti. | Cap. IV. | 130 page xii |
In quante maniere si siano sforzati di prouare; che la Specie che si canta & si sona hoggi, non sia la Naturale diatonica ò Syntona di Tolomeo: & prima, del primo modo. | Cap. V. | 135 |
Seconda ragione, che usano questi Speculatiui Moderni, in uoler prouare il loro capriccio. | Cap. VI. | 140 |
Terza ragione di quelli, che non uogliono che si adoperi la Specie Naturale, ò Syntona. | Cap. VII. | 143 |
Quarto modo, nelquale hora sottrahendo, & hora sommando insieme le proportioni de gli interualli, contenuti nel Systema massimo arteficiale, del Naturale, ò Syntono diatonico; si sforzano prouare l'opinione loro esser uera. | Cap. VIII. | 146 |
Come ultimamente prouano col mezo de gli Istrumenti arteficiali temperati, il lor pensiero esser uero. | Cap. IX. | 149 |
Che da gli Istrumenti arteficiali non si può concludere, che cantiamo altra Specie, che la Naturale ò Syntona. | Cap. X. | 151 |
In qual maniera si possa acquistar molte Consonanze nell'Istrumento arteficiale, della specie Naturale ò Syntona; acciò maggiormente s'accosti à quello della Voce. | Cap. XI. | 152 |
La cagione del Temperamento, ò Partecipatione fatta ne gli Istrumenti da Tasti; & che l'Harmonia che nasce da essi, non è Naturale & Syntona semplice: & che senza dubio ueruno ella si canti, & anco si suona in qualche sorte d'Istrumento. | Cap. XII. | 157 |
In qual modo Aristosseno habbia constituito le sue Specie de i Generi semplici d'harmonia; & s'egli intenda diuidere l'Interuallo in parti equali & proportionali, ò nò. | Cap. XIII. | 161 |
Il Diuidere la Differentia, ch'è tra 'l graue & l'acuto di qual si uoglia Interuallo in due parti equali; nella Magnitude ò Quantità continua, non è diuidere cotal Differentia in più equali ne i Suoni. | Cap. XIV. | 164 |
Che nella Diuisione del Quanto continuo, le Parti non mutano alcuna qualità, se non in quella del Suono. | Cap. XV. | 165 |
Quanto venga ben difeso Aristosseno da i suoi seguaci Moderni. | Cap. XVI. | 167 |
Delle Oggettioni fatte da Tolomeo à gli Aristossenici; & quanto bene questi habbiano difeso Aristosseno & loro stessi insieme, contra le addotte oggettioni. | Cap. XVII. | 170 |
Le sciocchezze c'hanno detto alcuni contra Tolomeo, come calonniatore d'Aristosseno. | Cap. XVIII. | 177 |
Dell'uso & Necessità dell'istrumento Mesolabio, & d'altre cose, che seruono all'uso della Scientia. | Cap. XIX. | 179 |
Come si possa trouar due Linee rette mezane proportionali, tra due datte, senza l'aiuto del Mesolabio. | Cap. XX. | 181 page xiii |
In qual maniera si possa Molteplicare, soggiungendo, qualunque proposto Interuallo & d'alcuni Auertimenti intorno al misurare & diuidere le Quantita. | Cap. XXI. | 181 |
Altro modo di Molteplicare, detto Preporre, qualunque Interuallo si voglia proposto. | Cap. XXII. | 185 |
In qual maniera si possa molteplicare ò Riportar verso l'acuto, vn'Ordine d'Interualli accommodati alla loro proportione, tra i termini di qual si voglia Consonanza ò altro Interuallo. | Cap. XXIII. | 186 |
Distributione, ò Temperatura de gli Istrumenti da Tasti; posta dal mio Discepolo per noua inuentione, & trouata da lui. | Cap. XXIV. | 189 |
De gli Errori commessi nella sudetta Distributione. | Cap. XXV. | 192 |
Come si possa errare nella Distributione delle Parti fatte del Comma con i Numeri; & che i Tuoni nella Distributione mostrata non siano, ne possano esser' equali & proportionali. | Cap. XXVI. | 194 |
D'vna nuoua Distributione fatta in Dodeci Semituoni, ò parti equali, accommodata ne i Tasti posti sopra 'l manico del Liuto. | Cap. XXVII. | 197 |
D'una Diuisione fatta della Diapason in Dodeci parti equali & proportionali, non essattamente nella Distributione de i Tasti sopra il manico del Liuto. | Cap. XXVIII. | 201 |
Che l'essempio del Compasso, per iscusar la falsità di questa sua distributione; non è al proposito; & non hà luogo nella Mathematica. | Cap. XXIX. | 204 |
Come si possa dirittamente diuidere la Diapason in Dodici parti, ò Semituoni equali & proportionali. | Cap. XXX. | 208 |
In qual maniera si possa diuidere nel secondo modo la Diapason in Dodoci parti equali & proportionali. | Cap. XXXI. | 210 |
Come si possa anco nel Terzo modo dirittamente diuidere la Diapason in Dodici parti, ò Semituoni equali & proportionali. | Cap. XXXII. | 214 |
Della Diuisione generale de gli Instrumenti arteficiali in molte Specie, & della loro natura. | Cap. XXXIII. | 216 |
In qual sorte d'Istrumento si possa porre in atto la Specie Naturale, ò Syntona diatonica. | Cap. XXXIV. | 218 |
Che nelle nostre Cantilene usiamo la Specie Naturale, ò Syntona di Tolomeo; & che tra le loro Parti si cantano i suoi Interualli nelle lor vere, & naturali forme. | Cap. XXXV. | 220 |
Che 'l si canti & Suoni la Specie naturale ò Syntona di Tolomeo, si conferma etiandio con l'essempio di due Parti, che cantino insieme. | Cap. XXXVI. | 224 |
In qual modo si possa, & si debba essatamente udire senz'alcuno errore, ogn' Ordine d'Interualli, distribuiti sotto quelle Ragioni, ò proportioni, che si hauranno da ordinare. | Cap. XXXVII. | 226 |
DE i Systemati ò Costitutioni, & delle loro Specie. | Cap. I. | facciata. 231 |
Delle differentie delle Costitutioni, ò Specie delle prime consonanze. | Cap. II. | 233 |
Delle Ragioni, ò Proportioni harmoniche; & de i Numeri che comprendono le Costitutioni consonanti. | Cap. III. | 236 |
Che la Diapason solamente è Complessione ò Costitutione perfetta. | Cap. IV. | 237 |
In qual modo Tolomeo dimostra, che sia stata riceuuta la Magnitudine della Diapason diatessaron per Costitutione perfetta. | Cap. V. | 238 |
DE i Tuoni & del Numero loro. | Cap. I. | 240 |
In qual modo i Nomi de i Suoni si pigliano, tanto per la loro Positione, quanto per la loro facoltà, ò Possanza. | Cap. II. | 244 |
In quali delle Quindeci chorde dell'Istrumento gli Antichi accommodauano ciascun Tuono: & quanto fussero più graui, ò più acuti l'un dell'altro: & in qual maniera uengano accommodati i nostri Moderni. | Cap. III. | 246 |
De i Tuoni, ò Modi, secondo l'opinione d'alcuni Moderni. | Cap. IV. | 251 |
De gli Errori c'hanno commesso alcuni de Moderni, intorno il ragionar de i Tuoni. | Cap. V. | 256 |
Che non faccia dibisogno che i Tuoni siano acuti l'uno più dell'altro per un Semituono. | Cap. VI. | 258 |
Che bisogna, che gli estremi Suoni de Tuoni, siano finiti nella Diapason: & quanti siano in numero, secondo la mente di Tolomeo. | Cap. VII. | 259 |
Quello che indusse Tolomeo à dire, che non ui erano più di Sette Tuoni, ò Modi. | Cap. VIII. | 262 |
Di quello che discorrono alcuni in materia de i Tuoni, ò Modi. | Cap. IX. | 265 |
DELLA Mutatione & delle sue Specie. | Cap. I. | 269 |
Delle Affettioni ò Costumi dell'Animo; & quello che sia ciascuna da per sè. | Cap. II. | 270 |
Delle Mutationi, che si dicono farsi per i Tuoni. | Cap. III. | 273 |
QVELLO che sia Melopeia; & delli suoi Modi, & delle sue specie. | Cap. I. | 276 |
Qual fusse appresso gli Antichi l'Harmonia, Terza parte della Melodia. | Cap. II. | 279 |
Che gli Antichi sonauano in Consonanza; & se l'Organo nostro Istrumento sia antico, ò moderno. | Cap. III. | 285 |
Per qual cagione si è ridotta la Massima & Perfetta harmonia in Cinque termini: & quello che s'intenda per l'Interuallo diuiso geometricamente in molte parti. | Cap. IV. | 293 |
D'Vna noua & insolita Massima harmonia uanamente introdotta d'alcuni Moderni. | Cap. V. | 299 |
Con quanta poca cognitione habbiano introdotta questo loro nuoua Massima harmonia. | Cap. VI. | 302 |
Se 'l Cantare in Consonantia sia cosa impertinente; & delle cagioni che attribuiscono alla Musica moderna, che non partorisca alcuno effetto. | Cap. VII. | 305 |
Altra cagione ch'attribuiscono & adducono, perche la Musica non faccia più miracoli. | Cap. VIII. | 309 |
In qual maniera sia stato introdotto il modo del Cantare & del Sonare in consonanza, & di comporre più Aria insieme, secondo l'opinione d'alcuni Moderni. | Cap. IX. | 312 |
Per qual cagione alcuni biasimano il Sonare & Cantare in consonanza, & per conseguente il modo di Comporre, facendo cantar molte Parti ò Aria insieme. | Cap. X. | 313 |
Della Imitatione che si può far nel comporre, & recitar la Musica, ò Melopeia. | Cap. XI. | 316 |
De i Poeti detti Melopei, quali fussero. | Cap. XII. | 320 |
De Tre sorti d'Accento; Grammatico, Rhetorico, & Musico. | Cap. XIII. | 322 |
Che non bisogna essere precipitosi nel giudicare alcuna cosa, auanti l'hauerla bene essaminata. | Cap. XIV. | 326 |
8. | 1. | Aristide Quintiliano. |
16. | 27. | tempi siano passati. |
20. | 37. | molte altre cose. |
20. | 44. | prodotte. |
21. | 1. | dall'Arteficiali. |
21. | 2. | posta. |
21. | 12. | della. |
24. | 19. | differenti. |
26. | 12. | ch'Ogni. |
26. | 36. | nominarono. |
28. | 24. | Misura. |
29. | 48. | per i Siti. |
30. | 16. | ὀργανοποιητικὴ. |
38. | 38. | insieme la. |
39. | 6. | come della Diatessaron. |
39. | 28. | Μελοποιΐα. |
41. | 47. | Agenore. |
50. | 1. | a. & ![]() |
51. | 7. | tenne. |
63. | 44. | alla Moltitudine. |
70. | 45. | detto. Queste. |
79. | 26. | Ευθεῖα, Prima parte: s'accommodarà sotto la Prima figura del primo essempio. Α'νακαμπλουσα, Seconda parte: sotto la Prima del secondo. περιφερὴς, Terza parte: sotto la Prima del terzo essempio, che serue à tutto quello che segue. |
80. | manca il Punto alla Quarta nota del secondo essempio del canto. | |
84. | 23. | Muti. |
84. | 42. | Ciò. |
89. | 1. | lo. |
95. | 35. | veramente. |
96. | 31. | nella fonte. |
104 | 17. | quelle. |
107. | 10. | Interualli. |
108. | 2. | Διὰ τριῶν. |
112. | 10. | Ditonico. |
113. | Nella Quinta specie nella Figura in luogo di Tuono leggasi. Semiditono imperfetto. | |
116. | Tra la Sesta, Settima, & Ottaua figura, ò nota dell'essempio, leggasi il contrario di quello ch'è scritto; cioè Tuo. minore. Tuo. maggiore. | |
118. | 14. | Trihemitonio. |
121. | 10. | Trihemituono. |
155. | nell'essempio i nomi de Tuoni, Semituoni & Comma, vogliono essere collocati giustamente per mezo quelle linee che diuidono le chorde del Systema l'una dall'altra. | |
160. | 16. | sona. |
163. | 3. | TVONO. |
207. | 34. | non si |
212. | 46. | pongono. |
259. | 36. | al numero & sito dei. |
259. | 45. | dee. |
260. | 4. | fussero; cosi anco. |
264. | 8. | come al. |
270. | 42. | Διαστηματικὸν. |
271. | 4. | Συσταλτικὸν. |
271. | 12. | Ε'μπνευστὸν. |
279. | 10. | Diastematico. |
284. | nell'essempio di Musica, nella Parte più acuta la Chiaue uuol essere posta nella Seconda riga. & nella parte piu graue in Figura uuol stare nel secondo Spacio. | |
285. | 38. | Herone. |
289. | 7. | Διαστηματικὸν. |
301. | 8. | auertimento. |
301. | 9. | grosse. |
326. | 6. | ne feci. |
326. | 44. | incompatibili. |

DE I SOPPLIMENTI MVSICALI DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI VENETIA;
PROEMIO.
Ingenium magni liuor detrectat Homeripage 5 Alquale dopoi si può aggiungere Didimo Alessandrino, che mosso da pura inuidia, mandò fuori Sei libri, scritti contra M. Tullio Cicerone massimo Oratore latino, & fiume amplissimo & abondante di eloquentia; onde da questo fatto, tanto costui Ciceromastiga, quanto colui Homeromastiga, con degno premio della sua malignità, fù nominato. Scriue anco Seneca, Suasoriarum lib. 1. Pro Cicerone 2. che Asinio Pollione hebbe tanto in odio il nome di questo grandissimo Oratore, che non potea sopportare di udir le sue lodi; la onde una fiata recitando Sestilio Poeta questo verso.
Quisquis es, ex illo Zoile nomen habes.
Deflendus Cicero est, latiaeque silentia linguae.mosso da un'asinesca inuidia, non lo uolse udire. Il medesimo intrauenne all' Imperatore Adriano, come narra Sesto Aurelio, c'hauendo Traiano suo predecessore soggiogato all'Imperio Romano l'Armenia, l'Asia & la Mesopotamia, & hauendo fatto fabricare con grandissima spesa un bellissimo & soperbissimo Ponte sopra 'l Danubio, lo fece distruggere, & quelle prouincie ch'esso Traiano con sua somma laude hauea acquistato all'Imperio, senz'alcun proposito, donò à i Parthi. Questa sorte d'huomini è ueramente quella, che con le lor maluaggie opere danno occasione di guastare & roinare in qualche parte il Mondo, introducendo in esso pessimi essempij & scelerati costumi, che muouono gli huomini ad operar male. Ne fin'hora hò detto questo fuor di proposito; essendo che hauendo dopo un lungo tempo ch'io diedi principio, posto fine à questi miei noui Sopplimenti, secondo 'l proposito ch'io narrai di sopra, & ridotto in atto tutto quello, c'hauea nel pensiero, hauendo anco risposto à molte oggettioni, che mi poteano esser fatte, sopra quello che per auanti hò scritto; quando hebbi ultimamente deliberato, per pagare il debito già tante fiate con molte promesse contratto, di uolerli porre in luce, l'Africa nostra musicale, che di continuo partorisce & manda fuori qualche nuoua cosa, oltra gli altri fece uedere un'insolito & horribile Monstro, fatto alla guisa di quello che finge & descriue Horatio in questa maniera: In epistola de Arte. Aneol 3.
Humano capiti ceruicem pictor equinamOuero come una di quelle Arpie, che dipinge Virgilio nel suo rarissimo Poema, con queste parole: Aeneid. 3.
Iungere si velit, & varias inducere plumas,
Vndique collatis membris; vt turpiter atrum
Desinat in piscem mulier formosa supernè.
——— Virginei volucrum vultus, foedissima ventrisEt più oltra.
Ingluuies, vncaeque manus & pallida semper
Ora fame.
——— Et magnis quatium clangoribus alas:Il perche hauendo io ueduto un cosi nuouo parto; & considerato la qualità della Fiera, che potea apportare col tempo al Mondo qualche disconcio; mutai pensiero, & uolsi differir questo mio disegno in un'altro tempo più conueneuole; onde deliberai di scoprirla & far che 'l Mondo la conoscesse; acciò non credesse ò pigliasse una cosa per un'altra. Et per dirla come si dee, ciò feci, essendomi uenuto alle mani un Trattato di Musica, fatto da un'Autore, ilquale in una sua lettera scrittami l'Anno MDLXXVIII. sotto 'l giorno VII. di Giugno, laqual tengo appresso di me, con alquante sue altre, si manifesta essere stato mio Discepolo, con queste parole.
Diripiuntque dapes, contactuque omnia foedant
Immundo, tum vox tetrum dira inter odorem.
Molto Mag. & Reue. Sig. mio; Dopoi che l'eccellentissimo Cipriano Rore partì del seruitio di cotesta Sereniss Rep. & V. S. R. meritamente successe in suo luogo, non l'hò mai presentialmente veduta, ne anco (per non mi essere veramente occorso) gli hò scritto, come conueniua all'obligo mio, non tanto per essere stato poco auanti al sudetto tempo, suo domestichissimo Scolare & di Contrapunto, & an page 6 cora di molte cose attenenti alla Theorica; se bene in questa, & in quella, mercè della mia trascuratezza, haueuo profitato poco:Et quello che segue. Et veramente mi duole, ch'ei dica il uero, d'hauer fatto poco profitto; percioche hauendo letto & riletto il detto Trattato, compresi chiaramente quello, che à molti altri non è nascosto, che dalla dottrina insegnata in esso, egli si dichiara ueramente non essere stato mio Scolare; essendo che mai non insegnai ad alcuno quello che egli, per falso che sia, si sforza dimostrare che sia uero; dalche ogn'uno potrà comprendere, ch'egli più tosto per dimostrare il suo maligno pensiero, habbia in questo suo Trattato hauuto per fine il dir male di questo & di quello in particolare & in uniuersale, che di correggere & insegnar le cose della Musica con buona dottrina, come ne fà professione, sapendone (com'ei dimostra) assai ben poche. Il perche hauendo io questo ueduto & conosciuto, spinto dall'amore ch'io porto à questa honoreuole Scientia per il molto studio c'ho fatto in essa, dopo quello che prima scritto hauea in questa mia nuoua fatica, hauendo scoperto nel sudetto Trattato molti errori, & false dottrine, ch'egli insegna, lequali sono degne di correttione, acciò alcuno non si pensasse che da me l'hauesse imparate; deliberai d'aggiunger à quello ch'io hauea fin'allora scritto, molte dichiarationi & auertimenti, & dichiarare gli errori fatti & commessi da questo mio nuouo Discepolo, & alla fine, per beneficio commune, dare il tutto in luce; accioche per auentura alcuno Studioso non restasse ingannato da quelle false ragioni, ch'egli adduce, & non fanno al proposito. Non ho però uoluto manifestare il nome del sudetto Autore; delche niuno dee prender marauiglia, per due cagioni; prima, perche sempre hò hauuto intentione molto lontana da quello, che per la ragione c'ho detto, son'hora sforzato di fare; dopoi accioche alcuno non si pensasse, ch'io hauessi pigliato questo carico, per odio ch'io gli porti, ne per uendetta ch'io uoglia pigliare contra di lui di quanto egli habbia detto & scritto nominatamente & arrogantemente contra di me; ma si bene ho uoluto con ogni fedeltà, addurre solamente quello, ch'ei adduce contra la verità, dimostrando la falsità di quello ch'ei dice, accioche non s'introduca in questa Scientia nuoui errori: Ilche hò fatto etiandio contra alcuni di quelli, c'hanno uoluto fuor d'ogni ragione & d'ogni buona creanza & con poca intelligentia tassar le cose c'ho dichiarato & dimostrato. Ma innanti, ch'io uenga à dir cosa alcuna, secondo 'l mio proposito, dimostrerò prima, qual sia stata & sia la mia principale intentione, nello scriuere le Istitutioni & le Dimostrationi harmoniche, & questo nuouo Trattato de i Sopplimenti; dopoi (secondo che mi tornerà commodo & in proposito) andrò dichiarando di mano in mano quelle cose, lequali non mi curai di porre ne i due nominati Volumi, pensando allora, che quello c'hauea scritto, douesse esser'à sufficientia. Ilqual Trattato diuiderò in Otto libri; nel primo de i quali tratterò quelle cose, che mi pareranno esser alle cose ch'io scriuerò, communi, & che si deono sapere come Principij, & Premesse, per maggiore intelligentia di quelle, che ne gli miei libri nominati, & ne i sequenti uerrò à trattare; lequali sono considerate da i Musici come principali; come (per essempio) del Suono, dell'Interuallo, del Genere, delle Costitutioni ò uogliamo dire Ordini ò Adunationi de Suoni, del Tuono, della Mutatione, & ultimamente della Melopeia; Ilche fatto, hò buona speranza nel Datore di tutti i beni, ch'ogn'uno d'animo candido & sincero ne habbia da riportare ottimo frutto, con molta sua satisfacione; essendo ch'io troppo ben conosco, che i maligni & di trista natura non potranno à patto alcuno mai restar satisfatti di qual si uoglia buona opera, di modo che non la uoglino in qualche parte biasimare; percioche secondo il loro gusto & la loro praua dispositione, mai non si potrà trouar uiuanda tanto saporita, che non sia à loro insipida, & di poca satisfacione. page 7

