Title: Lucidario in musica
Author: Pietro Aaron
Publication: Girolamo Scotto (Venezia, 1545)
Principal editor: Anne-Emmanuelle Ceulemans
Funder: Université catholique de Louvain, Unité de musicologie F.N.R.S.
Edition: 2002
Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht NetherlandsVIRGA ARON REFLORUIT.
Vivat Aron, saeclo sua virga refloreat omni,
Per quem oscura olim musica, nunc rutilat.
Ergo pulchra ferat tantorum dona laborum.
Praemia quis tanto digna neget capiti?
Vos vivum vates statua & decorate corona,
Post obitum sydus Dii facite esse novum.
1545 Die 30 augusti in Rogatis.
La gratia & privilegio della Illustrissima Signoria di Vinegia.
TAVOLA DI TUTTE LE COSE, CHE SI contengono nell'opera.
| Intorno le chiavi di natura & di quadro. | oppenione 1 |
| Dell'ottava corda, chiamata G. | oppenione 2 |
| Circa il procedere delle mutationi. | oppenione 3 |
| Come il tropo si conosce per altra maniera che per arsin e thesin. | op. 4 |
| Delle terminationi regolate & non regolate. | oppenione 5 |
| Di alcuni tuoni da Marchetto non bene intesi. | oppenione 6 |
| Della medesima intelligenza. | oppenione 7 |
| Come le note sopra della sillaba la si possano chiamare. | opp. 8 |
| Di ut-re & re-mi ascendenti. | oppenione 9 |
| Sopra di alcuni processi ecclesiastici. | oppenione 10 |
| Nel proemio del secondo libro, cui veramente si convenga questo nome di musico | |
| Delle due pause di tre tempi segnate. | oppenione 1 |
| Intorno la figura diesi. | oppenione 2 |
| Della conformità del diesi & del molle. | oppenione 3 |
| Circa la sillaba sopra della voce la. | oppenione 4 |
| Del punto & quantità di esso. | oppenione 5 |
| Del circolo & semicircolo col punto. | oppenione 6 |
| Del mi contro il fa nella perfetta simphonia. | oppenione 7 |
| Delle due consonanze perfette nel contrapunto l'una dopo l'altra poste. | oppenione 8 |
| Come l'una di due note continovate in spatio o in riga da alcuni è sospesa. | oppenione 9 |
| Di alcuni progressi da molti falsamente chiamati fuga. | oppe. 10 |
| Come i tre generi debbano incominciare dal tuono & non dal semituono. | oppenione 11 |
| Del semicircolo incontrario posto. | oppenione 12 |
| Se il semicircolo tagliato & non tagliato possono producere la doppia proportione. | oppenione 13 |
| Del tritono overo tetracordo maggiore ne' concenti usato. | op. 14 |
| Che il comporre della musica non è altro che pratica. | oppe. 15 |
| Del tempo musico detto naturale & accidentale. | cap. 1 |
| Risposta allo eccellente Don Franchino intorno alcune sue oppenioni. | cap. 2 |
| Oppositione fatta dallo eccell. Messer Giovanni Spadaro. | cap. 3 |
| Dichiaratione di alcuni segreti nel contrapunto. | cap. 4 |
| Come il punto non può fare imperfetta una nota simile. | cap. 5 |
| Come il cantore dee osservare la misura ne' concenti & segni. | ca. 6 |
| Delle parti & imperfettione delle note. | cap. 7 |
| Altre considerationi intorno la imperfettione. | cap. 8 |
| Qual sia stato il primo e 'l secondo segno da gli antichi dimostrato. | c. 9 |
| De' quattro modi da gli antichi & moderni musici ordinati. | cap. 10 |
| Del tacito valore della massima. | cap. 11 |
| Oppenione di alcuni intorno la breve perfetta & imperfetta. | c. 12 |
| Perché la massima non ha pausa. | cap. 13 |
| Come il musico non ha riguardo di fare imperfetta più l'una che l'altra di molte note in un corpo unite. | cap. 14 |
| Oppenione & resolutione circa i mandriali a note nere. | ca. 15 |
| Oppenione & resolutione intorno le compositioni. | cap. 16 |
| Della musica dorica, lidia & frigia. | cap. 1 |
| Per che cagione sia stato trovata l'alteratione. | cap. 2 |
| Dubitationi necessarie intorno l'alteratione. | cap. 3 |
| Come si può formare ciascuna specie semplice & composta nelle due congionte. | cap. 4 |
| Delle sei sillabe considerate da A a F & da a G & da D a B & da E a C & da F a D. | cap. 5 |
| Del modo di procedere colle sei sillabe accidentali nello stormento detto organo. | cap. 6 |
| Domanda del molle in C & in F considerato overo imaginato. | c. 7 |
| Del in F collocato. | cap. 8 |
| Del segno del diesi in B & in E immaginato. | cap. 9 |
| Del diesi in E considerato. | cap. 10 |
| Della congionta del molle & del duro. | cap. 11 |
| Come in ciascun luogo della mano si possono trovare 30 mutationi. | cap. 12 |
ALL'ILLUSTRE SIGNOR CONTE FORTUNATO MARTINENGO, PIETRO ARON, MUSICO FIORENTINO.For a discussion of this dedication, see Bonnie J. Blackburn, Edward E. Lowinsky, Clement A. Miller, A Correspondence of Renaissance Musicians (Oxford, 1991), p. 87.
PIETRO ARON A' LETTORI
PIETRO ARON ALLI SPIRITI ARMONICI ET GENTILI.
PRECETTI DEL CANTO PIANO DA MOLTI NON BENE INTESI.
LIBRO PRIMO.
OPPENIONE I.
& la seconda seguente
di C sol fa ut, per lo qual ordine preteriscono il vero modo, la qual cosa dannoi
non solamente non è conceduta, ma da
ogni mediocre musico è riprovata.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
OPPENIONE II.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
- la propietà di quadro rispetto al luogo, grave;
- la proprietà di natura, grave;
- la propietà di molle acuto, grave;
- la proprietà di quadro acuto, grave;
- la propietà di natura, acuta;
- la proprietà di molle sopracuto, acuta;
- la propietà di quadro sopracuto, acuta.
OPPENIONE III.
mi, positione 3,
ad A, positione 9, dicendo mi-fa-re-mi-fa-sol-la, et discendendo, la-sol-fa-la-
sol-fa-mi, il quale ordine o modo da noi non è conceduto, come quello che non è commodo al canto piano, vuoi dir fermo.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
Mai non si dee fare la mutatione, se non astretto dalla necessità.Là onde non sarà necessario mutare il sol nel re del D grave, ma la sillaba la di E la mi nel mi, come da Marchetto (che che gli altri si habbiano creduto) rettamente è stato dimostrato, dicendo:
La mutatione si è un variare del nome della voce in un'altra nel medesimo suono.Et similmente Franchino al cap. 4 della sua Pratica dice chella voce non si cangia in un'altra voce per l'ascendere, né per lo discendere, ma la sillaba sì bene in altra sillaba, & la propietà overo qualità in altra qualità, la quale intelligenza solo appartiene al canto figurato & non al fermo, perché le mutatiopage 13ni del canto figurato sono governate dalla commodità, & quelle dal canto fermo dalla necessità, come la figura dimostra.

Essempio per cagione delle cose di sopra raccontate.
OPPENIONE IIII.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
Quello è detto tuono commisto, il quale essendo autentico, havrà altre spetii che del suo plagale, & al contrario essendo plagale, havrà altre spetii che del suo autentico,per la sentenza del quale conchiudo che il terzo tuono non havrà mai luogo regolarmente per cagione delle spetii in altra positione che in E grave, ma in D, non mai.
OPPENIONE V.
Ma potrebbe dire alcuno, perché la prima spetie del diapente non è constituita in A re grave, la quale è composta del tuono & del semituono et di duoi tuoni, et appresso perché non finisce nel medesimo luogo il primo tuono e 'l secondo, & seguentemente le altre spetii, dallequali alcuni altri tuoni sono ordinati. Rispondiamo con più rapage 15gioni, et la prima si è, che possiamo, ascendendo da A re grave, incominciare la prima spetie del diapente, sopra la quale nondimeno la prima spetie del diatessaron a niuna guisa si ritrova; la seconda, che 'l suo plagale non havrebbe il suo discenso; la terza, che procedendo all'ascendere non potremmo havere la seconda spetie del diapente, percioché da mi grave ad F grave niuna spetie si ritrova. Oltre di ciò, se tal primo tuono finirà nella sua confinalità, sopra la detta prima spetie del diapente non si harà la prima del diatessaron, ma la seconda.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
Se qualche tuono nascerà nella sua confinalità, tal procedere sarà sempre accidente;& possiam dire che tal tuono è acquisito, percioché egli va acquistando le sue spetii per la varietà de' segni del rotondo & del quadro; & in ogni altro luogo dove propiamente esse spetii termineranno, dico che se 'l primo & il secondo tuono termineranno in A acuto, & il terzo e 'l quarto in B, & il quinto e 'l sesto in C, & il settimo e l'ottavo in D, tali terminationi non saranno nominate vane né di soverchio, ma sieno luoghi atti a conservare a ciascun tuono quello, che allui si conpage 16venerà. Per tanto si risolve che se alcun canto terminerà nella corda o positione di A acuto, sarà primo o secondo tuono, & essendo la corda irregolare, conseguentemente le spetii loro saranno accidentali, come da A la mi re acuto ad E la mi & dal E la mi acuto ad A sopra acuto, colla seguente figura,
, in F acuto. Se anchora terminerano in mi acuto, diremo essere del terzo & del quarto tuono, perché formando il presente segno
in F acuto, da esso F acuto a B acuto et da F acuto a B
sopra acuto non sarà altro che 'l secondo diapente et il secondo diatessaron. Et terminando in C acuto, sarà del quinto et del sesto tuono, pur che paia la figura
nel
detto F acuto, per cagion della quale ne nascerà il terzo diapente & il terzo diatessaron. Et se finirà in D acuto, del settimo & del ottavo sarà giudicato, perché
ponendo la figura come qui,
, in F acuto, là dove prima era natural diapente, cioè
re-la, esso diventa quarto, & sopra il primo diatessaron, col qual modo & ordine sarà composto ciaschedun tuono irregolare o vuoi accidentale, come nella presente figura intenderai.

OPPENIONE VI.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
può discenderenon è di necessità, ma in libertà & di licenza della Chiesa. Là onde si conchiude, che se un canto ascenderà sopra del fine il suo diapason & non discenda il tuon sesquiottavo, non sarà chiamato altro che perfetto, perché tal perfettione sol si estende al numero di otto voci. Così ogni plagale, se non harà sopra il fine uno essacordo maggiore o minore, pur che ascenda al diapente & sotto il diatessaron, sarà detto perfetto & non imperfetto, come l'eccelente Franchino al cap. 11I.e. of the Tractatus secundus. di quel suo trattato volgare chiamato Angelico & divino dice, che
ogni tuono o cantico composto precisamente della sua intera diapason è giudicato perfetto.Et nota che alcuni vogliono che i tuoni plagali per licenza & autorità della Chiesa possano havere, sopra l'ascenso del loro diapente, una sol nota elevata nel acuto per intervallo di un minore semituono overo di tuono, ma questo è ascritto a' tuoni soprabondanti & non a' perfetti, i quali sono considerati solamente nella pienezza del diapasonico sistemma, come per gli tuoni & modi antichi è dimostrato. Et a maggior confermatione, il medesimo al cap. 8 della sua Pratica in lingua latina replica tai parole:
Ma noi, diatonicamente procedendo, stimiamo che non si debba sozopra rivolgere la naturale dispositione delle voci della mano, conciosia cosa che esse otto voci della consonanza del diapason stano distinte dalla misura della doppia proportione, la quale consiste di cinque sesquiottavi tuoni con duoi mipage 18nori semituoni, per la qual cosa non reputo necessario chella detta voce discenda sotto il suo fine, come non convenevole alla diapasonica harmonia, per l'autorità della Chiesa nondimeno da dover essere approvata.Per tanto sarà conchiuso che ogni tuono autentico, il quale harà un diapason sopra il fine, dato che non scenda oltre, sarà detto perfetto. Et se il plagale discenderà sotto il suo fine per un tetracordo & di sopra di esso fine non più oltre che per un pentacordo, sarà perfetto etiandio chiamato.
OPPENIONE VII .
mi, non primiero ma
secondo sarà detto, come dimostra la figura seguente.

Il primo essempio dimostra il canto autentico, percioché egli ascende un tuono più oltre di quello che fa il plagale, & non discende se non un semituono più basso di quello che può discendere l'autentico. Nel secondo essempio appare il medesimo canto autentico, imperoché tutto che egli discenda due volte al semituono, il che non è lecito all'autentico, tuttavia i detti duo semituoni non aggiongono alla pienezza & perfettione del tuono, allaquale non può arrivare il plagale, percioché essi sono minori di quelli del genere enarmonico, & cantasi il detto canto per quadro. Appresso diciamo che tutto ciò che ascende sopra il primo B acuto, è della sostanza del primo tuono & non del secondo, percioché sì come è detto, il secondo per lo rotondo necessariamente si dee cantare. Nel terzo essempio è contenuto il canto plagale, percioché i tre semituoni, da' quali discende il tuono, quello soverchiapage 19no di un diesi, imperoché tre semituoni contengono sei diesi, & un tuono se non cinque di essi contiene, alle quai regole è da dover essere havuto riguardo in tutti i canti.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
Se un canto è autentico & che nel grave tocchi tutto 'l tetracordo del suo plagale, overo almanco due voci, tal canto sarà detto misto.Per tanto diremo il detto canto essere del secondo tuono misto & non del primo, per cagione del suo continovare, il qual si conosce nelle parti gravi, signoreggiando la corda, la qual sentenza è confermata da Guido Aretino in quel suo trattato chiamato Compendio di musica, dove dice:
Ma quelli autentici, che discendendo si abbassano per un tuono o per un semituono o per un dittono, perciò che con loro plagali si mischiano, sono chiamati misti.page 20
OPPENIONE VIII.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
Overo alcuna volta al C acuto, & alhora doppiamente, page 21perché overo ascende al predetto B acuto più volte, & al C acuto, overo ascende davanti che descenda al F grave, & sempre si canta per quadro, come qua.
Dalle sopradette cose harai notitia come, et in che modo,
ragionevolmente potrai procedere.
OPPENIONE VIIII.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.

OPPENIONE X.

OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.

il qual segno certamente non
è convenevole né inteso dallui, conciosia cosa che sua
paternità solamente considerasse, che si dovesse procedere nel principio con le seguenti sillabe, cioè fa-sol-
sol-la-la-sol-fa-mi-fa, & non avertì che il quadro grave non è conveniente in
tal positione, come seguitando harai vera notitia; & questo è noto per la autorità
di tutti i musici, i quali dicono che ogni tritono annullato si convertisce nel tetracordo terzo, ordinariamente. Si conchiude adunque che l'uno & l'altro modo è
di soverchio & non concesso, perché tal segno per sé è naturale, & essendo naturale, non può creare alcuno accidentale, né lo accidentale alcuno naturale, come in
fa mi si vede. Pertanto tal segno non harà altro luogo che nel mi grave & nel acuto & nel sopracuto; onde sarà necessario a tanti inconvenienti che 'l
detto Agnus Dei resti formato come la figura che segue dimostra.

DICHIARATIONE DEL CANTO FIGURATO.
LIBRO SECONDO.
I cantori & citharedi & altri simili non debbono esser chiamati musici,percioché dice che il musico è quegli, il quale con ragione & intelligenza ha facoltà di comporre la harmonia, et il cantore & semplice citharedo è quegli che publica & fa manifesta l'opera harmonica composta & in luce prodotta dal musico & compositore con ragione di dottrina, di maniera che esso cantore & semplice citharedo sarà in comperatione del musico come è il banditore rispetto al podestà, dal quale i comandamenti & volontà di esso sono fatte note & manifeste & in publico addotte. Et però da molti ingegnosi & ottimi cantori alcuna volta habbiamo inteso, che loro pareva che quelli cantori fossero da dover essere poco stimati, i quali non intendevano quello che da loro era cantato, & che non immeritamente si poteano rassomigliare a coloro, i quali leggendo qualche cosa, quella solamente intendono alla corteccia & alla semplice struttura delle parole, senza alla midolla & al verace sentimento di quelle sotto esse nascosto penetrare, imperoché il semplice cantore, per una certa sua pratica, esprime & semplicemente conosce le note overo figure quantitative ne' misurati moduli essercitate, lequali con ragione alcuna dallui non sono comprese, né l'ordine di quelle, né la forza del loro valore conosciuto, il che non adviene del musico, dal quale non solamente è prodotto il tempo musico nella sua integrità essercitato, ma etiandio è considerato esso tempo accozzato overo molpage 26te volte in una altra figura overo nota preso, dal quale accozzamento nasce il modo minore & il maggiore. Appresso il detto musico tratta di esso tempo convenevolmente in parte separato, & come di tal suo separamento nascono due varietà di prolationi, cioè minore & maggiore, con molte altre sottilissime & acutissime considerationi & occorrenze da' dotti musici usate intorno l'ordine & positione della regolare numerosità constituita & ordinata nel numero binario & ternario, i quali numeri da' musici ciascuno per sé sono intesi & chiamati perfetti & imperfetti, la quale intelligenza & dimostrationi paiono a rozzi, oscure & quasi impossibili a comprendere, & che per ragione alcuna non si possino dimostrare, né essere intese.
OPPENIONE I.
appresso di ogni musico significano tempo perfetto, per la qual similitudine
le pause di sopra nominate haranno forza del modo maggior perfetto, la quale
oppenione, se fosse vera, sarebbe al proposito.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
OPPENIONE II.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
OPPENIONE III.

OPPOSITIONE.

RESOLUTIONE.
OPPENIONE IIII.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
OPPENIONE V.
OPPOSITIONE.
il qual punto in apparenza par bene che sia semplice
per sé solo punto di riducimento, perché non fa effetto di niuno altro punto. Nientedimeno, se tal punto non
apparerà, la prima semibreve puntata & la minima
& la semibreve seguenti saranno annoverate per un sol tempo over breve perfetta,
là dove che senza tal punto la seguente semibreve, per non poter far imperfetta la
prima breve per la universal regola della similitudine, sarà necessario sincoparla
overo trasportarla, dove potrà haver il suo luogo. Et perché tal misuramento nascerà da l'arte & anchora dalla natura, la qual per sé & senza altro favore
opera & dimostra il suo effetto & ordine, seguiterà che il punto messo da Franchino per punto di trasportamento otiosamente vi sarà posto, né potrà stare senza
l'altrui aiuto & favore, perché senza tal punto si considera quello che da Franchino per esso punto è stato inteso. Et imperò non sarà di necessità assegnare sei punti, ma solamente tre, come seguitando intenderai.
