DIALOGO DI VINCENTIO
GALILEI NOBILE
FIORENTINO
DELLA MVSICA ANTICA, ET DELLA MODERNA.
[Figure]
LA MVSICA è stata da gli Antichi annouerata, tra le arti che
son dette liberali, cioè degne d'huomo libero; & meritamente ap
presso i Greci, Maestri, & inuentori di essa (come quasi di tutte le
altre scientie) fu sempre in molta estima; & da migliori Legisla
tori, non solo come diletteuole alla vita, ma ancora come vtile alla virtù, fu comandata douersi insegnare à coloro, che erano
nati
per conseguire la perfettione, & l'humana beatitudine, che è fine
della Città: Ma insieme con l'Imperio in progresso di tempo per
derono i Greci la Musica & le altre dottrine ancora. I Romani
hebbero di essa cognitione, prendendola da'Greci; ma esercita
rono principalmente quella parte conueniente a'Teatri, doue si recitano le Tragedie, & le Co
medie; senza molto apprezzar quella, che e intorno alle speculationi: & occupandosi conti
nouamente nelle guerre, non molto à quella attesero, & così facilm
ente la dimenticarono.
Hauendo poi la Italia per lungo spatio di tempo patite gr
andi inondationi de Barbari, s'era spen
to ogni lume di scienza; & come se tutti gli huomini fussero stati sorpresi da graue letargo
d'ignoranza, viueuano senz'alcuno desiderio di sapere; & della Musica si haueuano quella istes
sa contezza, che dell'Indie Occidentali: & in tale cecità perseuerarono, sin'à che il Gafurio
prima, & apresso il Glareano, & poscia il Zarlino (Principi veramente in questa moderna prat
tica) cominciarono ad inuestigare quello che ella fusse, & à cercare di trarla dalle tenebre oue
era stata sepolta. la qual parte da loro intesa, & apprezzata, hanno à poco à poco ridotta nel ter
mine in che ella si ritroua. Ma non pare ad acuni intelligenti, che l'habbiano resa all'antico suo
stato, secondo che si può comprendere da infiniti luoghi dell'antiche historie, de' Poeti, & de'
Filosofi,; nè che habbiano conseguito di essa la vera, & perfetta notitia: il che può forse hauere
cagionato la rozzezza de' tempi, la difficultà del soggetto, & la scarsità de' buoni interpreti:
nulla di meno questi scrittori meritano somma lode, & il mondo deue loro perpetua obligatio
ne; se non per altro, almeno per hauer dato occasione à molti di maggiormente affaticarsi in
essa, per vederli di ridurla nella sua perfettione. il che (quanto però attiene alla Teorica) pare
che a' tempi nostri habbia conseguito Girolamo Mei, huomo degno, à cui tutti i Musici, & tut
ti gli huomini dotti deuono rendere gratie & honori; & appresso nella nostra Città lo Illustriss.
Signor GIOVANNI Bardi de'Conti di Vernio: il quale hauendo in essa fatto lungo studio,
& essendosi di essa molto dilettato come di tutte le altre scienze, l'ha grandemente nobilitata, &
resa apprezzabile; hauendo col suo essempio eccitato i nobili al medesimo studio: molti de quali son soliti andare in casa
di lui, & iui in diletteuoli canti, & in lodeuoli ragionamenti con ho
nesto riposo trapassare il tempo. la onde sendo io molto obligato alla cortesia di questo genti
lissimo Signore, & però desideroso di mostrarli con qualache segno esteriore, l'intero affetto che
ho di seruirlo, ho giudicato non potersi da me spendere il tempo con più profitto, che faticar
mi intorno à cotale soggetto; poi che così facendo mi si mostraua speranza di potere dare à lui
alcun segno di gratitudine, & al mondo porgere no piccolo aiuto di vscire delle tenebre, nelle
quali (dopo la sudetta perdita) e fin ad hora stato inuolto; il che però sia detto senza arrogan
za, & con ogni rispetto di quelli, che da Guido Aretino sin'a'nostri tempi sopra tal materia han
no scritto: benche se io mi attribuissi in questo fatto alquanto di gloria, forse non meriterei ri
prensione; poiche l'inclinatione datami dalla natura à questi studij liberali, & la continoua di
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ligenza vsata da me per ispatio di molti anni ad appararli, piglierebbe la difesa del mio parlare
sopra di se à gran ragione: ma di questo il giuditio riserbisi pure alli intelligenti; per il qual ri
spetto, & accioche se dalle mie fatiche alcuna vtilità può trarre il mondo, io non ne lo defraudi.
Oltre à qu
anto poco fa dissi, mi è piaciuto publicare alcuni miei concetti intorno alla Musica an
tica, & à quella de nostri tempi, i quali sino ad hoggi sono stati (per mio auuiso) poco intesi da
chiunque ne ha trattato; il che senz'altro mio testimonio, può esser chiaro argumento della difficultà della materia. per
la qual cosa desidero dal Lettore, che si prepara à dare giuditio, o fare
paragone de miei scritti con quelli de gli altri moderni, somma attentione, & animo sgombro
da ogni affetto humano. perciochè è chiara cosa, che chiunque non ha l'animo interamente
purgato da ciascuna passione, non può di che sia dare perfetto giuditio. Ogni auuertimento che mi sia fatto da huomo intelligente
& amatore del vero, riceuerò in grado, & gliene reste
rò obligato; senza mai vergognarmi d'imparare da chi meglio di me intendesse. Hora perche
il lungo parlare continouato, mentre che à guisa di torrente và scorrendo, non pare che habbia
quella forza & vigore nel conchiudere le sent
entie & gli argumenti, che ha il Dialogo, ho giudi
cato essere molto à proposito il trattare i presenti miei Discordi, in tale maniera: & questa crede
rò ageuolemente essere stata vna delle potenti cagioni, che indusse Platone à trattare si fattamente
le cose della Diuina Filosofia. ho eletto adunque per intorno à ciò discorrere l'Illstrissimo
Signore GIOVANNI Bardi poco di sopra nominato, & appresso il Signor PIERO Stroz
zi, come quelli che studiosissimi della vera Musica sono, & grandemente amatori di queste tali
speculationi, & atti ancora à sostenere questo & maggior peso. Su l'occasione adunque dico,
di volere sensatamente vedere in fronte à uale delle Spezie Diatoniche si riduca quella, nella
quale i moderni Contrapuntisti compongano & cantano i Cantori le Cantilene loro, il Signor
PIERO Strozzi verso il Signor GIOVANNI disse in questa maniera.
STR. Gran cosa mi par questa Signor Giouanni, che di tanti huomini eccellenti, che hanno da Guido Aretino in qua scritto della Musica facultà, non incidentemente, ma come professori di essa; non ci sia stato alcuno (per quanto io sappia) che ci habbia dichiarato di qual maniera sia la Spezie Diatonica, nella quale si compone & si canta hoggi, che non ci apporti insieme mille difficultà & contradditioni: & nondimeno tra le cose principali, principalissima &
importantissima reputo questa, & di somma necessità d'essere saputa, nè posso fare di non arrossire, con pensar solo la poca cognitione, che uniuersalmente si troua tra i moderni prattici, delle cose, che del continouo hanno tra mano; la virtù & natura delle quali, fanno professione di
conoscere & intendere per eccellenza, appagandosi d'esser tali stimati dall'imperita moltitudine, della qual pece trouandomi ancora io macchiato, desidero grandemente col vostro aiuto da tal difetto purgarmi.
BAR. Voi mettete del continouo in campo questioni sottilissime, & non punto ordinarie,
le quali à ciascuno che le ascolta, danno inditio del bell'ingegno vostro: & per ben chiarire il
quesito fattomi, bisognerà suiluppare molti intricati viluppi; i quali per compiacerui, non mi
saranno di noia alcuna.
STR. Se non sarà à voi di noia lo spiegarmeli, à me darà sommo contento l'intendergli:
però quando vi piaccia, io sono pronto per ascoltarui con quella maggiore attentione, che si
possa desiderare.
BAR. È di necessità per base di questa alta macchina, essaminare diligentemente ciascuno
interuallo delle Spezie Diatoniche, tra le quali nasce tale lite: di poi vedere quelli che si compongano & cantano hoggi, con quali di quelle Spezie Diatoniche habbiano piu conformità; la
cognitione di che non dubito punto, che sia per condurci in porto sicuro, & prima di ciascuna
altra spezie, essamineremo come piu nuoua & principale, quella doue concorrono uniuersalmente tutti i prattici de' tempi nostri, mossi dall'autorità del Reuerendo M.Gioseffo Zarlino;Quale sia secondo il Zar=
lino la spezie
che si canta
hoggi, nel 2.
lib. delle inst.
harmoniche
al c.16. & nel
ragionamento
quinto delle
dimostratio=
ni alla diffinitione terza.
la quale secondo che à lui piace, è il Syntono Incitato di Tolomeo. dopo la quale essamina, vedremo quando gli occorra con l'istessa diligenza, quella che hanno tenuto tutti gli altrui moderni da
esso in fuore; come Guido Aretino, il Gafurio, il Glareano, il Fabro, il Valgulio, & latri graui
scrittori. I quali tutti di comune parere affermano quello che si canta hoggi, essere il Diatono
Ditonico antichissimo; le proportioni del quale, furono (nella sessantesima Olimpiade) dal seuero Pitagora Samio con sottile consideratione inuestigate.
STR. Prima che V.S. cominci à sciorre il nodo del dubbio proposto, desidero che in quelle cose doue arriua il s
enso, si lasci (come dice Arist. Nell'ottauo della Fisica) s
empre da parte non solo l'autorità;
Eusebio nelle sue Cron.
Arist. nell'8.
della Fisica à
testi venti due.
Priuilegio di
Pitagora.
ma la colorata ragione che ci fusse in c
ontrario c
on qual si voglia appar
enza di verità.
perche mi pare che faccino cosa ridicola (per non dire insieme col Filosofo, da stolti) quelli che
per proua di qual si sia c
onclusione loro, vogliono, che si creda senz'altro, alla semplice autorità;
senza adurre di esse ragioni che valide siano: il qual priuilegio non si troua essere stato con
cesso ad altri, che da seguaci suoi, al sapientissimo Pitagora pur hora da voi nominato.
Boethio nel I
della Musica
al capo 33.
Cic. della natura d%egli Dei.
Voglio inoltre, che mi concediate, essermi lecito alla libera interrogarui, & risponderui senz'alcuna sor
te d'adulatione, come veramente conuiene tra quelli che cercano la verità delle cose.
page 3
BAR. Tutto vi sia concesso. È necessario primamente ridursi bene à memoria (secondo
però il Syntono di Tolomeo come ho detto) tra quali numeri ne'minimi termini, sia separata
mente contenuti ciascuno degli interualli che ha in se la Regina delle consonanze:
L'Ottaua esser detta Regina delle consonanze.
i quali se
condo il parere degli autori di queste cose, non passano il numero di quindici; & dal minimo
incominciandomi dico, che il Comma è contenuto ne suoi termini radicali, dalla proportio
ne detta Sesquiottantesima,
Interualli musici del Syntono da quali
numeri contenuti.
tra questi numeri |
81.80 |
Il Semituono minore, tra |
25.24 |
Il Semituono maggiore, tra |
16.15 |
Il Tuono minore, tra |
10.9 |
Il tuono maggiore, tra |
9.8 |
La Terza minore, tra |
6.5 |
La terza maggiore, tra |
5.4 |
La Quarta, tra |
4.3 |
Il Tritono, tra |
45.32 |
La Semidiapente, tra |
64.45 |
La Quinta, tra |
3.2 |
La Sesta minore, tra |
8.5 |
La Sesta maggiore, tra |
5.3 |
La Settima minore, tra |
9.5 |
La Settima maggiore, tra |
15.8 |
Et essa Regina delle consonanze detta hoggi Ottaua, tra |
2.1 |
Alla quale dettero forse i Greci nome di Diapason, per contenere in se stessa (secondo il suo si
gnificato) ciascuno degli interualli nominati, & valere lei sola per ciascuno altro:
Ottaua perche sia detta
Diapason.
ma è d'au
uertire, che questi interualli dalla Quarta, Quinta, Ottaua, & il Sesquiottauo e Tuono in poi,
non furono intesi mai per sì fatti nomi da alcuno degli antichi ò moderni Musici, eccetto però
che da gli autori di queste cose, & da seguaci loro. La corruttione de quali (mediante la disfor
mità, che hanno insieme con la cosa gia per tal nome intesa & conosciuta) genera non piccola
confusione & disturbo nelle menti di quelli, che leggono gli scritti loro.
Nomi de gli interualli corrotti.
I quali nomi hanno
tolti in presto, dal Diatono Ditonico, & immascheratone per colorire alcuni disegni loro, il Syntono di Tolomeo, secondo che
meglio intenderete: del quale habito poco se ne rifaccia
& quanto à esso si disconuenga, lo vedremo sensatamente al suo luogo.
STR. Per qual cagione Pitagora constituì piu tosto la Quinta, che l'Ottaua, tra il tre & il
dua, assegnataci per termini della Diapente; ouero che tra il quattro & il tre, ne' quali constituì la Diatesaron?
BAR. Non fu altramente opera ò inuentione humana questa; ma della natura. bene è vero, che Pitagora (come ho detto) fu il primo che ciò considerasse.
STR. Da che indotto di gratia.
BAR. Attendete, Tirinsi sopra una piana superficie due corde all'unisono, d'un'istessa
lunghezza, grossezza, & bontà;Modo da vdire quale si voglia interuallo nella sua
proportione.
& diuidasi poi col compasso vna di esse in tante parti vguali
quante sono l'unità che hà in sè il maggior numero dell'interuallo che si vorrà da esse corde udire; & priuisene poi col mezzo
d'uno scannello immobile una di esse, di tante, quante il maggiore
eccede il minore; che percosse poscia le due corde insieme, si udirà dal tutto (che rappresenta il
maggior numero) & dalle parti (che rappresentano il minore) la dissonanza, ò consonanza che
contiene in sè la proportione che si sarà in tal modo à esse corde applicata. & chi volesse ancora
vdire qual si voglia interuallo in vna sola corda, potrà in quest'altra maniera facendo.Altro modo. Diuida
prima la corda in tante parti vguali, quante sono l'unità che contengano i minor numeri della
sua proportione sommati che saranno insieme; & pongasi poi lo scannello per diuisore fra l'uno
& l'altro termine & vn numero; che nel percuoterle le due parti di tutta la corda (in tal maniera
dallo scannello diuisa) separatamente ò nell'istesso tempo; si udirà il ricercato interuallo: & per
maggiore intelligenza, eccouene una sensato essempio.Essempio.
Ponghiamo che noi volessimo vdire in
questa seconda maniera, la Diatessaron; la quale è contenuta nella sua vera forma da numeri,
che hanno tra di loro proportione Sesquitertia. Somminsi insieme i suoi minor termini, che
sono come io vi ho mostrato 4 & 3. i quali aggiunti insieme, fanno sette: diuidasi poscia la
corda proposta in tante parti vguali, & pongasi lo scannello sopra il punto che separa le quattro
parti dalle tre; le qual parti percosse insieme, ò l'una appresso l'altra, si vdirà sonare tra esse la
consonanza Diatessaron, & per iscoprirui in questo proposito alcuni naturali effetti delle proportioni de'numeri, voglio qui da canto
porui ne suoi termini minori, da potersi vdire nell'una &
l'altra maniera, ciascuno de consonanti interualli che ha in sè il Diapason:Spezie del
Diapason es=
sere sette.
da quali come semplici, nascono i composti; & considerandogli diligentemente, vi daranno lume & cognitione
di molte cose attenenti a'nostri ragionamenti, trouerete in oltre, che quelli che sono dentro al
Diapason, tanto consonanti quanto disonanti (atti però al canto) non passano sanamente considerati, il numero delle sue spezie.
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STR. Ho molto bene inteso la cagione del tutto, però potete seguitare piacendoui.
BAR. Dentro à sudetti termini adunque, hanno mostrato quelli che cercano persuaderci, che
il Diatonico nel quale si compone & canta hoggi, sia il Syntono di Tolomeo ritrouarsi ciascuno interuallo cantabile; à quali voglio che prouiamo con i medesimi principij, che questa si fatta spezie non è in modo alcuno quella che essi dicono, & ch'ella consta di maggiore numero & diuersità d'interualli, de proposti:Altri interualli oltre à
primi conte=
nuto dal Syntono.
de quali non hanno voluto fare mentione, nn come poco accurati; ma come quelli che vedeuano non far punto à proposito, & impedire i disegni loro.
Paleseremo prima, che nel Syntono di Tolomeo, la corda did la solte per h duro, sia piu
acuta di quella per b molle.Paradossi.
che dalla corda di F faut & C solfaut naturali, all'istesse alterate
da questo segno X; & parimente da b fa, à h mi, non sia l'istesso interuallo, che è da e lami
al suo b molle, & da G solteut al suo dieisis X. Dico in oltre, che tra D solre & E lami,
non si troua l'istessa distanza, che è tra a lamire & h mi: & così tra C solfaut & D solre,
non è il medesimo interuallo, che si troua tra G solreut & a lamire. che ascendendo, non sia
l'istesso interuallo tra D solre & F faut, che è E lami & G solreut. che non sia ne anco
tal'interuallo tra F faut & C solfaut alterati da tal segno X, a alamire & e lami. che da a lamire à C solfaut alterato da questo istesso segno X, non sia il medesimo spatio, che è da c sol
faut à e lami. che da à lamire à d lasolre, non sia l'istesso interuallo, che è da G solreut à c
solfaut. che l'interuallo che è tra F faut & h mi considerato in vna Quarta & in vn minor Semituono, non sia vn Tritono. ce
la dissonanza, che nasce tra h mi & g gaut, considerata in
due Terze minori, non sia vna Semidiapente. che tra D solre & a lamire non sia vna Quinta, che
non si possa ne anco hauere vn simile interuallo, dal congiugnere insieme la Semidiapente e'l minor Semituono del Tuono minore,
che è quello di che si è hauuto (dalla piu parte) cogniotione sin'à questo giorno. che da G solreut alterato da questo segno X & elami, non sia l'istesso interuallo che è tra E lami
& c solfaut. che tra F faut & d lasolre, & C solfaut & a lamire, non sia vna
Sesta maggiore. che tra D solre & c sol faut non sia vna Settima minore. che'non sia ancora vno
interuallo simile, quello che si troua fra E lami & dalsolre, considerato però in due Sesquiterze.
che tra G solreut & f faut non sia ne anco tale interuallo, considerato però in una Quinta nele
parte graue & in una Terza minore nell'acuta.che tra D solre & d la solre, & tra C solfaut & c
solfaut, non sia una ottaua.che l'istessa distanza è tra b fa & h mi per b molle. che per h duro.che
l'istessa distanza è da h mi a c solfaut, che da c solfaut à b fa alterato da qual sia di questi segni
h, X: ma il suo proprio è questo h. & che ciascun Tuono non habbia i Semituoni dell'istessa
proportione & misura, ma diuersa.
STR. Questo vostro alto principio, mi rappresenta in vece di sicuro seno, quella parte di terra, che sotto il polo australe
è detta incognita. imperoche le cose da voi hora dette sono à miei
orecchi così nuoue, che io mi dispererei del porto s'io non hauessi per guida cosi fido Nocchiero.
BAR. State di buono animo, ne vi sbigottischino questi pochi scogli, i quali sicurissimi traPasseremo col picciolo nostro legno: & per assicurarui & facilitarui il cammino, eccoui in
prattica l'essempio di tutto quello che s'è detto; il che vi anderò passo per passo con facilità dichiarando. ne volgio lasciare prima di dirui, che in questa seconda numeratione fatta con tanta
diligenza sopra da disformità che hanno i primi con i secondi interualli, non ho voluto dire che
tali interualli non si trouino tra le corde del Syntono; ma si bene che tutti non sono suoi proprij
& particolari, come ne anco i primi; & che' non sono in consideratione alcuna de moderni prattici: & piu oltre voglio dirui, che quelli di che hanno cognitione, non sono altramente cantati nelle mostrate proportioni come appresso vedrete. Prouerrouui adunque secondo che io vi
ho proposto, che le due note qui à pie poste, non sono vnisone.
page 5
Prouerouui ancora, che le
presenti.
non sono lontane per la
medesima distanza, che
sono queste.
ne queste.
sono distanti l'una dall'altra per il medesimo interuallo di queste.
meno lontane dico esser
queste,
che non queste
Questi dico essere due in
terualli simili à quello,
che si troua tra D solre
& F faut; ciascuno de
quali è l'istesso dell'antico
Semiditono, & necessa
riamente dissonante.
Dico in oltre, maggiore
interuallo esser questo,
che non è questo.
il presente dico essere dis
sonante,
& di questo maggiore.
Questo dico non essere lontano per una Diapente.
Le due note seconde dello
essempio che segue, non sono distanti per un Trito
no; considerate però nella
maniera che si disse di so
pra; cioè in una quarta
nella parte graue, & in
un minor Semituono nell'acuta:
ne queste sono lontane per
una Semidiapente, consi
derate in due terze mi
nori.
Le due note seconde, dico
non esser lontane una dall'altra per una Diapente;
quando però elle si considerino in una Semidiapen
te nella parte acuta & in
un minor Semituono nel
graue, secondo che ne mo
stra l'esempio qui appie.
