Title: Istitutioni harmoniche
Author: Gioseffo Zarlino
Publication: Francesco de' Franceschi (Venezia, 1589)
Principal editor: Frans Wiering
Funder: Utrecht University Netherlands Organization for Scientific Research (NWO)
Edition: 2000
Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht NetherlandsΚαὶ καμάτῳ ἀκαματῳ ἅμα εὔξησα,
Εὐνόῳ νῆν νόῳ, καὶ ὁδῳ εὐόδῳ ἐδιδαξα. ¶ Θεοῦ διδόντος, ὀυδὲν ἰσχύι φθόνος
Καὶ μὴ διδόντος, ὀυδὲν ἰσχύι πόνος.IN VENETIA, MDLXXXIX. Appresso Francesco de' Franceschi Senese.page ii
Tauola del contenente de tutte l'Opere diuise in Quattro volumi,
IL PRIMO DE I QVALI CONTIENE, | L'Istitutioni Harmoniche diuise in Quattro parti, |
IL SECONDO, | Le Dimostrationi Harmoniche, contenute da Cinque Dialoghi, |
IL TERZO, | I Sopplimenti Musicali, partiti in Otto Libri; & |
IL QVARTO, |
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ALL'ILLVSTRISSIMO ET REVERENDISSIMO SIG. VINCENZO DIEDO PATRIARCA DI VENETIA.
Di V.S. Illustrissima & Reuerendissima Seruitore affettionatissimo Gioseffo Zarlino.
page vTAVOLA PRIMA DI TVTTE LE MATERIE PRINCIPALI, CHE SONO CONTENVTE NELL'OPERA.
IL Proemio, nel quale si dimostra, in qual maniera la Musica habbia hauuto principio, & come sia stata accresciuta; & si ragiona della diuisione dell'Opera. | Facciata 1. | |
Dell'origine, & certezza della Musica. | cap. 1. | fac. 5 |
Delle laudi della Musica. | cap. 2. | fac. 7 |
A che fine la Musica si debba imparare. | cap. 3. | 11 |
Dell'vtile, che si hà della Musica, & dello studio, che vi dobbiamo porre, & in qual modo vsarla. | cap. 4. | 12 |
Quello che sia Musica in vniuersale, & della sua diuisione. | cap. 5. | 14 |
Della Musica mondana. | cap. 6. | 16 |
Della Musica humana. | cap. 7. | 21 |
Della Musica piana, & misurata, ò vogliamo dir Canto fermo, & figurato. | cap. 8. | 24 |
Della Musica Rhythmica, & della Metrica. | cap. 9. | 24 |
Quello che sia Musica in particolare, & perche sia cosi detta. | cap. 10. | 25 |
Diuisione della Musica in Speculatina, ò Contemplatiua, & in Prattica; per la quale si pone la differenza tra 'l Musico, & il Cantore. | cap. 11. | 26 |
Quanto sia necessario il Numero nelle cose; & che cosa sia Numero; & se l'Vnità è Numero. | cap. 12. | 27 |
Delle varie specie de' Numeri; & che nel Senario si trouano le Forme de tutte le Consonanze semplici. | cap. 13. | 29 |
Che dal numero Senario si comprendono molte cose della Natura, & dell'Arte. | cap. 14. | 30 |
Delle Proprietà del numero Senario, & delle sue parti; & come tra loro si ritroua la Forma d'ogni Consonanza musicale. | cap. 15. | 32 |
Quel che sia Consonanza semplice, ò Composta; & che nel Senario in potenza si ritrouano le forme di tutte le Consonanze; & onde habbia origine l'Hexachordo minore. | cap. 16. | 34 |
Della Quantità continoua, & della discreta. | cap. 17. | 35 |
Del Soggetto della Musica. | cap. 18. | 36 |
Quel che sia Numero sonoro. | cap. 19. | 37 |
Per qual cagione la Musica sia detta Subalternata all'Arithmetica, & mezana tra la Mathematica, & la Naturale. | cap. 20. | 39 |
Quel che sia Proportione: & della sua diuisione. | cap. 21. | 39 |
In quanti modi si compara l'vna quantità all'altra. | cap. 22. | 41 |
Quel che sia Parte aliquota, & Nonaliquota. | cap. 23. | 41 |
Della produttione del genere Molteplice. | cap. 24. | 42 |
Quel che sia Denominatore; & in qual modo si troui; & come di due proposte proportioni si possa conoscere qual sia la maggiore, ò la minore. | cap. 25. | 43 |
Come nasca il genere Superparticolare. | cap. 26. | 45 |
Della produttione del genere Superpatiente. | cap. 27. | 45 |
Del genere Molteplice Superparticolare. | cap. 28. | 46 |
Della produttione del Quinto & vltimo genere, detto Molteplice superpatiente. | cap. 29. | 47 |
Della Natura, & proprietà de i sopranominati Generi. | cap. 30. | 48 |
Del primo modo di moltiplicar le Proportioni. | cap. 31. | 51 |
Il Secondo modo di moltiplicar le Proportioni. | cap. 32. | 53 |
Del Sommare le Proportioni. | cap. 33. | 54 |
Del Sottrar le Proportioni. | cap. 34. | 54 |
Del Partire, ò Diuidere le Proportioni, & quello che sia Proportionalità. | cap. 35. | 56 |
Della Proportionalità, ò diuisione Arithmetica. | cap. 36. | 57page vi |
Della Diuisione, ò Proportionalità Geometrica. | cap. 37. | 58 |
In qual modo si possa cauare la Radice quadrata da vn proposto numero. | cap. 38. | 60 |
Della diuisione, ouero Proportionalità harmonica. | cap. 39. | 61 |
Consideratione sopra quello, che si è detto intorno alle Proportioni, & proportionalità. | c. 40. | 62 |
Che il Numero non è cagione propinqua, & intrinseca delle Proportioni musicali, nè meno delle Consonanze; & quali siano le quattro cagioni, Finale, Efficiente, Materiale, & Formale nella Musica. | cap. 41. | 66 |
Della inuentione delle Radici delle proportioni. | cap. 42. | 68 |
In che modo si possa ritrouar la Radice di più proportioni moltiplicate insieme | cap. 43. | 68 |
Della proua di ciascheduna delle sopramostrate operationi. | cap. 44. | 69 |
QVANTO la Musica sia stata da principio semplice, roza, & pouera di Consonanze. | cap. 1. | fac. 71 |
Per qual cagione gli Antichi nelle loro Harmonie non vsassero le Consonanze imperfette; & Pitagora vietaua il passare oltra la Quadrupla. | cap. 2. | 73 |
Dubbio sopra la inuentione di Pitagora. | cap. 3. | 75 |
Della Musica antica. | cap. 4. | 75 |
Delle materie che recitauano gli Antichi nelle lor Canzoni, & di alcune Leggi musicali. | c. 5. | 79 |
Quali siano stati gli Antichi Musici. | cap. 6. | 82 |
Quali cose nella Musica habbiano possanza da indur l'Huomo in diuerse passioni. | cap. 7. | 86 |
In qual modo l'Harmonia, & la Melodia, & il Numero possino muouer l'Animo, & disporlo à varij affetti; & indur nell'Huomo variati costumi. | cap. 8. | 89 |
In qual genere di Melodia siano stati operati li narrati effetti. | cap. 9. | 92 |
De i Suoni, & delle Voci, & in qual modo naschino. | cap. 10. | 94 |
Da che nascono i suoni graui, & da che gli acuti. | cap. 11. | 96 |
Quel che sia Consonanza, Dissonanza, Harmonia, & Melodia. | cap. 12. | 97 |
Diuisione delle Voci. | cap. 13. | 99 |
Quel che sia Canto, & Modulatione, & in quanti modi si possa cantare. | cap. 14. | 99 |
Quel che sia Interuallo, & delle sue specie. | cap. 15. | 100 |
Quel che sia Genere; & di tre generi di Melodia, ò Cantilena appresso gli Antichi; & delle loro specie. | cap. 16. | 101 |
Per qual cagione ciascun de gli Interualli contenuto ne i mostrati Tetrachordi sia detto Incomposto. | ca. 17. | 106 |
In qual modo si possa accommodare alla sua proportione qual si voglia Consonanza, ouero Interuallo. | cap. 18. | 107 |
Vn'altro modo di accommodar le Consonanze alla loro proportione. | cap. 19. | 109 |
In qual modo si possa vdir qual si voglia Consonanza accommodata alla sua proportione. | c. 20. | 110 |
Del primo modo di Moltiplicar le Consonanze. | cap. 21. | 111 |
Del Secondo modo di moltiplicar le Consonanze. | cap. 22. | 112 |
Come si possa diuidere rationalmente qual si voglia Consonanza, ò Interuallo. | cap. 23. | 114 |
In qual modo si possa diuidere qual si voglia Interuallo musicale in due parti equali. | cap. 24. | 115 |
Altro modo di diuider qual si voglia Consonanza, ouero Interuallo musicale in due, ouero in più parti equali. | cap. 25. | 116 |
In qual modo la Consonanza si faccia diuisibile. | cap.26. | 118 |
Quel che sia Monochordo; & perche sia cosi chiamato. | cap. 27. | 119 |
Della Diuisione, ouero Ordinatione del Monochordo della prima specie del genere diatonico, detta Diatonico diatono; del nome di ciascuna chorda; & chi fu l'Inuentore di questo Genere. & del suo ordine. | cap. 28. | 119 |
Che gli Antichi attribuirono alcune chorde de i loro istrumenti alle Sphere celesti. | cap. 29. | 123 |
In che modo le predette Sedici chorde siano state da i Latini denominate. | cap. 30. | 126 |
Consideratione sopra la mostrata Diuisione, ouer ordinatione; & sopra l'altre specie del genere Diatonico ritrouate da Tolomeo. | cap. 31. | 128 |
Del genere Chromatico; & chi sia stato il suo Inuentore; & in qual maniera lo potesse trouare; & delle chorde, che aggiunse Timotheo nel solito Istrumento. | cap. 32. | 132 |
Diuisione del Monochordo Chromatico. | cap. 33. | 136 |
Consideratione sopra la mostrata diuisione, & sopra alcune altre specie di questo genere, ritrouapage viite da Tolomeo. | cap. 34. | 138 |
Chi sia stato l'Inuentore del genere Enharmonico, & in qual maniera l'habbia ritrouato. | cap. 35. | 140 |
Della Diuisione, ò Compositione del monochordo Enharmonico. | cap. 36. | 140 |
Consideratione sopra la mostrata Partitione, ouero Compositione; & sopra quella specie di Enharmonico, che ritrouò Tolomeo. | cap. 37. | 142 |
Della Compositione del Monochordo Diatonico diatono, inspessato dalle chorde Chromatiche & dalle Enharmoniche. | cap. 38. | 143 |
Che 'l Diatonico Naturale, ò syntono di Tolomeo sia quello, che dalla Natura è prodotto, & che naturalmente habbia la sua forma da i Numeri harmonici. | cap. 39. | 146 |
Della diuisione del Monochordo Naturale, ouer syntono Diatonico, fatta secondo la natura, & proprietà de i Numeri sonori. | cap. 40. | 149. |
Che ne gli Istrumenti arteficiali moderni non si adopera alcuna delle mostrate specie Diatoniche. | cap. 41. | 150 |
Quel, che si dee osseruare nel temperamento de gli Instrumenti artificiali, di modo che nel numero delle chorde, & nella equalità de i Tuoni s'assimigli al Diatonico ditonico: ma ne gli Interualli consonanti; quantunque accidentali, al Naturale o Syntono di Tolomeo. | cap. 42. | 153 |
Dimostratione, dalla quale si può comprendere, che la mostrata Partecipatione, ò Distributione sia ragioneuolmente fatta; & che per altro modo non si possa fare, che stia bene. | cap. 43. | 155 |
Della compositione del Monochordo diatonico equalmente temperato nel primo modo. | c. 44. | 159 |
Se nelle Canzoni seguitiamo cantando gli Interualli prodotti da i veri Numeri sonori numeri, ouero i temperati; & della risolutione d'alcuni dubbij. | cap. 45. | 164 |
Della inspessatione del Monochordo Diatonico dalle chorde del genere Chromatico. | cap. 46. | 167 |
In che maniera possiamo inspessare il detto Monochordo con le chorde Enharmoniche. | cap. 47. | 170 |
Che più ragioneuole è dire, che gli Interualli minori nascano da i maggiori; che dire, che i maggiori si compongano de i minori; & che meglio è ordinato l'Hexachordo moderno, che il Tetrachordo antico. | cap. 48. | 173 |
Che ciascuno de i tre Generi nominati, si può dire Genere & Specie; & che ogn'altra Diuisione, ouer'Ordinatione de Suoni sia vana & inutile. | cap. 49. | 174 |
Per qual cagione le Consonanze hanno maggiormente origine dalle Proportioni di maggiore inequalità, che da quelle di minore. | cap. 50. | 176 |
Dubbio sopra quello, che si è detto. | cap. 51. | 178 |
QVEL che sia Contrapunto, & perche sia cosi nominato. | cap. 1. | fac. 180 |
Dell'inuentione delle Chiaui & delle Figure cantabili. | cap. 2. | 181 |
De gli Elementi, che compongono il Contrapunto. | cap. 3. | 183 |
Diuisione delle mostrate specie. | cap. 4. | 185 |
Se la Quarta è consonanza; & donde auiene, che i Musici non l'habbiano vsata, se non nelle compositioni de più voci. | cap. 5. | 186 |
Diuisione delle Consonanze nelle Perfette & Imperfette. | cap. 6. | 188 |
Che la Quinta & la Quarta sono mezane tra le Consonanze perfette & l'imperfette. | cap. 7. | 189 |
Quali Consonanze siano più piene, & quali più vaghe. | cap. 8. | 190 |
Della differenza che si troua tra le consonanze Imperfette. | cap. 9. | 191 |
Della propietà, ò natura delle consonanze Imperfette. | cap. 10. | 191 |
Ragionamento particolare intorno all'Vnisono. | cap. 11. | 192 |
Della Prima consonanza, detta Diapason, ouero Ottaua. | cap. 12. | 194 |
Della Diapente, ouer Quinta. | cap. 13. | 195 |
Della Diatessaron, ouer Quarta. | cap. 14. | 197 |
Del Ditono, ouer Terza maggiore. | cap. 15. | 198 |
Del Semiditono, ouer Terza minore. | cap. 16. | 198 |
Dell'utile; che apportano nella Musica gli Interualli dissonanti. | cap. 17. | 199 |
Del Tuono maggiore & del minore. | cap. 18. | 201 |
Del Semituono maggiore & del minore. | cap. 19. | 201 |
Dell'Hexachordo maggiore, ouero Sesta maggiore. | cap. 20. | 202 |
Dell'Hexachordo minore, ouer Sesta minore. | cap. 21. | 203 |
Della Diapente col Ditono, ouero della Settima maggiore. | cap. 22. | 204page viii |
Della Diapente col Semiditono, ouero della Settima minore. | cap. 23. | 205 |
In qual maniera naturalmente, ò per accidente, tali Interualli da i Prattici alle volte si pongano superflui, ò diminuti. | cap. 24. | 206 |
De gli effetti che fanno questi segni . b. & . | cap. 25. | 209 |
Quel che si ricerca in ogni Compositione; & prima del Soggetto. | cap. 26. | 210 |
Che le Compositioni si debbono essentialmente comporre prima di Consonanze, & dopoi per accidente di Dissonanze. | cap. 27. | 212 |
Che si debbe dar principio alle compositioni per vna delle consonanze perfette. | cap. 28. | 213 |
Che non si debbe porre due Consonanze, contenute sotto vna istessa proportione, l'una dopo l'altra ascendendo, ouero discendendo, senza alcun mezo. | cap. 29. | 216 |
Quando le parti della Cantilena hanno tra loro Harmonica relatione; & in qual modo potiamo vsare la Semidiapente & il Tritono nelle compositioni. | cap. 30. | 219 |
Che rispetto si dè hauere à gli Interualli relati nelle compositioni di più voci. | cap. 31. | 222 |
In qual maniera due, ò più Consonanze perfette, ouero imperfette, contenute sotto vna istessa forma, si possino porre immediatamente l'vna dopò l'altra. | cap. 32. | 224 |
Che due, ò più Consonanze perfette, ouero imperfette, contenute sotto diuerse forme, poste l'vna immediatamente dopò l'altra, si concedono. | cap. 33. | 224 |
Che dopò la Consonanza perfetta stà bene il porre la imperfetta; ouero per il contrario. | c. 34. | 225 |
Che le parti della Cantilena debbono procedere per mouimenti contrarij. | cap. 35. | 226 |
In qual maniera le parti della Cantilena possino insieme ascendere, ò discendere. | cap. 36. | 226 |
Che si debbe schiuare, più che si può, i Mouimenti fatti per salto; & similmente le Distanze, che possono accascare tra le Parti della cantilena. | cap. 37. | 229 |
In qual maniera si debba procedere da vna Consonanza ad vn'altra. | cap. 38. | 230 |
In qual maniera si debba terminare ciascuna cantilena. | cap. 39. | 233 |
Il modo, che si dè tenere nel far li Contrapunti semplici à due voci, chiamati di Nota contra nota. | cap. 40. | 234 |
Che ne i Contrapunti si debbono schiuare gli Vnisoni, più che si puote, & che non si dè molto di lungo frequentare le Ottaue. | cap. 41. | 237 |
De i Contrapunti diminuiti à due voci; & in qual modo si possino vsar le Dissonanze; & de molte Regole, che si deono osseruare in essi. | cap. 42. | 238 |
Il modo, che hà da tenere il Compositore nel fare i Contrapunti sopra vna Parte, ò Soggetto diminuito. | cap. 43. | 244 |
Quando è lecito vsare in vna parte della Cantilena due, ò più volte vn passaggio, & quando non. | cap. 44. | 247 |
Che non è necessario, che la parte del Soggetto, & quella del Contrapunto incomincino insieme; & di quattro differenze, che si trouano delle Figure cantabili. | cap. 45. | 250 |
Che le Modulationi debbono essere ben regolate, & quel che dè osseruare il Cantore nel cantare. | cap. 46. | 251 |
Che non si dè continuar molto di lungo nel graue, ò nell'acuto nelle modulationi. | cap. 47. | 253 |
Che 'l porre vna Dissonanza, ouer vna Pausa di minima tra due Consonanze perfette d'vna istessa specie, che ascendino insieme, ò discendino, non fà, che tali consonanze non siano senza alcun mezo. | cap. 48. | 254 |
Della Battuta. | cap. 49. | 256 |
Della Sincopa. | cap. 50. | 259 |
Della Cadenza; quello che ella sia; delle sue specie; & dell'vso suo. | cap. 51 | 260 |
Il modo di fuggir le Cadenze; & quello, che si haurà da osseruare, quando il Soggetto farà il mouimento di salto. | cap. 52 | 266 |
Delle Pause. | cap. 53. | 267 |
Delle Consequenze. | cap. 54. | 269 |
Delle Imitationi; & quello che elle siano. | cap. 55. | 275 |
De i Contrapunti doppij, & quello che siano. | cap. 56. | 279 |
Quel che dè osseruare il Contrapuntista oltra le Regole date; & d'alcune licenze, che potrà pigliare, quando li torneranno commode. | cap. 57. | 289 |