RESOLUTIONE.
la qual alteratione non nascerà dal punto posto fra la
quarta & la quinta semibreve, ma dal mancamento che fanno le semibrevi dopo il punto posto. Per tanto il detto punto non sarà di alteratione, ma di divisione, perché fa
che le figure annoverate a tre sono per altro modo divise & considerate, che non
erano senza esso. Et se alcuni dicessero che tal punto sarà rettamente chiamato
di alteratione, perché essa non può accadere senza l'apparenza di lui, si risponde che il propio della alteratione è che il numero ternario sia scemato di una nota simile alle due innanzi annoverate, seguitando dopo una maggiore propinqua allei. Adunque diremo che il punto sopra detto non sarà causa di tale alteratione,
ma solo il scemamento ne sarà cagione, perché esso punto solo divide & rimove le
figure dal primo loro essere, & l'alteratione attende a reintegrare il detto numero,
che secondo il regolar precetto et ordine detto è dimostrato habile ad essere alterato.
OPPENIONE VI.
Chi ha orecchi di udire, oda.Per tanto dicono et dichiarano, che il circolo et il semicircolo col punto sono chiamati maggior perfetto & imperfetto, et senza 'l punto minor perfetto & imperfetto, come ne' loro trattati manifestissimamente si vede, le sentenze de' quali con evidenti ragioni saranno dannoi riprovate.
OPPOSITIONE.
33. Egli è certo che tu nol domanderai altro che modo maggior perfetto, minor perfetto, tempo perfetto et prolation perfetta, nome veramente idoneo & convenevole et da ogni perito musico confermato. Adunque il
circolo semplice puntato per te harà equivalenza di nome a quello che si dimostra
con due cifre ternarie, la qual cosa non può star a modo alcuno, perché il circolo
semplice puntato & il semicircolo non possono acquistar nome di maggioranza
perfetta & imperfetta, avegna che egli havesse tal nome, per rispetto di quelle due
note perfette, percioché ove così fosse, saremmo costretti nominar questo
33 più
che maggior perfetto, perché la massima, la lunga, la breve et la semibreve sono
perfette, la qual oppenione sarebbe erronea & falsa, & similmente ne nascerebbono altri disordinamenti & manifeste confusioni, se da loro fosse detto questo segno
minor perfetto & il seguente minor imperfetto, come qui
, imperoché se da
te è chiamato questo segno
maggiore imperfetto, perché non chiami questo
maggiore perfetto, per rispetto della sua forma circolare & per la ugualezza, che
è fra loro di perfettione, conciosia cosa che in questo,
, sia una sola perfettione et
nel seguente,
, un'altra. Onde considerato il fondamento, chiaro si vede essere ogni
ordine confuso.
RESOLUTIONE.
OPPENIONE VII.
niuno non dubbita chella quinta scemata di un semituono, per esser tal scemamento molto noto, non sia aspra & nel canto poco convenevole, & che per tal rispetto in musica non si patisce chell'ordine delle spetii diapentiche da A grave siano derivate,& per esser tal auttorità ordinaria et comune, non si diranno altre sentenze sol per brevità.
OPPOSITIONE.
Quelli, gli quali poneranno in uso due quinte l'una dopo l'altra, dato che l'una sia perfetta & l'altra imperfetta, secondo il parer nostro incorrono in errore, perché nella divisione diatonica non si patisce tal spetie diminuta etc.,nel qual luogo avertirai che l'intendimento nostro non fu che tal spetie, quando che sia, non potesse, ove fosse in piacere del musico, essere tolerata, perché potrà per sé sola stare, & dal molle essendo reintegrata, sarà perfetta. Pertanto due cose sono di dovere essere sanamente considerate: l'una, se il compositore intenderà far perfetta qualche figura o nota, che nello acuto o nel grave sia distante da un'altra per uno diapente diminuto; l'altra, se dallui sarà immaginato trascorrere in altre spetii che de' pentacordi, le quali considerationi saranno page 37rettamente dall'arte ammesse & concedute, come appresso intenderai.
DICHIARATIONE.


OPPENIONE VIII.
OPPOSITIONE.
il qual modo piacendoti resta nel tuo arbitrio di seguirlo, & massimamente in
una necessità strema non è dannoi vituperato. page 39RESSOLUTIONE.
Spedite adunque queste cose, egli è da dire de' generi de' canti, iquali sono tre, il diatonico, il cromatico & l'enarmonico, fra' quali il diatonico è alquanto duro & naturale, ma il cromatico tiene quasi della natura del diatonico & più soavemente procede,per le quai parole il genere cromatico dallui è detto molle, perché discorre per semituoni. Onde per tal mollezza, conciosia cosa che dallo audito fosse abominato, è futo rimosso dalla essercitatione, la qual cosa è stata dimostrata da Guido Monaco, al capitolo quarto di quel suo Trattato de' tuoni, dove dice che i medesimi semituoni non hanno luogo mai l'uno dopo l'altro, i quali sono stati ritrovati per moderare & raddolcire il canto, & che quando con men consideratione & rispetto che non si converebbe sono posti, rendono durezza & amarore in quella guisa, che fanno le cose condite di soverchio sale, per la qual dimostratione si vede che assai più piace a gli ascoltanti il genere diatonico usato, ilquale, come dice Boetio, è alquanto duro & naturale, perché nel suo ordine procede per un semituono & per dui spatii di tuoni continovati nel suo tetracordo, gli quali spatii o intervalli di tuoni sono spatii duri più che non sono quegli del genere cromatico, il qual procede per dui continovati semituoni & per un triemitonio in uno intervallo, gli quali sono spatii molli. Et se alcuni argomentassero così:
Se due spetii perfette simili ascendendo & discendendo non sono grate, segue che due spetii perfette dissimili, come la quinta dopo la ottava, ascendendo & discendendo non debbano producere grata né soave armonia,a tal loro ragione si risponde, che dato che la ottava & la quinta siano di natura perfette, esse però non sono di una medesima spetie. Et sì come naturalmente suole intervenire che maggior diletto & piacere sente il gusto in essendogli anzi due cose diverse, che una sola porte, così accade che la quinta dopo la ottava & la ottava dopo la quinta, perché non sono simili in spetie, potranno stare insieme, cioè l'una dopo l'altra, ascendendo & discendendo, senza impedire l'ascoltare. Intorno adunque al parere di coloro che non vogliopage 40no che due consonanze perfette di un medesimo genere insieme ascendenti & discendenti nel contrapunto siano concesse, conchiuderemo secondo Bartolomeo Rami, al precetto secondo del suo Contrapunto, che due quinte o due ottave, come è stato detto, insieme non si convengono, perché quella continovanza parrebbe una cosa medesima, per non esser in esse natura variabile, & appresso s'incorrerebbe qualche volta nel diapente diminuito, & perché tali suoni sono tra loro equisonanti, per tal similitudine & equalità, sono tralasciati dall'armonia, la quale non è altro che mescolanza & diversità di voci concordi, le quali procedono per arsim & thesim, cioè ascendendo & discendendo. Seguiterà adunque che la ottava posta dopo un'altra ottava & similmente la quinta dopo un'altra quinta non produceranno ottima harmonia, & appresso che per tale processi di suoni concordi non nascerà quel mescolamento di diverse spetii concordi, il quale dalla diffinitione di sopra assegnata è dimostrato.
OPPENIONE IX.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
OPPENIONE X.
RESOLUTIONE.

Fuga per diapason
OPPENIONE XI.
Qual sia la cagione che essendo il comma, come piace a Boetio, minimo & insensibile all'udire, Pitagora & gli altri philosophi non habbiano trovato una divisione di tetracordi, i quali habbiano nel gravissimo loro intervallo la proportione overo spatio di esso?,la qual questione nel 1516 fu da Don Franchino proposta mentre l'eccellente Messer Gioan Spadaro, & io con lui & con Nicolo Vulso eravamo a musico litigio, nella quale il detto Don Franchino teneva che i tre generi havessono principio per tuono & non per semituono, né per diesi, allegando Boetio, ilquale parlando de' detti generi, dice che egli mai non adiviene che essi possano essere cangiati di gravi in acuti. Per tanto dal sopradetto Messer Gioanni & da noi fu data resoluta risposta, come di sotto appare.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
la voce procede,& anchora
si canta.Là onde si comprende che se la voce non potesse prononciare gli intervalli de' detti generi, che tali intervalli sarebbono vani & di soverchio posti & trovati. Per tanto si dice che lo spatio del comma non è futo considerato né posto per intervallo di alcuno genere, perché dato che egli sia compreso dall'udire, dallo stormento naturale non può essere pronontiato. Et come sarebbe fuor di proposito a colui che, dovendo essere in alcun luogo, facesse in giro il camino, ove con men fatica & più acconciamente a dirittura vi potesse pervenire, page 44così se lo spatio del diesi basta, più parti minute non si vogliono ricercare. Et ben che lo stormento artificiale (conciò sia cosa chell'arte sempre si sforzi di imitare la natura con tutto il suo potere) potesse per ventura pronontiarlo, non essendo il naturale bastante né valevole a ciò fare, nientedimeno in tal divisione egli non si vede essere d'importanza alcuna. Similmente da Franchino fu domandato:
Perché il cromatico tetracordo dal diatonico è derivato, più tosto procedendo dall'acuto nel grave, che dal grave nel acuto?.Si risponde che niuna legge né ragione può sforzare il musico nella divisione di tetracordi a dar principio più nel grave che nel acuto, perché quelli intervalli, iquali si possono havere dallo acuto nel grave, si potranno anchora havere dal grave nello acuto. Per tanto dico ciò essere a beneplacito di colui che fa tal divisione di grave nel acuto, ilche è stato osservato da Iacob Fabro nel dividere de' generi spessi, et somigliantemente da Guido nella partitione del suo monocordo secondo il genere diatonico diviso, così anchora da Bartolomeo Rami nel diatonico partimento, & anchora in quello, dove egli dimostra che ogni tuono resta partito in dui semituoni, et da Franchino al cap. 15 del primo libro dell'Armonia delli stormenti.<space>Conchiuderemo adunque che tal divisione cominciata per lo grave o per lo acuto è in requisitione del musico, perché il buon partitore farà poca stima nel mediare dui estremi sesquitertii, comunque si cominci, o nell'acuto, o nel grave.
DEL SEMITUONO NEL GRAVE.
OPPENIONE XII.
In questo pigliate errore, percioché il semicircolo, comunque sia volto, sempre è segno di tempo imperfetto, come qua:& seguitando dice, che non trovò mai dotto autore che assegnasse ragione alcuna che tal segno,,
, [[mus.TemImpDown]], [[mus.TemImpUp]], il qual semicercolo, per non esser altro che un cerchio imperfetto, non pieno o non intiero, o sia posto sopra o sotto le figure che di esso sono coronate, non è di valor veruno,
, né meno l'altra sua uguale parte, come qui,
,
, fusse
proportione doppia, et che allui parea, chell'hemisphero overo semicircolo fosse una
figura di geometria & la metà d'un circolo, appresso che il musico giudicava
& assegnava il circolo e 'l semicircolo al tempo ternario & al binario, & che
non erano posti per caratteri di numeri da gli arithmetici; & conchiudendo dice
che quello che dinota numero è governato dalla discreta quantità, & che tali numeri musici debbono essere dimostrati per le zifre numerali & non per
né per
,
le quali sono figure che s'appartengono alla continova quantità, trallequali quantità, cioè tralla continova e la discreta, non è poca contrarietà.
OPPOSITIONE.
, & quest'altro,
, faccia proportione doppia, dannoi è
risposto, che se egli non ha veduto di ciò special regola o trattato, che noi l'habbiamo trovato nelle compositioni de' dotti musici nostri predecessori, & perché egli dice, parlando geometricamente, cioè secondo la quantità apparente, che il semicircolo né l'altra sua parte uguale non potranno fare doppia proportione, conciosia
che l'hemisphero o semicircolo sia una figura geometrica & la metà d'un circolo,
questo dannoi è conceduto parlando quanto alla geometria, la qual consideratione intorno la materia nostra è di soverchio, perché essendo tal nostra consideratione della musica, i musici non giudicano il circolo né il semicircolo secondo la forpage 46ma & la quantità apparente, ma pigliono esso circolo e 'l semicircolo, come egli
afferma, per tempo ternario & binario. Appresso egli vuole che il musico non
possa porre questo segno del ternario
contro a quest'altro del binario
per crear la sesqualtera proportione, ma ha oppenione che il musico, quando vorrà dimostrare qualche proportione ne' suoi canti, debba adoperare le zifre o figure
numerali da gli arithmetici usate, intorno al qual parere dico, che l'usare i numeri è in potestà & arbitrio del musico, né perciò si fa pregiuditio alla arithmetica,
che benché sia lecito al musico sapere arithmetica, egli non è però sforzato di usarla, se non quanto allui piace & bisogna, perché se il musico ne' suoi canti può dimostrare per lo suo circolo & per lo semicircolo la proportione cadente tra le sue
figure cantabili, non gli è dibisogno andar togliendo le zifre d'altrui.
RESSOLUTIONE.
&
, per dimostrare il suo numero ternario & il binario. Ma egli ha creduto che la vertù dell'annoverare consista solamente nelle figure dello arithmetico, la qual cosa è falsa,
percioché noi veggiamo che, tutto che l'arte dell'arithmetica sia una sola et l'istessa, nondimeno appresso di molti con diversi carratteri & segni ella è significata
et dimostrata, percioché veggiamo i Greci havere le lor figure differenti da quelle
de' Latini, & similmente gli Hebrei & altre nationi, le quali, tutto che con vari caratteri la ne dimostrino et dichiarino, non dimeno tutte ugualmente la ne credono et
tengono la medesima. Similmente se il musico dimostra il suo ternario per lo circolo & il binario per lo semicircolo, dallui non è però stimato che tali numeri siano
diversi in vertù & quantità da' numeri dalli arithmetici usati & considerati. Il
medesimo veggiamo dalla forma delle lettere del nostro alphabeto & di quelle de'
Greci & di altre lingue, le quali quantunque di figura & di apparenza siano tra
sé differenti & dissimili, esse però in vertù & valore sono le istesse & fanno il
medesimo effetto & operatione, sì come si vede in queste lettere, δ, γ, le quali,
come che con queste, d, g, non habbiano somiglianza de forma, nondimeno le prime l'istesso si veggono operare appresso di Greci che le seconde si facciano appresso de' Latini & de' nostri. Oltre di ciò, sì come la unità così segnata, 1, senza mutar
la forma di essa altramente, alcuna volta è intesa per principio del numero, & alpage 47cuna volta dimostra numero, similmente il circolo & il semicircolo del musico è
alcuna volta inteso per tempo perfetto & imperfetto, & alcuna per termine proportionato. Appresso dice il detto eccellente M. Gioan Spadaro che il musico pone in due maniere la pausa occupante la metà dello spatio, cioè discendendo &
ascendendo, come è la pausa della semibreve & la pausa della minima, & sottogiogne che egli è manifesto che, quanto alla continova quantità, tra le predette due pause non ha differenza alcuna apparente, ma quanto alla valuta, che dal musico è inteso che la pausa de la detta semibreve comprenda in sé tre volte quella della minima, & qualche volta due. Finalmente conchiude, che essendo la pausa della minima,
la quale è la metà di quella della semibreve, seguiterà che la detta metà, che è la
medesima figura, sarà differente da sé stessa. Inteso dannoi il fondamento & le ragioni del sopradetto, si può conoscere che questi duoi semicircoli,
, dato che secondo la loro forma siano uguali, essi però per la loro diversa apparenza overo positione sono dal musico considerati producere diversi effetti intorno le figure loro
cantabili, dalle quai cose si raccoglie che il semicircolo, secondo che egli si trova
posto, è preso qualche volta da i musici per assegnare il valore alle note cantabili,
& qualche altra per levare il detto valore loro, percioché questi segni,
, danno il numero alle figure, sì come al contrario questi
le ne privano, imperoché
recano la nota in un certo essere & stato secondo il volere del cantore. Et per
tanto egli è da dire, che questo semicircolo rivolto,
, dalli antichi sia stato inteso per lo doppio di questo:
. Però, se tal ordine da loro rettamente è stato compreso, non ha dubbio che quello che dannoi a loro somiglianza è futo trattato, convenevolemente non sia stato detto.
OPPENIONE XIII.
tagliato & non tagliato, la quale era che essi non potessono producere insieme paragonati la doppia proportione, né altra spetie, conciosia che essi non possano
far l'effetto di caratteri numerali in dimostrare alcuna proportione, & diceano
che il semicircolo vergolato o tagliato partorisce una diminutione simile alla proportione doppia nelle sue figure, & che comparando il detto semicircolo tagliato
al semicircolo non tagliato, le note overo sillabe di esso restano considerate nella diminutione della metà del suo valore. Appresso da loro era detto che i seguenti segni non erano considerati nella proportione sesqualtera, come qui,
,
, perché
il semicircolo è segno di tempo imperfetto & solamente divide la breve in due semibrevi, & tutto il rimanente del canto, et similmente che la figura circolare è segno di tempo perfetto & separa la breve in tre semibrevi, et in altre, che tali segni bene dimostrano la quantità loro, & il processo ternario & il binario nelle semibrevi, ma che non possono far diminutione né accrescimento alcuno appartepage 48nente alla proportione, le sentenze & fondamento de' quali dimostreremo non essere di momento niuno, percioché essi si fondano solamente nell'essercitatione.
OPPOSITIONE.
, dimostra la proportione doppia, perché come disopra habbiamo detto, essendo comparato al semicircolo non tagliato, le sue cantabili figure restano considerate la metà manco del loro valore.
Appresso, la detta proportione si può dimostrare per gli numeri, come qui, 2/1, 4/2, perché ogni figura sotto tali termini numerali segnata, in comparatione delle poste
inanzi a sé vicine, resta con la metà del suo valore considerata.
RESOLUTIONE.