Dico non essere la medesima distanza tra queste
note.
che tra le presenti.
i due interualli dell'esem
pio che segue, dico non es
sere seste maggiori.
negasi ancora che le pre
senti note siano distanti
l'una dall'altra per una
minor Settima.
ne alcuna di queste sono
distanti per vn'Ottaua.
gualmente distanti.
lontane per l'istessa distanza vna dall'altra.
page 6INTESO minutamente da quali numeri, & per qual cagione tra essi sia contenuto ciascu
no de mostrati primi sedici interualli in se stesso; potremo venire à trattare quali siano i nomi
delle proportioni che gli contengano, di che constino, quali siano parti di essi piu & meno re
mote, ouero propinque, & di quanto l'vno superi, ò sia dall'altro superato. col mezzo de quali
principij verrò a dichiararui i dubij proposti; & per seguire l'ordine proposto, vedremo tutti
questi particolari (prima che in ciascuno altro interuallo) nel minore & maggiore Semituono;
ma perche io desidero essere da voi inteso con quella facilità maggiore che io sò & posso, è ne
cessario auanti sapere (secondo il comun parere de' Musici prattici & teorici de' nostri tempi,
che vogliono quello si canta hoggi nel genere Diatonico sia il Syntono di Tolomeo; la positio
ne propria loro, & così de maggiori & minori tuoni, & per qual ordine vadino caminando per
ciascuna ottaua tanto per h duro, quanto per b molle: la quale intelligenza vi daranno gli
essempi che seguono à presso; ne' quali saranno notati tra le corde che gli contengono, secondo
la mente dell'istesso Tolomeo, ne possono essere in tale spezie per altro ordine tesi, perche gli inconuenienti accennati
(come appare nella Distributione di Dydimo) si farebbono maggior
mente manifesti, la natura adunque del Diatonico Syntono di Tolomeo è, di procedere dal graue all'acuto in ciascun suo Tetracordo,
per Sesquiquindecima, Sesquiottaua e Tuono, & Sesquinona; & per essere da' moderni prattici meglio inteso, diremo procedere
in ciascun Tetracordo
dal graue all'acuto, per Semituono maggiore, per Tuono maggiore, & per Tuono minore; & per
il contrario dall'acuto al graue, per Tuono minore, per Tuono maggiore, & per maggiore Se
mituono: e tale è secondo che piace al Reuerendo M.Gioseffo Zarlino,
Openione dl
Zarlino reprouata dallo
Autore al c.
16. delle Institut. harmoniche lib.2.
il Genere nel quale si c
ompone, si canta, & si suona hoggi in reprouare l'openione del quale, fonderemo (per sadisfare
alla prima volta richiesta, come ho promesso) il principio di questo nostro Discorso.
AVVERTENDO voi in questo luogo, che io non intendo che siano del Syntono altri inter
ualli che i puri Diatonici, & li altri de' moderni Contrapuntisti da loro detti Cromatici.
Vedesi secondo gli essempi mostrati della moderna prattica, il maggior Semituono esser se
gnato in corde diuerse, & il minore starsene nell'istessa con alcun segno aggiunto. dalla qual
cosa ne segue necessariamente, che il b molle non ha mai il minore Semituono nel graue,b molle non
hauer mai il
minor semi
tuono nel graue, ne il die
sis X ne l'acuto. si co
me il diesis X non l'ha mai nell'acuto; & il contrario accade al maggiore, che viene à essere
l'opposito appunto di quello che occorre al Diatono Ditonico antichissimo. & ven
endo hormai
à ragionare della qualita & gr
andezza degli interualli dico, che tra i diuersi che hanno in consideratione comunemente i musici prattici e teorici d'hoggi,
due tra gli altri ve ne sono dissonanti
page 7
chiamati da essi Semituoni: i quali per distinguere l'uno dall'altro, gli accompagnano come sa
pete con vna di queste parole. Maggiore, & Minore. Dicono il minore Semituono esser quello
che è contenuto tra questi numeri 25. 24. il quale interuallo ha hauuto spaccio appresso gli
autori di esso, di sesquiuentiquattresima, si come di sesquiquindecima questo 16. 15. doue costituiscono il maggiore: & per
il contrario nel Diatono il minore che è detto ancora Lemma, è
contenuto tra questi termini 256. 243, la metà del quale dissero poi Diaschisma;
Lemma, quello importi.
Diaschisma,
quello sia.
& il mag
giore detto ancora Apotome, si troua tra questi altri 2187. 2048.
STR. Per qual cagione quei primi speculatori, constituirono nella Distributione Diatona,
il maggiore & minore Semituono dentro à cotali numeri?
BAR. Per questa. chiamarono gli antichi Musici, minor Semituono, quello auanzo del
Diatessaron detrattone due tuoni; & perche detratto dalla Sesquiterza due sesquiottaui, gli
auanza tal proportione 256. 243, in essa constituirono tal Semituono;Semituono
maggiore & minore, pche
dentro à quelli numeri. & lo dissero minore,
perche due aggiunti insieme non riempiono il vacuo del Tuono; doue per il contrario due de
maggiori lo trapassono; & quello auanzo di esso Tuono, dopo che ne sia tratto il minore Semituono, lo dissero Semituono maggiore.
STR. Che importa quella voce, lemma?
BAR. Lemma, vale il medesimo che residuo; il che fù grandemente à proposito, per non
esser altro il Lemma (come ho detto) che quello auanzo della Diatessaron dopo che ne siano
tratti due tuoni. chiamano ancora i Greci lemma, quella parte d'una cosa che presa due volte
non arriua all'intero. dissero in oltre il maggior Semituono Apotome, la qual voce importa in
quella lingua, spiccamento;
Apotome,
quello sia.
come (per modo di essempio) tolto dal Ditono vn'Apotome, vi
rimane il Semiditono. Sono stati altri, che hanno inteso per Semituono maggiore, la Super
quintapartiente 76, che è la forma del secondo interuallo di ciascun Tetracordo dell'antico
Cromatico; il quale ne minori suoi termini viene dentro à questi nimeri 81. 76. Possiamo
da questa cognitione, sottraendo dalla Sesquiquindecima, la Sequiuentiquattresima (che sono
le forme de Semituoni del Syntono) sapere di quanto il minore sia dal maggiore superato: & il
modo del sottrarre l'uno dall'altro interuallo musico è (sec
ondo Boethio) questo. Disponghinsi
prima i minor termini delle proportioni loro in questa maniera;
Modo di sottrarre l'vno
dall'altro interuallo.
16. |
|
15. |
Forma del Semituono maggiore. |
|
X |
|
25. |
|
24. |
Forma dl Semituono nimore. |
Facendo venire di sotto quelli numeri che contengano il minore, & di sopra quelli del maggio
re interuallo; i quali cosi disposti, rappresentano nel primo aspetto alla vista, vn modo contra
rio di quello che vsa l'Aritmetico nel sottrarre l'uno dall'altro suo numero; non di meno l'effet
to è l'istesso. pero che non considera il Musico Teorico, semplicemente il valore de numeri co
me l'Aritmetico; ma la quantità del suono che tra essi racchiudono. & perche le piu volte, i mi
nori numeri contengono i maggiori interualli; quindi auuiene che al senso apparisce il con
trario di quello che intende l'intelletto.
STR. Non è vero adunque che sempre i minori termini contenghino i maggiori interualli?
BAR. Signor no, da superparticulari in poi, & questi (oltre à li altri interualli che ce lo di
mostrano ne superpartienti) sono il Lemma & l'Apotome; & ne multiplici, la dupla & la tripla.
Disposti che saranno i numeri nella maniera mostrata, multiplicheremo il 16 (maggior termi
ne della Sesquiquindecima) per il 24 (minore termine della Sesquiuentiquattresima) & il 25
(maggior termine di questa) per il 15 ( minor termine di quella) dalle quali moltiplicationi
haueremo tali prodotti 384. 375. i quali, col trouare il Diuisore comune, vedremo ri
durgli ne minori numeri loro, acciò che si venga piu facilmente a c
omprendere la quantità dell'interuallo & suono, contenuto dentro à loro estremi termini.
Modo di trouare il Diuisore delle proportioni.
la onde per ciò fare, misuro prima
il 384 termine & numero maggiore, per il minore che fu 375, & mi auanza noue; il quale
per non esser misura comune di essi, non può conseguentemente essere il ricercato Diuisore. mi
suro adunque di nuouo per il noue, il minor termine che fu 375, & mi auanza sei; il quale
considerato, trouo che ne anco esso è misura comune di ciascuno, ma solo del maggiore che fu
384, nel quale entra 64 volte; però torno à misurare il primo & maggiore eccesso che fu no
ue, per il minore che fu sei, & mi auanza tre; il qual tre per essere misura comune di ciascun ter
mine, è necessariamente il ricercato Diuisore: per il quale, partito ultimamente i due maggiori
& primi numeri, ne vengano parti si fatte 128. 125: che per non potersi in modo alcuno ri
durre in minor numeri; vengono à essere ne'termini minimi & radicali, & l'interuallo che da essi è contenuto è qualche cosa
piu d'un Comma e mezzo. & che di tanta quantità sia dal mag
giore il minore Semituono superato, cene possiamo accertare maggiormente, col sommarla insieme con la proportione & numeri
che contengono il minore Semituono: perche il prodotto
che ne daranno hauerà l'istessa forma, di quella che'l maggiore contiene. la onde perciò fare si
terrà tal ordine. accomodinsi prima i numeri delle forme loro in questa maniera.
page 8
128.125. Forma della Supertripartiente 125.
25.24. Forma del minore Semituono.
Modo di sommare insieme
le proportioni.
& multiplichisi di poi il 128. maggior termine della Supertripartiente 125, per il 25. mag
gior numero della Sesquientiquattresima; & il 125. Minore termine di quella, per il 24. mi
nor numero di questa; dalle quali multiplicationi si haueranno questi prodotti 3200. 3000.
che per relatione hanno tra di loro proportione Sesquiquindecima; dentro à quali numeri si racchiude il maggiore Semituono
fuor de suoi termini radicali: ne quali volendo ridurgli, si os
seruerà la regola sopradetta.
STR. Non vi sia graue con questa occasione il replicarmela.
BAR. Traggo dal maggior termine che fu 3200, il minore che è 3000.,
& mi auanza 200,
il quale eccesso, perche è misura comine di caiscuno termine, è parimente il Diuisore loro; tal
mente che non occorre cercare piu oltre. di maniera, che partito il 3200. per 200, ne viene
16. & 15. ne viene partendo il 3000. per l'istesso 200. le quali minime parti che sono que
ste come ho detto 16. 15, contengano virtualmente l'istesso maggior Semituono, ma tra
numeri contraseprimi, & non tra composti & comunicanti, come quelli maggiori.
Numeri contraseprimi sono quelli che
non sono numerati da altro che dalla
vnita; & i composti possono
essere da altri
numeri misurati.
Potrei an
cora in proposito del ridurre ne minori termini loro gli interualli multiplici, & i superparticu
lari, darui per regola di partire quelli per il minor termine, & questi per l'eccesso. Ascendendo
per gradi verso l'acuto (secondo l'ordine promesso) segue dopo la Sesquiquindecima, la pro
portione Sesquinona; il contenuto della quale è detto hoggi da'moderni prattici & Teorici,
Tuono minore; appresso la quale segue immediatamente la Sesquiottaua e Tuono, detto mag
giore à differentia del minore. Dicono il minor Tuono esser contenuto nella sua vera forma,
dalla proportione Sesquinona tra questi numeri 10. 9, & il maggiore dalla Sesquiottaua tra
quest'altri 9. 8,
Qual tuono
consti dal maggiore & minore, emituono.
con il qual poco di lume possiamo chiaramente vedere, qual di essi consti ap
punto del maggiore & minore Semituono senza che gli manchi ò gli auanzi alcuna sua parte: &
sarà quello che hauerà la forma in tutto simile à termini radicali del prodotto che da loro na
scerà dopo che siano sommati insieme & ridotti ne minori termini. & perche di sopra ho à suf
ficienza parlato del modo del sommare, sottrarre, & trouare il diuisore delle proportioni; baste
rà per l'auuenire (doue queste bisogne occorreranno) che io vi formi di maniera l'essempio di
quello che vi hauerò à dimostrare, che sia da voi con facilità il tutto compreso. & volendo hora
(nel modo che io ho detto) mostrarui qual de due tuoni sia quello che i suoi estremi non siano atti à contenere interuallo
maggiore di quello che ne darà il prodotto dell'uno & dell'altro Semi
tuono sommati che siano insieme i termini & forme loro; lo vedremo dal sottoposto essempio.
|
25. |
24. |
Forma del Semituono minore. |
|
16. |
15. |
Forma del Semituono maggiore. |
|
40} |
400. |
360. |
Forma del Tuono minore, fuor de suoi termini radicali. |
10. |
9. |
Ne suoi termini radicali. |
Habbiamo da due Semituoni aggiunti insieme, hauuto il Tuono minore; la qual cosa consen
te à quello che il Zarlino proua nelle sue Dimostrationi.
Zarlino, alla
proposta 19.
del primo ragionamento,
& alla 33 del
terzo.
STR. Questo fatto non passa punto secondo il parere del puro prattico, ne è
senza sua marauiglia, per aspettarsi da essi il maggior Tuono; però seguite di gratia.
BAR. Col sottrarre hora dal maggior Tuono il minore, potremo vedere
sensatamente di
quanto sia da esso superato; la qual cosa comprenderemo dall'essempio che segue appresso.
Di quanto
il
maggiore tuono superi il
minore.
9. |
|
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
X |
|
10. |
|
9. |
Forma del Tuono minore. |
|
|
81. |
|
80. |
Forma della Sesquiottantesima, detta hoggi Comma. |
Dalla sottratione del minor tuono dal maggiore, nasce la Sesquiottantesima; il contenuto del
la quale è detto da moderni prattici, Comma.
STR. È l'istesso dell'antico, questo?
BAR. Signor no.
STR. Quale è la differenza loro?
BAR. Questa.intesero per Comma gli antichi Musici, l'eccesso dell'Apotome
detrattone
il Lemma; ò vogliamo dire quello del Tuono, detrattone due minori Semituoni loro: & hoggi è inteso per Comma (come hauete vdito) quello auanzo di che il Tuono, eccede il Sesquinono,Qual differentia sia dal Comma antico à
quello d'hoggi.
& non vollero i moderni trarlo dalla differenza de Semituoni à guisa degli antichi, per
la ragione che si dirà poco di sotto.racchiudesi adunque l'antico Comma dentro questi numeri
531441. 524288. la metà del quale dissero poi Schisma.Schisma, quello sia.
STR. È maggiore questo nostro, ò pure quello degli antichi?
BAR. Eccede il moderno quello degli antichi, d'un si fatto interuallo 32805.
32768.
page 9
STR. Quanti Commi de nostri verrà à contenere il maggiore
& minor Tuono, & Semituono?
BAR. Dirouui beruemente questo per hora.
Di quanti
Commi consti il
Tuono maggiore, il minore, il maggiore Semituono, & il minore.
consta la Sesquientiquattresima di tre Commi,
& qual cosa piu d'una maggiore sua quarta parte, & manco della minore sua metà. la Sesqui
quindecima consta di cinque & poco piu dell'ottaua sua magiore parte. il Sesquinono supera
gli otto di poco manco d'vn mezzo. & il Sesquiottauo supera i noue di quanto il minore ecce
de gli otto. Quanti Commi degli antichi contenesse il Tuono & il maggiore & minore Semi
tuono loro, benissimo ve lo dichiara Boethio.
Boethio libro
3. de musica
capo 14.15.
Dall'essemcpio datoui sopra in prouarui che il
Tuono minore conteneua non piu del maggiore & minore Semituono, si può trarre ancora ve
ra cognitione, di quanto egli superi questo & quello separatamente. & dall'hauere veduto e'nte
so, che il Comma aggiunto al minore Tuono, ne da il maggiore, si viene in cognitione di quan
to quello sia da questo superato, talmente che de gli interualli che habbiamo sin'al presente trattato, riman solo farui noto
di quanto il maggior Tuono superi il minore & maggiore Semituono; la qual cognitione vi daranno i due essempi che vi pongo
qui à piè.
|
9. |
|
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
X |
|
|
25. |
|
24. |
Forma del minore Semituono. |
|
|
8} |
216. |
|
200. |
Forma della Superbipartiente 25. fuore de minori suoi termini. |
27. |
|
25. |
Ne minori suoi termini. |
Resta superato il minor Semituono dal Tuono maggiore, della Superbipartiente 25. la qual
consta d'vn maggior Semituono & d'vn Comma; il che è tanto chiaro, che non occorre altra
riproua: però verremo con l'essempio che segue à sottrarre il maggiore Semituono del maggior
Tuono, per vedere quello gli auanza.
9. |
|
8. |
Forma del maggior Tuono. |
|
X |
|
16. |
|
15. |
Forma del maggior Semituono. |
|
135. |
|
128. |
Forma della Super 7. partiente 128. |
Viene superato il maggiore Semituono dal Tuono maggiore, della Superpartiente 128. il quale
Interuallo (come da quello che di sopra habbiamo detto si può comprendere) contiene in se vn
minor Semituono & vn Comma di piu. Vò prouandoui in piu modi queste verità, per maggior
mente confermarui nella vera openione che si deue hauere degli interualli circa il valore & contenuto loro, & di quanto l'vno
ecceda l'altro. Possiamo da quello che sin qui si è dichiarato, benissimo vedere & intendere, la distanza che è dal b molle
segnato in alamire ò in e lami, al diesis
X segnato in G sol reut ouero in D lasolre, secondo che in questo essempio si vede notato.
Diesis X segnato in g sol
reut, & in d
lasolre, quanto piu graue
del b molle
segnato in à
lamire, & di
quello posto
in e lami.
& à ciò
che venga fatto il giuditio integro & retto, considereremo oltre à quello che si è detto di sopra, la qualità dell'interuallo,
nel quale vengono
tali segni accidentali, & in oltre la facultà che hanno d'operare in tal
luogo, la onde dico prima, che l'uno & l'altro interuallo doue sono
operati questi effetti, è nella sua essenza vn Tuono minore, ciascuno de
quali in amendue gli estremi, vien fatto scemo & dal diesis X & dal b
molle, d'vn minore Semituono. bisogna hora vedere, quello che rimane à vn Tuono minore, dopo che ne siano tratti due minori
Semituo
ni: & perche parte di questo fatto occorse di sopra, qu
ando essamin
ammo la qualità de'Semituoni;
basterà come necessario, questo solo auuertimento, cioè; che togli
endo à un minor Tuono due
Semituoni minori, gli resterà l'istesso interuallo che restò al maggior Semituono detrattone il minore: & di t
anto è piu acuto il b molle d'alamire & d'elami, del diesis X di G solreut & di d
lasolre.
STR. Questa mi è bene stata vna nuoua & grata speculatione, la quale
ho piu volte desiderata intendere, non tanto per la cosa del Contrapunto, quanto per lo strumento di tasti.
BAR. Voglio in oltre auuertirui, che quando si fatto caso nascesse (ancora che di rado auu
enga) ne Tuoni maggiori;
Auuertimento.
l'interuallo che restasse sarebbe di quello minore vn Comma: tutte le
volte però che si considerino i suoi minori Semituoni della forma & misura che al suo luogo diremo conuenirsigli.la Terza
minore, la quale è ancora stata detta da moderni Semiditono, &
Sesquitono;
Sesquitono,
quello sia. il
Fabro nel capo 24. del terzo degli elementi musicali. dicono essere quello interuallo, che è contenuto ne suoi termini radicali, dalla pro
portione Sesquiquinta, tra questi numeri 6.5. il quale nelle corde Diatoniche Syntone di Tolo
meo, doue al presente considereremo principalmente tutti gli interualli che ci occorreranno misurare per condurre à fine quanto
ci siamo in animo proposti; contiene in se un Semituono & un
Tuono, l'uno & l'altro maggiore: talmente, che sommando insieme i numeri che racchiudono
i detti interualli, si hauerà dal prodotto loro la vera sua forma: come per l'essempio che segue
appresso apparisce.
page 10
|
9. |
8.Forma del Tuono maggiore. |
|
16. |
15. |
Forma del maggiore Semituono. |
|
24} |
144. |
120. |
Forma della Terza minore fuore de minori suoi termini. |
6. |
5. |
Ne suoi minori termini. |
STR. Questo nostro Semiditono, è l'istesso di quello degli antichi?
BAR. Non è l'istesso in modo alcuno; imperoche questo nostro è
consonante, come voi sapete, & vien prodotto nel genere superparticolare dalla proportione Sesquiquinta;Semiditono,
quello sia.
& quello come affermano i Musici tutti e dissonante, contenuto nel genere Superpartiente tra questi numeri 32. 27.
STR. Come si hanno da intendere & distintamente conoscere piu cose diuerse
con l'istesso
nome?
BAR. Con grandissima difficultà & confusione certamente di colui
che ne tratta & di colui
che ascolta; però io anderò con quella distintione & facilità maggiore che potrò per essere da
voi chiaramente inteso, quantunque la mia voce sia per natura roca. Sendo vero adunque che
la Terza minore consti d'vn Tuono maggiore & d'vn maggiore Semituono, & consequentemente che ella sia contenuta dalla Sesquiquinta,
Terza minore, non trouarsi tra D. & f
faut.
come afferma particolarmente il Zarlino alla proposta 26. Del secondo ragionamento delle sue dimostrationi; ne segue necessariamente,
(il che è contro l'openione del prattico) che le sottoposte non siano realmente Terze minori della proportione & misura delle
due prime mostrate. Ne da altro ciò auuiene, che dal contenere in loro, non
piu d'vn Tuono minore & vn maggiore Semituono
ciascuna di esse: i quali due interualli congiunti in
sieme, non sono atti a darne una Terza minore della
misura & proportione di quelle prime; ma si bene vn
Semiditono dissonante dell'antico Diatono Ditoni
co: & con tutto che il senso (per quello che si è detto) lo concede senza repugnanza, lo proueremo non
dimeno all'intelletto in questa maniera. Somminsi
insieme (secondo l'essempio che segue appresso) i numeri che contengono l'vno & l'altro inter
uallo, & veggasi poi qual prodotto ne resulta. Dallo hauere sommato insieme i due sopradetti
|
10. |
9. |
|
16. |
15. |
|
5} |
160. |
135. |
32. |
27. |
Interualli, si è hauuto la superquintapartiente 27. ch'è la vera forma del Semiditono del Diatono Ditonico: il qual Semiditono,
non per altro è dissonante
che per essere minore un Comma (secondo che si è detto altra volta) della
Terza minore del Syntono di Tolomeo; oltre al ritrouarsi la sua forma nel genere Superpartiente, non atto secondo Pitagora
alle consonanze de'suoi tempi & fuori del nu
mero Senario.