Il modo, che si hà da tenere nel comporre le Cantilene à più di due voci; & del nome delle Parti. | cap. 58. | 293 |
Delle Cantilene, che si compongono à Tre voci; & di quello, che si dè osseruar nel comporle. | cap. 59. | 298 |
In Qual maniera la Quarta si possa porre nelle compositioni. | cap. 60. | 302 |
Di alcune Regole poste in commune. | cap. 61. | 304page ix |
Delle uarie sorti de Contrapunti arteficiosi; & prima di quelli, che si chiamano Doppij. | c. 62. | 310 |
Delle uarie sorti de Contrapunti à Tre uoci, che si fanno à mente in Consequenza sopra un Soggetto; & di alcune Consequenze, che si fanno di fantasia; & quello che in ciascheduna si hà da osseruare. | cap. 63. | 316 |
Quel che si dè osseruare, quando si uolesse fare una Terza parte alla sproueduta sopra due altre proposte. | cap. 64. | 331 |
Quel che bisogna osseruare intorno le Compositioni di quattro, ò di più uoci. | cap. 65. | 336 |
Alcuni auertimenti intorno le compositioni, che si fanno à più di Tre uoci. | cap. 66. | 340 |
Del Tempo, del Modo, & della Prolatione; & in che quantità si debbino finire, ò numerare le Cantilene. | cap. 67. | 347 |
Della perfettione delle Figure cantabili. | cap. 68. | 350 |
Della Imperfettione delle Figure cantabili. | cap. 69. | 353 |
Del Punto, delle sue specie; & de i suoi effetti. | cap. 70. | 355 |
Dell'Vtile, che apportano i mostrati Accidenti nelle buone Harmonie. | cap. 71. | 359 |
Delle Chorde communi, & delle Particolari delle cantilene Diatoniche, Chromatiche, & Enharmoniche. | cap. 72. | 362 |
Se l'uno de i due ultimi Generi si possa usar semplice nelle sue chorde naturali, senza adoperar le Chorde particolari de gli altri. | cap. 73. | 364 |
Che la Musica si può usare in due maniere; & che le Cantilene, che compongono alcuni Moderni, non sono sottoposte ad alcuno de i due nominati Generi. | cap. 74. | 365 |
Che 'l Diatonico può procedere nelle sue modulationi per gli Interualli di Terza maggiore, & di minore; & che ciò non faccia uariatione alcuna di Genere. | cap. 75. | 365 |
Che doue non si ode nelle compositioni alcuna uarietà di Harmonia, iui non può essere uarietà alcuna di Genere. | cap. 76. | 368 |
Dell'utile, che apportano i predetti due Generi; & in qual maniera si possino usare, che faccino buoni effetti. | cap. 77. | 368 |
Per qual cagione le Compositioni, che compongono alcuni Moderni per Chromatiche, facciano tristi effetti. | cap. 78. | 370 |
Delle cose, che concorreuano nella compositione de i Generi. | cap. 79. | 372 |
Opinioni delli Chromatisti ributtate. | cap. 80. | 375 |
QVELLO, che sia Modo, ò Tuono; & delle sue Specie. | cap. 1. | fac. 377 |
Che i Modi sono stati nominati da molti diuersamente; & per qual cagione. | c. 2. | 383 |
Del Nome, & del Numero de i Modi. | cap. 3. | 385 |
De gli Inuentori de i Modi. | cap. 4. | 387 |
Della Natura, ò Proprietà de i Modi. | cap. 5. | 388 |
Dell'Ordine de i Modi. | cap. 6. | 392 |
Che l'Hypermistolydio di Tolomeo non è quello, che noi chiamiamo Decimo modo. | c. 7. | 394 |
In qual maniera gli Antichi segnauano le Chorde de i loro Modi. | cap. 8. | 395 |
In qual maniera s'intenda la Diapason essere harmonicamente, ouero arithmeticamente mediata. | cap. 9. | 397 |
Che i Modi moderni sono necessariamente Dodici; & in qual maniera si dimostri. | cap. 10. | 398 |
Altro modo da dimostrare il numero delli Dodici Modi. | cap. 11. | 399 |
Diuisione de i Modi in Autentichi, & Plagali. | cap. 12. | 402 |
Delle Chorde finali di ciascun Modo; & quanto possa ascendere, ò discendere di sopra, & di sotto le nominate chorde. | cap. 13. | 403 |
De i Modi communi, & de i Misti. | cap. 14. | 404 |
Altra diuisione de i Modi; & di quello, che si hà da osseruare in ciascuno, nel comporre le cantilene; & in qual maniera le Otto sorti di Salmodie con essi si accompagnino. | cap. 15. | 405 |
Se co 'l leuare da alcuna cantilena il Tetrachordo Diezeugmenon; ponendo il Synemennon in suo luogo, restando gli altri immobili; un Modo si possa mutare nell'altro. | cap. 16. | 408 |
Della Trasportatione de i Modi. | cap. 17. | 410 |
Ragionamento particolare intorno al Primo modo; della sua Natura; de i suoi Principij; & delle sue Cadenze. | cap. 18. | 411 |
Del Secondo Modo. | cap. 19. | 414 |
Del Terzo modo. | cap. 20. | 415page x |
Del Quarto modo. | cap. 21. | 418 |
Del Quinto modo. | cap. 22. | 420 |
Del Sesto Modo. | cap. 23. | 421 |
Del Settimo modo. | cap. 24. | 423 |
Dell'Ottauo modo. | cap. 25. | 425 |
Del Nono modo. | cap. 26. | 427 |
Del Decimo modo. | cap. 27. | 428 |
Dell'Vndecimo modo. | cap. 28. | 430 |
Del Duodecimo, & vltimo modo. | cap. 29. | 433 |
In qual maniera si debbe far giudicio de i Modi; & quello, che si dee osseruare nelle Compositioni. | cap. 30. | 434 |
Del modo, che si hà da tenere, nell'accommodar le Parti della Cantilena; & delle estremità loro. | cap. 31. | 436 |
In qual maniera le Harmonie si accommodino alle soggette Parole. | cap. 32. | 438 |
Il modo che si hà da tenere; nel por le Figure cantabili sotto le Parole. | cap. 33. | 440 |
Delle Legature. | cap. 34. | 441 |
Quel che dè hauer ciascuno, che desidera di venire à qualche perfettione nella Musica. | c. 35. | 444 |
Della fallacia de i Sentimenti; & che 'l giudicio non si dè fare solamente col loro mezo: ma se li debbe accompagnar la Ragione. | cap. 36. | 445 |
A I STVDIOSI LETTORI.
Facciata. | Linea. | |
21 | nel margine. | Musicae libro. |
27 | 15 | Voce, ò co 'l mezo. |
35 | 3 | quale. |
4 | Diapason. | |
5 | de. | |
51 | 32 | Il perche venendo al proposito |
52 | 6 | termini, ò numeri. |
9 | che vorremo. | |
64 | 30 | volessimo accommodare alla |
77 | 47 | alcuna, che si |
80 | 43 | Percussioni |
83 | 38 | Sacada |
93 | 37 | habbiamo detto; visse |
138 | 35 | Superparticolare. |
147 | 22 | la Sesquiquinta. |
153 | 8 | nella Sesquisesta proportione |
Facciata. | Linea. | |
160 | 15 | violentemente. |
169 | 16 | questa X. tanto. |
238 | 3 | Fortunatam. |
255 | 1 | Particella. |
261 | 29 | Cadenze di due. |
266 | 10 | ò Periodo. |
285 | 19 | habbia le sincope. |
304 | nel margine. | Vide Def. Demonst. |
353 | 28 | l'essere Imperfetto |
360 | 47 | Chordae, & Chorda. |
434 | 5 | le quali non sono. |
440 | 8 | tener. |
448 | 4 | prima furono giudicati. |
9 | allora fu riputato. | |
28 | costui. |
220 | Nel Primo essempio de i Tritoni; la prima nota della parte graue vuol essere nel secondo spacio tra la prima, & la seconda riga. |
245 | Nell'vltima riga della parte graue, la sesta Figura vuol stare sopra la prima riga. |
248 | La chiaue nel principio della parte del Soggetto, vuol essere sopra la riga di mezo. Et la 31. nota vuol stare sopra la seconda riga. |
278 | L'ultima nota del secondo ordine del Canto del primo essempio, vuol essere nella seconda riga. |
287 | Nel primo ordine della parte acuta, bisogna leuare la Semiminima posta auanti la minima col punto nel fine. |
300 | Nell'vltimo ordine la seconda nota delle due che si trouano nella prima riga, vuol stare nella seconda. |
304 | Il luogo proprio dell'vltimo essempio è tra la line 29. & la 30. |
315 | La prima Figura del primo ordine nella parte più acuta, uuol essere una Breue: & nel Secondo, manca dopò la terza nota una Semiminima nel secondo spacio. |
321 & 322 | L'vno de due essempij è superfluo, ma ciò importa poco. |
322 | Nell'antepenultima dell'essempio ui uà una coronata [[mus.ferm]]. |
323 | L'ultima nota del quarto ordine, uuol essere una Chroma. |
325 | Nel terzo ordine dell'essempio ui è di più il Segno del Tempo nel principio.page xii |
332 | La Figura, ò nota posta delle parte più acuta nel fine nel quarto ordine, vuol essere sopra la riga del mezo. Et nella parte graue, nel quarto ordine, la Vndecima Figura, vuol essere Semiminima. |
339 | Nel principio del primo ordine nella parte acuta, il Segno del Tempo, vuol esser tagliato. |
341 | Nel principio del primo essempio, & primo ordine, che è nella parte più acuta; prima se porrà la chiaue nella prima riga; dopoi s'accommoderà la prima nota co 'l punto, & l'altra nota seguente sopra il Secondo Spacio; perche sono poste al riuersa. |
345 | Sopra la quarta nota della parte nell'Alto, nel principio manca il Segno della Presa. |
355 | Nel primo ordine tra le due prime Semibreui vi manca il punto di diuisione. |
357 | Nel primo ordine l'vna delle tre Breui dopò e 'l punto è superflua. |
363 | Nell'ordine Chromatico la Cifera và posta nel secondo spacio. |
401 | Nel primo essempio manca nel quarto spacio vna Breue nera. |
416 | Nel terz'ordine auanti le due Chrome manca il punto nel secondo spacio; & nel sesto il primo punto è superfluo. |
425 | Nel quarto ordine l'vltima delle quattro Semiminime, vuol essere vna Minima. |
SECONDA TAVOLA DELLE COSE PIV' NOTABILI CONTENVTE NEL PRIMO VOLVME.
A
B
C
D
E
F
G
H
I
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
V
L'ISTITVTIONI HARMONICHE DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Capella della Serenissima Signoria DI VENETIA:
PROEMIO: Nel quale si dimostra, in qual maniera la Musica habbia hauuto principio, & come sia stata accresciuta; & si ragiona della diuisione dell'Opera.
LA PRIMA PARTE DELLE ISTITVTIONI HARMONICHE DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Capella della Serenissima Signoria DI VENETIA:
Della Origine & certezza della Musica.Cap. 1.
Pronàque cum spectent animalia caetera terras,& questo perche ei non fermasse l'amor suo nelle cose basse & terrene; ma leuasse l'intelletto à contemplar le superiori & celesti; & penetrasse alle occulte & diuine col mezo delle cose, che sono & si comprendono per via de i Cinque sentimenti. Et benche, in quanto all'Essere, due soli fussero sufficienti; nondimeno per il Ben'essere, tre di più vene aggiunse: imperoche se per il Tatto si conoscono le cose dure & aspre, dalle tenere & polite; & per il Gusto si fà la differenza tra i cibi dolci & amari, & d'altri sapori; per questo & per quello si sente la diuersità del freddo & del caldo, del duro & del tenero, del greue & del leggiero; cose che veramente all'Esser nostro bastarebbono; non resta però, ch'al Ben'essere il Vedere, l'Vdire, & l'Odorare necessarij non siano; per i quali l'Huomo viene à rifiutare ciò che è cattiuo, & eleggere il buono. De questi chi vorrà ben essaminare la lor virtù, senza dubbio ritrouerà il Vedere, considerato da per sè, essere à i corpi di maggior vtilità; & consequentemente più necessario, che gli altri; ma ben si conoscerà poi, l'Vdito esser molto più necessario & migliore; considerandolo per accidente, nelle cose che appartengono all'Intelletto; conciosia che se bene per il senso del page 6Vedere si conoscono più differenze di cose; essendo che più si estende, che l'Vdito, nondimeno questo nell'acquisto delle Scienze & giudicio intellettuale più si estende, & molto maggior vtile ne apporta. Onde ne segue, che l'Vdito veramente sia & più necessario & megliore de gli altri Sentimenti; auenga che tutti Cinque si chiamino Istrumenti dell'Intelletto: percioche ogni cosa che vediamo, vdimo, tocchiamo, gustiamo, & odoriamo,1. metaph. c. 1. si offerisce à lui per il mezo de i Sensi & del Senso commune; ne di cosa alcuna può hauer cognitione, saluo che per il mezo di vno de questi cinque: essendo vero, ch'Ogni nostra cognitione da essi habbia l'origine. Dall'Vdito adunque, come dal più necessario de gli altri Sentimenti, la scienza della Musica hà hauuto la sua origine; la cui nobiltà facilmente si può per l'antichità dimostrare; percioche (come dicono Mosè,Gene. 4. Gioseffo,Antiq. 1. c.4. & Beroso CaldeoAntiq. lib. 1.) auanti che fusse il Diluuio vniuersale, fù al suono de martelli trouata da Iubale della stirpe di Caino; ma perduta poscia per lo soprauenuto diluuio, di nuouo fu da Mercurio ritrouata: conciosia che (come vuole DiodoroHist. lib. 1. Nym. Mercu.) egli fù il primo, che osseruò il Corso delle stelle, l'Harmonia del Canto, & le Proportioni de i Numeri; & dice ancora, lui essere stato l'Inuentore della Lira con tre Chorde; del cui parere è stato anco Homero & Luciano;Dial. Deorum. quantunque Lattantio, in quello che fà della Falsa religione,Lib. 1. c. 10. attribuisca l'inuentione della Lira ad Apollo; & PlinioNat. histo. lib. 7. c. 56. voglia, che l'Inuentore della Musica sia stato Anfione, Ma sia à qual modo si voglia; BoetioMusicae li. 1. cap. 10. (accostandosi all'opinione di Macrobio,De Som. lib. 2. cap. 1. & allontanandosi da Diodoro) vuole, che Pitagora, & non Platone, come vuol Guidone Aretino;Microlo. lib. 1.c. 20. sia stato colui, che ritrouò la Ragione delle musicali proportioni al suono de martelli: Percioche passando egli appresso vna bottega di fabri, i quali con diuersi martelli batteuano vn ferro acceso sopra l'incundine, gli peruenne all'orecchie un certo ordine de suoni, che gli mouea l'udito con dilettatione; & fermatosi alquanto, cominciò ad inuestigare, onde procedesse cotale effetto; & parendogli primieramente, che dalle forze diseguali de gli huomini potesse procedere; fece che coloro, iquali batteuano, cambiassero i martelli: ma non vdendo suono diuerso da quello di prima; giudicò (com'era il vero) che la diuersità del peso de martelli fusse la cagione. Per la qual cosa hauendo fatto pesare ciascun di loro separatamente, ritrouò tra i Numeri de i pesi le ragioni delle Consonanze & dell'Harmonie; lequali egli poi industriosamente accrebbe in questo modo; c'hauendo fatto chorde di budella di pecore di grossezza vguale; attaccando ad esse i medesimi pesi de martelli; ritrouò le medesime consonanze; tanto più sonore, quanto che le chorde per sua natura rendono il Suono all'vdito più grato. Continuossi quest'Harmonia per alquanto spatio di tempo; & dopoi i successori, i quali sapeuano già i suoi fondamenti esser posti in certi & determinati Numeri, più sottilmente facendone proua, à poco à poco la ridussero à tale; che le diedero nome di perfetta & certa Scienza. Et rimouendo i falsi & dimostrando i veri concenti, con euidentissime ragioni de Numeri & infallibili, ne diedero in iscritto chiarissime Regole; come apertamente in tutte l'altre Scienze vediamo esser auenuto; che i Primi inuentori di esse, come chiaramente lo dimostra Aristotele,2. Elen. c. 1 2. Metaph. cap. 1. non n'hebbero mai perfetta cognitione; anzi con quel poco di lume erano mescolate molte tenebre di errori; i quali rimossi da chi li conosceua, in vece loro succedeua la verità; come fece egli intorno à i Principij della Filosofia naturale; che adducendo diuerse opinioni de gli Antichi filosofi, approuò le buone & vere, rifiutò le false, dichiarò le oscure & male intese, & aggiungendoui la sua opinione & autorità, dimostrò & insegnò la vera scienza della Filosofia naturale. Cosi della nostra scienza della Musica i posteri mostrando gli errori de passati, & aggiungendoui la loro autorità, la fecero talmente chiara & certa, che la 2. Metaph. com. 16. connumerarono, & fecero parte delle scienze Mathematiche; & questo non per altro, saluo che per la sua certezza: percioche questa con l'altre insieme auanza di certezza l'altre Scienze, & tiene il primo grado di verità; il che dal suo nome si conosce; poi che Mathematica è detta da Μάθημα parola greca, che in latino significa Disciplina; & nella noIn prooemio Arith. stra lingua importa Scienza, ò Sapienza; la quale (come dice Boetio) altro non è che page 7vna Intelligenza; o per dirla piu chiaro, capacità di verità delle cose che sono & di loro natura non sono mutabili; della qual Verità queste Scienze fanno particolar professione; essendo che considerano le cose, che di lor natura hanno il vero essere. Et sono in tanto differenti d'alcune altre Scienze; che queste essendo fondate sopra le opinioni de diuersi huomini, non hanno in se fermezza alcuna; & quelle hauendo i Sentimenti per loro proua, uengono ad hauere ogni certezza. Percioche i Mathematici nelle cose essentiali sono d'un'istesso parere; ne ad altro consentono, che à quel, che si può sensatamente capire. Et è tanta la certezza di dette Scienze; che col mezo de' Numeri si sà infallibilmente il Riuolgimento de cieli, gli Aspetti uarij de i pianeti, l'Eclisse della Luna, & quello del Sole, & infiniti altri bellissimi secreti, senza esser tra loro punto di discordia. Ilperche da questo si può conoscere, che la Musica sia & nobile & certissima; essendo parte delle Scienze mathematiche.