, sono cantate ugualmente colle semibrevi di questo segno,
, a che rispondiamo che gli è la verità. Però il buon
musico non dee dannare l'arte per compiacere alla semplice essercitatione, percioché egli può bene, scrivendo in musica, servare alla theorica la propietà, & tutto
quello che è suo, sanza derogare in cosa veruna alla prattica, & per tal modo il detto potrà sodisfare all'una & all'altra, & quello, che a ciascuna di esse si conviene,
loro conservare. Onde per le ragioni addotte, gli antiche & dotti musici sesquialteravano le note di questo segno,
, comparate al seguente,
, perché per un tempo
di questo,
, pronontiavano due semibrevi, & sotto questo,
, ne passavano tre, la
qual cosa è impossibile, volendo procedere per vie ragionevoli, che altrimenti sia
considerata, non ostante che dannoi sia stato in contrario osservato, al cap. 38 del
primo libro del nostro Toscanello, non ad altro fine che per osservare quello che
molti innanzi noi hanno usato. For a discussion of the shift from equal minim to equal breve, see Bonnie J. Blackburn, Edward E. Lowinsky, Clement A. Miller,
A Correspondence of Renaissance Musicians (Oxford, 1991), p. 187.
OPPENIONE XIIII.
OPPOSITIONE.
RESSOLUTIONE.
OPPENIONE XV.
OPPOSITIONE.
RESOLUTIONE.
LIBRO TERZO
DICHIARATIONE DEL TEMPO MUSICO DETTO NATURALE ET ACCIDENTALE. CAP. I.
Risposta allo eccellente Don Franchino intorno alcune sue oppenioni. Capitolo II.
diminute sesqualterate.Et a questo modo secondo sua Eccellenza ci sarebbono due sorti di sesqualtera, cioè una propia & l'altra per certa diminutione di una terza parte, per la qual cosa secondo lui la propria starà per sé & sarà chiaramente intesa per questi termini comparati, 3/2, & altri simili; l'altra nascerà dal pieno alle figure assegnate disopra dette. Et la prima dallui è chiamata propia, per non essere altro sesqualtera ne' primi numeri, che quando tre figure si fanno equali a due, come i termini disopra dimostrano. Et la seconda delle tre semibrevi piene sarà dallui detta impropria, et questo adiviene perché ella non si dimostra in cifre numerali, ma dal pieno delle figure cantabili, il quale leva alle dette tre note piene tanto di virtù o valore, che restano solamente in quantità di due vacue. Et dato che le dette due sesqualtere siano dimostrate per segni diversi, non saranno però tra loro diverse proprietà, perché per questi termini, 3/2, comparati, si conosce che le tre note bianche hanno solamente la vertù di due di quelle, che loro innanzi sono poste; & per tal ragione i predetti termini comparati & il nero alle figure assegnato non producono diversi effetti. Et però sarebbe errore a credere chella forza consista nel segno & non nella cosa segnata, perché sì come il segno del merciaio o d'altri non è cagione chella merce sia venduta, ma quivi sta per dar a conoscere qual sia di essa il signore, così questi termini, 3/2, stanno per segno della sesqualtera, & non sono però essi sesqualtere, ma le figure nel loro sesqualtero valore pronontiate saranno essa sesqualtera; & come il vendere della merce può essere per vari segni dimostrato, così anchora la sesqualtera per varii segni può essere notata, et questi segni appresso i musici si fanno in dui modi, cioè con cifre & con note piene, benché da gli antichi essa sesqualtera era qualche volta dimostrata per lo circolo & lo semicircolo tra loro comparati. Dalle sopradette ragioni convinto, sua Reverenza non pote negare chella sesqualtera non si segnasse con le figure piene, imperoché al cap. 5 del quarto libro della sua Pratica, conchiudendo, dice così:
Quello fra questo mezzo generalmente è da dover essere avertito, chella sesqualtera di note nere non dee co' suoi numeri essere notata, accioché per sorte non incorressino in questo inconveniente di segnare due sesquialtere,alle quai parole dannoi fu avertito, che se le figure piene non si debbono chiamare sesqualterate ma diminute, ove egli disopra ha detto sesquialtera di note nere, egli dovea dire sesquialtera di note diminute. Ma questo egli non disse, perché conviene pur in fine chella verità stia disopra, la qual sentenza anchora è stata confermata da Gioan Tintori in quel suo Trattato di proportione, là dove trattando della sesqualtera, dice chella sesqualtera ha altri segni che li sopradetti, la qual cosa può ragionevolmente stare. Conchiuderemo adunque che sì page 57come le figure piene per sé non sono sesqualterate, similmente le figure vacue in tal segno 3/2 non potranno essere per sé sesqualterate, ove già ad altre figure non fossero comparate. Et quello che è proprio alle vacue sarà anchora proprio alle piene, & incontrario. Alcuni studiosi sono stati a contentione, quale di dui segni predetti habbia più efficacia, & hanno conchiuso il pieno essere più efficace delle zifre così poste, 3/2, & questo dicono avenire perché il pieno è congionto col suo effetto, per essere nelle figure sesqualterate posto, et le cifre, le quali sono disgiunte dalle figure da loro dimostrate, potranno anche per sé stare altrove senza quivi causare alcuno effetto, ma il pieno non mai. Medesimamente da sua Reverenza fui ripreso, quando da noi fu detto che ogni musico intervallo per sé stesso nella corda sonora può essere misurato, dicendo che pensava che fusse la verità parlando geometricamente, ma che arithmeticamente, cioè secondo la proportione del numero intero & manifesto, che egli non credea che si potesse trovare nella corda sonora la misura del semituono minore, né del maggiore, né del diesi, né del coma, né del dittono, né del semidittono, così a puntino, ma che bene le si potrà andar appresso al segno, allaqual oppenione da noi fu risposto che sua Reverenza s'inganava molto, credendo che gli intervalli predetti solamente si potessono havere ciascuno per sé nella sonora corda geometricamente & non arithmeticamente, conciosia cosa che egli faceva del ragionevole irragionevole, & del lecito non lecito, perché egli voleva che essi intervalli si potessono dimostrare per ragioni geometriche, le quali non hanno nome né misura, & non per ragione arithmetica, la quale ha nome & misura, intorno la qual cosa certamente sua Riverenza era fuori di ogni ragione, considerando che egli non voleva che i sopradetti intervalli, e quali ne' numeri hanno certa & denominata proportione, si potessono per sé numerare nella corda sonora, se non per ragioni geometriche, le quali appaiono & non sono, perché la musica non le riceve. Et ché sia il vero, egli si trova per regola stabilissima & ferma che quando nella corda sonora vogliamo havere l'intervallo di qualche evidente proportione, che tutta la lunghezza della corda si parte per lo numero maggiore, & da poi si fa comparatione da esso al minore. Se nella corda vogliamo introducere la sesquialtera, la quale produce il diapente, però egli è di mestieri chella corda sia divisa in tre parti uguali, & che dapoi il suono 3 sia refferito al suono delle due parti, & per tal modo si potrà havere lo spatio del minor semituono per sé, il qual cade tra questi termini comparati, 256 ad 243. Et se tutta la corda sarà divisa overo partita in 256 parti eguali, et dapoi il suono generato da quella sarà refferto al suono 243, haremo tal semituono minore per sé formato. Et così anchora accaderà de gli altri intervalli, iquali disopra sono nominati.
Oppositione fatta del eccellentissimo Messer Gioanni Spadaro & da noi confermata. Cap. III
Egli non fu mai più udito che una distanza, la quale habbia chiara & denominata proportione, non si potesse per sé trovare geometrica et arithmeticamente nella sonora corda, perché quello che per numeri è apparente, si può anchora trovare nella continova quantità, là dove tutto quello che se può dimostrare nella continova quantità non può già per numeri essere dimostrato, conciosia cosa che gli numeri siano infiniti, et l'altra manca di misura et sia finita,come dimostra Iacopo Fabro dal detto Franchino allegato. Et perché sua Reverenza allegava Guido Monaco dicendo, che 'l semituono e 'l semidittono & il dittono non si potevano per sé formare nel monacordo, ma che si poteva bene loro andare appresso al segno, per laqual cosa concedeva che per sé tali distanze potessero havere divisione nel monacordo, perché niuno stormento essercitato colla mano non può arrivare insino alla integrità della perfettione di tali consonanze, ma che bene si potea tanto accostare alla perfettione di quelle, che lo audito, come quello che non può comprendere tal imperfettione, resterebbe contento. A tal suo parere da noi si risponde in questo modo, che egli è la verità che Guido Monaco al cap. 6 nel Micrologo dice così:
Tutto che il semituono e 'l dittono et il semidittono siano cantati, nondimeno non ricevono niuna divisione,per le quali parole Guido non dice che tale distanze non possano esser condotte per sé nel monacordo con nota & certa misura, ma si iscusa che per la divisione fatta nel quinto precedente capitolo, tali distanze tacitamente sono formate & prodotte con più facilità che non sarebbe avenuto, se fossero state per sé essercitate, percioché nel predetto cap., egli partendo la corda solamente in due, in tre, in quattro & in nove parti, ha assegnato in essa corda tutti gli intervalli nel monacordo necessari, & con tal facile modo procedendo, leva la faticosa divisione, la quale nascerebbe nel formare per sé nel monacordo i predetti intervalli, perché volendo havere nel monacordo lo spatio intiero di duoi toni sesquiottavi, bisognerebbe dividere la corda in 81 parti uguali, & dapoi refferire il suono 81 al suono 64, & all'opposito. Per tal modo sarebbe necessario essercitarsi circa gli altri intervalli, cioè del minore & del maggiore semituono, del diesi, del coma & del semidittono, le quali divisioni, dato che siano laboriose, pur nondimeno si possono trovare & per sé formare, perché la loro proportione è chiara & nota & commensurabile & ne' numeri constituita. Onde Guido dice che non possono per sé ricevere divisione, perché essa resta apparente dopo la facile divisione del diapason, del diapente, del diatessaron et del tuono. Le sopradette sentenze dello eccellente Messer Gioanni non sono publicate, ma dallui ci furno scritte & da noi considerate & confermate.For a commentary on this passage, see Bonnie J. Blackburn, Edward E. Lowinsky, Clement A. Miller, A Correspondence of Renaissance Musicians (Oxford, 1991), p. 96.
Dichiaratione del contrapunto. Cap. IIII.
il concento overo modulatione è uno corpo, il quale ha in sé diverse parti accommodate alla cantilena disposta tra voci distanti per intervalli commensurabili,& che
questo è detto contrapunto, perché sempre si considera un punto contro a un altro, o veramente una voce contro un'altra,per la qual cosa egli è da considerare che da Gioan Tintori, secondo la sua diffinitione, è stato inteso che 'l contrapunto occorra overo sia, quando due voci o note, o più, siano poste in modo che una simile nel cantare vada o risponda a un'altra sua simile in nome, overo in vertù & valore, come breve contro a breve, overo altra nota, la quale per qualche accidente habbia il valore di essa breve, et così delle altre note, nella qual sentenza concorre Franchino, dove dice che il contrapunto è per tal modo nominato, perché sempre si considera un punto contro a un'altro, nel qual luogo bisogna bene avertire intorno quello che da Franchino è stato detto, cioè che 'l concento è quello che è detto contrapunto, per laqual cosa pare che egli contradica in questa seconda autorità a quello che ha detto di sopra, imperoché bisognava che egli facesse differenza tra il concento, il quale procede per la nota simile contro la sua simile, & il concento, il quale cade tra molte note tra sé simili overo dissimili, come accade nel diminuire delle note, il qual modo di comporre si usa ne' concenti; & secondo la diffinitione di Franchino, in tali concenti non caderà il contrapunto dallui diffinito, perché la sua diffinitione solo sarà intesa convenire a quegli concenti, i quali solamente a nota contra nota simile procedono, dove più note, simili o non simili, sono pronontiate per una nota loro dissimile, et è contra. A corroboratione di ciò dice l'eccellente Messer Gioan Spadaro che egli è da notare, dove Franchino ha detto che il contrapunto overo concento o modulatione consiste di voci intra sé distanti per intervalli commensurabili, che egli apertamente si contradice a sé stesso in molte sentenze scritte dallui ne' suoi trattati, perché primieramente là dove tratta del contrapunto, la terza minore & la maggiore, cioè il semidittono & il dittono, & la sesta minore et la maggiore, cioè il diapente col semituono & il diapente col tuono, dallui sono essercitate come buone consonanze; et poi ne' trattati suoi dice che tali distanze sono incommensurabili, perché cadono in una incerta proportione, cioè lontana dalla multiplicità & alla sopra particolarità. Et sottogionge che il predetto Franchino nel preallegato luogo, seguitando a ciascuna verità, delle terze & seste predette assegna chiara & nota proportione, apparente per termini & numeri comparati, la sentenza del quale dice essere falsissima, perché fra le date zifre numerali, overo nella discreta quantità, comunque elle si sia, o aliena, o non dalla moltiplicità & sopra particolarità, non si dà page 60proportione incommensurabile overo irrationale, per la qual cosa appare che da sua Reverenza sia stata male intesa quella sentenza di Guido Monaco dallui registrata in quel suo cap., perché da Guido non fu scritto in tal modo, che dallui fosse tenuto che il semidittono & il dittono non habbiano certa & nota proportione, & che non si possano condurre et formare per sé nel monacordo musico, come dallui nel suo trattato chiamato Postille è stato provato. Ma dal predetto Guido fu scritto per tal modo, che dividendo la corda sonora del monacordo in due, in tre, in quattro & in nove parti uguali, da tal divisione nasce la diapason, la diapente, la diatessaron & anchora il tuono, delle quali distanze facilmente egli si forma, & riduce a perfettione uno monacordo secondo il genere diatonico compito & diviso, nel qual monacordo in tal modo partito appare prodotto il semituono, il semidittono & il dittono, & lo spatio di ciascuna delle seste predette, cioè la minore & la maggiore, senza essere essercitata la loro propia numerosità & partitione. Per tanto si dee intendere chelle parole di Guido predette suonino come qui:
Perché essi siano ammessi nel cantare, nondimeno nel cordotono non ricevono divisione, et questo adiviene perché tali distanze sono tacitamente prodotte dalle predette partitioni.Et Bartholomeo Rami, in un certo suo compendio composto in lingua materna dice, che gli antichi dicevano che il contrapunto overo organizatione non era altro che considerare la consonanza che fanno duoi suoni, overo due voci o più, una più acuta o più grave dell'altra, giuntamente profferite, a confermatione della qual cosa l'eccellente & consumato musico Messer Gioan Spadaro dice che 'l medesimo Bartholomeo Rami, suo maestro, nel cap. primo della seconda parte della sua Pratica, dice che tutto il corpo musico consiste nella distanza dello diapason, la quale consiste di otto voci, over suoni, et che al contrapunto assai basta dichiarare come le predette voci convengono intra loro, & che dapoi procedendo, pone & colloca le voci tra sé equali overamente unisone tra il numero delle consonanze, non perché intra le voci equali & unisone cada intervallo overo distanza, ma solamente perché sono una medesima cosa, & pari in suono; che tutto che egli dica che l'unisono non è differente da sé stesso, non però egli dice che l'unisono sia consonanza, perché come piace a Boetio, la consonanza non si fa di voci simili, le quali siano insieme unite in concordia in modo che la loro sonorità pervenga soave & grata al senso dell'udire; dapoi che egli dice che l'unisono sta in quella guisa nella musica, che sta la unità nella arithmetica, percioché sì come essa unità non è numero, ma sta come principio di numero, per tal modo l'unisono non sta nella musica come consonanza, ma sta come origine & fonte delle consonanze, intorno la qual cosa annoi pare che ciò dal suo precettore sia stato meglio inteso che da Franchino nel secondo cap. del terzo libro della sua Pratica, dove egli dice che l'unisono rispetto alle musiche distanze sta come il punto geometrico rispetto alla linea in geometria, overo in continova quantità considerata, nella qual cosa Franchino è in grande erpage 61rore, perché se l'unisono considerato dal musico ha natura del punto geometrico, egli non potrà havere natura né similitudine vera con la unità in arithmetica considerata. Et questo averrà perché tra il punto geometrico & la unità arithmetica cade non poca contrarietà, & questo nasce perché la unità in producere il numero, overo la discreta quantità, sarà molte volte presa, la qual cosa del punto geometrico in creare la continua quantità non si vede avenire. Laonde, se il numero si vede non esser altro che una moltitudine di unità, la linea certamente, o altra continua quantità, non potrà constare di moltitudine di punti, ma solamente di dui, fra' quali è tirata. Similmente la unità in arithmetica considerata non potrà in minute parti essere divisa, il qual effetto dal punto geometrico per modo veruno non potrà nascere, perché esso punto non è quantità, ma è immaginato, sì come è futo affermato da Euclide, là dove diffinendo esso punto, dice che 'l punto è quello del quale non ci è parte. Per le predette mathematiche dimostrationi appare che l'unisono dal musico considerato solamente si potrà assomigliare alla unità, la quale è principio della discreta quantità, la quale unità, come disopra è stato detto, potrà esser molte volte presa & fare di sé numero, & anchora potrà essere in parti minute separata, & questo averrà perché il suono, il qual consiste in tempo & in quantità sonora, potrà similmente essere aggregato & in parti diviso, come è manifesto comparando il suono grave al suono acuto, & il suono acuto al grave, imperoché come il suono grave contiene in sé il suono acuto, così l'acuto sarà parte del suono grave, come da Aristotile è stato confermato ne' suoi Problemi. Si potrebbe però convenevolmente assomigliare l'unisono alla linea geometrica, la quale è una lunghezza senza latitudine, perché tal lunghezza potrà essere molte volte presa & creare un numero & moltitudine di linee, & anchora in parti minute potrà essere divisa, a similitudine della data & considerata unità in arithmetica intesa. Ma non può già essere che l'unisono sia paragonato al punto, considerato dal geometrico per principio della continova quantità, percioché, essendo immaginato, non può essere quantità, & per consequente sarà indivisibile. Et dato che fosse molte volte preso, non sarà però di sé linea, perché come è stato detto, la linea è considerata dal punto dal quale, havendo origine, è tirata, & non da quello molte volte preso, percioché ove così fosse, egli seguiteria che la linea, & ciascuna altra continova quantità, si potesse risolvere nel punto, in quel modo che il numero si può risolvere nella semplice unità, et appresso, che tra la continova et la discreta quantità non cadessero quelle contrarietà, le quali per loro natura loro sono assegnate da' dotti et intendenti mathematici.
Come il punto non può far imperfetta una nota simile inanzi a un'altra sua simile. Cap. V.
nel qual essempio chiaro si conosce chella breve, per cagione delle tre semibrevi seguenti, le quali creano un tempo perfetto, resta permanente, intera e perfetta, ma che traponendosi il punto fra
la prima & la seconda semibreve, esso farà imperfetta la nominata prima breve,
come qui.