STR. Donde crediamo che habbiano tratta i musici d'hoggi, questa cosi sottile
consideratione, che tra le parti del numero Senario, sia contenuto ciascun semplice & parte de composti
musici interualli consonanti?
BAR. Il considerare l'ordine per il quale sono poste le proportioni nel secondo genere dimaggiore inegualità detto Superparticolare,
tengo per fermo che habbia posto loro questa sia fatta occasione;Numero senario, da chi
habbi tolta la
tua facultà.
con hauere accoppiato i dieci primi interualli à due à due per l'ordine naturale; & ridottogli poscia ne minor termini loro.
STR. Come di gratia.
BAR. Eccouene vno accomodato essempio; il quale senza piu vi farà noto
tutto quello che
che io ne senta.
[Figure:
Numeri disposti secondo la natura del Genere Superparticolare; tra quali si troua in atto la Forma non solo
di qual si voglia semplice musicale interuallo, ma in potenza ciascuno de misti & composti: & chi piu oltre
andasse, trouerebbe quelli ancora che contengono il maggiore & minore Semituono i quali numeri quando fos sero altramente
considerati, si hauerebbe la Forma di qual si voglia altro interuallo desiderabile.
]
page 11
POTREBBE ancora si fatta consideratione essere stata trata, dall'ottauo capo del terzo li
bro degli Harmonici di Tolomeo;
Tolomeo compara gli aspetti de pianeti
à gli interualli musici.
ouero dal quarodecimo del primo del suo Quadripartito
doue egli ingegnosamente và comparando insieme gli aspetti de'pianeti, alle Forme degli inter
ualli musici de suoi tempi, cosi dicendo. Il Tetragono & Quadrato, comparato al Trino, fa Se
quiterza; comparato all'Exagono (ò Sestile che dire lo vogliamo) fa Sesquialtera; comparato
all'oppositione fa Dupla; & con tutto il cerchio del Zodiaco, fa Diapasondiapente. il qual tut
to, comparato di nuouo al Quadrato, fa Disdiapason: & comparato ultimamente tre qua
drati à duetrini, hanno tra di loro l'istessa relatione, che ha 9. à 8.
STR. Non si trouano ancora tre essi aspetti, le forme delle consonanze
imperfette?
BAR. Signor no, perche l'imperfettione non la permette il cielo, nè la comporta.
Potrebbesiancora trarre per l'istesso ordine da ciascuno de due luoghi citati, chi piu sottilmente andare
volesse sofisticando, le forme di tutti gli altri interualli musici de nostri tempi; ma siane detto à bastanza.
STR. Io creduto che questa facultà del numero Senario, fusse interamente
un nuouo trouato, & vedo non essere altamente cosi; la qual cosa mi fa dubitare che ci siano dell'altre cose (circa l'inuentione) che sono antichissime, e ci sono predicate per nuoue da questo & quello.
BAR. Non ne dubitate punto; imperoche i semplici molte volte nel leggere alcuno
libro di
qual si voglia facultà, credono (per la poca esperienza) che quelle cose non si trouino altroue
che in quello; le quali i piu delle volte sono scritte in molti, le migliaia de gli anni auanti.
STR. Quella diuisione del quadrato, in tre uguali Parallelogrami, il mezzano de
quali sia
in due uguali parti separato, intersecati poi da una linea che si parta da uno de gli angoli del
quadrato, & si posi spora il lato opposito, talmente che lo diuida in due parti uguali: le quali
portioni diuerse delle linee, comparate l'una con l'altra, hanno facultà di darne le forme di maggior numero d'interualli
musici che il Senario & le sue parti, è antica, ò pur nuoua inuentione?
BAR. Cotesta si fatta cosa è tolta di peso dal secondo capo & libro
degli Harmonici dell'istesso Tolomeo; della quale per ischerzo racconta quanto al suo proposito occorreua, per dinotare
gli interualli musici di quelli tempi. Potrete da quello che io sono hora per dirui, accorgerui
facilmente, quando hauerete un'interuallo fuore de veri & minori numeri, se egli è superfluo,
ò diminuito del suo vero essere. però è da auuertire, che se il minore suo termine sarà diminuito da quello che all'esser suo naturale conuiene, è segno manifesto d'essere superfluo; & essendo maggiore del consueto,
sarà tal'interuallo diminuito: di tanto & quanto poi, ven'accerterà
il sottrarre da esso ò il sommare seco questa & quella parte che piu à proposito giudicherete; &
contrario effetto farebbe nel maggiore suo termine.
STR. Non ho inteso interamente questo vostro ultimo concetto.
BAR. Ecco che mi dichiaro meglio.Auuertimento.
Noi habbiamo in vece della Sesquiquinta (assegnataci
da maestri di questa moderna prattica di contrapunto, per la forma della minor Terza del Syntono di Tolomeo) la Superquintapartiente 27. volendo hora vedere se ella supero ò sia dalla
Sesquiquinta superata, l'eccesso con il quale il 32 maggior suo termine supera il minore che è 27
ce lo puo à bastanza insegnare, il quale il 32 maggior suo termine supera il minore che è 27
minor termine di essa proportione, nel quale entra cinque volte & auanza due; doue nella Sesquiquintam l'eccesso di che il maggior numero supera il minore, che è uno; vi entra cinque volte
à punto: dal che manifestamente appare, esser vero quello che io ho detto, cioè. che per essere
il minor termine della Superquintapartiente 27 superfluo, comparato però à quello della Sesquiquinta, gli è conseguentemente inferiore; di quanto poi, si è detto al suo luogo.
STR. Ho molto bene inteso il tutto, ma ditemi un altro particolare.non essendo il
Semiditono l'istessa cosa della Terza minore, con quale di questi conuiene il Triemitono, che con ciascuno de tre moni differenti, ho trouato appresso alcuni essere stata nominata l'istessa cosa?
BAR. il Triemitono è com sapete il supremo interuallo di ciascuno
Tetracordo dell'anti
co Cromatico, & non conuiene col Semiditono, ne con la minor Terza del Syntono;
Triemitono,
quello sia.
impero
che egli cade sotto la proportione Supertripartiente 16 dentro à questi numeri ne suoi minori
al qual parere consente il Zarlino al capo 34 della seconda parte delle sue Institutioni harmoniche. Resta che vediamo in
questo proposito, di quanto la minor Terza superi il maggiore &
minore Tuono, la qual cosa ci farà noti i due essempi seguenti.
|
6. |
|
5. |
Forma della minor Terza. |
|
|
X |
|
|
|
9. |
|
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
3} |
48. |
|
45. |
Forma del maggior Semituono, fuori de minori suoi numeri |
16. |
|
15. |
Ne minori suoi numeri. |
Supera la minor Terza il Tuono maggiore, d'un maggiore Semituono; di che la sua riproua
page 12
Non occorre, per essersi pur hora veduta nel comporta di ambedue questi; però vediamo di quanto il minor Tuono sia da essa
minor Terza superato.
|
6. |
|
5. |
Forma della Terza minore. |
|
X |
|
|
10. |
|
9. |
Forma del Tuono minore. |
|
|
2} |
54. |
|
50. |
Forma della Superbipartiente 25. fuore de suoi minòr termini. |
27. |
|
25. |
Ne suoi minor termini. |
Viene superato il minor Tuono dalla minor Terza, della Superbipartiente 25. La quale consta
d'un maggior Semituono & d'un Comma, secondo che si prouò di sopra. Dicono la Terza
maggiore essere quella imperfetta consonanza, che ansce dalla proportione Sesquiquarta; & che
l'è contenuta ne suoi minori termini da questi numeri 5.4. & inoltre ch0ella consta del mag
giore & minor tuono: il che vedremo (secondo questo essempio) dal sommargli insieme, & dal
prodotto che ne daranno.
|
9. |
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
10. |
9. |
Forma del Tuono minore. |
|
|
18} |
90. |
72. |
Forma della Terza maggiore, fuore de minori suoi termini. |
5. |
4. |
Ne minori suoi termini. |
Nasce dall'hauere sommato insieme l'uno & l'altro Tuono, la Terza maggiore; dalla qual co
gnitione, insieme col sottrarne da essa la minore, potremo ancora sapere di quanto questa sia da
quella superata.
5. |
|
4. |
Forma della Terza maggiore. |
|
X |
|
6. |
|
5. |
Forma della Terza minore. |
|
|
25. |
|
24. |
Forma del minor Semituono. |
Rimane adunque superata la Terza minore dalla maggiore. d'un minore Semituono; la ripro
ua del che sarebbe, il sommare insieme seco esso minor Semituono. Ha il semplice prattico, in
diuerse corde accidentalmente col mezzo di questi segni X.b. altre spezie di Terze maggiori, te
nute da lui della istessa grandezza delle prime mostrate: il quale (secondo il parer mio) è uno
de maggiori abbusi che egli habbia fra molti & molti altri che io sono oltre à già detti per di
mostrarui.
STR. Marauigliomi assai, che di tanti huomini eccellenti che hanno scritto di
questa facultà della Musica tanto sottile & dotamente, non vene siano stati alcuni per ancora (che io sappia) che habbiano per comun benefitio palesati & scoperti questi si fatti sensibili errori.
BAR. Non è punto da marauigliarsi di ciò; auuenga che quelli i quali hanno
creduto c
antare
il Diatono Ditonico, non poteua cadere ne loro intelletti tale consideratione; per non trouaruisi
in modo alcuno la cagione non che l'effetto di ciò.quelli poi che hanno detto essere la spezie che
si canta hoggi il Syntono di Tolomeo, crederò facilmente per i molti rincontri, che troppo bene
se ne siano accorti; ma per non fare punto à proposito loro il palesargli, gli hanno (come io dissi altra volta) taciuti:
stimando maggiormente (tirati da un'ambitioso & vano pensiero) l'im
pertinenti nouità de capricci loro, che il comodo & utile che egli hauerebbono possuto appor
tare al publico con ispiegargli la verità: senza hauere perciò fare corrotto & guasto molti nomi
delle cose importantissime & à questa facultà appartenenti. Sono adunque le Terze quali i
ho detto, contenute tra le corde del presente essempio:&
Non trouarsi
la terza maggiore tra queste corde.
per constare ciascuna di esse di due Tuoni maggiori, ven
gono conseguentemente à cadere sotto questa proportione
81. 64. la quale ben considerata, si trouerà in essa ciascuno
di quelli particolari accidenti che si trouono nella Super
cinquepartiente 27. ne può essere in modo alcuno la na
turale Terza maggiore del Diatonico Syntono; ma si bene
come afferma il Zarlino (nel quarto ragionamento delle
sue Dimostrationi alla Terza diffinitione) il dissonante Ditono del Diatono Ditonico; il
quale dall'acuto al graue in ciascuno suo Tetracordo, cammina per Tuono, e Tuono, & Lem
ma: è ben vero che le sottoposte, sono contenute dalla Sesquiquarta loro proportione, & conse
page 13
guentemente consonanti, per essere l'interuallo, che ha la prima nella parte graue un Tuono mi
nore, & altresi quello, che nella seconda si troua tra F faut & G solreut. Voglio inoltre auuer
tirui, che se considererete l'eccesso, diche il maggior termine della pro
portione, che contiene l'antico Ditono, che è 17.eccede il minore;
trouerete (secondo la regola dataui poco di sopra) che per superare
preso quattro volte, il minore suo termine, che fu 64. da manifesto
inditio, che egli auanza il vero essere della Sesquiquarta. Dico la Dia
tessaron essere quel mezzano interuallo,
Diatessaron
essere mezzano interuallo
tra la consonanza & la
dissonanza.
che nasce dalla proporzione
Sesquiterza, contenuto ne suoi minor termini da questi numeri 4. 3.
ne vi paia incoueni
ente l'hauere io menzionata la Quarta sotto nome di
mezzano interuallo. Auuenga che tre 5 conson
anti interualli (le forme de quali si trouano tra l'u
nità & il sei) & gli altri interposti numeri, che sono tra essi disposti per l'ordine naturale loro,
viene terzo; hauendone due dalla parte graue che sono l'ottaua & la quinta, & due altri nell'acuta, che sono la maggiore &
la minore Terza: oltre che il suono, che esce da suoi estremi, è nella
sua semplicità di natura veramente di non offendere l'udito come fanno le dissonanze; ne ha qualità ancora di dilettarlo come
le altre consonanze: talche meritamente può domandarsi mez
zano tra queste & quelle. ne di ciò si dee prendere marauiglia alcuna; poiche la natura non usa
mai nelle sue cose, passare dall'uno all'altro estremo senza toccare il mezzo: & si come il mi
nore de perfetti interualli, sendo piu lontano dalla perfettione è meno degli altri consonante;
cosi parimente le minori imperfette consonanze piu delle maggiori consuonano, come piu lon
tane dall'imperfettione: l'opposito à punto di quello che auuerrebbe alle dissonanze, quando
si applicasse le settime alle perfette, & le sec
onde all'imperfette consonanze; come al suo luogo sia
mo per chiaramente dimostrare. Torno à dire della Quarta, che ella contiene principalmente
in se stessa un Semituono maggiore, & un Tuono maggiore, & un minore; la quale si può consi
derare come composta della Terza minore, & del minore Tuono; il che vedremo secondo l'es
sempio dal prodotto che ne daranno sommati, che siano insieme i minimi termini di questo &
di quella.
|
6. |
5. |
Forma della Terza minore. |
|
10. |
9. |
Forma del Tuono minore. |
|
|
15} |
60. |
45. |
Forma della Quarta, fuore de suoi termini radicali. |
4. |
3. |
Ne suoi termini radicali. |
Si può ancora hauere la Quarta dell'istessa proporitone & misura, dal prodotto, che ne darà la
forma della Terza & del Semituono l'uno & l'altro maggiore; il che vedremo nell'essempio seguente, doue saranno insieme aggiunte
le forme loro.
|
5. |
4. |
Forma della Terza maggiore. |
|
16. |
15. |
Forma del Semituono maggiore. |
|
|
20} |
80. |
60. |
Forma della Quarta, fuore de minori suoi numeri. |
4. |
3. |
Ne minori suoi numeri. |
Hauendo la quarta (per essere consonante & nella vera sua proportione) à contenere quanto ho
detto & prouato; ne segue necessariamente (contra l'openione del semplice prattico) che le
sottoposte non siano altramente Quarte consonanti, ne dell'istessa proporitone delle prime; la
qual cosa consente à quello che dice il Zarlino nella proposta 28 del secondo ragionamento delle sue Dimostrationi.
alla proposte
28. del secondo ragionamento.
& questo auuiene per contenere in loro ciascuna di esse due Tuoni mag
giori & un maggiore Semituono, che l'uno dall'altro separa.de qua
li interualli, sommati, che siano insieme i numeri delle proportioni
che eccederà la Sesquiterza d'un Comma, & necessariamente gli
estremi dissoneranno. che i Tuoni siano tali quali io ho detto, lo toc
ca con mano per gli essempi dati, anco il prattico;
Non trouarsi
il Diatessaron
tra queste corde.
però nell'essem
pio, che segue lo prouerò à voi come Teorico, col mezzo dell'Aritme
tica facultà.
page 14
|
6. |
5. |
Forma della Terza minore. |
|
9. |
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
|
2} |
54. |
40. |
Forma della Super 7 partiente 20, fuor de suoi numeri minori. |
27. |
20. |
Ne suoi numeri minori. |
Si è da tal somma hauuta, la Super 7 partiente 20, la quale (secondo che io vi dissi) consta d'u
una Quarta superflua d'un Comma; il che si può sensatamente vedere col sottrarlo da essa; oltre
che se ella fusse altramente, ne seguirebbe, che discendendo la parte graue per un tuono della qulità che è contenuto tra
la corda G solreut & alamire; gli estremi non risonassero per una intera
Diapente. La qual cosa come si vedrà al suo luogo non è punto vera, voglio che vediamo hora,
intere Sesquiterze, ò nò; & in che consideratione l'habbia il Teorico,
& perche. Ho mosso questa dubitazione, per il desiderio che io ho
d'acchetare ciascuna difficultà & dubbio che vi potesse nascere intor
no à questo importante capo del nostro ragionamento. Poco di so
pra, in proposito della Terza minore vi prouai, che acendendo, tra
D solre & F faut, non era realmente una tale imperfetta consonan
za contenuta dalla Sesquiquinta; ma si bene l'antico Semiditono.
considerando hora la Quarta del mostrato essempio, tanto per b molle quanto per h duro, composta ciascuna di esse dell'interuallo
quale ho detto, & del Tuono
maggiore, troueremo che sommati insieme i numeri che gli contengono, ne daranno un'in
tera Sesquiterza come vedrete dall'essempio che segue.
|
32. |
27. |
Forma del Semiditono. |
|
9. |
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
|
72} |
288. |
216. |
Forma della Quarta fuore de suoi numeri minori. |
4. |
3. |
Ne suoi numeri minori. |
Habbiamo hauuto da' due interualli aggiunti insieme, la Quarta nella sua vera forma; il che
di spora non auuenne, perche la Terza di questo ultimo essempio, à comparatione della prima
mostrata, è diminuita di quanto era superfluo il Tuono in quello; & di tali parti composta si
può ancora considerare la Quarta nell'antico Diatono. Resta intorno la consideratione di es
sa, che io vi faccia noto di quanto ella superi la maggiore & minore Terza; il che à bastanza fa
ranno i due essempi datoui quando la considerammo composta di si fatti interualli & del Semi
tuono maggiore & del minor Tuono. Vengo hora à dirui alcuni particolari del Tritono; il
quale dicono i moderni prattici essere contenuto dalla proporzione Super 13 partiente 32 tra
questi numeri 45. 32, & che egli contiene in se tre tuoni;
Tritono, perche sia così detto.
dal qual contenuto prese forse il no
me; ma nella spezie Diatona Ditonica doue sono vguali. Puossi considerare questo dissonante
interuallo, composto d'una Terza & d'un Tuono maggiore tanto nel graue quanto nell'acuto:
& che la sopradetta sia nel Syntono la vera sua proporzione, ce ne possiamo accertare in piu
modi; tra quali, uno che è il piu semplice & il piu facile vi mostrerò hora col sommare insieme i
numeri che contengano gli interualli sopradetti, parti di esso propinque: le quali ne daranno
gli istessi numeri che io dissi contenerlo.
5. |
4. |
Forma della Terza maggiore |
9. |
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
|
45. |
32. |
Forma del Tritono. |
Si è hauuto dal prodotto della Terza maggiore & del maggior Tuono; il Tritono nella vera sua
forma, & negli istessi suoi minor termini; il qual'interuallo insieme con il suo seguente, per
hauere la forma & gli estremi suoni loro assai (per così dirgli) sproporzionati; & conseguentem
ente con difficultà venire compresi dall'intelletto; non si possano considerare ne si trouano na
turalmente nell'Ottaua in altre corde che in due: ne anco di questo è da marauigliarsi; auuen
ga che la natura, di rado (come ancora le perfette) partorisca le cose sproporzionate & mostruo
se;
La natura partorisce di rado le cose pfette, & le
mostruose.
però possiamo senz'altro vedere di quanto egli superi la Quarta col sottrarla da esso.
page 15
45. |
|
32. |
Forma del Tritono. |
|
X |
|
4. |
|
3. |
Forma della Quarta. |
|
|
135. |
|
128. |
Forma della Super 7 partiente 128. |
Supera il Tritono la Quarta della Super 7 partiente 128; la quale proporzione consta d'un mi
nor Semituono, & (contro l'opinione del prattico) d'un Comma di piu come di sopra in uno
altro luogo si è dimostrato. Pare impossibile al prattico, che sottratto dal Tritono la Quarta, gli
habbia à rimanere piu d'un minore ordinario Semituono; e tutta la difficultà che egli ha nello
intendere queste à lui nouità, nasce dal n
on hauere degli interualli che del continouo ha tramato,
quella cognitione che douerebbe, la quale, quelli che perfettamente l'hanno gli acquieta in tuto;
ne ciò passa senza suo biasimo; per essere impossibile à quelli che non itendano la proprietà &
virtù della cosa (& sia qual si voglia) bene esercitarla: & questa dicono molti (anzi tutti i giu
ditiosi & dotti) che sia una delle principali cagioni tra le altre molte, che la musica prattica de
tempi nostri non habbia quella facultà d'operare ne gli animi degli uditori, alcuno di quelli marauigliosi & virtuosi effetti,
ce l'antica operaua. Torno à dire adunque, non potersi hauere il
Tritono dal sommare insieme la forma della Quarta & quella del Semituono minore; per essere
un Tuono maggiore quello che bisogna diuidere per ciò fare; il quale è capace oltre al maggio
re & minore Semituono, d'un Comma; secondo che si è altra volta prouato, & come si può
di nuouo prouare col sommargli insieme. Et perche potrebbe alcuna volta occorrerui qual
che proporzione tra numeri grandi & così poco differenti tra di loro, che non si conoscesse
(per modo di dire) nel volere con diligenza vedere qual fusse la differenza, che è dall'uno
all'altro interuallo: perche non è impossibile in questa maniera d'esercitare i numeri(co
me in alcune altre) il sottrarne un grandissimo da un picciolissimo; ma auuertito da quel
lo che sono hora per dirui, & con essempio mostrarui, vi accerterete qual di essi il maggio
re, & quale il minore contenga. la onde prima dico potersi da un picciolo sottrarre un gran
un Tuono maggiore quello che bisogna diuidere per ciò fare; il quale è capace oltre al maggio
re & minore Semituono, d'un Comma; secondo che si è altra volta prouato, & come si può
di nuouo prouare col sommargli insieme. Et perche potrebbe alcuna volta occorrerui qual
che proporzione tra numeri grandi & così poco differenti tra di loro, che non si conoscesse
(per modo di dire) nel volere con diligenza vedere qual fusse la differenza, che è dall'uno
all'altro interuallo: perche non è impossibile in questa maniera d'esercitare i numeri (co
me in alcune altre) il sottrarne un grandissimo da un picciolissimo; ma auuertito da quel
lo che sono hora per dirui, & con essempio mostrarui, vi accerterete qual di essi il maggio
re, & quale il minore contenga.