Primo Libro de i SOPPLIMENTI MVSICALI DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI VENETIA;
Della Intentione dell'Autore nel trattare & scriuere le cose della Musica.Cap. 1.
Amicus Socrates & amicus Plato, magis est amica Veritas;non hò uoluto seguitar l'opinione d'alcuno, se bene alle fiate si è incontrato, ch'io habbia detto quella cosa istessa c'ha detto un'altro, ilche è proprio della Verità, ch'è una, & l'habbia molte fiate ancora confirmata con l'altrui autorità, ualendomi però d'alcuni Principij, c'hanno usato tanto gli Antichi, quanto i Moderni Scrittori. Ne fu mai ne anco è mia intentione di scriuer l'uso della Prattica secondo 'l modo de gli Antichi, ò Greci, ò Latini, se bene alle fiate la uò adombrando; ma solamente il modo di quelli, c'hanno ritrouato questa nostra maniera, nel far cantar insieme molte parti, con diuerse Modulationi, & diuerse Aria, & specialmente secondo la uia & il modo tenuto d'Adriano Vuillaert, prattico eccellentissimo, di giudicio grande, di felicissima & fecondissima memoria, & di grande, isperientia nella Musica, & nelle cose della Prattica mio Precettore. Hò uoluto etiandio anco, costretto dalla necessità, & non senza ragione, per maggior commodità & migliore & piu ragioneuole ordine, che ne uedea uscire; ordinar le Specie delle Costitutioni ò Consonanze perfette, ò uogliamo dire gli Ordini loro, & i nostri dodici Modi ò Tuoni, altramente di quello c'han fatto i Primi, ch'ordinarono in questa nostra Prattica le cose della page 10 Musica, come l'habbiamo ritrouate; ilche hò dimostrato nella Ottaua, Nona, & Decima Def. del 5. delle Dimostrationi; quantunque questo non piaccia ad alcuni de nostri Moderni Theorici, poco speculatiui. Quando adunque alcuno trouerà, ch'io tratti delle Forme delle Consonanze & de gli Interualli, che adoperiamo nelle Cantilene uocali, & d'altre cose; allora haurà da sapere; ch'io non intendo ragionar se non di quelle, che sono parti dell'istessa Natura, poste in prattica & in uso à i tempi nostri; quantunque alle fiate secondo l'occasione, ragionerò di molt'altri, ch'appresso di noi non sono in uso. Ne si pensi alcuno per alcun modo, ch'io ragioni delle cose attenenti alla prattica in cosa ueruna, come in tal maniera fussero trattate & poste in uso da gli Antichi; essendo che questo nostro modo di Cantare & di Comporre è molto differente da quello, ch' eglino usauano; se bene in qualche cosa potesse parere, c'hauessi uoluto accennare ad alcuna cosa della Musica loro, come si può uedere appresso molti Poeti & molti Historici; percioche sarebbe in errore.
Delle due parti della Musica, Historica & Methodica, di doue si hà la cognitione delle cose dell'Arte & della Scientia; & quello che sia l'una & l'altra; & della Materia della Musica.Capitolo II.
Della Inuentione delle Arti & del loro accrescimento; & in qual maniera la Musica sia stata ritrouata, accresciuta, & ridotta ne i termini, ch'ella si troua.Cap. III.
At liquidas auium uoces imitarier oreChe uogliono dire:
Ante fuit multò, quàm leuia carmina cantu
Concelebrare omnes possent, aureisque iuuare
Et Zephyri caua per calamorum sibila primùm
Agresteis docuere cauas inflare cicutas.
Inde minutatim dulceis didicere querelas,
Tibia quas fundit digitis pulsata canentum,
Auia per nemora, ac syluas, saltusque reperta,
Per loca pastorum deserta, atque ocia dia.
Sic unum quicquid paulatim protrahit aetas.
L'imitar con la bocca i dolci accentiIlche fà anco Atheneo nel cap. 13. del lib. 9. adducendo l'autorità di Chameleonte di Ponto. Laonde non è cosa da non credere, che quelli che ritrouarono prima la Musica, la usassero semplicemente, come hò detto altroue; Inst. 2. partis cap. 1. & 4. Et 3. par. cap. 79. sonando ò cantando soli, & si contentassero d'una Modulatione, ouer'Aria, che la uogliamo dire, & canto rozzo, procedendo (per modo di essempio) dal suono graue all'acuto, ò per il contrario, secondo ch'erano guidati dal Senso; Ma dopoi inuitati dalla Natura della cosa istessa, incominciassero à cantare, & insieme sonar più parti differenti l'una dall'altra per il suono graue & acuto, dalquale usciuano uariate Aria, secondo che da essa natura, con il fauore del senso erano aiutati, & formassero le Consonanze con le uoci & con i suoni ancora ne i loro canti. Et perche la cosa non era ancor fatta perfetta, però quelli che erano di più acuto ingegno, dall'istessa Natura insegnati, procedettero più oltra, facendo ultimamente cantare insieme molte parti, con Arie diuerse, fecero un sodo (dirò cosi) contenuto da tre termini ò distantie nel modo quasi ch'è contenuto il Corpo solido. Però nel cap. 4. della Prima parte delle Istitutioni, toccando un poco la parte Historica, dissi, che la Musica da principio era in tal maniera semplice, che i Rustici soleuano porgere i Voti loro à i loro Dei, in questo modo; che adunati in un Choro appresso un'altare, sopra 'l quale era una Vittima, hora spasseggiando, & hora riuolgendosi in giro, cantauano à Bacco alcune sorti de Versi al suono del Piffaro che sono à noi incogniti; & tal Piffaro non si assomigliaua à quelli c'hora usiamo; percioche in quei tempi si faceuano delle Ossa delle gambe di Grù, onde furono chiamati i Pifferi da i Latini Tibiae: essendo che cotal parte dell'animale con uoce latina è nominata Tibia, & non ui è Dittionario, nelquale non si trouino queste parole:
De gli Augelletti, fu gran tempo innanti.
Che i leggieri, soaui & dolci carmi
Potessero col canto celebrare
Gli Huomini, e insieme dilettar gli orecchi.
Et prima i Venti à i Rustici insegnaro page 14
Co 'l suon, ch'uscia da cauernose Canne
Dentro à soffiar delle Cicute caue
Dopoi di giorno in giorno à poco à poco
Dolci querele gli Huomini impararno,
Che le Tibie percosse dalle dita
De Sonatori andauan fuor spargendo
Per folti boschi, per selue & per salti,
Per luoghi de Pastori horridi e inculti;
Per quei ch'à l'ocio inuitano & al sonno.
E per tal modo l'Età à poco à poco
Seco si mena ciascheduna cosa.
Tibiae primo ex Gruum tibijs, à quibus nomen habent, tum ex arundinibus factae, unde Tibialis calamus dictus est, quem Auleticon uocant:ilche quello che scriue l'empio Luciano De Saltatione. di colui, che saltando rappresentaua Aiace infuriato; in tal maniera si compiaceua nell'imitarlo, che parea che fusse in un'estremo furore, & Aiace istesso; quando che pigliando per forza un Piffaro ò Tibia dalle mani d'un di quelli sonatori, ch'erano in Scena, in tal maniera con esso percosse il capo di colui che rappresentaua Vlisse, che lo fece cadere come morto, & se non fusse stato l'ornamento, ch'ei hauea in capo, quel colpo gli haurebbe tolto la uita; non può essere à questo c'ho detto contrario: E ben uero che 'l mio dotto Discepolo nel suo Trattato, à questo proposito dice:
Considerate se un'Istrumento fatto d'un stinco di Grue, d'Auoltore, ò d'Aquila è, atto à percuotere gli Huomini, & torgli la vita:Et in ciò non dice male; quando non fusse uero, che ogni picciola cosa può tuore la uita ad un'Huomo; come si uede ogni giorno per esperienza, perche se cotal Piffero ò Tibia fusse stata di cotal maniera, com'ei dice; bisognaua almeno, che cotal stinco fusse stato della grandezza d'uno di quei c'hanno quei animali, che chiamano Cameli ò Elefan page 15 ti ò d'altri ancora, ch'al di d'hoggi non si conoscono, se non dal parlare, che li fà differenti da i bruti. Ma io mai non parlai delle Tibie che si usauano al tempo di Luciano, & quando la Grecia & i Romani erano nel maggior colmo di grandezza, che poteano hauere; lequali tanti & tanti anni, dopo che da principio furono ritrouate, erano (com'ei dice) in uso appresso gli Antichi molte, & anco uarie, tanto nella Materia, quanto nella Forma; come si può credere. Et quello c'ho detto, che non facea di bisogno allora di maggiore Istrumento, essendo il popolo, che concorreua à luoghi simili, poco, & maggiormente dedito alla fatica & lauoro, che alle feste & à i giuochi, non hà da far con quello, ch'ei dice; che i Greci amauano grandemente la Musica, & ch'io nel cap. 35. della Seconda parte dell'Istitutioni, sia à questo di contrario parere; perche è manifesto mendacio; poiche ne in questo, ne in alcun'altro luogo, che mi ricordi, non solamente non hò detto, che non si dilettassero, ma ne anco hò ciò accennato; anzi da quello c'hò scritto in molti luoghi, & specialmente nel luogo citato, dimostro, quanto eglino si dilettassero, essendo stati Inuentori d'infinite cose. Ma uolendo anco prouare, ch'eglino attendessero & amassero grandemente la Musica, & dimostrare che non erano dediti alle fatiche, piu ch'alle feste, induce una sua Historia, senza citare l'Autore, ne qual popolo fusse, dicendo; che essendo assediati da un numeroso essercito di Serse, non tralasciarono mai alcuna delle feste publiche loro, nellequali essercitauano qual si uoglia sorte di Musica; ilche diede più uolte occasione di dubitare à Serse, sapendo egli certo, che si moriuano di disaggio, & di fame, & gli uedea & udia giorno & notte danzare, cantare & sonare. Ma questo quanto sia lontano dal uero, ogn'un lo può conoscere; percioche questo non conclude; essendo che cotali popoli poteuano per cotal uia dimostrare, & simular quello, che non era, per usar lo Stratagemma, & liberarsi dall'assedio del nemico; cosa che gli successe dopoi; come successe anco à Biante Prieneo, ch'essendo assediata Priene sua patria da Aliatte; come scriue Laertio nella sua Vita, nel primo libro; fece ingrassare due Muli, & li scacciò fuori dalla Città, nel Campo nimico; laonde hauendoli il Re ueduto, si marauigliò molto, che i Prienesi hauessero animali brutti cosi ben nutriti: Il perche hauendo deliberato di leuarsi dall'assedio, mandò prima nella Città uno ambasciatore per ispiare come andauano le cose loro: Ma Biante, hauendo conosciuto l'astutia del Re, fece coprire con grano alcuni monti grandi di sabbia, & ordinò che fussero mostrati alla Spia; il perche hauendo il Re inteso il tutto, fece pace co i Prianesi. Ma io non parlai se non de i Rustici, che allora teneuano l'istessa natura, c'hanno quelli che uiuono à i nostri tempi, iquali dopo l'hauersi bene affaticati nel lauorar la terra tutti gli altri giorni della Settimana, per non uoler domenticarsi la fatica; & per iscacciar l'otio, i giorni di festa da mezo giorno, quando il Sole si troua nel suo maggior feruore, si riducono à saltare & danzare sotto un'arbore senza mai posarsi. Percioche quanto alla sorte de gli Istrumenti che usauano, tutto si può referire à quello c'hò scritto nel cap. 1. della Seconda parte sudetta, & à quello che scriue Horatio nella sua dell'Arte poetica, ilqual parla del principio della Città di Roma, secondo che uogliono alcuni, ouero del principio che s'incominciarono, parlando in uniuersale, à edificar le Città secondo 'l parere d'altri. Però quando egli introduce l'historia di Serse, laquale ha poco da far con quello, che ei uuole inferire, commette due errori; Prima non cita (come hò detto) l'Autore della Historia, ch'è di qualche importantia appresso i Lettori, ne i popoli ch'erano assediati, ne dice qual Serse si fusse: essendone stato due almeno l'uno Quinto page 16 Re de Persiani, che regnò appresso l'Anno CCCLXXXV. auanti l'auenimento del Figliuolo di Dio in carne, & l'altro, che fu l'Ottauo, uisse intorno l'Anno CCCCXXIIII. Laonde essendo stata edificata Roma da Romolo & Remo fratelli l'Anno DCCLII. dal principio & fondatione della Città, fino al primo Serse, già erano iti CCLXVII. anni in circa, & fino al Secondo CCCXXVIII. di modo che potea ben stare, che quei popoli, ch'erano nel tempo di qual si uoglia uno di questi; essercitassero la Musica al modo ch'ei scriue. Ma che hà da far (come si dice) la Luna co i Gamberi? Che hanno da fare di gratia le Tibie, che furono ritrouate da principio, con quelle che si usauano al tempo di Luciano? che fu ne gli anni di Christo CCCV. ilqual fatto ei narra, come quello che si trouò presente. Hora per ritornare oue lasciai, dico, che hauendo i posteri à cosi debole principio; come anco si è detto dell'Architettura, aggiunto di tempo in tempo molte cose, arriuò alla Musica à tal grado; parlando però della parte del Suono, dalquale nasce l'Harmonia; che mi pare, come hò detto in più luoghi con uerità, che non si possa passar più oltra; poiche si uede, che non solo non se le può aggiungere alcuna Consonanza, ne altra cosa di nuouo; hauendo ella quella perfettione in se, che da questa parte hauer puote; ma ne anche se le può leuar cosa alcuna, che si possa dire, che le sia di souerchio. Onde hauendo gli Antichi ritrouato & aggiuntole di tempo in tempo molte cose nuoue, la ridussero prima in Arte, & al fine hauendo di essa dato tutte quelle cognitioni che dar poteano, le acquistarono il nome di Scientia perfetta; diuidendola nelle sue parti à guisa dell'Architettura, come dimostraremo. Et se bene non si troua ne i Scrittori cosa, dallaquale si possa chiaramente comprendere il modo che teneuano nel fare i loro concenti, & conoscere se erano composti di tante parti ò Arie poste insieme, nel modo che usiamo noi ne i nostri, & anco se questo nostro uso sia molto antico, da quello che potiamo hauere; tuttauia alcuni pensano, che fino à questi tempi passati intorno Anni CL. che cotali Arie s'introdussero, che per auanti gli Antichi non cantassero ne i lor concenti con tante parti insieme aggiunte; ma che cantassero semplicemente soli al suono d'un'Istrumento quell'Aria che sonauano. Questi però si potrebbono facilmente ingannare, quando intendessero, non di quella che usauano nella infantia della Musica; ma di quella, che dopo molto tempo, essendo stata accresciuta, essercitauano, essendo che non hanno ragione alcuna, ne alcuna historia, che cotal cosa manifesti, ne che dimostri il contrario; se ben si potesse dire, che non si legge, che si usasse un tal modo di cantare; poiche può ben stare, che le crudelissime guerre ciuili & esterne; che sono state nel mondo, massimamente nell'Europa, per molti & molti anni, che nella Grecia, doue fioriua la Musica, & nella Italia, per le innondationi (per dir cosi) d'infinite genti barbare, che l'hanno in diuersi tempi spogliata & rouinata, si fusse perduto un tale uso, non ne restando uestigio alcuno; come etiandio è auenuto di molte altre cose, & specialmente delle fatiche di molti Huomini illustri; come quelle di M. Tullio Cicerone, di M. Varrone, di Tito Liuio, & d'altri infiniti Historici, Filosofi, Oratori, Poeti, & simili in altre facultà; dellequali, parte sono in tutto perse, & parte imperfette, come in molte opere loro si può uedere. E' però da credere, che nel principio, quando si ritrouò la Musica come hò detto, ella non fusse in tal modo perfetta, che si usasse il concento di più parti & di più Arie insieme; ma che dopoi ella non fusse essercitata con una moltitudine de parti, questo è contrario à quello, che dice il Filosofo nella Politica. 8. cap. 5. Τὴν δὲ μουσικὴν πάντες εἶναι φαμὲν τῶν ἡδίστων καὶ ψιλὴν οὔσαν, καὶ μετὰ μελωδίας. cioè; Ma tutti confessiamo, la Musica esser una delle cose giocon page 17 dissime, sia pure ò nuda ò semplice, ouer con Melodia; percioche per nuda & semplice, si dee intendere il Canto semplice della Voce, accompagnato anco col Suono; ma con la Melodia, s'intende il Concento fatto da più cose poste insieme, come hò dichiarato nel cap. 7. & 8. della Seconda parte dell'Istitutioni, & da quello che si legge, che gli Anni di Christo DCCCLXV. essendo Conone di Tracia ottantesimoquarto Pontefice massimo, uiuea Beda Englese Sacerdote uenerabile per santità di uita & per dottrina, ilquale affirma, che nella sua età si essercitaua la Musica, Concentu, Discantu, atque Organis, com'ei scriue; cioè, col Concento, col Canto diuerso, & con gli Organi ò Istrumenti; che dire li uogliamo. Ne alcun negherà, che 'l Concento si faccia di più uoci, percioche la parola Discantus, significa molteplicità di parti, uariate di Modulatione ò Aria, come sono i Contrapunti, che si fanno con diuerse Arie, se bene alcuni Musici prattici chiamano impropriamente Discantus quella parte che nella Cantilena è più acuta di qual si uoglia altra, che uniuersalmente dalla maggior parte de Cantori è detta Soprano. Ma che l'uso dell'Organo non sia stato anco già più auanti di Nouecent'anni nella Chiesa, si può comprendere da quello, ch'è scritto dal Platina nell'Historia delle Vite de Pontefici, che Vitaliano primo ordinò il Canto nella Chiesa di Dio, & aggiunse à gli Organi la Consonanza. Et che gli Antichi non habbiano usato di cantare insieme più Arie, come faciamo al presente, non si fà buono argomento, quando si dice, che non si troua alcuna Cantilena, dallaquale potiamo confirmare questa opinione; essendo che non si troua anco uestigio alcuno di Harmonia, per ilquale potiamo sapere, qual sorte di Modulatione potessino usare. Che nel tempo di Guido Aretino non si cantasse in consonanza, come pare al mio diligente Discepolo, si può conoscere esser falso da questo; che si uede cotal modo di cantare hauer'hauuto principio auanti esso Guido: Perche da questo anco si può conoscere, ch'egli fù nel Ponteficato di Papa Benedetto Ottauo, l'Anno del Sig. MXVIII. Onde già sono iti più di DLXV. anni, & esso Guido nel Cap. 18. del Libro che egli chiama Micrologo; parlando della Diaphonia, dimostra che l'uso del cantare più Arie insieme, era già auanti i suoi tempi incominciato; per la qual cosa, quel modo di cantare, se bene era imperfetto, egli nomina Organo; scriuendo in questa maniera.
Diaphonia, uocum disiunctio sonat, quam nos Organum uocamus.Onde hauendo prima dimostrato l'uso di cotal cosa in quelli, che erano più antichi di lui, dimostra dipoi il suo, seguendo il proposito, con queste parole:
Superior nempe Diaphoniae modus durus est, noster uerò mollis.Oltra di questo si può comprendere, che quest'uso era antico, da una Epistola decretale di Papa Giouanni Ventesimo secondo,Extra. c. Docta. De Vita & hon. cler. tit. 1. nellaquale prohibisce il cantare nella Chiesa il Canto figurato: permette però, ch'alle fiate ne i giorni Festiui & solenni nelle Messe & altri Diuini officij, si possa semplicemente proferir quelle Consonanze, che fanno ò rappresentano Melodia, come di Diapason, di Diapente, di Diatessaron, & d'altre simili, sopra il Canto ecclesiastico, con queste parole:
Per hoc non intendimus prohibere, quin interdum Diebus festis praecipuè, siue solennibus in Missis & praefatijs Diuinis officijs, aliquae consonantiae, quae Melodiam sapiunt, puta Octauae, Quintae, Quartae & huiusmodi, supra Cantum ecclesiasticum simplicem proferantur; sic tamen, ut ipsius Cantus integritas illibata permaneat, & nihil ex hoc de bene morata Musica immutetur.Essendo che ei uolea, che 'l Canto ecclesiastico restasse intiero & nel suo essere. Fù questo Pontefice intorno gli Anni della nostra Salute MCCCXVI. & già ne sono passati CCLXVIII. Di più si conosce questo modo di cantare à page 18 più d'una uoce, esser più antico di quello che crede questo mio Discepolo, da un Libro scritto in carta pecora, che già molti anni tengo appresso di me, nel quale ui sono scritte & notate con buona mano alquante Cantilene, che si cantauano à due uoci solamente, & una à tre, sopra sei righe fatte di cenaprio; il qual Libro tiene scritto nella coperta in lettere mercantesche queste parole:
Al nome de Dio MCCCXCVII. che potea esser la memoria dell'Anno, che colui, del qual Libro era patrone, l'hebbe prima nelle mani; & non quello, nelquale fù scritto: & questo è segno euidente, che la lettera, con laquale fù scritto esso Libro, è molto differente da quella, ch'è sopra la detta coperta; & la coperta si uede essere più noua, che non è il Libro; & già sono passati Anni CLXXXV. Si conosce anco questa cosa da alquante Cantilene antiche notate in una carta pergamena separatamente sopra cinque righe, scritte con figure & caratteri simili à quelli, con i quali sono scritte quelle, che sono nel sudetto Libro, che mi fù mandato da Lucca l'un de gli anni passati, dal molto gentile M. Gioseffo Guammi eccellente Compositore & Sonatore soauissimo d'Organo; & sono composte à due uoci, & stimo che (da molti accidenti che ui concorrono) siano alquanto più antiche di quelle, che sono notate nel Libro nominato. Et se ben paresse ad alcuno, che l'esser fatte cotali Cantilene à due ò al più à tre uoci, ciò non fusse sufficiente à mostrare che si cantaua con molte Aria; dico, che quantunque il numero sia poco, che ciò non dimostra il contrario; percioche le parti si poteuano & possono molteplicare senza contrarietà alcuna, come uediamo farsi ne i nostri giorni; che i Compositori non contentandosi del numero di tre ò quattro, l'hanno molteplicate di modo, ch'alcuni sono arriuati alle Cinquanta uoci; dallequali ne nasce grande strepito, & gran romore, & quasi confusione.
Della Differentia che si troua tra la Natura & l'Arte, & tra il Naturale, & lo Arteficiale; & che l'Artefice è solamente imitatore della Natura.Cap. IIII.
Che la Natura fù prima che l'Arte, & il Naturale fù auanti l'Arteficiale; & per qual cagione l'Arte s'affatica intorno la Inuentione. Cap. V
Che quello ch'è fatto secondo la Natura, non si può ben correggere col mezo di quelle cose, che sono fatte dell'Arte, & che non si può concluder bene dalle cose dell'Arte in quelle della Natura. Cap. VI.
Delle sorti della Cognitione; quello che sia Arte & Scientia, & come si generino.Cap. VII.