Os Homini sublime dedit coelumque videre
Iussit; & erectos ad sydera tollere vultus.
Delle Laudi della Musica.Cap. II.
Et longum formose vale, vale (inquit) Iola;Facendo dal pianto & da sospiri quasi interrompere il Verso, fà proferir lunga quella Sillaba, che prima hauea posta breue. Dopoi uolendo mostrare, quanto sia ueloce il Tempo, lo dimostra col uerso composto de molti Datili, che sono Piedi atti alla uelocità & à mostrar un tale effetto, dicendo;Georg. 3.
Sed fugit interea fugit irreparabile tempus.Et uolendo dimostrar, con quanto silentio la città de Ilio fusse da Greci assalita, lo mostra con un Verso composto di molti Spondei, i quali sono Piedi per loro natura atti alla tardità & alle cose deboli & ociose, dicendo; Aeneid. 2.
Inuadunt vrbem somno, vinoque sepultam.Lascierò hora di dire, come uolendo mostrare i Cartaginesi essere stati sempre nemici & contrarij à Romani; nel descriuere il sito di Cartagine, pospose à bello studio quella parola, che andaua preposta, & disse;
Italiam contra.Aeneid. 1. Et infiniti altri, che troppo lungo sarebbe il raccontargli in questo luogo, de i quali l'Opera è piena. Basterà hora per ultima conclusione dire; che la Poesia sarebbe senza leggiadria alcuna, se dalle parole harmonicamente poste non gli fusse data. Oltra di ciò lascierò da parte il dire, quanta simiglianza & vnione con essa habbiano l'Arithmetica & la Geometria, percioche si conosce nel trattar la Scienza; & dirò solamente, che se l'Architettore non hauesse cognitione della Musica; come ben lo dimostra Vitruuio;De Archi. lib. 1. cap. 1. non saprebbe con ragion fare il temperamento delle machine, & ne i Theatri collocare i vasi, & dispor bene & musicalmente gli edificij. L'Astronomia medesimamente, se non fusse aiutata da i fondamenti harmonici, non saprebbe gl'influssi buoni & rei. Anzi dirò più; se l'Astronomo non sapesse la concordanza de i Sette pianeti, & quando l'uno con l'altro si congiunga, ouero l'uno all'altro si opponga, non predirebbe mai le cose future. La Filosofia ancora, laquale hà per suo proprio il discorrer con ragione le cose produtte dalla natura & possibili à prodursi, non confessa ella dal Primo motore dependere ogni cosa, & esser ordinata con si mirabil ordine, che ne risulta nell'Vniuerso una tacita harmonia? Ecco, che primieramente le cose graui tengono il luogo basso, le leggieri il soprano, & quelle di men peso, secondo la loro natura, posseggono il luogo di mezo. Et più oltra procedendo, i Filosofi affermano, che i Cieli riuolgendosi fanno harmonia; la quale se bene non udimo, questo può auenire, ò per la loro ueloce reuolutione, ò per la troppo distanza, ouero per altra cagione à noi occulta. La Medicina da questa non può star lontana; imperoche se 'l Medico non hà cognitione della Musica, come saprà egli ne i suoi medicamenti proportionar le cose calide con le frigide, secondo i loro gradi? & come potrà hauere ottima cognitione de i Polsi? i quali il dottissimo Herofilo dispose secondo l'ordine de i Numeri musicali. Et per salire più alto, la Theologia nostra ponendo nel page 9cielo i Spiriti angelici, diuide quelli in noue Chori contenuti in tre Hierarchie; come scriue Dionisio Areopagita.De caelest. hierar. c. 6. Queste sono di continuo presenti alla Diuina maestà, & non cessano di cantare Santo, Santo, Santo, Signore Iddio de gli esserciti; come è scritto in Isaia.Isa. cap. 6. Et non solo questi, ma i quattro Animali ancora, i quali nel Libro delle Reuelationi sono descritti da San Giouanni,Apoca. ca. 4. 5. 14. 15. & 19. stanno auanti il trono di Dio, & cantano l'istesso canto. Stanno oltra ciò i vintiquattro Vecchi inanzi all'Agnello immaculato, & con suono di Cetere & altissime uoci cantano all'Altissimo Iddio vn nuouo canto; ilquale è cantato anco dalle voci de Citaristi citarizanti nelle cetere loro auanti i quattro Animali & vintiquattro Vecchi. Di queste & altre quasi infinite cose al proposito nostro n'è piena la diuina Scrittura, lequali per breuità trapasseremo; bastando solamente dire, per suprema laude della Musica; senza far mentione alcuna d'altra Scienza; che ella, secondo la testimonianza de Sacri libri, sola si troua nel Paradiso, & è quiui nobilissimamente essercitata. Et si come nella Celeste corte, che Chiesa trionfante vien detta; cosi nella nostra terrena, che Militante si chiama, non con altro, che con la Musica, si lauda & ringratia il Creatore. Ma lasciamo hormai da parte le cose superiori, & ritorniamo à quelle, che sono dalla Natura produtte per ornamento del Mondo, che uederemo ogni cosa esser piena de musici concenti. Il mare primamente hà le Sirene, le quali (s'è lecito dar fede à i Scrittori) à nauiganti vdir si fanno di tal sorte, che vinti molte uolte dall'Harmonia loro, & soprapresi dal sonno, perdono quello, che sopra ogn' altra cosa è carissimo à tutti gli animali. Nell'Aria & nella Terra insieme sono gli Vccelli, che ancor'essi co i loro concenti dilettano & ricreano, non pur gli animi lassi & pieni di noiosi pensieri; ma i corpi ancora: percioche il Viandante molte uolte stanco per il lungo viaggio, ricrea l'animo, riposa il corpo, & si dimentica le passate fatiche, per la soaue harmonia de boscarecci canti de vccelli de tante varie sorti, che sarebbe impossibile il uolerle raccontare. I Fiumi & li Fonti medesimamente dalla natura fabricati soglion dare grato piacere à chiunque ad essi uicino si ritroua; & l'inuitano ben spesso per ricrearsi ad accompagnare il suo rustico canto co i loro strepitosi concenti. Tutte queste cose il Dottissimo Virgilio espresse con poche parole: quando disse;In Sileno.
Tum uerò in numerum Faunosque, ferasque uideresDinotandoci ch'al canto di Sileno, non solo i Fauni & l'altre fiere; ma le dure Quercie ancora ballauano; saltando quelli & queste spesso mouendosi con numerosi mouimenti; per dimostrarci, che non pur le cose sensibili; ma ancora quelle, che mancano del senso, sono quasi prese & vinte da i concenti musicali; & fansi di dure & aspre, mansuete & piaceuoli. Ma se tanta Harmonia si troua nelle cose celesti & terrestri; ouero, per dir meglio, se 'l Mondo dal Creatore fu composto pieno di tanta harmonia; perche dobbiamo credere l'Huomo esserne priuo di essa? Et se l'Anima del Mondo (come uogliono alcuni) non è altro che Harmonia, potrà esser che l'Anima nostra non sia in noi cagione d'ogni Harmonia, & che col Corpo non sia harmonicamente congiunta? massimamente hauendo Iddio creato l'Huomo alla similitudine del Mondo maggiore, detto da Greci Κόσμος; cioè, Ornamento, ouer'Ornato, & essendo fatto à quella similitudine di minor quantità, à differenza del quale uien chiamato Μικρόκοσμος; cioè, Picciol mondo; certo che non è cosa ragioneuole. Onde Aristotele2. De anima. c. 3. volendo mostrar il musicale componimento dell'Huomo molto ben disse; La parte Vegetatiua alla Sensitiua, & questa alla Intellettiua hauer la medesima conuenienza, che hà la Figura di tre lati à quella di quattro. Certa cosa è adunque, che non si ritroua cosa alcuna buona, che non habbia musicale dispositione; & la Musica ueramente, oltra che rallegra l'animo, riduce anche l'Huomo alla contemplatione delle cose celesti; & hà tal proprietà, page 10ch'ogni cosa à cui si aggiunge fà perfetta; & quegli Huomini sono veramente felici & beati, che sono dotati di essa; come afferma il Santo Profeta, dicendo;Psal. 88. Beato è quel populo, che sà la Giubilatione. Per la quale autorità, Hilario Vescouo Pittauiense dottore catholico, esponendo il Salmo 65. si mosse à dire; che la Musica è necessaria all'huomo Christiano; conciosia che nella scienza di essa si ritroua la beatitudine. Onde per questo hò ardimento di dire; che quelli, che non hanno cognitione di questa Scienza, sono da esser connumerati tra gl'ignoranti. Anticamente (come dice IsidoroLib. 3. Etymol. c. 15.) non era men uergogna il non sapere la Musica, che le Lettere; però non è marauiglia, se Hesiodo poeta famosissimo & antichissimo (come narra Pausania Lib. 10. Descript. veteris Graeciae) fù escluso dal certame; come colui, che non hauea mai imparato à sonar la Cetera, ne col suono di quella accompagnare il canto. Cosi ancora Temistocle (come narra TullioTusculan. Quaest. li. 1.) rifiutando di sonar la Lira nel conuito, fu men dotto & men sauio riputato. Il contrario leggiamo, che furono in gran pregio appresso gli Antichi Lino & Orfeo, amendue figliuoli de i loro Dei; percioche col soaue canto (come si dice) non solamente addolciuano gli Animi humani; ma le fiere, & gli uccelli ancora; & quello, che è più marauiglioso da dire, moueano le pietre da i proprii luoghi, & à i fiumi riteneuano il corso. Et questo istesso Horatio attribuisce ad Anfione, dicendo.De Arte poetica.
Ludere: tum rigidas motare cacumina quercus.
Nec tantum Phoebo gaudet Parnasia rupes,
Nec tantum Rhodope miratur, & Ismarus Orphea:
Quantum omnis mundus gaudet cantante Sileno.
Dictus & Amphion Thebanae conditor arcisDa i quali per auentura impararono gli antichi Pitagorici, che con musici suoni inteneriuano gli animi feroci; & Asclepiade medesimamente, che molte uolte per questa via racchetò la discordia nata nel populo, & col suono della Tromba restitui l'Vdito à i sordi. Parimente Damone pitagorico ridusse col Canto alcuni gioueni dediti al uino & alla lussuria à temperata & honesta uita. La onde dissero bene coloro, che affermauano la Musica esser una certa legge & regola di modestia; essendoche Theophrasto ritrouo alcuni Modi musicali da racchetare i spiriti perturbati. Però meritamente & sapientemente Diogene Cinico beffaua i Musici de suoi tempi, i quali hauendo le chorde delle loro cetere concordi, haueano l'animo incomposto & discorde; essendo abbandonato dall'harmonia de costumi. Et se dobbiamo prestar fede alla Historia; ci debbe parer quasi nulla quello, che habbiamo detto: percioche molto maggior cosa è l'hauere uirtù di sanar gl'infermi, che di corregger la uita de sfrenati giouani; come ancora leggiamo di Senocrate, ilquale col suono de gli organi ridusse i pazzi alla pristina sanità, & Talete di Candia, col suono della Cetera scacciò la pestilenza.Alexan. ab Alex. li. 2. c. 16. Geni. Die. Et noi vediamo hoggidì, che per uia della Musica s'oprano cose marauigliose; imperoche tanta è la forza de i Suoni & de i Balli contra il veleno delle Tarantole, che in breuissimo tempo risana coloro, che da esse sono stati morsi; come si vede ogni giorno per esperienza nella Puglia, paese abondantissimo de cotali animali. Ma senza più testimonii profani, non habbiamo noi nelle Sacre lettere1. Reg. c. 6., che 'l profeta Dauid racchetaua lo Spirito maligno di Saul col suono della sua Cetera? Et per questo credo io, che esso regio Profeta ordinasse, che nel Tempio d'Iddio si usassero i canti & gli harmonici suoni;1. Paral. c. 25. conoscendo ch'erano atti à rallegrare i spiriti, & à ridur gli huomini alla contemplatione delle cose celesti. I Profeti ancora (come dice Ambrosio sopra 'l Salmo 118. volendo profetizare, dimandauano, ch'un perito del Suono si ponesse à sonare; accioche inuitati da quella 4. Reg. c. 3. dolcezza gli fusse infusa la gratia spirituale. Però Eliseo non uolse profetizare al Re d'Israele quel, che douesse fare per l'acquisto delle acque; accioche gli esserciti non morissero di sete; se prima non gli fù menato al suo conspetto un Musico, il quale cantasse; & cantando egli fu dello Spirito diuino inspirato, & predisse il tutto. Ma passiamo più oltra; percioche non mancano gli essempij. Timotheo (si come insieme con molti altri narra il Gran BasilioHomil. 54. Ad adolescentes.) con la Musica incitaua il Re Alessandro al combattere; & quello medesimo essendo incitato riuocaua. Narra Aristotele nel Libro della Natura page 11de gli Animali, che i Cerui per il canto de cacciatori sono presi; & che della Sampogna pastorale & del canto ancora molto si dilettano; il che conferma Plinio nella sua Natu-Lib. 9. c. 5. Lib. 8. c. 32 rale Historia. Et per non mi distendere più sopra di questo, solamente dirò di conoscere alcuni, i quali hanno veduto de i Cerui, che fermando il lor corso, se ne stauano attenti ad ascoltare il Suono della Lira & del Leuto; & medesimamente si uede ogni giorno gli Vccelli vinti & ingannati dall'Harmonia, il più delle uolte restare presi dall'Vccellatore. Narra etiandio Herodoto & Plinio,Vrania lib. 1. Nat. hist. lib. cap. 8. che la Musica campò Arione dalla morte, che precipitandosi nel mare, fu portato dal Delfino nel lito di Teniaro isola. Ma lasciamo stare hormai molti altri essempi, che potremmo addurre, & diciamo vn poco del buon Socrate maestro di Platone, che già uecchio & pieno di sapienza volse imparare à sonar la Cetera: & il vecchio Chirone tra le prime arti, che insegnasse ad Achille nella tenera età, fu la Musica; & uolse, che le sanguinolenti sue mani, prima che s'imbrattassero del sangue Troiano, sonassero la Cetera. PlatoneDe legibus. 3. & Aristotele8. Politi. c. 3. non comportano, che l'Huomo bene istituito sia senza Musica; anzi persuadono con molte ragioni tale Scienza douersi imparare; & mostrano la forza della Musica esser in noi grandissima; & perciò vogliono, che dalla fanciullezza vi si dia opera; conciosia che è sofficiente à indurre in noi un nuouo habito & buono, & un costume tale, che ne guida & conduce alla virtù, & rende l'animo più capace di felicità: & il Seuerissimo Licurgo Re de Lacedemonij tra le sue seuerissime Leggi lodò & sommamente approuò la Musica; percioche molto ben conosceua, ch'all'Huomo era necessaria molto, & di giouamento grandissimo nelle cose della guerra; di modo che i loro Esserciti (come narra ValerioDict. Fact. lib. 2. ca. 1.) non usauano di andar mai a combattere, se prima non erano ben riscaldati & inanimati dal Suono de Pifferi. Osseruasi ancora tal costume à i tempi nostri; percioche di due esserciti l'uno non assalirebbe l'inimico, se non inuitato dal suono delle Trombe & de Tamburi, ouero da alcun'altra sorte de musicali istrumenti. Et benche, oltra i narrati, non manchino infiniti altri essempi, da i quali si potrebbe maggiormente conoscere la dignità & eccellenza della Musica; nondimeno, per non andar più in lungo, li lasciaremo; essendo à bastanza quello, che fin'hora si è ragionato.
Saxa mouere sono testudinis, & prece blanda
Ducere quo vellet;
A che fine la Musica si debba imparare.Cap. III.
Dell'Vtile che si hà della Musica, & dello Studio che vi dobbiamo porre, & in qual modo usarla.Cap. IIII.