Auuertimento.
la onde prima dico potersi da un picciolo sottrarre vn gran
de interuallo; come per essempio dal Comma sottrarre un Tuono maggiore; ancora che
di gran lunga sia quello di questo minore: & che si possa fare ciò, lo proueremo con l'essem
pio presente al senso.
|
81. |
|
80. |
Forma del Comma. |
|
X |
|
|
9. |
|
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
|
72} |
648. |
|
720. |
Forma della Subsesquinona fuor de suoi minor termini. |
9. |
|
10. |
Ne suoi minor termini. |
Pare di prima vista d'hauere sottratto dal Comma un Tuono minore, & conseguentemente, che
quello superi questo di tale quantità; la qual cosa quanto all'intelletto & al senso repugni, cia
scuno il sà. però è d'auuertire, che il minor numero di quello interuallo che dal Comma hab
biamo cerco sottrarre, è venuto al luogo del maggiore, & per il contrario al luogo di questo
il minore:
Auuertimento.
per la qual cagione non vengono altramente hauere la forma della Sesquino
na, per essere come altra volta vi ho detto, contenuta tra il 10, e' l 9, & non per il contrario
tra il 9, e' l 10.
STR. Che interuallo sarà adunque quello che è contenuto da tal proporzione?
BAR. Quella è una Subsesquinona; la quale in tal luogo manifesta di quanto l'interuallo
dond'ella fu tratta sia superato dal Sesquiottauo, & non di quanto il Comma lo superi; & però
vengono tali proporzioni meritamente dette Priuatiue & Rationali, & quell'altre prime Posi
tiue & Reali; & questo basti per tutti gli altri casi si fatti che vi potessero occorrere. Vengo ho
ra à discorrerui sopra la Semidiapente, la quale secondo il parere de nostri prattici è quell'in
teruallo che consta d'un Tuono maggiore d'un minore & di due maggiori Semituono;
Semidiapente perche sia
cosi detta.
& for
se che ella prese tal nome, perche i suoi estremi suonano una Diapente scema, diuisa però in
quattro interualli da cinque termini & corde, è contenuta adunque ne suoi minor termini
da questi si fatti numeri 64. 45. la quale considereremo primamente come composta d'una
Quarta & d'un maggiore Semituono, tanto nel graue quanto nell'acuto: delle quali verità
in piu modi si può esserne capace: ma il piu semplice & breue è, il sommare insieme i nume
ri che contengono i due sopradetti interualli, & vedere che il prodotto loro ne darà la for
ma che detto habbiamo
page 16
3. |
4. |
Forma della Quarta. |
16. |
15. |
Forma del maggiore Semituono. |
|
|
64. |
45. |
Forma della Semidiapente. |
Non si può questo interuallo, come ne anco il suo precedente, considerare ò comporre tra le corde naturali Diatoniche in alcun'
Ottaua, d'altre sue parti che delle due già dette. & se il prattico
mi dicessi potersi questa comporre di due Terze minori dell'isterssa forma & di uguale proportione, gli risponderei & prouerei
che egli erra in questa come in molte altre cose, per essere il suo
fine di acchetar solo, non l'intelletto ò il senso dell'udito;
Fine del musico prattico
qual sia.
ma bene spesso quello della vista, il
quale come tutti (ò piu degli altri) con facilità si inganna; & ha nel distinguere i suoni quella
ò poca piu parte, che ha l'udito nel discernere le differenze de colori; & particolarmente s'ingannano i sensi tra le minime
differ
enze de comuni, & de proprij oggetti; le quali à gran pena capisce
il sano intelletto. Che di due terze minori dell'istessa misura non si possa comporre la Semidia
pente della mostrata sua forma; ce lo manifesta primamente il numero del suo maggiore termi
ne:
Auuertimento.
il quale se bene è quadrato, che tale bisogna che sia volendo esser capace della Geometrica
medietà; non per questo si ritroua in esso l'altra necessaria conditione; la quale è che egli sia atto
ancora à darne il maggior termine d'uno di quelli interualli ne quali si vorrà ugualmente diui
dere.la qual cosa al maggiore termine della minor Terza capace: ma venghiamo con uno sensa
to essempio all'esperienza del fatto, & ciò sarà il sommare insieme i termini di tali interualli, dal
prodotto de quali, non si hauerà altramente la forma della Semidiapente; ma si bene quella del
la Super 11 partiente 25.
6. |
5. |
Forma della Terza minore. |
6. |
5. |
Forma della Terza minore. |
|
|
36. |
25. |
Forma della Super 11 partiente 25. |
Consta l'interuallo che habbiamo hauuto, dall'hauere sommato insieme due Terze minori,
d'una Semidiapente superflua d'un C
omma; & che questo sia vero, si può vedere col sottrarne da
esso la Saper 19 partiente 45, forma della Semidiapente, che ci resterà un Comma; & questa è di
ciò la cagione. Nel considerare il Teorico la Semidiapente composta di due Terze minori, per
non potere diuidere alcuno interuallo rationalemente de tre primi semplici generi di proporzio
ni in parti uguali, dalla Quadrupla & le sue replicate in poi, intendendo sempre secondo la fa
cultà Aritmetica; ve ne scorge necessariamente una dell'altra maggiore & diuersa: la qual ve
rità vi ho di sopra in proposito della minor Terza, sensatamente mostrata. resta solo à vedere,
se sommando tali diuerse Terze minori insieme, ne darà il prodotto loro la vera forma della Se
midiapente: dal quale essempio si conoscerà euidentemente, che in tal consideratione le haue
uano ancora in tale spezie gi antichi musici Tolomaici.Perche se le hauessero tenute del
l'istessa misura, non hauerebbono assegnata alla Semidiapente dell'una & l'altra capace, la mo
strata proporzione; ma quella che si hebbe di sopra dal prodotto delle due Terze minori con
tenuta ciascuna di esse dalla Sesquiquinta.che le Terze siano adunque differenti di forma, l'es
sermpio che segue ce lo farà manifesto.
|
32. |
27. |
Forma del Semiditono. |
|
6. |
5. |
Forma della Terza minore. |
|
|
3} |
192. |
135. |
Forma della Semidiapente fuor de minori suoi termini. |
64. |
45. |
Ne minori suoi termini. |
Eccoui de due sopradetti interualli composta la Semidiapente nella sua vera forma, della quale
altro non occorre vedere, se non di quanto ella superi il Tritono; la qual cosa ci farà nota l'es
sempioo che segue, nel quale sarà sottratto da essa.
64. |
|
45. |
Forma della Semidiapente. |
|
X |
|
45. |
|
32. |
Forma del Tritono. |
|
|
2048. |
|
2025. |
Forma della Super 23 partiente 2025. |
page 17
Resta superato il Tritono della Semidiapente, della Super 23 partiente 2025.la qual consta
d'un mezzo Comma in circa.
STR. Sono dell'istessa misura & proportione le Semidiapente e' l Tritono degli
antichi, di
questi nostri?
BAR. Signor nò: imperoche l'interuallo che hebbe spaccio di Tritono appresso gli antichi, cadeua sotto questi numeri 729. 512. il quale supera d'un Comma il nostro; & la Semidiapente loro cadeua sotto questi altri 1024. 729. che per l'opposito viene à essere minore della
Super 19 partiente 45, detta da' moderni Semidiapente, d'un fatto interuallo; come sensatamente si può vedere col sottrarre l'uno dall'altro.
STR. Di maniera che la maggior parte de nomi degli interualli musici d'hoggi, sono (per Nomi correnti detgli interualli.
non dir tutti) corrotti & guasti?
BAR. Non ne dubitate punto.
STR. Non sarebbe bene il prouedegli auanti che la cosa inuecchiasse & si difondesse maggiormente nelle menti degli huomini?
BAR. Veramente si, ma questa è cura d'un' huomo d'autorità, & di molto valore; però noi
anderemo in quanto à nomi degli interualli, segnuendo (ancora che cattiuo) il comune uso, se
non per altro, per essere intesi: ma venghiamocene hormai all'essamina della Diapente; la qua
le dicono essere contenuta nella vera sua proportione, della Sesquialtera, detta ancora Sesqui
Glareano nel
capo 12. del
libro 3.chiama la Sesquialtera, Sesquipla. pla, tra questi numeri ne suo termini radicali 3. 2. & contenere in sè primamente due tuonimaggiori, un minore, & un maggiore
Semituono; la quale si può considerare in molte manie
re: ma la sua propria & principale è, composta della maggiore & minore Terza, come (secondo
l'essempio che segue) ne mostrerà il prodotto che haueremo da numeri che la contengono; &
sarà nel suo vero essere harmonico, tutte le volte che la maggiore tenga il luogo graue, & la mi
nore l'acuto.
|
5. |
4. |
Forma della Terza maggiore. |
|
6. |
5. |
Forma della Terza minore. |
|
|
10} |
30. |
20. |
Forma della Quinta, fuore de suoi numeri minori. |
3. |
2. |
Ne suoi numeri minori. |
Ho detto comporsi la Quinta di tali interualli prima che di ciascuni altri; per essere quelli sue
Parti propinque & remote degli interualli, quali
siano.
parti piu propinque: & à ciò che da voi sia di questo ancora la cagione bene intesa, dico: che
secondo l'openione de Teorici, sono parti piu propinque degli interualli quelle, che sommato
insieme i numeri che le contengano, si ha dal prodotto loro, non solo l'istessa proporzione del
tutto; ma vicino assai, & alcuna volta (come hauere veduto del Tritono & della Semidiapen
te) negli istessi suoi termini radicali: & per il contrario quelle sono parti piu remote, che à termini minori del loro tuto
danno il prodotto loro piu lontano: questo ci è apportato dalle parti
loro piu imperfette & disuguali, & quello dalle piu perfette & uguali; & venendo à considera
re le altre parti della Quinta, & di esse à comporla, dico; che sarà una Quinta ancora quella, che
consti d'una Quarta & d'un Tuono maggiore; perche sommati insieme i numeri delle propor
zioni loro, si hauerà dal prodotto che ne daranno (se bene un poco piu lontano da minori suoi
termini) la mostrata sua forma.
|
4. |
3. |
Forma della Quarta. |
|
9. |
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
|
12} |
36. |
24. |
Forma della Quinta, fuor de suoi minor numeri. |
3. |
2. |
Ne suoi minor numeri. |
Nascendo la Quinta da quelli due mostrati inteuralli come si è detto, si può insieme col Zarli
Zarlino
alla
proposta 30.
del secondo
ragionamento
delle sue dimostrationi. no argumentare, che quelle del sottoposto essempio non siano altra
mente tali; ma di proporzione & genere diuerso; il che è contro il
parere del prattico; & vie piu quanto gli si prouerà che elle siano dis
sonanti.l'essere di proporzione diuersa da quelle prime, nasce per contenere una Quarta & un Tuono minore; i quali due interualli
aggiunti insieme, non ci possono dare una Quinta dell'istessa proporzione del
Non trouarsi
la Diapente
tra queste corde.
le due prime mostrate; ma un'altra che sarà un Comma di esse minore,
& perciò dissonante: & che di tanto venga diminuita, ecco l'essem
pio, che ce ne accerterà.
page 18
4. |
3. |
Forma della Quarta. |
10. |
9. |
Forma del Tuono minore |
|
|
40. |
27. |
Forma della Super 13 partiente 27. |
L'interuallo che si è hauuto dal sommare insieme la Quarta & il Tuono minore, è la Super 13
partiente 27; la quale consta d'una Quinta diminuita d'un Comma: della qual verità potrebbe
l'huomo maggiormente accertarsi con sommarla insieme seco; imperoche da ambedue si haue
rebbe la Sesquialtera, forma della Diapente. Potrebbesi da quello che habbiamo detto dubita
re, se la sottoposta, considerata in una Quarta nella parte acuta & in un Tuono nella graue, fusse
una Quinta della prima, ò della seconda spezie; al che rispondendo dico, che ella è della prima
& non della sec
onda in modo alcuno. & se mi fusse replicato, che il Tuono che ella ha nella parte graue è minore, il quale (secondo il modo
che io ho mostrato comporla di tali interualli) maggiore essere douerebbe; gli risponderei essere verissimo, & che per tal
cagione viene in
quel luogo à essere consonante: imperoche la Quarta che ella ha nell'a
cuto, è superflua di quanto manca al minor Tuono che ella ha nel graue, per farsi al maggiore uguale. di maniera che da quello
interuallo
superfluo, & da questo diminuito, per essere uguale la superfluità dell'vno à quello che manca all'altro, si ha da essi la
Quinta nella sua vera forma & proportione;
come dal sommare insieme i minimi termini loro potrà ciascuno sensatamente vedere. si haue
rà ancora nella vera sua forma, dal Tritono & dal maggiore Semituono; ma non gia da quella
della Semidiapente & del Semituono minore, come il seguente essempio ne manifesta.
|
64. |
45. |
Forma della Semidiapente. |
|
25. |
24. |
Forma del minore Semituono. |
|
|
40} |
1600. |
1080. |
Forma della Suoer 13 partiente 27. fuor de minori suoi numeri. |
40. |
27. |
Ne minori suoi numeri. |
Si è da tal somma hauuto, la Super 13 partiente 27. la quale (come si è detto) consta d'una
Quinta diminuita d'un Comma; di maniera che dalla Semidiapente & dal minor Semituono,
non si ha (come crede il prattico) l'istesso prodotto che dal maggiore & dal Tritono. Non è da lasciare indietro il sapere
di quanto la Quinta superi il Tuono, & di quanto la Semidiapente la cognitione di che ci daranno interamente i due essempi
seguenti.
|
3. |
|
2. |
Forma della Quinta. |
|
X |
|
|
45. |
|
32. |
Forma del Tritono |
|
|
6} |
96. |
|
90. |
Forma del maggior Semituono, fuor de suoi minor numeri. |
16. |
|
15. |
Ne suoi minor numeri: |
Vien superato il Tritono dalla Quinta, d'un maggior Semituono; la cui riproua sarebbe in sommare insieme il Tritono & esso
maggiore Semituono; da quali si hauerebbe indubitatamente la
Quinta; ma questo non occorre, per essere la cosa in se chiara; però verremo con l'essempio che
segue, à dimostrare di quanto la Semidiapente sia dalla Quinta superata.
3. |
|
2. |
Forma della Quinta. |
|
X |
|
64. |
|
45. |
Forma della Semidiapente. |
|
|
135. |
|
128. |
Forma della Super 7 partiente 128. |
È la Semidiapente superata dalla Quinta, dalla Super 7 partiente 128. la quale (secondo che
io vi prouai di sopra nell'essaminare il maggior Tuono) consta d'un minor Semituono & d'un
Semituono
minor di questo luogo, supera il Comma della Sesquiuentiquattresima. Comma di piu. & acciò che il prattico (insieme col marauigliarsi)
non habbia à dirmi, che io voglia che l'istesso interuallo contenga
hor questa, & hor quella forma, dico, che di sopra io considerai il
presente Semituono, come contenuto dalla Sesquiuentesiamquar
ta, & ultimamente come contenuto dalla Super 7 partiente 128. nella
qual positione è veramente capace di quanto ho detto: al che soggiungo, che l'interuallo qual si racchiude dentro à confini
della Super 7
partiente 128. è la vera forma del minore Semituono del Tuono maggiore; come poco di sotto sono per prouarui.
page 19
STR. Questo mi sarà bene oltre à modo e nuouo & grato.
BAR. Vengo à trattare ciascuno minimo accidente che si puo in questo proposito
desiderare
intorno la forma della Sesta minore, intesa ancora da moderni prattici per il minore Essacordo:
il qual' interuallo dicono essere, quella imperfetta consonanza, che è contenuta dalla Supertri
partientequinta tra questi numeri 8. 5. ne suoi termini radicali: la quale consta di due Tuo
ni maggiori, d'un minore, & di due maggiori Semituoni. & su può considerare primamente
composta d'una Quarta & d'una Terza minore, come vedremo dal prodotto che ne daran
no sommati che siano insieme i minimi numeri delle proporzioni loro: in proposito del
la quale, sono alcuni che riprendano Franchino; per hauere egli detto, che la Sesta mino
re si compone della Diatessaron & del maggiore interuallo Cromatico; intendendo per esso il
Triemitono, prendendolo in vece della minor Terza, ò per meglio dire del Semiditono; i quali
interualli aggiunti insieme, non possono darne in modo alcuno la minor Sesta della forma che
la contiene l'essempio che segue appresso; ne anco secondo il Diatono Ditonico, nel quale esso
Franchino la considera: il che auuenne forse, per non farne come imperfetta, quella stima
che molti altri fanno.
|
4. |
3. |
Forma della Quarta. |
|
6. |
5. |
Forma della Terza minore. |
|
|
3} |
24. |
15. |
Forma della Sesta minore fuor de suoi minori termini. |
8. |
5. |
Ne minori suoi termini. |
Ne è da tacere, in proposito di questa imperfetta consonanza, un'altra consideratione, la qua
Auuertimento.le è che il vulgo tiene per fermo, che di ciascuno interuallo musico si troui una spezie menoche non è il numero delle sue
corde; il che non è vero, imperoche le spezie della Sesta minore &della maggiore, non sono piu di tre; oltre che tal regola
non si verifica in alcuni altri interualliche per breuità si tacciono: e tornando à trattare della minor Sesta, dico essere
ancora quella ta
le, che consta della Semidiapente & del Tuono maggiore: imperoche sommando insieme i nu
meri da quali sono contenuti, ne darà il prodotto loro la vera sua forma; come ne msotra l'es
sempio che segue appresso.
|
64. |
45. |
Forma della Semidiapente. |
|
9. |
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
|
72} |
576. |
360. |
Forma della Sesta minore fuor de suoi minor numeri.
|
8. |
5. |
Ne suoi minor numeri. |
Stante questa verità ne segue (contro l'openione del prattico) che alcuna delle presenti, & qual
Seste mirno=
ri, non trouarsi tra qste corde.
si vogliano altre simili, non siano Seste minori della mede
sima proportione delle prime mostrate; il che da questo
nasce. non possono tra le mostrate corde, il Tuono & la
Semidiap
ente insieme, darne la Sesta minore come tra quelle
di sopra; per essere in queste il Tuono minore; doue per
il contrario in quelle, fu il maggiore; & così v
engono necessariamente queste, minori di quelle un Comma: & qual sia
l'interuallo che nascerà da essi, lo vedremo hora dal pro
dotto che haueremo sommando insieme i numeri de minor termini loro.
|
64. |
45. |
Forma della Semidiapente. |
|
10. |
9. |
Forma del Tuono minore. |
|
|
5} |
640. |
405. |
Forma della Super 47 partiente 81. fuor de suoi minori termini. |
128. |
81. |
Ne suoi minor termini. |
L'interuallo che si è hauuto da essi, è la Super 47 partiente 81. la quale contiene il vero Essa
cordo minore del Diatono Diatonico ne suoi minor termini; il quale è un Comma minore
della Supertripartientequinta, detta hoggi, forma della Sesta minore; la quale da alcuni è detta
ancora minore Essacordo, & è consonante, à differentia di quell'antico che è dissonante, per es
sere (come si è detto) un Comma minore: della qual cosa si accerterà ciascuno che si piglierà
cura di sottrarre la sua forma da quella. Puossi ancora hauere questa imperfetta consonanza,
dalla Quinta & dal maggiore Semituono, come dal prodotto loro vedremo sommando insieme
page 20
i minori termini di essi secondo questo essempio; il quale vi farà ancor noto di quanto la minor
Sesta superi la quinta.
|
3. |
2. |
Forma della Quinta. |
|
16. |
15. |
Forma del Semituono maggiore. |
|
|
6} |
48. |
30. |
Forma della Sesta minore, fuore de suoi minori numeri.
|
8. |
5. |
Ne suoi minor numeri. |
Doue interuenga il Tritono non si può hauere la Sesta minore se non col mezzo di piu di due
interualli, ouero per alcuno di essi inusitato, & però gli taccio. Voglio che vediamo hora gli
istessi accidenti nella Sesta maggiore, dalla quale dicono i prattici essere i minori suoi termini
tra questi numeri 5. 3. & che ella consta di due Tuoni maggiori ,di due minori, & d'un mag
giore semituono. Puossi primamente considerare come composta della Quarta & della Ter
za maggiore; per riempiere interamente tali interualli il vacuo de suoi temrini: e toccherassi
con mano tal verità, tutte le volte che sommati insieme i numeri delle proporzioni loro, sia il
prodotto che ne daranno contenuto da gli istessi numeri che contengano quella; come l'essem
pio che segue appresso ci manifesta.
|
4. |
3 |
Forma della Quarta. |
|
5. |
4. |
Forma della Terza maggiore. |
|
|
4} |
20. |
12. |
Forma della Sesta maggiore, fuor de minori suoi numeri. |
5. |
3. |
Ne minori suoi numeri. |
Si è da tal prodotto hauuto la Sesta maggiore nella sua vera forma; ma non si hauerà già tale,
considerata negli istessi apparenti interualli, tra la corda di F faut, & quella di d la solre; per
non cadere la Quarta che nell'acuto si troua tra esse, sotto la forma della prima mostrata; ma sotto quest'altra 27. 20. la
quale, secondo che si prouò al suo luogo, viene superflua d'un Com
ma: & qual sia la proporzione che haueremo da tali interualli, ve lo farò noto con questo essempio, nel quale sono insieme
sommati i minimi termini loro.