Doue habbia preso il suo nome la Mathematica, & della utilità delle Scientie mathematiche.Cap. VIII.
Diuisione uniuersale della Mathematica nelle sue parti; & in quale sia collocata la Musica.Cap. IX.

Qual sia l'Oggetto ò Proposito della Musica.Cap. X.
Qual cagione potese indurre Aristosseno, ò i suoi seguaci almeno, à seguitare più il Senso, che la Ragione.Cap. XI.
In qual Genere si debba porre la facoltà Harmonica, ouer la Musica & la sua Scientia.Cap. XII.
Quali siano gli Arbitri ò Giudici, che li vogliamo dire, nella Musica, & che l'Intelligentia nasce dal Senso & dalla Memoria.Cap. XIII.

Che la Intelligentia della Musica consiste nel conoscer la natura del Rimanente ò Stabile & del Mosso; & che bisogna prima d'ogn'altra cosa assuefare l'Intelletto & il Senso nella cognitione di quelle cose, ch'appartengono alla Facoltà harmonica, in che ella consiste.Cap. XIIII.
Noi parliamo à gli Esperti,Perche ueramente è impossibile, ch'alcuno possa intendere & trattar le cose di quest'Arte & di questa Scientia; come hò detto altroue; se prima non haurà gustato tutte quelle cose, che cadono facilmente sotto la loro intelligentia, & non ne haurà di esse perfetta cognitione. page 40
E però uoi Profani
State da noi lontani.
Delle Sette de Musici; & di doue nacque, che gli Antichi chiamassero la Musica Canonica.Cap. XV.

Secondo Libro de i SOPPLIMENTI MVSICALI DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI VENETIA;
Della Voce, & d'alcuni suoi Accidenti, & della dichiaratione d'alcuni Termini usati nella Scientia.Cap. I.
Del Suono in particolare, & d'alcuni suoi Accidenti. Cap. II.
Della Differentia che si troua tra il Principio & lo Elemento nella Musica.Cap. III.
In qual maniera gli Antichi ordinassero i Suoni ò Chorde ne i loro Istrumenti, & del Nome loro & de i Tetrachordi contenuti tra esse.Cap. IIII.


Della Differentia che faceuano gli Antichi tra i Suoni. Cap V.
Che 'l Suono si può paragonare al Punto nella Quantità dimensiua.Cap. VI.

In qual maniera si faccia il Suono graue & lo Acuto & le loro Differentie, se condo l'opinione d'Archita Tarentino.Cap. VII.
Opinione di Aristotele del Nascimento del Graue & dell'Acuto, & che non è ueloce l'Acuto, ne tardo il Graue. Cap. VIII.
Opinione di Tolomeo intorno il Nascimento del Graue & dell'Acuto.Cap. IX.
In che genere si habbiano à porre il Suono & la Differentia del Graue & dello Acuto, secondo la dottrina d'Aristotele. Cap. X.
Opinione di Theophrasto, & che quello ch'ei scriue non è contrario à quello che scriue Aristotele.Cap. XI.
Opinione di Panetio; & come il Tuono non si possa diuidere in due parti equali.Cap. XII.
Opinione di Plutarcho intorno quello che si è ragionato di sopra; & come anch'ei non consente, che 'l Tuono si possa partire in due parti equali.Cap. XIII.
Conclusione di Tolomeo, che dimostra i Suoni & le loro Differentie esser collocati nel genere della Quantità.Cap. XIIII.

Opinione di Porfirio, ilqual tiene, che non sia fuori di ragione, il tenere; che i Suoni & le lor Differentie si ritrouano sotto due Predicamenti.Cap. XV.
De gli accidenti che accascano intorno al Suono; & di quelli prima che sono considerati intorno al Luogo & al Tempo.Cap. XVI.















Neque enim quoties pellitur chorda, unus edi tantum putandus est Sonus, aut unam in his esse percussionem; sed toties Aër feritur, quotiescum chorda tremebunda percusserit.Laonde per rimuouer questa mala impressione dalle menti de i Lettori, à questo risponderò breuemente, che molto mi dispiace, che 'l Salines habbia poco inteso quello c'habbia uoluto dire il suo Amico; percioche è uero ch'io dico che i Suoni sono diuisibili; ma dico Diuisibili nella duratione, cioè, nel Tempo, quanto alla lunghezza & non quanto alla larghezza: essendoche ogni Suono nasce dal Moto, & ogni Moto si fà col Tempo; ilquale essendo ò lungo ò breue, è diuisibile, & cosi il Suono che non si fà nello Istante, nella sua duratione è diuisibile. Imperoche quanto alla larghezza; cioè, alla distantia di graue & di acuto; poiche i Suoni non hanno larghezza ueruna, sono indiuisibili. Et accioche ogn'uno intenda; poniamo, ch'alcuno cantando tenga fermo in un Tenore tanto la Voce, quanto importi un Tempo musico, ch'è il ualore d'una Breue; parlando come Prattico; inteso per questa Figura




Numeros memini, si uerba tenerem;& questo basti. page 79
Del Colore terzo accidente ò passione del Suono, & della Modulatione ò Canto, & delle sue Parti appresso i Musici antichi.Cap. XVII.