Eneruant animos citharae, cantusque lyraeque,Ne d'altro sanno ragionare, che di tali cose; ne altro che dishoneste parole dalla loro sporca bocca si sentono uscire. Per il contrario poi, sono alcuni, i quali per cotale studio non solo molli & effeminati; ma importuni, dispiaceuoli, superbi, pertinaci & inhumani diuentano; di modo che uedendosi ad un certo termine arriuati, stimandosi sopra d'ogn'altro eccellenti (il che è proprio d'una gran parte de quelli, ch'essercitano la Musica ne i nostri tempi) si gloriano, si essaltano & si lodano; & vituperando gli altri, per parere d'esser pieni di sapienza & di giudicio; se ben sono ignoranti, & goffi; stanno con la maggior riputatione & superbia del mondo; ne mai se non con grande istantia de prieghi, & con laudi molto maggiori, che à loro conuengono, si possono ridurre à mostrare un poco del loro sapere. Per la qual cosa de tutti questi Tigelii si verifica il detto di Horatio.Ser. lib. 1. Ser. 3
Et uox, & numeris brachia mota suis.
Omnibus hoc uitium est Cantatoribus, inter amicos,A' tali faceua dibisogno, che i padri loro più presto hauessero fatto imparare qualch'altro mestiero, quantunque vile; che forse non sarebbono caduti in tali errori, & hauerebbono acquistate megliori creanze. Tutto questo hò uoluto dire, accioche quelli, che dell'arte della Musica vogliono fare professione, s'innamorino della Scienza, & diano opera allo studio della Speculatiua; percioche non dubito, che congiungendo questa insieme con la Prattica non habbiano da diuentar virtuosi, honesti & costumati; & in tal modo uerranno ad imitare gli Antichi, i quali (come si è detto) accompagnauano la Musica con la Ginnastica: percioche cosi accompagnata ella sarà potente di ridur ciascun suiato nella diritta via de buoni costumi. Ne alcun debbe credere, che quello c'hò detto in questo proposito dell'arte della Musica, l'habbia detto per uituperarlo; ne anche per dir male di coloro, che in tal maniera si essercitano; cosa che giamai non mi è caduto nell'animo; ma più tosto l'hò detto, accioche congiungendola in tal modo con altre honoreuoli Scienze piene di seuerità , la difendiamo da i uagabondi & ottiosi ruffianesmi de bagatellieri; & la riponiamo nel suo uero luogo; si ch'ella non habbia da seruir più à coloro, che sono dediti solamente alle uoluttà; ma sia per uso de i Studiosi delle buone Scienze, & di coloro che seguitano le uirtù, costumatamente & ciuilmente viuono.
Vt nunquàm inducant animum cantare rogati,
Iniussi nunquàm desistant.
Quello che sia Musica in vniuersale, & della sua Diuisione.Cap. V.
Della Musica mondana.Cap.VI.
Vos o Calliope precor aspirate canenti;Inuocando particolarmente Calliope nel numero del più, come principale, & come quella, al cui uolere si muouono & si girano tutte l'altre. Et tanto hebbero gli Antichi page 17questa opinione per uera, che ne i sacrificij loro usauano musicali istrumenti, & cantauano alcuni Hinni composti di sonori versi; i quali conteneuano due parti, l'una dellequali nominauano Στροφὴ & l'altra Α'ντιστροφὴ. per mostrare i diuersi giri fatti dalle sphere celesti: percioche per l'una intendeuano il moto, che fà la sphera delle stelle fisse dall'Oriente in Occidente; & per l'altra i mouimenti diuersi, che fanno l'altre sphere de pianeti procedendo al contrario; secondo l'opinione di alcuni; dall'Occidenta in Oriente. Et con tali Istrumenti ancora accompagnauano i corpi de i lor Morti alla sepoltura: essendoche erano di parere, che dopo la morte l'Anime ritornassero all'origine della dolcezza della Musica; cioè, al cielo. Tal costume osseruarono gli Hebrei anticamente nella morte de loro parenti; di che ne habbiamo chiarissima testimonianza nell'Euangelio,Matth. c. 9 nel quale è descritta la Resuscitatione della figliuola del prencipe della Sinagoga, doue erano musicali istrumenti; à sonatori de i quali commandò il Signor nostro, che più non sonassero. Et faceano questo (come dice AmbrosioSuper Lucam ca. 8. lib. 6:) per osseruar l'usanza de i loro Antichi; i quali in cotal modo inuitauano i circostanti à piangere con esso loro. Molti ancora haueano opinione, ch'in questa vita ogn'Anima fusse vinta per la Musica; & se bene era nel carcere corporeo rinchiusa, ricordandosi & essendo consapeuole della Musica del cielo, si domenticasse ogni dura & noiosa fatica. Ma se ciò ne paresse strano, habbiamo dell'Harmonia del cielo il testimonio delle Sacre lettere, doue il Signor parla à Giobbe dicendo:Iob. c. 38. chi narrerà le ragioni, ò voci de Cieli? Et chi farà dormire il loro concento? Et se mi fusse dimandato; onde proceda, che tanto grande & si dolce suono non sia udito da noi; altro non saprei rispondere, che quello, che dice Cicerone nel luogo di sopra allegato; che gli orecchi nostri ripieni di tanta Harmonia sono sordi; come per essempio auiene à gli habitatori de quei luoghi doue il Nilo da monti altissimi precipita, detti Catadupa; i quali per la grandezza del rimbombo mancano del senso dell'vdito: ouer che, si come l'occhio nostro non può fissar lo sguardo nella luce del sole, restando da i suoi raggi uinta la nostra luce; cosi gli orecchi nostri non possono capire la dolcezza dell' harmonia celeste, per l'eccellenza & grandezza sua. Ma ogni ragione ne persuade à credere almeno, che 'l Mondo sia composto con harmonia; si perche (come uuol PlatoneIn Timeo.) l'Anima di esso è Harmonia; si anche perche i Cieli sono girati intorno dalle loro Intelligenze con harmonia; come si comprende da i loro riuolgimenti, i quali sono l'uno dall'altro proportionatamente più tardi, ò più veloci. Si conosce ancora tale Harmonia dalle distanze delle sphere celesti, percioche sono distanti tra loro (come piace à molti) in harmonica proportione; laquale, benche non uenga misurata dal senso, è nondimeno misurata dalla ragione: imperoche i Pitagorici (come dimostra PlinioNatu. hist. li. 2. c. 22.) misurando la distanza de cieli & i loro interualli, poneuano innanzi ogni altra cosa dalla Terra alla prima Sphera lunare essere lo spatio di 12600. stadij; & questo diceuano essere l'Interuallo del Tuono; auegna che questo (secondo 'l mio parere) sia detto fuori d'ogni ragione, quando alla Terra attribuissero suono: conciosia che non può essere, che quelle cose, le quali per loro natura sono immobili, com'è questo Elemento, siano atte à generare l'Harmonia; hauendo i Suoni (come uuol BoetioMusicae libro. 4. c. 1.) il loro principio dal mouimento. Dopoi andauano ponendo dalla sphera della Luna à quella di Mercurio l'interuallo d'un Semituono maggiore; & da Mercurio à Venere, quello del minore; e da Venere al Sole il Tuono & il minore Semituono; & questa diceuano esser distante dalla terra per tre Tuoni & uno Semituono; il qual spatio è nominato Diapente. Et dalla Luna al Sole poneuano la distanza di due Tuoni & uno Semituono; iquali costituiscono lo spatio della Diatessaron. Ritornando poi al principiato ordine, dissero; il Sole esser lontano da Marte per la medesima distanza, ch'è la Luna dalla terra; & da Marte à Gioue esser l'interuallo del Semituono minore; & da questo à Saturno lo spatio del Semituono maggiore; dal quale per fino all'ultimo cielo,oue sono i segni celesti posero lo spatio del minor page 18Semituono. Per la qual cosa dall'ultimo Cielo alla sphera del Sole si comprende esser lo spatio, ò interuallo della Diatessaron; & dalla terra all ultimo cielo lo statio de cinque Tuoni & due minori Semituoni; cioè, la Diapason. Ma chi uorrà esserminar i Cieli nelle loro parti, secondo che con gran diligenza hà fatto Tolomeo,Harmo. libro 3. c. 9. ritrouera (comparate insieme le dodici parti del Zodiaco, nelle quali sono i dodici segni celesti) le consonanze musicali; cioè, la Diatessaron, la Diapente, la Diapason & l'altre per ordine; & ne i motti fatti verso l'Oriente & l'Occidente potrà conoscere esser collocati i suoni grauissimi; & in quelli, che si fanno nel mezo del cielo gli acutissimi. Nelle altezze poi ritrouerà il Diatonico, il Chromatico & l'Enharmonico genere. Simigliantemente nelle larghezze i Tropi, ò Modi, che uogliamo nominarli; & nelle faccie della Luna, secondo i uarij aspetti col Sole, esser le congiuntioni de i Tetrachordi. Ne solamente dalle predette cose si può conoscere cotale Harmonia; ma da i uarii aspetti de i sette Pianeti ancora, dalla natura, & dalla positione, ò sito loro. Da gli aspetti prima, come dal Trino, dal Quadratto, dal Sestile, dalle Congiuntioni & dalle Oppositioni; i quali fanno nelle cose inferiori, secondo i loro influssi buoni & rei, una tale & tanta diuersita d'harmonia de cose, ch'è impossibile di poterla esplicare. Dalla natura poi, conciosiache essendone alcuno (come uogliono gli Astrologi) di natura trista & maligna; da quelli, che buoni & benigni sono, in tal modo uengono ad esser temperati; che ne risulta poi tale Harmonia, ch'apporta gran commodo & utile à mortali. Et questa si comprende anco dal Sito, ouer dalla Positione loro; conciosiache sono tra loro in tal modo collocati, quasi nel modo che sono collocate le Virtù tra i Vitii. Onde, si come questi, che sono estremi, si riducono ad un'habito uirtuoso, per uia d'uno mezo conueniente; cosi quelli Pianeti, che sono di natura maligni, si riducono alla temperanza per uia d'un'altro Pianeta posto nel mezo loro, che sia di natura benigna. Però si uede, che essendo Saturno & Marte posti nel luogo soprano di natura maligna, cotal malignità da Gioue posto tra l'uno & l'altro, & dal & Sole posto sotto di Marte con una certa harmonia è temperata, si che non lasciano operare à i loro influssi cattiui nelle cose inferiori quel maligno effetto, che potrebbono operare, non vi essendo tale interpositione. Hanno etiandio i loro influssi tale possanza sopra i corpi inferiori, che mentre i due primi nominati pianeti si ritrouano hauere il dominio dell'anno; allora si discioglie l'harmonia de i quattro Elementi; percioche si altera l'aria de tal maniera, che genera nel mondo pestilenza uniuersale. Vogliono ancora gli Astrologi, che i due Luminari maggiori, che sono il Sole & la Luna, faccino corrispondente harmonia di beniuolenza tra gli huomini; quando nel nascimento dell'uno, quello si ritrona essere nel Saggittario, & questa nel Montone; & nel nascimento dell'altro, il Sole sia nel Montone, & la Luna nel Sagittario. Simile harmonia dicono ancora farsi, quando nel loro nascimento hanno hauuto un medesimo segno, ouero di simile natura, ouero un medesimo pianeta, ò di natura simile in ascendente; ouero che due benigni pianeti col medesimo aspetto habbiano riguardato l'angolo dell'oriente. Questo istesso dicono auenire, quando Venere si ritroua nella medesima casa della loro natiuità, ò nel medesimo grado. Hauendo adunque hauuto riguardo à tutte le sopradette opinioni, & essendo (come afferma Mercurio TrismegistoPimandro Ser. 10.) il mondo istrumento, ouero Organo d'Iddio, nella dichiaratione della Musica mondana hò detto, ch'è Harmonia, laquale si scorge tra quelle cose, che si veggono & conoscono nel cielo. Et soggiunsi, che anco nel legamento de gli Elementi si comprende; conciosiache essendo stati creati dal grande Architettore Iddio (si come creò ancora tutte l'altre cose) in Numero, in Peso & in Misura;Sap. 11. da ciascuna di queste tre cose si può comprendere tale harmonia; & prima dal Numero, medianti le qualità passibili, che sono quattro & non piu; cioè, Siccittà, Frigidità, Humidità, & Calidità, che si ritrouano in essi; imperoche à ciascuno di loro principalmente vna di esse qualità è appropriata; come la siccità alla terra, la frigidità all'acqua, l'humidità all'aria; & la calidità al fuoco; ancora che la siccità secondariamente si attribuisca page 19al fuoco, la calidità all'aria, l'humidità all'acqua, & la frigidità alla terra; per le quali non ostante, che tra loro essi Elementi siano contrarii; restano nondimeno in un mezano elemento secondo una qualità concordi & uniti; essendo che ad ogn'un di loro (com'habbiamo ueduto) due ne sono appropriate, per mezo delle quali mirabilmente insieme si congiungono, & in tal modo; che si come due numeri Quadrati conuengono in un mezano numero proportionato: così due di essi Elementi in un mezano si congiungono: conciosia che al modo, che 'l Quaternario & Nouenario numeri Quadrati si conuengono nel Senario, ilqual supera il Quaternario di quella quantità, ch'esso è superato dal Nouenario; in tal modo il Fuoco & l'Acqua, che sono in due qualità contrarii, in vn mezano elemento si congiungono. Imperoche essendo il Fuoco per sua natura caldo & secco; & l'Acqua fredda & humida; nell'Aria calda & humida mirabilmente con grande proportione s'accompagnano; il quale se bene dall'Acqua per il calido si scompagna, seco poi per l'humido si unisce. Et se l'humido dell'Acqua ripugna al secco della Terra, il frigido non resta però d'unirli insieme. Di modo che sono con tanto marauiglioso ordine insieme uniti, che tra essi non si ritroua più disparità, che si ritroui tra due mezani Numeri proportionali, collocati nel mezo di due numeri Cubi; come nell'essempio si può uedere. Tal legamento fatto con harmonica esplicò Boetio, dicendo;De Cons. lib. 3. & Met. 9.
Tu numeris Elementa ligas, ut frigora flammisEt in un'altro luogo,Lib. 4. met. 6.
Arida conueniant liquidis, ne purior Ignis
Euolet, aut mersas deducant pondera Terras. page 20
Tu triplicis mediam naturae cuncta mouentem
Connectens animam, per consona membra resoluis.
Haec concordia temperat aequisMa chi vorrà dal Peso loro comprendere anco la Mondana harmonia, la potra conoscere; percioche essendo l'uno dell'altro più graue, ò più leggiero; sono in tal modo insie- me concatenati & legati; che con una certa harmonia la circonferenza di ciascuno proportionatamente è lontana dal centro del Mondo, secondo i luoghi ò siti loro. Noi uediamo che quelli, che sono per loro natura graui, sono tirati all'insù da quelli, che sono per loro natura leggieri; & li graui tirano all'ingiù i leggieri in tal maniera, che niun di loro uà fuori del suo proprio luogo. Et in tal guisa stanno insieme sempre uniti & serrati, che tra loro non si troua per alcun tempo, quantunque breue, in alcuna parte il Vacuo; il quale la Natura grandemente abhorrisce. Et sono poi in tal modo collocati, che la Terra, la quale per sua natura è semplicemente graue; & il Fuoco ch'è semplicemente leggiero, sono quelli, che posseggono gli ultimi luoghi. La Terra tien l'infimo; percioche Ogni graue tende al basso, & il Fuoco stà nel supremo; essendo che Ogni cosa leggiera tende à tal luogo. Ma perche i mezi ritengono la natura de i loro estremi; però hà ordinato bene il Creatore, che essendo l'Acqua & l'Aria, secondo un certo rispetto graui & leggieri, douessero tenere il luogo mezano; l'Acqua accompagnandosi alla Terra, come più graue; & l'Aria al Fuoco, come più leggiero; accioche ciascuno s'accompagnasse à quello, ch'era di natura à lui più simile. Il qual ordine & legamento leggiadramente Ouidio espresse con queste parole.Metamor. lib. 1
Elementa modis, vt pugnantia
Vicibus cedant humida siccis
Iungantque fidem frigora flammis.
Pendulus ignis surgat in altum,
Terraeque graues pondere sidant.
Ignea conuexi vis, & sine pondere coeliMa se più sotilmente ancora uorremo essaminar la cosa, ritrouaremo l'Harmonia mondana nella loro misura & quantità, mediante la trammutatione delle parti, che si fà dell'uno nell'altro; come mostra il Filosofo:De Generat. lib. 2. conciosiache cosi si trammuta una parte di terra in acqua, & una parte d'acqua in aria; come si trammuta una parte d'aria in fuoco: Et si come si trammuta una parte di fuoco in aria & una parte d'aria in acqua; cosi si trammuta una parte d'acqua in terra: essendo che trammutandosi la terra in acqua, si uiene à far tale trammutatione in proportione Decupla. Di modo che quando si trammuta un pugno di terra (dirò cosi) in acqua, si generano (come dicono alcuni Peripatetici) dieci pugni d'acqua; & quando si trammuta tale acqua in aria, uiene à far cento pugni d'aria: onde trammutandosi ultimamente tutto questo nel supremo elemento, viene a multiplicare in mille pugni di fuoco. Cosi per il contrario, mille pugni di fuoco si conuertono in cento d'aria, & questi in dieci di acqua, & dieci d'acqua in uno di terra; & ciò auiene dalla loro rarità & spessezza, che più in uno, che in un'altro si ritroua: percioche quanto più s'auicinano al cielo, & sono lontani dal centro del mondo; tanto più sono rari; & quanto più s'auicinano à questo, & si allontanano da quello, tanto più sono spessi.Onde quando da questo si uolesse giudicar la loro misura, si potrebbe dire, che la quantità del fuoco fusse in proportione Decupla con quella dell'aria; & quella dell'aria, con quella dell'acqua medesimamente in proportione Decupla; & cosi la quantità dell'acqua con tutta la quantità della terra, nella medesima proportione. Et si potrebbe anco dire (poi page 21che gli Elementi sono corpi d'un'istesso genere, & il tutto con le parti conuiene in una istessa natura & in una ragione istessa) che la Proportione, che si ritrouatra la quantità della sphera del fuoco & tutta la massa della terra, sia quella, che si ritroua tra il numero Millenario & l'Vnitade. A questo modo adunque, dal mouimento, dalle distanze & dalle parti del cielo; & similmente da gli aspetti; dalla natura & dal sito de i Sette pianeti; & dal Numero etiandio, dal Peso & dalla Misura de i quattro elementi, uenimo alla cognitione dell'harmonia Mondana: essendo che la concordanza & l'harmonia loro partorisce l'harmonia de i tempi, che si conosce prima ne gli Anni, per la mutatione della primauera nella State; & di questa nell'Autunno; similmente dell'Autunno nel Verno; & del Verno nella Primauera: dopoi si conosce ne i Mesi, per il crescere & sciemare regolatamente, che fà la Luna; & finalmente ne i Giorni, per il cambieuole apparir della luce & delle tenebre; dalla quale Harmonia nasce la diuersità de fiori & de frutti: Il perche Ouidio in questo proposito disse:De Remed. 1.