Sesta maggiore non trouarsi tra queste
note.
|
27. |
20. |
Forma della Super 7 partiente 20. |
|
5. |
4. |
Forma della Terza maggiore. |
|
|
5} |
135. |
80. |
Forma della Super 11 partiente 16. fuor de suoi minor termini. |
27. |
16. |
Ne suoi minor numeri. |
Si è hauuta come vedete, la Super 11 partiente 16. la quale è la vera forma del maggiore Essa
cordo del Diatono Ditonico; & per eccedere d'un Comma la maggior Sesta del Syntono di Tolomeo, è necessariamente dissonante.
ne per altra cagione dice il Zarlino alla proposta 35 del
le sue dimostrationi nel ragionamento secondo; che aggiugnendo il Tuono maggiore alla Quinta, non puo nascere consonanza alcuna.
& che di tal quantità ecceda (come ho detto) l'Essa
cordo maggiore la maggior Sesta, si può sensatamente vedere col sottrarla da esso. Si hauerà ben
consonante la Sesta maggiore, dal prodotto che ne darà la Quinta congiunta al Tuono minore;
come sommando insieme i numeri che gli contengano si può dall'essempio che segue sensata
mente vedere.
|
3. |
2. |
Forma della Quinta. |
|
10. |
9. |
Forma del Tuono minore. |
|
|
6} |
30. |
18. |
Forma della Sesta maggiore fuor de termini suoi minori. |
5. |
3. |
Ne suoi termini minori. |
Puossi ancora hauere questa imperfetta consonanza nella sua vera forma, dalla minor Sesta & dal
minore Semituono, con l'aiuto però del presente segno b. e tra le corde dell'essempio che segue
appresso.
page 21
|
8. |
5. |
Forma della Sesta minore. |
|
25. |
24. |
Forma del minor Semituono. |
|
|
40} |
200. |
124. |
Forma della Sesta maggiore fuor de suoi minor termini. |
5. |
3. |
Ne suoi minor termini. |
Doue si può ancora fare giuditio; non solo di quanto la minor Sesta sia dalla maggiore supera
ta; ma che questi sono maggiori Essacordi, & non maggior seste come crede il prattico. la qual
cosa non da altro nasce, che da essere tratto il
minore Semituono, dal maggior Tuono; il
quale è necessariamente maggiore un Comma
di quello che si ha dal Tuono minore; come
piu chiaramente (secondo che io ho promesso)
si vedrà al suo luogo, non è da lasciare indietro
Auuertimento.
quest'altra consideratione, che si come la minor
Sesta non s'hebbe tra quelle corde doue inter
ueniua il Tritono, così parimente non si può hauere la maggiore tra quelle doue cader potesse la
Semidiapente: la cui cagione vi farete da voi istesso manifesta, punto che l'andiate inuestigando.
ma venghiamo hor mai all'essamina della Settima minore, la qual dicano i prattici contenere
in se tre Tuoni maggiori, uno minore, & due maggiori Semituoni. il qual'interuallo conside
reremo primamente compsoto dalla Quinta & della Terza minore; poi che la sua forma fu con
stituita nella Superquattropartientequinta tra questi numeri 9.5. & che la Sesquialtera & la Se
squiquinta aggiunte insieme, ne diano la sopradetta dissonanza, eccouene l'essempio chiaro.
|
3. |
2. |
Forma della Quinta.Settima minore, non trouarsi tra qste
corde.
|
|
6. |
5. |
Forma della Terza minore. |
|
|
2} |
18. |
10. |
Forma della Settima minore fuor de suoi termini radicali. |
9. |
5. |
Ne suoi termini radicali. |
Si è hauuto la Settima minore nella sua vera forma, la quale conside
rata tra queste corde, secondo la natura della Quinta che si troua tra
D solre & alamire, ouero in una Sesta maggiore nella parte graue & in
vn maggior Semituono nell'acuta, non sarà dell'istessa misura della
prima; & l'istesso occorre alle due sottoposte, per hauere come l'altra, bisogno del Tuono maggiore, volendo diuenire Ottaue:
doue quella
del primo essempio, un minore bastaua: le qual cose per essere igno
rate dal prattico, cagionano in lui (quando scoperte gli sono) lo stu
pore piu volte detto, che elle non siano tali, vi farete da voi stesso ma
nifesto, col sommare insieme i minimi numeri delle dette parti loro; il
prodotto delle quali vi daranno un si fatto interuallo 16.9. che rac
chiude tra i suoi estremi lati la Super 7 partiente 9.forma vera del mi
nore Ephtacordo del Diatono Ditonico; se bene alcuni de moderni
prattici hanno con tal nome chiamato la Settima minore del Synto
no, contenuta come hauete veduto dalla Superquattropartientequin
ta; senza hauere hauuto rispetto alla diuersità della cosa, & alla con
fusione che ha possuto generare nelle menti degli huomini.
|
5. |
3. |
Forma della Sesta maggiore. |
|
16. |
15. |
Forma del maggior Semituono. |
|
|
5} |
80. |
45. |
Forma del minore Ephtacordo, fuor de suoi minor numeri. |
16. |
9. |
Ne suoi minor numeri. |
Il quale Ephtacordo, è minore un Comma della minor Sttima, come sensatamente vedrà cia
scuno che si piglierà cura di sottrarre da questa quello. Non si può ne anco hauere la Settima
minore, dal prodotto che nascerà sommando insieme due Sesquiterze; il che al prattico parrà impossibile, per volergli figurare
il caso tra le corde del primo essempio che fu il medesimo del sot
toposto, ma altramente diuiso & considerato.
page 22
4. |
3. |
Forma della Quarta. |
4. |
3. |
Forma della Quarta. |
|
|
16. |
9. |
Forma del minore Ephtacordo. |
Dall'hauere sommato insieme due Sesquiterze, si è hauuto il minore Ephtacordo ne minori
suoi termini; con tutto questo, di sopra prouai ,che tra l'istesse corde era contenuta la minor Set
tima. dissi in oltre, che sommando insieme le parti di qual si voglia interuallo in qual si voglia
modo diuise, doueuano necessariamente riassunte che elle haranno insieme, rendere il tutto del
l'istessa forma & misura qual prima era: doue in questo ultimo essempio scorge il semplice prat
tico contrario effetto da quello che sonorono prima le mie parole; ne di ciò vede la cagione; la
quale è che egli considera tra le mostrate corde, due Quarte dell'istessa proporzione & misura,
che di diuerse sono; & cosi con la mala sua regola, viene à errare ne principij, & à
marauigliarsi
poi che il conto non gli torna secondo la buona; il che hauerebbe quando gli tornasse; poi che
la Quarta che tiene il luogo acuto, cade sotto questa proporzione 27. 20. come si è al suo luo
go prouato: la quale sommata insieme con quella che gli instituisce il Teorico, ne darà la Setti
ma minore della misura che nel principio del nostro ragionamenti dissi essergli da esso stata as
segnata.
STR. Mi pare di cominciare à scorgere il porto; e tutta volta che voi mi
facciate constare
sensatamente & non con l'autorità di alcuno, che il Ditono, il Semiditono, l'Essacordo maggiore & il minore siano dissonanti; oltre alle Diapenti & alle Diatessaron che per tali nominate
di sopra hauere; crederò assolutamente che quello che si canta (nella maniera che però hoggi
si costuma) non sia in modo alcuno il Diatonico Syntono di Tolomeo: poi che tali interualli
accordano negli strumenti & voci degli huomini de' nostri tempi; che non però tengo di proprietà & natura diuersa delle antiche.
BAR. Seguitiamo pure di andare auanti hora che il vento è propitio &
l'onde tranquille;
perche piacendo al Datore di tutti i beni; voglio che sensatamente (deposta da canto ciascuna autorità) vediate in fronte
la verità di ciascun minimo particolare: ne è da mettere tempo in mez
zo, perche siamo ancora à dietro molte miglia dal porto. Vengo à scoprire un altro abuso del
prattico; il quale tiene per fermo che il medesimo spatio occupi la Quinta & la Terza minore
dell'essempio che segue appresso, che fa la Semidiapente & la maggior Terza aggiunte insieme;
& conseguentemente, che i numeri i quali contengano le forme loro sommati che siano insie
me, ne diano l'istesso prodotto questi che quelli: la qual cosa (secondo che hora vedremo) è
molto dal vero lontana.
|
64. |
45. |
Forma della Semidiapente. |
|
5. |
4. |
Forma della Terza maggiore. |
|
|
20} |
320. |
180. |
Forma del minore Ephtacordo fuor de suoi termini radicali. |
16. |
9. |
Ne suoi termini radicali. |
Dall'hauer sommato insieme i due mostrati interualli, si è hauuto il minore Ephtacordo; & di
sopra, dall'accoppiare insieme la Quinta & la Terza minore, si hebbe la minor Sesta. non è ve
ro adunque, che tal' interualli insieme aggiunti, occupino il medesimo spatio; di che il prattico
grandemente si marauiglia. ne da altro questo nasce come ho detto, che dal volere (non ha
uen cognitione de gli interualli) da una sola cosa tutte le cose: la onde per satisfarlo dico, che
quando egli hauerà di nuouo essaminata & intesa la grandezza della minor terza che ha nella
parte acuta il minore Ephtacordo che ultimamente vi ho mostrato, si accheterà. Di comun pa
rere tutti i sauij dicono, non hauere la natura fatta alcuna cosa in darno: con la quale proposi
tione voglio prouarui, che l'Ephtacordo mostrato non è manco forma propria della minor Set
tima del Syntono, che sia la Superquattropartientequinta; & il modo sarà questo. Può ciascu
no di sano giuditio, da quello che io ho sin qui prouato & detto, conoscere non hauere il Tuo
no maggiore ne il minore, & così parimente il Semituono maggiore, mutato mai forma diuersa
da quella che gli si assegnò nel principio del nostro ragionamento di mente del Teorico; ma si
bene tutti gli altri interualli dall'Ottaua & la maggior Settima in poi; il che è nato per non ha
uerle ancora essaminate: le quali quando siano da noi considerate con diligenza, non eccederanno (in questo fatto) d'eccellenza
l'altre. Trouiamo adunque due diuerse sorti di Seste minori
delle quali con il mezzo de due diuersi Tuoni, sene può comporre l'Ottaua nel suo vero essere;
page 23
puossi primamente compor l'Ottaua del minore Ephtacordo, & del Sesquiottauo e Tuono; &
così parimente della minor Settima & del Sesquinono; come dal sommare insieme i minor ter
mini loro & dal prodotto che ne daranno si conoscerà manifestamente: & si come le molte li
nee tirate dal centro alla circonferenza del cerchio, tutte nel centro di esso rimorono; nell'istes
so modo ciascun musico interuallo nell'Ottaua, come in uno Specchio riguarda, à guisa che fanno ancora le stesse nel Sole;
non altramente che da esse ciascuno (secondo la sua capacità) l'esse
re & la perfettione riceua. Tra le terze minori, ne haueremo due (per non volerne piu sottilmen
te cercare delle altre) contenute sotto diuersa proporzione; il ripieno delle quali per tesserne
l'Ottaua, si trouò dipoi; & queste furono le due Seste maggiori c
ontenute sotto diuersa forma; ma
tra quelle annouerammo il Semiditono, e tra queste il maggiore Essacordo; interualli comuni
al Syntono & al Diatono come molti degli altri. Trouammo ancora la maggior Terza & il
Ditono, & indi à poco si hebbe la Sesta minore & il minore Essacordo, da poterne di esse com
porre l'Ottaua lontana da qual si voglia estremo imperfetto. Trouammo la Diatessaron conte
nuta in diuerse maniere, & appresso si vedde la Diapente sotto diuersi numeri contenuta; non
ad altro fine (come al suo luogo vedremo) che per poterne di esse insieme comporre l'Otta
ua d'una sol forma: e tutto questo auuiene, per volere la cortese Natura mostrare in ciascuna
sua operatione l'immensa sua sapienza & liberalità. la quale non comporta il vacuo, ne fa co
sa, ò puo farne alcuna otiosa ò in darno. Rimane in questa materia à mostrarui, di quanto la
minor Settima superi la maggiore & minore Sesta, la qual cosa potrete ageuolmente vedere col
sottrarle da essa.. Venghiamocene hora alla consideratione della maggior Settima, dalla qua
le speditici, passeremo, per concludere la proposta materia, à quella dell'Ottaua. Dicono
adunque i maestri di questa moderna prattica di Contrapunto, essere la Settima maggiore, quel
dissonante interuallo che è contenuto ne suoi termini radicali dalla proportione Super 7 par
tiente ottaua tra questi numeri 15. 8. & che ella consta di tre Tuoni maggiori, di due minori,
& d'un maggiore Semituono. la quale per il rispetto piu volte detto, considereremo prima
mente composta d'vna Quinta & d'una Terza maggiore, secondo che apparisce nell'essempio,
che segue appresso.
3. |
2. |
Forma della Quinta. |
5. |
4. |
Forma della Terza maggiore. |
|
|
15. |
8. |
Forma della Settima maggiore. |
Puossi ancor' hauere tal interuallo, da' numeri che contengono la forma del Tritono sommati
che siano insieme con quelli della Quarta: ma non ce lo darà già dell'istess amisura (se ben con
tro l'openione del prattico) aggiunti che siano insieme il minor Tuono & la maggior Sesta, nella maniera che si vedono nell'essempio
seguente.
5. |
3. |
Forma della Sesta maggiore. |
10. |
9. |
Forma del Tuono minore. |
|
|
50. |
27. |
Forma della Super 23 partiente 27. |
Si è hauuto dal prodotto de due detti interualli, la Super 23 partiente 27, la quale è minore un
Comma della Settima maggiore come sensatamente vedrete sottraendola da essa. Si può hauere
ancora la maggiore Settima, dal prodotto della maggior Sesta & del maggior Tuono. Vedremo
hora col sottrarre dalla forma di essa la minore, di quanto questa sia da quella superata.
|
15. |
|
8. |
Forma della maggior Settima. |
|
X |
|
|
9. |
|
5. |
Forma della minor Settima. |
|
|
3} |
75. |
|
72. |
Forma del minor Semituono, fuor de suoi minor numeri. |
25. |
|
24. |
Ne suoi minor numeri. |
Resta la minor Settima (secondo questo essempio) superata dalla maggiore, d'un Semituono;
dalla qual cosa si può comprendere, potersi ancora la maggior Settima comporre della mino
re & del minore Semituono.
page 24
STR. Non è già la forma del maggiore Ephtacordo, la Super 23
partiente 27?
BAR. Signor nò; perche quello cade sotto la proporzione Super 15 partiente 128
dentro à
questi termini 243.128. & la eccede di tal quantità 6561. 64 cc. Vengo ultimamente à trattare dell'Ottaua, la quale i moderni
prattici contrapuntisti dicono essere quel prefettissimo in
teruallo, che consta di tre Tuoni maggiori, di due minori, & di due minori Semituoni; &
in o tre che ella è contenuta dalla proporzione Dupla tra questi numeri ne suoi minor termini
2.1. il quale interuallo considereremo primamente composto (come sue parti piu propinque)
d'una Quinta & d'vna Quarta: & che di questi due interualli sia interamente capace la consonanza Diapason, col sommare insieme
i numeri de lor termini radicali, ce ne accetteremo.
|
3. |
2. |
Forma della Quinta. |
|
4. |
3. |
Forma della Quarta. |
|
|
6} |
12. |
6. |
Forma dell'Ottaua, fuor de suoi minor numeri |
2. |
1. |
Ne suoi minor numeri. |
Haremo ancora l'Ottaua di tal forma dal prodotto, che ne daranno sommando insieme i nu
meri, che contengono la Sesta maggiore & la minor Terza; & così parimente dal sommare insie
me i minimi termini, che contengono la Terza maggiore & la minor Sesta; & ancora da quelli
della Settima minore, & dal Tuono minore; dal che ne segue necessariamente, che quelle del
sottoposto essempio (considerate in una Settima minore, & in un maggior Tuono della proporzione, che si mostrò nel principio
assegnateli dal Teorico) non siano Ottaue consonanti; ma si
bene dissonanti, il che è contra la mente del prattico.
Che elle non siano tali quali ho detto, ne vedremo l'esperienza (secondo questo essempio, col
sommare insieme i numeri delle proporzioni che gli contengono.
9. |
5. |
Forma della Settima minore. |
9. |
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
|
81. |
40. |
Forma della Duplasesquiottantesima. |
Si è hauuta dal prodotto di tal somma, la Dupla Sesquiottantesima; la quale consta d'un Ot
taua superflua d'un Comma, come sensatamente vedrà quello, che si piglierà cura di sottrarlo
da essa, ò veramente col mettere un numero tra essi termini, che sia col minore in Dupla propor
zione in questa maniera 81.80.40. la cagione, che non si può hauere l'Ottaua dal Tuono mag
giore & dalla minor Settima è, che gli interualli, che in quei luoghi habbiamo considerato per
settime minori, non caggiono veramente sotto le proporzioni, che gli assegnarono nel principio
del snotro ragionamento di parere degli autori, che quello si canta hoggi sia il Syntono di Tolomeo; ma si bene sotto il minore
Ephtacordo del Diatono Ditonico: il quale aggiunto insieme
col Sesquiottauo e Tuono, ne darà la Dupla nella vera sua forma, come ne manifesta l'essem
pio che segue appresso.
|
16. |
9. |
Forma del minore Ephtacordo. |
|
9. |
8. |
Forma del Tuono maggiore. |
|
|
72} |
144. |
72. |
Forma dell'Ottaua fuor de suoi minor termini. |
2. |
1. |
Ne soi minor termini. |
Puossi hauere ancora l'Ottaua nella vera sua proporzione dal prodotto, che nascerà sommando
insieme i termini delle forme, che copntengono la Settima maggiore, & quella del maggiore Semituono; & così parimente quella
del Tritono & della Semidiapente; & per ultimamente sapere
di quanto erlla superi la maggiore, & minore Settima, col trarne l'una, & poi l'altra da essa si ve
drà chiaramente.
page 25
STR. Il vostro discorso mi pare hormai che egli mi habbia condotto in porto sicuro;
talmente che io non temo piu il soffiare degli inimici venti; & mi ha di maniera sgombrato dall'intelletto la folta nebbia dell'ignoranza,
che senz'altre ragioni & essempi addurmi, son quasi certo che nel cantar d'hoggi non nascono alcuni degli inconuenienti detti, nulla dimeno sono ancora sicuro, che temperando le corde d'uno strumento secondo le mostrate forme, & forza che
tra esse si trouino ciascuni de msotrati accidenti; dal che fo argumento, che non si canti, ne suoni altramente il Syntono incitato di Tolomeo.
BAR. Voi la cominciate à discorrere & intendere molto bene; ma per
maggiormente torui
ciascuna difficultà, che intorno à ciò nascer di nuouo vi potesse, voglio dichiararui due altri
importantissimi capi; & poi vederemo sensatamente in vìso, qual sia il genere, & la spezie che si
canta & suona hoggi, la onde prima dico, che fra le note del sottoposto essempio non ve ne sono
alcune distanti l'una dall'altra per un minor Semituono della pro
porzione che di mente però del Teorico nel principio del nostro ragionamento gli assegnai. non mancano ancora di quelli che
hanno vana
mente dubitato de maggiori, ma si sono grandemente ingannati. la
cagione che non siano tali quali io ho detto, non da altro nasce, che
dal non potere tra ambedue riempiere spatio maggiore di quello che
contiene il Tuono minore, si come nel principio si prouò; ma si tro
ueranno bene & l'uno & l'altro tra le corde di questl altro essempio,
per esser capace il luogo, di quanto sono bastanti à occupare i locati
senza che cosa alcuna gli manchi ò gli anuanzi; tal che ad ambedue
quelli primi ò almeno à uno di essi, bisognerà (non volendo procede
re a caso & senz'alcuna ragione) trouare nuoua misura & forma: la quale non solo sia atta à
riempire l'interuallo del Tuono maggiore, ma sia vera
mente quella che haueuano gli antichi musici in conside
ratione, dato che eglino hauessero hauuto bisogno di cio
fare. & quantunque di si fatte cose non ce ne sia memoria,
ne essempio particolare, & conseguentemente con difficultà grandissima si possino come molte altre, c
on salde ragio
ni persuadere; non per questo è da sbigottirsi & lasciare da
parte però non ve ne siano) che ci faccino venire in cognitio
ne della verità del fatto: però secondo il parer mio dico,
Semituono
minore d'altra proporzione del primo mostrato.
che gli antichi musici non haueano nel Syntono differen
te nel Tuono maggiore dal minore se non il minore Semi
tuono; il quale secondo che io vi accennai, è contenuto dalla Super 7 partiente 128 tra questi
numeri ne suoi termini radicali 135.128. & consta tal'interuallo d'un minore Semituono, &
di un Comma di piu come si è detto altra volta; & il maggiore era in ciascun Tuono l'istesso; &
ancora che questa verità si veda manifestam
ente nel Monacordo Diatonico Syntono di Tolomeo,
tra la corda Tritesynemmenon & la paramese, ve la confermo senza quel incontro di autorità,
in quest'altra maniera oltre à quello che io ne ho detto di spora. Se noi vogliamo dalla Semidiapente la Quinta, ò dal Tritono
la Quarta; non le possiamo hauere se non con agumentate quel
la & col diminuire questo d'un minr Semituono proporzionato al sito doue egli si aggiunge &
donde egli si trae, che è il Tuono maggiore come sapete, & come negli essempi che seguono
appresso si vede notato.
|
64. |
45. |
Forma della Semidiapente. |
|
135. |
128. |
Forma del minor Semituono del Tuono maggiore. |
|
|
|
2880} |
8640. |
5760. |
Forma della Quinta fuor de suoi minor termini.
|
3. |
2. |
Ne suoi minor termini. |
|
45. |
|
32. |
Forma del Tritono. |
|
X |
|
|
135. |
|
128. |
Forma del minor Semituono del Tuono maggiore. |
|
|
|
1441} |
5760. |
|
4320. |
Forma della Quarta fuor de suoi minor termini.
|
4. |
|
3. |
Ne suoi minor numeri. |
page 26
Ouero così, che è l'istess che si vide sopra nel prouarui di quanto il Tritono superaua la
Quarta.
