Title: Istitutioni harmoniche
Author: Gioseffo Zarlino
Publication: Francesco de' Franceschi (Venezia, 1589)
Principal editor: Frans Wiering
Funder: Utrecht University Netherlands Organization for Scientific Research (NWO)
Edition: 2000
Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht NetherlandsΚαὶ καμάτῳ ἀκαματῳ ἅμα εὔξησα,
Εὐνόῳ νῆν νόῳ, καὶ ὁδῳ εὐόδῳ ἐδιδαξα. ¶ Θεοῦ διδόντος, ὀυδὲν ἰσχύι φθόνος
Καὶ μὴ διδόντος, ὀυδὲν ἰσχύι πόνος.IN VENETIA, MDLXXXIX. Appresso Francesco de' Franceschi Senese.page ii
Tauola del contenente de tutte l'Opere diuise in Quattro volumi,
IL PRIMO DE I QVALI CONTIENE, | L'Istitutioni Harmoniche diuise in Quattro parti, |
IL SECONDO, | Le Dimostrationi Harmoniche, contenute da Cinque Dialoghi, |
IL TERZO, | I Sopplimenti Musicali, partiti in Otto Libri; & |
IL QVARTO, |
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ALL'ILLVSTRISSIMO ET REVERENDISSIMO SIG. VINCENZO DIEDO PATRIARCA DI VENETIA.
Di V.S. Illustrissima & Reuerendissima Seruitore affettionatissimo Gioseffo Zarlino.
page vTAVOLA PRIMA DI TVTTE LE MATERIE PRINCIPALI, CHE SONO CONTENVTE NELL'OPERA.
IL Proemio, nel quale si dimostra, in qual maniera la Musica habbia hauuto principio, & come sia stata accresciuta; & si ragiona della diuisione dell'Opera. | Facciata 1. | |
Dell'origine, & certezza della Musica. | cap. 1. | fac. 5 |
Delle laudi della Musica. | cap. 2. | fac. 7 |
A che fine la Musica si debba imparare. | cap. 3. | 11 |
Dell'vtile, che si hà della Musica, & dello studio, che vi dobbiamo porre, & in qual modo vsarla. | cap. 4. | 12 |
Quello che sia Musica in vniuersale, & della sua diuisione. | cap. 5. | 14 |
Della Musica mondana. | cap. 6. | 16 |
Della Musica humana. | cap. 7. | 21 |
Della Musica piana, & misurata, ò vogliamo dir Canto fermo, & figurato. | cap. 8. | 24 |
Della Musica Rhythmica, & della Metrica. | cap. 9. | 24 |
Quello che sia Musica in particolare, & perche sia cosi detta. | cap. 10. | 25 |
Diuisione della Musica in Speculatina, ò Contemplatiua, & in Prattica; per la quale si pone la differenza tra 'l Musico, & il Cantore. | cap. 11. | 26 |
Quanto sia necessario il Numero nelle cose; & che cosa sia Numero; & se l'Vnità è Numero. | cap. 12. | 27 |
Delle varie specie de' Numeri; & che nel Senario si trouano le Forme de tutte le Consonanze semplici. | cap. 13. | 29 |
Che dal numero Senario si comprendono molte cose della Natura, & dell'Arte. | cap. 14. | 30 |
Delle Proprietà del numero Senario, & delle sue parti; & come tra loro si ritroua la Forma d'ogni Consonanza musicale. | cap. 15. | 32 |
Quel che sia Consonanza semplice, ò Composta; & che nel Senario in potenza si ritrouano le forme di tutte le Consonanze; & onde habbia origine l'Hexachordo minore. | cap. 16. | 34 |
Della Quantità continoua, & della discreta. | cap. 17. | 35 |
Del Soggetto della Musica. | cap. 18. | 36 |
Quel che sia Numero sonoro. | cap. 19. | 37 |
Per qual cagione la Musica sia detta Subalternata all'Arithmetica, & mezana tra la Mathematica, & la Naturale. | cap. 20. | 39 |
Quel che sia Proportione: & della sua diuisione. | cap. 21. | 39 |
In quanti modi si compara l'vna quantità all'altra. | cap. 22. | 41 |
Quel che sia Parte aliquota, & Nonaliquota. | cap. 23. | 41 |
Della produttione del genere Molteplice. | cap. 24. | 42 |
Quel che sia Denominatore; & in qual modo si troui; & come di due proposte proportioni si possa conoscere qual sia la maggiore, ò la minore. | cap. 25. | 43 |
Come nasca il genere Superparticolare. | cap. 26. | 45 |
Della produttione del genere Superpatiente. | cap. 27. | 45 |
Del genere Molteplice Superparticolare. | cap. 28. | 46 |
Della produttione del Quinto & vltimo genere, detto Molteplice superpatiente. | cap. 29. | 47 |
Della Natura, & proprietà de i sopranominati Generi. | cap. 30. | 48 |
Del primo modo di moltiplicar le Proportioni. | cap. 31. | 51 |
Il Secondo modo di moltiplicar le Proportioni. | cap. 32. | 53 |
Del Sommare le Proportioni. | cap. 33. | 54 |
Del Sottrar le Proportioni. | cap. 34. | 54 |
Del Partire, ò Diuidere le Proportioni, & quello che sia Proportionalità. | cap. 35. | 56 |
Della Proportionalità, ò diuisione Arithmetica. | cap. 36. | 57page vi |
Della Diuisione, ò Proportionalità Geometrica. | cap. 37. | 58 |
In qual modo si possa cauare la Radice quadrata da vn proposto numero. | cap. 38. | 60 |
Della diuisione, ouero Proportionalità harmonica. | cap. 39. | 61 |
Consideratione sopra quello, che si è detto intorno alle Proportioni, & proportionalità. | c. 40. | 62 |
Che il Numero non è cagione propinqua, & intrinseca delle Proportioni musicali, nè meno delle Consonanze; & quali siano le quattro cagioni, Finale, Efficiente, Materiale, & Formale nella Musica. | cap. 41. | 66 |
Della inuentione delle Radici delle proportioni. | cap. 42. | 68 |
In che modo si possa ritrouar la Radice di più proportioni moltiplicate insieme | cap. 43. | 68 |
Della proua di ciascheduna delle sopramostrate operationi. | cap. 44. | 69 |
QVANTO la Musica sia stata da principio semplice, roza, & pouera di Consonanze. | cap. 1. | fac. 71 |
Per qual cagione gli Antichi nelle loro Harmonie non vsassero le Consonanze imperfette; & Pitagora vietaua il passare oltra la Quadrupla. | cap. 2. | 73 |
Dubbio sopra la inuentione di Pitagora. | cap. 3. | 75 |
Della Musica antica. | cap. 4. | 75 |
Delle materie che recitauano gli Antichi nelle lor Canzoni, & di alcune Leggi musicali. | c. 5. | 79 |
Quali siano stati gli Antichi Musici. | cap. 6. | 82 |
Quali cose nella Musica habbiano possanza da indur l'Huomo in diuerse passioni. | cap. 7. | 86 |
In qual modo l'Harmonia, & la Melodia, & il Numero possino muouer l'Animo, & disporlo à varij affetti; & indur nell'Huomo variati costumi. | cap. 8. | 89 |
In qual genere di Melodia siano stati operati li narrati effetti. | cap. 9. | 92 |
De i Suoni, & delle Voci, & in qual modo naschino. | cap. 10. | 94 |
Da che nascono i suoni graui, & da che gli acuti. | cap. 11. | 96 |
Quel che sia Consonanza, Dissonanza, Harmonia, & Melodia. | cap. 12. | 97 |
Diuisione delle Voci. | cap. 13. | 99 |
Quel che sia Canto, & Modulatione, & in quanti modi si possa cantare. | cap. 14. | 99 |
Quel che sia Interuallo, & delle sue specie. | cap. 15. | 100 |
Quel che sia Genere; & di tre generi di Melodia, ò Cantilena appresso gli Antichi; & delle loro specie. | cap. 16. | 101 |
Per qual cagione ciascun de gli Interualli contenuto ne i mostrati Tetrachordi sia detto Incomposto. | ca. 17. | 106 |
In qual modo si possa accommodare alla sua proportione qual si voglia Consonanza, ouero Interuallo. | cap. 18. | 107 |
Vn'altro modo di accommodar le Consonanze alla loro proportione. | cap. 19. | 109 |
In qual modo si possa vdir qual si voglia Consonanza accommodata alla sua proportione. | c. 20. | 110 |
Del primo modo di Moltiplicar le Consonanze. | cap. 21. | 111 |
Del Secondo modo di moltiplicar le Consonanze. | cap. 22. | 112 |
Come si possa diuidere rationalmente qual si voglia Consonanza, ò Interuallo. | cap. 23. | 114 |
In qual modo si possa diuidere qual si voglia Interuallo musicale in due parti equali. | cap. 24. | 115 |
Altro modo di diuider qual si voglia Consonanza, ouero Interuallo musicale in due, ouero in più parti equali. | cap. 25. | 116 |
In qual modo la Consonanza si faccia diuisibile. | cap.26. | 118 |
Quel che sia Monochordo; & perche sia cosi chiamato. | cap. 27. | 119 |
Della Diuisione, ouero Ordinatione del Monochordo della prima specie del genere diatonico, detta Diatonico diatono; del nome di ciascuna chorda; & chi fu l'Inuentore di questo Genere. & del suo ordine. | cap. 28. | 119 |
Che gli Antichi attribuirono alcune chorde de i loro istrumenti alle Sphere celesti. | cap. 29. | 123 |
In che modo le predette Sedici chorde siano state da i Latini denominate. | cap. 30. | 126 |
Consideratione sopra la mostrata Diuisione, ouer ordinatione; & sopra l'altre specie del genere Diatonico ritrouate da Tolomeo. | cap. 31. | 128 |
Del genere Chromatico; & chi sia stato il suo Inuentore; & in qual maniera lo potesse trouare; & delle chorde, che aggiunse Timotheo nel solito Istrumento. | cap. 32. | 132 |
Diuisione del Monochordo Chromatico. | cap. 33. | 136 |
Consideratione sopra la mostrata diuisione, & sopra alcune altre specie di questo genere, ritrouapage viite da Tolomeo. | cap. 34. | 138 |
Chi sia stato l'Inuentore del genere Enharmonico, & in qual maniera l'habbia ritrouato. | cap. 35. | 140 |
Della Diuisione, ò Compositione del monochordo Enharmonico. | cap. 36. | 140 |
Consideratione sopra la mostrata Partitione, ouero Compositione; & sopra quella specie di Enharmonico, che ritrouò Tolomeo. | cap. 37. | 142 |
Della Compositione del Monochordo Diatonico diatono, inspessato dalle chorde Chromatiche & dalle Enharmoniche. | cap. 38. | 143 |
Che 'l Diatonico Naturale, ò syntono di Tolomeo sia quello, che dalla Natura è prodotto, & che naturalmente habbia la sua forma da i Numeri harmonici. | cap. 39. | 146 |
Della diuisione del Monochordo Naturale, ouer syntono Diatonico, fatta secondo la natura, & proprietà de i Numeri sonori. | cap. 40. | 149. |
Che ne gli Istrumenti arteficiali moderni non si adopera alcuna delle mostrate specie Diatoniche. | cap. 41. | 150 |
Quel, che si dee osseruare nel temperamento de gli Instrumenti artificiali, di modo che nel numero delle chorde, & nella equalità de i Tuoni s'assimigli al Diatonico ditonico: ma ne gli Interualli consonanti; quantunque accidentali, al Naturale o Syntono di Tolomeo. | cap. 42. | 153 |
Dimostratione, dalla quale si può comprendere, che la mostrata Partecipatione, ò Distributione sia ragioneuolmente fatta; & che per altro modo non si possa fare, che stia bene. | cap. 43. | 155 |
Della compositione del Monochordo diatonico equalmente temperato nel primo modo. | c. 44. | 159 |
Se nelle Canzoni seguitiamo cantando gli Interualli prodotti da i veri Numeri sonori numeri, ouero i temperati; & della risolutione d'alcuni dubbij. | cap. 45. | 164 |
Della inspessatione del Monochordo Diatonico dalle chorde del genere Chromatico. | cap. 46. | 167 |
In che maniera possiamo inspessare il detto Monochordo con le chorde Enharmoniche. | cap. 47. | 170 |
Che più ragioneuole è dire, che gli Interualli minori nascano da i maggiori; che dire, che i maggiori si compongano de i minori; & che meglio è ordinato l'Hexachordo moderno, che il Tetrachordo antico. | cap. 48. | 173 |
Che ciascuno de i tre Generi nominati, si può dire Genere & Specie; & che ogn'altra Diuisione, ouer'Ordinatione de Suoni sia vana & inutile. | cap. 49. | 174 |
Per qual cagione le Consonanze hanno maggiormente origine dalle Proportioni di maggiore inequalità, che da quelle di minore. | cap. 50. | 176 |
Dubbio sopra quello, che si è detto. | cap. 51. | 178 |
QVEL che sia Contrapunto, & perche sia cosi nominato. | cap. 1. | fac. 180 |
Dell'inuentione delle Chiaui & delle Figure cantabili. | cap. 2. | 181 |
De gli Elementi, che compongono il Contrapunto. | cap. 3. | 183 |
Diuisione delle mostrate specie. | cap. 4. | 185 |
Se la Quarta è consonanza; & donde auiene, che i Musici non l'habbiano vsata, se non nelle compositioni de più voci. | cap. 5. | 186 |
Diuisione delle Consonanze nelle Perfette & Imperfette. | cap. 6. | 188 |
Che la Quinta & la Quarta sono mezane tra le Consonanze perfette & l'imperfette. | cap. 7. | 189 |
Quali Consonanze siano più piene, & quali più vaghe. | cap. 8. | 190 |
Della differenza che si troua tra le consonanze Imperfette. | cap. 9. | 191 |
Della propietà, ò natura delle consonanze Imperfette. | cap. 10. | 191 |
Ragionamento particolare intorno all'Vnisono. | cap. 11. | 192 |
Della Prima consonanza, detta Diapason, ouero Ottaua. | cap. 12. | 194 |
Della Diapente, ouer Quinta. | cap. 13. | 195 |
Della Diatessaron, ouer Quarta. | cap. 14. | 197 |
Del Ditono, ouer Terza maggiore. | cap. 15. | 198 |
Del Semiditono, ouer Terza minore. | cap. 16. | 198 |
Dell'utile; che apportano nella Musica gli Interualli dissonanti. | cap. 17. | 199 |
Del Tuono maggiore & del minore. | cap. 18. | 201 |
Del Semituono maggiore & del minore. | cap. 19. | 201 |
Dell'Hexachordo maggiore, ouero Sesta maggiore. | cap. 20. | 202 |
Dell'Hexachordo minore, ouer Sesta minore. | cap. 21. | 203 |
Della Diapente col Ditono, ouero della Settima maggiore. | cap. 22. | 204page viii |
Della Diapente col Semiditono, ouero della Settima minore. | cap. 23. | 205 |
In qual maniera naturalmente, ò per accidente, tali Interualli da i Prattici alle volte si pongano superflui, ò diminuti. | cap. 24. | 206 |
De gli effetti che fanno questi segni . b. & . | cap. 25. | 209 |
Quel che si ricerca in ogni Compositione; & prima del Soggetto. | cap. 26. | 210 |
Che le Compositioni si debbono essentialmente comporre prima di Consonanze, & dopoi per accidente di Dissonanze. | cap. 27. | 212 |
Che si debbe dar principio alle compositioni per vna delle consonanze perfette. | cap. 28. | 213 |
Che non si debbe porre due Consonanze, contenute sotto vna istessa proportione, l'una dopo l'altra ascendendo, ouero discendendo, senza alcun mezo. | cap. 29. | 216 |
Quando le parti della Cantilena hanno tra loro Harmonica relatione; & in qual modo potiamo vsare la Semidiapente & il Tritono nelle compositioni. | cap. 30. | 219 |
Che rispetto si dè hauere à gli Interualli relati nelle compositioni di più voci. | cap. 31. | 222 |
In qual maniera due, ò più Consonanze perfette, ouero imperfette, contenute sotto vna istessa forma, si possino porre immediatamente l'vna dopò l'altra. | cap. 32. | 224 |
Che due, ò più Consonanze perfette, ouero imperfette, contenute sotto diuerse forme, poste l'vna immediatamente dopò l'altra, si concedono. | cap. 33. | 224 |
Che dopò la Consonanza perfetta stà bene il porre la imperfetta; ouero per il contrario. | c. 34. | 225 |
Che le parti della Cantilena debbono procedere per mouimenti contrarij. | cap. 35. | 226 |
In qual maniera le parti della Cantilena possino insieme ascendere, ò discendere. | cap. 36. | 226 |
Che si debbe schiuare, più che si può, i Mouimenti fatti per salto; & similmente le Distanze, che possono accascare tra le Parti della cantilena. | cap. 37. | 229 |
In qual maniera si debba procedere da vna Consonanza ad vn'altra. | cap. 38. | 230 |
In qual maniera si debba terminare ciascuna cantilena. | cap. 39. | 233 |
Il modo, che si dè tenere nel far li Contrapunti semplici à due voci, chiamati di Nota contra nota. | cap. 40. | 234 |
Che ne i Contrapunti si debbono schiuare gli Vnisoni, più che si puote, & che non si dè molto di lungo frequentare le Ottaue. | cap. 41. | 237 |
De i Contrapunti diminuiti à due voci; & in qual modo si possino vsar le Dissonanze; & de molte Regole, che si deono osseruare in essi. | cap. 42. | 238 |
Il modo, che hà da tenere il Compositore nel fare i Contrapunti sopra vna Parte, ò Soggetto diminuito. | cap. 43. | 244 |
Quando è lecito vsare in vna parte della Cantilena due, ò più volte vn passaggio, & quando non. | cap. 44. | 247 |
Che non è necessario, che la parte del Soggetto, & quella del Contrapunto incomincino insieme; & di quattro differenze, che si trouano delle Figure cantabili. | cap. 45. | 250 |
Che le Modulationi debbono essere ben regolate, & quel che dè osseruare il Cantore nel cantare. | cap. 46. | 251 |
Che non si dè continuar molto di lungo nel graue, ò nell'acuto nelle modulationi. | cap. 47. | 253 |
Che 'l porre vna Dissonanza, ouer vna Pausa di minima tra due Consonanze perfette d'vna istessa specie, che ascendino insieme, ò discendino, non fà, che tali consonanze non siano senza alcun mezo. | cap. 48. | 254 |
Della Battuta. | cap. 49. | 256 |
Della Sincopa. | cap. 50. | 259 |
Della Cadenza; quello che ella sia; delle sue specie; & dell'vso suo. | cap. 51 | 260 |
Il modo di fuggir le Cadenze; & quello, che si haurà da osseruare, quando il Soggetto farà il mouimento di salto. | cap. 52 | 266 |
Delle Pause. | cap. 53. | 267 |
Delle Consequenze. | cap. 54. | 269 |
Delle Imitationi; & quello che elle siano. | cap. 55. | 275 |
De i Contrapunti doppij, & quello che siano. | cap. 56. | 279 |
Quel che dè osseruare il Contrapuntista oltra le Regole date; & d'alcune licenze, che potrà pigliare, quando li torneranno commode. | cap. 57. | 289 |
Il modo, che si hà da tenere nel comporre le Cantilene à più di due voci; & del nome delle Parti. | cap. 58. | 293 |
Delle Cantilene, che si compongono à Tre voci; & di quello, che si dè osseruar nel comporle. | cap. 59. | 298 |
In Qual maniera la Quarta si possa porre nelle compositioni. | cap. 60. | 302 |
Di alcune Regole poste in commune. | cap. 61. | 304page ix |
Delle uarie sorti de Contrapunti arteficiosi; & prima di quelli, che si chiamano Doppij. | c. 62. | 310 |
Delle uarie sorti de Contrapunti à Tre uoci, che si fanno à mente in Consequenza sopra un Soggetto; & di alcune Consequenze, che si fanno di fantasia; & quello che in ciascheduna si hà da osseruare. | cap. 63. | 316 |
Quel che si dè osseruare, quando si uolesse fare una Terza parte alla sproueduta sopra due altre proposte. | cap. 64. | 331 |
Quel che bisogna osseruare intorno le Compositioni di quattro, ò di più uoci. | cap. 65. | 336 |
Alcuni auertimenti intorno le compositioni, che si fanno à più di Tre uoci. | cap. 66. | 340 |
Del Tempo, del Modo, & della Prolatione; & in che quantità si debbino finire, ò numerare le Cantilene. | cap. 67. | 347 |
Della perfettione delle Figure cantabili. | cap. 68. | 350 |
Della Imperfettione delle Figure cantabili. | cap. 69. | 353 |
Del Punto, delle sue specie; & de i suoi effetti. | cap. 70. | 355 |
Dell'Vtile, che apportano i mostrati Accidenti nelle buone Harmonie. | cap. 71. | 359 |
Delle Chorde communi, & delle Particolari delle cantilene Diatoniche, Chromatiche, & Enharmoniche. | cap. 72. | 362 |
Se l'uno de i due ultimi Generi si possa usar semplice nelle sue chorde naturali, senza adoperar le Chorde particolari de gli altri. | cap. 73. | 364 |
Che la Musica si può usare in due maniere; & che le Cantilene, che compongono alcuni Moderni, non sono sottoposte ad alcuno de i due nominati Generi. | cap. 74. | 365 |
Che 'l Diatonico può procedere nelle sue modulationi per gli Interualli di Terza maggiore, & di minore; & che ciò non faccia uariatione alcuna di Genere. | cap. 75. | 365 |
Che doue non si ode nelle compositioni alcuna uarietà di Harmonia, iui non può essere uarietà alcuna di Genere. | cap. 76. | 368 |
Dell'utile, che apportano i predetti due Generi; & in qual maniera si possino usare, che faccino buoni effetti. | cap. 77. | 368 |
Per qual cagione le Compositioni, che compongono alcuni Moderni per Chromatiche, facciano tristi effetti. | cap. 78. | 370 |
Delle cose, che concorreuano nella compositione de i Generi. | cap. 79. | 372 |
Opinioni delli Chromatisti ributtate. | cap. 80. | 375 |
QVELLO, che sia Modo, ò Tuono; & delle sue Specie. | cap. 1. | fac. 377 |
Che i Modi sono stati nominati da molti diuersamente; & per qual cagione. | c. 2. | 383 |
Del Nome, & del Numero de i Modi. | cap. 3. | 385 |
De gli Inuentori de i Modi. | cap. 4. | 387 |
Della Natura, ò Proprietà de i Modi. | cap. 5. | 388 |
Dell'Ordine de i Modi. | cap. 6. | 392 |
Che l'Hypermistolydio di Tolomeo non è quello, che noi chiamiamo Decimo modo. | c. 7. | 394 |
In qual maniera gli Antichi segnauano le Chorde de i loro Modi. | cap. 8. | 395 |
In qual maniera s'intenda la Diapason essere harmonicamente, ouero arithmeticamente mediata. | cap. 9. | 397 |
Che i Modi moderni sono necessariamente Dodici; & in qual maniera si dimostri. | cap. 10. | 398 |
Altro modo da dimostrare il numero delli Dodici Modi. | cap. 11. | 399 |
Diuisione de i Modi in Autentichi, & Plagali. | cap. 12. | 402 |
Delle Chorde finali di ciascun Modo; & quanto possa ascendere, ò discendere di sopra, & di sotto le nominate chorde. | cap. 13. | 403 |
De i Modi communi, & de i Misti. | cap. 14. | 404 |
Altra diuisione de i Modi; & di quello, che si hà da osseruare in ciascuno, nel comporre le cantilene; & in qual maniera le Otto sorti di Salmodie con essi si accompagnino. | cap. 15. | 405 |
Se co 'l leuare da alcuna cantilena il Tetrachordo Diezeugmenon; ponendo il Synemennon in suo luogo, restando gli altri immobili; un Modo si possa mutare nell'altro. | cap. 16. | 408 |
Della Trasportatione de i Modi. | cap. 17. | 410 |
Ragionamento particolare intorno al Primo modo; della sua Natura; de i suoi Principij; & delle sue Cadenze. | cap. 18. | 411 |
Del Secondo Modo. | cap. 19. | 414 |
Del Terzo modo. | cap. 20. | 415page x |
Del Quarto modo. | cap. 21. | 418 |
Del Quinto modo. | cap. 22. | 420 |
Del Sesto Modo. | cap. 23. | 421 |
Del Settimo modo. | cap. 24. | 423 |
Dell'Ottauo modo. | cap. 25. | 425 |
Del Nono modo. | cap. 26. | 427 |
Del Decimo modo. | cap. 27. | 428 |
Dell'Vndecimo modo. | cap. 28. | 430 |
Del Duodecimo, & vltimo modo. | cap. 29. | 433 |
In qual maniera si debbe far giudicio de i Modi; & quello, che si dee osseruare nelle Compositioni. | cap. 30. | 434 |
Del modo, che si hà da tenere, nell'accommodar le Parti della Cantilena; & delle estremità loro. | cap. 31. | 436 |
In qual maniera le Harmonie si accommodino alle soggette Parole. | cap. 32. | 438 |
Il modo che si hà da tenere; nel por le Figure cantabili sotto le Parole. | cap. 33. | 440 |
Delle Legature. | cap. 34. | 441 |
Quel che dè hauer ciascuno, che desidera di venire à qualche perfettione nella Musica. | c. 35. | 444 |
Della fallacia de i Sentimenti; & che 'l giudicio non si dè fare solamente col loro mezo: ma se li debbe accompagnar la Ragione. | cap. 36. | 445 |
A I STVDIOSI LETTORI.
Facciata. | Linea. | |
21 | nel margine. | Musicae libro. |
27 | 15 | Voce, ò co 'l mezo. |
35 | 3 | quale. |
4 | Diapason. | |
5 | de. | |
51 | 32 | Il perche venendo al proposito |
52 | 6 | termini, ò numeri. |
9 | che vorremo. | |
64 | 30 | volessimo accommodare alla |
77 | 47 | alcuna, che si |
80 | 43 | Percussioni |
83 | 38 | Sacada |
93 | 37 | habbiamo detto; visse |
138 | 35 | Superparticolare. |
147 | 22 | la Sesquiquinta. |
153 | 8 | nella Sesquisesta proportione |
Facciata. | Linea. | |
160 | 15 | violentemente. |
169 | 16 | questa X. tanto. |
238 | 3 | Fortunatam. |
255 | 1 | Particella. |
261 | 29 | Cadenze di due. |
266 | 10 | ò Periodo. |
285 | 19 | habbia le sincope. |
304 | nel margine. | Vide Def. Demonst. |
353 | 28 | l'essere Imperfetto |
360 | 47 | Chordae, & Chorda. |
434 | 5 | le quali non sono. |
440 | 8 | tener. |
448 | 4 | prima furono giudicati. |
9 | allora fu riputato. | |
28 | costui. |
220 | Nel Primo essempio de i Tritoni; la prima nota della parte graue vuol essere nel secondo spacio tra la prima, & la seconda riga. |
245 | Nell'vltima riga della parte graue, la sesta Figura vuol stare sopra la prima riga. |
248 | La chiaue nel principio della parte del Soggetto, vuol essere sopra la riga di mezo. Et la 31. nota vuol stare sopra la seconda riga. |
278 | L'ultima nota del secondo ordine del Canto del primo essempio, vuol essere nella seconda riga. |
287 | Nel primo ordine della parte acuta, bisogna leuare la Semiminima posta auanti la minima col punto nel fine. |
300 | Nell'vltimo ordine la seconda nota delle due che si trouano nella prima riga, vuol stare nella seconda. |
304 | Il luogo proprio dell'vltimo essempio è tra la line 29. & la 30. |
315 | La prima Figura del primo ordine nella parte più acuta, uuol essere una Breue: & nel Secondo, manca dopò la terza nota una Semiminima nel secondo spacio. |
321 & 322 | L'vno de due essempij è superfluo, ma ciò importa poco. |
322 | Nell'antepenultima dell'essempio ui uà una coronata [[mus.ferm]]. |
323 | L'ultima nota del quarto ordine, uuol essere una Chroma. |
325 | Nel terzo ordine dell'essempio ui è di più il Segno del Tempo nel principio.page xii |
332 | La Figura, ò nota posta delle parte più acuta nel fine nel quarto ordine, vuol essere sopra la riga del mezo. Et nella parte graue, nel quarto ordine, la Vndecima Figura, vuol essere Semiminima. |
339 | Nel principio del primo ordine nella parte acuta, il Segno del Tempo, vuol esser tagliato. |
341 | Nel principio del primo essempio, & primo ordine, che è nella parte più acuta; prima se porrà la chiaue nella prima riga; dopoi s'accommoderà la prima nota co 'l punto, & l'altra nota seguente sopra il Secondo Spacio; perche sono poste al riuersa. |
345 | Sopra la quarta nota della parte nell'Alto, nel principio manca il Segno della Presa. |
355 | Nel primo ordine tra le due prime Semibreui vi manca il punto di diuisione. |
357 | Nel primo ordine l'vna delle tre Breui dopò e 'l punto è superflua. |
363 | Nell'ordine Chromatico la Cifera và posta nel secondo spacio. |
401 | Nel primo essempio manca nel quarto spacio vna Breue nera. |
416 | Nel terz'ordine auanti le due Chrome manca il punto nel secondo spacio; & nel sesto il primo punto è superfluo. |
425 | Nel quarto ordine l'vltima delle quattro Semiminime, vuol essere vna Minima. |
SECONDA TAVOLA DELLE COSE PIV' NOTABILI CONTENVTE NEL PRIMO VOLVME.
A
B
C
D
E
F
G
H
I
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
V
L'ISTITVTIONI HARMONICHE DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Capella della Serenissima Signoria DI VENETIA:
PROEMIO: Nel quale si dimostra, in qual maniera la Musica habbia hauuto principio, & come sia stata accresciuta; & si ragiona della diuisione dell'Opera.
LA PRIMA PARTE DELLE ISTITVTIONI HARMONICHE DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Capella della Serenissima Signoria DI VENETIA:
Della Origine & certezza della Musica.Cap. 1.
Pronàque cum spectent animalia caetera terras,& questo perche ei non fermasse l'amor suo nelle cose basse & terrene; ma leuasse l'intelletto à contemplar le superiori & celesti; & penetrasse alle occulte & diuine col mezo delle cose, che sono & si comprendono per via de i Cinque sentimenti. Et benche, in quanto all'Essere, due soli fussero sufficienti; nondimeno per il Ben'essere, tre di più vene aggiunse: imperoche se per il Tatto si conoscono le cose dure & aspre, dalle tenere & polite; & per il Gusto si fà la differenza tra i cibi dolci & amari, & d'altri sapori; per questo & per quello si sente la diuersità del freddo & del caldo, del duro & del tenero, del greue & del leggiero; cose che veramente all'Esser nostro bastarebbono; non resta però, ch'al Ben'essere il Vedere, l'Vdire, & l'Odorare necessarij non siano; per i quali l'Huomo viene à rifiutare ciò che è cattiuo, & eleggere il buono. De questi chi vorrà ben essaminare la lor virtù, senza dubbio ritrouerà il Vedere, considerato da per sè, essere à i corpi di maggior vtilità; & consequentemente più necessario, che gli altri; ma ben si conoscerà poi, l'Vdito esser molto più necessario & migliore; considerandolo per accidente, nelle cose che appartengono all'Intelletto; conciosia che se bene per il senso del page 6Vedere si conoscono più differenze di cose; essendo che più si estende, che l'Vdito, nondimeno questo nell'acquisto delle Scienze & giudicio intellettuale più si estende, & molto maggior vtile ne apporta. Onde ne segue, che l'Vdito veramente sia & più necessario & megliore de gli altri Sentimenti; auenga che tutti Cinque si chiamino Istrumenti dell'Intelletto: percioche ogni cosa che vediamo, vdimo, tocchiamo, gustiamo, & odoriamo,1. metaph. c. 1. si offerisce à lui per il mezo de i Sensi & del Senso commune; ne di cosa alcuna può hauer cognitione, saluo che per il mezo di vno de questi cinque: essendo vero, ch'Ogni nostra cognitione da essi habbia l'origine. Dall'Vdito adunque, come dal più necessario de gli altri Sentimenti, la scienza della Musica hà hauuto la sua origine; la cui nobiltà facilmente si può per l'antichità dimostrare; percioche (come dicono Mosè,Gene. 4. Gioseffo,Antiq. 1. c.4. & Beroso CaldeoAntiq. lib. 1.) auanti che fusse il Diluuio vniuersale, fù al suono de martelli trouata da Iubale della stirpe di Caino; ma perduta poscia per lo soprauenuto diluuio, di nuouo fu da Mercurio ritrouata: conciosia che (come vuole DiodoroHist. lib. 1. Nym. Mercu.) egli fù il primo, che osseruò il Corso delle stelle, l'Harmonia del Canto, & le Proportioni de i Numeri; & dice ancora, lui essere stato l'Inuentore della Lira con tre Chorde; del cui parere è stato anco Homero & Luciano;Dial. Deorum. quantunque Lattantio, in quello che fà della Falsa religione,Lib. 1. c. 10. attribuisca l'inuentione della Lira ad Apollo; & PlinioNat. histo. lib. 7. c. 56. voglia, che l'Inuentore della Musica sia stato Anfione, Ma sia à qual modo si voglia; BoetioMusicae li. 1. cap. 10. (accostandosi all'opinione di Macrobio,De Som. lib. 2. cap. 1. & allontanandosi da Diodoro) vuole, che Pitagora, & non Platone, come vuol Guidone Aretino;Microlo. lib. 1.c. 20. sia stato colui, che ritrouò la Ragione delle musicali proportioni al suono de martelli: Percioche passando egli appresso vna bottega di fabri, i quali con diuersi martelli batteuano vn ferro acceso sopra l'incundine, gli peruenne all'orecchie un certo ordine de suoni, che gli mouea l'udito con dilettatione; & fermatosi alquanto, cominciò ad inuestigare, onde procedesse cotale effetto; & parendogli primieramente, che dalle forze diseguali de gli huomini potesse procedere; fece che coloro, iquali batteuano, cambiassero i martelli: ma non vdendo suono diuerso da quello di prima; giudicò (com'era il vero) che la diuersità del peso de martelli fusse la cagione. Per la qual cosa hauendo fatto pesare ciascun di loro separatamente, ritrouò tra i Numeri de i pesi le ragioni delle Consonanze & dell'Harmonie; lequali egli poi industriosamente accrebbe in questo modo; c'hauendo fatto chorde di budella di pecore di grossezza vguale; attaccando ad esse i medesimi pesi de martelli; ritrouò le medesime consonanze; tanto più sonore, quanto che le chorde per sua natura rendono il Suono all'vdito più grato. Continuossi quest'Harmonia per alquanto spatio di tempo; & dopoi i successori, i quali sapeuano già i suoi fondamenti esser posti in certi & determinati Numeri, più sottilmente facendone proua, à poco à poco la ridussero à tale; che le diedero nome di perfetta & certa Scienza. Et rimouendo i falsi & dimostrando i veri concenti, con euidentissime ragioni de Numeri & infallibili, ne diedero in iscritto chiarissime Regole; come apertamente in tutte l'altre Scienze vediamo esser auenuto; che i Primi inuentori di esse, come chiaramente lo dimostra Aristotele,2. Elen. c. 1 2. Metaph. cap. 1. non n'hebbero mai perfetta cognitione; anzi con quel poco di lume erano mescolate molte tenebre di errori; i quali rimossi da chi li conosceua, in vece loro succedeua la verità; come fece egli intorno à i Principij della Filosofia naturale; che adducendo diuerse opinioni de gli Antichi filosofi, approuò le buone & vere, rifiutò le false, dichiarò le oscure & male intese, & aggiungendoui la sua opinione & autorità, dimostrò & insegnò la vera scienza della Filosofia naturale. Cosi della nostra scienza della Musica i posteri mostrando gli errori de passati, & aggiungendoui la loro autorità, la fecero talmente chiara & certa, che la 2. Metaph. com. 16. connumerarono, & fecero parte delle scienze Mathematiche; & questo non per altro, saluo che per la sua certezza: percioche questa con l'altre insieme auanza di certezza l'altre Scienze, & tiene il primo grado di verità; il che dal suo nome si conosce; poi che Mathematica è detta da Μάθημα parola greca, che in latino significa Disciplina; & nella noIn prooemio Arith. stra lingua importa Scienza, ò Sapienza; la quale (come dice Boetio) altro non è che page 7vna Intelligenza; o per dirla piu chiaro, capacità di verità delle cose che sono & di loro natura non sono mutabili; della qual Verità queste Scienze fanno particolar professione; essendo che considerano le cose, che di lor natura hanno il vero essere. Et sono in tanto differenti d'alcune altre Scienze; che queste essendo fondate sopra le opinioni de diuersi huomini, non hanno in se fermezza alcuna; & quelle hauendo i Sentimenti per loro proua, uengono ad hauere ogni certezza. Percioche i Mathematici nelle cose essentiali sono d'un'istesso parere; ne ad altro consentono, che à quel, che si può sensatamente capire. Et è tanta la certezza di dette Scienze; che col mezo de' Numeri si sà infallibilmente il Riuolgimento de cieli, gli Aspetti uarij de i pianeti, l'Eclisse della Luna, & quello del Sole, & infiniti altri bellissimi secreti, senza esser tra loro punto di discordia. Ilperche da questo si può conoscere, che la Musica sia & nobile & certissima; essendo parte delle Scienze mathematiche.