Et questo accaderà per non haver essa breve altra nota appresso a sé simile. Per tanto tal punto non harà forza, come loro piacer, di dar imperfettione mai a una nota a sé simile, come seguitando vedi,
la quale oppenione essendo approvata dall'eccellente Don Franchino, al capitolo undecimo del libro secondo della sua Prattica dice: Egli è fra questo mezzo da dover esser inteso, che una nota posta davanti ad un'altra sua simile non può essere fatta imperfetta,& da noi al capitolo ventesimo nono del primo libro del nostro Toscanello, il medesimo fu dichiarato, per la qual cosa vergognensi adunque tutti coloro, i quali tengono & credono che tale oppenione possa esser vera. Ci sono anchora molti, i quali non solamente consentono & credono che tal similitudine & perfettione sia manifesta & ragionevole, ma etiandio maggiormente vogliono chella detta breve, posta dinanzi la figura maggiore di sé, sia perfetta, la oppenione de' quali chiaramente si vede essere falsa, percioché egli farà ben di mestieri che uno fosse rozzo & senza giuditio a dover credere, che una lunga fosse simile a una breve, & meno poi la detta breve a una massima. Pertanto questo loro argomentare, se una simile posta davanti a un'altra simile non può essere fatta imperfetta, maggiormente essendo posta dinanzi a una maggiore di sé, non potrà ricevere imperfettione, non vale, né hanno bene apparato loica, percioché non troverranno musico, né moderno, né antico, che approvi questa loro consequenza & oppenione, percioché questo non ha luogo se non in quelle note che sono simili di forma & di corpo, come habbiamo detto disopra. Ma pur volendo il compositore far perfetta la nota posta innanzi la maggiore, essa non havrà sempre tal perfettione, ma sarà in facoltà del musico, & secondo piacerà allui, come essaminando molte compositioni in quelle, così in note, come in pause troverrai, & come la figura seguente ti mostra. page 63
non però sarà simile
la apparente pausa, ma sarà simile al suo proprio valore, perché la forma della
pausa non ha similitudine colla figura breve, la qual perfettione dicono essere più
ferma alle due, tre, o quatro brevi continovate, che alla breve & alla sua pausa, le quali sentenze & oppenioni non saranno da noi per modo alcuno concedute né approvate, benché ne' trattati nostri sia in contrario dichiarato, non affine
di dare quello che quivi scrissi per regola, ma più tosto per modo di disputare,
percioché la pausa della breve resta permanente, ferma & stabile, come quella che
sempre si dimostra perfetta & imperfetta, senza cangiar forma, come fa quella
della lunga, la quale per sé si muta & varia.
Come il cantore dee osservare la misura ne' segni de' modulati concenti dal musico & compositore ordinati. Cap. VI.
, a loro beneplacito, la qual misura
non sarà quella che al segno si conviene, né che dal musico è considerata, come in
molti canti si ritrova, i quali haranno nel principio il segno diminuto di sopra mostrato, per lo qual segno essi danno la misura sopra la semibreve, & questo inconveniente commettono per poter con più loro facilità cantare. Et per tal modo incorrono in errore & in non poca confusione, perché la misura, che essi tengono
nella semibreve, verrà a dannare quello che dal compositore è inteso & immaginato, conciosia cosa che dopo molte note nascerà una sesqualtera habitudine, per
laqual cosa io vorrei un poco, che mi dicessero questi tali che danno la misura sopra una semibreve per battuta, poscia che saranno giunti alla detta sesqualtera, che
proportione sarà quella? Certo non si può dire che essa habbia da essere sesqualtera, ma tripla sì bene. Et questo averrà perché essi passeranno tre semibrevi sopra la battuta della detta semibreve, laqual cosa è falsissima. Là onde ti sarà necessario avertire & dare la misura over battuta nel segno sopradetto nella figura breve, & non nella semibreve, & così passeranno nella sesqualtera tre semibrevi per una battuta contra le due semibrevi, o contro una breve del segno diminuto
o tagliato. Et quanti ce ne sono anchora, che cantando tal segno per una semibreve per battuta, giunti alla sesqualtera, muteranno misura per accomodarsi a quella
della sesqualtera, per gli quali inconvenienti ci è paruto cosa convenevole chiarire tal modo & misura, però li diciamo essa non essere altro che una lunghezza finita per equali intervalli, la qual misura overo modo di misurare in questa
facoltà di musica è considerata in dui modi, cioè annoverando le note cantabili et
non cantibili dal principio del canto insino al fine secondo il valore della nota a sé
maggiore propinqua, cioè cogliendo insieme tre minime per una semibreve perfetta & due per una imperfetta, et similmente tre semibrevi per una breve perfetta & due per una imperfetta, il simile facendo delle brevi rispetto alla lunga, &
delle lunghe rispetto alla massima, la quale non sarà misurata, perché dopo essa non
si dà nota maggiore, della quale essa massima sia molte volte contenuta; & tale ordine i musici propiamente chiamano misurare, perché tale ordine & modo dimostra se il canto ha tutto il suo numero, cioè del modo, del tempo & della prolatione, secondo la dimostratione del segno innanzi del canto posto. La seconda consideratione & modo di misurare nasce da quella misura, la qual considera il musico overo cantore, quando esso leva & abbassa la mano, o anchora il piede, il
quale inalzamento & abbassamento i phisici chiamano sistole & diastole. Pertanto a colui, il quale desidera rettamente misurare & cantare, sarà di necessità
che cantando, in atto overo nella mente consideri un certo movimento & battuta
invariabile, ove tutte le note proportionevolmente si riduchino, al qual moto, over
misura è stato ordinato da' dotti, chelle figure o note di ciascuno segno debbano misuratamente concorrere, per la qual cosa il presente segno,
3, chiamato modo
con tempo, per la autorità de' dotti antichi et moderni insegna dare la misura nel
cantare sopra quella nota chiamata da loro tempo, il quale altrimenti è detto breve. Et con tal modo ne' segni, ne' quali la breve sarà dimostrata perfetta, per una
battuta passerà una breve perfetta, overo il suo valore; et in quegli che haranno il modo minor perfetto et imperfetto col tempo dimostrato imperfetto, come i seguenti,
2,
2,
sempre la vera misura caderà sopra la breve imperfetta, o due semibrevi; di quello che si dee operare ne' dui seguenti segni, come qui,
,
, assai chiaro al cap. 38
del primo libro del nostro Toscanello habbiamo scritto. Ma nel circolo & nel semicircolo senza il punto, la battuta overo misura caderà nella semibreve, & imperò se un tenore o altra parte sarà segnato con uno de' presenti segni,
,
, &
che le altre parti di tal canto siano segnate con ciascuno di questi,
3,
3,
2,
2,
alhora una minima di quegli dui segni col punto in mezzo harà tanta vertù & vapage 65lore, quanto una intera breve di ciascuno de' quattro segni disopra mostrati. Et anchora per una minima de' dui segni puntati passerà una semibreve per battuta di
questi dui non puntati,
,
. Havendo veduto & chiaramente compreso la natura
& forma de' sopradetti segni non diminuti, potrai agevolmente intendere quello
che nel diminuto si contiene, conciosia cosa che egli sia da considerare, che essi segni diminuti siano nella loro semplice integrità, come disopra si dimostrano. Pertanto essendo passato una breve per battuta, se essi saranno diminuti over tagliati,
come qui,
3,
3,
2,
2, per una battuta o tempo passerà nel termine di quella
prima breve la quantità di una lunga, & la battuta, la quale cadeva sopra la semibreve ne' presenti,
,
, nel diminuto caderà sopra la breve; et quella, la quale in
questi,
,
, cadeva sopra la minima, essendo diminuti, caderà sopra la semibreve; et questo s'intende sempre ponendo & passando due figure simili in nome &
quantità del segno diminuto a comperatione del segno non diminuto.
Delle parti & imperfettioni delle note. Cap. VII.
,
, potrà
essere fatta imperfetta dalla sua terza parte o dal suo valore, in questo modo.
Possono alcuna volta tali semiminime piene stare in
tali segni puntati, massimamente ne' canti che con tali segni sono dimostrati, dove non cadano minime piene, le quali alle volte sono usate affine di ischifare alteratione, o per qualche altra lecita cagione. Alcuni altri dicono che quando una
sola nota sarà considerata perfetta in qualche canto, ove accada far la imperfetta,
tal nota considerata perfetta dalla sua terza parte, overo dal suo valore, che alhora tale terza parte o suo valore dee esser tutto posto dalla parte dinanzi overamente dopo, et non una parte innanzi & una parte dopo la nota fatta imperfetta, come qui,
e non in questo modo,
o in altri simili, i quali possono accadere. Et questo dicono avenire perché dividendo la semibreve nelle sue parte minute, come sono le minime, le semiminime & l'altre, & ponendo una parte della detta semibreve alla parte dinanzi & una parte
dopo la breve, egli pare che una delle tre semibrevi contenuta in essa breve sia fatta
imperfetta dalla minima posta dalla parte dinanzi & dalla minima posta dopo
tal breve. Pertanto dicono che se un canto sarà segnato col segno della prolation
perfetta, che in quel caso tale positione sarà lecita & con ragione posta & ben
considerata, come qui.
Tuttavia certamente si conosce che tale positione in
questo modo considerata,
non debba essere in parte alcuna dubbiosa al detto intendente, percioché dallui è compreso che per la privatione
del punto del circolo, la prolatione overo la semibreve
resta imperfetta. Pertanto non si potrà considerare chella minima, la quale è posta dinanzi la breve, né anchora la minima posta dopo essa breve, siano terze parti di alcuna delle semibrevi tolte dalla breve. Però bisogna considerare che in tali
occorrenze siano prese insieme la minima posta dinanzi alla breve & quella dopo,
lequali faranno la quantità o valore di una semibreve, il qual valore sarà quello
dal quale la breve in mezzo delle due minime posta sarà fatta imperfetta, intorno
lequai cose bisogna avertire, che tale o simile positione di figure è in potestà et volere del compositore, per che il musico o compositore, per sodisfare al poco sapere di
alcuni, non è tenuto a non esprimere et conducere il concento al suo debito fine secondo la sua intentione. Et questo che di sopra è stato detto della breve posta fra le
minime del segno dove solamente il tempo sarà perfetto, si intenderà anchora della page 67lunga posta fra due semibrevi dove solamente il modo minore sarà perfetto, & della massima posta fra le brevi dove solamente il modo maggiore sarà perfetto.
Altre considerationi intorno la imperfettione delle note. Cap. VIII.
2,
2,
, et alcuna volta essa
breve è dimostrata imperfetta con la sua minore propinqua perfetta, come dichiara il presente segno,
. Et alcuna tal breve sarà perfetta & la sua seguente minore sarà imperfetta, come dimostrano questi segni,
3,
3,
. La breve adunque governata sopra i dimostrati segni, senza altri accidentali segni considerata, non diventerà imperfetta, cioè non sarà diminuta di alcuna sua particola, ma sempre starà in quel valore & vertù, il quale le sarà attribuito dal segno; ma la breve perfetta per questi segni dimostrata,
3,
3,
, per non essere in loro altra nota perfetta, potrà solamente essere fatta imperfetta dalla sua terza parte, et non in altro modo. Et quando la breve sarà imperfetta & che valerà due semibrevi perfette, come
dimostra la semicircolar figura,
, alhora tal breve non potrà essere fatta imperfetta senon dalla sua terza parte, perché non resta divisa in tre parti equali, ma potrà ben diventare imperfetta inquanto alle parte propinque, cioè rispetto alle semibrevi, perché tali sue semibrevi sono dimostrate perfette dal punto apparente nella
semicircolar figura. Et tale imperfettione potrà occorrere in dui modi, cioè che delle due semibrevi perfette considerate in essa breve una sola potrà essere imperfetta,
& l'altra perfetta, come qui,
& secondo ogni precetto & ordine dato da' dotti & consumati musici, così moderni come
antichi, tali brevi rettamente si potranno ritrovare ragionevolmente tutte imperfette, come qui,
et così,
et in molti altri modi simili, iquali per brevità si lasceranno. Ma la
breve, laquale sarà formata di tre semibrevi perfette, come in questo segno si contiene,
, potrà essere fatta imperfetta dalla sua terza parte, cioè da una semibreve perfetta, come qui,
overo da oltretanto suo valore, come di tre minime, & l'altre due potranno far imperfette quelle due semibrevi, lequali dopo la imperfettione della predetta breve restano in tal breve atte a poterla far
imperfetta, come si dimostra per li seguenti essempii.
Anchora nella breve per tal modo segnata potranno essere solamente due semibrevi perfette & una imperfetta, imperoché come è stato detto, la breve in tal segno vale tre semibrevi perfette,
delle quali semibrevi una sola rimarrà imperfetta dalla seguente minima, & per
tal modo tal breve harà il valore di otto minime. Appresso nella detta breve le due
minime potranno far imperfette le due semibrevi, rimanendo l'altra perfetta, copage 68me qui,
dove la breve ritenerà il valore di sette minime. Et habbiamo da considerare, che accadendo che tal breve sia fatta imperfetta da tre minime, come qui,
si dee intendere chella breve sia fatta imperfetta dalla sua terza parte, ciò
è dal valore di una semibreve perfetta, et che le tre semibrevi perfette, le quali vagliano quanto una breve perfetta, non saranno fatte imperfette da
quelle tre minime poste dopo tal breve, perché ove così fosse, egli seguiterebbe chella breve perfetta disopra assegnata non si potesse fare imperfetta dalla semibreve perfetta, come vuole la natura del far imperfetto, cioè che ogni nota perfetta, laquale sia composta di tre note perfette, non potrà essere fatta imperfetta se
non le sarà tolto via una nota perfetta, la quale sia la terza parte della nota fatta
imperfetta. Pertanto se vogliamo chelle tre minime poste dopo la breve siano in
quella guisa messe per far imperfette quelle tre semibrevi, lequali sono comprese perfette nella breve, ilche non aviene di essa breve, dico che non potrà stare, perché
tolta la perfettione a ciascheduna delle tre semibrevi considerate perfette nella
predetta breve, egli seguiterebbe che tale breve restasse perfetta di tre semibrevi
imperfette. Per tal modo, tal breve dopo la imperfettione delle predette tre semibrevi sarebbe fatta imperfetta di una semibreve imperfetta, la qual cosa sarebbe molto
repugnante et contraria al segno, perché esso dimostra che il tempo, overo la breve è composta di tre semibrevi perfette. Volendo adunque che la breve sia fatta imperfetta, egli sarà dibisogno chella nota, che ha forza di far imperfetto, sia perfetta & non imperfetta, ma se pur tal nota, che può levare la perfettione, sarà imperfetta, bisognerà che essa insieme con una delle sue parte concorra affare imperfetta essa breve, come qui.
Il simile averrà sella detta semibreve sarà divisa in tre minime, & etiandio in note più minute, perché la natura
& l'arte ci amaestra che quando egli si trova una nota, laquale habbia vertù & valore di tre minori perfette a sé propinque, noi debbiamo prima haver riguardo se tal nota sarà perfetta, cioè se nel concento resterà conservata dalla imperfettione, percioché ove non vi restasse, sarebbe necessario chella nota che
arreca imperfettione fosse apparente in forma, in pausa o in valore. Pertanto, quando dopo tal nota, o innanzi, si troverà tanto di valore che aggionga alla terza parte di quella nota perfetta, laquale contiene tre note perfette, alhora tal valore si dee
applicare alla imperfettione di quella nota, la quale comprende il ternario numero
delle minori perfette a sé propinque. Et se dopo tal terza parte, altro numero di figure minute avanzano atte affare imperfette le figure perfette comprese da essa nota, tali note si debbono accomodare affar imperfette tal
note perfette minori contenute più volte in essa maggiore. Et però, quando dopo la breve in tal segno segnata,
, seguita il valore di più di una semibreve, se tal parte, laquale avanzerà oltra la semibreve intiera, sarà minore di essa semibreve, come sua terza parte, et che
essa sia reintegrata, alhora essa terza parte sarà computata affar imperfetta una page 69di quelle semibrevi, le quali rimangono nella breve dopo la imperfettione di essa breve. Ma se esse saranno due parti dopo la imperfettione della predetta breve, saranno computate affar imperfette quelle due semibrevi, le quali dopo la imperfettione
della breve resteranno in essa breve, come si potrà comprendere per li essempi seguenti.
Nel primo & nel secondo essempio, la breve per le predette ragioni valerà cinque minime overo una semibreve
perfetta & una imperfetta, ma nel terzo overo ultimo, essa valerà quattro minime overo due semibrevi imperfette. Et perché in tale consideratione potrebbono nascere molti dubbi et accidenti contrarii alla volontà del compositore, pertanto per
maggior chiarezza è lecito tal volta porre simili punti tra le note che fanno la imperfettione, come si vede nel secondo & nel terzo essempio, de' quali punti, gli ultimi apparenti nella seconda & nella terza figura saranno rettamente chiamati
punti di ridutione, per liquali tali note sono dimostrate essere ridotte overo trasportate alle note innanzi alloro poste, & tali note solamente sono ridotte affar imperfette altre note di lor maggiori,
& non per accompagnarsi con altre loro simili in
forma, né in valore. Ma le note nel primo modo trasportate possono far imperfette
le loro maggiori propinque, & anchora si possono accompagnare colle loro simili
in forma & in valore, & essi punti di ridutione dopo la nota ridotta posti saranno
sempre con participatione, & non per sé, come alla quinta oppenione habbiamo
dimostrato. Oltra le predette cose, egli è da sapere chelle figure, le quali sono causa
della imperfettione, possono stare in molti altri modi diversi da quelliche habbiamo narrati rispetto alla nota fatta imperfetta, come sarà la semibreve innanzi la breve,
come qui,
et in ciascuno altro segno di tempo
perfetto, nelquale precedente essempio sola la
breve sarà imperfetta, come anchora dimostra il primo essempio. Ma in questo seguente,
la breve sarà imperfetta, & anchora una di quelle due semibrevi, le quali dopo la imperfettione della breve sono restate
in essa breve; & nel seguente essempio si dimostra,
la breve sarà imperfetta con quelle due semibrevi contenute in tale breve, et in molti altri innumerabili modi potranno accadere tali imperfettioni, lequali per brevità si taceranno, perché haveremmo troppo facenda & sarebbe processo molto lungo &
quasi senza fine. Adunque per quello che di sopra è stato detto, chiaramente si vede
chella nota nella quale consiste la perfettione non si dice essere imperfetta, se non
le sarà levato la sua terza parte, laquale sia nota intera, o il valore della minore vicina, per la qual cosa errano quegli, i quali in questo essempio,
et altri simili dicono che la prima breve sia fatta imperfetta page 70dalla seguente minima, et similmente dicono chella seconda breve resta imperfetta
dalle due seguenti minime, imperoché una sola minima, & anchora due, non sono la
terza parte della breve segnata con questo segno,
. Là onde quella minima sola
farà rimanere imperfetta una di quelle tre semibrevi in sé raccolte dalla prima breve del predetto segno, la quale è perfetta. Così la seconda breve non sarà fatta imperfetta dalle due seguenti minime, ma le due semibrevi sì bene in essa breve considerate resteranno imperfette, la quale intelligenza & verità si potrà chiaramente
dimostrare in questi modi
et in altri
simili. E certo quanto al primo essempio, dove appaiono cinque minime dopo la breve, egli non si può negare chelle tre non facciano la predetta breve
imperfetta, perché sono il valore & la quantità di una terza parte di quella, cioè
di una semibreve perfetta. Così anchora quelle due minime, le quali avanzano dopo le tre, saranno computate nella detta breve affare imperfette le due semibrevi,
lequali oltra quelle che fanno imperfetta la breve restarono perfette in essa breve.