45. |
|
32. |
Forma del Tritono. |
|
X |
|
4. |
|
3. |
Forma della Quarta. |
|
|
135. |
|
128. |
Forma del minor seminore Semituono del Tuono maggiore. |
Et che tal minor Semituono insieme col maggiore, habbiano facultà di riempiere interamen
te il vacuo del maggior Tuono, somminsi insieme i numeri de minor termini loro, che il pro
dotto che da essi si hauerà ce ne farà certi. in oltre se noi vogliamo se
condo questo essempio, che da alamire a h mi sia un Tuono maggio
re come veramente è; & che l'istessa distanza ci sia ancora per quest'al
tro; è di necessità concedere al amggior Tuono un minor Semituono
della mostrata proporzione: tutte le volte però che il luogo dond'egli
si trae sia come quello capace di contenerlo. Considerando adunque
il minor Semituono che è tra b fa & h mi della solita miusra, non so
lo no riempierà il vacuo del Tuono maggiore, ma quella nota segna
ta nella corda h mi del primo essempio, sarà piu acuta un Comma di
quella del secondo; per essere h mi piu acuto di alamire un Tuono maggiore, come tante volte si è detto. & volendo in quello
ultimo essem
pio partendosi della corda alamire, ascendere con due gradi di Semi
tuono in h mi; si può ben considerare che la dist
anza che si troua dà essa
alamire a b fa, sia quella del maggiore Semituono; ma quello spazio
che rimane tra b fa & h mi, è necessario che egli sia il minore della mi
sura che lo contiene il maggior Tuono, che è questa 135.128. & di
quì hanno tolto forse occasione alcuni de' moderni Contrapuntisti, di segnare il b quadro in F
faut, quando ella ha hauuto à rispondere per Quinta con h mi, & il diesis X, quando con D
solre ha fatto Terza magiore, ò la sua replicata con d la solre: argumentando tacitamente, che
la Quinta non verrebbe giusta con il diesis X come col h quadro; ma n poco sparsa & rimessa:
hora attendino di gratia quei tali à queste due sole parole che io voglio dirgli oltre à molte altre
che io saperrei le quali taccio per breuità. Se tra queste corde si troua
Se il diesis X
si deue segnare in F faut
ouero il h
quadro.vna Terza maggiore secondo che al suo luogo habbiamo dimostrato,
& così parimente tra quest'altre una minore come essi ancora afferma
no; ne segue necessariamente, per quello si è di sopra prouato, che gli
estremi delle due terze cantate nella maniera, che essi dicono, & credo
no & che veramente si douerebbono, suonino per una Quinta giustissima secondo che ella è contenuta dalla Sesquialtera sua
proporzione.
di modo tale, che se il h quadro ha facultà come essi dicono, di fare la
corda nella quale è posto, piu acuta di quello, che ha il diesis X, verrà
conseguentemente la Quinta superflua del vero suo essere, & la Quarta
che ha sopra diminuita, di quanto ha facultà fare piu acuto quello di
questo; ma ciò si vede non esser punto vero.è ben necessario, volendo
che la Terza maggiore & la sua replicata & così parimente la Quinta,
siano nelle vere forme loro & proporzioni, hauere un minore Semituono della misura & grandezza che vi ho pur hora detto; tratto
però da
luogo, che del maggiore & di esso sia capace; altramente sarebbe in
darno qual si voglia arte & fatica, che intorno vi si adoperasse. perche la facultà del fare ciascuna
di esse consonaze nel suo genere perfetta, consiste principalmente nella dispositione anzi nella
capacità del sito, & non nella differenza delle cifre come credono quelli. non fu in uso il h
duro come cifera, se non dopo che fu introdotto il b molle come modo; ma si bene il diesis X
prima di ambedue qualche tempo: intendendo sempre nella mdoerna prattica; per essere insie
me con il b molle, atti con l'accrescere & con il diminuire, à rendere gli imperfetti consonan
ti, & i dissonanti intrerualli, di quella forma & in quella perfettione maggiore, che si possa
dalla natura loro desiderare; ò almeno sono stati per si fatto rispetto introdotti, se ben ma
le adoperati. ne per altro s'io non m'inganno, fu principalmente da moderni prattici il b mol
le come cifera ritrouato, ò per meglio dire posto un uso; se non perche la corda di F faut, ha
uesse lei ancora come le altre, la Quinta nel graue & la Quarta nell'acuto; & quella di G solreut
la maggior Sesta in quella & la minor Terza in questa parte; & altresi fu introdotto il diesis X
nell'uno & l'altro F faut, affine che la corda h mi rispondesse con l'acuta per Quinta, & non
per una Semidiap
ente; & con la graue per Quarta perfetta, & non dura; oltre al far Terza & Sesta
page 27
maggiore & minore all'uno & all'altro d.D. Dopo l'essersi in uso il b molle, v
enne il h duro
à moderni & buoni professori della musica prattica in c
onsideratione come cifera; n
on per altro fi
ne, che per potere principalmente trasmutare quello in questo, & questo in quello Systema, sec
ondo che piu piaceua, et tornaua comodo loro: ma non per mai segnare questo h in altra corda che
nella sua propria; e nell'altre doue occorreua in sì fatto bisogno, il diesis X, ultimamente della mostrata forma ritrouatosi:
la qual cosa nell'opere loro si vede molto bene osserruata. & se alcuno
mi replicasse che il b molle si costuma per segnare comunemente per ciascuno nella corda di ala
mire, & in quella di elami à lui forestiere; gli risponderei che questo nasce dalla poca quantità
che si ha hoggi de caratteri à c
omparatione degli antichi; i quali per ciascuna corda haueuano il
suo proprio & particolare, per dimostrare qual furono desiderabile & c
onueniente che si voleua:
ma n
on è però tale la scarsità delle cifre de nostri t
empi intorno al dimostrare la diuersità delle
corde, che ella cagioni rispetto al fine al quale la musica d'hoggi è usata, m
ancamento, ò imperfettio
ne alcuna; perche quando ciò fusse, se ne sarebbono prima di adesso trouati altri, i quali hauereb
bono à tal difetto & m
ancamento di essi supplito: ma questo non è occorso per essere quelli bastanti dare à qual si voglia corda nel graue & nell'acuto,
la forma di ciascuno interuallo consonante
che si è saouto sino ad hora imaginarsi l'huomo, & particolarmente ne due primi Generi d'har
monia che sono il Diatonico, & il Cromatico. nell'Euharmonio poi, ci hanno aggiunto inutil
mente (poiche egli n
on da alcuno messo in prattica) il presente segno x da poter diuidere il mag
gior Semituono in due parti, dette dagli antichi Diesis Euharmonij; quantunque i moderni in
t
endino per esso la pres
ente cifera X come sapete, & valere à detto loro per due di quelli, la qual cosa
n
on è punto vera; imperoche gli antichi diuideuano in due Diesis Euharmonij, il L
emma & minor
Semituono del Diatono, & i moderni dicono diuidere la Sesquiquindecima detta da essi Semi
tuono maggiore; & qual differenza sia tra di loro, di già l'habbiamo dimsotrarta. Puossi ancora
da quello che habbiamo detto raccorre, che l'istessa distanza è tra h mi, & b fa per h quadro, che
per b rotondo; & così parimente la medesima distanza si troua tra c sol faut & h mi per quello,
che per questo: & ultimamente dico, essere piu acuta d la solre per h quadro, che per b rotondo.
che per questo: & ultimamente meglio di gratia quest'ultimo capo.
STR. Dichiaratemi meglio di gratia quest'ultimo capo.
BAR. Dico essere piu acuta d la solre per h duro, che per b molle, rispetto à
questo. Se noi
ci partiamo di alamire, corda immobile & ad ambedue i Systemi comune; & che vogliamo a
scendere per gradi Diatonici congiunti in d la solre; troueremo per il Systema disgiunto, ò vo
gliamo dire per h duro, esserui due Tuoni maggiori & un maggiore Semituono: & per il con
giunto ò vogliamo dire per b molle, vi è un Tuono maggiore, un minore, & un Semituono mag
giore. di maniera che per questo viene d la solre necessariamente ad essere piu bassa un Comma
che per quello; come ne manifesta l'essempio qui appiè.
STR. Ho inteso beniss. & veramente è così.
BAR. Che sia l'istessa distanza da c solfaut
ah mi per h duro che per b molle, nasce che
Esser piu acuta d la solre
per h quadroche per b rotondo.
il Semituono maggiore dell'uno, & dell'al
tro Tuono, è sempre dell'istessa quantità, &
proporzione in questo che in quello; & per
la medesima cagione è l'istesso interuallo da
h mi a b fa per h quadro, che per b ro
tondo.
STR. Non v'incresca dirmi la cagione, perche piu questa 16.15. che un'altra proporzione sia qella che contiene il maggior Semituono; questa 25. 24. quella del minore; questa della Semidiapente 64.45. & ultimamente quest'altra 45.32. del Tritono? & perche elle non possano secondo il Syntono di Tolomeo,
da altri numeri essere contenute?
BAR. Credeuo hauerui sadisfatto con quello che ne haueuo detto di sopra, ma vedo non
essere così; però vene sono ancora debitore; & voglio che voi istesso siate giudice se elle possano essere altramente; con questo però, che mi concediate che la vera forma della Sesta minore, della
maggiore & minor Terza, della Quarta & del Tuono Sesquiottauo, siano veramente quelle che
furono nel principio del snotro ragionamento di parere del Teorico assegnate loro: offerendomi
poi à tempo & luogo bisognando, farui col mezzo del Monocordo sensatamente vedere &
vdire tutto quello che di piu desiderassi.
STR. Il tutto per hora vi sia concesso.
BAR. Domando prima voi, di quanto la maggior Terza superi la minore?
STR. D'un minore Semituono.
BAR. Talmente, che sottraendo dalla Terza maggiore la minore; quelli numeri che ci resteranno, verranno necessariamente à contenere il minore Semituono nella sua vera forma;
non è così?
STR. Così è veramente.
BAR. Hora venghiamo di nuouo con questo essempio all'esperienza del fatto.
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5. |
|
4. |
Forma della Terza maggiore. |
|
X |
|
6. |
|
5. |
Forma della Terza minore. |
|
|
25. |
|
24. |
Forma del minore Semituono. |
Ecco come vedete, che dall'hauere sottratto dalla Sesquiquarta la Sesquiquinta, ci è auanza
to la Sesquiuentiquattresima assegnataci per forma del minore Semituono. Sarebbe la riproua
di tal verità, il sommarla insieme con la Sesquiquinta, & vedere se tra ambedue ci dessero la
forma della Sesquiquarta; ma per essersi ciò altra volta veduto, sarebbe una impertinenza il
farlo; però vio domando di nuouo di quanto la Sesta minore superi la Semidiapente?
STR. D'un Tuono Sesquiottauo.
BAR. Nel sottrarre adunque da quella questo interuallo, l'auanzo che
resterà douerà conteSemidiapente perche dentro à questi
numeri 64.
45.
nere conseguentemente la Semidiapente?
STR. Veramente si.
BAR. Eccouene adunque l'essempio chiarissimo.
8. |
|
5. |
Forma della Sesta minore. |
|
X |
|
9. |
|
8. |
Forma del Tuono maggiore; |
|
|
64. |
|
56. |
Forma della Semidiapente. |
Nel quale la Semidiapente è negli istessi suoi minori termini.
STR. Resto sino à qui molto sadisfatto; però seguite di dirmi il restante.
BAR. Vi domando in oltre di quanto il Tritono è dalla Quinta superato?
STR. D'un maggiore Semituono.
BAR. Di maniera che chi sottrarrà dalla Quinta il maggior Semituono, quello che
resterà
sarà necessariamente il Tritono.
STR. Così bisogna che sia.
BAR. Venghiamo adunque all'essempio.
Tritono perche dentro à
questi numeri 45. 32.
3. |
|
2. |
Forma della Quinta. |
|
X |
|
16. |
|
15. |
Forma del maggiore Semituono. |
|
|
45. |
|
32. |
Forma del Tritono. |
Vi domando ultimamente di quanto la Quarta superi la Terza maggiore?
STR. D'un maggiore Semituono.
BAR. Talmente che sottraendo dalla Quarta una Terza maggiore, quelli numeri che ci resteranno verrano à contenere virtualmente il Semituono maggiore nella sua vera forma; non è così.
STR. Così è veramente.
BAR. Venghiamo adunque con l'essempio à dimostrare la verità del fatto.
Semituono
maggiore perche dentro à
questi numeri 16.15.
4. |
|
3. |
Forma della Quarta. |
|
X |
|
5. |
|
4. |
Forma della Terza maggiore. |
|
|
16. |
|
15. |
Forma del maggior Semituono. |
Eccoui il maggiore Semituono ne minori suoi termini.
STR. Sono interamente sadisfatto: ma sendo vero quanto mi hauete intorno alle forme degli interualli detto & in piu modi prouato; d'onde crediamo noi che fusse indotto Plutarco
à dire nelle sue Questioni Conuiuali, che il tre & l'unità, siano i termini della Diatessaron?
cosa tanto semplice & dal vero lontana.
BAR. Plutarco in quel luogo vuole secondo me, essere piu tosto c
onsiderato da beone & buon
c
ompagno, che da seuero Matematico; come in virtù rispond
ente alle c
onson
anze musicali, e n
on a p
unto
sec
ondo le proporzioni delle qu
antità de numeri; & in s
omma come cosa detta piaceuolm
ente a tauo
la, e che mostri in certo modo il medesimo affetto, & n
on l'istesso fatto: e chi sanam
ente legge tutta
quella Questione, ageuolm
ente se lo conosce per le parole dello scrittore instesso.la c
onson
anza Diatessaron ad
unque, c
ontenuta come vuol importare il nome, da quattro corde, ch'è Sesquiterza, se bene
tra le perfette; n
ondimeno è la minore di cascuna, & è piu discosto dalla natura dell'Unisono, che
la Sesquialtera, e che la Diapas
on; & è di tutte men certa al s
enso, e di meno diletto: & ogni poco ch'
ella si dominuisse, diuerrebbe imperfetta e disson
ante, sec
ondo però l'uso de musici antichi:così nello
adacquare il vino, il pr
ender delle quattro parti le tre d'acqua, è la minima quasi c
onson
anza & accordo piaceuole al gusto; pche da indi in là diuen
endo'l vino quasi acquerello, e perd
endo in tutto ogni
sua virtù, diuien come n
on vino; la qual cosa è da persone n
on allegre, che siano insieme per far buona cera à tauola; ma da huomini seueri e che habbiano bisogno di star quasi saldi in
ceruello, & at
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tenti à qualche che, come sono i giudici & i disputanti, ò altri simili. & per ciò il prouerbio
de gli allegri, non voleua (dice lo scrittore) che il quattro s'impacciasse col fatto loro à mo
do alcuno:il quale è uno de fondamenti della Sesquiterza; & era l'ultima & piu lontana
consonanza del vino, & così la Sesquiterza & Diatessaron dal bere loro: ma non così dilet
teuole al gusto, come ricercaua la buona cera che ha per fine l'allegria & il quasi ricreamento
degli spiriti, senza pericolo dell'ubbriachezza: la quale à lungo andare di tauola, potreb
be per auuentura portarsi dalla Diapason; & però il disputante celebrò sommamente la Dia
pente, considerando in essa come ancora nel Diapason, i termini delle forme loro sommati
insieme; & della Diatesaron solo il maggiore. & così credo che bisogni interpretare il luo
go, volendo seguitare l'intendimento dello scrittore; & non considerare, come l'uno com
parato al tre faccia Sesquiterza; conciosia che questo manifestamente non può essere. la onde
in quel luogo, l'intentione di Plutarco è, di considerare solo il maggior termine di ciascu
na proporzione delle tre semplici prime consonanze; dal quae detrattone per la parte del vino
una sola unità vuole le altre che rimangano, siano le parti dell'acqua. hora perche il termine
maggiore della Sesquiterza è quattro, del quale detrattone (come è detto) per la parte del vino
l'unità, quello che gli auanza per la parte dell'acqua è (come sapete) tre; & però và l'autore
in
proposito della Sesquiterza, comparando l'vno al tre. puossi ancora secondo che hauete udito
dire così; delle quattro parti, tre d'acqua; & così si viene à fare mentione de proprij termini di
Diuerse maniere di temperare il vino con l'acqua, secondo
l'vso degli antichi musici
essa Sesquiterza: il qual modo di comparatione vsato nelle altre consonanze, torna molto bene.
Temperando adunque il vino secondo la Sesquiterza, vogliono essere come è detto delle quat
tro parti tre d'acqua & una di vino; la qual potione, fa quello che la beue, della sua natura,
che è languida & rimessa. secondo poi la Sesquialtera, deuono delle tre parti essere due d'acqua
& una di vino, il quale cosi spesso beuuto, fa diuenire allegro; e tale è la natura della Diapente.
& vltimamente secondo la Dupla, vogliono essere delle due parti, vna d'acqua & vna di vino;
la quale potione così beuuta, fa diuenire l'huomo secondo la natura del Diapason, che è alle
grissima: ma è d'hauere consideratione al luogo, al tempo, alle persone, & alla qualità del vi
no he si beeua.doue erano questi effetti operati, volendo perfettamente vnire le corde di questa
Cithara. Diuerse altre maniere hebbono gli antichi speculatori delle musicali proportioni,
per temperare il vino con l'acqua; ma ne sia detto à sufficienza; e tornandomene dond'io mi tolsi dico, che da voi stesso
potrete (hauendo inteso quanto vi ho ragionato) ritrouare donde
deriui la proporzione di qual si voglia musico interuallo: & on solo questo, ma qual si voglia
altr odubbio che nascere vi potesse intorno alla differenza della gr
andezza che è dall'vno all'altro
in qual si voglia Genere & spezie di harmonia. Questo è qu
anto mi occorre dirui & prouarui in
torno al principal capo del dubbio propostomi; però dite alla libera quello che di ciò sentite.
STR. Resto dal vostro discrso (hora che meno lo sperauo) piu che mai confuso; intorno
però all'intelligenza di quale spezie sia quella che si canta hoggi, che è il capo principale del ragionamento sin qui hauuto insieme.
BAR. Scopritemi questa vostra nuoua difficultà.
Dubitatione.
STR. Attendete.Se ciascuno de moderni prattici Contrapuntisti, vsa in qual vuoglia sua
Cantilene, il Tuono, & Semituono di qualunque proporzione, in qual si voglino corde, à
caso, & senza essere non che altro capaci di alcuna delle mostrate considerationi; non mi so
imaginare da quello possa nascere, che non si manifestino al purgato vdito tante discrepanze,
che realmente mi hauete prouato con efficaci ragioni douerci del continouo interuenire. &
non nascendoui, ne seguirà vno inconueniente di questo maggiore; il quale sarà, che molte
delle cose proposteci dal Teorico per massime, faranno totalmente inutili, impertinenti, &
non punto vere: tra le quali saranno le due già dette circa la positione & differenza del sito &
valore del Tuono, & Semituono maggiore, minore, & medio. ne quali due capi (per quanto però ho compreso) è principalmente fondato tutto quello che sin quì meco hauete ragionato: se già noi non volessimo dire, che la quantità del Comma per essere così minima, tolta, &Al capo
43.
del secondo
delle sue istitutioni, harmoniche.
aggiunta à qual cosa non credo in modo alcuno: volendo particolarmente M. Gioseffo Zarlino che la metà habbia facultà aggiunta, ò tolta da qual si voglia interuallo consonante, di farlo
dissonante: quantunque egli dipoi soggiunga (per ischerzo credo) che si debba lasciare da parteNel capo 13.
del terzo dell'istesse Institutioni.
la consideratione della differenza de tuoni maggiori e minori; la quale tolta via ne porta seco quella delle varie spezie de Semetuoni, & così al Diatonico
che si canta hoggi (quando egli fusse il
Syntono di Tolomeo) toltogli questa sola consideratione (per il che è forse tale) viene à essere altro
BAR. Voi la discorrete molto bene, & hauete grandissima ragione à dubitare di ciò: maSolutione di
essa.
eccoui la solutione del dubbio. Se il Genere nel quale habbiamo considerato con tanta esattezza
ciascun suo interuallo, è il Sintono di Tolomeo; dico che quello nel quale si compone, si canta, &
si suona hoggi, non è altramente tale; ne può essere ne anco il Diatono Ditonico antichissimo.
STR. Si sono adunque ingannate (per così dirle) l'vna & l'altra setta, in questo capo di tanta importanza, dite di gratia?
page 30
BAR. Si sono inganate certo; però attendete, che nel cichiararui con nuuoui essempi d'autorità come stia la cosa, verrò nell'istesso tempo (non senza vostra vtilità & fuore di proposito)
à palesarui quale spezie sia veramente quella che suona lo strumento di tasti, qual sia quella
del Liuto, & appresso quale di essi si accosti piu alla perfettione, & perche.
STR. Queste saranno delle piu care cose, che mi possiate dichiarare in questa materia.