Os Homini sublime dedit coelumque videre
Iussit; & erectos ad sydera tollere vultus.
Delle Laudi della Musica.Cap. II.
Et longum formose vale, vale (inquit) Iola;Facendo dal pianto & da sospiri quasi interrompere il Verso, fà proferir lunga quella Sillaba, che prima hauea posta breue. Dopoi uolendo mostrare, quanto sia ueloce il Tempo, lo dimostra col uerso composto de molti Datili, che sono Piedi atti alla uelocità & à mostrar un tale effetto, dicendo;Georg. 3.
Sed fugit interea fugit irreparabile tempus.Et uolendo dimostrar, con quanto silentio la città de Ilio fusse da Greci assalita, lo mostra con un Verso composto di molti Spondei, i quali sono Piedi per loro natura atti alla tardità & alle cose deboli & ociose, dicendo; Aeneid. 2.
Inuadunt vrbem somno, vinoque sepultam.Lascierò hora di dire, come uolendo mostrare i Cartaginesi essere stati sempre nemici & contrarij à Romani; nel descriuere il sito di Cartagine, pospose à bello studio quella parola, che andaua preposta, & disse;
Italiam contra.Aeneid. 1. Et infiniti altri, che troppo lungo sarebbe il raccontargli in questo luogo, de i quali l'Opera è piena. Basterà hora per ultima conclusione dire; che la Poesia sarebbe senza leggiadria alcuna, se dalle parole harmonicamente poste non gli fusse data. Oltra di ciò lascierò da parte il dire, quanta simiglianza & vnione con essa habbiano l'Arithmetica & la Geometria, percioche si conosce nel trattar la Scienza; & dirò solamente, che se l'Architettore non hauesse cognitione della Musica; come ben lo dimostra Vitruuio;De Archi. lib. 1. cap. 1. non saprebbe con ragion fare il temperamento delle machine, & ne i Theatri collocare i vasi, & dispor bene & musicalmente gli edificij. L'Astronomia medesimamente, se non fusse aiutata da i fondamenti harmonici, non saprebbe gl'influssi buoni & rei. Anzi dirò più; se l'Astronomo non sapesse la concordanza de i Sette pianeti, & quando l'uno con l'altro si congiunga, ouero l'uno all'altro si opponga, non predirebbe mai le cose future. La Filosofia ancora, laquale hà per suo proprio il discorrer con ragione le cose produtte dalla natura & possibili à prodursi, non confessa ella dal Primo motore dependere ogni cosa, & esser ordinata con si mirabil ordine, che ne risulta nell'Vniuerso una tacita harmonia? Ecco, che primieramente le cose graui tengono il luogo basso, le leggieri il soprano, & quelle di men peso, secondo la loro natura, posseggono il luogo di mezo. Et più oltra procedendo, i Filosofi affermano, che i Cieli riuolgendosi fanno harmonia; la quale se bene non udimo, questo può auenire, ò per la loro ueloce reuolutione, ò per la troppo distanza, ouero per altra cagione à noi occulta. La Medicina da questa non può star lontana; imperoche se 'l Medico non hà cognitione della Musica, come saprà egli ne i suoi medicamenti proportionar le cose calide con le frigide, secondo i loro gradi? & come potrà hauere ottima cognitione de i Polsi? i quali il dottissimo Herofilo dispose secondo l'ordine de i Numeri musicali. Et per salire più alto, la Theologia nostra ponendo nel page 9cielo i Spiriti angelici, diuide quelli in noue Chori contenuti in tre Hierarchie; come scriue Dionisio Areopagita.De caelest. hierar. c. 6. Queste sono di continuo presenti alla Diuina maestà, & non cessano di cantare Santo, Santo, Santo, Signore Iddio de gli esserciti; come è scritto in Isaia.Isa. cap. 6. Et non solo questi, ma i quattro Animali ancora, i quali nel Libro delle Reuelationi sono descritti da San Giouanni,Apoca. ca. 4. 5. 14. 15. & 19. stanno auanti il trono di Dio, & cantano l'istesso canto. Stanno oltra ciò i vintiquattro Vecchi inanzi all'Agnello immaculato, & con suono di Cetere & altissime uoci cantano all'Altissimo Iddio vn nuouo canto; ilquale è cantato anco dalle voci de Citaristi citarizanti nelle cetere loro auanti i quattro Animali & vintiquattro Vecchi. Di queste & altre quasi infinite cose al proposito nostro n'è piena la diuina Scrittura, lequali per breuità trapasseremo; bastando solamente dire, per suprema laude della Musica; senza far mentione alcuna d'altra Scienza; che ella, secondo la testimonianza de Sacri libri, sola si troua nel Paradiso, & è quiui nobilissimamente essercitata. Et si come nella Celeste corte, che Chiesa trionfante vien detta; cosi nella nostra terrena, che Militante si chiama, non con altro, che con la Musica, si lauda & ringratia il Creatore. Ma lasciamo hormai da parte le cose superiori, & ritorniamo à quelle, che sono dalla Natura produtte per ornamento del Mondo, che uederemo ogni cosa esser piena de musici concenti. Il mare primamente hà le Sirene, le quali (s'è lecito dar fede à i Scrittori) à nauiganti vdir si fanno di tal sorte, che vinti molte uolte dall'Harmonia loro, & soprapresi dal sonno, perdono quello, che sopra ogn' altra cosa è carissimo à tutti gli animali. Nell'Aria & nella Terra insieme sono gli Vccelli, che ancor'essi co i loro concenti dilettano & ricreano, non pur gli animi lassi & pieni di noiosi pensieri; ma i corpi ancora: percioche il Viandante molte uolte stanco per il lungo viaggio, ricrea l'animo, riposa il corpo, & si dimentica le passate fatiche, per la soaue harmonia de boscarecci canti de vccelli de tante varie sorti, che sarebbe impossibile il uolerle raccontare. I Fiumi & li Fonti medesimamente dalla natura fabricati soglion dare grato piacere à chiunque ad essi uicino si ritroua; & l'inuitano ben spesso per ricrearsi ad accompagnare il suo rustico canto co i loro strepitosi concenti. Tutte queste cose il Dottissimo Virgilio espresse con poche parole: quando disse;In Sileno.
Tum uerò in numerum Faunosque, ferasque uideresDinotandoci ch'al canto di Sileno, non solo i Fauni & l'altre fiere; ma le dure Quercie ancora ballauano; saltando quelli & queste spesso mouendosi con numerosi mouimenti; per dimostrarci, che non pur le cose sensibili; ma ancora quelle, che mancano del senso, sono quasi prese & vinte da i concenti musicali; & fansi di dure & aspre, mansuete & piaceuoli. Ma se tanta Harmonia si troua nelle cose celesti & terrestri; ouero, per dir meglio, se 'l Mondo dal Creatore fu composto pieno di tanta harmonia; perche dobbiamo credere l'Huomo esserne priuo di essa? Et se l'Anima del Mondo (come uogliono alcuni) non è altro che Harmonia, potrà esser che l'Anima nostra non sia in noi cagione d'ogni Harmonia, & che col Corpo non sia harmonicamente congiunta? massimamente hauendo Iddio creato l'Huomo alla similitudine del Mondo maggiore, detto da Greci Κόσμος; cioè, Ornamento, ouer'Ornato, & essendo fatto à quella similitudine di minor quantità, à differenza del quale uien chiamato Μικρόκοσμος; cioè, Picciol mondo; certo che non è cosa ragioneuole. Onde Aristotele2. De anima. c. 3. volendo mostrar il musicale componimento dell'Huomo molto ben disse; La parte Vegetatiua alla Sensitiua, & questa alla Intellettiua hauer la medesima conuenienza, che hà la Figura di tre lati à quella di quattro. Certa cosa è adunque, che non si ritroua cosa alcuna buona, che non habbia musicale dispositione; & la Musica ueramente, oltra che rallegra l'animo, riduce anche l'Huomo alla contemplatione delle cose celesti; & hà tal proprietà, page 10ch'ogni cosa à cui si aggiunge fà perfetta; & quegli Huomini sono veramente felici & beati, che sono dotati di essa; come afferma il Santo Profeta, dicendo;Psal. 88. Beato è quel populo, che sà la Giubilatione. Per la quale autorità, Hilario Vescouo Pittauiense dottore catholico, esponendo il Salmo 65. si mosse à dire; che la Musica è necessaria all'huomo Christiano; conciosia che nella scienza di essa si ritroua la beatitudine. Onde per questo hò ardimento di dire; che quelli, che non hanno cognitione di questa Scienza, sono da esser connumerati tra gl'ignoranti. Anticamente (come dice IsidoroLib. 3. Etymol. c. 15.) non era men uergogna il non sapere la Musica, che le Lettere; però non è marauiglia, se Hesiodo poeta famosissimo & antichissimo (come narra Pausania Lib. 10. Descript. veteris Graeciae) fù escluso dal certame; come colui, che non hauea mai imparato à sonar la Cetera, ne col suono di quella accompagnare il canto. Cosi ancora Temistocle (come narra TullioTusculan. Quaest. li. 1.) rifiutando di sonar la Lira nel conuito, fu men dotto & men sauio riputato. Il contrario leggiamo, che furono in gran pregio appresso gli Antichi Lino & Orfeo, amendue figliuoli de i loro Dei; percioche col soaue canto (come si dice) non solamente addolciuano gli Animi humani; ma le fiere, & gli uccelli ancora; & quello, che è più marauiglioso da dire, moueano le pietre da i proprii luoghi, & à i fiumi riteneuano il corso. Et questo istesso Horatio attribuisce ad Anfione, dicendo.De Arte poetica.
Ludere: tum rigidas motare cacumina quercus.
Nec tantum Phoebo gaudet Parnasia rupes,
Nec tantum Rhodope miratur, & Ismarus Orphea:
Quantum omnis mundus gaudet cantante Sileno.
Dictus & Amphion Thebanae conditor arcisDa i quali per auentura impararono gli antichi Pitagorici, che con musici suoni inteneriuano gli animi feroci; & Asclepiade medesimamente, che molte uolte per questa via racchetò la discordia nata nel populo, & col suono della Tromba restitui l'Vdito à i sordi. Parimente Damone pitagorico ridusse col Canto alcuni gioueni dediti al uino & alla lussuria à temperata & honesta uita. La onde dissero bene coloro, che affermauano la Musica esser una certa legge & regola di modestia; essendoche Theophrasto ritrouo alcuni Modi musicali da racchetare i spiriti perturbati. Però meritamente & sapientemente Diogene Cinico beffaua i Musici de suoi tempi, i quali hauendo le chorde delle loro cetere concordi, haueano l'animo incomposto & discorde; essendo abbandonato dall'harmonia de costumi. Et se dobbiamo prestar fede alla Historia; ci debbe parer quasi nulla quello, che habbiamo detto: percioche molto maggior cosa è l'hauere uirtù di sanar gl'infermi, che di corregger la uita de sfrenati giouani; come ancora leggiamo di Senocrate, ilquale col suono de gli organi ridusse i pazzi alla pristina sanità, & Talete di Candia, col suono della Cetera scacciò la pestilenza.Alexan. ab Alex. li. 2. c. 16. Geni. Die. Et noi vediamo hoggidì, che per uia della Musica s'oprano cose marauigliose; imperoche tanta è la forza de i Suoni & de i Balli contra il veleno delle Tarantole, che in breuissimo tempo risana coloro, che da esse sono stati morsi; come si vede ogni giorno per esperienza nella Puglia, paese abondantissimo de cotali animali. Ma senza più testimonii profani, non habbiamo noi nelle Sacre lettere1. Reg. c. 6., che 'l profeta Dauid racchetaua lo Spirito maligno di Saul col suono della sua Cetera? Et per questo credo io, che esso regio Profeta ordinasse, che nel Tempio d'Iddio si usassero i canti & gli harmonici suoni;1. Paral. c. 25. conoscendo ch'erano atti à rallegrare i spiriti, & à ridur gli huomini alla contemplatione delle cose celesti. I Profeti ancora (come dice Ambrosio sopra 'l Salmo 118. volendo profetizare, dimandauano, ch'un perito del Suono si ponesse à sonare; accioche inuitati da quella 4. Reg. c. 3. dolcezza gli fusse infusa la gratia spirituale. Però Eliseo non uolse profetizare al Re d'Israele quel, che douesse fare per l'acquisto delle acque; accioche gli esserciti non morissero di sete; se prima non gli fù menato al suo conspetto un Musico, il quale cantasse; & cantando egli fu dello Spirito diuino inspirato, & predisse il tutto. Ma passiamo più oltra; percioche non mancano gli essempij. Timotheo (si come insieme con molti altri narra il Gran BasilioHomil. 54. Ad adolescentes.) con la Musica incitaua il Re Alessandro al combattere; & quello medesimo essendo incitato riuocaua. Narra Aristotele nel Libro della Natura page 11de gli Animali, che i Cerui per il canto de cacciatori sono presi; & che della Sampogna pastorale & del canto ancora molto si dilettano; il che conferma Plinio nella sua Natu-Lib. 9. c. 5. Lib. 8. c. 32 rale Historia. Et per non mi distendere più sopra di questo, solamente dirò di conoscere alcuni, i quali hanno veduto de i Cerui, che fermando il lor corso, se ne stauano attenti ad ascoltare il Suono della Lira & del Leuto; & medesimamente si uede ogni giorno gli Vccelli vinti & ingannati dall'Harmonia, il più delle uolte restare presi dall'Vccellatore. Narra etiandio Herodoto & Plinio,Vrania lib. 1. Nat. hist. lib. cap. 8. che la Musica campò Arione dalla morte, che precipitandosi nel mare, fu portato dal Delfino nel lito di Teniaro isola. Ma lasciamo stare hormai molti altri essempi, che potremmo addurre, & diciamo vn poco del buon Socrate maestro di Platone, che già uecchio & pieno di sapienza volse imparare à sonar la Cetera: & il vecchio Chirone tra le prime arti, che insegnasse ad Achille nella tenera età, fu la Musica; & uolse, che le sanguinolenti sue mani, prima che s'imbrattassero del sangue Troiano, sonassero la Cetera. PlatoneDe legibus. 3. & Aristotele8. Politi. c. 3. non comportano, che l'Huomo bene istituito sia senza Musica; anzi persuadono con molte ragioni tale Scienza douersi imparare; & mostrano la forza della Musica esser in noi grandissima; & perciò vogliono, che dalla fanciullezza vi si dia opera; conciosia che è sofficiente à indurre in noi un nuouo habito & buono, & un costume tale, che ne guida & conduce alla virtù, & rende l'animo più capace di felicità: & il Seuerissimo Licurgo Re de Lacedemonij tra le sue seuerissime Leggi lodò & sommamente approuò la Musica; percioche molto ben conosceua, ch'all'Huomo era necessaria molto, & di giouamento grandissimo nelle cose della guerra; di modo che i loro Esserciti (come narra ValerioDict. Fact. lib. 2. ca. 1.) non usauano di andar mai a combattere, se prima non erano ben riscaldati & inanimati dal Suono de Pifferi. Osseruasi ancora tal costume à i tempi nostri; percioche di due esserciti l'uno non assalirebbe l'inimico, se non inuitato dal suono delle Trombe & de Tamburi, ouero da alcun'altra sorte de musicali istrumenti. Et benche, oltra i narrati, non manchino infiniti altri essempi, da i quali si potrebbe maggiormente conoscere la dignità & eccellenza della Musica; nondimeno, per non andar più in lungo, li lasciaremo; essendo à bastanza quello, che fin'hora si è ragionato.
Saxa mouere sono testudinis, & prece blanda
Ducere quo vellet;
A che fine la Musica si debba imparare.Cap. III.
Dell'Vtile che si hà della Musica, & dello Studio che vi dobbiamo porre, & in qual modo usarla.Cap. IIII.
Eneruant animos citharae, cantusque lyraeque,Ne d'altro sanno ragionare, che di tali cose; ne altro che dishoneste parole dalla loro sporca bocca si sentono uscire. Per il contrario poi, sono alcuni, i quali per cotale studio non solo molli & effeminati; ma importuni, dispiaceuoli, superbi, pertinaci & inhumani diuentano; di modo che uedendosi ad un certo termine arriuati, stimandosi sopra d'ogn'altro eccellenti (il che è proprio d'una gran parte de quelli, ch'essercitano la Musica ne i nostri tempi) si gloriano, si essaltano & si lodano; & vituperando gli altri, per parere d'esser pieni di sapienza & di giudicio; se ben sono ignoranti, & goffi; stanno con la maggior riputatione & superbia del mondo; ne mai se non con grande istantia de prieghi, & con laudi molto maggiori, che à loro conuengono, si possono ridurre à mostrare un poco del loro sapere. Per la qual cosa de tutti questi Tigelii si verifica il detto di Horatio.Ser. lib. 1. Ser. 3
Et uox, & numeris brachia mota suis.
Omnibus hoc uitium est Cantatoribus, inter amicos,A' tali faceua dibisogno, che i padri loro più presto hauessero fatto imparare qualch'altro mestiero, quantunque vile; che forse non sarebbono caduti in tali errori, & hauerebbono acquistate megliori creanze. Tutto questo hò uoluto dire, accioche quelli, che dell'arte della Musica vogliono fare professione, s'innamorino della Scienza, & diano opera allo studio della Speculatiua; percioche non dubito, che congiungendo questa insieme con la Prattica non habbiano da diuentar virtuosi, honesti & costumati; & in tal modo uerranno ad imitare gli Antichi, i quali (come si è detto) accompagnauano la Musica con la Ginnastica: percioche cosi accompagnata ella sarà potente di ridur ciascun suiato nella diritta via de buoni costumi. Ne alcun debbe credere, che quello c'hò detto in questo proposito dell'arte della Musica, l'habbia detto per uituperarlo; ne anche per dir male di coloro, che in tal maniera si essercitano; cosa che giamai non mi è caduto nell'animo; ma più tosto l'hò detto, accioche congiungendola in tal modo con altre honoreuoli Scienze piene di seuerità , la difendiamo da i uagabondi & ottiosi ruffianesmi de bagatellieri; & la riponiamo nel suo uero luogo; si ch'ella non habbia da seruir più à coloro, che sono dediti solamente alle uoluttà; ma sia per uso de i Studiosi delle buone Scienze, & di coloro che seguitano le uirtù, costumatamente & ciuilmente viuono.
Vt nunquàm inducant animum cantare rogati,
Iniussi nunquàm desistant.
Quello che sia Musica in vniuersale, & della sua Diuisione.Cap. V.
Della Musica mondana.Cap.VI.
Vos o Calliope precor aspirate canenti;Inuocando particolarmente Calliope nel numero del più, come principale, & come quella, al cui uolere si muouono & si girano tutte l'altre. Et tanto hebbero gli Antichi page 17questa opinione per uera, che ne i sacrificij loro usauano musicali istrumenti, & cantauano alcuni Hinni composti di sonori versi; i quali conteneuano due parti, l'una dellequali nominauano Στροφὴ & l'altra Α'ντιστροφὴ. per mostrare i diuersi giri fatti dalle sphere celesti: percioche per l'una intendeuano il moto, che fà la sphera delle stelle fisse dall'Oriente in Occidente; & per l'altra i mouimenti diuersi, che fanno l'altre sphere de pianeti procedendo al contrario; secondo l'opinione di alcuni; dall'Occidenta in Oriente. Et con tali Istrumenti ancora accompagnauano i corpi de i lor Morti alla sepoltura: essendoche erano di parere, che dopo la morte l'Anime ritornassero all'origine della dolcezza della Musica; cioè, al cielo. Tal costume osseruarono gli Hebrei anticamente nella morte de loro parenti; di che ne habbiamo chiarissima testimonianza nell'Euangelio,Matth. c. 9 nel quale è descritta la Resuscitatione della figliuola del prencipe della Sinagoga, doue erano musicali istrumenti; à sonatori de i quali commandò il Signor nostro, che più non sonassero. Et faceano questo (come dice AmbrosioSuper Lucam ca. 8. lib. 6:) per osseruar l'usanza de i loro Antichi; i quali in cotal modo inuitauano i circostanti à piangere con esso loro. Molti ancora haueano opinione, ch'in questa vita ogn'Anima fusse vinta per la Musica; & se bene era nel carcere corporeo rinchiusa, ricordandosi & essendo consapeuole della Musica del cielo, si domenticasse ogni dura & noiosa fatica. Ma se ciò ne paresse strano, habbiamo dell'Harmonia del cielo il testimonio delle Sacre lettere, doue il Signor parla à Giobbe dicendo:Iob. c. 38. chi narrerà le ragioni, ò voci de Cieli? Et chi farà dormire il loro concento? Et se mi fusse dimandato; onde proceda, che tanto grande & si dolce suono non sia udito da noi; altro non saprei rispondere, che quello, che dice Cicerone nel luogo di sopra allegato; che gli orecchi nostri ripieni di tanta Harmonia sono sordi; come per essempio auiene à gli habitatori de quei luoghi doue il Nilo da monti altissimi precipita, detti Catadupa; i quali per la grandezza del rimbombo mancano del senso dell'vdito: ouer che, si come l'occhio nostro non può fissar lo sguardo nella luce del sole, restando da i suoi raggi uinta la nostra luce; cosi gli orecchi nostri non possono capire la dolcezza dell' harmonia celeste, per l'eccellenza & grandezza sua. Ma ogni ragione ne persuade à credere almeno, che 'l Mondo sia composto con harmonia; si perche (come uuol PlatoneIn Timeo.) l'Anima di esso è Harmonia; si anche perche i Cieli sono girati intorno dalle loro Intelligenze con harmonia; come si comprende da i loro riuolgimenti, i quali sono l'uno dall'altro proportionatamente più tardi, ò più veloci. Si conosce ancora tale Harmonia dalle distanze delle sphere celesti, percioche sono distanti tra loro (come piace à molti) in harmonica proportione; laquale, benche non uenga misurata dal senso, è nondimeno misurata dalla ragione: imperoche i Pitagorici (come dimostra PlinioNatu. hist. li. 2. c. 22.) misurando la distanza de cieli & i loro interualli, poneuano innanzi ogni altra cosa dalla Terra alla prima Sphera lunare essere lo spatio di 12600. stadij; & questo diceuano essere l'Interuallo del Tuono; auegna che questo (secondo 'l mio parere) sia detto fuori d'ogni ragione, quando alla Terra attribuissero suono: conciosia che non può essere, che quelle cose, le quali per loro natura sono immobili, com'è questo Elemento, siano atte à generare l'Harmonia; hauendo i Suoni (come uuol BoetioMusicae libro. 4. c. 1.) il loro principio dal mouimento. Dopoi andauano ponendo dalla sphera della Luna à quella di Mercurio l'interuallo d'un Semituono maggiore; & da Mercurio à Venere, quello del minore; e da Venere al Sole il Tuono & il minore Semituono; & questa diceuano esser distante dalla terra per tre Tuoni & uno Semituono; il qual spatio è nominato Diapente. Et dalla Luna al Sole poneuano la distanza di due Tuoni & uno Semituono; iquali costituiscono lo spatio della Diatessaron. Ritornando poi al principiato ordine, dissero; il Sole esser lontano da Marte per la medesima distanza, ch'è la Luna dalla terra; & da Marte à Gioue esser l'interuallo del Semituono minore; & da questo à Saturno lo spatio del Semituono maggiore; dal quale per fino all'ultimo cielo,oue sono i segni celesti posero lo spatio del minor page 18Semituono. Per la qual cosa dall'ultimo Cielo alla sphera del Sole si comprende esser lo spatio, ò interuallo della Diatessaron; & dalla terra all ultimo cielo lo statio de cinque Tuoni & due minori Semituoni; cioè, la Diapason. Ma chi uorrà esserminar i Cieli nelle loro parti, secondo che con gran diligenza hà fatto Tolomeo,Harmo. libro 3. c. 9. ritrouera (comparate insieme le dodici parti del Zodiaco, nelle quali sono i dodici segni celesti) le consonanze musicali; cioè, la Diatessaron, la Diapente, la Diapason & l'altre per ordine; & ne i motti fatti verso l'Oriente & l'Occidente potrà conoscere esser collocati i suoni grauissimi; & in quelli, che si fanno nel mezo del cielo gli acutissimi. Nelle altezze poi ritrouerà il Diatonico, il Chromatico & l'Enharmonico genere. Simigliantemente nelle larghezze i Tropi, ò Modi, che uogliamo nominarli; & nelle faccie della Luna, secondo i uarij aspetti col Sole, esser le congiuntioni de i Tetrachordi. Ne solamente dalle predette cose si può conoscere cotale Harmonia; ma da i uarii aspetti de i sette Pianeti ancora, dalla natura, & dalla positione, ò sito loro. Da gli aspetti prima, come dal Trino, dal Quadratto, dal Sestile, dalle Congiuntioni & dalle Oppositioni; i quali fanno nelle cose inferiori, secondo i loro influssi buoni & rei, una tale & tanta diuersita d'harmonia de cose, ch'è impossibile di poterla esplicare. Dalla natura poi, conciosiache essendone alcuno (come uogliono gli Astrologi) di natura trista & maligna; da quelli, che buoni & benigni sono, in tal modo uengono ad esser temperati; che ne risulta poi tale Harmonia, ch'apporta gran commodo & utile à mortali. Et questa si comprende anco dal Sito, ouer dalla Positione loro; conciosiache sono tra loro in tal modo collocati, quasi nel modo che sono collocate le Virtù tra i Vitii. Onde, si come questi, che sono estremi, si riducono ad un'habito uirtuoso, per uia d'uno mezo conueniente; cosi quelli Pianeti, che sono di natura maligni, si riducono alla temperanza per uia d'un'altro Pianeta posto nel mezo loro, che sia di natura benigna. Però si uede, che essendo Saturno & Marte posti nel luogo soprano di natura maligna, cotal malignità da Gioue posto tra l'uno & l'altro, & dal & Sole posto sotto di Marte con una certa harmonia è temperata, si che non lasciano operare à i loro influssi cattiui nelle cose inferiori quel maligno effetto, che potrebbono operare, non vi essendo tale interpositione. Hanno etiandio i loro influssi tale possanza sopra i corpi inferiori, che mentre i due primi nominati pianeti si ritrouano hauere il dominio dell'anno; allora si discioglie l'harmonia de i quattro Elementi; percioche si altera l'aria de tal maniera, che genera nel mondo pestilenza uniuersale. Vogliono ancora gli Astrologi, che i due Luminari maggiori, che sono il Sole & la Luna, faccino corrispondente harmonia di beniuolenza tra gli huomini; quando nel nascimento dell'uno, quello si ritrona essere nel Saggittario, & questa nel Montone; & nel nascimento dell'altro, il Sole sia nel Montone, & la Luna nel Sagittario. Simile harmonia dicono ancora farsi, quando nel loro nascimento hanno hauuto un medesimo segno, ouero di simile natura, ouero un medesimo pianeta, ò di natura simile in ascendente; ouero che due benigni pianeti col medesimo aspetto habbiano riguardato l'angolo dell'oriente. Questo istesso dicono auenire, quando Venere si ritroua nella medesima casa della loro natiuità, ò nel medesimo grado. Hauendo adunque hauuto riguardo à tutte le sopradette opinioni, & essendo (come afferma Mercurio TrismegistoPimandro Ser. 10.) il mondo istrumento, ouero Organo d'Iddio, nella dichiaratione della Musica mondana hò detto, ch'è Harmonia, laquale si scorge tra quelle cose, che si veggono & conoscono nel cielo. Et soggiunsi, che anco nel legamento de gli Elementi si comprende; conciosiache essendo stati creati dal grande Architettore Iddio (si come creò ancora tutte l'altre cose) in Numero, in Peso & in Misura;Sap. 11. da ciascuna di queste tre cose si può comprendere tale harmonia; & prima dal Numero, medianti le qualità passibili, che sono quattro & non piu; cioè, Siccittà, Frigidità, Humidità, & Calidità, che si ritrouano in essi; imperoche à ciascuno di loro principalmente vna di esse qualità è appropriata; come la siccità alla terra, la frigidità all'acqua, l'humidità all'aria; & la calidità al fuoco; ancora che la siccità secondariamente si attribuisca page 19al fuoco, la calidità all'aria, l'humidità all'acqua, & la frigidità alla terra; per le quali non ostante, che tra loro essi Elementi siano contrarii; restano nondimeno in un mezano elemento secondo una qualità concordi & uniti; essendo che ad ogn'un di loro (com'habbiamo ueduto) due ne sono appropriate, per mezo delle quali mirabilmente insieme si congiungono, & in tal modo; che si come due numeri Quadrati conuengono in un mezano numero proportionato: così due di essi Elementi in un mezano si congiungono: conciosia che al modo, che 'l Quaternario & Nouenario numeri Quadrati si conuengono nel Senario, ilqual supera il Quaternario di quella quantità, ch'esso è superato dal Nouenario; in tal modo il Fuoco & l'Acqua, che sono in due qualità contrarii, in vn mezano elemento si congiungono. Imperoche essendo il Fuoco per sua natura caldo & secco; & l'Acqua fredda & humida; nell'Aria calda & humida mirabilmente con grande proportione s'accompagnano; il quale se bene dall'Acqua per il calido si scompagna, seco poi per l'humido si unisce. Et se l'humido dell'Acqua ripugna al secco della Terra, il frigido non resta però d'unirli insieme. Di modo che sono con tanto marauiglioso ordine insieme uniti, che tra essi non si ritroua più disparità, che si ritroui tra due mezani Numeri proportionali, collocati nel mezo di due numeri Cubi; come nell'essempio si può uedere. Tal legamento fatto con harmonica esplicò Boetio, dicendo;De Cons. lib. 3. & Met. 9.
Tu numeris Elementa ligas, ut frigora flammisEt in un'altro luogo,Lib. 4. met. 6.
Arida conueniant liquidis, ne purior Ignis
Euolet, aut mersas deducant pondera Terras. page 20
Tu triplicis mediam naturae cuncta mouentem
Connectens animam, per consona membra resoluis.