Emicuit, summaque locum sibi legit in arce.
Proximus est Aer illi leuitate locoque.
Densior his Tellus elementaque grandia traxit,
Et praessa est grauitate sui. circumfluus humor
Vltima possedit, solidumque coercuit orbem.
Poma dat Autumnus; formosa est mensibus Aestas;Onde come afferma Platone,In Symposio: quando 'l caldo col freddo, & il secco con l'humido proportionatamente s'uniscono; dall'Harmonia di queste qualità ne risulta l'Anno à ciascun uiuente utilissimo, pieno di varie sorti de fiori odoriferi & de frutti ottimi; ne alcun' altra sorte di piante, ò d'animali uiene à patire offesa: come all'opposito auiene; che dalla discordanza & distemperamento loro si generano pestilenza, sterilità, infirmità & ogni cosa à gli Huomini, alle Bestie & alle Piante nociua. Et ueramente la Natura hà seguito un bello & ottimo ordine, facendo, che quel che il Verno ristringe & rinchiude, Primauera lo apra & mandi fuori; & quel che la State secca, l'Autunno finalmente maturi. Di maniera che si uede l'un tempo all'altro porgere aiuto; & de quattro tempi harmonicamente disposti farsi un corpo solo. Questa tale Harmonia troppo bene conobbero Mercurio & Terpandro; conciosia che l'uno hauendo ritrouata la Lira, oueramente la Cetera; pose in essa Quattro chorde ad imitatione della Musica mondana (come dice BoetioMusicae libro 1. cap. 20. & MacrobioSatur. lib. 1. cap. 19.) la quale si scorge ne i quattro Elementi, ouer nel- la uarietà de i quattro tempi dell'Anno; & l'altro la ordinò con Sette chorde alla similitudine de i sette Pianeti. Fu poi il numero delle Quattro chorde nominato Quadrichordo, ouer Tetrachordo; che tanto uuol dire, quanto Di quattro chorde; & quello di sette, Heptachordo, che uuol dire Di sette chorde. Ma il primo fù da i Musici di maniera riceuuto & abbracciato; che le Quindeci chorde comprese nel Systema massimo, furono accresciute secondo il Numero delle chorde del predetto Tetrachordo; come uederemo; ancora che si ritrouino distanti l'una dall'altra sotto diuerse Proportioni. Et questo basti quanto alla dichiaratione della Musica mondana.
Ver praebet flores; igne leuatur Hyems.
Della Musica humana.Cap. VII.
Sex in lacte dies, tres sunt in sanguine terni,Et veramente questo mirabilissimo ordine hà in se concento & harmonia, considerata la distanza d'un Numero all'altro, come è chiaro da uedere; che dal primo al secondo si ritroua la forma della Consonanza Diapente; & da questo al terzo quella della Diatessaron; & dal terzo all'ultimo quella della medesima Diapente. Et di nuouo dal primo al terzo & dal secondo all'ultimo la forma della Diapason; & dal primo all'ultimo chiaramente si scorge quella della Diapasondiapente; come più facilmente nella figura si ve de. Ma questa non chiamo io Musica humana; la qual dico, che si può conoscere da tre cose; cioè, dal Corpo, dall'Anima & dal Congiungimento dell'uno & dell'altra. Dal Corpo, come nelle cose che crescono, ne gli humori & nelle humane operationi. Nelle cose che crescono; noi ueggiamo ciascun uiuente quasi con vna certa harmonia cambiare il suo stato; gli Huomini diuentano de fanciulli vecchi, & de piccioli grandi; le Piante di humide, uerdi & tenere, si fanno aride secche & dure. Et benche ogni giorno si ueggono, & se habbiano inanti gli occhi; nondimeno non si può ueder tal mutatione; come ancora nella Musica non si può vdire lo spacio, col quale si uà dalla uoce acuta à quella che è graue, quando si canta; ma solamente si può intendere. Ne gli Humori; come vediamo nel temperamento de tutti quattro gli Elementi nel corpo humano: Et nelle Humane operationi la conosciamo nell'Animal rationale; cioè, nell'Huomo: imperoche in tal modo è retto & gouernato dalla Ragione; che passando per i debiti mezi nel suo operare conduce le sue cose, come una certa harmonia à perfetto fine. Conoscesi ancora tal harmonia dall'Anima; cioè, dalle sue parti, che sono l'Intelletto, i Sentimenti & l'Habito. Imperoche (secondo TolomeoHarmo. li bro. 3. c. 5.) corrispondono alle ragioni di tre consonanze; cioè, della Diapason, della Diapente & della Diatessaron; conciosia che la parte Intellettuale corrisponde alla Diapason, che hà sette Interualli; & sette sono le sue Specie; onde in essa si ritrouano sette cose; cioè, Mente, Imaginatione, Memoria, Cogitatione, Opinione, Ragione & Scienza. Alla Diapente, la quale hà quattro Specie & quattro Interualli, corrisponde la Sensitiua in quattro cose; nel Vedere, nell'Vdire, nell'Opage 23dorare & nel Gustare; essendo che 'l Toccare è commune à ciascun de i nominati quattro Sentimenti; & massimamente al Gusto. Ma alla Diatessaron, laqual si fà di tre Interualli, & contiene tre Specie, corrisponde la parte Habituale, nell'Augumento, nella Sommità ò Stato, & nel Decrescimento. Simigliantemente se noi uorremmo che le parti dell'Anima siano la sede della Ragione, dell'Ira & della Cupidità ; ritrouaremo nella prima sette cose corrispondenti à gli Interualli & alle Specie della Diapason; cioè, Acutezza, Ingegno, Diligenza, Conseglio, Sapienza, Prudenza & Esperienza. Nella seconda ritrouaremo quattro cose, che corrisponderanno alle Specie & à gli Interualli della Diapente; cioè, Mansuetudine, ò Temperanza d'animo, Animosità, Fortezza & Tolleranza: nella Terza tre cose corrispondenti à gli Interualli & alle Specie della Diatessaron; cioè, Sobrietà, ò Temperanza, Continenza & Rispetto. Oltra di ciò si considera ancora tale Harmonia nelle potenze di essa Anima; cioè, nell'Ira, nella Ragione & nelle Virtù; come sarebbe dire nella Iustitia & nella Fortezza; percioche queste cose tra loro si uengono à temperare, nel modo che ne i Suoni della Consonanza si contempera il Suono graue con l'acuto. Si conosce ultimamente tale Harmonia dal congiungimento dell'Anima col Corpo per la naturale amicitia; mediante la quale il Corpo con l'Anima è legato; non già con legami corporei; ma (come uogliono i Platonici) con lo Spirito, il quale è incorporeo; come di sopra vedemmo.Cap. 4. Questo è quel leggame, dalquale risulta ogni humana Harmonia; & è quello, che congiunge le diuerse qualità de gli Elementi in un composto; cioè, nel Corpo humano; seguendo l'opinione de Filosofi; i quali concordeuolmente affermano, che i Corpi humani sono composti di Terra, Acqua, Aria & Fuoco; & dicono la Carne generar si della Temperatura de tutti quattro gli Elementi insieme; i Nerui di terra & di fuoco; & finalmente l'Ossa di acqua & di terra. Ma se questo ne paresse strano, ragioneuolmente non potiamo negare, che non siano composti almeno delle qualità elementali, mediante i quattro Humori, che in ogni corpo si ritrouano: come è Malinconia, Flegma, Sangue & Colera; i quali benche l'uno all'altro siano contrarij; nondimeno nel Misto, ò Composto, che uogliamo dire, stanno harmonicamente vniti. Anzi se per patir freddi & souerchi caldi, ouer per troppo mangiare, ò per altra cagione facciamo uiolenza ad uno de gli Humori; in istante ne segue il distemperamento & l'infirmità del corpo; ne egli prima si risana, se essi non sono ridutti alla pristina proportione & concordia; la quale non potrebbe essere, quando non ui fusse quel legamento, che di sopra hò detto, della Natura spirituale con la corporale, & della rationale con la irrationale.Questa Concordia harmonica adunque della Natura spirituale con la corporale, & della rationale con la irrationale, è quella che costituisce la Musica humana: percioche mentre l'Anima quasi con ragion de Numeri perseuera di stare vnita col Corpo; il Corpo ritiene col nome l'essere animato; & non essendo per altro accidente impedito, hà potestà di far ciò che uuole; doue disciogliendosi l'Harmonia, egli si corrompe; & perdendo col nome l'esser animato, resta nelle tenebre, & l'Anima vola all'immortalità. Et ben fu detto, Quasi con ragion de Numeri; conciosiache gli Anrichi hebbero una strana opinione; che Quando uno si annegaua, oueramente era ucciso, l'Anima sua non poteua mai andare al luogo deputato, fin che non haueua finito il musical Numero; colquale dal suo nascimento era stata congiunta al corpo. Et perche haueano per fermo, che tal Numero non si potesse trappassare; però tali accidenti chiamarono Fato, ouer Corso fatale. Onde il Poeta introducendo Deifobo, ilquale fù ucciso da i Greci, à parlare, tocca questa opinione con le seguenti parole; Aeneid. 6.
Bis seni carnem, ter seni membra figurant.
Explebo numerum, reddarque tenebris.Ma perche queste cose s'appartengono più à i ragionamenti della Filosofia, ch'à quelli della Musica; lascierò di parlarne più oltra; contentandomi d'hauerne detto queste poche, & dimostrato la varietà della Musica animastica; della quale, come di quella, che nulla, ò poco fà al proposito, non ne farò più mentione. page 24
Della musica Piana, & Misurata; ò vogliamo dire canto Fermo, & Figurato.Cap. VIII.
Della Musica Rhythmica & della Metrica.Cap. IX.
Quel che sia Musica in particolare, & perche sia cosi detta.Cap. X.
Pan primus calamos cera coniungere pluresEt quantunque queste opinioni siano buone; tuttauia quello, ch'à me par più ragioneuole, & più mi piace, è l'opinione di Platone;In Alcibiade. 1. ch'ella sia nominata dalle Muse; alle quali (come dice AgostinoMusicae libro 1. c. 1.) è conceduto vna certa onnipotenza di cantare; & vogliono i Poeti, che siano figliuole di Gioue & di Memoria; & dicono bene: percioche se l'Huomo non ritiene i Suoni, & gli Interualli delle voci Musicali nella memoria, non fà profitto alcuno; & questo auiene; perche non si possono à via alcuna scriuere; tanto più, ch'ogni Scienza & ogni Disciplina (come uuole QuintilianoInstitu. orat. lib. 11: cap. 2.) consiste nella memoria; conciosia che in vano ci è insegnato; quando quello, che noi ascoltiamo, dalle menti nostre si parte. Et perche habbiamo detto la Musica essere Scienza Speculatiua; però auanti che più oltra passiamo, vederemo (hauendo consideratione del fine) com'anche la possiamo dimandare Prattica.
Instituit.
Diuisione della Musica in Speculatiua ò Contemplatiua & in Prattica; per la quale si pone la differenza tra 'l Musico, & il Cantore.Cap. XI.
Quanto sia necessario il Numero nelle cose; & che cosa sia Numero; & se l'Vnità é NumeroCap. XII.
Delle Varie specie de Numeri; & che nel Senario si trouano le Forme de tutte le Consonanze semplici.Cap. 13.
Che dal numero Senario si comprendo molte cose della Natura & dell'Arte.Cap. 14.
Delle Proprietà del numero Senario & delle sue parti; & come tra loro si ritroua la forma d'ogni Consonanza musicale. Cap. XV.
Quel sia Consonanza semplice ò Composta; & che nel Senario in potenza si ritrouano le Forme de tutte le Consonanze; & onde habbia origine l'Hexachordo minoreCap. XVI.
Della Quantità continua & della discreta.Cap. XVII.
Del Soggetto della Musica.Cap. XVIII.
Quel che sia Numero sonoro.Cap. XIX.
Per qual cagione la Musica sia detta subalternata all'Arithmetica, & mezana tra la Mathematica & la Naturale.Cap. XX.
Quel che sia Proportione; & della sua diuisione.Cap. XXI.
In quanti modi si compara l'una Quantità all'altra.Cap. XXII.
Quel che sia parte Aliquota, & Nonaliquota.Cap. XXIII.
Della produttione del genere Moltiplice.Cap. XXIIII.
Quel che sia Denominatore, & in qual modo si troui; & come di due proposte Proportioni si possa conoscere qual sia la maggiore, ò la minore.Cap. XXV.
Come nasca il genere Superparticolare.Cap. XXVI.
della prodottione del gener Superpartiente.Cap. XXVII.
Del Genere molteplice superparticolare.Cap. XXVIII.
Della prodottione del Quinto & vltimo Genere, detto Molteplicesuperpartiente.Cap. XXIX.
Della Natura & proprietà de i nominati Generi.Cap. XXX.
Del primo modo di Moltiplicar le Proportioni.Cap. XXXI.
Il Secondo modo di moltiplicar le Proportioni.Cap. XXXII.
Del Sommar le Proportioni.Cap. XXXIII.
Del Sottrar le Proportioni.Cap. XXXIIII.
Del Partire, ò Diuidere le proportioni; & quello che sia Proportionalità.Cap. XXXV.
Della proportionalità, ò Diuisione arithmetica.Cap. XXXVI.
Della Diuisione, ò Proportionalità Geometrica.Cap. XXXVII.
In qual modo si possa cauar la Radice quadrata da un proposto numero.Cap. XXXVIII.
Della Diuisione, ouer Proportionalità harmonica.Cap. XXXIX.
Consideratione sopra quello, che si è detto intorno alle Proportioni & Proportionalità.Cap. XL.
Che 'l Numero non è Cagione propinqua & intrinseca delle Proprtioni musicali, ne meno delle Consonanze; & quali siano le quattro Cagioni, Finale, Efficiente, Materiale & Formale nella Musica.Cap. XLI.
Dell'Inuentione delle Radici delle proportioni.Cap. XLII.
In che modo si possa ritrouar la Radice de più Proportioni moltiplicate insiemeCap. XLIII.
Della Proua di ciascuna delle mostrate Operationi. Cap. XLIIII
LA SECONDA PARTE DELLE ISTITVTIONI HARMONICHE DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Capella della Serenissima Signoria DI VENETIA;
Quanto la Musica sia stata da principio semplice, roza, & pouera di Consonanze.Cap. I.