Terzo Libro de i SOPPLIMENTI MVSICALI DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI VENETIA;
Quello che sia Interuallo, & delle sue Specie.Cap. I.
che 'l Consonare & l'Accordare appresso Tolomeo è una cosa istessa; & consonante esser quello interuallo, che nel peruenire all'Vdito, lo ferisce senza offesa; come la Diatessaron; dette perciò significare Symphone;per usar le loro parole formali;
& quelle poiche nel peruenire all'Vdito, la feriscono, non solo senza offesa, ma con dolcezza,dicono ch'accordano;
& sono le Diapente, dette perciò significare Paraphone; l'altre possono quelle, che non solo nel farsi udire, feriscono il senso senza ueruna offesa ò dolcezza tale, che non si desidera più oltra, & tali sono le Diapason; lequali perciò significare le dissero Homophone, ò uolete Antiphone;laqual distintione, dicono, che fà Aristotele. Ma uorrei ben sapere, doue Aristotele & Tolomeo s'habbiano imaginato, non che scritto, questa sottile distintione, che sanno; essendoche Tolomeo nel cap. 7. del Primo de gli Harmonici; doue tratta queste cose, scriue; che sono tre Generi de Suoni inequali; il primo è detto Ο῾μοφώνων; cioè, De gli Vniuoci, dirò cosi, ouer Equisoni; come la Diapason & l'altre, che di quella si compongono; che sarebbe una di quelle la Disdiapason: il secondo è detto Συμφώνων, cioè, de i Consonanti; ne i quali connumera la Diapente & la Diatessaron: ma il Terzo è detto Ε'μμελῶν, cioè, De gli Atti al canto. Dalche si comprende, ch'ei non pose in altro luogo la Diapente, che tra le Symphone; ne meno la Diapason hà collocato tra altri Suoni, che tra gli Homophoni; Dipoi non sò uedere, che pur'una fiata ei facesse mentione delle Paraphone, ne delle Antiphone. Perche se bene Aristotele fa mentione ne i Problema Sec. 19. Prob. 12. 14. & 16. delle Antiphone & delle Homophone, & anco delle Symphone, non trouo però ch'ei faccia mentione alcuna delle Paraphone; ne che mai in alcun luogo facesse cotale distintione, che si possa conoscere & uedere, che 'l Consonare sia differente dall'Accordare; come dicono costoro. Et se Psello nel Compendio della Musica pone la Diatessaron & la Diapente in quel genere di Consonanze, detto da Greci Παράφωνον; & anco pone con Aristotele insieme la Diapason tra quelli del Genere; che chiamano Α'ντίφωνον; aggiungono anco à questa la Diapasondiatessaron, la Diapasondiapente, & la Disdiapason. Ma se hauessero considerato, che 'l Consonare & l'Accordare non è inteso diuersamente da Tolomeo; come hanno detto con poco consiglio & giudicio; ma per una cosa istessa; haurebbono potuto anche intendere, che l'Accordare & lo Discordare, & il Consonare & lo Dissonare sono due cose diuerse & contrarie, & non hauerebbono errato cosi pazzamente; percioche uolendo eglino dimostrar (come stimano) un mio, che credono errore, ne commettono due. Ma lasciamo questo da un canto, & diciamo, che da quello che si è detto potiamo comprendere, che gli Antichi greci insieme con essi noi haueano Quattro differentie de Suoni, tra 'l numero de i Quindeci collocati nel Systema massimo; de i quali alcuni tra loro insieme percossi sono al tutto Asperi & Non atti à far Consonanza alcuna, ne à portare all'Vdito alcuna soauità; laonde sono lasciati da un canto, come sono insopportabili; & meritamente si chiamano Ecmeli; come quelli che non possono esser admessi in alcun buon conserto. Alcuni altri fattisi udire insieme, sono per il contrario al tutto atti à cotale conserto; percioche si trouano per ogni modo soaui & diletteuoli; onde facilmente dall' Vdito sono accettati & admessi, essendoche tra loro tanto commodamente si possono congiungere, che meritamente si possono chiamare Homophoni ò Antiphoni; ancorache siano de Suoni inequali. Ma alcuni altri, quando sono in page 84 sieme percossi offendono minormente con asprezza l'Vdito; percioche l'un di essi essendo più graue ò più acuto dell'altro, commodamente s'acconsentiscono insieme; essendoche peruengono più soaui & più espediti all'orecchie. Laonde anco Diaphoni & Emmeli sono chiamati; come euidentemente sono quelli, che si fanno udire commodamente nell'ordine della Melodia; iquali insieme percossi; quando uengono all'Vdito ottimamente corrispondono, & maggiormente sono atti da esser collocati tra gli Emmeli nella Melodia istessa: Ilperche anco Paraphoni si chiamano; come quelli c'han luogo tra gli Antiphoni, essendoche gli Antichi chiamarono Antiphone le Voci, come quelle che sono più eccellenti de tutti i Suoni; come anco la Voce humana è molto più bella dell'altre; perche nascendo dalla Mente & dalla Intelligentia, è anco articolata: onde è nuntia & ambasciatrice; come uuole Aristotele, 1. Periher. di quelle Passioni che sono nell'anima. Ma quei Suoni prima che si dicono essere l'uno all'altro in Dupla ò in Quadrupla proportione, sono detti generalmente Symphoni, & specialmente Antiphoni; ouer, come si uoglia, Homophoni: dopoi quelli, che sono detti essere in Sesquialtera & Tripla generalmente si chiamano Symphoni, & specialmente Paraphoni. Quelli ancora, che in Sesquiterza & Dupla Sesquiterza si corrispondono, generalmente insieme & specialmente si dicono Symphoni; essendoche per il Genere hanno un nome equiuoco. Oltra di ciò quelli che ne i predetti quindeci Suoni sono numerati Superparticolari nelle loro Proportioni, generalmente Diaphoni, & particolarmente Emmeli sono detti: ma quelli che in tutti gli altri Interualli sono collocati, sono detti tutti Diaphoni generalmente, & specialmente sono chiamati Moti & di Male uoci, & anco Ecmeli.
La Cagione ch'indusse l'Autore à dire, & dimostrare, che 'l Diatono diatonico antichissimo non era quello, c'hoggi si usa nelle Cantilene; ma il Naturale ò Sintono di Tolomeo.Cap. II.
Da niun'altro de i Generi delle Proportioni, dal Molteplice & Superparticolare in fuori, rinchiuse nelle parti del Numero Quaternario, potesse nascere alcuna forma di Consonanza, che fusse atta a i concenti della Musica:Dopoi, che
Quel Genere ò Specie di Cantilena ch'usauano, era il Diatonico diatono:Ilperche haueano tanto per uero, come da gli infiniti loro Scritti si può comprendere; che s'affaticarono con le lor Dimostrationi di far capace chiunque uolesse dar opera alla Musica, che cosi fusse: Per laqual cosa conoscendo io dalle molte esperientie c'hauea fatto, cioè esser impossibile, & non esser uero; cominciai à dubitar molto sopra questa cosa; onde mosso dal desiderio grande ch'io hauea di sapere, se cosi potea essere; hauendomi dato alla contemplatione & inuestigatione di cotal cosa; dopo hauerne fatto infinite proue & dimostrationi; ritrouai per certo, che cotali Propositioni & Conclusioni erano repugnanti alla uerità; percioche se 'l si usaua, come si usa anco al presente, il Ditono & lo Semiditono; essendo il Ditono della Specie Diatonica diatona, che usauano; secondo i loro Principii & Opinioni; contenuto dalla proportione Super 17. partien page 85 te 64. & il Semiditono dalla Super 5. partiente 27. ne i Superpartienti; ouer ch'erano Interualli dissonanti, ò che se erano Consonanti, non erano contenuti da cotali proportioni; & haueano altra forma. Laonde hauendo conosciuto questo non poter esser'à patto alcuno; mi mossi à credere & tener per certo, che la detta Specie diatona à niun modo si potesse usare, ne si usasse. Per laqual cosa incominciai à dimostrarlo in due maniere: prima col mezo della Diuisione della Prima consonanza Diapason, ch'io pigliai per il Tutto diuisibile, & come Soggetto principale di questo mio pensiero, secondo la proportionalità harmonica, & delle sue parti, che patiuano cotale diuisione: dopoi, con la Esperientia fatta di cotali parti, co 'l mezo d'alcuni Istrumenti, ch'io feci fabricare à questo proposito, ridussi il tutto nel desiderato fine. Et se ben dal principio il primo Mezo m'induceua timore; quantunque conoscesse la uerità della cosa; essendoche non si trouaua alcuno, ne de gli Antichi ne de i Moderni; per quello che fin'allora hauea trouato appresso i Scrittori di questa Scientia; c'hauesse nel diuider le Proportioni della Musica, col mezo di cotale Proportionalità, passato oltra la Dupla, forma uera & naturale della Diapason; da Lodouico Fogliano da Modena in fuori; ilqual dimostrò molte Consonanze & Interualli hauer le forme loro nelle proportioni de gli altri Generi ò Specie, ancorache non gli bastasse l'animo d'affermare ò negare che cotai Consonanze & Interualli al suo tempo si usassero; ne dire, che la Specie di cantilena che si usaua allora, fosse la Naturale ò Syntona diatonica di Tolomeo; ne con dimostratione alcuna si fece intendere, che la Specie ch'usauano i Musici in quel rempo, non fusse la Diatona diatonica; tuttauia l'Esperientia madre delle cose, che fu il Secondo mezo, mi daua buon'animo; di modo che ogni giorno certificandomi del fatto; finalmente conobbi, che non solamente i due primi Generi di proportione sudetti; ma in ciascheduno de i Cinque, ch'erano rinchiusi ne i numeri contenuti nel Senario; come dimostrai in molti luoghi; si trouauano le uere Forme delle Consonanze musicali: tanto delle Semplici, quanto delle composte. Ilperche; per non lasciare il Mondo inuolto in questo errore; mi diedi à scriuere & dimostrare; prima, che in tutti i Generi di proportione si trouauano le uere & naturali Forme delle Consonanze della Musica; dopoi, tolsi à dimostrare, ch'era impossibile, che s'adoperasse il Diatono diatonico antico; ma che si cantaua & sonaua il Naturale & Syntono; cosi nominato da Tolomeo. Per laqual cosa hauendo fatto questo palese al Mondo, senza rispetto alcuno; mi apportò nel principio non poco trauaglio & disturbo; percioche mi fù dibisogno rispondere in uoce & in carte à molti, che sopra di questo nuouo Paradosso mi haueano scritto da molte parti; non si potendo eglino risoluere à credere, che cosi fusse; essendoche (com'è uero) niun fin'à quel tempo hauea predicato apertamente questa Verità; ne mai hauea detto, che questa fusse quella Specie, che si usaua, & non la Diatona; ne mai s'oppose alcuno ad alcuno ch'affirmasse, che si cantaua la sudetta Diatona, da me in fuori; ilche conferma anco il mio già nominato Discepolo amoreuole dicendo prima; che
Della Musica s'hauea quella istessa contezza, che delle Indie occidentali; & che in tal cecità perseuerarono gli Huomini, fin'à che il Gaffurio prima, & appresso il Glareano, & poscia il Zarlino;per usar l'istesse sue parole;
Prencipi ueramente in questa moderna prattica; incominciarono ad inuestigar quello, che ella fusso, & à cercar di trarla fuori delle tenebre, oue era stata sepolta.Dopoi dice
di uoler prima di ciaschedun'altra Specie essaminare, come più noua & principale quella, doue concorrono uniuersalmente tutti i Prattici de i nostri tempi; mossi dall'autorità del Reu. M. Gioseffo Zarlino; laquale secondo ch'à lui piace; è il Syntono inci page 86 tato da Tolomeo;dopo laquale essamina, dice,
di uedere, quando gli occorrerà con l'istessa diligentia quello, c'HANNO TENVTO TVTTI: DA LVI IN FVORI; come Guido Aretino, il Glareano, il Gaffurio, il Fabro, il Valgulio, & altri graui Scrittori:Et aggiunge, scriuendo dell'Vso delle Consonanze imperfette, cotali parole:
Et tale opinione, ch'elle fussero l'istesse dell'Antiche, durò nelle menti de gli Huomini, finche uenne il Reuer. M. Gioseffo Zarlino: ilquale con diuerse ragioni hà cercato di dimostrare al Senso & all'Intelletto, che TALI IMPERFETTE CONSONANZE NON SONO IN MODO ALCVNO QVELLE, che si trouano tra le chorde distribuite secondo il Diatono diatonico.Et più oltra seguitando dice:
A quest' Huomo essemplare di costumi, diuita, & di dottrina DEVE IL MONDO, per le molte belle fatiche, ch'egli hà fatto; particolarmente intorno la Musica, perpetuo obligo; dalle quali si trae cognitione d'infinite cose; & SENZA NE SAREBBONO FACILMENTE LA MAGGIOR PARTE DE GLI HVOMINI AL BVIO.Ma presto mutò proposito, O' che gran leggierezza, ò che gran malignità; onde se gli può ben dire senz'alcun rispetto, & con ogni uerità, Volubile, come porta il suo cognome; & quello che dice Ouidio: In Epistola Oeno. ad Paridem .
Tu leuior folijs, tunc cum sine pondere succiImperoche domenticatosi i beneficij, ch'egli dice prima, c'hò fatto al Mondo, ò grande ingratitudine; & la dottrina che di sua bocca confessa d'hauere imparato da me; ò gran trascuraggine; si dimostra dopoi à fatto maligno & ingrato, con queste parole.
Mobilibus ventis arida facta volant.
Quando il Diatonico che si canta hoggi, fusse ueramente quello, che tiene il Zarlino; non perciò gli se ne deue; come di cosa da lui ritrouata, render gratie: auenga che quella tale opinione (ancorache come impertinente, non è approuata) fù con diligentia scritta da Lodouico Fogliano, già sessanta ò settant'anni, nella Seconda settione della Musica theorica; ne altra differentia è fra loro che nella quantità & misura de Semituoni.Et uolendo, come persona urbana, render gratie & splendore anche al Fogliano delle sue fatiche, soggiunge:
Nelqual proposito l'uno & l'altro s'ingannano.Ma quando ben fusse uero; cosa che da i Studiosi di buona conscientia non sarà facilmente creduta; auanti ch'io in cominciassi à scriuer cosa alcuna, & gettare i fondamenti della mia Fabrica; che sono la maggiore importantia d'ogn'altra cosa, per seguitare il resto, cioè, se prima ch'io hauessi scoperto & publicato le uere Forme de gli Interualli di quella Specie di Musica, & detto che la specie d'harmonia, ch'usiamo sia naturale ò Syntona di Tolomeo, co 'l mettere in luce le Istitutioni; io hauessi ueduto la Fatica del Fogliano, che mi sarebbe stato di molto aiuto & di gran contento, come la uidi dopoi; che gran peccato sarebbe stato? quando ei, non solamente non nomina pure una sola fiata il sudetto Syntono; ma etiandio non nomina anche Tolomeo se non nel luogo sudetto una sola uolta. Ma sia come si uoglia, basta ch'ei trattò la cosa per il diritto & come si dee trattare; se bene in molti luoghi della sua opera ei scriue molte cose che non stanno (come si dice) al martello; dellequali hò uoluto se non dimostrare il modo, per ilquale ueramente s'habbiano da intendere dirittamente; senza palesare il suo nome, co 'l uolerlo tassare, passando il tutto con silentio; percioche non è cosa ciuile cosi sfacciatamente scoprire gli altrui errori; ma si ben poco urbana, se bene è usata da molti de nostri tempi, à fine d'esser tenuti dal Volgo huomini di giudicio & di ualore: ma conoscendolo Huomo degno di molte laudi, nel cap. 71. della Terza parte delle Istitutioni, ne hò fatto di lui honorata mentione. Ma forse che questo mio Discepolo disse (per farmi un poco di fauore) che nel Fogliano & me non u'era altra differentia, che ne i page 87 Semituoni, credendo, che questo facesse, che quello c'hò dimostrato della sudetta specie Naturale ò Syntona, stesse altramente di quello che dee stare: Essendoche forse ei non sapea, che se bene è possibile che nel dimostrare una cosa, alcuna fiata molti concorrono nell'istessa conclusione; è però impossibile, che ne i mezi delle dimostrationi; quando bisogna da nuouo trouarli, & sono più di uno; in una cosa istessa possino concorrere. Et tale difficultà nasce; accioche alcuno non si marauigli, perche tallora ui concorre l'intendere più ò meno l'un dell'altro di coloro, che nella cosa istessa s'affaticano: il che può nascere da due cose; l'una dall'atto determinato di colui ch'intende dalla parte dell'Oggetto; & in questo necessariamente tutti uengono ad intenderla ad un modo; come si uede in molte Proposte d'Euclide; che tutti quelli, che l'hanno dimostrate, tendono ad un fine, & spesse fiate usano gli istessi Mezi: Onde s'alcuno la intendesse diuersamente di quello, che l'intende un'altro, non l'intenderebbe per il diritto, & sarebbono differenti non solo nel modo di dimostrare, ma etiandio nella conclusione: L'altra può nascere dalla determinatione dell'atto dell'Intendere dal canto di colui c'hà da intendere; percioche essendo l'uno in questo più disposto ch'un'altro; può anche meglio di lui intendere & esser capace più d'una cosa; come uediamo per esperientia; che s'alcuno haurà la uista più perfetta d'un'altro, sarà anco meglio disposto di lui, nel uedere una cosa lontana. Ma la dispositione dell'Intendere può essere, ò dalla parte dell'Intelletto ch'è più perfetto, ouer dalla parte delle uirtù inferiori, dalle quali esso nostro Intelletto agente se ne serue nelle sue operationi: onde tutti quelli, c'hanno le carne molli & delicate & il corpo loro meglio organizato, sortiscono anco Anima migliore; secondo l'opinione d'alcuni Naturali. Ilperche niun si dee marauigliare, quando alle uolte (se ben di raro) si ritroua, che due Autori conuengono & s'affrontano insieme nella conclusione d'alcuna cosa; se ben discordano molte fiate nelle Dimostrationi, doue con corrono molti Mezi: percioche se non è impossibile, è almen difficile, ch'in ogni cosa s'affrontino. Ma quanto sia urbano & ueridico questo mio Discepolo, & quanta cortesia habbia usato uerso il suo Precettore, dal quale egli hà imparato (com'ei confessa) molte cose; ò troppo grande ingratitudine; ogn'un da questo lo potrà conoscere; che fuori d'ogni proposito, nella Tauola ch'ei fa del suo Trattato; senza far mentione alcuna in esso di lui, scriue queste parole;
Gioseffo Zarlino si attribuisce per sue molte cose, che non sono;oltra che molte fiate nel margine assegna molti errori, & manifesti mendacii; iquali non si trouano nelle mie Opere; tra i quali, accioche da uno se ne conosca molti; il Primo d'ogn'altro è posto nel margine del sudetto Trattato & dice:
Quale sia, secondo 'l Zarlino, la specie che si canta hoggi; nel Ragionamento quinto delle Dimostrationi, alla Definitione terza:nel qual luogo, tanto parlo io di questo, quanto del reame del Pretegianni ò del Giapan. Hora per ritornare al mio proposito, dico; che la Discordanza ch'io trouai tra le cose ridotte in atto & quelle che sono esplicate ne i Scritti di coloro, c'hanno scritto della Musica; mi diede occasione di creder prima, & dopoi di cercar di farmi certo con uere ragioni & dimostrationi, che 'l Diatono diatonico antichissimo, per modo alcuno non era quello, che si usaua à quei tempi, ne anco à nostri; ma si bene il Naturale ò Syntono già tante fiate nominato; ilquale contiene quelle Consonanze, c'hanno le lor uere & naturali forme tra quei numeri, che sono le parti del Senario, primo Numero perfetto; come infinite uolte hò detto. page 88
Come le uere & naturali Forme delle Consonanze si possino arteficiosamente ritrouare & udire in atto, col mezo del Quadrato geometrico; & che tra loro conuengono per ragioni ò proportioni di quei numeri, che per natural dispositione sono contenuti nel Senario.Cap. III.


Vostra Sig. nel cap. 3. del primo delle Istitutioni dice; che l'Imperfette consonanze della proportione & forma che le contiene il Genere diatonico Diatono, sono in tutto dissonanti; & consequentemente non possono esser quelle, ch'al presente usano i moderni Contrapuntisti nelle lor Cantilene; poiche s'accordano; ma si bene quelle del Syntono di Tolomeo; per esser tale in questa Specie la natura loro; la qual cosa insieme con quello che segue, afferma l'istesso Gentil'huomo nel suo Discorso; come la può di nuouo uedere in esso. Vero è, che non dice, che gli Interualli consonanti habbiano ad esser contenuti tra le parti del Senario; come recita V. S. R. in quel luogo; anzi confessa, di cotal cosa NON NE HAVER MAI TROVATO MENTIONE APPRESSO ALCVNO DE GLI ANTICHI SCRITTORI. ouer ch'hauendola mai letta, gli è di memoria caduta; & de i Greci ne ha ben letto con accuratezza Quindeci ò Sedeci, oltra à molti Fragmenti; & de Latini, quanti mai ne hà potuto hauere. Ilche si può uedere, quanto questo era lontano dalle menti di quei Antichi musici.Ma quanto in questa cosa, c'hora hò dimostrato, si scopra maligno (per usar questa parola) lo uederemo da quello che segue.
In qual maniera sia stata calonniata la sudetta Inuentione, & mostrate che non sia dell'Autore.Cap. IIII.
Donde crediamo noi, c'habbiano tratto i Musici d'hoggi questa cosi sottile consideratione; che tra le Parti del numero Senario sia contenuto ciascun semplice & parte de i Composti musici interualli consonanti?Et seguita;
Il considerar l'ordine, per ilquale sono poste le Proportioni nel secondo Genere di maggiore inequalità, detto Superparticolare; tengo per fermo, c'habbia porto loro questa si fatta occasione; con hauere accoppiato i Diece primi Interualli à due à due, per ordine naturale; & ridottogli poscia ne i minori termini loro, nell'essempio che segue,con l'aggiungerui una Chiosa cauata dal cap. 15. & 16. della Prima parte delle Istitutioni; che dice cosi:
Numeri disposti secondo la natura del genere Superparticolare; tra i quali si troua in atto la Forma, non solo di qual si uoglia semplice musicale Interuallo; ma in potentia ciascuno de i misti & composti: Et chi più oltra andasse, trouarebbe ancora quelli, che contengono il Maggiore & Minor Semituono: iquali Numeri, quando fussero altramente considerati, si haurebbe la Forma di qual si uoglia altroMa qual cagione, di gratia, poteua addurre, che fusse più sciocca di questa? quasi che non fusse stato più facile il conoscer cotal cosa ne i Numeri semplici, contenuti dal Senario, & Contraseprimi, che sono termini Radicali delle forme ò Proportioni delle Consonanze, quando si seguono l'un l'altro per ordine naturale, come fanno questi. 6. 5. 4. 3. 2. 1; che tra i numeri Tra loro composti, che sono collocati in questo suo essempio. Quando egli hauesse detto, che si hauesse hauuto cotale consideratione dal Quaternario, numero tanto celebre appresso i Pithagorici; nel quale sono contenute tutte le Forme delle Consonanze, che chiamano Perfette; forse che si haurebbe accostato al douere; & se gli haurebbe potuto prestar fede: ma che hà da fare cotesta cosa con quell'ordine? Chi è colui, che non ueda, che dall'ordine c'hò tenuto nel far le Diuisioni delle Consonanze col mezo della Proportionalità harmonica, dallaquale mai non mi son discostato; non siano nati cotali numeri? ilche dimostra il cap. 13. della Prima & il 39. della Seconda parte delle Istitutioni; doue hauendo conosciuto che nel Quaternario erano collocate le Forme delle Consonanze dette Perfette; potea etiandio conoscere, nel Senario esser poste le forme non solamente di queste, ma delle Imperfette ancora: tanto più, che in esso Senario finiscono i termini di tutte le Consonanze, tanto Perfette, quanto Imperfette; contenute nella lor uera & naturale Forma, ne i loro proprii luoghi; come à ciascheduno può esser manifesto. Ma lasciamo questa cosa uana da un canto, che non è ne uera ne propria, & ueniamo all'altra, laquale è una uanissima Fauola; quando dice, cheInteruallo desiderabile.
Potrebbe anco essere, che si fatta consideratione fusse stata tratta dall'Ottauo cap. del 3. Lib. de gli Harmonici di Tolomeo; ouer dal 14. del Primo del suo Quadripartito; doue esso Tolomeo uà ingegnosamente comparando insieme gli Aspetti de Pianeti, alle forme de gli Interualli musici de suoi tempi, quando dice: Il Tetragono & Quadrato comparato al Trino, fa la Sesquiterza, comparato all'Hexagono ò Sestile, che dir lo uagliamo, fa Ses page 95 quialtera; comparato all'Oppositione, fà Dupla; & con tutto 'l cerchio del Zodiaco, fà Diapasondiapente; ilqual Tutto comparato di nuouo al Quadrato, fà Disdiapason; & comparato ultimamente tre quadrati à due trini, fanno tra di loro l'istessa relatione, che ha 9 à 8.Io confesso ch'io non credea che questo mio speculatiuo Discepolo fusse anco si buono Astrologo: ma s'ei hauesse ben considerato & inteso questa cosa, non n'haurebbe detto parola; percioche quanto ben s'accordino tutti gli aspetti de i Pianeti con le Consonanze; quelli che sono intendenti della Scientia astronomica & della Musica insieme, lo potranno dire. Io aspettaua ch'ei dicesse ancora, che questa sottile Inuentione fusse stato tratta dal numero de i Dodici Duchi figliuoli d'Ismaele, ò de i dodici Patriarchi figliuoli di Giacob; ò forse d'altro Duodenario, che sono molti nelle Sacre lettere; accioche hauesse dimostrato anco, che fusse stato Theologo. Ma che haurebbe importato, se bene io l'hauessi tolta da qual si uoglia cosa, che fusse compresa dal Senario numero? A queste sue ragioni ne soggiunge un'altra assai bella & piaceuole, degna ueramente di un tanto intelletto; che
Tra i sudetti Aspetti non si trouano le Forme delle Consonanze imperfette; perche l'Imperfettione non si permette ne si comporta in cielo:quasi che cotali Consonanze nella loro specie & nella loro forma non fussero perfette, ma discordanti & (dirò cosi) mostruose. Ei però non s'auede, che 'l nome d'Imperfetto non fù introdotto da i Prattici per altro, se non per distinguer quelle Consonanze, c'hanno le Forme loro tra 'l Quaternario; riputato da Pithagorici (com'hò detto altroue) Perfetto; da quelle che l'hanno oltra il detto numero, nel Senario; acconsentendo à questo tutti i Theorici: Et forse le chiamarono Imperfette; & credo che questa sia la uera cagione; perche le ritrouarono Dissonanti nelle lor forme tra i Numeri, & ne i Suoni le udiuano Consonanti; onde pensauano che si usasse la Specie diatona & non la Syntona; come ha creduto il Dottissimo Fabro Stapulense, ilquale di ciò nella Prima & nella Seconda del 3. de i Elementi musicali ne fà non poca marauiglia. Et quando questo mio speculatiuo Discepolo attribuisce al Cielo perfettione, per non ritrouarsi in lui quelli Aspetti, che sono conformi à queste consonanze, s'inganna; percioche questo sarebbe più tosto attribuirli Imperfettione; essendoche i Cieli (come dice la Diuina scritturaGen. 2. ) sono perfetti, & ogni ornamento loro. Oltra di questo, per distruggere questa bella consideratione del Senario, fà ogni cosa accioche insieme molt'altre c'hò scoperto & di nuouo ritrouato, non siano anco credute mie, ma d'altri; onde soggiunge:
Io credeuo, che questa facoltà del Senario fusse interamente un nouo trouato, & credo non essere altramente cosi, laqual cosa mi fà dubitare, che siano dell'altre cose (circa l'Inuentione) che sono antichissime, & ci sono predicate per noue da questo & da quello.Ma da quello ch'ei dice; che potrebbe essere, che tale consideratione si hauesse tratto da tale ò tale cosa; si può conoscer la sua uanità; percioche prima non è inuentione antichissima; dopoi, perche non si troua inuentione, sia qual uoglia, che con l'indrizzo d'alcun'altra cosa materiale non sia posta in atto. Et s'à questo proposito si potesse dire, che non è nuouo concetto, il dire, che le forme delle Consonanze si ritrouino tra quei Numeri, che sono nel Senario; ma che sia cosa antica & della natura; percioche si poteua credere, cotal cosa essere in quell'ordine di Numeri, che contiene l'essempio mostrato di sopra; si potrebbe dire anco, che chi trouò il fabricar le Naui con asse ò tauole & chiodi, non fusse stato l'Inuentore di cotal cosa, ma si bene la Natura; percioche l'Asse & i chiodi con che esse sono fabricate, erano prima in potentia nell'Arbore & nel Ferro, che nell'Arte; & dopoi sono stati ridotti da essa Arte nella forma che si uedo page 96 no. Et di più si potrebbe dire, che colui che ritrouò il fare l'Asse & li Chiodi, non fusse stato l'inuentore; percioche già il Legno & il Ferro erano in essere: & à questo modo si procederebbe in infinito, & non si trouarebbe ch'alcuno fusse stato Inuentore d'alcuna cosa, ma la Natura. Dice anco più oltra; parlando del Quadrato sudetto dimostrato nella 14. del 2. delle Dimostrationi, che
questa non è nuoua inuentione, ma che è cosa tolta di peso dal cap. 2. del. 2. Lib. de gli Harmonici di Tolomeo;& lo dice fuori d'ogni proposito, quasi burlandosi;
di questo gran Mathematico lo racconta per scherzo, quanto al proposito occorreua; per dinotare gli Interualli musicali di quei tempi;che è cosa non degna d'un tanto dotto Huomo & singolare. Però, chi uuol conoscere questo, & s'io m'attribuisco quello, che non mi peruiene, legga nel Proemio della Prima parte delle Istitutioni, & trouerà queste parole formali:
Io hò preso fatica di scriuere le presenti Istitutioni, raccogliendo diuerse cose da i buoni Antichi, & ritrouandone anch'io molte di nuouo.Et nella proposta sudetta, ritrouerà queste:
Auanti ch'io ui dimostri alcuna cosa, ue ne uoglio dimostrare una molto bella, & ingegnosa & forse (dirò cosi) anco nuoua.Onde si uede, che la mia intentione non è stata mai di uestirmi de gli altrui panni, come se miei fussero; ma di raccoglier quelle cose, che trouaua appresso i buoni Autori, & aggiungerui qualche cosa del mio; percioche è impossibile, ch'alcuno non possa ritrouar da nuouo ogni cosa; come hò più uolte detto. Il nominar poi in ogni luogo quelli, da i quali si uà raccogliendo le cose; come forse costui haurebbe uoluto; non solo leua il decoro al Scrittore; ma etiandio rende fastidio à quelli che leggono, come si proua nel leggere le scritture di molti Giureconsulti; nellequali non si uedono altro (se ben'è cosa à loro necessaria) che infinite allegationi di Leggi, di Testi, di Chiose, di Paragraphi, & di nomi infiniti di Dottori; ilche è stato cagione, che mi hà fatto lasciar cotal cosa da un canto: tanto più, perche mi hò anco seruito d'alcuni Scrittori in alcune cose, iquali hanno posto insieme i pareri di molti, che non si trouano in essere; onde io non hò uoluto porre ne i miei Scritti cosa alcuna d'importantia, che (per quanto habbia potuto fare) non habbia uoluto uederla nel fonte, & nel luogo dalquale ella è stata cauata. Ma per ritornare al Quadrato ò Helicon, dissi di dimostrar cosa molto bella & ingegnosa, & forse anco noua; percioche era sicuro, ch'alcuno haurebbe potuto dire, che fusse di Tolomeo, & che io me l'hauessi attribuito: però, se bene in questo mio Quadrato si trouasse il sudetto Helicon, non sarebbe inconueniente: Ma non è l'Helicon istesso, per essere in assai & assai cose alterato; essendoche questo contiene solamente le Forme delle prime & perfette Consonanze & del Tuono maggiore, & quello che contiene non solo le Forme delle prime & perfette; ma etiandio dell'Imperfette consonanze, con l'un & l'altro Hexachordo, col Tuono maggiore & lo minore, & li due Semituoni, com'hò dimostrato. Questo è diuiso in molte parti, secondo le ragioni dell'unità, per ordine naturale, & secondo l'ordine delle parti che si fà nella quantità continua, ilche in questo non appare cosa alcuna di queste. Laonde, si come non si troua Animale, che in molte parti; come nella figura, nella parte Vegetatiua & sensitiua, & forse anco (se uogliamo credere à Galeno) nella Discorsiua, più s'assimiglia all'Huomo, che la Simia, & per questo la Simia non è, ne si può dire Animale rationale ouer'Huomo; cosi il sudetto Helicon non sarà mai, ne si potrà mai chiamare ne dire essere il Quadrato nominato; se bene in alcune cose à questo quello s'assimigliasse; come nel contenere le Forme delle prime Consonanze perfette; ma nelle Imperfette poi, non ui si troua conformità alcuna. Conuiene anco diuersamente nella Diuisione fatta diametralmente page 97 per la linea, che passa dall'angolo superiore posto à banda sinistra, all'inferiore à banda destra; & da quella che cade dal primo angolo, che cade sopra la metà del lato opposto à banda destra; ma non conuien nell'esser diuiso ad un'istesso modo; percioche l'Helicon è diuiso nella sua figura in due parti equali dal diametro ad un modo, & il Quadrato da cotale diametro è diuiso ad un'altro. Quello è diuiso nella superficie in tre Parallelogrammi, che conuengono in lunghezza, ma in larghezza sono differenti; & questo è diuiso prima in tre maggiori Parallelogrammi, che sono tra loro equali; & dopoi quello che è di mezo è diuiso simigliantemente in due minori tra loro equali; di modo che sono Quattro in numero, de i quali i due estremi sono più larghi & simili, gli altri due mezani sono anco simili, ma più stretti de gli altri due; Quantunque tutti siano equali in lunghezza. Non è adunque una cosa istessa il Quadrato della 14. Prop. della 2. delle Dimostrationi & il mostrato di sopra, con la Figura Helicon di Tolomeo; se bene in molte cose conuengono tra loro: se però non fusse da dubitare, che la Differentia costituisca ò nò la Specie.
Che l'Ordine naturale ò natural Sito delle Consonanze non fù conosciuto da Pithagora, ne da alcun'altro de gli Antichi Filosofi.Cap. V.