Haec concordia temperat aequisMa chi vorrà dal Peso loro comprendere anco la Mondana harmonia, la potra conoscere; percioche essendo l'uno dell'altro più graue, ò più leggiero; sono in tal modo insie- me concatenati & legati; che con una certa harmonia la circonferenza di ciascuno proportionatamente è lontana dal centro del Mondo, secondo i luoghi ò siti loro. Noi uediamo che quelli, che sono per loro natura graui, sono tirati all'insù da quelli, che sono per loro natura leggieri; & li graui tirano all'ingiù i leggieri in tal maniera, che niun di loro uà fuori del suo proprio luogo. Et in tal guisa stanno insieme sempre uniti & serrati, che tra loro non si troua per alcun tempo, quantunque breue, in alcuna parte il Vacuo; il quale la Natura grandemente abhorrisce. Et sono poi in tal modo collocati, che la Terra, la quale per sua natura è semplicemente graue; & il Fuoco ch'è semplicemente leggiero, sono quelli, che posseggono gli ultimi luoghi. La Terra tien l'infimo; percioche Ogni graue tende al basso, & il Fuoco stà nel supremo; essendo che Ogni cosa leggiera tende à tal luogo. Ma perche i mezi ritengono la natura de i loro estremi; però hà ordinato bene il Creatore, che essendo l'Acqua & l'Aria, secondo un certo rispetto graui & leggieri, douessero tenere il luogo mezano; l'Acqua accompagnandosi alla Terra, come più graue; & l'Aria al Fuoco, come più leggiero; accioche ciascuno s'accompagnasse à quello, ch'era di natura à lui più simile. Il qual ordine & legamento leggiadramente Ouidio espresse con queste parole.Metamor. lib. 1
Elementa modis, vt pugnantia
Vicibus cedant humida siccis
Iungantque fidem frigora flammis.
Pendulus ignis surgat in altum,
Terraeque graues pondere sidant.
Ignea conuexi vis, & sine pondere coeliMa se più sotilmente ancora uorremo essaminar la cosa, ritrouaremo l'Harmonia mondana nella loro misura & quantità, mediante la trammutatione delle parti, che si fà dell'uno nell'altro; come mostra il Filosofo:De Generat. lib. 2. conciosiache cosi si trammuta una parte di terra in acqua, & una parte d'acqua in aria; come si trammuta una parte d'aria in fuoco: Et si come si trammuta una parte di fuoco in aria & una parte d'aria in acqua; cosi si trammuta una parte d'acqua in terra: essendo che trammutandosi la terra in acqua, si uiene à far tale trammutatione in proportione Decupla. Di modo che quando si trammuta un pugno di terra (dirò cosi) in acqua, si generano (come dicono alcuni Peripatetici) dieci pugni d'acqua; & quando si trammuta tale acqua in aria, uiene à far cento pugni d'aria: onde trammutandosi ultimamente tutto questo nel supremo elemento, viene a multiplicare in mille pugni di fuoco. Cosi per il contrario, mille pugni di fuoco si conuertono in cento d'aria, & questi in dieci di acqua, & dieci d'acqua in uno di terra; & ciò auiene dalla loro rarità & spessezza, che più in uno, che in un'altro si ritroua: percioche quanto più s'auicinano al cielo, & sono lontani dal centro del mondo; tanto più sono rari; & quanto più s'auicinano à questo, & si allontanano da quello, tanto più sono spessi.Onde quando da questo si uolesse giudicar la loro misura, si potrebbe dire, che la quantità del fuoco fusse in proportione Decupla con quella dell'aria; & quella dell'aria, con quella dell'acqua medesimamente in proportione Decupla; & cosi la quantità dell'acqua con tutta la quantità della terra, nella medesima proportione. Et si potrebbe anco dire (poi page 21che gli Elementi sono corpi d'un'istesso genere, & il tutto con le parti conuiene in una istessa natura & in una ragione istessa) che la Proportione, che si ritrouatra la quantità della sphera del fuoco & tutta la massa della terra, sia quella, che si ritroua tra il numero Millenario & l'Vnitade. A questo modo adunque, dal mouimento, dalle distanze & dalle parti del cielo; & similmente da gli aspetti; dalla natura & dal sito de i Sette pianeti; & dal Numero etiandio, dal Peso & dalla Misura de i quattro elementi, uenimo alla cognitione dell'harmonia Mondana: essendo che la concordanza & l'harmonia loro partorisce l'harmonia de i tempi, che si conosce prima ne gli Anni, per la mutatione della primauera nella State; & di questa nell'Autunno; similmente dell'Autunno nel Verno; & del Verno nella Primauera: dopoi si conosce ne i Mesi, per il crescere & sciemare regolatamente, che fà la Luna; & finalmente ne i Giorni, per il cambieuole apparir della luce & delle tenebre; dalla quale Harmonia nasce la diuersità de fiori & de frutti: Il perche Ouidio in questo proposito disse:De Remed. 1.
Emicuit, summaque locum sibi legit in arce.
Proximus est Aer illi leuitate locoque.
Densior his Tellus elementaque grandia traxit,
Et praessa est grauitate sui. circumfluus humor
Vltima possedit, solidumque coercuit orbem.
Poma dat Autumnus; formosa est mensibus Aestas;Onde come afferma Platone,In Symposio: quando 'l caldo col freddo, & il secco con l'humido proportionatamente s'uniscono; dall'Harmonia di queste qualità ne risulta l'Anno à ciascun uiuente utilissimo, pieno di varie sorti de fiori odoriferi & de frutti ottimi; ne alcun' altra sorte di piante, ò d'animali uiene à patire offesa: come all'opposito auiene; che dalla discordanza & distemperamento loro si generano pestilenza, sterilità, infirmità & ogni cosa à gli Huomini, alle Bestie & alle Piante nociua. Et ueramente la Natura hà seguito un bello & ottimo ordine, facendo, che quel che il Verno ristringe & rinchiude, Primauera lo apra & mandi fuori; & quel che la State secca, l'Autunno finalmente maturi. Di maniera che si uede l'un tempo all'altro porgere aiuto; & de quattro tempi harmonicamente disposti farsi un corpo solo. Questa tale Harmonia troppo bene conobbero Mercurio & Terpandro; conciosia che l'uno hauendo ritrouata la Lira, oueramente la Cetera; pose in essa Quattro chorde ad imitatione della Musica mondana (come dice BoetioMusicae libro 1. cap. 20. & MacrobioSatur. lib. 1. cap. 19.) la quale si scorge ne i quattro Elementi, ouer nel- la uarietà de i quattro tempi dell'Anno; & l'altro la ordinò con Sette chorde alla similitudine de i sette Pianeti. Fu poi il numero delle Quattro chorde nominato Quadrichordo, ouer Tetrachordo; che tanto uuol dire, quanto Di quattro chorde; & quello di sette, Heptachordo, che uuol dire Di sette chorde. Ma il primo fù da i Musici di maniera riceuuto & abbracciato; che le Quindeci chorde comprese nel Systema massimo, furono accresciute secondo il Numero delle chorde del predetto Tetrachordo; come uederemo; ancora che si ritrouino distanti l'una dall'altra sotto diuerse Proportioni. Et questo basti quanto alla dichiaratione della Musica mondana.
Ver praebet flores; igne leuatur Hyems.
Della Musica humana.Cap. VII.
Sex in lacte dies, tres sunt in sanguine terni,Et veramente questo mirabilissimo ordine hà in se concento & harmonia, considerata la distanza d'un Numero all'altro, come è chiaro da uedere; che dal primo al secondo si ritroua la forma della Consonanza Diapente; & da questo al terzo quella della Diatessaron; & dal terzo all'ultimo quella della medesima Diapente. Et di nuouo dal primo al terzo & dal secondo all'ultimo la forma della Diapason; & dal primo all'ultimo chiaramente si scorge quella della Diapasondiapente; come più facilmente nella figura si ve de. Ma questa non chiamo io Musica humana; la qual dico, che si può conoscere da tre cose; cioè, dal Corpo, dall'Anima & dal Congiungimento dell'uno & dell'altra. Dal Corpo, come nelle cose che crescono, ne gli humori & nelle humane operationi. Nelle cose che crescono; noi ueggiamo ciascun uiuente quasi con vna certa harmonia cambiare il suo stato; gli Huomini diuentano de fanciulli vecchi, & de piccioli grandi; le Piante di humide, uerdi & tenere, si fanno aride secche & dure. Et benche ogni giorno si ueggono, & se habbiano inanti gli occhi; nondimeno non si può ueder tal mutatione; come ancora nella Musica non si può vdire lo spacio, col quale si uà dalla uoce acuta à quella che è graue, quando si canta; ma solamente si può intendere. Ne gli Humori; come vediamo nel temperamento de tutti quattro gli Elementi nel corpo humano: Et nelle Humane operationi la conosciamo nell'Animal rationale; cioè, nell'Huomo: imperoche in tal modo è retto & gouernato dalla Ragione; che passando per i debiti mezi nel suo operare conduce le sue cose, come una certa harmonia à perfetto fine. Conoscesi ancora tal harmonia dall'Anima; cioè, dalle sue parti, che sono l'Intelletto, i Sentimenti & l'Habito. Imperoche (secondo TolomeoHarmo. li bro. 3. c. 5.) corrispondono alle ragioni di tre consonanze; cioè, della Diapason, della Diapente & della Diatessaron; conciosia che la parte Intellettuale corrisponde alla Diapason, che hà sette Interualli; & sette sono le sue Specie; onde in essa si ritrouano sette cose; cioè, Mente, Imaginatione, Memoria, Cogitatione, Opinione, Ragione & Scienza. Alla Diapente, la quale hà quattro Specie & quattro Interualli, corrisponde la Sensitiua in quattro cose; nel Vedere, nell'Vdire, nell'Opage 23dorare & nel Gustare; essendo che 'l Toccare è commune à ciascun de i nominati quattro Sentimenti; & massimamente al Gusto. Ma alla Diatessaron, laqual si fà di tre Interualli, & contiene tre Specie, corrisponde la parte Habituale, nell'Augumento, nella Sommità ò Stato, & nel Decrescimento. Simigliantemente se noi uorremmo che le parti dell'Anima siano la sede della Ragione, dell'Ira & della Cupidità ; ritrouaremo nella prima sette cose corrispondenti à gli Interualli & alle Specie della Diapason; cioè, Acutezza, Ingegno, Diligenza, Conseglio, Sapienza, Prudenza & Esperienza. Nella seconda ritrouaremo quattro cose, che corrisponderanno alle Specie & à gli Interualli della Diapente; cioè, Mansuetudine, ò Temperanza d'animo, Animosità, Fortezza & Tolleranza: nella Terza tre cose corrispondenti à gli Interualli & alle Specie della Diatessaron; cioè, Sobrietà, ò Temperanza, Continenza & Rispetto. Oltra di ciò si considera ancora tale Harmonia nelle potenze di essa Anima; cioè, nell'Ira, nella Ragione & nelle Virtù; come sarebbe dire nella Iustitia & nella Fortezza; percioche queste cose tra loro si uengono à temperare, nel modo che ne i Suoni della Consonanza si contempera il Suono graue con l'acuto. Si conosce ultimamente tale Harmonia dal congiungimento dell'Anima col Corpo per la naturale amicitia; mediante la quale il Corpo con l'Anima è legato; non già con legami corporei; ma (come uogliono i Platonici) con lo Spirito, il quale è incorporeo; come di sopra vedemmo.Cap. 4. Questo è quel leggame, dalquale risulta ogni humana Harmonia; & è quello, che congiunge le diuerse qualità de gli Elementi in un composto; cioè, nel Corpo humano; seguendo l'opinione de Filosofi; i quali concordeuolmente affermano, che i Corpi humani sono composti di Terra, Acqua, Aria & Fuoco; & dicono la Carne generar si della Temperatura de tutti quattro gli Elementi insieme; i Nerui di terra & di fuoco; & finalmente l'Ossa di acqua & di terra. Ma se questo ne paresse strano, ragioneuolmente non potiamo negare, che non siano composti almeno delle qualità elementali, mediante i quattro Humori, che in ogni corpo si ritrouano: come è Malinconia, Flegma, Sangue & Colera; i quali benche l'uno all'altro siano contrarij; nondimeno nel Misto, ò Composto, che uogliamo dire, stanno harmonicamente vniti. Anzi se per patir freddi & souerchi caldi, ouer per troppo mangiare, ò per altra cagione facciamo uiolenza ad uno de gli Humori; in istante ne segue il distemperamento & l'infirmità del corpo; ne egli prima si risana, se essi non sono ridutti alla pristina proportione & concordia; la quale non potrebbe essere, quando non ui fusse quel legamento, che di sopra hò detto, della Natura spirituale con la corporale, & della rationale con la irrationale.Questa Concordia harmonica adunque della Natura spirituale con la corporale, & della rationale con la irrationale, è quella che costituisce la Musica humana: percioche mentre l'Anima quasi con ragion de Numeri perseuera di stare vnita col Corpo; il Corpo ritiene col nome l'essere animato; & non essendo per altro accidente impedito, hà potestà di far ciò che uuole; doue disciogliendosi l'Harmonia, egli si corrompe; & perdendo col nome l'esser animato, resta nelle tenebre, & l'Anima vola all'immortalità. Et ben fu detto, Quasi con ragion de Numeri; conciosiache gli Anrichi hebbero una strana opinione; che Quando uno si annegaua, oueramente era ucciso, l'Anima sua non poteua mai andare al luogo deputato, fin che non haueua finito il musical Numero; colquale dal suo nascimento era stata congiunta al corpo. Et perche haueano per fermo, che tal Numero non si potesse trappassare; però tali accidenti chiamarono Fato, ouer Corso fatale. Onde il Poeta introducendo Deifobo, ilquale fù ucciso da i Greci, à parlare, tocca questa opinione con le seguenti parole; Aeneid. 6.
Bis seni carnem, ter seni membra figurant.
Explebo numerum, reddarque tenebris.Ma perche queste cose s'appartengono più à i ragionamenti della Filosofia, ch'à quelli della Musica; lascierò di parlarne più oltra; contentandomi d'hauerne detto queste poche, & dimostrato la varietà della Musica animastica; della quale, come di quella, che nulla, ò poco fà al proposito, non ne farò più mentione. page 24
Della musica Piana, & Misurata; ò vogliamo dire canto Fermo, & Figurato.Cap. VIII.
Della Musica Rhythmica & della Metrica.Cap. IX.
Quel che sia Musica in particolare, & perche sia cosi detta.Cap. X.
Pan primus calamos cera coniungere pluresEt quantunque queste opinioni siano buone; tuttauia quello, ch'à me par più ragioneuole, & più mi piace, è l'opinione di Platone;In Alcibiade. 1. ch'ella sia nominata dalle Muse; alle quali (come dice AgostinoMusicae libro 1. c. 1.) è conceduto vna certa onnipotenza di cantare; & vogliono i Poeti, che siano figliuole di Gioue & di Memoria; & dicono bene: percioche se l'Huomo non ritiene i Suoni, & gli Interualli delle voci Musicali nella memoria, non fà profitto alcuno; & questo auiene; perche non si possono à via alcuna scriuere; tanto più, ch'ogni Scienza & ogni Disciplina (come uuole QuintilianoInstitu. orat. lib. 11: cap. 2.) consiste nella memoria; conciosia che in vano ci è insegnato; quando quello, che noi ascoltiamo, dalle menti nostre si parte. Et perche habbiamo detto la Musica essere Scienza Speculatiua; però auanti che più oltra passiamo, vederemo (hauendo consideratione del fine) com'anche la possiamo dimandare Prattica.
Instituit.
Diuisione della Musica in Speculatiua ò Contemplatiua & in Prattica; per la quale si pone la differenza tra 'l Musico, & il Cantore.Cap. XI.
Quanto sia necessario il Numero nelle cose; & che cosa sia Numero; & se l'Vnità é NumeroCap. XII.
Delle Varie specie de Numeri; & che nel Senario si trouano le Forme de tutte le Consonanze semplici.Cap. 13.
Che dal numero Senario si comprendo molte cose della Natura & dell'Arte.Cap. 14.
Delle Proprietà del numero Senario & delle sue parti; & come tra loro si ritroua la forma d'ogni Consonanza musicale. Cap. XV.
Quel sia Consonanza semplice ò Composta; & che nel Senario in potenza si ritrouano le Forme de tutte le Consonanze; & onde habbia origine l'Hexachordo minoreCap. XVI.
Della Quantità continua & della discreta.Cap. XVII.
Del Soggetto della Musica.Cap. XVIII.
Quel che sia Numero sonoro.Cap. XIX.
Per qual cagione la Musica sia detta subalternata all'Arithmetica, & mezana tra la Mathematica & la Naturale.Cap. XX.
Quel che sia Proportione; & della sua diuisione.Cap. XXI.
In quanti modi si compara l'una Quantità all'altra.Cap. XXII.
Quel che sia parte Aliquota, & Nonaliquota.Cap. XXIII.
Della produttione del genere Moltiplice.Cap. XXIIII.
Quel che sia Denominatore, & in qual modo si troui; & come di due proposte Proportioni si possa conoscere qual sia la maggiore, ò la minore.Cap. XXV.
Come nasca il genere Superparticolare.Cap. XXVI.
della prodottione del gener Superpartiente.Cap. XXVII.
Del Genere molteplice superparticolare.Cap. XXVIII.
Della prodottione del Quinto & vltimo Genere, detto Molteplicesuperpartiente.Cap. XXIX.
Della Natura & proprietà de i nominati Generi.Cap. XXX.
Del primo modo di Moltiplicar le Proportioni.Cap. XXXI.
Il Secondo modo di moltiplicar le Proportioni.Cap. XXXII.
Del Sommar le Proportioni.Cap. XXXIII.
Del Sottrar le Proportioni.Cap. XXXIIII.
Del Partire, ò Diuidere le proportioni; & quello che sia Proportionalità.Cap. XXXV.
Della proportionalità, ò Diuisione arithmetica.Cap. XXXVI.
Della Diuisione, ò Proportionalità Geometrica.Cap. XXXVII.
In qual modo si possa cauar la Radice quadrata da un proposto numero.Cap. XXXVIII.
Della Diuisione, ouer Proportionalità harmonica.Cap. XXXIX.
Consideratione sopra quello, che si è detto intorno alle Proportioni & Proportionalità.Cap. XL.
Che 'l Numero non è Cagione propinqua & intrinseca delle Proprtioni musicali, ne meno delle Consonanze; & quali siano le quattro Cagioni, Finale, Efficiente, Materiale & Formale nella Musica.Cap. XLI.
Dell'Inuentione delle Radici delle proportioni.Cap. XLII.
In che modo si possa ritrouar la Radice de più Proportioni moltiplicate insiemeCap. XLIII.
Della Proua di ciascuna delle mostrate Operationi. Cap. XLIIII
LA SECONDA PARTE DELLE ISTITVTIONI HARMONICHE DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Capella della Serenissima Signoria DI VENETIA;
Quanto la Musica sia stata da principio semplice, roza, & pouera di Consonanze.Cap. I.
Tibia, non ut nunc, oricalcho uincta, tubaequepage 72Alquale dopoi Hiagne Frigio à quei tempi dotto nella Musica, che fù padre & Maestro di Marsia, u'aggiunse i fori, & incominciò à sonar quello con uariati suoni; & fu il primo che fece sonar due Pifferi con un sol fiato; & che sonò tale Istrumento con la destra & con la sinistra mano; cioè, mescolò il suono graue con l'acuto, con destri fori & sinistri. Vsarono etiandio gli Antichi da principio la Cetera, ò la Lira con tre chorde, ouer con quattro solamente; della quale fù inuentore Mercurio; come uuol Boetio;Music libro 1. c. 20 & erano in quella ordinate di modo, che la prima con la seconda, & la terza con la quarta conteneuano la Diatessaron; la prima con la terza, & la seconda con la quarta, la Diapente; & di nuouo la seconda con la terza il Tuono; & la prima con la quarta la Diapason, & insino al tempo di Orfeo fu seruato cotale ordine; ilquale fu dopoi accresciuto in uarii Istrumenti; & prima Chorebo di Lidia u'aggiunse la Quinta chorda; dopoi dal sopranominato Hiagne ui fù aggiunta la Sesta; ma la Settima aggiunse Terpandro Lesbio. Et questo Numero de chorde (come dice Clemente AlessandrinoStromat. lib. 6.) era prima contenuto nell'antica Lira, ò Cetera; dopoi da Licaone da Samo fù aggiunta la Ottaua; ancorache PlinioNat. hist. libro 7. capit. 56. attribuisca l'Inuentione di tal chorda à Simonide, & della Nona à Timotheo; & BoetioIbidem, ut supra. uoglia, che questa chorda sia stata aggiunta da Profrasto Periota, la Decima da Estiacho Colofonio, & la Vndecima da esso Timotheo. Ma sia come si uoglia; Suida attribuisce l'aggiuntione della Decima & della Vndecima chorda à Timotheo Lirico. Et certo è, che da molti altri ue ne furono aggiunte tante, che crebbero al numero de Quindeci. Aggiunsero dopoi à queste la Sestadecima chorda; ne più oltra passarono & si contentarono di tal numero, & le collocarono nell'ordine, che più oltra dimostraremo; diuidendole per Tuoni & Semituoni in cinque Tetrachordi, osseruando le Ragioni delle proportioni Pitagoriche; ritrouate ne i martelli da Pitagora; nel modo che nella Prima parte hò mostrato; le quali conteneuano quelle istesse, che si ritrouauano tra le chorde della sopradetta Cetera, ò Lira ritrouata da Mercurio: & che nel sottoposto essempio si ueggono. Imperoche il maggiore (come dicono) pesaua li bre dodici, l'altro noue, & libre otto il terzo; ma il quarto & minore pesaua libre sei; da i quali numeri Pitagora cauò le Ragioni delle Consonanze musicali; che furono appresso gli Antichi cinque; come narra Macrobio,De Somnio. lib. 2. cap. 1. & nascono da Cinque numeri; il primo de i quali chiamarono Epitrito, il secondo Hemiolio, il terzo Duplo, il quarto Triplo, & il quinto Quadruplo; con uno Interuallo dissonante, ilquale istimauano, che fusse principio d'ogni Consonanza; & lo chiamarono Epogdòo. Di modo che dall'Epitrito era contenuta la Diatessaron, dall'Hemiolio la Diapente, dal Duplo la Diapason, dal Triplo la Diapasondiapente, dal Quadruplo la Disdiapason, & dall'Epogdòo il Tuono Sesquiottauo. Alle qual Consonanze Topage 73lomeoHarmoni. lib. 1. c. 5. aggiunse la Diapason diatessaron, contenuta dalla proportione dupla superbipartienterza tra 8 & 3. laqual consonanza è posta da Vitruuio anco nel Cap 4. del Quinto libro della Architettura; & da noi nella Vndecima del Secondo delle Dimostrationi è dimostrata esser Consonanza communemente detta. Et ueramente gli Antichi non conobbero altre Consonanze, che le sopradette; le quali tutte da i Musici moderni sono chiamate Perfette; & non haueano per consonanti quelli Interualli, che i Moderni chiamano Consonanze imperfette; cioè, il Ditono, il Semiditono & li due Hexachordi, maggiore & minore; come manifestamente dimostra Vitruuio nel nominato luogo, dicendo; Che nella Terza, Sesta & Settima chorda non si possono far le Consonanze; & questo dice hauendo rispetto alla grauissima d'ogni Diapason; il che si può etiandio uedere in ciascun'altro autore, si Greco, come Latino. La onde da questo potiamo comprendere la imperfettione, che si ritrouaua nell'antiche Harmonie, & quanto gli Antichi erano poueri di Consonanze & di Concenti. Et se bene alcuno, mosso dall'autorità de gli Antichi, laquale è ueramente grande; più tosto che dalla ragione, uolesse dire, che oltra le nominate Consonanze perfette, non si possa ritrouare alcun'altra Consonanza; non dubitarei affermare simile opinione esser falsa; percioche ella contradice al Senso, dal quale hà origine ogni nostra cognitione. Conciosiache niuno di sano intelletto negherà, che oltre le sopradette Consonanze perfette, non si ritrouino ancora le Imperfette, le quali sono tanto diletteuoli, uaghe, sonore, soaui & harmoniose à quelli, che non hanno corrotto il senso dell'Vdito; quanto dir si possa; & sono talmente in uso, che non solo i periti Cantori & Sonatori di qualunque sorte si uoglia Istrumenti le usano nelle lor Harmonie; ma quelli ancora, che senz'hauere alcuna Scienza, cantano & sonano per prattica solamente.
Aemula; sed tenuis, simplexque foramine pauco
Adspirare, & adesse choris erat utilis:
Per qual cagione gli Antichi nelle loro Harmonie non vsassero le Consonanze imperfette, & Pitagora vietaua il passare oltra la Quadrupla.Cap. II.
Dubbio sopra l'Inuentione di Pitagora.Cap. III.
Della musica antica.Cap. IIII.
Si plausoris eges aulaea manentis, & usqueEt era usanza (come afferma il Filosofo3. Reth. c.) che i Poeti istessi recitauano le Tragedie, & le Comedie, che haueano composte. Onde (come narrra Tito LiuioHist. Dec. 1. lib. 7.) uno chiamato Liuio , hauendo fatto una Fauola in uersi, ordinata col suo argomento, egli stesso la recitaua; dopoi non potendo più dire; percioche la uoce gli era mancata, pregò che li fusse perdonato; & pose un Fanciullo à cantarla; il quale hauendosi portato bene, fu introdotta una usanza; che cotali cose fussero cantate da gli Istrioni. Et di questo ne tocca una parola Horatio, dicendo nella sua dell'Arte Poetica;
Sessuri, donec Cantor, Vos plaudite, dicat.
Ignotum Tragicae genus inuenisse camoenaeCredo anco, che gli Oratori orassero al popolo al suono di qualche Istrumento: ancora ch'al parer mio tale usanza durasse poco tempo; imperoche Cicerone nella Oratione, che fece in fauor di P. Sestio, ne tocca una parola; & anche nel fine del Libro terzo dell' Oratore, parlando di Gaio Gracco, lo dimostra; benche questo paia alquanto strano ad Aulo GellioAtti. noct. lib. 1. c. 11.; ma PlutarchoIn Vitis. T. & C. Graccorum. modestamente recita cotal cosa, & dice; Essendo Gaio Gracco huomo uehemente nel dire, spesse uolte era trasportato dall'ira; di modo che ueniua alle uillanie & uituperii; & cosi egli soleua turbare la sua Oratione; onde conoscendo tal cosa, s'imaginò di rimediarui, col fare, ch'un Seruo dotto nella Musica, nominato Licino li stesse dopo le spalle nel pulpito; & che mentre lo udiua inasperire, & ritirarsi fuori della sua uoce, con un'Istrumento lo auertiua, & gli faceua achettare cotal vehementia. Et di ciò non ci dobbiamo marauigliare; poi che l'arte Oratoria hà hauuto principio (come vuole StraboneDe Situ orbis. lib. 1.) dalla Poesia; & i Poeti orauano al popolo cantando Versi al suono della Cetera, ò Lira; & io tirauano à fare il loro uolere; il che ben lo dimostra anco l'Ariosto, dicendo:Satyra 6.
Dicitur, & plaustris uexisse poemata Thespis,
Quae canerent, agerentque peruncti fecibus ora.
Cantauano anco gli Antichi al suono del Piffero, recitando diuerse Canzoni composte in uersi; & questo faceuano alle uolte, quando erano due insieme; l'un de i quali sapesse Cantare & l'altro Sonare; come accennò il Poeta, quando introdusse Menalca dire à Mopso pastore queste parole. In DaphniLi Scrittori indi fer l'indotta plebe
Creder, che al suon delle soaui cetre
L'un Troia, & l'altro edificasse Thebe.E hauesson fatto scendere le pietre
Da gli alti monti, & Orpheo tratto al canto
Tigri, e Leon, dalle spelunche tetre.
Tu calamos inflare leueis ego dicere uersus:Percioche l'uno era perito sonatore di Piffero, & l'altro era ottimo cantore. Era anco appresso gli Antichi usanza di Saltare & di Ballare, mentre che 'l Musico al suono della Lira, ò Cetera, ouer d'alcuno altro Istrumento recitaua alcuna cosa; come si troua appresso di Homero nella Odissea;Odiss libro 8. che cantando Demodoco al suono della Cetera, i Greci saltauano & ballauano. Et simigliantemente Virgilio, nel Libro 1. dell'Eneida, imitandolo, dice; che cantando Ioppa al suono della Cetera;
Ingeminant plausu Tyrii, Troesque sequuntur:Et in un'altro luogo più chiaramente manifesta tal cosa, dicendo:Aeneid. 6.
Pars pedibus plaudunt Choreas, & carmina dicunt.Similmente Horatio, nel luogo citato di sopra (auegna che non faccia mentione alcuna, che si cantasse) dice;
Sic priscae motumque & luxuriam addidit arti Tibicen.Di questo si potrebbono hauere infiniti essempii, iquali hora per breuità lascio; poiche le Ode di Pindaro di ciò fanno indubitata fede; conciosia ch'essendo diuise page 78i tre parti dellequali; la prima è chiamata Στροφὴ; Αντιστροφὴ la seconda; & la terza. Ε'πωδὸς; & sono comprese ne i uersi Lirici; gli Antichi le cantauano al suono della Lira, ò della Cetera, & ballauano, ò saltauano in tal maniera; che quando i Saltatori si uolgeuano dalla parte destra, uerso la sinistra, cantauano la prima parte; & quando andauano dalla sinistra, alla destra, cantauano la seconda; & ueniuano à riposarsi, quando cantauano la terza; la qual maniera di ballare, ò saltare dura fino al di d'hoggi appresso i Candioti, & quelli, che habitano nell'Isola di Cipro. Gli Antichi adunque usauano la Musica nella maniera c'habbiamo detto; accompagnando la uoce ad un solo Istrumento; & s'alle uolte ne usauano de piu sorti, ui accompagnauano la uoce; come tra genti barbare al presente ancora si costustuma in alcune parti, & massimamente del Leuante; come da huomini degni di fede più uolte hò udito dire; ma i due primi modi (come fanno fede l'historie) erano grandemente in uso. Vsarono anco gli Antichi ne i loro Esserciti uarie sorti d'istrumenti; imperoche i Toscani usarono la Tromba; della quale (come uogliono alcuni) essi furono gli inuentori; gli Arcadi la Sampogna; i Siciliani alcuni istrumenti, i quali nominauano Πύκτιδας; i Candioti la Lira; i Lacedemonii il Piffero, ouer la Lira (come uuole PausaniaLaconic. libro 1.) al canto d'alcune canzoni; quelli di Thracia il Corno; gli Egittii il Timpano; & gli Arabi il Cembalo. I Romani si seruirono nelle lor Comedie d'alcune sorti de Pifferi, de i quali alcuni chiamauano Destri & alcuni Sinistri; & alcuni nominauano Saranni; da i quali i Spettatori poteuano comprender sotto qual Genere si contenessero le Comedie, che doueuano recitare. Imperoche quando la Comedia conteneua in se materia, ò soggetto seuero & graue, si udiua il concento graue de i Pifferi sinistri; & quando era giocoso & festeuole, il concento era fatto co i Pifferi destri, & era acuto; ma s'era mista, le Cantilene musicali erano temperate dell'una & dell'altra sorte di concento. Et tali Cantilene non erano fatte dal Poeta, c'hauea composto la Comedia; ma da un perito nell'arte della Musica; come nel principio di ciascuna Comedia di Terentio si può apertamente uedere; oue dice;
Modos fecit Flaccus Claudii filius.Nominando le sorti de gli Istrumenti detti di sopra; co i quali eran fatte le Musiche: lequali erano uariate di Modo, ò. Tuono, che lo uogliamo dire; & le faceuano udire auanti che cominciassero à rappresentar la Comedia; accioche la materia compresa in essa (com'hò detto) si potesse sapere auanti da gli Spettatori. Nondimeno à i nostri tempi sono incognite cotali sorti de Pifferi; ancora che Seruio nel Lib. 9. dell'Eneide di Virgilio, sopra quel uerso;
O uere Phrygiae,mostri ch'eran di due sorti; delle quali l'una nomina Seranni & l'altra Frigii. I primi erano Pari; & cosi si chiamauano; percioche haueano le loro cauerne pari & equali; i secondi Impari; conciosia che le cauerne loro erano inequali. Adduce dopoi Seruio l'autorità di Marco Varrone, uolendo dichiarar quali fussero Pifferi destri & sinistri, dicendo; che la Tibia Frigia destra hà un solo foro, & la sinistra ne hà due; de quali l'uno hà il suono acuto, & l'altro graue. Ma queste parole son molto differenti da quelle, che sono poste nel Lib. 1 al Cap. 2. delle cose della Villa; doue egli dice, che l'una sorte de Pifferi sonaua i Modi d'un'istesso Verso in uoce acuta, & l'altra in uoce graue; onde seguendo più à basso, dalle sue parole si può comprendere, che 'l sinistro mandaua fuori il suono graue, & il destro lo acuto. Et questo si può confermare con l'autorità di Plinio,Nat. hist. Lib. 16. capit. 36. ilquale parlando de i Calami acquatici, dice; Che si soleuano tagliare in tempo conueniente circa la stella Arturo, fino all'età di Antigene sonator di Piffero; usandosi ancora la Musica semplice à quei tempi; & cosi preparati dopo alcuni anni incomiciauano ad esser buoni; & anche allora bisognaua adoperarli molto spesso, & quasi insegnar loro sonare; percioche le linguelle si ueniuano à toccare l'una con l'altra; ilche era molto più utile per mostrare i costumi ne i Theatri; ma dopoi che soprauenne la uarietà & la lasciuia de i canti, incominciarono à tagliarli auanti il Solsticio, & il terzo anno erano buoni; conciosia c'haueano le linguelle loro più aperte, & più atte à uariare i suoni; lequali hoggidi ancora cosi sono. Ma allora era opinione, che s'accordassero insieme quelli, ch'erano d'una medesima canna; & quella parte, ch'era uicina alla radica, conuenirsi al Piffero page 79sinistro, & quella ch'era uicina alla cima al destro. Questo dice Plinio seguendo quello, che dice Teofrasto nella Historia delle pianteCap. 12. libro 4. con maggior copia di parole; & parmi esser ben detto; imperoche quelli, che sono uicini alla radice, sono necessariamente più grossi de quelli, che sono più uerso la cima; onde ogni giorno si comprende dalla esperienza, ch'essendo il corpo loro più grande & più largo, rende anco il suono più graue; come il contrario si scorge in quelli, che sono più minuti, & più ristretti; ilche ancora si uede & ode ne gli Istrumenti, che chiamiamo Organi; le canne de i quali quanto sono più larghe, tanto rendono i suoni piu graui; & le piu ristrette i piu acuti. Ma à quello che si è detto par che sia contrario un'Autore incerto di quello Epigramma Greco, ch'incomincia; Τὸν σοφὸν ἐν κιθάρη; percioche chiama la chorda graue Δεξιτερὴν ὑπάτην; cioè, destra Hypate; & l'acuta Λαιὴν νήτην; cioè sinistra Nete. Ma questo importa poco; conciosia che considerata ben la cosa, torna commodo all'uno & all'altro modo; essendo che le parti d'ogni Istrumento si posso considerare & denominare in due modi; prima, in quanto à noi; dopoi, in quanto ad esso Istrumento. In quanto à noi, la parte dell'Istrumento posta dalla man destra è detta Destra, et rende i suoni acuti; come ne gli Organi, Monochordi, & altri Istrumenti simili si uede; & quella, ch'è posta alla sinistra è detta Sinistra, & rende i suoni graui. Ma in quanto all'Istrumento, quella ch'è destra à noi, adesso è sinistra; & per il contrario, quella ch'è à lui destra, à noi è sinistra; come si potrebbe uedere in due, i quali insieme giuocassero alla lotta; che la parte destra dell'uno sarebbe la sinistra all'altro, & la sinistra la destra. Non è adunque inconueniente, se l'uno nomina quella parte destra, la quale l'altro chiama sinistra; essendo tali parti diuersamente, secondo alcune loro opinioni, considerate.Infra. Cap. 29. In questo modo adunque da gli Antichi era posta in uso la Musica; il qual modo quanto sia differente dall'uso moderno, ciascuno da se lo potrà sempre uedere; come etiandio potrà uedere altroue, quanto era differente il loro concento dal moderno. Ma quali materie recitassero nelle lor cantilene, quel che contiene il seguente Capitolo lo farà manifesto.