Tibia, non ut nunc, oricalcho uincta, tubaequepage 72Alquale dopoi Hiagne Frigio à quei tempi dotto nella Musica, che fù padre & Maestro di Marsia, u'aggiunse i fori, & incominciò à sonar quello con uariati suoni; & fu il primo che fece sonar due Pifferi con un sol fiato; & che sonò tale Istrumento con la destra & con la sinistra mano; cioè, mescolò il suono graue con l'acuto, con destri fori & sinistri. Vsarono etiandio gli Antichi da principio la Cetera, ò la Lira con tre chorde, ouer con quattro solamente; della quale fù inuentore Mercurio; come uuol Boetio;Music libro 1. c. 20 & erano in quella ordinate di modo, che la prima con la seconda, & la terza con la quarta conteneuano la Diatessaron; la prima con la terza, & la seconda con la quarta, la Diapente; & di nuouo la seconda con la terza il Tuono; & la prima con la quarta la Diapason, & insino al tempo di Orfeo fu seruato cotale ordine; ilquale fu dopoi accresciuto in uarii Istrumenti; & prima Chorebo di Lidia u'aggiunse la Quinta chorda; dopoi dal sopranominato Hiagne ui fù aggiunta la Sesta; ma la Settima aggiunse Terpandro Lesbio. Et questo Numero de chorde (come dice Clemente AlessandrinoStromat. lib. 6.) era prima contenuto nell'antica Lira, ò Cetera; dopoi da Licaone da Samo fù aggiunta la Ottaua; ancorache PlinioNat. hist. libro 7. capit. 56. attribuisca l'Inuentione di tal chorda à Simonide, & della Nona à Timotheo; & BoetioIbidem, ut supra. uoglia, che questa chorda sia stata aggiunta da Profrasto Periota, la Decima da Estiacho Colofonio, & la Vndecima da esso Timotheo. Ma sia come si uoglia; Suida attribuisce l'aggiuntione della Decima & della Vndecima chorda à Timotheo Lirico. Et certo è, che da molti altri ue ne furono aggiunte tante, che crebbero al numero de Quindeci. Aggiunsero dopoi à queste la Sestadecima chorda; ne più oltra passarono & si contentarono di tal numero, & le collocarono nell'ordine, che più oltra dimostraremo; diuidendole per Tuoni & Semituoni in cinque Tetrachordi, osseruando le Ragioni delle proportioni Pitagoriche; ritrouate ne i martelli da Pitagora; nel modo che nella Prima parte hò mostrato; le quali conteneuano quelle istesse, che si ritrouauano tra le chorde della sopradetta Cetera, ò Lira ritrouata da Mercurio: & che nel sottoposto essempio si ueggono. Imperoche il maggiore (come dicono) pesaua li bre dodici, l'altro noue, & libre otto il terzo; ma il quarto & minore pesaua libre sei; da i quali numeri Pitagora cauò le Ragioni delle Consonanze musicali; che furono appresso gli Antichi cinque; come narra Macrobio,De Somnio. lib. 2. cap. 1. & nascono da Cinque numeri; il primo de i quali chiamarono Epitrito, il secondo Hemiolio, il terzo Duplo, il quarto Triplo, & il quinto Quadruplo; con uno Interuallo dissonante, ilquale istimauano, che fusse principio d'ogni Consonanza; & lo chiamarono Epogdòo. Di modo che dall'Epitrito era contenuta la Diatessaron, dall'Hemiolio la Diapente, dal Duplo la Diapason, dal Triplo la Diapasondiapente, dal Quadruplo la Disdiapason, & dall'Epogdòo il Tuono Sesquiottauo. Alle qual Consonanze Topage 73lomeoHarmoni. lib. 1. c. 5. aggiunse la Diapason diatessaron, contenuta dalla proportione dupla superbipartienterza tra 8 & 3. laqual consonanza è posta da Vitruuio anco nel Cap 4. del Quinto libro della Architettura; & da noi nella Vndecima del Secondo delle Dimostrationi è dimostrata esser Consonanza communemente detta. Et ueramente gli Antichi non conobbero altre Consonanze, che le sopradette; le quali tutte da i Musici moderni sono chiamate Perfette; & non haueano per consonanti quelli Interualli, che i Moderni chiamano Consonanze imperfette; cioè, il Ditono, il Semiditono & li due Hexachordi, maggiore & minore; come manifestamente dimostra Vitruuio nel nominato luogo, dicendo; Che nella Terza, Sesta & Settima chorda non si possono far le Consonanze; & questo dice hauendo rispetto alla grauissima d'ogni Diapason; il che si può etiandio uedere in ciascun'altro autore, si Greco, come Latino. La onde da questo potiamo comprendere la imperfettione, che si ritrouaua nell'antiche Harmonie, & quanto gli Antichi erano poueri di Consonanze & di Concenti. Et se bene alcuno, mosso dall'autorità de gli Antichi, laquale è ueramente grande; più tosto che dalla ragione, uolesse dire, che oltra le nominate Consonanze perfette, non si possa ritrouare alcun'altra Consonanza; non dubitarei affermare simile opinione esser falsa; percioche ella contradice al Senso, dal quale hà origine ogni nostra cognitione. Conciosiache niuno di sano intelletto negherà, che oltre le sopradette Consonanze perfette, non si ritrouino ancora le Imperfette, le quali sono tanto diletteuoli, uaghe, sonore, soaui & harmoniose à quelli, che non hanno corrotto il senso dell'Vdito; quanto dir si possa; & sono talmente in uso, che non solo i periti Cantori & Sonatori di qualunque sorte si uoglia Istrumenti le usano nelle lor Harmonie; ma quelli ancora, che senz'hauere alcuna Scienza, cantano & sonano per prattica solamente.
Aemula; sed tenuis, simplexque foramine pauco
Adspirare, & adesse choris erat utilis:
Per qual cagione gli Antichi nelle loro Harmonie non vsassero le Consonanze imperfette, & Pitagora vietaua il passare oltra la Quadrupla.Cap. II.
Dubbio sopra l'Inuentione di Pitagora.Cap. III.
Della musica antica.Cap. IIII.
Si plausoris eges aulaea manentis, & usqueEt era usanza (come afferma il Filosofo3. Reth. c.) che i Poeti istessi recitauano le Tragedie, & le Comedie, che haueano composte. Onde (come narrra Tito LiuioHist. Dec. 1. lib. 7.) uno chiamato Liuio , hauendo fatto una Fauola in uersi, ordinata col suo argomento, egli stesso la recitaua; dopoi non potendo più dire; percioche la uoce gli era mancata, pregò che li fusse perdonato; & pose un Fanciullo à cantarla; il quale hauendosi portato bene, fu introdotta una usanza; che cotali cose fussero cantate da gli Istrioni. Et di questo ne tocca una parola Horatio, dicendo nella sua dell'Arte Poetica;
Sessuri, donec Cantor, Vos plaudite, dicat.
Ignotum Tragicae genus inuenisse camoenaeCredo anco, che gli Oratori orassero al popolo al suono di qualche Istrumento: ancora ch'al parer mio tale usanza durasse poco tempo; imperoche Cicerone nella Oratione, che fece in fauor di P. Sestio, ne tocca una parola; & anche nel fine del Libro terzo dell' Oratore, parlando di Gaio Gracco, lo dimostra; benche questo paia alquanto strano ad Aulo GellioAtti. noct. lib. 1. c. 11.; ma PlutarchoIn Vitis. T. & C. Graccorum. modestamente recita cotal cosa, & dice; Essendo Gaio Gracco huomo uehemente nel dire, spesse uolte era trasportato dall'ira; di modo che ueniua alle uillanie & uituperii; & cosi egli soleua turbare la sua Oratione; onde conoscendo tal cosa, s'imaginò di rimediarui, col fare, ch'un Seruo dotto nella Musica, nominato Licino li stesse dopo le spalle nel pulpito; & che mentre lo udiua inasperire, & ritirarsi fuori della sua uoce, con un'Istrumento lo auertiua, & gli faceua achettare cotal vehementia. Et di ciò non ci dobbiamo marauigliare; poi che l'arte Oratoria hà hauuto principio (come vuole StraboneDe Situ orbis. lib. 1.) dalla Poesia; & i Poeti orauano al popolo cantando Versi al suono della Cetera, ò Lira; & io tirauano à fare il loro uolere; il che ben lo dimostra anco l'Ariosto, dicendo:Satyra 6.
Dicitur, & plaustris uexisse poemata Thespis,
Quae canerent, agerentque peruncti fecibus ora.
Cantauano anco gli Antichi al suono del Piffero, recitando diuerse Canzoni composte in uersi; & questo faceuano alle uolte, quando erano due insieme; l'un de i quali sapesse Cantare & l'altro Sonare; come accennò il Poeta, quando introdusse Menalca dire à Mopso pastore queste parole. In DaphniLi Scrittori indi fer l'indotta plebe
Creder, che al suon delle soaui cetre
L'un Troia, & l'altro edificasse Thebe.E hauesson fatto scendere le pietre
Da gli alti monti, & Orpheo tratto al canto
Tigri, e Leon, dalle spelunche tetre.
Tu calamos inflare leueis ego dicere uersus:Percioche l'uno era perito sonatore di Piffero, & l'altro era ottimo cantore. Era anco appresso gli Antichi usanza di Saltare & di Ballare, mentre che 'l Musico al suono della Lira, ò Cetera, ouer d'alcuno altro Istrumento recitaua alcuna cosa; come si troua appresso di Homero nella Odissea;Odiss libro 8. che cantando Demodoco al suono della Cetera, i Greci saltauano & ballauano. Et simigliantemente Virgilio, nel Libro 1. dell'Eneida, imitandolo, dice; che cantando Ioppa al suono della Cetera;
Ingeminant plausu Tyrii, Troesque sequuntur:Et in un'altro luogo più chiaramente manifesta tal cosa, dicendo:Aeneid. 6.
Pars pedibus plaudunt Choreas, & carmina dicunt.Similmente Horatio, nel luogo citato di sopra (auegna che non faccia mentione alcuna, che si cantasse) dice;
Sic priscae motumque & luxuriam addidit arti Tibicen.Di questo si potrebbono hauere infiniti essempii, iquali hora per breuità lascio; poiche le Ode di Pindaro di ciò fanno indubitata fede; conciosia ch'essendo diuise page 78i tre parti dellequali; la prima è chiamata Στροφὴ; Αντιστροφὴ la seconda; & la terza. Ε'πωδὸς; & sono comprese ne i uersi Lirici; gli Antichi le cantauano al suono della Lira, ò della Cetera, & ballauano, ò saltauano in tal maniera; che quando i Saltatori si uolgeuano dalla parte destra, uerso la sinistra, cantauano la prima parte; & quando andauano dalla sinistra, alla destra, cantauano la seconda; & ueniuano à riposarsi, quando cantauano la terza; la qual maniera di ballare, ò saltare dura fino al di d'hoggi appresso i Candioti, & quelli, che habitano nell'Isola di Cipro. Gli Antichi adunque usauano la Musica nella maniera c'habbiamo detto; accompagnando la uoce ad un solo Istrumento; & s'alle uolte ne usauano de piu sorti, ui accompagnauano la uoce; come tra genti barbare al presente ancora si costustuma in alcune parti, & massimamente del Leuante; come da huomini degni di fede più uolte hò udito dire; ma i due primi modi (come fanno fede l'historie) erano grandemente in uso. Vsarono anco gli Antichi ne i loro Esserciti uarie sorti d'istrumenti; imperoche i Toscani usarono la Tromba; della quale (come uogliono alcuni) essi furono gli inuentori; gli Arcadi la Sampogna; i Siciliani alcuni istrumenti, i quali nominauano Πύκτιδας; i Candioti la Lira; i Lacedemonii il Piffero, ouer la Lira (come uuole PausaniaLaconic. libro 1.) al canto d'alcune canzoni; quelli di Thracia il Corno; gli Egittii il Timpano; & gli Arabi il Cembalo. I Romani si seruirono nelle lor Comedie d'alcune sorti de Pifferi, de i quali alcuni chiamauano Destri & alcuni Sinistri; & alcuni nominauano Saranni; da i quali i Spettatori poteuano comprender sotto qual Genere si contenessero le Comedie, che doueuano recitare. Imperoche quando la Comedia conteneua in se materia, ò soggetto seuero & graue, si udiua il concento graue de i Pifferi sinistri; & quando era giocoso & festeuole, il concento era fatto co i Pifferi destri, & era acuto; ma s'era mista, le Cantilene musicali erano temperate dell'una & dell'altra sorte di concento. Et tali Cantilene non erano fatte dal Poeta, c'hauea composto la Comedia; ma da un perito nell'arte della Musica; come nel principio di ciascuna Comedia di Terentio si può apertamente uedere; oue dice;
Modos fecit Flaccus Claudii filius.Nominando le sorti de gli Istrumenti detti di sopra; co i quali eran fatte le Musiche: lequali erano uariate di Modo, ò. Tuono, che lo uogliamo dire; & le faceuano udire auanti che cominciassero à rappresentar la Comedia; accioche la materia compresa in essa (com'hò detto) si potesse sapere auanti da gli Spettatori. Nondimeno à i nostri tempi sono incognite cotali sorti de Pifferi; ancora che Seruio nel Lib. 9. dell'Eneide di Virgilio, sopra quel uerso;
O uere Phrygiae,mostri ch'eran di due sorti; delle quali l'una nomina Seranni & l'altra Frigii. I primi erano Pari; & cosi si chiamauano; percioche haueano le loro cauerne pari & equali; i secondi Impari; conciosia che le cauerne loro erano inequali. Adduce dopoi Seruio l'autorità di Marco Varrone, uolendo dichiarar quali fussero Pifferi destri & sinistri, dicendo; che la Tibia Frigia destra hà un solo foro, & la sinistra ne hà due; de quali l'uno hà il suono acuto, & l'altro graue. Ma queste parole son molto differenti da quelle, che sono poste nel Lib. 1 al Cap. 2. delle cose della Villa; doue egli dice, che l'una sorte de Pifferi sonaua i Modi d'un'istesso Verso in uoce acuta, & l'altra in uoce graue; onde seguendo più à basso, dalle sue parole si può comprendere, che 'l sinistro mandaua fuori il suono graue, & il destro lo acuto. Et questo si può confermare con l'autorità di Plinio,Nat. hist. Lib. 16. capit. 36. ilquale parlando de i Calami acquatici, dice; Che si soleuano tagliare in tempo conueniente circa la stella Arturo, fino all'età di Antigene sonator di Piffero; usandosi ancora la Musica semplice à quei tempi; & cosi preparati dopo alcuni anni incomiciauano ad esser buoni; & anche allora bisognaua adoperarli molto spesso, & quasi insegnar loro sonare; percioche le linguelle si ueniuano à toccare l'una con l'altra; ilche era molto più utile per mostrare i costumi ne i Theatri; ma dopoi che soprauenne la uarietà & la lasciuia de i canti, incominciarono à tagliarli auanti il Solsticio, & il terzo anno erano buoni; conciosia c'haueano le linguelle loro più aperte, & più atte à uariare i suoni; lequali hoggidi ancora cosi sono. Ma allora era opinione, che s'accordassero insieme quelli, ch'erano d'una medesima canna; & quella parte, ch'era uicina alla radica, conuenirsi al Piffero page 79sinistro, & quella ch'era uicina alla cima al destro. Questo dice Plinio seguendo quello, che dice Teofrasto nella Historia delle pianteCap. 12. libro 4. con maggior copia di parole; & parmi esser ben detto; imperoche quelli, che sono uicini alla radice, sono necessariamente più grossi de quelli, che sono più uerso la cima; onde ogni giorno si comprende dalla esperienza, ch'essendo il corpo loro più grande & più largo, rende anco il suono più graue; come il contrario si scorge in quelli, che sono più minuti, & più ristretti; ilche ancora si uede & ode ne gli Istrumenti, che chiamiamo Organi; le canne de i quali quanto sono più larghe, tanto rendono i suoni piu graui; & le piu ristrette i piu acuti. Ma à quello che si è detto par che sia contrario un'Autore incerto di quello Epigramma Greco, ch'incomincia; Τὸν σοφὸν ἐν κιθάρη; percioche chiama la chorda graue Δεξιτερὴν ὑπάτην; cioè, destra Hypate; & l'acuta Λαιὴν νήτην; cioè sinistra Nete. Ma questo importa poco; conciosia che considerata ben la cosa, torna commodo all'uno & all'altro modo; essendo che le parti d'ogni Istrumento si posso considerare & denominare in due modi; prima, in quanto à noi; dopoi, in quanto ad esso Istrumento. In quanto à noi, la parte dell'Istrumento posta dalla man destra è detta Destra, et rende i suoni acuti; come ne gli Organi, Monochordi, & altri Istrumenti simili si uede; & quella, ch'è posta alla sinistra è detta Sinistra, & rende i suoni graui. Ma in quanto all'Istrumento, quella ch'è destra à noi, adesso è sinistra; & per il contrario, quella ch'è à lui destra, à noi è sinistra; come si potrebbe uedere in due, i quali insieme giuocassero alla lotta; che la parte destra dell'uno sarebbe la sinistra all'altro, & la sinistra la destra. Non è adunque inconueniente, se l'uno nomina quella parte destra, la quale l'altro chiama sinistra; essendo tali parti diuersamente, secondo alcune loro opinioni, considerate.Infra. Cap. 29. In questo modo adunque da gli Antichi era posta in uso la Musica; il qual modo quanto sia differente dall'uso moderno, ciascuno da se lo potrà sempre uedere; come etiandio potrà uedere altroue, quanto era differente il loro concento dal moderno. Ma quali materie recitassero nelle lor cantilene, quel che contiene il seguente Capitolo lo farà manifesto.
Delle materie, che recitauano gli Antichi nelle lor Canzoni: & d'alcune Leggi musicali.Cap. V.
Musa dedit fidibus diuos, puerosque deorum,Et come dimostra Platone nel Protagora, gli Antichi insegnauano tutte queste materie à i loro Giouani; accioche le hauessero à cantare al suono della Lira, ouer della Cetera, onde Homero scriue d'Achille.
Et pugilem uictorem, & equum certamine primum
Et iuuenum curas, & libera uina referre.
Α῎ειδε δ´ἁρακλέα ἀνδρων.cioè;
Ma le lodi de gli huomini uirili Cantaua.Et di Demodoco dice che Cantaua le gloriose imprese de gli Huomini, la contentione d'Vlisse con Achille, la fauola di Venere & di Marte, & il Cauallo Troiano. Femio anco nella OdisseaOdys. 22 si escusa con Vlisse, dicendo; che Cantaua à i Dei & à gli Huomini. Onde è da pensare, che non cantaua se non cose graui & seuere; hauendo già cantato il lugubre & funebre ritorno de i Greci nella loro patria. Et se ben cantò l'adulterio di Marte & di Venere: non lo fece perche lodasse tal sceleratezza; ma per rimouere (come dice AtheneoDipnos. libro 1. c. 7.) i Pheaci dalle dishoneste loro uoluttà & piaceri. In cotal modo ancora appresso di Virgilio.Aeneid. 1.
Cithara crinitus IopasEt Creteo amico alle Muse medesimamente:Aeneid. 9.
Personat aurata, docuit quae maximus Atlas.
Hic canit erratem Lunam, Solisque labores:
Vnde hominum genus & pecudes, unde imber & ignes:
Arcturum; pluuiasque hyadas, geminosque Triones:
Quid tantum Oceano properent se tingere Soles
Hyberni, uel quae tardis mora noctibus obstet.