Solutioni d'alcuni dubij fatti sopra quello che si è detto nel Capitolo precedente.Cap. VI.


S'è lecito il nominar due Interualli di due diuerse forme ò specie con vn solo nome commune.Cap. VII.
Ispositione del Testo d'una delle Questioni Conuiuiali di Plutarcho, intorno la forma della Diatessaron.Cap. VIII.
Si come quelli, che osseruano la proportione canonica nella Lira, dicono la Diapente consonanza generarsi dalla Ragione ò Proportione Hemiolia, & dalla Dupla la Diapason; & dicono anco, che la Diatessaron, laquale è sopra l'altre fosca, consiste nella Epitrita; cosi gli Harmonici di Dionigio ò Baccho considerarono esser tre le Consonanze; ò per dirle meglio, le Conuenienze che si fanno nel mescolare il Vino con l'Acqua; che sono, la Diapente, la Diatrion, & la Diatessaron; onde dicono & cantano in questo modo.Onde è da sapere, che considerate queste parole nella loro superficie, si potrebbe dire, che 'l Testo fusse falso; & specialmente quello, che stampò già Aldo Manutio uecchio in Venetia, che si troua in alcuni luoghi imperfetto & incorretto; percioche se la Terza mescolanza dell'Acqua col Vino era cosa da quelle persone, che nomina Plutarcho; l'altre due erano quelle, c'haueano possanza di far diuentar l'Huomo ebrio per la crapola, & questo nella mescolanza di due parti d'acqua con una di Vino; & il primo temperamento di due parti di uino con tre d'acqua inducea sonno, & generaua obliuione, dellaquale ei dice, che non si troua la maggior Mescolanza; non può essere, che la Terza mescolanza di page 107 tre con una, potesse esser fatta nella Epitrita; se noi la intendiamo per quella, che chiamiamo Sesquiterza proportione; percioche non conuiene à cotale mescolamento; poiche non fà alteratione alcuna, come fanno le altre; anzi è la più debole delle due narrate. Ilperche è da sapere, che quando Plutarcho narra l'ordine delle proportioni secondo quella setta, ch'ei chiama de Canonici, de i quali n'habbiamo ragionato nel Primo libro, nomina primieramente la prima mescolanza, Diapente, cioè; Per cinque, dal numero delle Cinque chorde, che contiene questa Consonanza nella sua modulatione; & secondariamente la chiama Hemiolia, per la sua forma, ch'è cosi nominata. Per tal modo anco chiama Diapason la seconda; come quella c'hà ragione in tutti gli Interualli che contiene, & la sua forma nomina Dupla; nominando la terza Diatessaron, che procede modulando per Quattro chorde, & la sua forma chiama Epitrita. Dopoi pone, secondo gli harmonici Dionisiaci, i nomi delle lor tre Consonanze; anzi più tosto dirò Conuenienze; delle quali la prima chiama Διὰ πέντε; la seconda Διὰ τριῶν; & la terza Διὰ τεσσάρων; non da alcun termine ò numero di chorde, che contengono come Consonanze musicali, che si adoperano nelle Cantilene, quando si procede per cinque, per tre, & per quattro chorde; ma dal numero delle Parti, ch'entrano ne i sudetti temperamenti; perche nel primo ue n'entrano Cinque; onde si dice cotal Temperamento farsi Διὰ πέντε; cioè, Per cinque: nel secondo uen' entrano Tre; onde dice, che si fà Διὰ τριῶν; Per tre: & nel Terzo uen'entrano Quattro, & si dice farsi Διὰ τεσσάρων; Per quattro. Ilperche dal Testo sudetto si conosce chiaramente, ch'essendo la prima di 3. & 2. nella proportione di numero à numero detta Η'μιόλια, che noi diciamo Sesquialtera; & quella del secondo di 2. & 1. nella Διπλασία ò Dupla; quella del Terzo di 3. & 1. senza dubio par che sia detta fuori di ragione Ε'πίτριτα; se 'l si hà da intenderla per la Sesquiterza. Ma ueramente in quest'ordine cotal parola si dè intendere secondo la mente de i Dionisiaci; non à cotal modo, ma secondo che è detta da Ε'πὶ, che dice Sopra, & da τριτὸς, cioè, dal Terzo & numero Ternario; quasi che uoglia dire, che si pone una parte di Vino, sopra tre di Acqua. Quando adunque Plutarcho parla delle Conuenientie ò Temperamenti sudetti, fatti secondo l'ordine de i Canonici; intende i termini ò nomi delle sudette consonanze, come hò dichiarato, che corrispondeno à quello ch'ei uolea dire, dal numero delle chorde, che contengono; hauendo rispetto à i termini della proportione delle chorde estreme, come si uedono nell'essempio seguente. Et non può esser'altramente, che in queΠέντε πίνειν, ἤ τρία, ἤ μὴ τέσσερα.che uuol dire:Cinque sono da beersi, ò Tre, & non Quattro.Percioche Cinque consistono nella ragione Hemiolia; poste insieme tre parti d'Acqua con due di Vino: Tre, nella Dupla, in una di Vino temperato con due d'Acqua: Quattro, in una di Vino mescolato con tre d'Acqua; & questa proportione ò ragione è Epitrita, & appartiene à Prencipi ò Giudici d'eleuato ingegno, che conuersano nel Prianeo, ouer à Sobrij Dialettici, ouer'Oratori contemplatiui nelle dispute loro. Ma la mescolanza de gli altri di due parti con una, fà diuentar l'Huomo mezo ebrio per la crapola; & lo temperamento di due parti con tre, della quale niuna è maggiormente Musica, senza dubio induce il sonno, & genera in colui che bee, domenticanza di pensieri.



Da che fusse indotto Plutarcho à dire; che 'l Ternario & l'Vnità siano i Termini della Diatessaron;quantuque non dica cosi il Testo, come habbiamo ueduto. Onde dice prima, che
Plutarcho in quel luogo, uuole più tosto esser considerato da Beone & Buon compagno, che da seuero Mathematico; & come in virtù rispondente alle consonanze musicali, & non apunto secondo le proportioni delle Quantità del numero; & in somma come cosa detta piaceuolmente à tauola, & che mostri in certo modo il medesimo effetto, & non l'istesso fatto.Quasi che non fus page 109 se lecito, che in un conuito allegro, non ui potesse esser de gli huomini dotti & sobrij che potessero parlare sobriamente del Vino, come gli piace, come si costuma al presente farsi alle mense de gran Prencipi, & anco di maggiore importanza, & non come fanno i balordi & poco sinceri: Et che anco non fusse stato lecito à Plutarcho, come sobrio, di parlare sauiamente; ma d'introdurre un'altra persona; come è quella d'Aristone, ch'era uno de conuitati; fusse stato ebrio & pieno di uino; & che à lui fusse stato lecito il dir le pazzie. Ma quel suo dir senza proposito:
In virtù rispondente alle Consonanze musicali, & non à punto secondo le proportioni delle quantità del Numero;par che uoglia inferire, che non potesse apunto hauer corrispondentia alle proportioni del numero: il perche non intendendo quello, c'habbia risolto Plutarcho in cotal Questione, hauendo prima à suo modo fatto un Commento sopra le parole d'Aristone; per conclusione, come buon Mathematico, dice dopoi; che
L'intentione di Plutarcho è, di considerare solo il maggior termine di ciascuna proportione delle tre semplici Consonanze; dal quale detrattone, per la parte del Vino una sola Vnità; uuole l'altre che rimangono siano le parti dell'Acqua.Et lo proua con questa sua ragione, dicendo:
Hora perche il termine maggiore della Sesquiterza è 4. dal quale detrattone, per la parte del Vino, l'Vnità; quello che gli auanza per la parte dell'Acqua, è 3. & però uà l'Autore in proposito della Sesquiterza comparando 1. à 3.Ma questa sua chimera non s'imaginò mai Plutarcho; essendo che la comparatione è Tripla & non Sesquiterza; però se è uera questa sua Regola; che cauandone per la parte del Vino l'Vnità dal Quaternario, maggior termine della proportione Diatessaron; ne uenga 3. il che è contra la sua dottrina; una parte d'Acqua nella Diatessaron si uerrebbono à mescolare con 3. di
![3. Diapente. 2.
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2. Diapason. 1.
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4. Diatessaron. 3.
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Puossi ancora dir cosi; delle 4. parti, 3. di acqua; & cosi si uiene à far mentione de i proprij termini della Sesquiterza: ilqual modo di comparatione usato nell'altre Consonanze, torna molto bene:Ma quanto questo sia al proposito, lo considerino i Lettori giudiciosi; percioche se dal 4. termine maggiore della forma della Diatessaron, se ne piglierà 3. per il termine minore; ne resterà 1. Questo stà bene; ma se dal 2. termine maggiore della Dupla si cauerà l'Vnità; ne uerrà Vno di acqua; & se dal 3. termine maggiore della Sesquialtera si leuarà il 2. per il termine maggiore; la cosa non tornerà bene, secondo la sua Regola; come qui si uede. Aggiunge anco nel suo Commento, che 'l
Prouerbio de gli Allegri nonNellequali parole dice due cose; l'una che la Diapason à lungo andare potrebbe portare ubbriachezza; quasi che 'l Vino temperato secondo la Diapente, come si è mostrato, non hauesse più forza di far dormire & leuare il ceruello à coloro, che troppo ne beuessero; che quello che è temperato secondo essa Diapason; percioche secondo questa, ogni bicchiere che si bee, contiene una parte di Vino & due d'acqua; & secondo quella, ogni due parti di Vino, contengono tre parti d'acqua; che tanto è dire; ch'ogni parte di uino ne contenga una & meza d'acqua. Onde non è da marauigliarsi, se 'l Disputante celebrò sommamente quello, ch'è temperamento secondo la Diapente. L'altra cosa, è ch'ei dice, che 'luolea, che 'l 4. s'impacciasse col fatto loro à modo alcuno: ilquale è uno de i fondamenti della Sesquiterza; & era l'ultima & più lontana consonanza del Vino; & cosi la Ses page 110 quiterza & Diatessaron, dal bere loro; ma non cosi diletteuole al gusto, come ricercaua la buona cera, c'hà per fine l'Allegria, & il quasi ricreamento de gli spiriti, senza pericolo dell'ubbriachezza; laquale à lungo andare di Tauola, potrebbe per auentura portarsi dalla Diapason. E però il Disputante celebrò sommamente la Diapente; considerando in essa, come ancora nella Diapason, i termini delle Forme loro sommati insieme, & della Diatessaron solo il maggiore.
Disputante celebrò questo temperamento, considerando nella Diapente, come ancora nella Diapason, i termini delle lor forme sommati insieme, & della Diatessaron solo il maggiore;onde si uede, che non hauendo egli inteso i termini del secondo Ordine, come intender si deono, & come hò dimostrato; hà confuso molte cose di modo che non tornano bene. Ma lasciamo hormai il parlare del mescolamento del Vino con l'Acqua; & ricordinsi i Musici, quelli dico, à i quali è attribuito il nome de Beuitori & amatori grandemente del Vino, quando saranno inuitati à qualche conuito, di quel bello & utile ricordo di Catone,
Vino te tempera;che dice, che dobbiamo dar opera al uiuer sobrio & temperato; temperando noi stessi al Vino, & non mescolando con esso l'Acqua; accioche beuendone troppo ingordamente; essendo tocchi da questo diuin liquore, non diuentiamo uerbosi, & d'alcuno non ci sia detto,
Pauca in conuiuio loquere:percioche il Vino si dee bere parcamente, per utilità & sanità del corpo; & non ad altro fine: essendoche; come dice la Scrittura diuina; è utile alla debolezza dello stomaco; come lo dimostra il santissimo Apostolo Paolo, scriuendo à Thimotheo ; essortandolo ad usarlo, ma poco, per cotale rispetto; & non per compiacere al Senso; come fanno hoggi di una gran parte de gli Huomini: percioche beuuto à cotesto modo, acuisse l'ingegno, allegra lo spirito, & iscaccia la malenconia: tanto più, che quando esso spirito è pieno (dirò cosi) di tristezza; uiene non solamente ad essiccare la carne, ma etiandio l'ossa. Beuasi adunque il Vino à questo fine, & usasi moderatamente, acciò si uenga nel modo che si dee usare à conseruare in noi quello, che sopr'ogn'altra cosa è desiderato in questo mondo da ogni uiuente, ch'è la Sanità; & fuggiamo infinite infirmità, ch'apporta seco il bere troppo auidamente, & senz'alcuna misura. Ilperche hauremo in memoria sempre i due sequenti Versi di Virgilio Poeta celebratissimo, che à questo proposito nel fine di un suo Epigramma dice in due uersi in questo modo.De Venere & Vino.
Vina sitim sedent, natis Venus alma creandisChe uogliono dire:
Seruiat. hos fines transiluisse nocet.
Scaccin 'la sete i Vini, & l'alma Venere
Serui nel generar feconda prole;
Che nuoce il trapassar cotesti termini.