Delle materie, che recitauano gli Antichi nelle lor Canzoni: & d'alcune Leggi musicali.Cap. V.
Musa dedit fidibus diuos, puerosque deorum,Et come dimostra Platone nel Protagora, gli Antichi insegnauano tutte queste materie à i loro Giouani; accioche le hauessero à cantare al suono della Lira, ouer della Cetera, onde Homero scriue d'Achille.
Et pugilem uictorem, & equum certamine primum
Et iuuenum curas, & libera uina referre.
Α῎ειδε δ´ἁρακλέα ἀνδρων.cioè;
Ma le lodi de gli huomini uirili Cantaua.Et di Demodoco dice che Cantaua le gloriose imprese de gli Huomini, la contentione d'Vlisse con Achille, la fauola di Venere & di Marte, & il Cauallo Troiano. Femio anco nella OdisseaOdys. 22 si escusa con Vlisse, dicendo; che Cantaua à i Dei & à gli Huomini. Onde è da pensare, che non cantaua se non cose graui & seuere; hauendo già cantato il lugubre & funebre ritorno de i Greci nella loro patria. Et se ben cantò l'adulterio di Marte & di Venere: non lo fece perche lodasse tal sceleratezza; ma per rimouere (come dice AtheneoDipnos. libro 1. c. 7.) i Pheaci dalle dishoneste loro uoluttà & piaceri. In cotal modo ancora appresso di Virgilio.Aeneid. 1.
Cithara crinitus IopasEt Creteo amico alle Muse medesimamente:Aeneid. 9.
Personat aurata, docuit quae maximus Atlas.
Hic canit erratem Lunam, Solisque labores:
Vnde hominum genus & pecudes, unde imber & ignes:
Arcturum; pluuiasque hyadas, geminosque Triones:
Quid tantum Oceano properent se tingere Soles
Hyberni, uel quae tardis mora noctibus obstet.
Semper equos, atque arma uirum, pugnasque canebat.Nerone etiandio, appresso di Suetonio nella Vita di questo sceleratissimo Imperatore,Cap. 21. canta al suono della Cetera la fauola di Niobe, & molt'altre Tragedie, mascherato; come Canace parturiente, Oreste ucciditor della madre, Edippo fatto cieco, & Hercole furioso. Et LucianoDe Saltatione. dice, che gli Argomenti & le Materie delle cantilene appresso gli Antichi erano quelle cose; cominciando da principio del mondo; ch'erano successe fino à i tempi di Cleopatra regina d'Egitto; le quali, mi pare (secondo che lui racconta) che siano quasi tutte quelle, che descriue & canta Ouidio nelle sue Trasformationi; & à cotal canto ballauano. Tutte queste cose recitauano sotto una determinata Harmonia, con determinati Rhythmi Versi & Percussioni; ancora che fussero uariati in ogni maniera di cantilena; & cosi con numeri, percussioni, modi & concenti; & con la uoce humana, esprimeuano materie conueneuoli & buoni costumi. Nominarono poi tali determinationi Leggi; imperoche altro non è Legge nella Musica, che un modo di cantare, il qual contiene in se un determinato concento, & un determinato Rhythmo & Metro. Et furono cosi chiamate; percioche non era lecito ad alcuno di mutare, ouero innouare in esse alcuna cosa; si nell'Harmonie, come etiandio ne i Rhythmi & Metri; ancora che siano alcuni, che dicano, che si chiamauano Leggi; imperoche auanti che si scriuessero le Leggi ciuili, si cantauano: onde Aristotele afferma,prob. 28. secr. 19. che nella sua etade erano anco page 81solite à cantarsi da i popoli Agathirsi. Erano però, cotali Leggi scritte in uersi, & le cantauano al suono della Lira, ò Cetera; accioche i popoli più facilmente le ritenessero nella memoria & sapessero quello, che douessero osseruare; come scriue Eliano diDe Varia hist. lib. 2. quello, che faceuano i Candioti intorno le Discipline. Ma sia come si uoglia, erano cotal Leggi di tre sorti; imperoche alcune eran dette Citharistiche, che si cantauano alla Cetera, ò Lira; & alcune Tibiarie, le quali si cantauano al suono de i Pifferi; ma quelle della terza specie si chiamauano Communi; & si cantauano al suono dell'una & dell'altra sorte de gli Istrumenti nominati. Et benche cotal Leggi fussero molte; nondimeno ciascuna hauea il suo nome acquistato, ò da i popoli, che le usauano; ò da i Rhythmi & Metri, che conteneuano; ouero da i Modi; ò da gli Inuentori; ò da i loro Amatori; oueramente da gli Argomenti. Da i popoli fù nominata l'Eolia & la Boetia; da i Rhythmi & Metri, la Orthia & la Trochea; da i Modi, l'Acuta & la Tetraedia; da gli Amatori & inuentori, la Terpandria & la Hieracia; & da gli Argomenti, il Certame Pithico & il Corrule. Queste leggi (come uuol PlutarchoIn Musica.) furono publicate da Terpandro; il quale hauendo prima diuiso le Citharistiche, pose nome alle lor parti. Le leggi Tibiarie hebbero molti nomi, che si lasciano per non andare in longo; i quali (secondo che si dice) ritrouò Cleone ad imitatione di Terpandro. La legge Orthia apparteneua à Pallade, & conteneua in se materie di guerra, & era una specie di modulatione nella Musica, la quale Aulo GellioNoct. Attica. libro 16. c. 19. nomina Verso orthio, forse detto in tal modo da suoi Numeri, i quali sono veloci & sonori; conciosia che i Greci nominan Ο῎ρθιος quello, che noi chiamiamo Sonoro, ancora che molti lo interpretano per il Canto appartenente ad uno Essercito d'huomini d'arme. Era la Trochea un segno, che dauano gli Antichi à i soldati col canto, ò suono della Tromba; & i Lacedemonij usauano ne i loro Esserciti il canto della legge Castoria, per accender l'animo de i soldati à prender l'arme contra gli inimici; & tal legge era composta sotto un Rhythmo detto Embaterio. La Currule s'acquistò il nome della materia, che conteneua in se; cioè, dall'argumento, nel quale si narraua il modo, ch'Hettore figliuolo del Re Priamo fù strascinato con le carrette intorno le mura Troiane. Di queste Leggi hò voluto far un poco di memoria; accioche si possa uedere, ch'erano composte di Verso numeroso, accommodate à commuouere & generare ne gli animi diuerse passioni. Non sarà etiandio fuori di proposito, che ueggiamo in qual maniera i Musici anticamente recitassero alcune delle predette Leggi al suono del Piffero cantando; accioche da una si possa comprendere, in qual modo potessero recitar l'altre; & questa sarà il Certame Pithico, del quale fà mentione Horatio, dimostrando le qualità del Musico, c'hauea da recitarlo, dicendo;De Arte poetica.
Abstinuit Venere & Vino, qui Pithia cantatLequali troppo ben conobbe il uanissimo Imperatore Nerone (come si legge in SuetonioIn uita Neronis. cap. 20.) che si asteneua da i pomi, usaua il vomito & li Cristeri, per purgarsi bene il petto; accioche hauesse recitando nella Scena la uoce chiara & netta. L'Argomento adunque di tal legge era la Battaglia d'Apolline col serpente Pithone, ilquale dà il nome alla Fauola; & il nome di tutta la cantilena era Delona; & forse fù cosi nominata; percioche Apollo nacque nell'Isola di Delo. Era questa legge (come mostra Giulio PolluceOnomast. lib. 4. c. 10.) diuisa come sono le nostre Comedie; in cinque parti; delle quali la prima nominauano Rudimento, ouero Esploratione, la seconda Prouocatione; Iambico la terza; la quarta Spondeo; & la quinta & vltima Ouatione, ò Saltatione. La Rapresentatione (com'hò detto) era il modo della pugna d'Apollo col Dragone; & nella prima parte si recitaua, in qual modo Apollo inuestigaua & contemplaua il luogo, s'era atto alla pugna, ouer non; nella seconda si dichiaraua il modo che teneua à prouocare il Serpente alla battaglia; nella terza il combattimento; & questa parte conteneua un modo di cantare al suono del Piffero chiamato Ο'δοντισμὸς; dal battere de i denti che faceua il Serpente quando era saettato: nella quarta si raccontaua la vittoria d'Apollo; & nell'ultima si dichiaraua com'egli faceua festa con balli & salti, per page 82la riceuuta uittoria del Serpente. Non sarebbe gran marauiglia, se gli Antichi hauessero anco saltato & ballato, quando si recitaua cotal Legge; percioche usauano questo anco nelle loro Tragedie & Comedie; & à ciascuna Saltatione haueano accommodato il Diphno. libro. 1. c. 16. suo proprio modo; conciosiache (come mostra Atheneo) haueano una specie di Saltatione detta Emmelia, & accommodarono alla Comedia quella, ch'era detta Cordace. Era anche appresso di loro una specie di Saltatione satirica, la quale chiamarono Σίκιννις; & fù istituita da Bacco, dopo che hebbe domata l'India. Questa era una delle Leggi tibiarie, nella quale i Rhythmi, i Modi, i Costumi, & le Harmonie si mutauano, secondo che la materia ricercaua. Haueano etiandio la Saltatione detta Carpea, la quale lasciarò di raccontare; percioche è recitata da AtheneoVt supra. lib. 1. c. 8. tanto chiaramente, ch'ogn'uno leggendo la potrà conoscere, quello che ella fusse, & in qual maniera la usassero; & da queste due; cioè dal Certame pithico, & dalla Saltatione carpea, si potrà scorgere, in qual modo gli Antichi recitassero l'altre Leggi. Potiamo hora uedere da quello, che si è detto, che la Musica hauea piu parti; l'Harmonia, il Rhythmo, il Metro, & l'Istrumento; dal quale questa parte si diceua Organica, & ui era etiandio la Poesia & la Saltatione: Ma queste parti alle uolte concorreuano tutte in una compositione; & tallora non tutte, ma la maggior parte loro. Ne era lecito (come altre uolte si è detto) di mutare, ouero innouare alcuna cosa, che di tal mutatione l'Inuentore non ne hauesse à riportare la punitione; onde durò lungo tempo tal costume, percioche conseruandosi la Musica in cotale essere, si conseruò anche la sua riputatione; ridotta dopoi à poco à poco nello stato, nel quale hoggidi la ueggiamo; hauendosi dato i popoli alla crapula & alla lussuria, poco curandosi di tal cosa, presero i Musici maggior licenza; & con molte altre cose insieme, perdettero eglino & la Musica la sua antica grauità & riputatione; il che si uede detto da Horatio, quando dice;De Arte poetica.
Tibicen, didicit prius extimuitque magistrum.
Postquàm coepit agros extendere victor, & urbemEt piu oltra seguita, dicendo quello, che di sopra hò commemorato; cioè,
Latior amplecti muros, vinoque diurno
Placari genius festis impune diebus,
Accessit numerisque, modisque licentia maior;
Sic priscae motumque & luxuriam addidit artiEt dopoi segue etiandio, dicendo;
Tibicem.
Sic etiam fidibus uoces creuere seueris.Onde è da notare, che Horatio nomina l'Antiche chorde Seuere, & bene; percioche gli Antichi al suono di quelle recitauano se non cose seuere & graui. In tal modo adunque i Musici antichi, nella età che la Musica piu fioriua & era in maggior prezzo & riputatione, recitauano le narrate materie nelle lor cantilene. Ma quali cose, & in qual modo da i Moderni siano recitate; & quali siano state lasciate da un canto, ogn'uno, che hà cognitione della Musica, da quello, che leggerà, & haurà accuratamente letto, lo potrà giudicare & conoscere.
Quali siano stati gli antichi Musici.Cap. VI.
Ne forte pudoriPercioche dice prima Sonatore della Lira; come quello (come uogliono alcuni) che fù l'Inuentore di essa; dopoi lo chiama Poeta col nome di Cantore. Lascierò di raccontare, quali fussero Orfeo & Arione; percioche è manifesto, che costoro non solo furono Musici; ma celebratissimi Poeti ancora. Hesiodo etiandio fù posto tra i Musici; ancora che non usasse mai d'accompagnare il Canto col suono della Lira; percioche usaua una Verga di lauro, con la quale percotendo l'aria (come narra PausaniaIn Descript. ueteris Graeciae lib. 9.) faceua un certo suono, al quale era solito cantare i suoi Poemi; la onde gli Antichi li fecero una statua con la Cetera sopra le ginocchia, & la posero tra quelle di Thamira, Arione, Sacada, & d'altri nobilissimi & eccellentissimi Musici; per non priuarlo di cotale honore. Pindaro simigliantemente fù Musico & Poeta; come dalle sue opere si può comprendere; & da quello etiandio che fece il magno Alessandro; imperoche quando fece ispianare & ruinare Thebe, fece scriuere (come dicono Dione Chrisostomo,De Regno Oratio. 2. Arriano De Gestis Alexand. lib. 1. & PlinioNat. hist. lib. 7. c. 29) sopra la sua casa questo Verso;
Sit tibi musa lyrae solers, & cantor Apollo;
Πινδάρου τοῦ μουσοποιοῦ τὴν στέγαν μή καίετε;che uogliono dire;
Non abbrusciate la casa di Pindaro Musico.Et per non andare più in lungo, il Santissimo Dauid Re di Hierusalem & gran Profeta, da Basilio magnoHomil. 54 Ad adolescentes. è chiamato non solamente Musico, ma Poeta anco de Sacre cantilene; & dal santo & dottissimo Hieronimo Ad Paulinum. uien chiamato Simonide, Pindaro, Alceo, Flacco, Catulo & Sereno; percioche scrisse con stile elegante i sacri Salmi in Verso lirico, alla guisa di Horatio & de i nominati; & si può credere, che più uolte li cantasse al suono della Cetera, nel modo che cantaua, quando iscacciaua il maligno spirito da Saul. Onde non è dubbio, ch'essendo stato Poeta, non si debba anco nominar Musico; conciosiache la Scrittura santa lo chiama in più luoghi Psaltes; che vuol dire Cantore ò Sonatore; & il suo diuino Poema nomina Psalterium. Et di questo è testimonio Origene,Homil. 18. c. 24. lib. Nume. dicendo; Che diremo noi della Musica? della quale il sapientissimo Dauid ne hauea ogni scienza, & hauea raccolto la Disciplina di tutta la Melodia & de i Rhythmi; accioche da tutte queste cose potesse ritrouar suoni, con i quali potesse mitigar sonando il Re turbato & molestato dallo spirito maligno. Il simile dice AgostinoDe ciuit. Dei cap. 4. lib. 17. ancora. La onde ogni ragion ne persuade à credere, che i Poeti antichi cantassero da se stessi i loro Poemi; & c'hauessero congiunto la Musica con la Poesia; percioche se fusse stato altramente, non hauerebbono usato tanto spesso nelle loro compositioni questa uoce Cantare; come fece Homero; il quale diede principio all'Iliade in cotal modo, page 84
Μῆνιν ἄειδε θεὰ.cioè;
Canta Dea l'ira;& Hesiodo, che incominciò la Teogonia in questa maniera.
Μουσάων ἑλικωνιάδων ἀρχῶμεθ´ἀέιδειν;che uuol dire;
Le Muse d'Elicona incominciamo Cantare;A i quali aggiungeremo il prencipe de i Poeti latini Virgilio, il quale incominciò in cotal modo la sua Georgica;
Quid faciat laetas segetes, quo sydere terramEt alla sua Eneide pose un tal principio;
Vertere Mecoenas, vlmisque adiungere uites
Conueniat; qua cura boum, qui cultus habendo
Sit pecori, atque apibus quanta experientia parcis,
Hinc canere incipiam;
Arma, uirumque cano.Cosi anche Ouidio incomincia i Fasti con questi versi;
Tempora cum causis Latium digesta per annum,Onde il Petrarcha, imitando tutti costoro, diede principio ad una sua canzone in questa maniera;1. Part. can. 4.
Lapsaque sub terras, ortaque signa canam.
Nel dolce tempo della prima etade,Et il moderno Ariosto per seguir tal costume, incominciò anco lui il suo elegante poema in questo modo;
Che nascer vide, & ancor quasi in herba,
La fera uoglia, che per mio mal crebbe.
Perche cantando il duol si disacerba,
Canterò, com'io vissi in libertade.
Le donne, i caualier, l'arme, gli amori,Ma doue vò io più uagando, se TerentioIn Prologis Heautont. Hecyrae: et Phormionis. poeta comico dimostrandoci la Poesia & la Musica esser congiunte & quasi una istessa cosa, la nominò Studio musicale. Non è adunque marauiglia, se i Musici & li Poeti erano anticamente riputati essere una cosa istessa. Et se bene il Poeta è chiamato alle uolte con questa uoce latina Vates; che conuiene etiandio all'Indouino; non è fuor di proposito; conciosia che l'uno & l'altro (seconIn Ione. do il parer di Platone) sono mossi & agitati da un'istessa diuinità, ò diuina alienatione di mente, & da un'istesso furore. Onde HomeroOdys. 22. nomina il Musico Αὐτοδίδακτος; percioche canta non per humana istitutione; ma inspirato da i Dei; il che si scorge dalle parole, che soggiunge, le quali dicono;
Le cortesie, l'audaci imprese io canto.
Θεὸς δέμοι ἐνφρεσὶν οἶμας.cioè,
Παντοίας ἐνέφυσεν;
Percioche Dio mi produsse in la mentePerò adunque molti Poeti gentili hanno alcuna uolta predetto le cose, c'haueano da uenire; come si uede, che Virgilio, secondo l'opinione di Agostino Dottor Santo,De Ciuit. Dei. lib. 10 cap. 27. & Lib. 1. Epist. 3. Ad Volusianum. non conoscendo il nostro Redentore, ne per lume naturale, ne per uiua fede, cantò sotto 'l nome d'un'altro il suo nascimento, quando disse; In Pollione.
Ogni mia cantilena.
Vltima cumaei uenit iam carminis aetas:Ancorache il Diuino Hieronimo, scriuendo à Paulino, sia d'altro parere; conciosiache Virgilio si mosse à cantar queste cose, inuitato da gli Oracoli della Sibilla Cumana; come cantò poco più oltra la liberatione del peccato originale, in cotal modo. page 85
Magnus ab integrò, seclorum nascitur ordo.
Iam redit & virgo, redunt Saturnia regna:
Iam noua progenies coelo demittitur alto.
Te duce, si qua manent sceleris vestigia nostri.Et, che colui, c'hauea da nascere sarebbe Dio & Huomo, seguendo più à basso;
Irrita, perpetuo soluent formidine terrras.
Ille Deûm uitam accipiet, diuisque videbisEt che il Serpente nimico della humana natura douea perdere il regno, & che douea rimanere in noi alcuna cosa, per rispetto del peccato originale, dicendo;
Permixtos heroas, & ipse videbitur illis.
Occidet & Serpens, & fallax herba veneni.Et più oltra ancora;
Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis.Ouidio ancora lui nelle sue TrasformationiLib. 1. Metamor. chiaramente mostrò la uenuta del Figliuolo di Dio in carne, con queste parole:
Summo delabor Olympo,Et de i miracoli che fece, poco più abasso disse;
Et Deus humana lustro sub imagine terras.
Signa dedi venisse Deum.Pose etiandio le parole, che dissero quelli, che lo crucifissero; cioè, Se era figliuol di Dio, che si liberasse dalla croce, & disse,
Experiar Deus hic discrimine aperto,Lucano ancora cantò quello, che auerrebbe auanti il futuro vniuersale & finale giudicio con tali parole;De Bello ciuili. lib 1
An sit mortalis, nec erit dubitabile uerum.
Sic cùm compage solutaHauendo medesimamente Ouidio cantato tal cose con queste parole;Metamor. lib. 1.
Saecula tot mundi suprema coegerit hora,
Antiquum repetens iterum Chaos, omnia mistis
Sidera sideribus concurrent, ignea pontum
Astra petent, tellus extendere littora nolet,
Excutietque fretum; fratri contraria Phoebe
Ibit, & obliquum bigas agitare per orbem
Indignata, diem poscet sibi; totaque discors
Machina diuulsi turbabit foedera mundi.
In se magna ruunt.
Esse quoque in fatis reminiscitur, affore tempusDi coteste cose sono molti essempii; ma lasciandoli da un canto, uerremo à quelli de Sacri libri, & ritroueremo l'autorità del Santissimo Apostolo Paolo; il quale scriuendo à Tito;Capit. 1. adducendo una sentenza di Epimenide Poeta candioto; lo chiama Profeta, dicendo; Ι῎διος τῶν αὐτῶν προφήτης: che uuol dire; propio Profeta di costoro; cioè, de i Candioti. Douendosi adunque allora chiamare il Musico & il Poeta, ò l'Indouino per vn nome commune, era conueniente ancora, che 'l nome di Sapiente li conuenisse; percioche (come ne fà auertiti PlatoneDe Leg. 1.) al uero Musico appartiene sapere & hauer cognitione de tutte le Scienze; & cosi al Poeta, secondo il parere di Strabone;De Situ orbis. lib. 1. la onde meritò da gli Antichi esser chiamato solo Sapiente; conciosia che à quei tempi le città della Grecia faceuano imparare à lor figliuoli la Poesia, non solo per cagione di piacere; ma per cagione di casta moderatione. La onde i Musici, ch'insegnauano la Poesia, il Canto & li Modi, che si sonauano con la Lira, ò Cetera & col Piffero, fecero professione, & si attribuirono tal uirtù, d'esser non solo Correttori & emendatori de costumi; ma si fecero etiandio chiamare Maestri; la qual cosa conferma Homero con queste parole;Odys. 3.
Quo mare, quo tellus, correptaque regia coeli
Ardeat, & mundi moles operosa loboret.
Πὰρ γὰρ ἔην καὶ ἀειδὸς ἀνὴρ, ὧ πόλλ´ἐπετελλενpage 86Che uogliono dire;
Ατρείδης τροίην δὲ κιὼν εἴρησθαι ἄκοιτιν;
Hauea presso di se un Cantore, al qualeMeritamente adunque gli Antichi riputauano i Musici, i Poeti, ouero Indouini & li Sapienti essere una cosa medesima.
Atride andando à Troia impose molte,
Che douessi seruar casta la moglie.
Quali cose nella Musica habbiano possanza da indur l'Huomo in diuerse passioni.Cap. VII.
Giunto Alessandro alla famosa tombaSi ricerca adunque un Soggetto tale, che sia ben disposto; conciosia che senza esso (come ancora hò detto) nulla ò poco si uederebbe. Et benche in simili mouimenti fatti per la Musica, ui concorrino le nominate cose; nondimeno il preggio & l'honore si dà al Composto delle tre prime, che si chiama Melodia; percioche se ben l'Harmonia sola hà una certa possanza di dispor l'animo & di farlo allegro, ò mesto; & che dal Numero posto in atto le siano raddoppiate le forze; non sono però potenti queste due cose poste insieme di generare alcuna passione estrinseca in alcun soggetto, al modo detto; essendoche tal possanza acquistano dalla Oratione, che esprime alcun costume. Et che questo sia uero, lo potiamo uedere; percioche Alessandro non fù mosso dall'Harmonia solamente; ne meno dall'Harmonia accompagnata col Numero; ma si bene (come uuole Suida, Euthimio & altri ancora In Proemio lib. Psalmorum.) dalla legge Orthia, di sopra commemorata, & dal Modo Frigio; dal qual, & forse anco da tal Legge, il sudetto giouane Taurominitano ebbrio (come narra BoetioMusicae libro 1. ca. 1.) fù sospinto, quando uolse abbrusciar la casa d'un suo riuale, nella quale era nascosta una meretrice; la onde Pitagora ò Damone Musico, che ei fusseAttic. nocti. lib. 16. cap. 19.; come scriue Galeno;De placitis lib. 5. conoscendo tal cosa, commandò al Musico, che mutasse il Modo & cantasse lo Spondeo, col quale placò l'ira del Giouane & lo ridusse al primo stato. Arione etiandio Musico & inuentore del Dityrambo (secondo l'opinione di Herodoto,Hist. lib. 1. & di Dion Chrisostomola Orat. corinthiaca. 37. ) prese ardire di precipitarsi nel mare, hauendo (per mio parere) cercato di comporsi prima col mezo di cotal Legge (come recita GellioAttic. nocti. lib. 16. cap. 19. ) un'animo intrepido & uirile; per poter fare cotal cosa senz'alcun timore. Hora potiamo uedere, che tali & cosi fatti mouimenti sono stati fatti, non per uirtù delle prime parti della Melodia; ma si bene dal tutto; cioè, dalla Melodia istessa, la quale ha gran forza in noi, per uirtù della terza parte; cioè, delle Parole, che concorrono alla sua compositione, senza le quali sempre si haurebbe fatto, ò farà nulla ò poco; percioche il Parlare da sè senza l'Harmonia & senza il Numero hà gran forza di commouer l'Animo; conciosia che se noi haueremo riguardo à cotal cosa, uederemo ch'alcune fiate, quando udimo leggere, ò raccontare alcuna Fauola, ouero Historia, siamo costretti ridere, ò piangere; & alcune uolte c'induce all'ira & alla colera; & alle fiate di mesti ne fà diuentare allegri; & cosi per il contrario; secondo il soggetto che in essa si contiene. Ne dobbiamo di ciò marauigliarsi: percioche il Parlare ne induce alla furia & ne placa; ne fà esser crudeli & anco ne addolcisce. Quante uolte è accaduto, che leggendosi semplicemente una pietosa Historia, ò Nouella, gli ascoltanti non siano stati presi da compassione in tal modo, che al loro dispetto dopo alcuni sospiri, li sia stato dibisogno accompagnarli le lagrime? Dall'altra parte, quante fiate è auenuto, che leggendosi, ò narrandosi alcuna Facetia, ò Burla, alcuni non siano quasi scoppiati dalle risa? Et non è marauiglia; percioche il più delle uolte se 'l si rappresenta à noi alcuna cosa degna di commiseratione, l'animo è commosso da lei & è indutto à piangere; & se udimo cosa, la quale habbia del feroce & del crudele, l'animo declina & si piega in quella parte. Et di ciò (oltra ch'è manifesto) n'è testimonio Platone,De Rep. 10 quando dice; che Qualunque uolta udimo Homero, ouer alcun altro Poeta tragico, che imiti alcuno de gli Heroi afflitto per il dolore gridar fortemente & pianger la sua fortuna con modi flebili, percuotendosi il petto con pugni; ad un certo modo si dilettiamo; & hauendo una certa inclinatione à coteste cose, seguitiamo quelle & insieme siamo presi da tal passioni, & lodiamo quello, come buon Poeta, il qual grandemente commuoua l'animo nostro. Questo ancora più espressamente conferma Aristotile,Politi. lib. 8. cap. 5. dicendo; Ancora si uede, che gli Huomini udendo l'Imitationi, hanno compassione à quei casi, quantunque siano senza Numero & senz'Harmonia. Ma se 'l Parlare hà possanza di muouer gli animi & di piegargli in diuerse parti, & ciò senza page 89l'Harmonia, & senza il Numero; maggiorimente haurà forza quando sarà congiunto co i Numeri, & co i Suoni musicali, & con le Voci. Et tal possanza si fà chiaramente manifesta per il suo contrario; percioche si uede, che quelle Parole muouono men l'animo, le quali sono proferite senza Melodia & senza Proportione, che quelle, che sono proferite con i debiti modi. Però gran forza hà da se stesso il Parlare; ma molto più hà forza quando è congiunto all'Harmonia; per la simiglianza che hà questa con noi & alla potenza dell'Vdito; conciosiache niuna cosa è tanto congiunta con le nostre menti; come dice Tullio;De Oratore. lib. 3. Pro Arc. che i Numeri & le Voci, per le quali si commouiamo, infiammiamo, plachiamo & rendiamo languidi. Non è questo gran marauiglia; dice egli ancora; che i sassi, le solitudini, le spelunche, & gli antri rispondono alle uoci? & le bestie crudeli & feroci spesse uolte sono dal canto fatte mansuete, & da esse sono fermate? Nè ci dobbiamo di ciò marauigliare; conciosia che se 'l uedere una Historia, ò Fauola dipinta solamente, ne muoue à compassione tallora, tallora ne induce à ridere; & tallora ne sospinge alla colera; maggiormente questo può fare il Parlare, il qual meglio esprime le cose, che non fà alcun Pittore, quantunque eccellente sia, col suo pennello. Onde si legge di uno, ilquale riguardò una imagine dipinta, & fù sospinto à piangere;Aristot. in Poetica. & di Enea, Aeneid. libro. 1. che entrato nel tempio fabricato da Didone nella nuoua Carthagine;
Del fero Achile, sospirando disse: Franc. Petrarca. ode. 115.
O fortunato, che si chiara tromba
Hauesti, che di te si alto scrisse.
Videt Iliacas ex ordine pugnas,Et di Porcia figliuola di Catone Vticense si legge ancora,Plutar. in Vita M. Bruti. che hauendo ueduto una certa Tauola di pittura, pianse amaramente. Et benche la Pittura habbia forza di commouer l'animo; nondimeno maggior forza hebbe la uiua uoce di Demodoco Musico & sonatore di Cetera, il quale riducendo in memoria Vlisse, dipingendoli le cose passate, come se li fussero state presenti, lo costrinse à piangere; dal qual effetto; come dice Homero Odis. 8. & Aristotele;In Poetica fu subito conosciuto dal Re Alcinoo. Ma non pure allora accascarono coteste cose; ma etiandio à i nostri tempi si uede accascare il medesimo tra molte genti Barbare; imperoche raccontandosi da i lor Musici con certi uersi al suono d'uno Istrumento i fatti di alcuno loro capitano; secondo le materie, che recitano, quelli ch'ascoltano cambiano il uolto, facendolo per il riso sereno, & tallora per le lagrime oscuro; & per tal modo sono presi da diuerse passioni. Si può adunque concludere, che dalla Melodia; & principalmente dalla Oratione, nella quale si contenga alcuna Historia, ò Fauola, ouero altra cosa simile, che esprima imitationi & costumi, siano stati & ancora si possino porre in atto cotali effetti; & l'Harmonia & il Numero esser cose, le quali dispongono l'animo; purche 'l Soggetto sia sempre preparato & disposto; senza il quale in uano ogni Musico sempre si affaticarebbe.
Bellaque iam fama totum vulgata per orbem,
Atridas, Priamumque & saeuum ambobus Achillem.
Constitit; & lachrymans: Quis iam locus (inquit) Achate,
Quae regio in terris nostri non plena laboris?
En Priamus: sunt hîc etiam sua premia laudi:
Sunt lachrymae rerum, & mentem mortalia tangunt.
Solue metus; feret haec aliquam tibi fama salutem.
Sic ait: atque animum pictura pascit inani.
Multa gemens, largoque humectat flumine uultum.
In qual modo l'Harmonia, la Melodia & il Numero possino muouer l'animo & disporlo à varij effetti; & indur nell'Huomo variati costumi.Cap. VIII.