Osseruationi
dell'Autore
BAR. Trouo per la lunga osseruatione, che le voci naturali, & gli strumeni, fatti
dall'arte,
non suonano, ne cantano realmente in questa moderna musica prattica, alcuna delle noue spe
Strumenti di
corde, quale
spezie d'harmonia suonino.zie Diatoniche antiche nella semplicità loro: ma si bene tre insieme diuersamente mescolate
vsono hoggi inauuertentemente i prattici; & sono queste. L'incitato d'Aristosseno, il Diatono
Ditonico antichissimo, & il Syntono di Tolomeo, ffra gli strumenti di corde tengo che la viola
D'arco, il Liuto & la Lira con i tasti, suonino il Diatonico incitato d'Aristosseno: & muouemi
à creder questo, il vedere & vdire in essi l'vgualità de Tuoni vgualmente in due pari Semituoni
quale l'Organo & gli altri
di tasti.
diuisi; & in tal maniera fu come al suo luogo intenderete distribuito, il detto incitato da Ari
stosseno. l'Organo poi, il Grauicimbalo, & la moderna Harpa; moderna quanto al nuouo accre
scimento delle corde, & non circa lo strumento nel primo suo esere, che antichissimo lo tengo;
Quale gli altri strumenti
di fiato.
si discostano in qualche cosa da quelli, come per esempio nella diuisione de Tuoni, per hauergli
questi in Semituoni disuguali separati. Gli strum
enti di fiato, come Flauti diritti, e trauersi, Cornetti, & altri simili; hanno mediante la distributione de fori loro, aiutati
appresso dalla buona maniera del discreto & perito sonatore di essi, facultà di accostarsi à questi & à quelli secondo il
bi
sogno & volere loro; & così parim
ente alle voci; quando però elle non volessero c
ontro la lor natu
Quale si componga & canti hoggi.
ra piegarsi & à loro cedere. Circa poi il comporre & cantare d'hoggi, mi persuado per quelli vi
ho detto, & che al presente sono per dirui, che si mescolo il Diatonico Diatono, con il Synto
no di Tolomeo; &le cagioni che mi muouano à credere ciò, sono queste. Certa cosaè, che se
Incouenienti, che nascerebbono cantando il Syntono di Tolomeo.si cantasse il Syntono semplice, che i Tuoni & i minori Semituoni si come in tale spezie vi ho
prouato essere la natura loro, sarebbono ineguali & di diuerse grandezze; mediante la qual di
sagguagli
anza, si canterebbono come secondo le diuerse proporzioni hauete veduto, due sorti di
Quinte, due di Quarte, tre & forse Quattro di Terzze minori, & altrettante di Seste maggiori; due
spezie almeno delle minori di queste, & due delle maggiori di quelle; il medesimo auuerebbe delle dissonanze, & vltimamente
delle Ottaue. Oltre superare d'acutezza la Parauete diezeugmenon, la Netesyn
enmenon di qu
anto voi sapete, & essere da'ltra misura il Semituono che si torua tra
b fa & h mi, e tutti gli altri tratti dal Tuono maggiore come minori, che non è la Sesquiquindecima, & la Sesquiuentiquattresima.
delle qual cose, non solo come habbiamo detto altro volta, si
troua per ancora (che io sappia) eserne state auuertite alcune da maestri di quest'arte; ma ne
anco è alcuno, che nel cantare quete piu arie insieme, che hormai sono centocinquanta anni,
che elle s'introdussero, habbia mai vdito ò oda tal confusa diuersità d'inerualli; perche in vero
non v'interuennero mai, e hoggi v'interuengano. il che mi pare efficace argumento da persuaderne tal verità. Et per maggiormente
farui conoscere la variabilità degli interualli di questa Di
stributione, dite un poco à coloro, che vogliano che ella sia quella, che si canta hoggi; che vi diuidino in qual si voglia
maniera, la Terzadecima maggiore contenuta sec
ondo il Syntono da questi numeri 10. 3. in tre Sesquialtere come essi dicono che ella contiene? ditegli ancora secondo
l'essempio che segue appresso, che vi diuidino in tre Sesquiterze, la dupla Superbipartientequinta, forma della Decima minore?
& domandategli appresso, di quanto questo interuallo sia da
quello superato?
page 31
Che non fia anco realmente il Ditonico, ò il Diatono antichissimo che dite lo voglia
Inconuenienti
che nascerebbono cantando l'antico
Diatonico. mo, il genere Diatonico che si canta hoggi, come hanno creduto molti & ancora hoggi creda
no alcuni; non sarà molto difficile à persuaderloci. Primamente il suo Ditono, contiene come
vo ho detto, due tuoni Sesquiottaui; il quale interuallo accompagnato & solo, è dissonante; &
di tal natura è il suo Semiditono, & così parimente il maggiore & minore Essacordo, in oltre, il
primo & piu graue interuallo di ciauscn Tetracordo della detta spezie, è vn minore Semituono
& lemma, & tra la Tritesynemmenon & la Paramese è il maggiore detto Apotome; doue per il
contrario in quella che si canta hoggi, è maggiore il primo & piu graue interuallo del Tetracordo, che non è quello che si
troua tra la Paramese & la Tritesynemmenon. Trouasi ancora nel
Diatono, che il Tritono supera la Semidiapente, & per il contrario in quello che si canta hoggi
la Semidiapente, eccede il Tritono. Hora perche nel nostro Diatonico non si trouano alcuni
de particolari sopradetti, anzi sono in certo modo à essi contrarij, ne segue necessariamente che
in alcun modo possa essere questo quello. Conuiene bene il Diatonico d'hoggi in alcune cose
con il Syntono di Tolomeo, le quali sono hora per dirui. Primamente l'imperfette consonan
ze di questo (lasciando per hora di considerare le dissonanze) crederò non errare à dire, che el
le caschino quasi che sotto le proporzioni di quello; ma non già sono di parere, che elle si con
giunghino insieme di parti à esso simili; come per essempio. tengo che la Terza maggiore sia
contenuta da vna proporzione irrationale assai vicina alla Sesquiquarta, ma non gia chei suoi
lati (per così dirgli) siano il Tuono Sesquiottauo & il Sesquinono; ma si bene due parti vguali
di detta Terza, tale quale ella è diuisa al modo de Tetracordi d'Aristosseno; ma non cose esat
tamente. la Terza minore poi, crederò che ella sia composta d'vn Tuono dell'istessa misura di
quelli della maggiore, & d'vn'altro interuallo alquanto piu grande della Sesquiquindecima; &
in tal maniera & di si fatte parti composti insieme verranno tutti gli altri interualli: & dall'Ot
Non
cantarsi hoggi nella
vera sua proporzione altro interuallo, che l'OtTaua.taua in poi, tengo che qual si vuoglia altro, non sia in modo alcuno contenuto dalle proporzio
ni assegnate loro; intendendo nella maniera che veramente si cantano hoggi comunemente. Il
che poco di sotto sensatamente mostreremo. Ecci quest'altra conuenienza tra di loro, che i
Tuoni negli estremi de quali vsano piu frequentemente i moderni prattici contrapuntisti segnare per accidente il Diesis X
& il b molle; sono tra le corte Syntone i minori, la qual cosa pa
re che voglia auuertirne non senz aragione, che l'vsare ne maggior Tuoni segni si fatti, verreb
bono alcuni di essi Semituoni d'altra proporzione, per esser tratti da vn tutto di quello maggiore. Ha qualche conformità
ancora questo nostro Diatonico, con il Ditonico; per trouarsi cia
scun loro interuallo dell'istessa misura & proporzione vna volta che l'altra, quantunque eglino
habbiano diuerse le forme; oltre che in ciascuna spezie del Diapason, si troua la Diatessaron
quattro & cinque volte, & almeno tre ò quattro la Diapente; la qual cosa non so che in altra spe
zie ò genere possa auuenire da quelle d'Aristosseno in poi doue ne è copia maggiore, per non
hauere necessariamente ne il Tritono ne la Semidiapente, come tutte le altre Distributioni di
corde hanno. Di maniera che le perfette consonanze nel modo che si cantano hoggi, vengano
accostarsi al Diatono Ditonico, & l'imperfette al Syntono di Tolomeo, anzi di Dydimo come
intenderete; ma sempre d'vn'istessa misura & vgualità di Tuoni. Al che si potrebbe aggiugne
re & dire, che egli non conuenisse ne con questo ne con quello; per non trouarsi mai in atto nel
Ditonico l'Apotome, ne la Super 7 partiente 128, ne la Sesqiuentiquattresima, ne'l Syntono:
ma si bene le due prime per relatione nel comparare la Tritesynemmenon del Systema congi
unto,
alla Paramese del disgiunto: oltre che qual si voglia interuallo dall'Ottaua in fuore, non cade
(come ho detto) cantato però nella maniera, che si costuma hoggi, sotto la proporzione & mi
sura di quella ne di questa spezie.
STR. Troppe cose à vn diato & di troppa importanza Sig. Giouanni; il mio
ingegno è così
pigro, che egli non può seguire i vostri alti concetti con quella velocità & prontezza che voi gli
spiegate; però bisogna allentare il corso, volendo ancare di compagnia. & quantunque io manifestamente conosca, mercè delle vostre sottilissime, ingegnose, viue & vere ragioni; che il Genere quale si canta hoggi nella spezie Diatonica, non è semplicemente ne la Diatona ne la Syntona, ma vna Terza cosa mista & composta di questa & di quella; nulla di meno del continouo
(per la poca esperienza che io ho di queste cose) mi nascano nuoue difficultà & d'importanza
non piccola, per ben capire quello che voi si largamente intendete. però non vi sia graue rispondermi à quanto mi occorre per intelligenza maggiore di questo importante negozio domandarui.
BAR. Dite pure liberamente.
STR. Non so primamente in qual maniera Aristosseno distribuisse le corde de suoi Tetra
cordi; ne so qual differenza sia dalla diuisione del Liuto, à quella dello Strumento di tasti; &
conseguentemente quale si accosti piu di essi alla perfettione: non so ne anco per qual cagione
le Terze & le Seste del Diatono siano dissonanti; ne perche il Syntono sia piu tosto di Dydimo,
che di Tolomeo, ne meno da che fussero indotte le due Sette, à credere vna cosa tanto dal vero
lontana; ne come si sia possuto mutare il Diatonicamente cantare degli antichi, in questa nostra
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maniera tanto da quella diuersa circa la quantità & grandezza degli interualli; & vltimamente
come degli interualli che si cantano hoggi, non ve ne siano alcuni dall'Ottaua in poi, contenuti
nelle proporzioni assegnateli dal Teorico.
BAR. Per torui ciascuna delle dette difficultà, faremo così. accostiamoci allo Strumento di
tasti & accordatemi primamente le sue Quinte in quella eccellenza maggiore che sapete; ma per
quest'ordine che io vi dirò.
STR.Non può ingannarsi facilmente l'vdito?
BAR.Facilissimamente quanto altro senso, & maggiormente quello che in si fatte speculationi non è assuefatto. nulla dimeno, il purgato vdito di colui, che è bene esercitato, accompagnato appresso da naturale giuditio & da qualche buona regola, non s'inganna così di leggiero.
anzi vene sono de così perfetti, accompagnati dall'altre circustanze, che ciascuna differenza
benche minima in vn subito capiscano: ma venghiamo al fatto nostro senza multiplicare in
parole. Accordate prima per Ottaua A re & alamire, accordate sopr'à questa l'Ottaua di sè
Modo di conoscere qual
sia purgato vdito.
piu acuta che è A alamire. allentate hora di maniera il D solre che è sotto alamire, che risponda seco per Quinta in quella eccellenza maggiore desiderabile. accrodate nell'istessa perfettione
quella che ha sopra l'istessa alamire, la qual sarà elami; & così parimente d lasolre sotto A alamire. tirate ancora nell'istessa perfettione quella che fa Elami sopra A re. Vogliamo vedere hora se il senso si è ingannato? ecco il modo. tra le consonanze, non ve n'e alcuna compresa meglio dall'vdito & doue meno possa ingannarsi che nell'Ottaua: vediamo adunque, se la corda
D solre & di Elami, rispondano per vna Diapason con le loro replicate; che sendo in tal guisa
Perfettamente vnite, sarà euidente segno non essersi punto l'vdito ingannato nel temperamento
& perfettione delle Quinte.
STR.Accordano per eccellenza.
BAR.Seguite di accordare le altre, secondo i rincontri di queste.
STR.Ecco fatto.
BAR.Sonate adesso.
Effetti del temperamento del
Ditonico.
STR.Questa è vna musica veramente da fare aditare la mansuetudine quando
la vdisse, ne
d'altra maniera doueua esser quella che vsaua Timoteo per fare andare in collera & dare all'arme il Grande Alessandro: & quantunque io sente l'imperfette gia consonanze, dissonanti; non
per questo mi so persuadere donde ciò nasca, & che per questo siano rese le corde secondo la spezie Diatona Ditonico.
BAR.Hauete voi à memoriatra quali corde habbia il Diatono il maggiore &
minore
Semituono?
STR.Signor si.
BAR.Dite di gratia.
STR.Il minore Semituono nel Diatonico, si troua (secondo che detto mi hauere) in ciascun
Tetracordo tra le due corde piu graui; & il maggiore tra b fa & h mi.
BAR.Considerate adunque in questa sia fatta distributione, quanto piccolo sia diuenuto
quello che gia era maggiore; & per il contrario quanto sia fatto grande quello che era minore.
STR.Voi hauete mille ragioni. è nato questo forse perhauer acquistato i Tuoni quella
quantità che si è tolta in ciascuna Ottaua à due maggiori Semituoni?
BAR. Veramente si; & in tal maniera & non in altra, per essere allhora questa sola distribuitione Diatonica in vso, poteua vdire il Ditono & Semituoni, & l'vno & l'altro Essacordo,
il Diuino Pitagora. & dalla medesima cagione furono indotti quelli, che dopo lui dissero esIl Zarlino nel
proemio delle sue dimostrationi.
sere tali interualli dissonanti; se bene alcuni hanno sognato, che poteua ciò auuenire dal non
hauergli vditi ne'veri & legittimi luoghi loro; che sono secondo questi, sopra l'Ottaua: come
se in quelli tempi, non hauessero hauuto cognitione di quella quantità di corde, che per cio fare occorreua, ò che dentro l'Ottaua non facessero (ben disposti) dolcissimo vdire piu che fuore
non fanno. non sarebbe ancora punto da marauigliarsi, quando Pitagora le hauesse vdite quali sono contenute nel Syntono, & che non le hauesse apprezzate; si per non seruirsene i Musici
Quali cose apprezzasse &
disprezzasse
Pitagora, &
perche.
di quelli tempi ne canti loro, come per l'incostanza di esse: rifiutando Pitagora & sbandendo
dal mondo tutte le cose msite, impure, & varie; conoscendo della rugiada celeste la piu pura
parte, di quella si pasce & nutrisce. così parimente il Diuino Filosofo, ammetteua nelle sue cose delle piu semplici & nobili il Fiore.
STR. Prima che li leuiamo da torno lo strumento, sendo di già chiaro, che nella distribui
tione ordinaria vengano le Quinte rimesse, & per l'opposito le Quarte tese vn pocoo piu di quel
lo che alle proporzioni loro conuerrebbe, desidero sapere qual sia la necessità che à ciò l'astringe
& se per l'opposito si potessero comodamente dispor le corde di esso strumento, che le Quarte
venissero dminuite & le Quinte superflue: & non essendo questo possibile rispetto à qualche
incomodo, dimostrarmelo, & dirmene appresso la cagione; & mostrarmi in oltre di quant
venghino dal proporzionato loro essere superflui quelli, & diminuiti questi interualli; & se egli
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fusse possibile à tali inconuenienti rimediare, & farsi, che ciascuno interuallo tanto consonante
quanto dissonante cadesse sotto la vera sua forma & proporzione?
BAR. Per ben chiarire i vostri nuoui dubbij, è stato molto à proposito
hauer temperato lo
Strumento secondo il Diatono; nella quale Distributione vengano come hauete vdito, disso
nanti quell'interualli che appresso de moderni prattici hanno nome di consonanze imperfette:
non per la perfettione delle Quinte come infiniti ardoto (con dire; ma per la grandezza de Tuoni
& picciolezza de Semituoni. Volendo hora in tae strumento, temperare di maniera le corde
del presente Diaason, che ciascun suo Ditono, Semiditono, insieme col maggiore & minore Essa
cordo venghino consonanti, e di necessità ridur
le come elle erano prima; la quale Distribuituone
si accosta all'ordine & proporzione del Syntono: n
on che ella sia l'istessa comecredano e scriuano
alcuni, ne che gli autori di essa pensassero mai à tal cosa; ma venne fatta loro à caso nel cercare di
accordare gli interualli piu vicini alla perfettione che la natura dello Strumento, anzi la quan
tità & qualità delle corde, de incontri, & del sapere di quelli artefici comportaua. Fuggendo
semore (come altra volta si è detto) l'integualità de Tuoni, insieme con ciascuno inconuenien
te che in questa moderna prattica da essi proceder potesse: per il che fare noi al presente, torremo
principalmente secondo il modo dd'Aristosseno, per non potersi in altra maniera diuidere in parti vguali alcuno interuallo
superparticolare, quattro settime parti d'vn Comma de nostri t
empi,
Di quanto
voghino alterati gli interualli nel temperamento dello Strumento
di tatti ordinario.
all'interuallo che è tra la corda F faut & G solreut, con auuicinare questa à quella per tale quantità. & à ciò che tra G
solreut & alamire rimanga dopo hauer quella abbassata quanto si è
detto
la medesima distanza che si troua tra F faut & G solreut, allenteremo il detto alamire per vn
intero Comma, & di piu vna Settima sua parte. faremo dipoi la corda h mi, piu graue dell'es
sere nel quale si troua, vn Comma & cinque Settime sue parti; & così verrà à contenere tra esso
& à lamire, il medesimo spatio che è tra i congiunti due Tuoni piu graui. il lasciare hora tra la
corda h mi & quella di c solfaut, tutto l'auanzao che si è tratto per rata da tre tuoni che con
corrano alla compositione del Tritono, non conuiene in modo alcuno: perche non solo la Terza minore che si troua tra alamire
& c solfaut, rispetto all'acquisto fatto, è come voi potete
vdire dissonante; ma ancora il Lemma che prima era tra h mi & c solfaut, nel volerlo accresce
re sin'al termine d'vna Sesquiquindecima ò poco piu come ho detto, è fatto superfluo d'vn mezzo Comma: ma perche la Quinta
che si troua tra F faut & c solfaut, non rtesti diminuita di tanta quantità, & che la sopradetta Terza minore venga (con vn
poco piu auuicinarsi alla meno
di lei imperfetta) manco languida & piu grata all'vdito; abbasseremo c solfaut due Settime par
ti d'vn Comma: & di tanto verrà necessariamente diminuita ciascuna Quinta. il che fatto, sarà
di mestiero, volendo che tra esso c solfaut & lasolre, rimanga la medesima distanza che si troua tra F faut & G solreut &
gli altri Tuoni diminuiti; abbassarlo sei Settime pati d'vn Comma;
& à ciò che elami non ecceda quelli, lo abbasseremo vn Comma intero e tre Settime sue parti di
più. il quale auanzo, lasceremo tutto all'interuallo che rimane tra esso elami & F faut: & così
verrà essersi augumentato l'vno & l'altro minor Semituono & Lemma, d'vn Comma & di tre
Settime sue parti. & quantunque il maggior Semituono di questa nuoua distribuitione, ecce
da di qual cosa la Sesquiquindecima, non è inconueniente, per esser tratto da vn tutto mag
giore del Sesquinono. per il qual'ordine poi si anderanno distribuendo tutte le altre cor
de che essa Diapason ha sotto & sopra & dentro à suoi termini. Potete hora da quello che si è
detto comprendere chiaramente, non solo che la Quinta viene principalmente dal proportiona
to esser suo, rimessa, e tesa la Quarta; ma di che portione; & in oltre, che quanto à chi volesse
per il contrario dare la Diatessaron diminuita, & superflua la Diapente, è impossibile. ne può
stare la cosa altramente che i nquesta maniera, perche la principale acgione di ciò, consiste nella
Da quello
nasca la sudetta imperfettione.
quantità de Tuoni che esse consonanze contengano, & in quella portione di che essi Tuoni si
diminuiscano, & se ne augumenta i Semiuoni che contengano, & in quella portione di che essi Tuoni si
diminuiscano, & se ne augumenta i Semituoni che contengano tali interualli; la quale hauete
ancora possuto vedere quanto ella sia, tra quali corde, perche, & come distribuita, ma è d'auuer
tire in questo temperamento, che le corde quali prima conteneuano il Ditono, contengano ho
ra la maggior Terza, & la minore quelle che conteneuano i lSemiditono: e tra quelle corde che
nel Diatono si trouaua il maggiore Essacordo, vi si troua al presente la maggiore Sesta, & la mi
nore viene à essere contenuta tra quelle che racchiudeuano il minore Essacordo. Si troua adun
que nel mostrato temperamento, essersi diminuito ciascun Tuono di quattro Settime parti d'vn
Comma, il Ditono d'vno intero & di piu d'vna Settina sua parte, la Quinta di due Settime parti, & l'Essacordo maggiore di
sei Settime parti; doue per c
ontrario vi ene à essersi augum
entato il
minore Essacordo d'vn Comma intero & in oltre d'vna Settima sua parte; la Quarta di due Set
time parti, & il Semiditono di sei. dal che si può fare argumento, quanto s'ingannino quelli che
dicano il Comma non essere sensibile; & hanno con tutto questo confessato, che negli strumenti
di Tasti del suono de quali fanno professione grandemente intendersi, ritrouarsi le Quinte dimi
nuite & le Quarte superflue; il che crederò facilmente habbiano piu tosto detto per creanza, che
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per veramente sapere che il fatto stia così.