Il medesimo anchora accaderà nella seconda dimostratione, perché la semibreve posta dopo la breve farà imperfetta essa breve, & le due minime poste dinanzi a tal
breve faranno imperfette quelle due semibrevi, le quali dopo la imperfettione della
breve rimasono in detta breve. Se adunque in ciascheduno de gli essempi predetti sarà mossa overo levata via la imperfettione delle due semibrevi sopradette, cioè quelle due minime, le quali alle tre minime sopra avanzano, & similmente quelle due
minime, le quali sono poste dinanzi la breve del secondo essempio, seguiterà che sola la breve resterà imperfetta, & così in contrario, se dal primo & dal secondo
essempio sarà tolta via la imperfettione delle predette due semibrevi, cioè le due minime, solo il tempo overo la breve resterà imperfetta & le due semibrevi in esso
tempo rinchiuse saranno perfette. Et questo tale ordine è tenuto per fermo & vero
da ogni musico & dotto compositore.
Qual sia stato il primo e 'l secondo segno da gli antichi & dotti musici dimostrato. Cap. IX.
3; il secondo con un semicircolo & una cifra ternaria,
3; il terzo con un circolo & una cifra binaria, come qui,
2; il quarpage 71to col semicircolo et una binaria cifra, come qui,
2; i quali quattro segni dimostrati, come al capitolo 28 del primo libro del Toscanello habbiamo detto, sono
applicati al modo minore perfetto & al modo imperfetto, overamente alla lunga,
per laqual cosa, se un concento sarà segnato con questa figura, cioè col primo,
3,
la lunga valerà tre brevi & la breve tre semibrevi, perché sempre quella nota si dice esser perfetta, alla quale il circolo è attribuito, il qual modo essendo così segnato, la breve overo tempo sarà perfetta, perché essa è in tre parti delle sue minori propinque divisa, alla qual breve tal cifra ternaria è attribuita. Ma se un altro canto sarà segnato col secondo, come qui,
3, alhora la lunga non valerà altro
che due brevi, & questo adiviene perché il semicircolo, ilquale è appropiato al modo minore overamente alla lunga dinota imperfettione overo binaria aggregatione di tempi, et in tal segno la breve sarà perfetta, perché la cifra ternaria posta dopo il semicircolo dimostra al tempo ternaria divisione. Gli altri duoi seguenti segni, havendo chiaramente inteso la natura & la proprietà de' sopra detti, facilmente saranno intesi, de' quali l'uno sarà questo,
2, per lo quale sarà compreso la lunga essere di tre brevi & la breve di due semibrevi, rispetto alla cifra, laqual dimostra binario numero. Et nell'altro, che è questo,
2, ultimo da noi segnato, non caderà alcuna perfettione, perché non si dimostra per figura circolare né con cifra ternaria; pertanto il modo over la lunga et la breve saranno imperfette. Il secondo segno
da' musici dimostrato, ilquale è chiamato tempo con prolatione, è come qui,
. Similmente ha quattro varietà di segni, cioè il circolo col punto, come di sopra si vede,
et il semicircolo col punto, come qui,
, il terzo e 'l quarto un circolo & un semicircolo senza punto, la perfettione de' quali consiste nella breve & nella semibreve, come
chiaramente si vede al capitolo 8 del primo libro del nostro Toscanello. Quanto a' segni diminuti, dicono alcuni che il segno diminuto ne' canti usato non è altro
che quando una figura acquista il valore della nota minore a sé propinqua del segno
non diminuto, cioè quando la massima è intesa per una lunga, la lunga per la breve & la breve per una semibreve, & così dell'altre seguenti, alla qual oppenione
in contrario dannoi è detto, percioché ne' segni de diminutione imperfetti potrà bene
ciascheduna nota convertirsi nella minore a sé propinqua, però tutto che tal diminuimento accada nelle note comprese sotto il segno che significa perfettione, non haverà luogo nella breve, come si dimostra nel presente essempio,
nelquale chiaro si vede che ciascuna di quelle quattro brevi dopo il segno circolare poste saranno perfette & valeranno tre
semibrevi, ma se tal segno sarà diminuto overamente tagliato, come qui,
, alhora
quella vergola, laquale attraversa o taglia il circolo, o altro segno, sempre dimostra
diminutione. Là onde sarà forza che ciascuna di quelle quattro brevi del segno tagliato sia per sé considerata per la metà rispetto alla quantità del segno circolare
non tagliato. Seguiterà adunque che ciascheduna breve perfetta del circolar segno
tagliato non potrà valere una semibreve del segno non tagliato overamente dimipage 72nuto, perché la breve del tempo perfetto passa per tre battute, per laqual cosa sarà
di bisogno chella breve del tempo perfetto diminuto comparato passi per tre minime al segno non tagliato, per loqual rispetto non si potrà convertire una nota nella
sua minor seguente, ma trovandosi tal figuratione,
ciascuna breve & semibreve sotto la data diminutione
harà valore della parte minore a sé propinqua, & questo si intende procedendo nel canto, perché le note del segno tagliato si cantano più
velocemente per lo doppio, per laqual cosa sarà meglio diffinire che la diminutione
non sia altro che quando una nota ha vertù della metà del suo valore intero, la qual
diffinitione sarà consentanea et amica all'uno et all'altro numero, cioè al perfetto et
allo imperfetto. Ma quella che di sopra habbiamo detto essere di altri, solamente sodisfarà al numero & alle note imperfette, la qual diminutione, come habbiamo
detto, si conosce quando i segni sopradetti saranno tagliati o attraversati; onde tali
segni saranno chiamati segni di modo con tempo diminuti. Et quando haranno il
punto in mezzo, essendo pure tagliati, saranno detti segni di tempo con prolatione,
come alla oppenione 6 del canto figurato a sufficienza habbiamo conchiuso. Ma
bene avertirai che se ben tali segni saranno diminuti, le loro note in tali segni messe
sempre resteranno in quella quantità et numero perfetto et imperfetto, nel quale erano inanzi alla loro diminutione, di maniera che tra loro non havrà differenza alcuna, eccetto che nelle note, perché là dove nel segno non tagliato per una battuta passa una semibreve, nel tagliato ne passano due, & una minima per due minime. Et il
medesimo accaderà delle altre figure. Et perché alcuni hanno detto che nella diminutione, la misura sola è quella che varia, et non le note, qua habbiamo da considerare che altro non è misura, che una lunghezza di intervalli equali finita. Pertanto tali figure del seguente essempio,
saranno intese dover essere
annoverate nel cantare in dui modi, cioè semplicemente
& non, sotto la misura considerata dal movimento dello
abbassare et dello inalzare. Et intorno il primo modo di misurare o annoverare in
questo segno,
diminuto, si cercherà la quantità del tempo overo della breve, pigliando due semibrevi o 'l loro valore, dato che anchora fussero sotto il segno semicircolare non diminuto, come qui.
Onde secondo questo
modo di misurare il canto, la misura, la quale accaderà
nell'annoverare le note del segno di sopra diminuto, non sarà varia dal misurar le note del segno non tagliato, perché in ciascun segno, la breve si divide in due semibrevi. Quanto al secondo, considerando il canto sottoposto
al semicircolo diminuto & dato dal musico o cantore, alla misura si farà altra
consideratione, imperoché alhora le note sotto al segno diminuto poste procederanno per lo doppio rispetto alle note del segno non tagliato, nelqual
segno diminuto,
tanto valore harà una breve, quanto una semibreve del segno non diminuto, & per
tal modo le semibrevi del segno diminuto, così nelle pause, come nelle note cantabili page 73haranno valore et vertù di minime rispetto al secondo segno diminuto. Conchiuderemo adunque chella oppenione di questi tali sia falsissima, percioché come chiaramente appare, la misura presa nel principio del canto mai non varia, ma le note
sono quelle, lequali fanno la variatione, perché come disopra è stato detto, per una
semibreve del segno non diminuto, sotto quel medesimo movimento & misura passano due semibrevi overamente una breve del segno tagliato. Et per essere al presente al proposito nostro, è cosa necessaria avertire che molti & molti si ritrovano,
liquali secondo la loro fantasia & senza consideratione alcuna commettono evidentissimi errori circa le proportioni, & massimamente della sesqualtera habitudine da' musici & compositori communemente essercitata, laquale con poca avertenza da quegli che cantano è prononciata, l'errore de' quali di qui nasce, che dopo la
misura data al principio del canto, secondo il segno apparente, dopo alcune note parandosi loro innanzi la sesqualtera proportione, le daranno una nova misura contraria a quello, che sarà stato il vero intelletto del musico et compositore di quella,
dal quale inconveniente ne risulterà una proportione non considerata dal musico,
perché mutando la misura alla apparente sesqualtera, come quella che per sé non
potendo stare, è relata & comparata al segno overo alle note dinanzi a sé poste,
per tal mutatione essa, contro la oppenione del compositore, non sarà sesqualtera,
ma quasi sempre tripla, come dimostra il seguente essempio,
per lo qual processo molti cantori poco pratici daranno la misura a tal principio
sopra la semibreve, & questo faranno per più loro facilità, ilqual modo sarà contrario alle note seguenti dopo la sesqualtera, perché facendo passare nel principio
una semibreve per battuta, pervenuti alla sesqualtera, ne passeranno tre sotto quella, per lequali ne nascerà la tripla & non la sesqualtera, et per questo ne seguirebbe quello che disopra habbiamo detto, cioè che la misura sarebbe varia & non
le note. Pertanto ti sarà necessario sempre in tali processi dar la misura sopra la
breve o sopra la sua quantità, & senza mutar altra misura, cantar tre note simili
contra le due dette dinanzi, lequali cagioneranno la sesqualtera intesa et immaginata dal compositore, dalqual modo veramente si vede & conosce chelle note sono
quelle che variano, & non la misura, laquale sempre si dee osservare dal principio
al fine secondo la natura del segno, quantunque ne seguitassero cento proportioni.
Similmente ne occorre un altro inconveniente manifestissimo intorno la sesqualtera
proportione, nellaquale molti senza consideratione alcuna creano una proportione
per un'altra, come dimostra il seguente essempio, page 74
intorno ilquale hacci di quelli, iquali pensando cantare le note sesqualterate per vera proportione sesqualtera, inconsideratamente vi producono una sotto sesquiterza,
perché fanno passare tre di quelle minime sottoposte al termine sesqualtero contro
una breve o 'l suo valore del primo segno diminuto, la qual comparatione o modo di
cantare non è sesqualtera proportione, ma sotto sesquiterza, perché passano tre minime contro a quattro. Là onde, per rimovere tali inconvenienti & manifesti errori, avertirai a cantare sei di quelle minime sesqualterate o 'l loro valore in un solo
tempo del segno diminuto inanzi posto. Et in ogni altro modo simile, sempre in questa guisa procederai.
De' quattro modi da gli antichi & moderni musici ordinati. Cap. X.
2,
3,
2,
3, era rimosso il nome del tempo & permutato nel modo detto minore, et le cipage 75fre erano assegnate al tempo perfetto & imperfetto; ma se erano col circolo &
col semicircolo due cifre, di modo minore il circolo e 'l semicircolo diventava maggiore, & la prima cifra era detta modo minore & la seconda tempo. Oltre di
ciò, se nel principio era il circolo, esso era chiamato modo maggior perfetto, là dove se
vi era il semicircolo, si domandava modo maggior imperfetto, di maniera che la cifra
seguente essendo ternaria, era detta modo minor perfetto, et se era binaria, imperfetto; et l'ultima seguente cifra, se era ternaria, tempo perfetto, & se binaria, imperfetto era detta, come da noi al cap. 27 del primo libro del nostro Toscanello alcune cose anchora ne sono state dette. Alla minima non si dà segno alcuno, conciosia
cosa che essendo dallei diviso il tempo, essa è l'ultima figura di esso secondo l'ordine
delle cinque figure essentiali considerate, delle quali daremo notitia & cognitione più breve & facile che per noi sia possibile. Diciamo adunque, che se un canto
sarà segnato come qui,
33, la massima harà il valore di tre lunghe perfette, & la
lunga di tre brevi perfette, & la breve di tre semibrevi, & la semibreve di tre minime. Et desiderando intendere qual nota sia alterata, dico che le lunghe saranno
alterate, le brevi, le semibrevi & le minime rispetto alla massima, alla lunga, alla
breve et alle semibrevi, le quali sono perfette. Et essendo segnato così,
23, la massima, la breve & la semibreve saranno perfette, & per conseguente altererà la lunga, la semibreve & la minima. Ma se haverà questo segno,
22, la massima & la semibreve saranno perfette, et la lunga & la minima saranno alterate. Ma trovandosi in questo modo,
32, la massima, la lunga & la semibreve saranno perfette,
alterando le lunghe, le brevi & le minime. Et mutando la figura in questo modo,
33, la massima perderà la sua perfettione, per essere il semicircolo inanzi posto, & la lunga,
la breve & la semibreve resteranno perfette, & le brevi, le semibrevi & le minime altereranno. Ma stando così,
32, la lunga & la semibreve saranno perfette,
alterando le brevi & le minime. Et se starà a questo modo,
23, le brevi & le semibrevi saranno perfette et solamente le semibrevi & le minime altereranno; et se
così,
22, le semibrevi resteranno perfette & solamente la minima sarà alterata.
Anchora il troverai in questo modo,
33, nelquale la massima, la lunga & la breve saranno perfette, alterando le lunghe, le brevi & le semibrevi. E trovandolo così,
32, la massima & la lunga saranno perfette et solo le lunghe & le brevi altereranno. Ma se sarà così,
23, la massima & la breve saranno perfette, & le lunghe & le semibrevi saranno alterate; et se così,
22, la massima sarà perfetta et
le lunghe haranno alteratione. Nella seguente figura,
33, la lunga & la breve saranno perfette et per conseguente altereranno le brevi & le semibrevi. Et in questo,
32, la lunga sarà perfetta & solo altereranno le sue brevi. Et ove il ritrovassi in questa guisa,
23, le brevi saranno perfette & solamente le semibrevi altereranno. Resta la seguente & ultima figura,
22, nella quale non haverà luogo il
far imperfetto né l'alterare, rispetto al semicircolo & alle cifre binarie. Et quantunque tali segni al presente non si usino, nondimeno non ti dee essere molesto l'hapage 76vere apparato in che modo essi siano da dover esser intese.
Del tacito valore della massima. Cap. XI.
il qual modo da' moderni musici è stato ordinato, e tralasciati i sopradetti segni dagli antichi usati, i quali, nel seguente ordine di pause ternario & binario, dimostrano il medesimo effetto che faceano gli antichi ne'
sopradetti segni.

Valor di massime & lunghe.
33, da gli antichi usato per dimostrare il suo modo maggiore e 'l modo minore e 'l tempo perfetti, si vale del seguente,
ilquale dimostra chella mente del compositore fu che in qualunque canto dove esso
si ritrovasse, desse notitia chella massima dovesse havere il valore delle
tre lunghe, & la lunga delle brevi. Et per quest'altro,
32, da essi antichi era dimostrata la massima perfetta & la lunga, sì come da' moderni dimostrano le tre
pause di tre tempi. Et quando essi antichi & dotti musici volevano rappresentare
la massima perfetta insieme posta col tempo perfetto, da loro era usato il presente segno,
23, & i moderni, il circolo con tre pause di lunga di tre tempi l'una. Et se volevano figurare la massima perfetta, la lunga & la breve
imperfette, non con altro che col presente segno,
22, le dimostravano, sì come
hor dal musico moderno con questo,
sono rappresentate. Et quando il musico antico voleva intendere, che la massima fosse imperfetta, & la lunga & la breve perfette, era il suo segno come qui si vede,
33. Là onde i moderni a sua similitudine fecero quest'altro.
Appresso volendo gli antichi che sol la lunga restasse perfetta, ciò non con altro che col presente segno page 77dimostravano,
32, là dove dal moderno ciò con questo,
fu significato. Et quando essi volevano dar a conoscere il tempo perfetto, da loro era usato il presente segno,
23, come da' moderni il segno seguente.
Et tutto
che il presente segno,
22, non sia d'importanza alcuna, sì come quello,
delquale i detti antichi musici non si valevano ad altro uso che a dimostrare ogni
figura binaria, però ci è paruto di metterlo, per non mancare dell'ordine incominciato.
Oppenione di alcuni intorno la breve perfetta & imperfetta. Cap. XII.
essa debba sempre essere perfetta in quella guisa che è
ogni simile posta innanzi alla sua simile, conciosia cosa che le dette pause di semibrevi siano del valimento di una breve imperfetta, alla qual oppenione dannoi è risposto che se tal ordine potesse essere tenuto, si vederebbe da' precetti musici nascere gran confusione. Per tanto non è da dire che le due pause con la forma o corpo
della detta breve siano simili, conciosia cosa che la breve si vegga havere diversa
figura dalle pause, ma ben si potrà dire esse pause essere del medesimo valore della
breve imperfetta. Et se alcuni ci si oppenessero, dicendo chella regola data della breve perfetta dinanzi la sua propia pausa non fosse sempre perfetta, percioché essa
pausa non ha somiglianza con la detta breve, tutto che ella sia del medesimo valore, dannoi si risponde chella pausa di breve è degna & merita chella figura breve, inanzi allei posta, sempre sia conservata perfetta, conciosia che essa pausa sia stabile & permanente, & dal musico ordinata perfetta & imperfetta, perfetta nel
segno circolare, et imperfetta nel semicircolare, senza mai cangiare la sua forma.
Là onde le due pausette della semibreve insieme messe non haranno tal potere che
sempre aumentino la breve al valor del numero ternario, percioché ciò sta nel volere del musico & compositore, dal quale veggiamo molte volte essa breve essere fatta perfetta et imperfetta, imperfetta dalla parte davanti da una minore di lei, o da oltre tanto valore, dalla parte dopo da un punto posto fra le due pausette. Et più a maggior loro biasimo et confusione vogliono chella breve dinanzi la seguente legatura
overo nota maggior di sé, overo dinanzi a un tempo di semibrevi insieme unito, sia perfetta, lequali oppenioni sono false et senza ragione alcuna da loro intese et credute.