Semper equos, atque arma uirum, pugnasque canebat.Nerone etiandio, appresso di Suetonio nella Vita di questo sceleratissimo Imperatore,Cap. 21. canta al suono della Cetera la fauola di Niobe, & molt'altre Tragedie, mascherato; come Canace parturiente, Oreste ucciditor della madre, Edippo fatto cieco, & Hercole furioso. Et LucianoDe Saltatione. dice, che gli Argomenti & le Materie delle cantilene appresso gli Antichi erano quelle cose; cominciando da principio del mondo; ch'erano successe fino à i tempi di Cleopatra regina d'Egitto; le quali, mi pare (secondo che lui racconta) che siano quasi tutte quelle, che descriue & canta Ouidio nelle sue Trasformationi; & à cotal canto ballauano. Tutte queste cose recitauano sotto una determinata Harmonia, con determinati Rhythmi Versi & Percussioni; ancora che fussero uariati in ogni maniera di cantilena; & cosi con numeri, percussioni, modi & concenti; & con la uoce humana, esprimeuano materie conueneuoli & buoni costumi. Nominarono poi tali determinationi Leggi; imperoche altro non è Legge nella Musica, che un modo di cantare, il qual contiene in se un determinato concento, & un determinato Rhythmo & Metro. Et furono cosi chiamate; percioche non era lecito ad alcuno di mutare, ouero innouare in esse alcuna cosa; si nell'Harmonie, come etiandio ne i Rhythmi & Metri; ancora che siano alcuni, che dicano, che si chiamauano Leggi; imperoche auanti che si scriuessero le Leggi ciuili, si cantauano: onde Aristotele afferma,prob. 28. secr. 19. che nella sua etade erano anco page 81solite à cantarsi da i popoli Agathirsi. Erano però, cotali Leggi scritte in uersi, & le cantauano al suono della Lira, ò Cetera; accioche i popoli più facilmente le ritenessero nella memoria & sapessero quello, che douessero osseruare; come scriue Eliano diDe Varia hist. lib. 2. quello, che faceuano i Candioti intorno le Discipline. Ma sia come si uoglia, erano cotal Leggi di tre sorti; imperoche alcune eran dette Citharistiche, che si cantauano alla Cetera, ò Lira; & alcune Tibiarie, le quali si cantauano al suono de i Pifferi; ma quelle della terza specie si chiamauano Communi; & si cantauano al suono dell'una & dell'altra sorte de gli Istrumenti nominati. Et benche cotal Leggi fussero molte; nondimeno ciascuna hauea il suo nome acquistato, ò da i popoli, che le usauano; ò da i Rhythmi & Metri, che conteneuano; ouero da i Modi; ò da gli Inuentori; ò da i loro Amatori; oueramente da gli Argomenti. Da i popoli fù nominata l'Eolia & la Boetia; da i Rhythmi & Metri, la Orthia & la Trochea; da i Modi, l'Acuta & la Tetraedia; da gli Amatori & inuentori, la Terpandria & la Hieracia; & da gli Argomenti, il Certame Pithico & il Corrule. Queste leggi (come uuol PlutarchoIn Musica.) furono publicate da Terpandro; il quale hauendo prima diuiso le Citharistiche, pose nome alle lor parti. Le leggi Tibiarie hebbero molti nomi, che si lasciano per non andare in longo; i quali (secondo che si dice) ritrouò Cleone ad imitatione di Terpandro. La legge Orthia apparteneua à Pallade, & conteneua in se materie di guerra, & era una specie di modulatione nella Musica, la quale Aulo GellioNoct. Attica. libro 16. c. 19. nomina Verso orthio, forse detto in tal modo da suoi Numeri, i quali sono veloci & sonori; conciosia che i Greci nominan Ο῎ρθιος quello, che noi chiamiamo Sonoro, ancora che molti lo interpretano per il Canto appartenente ad uno Essercito d'huomini d'arme. Era la Trochea un segno, che dauano gli Antichi à i soldati col canto, ò suono della Tromba; & i Lacedemonij usauano ne i loro Esserciti il canto della legge Castoria, per accender l'animo de i soldati à prender l'arme contra gli inimici; & tal legge era composta sotto un Rhythmo detto Embaterio. La Currule s'acquistò il nome della materia, che conteneua in se; cioè, dall'argumento, nel quale si narraua il modo, ch'Hettore figliuolo del Re Priamo fù strascinato con le carrette intorno le mura Troiane. Di queste Leggi hò voluto far un poco di memoria; accioche si possa uedere, ch'erano composte di Verso numeroso, accommodate à commuouere & generare ne gli animi diuerse passioni. Non sarà etiandio fuori di proposito, che ueggiamo in qual maniera i Musici anticamente recitassero alcune delle predette Leggi al suono del Piffero cantando; accioche da una si possa comprendere, in qual modo potessero recitar l'altre; & questa sarà il Certame Pithico, del quale fà mentione Horatio, dimostrando le qualità del Musico, c'hauea da recitarlo, dicendo;De Arte poetica.
Abstinuit Venere & Vino, qui Pithia cantatLequali troppo ben conobbe il uanissimo Imperatore Nerone (come si legge in SuetonioIn uita Neronis. cap. 20.) che si asteneua da i pomi, usaua il vomito & li Cristeri, per purgarsi bene il petto; accioche hauesse recitando nella Scena la uoce chiara & netta. L'Argomento adunque di tal legge era la Battaglia d'Apolline col serpente Pithone, ilquale dà il nome alla Fauola; & il nome di tutta la cantilena era Delona; & forse fù cosi nominata; percioche Apollo nacque nell'Isola di Delo. Era questa legge (come mostra Giulio PolluceOnomast. lib. 4. c. 10.) diuisa come sono le nostre Comedie; in cinque parti; delle quali la prima nominauano Rudimento, ouero Esploratione, la seconda Prouocatione; Iambico la terza; la quarta Spondeo; & la quinta & vltima Ouatione, ò Saltatione. La Rapresentatione (com'hò detto) era il modo della pugna d'Apollo col Dragone; & nella prima parte si recitaua, in qual modo Apollo inuestigaua & contemplaua il luogo, s'era atto alla pugna, ouer non; nella seconda si dichiaraua il modo che teneua à prouocare il Serpente alla battaglia; nella terza il combattimento; & questa parte conteneua un modo di cantare al suono del Piffero chiamato Ο'δοντισμὸς; dal battere de i denti che faceua il Serpente quando era saettato: nella quarta si raccontaua la vittoria d'Apollo; & nell'ultima si dichiaraua com'egli faceua festa con balli & salti, per page 82la riceuuta uittoria del Serpente. Non sarebbe gran marauiglia, se gli Antichi hauessero anco saltato & ballato, quando si recitaua cotal Legge; percioche usauano questo anco nelle loro Tragedie & Comedie; & à ciascuna Saltatione haueano accommodato il Diphno. libro. 1. c. 16. suo proprio modo; conciosiache (come mostra Atheneo) haueano una specie di Saltatione detta Emmelia, & accommodarono alla Comedia quella, ch'era detta Cordace. Era anche appresso di loro una specie di Saltatione satirica, la quale chiamarono Σίκιννις; & fù istituita da Bacco, dopo che hebbe domata l'India. Questa era una delle Leggi tibiarie, nella quale i Rhythmi, i Modi, i Costumi, & le Harmonie si mutauano, secondo che la materia ricercaua. Haueano etiandio la Saltatione detta Carpea, la quale lasciarò di raccontare; percioche è recitata da AtheneoVt supra. lib. 1. c. 8. tanto chiaramente, ch'ogn'uno leggendo la potrà conoscere, quello che ella fusse, & in qual maniera la usassero; & da queste due; cioè dal Certame pithico, & dalla Saltatione carpea, si potrà scorgere, in qual modo gli Antichi recitassero l'altre Leggi. Potiamo hora uedere da quello, che si è detto, che la Musica hauea piu parti; l'Harmonia, il Rhythmo, il Metro, & l'Istrumento; dal quale questa parte si diceua Organica, & ui era etiandio la Poesia & la Saltatione: Ma queste parti alle uolte concorreuano tutte in una compositione; & tallora non tutte, ma la maggior parte loro. Ne era lecito (come altre uolte si è detto) di mutare, ouero innouare alcuna cosa, che di tal mutatione l'Inuentore non ne hauesse à riportare la punitione; onde durò lungo tempo tal costume, percioche conseruandosi la Musica in cotale essere, si conseruò anche la sua riputatione; ridotta dopoi à poco à poco nello stato, nel quale hoggidi la ueggiamo; hauendosi dato i popoli alla crapula & alla lussuria, poco curandosi di tal cosa, presero i Musici maggior licenza; & con molte altre cose insieme, perdettero eglino & la Musica la sua antica grauità & riputatione; il che si uede detto da Horatio, quando dice;De Arte poetica.
Tibicen, didicit prius extimuitque magistrum.
Postquàm coepit agros extendere victor, & urbemEt piu oltra seguita, dicendo quello, che di sopra hò commemorato; cioè,
Latior amplecti muros, vinoque diurno
Placari genius festis impune diebus,
Accessit numerisque, modisque licentia maior;
Sic priscae motumque & luxuriam addidit artiEt dopoi segue etiandio, dicendo;
Tibicem.
Sic etiam fidibus uoces creuere seueris.Onde è da notare, che Horatio nomina l'Antiche chorde Seuere, & bene; percioche gli Antichi al suono di quelle recitauano se non cose seuere & graui. In tal modo adunque i Musici antichi, nella età che la Musica piu fioriua & era in maggior prezzo & riputatione, recitauano le narrate materie nelle lor cantilene. Ma quali cose, & in qual modo da i Moderni siano recitate; & quali siano state lasciate da un canto, ogn'uno, che hà cognitione della Musica, da quello, che leggerà, & haurà accuratamente letto, lo potrà giudicare & conoscere.
Quali siano stati gli antichi Musici.Cap. VI.
Ne forte pudoriPercioche dice prima Sonatore della Lira; come quello (come uogliono alcuni) che fù l'Inuentore di essa; dopoi lo chiama Poeta col nome di Cantore. Lascierò di raccontare, quali fussero Orfeo & Arione; percioche è manifesto, che costoro non solo furono Musici; ma celebratissimi Poeti ancora. Hesiodo etiandio fù posto tra i Musici; ancora che non usasse mai d'accompagnare il Canto col suono della Lira; percioche usaua una Verga di lauro, con la quale percotendo l'aria (come narra PausaniaIn Descript. ueteris Graeciae lib. 9.) faceua un certo suono, al quale era solito cantare i suoi Poemi; la onde gli Antichi li fecero una statua con la Cetera sopra le ginocchia, & la posero tra quelle di Thamira, Arione, Sacada, & d'altri nobilissimi & eccellentissimi Musici; per non priuarlo di cotale honore. Pindaro simigliantemente fù Musico & Poeta; come dalle sue opere si può comprendere; & da quello etiandio che fece il magno Alessandro; imperoche quando fece ispianare & ruinare Thebe, fece scriuere (come dicono Dione Chrisostomo,De Regno Oratio. 2. Arriano De Gestis Alexand. lib. 1. & PlinioNat. hist. lib. 7. c. 29) sopra la sua casa questo Verso;
Sit tibi musa lyrae solers, & cantor Apollo;
Πινδάρου τοῦ μουσοποιοῦ τὴν στέγαν μή καίετε;che uogliono dire;
Non abbrusciate la casa di Pindaro Musico.Et per non andare più in lungo, il Santissimo Dauid Re di Hierusalem & gran Profeta, da Basilio magnoHomil. 54 Ad adolescentes. è chiamato non solamente Musico, ma Poeta anco de Sacre cantilene; & dal santo & dottissimo Hieronimo Ad Paulinum. uien chiamato Simonide, Pindaro, Alceo, Flacco, Catulo & Sereno; percioche scrisse con stile elegante i sacri Salmi in Verso lirico, alla guisa di Horatio & de i nominati; & si può credere, che più uolte li cantasse al suono della Cetera, nel modo che cantaua, quando iscacciaua il maligno spirito da Saul. Onde non è dubbio, ch'essendo stato Poeta, non si debba anco nominar Musico; conciosiache la Scrittura santa lo chiama in più luoghi Psaltes; che vuol dire Cantore ò Sonatore; & il suo diuino Poema nomina Psalterium. Et di questo è testimonio Origene,Homil. 18. c. 24. lib. Nume. dicendo; Che diremo noi della Musica? della quale il sapientissimo Dauid ne hauea ogni scienza, & hauea raccolto la Disciplina di tutta la Melodia & de i Rhythmi; accioche da tutte queste cose potesse ritrouar suoni, con i quali potesse mitigar sonando il Re turbato & molestato dallo spirito maligno. Il simile dice AgostinoDe ciuit. Dei cap. 4. lib. 17. ancora. La onde ogni ragion ne persuade à credere, che i Poeti antichi cantassero da se stessi i loro Poemi; & c'hauessero congiunto la Musica con la Poesia; percioche se fusse stato altramente, non hauerebbono usato tanto spesso nelle loro compositioni questa uoce Cantare; come fece Homero; il quale diede principio all'Iliade in cotal modo, page 84
Μῆνιν ἄειδε θεὰ.cioè;
Canta Dea l'ira;& Hesiodo, che incominciò la Teogonia in questa maniera.
Μουσάων ἑλικωνιάδων ἀρχῶμεθ´ἀέιδειν;che uuol dire;
Le Muse d'Elicona incominciamo Cantare;A i quali aggiungeremo il prencipe de i Poeti latini Virgilio, il quale incominciò in cotal modo la sua Georgica;
Quid faciat laetas segetes, quo sydere terramEt alla sua Eneide pose un tal principio;
Vertere Mecoenas, vlmisque adiungere uites
Conueniat; qua cura boum, qui cultus habendo
Sit pecori, atque apibus quanta experientia parcis,
Hinc canere incipiam;
Arma, uirumque cano.Cosi anche Ouidio incomincia i Fasti con questi versi;
Tempora cum causis Latium digesta per annum,Onde il Petrarcha, imitando tutti costoro, diede principio ad una sua canzone in questa maniera;1. Part. can. 4.
Lapsaque sub terras, ortaque signa canam.
Nel dolce tempo della prima etade,Et il moderno Ariosto per seguir tal costume, incominciò anco lui il suo elegante poema in questo modo;
Che nascer vide, & ancor quasi in herba,
La fera uoglia, che per mio mal crebbe.
Perche cantando il duol si disacerba,
Canterò, com'io vissi in libertade.
Le donne, i caualier, l'arme, gli amori,Ma doue vò io più uagando, se TerentioIn Prologis Heautont. Hecyrae: et Phormionis. poeta comico dimostrandoci la Poesia & la Musica esser congiunte & quasi una istessa cosa, la nominò Studio musicale. Non è adunque marauiglia, se i Musici & li Poeti erano anticamente riputati essere una cosa istessa. Et se bene il Poeta è chiamato alle uolte con questa uoce latina Vates; che conuiene etiandio all'Indouino; non è fuor di proposito; conciosia che l'uno & l'altro (seconIn Ione. do il parer di Platone) sono mossi & agitati da un'istessa diuinità, ò diuina alienatione di mente, & da un'istesso furore. Onde HomeroOdys. 22. nomina il Musico Αὐτοδίδακτος; percioche canta non per humana istitutione; ma inspirato da i Dei; il che si scorge dalle parole, che soggiunge, le quali dicono;
Le cortesie, l'audaci imprese io canto.
Θεὸς δέμοι ἐνφρεσὶν οἶμας.cioè,
Παντοίας ἐνέφυσεν;
Percioche Dio mi produsse in la mentePerò adunque molti Poeti gentili hanno alcuna uolta predetto le cose, c'haueano da uenire; come si uede, che Virgilio, secondo l'opinione di Agostino Dottor Santo,De Ciuit. Dei. lib. 10 cap. 27. & Lib. 1. Epist. 3. Ad Volusianum. non conoscendo il nostro Redentore, ne per lume naturale, ne per uiua fede, cantò sotto 'l nome d'un'altro il suo nascimento, quando disse; In Pollione.
Ogni mia cantilena.
Vltima cumaei uenit iam carminis aetas:Ancorache il Diuino Hieronimo, scriuendo à Paulino, sia d'altro parere; conciosiache Virgilio si mosse à cantar queste cose, inuitato da gli Oracoli della Sibilla Cumana; come cantò poco più oltra la liberatione del peccato originale, in cotal modo. page 85
Magnus ab integrò, seclorum nascitur ordo.
Iam redit & virgo, redunt Saturnia regna:
Iam noua progenies coelo demittitur alto.
Te duce, si qua manent sceleris vestigia nostri.Et, che colui, c'hauea da nascere sarebbe Dio & Huomo, seguendo più à basso;
Irrita, perpetuo soluent formidine terrras.
Ille Deûm uitam accipiet, diuisque videbisEt che il Serpente nimico della humana natura douea perdere il regno, & che douea rimanere in noi alcuna cosa, per rispetto del peccato originale, dicendo;
Permixtos heroas, & ipse videbitur illis.
Occidet & Serpens, & fallax herba veneni.Et più oltra ancora;
Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis.Ouidio ancora lui nelle sue TrasformationiLib. 1. Metamor. chiaramente mostrò la uenuta del Figliuolo di Dio in carne, con queste parole:
Summo delabor Olympo,Et de i miracoli che fece, poco più abasso disse;
Et Deus humana lustro sub imagine terras.
Signa dedi venisse Deum.Pose etiandio le parole, che dissero quelli, che lo crucifissero; cioè, Se era figliuol di Dio, che si liberasse dalla croce, & disse,
Experiar Deus hic discrimine aperto,Lucano ancora cantò quello, che auerrebbe auanti il futuro vniuersale & finale giudicio con tali parole;De Bello ciuili. lib 1
An sit mortalis, nec erit dubitabile uerum.
Sic cùm compage solutaHauendo medesimamente Ouidio cantato tal cose con queste parole;Metamor. lib. 1.
Saecula tot mundi suprema coegerit hora,
Antiquum repetens iterum Chaos, omnia mistis
Sidera sideribus concurrent, ignea pontum
Astra petent, tellus extendere littora nolet,
Excutietque fretum; fratri contraria Phoebe
Ibit, & obliquum bigas agitare per orbem
Indignata, diem poscet sibi; totaque discors
Machina diuulsi turbabit foedera mundi.
In se magna ruunt.