Proprio rabies armauit Iambo.Dalle quali cose si può comprendere, in qual modo l'Harmonia & il Numero con una certa dispositione possino diuersamente mutar le passioni & costumi dell'animo. Ma perche hò detto; che Ogn'uno naturalmente più si diletta di quella Harmonia, la quale è più simile, conueniente & proportionata alla sua natura, ò complessione, & secondo ch'è disposto; però è da notare; che essendo l'Harmonia & li Numeri parti della Melodia; & hauendo l'Harmonia & li numeri facoltà di mouer l'Huomo interiormente, come si è dimostrato: non è dubio che la Melodia non habbia maggiormente forza di mutar di dentro le Passioni & i costumi dell'Animo di quello, che hà ciascuna di esse parti separatamente. Auertisca però qui ogn'uno, che (secondo la dottrina de 'l Filosofo 2. Ethi. c. 1) le Virtù morali & li Vitij non nascono con esso noi; ma si generano per molti habiti buoni, ò tristi frequentati, nel modo che uno per sonare, ò scriuere spesse fiate male, diuenta tristo Sonatore, ò Scrittore; ouer per il contrario, essercitandosi spesse uolte bene, diuenta buono & eccellente. La onde colui che spesso essercita la Iniustitia, per tal cosa diuenta Iniusto; & colui ch'essercita la Iustitia, diuenta Iusto; nel modo che colui, che si usa à temere i pericoli diuenta timido, & non li stimando diuiene audace. Di maniera che, quali sono le Operationi, tali sono gli Habiti; & dalle buone sono i buoni, & dalle triste i tristi Habiti. Essendo adunque l'Harmonie & i Numeri simili alle Passioni dell'animo; come afferma Aristotele;Probl. 29. parti. 19. potiamo dire, che l'assuefarsi alle Harmonie & à i Numeri, non sia altro, che uno assuefarsi & disporsi à diuerse Passioni, & à diuersi Habiti morali & costumi dell'animo; percioche quelli, che odono le Harmonie & li Numeri, si sentono tramutare secondo la dispositione dell'animo, alcuna uolta nell' amore, alcuna uolta nell'ira, & alcuna uolta nell'audacia; il che da altro non auiene come hò detto; che dalla simiglianza, che si troua tra le sopradette Passioni con le Harmonie. Et questo si uede; conciosia che uno, il quale hauerà più uolte udito una sorte d' Harmonia, ò de Numeri, si dilettarà maggiormente, per hauersi già assuefatto in quella. Dobbiamo però sapere (per maggiore intelligenza di quello, che si è detto) che il Numero quantunque si piglia (come nella Prima parte uedemmoCap. 12.) per la Moltitudine. composta de più unità, & per l'Aria (dirò così) d'alcuna Canzone; come intese ilIn Moeri. Poeta, quando disse;
Numeros minimi, si uerba tenerem;Et in molti altri modi; nondimeno in questoluogo non è altro, che una certa misura di tempo breue, ò lungo, nel quale si scorge la proportione, ò misura di due mouimenti, ò più, insieme comparati, secondo una cambieuole ragione di tempo di essi mouimenti; il quale è detto Rhythmo; & si scorge ne i piedi del Metro & del Verso, che si compongono di piu Rhythmi ò Numeri, con un certo ordine, ò spacio determinato. Ma il Metro & il uerso è una certa Compositione & ordine de piedi, ritrouata per dilettar l'vdito; oueramente è un'Ordine & Compositione de più uoci, finita con Numero & modo. Potrei hora dire la differenza, che si ritroua tra il Metro & il Verso; ma per breuità la uoglio passare; imperoche coloro, che desiderassero di saperla, leggendo il Cap. 2. del Terzo lib. della Musica del P. S. Agostino, potranno d'ogni suo desiderio esser satisfatti. Solamente si haurà da auertire, che il Rhythmo è differente dal Metro & del Verso in questo; che il Metro & il Verso contengono in se un certo spacio determinato; & il Rhythmo è piu uniuersale, & ha i suoi spacij liberi & non determinati; onde è come il Genere; ma il Metro & il Verso sono meno uniuersali, & sono come la Specie; percioche da quello si hà la quantità, ò la materia, & da questi la qualità, ò la forma. Alcuni altri dicono, che 'l Metro & il Verso è Ragione con modulatione; & il Rhythmo modulatione senza ragione. Ma sia quello, che si uoglia, questo sia detto à bastanza intorno à cotal cosa. page 92
In qual genere di Melodia siano stati operati i narrati effettiCap. IX.
De i Suoni & delle Voci, & in qual modo naschino.Cap. X.
Da che nascono i Suoni graui, & da che gli acuti.Cap. XI.
Quel che sia Consonanza, Dissonanza, Harmonia & Melodia. Cap. XII.
Diuisioni delle Voci.Cap. XIII.
Quel che sia Canto, & Modulatione; & in quanti modi si possa cantare. Cap. XIIII.
Vt reduces illis ludunt stridentibus alis,Et questo ultimo modo non fà al nostro proposito, ma i due primi; percioche in essi si comprende ogni Harmonia & ogni Melodia. E' però la Modulatione un Mouimento fatto da un suono all'altro per diuersi interualli, il quale si ritroua in ogni sorte d'Harmonia; & di Melodia; & la vsiamo in due modi; prima quando si muouiamo da un suono all'altro senza uarietà di tempo, con diuersi interualli, non facendo alcuna Propria harmonia; procedendo equalmente da un'Interuallo all'altro per il medesimo tempo; come si fà ne i Canti fermi; & questa è detta Modulatione impropriamente; perche contiene solamente un proceder semplice, senz'alcuna Consonanza; dal quale effetto si uede, che tal Modulatione hà ragion de imperfettione; essendo che manca à se stessa del debito fine. Dopoi quando per il suo mezo peruenimo all'uso dell'Harmonia & Melodia, come al suo proprio fine; come faciamo nel Canto figurato, nel qual cantiamo non solo con semplici suoni & semplici eleuationi & abbassamenti de voci; ma si muouiamo anco da un'interuallo all'altro con ueloci & tardi mouimenti; secondo il tempo mostrato nelle sue figure cantabili; & questa è detta Modulatione propriamente. Laonde toccando allora varie consonanze, dal nostro cantare è formata ogni sorte d'Harmonia & di Melodia; laquale non può napage 100scere se non con l'aiuto delle Consonanze; ancorache possiamo hauer la Modulatione senza la Harmonia propria, & senz'alcuna Consonanza, & senza Melodia.Vide cap. 17. lib. 2. Supple. Potiamo nondimeno hauer la Modulatione in tre modi; prima quando noi Cantiamo nominatamente ciascuna chorda, ò suono col nome di una di queste sei sillabe, Vt, Re, Mi, Fa, Sol, La, secondo il modo ritrouato da Guidone Aretino; come uederemo al suo luogo; il qual modo i Prattici chiamano Solfizare, ò Solmizare; & non si può far se non con la uoce. Dopoi quando noi proferimo solamente il suono, ò la uoce & gli interualli descritti; come fanno gli Istrumenti arteficiali. Ma l'ultimo modo è, quando noi applichiamo le Parole alle figure cantabili, il quale è proprio del Cantore; percioche da questa maniera di cantare nasce la Melodia; come habbiamo detto.
Et coetu cinxére polum, Cantusque dedére.
Quel che sia Interuallo, & delle sue Specie.Cap. XV.
Quel che sia Genere; & di tre generi di Melodia, ò Cantilena appresso gli Antichi; & delle loro Specie.Cap. XVI.
Per qual cagione ciascun de gli Interualli contenuto ne i mostrati Tetrachordi sia detto Incomposto.Cap. XVII.
In qual modo si possa accommodare alla sua proportione qual si voglia Consonanza, ouero Interuallo.Cap. XVIII.
Vn'altro modo di accommodar le Consonanze alla loro proportione. Cap. XIX.
In qual modo si possa Vdire qual si voglia Consonanza accomodata alla sua proportione.Cap. XX.
Del Moltiplicar le Consonanze.Cap. XXI.
Del Secondo modo di moltiplicar le Consonanze.Cap. XXII.
Come si possa diuidere rationalmente qual si voglia Consonanza ò Interuallo.Cap. XXIII.
In qual modo si possa Diuidere qual si voglia Interuallo Musicale in due parti equali.Cap. XXIIII.
Altro modo di diuider qual si voglia Consonanza, ouero Interuallo in due, ò in più parti equali.Cap. XXV.
In qual modo la Consonanza si faccia diuisibile.Cap. XXVI.
Quel che sia Monochordo, & perche sia cosi chiamato.Cap. XXVII.
Della Diuisione, ouero Ordinatione del Monochordo della Prima specie del genere Diatonico, detta Diatonico diatono; del nome di ciascuna chorda; & chi fu l'Inuentore di questo Genere & del suo ordine. Cap. XXVIII.
Che gli Antichi attribuirono alcune chorde de i loro Istrumenti alle Sphere celesti.Cap. XXIX.
Insonuere poli, longeque auditus ab alto.< lb>E' ben uero, che quello, che dice, si può accommodare à qual si uoglia delle due narrate opinioni; percioche se noi uorremo attribuire la Tardità del mouimento annuale alla Sphera di Saturno; ueramente il suo mouimento è più tardo d'ogn'altra Sphera interiore; come mostra Platone nell'Epinomide; conciosia che fà la sua reuolutione in trenta anni; & questo sarà in fauor de quelli, che tengono, che i Corpi maggiori fanno il Suono più graue. Ma se la tardanza s'attribuirà al mouimento diurno sarà in fauor de quelli, che fauoriscono la prima opinione; & bisognerà intendere il contrario: poiche non è dubbio alcuno; come si uede col senso; che 'l mouimento della Sphera della Luna sia più tardo d'ogn'altro, quando dall'Oriente si muoue all'Occidente. Ma sia pure più tardo, ò piu veloce, quanto si uoglia; come cosa che importa poco à noi, lasciaremo della loro tardità, ò velocità la cura à gli Astronomi. Dell'altra fattione si ritrouano molti; imperoche Dione historicoHistori. libro 37. raccontando la cagione, perche i Giorni siano stati denominati dal nome delle Sphere celesti, & non siano numerati secondo l'ordine loro; incomincia render tal ragione, secondo l'opinione de gli Egitij, dalla Sphera di Saturno uenendo à quella del Sole; ponendo l'una & l'altra per gli estremi della consonanza Diatessaron; lasciando le due mezane; cioè, quella di Gioue & quella di Marte; dopoi da quella della Luna, & forma un'altra Diatessaron; similmente da questa à quella di Marte, & da Marte à Mercurio ne fà due altre; di modo che lasciando sempre le due mezane Sphere, rende la ragion di tal Problema; ritornando sempre circolarmente alla prima Sphera; la onde si uede, che incominciando dalla Sphera di Saturno, & uenendo à quella del Sole, & da questa, à quella della Luna; pone la prima come quella, che fà il suono graue; & venendo uerso l'altre Sphere, le pone come quelle, che fanno i suoni acuti; imperoche è costume della maggior parte di coloro, che trattano della Musica, di por prima il Graue nelle loro ragioni; come cosa piu ragioneuole; & dopoi l'Acuto. Ne debbe parer strano, se Dione ritorna dalla Sphera della Luna à quella di Marte, facendo un'ordine riuerso, procedendo dall'acuto al graue, contrario di quello che hauea mostrato prima; percioche à lui bastaua solamente con tal mezo di mostrar la ragione di cotal cosa; ancora che questa ragione non sia molto sufficiente à fauorir tale opinione. Euui etiandio l'oLib. 2. cap. 3. & 22. pinione de gli Antichi, che pone Plinio nella sua Historia naturale; primieramente dell'Harmonia celeste, dopoi dell'ordine; onde dice, che la Sphera di Saturno fà il tuono Dorio, quella Gioue il Frigio, & l'altre per ordine gli altri Tuoni. Onde non è dubbio, essendo il Dorio tenuto dalla maggior parte de i Musici piu graue del Frigio, che la Sphera di Saturno sia quella, che faccia il suono graue. Oltra di questo (lasciandone molt' altri da parte) ui è Boetio;Musicae libr. 1. c. 27. il quale, quasi recitando l'altrui opinione, attribuisce la chorda Hypate à Saturno, ch'è d'ogn'altra grauissima; dopoi piu abbasso attribuisce alla medesima sphera (secondo la prima opinione medesimamente da lui recitata) il suono acuto, & i graui per ordine; attribuendo il grauissimo al globo lunare. Da queste differenze nacque, che i Filosofi, per uoler mostrare in atto quella Harmonia, che per ragioni conosceuano esser nelle sphere celesti; attribuirono à ciascuna (come erano de diuersi pareri del Sito de i suoni graui & acuti) diuerse chorde de i loro Istrumenti variatamente ordinate; imperoche quelli che fauoriuano la prima opinione, attribuirono alla Sphera della Luna, Pianeta à noi più uicino, la chorda Proslambanomenos; perche fà il suono più graue di qualunque altra Sphera; à quella di Mercurio la Hypate hypaton; & all'altre page 125sphere altre chorde per ordine; secondo che sono poste nella figura. PlutarchoDe Animae procr. ex Timeo. dice, ch'alcuni attribuirno la chorda Proslambanomenos alla Terra, & a la Luna la Hypate, & al Sole (lasciando di nominar gli altri pianeti) alla Mese. Ma quelli, c'haueano contraria opinione, attribuirono la chorda Hypate meson alla sphera di Saturno; perche si pensauano, che facesse il suono più graue d'ogn'altra sphera; la Parhypate, à Gioue; Lychanos, à Marte; Mese, al Sole; & cosi all'altre attribuirono altre chorde, secondo il mostrato ordine. Et si come furono di uario parere intorno à quello, c'hò detto; cosi anco furono differenti nel porre le chorde à i loro Istrumenti; essendo che quelli, c'hebbero opinione, che Saturno facesse il suono acuto & la Luna il graue, posero le Chorde acute nel soprano luogo, ouer nella parte destra; & le graui nel luogo più basso, ouer nella parte sinistra; & quelli, ch'erano di contrario parere, faceuano al contrario; conciosiache poneuano le graui nella parte superiore, ouer nella banda destra & le acute nella inferiore, ouer nella sinistra. Ilche dimostra esso Plutarcho nella Questione 8. delle Plapage 126toniche, & in quello che fà della Procreatione dell'Anima, che alla chorda acuta attribuisce il nome di Hypate; & alla graue il nome di Nete. Ma PlatoneDe Republi. 10. Cap. 6. accommodò à ciascuna sphera (come nella Prima parte si è detto) una Sirena; cioè, una delle noue Muse, che manda fuori (come dice) la sua uoce, ò suono; dalquale nasce l'Harmonia del Cielo. Et benche non ponga l'ordine loro; nondimeno il dottissimo Marsilio Ficino sopra quello del Furor poetico di Platone, lo pone; & applica alla prima sphera lunare la Musa detta Thalia, Euterpe à Mercurio, Erato à Venere, al Sole Melpomene, & cosi l'altre per ordine; come nella figura si uede. E' ben uero, ch'attribuisce Calliope à ciascuna sphera; per dinotarci il concento, che nasce dalle uoci e tutte poste insieme. Ma perche (come dice PlinioNat. hist. lib. 2. cap. 32.) queste cose si uanno inuestigando più presto con sottil dilettatione, che necessaria; pero farò fine hauendo ragionato à bastanza di tal materia; & uerrò à mostrare, in che modo le predette Sedeci chorde siano state nominate da i Latini.
Concentus, mixtumque melos, pars ocyus acta
Clarius, & cantu longè resonabat acute,
Tarda ibat grauiore sone.
In che modo le predette Sedeci chorde siano state da i Latini denominate. Cap. XXX.
Vt queant laxis Resonare fibris Mira getorum Famuli tuo- rum; Solue polluti Labij reatum sancte Iohannes;& li concatennò con tale arteficio & in tal maniera; che ciascuno contiene tutte le Specie della Diatessaron, le quali sono tre; come vederemo nella terza parte; accommodando il Semituono, circoscritto da queste due sillabe mezane Mi & Fa, nel mezo di ciascuno. La onde aggiunse primieramente alla Proslambanomenos di questo suo ordine nella parte graue una chorda, distante per un Tuono, segnata con lettera Greca maiuscola ritrouata forse per inanti, ouero aggiunta da altri Musici de suoi tempi all'ordine delle chorde Greche in questo modo Γ; & l'altre poi con lettere Latine; che dinota, la Musica (come uogliono alcuni) essere stata ritrouata primamente da i Greci, & posta in uso; & al presente da i Latini essere honoreuolmente posseduta, abbracciata & accresciuta. Et alla predetta Lettera aggiunse la prima delle Sei sillabe; cioè, Vt; in questo modo Γ, vt; che uuol dire Gamma ut; & cosi nominò la chorda aggiunta di tal nome; & è la prima chorda della sua ordinatione. Chiamò poi Proslambanomenos de i Greci A re; ponendo insieme la prima lettera latina & la seconda sillaba delle mostrate; & fù la seconda chorda del suo Introdottorio. La terza poi; cioè, la seconda Greca, detta Hypate hypaton, nominò mi; ponendo insieme la seconda lettera latina, & la terza sillaba seguente; & pose tal lettera quadrata, differente da la b rotonda; per dinotarci la differenza de i Semituoni, che fanno queste due chorde; conciosiache non sono in un'istesso luogo; quantunque siano alle fiate congiunte quasi in una istessa lettera sopra una istessa riga, ouero spacio; come altroue vederemo. Nominò dopoi la quarta C fa ut, & il resto per ordine, fino à Netehyperboleon, applicandoli vna delle prime lettere latine, A, , ouer B, C, D, E, F, G; descriuendole nel primo ordine maiuscole, nel secondo picciole, & nel terzo raddoppiate; come nell'Introdotpage 127 torio si uedono. Ma sopra Nete hyperboleon aggiunse altre cinque chorde nel terzo ordine; cioè, bb fa, mi; cc sol fa; dd la sol; & ee la; & fece questo per finire gli ultimi due Hexachordi, de i quali l'uno hà principio in f; & l'altro in g: & per tal modo le chorde Greche acquistarono altra denominatione. Fù tenuto tale ordine da Guido (com'io credo) forse non senza consideratione, applicando cotali Sillabe alle chorde sonore, moltiplicate per il numero Settenario; perche comprese, che nel Senario si conteneua la diuersità de i Tetrachordi; & che nel Settenario erano Sette suoni, ò uoci, l'una dall'altra per natural diuisione al tutto uariate & differenti; come si può vedere, & udire nelle prime Sette chorde, le quali sono essentiali, & niuna di loro s'assimiglia all'altra di suono; ma sono molto diuerse. Questa diuersità conobbe il dottissimo Homero, quando nell'Hinno fatto à Mercurio disse;
Ε῾πτὰ δὲ συμφώνους ὀΐον ἐτανύσσατο ΧορδὰςChe uuol dire.
Ma Sette chorde fatte di budellaCosi Horatio parlando all'istesso Mercurio, commemorò tali chorde con queste parole;Carmi. libro 3. ode. 11.
Di pecore distese, che tra loro
Erano consonanti.
Tuque testudo resonare septempage 128Et se ben Theocrito Idyllium. 8. pone, che la Sampogna di Menalcha pastore facesse Noue suoni differenti, quando disse:
Callida neruis.
Σύριγγ' ἅν ἐπόησα καλὰν ἐγὼ ἐννεάφωνον.
Questa bella Sampogna, la qual feciCredo, che questo habbia fatto; perche (com'è manifesto & lo afferma Giouanni GrammaticoDe Dialestis.) Theocrito scrisse nella lingua Doricale sue poesie, le quali cantandosi alla Cetera, ouer Lira, si cantauano nel Modo Dorio; che procedeua (secondo che uederemo nella Quarta parte) dal graue all'acuto, ò per il contrario, per un tal numero di chorde. Ma Virgilio suo imitatore, accordandosi con Homero, nella Bucolica Cap. 8. In Corydone. espresse il numero di sette chorde solamente, dicendo:
De Noue suoni.
Est mihi disparibus septem compacta cicutisEt nel libro Sesto dell'Eneida toccò tal numero; quando disse,
Fistula.
Necnon Threicius longa cum veste sacerdos,Similmente Ouidio nel Secondo libro delle Trasformationi disse:
Obloquitur numeris septem dicrimina uocum.
Dispar septenis fistula cannis.Et però con giudicio (com'hò detto) esse Lettere da Guido furono replicate, & non variate; perche conobbe, che l'Ottaua chorda era simile di uoce alla prima; la Nona, alla seconda; la Decima, alla terza, & l'altre per ordine. E' vero, che non mancano quelli, che per le autorità addotte de i Poeti uogliono intendere le Sette consonanze diuerse, contenute nella Diapason; che sono l'Vnisono, il Semiditono, il Ditono, la Diapente, l'Hexachordo minore, il maggiore, & essa Diapason; & altri anco, che intendono il simigliante; lasciando fuori l'Vnisono; perche non è Consonanza propriamente detta; come vederemo al suo luogo; ponendoui la Diatessaron; le quali opinioni non sarebbono da sprezzare, quando fussero secondo la mente de tali autori, & non fussero lontane dalla verità; imperoche seguendo i Poeti indubitatamente l'opinione di Pitagora, di Platone, di Aristotele, & d'altri eccellentissimi Musici & Filosofi più antichi; non si può dire, che mai hauessero alcuna opinione, di porre il Semiditono, il Ditono, & li due Hexachordi nel numero delle Consonanze; per le ragioni dette di sopra.Cap. 1. Ma s'alcun dicesse, che nella Diapason si ritrouano non solo Sette suoni, ò voci differenti; ma di più ancora; come si può uedere ne gli Istrumenti artificiali; il che arguisce contra quello, che di sopra hò detto; Si risponderebbe, ch'è uero, che tra la Diapason si ritrouano molti Suoni differenti, oltra i Sette nominati; ma tali Suoni non sono ordinati secondo la natura del genere Diatonico; ne meno sono acquistati per alcuna diuisione della Proportionalità harmonica.
Consideratione sopra la mostrata Diuisione, ouer Ordinatione, & sopra l'altre specie del genere Diatonica ritrouate da Tolomeo.Cap. XXXI.
Del genere Chromatico, & chi sia stato il suo Inuentore; & in qual maniera lo potesse trouare: & delle Chorde, che aggiunse Timotheo nel solito Istrumento.Cap. XXXII.
Diuisione del Monochordo Chromatico.Cap. XXXIII.
Consideratione sopra la mostrata Diuisione, & sopra alcun'altre Specie di questo Genere, ritrouate da Tolomeo.Cap. XXXIIII.
Chi sia stato l'Inuentore del genere Enharmonico, & in qual maniera l'habbia ritrouato.Cap. XXXV.
Della Diuisione, ò Compositione del Monochordo Enharmonico. Cap. XXXVI.
Consideratione sopra la mostrata Particione, ouer Compositione; & sopra quella specie d'Enharmonico, che ritrouò Tolomeo. Cap. XXXVII.
Della Compositione del Monochordo Diatono diatonico, inspessato dalle chorde Chromatiche, & dalle Enharmoniche. Cap. XXXVIII.
Che 'l Diatonico Naturale, ò syntono di Tolomeo sia quello, che dalla natura è prodotto, & che naturalmente habbia la sua forma da i Numeri harmonici.Cap. XXXIX.
Della Diuisione del Monochordo naturale, ouer syntono Diatonico; fatta secondo la natura & propietà de i Numeri sonori.Cap. XL.
Che ne gli Istrumenti arteficiali moderni non si adopera alcuna delle mostrate specie Diatoniche.Cap. XLI.
Vnde sit, vt & si Sesquitonus iucundè, suauiterque auditum feriat; nondum tamen Consonantia ponendus sit.Et nella Seconda,
Itidem Ditonus inter Sesquitertiam atque Sesquiquartam medius, minimè Musicam complet atque perficit harmoniam:percioche quando dice, che 'l Sesquituono ferisce giocondamente & soauemente l'Vdito; lo dice, perche lo ode in atto nella proportione Sesquiquinta; ma quando dice,
Nondum tamen Consonantia ponendus sit;lo considera nella Sesquiquinta & la Sesquisesta proportione; & l'istesso fà del Ditono; ma non è marauiglia, se non ne hauendo fatto altra esperienza; ei credesse, che l'uno & l'altro fusse contenuto nelle lor forme uere; in cotali proportiomi. E' credibile adunque, che alcun perito nella Musica, dopo un certo spacio di tempo, à caso prima, & dopoi l'hauerne fatto molte esperienze, nell'istesso Istrumento le riducesse à tal temperamento & sotto quelle proportioni, ò forme, le quali hora usiamo; non però sotto alcuna de quelle, che di sopra in molte Diuisioni hò mostrato; percioche sarebbe stato impossibile d'osseruare il Numero delle chorde, l'Ordine de gli Interualli, & le Forme, ò Proportioni mostrate; ma si bene sotto quelle, ch'io sono per mostrare.
Quel che si dee osseruare nel Temperamento de gli Istrumenti Arteficiali, di modo che nel numero delle Chorde & nella equalità de i Tuoni s'assimigli al Diatono diatonico: ma ne gli Interualli consonanti; quantumque accidentali, al Naturale ò Syntono di Tolomeo.Cap. XLII.
Dimostratione, dalla quale si pùo comprendere, che la mostrata Participatione, ò Distributione sia ragioneuolmente fatta; & che per altro modo non si possa fare, che stia bene.Cap. XLIII.
Della Compositione del Monochordo diatonico equalmente temperato nel primo modo.Cap. XLIIII.
Se nelle Canzoni seguitiamo cantando gli Interualli prodotti da i ueri Numeri sonori; ouero i Temperati; & della Risolutione d'alcuni dubij.Cap. XLV.
Della inspessiatione del Monochordo diatonico dalle chorde del genere Chromatico.Cap. XLVI.
In che maniera possiamo inspessare il detto Monochordo con le chorde Enharmoniche.Cap. XLVII.
Ch'è più ragioneuole dire, che gli Interualli minori nascono da i maggiori; che dire, che i maggiori si compongano de i minori; & che meglio è ordinato l'Hexachordo moderno, che il Tetrachordo antico.Cap. XLVIII.
Che ciascun del i tre Generi nominati si può dire Genere, & Specie; & che ogn'altra Diuisione, ouer'Ordinatione de Suoni sia vana, & inutile.Cap. 49.
Per qual cagione le Consonanze hanno maggiormente l'orgine loro dalle Proportioni di maggiore inequalità, che da quelle di minore.Cap. L.
Dubbio sopra quel che si è detto.Cap. LI.
LA TERZA PARTE DELLE ISTITVTIONI HARMONICHE DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI VENETIA:
Quel che sia Contrapunto; & perche sia cosi nominato.Cap. I.
Dell'Inuentione delle Chiaui, & delle Figure cantabili.Cap. II.
De gli Elementi, che compongono il Contrapunto.Cap. III.
Diuisione delle mostrate Specie.Cap. IIII.
Se la Quarta è Consonanza; & donde auiene, che i Musici non l'habbiano usata, se non nelle Compositioni de più uoci. Cap. V.
Diuisione della Consonanze nelle Perfette, & nelle Imperfette.Cap. VI.
Che la Quinta & la Quarta sono mezane tra le Consonanze perfette & l'Imperfette.Cap. VII.
Quali Consonanze sino più piene, & quali più uaghe.Cap. VIII.
Della Differenza, che si troua tra le Consonanze Imperfette. Cap. IX.
Consonanze imperfette Maggiori. | Consonanze imperfette Minori. |
Ditono, ò Terza maggiore. | Semiditono, ò Terza minore. |
Hexachordo, ò Sesta maggiore. | Hexachordo, ò Sesta minore. |
Et le Replicate. | Et le replicate. |
Della Propietà, ò Natura delle consonanze Imperfette.Cap. X.
Ragionamento particolare intorno all'Vnisono.Cap. XI.
Della Prima consonanza detta Diapason, ouer'Ottaua. Cap. XII. >
Della Diapente, ouer Quinta.Cap. XIII.
Della Diatessaron, ouer Quarta.Cap. XIIII.
Del Ditono, ouer Terza maggiore.Cap. XV.
Del Semiditono, ouer Terza minore.cap. XVI.
Dell'vtile che apportano nella Musica gli Interualli dissonanti.Cap. XVII.
Del Tuono maggiore, & del minore.Cap. XVIII.
Del Semituono maggiore, & del minore.Cap. XIX.
Dell'Hexachordo maggiore, ouero Sesta maggiore.Cap. XX.
Dell'Hexachordo minore, ouer Sesta minore. Cap. XXI.
Della Diapente co 'l Ditono, ouer Settima maggiore. Cap. XXII.
Della Diapente co 'l Semiditono, ouer Settima minore.Cap. XXIII.
In qual maniera naturalmente, ò per accidente tali Interualli da i Prattici alle volte si ponghino superflui, ò diminuti. Cap. XXIIII.
De gli Effetti che fanno questi segni. . b. & .Cap. 25.
Quel che si ricerca in ogni Compositione, & prima del Sogetto. Cap. XXVI.
Aut prodesse volunt, aut delectare Poeta:page 211Hà nel suo Poema per soggetto l'Historia, ouer la Fauola; la quale, ò sia stata ritrouata da lui, ouer se l'habbia pigliata d'altrui; adorna & polisse in tal maniera con uarij costumi, come piu gli aggrada; non lasciando da parte alcuna cosa, che sia degna & lodeuole, per dilettar l'animo de gli uditori; onde hà poi del magnifico & marauiglioso; cosi il Musico, oltra che è mosso dall'istesso fine di giouare & dilettare gli animi de gli ascoltanti con gli accenti harmonici; hà il Soggetto, sopra il quale è fondata la sua Cantilena; la quale adorna con uarie modulationi & uarie harmonie, di modo che porge grato piacere à gli Ascoltanti. La Seconda è, che sia composta principalmente de Consonanze; dopoi habbia in sè per accidente molte Dissonanze collocate in essa con debiti modi; secondo le Regole, le quali piu abbasso uoglio mostrare. La terza è, che le parti della Cantilena procedino bene; cioè, che le Modulationi procedino per ueri & legitimi Interualli, che nascono da i Numeri sonori; accioche per il mezo loro s'acquisti l'uso delle buone Harmonie. La Quarta conditione, che si ricerca, è; che le Modulationi, & il Concento sia uariato; percioche da altro non nasce l'Harmonia, che dalla diuersità delle modulationi, & dalla diuersità delle Consonanze messe insieme con uarietà. La Quinta è, che la Cantilena sia ordinata sotto una prescritta & determinata Harmonia, ò Modo, ò Tuono, che uogliamo dire; & che non sia disordinata. Et la Sesta & ultima (oltra l'altre, che si potrebbono aggiungere) è; che l'Harmonia, che in essa si contiene, sia talmente accommodata all'Oratione; cioè, alle Parole; che nelle materie allegre l'Harmonia non sia flebile; & per il contrario, nelle flebili, l'Harmonia non sia allegra. Onde accioche del tutto si habbia perfetta cognitione, uerrò à ragionar de tutte queste cose separatamente, secondo che mi uerranno al proposito, & secondo 'l bisogno. Incominciando adunque dalla Prima, dico. Il Soggetto d'ogni compositione musicale chiamarsi quella Parte, sopra la quale il Compositore caua l'Inuentione di far l'altre Parti della cantilena, siano quante si uogliano; & tal Soggetto può essere in molti modi: prima può essere inuentione propria; cioè, che 'l Compositore hauerà ritrouato da sè; dopoi può essere, che l'haurà pigliata dall'altrui compositioni, accommodandolo alla sua cantilena, & adornandolo con uarie parti, & uarie modulationi; come piu gli aggrada, secondo la grandezza del suo ingegno. Et tal Soggetto si può ritrouare de piu sorte; percioche può essere un Tenore, ouero altra Parte di qual si uoglia cantilena di Canto fermo, ouer di Canto figurato; ouer potrà esser due, o piu Parti, che l'una seguiti l'altra in Consequenza, ouero à qualunque altro modo; essendo che i uarij modi de tali Soggetti sono infiniti. Ritrouato adunque che hauerà il Compositore il Soggetto; farà l'altre Parti, nel modo che piu oltra uederemo; ilche fatto, cotal maniera di comporre si chiamerà, secondo i nostri Prattici, Far contrapunto. Ma quando non hauerà ritrouato prima il Soggetto; quella parte, che sarà primieramente messa in atto; ouer quella, con la quale il Compositore darà principio alla sua cantilena; sia qual si uoglia, & incomincia à qual modo piu li piace; ò sia graue, oueramente acuta, ò mezana; sempre sarà il Soggetto, sopra 'l quale poi accommodarà l'altre in Consequenza, ouero ad altro modo; come piu li piacerà di fare; accommodando l'Harmonie alle Parole, secondo che ricerca la materia contenuta in esse. Ma se 'l Compositore andrà cauando il Soggetto dalle Parti della cantilena; cioè, quando cauerà una parte dall'altra; & andrà facendo insieme la Compositione; come uederemo altroue; quella Particella, che lui cauerà fuori dell'altre, sopra la quale dopoi componerà le parti della sua compositione, si chiamerà sempre Soggetto. Et tal modo di comporre i Prattici dimandano Comporre di fantasia; ancora che si possa etiandio nominare Contrapuntizare, ò Far contrapunto; come dicono. page 212
Aut simul & iucunda, & idonea dicere vitae.
Che le Compositioni si debbono comporre primieramente di Consonanze, & dopoi per accidente di Dissonanze. Cap. XXVII.
Che si debbe dar principio alle Compositioni per una delle Consonanze perfette.Cap. XXVIII.
Che non si debbe porre due Consonanze contenute sotto un'istessa proportione l'una dopo l'altra ascendendo, ouer discendendo senz'alcun mezo.Cap. XXIX.
Quando le Parti della Cantilena hanno tra loro Harmonica relatione; & in qual modo potiamo usare la Semidiapente & il Tritono nelle compositioni.Cap. XXX.
Che rispetto si de hauere à gli Interualli relati nelle Compositioni di più voci.Cap. XXXI.
In qual Maniera due, ò più Consonanze perfette, ouero imperfette contenute sotto vna istessa forma, si possino porre immediatamente l'una dopo l'altra.Cap. XXXII.
Come due, ò più Consonanze perfette, ouero imperfette, contenute sotto diuerse forme, poste l'una immediatamente dopo l'altra si concedono. Cap. XXXIII.
Che dopo la Consonanza perfetta stà bene il porre l'Imperfetta: ouero per il contrario.Cap. XXXIIII.
Che le parti della Cantilena debbono procedere per mouimenti contrarij. Cap. XXXV.
In qual maniera le Parti della Cantilena possino insieme ascendere, ò discendere.Cap. XXXVI.
Che si debbe schiuare più che si può, i Mouimenti fatti per salto; & similmente le Distanze, che possono accascare tra le Parti della cantilena. Cap. XXXVII.