Raffermeremo adunque et conchiuderemo, chella breve inanzi alla lunga o alla massima et alle pausette di semibrevi, et similmente dinanzi alla quantità del numero ternario et alla legatura, è in arbitrio del compositore, come la figura seguente dimostra.
page 78Perché la massima non ha pausa. Cap. XIII.
la qual pausa sarebbe chiamata dal tempo imperfetto; l'altro,
che tal pausa piglierebbe la forma di tre semibrevi, come qui,
la qual occuparebbe un spatio intiero & la metà di esso. Et per tal modo la pausa del tempo
perfetto con quella del modo maggiore sarebbono fra sé simili, non ostante che in
tal consideratione tra loro cadessi non poca dissomiglianza, perché la immaginata
& non data pausa dimostrerebbe moltitudine di tempi, & quella breve dinoterebbe il tempo in tre terze parti diviso. Si potrebbe intorno la similitudine delle dimostrate domandare ad alcuni, se egli fosse in uso di segnare il tempo perfetto con la
pausa di breve occupante uno intero spatio & la metà di esso, come qui,
& page 79l'imperfetto di uno intero spacio, et appresso non ritrovandosi il circolo, ilquale
dimostrasse la perfettione del tempo, ma sol le pause delle due semibrevi, come qui.
Se si direbbe che tal binaria positione di pause desse cognitione della breve
perfetta, diciamo di no, perché trovandosi la propia pausa del tempo perfetto &
imperfetto, come qui
tal pause delle due semibrevi nel canto sarebbono di
soverchio & in vano addotte circa la perfettione del tempo, perché non oppererebbono l'effetto accidentale del circolo, né di altro segno. Et se alcuno fosse di contraria oppenione dicendo, che tali pause di semibrevi insieme poste potrebbono essere
in questa consideratione necessarie, come qui,
si risponde che
alhora le dette pause non haverebbono forza di dimostrare
perfettione alcuna, per essere loro innanzi posto il segno circolare, ma sarebbono intese a dover dividere la pausa del tempo imperfetto in due
parti equali, perché come dimostra la seguente figura, sarebbe dibisogno che la seconda semibreve alterasse, come qui,
sì come comanda la regola dell'alteratione. Onde il musico, per rimovere tal alteratione, dividerà la pausa del tempo imperfetto in due pause di
semibrevi, per lequali ragioni a noi pare che esse più regolarmente doveranno esser poste se saranno separate dall'una riga a l'altra, come qui,
perché le pause, lequali secondo il misurare del canto cadono
divise, non debbono per tal cagione essere insieme poste. Nondimeno in questa consideratione, o siano separate, o no, non è di molta o di niuna importanza. Havendo con tali fondamenti dimostrato come la pausa della breve si
possa ritrovare variabile, cioè di tempo perfetto et imperfetto, manifestamente appare, che essendo nella guisa che habbiamo detto segnata dal musico, le pause delle
semibrevi, come qui,
non potranno dimostrare il tempo essere perfetto,
perché se la pausa della breve perfetta fosse prodotta diversa dalla pausa del tempo imperfetto, le pause delle semibrevi disopra mostrate intorno la perfettione del
tempo sarebbono indarno poste, perché ciascuna di esse brevi harebbe la sua propia pausa, et a questo modo bisognerebbe fare la medesima differenza nella massima, perché volendo assegnare a ciascun temporal valore & quantità di quella ogni
sua propia pausa, sarebbe necessario constituire una virgola o pausa, la qual contenesse quando fosse perfetta nove tempi, & quando imperfetta sei, & alcuna volta quattro, per loquale ordine & modo chiaro si vede che in tutti i canti nascerebbe non poca confusione, perché alle consuete righe ordinate per li nomi delle note
sarebbe forza aggiongerne dell'altre alla grandezza della pausa de' sei tempi, &
molto maggiormente poscia a quella de' nove. Dalle sopradette ragioni adunque
si può conoscere chella massima resterà priva della propria pausa, & quando essa
harà bisogno del suo tacito valore, con oltre tante pause di lunga sarà reintegrata,
le quali quantità & valori nascono tutte da esso tempo musico, ilquale più volte
preso genera il modo minore & il maggiore, et diviso in parti minute, crea & gepage 80nera la prolation minore & la maggiore. Là onde essendo esso primo & capo per
eccellenza, merita pausa propia et invariabile. Alcuni si movono dicendo, che non
essendo ordinato dal musico propia pausa alla massima, per conseguente non si dee
né anche dare pausa alla breve, et dicono esser necessario dare alla breve il tacito
suo valore con la pausa della minore a sé propinqua, tante volte presa quanto sarà
il valore di essa breve, cioè se il tempo sarà perfetto, tal sua perfettione overo ternaria divisione sia dimostrata con tre pause di semibrevi in una riga, come qui,
et similmente il valore del tempo imperfetto overamente breve imperfetta con due altre pausette, come qui,
le quali tre pause disopra dimostrate senza altro segno daranno notitia della breve perfetta, come le binarie dimostreranno la breve imperfetta, pur che nel canto non appaiano le tre disopra mostrate,
per li quali segni le note saranno annoverate a tre et a due. Si risponde & conchiude, che tutto che al valore binario & ternario della massima siano date oltre tante pause di lunga, non si conviene però dare alla pausa della breve oltre tante pausette di semibrevi quanto si convenga alla quantità sua ternaria & binaria, perché da essa depende ogni altra pausa et figura. Per tanto la massima, quando le sarà di
bisogno tacere, dependerà dalla pausa di lunga tante volte moltiplicata, quanto sarà
il suo valore, ma non già allo 'ncontro la pausa della breve non potrà derivare da
quella della semibreve molte volte presa, perché esse pause della massima, dirivando
da quelle della breve, conviene che esse le restino soggette. Altri dubitando si movono dicendo, che se il modo maggiore perfetto si conosce per la apparenza delle tre
pause della lunga di pari poste, et quelle dello imperfetto maggiore per le due pause dette, seguiterà che nell'istesso canto caderà contrarietà quando l'una et l'altra
positione delle dette pause vi si troveranno, come appare in questo essempio.
Onde tal contrarietà dicono avenire perché in un solo concento o subietto caderanno duoi contrari di perfettione et d'imperfettione, al
qual dubbio si risponde, chelle due pause di lunga possono ragionevolmente stare ne' canti del modo maggior perfetto senza producere alcuna contrarietà, come quelle che hanno in sé perfettione & imperfettione, come anchora
accade delle brevi perfette & imperfette, lequali hanno luogo nel tempo perfetto,
pur che essa massima over pause siano reintegrate dalla terza loro parte, o per pausa, o per nota cantabile, come disopra la figura dimostra. Ma quelle a tre insieme poste non si converanno porre nel modo maggiore imperfetto, percioché in tale consideratione esse sono annoverate per misura binaria & non ternaria, come anchora non è licito segnare le pause, che significano perfettione sotto il segno della
imperfettione, come si vede qua.
Ma accadendo al musico a segnare le tre pause di lunga, esso sarà costretto segnarle in tal guisa & modo, come la seguente figura ti dimostra. page 81
Similmente, senza commettere errore, gli sarà
conceduto porre nel modo maggior perfetto
due pause di lunga inegualmente poste, come il seguente,
& in altri modi, i quali da noi per brevità
sono lasciati, da' quali altri tutti modi ti
guarderai tu, compositore, di non incorrervi, salvo che in quelli che da me sono stati
posti, i quali appresso ogni dotto senza alcun dubbio sono & saranno confermati.
Come il musico non ha riguardo di far imperfetta più l'una che l'altra di molte note in un corpo unite. Cap. XIIII.
& dato che il primo & il secondo essempio per la positione delle semiminime sia tra sé
differente, però in ciò non cade errore alcuno, perché alcuna volta le dette minime piene possono in tali segni puntati dal musico essere intese per evitare l'alteratione, che senza esse si vedrebbe sortire, pur che ne' canti dove esse fanno tal effetto, non si ritrovino dell'altre note simili, sopra la quale imperfettione da molti sono addotte alcune ragioni da' dotti non concedute né approvate, delle quali alcune dannoi saranno dimostrate nel seguente segno.
Essi dicono che le due minime del presente segno poste dopo la breve,
facendo delle tre semibrevi che in essa sono immaginate due imperfette, & l'altra rimanendo perfetta, per tal modo la breve verrà a restare di valore di sette minime. Et se tal breve tre minime continue havrà dopo sé, come qui,
credono che tali tre minime facciano imperfette quelle tre semibrevi contenute nella detta breve, la quale oppenione è falsa & male intesa, perché le tre semibrevi, lequali sono il valore di essa breve perfetta, non possono essere fatte imperfette dalle tre dette minime, perché ove così fosse, egli seguiterebbe che la breve perfetta non si potesse fare
imperfetta della sua terza parte, laquale è la semibreve, laqual cosa sarebbe contro la regola, laquale comanda che ogni nota perfetta si possa fare imperfetta quanpage 82do le se toglie la terza sua parte, laquale è la semibreve o 'l suo valore. Pertanto, volendo questi tali che quelle tre minime habbiano forza di far imperfette le tre semibrevi continue nel corpo della detta breve, si conchiude tal loro parere essere fuori di ogni ragione, perché tolta la perfettione a ciascheduna delle tre semibrevi considerate perfette nella detta breve, essa resterebbe perfetta di tre semibrevi imperfette, et per tal modo, la breve dopo la imperfettione delle tre semibrevi sarebbe fatta imperfetta da una semibreve perfetta, la qual immaginatione sarebbe contraria al
sopradetto segno, perché esso dimostra che 'l tempo over la breve è formata di tre
semibrevi. Et perché alcune cose dette disopra fanno, in questo luogo al proposito
nostro non ci è paruto inconveniente reiterar, per poter meglio conchiudere quello che da ogni huomo forse non è inteso, è da alcun creduto che quando il musico
o compositore ne' suoi canti dimostra la presente figuratione,
che la
semibreve posta dinanzi alla lunga possa far imperfetta la prima breve
contenuta nel corpo della lunga, et che quella posta dopo la lunga
del seguente essempio,
habbia forza di far imperfetta la seconda breve di quella, le oppenioni et inconsiderate considerationi de' quali procedono per termini non ragionevoli, perché si estendono in
quello che non può stare né essere inteso, percioché il contenere che fa la lunga delle due brevi non è sì come essi credono secondo la quantità discreta, ma secondo la
vertù che essa ha di natura, perché dato che in tal lunga siano due brevi, non però
tal brevi saranno in tal lunga secondo il lor valore formale. Mancando adunque
della forma loro propia di breve, per conseguente loro mancherà etiandio l'esser dette prima, seconda & terza breve, quando esse nella lunga saranno fatte imperfette. Onde se a tal lunga, per cagion delle brevi, fosse fatto distintione di prima, seconda o terza, ne nascerebbe alcuna volta la similitudine che è tra loro. Onde la semibreve in tal modo intesa,
non potrebbe far imperfetta la prima breve
di essa lunga, & questo accaderebbe rispetto alla prima breve della
lunga, laqual sarebbe innanzi alla sua simile, come il presente processo dimostra.
Per tanto non è da considerare che in tal lunga & altre simili figure maggiori o minori si possa ritrovare tal distentione di prima, né seconda, né terza, ma è da credere che la lunga habbia la vertù & valore di due brevi, & non la forma di breve, et che ciascuna di esse brevi
possa restare imperfetta da una di quelle semibrevi, et tal lunga sia permanente albergo & madre di tali note fatte imperfette. Là onde, humanissimo & candido lettore, considerando le sopradette cose in altro modo, agevolmente rimarresti ingannato, & quanto più note perfette si trovassero in una figura maggiore, tanto più
manifesti errori da te sarebbono commessi.
Oppenione & resolutione circa i mandriali a note nere. Cap. XV. For further information on black-note madrigals, see The Anthologies of Black-Note Madrigals, ed. Don Harrán (Corpus mensurabilis musicae, 73; Neuhausen-Stuttgart, 1978-1981).
a note nere,sopra de' quali scrivono & dicono
Cantasi a breve.Et per tal cieco modo & corruttela, l'uno dopo l'altro nella fossa si gettano. Questo adiviene ché mancano della intelligenza del semicircolo dalloro segnato, conciosia cosa che da ogni musico antico & moderno non è né fu mai detto che tal segno semicircolare non tagliato si dovesse cantare alla battuta o misura della breve. Et ché questo sia la verità, considera et bene esamina la natura de' seguenti segni,
, dove conoscerai il manifestissimo tuo errore & corruttela, per
che non fai differenza l'uno dall'altro, dicendo in questo segno,
Cantasi a breve,per laqual cosa si domanda che misura si darà a questo,
. Non ho dubbio alcuno che tu non dica che la misura sarà sopra la breve, o di tanto sua valore. Se
così è, ne seguiterà che questi dui segni,
,
, saranno eguali, dove se così fusse, sarebbe di soverchio uno di esso, & contro a ogni precetto si procederebbe, perché
questo,
, fa doppia proportione al seguente,
, & al contrario sotto doppia proportione, per le quali dimostrationi & comparationi non sarà vero quello che da
te è creduto. Et se bene da te sarà considerato, tu conoscerai che tali mandriali a
note nere non saranno cantati a' brevi ma a' semibrevi, perché in un tempo over
battuta, non passa altro che una semibreve o tanto suo valore, laqual semibreve
o quantità sua, in detto segno,
, indugia tanto quanto la breve di questo segno,
,
passa. Et per tal modo da te è compreso & creduto che tali mandriali si cantino
a breve, & non secondo il propio & natura del segno, conchiudendo che tal misura o tempo non è a breve, ma a semibreve, perché come habbiamo detto, non altro
passa che una semibreve per tempo, et questo per la velocità delle note apparenti
& dimostranti.
Oppenione & resolutione intorno le compositioni. Cap. XVI.
, conchiudendo che tali modi overo passaggi non sono da dover essere usati, ma rilasciati. Restaci da considerare alcune sorti di consonanze, conciosia cosa che esse non siano tutte atte né condecenti al nostro genere diatonico,
nondimeno saranno dannoi dichiarate, lequali sono il diatessaron maggiore &
il minore, il dittono maggiore & il minore, il tuono maggiore & il minore, il
semituono maggiore & il minore. Il diatessaron maggiore si chiamerà quella
distanza delle quattro voci, lequali nascono da F grave a
mi acuto, & il
minore procede da D ad G gravi. Il dittono maggiore sarà quello che cade da G grave a
mi acuto, & il minore, da G detto grave, segnato con questo segno,
, a
acuto. Il tuono maggiore si dimostra da C a D acuti, et il
minore ha principio da C acuto, con questa figura,
, ad E la mi acuta, con il
seguente segno, . Del semituono maggiore & del minore, alcuni ne hanno fatto
dichiaratione. Nasce tal semituono maggiore dalla sillaba fa alla sillaba mi della positione chiamata fa
mi, ilqual semituono per sé non si prononza, benché alcuni habbiano tal falso parere.
LIBRO QUARTO.
DELLA MUSICA DORIA. CAP. I.
quadro
è composta, per laqual cosa appresso di noi il primo tuono a loro somiglianza è detto protho overo autentico, habile, mobile & lieto, come nel Trattato nostro de'
tuoni habbiamo dichiarato. page 85Della Lidia.
duro è segnata, il perché il quinto tuono lidio è chiamato, over trito, cioè terzo autentico, dilettevole, temperato et allegro.
Della Frigia.
CANTORI A LIBRO.Many of the names on this list are identified by Peter Bergquist, The Theoretical Writings of Pietro Aaron (Ph.D. diss., Columbia University, 1964), p. 83.
- Il Signor Conte Nicolo d'Arco,
- Il Signor Lodovico Strozzi da Mantova,
- Messer Bidone,
- Messer Costanzo Festa,
- Messer Don Timoteo,
- Messer Marc'Antonio del Doge da Vinegia,
- Messer pre Francesco Bifetto da Bergomo,
- Messer pre Gioan Maria da Chiari,
- Messer Gioanni Ferraro da Chiari,
- Messer fra Pietro da Hostia,
- Messer Girolamo Donismondo da Mantova,
- Maestro Girolamo Lorino da Chiari, maestro di capella in Brescia,
- Messer Lucio da Bergomo,
- Messer Biasino da Pesaro,
- Messer Bernardino, overo il Rizzo della Rocca contrada.
CANTORI AL LIUTO.
- Il Signor Conte Lodovico Martinengo,
- Messer Ognibene da Vinegia,
- Messer Bartholomeo Tromboncino,
- Messer Marchetto Mantoano,
- Messer Ipolito Tromboncino,
- Messer Bartholomeo Gazza,
- Il reverendo Messer Marc'Antonio Fontana, archidiacono di Como,
- Messer Francesco da Faenza,
- Messer Angioletto da Vinegia,
- Messer Iacopo da San Secondo,
- Il magnifico Messer Camillo Michele Vinitiano,
- Messer Paolo Melanese.
DONNE A LIUTO ET A LIBRO.
- La Signora Antonia Aragona da Napoli,
- La Signora Costanza da Nuvolara, page 87
- La Signora Lucretia da Coreggio,
- La Signora Franceschina Bellaman,
- La Signora Ginevra Palavigina,
- La Signora Barbara Palavigina,
- La Signora Susana Ferra Ferrarese,
- La Signora Girolama di Sant'Andrea,
- La Signora Marieta Bellamano,
- La Signora Helena Vinitiana,
- La Signora Isabella Bolognese.