Quarto Libro de i SOPPLIMENTI MVSICALI DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI VENETIA;
De i Generi delle Harmonie ò Cantilene, & de i lor Colori ò Specie; & prima di quelle del Diatonico. Cap. I.
Γένος ἐστὶ ποια τεττάρων φθόγγων διαίρεσις.ouer, com'altri dicono, è una certa proprietà ò diuisione ò distributione di quattro Suoni in ciaschedun Tetrachordo. Si può anco dire, che sia quello, che dimostra (dirò cosi) in uniuersale il costume della Melodia ò canto, & contiene in se Tre specie distinte; percioche sono tre sorti di Modulatione, Diatonica, Chromatica, & Enharmonica; alle quali Euclide In Introductorio musicae. aggiunge la Mista ò Commune, che nasce dalla mobilità del Moto, rispetto al Rimanente, de i Suoni mezani, come altroue hò dichiarato; & nel Cap. 16. del 2. delle Istitutioni fù dimostrato, quello ch'era ciascuna di esse. Et perche da i Suoni mutati si fanno le differentie de i Generi & delle Specie; & tali differentie chiamano i Greci χρῶαι; cioè, Colori, che sono differentie particolari de i Generi sudetti: però uoglio prima parlar di quelle cose, che cado page 112 no intorno al Genere & alla Specie, che di quelle che occorrono intorno al Systema; acciò incominciamo con miglior'ordine, & siamo più facilmente intesi. Et se bene i Colori ò Differentie ò Specie, che li uogliamo dire, rationali & conosciuti, sono (secondo 'l parere di Tolomeo) Otto solamente; cioè, Cinque Diatonici, due Chromatici, & uno Enharmonico; tuttauia non uoglio restar di porre insieme, & commemorar tutti quelli, che d'altri ancora sono stati ritrouati & considerati, & posti insieme; & saranno gli Otto seguenti Diatonici, Otto Chromatici, & Sette Enharmonici; che sono in tutto al numero di Ventitre, contenuti tra gli Estremi suoni della Diatessaron: & prima de i Diatonici, de i quali il primo è l'Antichissimo, detto Diatono ò Diatonico; ilquale fù abbracciato dall'uniuersità de Musici, come quello che credeuano che s'adoperasse nelle nostre Cantilene, fin'à tanto ch'io dimostrai esser tutto il contrario; & questo, per maggiore intelligentia, segnarò co i numeri Radicali delle sue proportioni; accio più facilmente da altri si possa conoscere. Ilche farò etiandio






Didimo Pithagorico Musico nobilissimo, fù qualche anno auanti Tolomeo, & fece in ciascun de i tre Generi d'harmonia una nuoua Distributione di chorde; & tra l'altre quella, ch'egli fece nel Diatonico, procedeua in ciascun suo Tetrachordo nella maniera, ch'è quello posto di sopra; che è del Systema il più graue, detto Hypaton. Venne dopo Tolomeo, & mutò l'ordine de i due Interualli men graui di ciascun Tetrachordo; mettendo quello di mezo al luogo men graue, & il men graue nel luogo di mezo; con dire, che al maggiore non conueniua esser iui collocato, ma si bene à quello di lui minore, & maggiore del più graue.Et più oltra dicono:
Dalche potete comprendere, qual sta la parte, c'hà Tolomeo nel Syntono; & à chi si debba di ciò dar l'honore & la palma.Più oltra fuori d'ogni proposito fanno questa interrogatione:
Per qual cagione crediamo noi, che quelli, c'hanno cerco persuaderne, che quello c'hoggi si canta è tutto Syntono, nella Specie diatonica intendendo; habbiano più tosto detto esser di Tolomeo, che di Didimo ? non facendo (per quanto si vede) applicato à questo nostro modo di comporre & cantare commodo ne incommodo maggiore questa di quella distributione.Allaquale rispondono prima con poca intelligentia; & dicono:
Quello che non haurebbe dato noia à noi & à molti altri, pregiudicaua forse à disegni de gli Autori di queste cose.Ma questo è un modo di parlare tra i denti. & quando seguono ancora più oltra, scoprono quello che gli è molto contrario, & dicono.
L'Interuallo che nella Distributione di Didimo si troua tra G. sol re ut, &(cioè, quelli che sono d'altro parere)mi. è un Ditono, & non una Terza maggiore, di quelle che la più parte credono, che si cantino hoggi; & quello che si troua tra
mi & esso G. sol re ut, è un minore Hexachordo, & non una sesta minore: la onde hauendo essi
detto prima ne i loro Scritti; che si fatti Interualli erano dissonanti; che ueramente sono; ueniuano troppo alla sco page 115 perta & in un subito à porgere occasione d'impedire i di segni loro.Et incominciando à scoprir la loro ignorantia, soggiungono:
Che essi Interualli appartiscono tali; eccoui la prima specie del Diapason, distribuita secondo l'intentione di Didimo; laquale essaminata da uoi diligentemente; trouarete esser uero quello, che si è detto. Et quantunque in quelli di Tolomeo sia occorso l'istesso; non perciò è stato cosi manifesto al Senso & giudicio de Volgari; & si è possuta all'uniuersale sin ad hora tal cosa più facilmente defraudare. Et tale è stata la cagione, che più di Tolomeo, che di Didimo habbia detto essere la prima specie Diatonica, che si canta hoggi: se già non uolessimo dire, laqual cosa non credo in modo alcuno, c'hauessero ignorato(cosa che ueramente ignorano eglino)
la differentia che si troua tra esse.Quanto però sia differente la Costitutione di Didimo da quella di Tolomeo, ciascuno che essaminarà le Costitutioni sequenti, lo potrà più manifestamente conoscere.




Che non haurebbe dato noia à molti:si alli poco intendenti della Musica: Onde non sanno dire, per qual cagione
Pregiudicaua à i disegni de gli Autori & Inuentori di questa verità.Et quando dicono, esser occorso l'istesso ne gli Interualli di Tolomeo; &
Questa cosa non essere stata cosi manifesta al senso & giudicio de Volgari; & che più facilmente à questo modo fin'hora s'habbia possuto defraudare:Da quello che si è detto & mostrato, ogn'un può conoscere, quanto sia uero; quando anche sopra il Tetrachordo di Tolomeo hanno posto questo titolo:
Diatonico Syntono di Tolomeo; ilquale secondo che piace al Zarlino, è quello che si canta hoggi; la cui opinione è confutata dall' Autore,cioè del Trattato nominato. Ma quando hauran fatto, come si dice, il conto con l'Hoste, facilmente lo potranno conoscere. Et per seguitar quello, c'habbiamo incominciato, il Settimo Tetrachordo di quest'ordine è di Tolomeo, & lo chiama Equale diatonico, & è il seguente; forse cosi chiamato, dalla


De i Colori ò Specie d'Harmonia contenute nel Genere Chromatico. Cap. II.





ch'io habbia preso per quello che si costuma hoggi, posto nel cap. 46. della 2. parte delle Istitutioni; ch'io l'habbia page 120 malamente distribuito; uolendo io in quel luogo, com'in molti altri, che 'l Sesquiottauo non sia capace d'altro Semituono che del Maggiore & del Minore del Syntono; oltra hauerlo io prima insieme con Tolomeo confutato;& è il seguente, sopra ilquale,







De i Colori ò Specie contenute sotto 'l Genere d'Harmonia detto Enharmonico. Cap. III.

Nel Chromatico haueano più efficacia gli affetti molli & effeminati, che in altro; l'uso delquale essendo assai frequentato dal Lirico Timotheo tra gli Spartani; fù cagione ch'essi, come amatori della seuera Musica, lo cacciarono da i lor confini.Et per non far torto alla lor buona natura nel dir mal d'ogn'uno, soggiungono;
Ne di ciò è punto da marauigliarsi di Timotheo; auenga che la sua patria fù un'Isola della Grecia, detta Millo; gli habitatori, dellaquale erano (per quanto ce ne dicono gli Historici) huomini lasciuissimi & effeminati: & tali (per quello s'intende) sono ancora hoggi.Onde dicono che Timotheo non fù autore del sudetto genere Chromatico. Ma che l'Isola di Millo sia ò non sia nella Grecia; percioche è nell'Arcipelago, lascio la cura à i Geographi; Et il dire anco, che i Milesij fussero & anco siano huomini effeminati; questo dicono contra i buoni costumi & anco secondo la natura loro, & non fà al caso cosa alcuna; & è più tosto in nostro che in loro fauore. Ilperche è da notar due cose; la prima, quando dicono, che
Timotheo fù Lirico, & frequentaua il Genere Chromatico;la seconda,
ch'ei non fù quello, che ritrouò cotal Genere; se 'l s'intende per quello che fù al tempo del grande Alessandro.Ma eglino allegano tre autorità, che gli sono contrarie; quantunque pari à loro, che l'habbiano in lor fauore: La prima è quella d'Aristotele nel Secondo della Metaphisica, che dice:
Se non fusse stato Timotheo, non haueremmo tante sorti di Melodie:se bene il Testo non dice Melodie, ma μελοποΐας; laqual parola altroue hò pienamente dichiarato, essendoche egli ritrouò la Melopeia del Chromatico. La seconda è, che dicono, che Suida parlando dell'istesso, dice cosi:
Timotheo figliuolo di Tersandro tramutò la Musica antica in più Molle & delicata forma; ch'è proprio la natura del Chromatico, comparato all'Antichissimo Ditonico: E' ben uero, che da gli Huomini di giudicio gli fù imputato biasimo.Suida però non dice cosi; ma si bene in questo modo.
Timotheo figliuolo di Tersandro ò di Neomiso ò di Filopolite, Milesio Lirico; ilquale aggiunse alla Lira la Decima & la Vndecima chorda, & mutò l'antica Musica in un Modo più molle; fù ne i tempi d'Euripide Tragico, ne i quali regnò etiandio Filippo di Macedonia.Et dopò alquante parole segue nell'istesso Capo d'un altro Timotheo, dicendo:
Referiscono Timotheo tibicine una fiata con l'arduo modo di Minerua intanto hauer com page 125 mosso l'animo d'Alessandro; che nell'ascoltarlo fù concitato all'arme; & che questo Timotheo con gran prestezza chiamato, andò à lui in Persia.Onde si uede, che Suida è confuso; & forse per la incorrettione del Testo; come si trouano gran parte de i Libri greci; percioche in un'istesso capo (lasciando le parole ch'intrauengono di mezo) confonde il Lirico, co 'l Tibicina; ilperche in questo se gli può dar poca fede. La terza autorità è quella di Boethio posta nel Proemio del 1. Lib. della Musica, laquale eglino allegano con queste parole:
Essendo Timotheo in Sparta, riuolgeua la Musica graue, & seuera, c'hauea da essi Spartani riceuuto, nella Chromatica, che è Molle & effeminata; l'uso dellaquale grandemente nuoceua à gli anni teneri de fanciulli, facendoli diuentar tali: per lo che fù mandato in essilio.Nondimeno le parole di Boethio sono queste tratte dal Greco ch'egli cita:
Idcirco Timotheo Milesio Spartiatas succensuisse, quod multiplicem Musicam reddens, puerorum animis, quos acceperat erudiendos, officeret; & à virtutibus modestia praepediret. Et quòd harmoniam, quam modestam susceperat, in Genus chromaticum, quod mollius est, inuertisset;che uogliono dire:
Per laqual cosa i Spartani si sdegnarono contra Timotheo Milesio; che facendo la Musica molteplice, offendeua gli animi de i Fanciulli, iquali egli hauea presi ad insegnare, & gli impediua & retraeua dalla modestia della Virtù; perche l'harmonia ch'egli hauea riceuuto modesta, hauea riuolta nel Genere chromatico, ch'è più molle.Queste sono le parole di Boethio; onde non uedo, che questa autorità, ch'allegano, dica, che Timotheo non fusse l'Inuentore del sudetto Genere; percioche se bene non dice questo apertamente; non dice anco ch'egli non fusse quello; ma più tosto si può intendere ch'ei fusse l'Inuentore, hauendo questi miei contradittori detto prima, che l'uso di questo Genere era assai frequentato dal lirico Timotheo tra Spartani: & allegano la prima autorità d'Aristotele; che se Timotheo non fusse stato, non haueremmo tante sorti di Melodie; & dicono, ch'ei riuolgeua nella Chromatica, che è molle & effeminata, la Musica graue & seuera, c'hauea (come espongono) riceuuto da Spartani. Et io dico, ch'ei hauea riceuuta & imparata dal suo Precettore & non da Spartani; onde maggiormente queste autorità fanno per la parte affirmatiua di coloro, che tengono, Timotheo essere stato quello che la ritrouò, che per la negatiua: tanto più, che non ui è cosa alcuna, che dica il contrario; anzi eglino mordendo le genti dell'isola di Millo, prendono occasione da questo, di chiamarli lasciui & effeminati; & usando una loro certa amplificatione contra Timotheo, uengono à dire contra loro stessi. Ilperche assegnando questa loro opinione esser uera, dicono:
Il Zarlino ultimamente nel cap. 32. della 2. Parte dell'Istitutioni ne fà un discorso assai lungo; nel quale dice chiaramente, che non solo Timotheo, ritrouò il Genere chromatico, ma racconta in qual maniera lo potesse trouare. Et che questo tale Timotheo non potesse à patto alcuno esser quello che ritrouò il Genere chromatico, come dice il Zarlino; segno ue ne sia manifesto che Olimpo Frigio, scolare di Marsia, fù auanti la Guerra Troiana; alquale è attribuito l'Inuentione dell'Enharmonico: ma però dopo l'uso del chromatico.Aggiungono anco,
che l'Enharmonico, secondo Aristosseno & Plutarcho fù trouato insieme con la legge detta Currule del sopranominato Olimpo:sotto laquale si comprendeua il Ratto d'Hercole intorno le mura nella guerra Troiana; come distintamente dichiara il Valgulio, sopra la Musica di Plutarcho. Ma come può essere, ch'Olimpo fusse Inuentore di cotal legge; essendo stato per tanti anni auanti la sudetta guerra? Dicono etiandio, come può essere, che quel Timotheo, che fu tante decine d'anni dopo Olimpo, hauesse prima ritrouato il Genere Chromatico? In oltre dicono;
nel Decreto che fecero i Spartani contra Timotheo si leggono in quella lingua; che gli fù fatto, queste parole. Timotheo abbandonò l'Enharmonico, riti page 126 randosi al Chromatico, come più molle & facile. Volendo adunque che 'l conto torni secondo il nostro calcolo, è di mestiero trouare un nuouo Olimpo, ò un nuouo Timotheo; à quali siano attribuite l'inuentioni di questo & di quel Genere d'harmonia; & non melodia, come dice Aristotele.Ma à questo lor parlare si può prestar poca fede; percioche in esso non si troua uerità; essendoche dicono prima, che Olimpo Frigio fù trouator dell'Enharmonio, & scolare di Marsia, & fù auanti la Guerra Troiana. Ma furono due Olimpi, come referiscono Plutarcho & Suida più chiaramente; cioè, il Vecchio & il Giouane: Questo fu di Frigia & fù Tibicine, & si trouò ne i tempi di Mida figliuolo di Gadia Re di quella Prouincia; & quello fù della Misia, & fù simigliantemente Tibicina, & discepolo & innamorato di Marsia, & Poeta celeberrimo; & l'uno & l'altro uisse auanti la Guerra di Troia. Et se ben Plutarcho, di mente d'Aristosseno dice, che Olimpo ritrouò il Genere Enharmonico; non dice però, che fusse quello di Misia, ne quello di Frigia; ma scriue semplicemente che fù Olimpo. Laonde non sarebbe gran marauiglia, che si come hauendosi dopo un primo ritrouato un secondo Olimpo, ch'essercitò la Musica; cosi à questi due lungo tempo dopoi ne sia seguito un Terzo, & anco sia stato quello, che nomina Plutarcho, secondo 'l parere d'Aristosseno, per tale Inuentore, & sia etiandio stato (com'è il douere) dopo Timotheo inuentore del Chromatico; percioche (come affirma Suida) fù quello, che Mutò l'antica Musica in un modo più molle; & morì di età di Nouantasette anni massimamente essendosi anco dopo il primo ritrouato un'altro Aristosseno discepolo d' Aristotele; ne i tempi d'Alessandro Re di Macedonia, intorno gli anni del Mondo (secondo alcuni) 4850. & il primo fù ne gli Anni 4530. nel tempo d'Archiloco Poeta; & disse che l'Anima era Numero, che mouea se stesso: Et di questo non ne parla Plutarcho, ma si bene del Giouane; ilquale dopo la morte del suo precettore Aristotele, dimostrò di esser'à lui & à Platone poco amico: come dimostra Plutarcho, quando cita il 2. Lib. delle cose Musicali di esso Aristosseno; nelquale egli accusa Platone di errore, per hauer'eletto nella sua Republica l'harmonia Doria, & rifiutato l'altre. Et quantunque ne Plutarcho, ne Suida pongano un terzo Olimpo; non è da farsi marauiglia, quando non fanno anco mentione se non d'uno Aristosseno, che fù figliuolo di Mnesia (come dice esso Suida) & si chiamaua Spintharo, nato in Italia nella Città di Taranto; & fù à i tempi d'Alessandro (come hò detto) Re de Macedoni, & uide gli ultimi della Setta pithagorica, ch'erano uditori di Philolao & di Eurito, ambedue da Taranto; come uuole Diogene Laertio nel Lib. 8. nella Vita di Pithagora. Ilperche, da quello che si è detto, poiche non u'è altro autore, che dica ò afferma, che Timotheo, qual si fusse de i due nominati, non fù quello che ritrouasse il Genere chromatico; ne anco ritrouandosi alcuno Scrittore, che dica manifestamente, chi lo trouasse da quelle autorità, che più tosto dicono, che Timotheo Milesio lo ritrouasse, che non; & non affirmando anche Plutarcho, che l'un de i due nominati Olimpi, fusse stato quello, che ritrouò l'Enharmonio; seguita la conclusione fatta da questi miei amici; che fà dimistieri di trouar un' nuouo Olimpo; poiche già Timotheo è ritrouato. Et se ben pare che 'l Decreto fatto da i Spartani contra Timotheo, addotto da loro in suo fauore; sia contra quello che si è concluso, tuttauia si può dire, che Boethio istesso, interprete di cotale Decreto, è in fauore di Timotheo Milesio. Et se non fusse, ch'alcun potrebbe dire, ch'io lo faccio per empire (come si dice) il foglio; come fanno molti, che fuori d'ogni propoposito attaccano le cose l'una con l'altra, per mostrar d'hauer ueduto molti autori, ancora che ne intendino pochi; uorrei scriuere un nuouo pensiero che page 127 mi souiene hora di cotesta cosa; habbiasi poi per uero, ò mettasi nel numero de i Paradossi, come si uoglia; & dire, questo esser uero, che Timotheo (come scriue Suida) mutò la Musica antica in un Modo più molle; come scriue Boethio; che l'Harmonia, ch'egli hauea riceuuto modesta, hauea riuolta nel Genere Chromatico: ò pur come dicono questi miei amoreuoli: ch'egli abbandonò, col testimonio d'Aristosseno, Enharmonico, ritirandosi al Chromatico, come più facile. Percioche (come mi pare) essendosi tralasciato i due più antichi, Diatonico & Chromatico, per qualche accidente, restando solamente l'uso dell'Enharmonico, ilquale era (come tutti confessano) difficile; Timotheo di nuouo, per la sua difficultà ritornò nel suo primo essere il Chromatico; con l'aggiungerui qualche cosa di nuouo: ilperche Aristotele nel sudetto luogo, non senza ragione, dice; che se non fusse stato Timotheo, non haueressimo molte Melopeie. Et ciò parmi ch'accenni Aristosseno, quando ei nel principio del Primo libro de gli Elementi harmonici, scriue in questo modo.
Τοὺς μὲν οὖν ἔμπροσθεν ἁρμονικοὺς εἶναι βού- λεσθαι μόνον, αὐτῆς γὰρ τὴς ἁρμονίας ἣπτοντο μόνον, τῶν δ'ἄλλων γενῶν οὐδεμίαν πώποτε ἕννοιαν εἶχον· σημεῖον δὲ τὰ γὰρ Διαγράμματα αὐτο͂ις τῶν ἁρμονικῶν ἔκκειται μόνον συστημάτων, Διατόνων δὲ ἤ χρωματικῶν οὐδεὶς πώποτε ἑώρακα. Καίτι τὰ διαγράμματά γε αὐτῶν ἑδηλουν τὴν πάσαν τῆς μελωδίας τάξιν, ἐν οἷς περὶ συστημάτω ὀκτοχόρδων ἁρμονικῶν μονον ἔλεγον, περὶ δὲ τῶν ἄλλων γενῶν τε καὶ σχημάτων ἐν αὐτῶ τε τῷ γένει τούτῳ, καὶ τοῖς λοιποῖς οὐδ'ἐπιχειρεῖ οὐδεὶς κατὰ μανθάνειν. ἀλλ'ἀποτεμνόμενη τῆς ὅλης μελωδίας τοῦ τρίτον μέπους ἔντι γένος, μέγεθος δὲ τὸ Διὰ πασῶν, περὶ τοῦτου πᾶσαν πεποίηνται πραγματείαν.Che dice; Quelli adunque che sono stati auanti noi, hanno fatto professione d'essere Harmonici solamente; imperoche solamente diedero opera alle Harmonie; ma non hebbero notitia de gli altri Generi; & di questo n'è segno le Descrittioni de i Systemati harmonici, che sole si trouano: perche de i Diatoni, ouer Chromatici alcuno non ne hà hauuto notitia: essendoche le Descrittioni loro manifestano l'ordine della Melodia; ne i quali Systemati ueramente di Ottochorde hanno solamente trattato delle Harmonie: ma de gli altri Generi & Figure; tanto in esso Genere, quanto ne gli altri, niuno tentò di saperne: ma hauendo solo gustato la terza, ch'è di un Genere di tutta la Melodia, con la grandezza della Diapason, misero quiui ogni lor cura. Questo dice prima Aristosseno; ne à questo contradice, quando dopo passato poco più del mezo del primo Libro; parlando de i Tre generi di Melodia, dice; che 'l Diatonico deue precedere gli altri, come primo & più antico, prescritto della Natura primo; il secondo il Chromatico; ma il Terzo & supremo dice esser l'Enharmonico: essendoche prima ei parla di quelli, che fin'à suoi giorni essercitauano il sudetto Enharmonico; & solamente di esso scrissero nella facoltà della Musica. Et per tal modo si potrebbe accommodar questa Historia, che non ui si trouarebbe alcuna contradicione. Et perche queste cose; come sono anche molt'altre; per la uarietà di quelli che scriuono, sono difficili da sapersi; però potiamo conoscere, quanto sia difficile il uoler trattare una cosa, che sia stata scritta da molti diuersamente; & di questo habbiamo l'essempio del Magno Alessandro; quando fu sospinto dalla Legge Orthia à pigliar l'arme; come dicono; che ciò fu opera di Timotheo; tra i quali Suida è uno; come si è ueduto; ma ue ne sono anco di quelli, che dicono essere stato Senofante; com'io scrissi nel Cap. 7. della 2. parte delle Istitutioni. Simigliantemente tutti quelli che hò ueduto dicono, che Pithagora placò l'animo di quel Giouanetto furioso col mezo del modo Frigio; onde commandò al Sonatore, che mutasse il Modo, & cantasse lo Spondeo; tuttauia Galeno scriue nel Quinto libro de quelli che chiamò dell'Vso delle parti; che fù Damone musico. Per laqual cosa, dopo molte parole fatte di Olimpo & di Timotheo; si in questo luogo, come anco nel Cap. 9. della 2. Parte sudetta; potremo dire; che in questa materia non si può affirmar, page 128 ne negare, se non quello che si può dimostrar con qualche ragione, & con qualche autorità d'Autori approbati: onde la conclusione fù, & è in questo modo: Poniamo che Timotheo Inuentore del Genere chromatico non sia stato quello, che sospinse Alessandro à pigliar l'arme; come dicono molti; seguendo l'opinione di Suida; ma si bene un'altro più antico di lui; imperoche questo, com'ei dice, fù ueramente Sonator di piffaro; & lo chiamò à se Alessandro; & fù più antico di quello che fù Sonator di Lira, ò di Cetera; ciò non farà mai, che non s'appiglino al falso; essendoche tanto l'uno quanto l'altro si trouò in un'istesso tempo. Ma di questo si ueda anco il Cap. 7. della seconda parte dell'Istitutioni, & ueniamo hormai à dire del Secondo Colore, ò Tetrachordo del Genere Enharmonico; ilquale è quello d'Archita; come manifesta Tolomeo nel Cap. 13. del Primo libro de gli Harmonici; la cui forma è quella, che si uede qui appresso.