In qual maniera si debba procedere da vna Consonanza ad vn'altra. Cap. XXXVIII.
In qual maniera si debba terminare ciascuna Cantilena.Cap. XXXIX.
Il modo che si dee tenere nel far i Contrapunti semplici à due voci, chiamati di Nota contra nota.Cap. XL.
Ordinis haec virtus erit, & Venus, aut ego fallor.La qual Regola molto ben sapea il dottissimo Virgilio, come si può comprendere; c' hauendo preso un Soggetto determinato, ch'era di scriuere la Roina, & l'Incendio di Troia, & la Nauigatione di Enea; incominciò primieramente dalla Nauigatione, interrompendo l'ordine; nondimeno la Nauigatione fù dopo; ma comprese, che con maggiore arteficio, & con maggior maestà sarebbe riuscito il suo Poema,2. Aenei. se hauesse fatto recitar l'Historia per ordine da Enea alla presentia di Didone, come fece; prendendo l'occasione dalla fortuna ch'ei hebbe riducendolo in Cartagine. Cosi sogliono fare i Poeti, & non solo i Poeti; ma anco i Pittori; i quali accommodano le historie, ò fauole, come meglio li tornano in proposito; percioche la Pittura non è altro, che una Poesia muta. Onde il Pittore hauendosi proposto alcuna uolta di dipingere un'historia, ò fauola, accommoda le figure & le accompagna insieme, secondo ch'à lui pare, che stiano meglio, & che faccino megliori effetti; ne fà caso alcuno di porne una più in un modo, che in un'altro; cioè, che più stia in piedi, ouer'à sedere in una maniera, che in un'altra; pur che osserui l'ordine della Historia, ò fauola, che vuol dipingere; ilche si uede, ch'infiniti Pittori haueranno dipinto una cosa istessa in infinite maniere; come più uolte hò ueduto l'historia di Lucretia Romana moglie di Collatino; quella d'Horatio Cocle, & molte altre; nondimeno tutti haueranno hauuto un'istesso fine, di rappresentar le dette historie. Et non solamente questo si uede fatto da diuersi Pittori d'un'istesso soggetto; ma etiandio da un solo, ilquale haurà dipinto una cosa istessa in diuersi modi. Debbe adunque il Musico etiandio cercare di uariar sempre il suo Contrapunto sopra un Soggetto; & potendo far molti passaggi, eleggerà quello, che sarà il migliore, che li tornerà più in proposito, & che farà il suo Contrapunto più sonoro & meglio ordinato, & lascierà da un canto gli altri. Però adunque quando gli occorrerà di poter fare un passaggio; come sarebbe dire una Cadenza, & non tornerà bene secondo 'l proposito, la debbe riseruare ad un'altro luogo piò commodo; & ciò farà, quando la Clausula, ouer il Periodo nelle Parole, ouer'Oratione non sarà terminato; conciosia che debbe sempre aspettare, che ciascun de questi sia finito; & similmente auertir debba, che sia il luogo proprio, & che 'l Modo, sopra il quale è fondata la cantilena, lo ricerchi. Tutte queste cose debbe osseruar colui, ilquale desidera di introdursi bene nell'arte del Contrapunto; ma sopr'ogn'altra cosa dee con ogni studio essercitarsi primieramente molti giorni in tal sorte di compositione; accioche con più facilità possa uenire dopoi all'uso del Contrapunto diminuito, nel quale potrà usar molt'altre cose; come uederemo à i loro luoghi. Ma accioche si habbia qualche intelligenza di tutto quello, c'hò detto, porrò qui sotto alcuni Contrapunti di Nota contra nota uariati, composti sopra 'l Soggetto nominato, hora nell'acuto & hora nel graue; i quali prima essaminati, si potranno dopoi facilmente intender quelle cose, che mostrerò altroue; & si potrà operare con minor fatica. Ciascun però debbe esser'auertito, che 'l fare del Contrapunto di Nota contra nota, par che sia & è ueramente alquanto più difficile di quello, che non è, il farlo diminuito; & questo procede, perche in questo non gli è quella libertà che si ritroua in quello; essendo che nel primo è dibisogno, ch'ogni Nota, ò Figura cantabile habbia una Consonanza solamente; & nel secondo se ne pongano molte mescolate con Dissonanze, secondo l'arbitrio & il buon giudicio del Compositore. Onde nel primo modo non si può cosi bene, & à suo uolere ordinar le parti, che siano senza salti; massimamente quando sopra un'istesso Soggetto si uolesse comporre molti Contrapunti, che fussero in ogni parte uariati. Ne per questo alcuno si debbe attristare; conciosiache quantunque da questa radice si gusti alquanto di amaritudine; dopo non molto tempo si godono i frutti, che da essa nascono, che sono dolci soaui & saporiti; essendo che la Virtù (come affermano i Sauij) consiste intorno al difficile, & non intorno alla cosa facile. page 237
Vt iam nunc dicat: iam nunc debentia dici
Pleraque differat, & praesens in tempus omittat.
Che ne i Contrapunti si debbono schiuar gli Vnisoni, più che si puote; & che non si dè molto di lungo frequentare le Ottaue.Cap. XLI.
O fortunatam natam me consule Romam;per il raddoppiamento delle due insieme aggiunte sillabe, Natam, & per la terminatione del uerso nella sillaba Mam; & nel principio di quella Epistola, che scriue Cicerone à Lentulo ProconsuleEpist. fam. lib. 1. epist. 1.,
Ego omni officio; che in tre parole si legge quattro uolte la lettera O, & in altri luoghi quasi infiniti; onde si ode un non so chè di tristo, che le orecchie purgate non possono udire; sarebbe ueramente il Musico degno di reprensione, quando comportasse un simile disordine ne i suoi componimenti; conciosiache se tutti costoro di commun parere hanno con leggi uniuersali concluso, che non è lecito, ne in Prosa, ne in Verso (saluo se non fusse posto cotal cosa arteficiosamente, per mostrar qualche effetto) porre questi modi strani di parlare; maggiormente il Musico debbe bandire dalle sue compositioni ogni tristo suono, & qualunque altra cosa, che potesse offendere il senso. Debbe adunque il Compositore auertire, di non commetter simil cose nelle sue cantilene; & di regolare in tal maniera i suoi concenti, che in loro si odi ogni cosa buona. Non debbe adunque fare udire ne i suoi Contrapunti (come hò detto) molti Vnisoni, ò molte Ottaue l'una dopo l'altra, che siano tramezate solamente da un'altra Consonanza; massimamente quando sono poste sopra una chorda istessa, ancora che procedessero le parti per salti; imperoche quando fussero collocate in cotal maniera, dal sequente essempio si potrà conoscere quanto sarebbono grate à ciascun di sano giudicio. Io non dico però che non si debbino adoperare; ma dico, che non si debbono usare troppo spesso; percioche quando occorresse, che 'l Compositore non potesse accommodare una buona & commoda modulatione, & un bello & elegante procedere, con un bello & leggiadro cantare; le debbe per ogni modo usare, tramezate però d'alcun'altre Consonanze; & debbe più presto porre sempre l'Ottaua, che l'Vnisono quando li tornerà commodo.
De i Contrapunti diminuiti à due voci; & in qual modo si possino vsar le Dissonanze; & de molte Regole che si deono osseruare in essi.Cap. XLII.
Il modo che hà da tenere il Compositore nel fare i Contrapunti sopra vna Parte, ò Soggetto diminuito.Cap. XLIII.
Quando è lecito vsare in vna parte della Cantilena due, ò più volte vn passaggio, & quando non.Cap. XLIIII.
Che non è necessario, che la parte del Soggetto & quella del Contrapunto incomincino insieme; & di quattro differenze che si trouano delle Figure cantabili.Cap. XLV.
Che le Modulationi debbono essere ben regolate; & quel che dee osseruare il Cantore nel cantare.Cap. XLVI.
Che non si dè continuar molto di lungo nel graue ò nell'acuto nelle modulationi.Cap. XLVII.
Che 'l porre vna Dissonanza, ouer vna Pausa di minima tra due Consonanze perfette d'una istessa specie, che insieme ascendino, ò discendino; non fà, che tali Consonanze non siano senz'alcun mezo.Cap. XLVIII.
Della Battuta.Cap. XLIX.
Della Sincopa.Cap. L.
Della Cadenza, quello ch'ella sia, delle sue Specie, & del suo uso.Cap. LI.
Il modo di fuggir le Cadenze; & quello che si haurà da osseruare, quando il Soggetto farà il mouimento di salto.Cap. LII.
Delle Pause.Cap. LIII.
Quod caret alterna requie, durabile non est.Ritrouarono questo opportuno rimedio. La onde si può dir con uerità della Pausa quello che segue.
Haec reparat vires, fessaque membra leuat.Furono poi ritrouate le Pause per ornamento della cantilena; percioche per mezo loro, le Parti si possono porre l'una dopo l'altra in Consequenza; come uederemo; il qual modo fà la cantilena non solo arteficiosa, ma etiandio diletteuole; conciosia che 'l cantare di continuo, che fanno cotali parti insieme genera noia non solamente à i Cantori, ma anche à gli Ascoltanti induce sacietà; & il farle tacere alcune uolte con qualche proposito, facendone cantare hora due, hora tre, hora quatro, & tallora (essendo la compositione à più voci) tutte insieme, massimamente nel fine, conciosia ch'è necessario, che tutte le parti insieme cantino & insieme finiscano; fà, che le compositioni per tal uarietà riusciscono più uaghe, & più diletteuoli. Onde ritrouarono un segno, che rappresentasse questa taciturnità, ò silentio; & l'usarono per la cosa significata, & lo nominarono Pausa; la quale, dal suo officio dissero esser'un' certo Intralasciamento arteficioso di uoce. Et ben dissero Arteficioso intralasciamento; uolendoci auertire, che non douessimo por le Pause nelle cantilene fuor di proposito, & senz'arteficio, ma collocarle di maniera che si ueda, che la necessità, & l'arteficio lo richieda. Imperoche si come è uitiosa cosa ad alcuno, che parli sempre, & non sappia por fine, ò meta al suo parlare; cosi è cosa uitiosa al Musico, che non sappia à tempo & luogo dar riposo alle parti della sua compositione. Di modo che; si come non è senza uirtù il saper ragionare, & tacere con proposito; cosi ancora non è senza uirtù, che 'l Musico sappia far tacere, & cantare le parti della sua cantilena à tempo & luogo. Ma si debbe auertire, che doue accascasse di porre più Pause, le quali eccedessero il ualore di quella della Lunga, allora questa si debbe raddoppiare; come auerebbe, quando si uolesse segnar la Pausa della Massima; ma quando si uolesse raddoppiar le Pause, che rappresentano essa Massima, ouer porle appresso altre pause minori, allora si potrà por quelle, che si aggiungono sopra l'altre linee; percioche non si costuma tra i Musici di porre insieme tante Pause sopra quelle righe istesse, che sopr'auanzino il ualore di essa Massima; come in questo essempio si ueggono. page 269Sono state uarie opinioni di questo nome Pausa; percioche alcuni hanno hauuto parere, che sia stata detta da Παύομαι parola Greca, che significa Cessare, Posare, ò Lasciare. Altri hanno uoluto, che sia cosi chiamata dal Batter delle mani, che da i Latini è detto Plausus; conciosia ch'è misurata dalla Positione & dalla Leuatione della Battuta, la quale si conosce dal segno formato dalla mano, come di sopra habbiamo ueduto.Supra cap. 49. Et forse, che non fù detta da principio ne all'uno, ne all'altro modo de i due nominati; ma piò presto (come pare ad alcuni) da Posa parola Francese, che significa Posata. Onde si suol dire Vna pausa, due pause, & l'altre; cioè, una posata, due posate, & cosi il resto. Ma sia detta da che si uoglia, questo importa poco; purche si sappia, che quando 'l Compositore pone le Pause nella cantilena, uuole, che iui il Cantore taccia per tanto spacio di tempo, quanto significa il ualor delle Pause. Gli Ecclesiastici etiandio pongono le Pause ne i lor canti, non già per ornamento, ma per necessità; perche è impossibile di poter peruenire al fine di cotali cantilene, senza pigliare alcun riposo. La onde di ciò aueduti, ritrouarono un segno, dal quale ciascuno Cantore è auertito, che arriuando à quello, s'habbia da fermare, & pigliare Spirito, ò fiato. Perilche da un tale effetto lo chiamarono Πνεῦμα, che uuol dire Spirito. Posero etiandio cotal segno, accioche ogn'uno de i Cantori concordeuolmente si hauesse da fermare; onde lo dimandarono Νεῦμα; che uuol dir Cenno & Consenso. E' ben uero, che non pongono tali Pause nel modo, che si pongono l'altre mostrate di sopra; percioche le pongono di maniera, che cingono & abbracciano tutte le linee della cantilena; tallora ponendole semplici, & tallora raddoppiate; come qui si ueggono. Et si debbe per ogni modo osseruar quello, che già molti de gli Antichi hanno osseruato; di non porre tali Pause, se non nel fine delle Clausule, ò punti della Oratione, sopra la quale è composta la cantilena; & simigliantemente nel fine d'ogni Periodo. Ilche fà dibisogno, che i Compositori etiandio auertiscano; accioche i Membri dell'Oratione siano diuisi, & la Sentenza delle parole si oda & intenda interamente; percioche facendo in cotal modo, allora si potrà dire, che le Pause siano state poste nelle Parti della cantilena con qualche proposito, & non à caso. Ne si debbono per l'auenire porre per alcun modo, auanti che sia finita la Sentenza nel mezo della Clausula, conciosia che colui, che le ponesse à cotal modo, dimostrarebbe ueramente essere un pecora campi, un goffo & un'ignorante. Però adunque il Musico si sforzerà di non cascare in simili errori; accioche non dia à i dotti di sè mala opinione.
Delle Consequenze.Cap. 54.
Delle Imitationi, & quello che elle siano.Cap. LV.
De i Contrapunti doppij, & quello che siano.Cap. LVI.
Quel che dè osseruare il Contrapuntista oltra le Regole date, & d'alcune licenze, che potrà pigliare, quando li tornaranno commodo.Cap. LVII.
Il modo che si hà da tenere nel comporre le Cantilene à più di due voci; & del nome delle parti.Cap. LVIII.
Plus ascoltantum Sopranus captat orecchias.I quali hò uoluto porre, accioche 'l Compositore ricordandoseli, possa saper quello, c'haurà da fare, componendo coteste parti. Queste sono adunque le Parti principali, & Elementali d'ogni compositione perfetta; delle quali, ancora che l'Alto sia l'ultimo à comporsi; percioche composte l'altre parti, uiene a supplire, & à far perfetta l'Harmonia, che tra loro non si potea (doue mancauano) hauere; nondimeno non è legge fatale, che 'l si habbia da porre sempre ultimo nel comporre; come etiandio non è cosa alcuna, che ne astringa, à compor prima l'una, che l'altra Parte della compositione. Si debbe però auertire, che quando i Musici uogliono comporre alcuna cantilena à Tre uoci, il più delle uolte lasciano fuori il Contralto, ouer il Soprano, & pigliano l'altre parti; Et se uogliono procedere oltra le Quattro nominate, non ui aggiungono alcuna parte nuoua; ma le uengono à raddoppiare, facendo due Soprani, ò due Alti, ò due Tenori, & cosi due Bassi; & hanno il loro proposito. Qualunque uolta adunque che si uorrà comporre alcun concento sopra un Soggetto ritrouato, sia Canto fermo, ò figurato; ouer se 'l si uorrà comporre alcuna Canzone, Madrigale, ouer altra cosa, & faccia dibisogno, che 'l Compositore sia l'Inuentore di tal Soggetto; debbe prima auertire di qual Modo ella sia; oueramente sopra qual modo uorrà comporre la cantilena, accio conosca le chorde, sopra le quali si haueranno da far le Cadenze, per poter comporre il concento in tal maniera, che 'l fine non sia dissonante dal mezo, & dal principio. La onde considerate queste cose, potrà incominciare, da qual parte li tornarà più commodo; incominciando però sempre in una chorda, la quale sia regolare del Modo, sopra 'l quale haurà da fondar la cantilena; osseruando quello, ch'in molte Regole poste di sopra si contiene. Ma perche i Musici costumano di dar principio alle lor Compositioni il più delle uolte per il Tenore; & dopoi pongono il Soprano, alquale Aggiungono il Basso, & ultimamente l'Alto; hauendo di sopra mostrato molti essempi, contenuti tra queste due parti, Soprano, & Tenore; però non accade, se non porre la seguente Tauola, nella quale si potrà comprender senza molta fatica tutti gli accordi, che potranno far le Parti aggiunte insieme alle due nominate, siano quante si uogliono. Et hò tenuto tal'ordine, di porre primieramente gli accordi, che danno insieme il Soprano col Tenore; dopoi quanto potrà essere il Basso lontano dal Tenore nella parte graue; accioche il tutto s'accordi; & cosi stante le nominate parti, quel che fà dibisogno, che sia l'Alto sopra 'l Basso; accioche l'Harmonia uenghi ad esser perfetta. Ma si dè auertire, che si trouarà alle uolte nell'Alto più d'uno accordo; onde tali accordi potranno seruire non solamente ad esso Alto; ma etiandio all'altre Parti, che si aggiungessero alla cantilena, oltra le Quattro nominate. Ne si trouarà il Contralto posto con l'altre parti in Vnisono, ne in Ottaua, se non in quattro luoghi; percioche quando l'altre Parti haueranno tra loro la Quinta, & la Terza, ouer una delle Replicate; allora le aggiunte à queste, siano quante si uogliano, necessariamente uerranno ad esser con una delle tre nominate in Ottaua, ouero in Vnisono. Ma accioche si habbia piena intelligenza di quello, che si è detto, porrò un'essempio primieramente delle Compositioni, che si uorranno fare à Tre uoci; le quali si compongono senza la parte dell'Alto; dopoi ne porrò un'altro di quelle, che si fanno à Quattro. Sia adunque che noi uogliamo comporre una Cantilena à tre uoci; & che 'l page 296s'habbia posto il Soprano Vnisono col Tenore; dico, ch'allora bisognerà porre la parte del Basso, Terza, ò Quinta, ò Sesta; ouer Ottaua, ò Decima, ò Duodecima, ò Terzadecima, oueramente Quintadecima, sotto 'l Tenore. Simigliantemente quando si hauesse posto il Soprano in Terza col Tenore; bisogno sara di porre il Basso Terza, ò Sesta, ouer'Ottaua, ò Decima sotto 'l detto Tenore. Si potrebbe anco dire, che quando le dette due parti si ponessero lontane l'una dall'altra per una Quarta, che 'l Basso si potrebbe porre Quinta, ò Duodecima sotto 'l Tenore, & cosi dell'altre; ma perche tutti questi & altri accordi si possono ueder nella Tauola seguente; però passarò più oltra, & dirò, che nelle Compositioni de Quattro uoci bisogna tener quest'ordine; che quando nella compositione il Soprano sarà posto Vnisono col tenore; cioè, quando l'uno & l'altro staranno sopra una chorda istessa; uolendo aggiunger la Terza parte à queste due, sarà dibisogno di porre il Basso distante per una di queste consonanze; Terza, ò Quinta, ò Sesta, ouer'Ottaua, ò per qualunque altra (come si uede nella Tauola) sotto 'l Tenore; onde essendo il Basso lontano per una Terza; l'Alto potrà esser distante dal Basso nell'acuto per vna Quinta, ò per una Sesta, & l'altre parti (se fussero più di Quattro) potranno esser Vnisone, ouer distanti per una Ottaua dall'una di queste quattro. Ma se 'l Basso fusse distante dal Tenore nel graue per una Quinta, & l'Alto si potrà porre sopra 'l Basso distante per una Terza, ouer per una Decima; & l'altre parti, che s'aggiungessero sarebbono Vnisone, ouer lontane dall'una di queste quattro per una Ottaua. Et se 'l Basso fusse anco distante per una Sesta, riguardando nel Terzo essempio della Tauola, si trouerà quello, che potrà essere il Contralto; il che si potrà etiandio uedere dell'altre qui di sotto, chiaramente & distintamente per ordine. SEGVITA LA TAVOLA DE GLI ACCORDI, CHE POSSONO FARE CANTANDO INSIEME LE PARTI DELLE CANTILENE. page 298ONDE da questi accordi ciascun da se stesso potrà uedere, quando 'l Soprano fusse lontano dal Tenore per un'altra Consonanza, & il Basso fusse per alcun'altro Interuallo sotto 'l Tenore, quello che necessariamente sarebbe dibisogno, che 'l Contralto fusse distante nell'acuto dal Basso; ilche si lascia al giudicio del discreto Compositore, per non andare in lungo. Debbe però auertire, ch'alle uolte (secondo 'l uolere de chi compone) la parte del Basso si pone nel luogo del Tenore; ancora che ciò intrauenga di raro, & per il contrario, quella del Tenore nel luogo del Basso; cosi ancora il Soprano alle fiate si pone nel luogo dell'Alto, & questo in quello del Soprano; ouer si pone il Tenore nel luogo del Contralto, & cosi per il contrario; Però ciascuno sarà auertito, che in questa Tauola sempre si piglia il Soprano per la parte più acuta, & il Basso per quella, che è più graue; quantunque alle uolte le Parti nominate con questi nomi cambiano per accidente i loro assignati & proprij luoghi. Debbe etiandio intendere per il Tenore quella parte, che segue immediatamente il Basso uerso l'acuto; & per il Contralto quella, che si compone dopo le tre nominate; Imperoche intesa la cosa per tal maniera, ciascun potrà commutar le parti l'una nell'altra; secondo che li tornerà commodo, senz'alcuno errore.
Sed Tenor est, vocum rector, uel Guida canentum.
Altus Apollineum carmen depingit, & ornat.
Bassus alit voces, ingrassat, fundat, & auget.
Delle Cantilene che si compongono à Tre voci; & di quello, che si dè osseruar nel comporle.Cap. LIX.
In qual maniera la Quarta si possa porre nelle Compositioni. Cap. LX.
D'alcune Regole poste in commune.Cap. LXI.
Delle varie sorti de i Contrapunti arteficiosi; & prima de quelli, che si chiamano Doppij.Cap. LXII.
Delle varie sorti de Contrapunti à Tre uoci, che si fanno à mente in Consequenza sopra un Soggetto; & d'alcune Consequenze, che si fanno di fantasia; & quel che in ciascheduna si hà da osseruare.Cap. LXIII.
Quel che si dè osseruare, quando si volesse fare vna Terza parte alla sproueduta sopra Due altre proposte.Cap. LXIIII.
Quel che bisogna osseruare intorno le Compositioni de Quattro, ò de più uoci. Cap. LXV.
Quo Semel est imbuta recens, seruabit odoremEt se la Speculatiua senza la Prattica (com'altre uolte hò detto) ual poco; atteso che la Musica non consiste solamente nella Speculatiua; cosi questa senza la prima è ueramente imperfetta. Et questo è manifesto; conciosia c'hauendo uoluto alcuni Theorici trattar le cose della Musica; per non hauer'hauuto buona cognitione della Prattica, hanno detto mille chiachiere, & commesso mille errori. Simigliantemente alcuni, che si hanno uoluto gouernare con la sola Prattica, senza conoscere alcuna ragione; hanno fatto nelle loro compositioni mille & mille pazzie, senza punto auedersene di cosa alcuna. Ma per ritornare al nostro proposito, dico; che uolendo dar principio alle Compositioni nominate di sopra; primieramente si ritrouerà il Soggetto; dopoi ritrouato, si potra incominciare 'l Contrapunto da quella parte, che tornarà più commodo. La onde poniamo, che si uolesse dar principio alla Cantilena con la parte del Basso, subito il Compositore potrà page 337conoscere il luogo del Contralto, del Soprano, & quello del Tenore. Cosi ancora uolendo dar principio per il mezo di qualunque altra parte; come per il Tenore, ò per il Contr'alto; saprà i luoghi dell'altre parti per ordine, reggendosi secondo 'l modo mostrato nella Tauola; osseruando anche quelle Regole, che di sopra in molti luoghi hò dichiarato, quando fù ragionato intorno il modo di comporre à Due & à Tre uoci. Per la qual cosa osseruando il tutto, potrà hauere il desiderato fine, & acquistarsi honore; al quale spesse fiate ne conseguita grande utile ancora. Ma accioche si uegga 'l modo, che si haurà da tenere, & il procedere in simili compositioni; ancora che siano infiniti gli essempi à Quattro uoci, composti da molti compositori eccellenti; porrò solamente due Compositioni sopra 'l Canto fermo, dalle quali (poi che si haueranno essaminate) si potrà hauer qualche lume, per poter seguire più oltra di bene in meglio, & porsi à maggiori imprese, & comporre altre cantilene di fantasia; preparandosi il Soggetto, ò pigliando alcun'altro Canto fermo, ouer qualunque altra parte, come parerà meglio al Compositore. Et benche in ogni compositione perfetta Quattro parti solamente siano basteuoli; come il Soprano, l'Alto, il Tenore, & il Basso; tuttauia quando si uorrà passar più oltra & hauer maggior numero de Parti, bastarà solamente raddoppiare (com'hò detto altroueSupr. c. 58.) una delle Quattro nominate; & cotal parte aggiunta si chiamera medesimamente Soprano, ò Tenore, ouer Alto, ò Basso; secondo la parte, che si hauerà doppiata; aggiungendoli questa parola Secondo, ò Terzo, secondo 'l numero de quelle parti, che si troueranno aggiunte. Et le chorde estreme della Parte aggiunta, si fanno equali à quelle della Parte, che uiene raddoppiata; ancora che non sarebbe errore, quando non fussero equali, & le chorde della parte aggiunta si estendessero più uerso 'l graue, ò uerso l'acuto, che quelle della raddoppiata; cioè, della parte principale. Si debbe però auertire, ch'alle uolte si costuma di compor la cantilena senza 'l Soprano, nel luogo del quale si pone un Contr'alto, alquanto più acuto del principale per una Terza più, ò meno, che importa poco. Il medesimo si fà, lasciando il Soprano & l'Alto, componendo con tre Tenori, & un Basso; oueramente con tre Bassi & un Tenore; & alle uolte con quattro Bassi, & ad altro modo anco, come torna più commodo; ilqual modo di comporre si chiama à Voci mutate, ouer'à Voci pari. Si compone anche con due Soprani & un Contr'alto, ouer'un Tenore & il Basso; alle uolte con tre Soprani & un Basso; & tal fiata con quattro Soprani, tanto à quattro uoci, quanto à cinque, & piu oltra; sempre aggiungendo quelle parti, che fanno dibisogno; come si uede ogni giorno nelle moderne compositioni. Ma questa maniera di comporre; ancora che le parti si uenghino à molteplicare & accommodare altramente di quello, che si fà nell'altre; non fà però uarietà alcuna di concento; cioè, non partorisce uariatione d'accordi, oltra quelli che nel Cap. 58. di sopra hò mostrato. E' ben uero, che si troua tal differenza tra le prime & queste seconde compositioni; che essendo in quelle il campo piu largo; cioè, piu lontana la parte graue dalla parte acuta di tutto il concento, in questo luogo è piu ristretto; percioche gli estremi delle parti graui & dell'acute insieme si conchiudono commodamente tra Quindeci Chorde al più, & meno anco, secondo che fà dibisogno; & in quelle si conchiudono in Venti; come nella Quarta parte uederemo.Cap. 31. page 338page 339page 340
Testa diu.
Alcuni auertimenti intorno le Compositioni, che si fanno à più di Tre voci.Cap. LXVI.
Del Tempo, del Modo, & della Prolatione; & in che Quantità si debbino finire, ò numerare le Cantilene.Cap. LXVII.
Della Perfettione delle Figure cantabili.Cap. LXVIII.
Dell'Imperfettione delle Figure cantabili.Cap. LXIX.
Del Punto, delle sue specie; & de i suoi effetti.Cap. LXX.
Dell'vtile, che apportano i mostrati Accidenti nelle buone Harmonie.Cap. LXXI.
Delle Chorde Communi, & delle Particolari delle cantilene Diatoniche, Chromatiche, & Enharmoniche.Cap. LXXII.
Se l'uno de i due vltimi Generi si possa vsar semplice nelle sue chorde naturali, senz'adoperar le Chorde particolari de gli altri.Cap. LXXIII.
Che la Musica si può vsare in due maniere; & che le Cantilene, che compongono alcuni de i Moderni, non sono d'alcuno de i due nominati Generi.Cap. LXXIIII.
Che 'l Diatonico può procedere nelle sue modulationi per gli Interualli di Terza maggiore, & di minore; & che ciò non faccia variatione alcuna di Genere.Cap. LXXV.
Che doue non si ode nelle Compositioni alcuna varietà d'Harmonia, iui non può esser varietà alcuna di Genere.Cap. LXXVI.
Dell'vtile ch'apportano i predetti due Generi; & in qual maniera si possino vsare, che faccino buoni effetti.Cap. LXXVII.
CitharoedusEt non si marauiglia alcuno, ch'io habbia detto, che s'vsino le Chorde de i Generi, & si proceda secondo i modi mostrati di sopra; imperoche vsiamo veramente le Chorde; ma non essi Generi, cioè, vsiamo le Parti, ma non il Tutto; essendo che (come più oltra vederemo) l'uso intiero del Genere non può far buon'efferto, ma si bene l'vso delle Parti; cioè, delle Chorde segnate con questi segni accidentali . b. & . & anche con questo [[mus.hsharp]]. vsandole nel modo, che di sopra ho mostrato. Et s'alle uolte ritrouaremo alcuna cantilena libera al tutto da queste cifere, potremo dir (com'è uero) che proceda per le Chorde diatoniche solamente; ma quando ne ritrouaremo alcuna, ch'habbia in se simili caratteri b & . allora diremo, che procede per le chorde Chromatiche, mescolate con le Diatoniche. Et se ne ritrouaremo alcuna, la quale hauesse alcuna chorda, che non si ritrouasse connumerata tra le Diatoniche, ne tra le Chromatiche, la potremo nominar'Enharmonica; pur che tal chorda si possa segnare con questo segno [[mus.hsharp]]; & possa diuidere il Semituono maggiore in due Parti; imperoche tal chorda verrà ad essere vna di quelle, che si ritrouano nel Terzo ordine mostrato di sopra; & potremo dire, che tal Cantilena proceda per le chorde di ciascun de i tre nominati Generi. Ma si debbe auertire, che tal mistione si può fare in più maniere, secondo 'l voler de i Compositori, & de i Sonatori, trasportando i Modi più nel graue, ouer nell'acuto fuori delle lor chorde naturali, contenuti nelle chorde del Genere Diatonico; & la compositione (come dicono impropriamente) si canta per Musica finta. La Prima delle quali è (lasciando da parte quelli, che non sono cosi in vso) quando le cantilene procedono per le chorde segnate col b. rotondo dal loro principio; trasportate verso 'l graue per vn page 370Tuono; come è il canto, Verbum iniquum & dolosum; di Morale Spagnolo à cinque; & il bellissimo & arteficioso Aspice Domine; d'Adriano à sei uoci. La Seconda maniera è quella, nella quale si procede per le chorde segnate dal principio della cantilena col segno . & si trasporta il Modo per un Tuono uerso l'acuto. Et nell'vna & l'altra sorte di queste cantilene alle uolte si tocca le chorde Enharmoniche, per poter'hauer le consonanze Imperfette maggiori & le minori secondo 'l proposito; à benche si tocchino di raro; di modo che per tal maniera venimo ad usare i due Generi detti; che fanno mirabilissimi effetti. Non dico già (come anc'hò detto) che usiamo tutto 'l Genere; ma si bene alcuna parte del Genere; cioè, alcune chorde; accommodandole al Genere Diatonico, & procedendo secondo la sua natura per Tuoni & Semituoni maggiori; com'a ciascuno è manifesto.
Ridetur, chorda qui semper oberrat eadem.
Per qual cagione le Compositioni, che compongono alcuni Moderni per Chromatiche, facciano tristi effetti.Cap. LXXVIII.
Delle cose che concorreuano nella compositione de i Generi.Cap. LXXIX.