Per che cagione sia stato trovata l'alteratione. Capitolo II.
l'alteratione è stata ordinata et trovata, accioché due note sole non restino senza ternario numero.Rispondiamo non essere questa la causa propia di tale alteratione, imperoché accade di raro chelle note non si possano riducere al ternario numero, et tale oppenione solamente s'intenderà haver luogo in qualche canto dove non fosse alteratione ordinaria & usata, ma secondo il volere del musico, come la presente figura dichiara,
nel primo essempio della quale, se sarà considerata, si vederà una alteratione non secondo che vuole la regola, ma secondo la
volontà, come habbiamo detto, del compositore, perché volendo misurare il canto, sarà
forza pigliare la prima minima con la seconda alterata, acciò si ritrovi il numero ternario delle minime, et il simile fare della prima semibreve colla seconda del secondo page 88essempio. Ma in altro modo che in quello che habbiamo mostrato, la loro oppenione
loro non sarà concedutta, perché se nel tempo perfetto et altri simili si potrà havere tre
note fra due loro maggiori, come qui,
imperoché si debbe considerare & bene avertire di prevalersi della facilità & non
oscurità, per tanto non è dibisogno andar cercando modi oscuri, né faticosì, come qui,
per havere il numero ternario con le loro minori. Altri più sottilmente intorno ciò considerando, dicono che tal alteratione da gli antichi (come quelli che a' segni
dove accadeva la perfettione davano sempre la misura sopra del tempo) è stata ritrovata & ordinata per manco confusione & ornamento del contrapunto, et
che per tal causa il compositore non è tenuto a continovare né osservare un sol modo intorno le positioni delle note, ma può variare secondo che allui piace. Et però,
quando il compositore vuole che 'l tempo olla misura resti divisa nel cantare, lo dimostra in questo modo,
& altri simili, cioè chella prima terza parte del tempo sia separata & da sé posta, et appresso l'ultime due
terze parti di essa breve o tempo siano unite in una sola nota, per
laqual cosa dannoi è detto che tale alteratione è stata ritrovata da gli antichi, non
perché due note non restino sole et senza ternario numero, come essi dicono, ma perché tali due note possano havere la loro terza parte per sincopa dalla parte dinanzi, overamente per punti di divisione possano essere trasportate dopo. Et se alcuni
volessero contradire dicendo, che 'l compositore potrà condure un concento secondo
il suo volere senza considerare alteratione alcuna, come qui,
& non colle due semibrevi bianche messe overamente considerate in mezzo de' due brevi del sopraposto circolo,
si risponde che 'l primo essempio disopra non ha luogo per tutte le note o segni, iquali mostrino perfettione, massimamente in quelli, iquali contengono in sé più note
perfette, come dimostrano nelle compositioni, nelle quali le brevi & le semibrevi
sono apparenti & ordinate nel segno over figura del segno chiamato circolo puntato, overamente tempo con prolatione, perché tutto che quella breve piena habbia
vertù et tanto valore quanto harebbe la semibreve alterata overo raddoppiata, nondimeno la detta semibreve piena mediante essa pienezza resterà imperfetta & così
seguiterà chella breve piena & la semibreve non si potranno unire insieme al ricompimento d'un tempo perfetto contenente in sé tre semibrevi perfette, come chiaramente per rispetto dell'alteratione si comprende in questo presente essempio.
Dicono alcuni altri, contrari a tale alteratione, che per cagione del punto di perfettione, si potrà salvare tal semibreve
nella sua quantità perfetta, come qui,
& trasportandola, trovarle altro numero ternario ove ella si riduca affare imperfetta quella ultima breve, overamente pigliando tal semibreve, laquale è fra la seconda e terza breve. Si risponde che page 89[gap — ] non pigliando la detta semibreve con la seguente breve piena per un tempo finito,
ilqual vuole che non possano essere poste note nere se non è compito il tempo, tutto
che alcuni questo non habbiano osservato. Ma quelli, iquali hanno intorno l'alteratione tante dubbitationi, doverebbono pensare che egli sarebbe loro assai più agevole a considerare la detta alteratione in quella guisa, che dagli antichi ella fu ordinata, che con tante ragioni voler introducere un modo pe 'l quale essa fosse annullata, et volendo pur questi tali seguire questa loro oppenione, è dibisogno chella breve piena habbia anche essa al supplimento del tempo la semibreve piena. Molti altri
inconvenienti nascerebbono & errori, ove tale alteratione non fosse apparente né
essercitata, et per conseguente non sarebbe in podestà del musico over compositore di fare quanto piace allui, percioché converebbe che egli seguitasse & servisse
alle note & non le note allui. Similmente sarebbe errore, volendo chella minima alterasse innanzi alle breve & la semibreve innanzi alla lunga et la breve inanzi
la massima. Egli è ben vero che esse altereranno inanzi alle loro maggiori a sé propinque, cioè la minima inanzi alla semibreve, la semibreve inanzi la breve, la breve inanzi la lunga, & la lunga inanzi la massima, così in nota come in pausa. Appresso la nota non dee mai alterare inanzi alla sua simile, sì in note come in pausa,
come la minima inanzi la minima, la semibreve inanzi la semibreve, et simili, iquali ordini & regole sono da essere osservate & non da essere reputate in potere del
musico, eccetuando la lunga, laquale non può alterare inanzi la pausa della massima, perché come è stato detto, la massima non ha propria pausa. Là onde è stato dal
musico ordinato chella lunga nel modo maggior perfetto possa alterare inanzi a
due pause di lunga insieme poste, come il presente essempio dimostra.
Dubitationi necessarie intorno l'alteratione. Cap. III.
perché trovandosi dopo tal massima le pause delle lunghe
non di pari poste, ma l'una più alta dell'altra, la massima
non potrà essere reintegrata perfetta, ma dalla nota dinanzi a sé sarà fatta imperfetta, o da oltretanto suo valore. Diciamo che il musico poco si cura comunque esse
siano poste, perché tal modo di pause variate non offende l'harmonia, la quale consiste nel pronuntiare delle voci. Et a quello similmente che essi dicono, che loro non
piace che la lunga sia alterata inanzi alle sopradette pause, ma che dovendo pure
essere alterata, che ella dee essere in forma come disopra appare, rispondiamo
che tal alteratione di lunga è stata usata da molti altri, iquali essendo dotti, si dee credere che con ragione habbiano proceduto, come quelli che hanno considerato, che
non havendo la massima propia pausa, il valore delle pause della lunga più volte
prese debba bastare al compimento di essa. Altri anchora si muovono dicendo, che
tal lunga inanzi alle dette pause con ragione alcuna non potrà essere ridotta nella
forma della massima, perché ove questo avenisse, ne risulterebbono alcuni inconvenienti contrarii alle regole date, come si vede in questo essempio,
perché volendo trovare il numero conveniente al segno circolare,
sarebbe dibisogno servare un modo non usato di alterare quella seconda semibreve dinanzi alla breve segnata, laquale semibreve, se fosse ridotta alla
figura di una breve, ne nascerebbe la forma della simile inanzi alla simile, et a questo modo non si potrebbe salvare né anullare quella nota alterata. Similmente in
quest'altro,
dicono chella massima di necessità non può essere fatta
perfetta, ma sì bene imperfetta da quella lunga dinanzi a sé posta, et
conchiudono che tal massima colle tre pause non havrà somiglianza, ma che essa sarà inanzi al valore di lei. Et perché alcuni potrebbono di leggieri incorrere in quello che niuna legge o regola della theorica non comanda né page 91vuole, dannoi si havrà riguardo a ricordare alcuni altri precetti necessarii intorno la sopradetta alteratione, conciosia cosa che essa si possa intendere in dui modi, secondo l'uno de' quali essa è detta alteratione regolare, et secondo l'altro alteratione sottointesa. La regolare alteratione sarà quella che dal musico è ordinato, cioè quando egli vuole che, essendo due semibrevi fra due brevi, la seconda sia alterata. Et prima che mostriamo quale sia alteratione sottointesa, accioché da te
non sia preso errore, saprai che sempre tal figura o nota seconda dee alterare, ma
se tu troverai punto fra le due semibrevi, alhora per forza di quel punto di divisione, tal semibreve non sarà più alterata, come si vede in molte compositioni, et similmente quando dal compositore sarà intesa piena. Appresso trovandosi cinque semibrevi overo otto fra due brevi, la quinta & la ottava saranno alterate; dico alterate, raddoppiate secondo la loro forma, & non come molti credono, fatte perfette, da ciò ingannati che credono che alterare significhi far perfetto. Pertanto si
vuol ben considerare che la nota, laquale è sottoposta alla alteratione, sia dopo 'l
segno nelqual si ritrovi la seguente maggiore di lei, & non dopo altro differente
segno, come questo,
percioché, dato che tal modo dimostri qualche poco di verità, nondimeno la ragione nol consente, né dopo quest'altro suo contrario, così,
perché la
nota alterata del segno tagliato non haverebbe forza di due in
potere & vertù, ma sarebbe scemata della sua metà per la forza del segno antecedente diminuto, et quella dopo il circolo non tagliato accrescerebbe & raddoppierebbe il suo valore. Si conchiude adunque che tali modi non sono conceduti, perché la nota alterata dopo il segno tagliato non crescerebbe in doppio, come vuole la ragione dell'alteratione, ma sarebbe deffettiva della sua retta
& ordinata quantità; et per tal modo nascerebbe uno inconveniente manifestissimo, che presa la semibreve dinanzi al segno diminuto con l'ultima dopo il segno non
diminuto, tali due semibrevi non farebbono numero ternario, ma producerebbono
un certo numero di note inequali. Il simile accaderebbe se la semibreve fosse dopo il
segno circolare. La sottointesa overo irregolare alteratione, secondo che al musico
piace, appare in diversi modi, come la presente figura ti dimostra.
Come si può formare ciascuna spetie, semplice & composta, nelle due congiunte. Cap. IIII.
mi grave considerato. Et con tale ordine discorrendo, di ogni altro spatio di tuono facilmente harai notitia. Ma volendo nella detta positione o corda havere il minor
semituono, ti sarà di necessità nella corda del detto C grave fingere & presuporre il b giacente overo diesi, & sì come prima ci era ut & fa, rimossi tali
nomi, cioè re-mi, fa-sol & sol-la, sarà detto mi-fa & fa-mi, spatio del nominato semituon minore. Seguitando alla seguente consonanza, chiamata dittono,
per essere natural spetie sola, esso resterà propio senza altro accidentale. Et
perché forse alcuni non sono chiari, donde venga la differenza delle due spetii semidittonali, avertirai che essa non proviene da altro che dal semituono, che varia, come
in questa spetie, cioè re-fa et mi-sol, ilqual re-fa nel secondo intervallo ha il semituono, et mi-sol nel primo. Per tanto volendo nella detta positione trovare le due spetii, non
altrimenti che col molle in E la mi & col diesi in C fa ut le troverai, da' quali segni saranno comprese le due spetii sopradette. Et per meglio chiarirti qual sia
la causa che 'l dittono non ha più d'una spetie, questo aviene perché la detta spetie
non è formata di semituono alcuno, benché alcuni vogliano esserci due spetii di dittono, cioè ut-mi & fa-la, come quelli, iquali senza consideratione credono che
ut-mi et fa-la siano differenti, laqual oppenione è falsa, conciosiacosa che esse naturalmente secondo l'ordine delle note in tali processi
siano le più volte simili, perché
dicendo ut-mi, ci sarà anchora fa-la - dico secondo l'ordine naturale - perché volendo procedere da
mi acuto a D la sol re per lo segno del molle, senza
dubbio harai solamente fa-sol-la & non ut-re-mi, ma rimovendo la rotonda figura, ritornerà mi-sol, processo naturale. Et per tal modo sarà una sola spetie, laquale non può variare senza la spetie semidittonale, come al terzo cap. del
libro secondo del nostro Toscanello non si è taciuto. Similmente, se vorremo trovar
le tre spetii del tetracordo, non rimovendo, come è stato detto, la positione di C grave, bisognerà segnare la figura nella positione di E la mi, con laquale harai il primo tetracordo overo spetie da esso C a F grave; ma la seconda spetie da C
ad F grave sarà evidente per lo segno del molle posto in D grave, & la terpage 93za naturalmente si dimostra. Appresso habbiamo da vedere le quattro spetii del diapente o vuoi dire pentacordo, la prima spetie del quale sarà compresa dal segno del
molle in E la mi grave posto insino a D acuto & C grave, estremi. Il secondo pentacordo o spetie ci sarà nota ponendo tal figura, , in D, in E gravi & in A acuto; la terza, incominciando da C, positione grave, insino a D
acuto, ponendo la figura diesi in F grave. La quarta senza segni è naturale. Et perché la sesta maggiore, non volendo mutare la corda di C grave alla sua formatione, produrà poco diverse tra sé le sue spetii, senza empire il foglio in ragionar di lei
dannoi sarà lasciata a dietro, non ostante che ella ne habbia due accidentali, quando loro è posta la figura nella positione di E la mi grave. Procedendo alla sesta minore & alla prima spetie di lei, ella non si può dimostrare altramente che
con duoi segni del molle, iquali si dimostrino in E grave et A acuto, ilqual processo
farà re-mi-fa-re-mi-fa. La terminatione della seconda spetie non si potrà creare, se
prima non appare col rotondo, ilquale conviene, che sia nella positione di D, E & G gravi, ilqual processo sonerà mi-fa-re-mi-fa-sol. La terza spetie procederà in
questo modo, cioè mi-fa-sol-re-mi-fa, il qual modo & ordine nascerà dalla positione over figura del molle posta in D, in E gravi & in A acuto. Et per
essere la quarta & la quinta spetie simili alla prima & alla seconda, dannoi saranno tralasciate. La consideratione della prima spetie diapasonica, cioè re-mi-fa-re-
mi-fa-sol-la, si conoscerà da C grave & da C acuto; però volendo procedere per
li mezzi di essi estremi, dando nome a tutte le seguenti note, è necessario segnare la
figura in E grave & in A acuto, per loqual modo harai la prima spetie;
& similmente haverà la seconda, se da te saranno considerati i mezzi delli stremi,
iquali nomi o sillabe non ritroverai, ove da te la figura
non sia segnata in D, E & G gravi, & in A & B acuti. La terza spetie, per essere naturale,
dannoi non sarà detta. La quarta procederà co' seguenti nomi, cioè re-mi-fa-sol-re-
mi-fa-sol, iquali saranno dimostrati colla figura segnata in E grave & in
mi acuto. I nomi & mezzi della quinta spetie faranno tal processo, mi-fa-sol-re-mi-fa-sol-la, dove bisognerà segnare il seguente rotondo nella positione di D
grave & A acuto. La sesta harà il suo processo co' presenti nomi, fa-sol-re-mi-fa-re-
mi-fa, iquali non con altro saranno compresi, che col segno della figura diesi, laquale si manifesta sopra la corda detta F grave, per loqual ordine harai la sesta diapason. La settima et ultima diapason consiste in tali nomi et note, cioè ut-re-mi-fa-
re-mi-fa-sol, iquali saranno conosciuti se in
mi acuto nascerà il rotondo. Molte
altre cose si potrebbono dire in tal proposito; però per mezzo di questa poca
instruttione che ti habbiamo data, potrai agevolmente intendere il fine di ogni altra
sonanza.
Delle sei sillabe considerate da A a F & da
a G et da D a
& da E a C & da F a D. Cap. V.
mi grave, conciosia cosa che il detto mi, se ben considererai, manchi d'un coma alla sua terza maggiore; onde, volendo a
una a una formare le sei sillabe, harai ut nel detto
mi grave, & il re al tasto negro sopra di C grave, detto semituon maggiore, ilquale produce dal
lo
spatio d'un tuono. Et da C a D, harai lo spatio del semituono maggiore nel
grave, et il minore nel acuto, & quello di D & E in contrario, perché il semituon maggiore sarà nello intenso & il minore nel remesso. Là onde, per esserci duoi semituoni minori continovati, l'uno fra C & D & l'altro fra D & E gravi, lo spatio del seguente tuono, detto mi, sarà diminuto del coma, alla reintegratione del quale è dibisogno, come da noi nel Toscanello fu dimostrato, che sopra la corda del detto tasto negro, esso sia aumentato di tanto intervallo che il ne faccia perfetto, per loqual fondamento tu potrai conoscere la tua oppenione essere falsa. Et se
tu non sai donde nasca tale inconveniente, perché
mi non ha terza maggiore, avertirai che da altro non procede se non dalla congionta del molle, nata & posta in E la mi grave, ilqual molle appare sotto del detto E la mi per lo spatio d'un
appotome. Il medesimo inconveniente in fra 'l
& il D acuti troverai. Et perché tu vegga l'ordine delle sei sillabe, diremo il loro principio essere in Gama ut,
ilquale, conciosiacosa che il loro processo in esso sia naturale, sarà tacciuto, pigliando
A re grave, sopra del quale diremo ut, in
mi, re, in C fa ut, mi, col segno del diesi, in D sol re, fa, in E la mi, sol, et in F, la, segnato col diesi; ut in
mi, re in C fa ut colla figura diesi, mi in D sol re col segno
detto, fa in E la mi, sol in F et la in G; ut in
D sol re, re in E la mi, mi in F grave con la figura diesi, fa in G, sol page 95in A acuto et la in quadro acuto; ut in E la mi, re in F grave col segno del diesi, mi in G col segno detto diesi, fa in A acuto, sol in quadro acuto,
la in C acuto inteso col diesi; ut in F, et per essere la detta positione nota & facile,
non le daremo altra dichiaratione, né similmente al seguente luogo G sol re ut grave; ut in A la mi re, re in mi quadro detto, mi in C acuto col segno del diesi,
fa in D acuto, sol in E & la in F acuto col diesi apparente; ut in quadro acuto, re in C acuto col segno detto, mi in D acuto col segno diesi, fa in E
acuto, sol in F col diesi et la in G colla detta figura diesi; ut in C acuto,
del quale non faremo mentione, essendo il suo processo chiaro & naturale; ut in D
acuto, re in E, mi in F dimostrante il diesi, fa in G, sol in A, la in quadro; ut in E acuto, re in F segnato del diesi, mi in G col medesimo segno,
fa in A, sol in quadro sopracuto & la in C; ut in F seguente corda sarà simile al primo, cioè F, et per essere il rimanente delle positioni simile a quello che di
esse habbiamo detto, faremo fine. Et perché nel seguente capitolo si tratterà della
congionta del quadro & del rotondo, nelle quali si dimostrerà come & in
che modo procederanno le sei sillabe, cioè ut-re-mi-fa-sol-la, in ciascun luogo della mano, però non è stato fuor di proposito haver trattato come tal sillabe possano procedere da luogo a luogo continovate overo incomposte. Et a maggior vergogna & biasimo del tuo errore, poi che di senno ti credi pareggiare Solomone, si
domanda se tali nomi over sillabe si potranno trovare per la congionta del rotondo in questo nostro stormento chiamato organo; certamente no, percioché volendo in E grave segnare il segno del detto rotondo, & in tal corda dire ut, certo si vede che tal processo delle sei note non si potrà con spatii debiti continovare
l'una dopo l'altra, perché essendo diviso lo spatio sesquiottavo fra G grave & A
acuto col semituon maggiore nel grave & il minore nel acuto, seguita che a
tal procedere loro mancherà lo spatio del semituon minore, ilquale nasce fra il secondo e 'l terzo intervallo, tolto & occupato dalla congionta del quadro nascente fra G grave & A acuto. Et un altro inconveniente ne nascerà, percioché volendo il terzo spatio sesquiottavo, fa-sol detto, a buona hotta vorrò che mi sappia dire, dove il troverai, perché dopo il dimostrato semituono maggiore, fra esso
& A acuto, non si trova altro che il minore, & dal detto A a
molle acuto
un altro minore, i quali insieme presi non creano il sesquiottavo spatio. Pertanto
tali semituoni minori non si convengono al genere diatonico, essendo l'uno dopo
l'altro. Questo medesimo harai in E acuto, & in altri simili. Essendo stato per le
dimostrate ragioni riprovato quello che con poca esperienza hai creduto, per l'innanzi ti starai cheto.