Quello c'habbia indotto alcuni credere, che la Specie che si canta hoggi, non sia la Naturale ò Syntona diatonica; ma più tosto quella, che si adopera ne gli Istrumenti arteficiali, & specialmente in quella da Tasti. Cap. IIII.
che La Specie d'harmonia, che noi usiamo cantare al presente, non sia la Naturale ò Syntona diatonica di Tolomeo; ma quella che si usa ne gli Istrumenti arteficiali temperati, massimamente ne gli Organi, Grauecembali & altri simili,Prencipi ueramente de gli altri Istrumenti. Et credo che ciò sia auenuto à loro, perche hauendo conosciuto col mezo della Esperienza, & da quello c'hò detto nel Cap. 45. della Seconda parte delle Istitutioni; tutte le fiate ch'al suono di cotali Istrumenti s'aggiungono le Voci, da tale congiungimento nascer buono & dolce effetto, & udirsi diletteuole & soaue concento; hanno uoluto anco credere & tener per fermo, che scompagnate le Voci de i Suoni di cotali Istrumenti; non cantiamo, ne usiamo nelle Cantilene uocali altri interualli, che ne i detti Istrumenti si trouano temperati: essendoche uniuersalmente si teneua; prima che con molte ragioni & dimostrationi hauessi scoperto & fatto palese, che ciò non era per alcun modo possibile, ne potea à patto alcuno stare, che la Specie che si canta hoggi & anco si suona in alcuna sorte d'Istrumenti fusse la Diatona diatonica antichissima, come teneuano i Musici; ma si bene la Naturale ò Syntona di Tolomeo, di modo che molti prima non sapendo che partito pigliar douessero; all'ultimo in tal modo è ita la cosa, che non ui è hora alcun di sano intelletto, che non creda & tenga per fermo, che non si canti più, ne soni la sudetta Diatona. Ilperche alcuni hauendo inteso questo nuouo Paradosso, si diedero à studiare per il diritto le cose della Musica; & incominciarono ad entrare à poco à poco nella diritta strada; & affirmare, con quelle ragioni, che pareuano à loro esser sufficienti; cotal cosa esser uera; & tanto più si persuasero questo esser cosi in fatto, quanto furono confirmati da quello che scriue quel Gentil'huomo di gentile spirito & letterato nel suo Discor so, ch'altroue hò nominato; 3. Lib. cap. 3. ilqual Discorso accommodarono & tirarono al loro proposito; come si legge nel Trattato messo fuori sotto 'l nome del nominato mio Discepolo; le cui parole stanno in questo modo.
Trouo per la lunga osseruatione, che le Voci naturali, & gli Istrumenti fatti dall'Arte, non suonano, ne cantano realmente in questa moderna Musica prattica alcuna specie delle Diatoniche antiche nella semplicità loro; ma si bene tre insieme diuersamente mescolate usano hoggi inauertentemente i Prattici, & sono queste: L'Incitato d'Aristosseno, il Diatono diatonico antichissimo, & il Syntono di Tolomeo. Fra gli Istrumenti di chorde tengo che la Viola d'arco, il Liuto, & la Lira con i tasti, suonino il Diatonico incitato di Aristosseno; & muouemi à creder questo, il uedere & udire in essi l'ugualità de Tuoni, ugualmente in pari Semituoni diuisi; & in tal maniera fù distribuito il detto Incitato d'Aristosseno. L'Organo poi, il Grauecembalo & la moderna Harpa, quanto al nouo accrescimento delle chorde, & non circal'istrumento nel primo suo essere, ch'antichissimo tengo; si discostano in questa cosa da quelli; come per essempio; nella diuisione de i Tuoni; per hauergli questi in Semituoni disuguali separati. Gli strumenti da fiato, come Flauti diritti & trauersi, Cornetti & altri simili, hanno; mediante la distributione de fori loro; aiutati appresso dalla buona maniera del discreto & perito Sonatore di essi, facoltà d'accostarsi à questi & à quelli, secondo 'l bisogno & uoler loro; & cosi parimente alle Voci; quando però elle non uolessero contra la lor natura piegarsi, & à loro cedere. Circa poi il Comporre & cantar d'hoggi, mi persuado; per quello ui hò detto; & al presente sono per dirui; che si mescoli il Diatonico diatono col Syntono di Tolomeo. Et le cagioni che mi muouono à creder ciò, sono queste. Certa cosa è, che se 'l si cantasse il Syntono semplice, che i Tuoni & i minori Semituoni; si come in tale Specie ui hò prouato essere la Natura loro; sarebbono inequali & di diuerse grandezze; mediante la qual disaguaglianza, si cantarebbono (per finirla) molte sorti di Quinte, Quarte, Terze & Seste.Et poco dopo questo, soggiunge page 132 le seguenti parole:
Dellequali cose non si troua per ancora (ch'io sappia) esserne state auertite alcune da Maestri di quest'Arte; ma ne anco è alcuno, che nel cantar queste più Arie insieme; che hormai sono Centocinquant'anni, ch'elle s'introdussero; habbia mai udito & oda tal confusa diuersità d'Interualli: perche in uero non u'interuennero mai; ne hoggi u'interuengono.Ilperche si conosce, che costoro da questo argomento restarono persuasi nel primo incontro & nella loro opinione; ilquale argomento s'hauessero ben considerato, haurebbono trouato, che doue dicono;
che si ode una confusa diuersità d'Interualli,tal cosa esser proceduta & procedere, dal non hauere inteso la cosa, come si deue: percioche se cotali cose, d'alcun Maestro di quest'Arte, ne d'alcun'altro, non sono mai state auertite; questo è accaduto, perche mai non caderono sotto 'l Senso; onde niuno mai l'hà udite, ne hora meno si odono; ne mai s'udiranno per l'auenire, tra quelli c'hanno buona intelligentia della Musica: essendoche (com'è uero quello che dicono) mai non interuenne, ne meno hoggi interuengono, ne interueniranno per alcun tempo cose tanto horribili da udire & tanto lontane dal uero. Et se ui fusse alcuna confusione come affermano, si potrebbe dire, ch'eglino sarebbono stati quelli, che ue l'hauessero posta: Et che maggior confusione si può udire in questa Scientia, che quando il Musico & il Cantore non sanno, ne conoscono quel che si facciano? essendoche quando si cantassero tre Specie diuerse insieme mescolate; sarebbe, non dirò difficile, ma impossibile, che 'l Musico ò Compositore, & il Cantore sapesse quello, che facesse; quantunque l'uno & l'altro fusse sapiente & molto bene essercitato nella sua Arte. Inquanto poi dicono, ch'io tengo & credo la tal cosa & la tale, & altri modi simili di parlare; questo ual poco; anzi nulla in una Scientia, com'è la Musica senza dimostrarlo; percioche il uedere & l'udire una cosa senza farne la proua essatta per hauer la certezza di cotal cosa; come hò detto altre uolte; nulla ò poco rileua; tanto più, che l'equalità de Semituoni, che dicono essere nella Viola d'arco, nel Liuto & nella Lira co i tasti; & anco nel Diatonico incitato d'Aristosseno; come dimostrerò al suo luogo; non può esser uera; senza hauerne fatto cotal proua; ne anco il discostarsi ò l'auicinarsi (termini che usano spesso) l'una cosa ad un'altra; dimostra che questa & quella siano una istessa; se ben s'assimigliano; ma sempre saranno due cose differenti. Et di più, gli Istrumenti da fiato nominati; per hauer, mediante la loro distributione de i fori, facoltà d'accostarsi à qual si uoglia delle due sorti d'Istrumenti nominati & cosi alle Voci; quando saranno aiutati dalla buona mano & dalla discretione & peritia del buon Sonatore di qual si uoglia Istrumento da fiato, secondo il bisogno & il suo uolere; non farà mai, che sia leuata la confusione, ma più tosto di nuouo riposta. Ne è buono argomento, ne buona proua, il dire di persuadersi, che nel cantare & comporre moderno si mescoli il Diatono col Syntono; & credere una cosa, senza il dimostrarla; & il dire, che se questo si cantasse solo, si udirebbe molte sorti di Quinte, Quarte, Terze, Seste & Ottaue, è ragione non solamente molto debole & di poco ualore; ma non è anco uera, come uederemo. Questa adunque è stata la prima cosa, c'hà mosso i sudetti à credere, che non si canti & suoni la Specie Naturale ò Syntona di Tolomeo. La seconda è; perche quello che si canta hoggi per modo alcuno (come hanno potuto conoscere principalmente da i miei Scritti) non può esser realmente l'Antichissimo diatono; per esser dissonante nel Ditono & nel Semiditono, & molto differente da esso ne gli altri interualli; ilche è tanto manifesto, che non accade farne alcuna replica. Dicono però che 'l Diatono d'hoggi; cioè, quello ch'intendono che si canti al presente; conuiene co 'l Syn page 133 tono in alcune cose; onde ripigliando una parte del sudetto Discorso fatto da quel Gentil'huomo; seguono, dicendo:
Primieramente l'Imperfette consonanze di questo (lasciando per hora di considerar le Dissonanze) crederò non errare à dire; che elle caschino quasi che sotto le proportioni di quello; ma non già son di parere, che elle si congiunghino insieme de parti à esso simili; come per essempio: Tengo che la Terza maggiore sia contenuta da una proportione irrationale, assai uicina alla Sesquiquarta; ma non già che i suoi lati (per cosi dirgli) siano il Tuono Sesquiottauo & lo Sesquinono; ma si bene due parti uguali di detta Terza, talequale ella è diuisa al modo de Tetrachordi d'Aristosseno, ma non cosi essattamente. La Terza minore poi crederò, ch'ella sia composta d'un Tuono dell'istessa misura di quelli della maggiore, & d'un'altro Interuallo alquanto più grande della Sesquindecima, & in tal maniera & di si fatte parti composti insieme uerranno tutti gli altri Interualli; &, dall'Ottaua in poi, tengo che qual si uoglia altro non sia in modo alcuno contenuto dalle proportioni assegnate loro; intendendo nella maniera che ueramente si cantano hoggi communemente.Cosi dicono; & non starò hora à dimostrare quanto s'ingannano in questa sua proposta in molte cose; ma dirò solamente, che questa è la prima conuenientia, c'hà questo loro Diatonico, c'hoggi s'adopera ne i canti col Syntono di Tolomeo, lasciando l'altre da un canto, che per esser fondati sopra fondamenti falsi, sono di poco ualore; non s'accorgendo però, che la cosa stà altramente, & al mio & non al loro modo; & che la diuisione de i Tetrachordi fatta al modo d'Aristosseno, uà ad un'altra maniera di quello ch'intendono, & che anco la Distributione che fanno, & togliono per il Mezo di dimostrare questo loro pensiero esser uero, non è la sua, ma la mia; come al suo luogo sarà manifesto. Et per confermare questa loro inconuenientia, soggiungono queste parole:
Di maniera che per le perfette consonantie nel modo che si cantano hoggi, uengono accostarsi al Diatono diatonico; & le imperfette al Syntono di Tolomeo; ma sempre d'una istessa misura & ugualità de Tuoni:Quasi che 'l Syntono non contenesse quelle istesse Consonanze perfette nelle lor uere forme, di quello che fà il Diatono; lasciando anco di dir della equalità de i Tuoni tante fiate replicata, detta fuori d'ogni uerità. Alla fine dicono, che
Qual si uoglia Interuallo dall'Ottaua in fuori, non cade, cantato nella maniera che si costuma hoggi, sotto la proportione & misura di quella, ne di questa specie:onde uengono à concludere, che non si canta altra Specie, che quella c'hanno mostrato nella Distributione de gli Interualli, contenuti nella Diapason F. & f. della Quarta Specie; come uederemo: Laqual conclusione si sforzano prouar con la sudetta Distributione; & di nuouo stabilire cotale opinione loro strana; quando dicono, che
Credono che si cantino hoggi gli Interualli consonanti da i più eccellenti Cantori di purgato Vdito, che si trouino dentro le uere proporitoni loro.Et ciò dicono ueramente bene; percioche in fatto è cosi: ma non intendendo quello che dicono; come instabili soggiungono quello, che discorda da quello c'hanno detto in molti luoghi; cioè, che
Gli arteficiali istrumenti si suonano, chi più & chi meno da esse lontane:& si sforzano anco molto di uoler far credere & toccar con mano, che si canta hoggi circa la perfettione de gli Interualli, non meno imperfettamente (come dicono) di quello che si suoni: Perche uogliono che
Di necessità, qual si uoglia Quarta uenga sempre, nell'esser cantata secondo l'uso di questa nostra Prattica moderna, superflua; & diminuta la Quinta.Finalmente concludono questa loro opinione, come dimostrata, esser uera contra quello c'hanno detto di sopra con queste parole:
Ne segue adunque necessariamente, contra il commun parere; che le Quinte si cantino hoggi diminute, & superflue le Quarte, dal lor uero essere: Per lo che, si uiene, dall'Ottaua in poi, à cantar qual si uoglia Interuallo fuori della uera page 134 sua proportione; & consequentemente dissimile da quelli, che sono contenuti nel Senario & dal Syntono; quantunque l'Vniuersale gli approui per perfetti, & se ne satisfaccia intieramente; per non hauere udito i ueri; & toltoti da qual sia speranza di poterli migliorare.Ma non può stare insieme il Perfetto & lo Diminuito: ilperche quanto costoro s'ingannino, & quanto s'ingannarebbe ogn'uno che tenesse cotale opinione per uera, lo uedremo; se ben li potrebbe parere, che costoro hauessero ogni ragione, quando dicono con molta arroganza contra loro stessi:
Hora da questo solo abuso considerate l'Imperfettione della Musica de nostri tempi, & di quanto l'Vniuersale s'inganni, & quanto malageuolmente possa la uerità delle cose conoscere; & quanta poca cognitione habbia della uera Musica, non hauendosi fin'hoggi conosciuto, ne anco la grandezza, non che la qualità & natura de gli Interualli cantabili & udibili; che sono i semplici suoi Elementi & Principij:Ilche dicono, ò come ignoranti delle cose, ò come ingrati delle fatiche di quelli, che s'hanno affaticato per illustrar questa Scientia, cercando eglino di porla un'altra fiata al buio: ma dubito, che ui concorra l'una & l'altra di queste due cose; percioche le molte contrarietà, che si trouano ne i loro Scritti, hora affermando, hora negando una cosa, ilche dimostra instabilità; col trattare cosi bene, come fanno, le cose Mathematiche; ilche nasce dalla Ignorantia; Il uoler diminuire & fuor l'altrui honore, nasce da Malignità inescusabile. Si potrebbe ueramente dire, ch'alcuno in tutto & per tutto fusse fuori di sè, quando credesse, che sin'hora si hauesse hauuto tanto poca cognitione delle cose della Musica; come dicono; & che da altri che da loro non si hauesse potuto hauer la perfettione di questa Scientia; della quale ne fanno gran professione: percioche da quello c'habbiamo in parte dimostrato, & da quello che si dimostrerà; si potrà conoscer essere il contrario; & quanto possino esser buon mezo nell'acquistar cotal cosa. Ma il Tempo padre della Verità, scopre il tutto; ilperche credo anco, che molti di loro fin'hora se ne siano chiariti; & conoscano questa loro opinione esser uana & sciocca; & che 'l mio credere, che si canti la sudetta Specie naturale ò Syntona & non altra, non sia errore; come non credendo eglino, che l'Imperfette consonanze (come hò già scoperto) usate da i Moderni ne i lor Contrapunti; siano quelle, c'habbiano le Forme loro naturali delle Proportioni contenute nella sudetta Specie; che sono rinchiuse tra le parti del Senario; & non quelle del Diatono diatonico; se bene non hanno mai negato alcuno de i miei Principij; anzi più tosto confirmato. Ma da quello c'hò scritto nel Primo capo di questo Libro; dicono due cose: prima, che dalla nouità della cosa mi lasciai indurre; & dopoi, à credere & dire, che cosi fusse il uero, che si cantasse la sudetta Specie. Dicono,
C'hò cercato di dimostrare al Senso & all'Intelletto con diuerse ragioni, che le sudette Consonanze non siano in modo alcuno quelle del Diatonico;& dicono bene: percioche hò dimostrato ueramente, & non persuaso cosi esser à questi due Giudici principali della Scientia, che nominano, in tutte le cose, ch'intorno à i Suoni possono occorrere; i quali, essendo concordi, mi dauano segno euidentissimo, che non ui potea esser'errore; onde come potea far di non mi lasciar persuadere una tanta Verità? & conoscendo ciò esser uero col mezo di molte dimostrationi, come non lo potea credere, & dirlo apertamente; poiche lo sapea? Hò creduto ueramente à questo modo, & à questo modo credo, & crederò per l'auenire; essendoche non è semplicemente credere; ma sapere col mezo della Dimostratione: ilqual modo nelle Scientie, senza la Dimostratione; come auiene spesso, non è sapere: onde resta l'errore essere il suo, se credono, come dicono, & di tutti quelli che credono con esso loro; & non il mio: quando si lasciano persuadere ad una loro sciocca & falsa page 135 ragione, dicendo; che
Dal Syntono di Tolomeo si hanno le Terze & le Seste consonanti, & che queste, che cantiamo, sono altresi consonanti.; adunque sono l'istesse di Tolomeo: Ma quelle che cantiamo sono contenute sotto quelle forme, che si trouano temperate ne gli Istrumenti da tasti, adunque non sono quelle di Tolomeo.Laonde hauendosi lasciato persuadere à cotal ragione; si hanno lasciato indurre à credere quello, che non è uero: percioche non hanno conosciuto da quello ch'io scriuo nel Cap. 6. del 1. Lib. la fallacia della consequenza; che proceder nell'argomentare da un Genere ò Specie ad un'altra; & dal Naturale all'Arteficiale, non ual cosa alcuna; essendoche se l'hauessero conosciuto, haurebbono inteso, che la Conclusione del loro Sillogismo era falsa: & forse che si haurebbono abiurati di cotale opinione dal uero molto lontana: ilche si uedrà esser cosi à i suoi luoghi. Ma prima che passiamo più oltra, mostraremo i mezi, co i quali hanno uoluto dimostrar, questa loro opinione cosi strana esser uera.
In quante maniere si siano sforzati di prouare, che la Specie che si canta & sona hoggi, non sia la Naturale diatonica ò Syntona di Tolomeo; & prima del Primo modo. Cap. V.
Voler far uedere, che in essa congiuntione ò Specie, si troua maggior numero d'Interualli, di quello che si troua nella Specie che cantiamo.Il secondo fanno col mezo delle Proportioni, co i Numeri, sottrahendo la forma ò proportione, che ritrouano in un minore, da quella d'un' altro che sia maggiore. Ma nel Terzo si sforzano di mostrar con la Temperatura dell'Istrumento da Tasti, la quale hò nominato di sopra: mandata in luce dal mio Discepolo, come da suo Inuentore. Quanto al Primo mezo, si sforzano di dimostrar questa loro chimera; & di prouar esser uero quello, che tengono, con alcune loro sciocche dimostrationi; percioche fanno professione di far sensatamente uedere in fronte; che à quelle dell'altre Specie diatoniche si riduca quella, nella quale i moderni Contrapuntisti compongono, & i Cantori cantano le lor Cantilene; & pigliano per lor fondamento i Sedeci Interualli sequenti per ordine, che si trouano collocati tra le chorde del sudetto Systema ò Costitutione arteficiale; contenuti ne i lor minimi & radicali termini; che in se contengono le due nominate Diapason poste insieme; & non sono maggiori di essa Diapason; tra i quali pongono prima d'ogn'altro il Comma seguendo gli altri di mano in mano; & sono quelli del seguente essempio: page 136