Vt gratas inter mensas Symphonia discors,Si ritroua etiandio vn'altra sorte d'Istrumento lungo intorno vn braccio, il cui nome si chiama in Vinegia Altobasso, & è quadrato & uacuo; sopra 'l quale sono tese alquante chorde accordate tra loro per una delle nominate consonanze, & s'vsa in questa maniera; che mentre 'l Sonatore di questo Istrumento sott'un certo numero, ò tempo percuote con una mano le sue chorde con vna bachetta, con l'altra sona un Flauto, & fà vdir'vn'aria di cantilena, fatto à suo modo. Et non solamente si trouano cotali Istrumenti da chorde; ma etiandio se ne troua tra quelli da fiato vno ch'in Thoscana si chiama Cornamusa; nel quale già si soleua vdire, due ò tre suoni continui accordati insieme consonanti, che nasceuano da due, ò tre Pifferi graui, accordati al sudetto modo; ancora ch'al presente se ne odi solamente uno, & dapoi si ode vn'aria di cantilena, che si fà da un Piffero acuto; che se ben non accorda col concento de tali Pifferi in ogni parte, almeno s'accorda nel fine & in alcune cadenze; come si fà etiandio in ciascuno de i nominati Istrumenti; al suono de iquali cantano i Rustici le lor Canzoni; simile à quella ch'io hò posto nel Cap. 2. del Lib. 8. De i Sopplimenti. L'uso di quest'Istrumento & l'istrumento ancora è descritto da Battista Mantoano; ilquale parlando d'un suo Tonio sonatore di cotale Istrumento, nella sua Bucolica dice;
Et cum multifori Tonius cui tibia buxo.Quest'istesso si ritroua etiandio nelle Trombe, che s'usano ne gli Esserciti & nelle Armate di mare; percioche mentre molte di loro sonano con un suono continuo, fuora di quelle se ne ode una, che chiamano Chiareto; che fà udire nell'acuto un aria di Canzone; nel modo di quella ch'io hò nominato poco fà, che rende mirabile effetto ne gli auditori; oltra che dà segno all'Essercito di combattere, ò di dar'all'arme, come dicono; & finalmente il raccoglierlo in uno. La onde mi penso, che quei Pifferi, che gli Antichi chiamauano Destri & Sinistri, iquali usauano (com'altre uolte hò detto2. Par. c. 4.) nelle Comedie, fussero accordati in tal maniera. Gli Organi Antichi etiandio à tal maniera s'accostauano; percioche non erano fatti, come moderni; & di ciò me n'hà fatto fede il rarissimo Fabricatore de simili Istrumenti Maestro Vincenzo Colombi da Casal Sanuas; ilquale ritrouandosi già molt'anni nel Piemonte appresso Turino, ne ritrouò un molto antico, ch'era senza canne, & tutto marcio; & hauea un Tastame di tal maniera, che dalla parte sinistra; cioè, nel graue, hauea i Tasti tanto larghi, che per man grande che fusse stata, apena poteua arriuare il Quinto tasto; & cotale Tastame, tanto più che si andaua uerso la banda destra; cioè, nell'acuto, tanto più si faceua minore. Vn Tastame quasi simile anco taccato al Somiero, mi trouo hauer nelle mani; che mi diede M. Vincenzo Colonna nella sudetta Arte à niuno inferiore de nostri tempi; ritrouato in un'Organo antichissimo; i fori del qual Somiero, & dalla lontananza d'uno d'all'altro si comprende, che le canne dell'Organo, di cui era, & dal Tastame, erano d'una istessa grossezza; onde nella lunghezza di necessità, doueano proportionatamente esser differenti; la cui forma si può vedere nel Cap. 3. del suddetto lib. De i Sopplementi & fù d'una Chiesa di Grado. Et (per quel che l'uno & l'altro uidero) tengono per fermo, che si doueano anco accordare in altra maniera di quel, che s'accordapage 375no i nostri moderni. Si ritrouano etiandio à i nostri tempi molti altri Istrumenti, si da chorde, come da fiato, che si sonano in tal modo; i quali (per non esser lungo) lasciò de nominare. Erano adunque composti i Generi d'Harmonia, di Numero, & d'Oratione: ne intrauano nelle Compositioni loro tutte le sorti de Versi, ò piedi; ma questo, ò quello; cioè, un terminato Numero; & per tal maniera i Musici Antichi essercitauano la Musica ne i loro Generi; ne ciò era à loro difficile, ne anco impossibile; perche poteuano, vsandola in cotal modo, far vdire quale Interuallo voleuano nelle lor canzoni; che non poteua generar fastidio di maniera, che non si potesse tollerare; conciosia che non vsauano i Contrapunti, che usiamo nelle nostre Compositioni; anzi vsauano vn semplice modo d'Harmonia, come si è potuto vedere.
Tandem post epulas & pocula multicolorem
Ventriculum sumpsit, buccasque inflare rubentes
Incipiens, oculos aperit, cilijsque leuatis
Multotiesque altis flatu à pulmonibus hausto
Vtrem implet, cubito vocem dat Tibia presso.
Nunc huc, nunc illuc digito saliente vocauit
Pinguibus à mensis iuuenes ad compita cantu,
Saltidico, dulcique diem certamine clausit.
Opinioni de i Chromatisti ributtate.Cap. LXXX.
LA QVARTA ET VLTIMA PARTE DELLE ISTITVTIONI HARMONICHE DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA, Maestro di Cappella della Serenissima Signoria DI VENETIA:
Quel che sia Modo ò Tuono; & delle sue specie.Cap. I.
In ciascuna cosa è Modo, ò Misura.page 378il che dice anco Horatio dopo lui.Ser. lib. 1. Saty. 1.
Est modus in rebus, sunt certi denique fines:Imperoche tal mediocrità, ò moderatione non è altro, che una certa maniera, ouer ordine terminato & fermo nel procedere, per il quale la cosa si conserua nel suo essere, per uirtù della proportione, ch'in essa si ritroua; che non solo diletta; ma etiandio molto giouamento apporta. De qui uiene, che se per caso, ouer'à bello studio tal'ordine da essa si allontana, non si può dire, quant'offendi; & quanto il sentimento abhorrisca. Hauendo adunque i Musici & i Poeti Antichi considerato tal cosa; perche gli uni & gl'altri erano una cosa istessa (come hò detto altroueIn Proemio et c. 6. Secun. par.) chiamarono le loro compositioni Modi; nelle quali sotto uarie materie per uia del Parlare accompagnate l'una all'altra con proportione esprimeuano diuersi Numeri, ò Metri, & diuerse Harmonie. Onde nacque, che posero tre Generi de Modi, non hauendo consideratione al Suono, ouer all' Harmonia che nasceua, ma solamente all'altre parti aggiunte insieme; l'uno de i quali chiamarono Dithyrambico, l'altro Tragico, & il Terzo Nomico; de i quali le lor specie furono molte; come Epithalamij, Encomij, Hinni, Peani, & altri simili; come si è dichiarato ne i Sopplimenti.Cap. 2 del 7. lib. & nel Cap. 1. del lib. 8. Considerando dopoi l'Harmonie da per sè, che usciuano da tali congiungimenti, perche riteneuano in loro una certa, propria, & terminata forma, le nominarono simigliantemente Modi; aggiungendoli Dorio; ò Frigio; ouer'altro nome secondo 'l nome de i Popoli, che furono Inuentori di quell'Harmonia; ouer da quelli, che più si dilettauano di una specie, che d'un'altra; imperoche l'Harmonia Doria fù denominata da i Doriensi, che furono i suoi inuentori; la Frigia da i popoli, che habitauano la Frigia; & la Lidia da quelli di Lidia, & cosi l'altre per ordine. E' ben uero, c'hauendo ciascuna di esse in sè alcuna cosa propria nel suo canto, & essendo accompagnata con diuersi Numeri, chiamarono alcune di esse graui & seuere, alcune baccanti & furiose, alcune honeste & religiose, & alcun'altre nominarono lasciue & bellicose. Onde per questo rispetto hebbero grand'auertimento nell'accompagnar cotali Harmonie à i Numeri, & questi insieme con proposito à materie conuenienti, lequali esprimeuano nell'Oratione, ò Parlare, secondo la lor natura. Il perche hauendo consideratione à tutte queste cose, nominarono le lor Compositioni secondo la natura del composto; come sarebbe dire, Modi flebili, i quali sono le Elegie; imperoche contengono materie meste & flebili; come si può ueder espressamente in quelli due uolumi;De Tristibus: & De Ponto. oltra gli altri quasi infiniti, che sono d'altri autori; iquali scrisse Ouidio, dopo che fù man- dato in essilio in Ponto da Augusto; & da quell'anco, che scriue nella Epistola di Saffo à Faone; uolendo mostrar, che le cose amatorie sono materie flebili, & che conuengono alla Elegia, dicendo.
Quos vltra citraque nequit consistere rectum.
Forsitan & quare mea sint alterna requirisFece anche Horatio mentione de questi Modi, dicendo;1. Carmi. ode. 9.
Carmina, cùm lyricis sim magis apta modis:
Flendus amor meus est. Elegëia flebile carmen
Non facit ad lacrymas barbitos vlla meos.
Tu semper vrges flebilibus modisEt anco Boetio nel lib. 3. della Consolatione Filosofica;Metro 12.
Mysten ademptum.
Quondam funera coniugisCome li commemorò etiandio Cicerone nelle Tuscolane,Tus. lib. 1. quando (facendo insieme mentione de gli humili & depressi) disse;
Vates threicius gemens,
Postquàm flebilibus modis,
Syluas currere, mobiles
Amnes stare coegerat;
Hac cum pressis & flebilibus modis, qui totis theapage 379tris moestitiam inferant, concinuntur.Et in un'altro luogo, facendo mentioni de i tardi;De Orat. lib. 1.
Solet idem Roscius dicere, se quo plus aetatis sibi accederet, eo tardiores tibicinis modos, & cantus remissiores esse facturum.Altre nominarono Modi lamenteuoli; come si può uedere appresso Apuleio, quando dice;
Et sonus tibiae Zigiae mutatur in quaerulum Lydij modum.Alcune poi chiamarono Modi dolci; come ne mostra l'istesso Horatio in un'altro luogo, quando dice;Car. lib. 3. ode. 9.
Me nunc Tressa Chlöe regit,Et Seneca anco:In agamem.
Dulces docta modos, &
Citharae sciens.
Sacrifica dulces tibia effundat modos.Nominarono etiandio alcun'altri Modi mesti; come si può uedere dall'autorità di Boetio;
Carmina qui quondam studio florente peregi.1. De Consi. met. 1.Et alcune Modi impudici, i quali commemora Quintiliano, dicendo:Institu. orat. lib. 1. cap. 10.
Flebilis heu moestos cogor inire modos:
Apertius tamen profitendum puto, non hanc à me praecipi, quae nunc in scenis effoeminata, & impudicis modis fracta.Altre chiamarono Modi rudi, ò grossi; ilche dimostra Ouidio;1. De Arte amandi.
Dumque, rudem praebente modum tibicine Tusco,Et altre Modi discordanti; & de questi ne fa mentione Statio.Sylua. lib. 5. Epicedii in filium.
Lydius aequatam ter pede pulsat humum:
Discordesque modos, & singultantia verbaVltimamente (lasciandone molt'altri per breuità) chiamarono in uniuersale alcune compositioni Modi lirici; come dall'autorità d'Ouidio commemorata di sopra si può comprendere. Et le loro materie non si esprimeuano con la Voce solamente; ma se le accompagnaua l'Harmonia, che nasceua d'alcuno Istrumento, fusse stato poi Cetera, ò Lira oueramente Piffero, ò di qualunque altra sorte. Si trouaua nondimeno gran differenza tra questi Modi; essendo che i popoli di questa prouincia usauano una maniera de Versi & un Istrumento, & quelli di quella ne usauano un'altro & un'altra maniera de Versi. Et non erano differenti solamente in questi, ma nelle Harmonie ancora; imperoche una sorte d'Harmonia usaua un popolo, & un'altro un'altra; di maniera ch'erano anco differenti ne i Numeri; i quali si ritrouauano ne i Versi. De qui nacque dopoi, che i Modi erano denominati da quei popoli (come di sopra hò detto) che più si dilettauano di quella maniera, ouer erano stati gl'Inuentori. La onde da questo si può comprendere, che se un popolo; come quello di Frigia, udiua alcuna maniera forestiera, diceua, quello essere Modo di quella prouincia, oue più si usaua, oueramente ou'era stato ritrouato; di maniera, che chiamauano il Modo Eolio da i popoli della Eolia suoi inuentori, ch'era contenuto in un certo Hinno, composto nel Modo lirico sott'alcuni Numeri; conciosiache questi popoli si dilettarono molto della Lira, ò Cetera; che secondo l'opinione d'alcuni (la qual reputo falsa) à quei tempi erano una cosa istessa; al suono della quale cantauano il sudetto Hinno; ma di questo si legga il Cap. 16. del lib. 1. De i Sopplimenti, che si potrà conoscere il uero di cotal cosa. Tal'Istrumento usauano similmente i Doriesi, ancora che forse cantassero altra maniera de Versi, & usassero l'Harmonia molto differente; del che ne fà fede Pindaro,Olymp. ode. 1. quando nomina simili Istrumento Δορίαμ φόρμιγγα; cioè, Dorica cetera; & Horatio,In Epodo. ode. 7.
Molior.
Sonantem mistum tibijs carmen lyra,Onde si può uedere dalla parola Barbarum, la quale s'intende per il modo Frigio, ch'anco i popoli della Frigia usassero i Pifferi. Et cotal Modo ueramente soleuano sonare con simili Istrumenti; come potrei mostrar con molti essempi, i quali lascio per breuità; bastando solamente uno di Virgilio, il quale dice in tal maniera. page 380Aeneid. 9.
Hac Dorium, illis Barbarum.
O vere phrigiae (neque enim phryges) ite per alta.Et uno d'Ouidio.Fast. lib. 4.
Dyndima, ubi assuetis biforem dat tibia cantum:
Tibia dat phrygios, ut dedit ante modos;Da i quali si può comprendere, esser uero quel, c'hò detto. Con questo Istrumento similmente quei popoli, c'habitauano la Lidia, faceuano le lor Harmonie; & di ciò n'è testimonio Horatio dicendo;Car. lib. 4. ode. 15.
Virtute functos more patrum ducesEt Pindaro,Olimpi. ode. 5. ilquale, auanti di lui, supplicando Gioue per Psaumido Camarineo vincitore ne i giuochi Olimpici, dice;
Lydis remisto carmine tibijs,
Troiamque, & Anchisen, & alma
Progeniem Veneris canemus;
Io uengo à te supplicheuole ò Gioue sonando Λυδίοις ἀυλο͂ις: con Pifferi Lidij.Non manca per dimostrar questo etiandio il testimonio d'Apuleio, con l'Autorità addutta di sopra, & de molti altri; ma questi bastino. Da questo adunque potiamo comprendere, che i Modi anticamente consisteuano nell'Harmonie & ne i Numeri espressi da una sorte d'Istrumento; & che la diuersità loro era posta nella uariatione dell'Harmonie, nella diuersità de i Numeri, & nella maniera dell'esprimere; cioè, dell'Istrumento. Et se bene alcuni popoli conueniuano con alcun'altri nelle Harmonie, ouer ne gli Istrumenti; erano poi differenti ne i Numeri; & se in questi erano concordi, discordauano poi nelle Harmonie & ne gli Istrumenti; di maniera che se in una cosa, ouer in due erano conformi, variauano poi nel resto. Questo istesso uediamo etiandio hoggidi in diuerse nationi; imperoche l'Italiano usa 'l Numero, ò Verso de piedi, ò sillabe commune col Francese & col Spagnolo; com'è quello d'Vndici sillabe; nondimeno quando s'odono cantar l'uno & l'altro, si scorge un'Harmonia differente, & altra maniera nel procedere; conciosia che altramente canta l'Italiano, di quello che fà il Francese; & in altra maniera canta lo Spagnuolo, di quel che fa 'l Tedesco; lasciando di dire delle nationi barbare & infideli; com'è manifesto. Vsa l'Italiano & anco il Francese grandemente 'l Leuto, & lo Spagnolo usa il Ceterone; ancora che questo uaria poco da quello, & altri popoli usano il Piffero. Ne i Numeri, ò Versi, quanta differenza sia tra i popoli, & quanto un popolo habbia differente maniera dell'altro, si può conoscere; incominciando da questo capo; che se ben fuori dell'Italia in alcuna parte non si usa 'l Verso legato, ò sciolto d'Vndeci sillabe, fatto alla simiglianza dell'Endecasillabo latino; tuttauia nella Italia, nella Franza, & nella Spagna molto si usa. Et quel, che in Italia si chiama Rima, credo che sia detto da questa parola greca Ρυθμὸς, che significa (com'altroue hò detto) Numero, ò Consonanza;2. Partis cap. 8. percioche da quelle corrispondenze & legature, che si trouano nel fine de i Versi, le quali chiamano Cadenze, nasce la Consonanza, ouer Harmonia, che si troua in essi.Vedasi il cap. 13. del lib. 8. De i Sopplim. Vsano gli Italiani cotali Cadenze, non tanto in quella maniera de Versi, che si trouano nell'Ottaue rime, ò Stanze, ne i Sonetti, ne i Capitoli, & altri simili, che dimandano Intieri; quanto nelle Canzoni ancora & Madrigali; oue si pone molte sorti de Versi; come sono quelli di Sette sillabe & altri simili, che chiamano Versi rotti; com'è manifesto; imperoche nell'Italia madre de i buoni & rari intelletti s'usa uarie maniere di comporre; come si può comprendere dalle nominate Ottaue rime, ò Stanze; che dir le vogliamo, da i Terzetti, dalle Sestine, da i Sonetti, & da i Capitoli, ne i quali s'adoperano una sola maniera de Versi, che sono gli Intieri & nelle Canzoni & ne i Madrigali con altri simili, ne i quali si pongono uarie sorti de Numeri ad imitatione dell'Ode d'Oratio; à benche i Numeri Horatiani siano senza le commemorate Cadenze, & gli Italiani siano per esse Cadenze al detto modo legati; come nelle dotte & leggiadre Canzoni del Petrarca & de molt'altri eccellentissimi huomini si può uedere; delle quali tengo per certo, che i dotti spiriti Italiani siano stati Inuentori; conciosiache non mi ricordo hauer mai trouato appresso d'alcun'altro Poeta, ne Greco, ne Latino un simil modo di comporre, con tali Capage 381denze; con tutto che 'l Dottissimo Horatio habbia cantato assaissime Ode in molte maniere. E' ben uero, ch'altri Poeti latini (ancora che non molto spesso) hanno usato simili Cadenze, ò Corrispondenze nelle mezane sillabe, & nell'ultime d'alcuni loro Versi, i quali chiamano Leonini, ò Canini; come in ciascun de questi hà fatto il Poeta;
Ad terram misêre, aut ignibus aegra dedére. Aeneid. 2.Ibidem 12. Et Ouidio anche in questo hà osseruato cotal legge.In Epistola Helenae ad Paridem. 8.
Cornua vellatarum obuertimus antennarum.Ibidem 3.
Illum indignanti similem, similemque minanti.Ibidem 8.
Tum caput orantis nequicquàm, & multa precantis.Ibidem 10.
Ora citatorum dextra contorsit equorum:
Vim licet appelles, & culpam nomine veles;& in molt'altri, che non si mettono, per non crescere 'l volume. Onde 'l Petrarca (com' io credo) imitando tal maniera di comporre, le pose in un'altro modo, accordando 'l fine del Verso precedente, col mezo del seguente in cotal guisa:Canz. 22.
Mai non uò più cantar com'io soleua:Et cosi il restante di tal Canzone. Ilche osseruò etiandio nella Canzone, Vergine bella.Canz. 49. Quest'istesso fece il Sanazaro nel principio dell'Arcadia in quella parte, quando parlando Ergasto con Seluaggio pastore, dice:
Ch'altri non m'intendeua: onde hebbi scorno.
E puossi in bel soggiorno esser molesto;
Menando un giorno li agni appresso un fiume.& il resto, che segue. Ma quando ben si ritrouasse tra i Greci, ò tra i Latini poeti una tal maniera di comporre, con simili Cadenze, questo poco importarebbe; essendo che tanto si potrebbe gloriare il primo Inuentore d'una tal maniera di comporre Italiano, se bene hauesse pigliato l'Inuentione d'alcun poeta Greco, ò Latino; quanto si gloriaua Horatio d'esser stato il primo, che ritrouato hauesse il modo di comporre in Latino i Versi lirici alla guisa de i Greci; ilche si può comprender dalle sue parole; quando dice;Carmi. lib. 3. Ode. 31.
Vidi un bel lume in mezo di quell'onde.
Che con due bionde treccie allor mi strinse,
Et mi dipinse un uolto in mezo 'l cuore.
Dicar, quà violens obstrepit Aufidus,Delche si può etiandio gloriare Claudio Tolomei Sanese d'essere stato il primo, che habbia espresso 'l Verso Heroico & l'Essametro & lo Pentametro nelle Italiane muse; ancora che da pochi, fin'hora, cotal cosa sia stata abbracciata. Vogliono alcuni, che 'l Dottissimo Dante Aliglieri poeta Fiorentino fusse 'l primo inuentore de i Terzetti, & il Boccaccio dell'Ottaua rima; per ilche quando à cotali maniere di comporre si uolesse dare un nome particolare; uolendole denominar dalla ragione, nella quale furono ritrouate; l'una & l'altra maniera si chiamarebbe (come ne inuita Horatio con l'autorità posta di sopra) Modi Italiani; ò uolendole denominar dalla Patria, si chiamarebbono Modi thoscani. Ma se si uolessero denominar da i Proprii inuentori, la prima maniera si nominarebbe (dirò cosi) modo Dantesco, & la seconda maniera modo Boccacciano; come le legge Citaristice & le Tibiali (il che habbiamo ueduto nella Seconda parteCap. 5.) furono denominate parte de i Popoli, & parte da gli Inuentori. Et se ben nell'Italia si troua non solo una maniera de Versi, ma anco più maniere particolari; come hò mostrato; tuttauia i Greci à i nostri giorni, oltra l'altre loro maniere hanno il Verpage 382so de Quindeci sillabe; come sono questi, che sono di Constantino Mannasì loro Filosofo.
Et qua pauper aquae Daunus agrestium
Regnator populorum, ex humili potens
Princeps Aeolium carmen ad Italos
Deduxisse modos.
Ο῾ τοῦ θεοῦ παντέλειος, καὶ παντοκτίστωρ λόγος,& uogliono dire; La parola di Dio in tutto è perfetta; & colui, che fabricò tutte le cose del Mondo, da principio fabricò il Cielo senza stelle; de i quali Versi tutto 'l suo Hexameron è pieno; & li cantano sotto un Modo particolare, secondo 'l costume loro; il che non si usa nella Italia. Perilche (lasciando di dir de gli altri Popoli) da questi due potiamo ueder la differenza, che poteua esser de i Numeri, & delle Harmonie ne i Modi de quei popoli, nel tempo che nella Grecia la Musica era in fiore. Percioche come uediamo questi due popoli à nostri tempi hauere una maniera particolare di Verso, & una maniera particolare di cantare; il simil douemo creder, che fusse anticamente tra quei popoli. Et ancora che à i nostri giorni alcuni popoli di natione diuersa conuenghino insieme nel Numero, ò ne i Piedi del Verso, & nella maniera della compositione delle lor Canzoni; tuttauia sono differenti intorno la maniera del Cantare. Et non solamente si troua tra diuerse nationi tal differenze; ma anco in un'istessa patria; come si può ueder nell'Italia; percioche in una maniera si cantano le Canzoni, che si chiamano Villotte nella prouincia di Venetia, & in un'altra maniera nella Toscana, & nel Reame di Napoli; com' era anco appresso gli Antichi; percioche se bene i Popoli della Doria, & quelli dell'Eolia vsauano un'istessa qualità ò sorte di Verso, & un'istesso Istrumento; le Harmonie loro poi erano in qualche parte differenti. De qui si può comprendere adunque la diuersità de i nomi ne i Modi; che si come in alcun Modo si trouaua il Numero, l'Istrumento, & l'Harmonia differente da un'altro Modo; cosi anco nacque la diuersità de i nomi. La onde credo, che 'l Modo Dorio fusse differente dall'Eolio, come il Frigio era diuerso dal Lidio; & ciò non solamente nell'Harmonie; ma etiandio ne i Numeri; come si può comprendere da i uarii effetti, che nasceuano dall'uno & dall'altro, i quali uederemo al suo luogo. Però adunque quando leggiamo di Filosseno 8. Politic. cap. 7., hauendo ei tentato di fare il Poema Dithyrambico nel modo Dorico, che non lo puote mai condurre al desiderato fine; percioche dalla natura del Modo fu tirato di nuouo nell'Harmonia Fr igia, conueneuole à tal Poema; non dobbiamo prendere ammiratione; essendo che i suoi Piedi, & il suo Numero è più ueloce d'ogn'altro Poema; & per il contrario, i Numeri del modo Dorico più tardi & più rimessi. Perilche essend'altri Numeri nella Dorica, & altri nella Frigia Harmonia (come si è detto) era impossibile, che Filosseno potesse far cosa alcuna, che fusse buona; come anco sarebbe impossibile, quando sotto i Numeri d'un Verso Saffico, che si compone del Trocheo, dello Spondeo, del Dattilo, & nel fine di due Trochei, ouer d'un Trocheo & uno Spondeo; come sono questi due Horatiani.1. Carm. Ode. 10. & 38.
Τὸν ὀυρανὸν τὸν ἄναστρον παρήγαγεν ἀρχῆθεν
Mercuri facunde nepos Atlantis:&
Persicos odi puer apparatus;si uolesse cantare, ò tirare in uerso Heroico, che si compone di Sei Piedi diuersamente con Dattili & Spondei; come si può comprendere in ciascun de i due Virgiliani sequenti: Georgic. 3.
Sed fugit interea, fugit irreparabile tempus.& Aeneid. 6.
Parcere subiectis, & debellare superbos.Tutto questo discorso hò uoluto fare, non ad altro fine; se non accioche più facilmente si potesse comprendere, quel ch'era il Modo nella Musica. Onde potiamo ueramente dire, che 'l Modo anticamente era una certa & determinata forma di Melodia, fatta con ragione & con arteficio, contenuta sotto un determinato & proportionato ordine de Numeri & d'Harmonia, accommodati alla materia contenuta nell'Oratione. Et benche i Musici moderni non considerino nelle lor cantilene se non un certo ordine di cantare & una certa specie d'Harmonia; lasciando da parte il considerare il Numero, ò Metro determinato; percioche dicono, che questo appartiene à i Poeti; massimamente page 383essendo la Musica à i nostri tempi separata dalla Poesia; tuttauia considerano cotal ordine in quanto è contenuto tra una delle Sette già mostrate specie della Diapason harmonicamente, ouero arithmeticamente mediata; come più oltra vederemo; tra le quali si troua una certa maniera di cantare in una, che in un'altra è uariata. Et tal'ordine di cantare con diuersa maniera, ouero Aria dimandano Modo, & alcuni lo chiamano Tropo, & altri Tuono. Nè di ciò dobbiamo render marauiglia, poi che Τρόπος è Parola greca, che significa Modo, ò Ragione, dalla quale uogliono, che siano cosi detti. Et se fusser'anco nominati da Τροπὴ, che uuol dire, Conuersione, ò Mutatione, staria medesimamente bene; essendo che l'uno si conuerte & muta nell'altro; come uederemo; & i Grammatici alle uolte chiamano Tropi quelle conuersioni, che si fanno d'una parola ò uoce, dal proprio significato, in un'altro. Lo nominano etiandio Tuono, & ciò non è maldetto; percioche per il Tuono (come mostra Euclide nel suo Introdottorio) si può intendere Quattro cose; Primieramente, quel, che i Greci chiamano φθόγγος, che significa ogni Suono, ò Voce inarticolata, la quale non si estende ne uerso il graue, ne uerso l'acuto; secondariamente, quelli due Interualli mostrati nel Cap. 18. della Terza parte; dopoi una forte & sonora Voce; come quando diciamo, Francesco hà un buon tuono, sonoro, & gagliardo; cioè, una buona; sonora, & gagliarda Voce. Vltimamente s'intende per quello c'habbiamo nominato di sopra; come quando si dice; il Tuono Dorio, il Frigio, & gli altri; cioè, il Modo Dorio, il Frigio, & li seguenti per ordine. Et perche questo nome Tuono si estende in più cose, come uedemmo; però per schiuar la Equiuocatione, più c'hò potuto, hò uoluto nominarli Modi, & non Tuoni. Volendo adunque dichiarar quello, che sia Modo, diremo con Boetio,Musicae lib. 4. c. 4. il quale parla de i Modi ò Tuoni antichi; che Modo è una certa Costitutione in tutti gli ordini de uoci, differente per il graue & per l'acuto; & tale Costitutione è come un corpo pieno di modulatione, la quale hà l'essere della congiuntione delle Consonanze; come è la Diapason, la Diapasondiapente, ouer la Disdiapason. Di maniera che da Proslambanomenos à Mese uiene ad essere una Costitutione, connumerando le Chorde, ò uoci mezane; cosi ancora da Mese à Netehyperboleon, intendendoui sempre i suoni mezani. Ma perche queste Costitutioni sono ueramente le uarie specie della Diapason, che si trouano dall'una lettera all'altra; come nel Cap. 12. della Terza parte habbiamo ueduto; numerando le lor Chorde mezane; però diremo; come dicemmo etiandio nell'Vndecima definitione del Quinto delle Dimostrationi, & anco habbiamo detto di sopra; che 'l Modo secondo i Moderni è una certa forma, ò qualità d'Harmonia, che si troua in ciascuna delle nominate Sette specie della Diapason, le quali tramezate harmonicamente, secondo che si considerano hora, ne danno Sei Modi principali & autentichi; da i quali poi nascono i suoi collaterali per la diuisione arithmetica, che si chiamano (come uederemo) Plagali, ouer Placali.
Che i Modi sono stati nominati da molti diuersamente, & per qual cagione.Cap. II.
Del Nome & del Numero de i Modi.Cap. III.
De gli Inuentori De i Modi.Cap. IIII.
Antiphonas dedit ad Psalmos Ignatius aptas.Tutto questo è stato detto intorno al Canto ecclesiastico; ancora che di esso non si possa ritrouare il Primo inuentore; se bene alcuni l'attribuiscano al Dottore di S. Chiesa Gregorio primo sudetto; ma inquanto all'Inuentione de quei Modi, che sono nel Canto figurato, & l'Inuentione di comporre nella maniera, che faciamo al presente; non è dubio, che di ciò non ne potiamo hauer'alcuna certezza; ancora che (per quello, che si può uedere) non è molto tempo, rispetto al Canto ecclesiastico; che un tal modo di comporre, fù ritrouato. Et benche intorno gli Inuentori de i Modi antichi nasca quasi l'istessa difficultà; tuttauia potiamo hauer'alcuna cognitione de gli Inuentori de molti de loro; imperoche PlinioNatur. his. lib. 7. cap. 56. vuole, che Anfione figliuolo di Gioue, ò come alcuni vogliono di Mercurio & di Antipa, fusse inuentor dell'Harmonia Lydia, con la quale (secondo che riferisce Plutarcho di Aristosseno nel Libro della Musica) Olimpo fù quello, che sonò col Piffero i funerali nella sepoltura del Serpente Pithone; la qual Harmonia s'adoperò anco nella pompa funebre della vergine Psiche; come di sopra fù commemorato. E' ben uero, che Clemente AlessandrinoStromat. lib. 1. attribuisce l'Inuentione dell'Harmonie Lydie ad Olimpo di Misia, ilquale fu forse il disopra nominato; & altri uogliono, che la melodia Lydia fusse ritrouata non ad altro effetto, che per usarla ad un tale ufficio; come è detto di sopra. Dicono ancora, che tal Melodia usauano i Rustici ne i triuij & ne i quadriuij in honore di Diana, ad imitatione di Cerere, che con grande gridi cercaua la rapita Proserpina; come accenna il Poeta, quando dice; In Palaemone.
Monte prout quodam desuper audierat.
Non tu in triuijs indocte solebasOue si uede, che non faceuano vn tale vfficio con molti Istrumenti; ma con un Piffero solo, del quale (come vuole ApuleioFloridorum lib. 1.) Iagne Frigio, che fù padre di quel Marsia, che fù punito grauemente da Apollo della sua arroganza, fù l'inuentore. Questo istesso faceuano etiandio col Zuffolo, del quale (come vogliono alcuni, & massimamente Virgilio) Pan dio de pastori fù l'inuentore; perche, com'egli dice. In Alexide.
Stridenti miserum stipula disperdere carmen?
Pan primus calamos caera coniungere pluresMa le melodie Dorie, secondo l'istesso Clemente; del qual parere fù anche Plinio, furono ritrouate da Thamira di Thracia. Le Frigie, la Mistalydia, & la Mistafrigia (come vuole il detto Clemente) furono ritrouate da Marsia, che fù di Frigia; quanpage 388tunque alcuni uogliano, che Saffo Lesbia poetessa antica fusse l'Inuentrice delle Mistelydie & altri attribuiscano tale inuentione à Thersandro; & altri ad un Trombetta chiamato Pithoclide; ma Plutarco, pigliando 'l testimonio d'un Lisia, vuole, che Lamprocla d'Athene fusse l'inuentore de tali Melodie. Alcuni anco vogliono, che Damone Pitagorico fusse inuentor dell'Hypofrigio, & Polimnestre dell'Hypolydio. De gli altri Modi non hò ritrouato gli Inuentori; ma quando l'autorità d'Aristotele posta nel lib. 2. della MetafisicaCapit. 1. ualesse in questo proposito, si potrebbe dire, che Timotheo fusse stato l'Inuentore del resto; ancora che Frinide musico perfetto de quei tempi fusse auanti lui; percioche (com ei dice) se non fusse stato Timotheo non haueressimo molte Melopeie, & non molti Modi. Ma inuerità parmi che siano più antiche di Timotheo; come legendo molti autori & essaminandoli intorno al tempo, si può uedere. Qual di loro fusse il primo ritrouato; questo è non dirò difficilissimo, anzi impossibile da sapere; ancora ch'alcuni uoglino, che 'l Lydio fusse 'l primo; alla quale opinione si potressimo accostare, quando l'ordine de i Modi posti da Platone, da Plinio, da Martiano, & da molt'altri, fusse posto, secondo che l'un fù ritrouato prima dell'altro; ma ueramente è debile argomento; percioche potressimo dir l'istesso di qualunque altro Modo, che fusse posto primo in qualunque altro ordine; come del Frigio, ch'è posto da Luciano primo, & dell'Eolio, che è posto in cotal luogo da Apuleio. Lasciaremo hora di ragionar più di cotali cose, & uerremo à dir della loro Natura; percioche della Proprietà de i Modi moderni vn'altra fiata ne parlaremo.
Instituit.
Della Natura, ò Proprietà de i Modi.Cap. V.