Del modo di procedere con le sei sillabe accidentali nello stormento detto organo. Cap. VI.

Domanda del molle in C & in F considerato, overo immaginato. Cap. VII.
& in E naturali. Quanto sia honesta & ragionevole tal loro dimanda, si
dimostrerà nel presente capitolo, ma per sodisfatione di quegli che fanno tal quesito, egli è dibisogno che tu sappia, che egli è impossibile che tal dimanda sia chiarita per via del genere diatonico. Volendo tu adunque immaginarti il segno di
in C grave, & con tal voce fa havere ogni altra nota, lequali rettamente procedano, a te potrebbe intervenir forse quello che altrui è intervenuto, iquali hanno creduto che quando il musico over compositore ne' suoi processi musicali adduce la
figura del molle o del diesi, che quella nota dal proprio suo luogo non si rimova, ma stia permanente, & che tali segni siano quasi di soverchio. Però, per isganarti di questo errore, saperai che tal sillaba o nota fa, posta in C col detto segno ,
è indi rimossa & più non è là dove prima si ritrovava, ma sotto di mi grave
per un spatio del coma, ilquale non sta naturalmente in tal positione. Per tanto non
havendo il positione commoda, per conseguente il mi quivi non si potrà ritrovare, per essere il tuon sesquiottavo da A & mi gravi diviso per lo semituon maggiore nel acuto, & il minore nel grave, & procedendo al mi, non lo
potrai ritrovare, conciosia cosa che il semituon geminato nasca fra mi &
A, & fra A & G, iquali semituoni sono sottoposti al genere cromatico. Discorrendo la voce ut, tal sillaba sarà per un semituon maggiore sotto a Gamma ut.This explanation is not satisfactory. Saying fa on a hypothetical C flat makes it possible to say mi on B flat, while re and
ut on A flat and G flat were unavailable on standard keyboards in Aaron's time. Onde, quando per più facilità vorrai intendere tal tetracordo da C a Gamma accidentale col detto dimostrato, quanto sarà il fa da C abbassato, tanto disotto a
Gamma sarà la voce ut; et seguitando alla nota sol, per essere sopra del C il semituon maggiore, saranno dal suo fa al sol duoi semituoni maggiori, iquali soverchiano il tuono dello spatio del coma. Similmente, volendo la voce la, per la continovatione di duoi semituon minori, mancherà il tuono dello spatio del detto coma.
Del molle in F collocato. Cap. VIII.
Del segno del diesi in B & in E gravi considerato. Cap. IX.
Del diesi in E immaginato. Cap. X.
Della congionta del molle & del quadro. Cap. XI.
, in ciascuna delle positioni naturali overo semplici della detta mano, salvo che in B et in E; ma perché
questo, , non si segni in C né in F naturali, né questo,
, in B né in E, seguitando sarà detto. Adunque questo segno, , si potrà segnare in cinque luoghi o positioni differenti della mano, cioè in A, in B, in D, in E & in G, et questo,
, similmente si potrà segnare in altre cinque positioni della mano semplice predetta, cioè in A, in C,
in D, in F & in G; & la sillaba overo nome officiale assegnata o sottoposta a questo segno, , sarà la sillaba fa, & a questo,
, sarà assegnata la sillaba mi; & de
qui nasce che quando questo segno, , è posto nell'uno delle positioni della sopradetta mano, alhora quel tuono naturale, il qual cade fra tale positione segnata & la
inferiore natural propinqua, resta diviso per lo maggior semituono nell'acuto &
per lo minore nel grave, come dimostra il tuono, il quale cade tra A & quapage 100dro acuti, quando questo segno è segnato in
mi grave. Ma quando questo segno,
, è nell'una delle positioni predette naturali, alhora quel tuono naturale, il quale è posto fra tal positione segnata & la superiore propinqua, resterà diviso col maggiore semituono nel grave & col minore nell'acuto, per laqual cosa
accaderà, che essendo segnata ciascuna delle predette positioni della semplice mano co' detti dui segni, &
, che ciascuno spacio de' tuoni naturali della mano, overo semplice monacordo, resterà (come ho detto) diviso per lo maggiore semituono nel grave & per lo minore nell'acuto, & anchora per lo minor semituono
nel grave, & per lo maggior nell'acuto, in modo che tra ciascuno spatio di tuono naturale appareranno doi minori semituoni, cioè l'uno nel grave & l'altro nel
l'acuto, iquali semituoni saranno dimezzati & fra loro distanti per lo spatio di
un coma, come accade ne' monacordi & organi moderni in quello spatio del tuono cadente tra G et A naturali, tra le quali estremità cadono doi tasti neri, de' quali
quello, che è più appresso al G, sarà semituono minore con la predetta lettera G, et
coll'A, sarà maggiore, ilqual tasto nasce da questo segno, , posto nell'A predetta; & l'altro tasto nero sarà anchora semituon minore colla lettera A, & maggiore col G, & quella distanza sonora, la quale cade tra i predetti duoi tasti negri, theoricamente parlando, sarà spatio di un coma. Compreso adunque quello
che è stato detto, si harà chiara cognitione di quello che detto habbiamo di sopra,
cioè che in B & in E naturali non si segnerà questo segno
, & che in C & anchora in F naturali non si segnerà questo, , laqual cosa adverà, perché la lettera B
& E naturali non hanno sopra di sé lo spatio propinquo di tuono, ilquale mediante tal segno possa restare diviso per lo semituono maggiore nel grave & per lo minore nell'acuto. Ma tal segno,
, ove fosse posto in B & in E naturali, producerebbe
un suono, il quale ascenderebbe sopra C et F per uno spatio di un coma, molto inutile nell'harmonico stormento. Similmente, se questo segno, , fosse dato in C overo in
F naturale, il suo suono discenderebbe sotto B & E naturali per lo spatio di un
coma, molto incommodo & di soverchio. Et per tal cagione i detti segni non sono collocati nelle positioni di sopra dette. Quando adunque questi segni, ,
, da
molti chiamati accidentali, saranno segnati nelle predette naturali positioni della
mano di Guido, alhora seguiterà che in ciascuno luogo & positione di essa si potrà ritrovare ciascheduna delle sei sillabe, cioè ut, re, mi, fa, sol, la, con le loro debite distanze, delle quali sillabe alcune nasceranno dall'ordine primo chiamato semplice o naturale, & alcune da' segni predetti, come qui, ,
, l'origine & nascimento delle quali tre prime sillabe, cioè ut, re, mi, volendo ritrovare, ti converrà, essendo prodotte da tali segni accidentali, ascendere, perché hanno il loro semituono cadente tra mi & fa sopra di loro. Ma volendo ritrovare le predette sei sillabe
uguali in suono con Gama ut naturale, sarà dannoi detto chella prima sillaba, cioè
ut, è naturale in tal luogo, dapoi chella sillaba seconda, cioè re, nascerà da questo
segno, , segnato in mi grave naturale. La terza sillaba, mi, nascerà anchora da page 101questo , segnato in A re. Ma la quarta sillaba, fa, haverà principio da questo segno,
, segnato in F acquisito, il quale naturalmente è distante da esso Gamma ut per un
tuono, & è in ottava con F grave. Et la quinta sillaba, cioè sol, caderà in tal luogo naturalmente, perché sarà prodotta dal C acquisito, il quale si trova in ottava
nel grave con C grave. Ma l'ultima sillaba, cioè la, deriverà da questo segno, , posto in E acquisito, distante per una ottava da E grave; et per tal modo, come a
molti piace, accaderà che tutti i nomi officiali, che accidentalmente sono equali in
suono con Gamma ut, saranno retti & governati da questo segno, , eccetto il fa,
ilquale è governato da questo segno,
, & anchora ut & sol, i quali si governano
per l'ordine semplice overo naturale. Poscia che habbiamo dimostrato la dependenza de' sei nomi officiali considerati equali in suono con Gamma ut, prima positione dell'ordine semplice della mano, hora seguitando intorno della dependenza & nascimento delle predette sei sillabe considerate ugualmente in suono con
A re si tratterà. Diciamo adunque chella prima sillaba, ut, considerata equale in
suono con A re predetto, procede da questo segno,
, segnato in C grave. Et la seconda, cioè re, sta naturalmente in tal luogo. Et la terza, cioè mi, nasce da questo segno, , posto in mi quadro grave. Et la quarta, cioè fa, ha origine da questo
segno,
, collocato in Gamma ut. La quinta, cioè sol, nasce da questo segno,
, messo
in F acquisito, il qual F naturalmente si trova sotto Gamma ut un tuono più basso. Ma la sesta sillaba, cioè la, naturalmente sta in essa positione, & è generata
dal C acquisito posto una ottava sotto C fa ut grave. Et per tal modo appare
che tutti i nomi delle sillabe cadenti equali in suono con A naturale nascono da questo segno,
, eccetto mi, ilquale deriva da questo, , & anchora la sillaba la & re,
che nascono dall'ordine semplice overo naturale. Visto et essaminato come le sei sillabe o nomi officiali nella prima & nella seconda positione sono considerate, al
presente si darà chiara notitia come i predetti sei nomi debbono essere considerati
in quadro, terza positione. Egli è adunque da sapere chella prima sillaba, ut,
ha origine da questo segno,
, segnato in D sol re, secondo l'ordine semplice. E la seconda, cioè re, ha il suo nascimento dal predetto segno posto in C grave. Ma la
terza sillaba, cioè mi, sta in tal luogo naturalmente. La quarta sillaba, fa, nasce
da questo segno,
, collocato in A re. Et la quinta, cioè sol, procede dal predetto segno messo in Gamma ut. Et l'ultima, detta la, nasce da questo segno,
, dimostrato
in F acquisito, ilquale nel grave è sotto di Gamma ut per lo spatio di un tuono. Onde per le predette dimostrationi appare che tutti i nomi officiali, iquali sono considerati equalmente in suono con quadro naturale, dependono da questo segno,
, eccetto mi, ilquale è dell'ordine primo detto naturale.
, posto in F grave. La seconda, cioè re, sta in tal luogo naturalmente. La terza, detta mi, procede da questo,
, segnato in E la mi. La quarta, detta fa, nasce da questo segno,
, messo in C grave.
La quinta, detta sol, sta in tal luogo naturalmente. L'ultima, cioè la, depende da questo segno, , posto in quadro grave. Et per tal modo accaderà che tutti i nomi
officiali, considerati equali in suono in D grave naturale, dependono da questo segno,
, ecceto fa et ut, liquali hanno origine da questo segno,
, & re & sol, iquali naturalmente si comprendono. Appresso seguitando diremo che delle sei predette
sillabe considerate equalmente in suono nella sesta positione naturale, chiamata E la
mi, la prima sillaba, ut, ha il suo nascimento da questo segno,
, segnato in G acuto overo grave. Et la seconda, cioè re, nasce dal predetto segno posto in F grave.
Ma la terza sillaba, cioè mi, sta in tal luogo naturalmente. Et la quarta, cioè fa, ha
origine da questo segno,
, collocato in D grave. La quinta, cioè sol, viene da questo
segno messo nel C grave. La sesta, cioè la, sta naturalmente in tal luogo, in modo
che tutti i nomi officiali, considerati equali in suono in E la mi, hanno dependenza da
questo segno,
, eccetto mi et la, che sono considerati dal primo ordine detto naturale.
Puossi similmente dimostrare come nella settima positione nascono sei nomi officiali con equale sonorità. Pertanto adiviene che il primo, cioè ut, ha origine da questo
segno, , segnato in quadro naturale acuto. Et il secondo, re, nasce da questo
segno, , posto in A acuto. Et il terzo, detto mi, deriva dal sopradetto segno dimostrato in G acuto o grave. Ma il quarto, cioè fa, sta naturalmente nel suo luogo. Et il
quinto, cioè sol, nasce dal predetto segno, come qua, , messo in E la mi grave. Ma l'ultimo, cioè la, nasce dal rotondo posto in D sol re. Et per tal modo appare che i nomi officiali, equalmente considerati nel detto F fa ut naturale, dependono da questo
segno, , eccetto fa, ilquale nasce dal ordine primo.
, segnato in C acuto. Et il secondo, cioè re, sta naturalmente in tal luogo. Il terzo, cioè mi,
deriva da questo segno, , posto in quadro acuto. Il quarto, detto fa, nasce da
questo segno,
, collocato in G acuto. Il quinto, cioè sol, depende dal segno sopradetto posto in F grave. La sesta sillaba, la, naturalmente sta nel detto luogo.
, posto
in D acuto. La seconda, cioè re, nasce dal detto segno posto in C acuto. La terza,
detta mi, sta naturalmente in tal luogo. La quarta, detta fa, ha origine dal detto segno diesi segnato in A acuto. La quinta, detta sol, nasce dal detto segno dimostrato
in G acuto. Ma la sesta, cioè la, nasce dal detto segno collocato in F grave.
messo in quadro acuto. Il sesto & ultimo descende da questo segno, , posto in A acuto.
segnato in G sopracuto. La seconda, cioè re, proviene dal detto
segno posto in F acuto. La terza, detta mi, naturalmente appare. La quarta, chiamata fa, nasce dal detto segno diesi dimostrato in D acuto. La quinta ha cominciamento dal detto segno diesi messo in C acuto. La sesta, cioè la, resta naturalmente in tale positione.
posto in G sopra acuto. La quinta, detta sol, ha principio dal detto segno collocato in F acuto. La sesta,
detta la, naturalmente si comprende. La decima settima corda, detta mi sopracuto, può havere la sillaba ut in suono equale, et ha dependenza dal detto segno segnato in D sopra acuto; & anchora può havere la sillaba re, laqual nasce dal predetto segno collocato in C sopra acuto. La terza, detta mi, sta naturalmente. La quarta, detta fa, procede dal detto segno diesi posto in A sopra acuto. La quinta, detta sol,
ha origine dal segno sopra detto, dimostrato in G sopra acuto. La sesta, detta la, deriva dal su detto segno messo in F acuto.
, messo in mi sopra acuto.
, dimostrato in C sopra acuto. Ma la sesta, detta la,
naturalmente resta nel suo luogo. page 105Come in ciascun luogo della mano si possono trovare 30 mutationi. Cap. XII.
quadro segnata in G acuto con questo segno,
,
nella congionta di
quadro posto in F grave con questo segno,
. Appresso mutando re in ut, anchora si ascenderà, tenendo contrario ordine, & così haremo due mutationi. Ma se da poi faremo mutatione di ut in mi, essa ascenderà dalla predetta
congionta, segnata con il segno del diesi in G acuto, nella proprietà di natura
grave, secondo l'ordine semplice. Ma mutando mi in ut, ascendendo si farà il contrario, et per tal modo haremo 4 mutationi. Dapoi mutando ut in fa, tal processo starà
per discendere della sopradetta congionta di duro messo in G acuto nella congionta similmente di duro, dimostrata con il detto segno diesi in D grave; & mutando fa in ut, saranno 6 mutationi. Ma ove avenga che sia mutato ut in sol, tal mutatione starà per discendere dal detto segno del diesi, posto in G acuto, nella congionta di duro segnata in C fa ut col detto segno, & mutando sol in ut, per contrario, haremo 10 mutationi. Oltra di ciò, cangiando re nel mi, tal mutatione starà per
ascendere dalla congionta del diesi accidentale, segnato come qui,
, in F grave, nella naturale proprietà detta natura grave. Et essendo mutato mi nel re, etiandio in contrario si ascenderà, & in questa guisa saranno 12 mutationi. Ma mutando il re nel fa, tal mutatione sarà per discendere dal sopra detto segno posto in F
grave nella congionta del quadro segnata con questa figura,
, in D sol re. Et facendo mutatione di fa in re, averrà il contrario, & per tal maniera saranno 14.
Ma se convertiremo la sillaba re nella sillaba sol, tal mutatione starà per discendere dal su detto segno, come qui,
, posto in F grave, nella congionta di
duro, segnata col medesimo segno in C fa ut. Et per il contrario, cangiando solin re, saranno 16 mutationi. Quindi mutando re in la, tale mutatione sarà per discendere dal predetto segno del diesi posto in F grave nella natural propietà di
quadro grave; et cangiando la nel re, seguiterà il contrario. Et per tal via saranno
18 mutationi. Appresso convertendo mi in fa, tal mutatione sarà per discendere page 106della propietà di natura grave nella congionta, come qui,
, segnata in D sol re naturale. Et facendo mutatione di fa in mi, nascerà il contrario, per laqual cosa saranno 20 mutationi. Ma mutando mi nel sol, tale ordine sarà per discendere della
predetta proprietà naturale nella congionta del quadro, come disopra, in C grave. Et cangiando sol in mi, seguiterà il contrario, & alhora haremo 22 mutationi.
Dapoi trasmutando mi in la & la in mi, tale ordine starà per discendere & per
ascendere di natura nel
duro & da duro in natura secondo l'ordine naturale,
e così saranno 24 mutationi. Oltra di ciò, mutando il fa nel sol, tal mutatione sarà
per discendere dalla congionta del quadro, segnata con questo segno,
, in D sol re,
nella congionta similmente di quadro col detto segno posto in C fa ut. Ma cangiando sol in fa, starà per discendere, ma intorno l'origine nascerà il contrario, et
alhora haremo 26 mutationi. Volgendo fa in la, si farà varietà di questo segno,
,
segnato nel predetto D, discendendo nella natural proprietà di quadro grave. Et
facendo mutatione di la in fa, discendendo, nascerà il contrario. Et per tal ragione
haremo 28 mutationi. Ma se ultimamente il sol sarà mutato nel la, tal varietà nascerà per discendere di questo segno,
, segnato in C grave, nella natural proprietà
di quadro grave. Et cangiando la in sol, etiandio discendendo, si harà il contrario, & alhora saranno 30 mutationi chiare & con ragioni dimostrate, alle quali
per più chiarezza & commodo di tutti habbiamo dato principio in E la mi & non
in altra positione più grave, accioché non fosse stato dibisogno ricorrere alle positioni finte overo acquisite, & poste sotto Gamma ut.