Vogliono prouare con questi Principij. che questa Specie non è quella di Tolomeo, detta Naturale ò Syntona; & che questa consta di maggior numero d'Interualli diuersi, de i proposti:percioche fondano ogni loro ragione sopra quelli Interualli, che nascono nel sudetto Systema, tra le chorde del Tetrachordo Synemennon, & quelle del Diezeugmenon; ouer delle due sudette specie della Diapason insieme congiunte: imperoche considerano tra esse chorde molti altri Interualli differenti di forma, da i Sedeci mostrati, come uederemo al suo luogo; i quali non fanno al proposito; per non essere di cotal Specie; quantunque nascono per accidente nel suo Systema arteficiale, per la sudetta unione. Per prouare adunque cotesta loro Chimera usano alcune loro Dimostrationi, fondate sopra le due sudette Diapason, diuise secondo la natura del Syntono ne i suoi Interualli; la prima delle quali, è la seguente; che contiene le chorde del




Nascendo la Quinta dalla Terza maggiore & dalla minore, si può insieme col Zarlino argomentare, che elle non siano altramente tali; ma di proportione & genere diuerso;aggiungendo nel margine de i loro Scritti; come questo fusse errore; queste parole:
Zarlino alla Prop. 30. del Secondo Ragionamento delle sue Dimostrationi.Io uorrei uolontieri saper da loro, doue nasca questo errore; ò dall'essempio che adducono, ò da quello che si troua scritto nella sudetta mia Proposta. Se uogliono che cotale errore nasca dalla Proposta, questo non può stare; percioche è uera & dimostrata per tale; & è in questo caso propriamente come la Legge, che manifesta solamente il Delitto, & condanna il Reo: onde, si come essa Legge, & il Legislatore non pecca, ne commette alcuno errore, manifestando il Delitto, & condannando il Reo; cosi tal Proposta non può etiandio ne lei, ne io, ch'io l'hò proposta, commettere alcuno errore; essendo ella uera, ne hauendo in se diffetto alcuno; quando manifesta cotal difetto. La Proposta 30. dimostra, che la Diapente contiene due Tuoni maggiori, un minor & un maggior Semituono; com'è uero; & essi dicono, che le Quinte sudette contengono una Quarta & un Tuono minore; adunque non sono (dicono) Quinte. Stà bene; ma uorranno forse dire; adunque è errore del Zarlino, che tiene che cosi sia? Et se cosi uolessero dire, questa loro conclusione non concluderebbe bene, percioche sò troppo bene, intendendola, come essi la pigliano, che non sono Quinte; & non si può negare, che siano tanto minori, quanto importa un de nostri Comma. Ne il Prattico ueramente erra, perche le pone in atto per Quinte consonanti, nell'Istrumento naturale; nelquale ogni giorno le ode tali; ò perche le riceua per tali nell'Istrumento arteficiale temperato: ne meno erra il Theorico; come pazzamente tengono costoro; percioche le piglia per quel uerso, che si deono pigliare, cioè nella lor forma uera, & non fuori di essa; percioche sà troppo bene, che la Specie naturale & Syntona non contiene in se cotali monstri. Errarebbe però ogn'uno, che le ponesse in atto, come essi le pongono, & considerano; & page 139 uolesse dedur le sue conclusioni da un Genere ò Specie ad un'altro; ò da un particolare ad uno uniuersale; come questi fanno; i quali sempre ò almeno per la maggior parte, ò malignamente ò ignorantemente che lo facciano, concludono in questo & in ogn'altro loro essempio dall'Arteficiale al Naturale; il ch'è fuori di proposito: percioche l'essempio che adducono delle Quinte & d'altri Interualli mostrati di sopra, cauano dal Systema arteficiale & non dal Naturale ò dall'Arteficiale temperato; & concludono, che essendo cotali Quinte nell'Arteficiale dissonanti; ne possendosi porre in uso consonanti; che non possono anco nel Naturale ouer nell'Arteficiale temperato esser consonanti, & s'ingannano. Dicono però bene, quando saranno contenute dalle forme, con le quali sono proposte da loro: ma quando saranno collocate nelle uere forme & naturali; come si debbono intendere; & come le intende la Natura; allora la cosa andrà in un' altro modo. Il Naturale però non è sottoposto ad alcun'ordine Arteficiale; ma si bene per il contrario: percioche l'Artefice, per quello che si è discorso nel Cap. 4. del Primo Libro, uà imitando la Natura, quanto puote; ma la Natura mai non imita l'Arte in cosa ueruna. Questa, nel temperare gli Istrumenti si sforza di leuar ogni difficoltà; acciò si possa in cotali Istrumenti co i Suoni imitar quella, nelle Voci; & fà più che puote, acciò ch'ogni positione, ò graue ò acuta ch'ella sia; facilmente habbia la sua corrispondente nella parte opposita, in qual si uoglia proportione; & quella può formare ogni Interuallo, grande ò picciolo; per esser ella al tutto libera; ilche non auiene all'Artefice, se ben fà ogni proua, per imitare essa Natura con la sua Arte. Questo non hanno conosciuto questi Aristarchi; onde sempre c'hanno uoluto parlar di simili fatti; poche conclusioni hanno fatto, che siano uere. Anzi uoglio dire; che non sapendo eglino distinguere queste due cose l'una dall'altta; uogliono che la Natura sia soggetta all'Arte; come si conosce dalle loro conclusioni & dimostrationi; se dimostrationi si possono chiamare. Et se uolessero dire, ch'è impossibile, uolendo far che cotali Quinte siano Consonanti; che non segua questo inconueniente; che l'uno de Tuoni maggiori, ch'entra nella compositione delle sudette Quinte, non seguiti l'altro; & che cosi sarebbe questa Specie non pura Syntona; ma d'un'altra Specie; si potrebbe dire, che se bene l'un de i Tuoni maggiori succedesse all'altro, per cagione d'empire (dirò cosi) la Quinta di modo ch'ella consti di tutte le sue parti, & ne gli estremi habbia la sua uera forma; non per questo si potrebbe dire, che la Specie non fusse semplice Syntona: percioche cotale Quinta sarà composta de i proprij Elementi; essendoche in essa si trouaranno due Tuoni, il maggiore & lo minore, col maggior Semituono; proprii & naturali Elementi, de i quali si compone la Specie: perche se bene in qual si uoglia Consonanza composta de i detti Elementi nel Systema massimo; come sarebbe dire del Syntono, composto de i suoi Tetrachordi naturali, dirò cosi, non si ritrouasse, che 'l Tuono maggiore hauesse luogo dopo un'altro maggiore, nella sua compositione; acciò non fusse ne i suoi estremi dissonante; non si potrebbe però dire, che bisognando in cotal'ordine un tale Interuallo; che tale Consonanza non fusse naturale di tal specie: Et tanto più, quanto ciò procedesse da gli Istrumenti naturali; poiche alla Natura è concesso di modulare quelli Interualli, che tornano al proposito, nel formar le consonanze ne i loro estremi. Replicheranno forse; & diranno; se due Tuoni maggiori si porranno in atto l'un dopo l'altro ne nascerà una Terza, che contenerà due Tuoni maggiori equali; cioè, un Ditono dissonante ne i suoi estremi; ilquale non è della Specie Syntona, ma della Diatona; adunque il Syntono non si adopera semplice. Rispondo, che allegare un'incon page 140 ueniente, per dir cosi, non è sciogliere un dubio. E' uero che nascerrebbe cotal Ditono; considerando la sua Compositione; ma questo Ditono non si porrebbe, ne si udirebbe mai, nel formar le Consonanze, che contiene il Syntono; per esser dissonante: percioche non si può dire, che dal congiungimento di due Tuoni, che formano un Ditono, à questo modo la Specie sia uariata, & non sia semplice; per hauer formato co i suoi interualli un'Indiuiduo, che non è contenuto nella sua Specie: come anco non si può dir nella generation d'un Mullo, che nasce d'una Caualla & d'un'Asino, che le Specie di questi due animali, l'una separata dall'altra, non sia l'una semplicemente Cauallina & l'altra Asinina; per hauer nella loro commistione generato una Terza specie, ch'è quella del Mullo; essendoche se ciò fusse uero, ne seguitarebbe questo istesso inconueniente in molti altri Interualli simili; che sono quelli de i Semituoni mostrati più oltra nel Cap. 11. che quantunque nascono della specie Syntona, per congiungimento de i suoi Interualli; tuttauia non sono tutti della Specie, se non un solo; come si è in più luoghi dimostrato. Ma questo interuallo del Ditono composto di due Tuoni maggiori non si trouarà già mai ne gli Affronti del graue & dell'acuto ne i Contrapunti; ma si bene nel cantare: & si trouerà anco il Ditono considerato composto d'un Tuono maggiore, & d'un minore; contenuto ne gli estremi dalla proportione Sesquiquarta.
Seconda ragione ch'usano questi Speculatiui Moderni, in uoler prouare il loro capriccio. Cap. VI.

![Systema massimo arteficiale composto secondo l'ordine della Specie Naturale ò
Systema diatonica; contenuto tra Dicisette chorde, segnate con le
loro proportioni di Numero à Numero.
Numero & or
dine delle
chorde.
Nomi loro anti
chi.
Nomi loro moder
ni.
Forme semplici de
gli Interualli.
Nomi de gli
Interualli.
Proportioni
di quest'or
dine.
ACVTO
17. ——— Netehyperboleon. aa. la. ——— 216.
10. 9. Tuo. minore.
16. ——— Paranetehyperbol. g. sol. ——— 240.
9. 8. Tuo. maggiore.
15. ——— Tritehyperboleon. f. fa. ——— 270.
16. 15. Semit. maggiore.
14. ——— Netediezeugmenon. e. la. mi. ——— 288.
10. 9. Tuono minore.
13. ——— d. sol. re. ——— 320.
81. 80. Comma.
12. ——— Netesynemennon. [[mus.denh]]. la. ——— 324.
10. 9. Tono minore.
11. ——— Netedie. et Paranetesy. c. sol fa. ut. ——— 360.
16. 15. Semit. maggiore.
10. ——— Paramese. . mi. ——— 384.
135. 128. Semituono.
9. ——— Tritesynemennon. b. fa. ——— 405.
16. 15. Semituono magg.
8. ——— Mese. A. la. mi. re. ——— 432.
10. 9. Tuono minore.
7. ——— Lychanos meson. G. sol. . ——— 480.
9. 8. Tuono maggiore.
6. ——— Parhypate meson. F fa. ut. ——— 540.
16. 15. Semit. maggiore.
5. ——— Hypate meson. E. la. mi. ——— 576.
10. 9. Tuono minore.
4. ——— Lychanos hypaton. D. sol. re. ——— 640.
9. 8. Tuono maggiore.
3. ——— Parhypate hypaton. C fa. ut. ——— 720.
16. 15. Semit. maggiore.
2. ——— Hypate hypaton. . mi. ——— 768.
9. 8. Tuono maggiore.
1. ——— Proslambanomenos. A. re. ——— 864.
GRAVE.](../../zarsop/ill/406_1.gif)
![DIAPASON.
Diapason diminuta.
Hepta. minore diminuto.
Hexachordo minore diminuto.
Diapente diminuta.
Semitono diminuto.
Hexachordo maggiore superfluo.
Diapente diminuta.
Diatessar superflua.
Semiditono superfluo.
Semituono.
Ditono superfluo.
Comma.
D. 640. 4.
E. 576. 5.
F. 540. 6.
G. 480. 7.
a. 342. 8.
b. 605. 9.
. 384. 10.
c. 360. 11.
[[mus.denh]]. 324. 12.
d. 320 13.](../../zarsop/ill/406_2.gif)
Terza ragione di quelli, che non uogliono che si adoperi la Specie Naturale ò Syntona. Cap. VII.
Dite page 144 di gratia à coloro che uogliono, ch'ella sia quella Specie;parlando della Syntona; che si canta hoggi;
che ui diuidino in qual si uoglia maniera la Terzadecima maggiore, contenuta (secondo 'l Syntono) da questi numeri. 10. & 3. In tre Sesquialtere; come essi dicono, ch'ella contiene.Et questo è di prima uista falso; percioche niun di sano intelletto si troua, che dica, che la Terzadecima sudetta contenuta da questi numeri. 10. & 3. contenga tre Diapente, ò si possa diuidere in tre Sesquialtere.

Ditegli ancora, secondo l'essempio che segue appresso che ui diuidano in tre Sesquiterze la Dupla Superbipartiente quinta, forma della Decima minore; & dimandategli appresso di questo, quanto questo Interuallo sia da quello superato.Si sà, che gli estremi della Decima minore sono contenuti tra 12. & 5. però niuno, che sia mediocremente erudito nelle cose mathematiche, & nella Musica speculatiua, confesserà, ch'una Dupla Superbipartiente quinta, si possa diuidere in tre Diatessaron ò Sesquiterze di punto; ne una Tri

Quarto modo, nelquale hora sottrahendo, & hora sommando insieme le proportioni de gli Interualli contenuti nel Systema massimo arteficiale del Naturale & Syntono diatonico; si sforzano prouare l'opinione loro esser uera. Cap. VIII.

La quantità del Comma, per esser cosi minima, tolta ò aggtunta à qual si voglia Interuallo, non habbia facoltà di rimouerlo dalla natura del proprio essere;ilche non credono (come dicono) in modo alcuno;
volendo particolarmente(come dicono)
M. Gioseffo Zarlino, che la metà habbia facoltà, aggiunta ò tolta da qual si voglia Interuallo consonante, di farlo dissonante.Et dicono il vero, ch'io lo dico, & è cosi in fatto; ma soggiungono;
Quantunque egli dopoi soggiunga;(& credono che ciò habbia detto per ischerzo)
che si habbia à lasciar da parte la consideratione della differentia de Tuoni maggiori & minori; laqual tolta via, ne porta seco quella delle varie specie de Semituoni; & cosi al Diatonico, che si canta hoggi, quando egli fusse il Syntono di Tolomeo, toltagli questa consideratione sola; per il che è forse tale; uiene à essere altro.Con la qual cosa dimostrano chiarissimamente di non hauer letto; & se pur'hanno letto, di non hauer'inteso quello, c'hà detto il Zarlino nel Cap. 13. della Terza parte delle Istitutioni. Ilperche il Lettore ueda, se ciò hò mai detto per ischerzo; poscia che nell'assignar le Specie della Diapason, non hò vsato mai vna simil maniera di parlare di cotali differentie de Tuoni; essendoche veramente non si conuiene, rispetto al priuilegio ch'ella hà; che tanto quella che si canta tra C. & c. quanto quella che si modula tra le chorde c. & cc. dirò cosi; è cantata sott'una forma determinata delle Sette sue specie; & determinato numero de Tuoni & Semituoni; ilche non hà l'altre Specie; onde non accadeua dirne cosa alcuna; ma si bene nel ragionamento di quelle della Diapente; percioche chi vorrà considerare la Prima specie di cotal Consonanza, che si troua tra C. & G. & questa che si troua tra G. & d. ritrouerà quella hauere il Tuono maggiore nel suo primo & più graue Interuallo, tra C. & D. & questa per il contrario, hauere il Tuono minore nel primo & più graue, tra G. & a. ilche non considerò gli Antichi, perche adoperauano il Diatono diatonico: onde non intendono la cosa per il diritto; essendosi abbarbagliati