Inter quas curam Clymene narrabat inanemPer tali effetti adunque gli Antichi attribuirono le narrate proprietà al modo Dorico; & ad esso applicauano materie seuere, graui, & piene di sapienza. Et quando da queste si partiuano & passauano à cose piaceuoli, liete, & leggieri, vsauano 'l Modo Frigio; essendo che i suoi Numeri erano più ueloci de i numeri di qualunque altro Modo, & la sua Harmonia più acuta di quella del Dorio; onde da questo, credo io, che sia uenuto quel Prouerbio, che si dice; Dal Dorio al Frigio; che si può accommodar, quando da vn ragionamento di cose altissime & graui, si passa ad uno, che contenga cose leggieri, basse, non molto ingegnose, & simigliantemente cose liete & festeuoli, & anche non molto honeste. Clemente Alessandrino,Stromat. lib. 6. seguitando l'opinione d'Aristosseno, vuole; che 'l genere Enharmonico conuenghi grandemente all'Harmonie doriche, come genere ornato & elegante; & alle Frigie il Diatonico, come più uehemente & acuto. Fù già tanto in ueneratione il Dorio, che niun'altro, da lui & il Frigio in fuori, fù approuato, & admesso da i due sapientissimi Filosofi Platone & Aristotele; percioche conosceuano l'utile grande, che apportauano ad una ben'istituita Republica; istimando gli altri di poco utile & di poco ualore. Onde uolsero, che i Fanciulli dalla lor tenera età fussero istrutti nella Musica. Voleuano etiandio gli Antichi, che l'Hypodorio hauesse natura in tutto diuersa da quella del Dorio; imperoche si come il Dorio disponeua ad una certa costanza uirile, & alla modestia; cosi l'Hypodorio per la grauità de i suoi mouimenti inducesse una certa pigritia & quiete.
Vulcani, Martisque dolos, & dulcia furta.
Attonitusque seces, vt quos Cybeleia materpage 390Aristotele8. Polit. Cap. 5. l'accenna Bacchico; cioè, furioso, & Baccante; & LucianoIn Harmonide. lo chiama furioso, ò impetuoso; ancora ch'Apuleio1. Floridorum. lo nomini Religioso. Questo Modo (come habbiamo veduto) si sonaua anticamente col Piffero, il quale è Istrumento molto incitatiuo; per ilche (come dicono alcuni) col mezo del suono de i Pifferi i Spartani inuitauano i soldati à pigliar l'arme; & (come narra ValerioDictor. & Fact. lib. 2. cap. 1.) costretti dalle seuerissime leggi di Licurgo, osseruauano di non andar mai con l'essercito à combattere, se prima non erano bene inanemiti & riscaldati dal suono de i detti Istrumenti, con la misura del piede Anapesto; il qual si compone di tre tempi; due breui, & uno lungo. La onde da i due primi, i quali fanno la battuta più spessa & più ueloce, comprendeuano, d'hauer'assalire l'inimico con grand'empito; & dal lungo, d'hauere à fermarsi & resistere animosamente, quando non l'haueano rotto nel primo assalto. Il che faceuano anco i Romani; come narra Tullio;Tuscul. lib. 1. i quali non pur col suono della Tromba; ma col canto accompagnato à cotal suono, soleuano incitare gli animi de i Soldati à combattere virilmente; & ciò ne mostra anco Virgilio,Aeneid. 6. parlando di Miseno.
Incitat, ad Phrygios uilia membra modos.
Quo non praestantior alter,Et Horatio parlando di Tirteo, dice;De Arte poetica.
Aere ciere viros, Martemque accendere cantu.
Tyrtheusque mares animos in martia bellaImperoche gli Italiani usarono la Tromba, che fù inuentione de i popoli Tirrheni, come vuol Diodoro;Hist. li. 6. & PlinioHisto. natu. lib. 7. c. 56. vuole, che l'Inuentore fusse un nominato Piseo, pur Tirrheno. Di questa inuentione Virgilio ne tocca una Parola, quando dice;Aeneid. 8.
Versibus exacuit.
Tyrrhenusque tubae mugire per aethera clangor.Ma Gioseffo nel Primo libro delle Antichità giudaiche vuole, che l'Inuentore sia stato Mosè, & Homero dice, che fù Dirceo, alcun'altri Tirteo, & alcuni Maleto; col suono della quale, ch'era aspro, ueloce, gagliardo, & forte (come si può comprendere dalle Parole di Ennio poeta antico, in quale esprimendo la natura di questo istrumento disse;
At Tuba terribili sonitu taratantara dixit.) Proferiuano il modo Frigio. Inuitati i Lacedemoni, ò Spartani adunque al combattere con grande vehementia dal suono del detto Istrumento, erano dalla tardità del suono; cioè, dalla tardità del mouimento, & dalla grauità del Modo inuitati à lasciar di combattere. Il grande Alessandro anco col mezo d'un Piffero come narra Suida) fù inuitato da Timotheo à pigliar l'arme, recitando la legge Orthia nel modo Frigio. Similmente vn giouine Taurominitano (come recita Ammonio In predicabilibus. & Boethio,Musicae lib. 1. cap. 1. & come molte volte hò commemorato) fù da questo Modo riscaldato. Per il che uoleuano gli Antichi; che le materie, che trattauano di guerra, & fussero minaccieuoli & spauentose, si accommodassero à cotale Modo; & che l'Hypofrigio moderasse & sottrahesse la natura terribile & concitata del Frigio. Onde dicono alcuni, si come i Spartani, & li Candioti inanemiuano i soldati al Combattere col modo Frigio; cosi li riuocauano dalla pugna con l'Hypofrigio al suono de i Pifferi. Vogliono anco, che Alessandro fusse riuocato dalla battaglia da Timotheo col mezo di questo Modo, recitato al suono della Cetera; & che 'l giouine Taurominitano commemorato col mezo di questo Modo, & col canto dello Spondeo fusse placato. Vuol CassiodoroVariarum. lib. 1. Boethum., che 'l Frigio habbia natura di eccitare al combattere, & d'infiammare gli huomini al furore, & che 'l Lydio sia rimedio contra le fatiche dell'animo, & similmente contra quelle del corpo. Ma alcuni uogliono, che 'l Lydio sia atto alle cose lamenteuoli & piene di pianto, per partirsi dalla modestia del Dorio, in quanto è più acuto, & dalla seuerità del Frigio. Sotto questo Modo, Olimpo (come narra PlutarcoIn Musica.) al suono del Piffero nella Sepoltura di Pithone cantò gli Epicedij; che sono alcuni versi, che si cantauano auanti 'l Sepolchro d'alcun morto; imperoche anticamente era usanza di far cantare al suono del Piffero, ò d'altro Istrumento nella morte de page 391i parenti, ò de gli amici più cari; dal qual canto erano indotti à piangere i circostanti la lor morte; & ciò faceuano fare ad una femina vestita in habito lugubre; come anco si osserua al presente in alcune città, massimamente nella Dalmatia, nella morte d'alcun'Huomo honorato. Tale vsanza commemorò Statio Papinio, dicendo;Theb. lib. 6.
Cum signum luctus cornu graue mugit aduncoOnde si uede, che tali Harmonie erano fatte nel modo Frigio, ouer nel Lydio; come dall'autorità d'Apuleio addotta di sopra si può uedere. Alcuni hanno chiamato il Lydio da gli effetti, horribile, tristo & lamenteuole; & LucianoIn Harmonide. lo nomina furioso, ouero impetuoso; è ben uero, che Platone pone tre sorti d'Harmonie Lydie; cioè, Miste, Acute, & Semplici, senza porui alcun'aggiunto. Hanno hauuto opinione alcuni, che l'Hypolydio habbia natura differente & contraria à quella del Lydio; & che contenga in se una certa soauità naturale & abondante dolcezza, che riempia gli animi de gli ascoltanti d'allegrezza & di giocondità, mista con soauità, & che sia lontano al tutto dalla lasciuia & da ogni uitio; perciò l'accommodarono à materie mansuete, accostumate, graui, & continenti in se cose profunde, speculatiue, & diuine; come sono quelle, che trattano della gloria di Dio, della felicità eterna; & quelle, che sono atte ad impetrare la Diuina gratia. Et uolsero similmente, che 'l Mistolydio hauesse natura d'incitar l'animo, & di rimetterlo. Apuleio dimanda l'Eolio semplice; & Cassiodoro vuole, che habbia possanza di far tranquillo & sereno l'animo oppresso da diuerse passioni; & che dopo scacciate tali passioni, habbia possanza d'indurre il sonno; natura & proprietà veramente molto conforme à quella dell'Hypodorio. Onde non è da marauigliarsi, s'Atheneo, adducendo l'autorità d'Eraclide di Ponto, fù di parer, che l'Eolio fusse l'Hypodorio; ò per il contrario. Vogliono alcuni, che all'Eolio si possino accommodar materie allegre, dolci, soaui, & seuere; essendo che (come dicono) hà in se vna grata seuerità mescolata con vna certa allegrezza & soauità oltra modo; & sono di parer, che sia molto atto alle modulationi de i Versi lirici, come Modo aperto & terso. Ma s'è uero quel, che si pensò Eraclide, sarebbe à tutte queste cose contrario molto; percioche hauerebbe diuersa natura; come di sopra hò mostrato. Apuleio chiama lo Iastio, ouero Ionico (che tanto vale) vario; & Luciano lo nomina allegro; per essere (secondo 'l parere d'alcuni) molto atto alle danze & à i balli. La onde nacque, che lo dimandarono lasciuo; & i popoli Inuentori di tal Modo, che furono gli Atheniesi, popoli della Ionia, amatori de cose allegre & gioconde; & molto studiosi della eloquenza, chiamarono Vani & leggieri. Cassiodoro vuole, che habbia natura d'acuire l'intelletto à quelli, che non sono molto eleuati; & d'indurre vn certo desiderio delle cose celesti in coloro, i quali sono grauati da un certo desiderio terrestre & humano. Queste cose dicono intorno la natura de i Modi; la onde si scorge vna gran varietà ne i Scrittori, volendo alcuni una cosa, & alcuni vn'altra. Il perche mi penso, che tal varietà poteua nascere dalla uarietà de i costumi d'una Prouincia, ch'essendo dopo molto tempo uariati, variassero ancora i Modi; & che una parte de i Scrittori parlasse di quei, che perseuerauano d'esser nella lor prima & pura semplicità; & l'altra parte parlasse di quelli, che già haueano perso la loro prima natura; come per cagione d'essempio diremo del Dorio, ch'essendo prima honesto, graue, & seuero; per la uariatione de i costumi fusse uariato anche lui; & dopoi applicato alle cose della guerra. Et per questo non ci dobbiamo marauigliare; percioche se dalla varietà dell'Harmonie nasce la uariatione de i costumi; com'altroue si è detto; non è inconueniente anco, che dalla variatione de i costumi si uenga alla uarietà dell'Harmonie & de i Modi. Poteua anco nascere dalla poca intelligenza, ch'haueano i Scrittori di quei tempi intorno à cotal cosa; come suole accascare etiandio à i tempi nostri, ch'alcuni si porranno scriuere alcune cose, che non intendono; ma si rimettono al giudicio & alla opinione d'vn altro, page 392il quale alle uolte ne sà men di lui; & cosi molte uolte pigliano una cosa per un'altra, & attribuiscono à tal cosa alcune proprietà, che considerandola per il dritto, è da tal proprietà tanto lontana & diuersa, quanto è lontano & diuerso il Cielo dalla Terra. Et molte volte vediamo, che pigliano una cosa per un'altra; come si può uedere in quello, che scriue Dion Chrisostomo d'Alessandro Magno ne i Commentarij del Regno,Orat. 1. essempio addutto da molti; oue dice, che fù costretto da Timotheo a pigliar l'arme col mezo del Modo Dorio; tuttauia è solo di questo parere, per quello c'hò potuto comprendere; imperoche il Magno Basilio (com'altre fiate hò detto) & molt'altri auanti lui, uuole, che fusse costretto a fare un simile atto dal Frigio. Ma di questo sia detto à bastanza; imperoche è dibisogno, che si uenghi à ragionare intorno all'Ordine.
Tibia, cui teneros suetum producere manes,
Lege Phrygum mesta.
Dell'Ordine de i Modi.Cap. VI.
Che l'Hypermistolidio di Tolomeo non è quello, che noi chiamiamo Decimo modo.Cap. VII.
In qual maniera gli Antichi segnauano le Chorde de i loro Modi.Cap. VIII.
Verùm opere in longo fas est obrepere somnum.Percioche potrà essere ottima iscusatione à questo grauissimo autore, & etiandio à ciascun'altro, che scriue molto di lungo.
In qual maniera s'intenda la Diapason esser'Harmonicamente, ouer'Arithmeticamente mediata.Cap. IX.
Che i Modi moderni sono necessariamente Dodici; & in qual maniera si dimostri.Cap. X.
Altro modo da dimostrar'il Numero de i Dodici Modi.Cap. XI.
Diuisione de i Modi in Autentichi & Plagali.Cap. XII.
Delle chorde finali di ciascun Modo; & quanto si possa ascendere, ò discendere di sopra & di sotto le nominate chorde.Cap. XIII.
De i Modi Communi, & de i Misti.Cap. XIIII.
Altra diuisione de i Modi; & di quello, che si hà da osseruare in ciascuno, nel comporre le cantilene; & in qual maniera le Otto sorti di Salmodie con essi s'accompagnino.Cap. XV.
Deus venerunt gentes, alternandoEt alcuni sotto i quali si cantano le Antifone, Responsorij, Introiti, Graduali, & simili altre cose. Questi si possono chiamare Modi varij; essendo che non gli è di loro un solo canto, ouer'una sola & determinata forma di cantare per tutti i Modi, nella quale si habbiano da cantar tutte le Antifone, Responsorij, & altre cose simili nel Primo modo (dirò per essempio) sotto un Tenore, ò aria, nella maniera che cantano i Salmi & li Cantici; & sotto un'altro tutte quelle del Secondo; & cosi tutte quelle de gli altri Modi, ma si bene è uariato; come si può vedere in molte cantilene; percioche cantano sotto un Tenore, ouer modulatione l'Introito Gaudete in Domino; che si canta la Dominica terza dell'Aduento del Signore; & sotto un'altro Suscepimus Deus misericordiam tuam, che si canta la Domenica ottaua dopo la solennità delle Pentecoste, l'uno & l'altro de i quali è composto nel Terzo modo. Ma non auiene cosi de i primi, iquali page 406potiamo chiamar Stabili; percioche sempre si cantano tutti i Salmi con i suoi Versi di qual si voglia Salmodia sotto un Tenore, ò modulatione determinata, senz'alcuna mutatione, & non è lecito uariar cotal Tenore; essendo che ne seguirebbe confusione. Et benche si trouino molte Forme uariate de tali Salmodie, ò Modi di cantare, che le uogliamo dire; come sono alcune, che chiamano Patriarchine, & alcune Monastiche; tuttauia in ciascuna Chiesa non se ne vsa communemente più che Otto, lequali dimandano Regolari; & li Cantori le riducono sotto l'Antifone contenute ne gli Otto Modi mezani de i Dodici mostrati, lasciandone i Quattro estremi; cioè, il Primo, il Secondo, & l'Vndecimo, col Duodecimo in questa maniera; percioche la Prima sempre cantano dopo tutte quelle Antifone, che sono contenute nel Terzo modo; la Seconda dopo quelle, che sono comprese nel Quarto; & la Terza intonano dopo ciascheduna, che sia del Quinto modo; & il medesimo fanno dell'altre, per ordine; di maniera che l'Ottaua delle Salmodie uiene à finire quelle Antifone, che sono composte nel Decimo modo. Il perche hanno questa Regola, per sapere applicar bene cotali Salmodie alle dette Antifone; che riguardando il loro Fine, & il Principio del SEVOVAE, il qual segue subito dopò loro; che contiene le Lettere vocali de queste parole Seculorum Amen; hanno cognitione del tutto. Percioche à quella cantilena, che finisce in D. & il Principio del suo SEVOVAE sia in a. applicano la prima Salmodia; & quando tal fine medesimamente è posto in D. & il nominato Principio sia in F. gli applicano la Seconda. La onde applicando la Terza à quella che è terminata in E. & il detto Principio sia posto in c. & la Quarta, à quella il cui fine si troua etiandio essere in E. & il Principio sia in a. le uanno applicando all'altre Antifone per ordine. Ma perche ne i sequenti Versi; acciò più ageuolmente ogn'uno ricordar si possa quello, che detto habbiamo; sono contenute cotali Regole; essendo che mostrano qual Fine, & qual Principio de i nominati ricerca l'un de i Tenori, ò Forme delle otto Salmodie commemorate; però contentandomi di por solamente cotali Versi; i quali saranno i seguenti; non ne farò d'essi più altro ragionamento.
Hor tre hor quattro dolce Salmodia
Le Donne incominciaro lagrimando.
Psalmodiam Primum Re La, Re Faque Secundam,Ma i Principij delle Forme, ouero Intonationi delle dette Salmodie, acciò più facilmente ricordar si possino, saranno etiandio ridotti in questi altri quattro Versi sequenti.
Per Sextam Mi Fa ternam praebent, & Mi La Quartam.
Fa Fa dant Quintam, Fa La ostendunt tibi Sextam,
Vt Sol Septenam, Vt Fa demonstrantque Octauam.
Psalmodiam retinent Primam, Sextamque Fa Sol La,La onde da cotali mezi aiutati, facilmente possono conoscere, qual Salmodia hanno da intonare, & sotto qual Tenore, ò Forma l'habbiano da cantare. Otto adunque sono le Salmodie, ouero Intonationi, che usano communemente gli Ecclesiastici (com'è manifesto) ne i loro Diuini officij; & se alle fiate accascherà di cantarne alcuna sotto un'altro Tenore, che sia oltra le Otto forme nominate, le quali chiamano Principali; come è quella posta nel Cap 28. più a basso, che serue all'Vndecimo modo, & al Salmo In exitu Israel de Aegypto; come uederemo al suo luogo; cotali Salmodie dicono Irregolari; ancora che impropriamente; ma in questo proposito fà dibisogno uedere & leggere i Cap. 2. 3. 11. 12. & 13. del 24. Lib. De Re Musica; acciò si habbia maggior lume di questa cosa; & si leui ogni confusione, che potrebbe accadere. Tali Intonationi sono anco uariate per ogni Modo, quantunque non sia uariato il Tenore della Prima maniera, col quale cantano hora un Salmo, da quello che cantano dopoi l'istesso Primo modo un'altro. Et benche queste uarietà nel cantar diuersi Salmi sotto un'istesso Tenore non si odono; tutpage 407tauia si troua un'altra differenza; percioche gli Ecclesiastici hanno due sorti di Salmodie; Festiue, & Feriali; & ciò auiene, perche altra maniera & più breue tengono nel cantare i Salmi feriali, di quel che fanno i festiui; ancora che si troua poca differenza tra l'una & l'altra. Ne si troua differenza alcuna tra le Salmodie tanto festiue, quanto feriali, con i quali cantano i Cantici euangelici, da quelle, che cantano i Salmi; se non, che nelle festiue del Cantico euangelico Magnificat anima mea Dominum; sogliono uariare alquanto i principij solamente di quelle, che seruono al Quarto, al Nono, & al Decimo Modo; come si può veder nel Primo libro della Prattica di Fanchino Gaffuro dal Cap. 8. insino al fine di tal Libro; & nel Recanetto di Musica nel Cap. 59. & nel 60. del Primo libro; oue si può etiandio vedere, in quante maniere vsino gli Ecclesiastici di finir cotali loro Salmodie. Et benche ne i Tenori, con i quali cantano i Versi de i Salmi ne gli Introiti delle Messe & il loro Gloria patri; si trouino alcune forme alquanto variate da quelle che si cantano ne i Salmi del Vespero & dell'altre Hore canoniche; come si può vedere nel Cap. 62. del nominato Recanetto; tuttauia anche loro si cantano sempre sotto un Tenore terminato senz'alcuna varietà; il che etiandio si osserua ne i Versetti de i Responsorij; che si cantano nel Matutino; imperoche vanno cantati sott'una Modulatione non uariata, se non in alcuni luoghi, che si allungano, ò si accorciano per cagione della breuità, ò lunghezza delle Parole, che in essi si canto. Ma il loro Gloria patri, cauati de i predetti Versetti; sempre si canta secondo un Tenore prescritto; come nel Cap. 64. del nominato Recanetto si può vedere. Tutto questo hò uoluto dire, accioche se accaderà al Compositore di comporre alcuna cantilena, uolendo seguitar l'ordine de cotali Modi habbia da saper quello, che haurà da fare; Percioche quando vorrà comporre sopra le Parole del Cantico euangelico nominato, che si canta nel Vespero, fà dibisogno, che seguiti la Salmodia & l'Intonatione, che si canta ne i Canti fermi cantandosi il detto Cantico; il che leggiadramente (per dare un'essempio) è stato osseruato oltra molti altri da Morale Spagnolo. Quel medesimo debbe anco osseruare, quando componerà sopra le Parole d'alcun Salmo, che si canta nel Vespero, ouero in altre hore canoniche; sia poi tal Salmo composto in maniera, che i suoi Versi si possino cantare con un'altro choro scambieuolmente; come hà composto Giachetto & molti altri; ò pur siano tutti intieri, come compose Lupo i Salmi In conuertendo Dominus captiuitatem Sion, & Beati omnes qui timent Dominum, à Quattro voci sotto 'l Modo ottauo delle Salmodie; oueramente siano composti à due chori; come i Salmi d'Adriano Laudate pueri Dominum, Lauda Ierusalem Dominum, & molti altri: che si chiamano à choro spezzato. Ma quando haurà da compor'altre cantilene, non debbe seguitare 'l canto, ò Tenore de tali Salmodie; percioche non è obligato à questo; anzi quando ciò facesse, se li potrebbe attribuire à vitio, & che non hauesse inuentione. Ne dè per cosa alcuna far quello, che fanno alcuni Compositori, i quali componendo (per modo di essempio) alcuna cantilena sotto 'l Decimo modo, non sanno partirsi dal fine dell'Ottaua Salmodia; ilche fanno ancho ne gli altri Modi; di maniera che par, che vogliono, che sempre si canti 'l SEVOVAE posto ne gli Antifonarij nel fine di ciascuna Antifona. Quando adunque uorrà comporre alcuna cantilena fuori delle Salmodie, allora sarà libero, & potrà ritrouare quella inuentione, che li tornerà più commoda. Ma ne i Modi sudetti debbe spesso far cantare i proprij membri della Diapason, che contiene il Modo sopra il quale si comporrà la cantilena; che sono la Diapente & la Diatessaron. Dico i proprij, & non quelli d'un'altro Modo, come fanno alcuni; percioche dal principio al fine fanno vdire un procedere d'un Modo, toccando spesso le sue Diapente, & le Diatessaron in ogni parte; ma quando arriuano à tal fine, entrano fuori di proposito in un altro; ilche fà tristissimo effetto. Et perche io veggio, ch'alcuni fanno poca differenza nel procedere che si fà in un Modo Principale, dal procedere che si usa nel suo Collaterale; essendo che quelli istessi mouimenti & passaggi, che usano in uno, usano anco nell'altro; oue poi non si ode alcuna uariatione di concento, & poco di uario si troua tra loro; però auertirà etiandio il Composipage 408tore, che desidera di fare il tutto con ragione, di usare i mouimenti & passaggi Principali, che uadino (più che si potrà fare) uerso l'acuto; massimamente quelli della Diapente & quelli della Diatessaron; ripigliando sempre (quando tornarà commodo) nel graue; & li mouimenti de i Collaterali, per il contrario; cioè, nel graue; massimamente quelli, che procedono per le due nominate specie; percioche è il douere, essendo ueramente situate ne i Modi al contrario l'una dell'altra; cioè, la Diapente nel graue, & procedendo più oltra, & la Diatessaron nell'acuto nel Principale; & nel suo Collaterale la Diapente collocata nell'acuto, & la Diatessaron nel graue. Veramente è cosa giusta, hauendo il Collaterale (come hò detto) natura contraria à quella del suo Principale; di maniera ch'essendo per natura differenti, debbono esser anche differenti ne i mouimenti; conciosia che da tali membri uien tal differenza, & anche da i mouimenti ueloci, ò tardi. Onde s'al Principale uorremo attribuire i mouimenti uerso l'acuto, & al suo Collaterale uerso 'l graue, il tutto sarà fatto con ragione; prima, perche 'l Modo principale si ritroua più acuto del suo Collaterale per una Diatessaron; la onde à questo conuiene i mouimenti tardi; i quali (com'altre uolte si è detto2. Partis cap. 11.) fanno la grauità, & à quello i ueloci, da i quali è generata l'acutezza; dopoi, perche usando i mouimenti tardi nel Collaterale, & li veloci nel Principale, uerremo à commodare il tutto al suo propio luogo. Però parmi, che fuori d'ogni proposito alcuni habbiano usato alle uolte le parti graui delle loro compositioni con mouimenti troppo ueloci, & molto diminuite; & le acute con troppo tardi; cioè, con mouimenti molto rari; ancora che non biasimo, che alle fiate non si possa porre nell'acuto il mouimento tardo, & nel graue il ueloce, quando la materia lo ricerca; ma in ogni cosa bisogna adoperare 'l giudicio, senza 'l quale poco si può far di buono. Et questo sia detto à bastanza intorno tali materie; imperoche auanti ch'io passi più oltra, uoglio che ueggiamo vn'errore, che si troua tra alcuni poco periti delle cose della Musica; il quale mostrato, seguiremo al particolare ragionamento di ciascuno de i nominati Dodici modi.
Vt Re Fa Octauam, sic Ternam, sicque Secundam:
La Sol La Quartam, Fa Re Fa dant tibi Quintam,
Septenam vero Fa Mi Fa Sol tibi monstrant.
Se col leuare da alcuna cantilena il Tetrachordo Diezeugmenon, ponendo il Synemennon in suo luogo, restando gli altri immobili, vn Modo si possa mutare nell'altro.Cap. XVI.
Della Trasportatione de i Modi.Cap. XVII.
Ragionamento particolare intorno al Primo modo, & nella sua Natura, de i suoi Principij, & delle sue Cadenze.Cap. XVIII.
Del Secondo modo.Cap. XIX.
Del Terzo modo.Cap. XX.
Del Quarto Modo.Cap. XXII.
Del Quinto Modo.Cap. XXII.
Del Sesto Modo.Cap. XXIII.
Del Settimo Modo.Cap. XXIIII
Dell'Ottauo Modo.Cap. XXV.
Del Nono Modo.Cap. XXVI.
Del Decimo Modo.Cap. XXVII.
Dell'Vndecimo Modo.Cap. XXVIII.
Del Duodecimo & vltimo modo.Cap. XXIX.
In qual maniera si debba far giudicio de i Modi; & quelche si dè osseruare nelle Compositioni.Cap. XXX.
Del modo che si hà da tenere, nell'accomodar le Parti della cantilena; & dell'estremità loro.Cap. XXXI.
In qual maniera l'Harmonie s'accommodino alle soggette Parole. Cap. XXXII.
Versibus exponi Tragicis res Comica non uult:Et anco Ouidio in questo proposito dice.Lib. 1. de rem. Am.
Callimachi numeris non est dicendus Achilles,Percioche se non è lecito tra i Poeti comporre una Comedia con uersi Tragici; non sarà anco lecito al Musico d'accompagnar queste due cose; cioè, l'Harmonia & le Parole insieme, fuor di proposito. Non sarà adunque conueniente, ch'in una materia allegra usiamo l'Harmonia mesta & i Numeri graui; ne doue si tratta materie funebri & piene di lagrime, è lecito usar'un'Harmonia allegra & Numeri leggieri, ò ueloci, che li uogliamo dire. Per il contrario bisogna usar l'Harmonie allegre, & i Numeri ueloci nelle materie allegre, & nelle materie meste l'Harmonie meste, & i Numeri graui; accioch'ogni cosa sia fatta con proportione. Il che penso, che ciascun saprà fare ottimamente, quando haurà riguardo à quel, c'hò scritto nella Terza parte, & considerato la natura del Modo, sopra 'l quale uorrà comporre la cantilena. Et debbe auertire d'accompagnare, quanto potrà, in tal maniera ogni parola, che doue ella dinoti asprezza, durezza, crudeltà, amaritudine, & altre cose simili, l'Harmonia sia simile à lei; cioè, alquanto dura, & aspra; di maniera però che non offendi. Simigliantemente quando alcuna delle parole dimostrerà pianto, dolore, cordoglio, sospiri, lagrime, & altre cose simili; che l'Harmonia sia piena di mestitia; ancora che questo d'alcuni moderni Aristarchi sia biasimato: ma di questo si ueda il cap. 11. del lib. 8. de i Sopplimenti. Il che farà ottimamente, uolendo esprimere i primi effetti, quando usarà di por le parti della cantilena, che page 439procedino per alcuni mouimenti senza 'l Semituono; come sono quelli del Tuono, & quelli del Ditono; facendo udire la Sesta, ouer la Terzadecima maggiori, che per loro natura sono alquanto aspre, sopra la chorda più graue del concento; accompagnandole anco con la Sincopa di Quarta, ò di Vndecima sopra tal parte, con mouimenti alquanto tardi, tra i quali si potrà usar'etiandio la sincopa della Settima. Ma quando uorrà esprimere i secondi effetti, allora usarà (secondo l'osseruanza delle Regole date) i mouimenti, che procedono per Semituono, & per quelli del Semiditono, & altri simili; usando spesso le Seste, ouer le Terzedecime minori, sopra la chorda più graue della cantilena, che sono per natura loro dolci & soaui; massimamente quando sono accompagnate con i debiti modi, & con discretione & giudicio. Ma si debbe auertire, che la cagione d'esprimere simili effetti non s'attribuisce solamente alle predette consonanze poste in tal maniera; ma etiandio à i mouimenti, che fanno cantando le parti; i quali mouimenti sono di due sorti, Naturali & Accidentali. I Naturali sono quelli, che si fanno tra le chorde naturali della cantilena, oue non intrauiene alcun segno, ò chorda accidentale, & questi mouimenti hanno più del uirile, che quelli, che si fanno col mezo delle chorde accidentali segnate con tali segni . & b; i quali sono ueramente accidentali, & hanno alquanto del languido, da i quali nasce similmente una sorte d'Interualli, chiamati Accidentali; ma da i primi nascono quelli Interualli, che si chiamano Naturali. La onde dobbiamo notare, che i primi mouimenti fà la cantilena alquanto più sonora, & uirile; & li secondi più dolce, & alquanto più languida. Per il che i primi potranno seruire ad esprimere i primi effetti; & li secondi mouimenti potranno seruire à gli altri; di maniera che accompagnando gli Interualli delle maggiori & delle minori consonanze, con li mouimenti naturali & accidentali, che fanno le parti con qualche giudicio; si uerrà ad imitare le parole con la ben'intesa harmonia. Quanto poi all'osseruanza de i Numeri, considerata primieramente la materia contenuta nell'Oratione; se sarà allegra, si dè procedere con mouimenti gagliardi & ueloci; cioè, con Figure, che portano seco uelocità di tempo; come sono le Minime & le Semiminime; ma quando la materia sarà flebile, si dè procedere con mouimenti tardi & lenti; come n'hà insegnato Adriano ad esprimere l'uno & l'altro modo in più cantilene, tra le quali si troua queste: I vidi in terra angelici costumi: Aspro core e seluaggio: Oue ch'i posi gli occhi; tutte composte à sei uoci; & Quando fra l'altre donne: & Giunto m'ha Amor, à cinque uoci; & infiniti altri. Et questo non solamente si dè osseruare intorno i Numeri, ancora che gli Antichi intendessero tal cosa in un'altra maniera, di quello, che fanno i Moderni; come si uede chiaramente in molti luoghi appresso di Platone; ma etiandio dobbiamo osseruar, di accommodare in tal maniera le parole dell'Oratione alle figure cantabili, con tali Numeri, che non si oda alcun Barbarismo; come quando si fà proferire nel canto una sillaba longa, che si douerebbe far proferir breue; ò per il contrario una breue, che si douerebbe far proferir longa; come in infinite cantilene si ode ogni giorno; ilche ueramente è cosa uergognosa. Ma di questa cosa si dee ad ogni modo molto ben considerate quello che si è detto nel cap. 13. dell'Ottauo libro de i Sopplimenti: acciò le cose passimo bene; & non si commetta errore ueruno. Ne si ritroua questo uitio solamente ne i Canti figurati, ma anco ne i Canti fermi; com'è manifesto à tutti coloro, che hanno giudicio, conciosia che pochi sono quelli, che non siano pieni di simili barbarismi, & che in essi infinite uolte non si odi proferire le penultime sillabe di queste parole Domìnus, Angèlus, Filìus, Miracùlum, Glorìa, & molt'altre, che sono breui, & passano presto, con longhezza di tempo; ilche sarebbe cosa molto lodeuole, & tanto facile da correggere, che mutandoli poco poco, si accommodarebbe ottimamente la cantilena, ne per questo mutarebbe la sua prima forma; essendo che consiste solamente nella Legatura di molte figure, ò note, che si pongono sotto le dette sillabe breui, senz'alcun proposito fatto lunghe; quando sarebbe sofficiente una sola figura. Si debbe similmente auertire, di non separare le parti della Oratione l'una dall'altra con Pause; copage 440me fanno alcuni poco intelligenti; fino à tanto, che non sia finita la sua Clausula, ouer alcuna sua parte, di maniera che 'l sentimento delle parole sia perfetto; & di non far la Cadenza, massimamente l'una delle principali; ò di non porre le Pause maggiori di quelle della Minima, se non è finito 'l Periodo, ò la sentenza perfetta dell'Oratione; & di non por quella di Minima ne i punti mezani; percioche ueramente è cosa uitiosa; la quale quanto sia osseruata d'alcuni Prattici poco aueduti de nostri tempi, ciascuno che uorrà por mente à tal cosa, lo potrà con facilità uedere & conoscere. Debbe adunque il compositore in cose simili aprir gli occhi, & non li tenir chiusi; percioche è di molta importanza; accioche non sia riputato ignorante d'una cosa tanto necessaria; & debbe auertire di porre la Pausa di Minima, ò di Semiminima (come li torna commodo) in capo de i mezani punti dell'Oratione; percioche seruiranno in essa per i Comma; ma in capo de i Periodi potrà porre quanta quantità de pause, ch'ei uorrà; percioche mi pare, che poste in cotal maniera, si potrà ottimamente discernere i membri del Periodo l'un dall'altro; & udir senz'incommodo alcuno il sentimento perfetto delle Parole.
Cydippe non est oris Homere tui.