Esse quoque in fatis reminiscitur, affore tempusDi coteste cose sono molti essempii; ma lasciandoli da un canto, uerremo à quelli de Sacri libri, & ritroueremo l'autorità del Santissimo Apostolo Paolo; il quale scriuendo à Tito;Capit. 1. adducendo una sentenza di Epimenide Poeta candioto; lo chiama Profeta, dicendo; Ι῎διος τῶν αὐτῶν προφήτης: che uuol dire; propio Profeta di costoro; cioè, de i Candioti. Douendosi adunque allora chiamare il Musico & il Poeta, ò l'Indouino per vn nome commune, era conueniente ancora, che 'l nome di Sapiente li conuenisse; percioche (come ne fà auertiti PlatoneDe Leg. 1.) al uero Musico appartiene sapere & hauer cognitione de tutte le Scienze; & cosi al Poeta, secondo il parere di Strabone;De Situ orbis. lib. 1. la onde meritò da gli Antichi esser chiamato solo Sapiente; conciosia che à quei tempi le città della Grecia faceuano imparare à lor figliuoli la Poesia, non solo per cagione di piacere; ma per cagione di casta moderatione. La onde i Musici, ch'insegnauano la Poesia, il Canto & li Modi, che si sonauano con la Lira, ò Cetera & col Piffero, fecero professione, & si attribuirono tal uirtù, d'esser non solo Correttori & emendatori de costumi; ma si fecero etiandio chiamare Maestri; la qual cosa conferma Homero con queste parole;Odys. 3.
Quo mare, quo tellus, correptaque regia coeli
Ardeat, & mundi moles operosa loboret.
Πὰρ γὰρ ἔην καὶ ἀειδὸς ἀνὴρ, ὧ πόλλ´ἐπετελλενpage 86Che uogliono dire;
Ατρείδης τροίην δὲ κιὼν εἴρησθαι ἄκοιτιν;
Hauea presso di se un Cantore, al qualeMeritamente adunque gli Antichi riputauano i Musici, i Poeti, ouero Indouini & li Sapienti essere una cosa medesima.
Atride andando à Troia impose molte,
Che douessi seruar casta la moglie.
Quali cose nella Musica habbiano possanza da indur l'Huomo in diuerse passioni.Cap. VII.
Giunto Alessandro alla famosa tombaSi ricerca adunque un Soggetto tale, che sia ben disposto; conciosia che senza esso (come ancora hò detto) nulla ò poco si uederebbe. Et benche in simili mouimenti fatti per la Musica, ui concorrino le nominate cose; nondimeno il preggio & l'honore si dà al Composto delle tre prime, che si chiama Melodia; percioche se ben l'Harmonia sola hà una certa possanza di dispor l'animo & di farlo allegro, ò mesto; & che dal Numero posto in atto le siano raddoppiate le forze; non sono però potenti queste due cose poste insieme di generare alcuna passione estrinseca in alcun soggetto, al modo detto; essendoche tal possanza acquistano dalla Oratione, che esprime alcun costume. Et che questo sia uero, lo potiamo uedere; percioche Alessandro non fù mosso dall'Harmonia solamente; ne meno dall'Harmonia accompagnata col Numero; ma si bene (come uuole Suida, Euthimio & altri ancora In Proemio lib. Psalmorum.) dalla legge Orthia, di sopra commemorata, & dal Modo Frigio; dal qual, & forse anco da tal Legge, il sudetto giouane Taurominitano ebbrio (come narra BoetioMusicae libro 1. ca. 1.) fù sospinto, quando uolse abbrusciar la casa d'un suo riuale, nella quale era nascosta una meretrice; la onde Pitagora ò Damone Musico, che ei fusseAttic. nocti. lib. 16. cap. 19.; come scriue Galeno;De placitis lib. 5. conoscendo tal cosa, commandò al Musico, che mutasse il Modo & cantasse lo Spondeo, col quale placò l'ira del Giouane & lo ridusse al primo stato. Arione etiandio Musico & inuentore del Dityrambo (secondo l'opinione di Herodoto,Hist. lib. 1. & di Dion Chrisostomola Orat. corinthiaca. 37. ) prese ardire di precipitarsi nel mare, hauendo (per mio parere) cercato di comporsi prima col mezo di cotal Legge (come recita GellioAttic. nocti. lib. 16. cap. 19. ) un'animo intrepido & uirile; per poter fare cotal cosa senz'alcun timore. Hora potiamo uedere, che tali & cosi fatti mouimenti sono stati fatti, non per uirtù delle prime parti della Melodia; ma si bene dal tutto; cioè, dalla Melodia istessa, la quale ha gran forza in noi, per uirtù della terza parte; cioè, delle Parole, che concorrono alla sua compositione, senza le quali sempre si haurebbe fatto, ò farà nulla ò poco; percioche il Parlare da sè senza l'Harmonia & senza il Numero hà gran forza di commouer l'Animo; conciosia che se noi haueremo riguardo à cotal cosa, uederemo ch'alcune fiate, quando udimo leggere, ò raccontare alcuna Fauola, ouero Historia, siamo costretti ridere, ò piangere; & alcune uolte c'induce all'ira & alla colera; & alle fiate di mesti ne fà diuentare allegri; & cosi per il contrario; secondo il soggetto che in essa si contiene. Ne dobbiamo di ciò marauigliarsi: percioche il Parlare ne induce alla furia & ne placa; ne fà esser crudeli & anco ne addolcisce. Quante uolte è accaduto, che leggendosi semplicemente una pietosa Historia, ò Nouella, gli ascoltanti non siano stati presi da compassione in tal modo, che al loro dispetto dopo alcuni sospiri, li sia stato dibisogno accompagnarli le lagrime? Dall'altra parte, quante fiate è auenuto, che leggendosi, ò narrandosi alcuna Facetia, ò Burla, alcuni non siano quasi scoppiati dalle risa? Et non è marauiglia; percioche il più delle uolte se 'l si rappresenta à noi alcuna cosa degna di commiseratione, l'animo è commosso da lei & è indutto à piangere; & se udimo cosa, la quale habbia del feroce & del crudele, l'animo declina & si piega in quella parte. Et di ciò (oltra ch'è manifesto) n'è testimonio Platone,De Rep. 10 quando dice; che Qualunque uolta udimo Homero, ouer alcun altro Poeta tragico, che imiti alcuno de gli Heroi afflitto per il dolore gridar fortemente & pianger la sua fortuna con modi flebili, percuotendosi il petto con pugni; ad un certo modo si dilettiamo; & hauendo una certa inclinatione à coteste cose, seguitiamo quelle & insieme siamo presi da tal passioni, & lodiamo quello, come buon Poeta, il qual grandemente commuoua l'animo nostro. Questo ancora più espressamente conferma Aristotile,Politi. lib. 8. cap. 5. dicendo; Ancora si uede, che gli Huomini udendo l'Imitationi, hanno compassione à quei casi, quantunque siano senza Numero & senz'Harmonia. Ma se 'l Parlare hà possanza di muouer gli animi & di piegargli in diuerse parti, & ciò senza page 89l'Harmonia, & senza il Numero; maggiorimente haurà forza quando sarà congiunto co i Numeri, & co i Suoni musicali, & con le Voci. Et tal possanza si fà chiaramente manifesta per il suo contrario; percioche si uede, che quelle Parole muouono men l'animo, le quali sono proferite senza Melodia & senza Proportione, che quelle, che sono proferite con i debiti modi. Però gran forza hà da se stesso il Parlare; ma molto più hà forza quando è congiunto all'Harmonia; per la simiglianza che hà questa con noi & alla potenza dell'Vdito; conciosiache niuna cosa è tanto congiunta con le nostre menti; come dice Tullio;De Oratore. lib. 3. Pro Arc. che i Numeri & le Voci, per le quali si commouiamo, infiammiamo, plachiamo & rendiamo languidi. Non è questo gran marauiglia; dice egli ancora; che i sassi, le solitudini, le spelunche, & gli antri rispondono alle uoci? & le bestie crudeli & feroci spesse uolte sono dal canto fatte mansuete, & da esse sono fermate? Nè ci dobbiamo di ciò marauigliare; conciosia che se 'l uedere una Historia, ò Fauola dipinta solamente, ne muoue à compassione tallora, tallora ne induce à ridere; & tallora ne sospinge alla colera; maggiormente questo può fare il Parlare, il qual meglio esprime le cose, che non fà alcun Pittore, quantunque eccellente sia, col suo pennello. Onde si legge di uno, ilquale riguardò una imagine dipinta, & fù sospinto à piangere;Aristot. in Poetica. & di Enea, Aeneid. libro. 1. che entrato nel tempio fabricato da Didone nella nuoua Carthagine;
Del fero Achile, sospirando disse: Franc. Petrarca. ode. 115.
O fortunato, che si chiara tromba
Hauesti, che di te si alto scrisse.
Videt Iliacas ex ordine pugnas,Et di Porcia figliuola di Catone Vticense si legge ancora,Plutar. in Vita M. Bruti. che hauendo ueduto una certa Tauola di pittura, pianse amaramente. Et benche la Pittura habbia forza di commouer l'animo; nondimeno maggior forza hebbe la uiua uoce di Demodoco Musico & sonatore di Cetera, il quale riducendo in memoria Vlisse, dipingendoli le cose passate, come se li fussero state presenti, lo costrinse à piangere; dal qual effetto; come dice Homero Odis. 8. & Aristotele;In Poetica fu subito conosciuto dal Re Alcinoo. Ma non pure allora accascarono coteste cose; ma etiandio à i nostri tempi si uede accascare il medesimo tra molte genti Barbare; imperoche raccontandosi da i lor Musici con certi uersi al suono d'uno Istrumento i fatti di alcuno loro capitano; secondo le materie, che recitano, quelli ch'ascoltano cambiano il uolto, facendolo per il riso sereno, & tallora per le lagrime oscuro; & per tal modo sono presi da diuerse passioni. Si può adunque concludere, che dalla Melodia; & principalmente dalla Oratione, nella quale si contenga alcuna Historia, ò Fauola, ouero altra cosa simile, che esprima imitationi & costumi, siano stati & ancora si possino porre in atto cotali effetti; & l'Harmonia & il Numero esser cose, le quali dispongono l'animo; purche 'l Soggetto sia sempre preparato & disposto; senza il quale in uano ogni Musico sempre si affaticarebbe.
Bellaque iam fama totum vulgata per orbem,
Atridas, Priamumque & saeuum ambobus Achillem.
Constitit; & lachrymans: Quis iam locus (inquit) Achate,
Quae regio in terris nostri non plena laboris?
En Priamus: sunt hîc etiam sua premia laudi:
Sunt lachrymae rerum, & mentem mortalia tangunt.
Solue metus; feret haec aliquam tibi fama salutem.
Sic ait: atque animum pictura pascit inani.
Multa gemens, largoque humectat flumine uultum.
In qual modo l'Harmonia, la Melodia & il Numero possino muouer l'animo & disporlo à varij effetti; & indur nell'Huomo variati costumi.Cap. VIII.
Proprio rabies armauit Iambo.Dalle quali cose si può comprendere, in qual modo l'Harmonia & il Numero con una certa dispositione possino diuersamente mutar le passioni & costumi dell'animo. Ma perche hò detto; che Ogn'uno naturalmente più si diletta di quella Harmonia, la quale è più simile, conueniente & proportionata alla sua natura, ò complessione, & secondo ch'è disposto; però è da notare; che essendo l'Harmonia & li Numeri parti della Melodia; & hauendo l'Harmonia & li numeri facoltà di mouer l'Huomo interiormente, come si è dimostrato: non è dubio che la Melodia non habbia maggiormente forza di mutar di dentro le Passioni & i costumi dell'Animo di quello, che hà ciascuna di esse parti separatamente. Auertisca però qui ogn'uno, che (secondo la dottrina de 'l Filosofo 2. Ethi. c. 1) le Virtù morali & li Vitij non nascono con esso noi; ma si generano per molti habiti buoni, ò tristi frequentati, nel modo che uno per sonare, ò scriuere spesse fiate male, diuenta tristo Sonatore, ò Scrittore; ouer per il contrario, essercitandosi spesse uolte bene, diuenta buono & eccellente. La onde colui che spesso essercita la Iniustitia, per tal cosa diuenta Iniusto; & colui ch'essercita la Iustitia, diuenta Iusto; nel modo che colui, che si usa à temere i pericoli diuenta timido, & non li stimando diuiene audace. Di maniera che, quali sono le Operationi, tali sono gli Habiti; & dalle buone sono i buoni, & dalle triste i tristi Habiti. Essendo adunque l'Harmonie & i Numeri simili alle Passioni dell'animo; come afferma Aristotele;Probl. 29. parti. 19. potiamo dire, che l'assuefarsi alle Harmonie & à i Numeri, non sia altro, che uno assuefarsi & disporsi à diuerse Passioni, & à diuersi Habiti morali & costumi dell'animo; percioche quelli, che odono le Harmonie & li Numeri, si sentono tramutare secondo la dispositione dell'animo, alcuna uolta nell' amore, alcuna uolta nell'ira, & alcuna uolta nell'audacia; il che da altro non auiene come hò detto; che dalla simiglianza, che si troua tra le sopradette Passioni con le Harmonie. Et questo si uede; conciosia che uno, il quale hauerà più uolte udito una sorte d' Harmonia, ò de Numeri, si dilettarà maggiormente, per hauersi già assuefatto in quella. Dobbiamo però sapere (per maggiore intelligenza di quello, che si è detto) che il Numero quantunque si piglia (come nella Prima parte uedemmoCap. 12.) per la Moltitudine. composta de più unità, & per l'Aria (dirò così) d'alcuna Canzone; come intese ilIn Moeri. Poeta, quando disse;
Numeros minimi, si uerba tenerem;Et in molti altri modi; nondimeno in questoluogo non è altro, che una certa misura di tempo breue, ò lungo, nel quale si scorge la proportione, ò misura di due mouimenti, ò più, insieme comparati, secondo una cambieuole ragione di tempo di essi mouimenti; il quale è detto Rhythmo; & si scorge ne i piedi del Metro & del Verso, che si compongono di piu Rhythmi ò Numeri, con un certo ordine, ò spacio determinato. Ma il Metro & il uerso è una certa Compositione & ordine de piedi, ritrouata per dilettar l'vdito; oueramente è un'Ordine & Compositione de più uoci, finita con Numero & modo. Potrei hora dire la differenza, che si ritroua tra il Metro & il Verso; ma per breuità la uoglio passare; imperoche coloro, che desiderassero di saperla, leggendo il Cap. 2. del Terzo lib. della Musica del P. S. Agostino, potranno d'ogni suo desiderio esser satisfatti. Solamente si haurà da auertire, che il Rhythmo è differente dal Metro & del Verso in questo; che il Metro & il Verso contengono in se un certo spacio determinato; & il Rhythmo è piu uniuersale, & ha i suoi spacij liberi & non determinati; onde è come il Genere; ma il Metro & il Verso sono meno uniuersali, & sono come la Specie; percioche da quello si hà la quantità, ò la materia, & da questi la qualità, ò la forma. Alcuni altri dicono, che 'l Metro & il Verso è Ragione con modulatione; & il Rhythmo modulatione senza ragione. Ma sia quello, che si uoglia, questo sia detto à bastanza intorno à cotal cosa. page 92
In qual genere di Melodia siano stati operati i narrati effettiCap. IX.
De i Suoni & delle Voci, & in qual modo naschino.Cap. X.
Da che nascono i Suoni graui, & da che gli acuti.Cap. XI.
Quel che sia Consonanza, Dissonanza, Harmonia & Melodia. Cap. XII.
Diuisioni delle Voci.Cap. XIII.
Quel che sia Canto, & Modulatione; & in quanti modi si possa cantare. Cap. XIIII.
Vt reduces illis ludunt stridentibus alis,Et questo ultimo modo non fà al nostro proposito, ma i due primi; percioche in essi si comprende ogni Harmonia & ogni Melodia. E' però la Modulatione un Mouimento fatto da un suono all'altro per diuersi interualli, il quale si ritroua in ogni sorte d'Harmonia; & di Melodia; & la vsiamo in due modi; prima quando si muouiamo da un suono all'altro senza uarietà di tempo, con diuersi interualli, non facendo alcuna Propria harmonia; procedendo equalmente da un'Interuallo all'altro per il medesimo tempo; come si fà ne i Canti fermi; & questa è detta Modulatione impropriamente; perche contiene solamente un proceder semplice, senz'alcuna Consonanza; dal quale effetto si uede, che tal Modulatione hà ragion de imperfettione; essendo che manca à se stessa del debito fine. Dopoi quando per il suo mezo peruenimo all'uso dell'Harmonia & Melodia, come al suo proprio fine; come faciamo nel Canto figurato, nel qual cantiamo non solo con semplici suoni & semplici eleuationi & abbassamenti de voci; ma si muouiamo anco da un'interuallo all'altro con ueloci & tardi mouimenti; secondo il tempo mostrato nelle sue figure cantabili; & questa è detta Modulatione propriamente. Laonde toccando allora varie consonanze, dal nostro cantare è formata ogni sorte d'Harmonia & di Melodia; laquale non può napage 100scere se non con l'aiuto delle Consonanze; ancorache possiamo hauer la Modulatione senza la Harmonia propria, & senz'alcuna Consonanza, & senza Melodia.Vide cap. 17. lib. 2. Supple. Potiamo nondimeno hauer la Modulatione in tre modi; prima quando noi Cantiamo nominatamente ciascuna chorda, ò suono col nome di una di queste sei sillabe, Vt, Re, Mi, Fa, Sol, La, secondo il modo ritrouato da Guidone Aretino; come uederemo al suo luogo; il qual modo i Prattici chiamano Solfizare, ò Solmizare; & non si può far se non con la uoce. Dopoi quando noi proferimo solamente il suono, ò la uoce & gli interualli descritti; come fanno gli Istrumenti arteficiali. Ma l'ultimo modo è, quando noi applichiamo le Parole alle figure cantabili, il quale è proprio del Cantore; percioche da questa maniera di cantare nasce la Melodia; come habbiamo detto.
Et coetu cinxére polum, Cantusque dedére.