STR.Voglio con questa occasione dirui, quello che à di passassi mi occorse ragionando
con vno di questi tali sonatori; il quale à ciasucn parto voleua, che sonando semplicemente quelRegistri dissonanti.li due registri distanti per vna Quinta, che sono ordinariamente in ciascun'Organo da Chiesa,
sopra la Quintadecima; facessero, senz'hauer sotto l'Ottaua & il principale, buonissimo vdire:
non si accorgendo in tal maniera disposte le Canne, che in compagnia della Quinta è sempre la
Nona, & della Quart ala Settima. non fu possibile con tutto questo farlo per via di ragioni capace: di maniera che io fui quasi che forzato da lui, andare seco sopra vn'Organo; & aperti i
due detti registri & cominciato egli à sonare, voleua in tutti i modi che le Quinte, le Quarte, le
Terze maggiori, & le minori con vna Quinta nell'acuto, ouero nel graue, vnissero (senza hauer sotto la solita base dell'Ottaua & del principale) per eccellenza: il quale difetto si nasconde allhora à gli orecchi de vulgari, mediante il grande strepito che fanno la quantità & qualità delle Canne che suonano nell'istesso tempo. & se non si metteua di mezzo l'autorità d'vn suo
homicciatto che daua il vento alle Canne, mi metteua con la sua importunità, per la mala via;
il quale così disse. Voi sete venuti qua su (credo io) per burlarmi; ò voi sonate come si deue, ò
io lascerò di alzare i mantici. Vn'altro pur di questi saputi volle già persuadermi, che i detti
due registri erano distanti l'vno dall'altro per vna Quinta perfettissima; & che separatamente
ciascuno tra le sue particular Canne, haueua però le Quinte scarse all'ordinario degli altri strumenti di Tasti. al quale io soggiunsi. il G solreut del registro più graue, è egli vnisono con c
solfaut del piu acuto? ben sapete rispose egli. ond'io replicando gli dissi; che tra due cose vguali in lunghezza, non poteua in modo alcuno esseruene vna piu dell'altra corta, & così per il contrario, sendo vna maggiore
dell'altra, non possano naturalmente essere vguali, ond'egli tornato in se, ne ammutì.
BAR. Gran cosa è veramente, che la piu parte degli huomini parlino così liberamente
& volentiere di quelle cose che meno intendano: ma lasciamogli da parte, e torniamocene alla nostra Distribuitione delle corde, la quale volendo applicare al Diatonico Syntono, si sarà venuto
à torre à ciascun Tono maggiore quattro Settime parti d'vn Comma; & di tre di esse si sarà augumentato l'interuallo Sesquinono detto ancora Tuono minore; per la qual cosa verranno à esser fatti vguali. si viene ancora hauere diminuito ciascuna Sesquiquarta, forma della Terza maggiore, d'vna Settima parte
del Comma; & d'altretanto la Sesquiquinta, forma della Terza minore; poiche la Diapente resta scema di due Settime parti del
detto Comma. talmente che la Sesquiquindecima, detta hoggi Semituono maggiore, viene accresciuta di tre Settime parti del medesimo interuallo; & conseguentemente la Sesquiuentiquattresima, detta Semituono minore; viene à rimanere nella prima sua forma; l'opposito à punto di quello che occorre alle voci. di maniera che sendo vero quanto
ho detto, verrà la Superbipartiente terza forma della Sesta maggiore, hauer preso augumento di quanto si èdiminuita la minor Terza; & la Supertripartientequinta, forma della Sesta minore,
vien parimente accresciuta di quanto si è diminuita la Terza maggiore; & la Quarta viene à essersi augumentata dalle due Settime
parti del Comma, delle quali
si diminuì la Quinta; & l'Ottaua lontana sempre (per la cagione che si dirà di sotto) da qual si
voglia estremo vitioso, rimane dentro la Dupla nella solita sua eprfetta forma. Sono stati altri che
allontanatosi nel distribuire l'istesse corde nella medesima spezie da questo si fatto parere, hanno
voluto in vece delle due Settime parti del Comma che si è tolto alla Diapente & augumentatone la Diatessaron, toglierne vna Quarta sua parte; per fare à detto loro meno imperfetta questa
& quella d'vn ventottesimo di esso Comma: ma è poscia restata la Sesta minore, & la maggior
Terza dell'istessa misura che il Syntono le contiene; per hauer tolto al Tuono maggiore vn mezzo Comma & hauerlo dato al minore & fattigli vguali, la qual cosa reputerei degna di consideratione, quando così stesse; ma per essere in fatto la medesima della prima, la metteremo appresso le altre loro impertinenze.
STR.Da che nasce Sig. Giouanni, che quando erano distribuite le corde di questo Strumento secondo l'ordine Ditonico, doue le consonanze dette hoggi perfette erano tese nella vera proporzion loro, tra le quali
non accordauano alcune delle Terze ne delle Seste; che in questo doue
le Diatessaron vengano superflue non che nel vero loro essere, non si ode fra gli estremi di esse nel
graue, ò nell'acuto, alcuni di quelli cattiui effetti, che si vdiuano in quello?
BAR.Non può dentro ne fuore con alcuno degli estremi della Quarta auuenire tal cosa, per
essersi con hauer diminuito i Tuoni & augumentato i Semituoni minori, tolta via la cagione del
dissonare alle Terze & alle Seste: i quali accidenti, & non la perfettione delle Quinte & delle
Quarte, impediuano (come si è detto) l'accordo di quelle. oltre al potersi molto bene ritroua
re negli Strumenti di tasti, le Quinte & le Quarte nella vera proporzion loro, senz'altramente impedire l'accordo dell'imperfette;
come sensatamente può vedere & vdire ciascuno, nel tempera
mento di quello nuouamente da noi ritrouato: il quale in prattica riesce in quella eccellenza &
perfettione maggiore che si può desiderare.
S.Resto interam
ente appagato; ma v
enghiamo alle Distribuitioni di Dydimo & d'Aristosseno.
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BAR. Dydimo Pitagorico Musico Nobilissimo, fu quanche anno auanti à Tolomeo; &
fece in ciascuno de tre generi d'harmonia, vna nuoua Distribuitione di corde; e tra le altre, quella Syntono come distribuito da Dydinio.
che egli fece nel Diatonico, procedeua in ciascun suo Tetracordo nella maniera che vedete in
Tetracordo Hypaton di Dydimo.
E lami. |
72. |
|
|
|
Sesquiottauo e Tuono. |
}9.differenza. |
D solre. |
81. |
|
|
|
Sesquinono. |
}9.differenza. |
C faut. |
90. |
|
|
|
Sesquiquindecima. |
}6.differenza. |
h mi. |
96. |
|
|
Venne dopo Tolomeo, & mutò l'ordine de due interualli men graui di ciascun Tetracordo; mettendo quello di mezzo al luogo del
men graue, & il men graue nel luogo di quello di mezzo:
con dire che al maggiore non conueniua essere iui collocato; ma si bene à quello di lui minore,
& maggiore del piu graue, dal che potete comprendere, qual sia la parte che à Tolomeo nel Syn
tono, & à chi si debba di ciò dare l'honore & la palma.
STR. Per qual cagione crediamo noi, che quelli che hanno cerco persuaderne, che
quello
che hoggi si canta è tutto Syntono, nella spezie Diatonica intendendo, habbiano piu tosto detto essere di Tolomeo che di Dydimo? non facendo (per quant'io vedo) applicato à questo nostro modo di comporre & cantare, comodo ne incomodo maggiore questa di quella Distribuitione.
BAR.Quello che non hauerebbe dato noia à voi & à molti altri,
pregiudicaua forse à disogni degli autori di queste cose.
STR.Come di gratia.
BAR.L'iteruallo che nella Distribuitione di Dydimo si troua tra G solreut & h mi,
è un
Ditono, & non una Terza amggiore di quelle che la piu parte credano che si cantino hoggi; &
quello che si troua tra h mi & esso G solreut, è vn minore Essacordo, & non vna minor Sesta.
la onde hauendo essi prima negli scritti loro detto, che si fatti interualli erano dissonanti come
hauete vdito che veramente sono; veniuano troppo alla scoperta & in vn subito, à porgere oc
casione d'impedire i disegni loro. & che essi interualli apparissero tali, eccoui la prima spezie
del Diapason distribuita secondo l'intentione di Dydimo, la quale essaminata da voi diligen
temente, trouerete esser uero quanto ho detto. & quantunque in quelli di Tolomeo sia occorso
come veduto hauete l'istesso; non per ciò è stato così manifesto al senso & giuditio de uulgari;
Perche attribuito il Syntono à Tolomeo.
& si è possuta all'uniuersale sin ad hora tal cosa piu facilmente defraudare: e tale è stata la cagione, che piu di Tolomeo,
che di Dydimo habbiamo detto essere la spezie Diatonica che si canta
hoggi: se già noi non uolessimo dire (la qual cosa non credo in modo alcuno) che gli haues
sero ignorato la differenza che si troua tra esse, da questo auuenne ancora, che dettero nome di
Comma, all'eccesso di che il Tuono minore è dal maggiore superato; & non à guisa degli anti
chi, à quello di che i lSemituono maggiore loro, il minor superaua; per hauerne di questi di piu
sorti come hauete ueduto.
STR. Qual crediamo che fusse la cagione, di persuadere à tanti di quella prima
setta, che
Aristosseno
nel primo &
secondo degli
elementi. Euclide nell'Introduttorio.
Vitruuio nel
quarto capo
del quinto.
quello che si era cantato se non prima come io stimo, da Guido Aretino in dietro, fusse l'anti
chissimo Diatono? tra i quali sono stati tanti dotti e reputati scrittori; come il Fabro, il Gafu
rio, il Glarano, il Valgulio huomo litteratissimo & di eleuato ingegno, & altri infiniti; hauen
do à essi tanti grandi huomini detto prima espressamente, che gl'interualli minori del Diatessa
ron, & quelli ceh si trouano tra la Diapente & la Diapason, erono tutti dissonanti, tra i quali,
Aristosseno, Euclice, & Vitruuio, non so come piu chiaramente negli scritti loro lo potessero
dire; oltre all'essere in sè la cosa tanto facile da manifestarla al senso dell'vdito.
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Guido Aretino non hauere hauuto contezza d%elle consonanze im.
perfette.
fu Monaco di
San Benedetto.
BAR.A Guido Aretino, poteua venire difficilmente questo si fatto concetto in consideratione; imperoche sendo egli Monaco,
& il suo fine d'insegnare con facilità à cantare il canto fermo
à suoi monachi; il quale sendo à una voce sola, & non nascendoui consonanza di alcuna sorte,
non poteua in modo alcuno di ciò dubitare. la cagione poi che nel suo Introduttorio segnasse
le corde con gli istessi numeri che mette nel suo Timeo Platone, assegnateli prima da Pitagora,
& seguitate poscia da Boethio; non da altro fu indotto (per quanto io n'estimi) che per dare reputatione alla cosa: togliendo non solo la piu antica, & famosa Distribuitione di corde che
mai fusse stata conosciuta; ma quella che dalla natura fu data à mortali. & per l'istessa cagione
non volle segnare la corda B fa nella h mi, poi che non la vsarono ne loro Systemi i Greci, nei
latini; il parere del quale fu prima da altri spoto in vso, & dopo da infiniti altri grandemente
approuato.
STR. Di maniera che ne tempi di Guido Aretino, voi credete che si cantasse il piu graue interuallo de Tetracordi per vn lemma, & non come hoggi per vn maggiore Semituono? & che
non si cantasse in consonanza?
BAR.Che non si cantasse in consonanza, lo tengo per fermo; per non trouarsi nel suo In
In qual maniera si cantasse ne suoi
tempi.
troduttorio memoria alcuna delle consonanze imperfette; ma credo bene che si sonasse. che l'interuallo piu graue de Tetracordi
fusse poi vn minore ò vn maggiore Semituono, crederò piu fa
cilmente questo che quello in tal luogo si cantasse; & questa è la cagione che à ciò creder mi nuoue. Ne tempi di Guido Aretino,
era spento ancora (per modo di dire) nell'Italia qual si vo
glia lume di virtù, & particolarmente della Musica regolata: ne era per questo che fra gli huo
mini non si fusse mantenuto quel modo di cantare che nel principio del mondo naturalmente
si acquistarono; & è l'istesso di quello che i rustici agricultori nel cultiuare i campi, & i pastori
per le selue & monti dietro à loro armenti vsano per discacciare con esso la noia de petti loro apportargli dalle c
ontinoue & graui fatiche. la qual sorte di canto si è sempre vsato fra gli huomi
ni dalla creatione di essi sin à tempi nsotri; ne hauerà fine se non con loro insieme, ò con l'istesso
Cantare, da
chi si sia imparato.
mondo: quantunque Stheneo col testimonio di Camaleonte Pontico dica, hauere gli huomini
apparata questa facultà, nel cercare d'imitare il canto degli vccelli. Haueuano adunque gli
huomini sin à quel tempo ò poco auanti, pianto molti secoli continoui le miserie loro; doue poscia à poco à poco cominciarono
à dare opera alle lettere, alla Musica, & alle altre belle arti:
la onde i sopradetto Aretino in quelli tempi intendentissimo dall'arte Musica, quanto però
c
omportaua in quel clima la fortuna del secolo; cominciò a riordinare il modo del cantare: dando
non solo nuoui nomi alle corde, come poco auanti lui era venuto in vso, dinotandole c
on i mede
Guido Aretino aggiugne
sei corde al
Systema.
simi caratteri dell'Alfabeto latino, acciò con facilità & distintione maggiore si potesse imparare
di portare comodamente le voci; ma ne nominò ancor'egli oltre à quelle del Systema massimo
congiunto & disgiunto, cinque nella parte acuta & vna nella graue: distribuendole poi in sette
Essacordi, che tante erano le lettere delle quali si seruì; come nel suo Introduttorio apparisce:
Demetrio Falereo.
ad imitatione forse di quello che Demetrio Falereo dice in proposito dell'vso delle vocali, con
l'essempio de Sacerdoti di Egitto, i quali sul suono di esse che sette partiemnte erano, pronuntia
uano le note delle sacre Cantilene. Si seruirono i Musici prattici che furono poco auanti à tem
pi di Guido Aretino, per significare le corde delle cantilene loro degli istessi caratteri che vsaua
no già gli antichi Greci, & di quelli ancora de latini, segnandoli sopra sette linee in questa ma
niera; ad imitatione forse delle sette corde dell'antica Cithara.
Hd
Ac
M h
?A
TG
?F
? E
Ac
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LA onde Guido Aretino tolse poi via la fatica delle molte linee & chiaui, sopra le quali in vece
Guido
è il primo che segnale note nello
spatio.
delle note de nostri tempi, ritrouate già in Parigi dal gran Dottore Giouanni de Muris, Punti
vsauano; ponendogli esso Guido dentro ancora allo spatio che si trouaua tra questa & quella li
nea come ancora hoggi costumano i Compositori; dall'vso de quali, si acquistarono nome di
Contrapuntisti, il quale fu molto à proposito. imperoche componendo le Cantilene loro di
Chiaue
era
ciascuna lettera & corda.
punti, che nulla altro essere hanno nella Natura, che nella sola immaginatione degli huomini, à
caso non altramente che si componghino hoggi i superstitiosi Geomanti le figure intorno à giuditij de quesiti fattigli; delle
quali ne giudicano poi quello che l'istesso caso (secondo però alcu
Note ritrouate da Giouanni de Muris. ni pochi principij e termini lro) ha cagionato; senz'altramente sapere auanti gli effetti che po
teuano nascere piu in questa che in vn'altra maniera operando. & si come da diece ò piu geo
manti, anzi da vn solo, si hauerà altretanti diuersi pareri sopra il medesimo dubbio, formando
Donde
deriui il nome da
Contrapuntista.
sopra esso diece ò piu figure; così parimente, dando cura à diece ò piu Contrapuntisti; di espri
mere vn'istesso & particolarmente affetto d'animo con la musica loro secondo l'vso di questo secolo;
l'esprimeranno in altrettante ò in piu differenti maniere & variati Tuoni: & l'istesso auuerrà à
vn solo, se diece ò piu volte si prouerà d'esprimerlo. non per altro, che per hauer tolto e questi &
quelli il caso per guida dell'arte & saper di essi; ò pur vogliamo dire, che principij loro siano or
Seneca de
beneficij & aancora Petronio Albitroditi di nebbia, d'aria & di vento ripieni à guisa degli habiti (secondo che ci racconta Seneca)delle gentildonne Romane lasciuissime
allhora.
STR. Si seruiuano adunque auanti à Guido, solo delle linee nello scriuere i Musici
le musiche loro?
BAR.Veramente si, & vsarono come ho detto diuerse cifere per dinotare le chiaui,
& maggiore quantità di linee, almeno per le musiche che si suonauano; mediante il non fare conto alcuno dello spatio che si troua tra questa & quella: forse per maggiormente di notare al senso come è detto, le corde dalle quali furono tratte. hauendo poi diuerse cifere greche, che dinotauano le chiaui & note loro, come
in quelli essempi hauete possuto comprendere.
STR.Potrebbesi vederne alcuna, di quelle si fatte Cantilene antiche moderne?
BAR.Potrebbesi per certo.
STR.Non vi sia graue piacendoui farmene mostra di alcuna.
BAR.Eccoui l'essempio d'vna tra le altre che mi sono capitate in mano, la quale mi fù
gia
da un Gentilhuomo nostro Fiorentino donata, ritrouata da lui in vn'antichissimo suo libro; &
è delle piu intere & meglio conseruata d'altra che io habbia mai veduta; & poco di sotto ve ne
msotrerò pur delle moderne, piu di questa antiche.
[Figure]
STR.Qui bisognerà vna lunga diciferatione, volendo che io la sappi leggere, non che
cantare.
BAR.Bastiui questo per hora, che ella è vna Canzone da sonare & cantare piu tosto
(per
mio auuiso) alla Tibia, che alla Lira; & è del Tuono Mixolydio: & al suo luogo v'interpreterò
minutamente ciascun'altro suo particolare, però andiamo seguendo di dichiarare (senza metterne de nuoui in campo) i dubbij prima da voi propostimi.
Zarlino nel
capo 30. della seconda parte delle sue
Institutioni.
STR. Sia come piace à voi; ma tornando à Guido Aretino, mi pare che
gli deuiamo molto,
hauendo egli in quella rozzezza de tempi aggiunte tante belle cose alla Musica prattica; & prima che mi esca di mente son forzato contro il patto, domandarui d'vn altro nuouo dubbio, si
che perdonatemi. Non so à qual fine Guido Aretino, aggiugnesse tante corde al Systema, non
cantandosi ancora secondo il parer vostro) in consonanza; ma vn semplice canto fermo simile
à quello della Canzone pur hora mostratami.
Corde aggiunte al Systema da Guido, donde tratte.
BAR.Non tengo io, che Guido Aretino, aggiugnesse alcuna corda al Systema; ma si bene
che egli desse i nomi particolari à ciascuna; & quelle corde che si vedano nel suo introduttorio
oltre alle quindici degli antichi Greci, tengo per fermo che le traesse ò da Tuoni di Boethio, che
otto sono, gli estremi de quali ricercano l'istessa quantità di voci & per l'istesso ordine. ò pur vo
gliamo dire, che lui le traesse da gli strumenti di fiato, come dall'Organo ouero da quelli di cor
de che erano in vso in quelli tempi, simile ò forse gli stessi che erano già il Simico, & Epigonio
appresso i greci; da quali ne tolse per la spezie Diatonica che esso intese cantarsi ne suoi tempi,
quella quantità che comodamente ricercauano la diuersità delle humane voci che sopra essi
diuerse arie cantauano, ma non nell'istesso tempo: assegnandone otto alla parte graue, otto à
quella di mezzo, & il restante all'acuta. di maniera che tra tutte, per essere l'infima delle otto di
mezzo, la medesima della men graue delle graui, & la suprema pur di quelle di emzzo, la meno
acuta delle acute, vengano à fare la somma di ventidue voci & corde in tre ottaue, come ho
Piermaria
Bonini nella
sua musica.
detto diuise, le quali hanno detto altri, che egli le ordinò in sette Essacordi, per volere con
tali numeri che sono il sei & il sette, dinotarci l'eccellenza, & la perfettione, che in essa Distri
buitione si trouaua. auuengache il numero di sei è il primo de perfetti ,si come i lsecondo è il
Numeri perfetti 6.28.
446.3128.
e d'altri simili.
vent'otto; il quale vien prodotto dal Settenario & dalle sue parti. altri hanno detto, che elle
furono da esso oridinate per Essacordi maggiori, per contenere ciascuno di essi in tal manie
ra disposti, qual sia delle tre spezie del Diatessaron. e tornando à due strumenti di corde pur
hora nominati, dico che vno di essi ne haueua trentacinque, & l'altro quaranta. dalla quan
tità delle quali, si può fare argumento che i professori di essi, sonassero in c
onsonanza; tocc
andole
non piu con il Plettro, la cognitione del quale era andata in tutto & per tutto in oblio, ma
con le dita, à guisa dell'Harpa: & quale spezie di harmonia per le consonanze sia piu delle al
Catare d'hoggi d'onde deriuato.
tre atta, di già l'habbiamo dichiarata. dalla qual maniera di sonare, hebbe verisimilmente ori
gine (come al suo luogo mostreremo) questo modo di comporre & di cantare nell'istesso tem
po tante arie insieme; & secondo la distribuitione delle corde & non altramente, portauano
i musicali interualli i cantori di quei tempi, & si è condotto & seuato sin ad hoggi; dando
nome di consonanze imeprfette alle Terze & Seste maggiori & minori, il cognome delle qua
li deuette cagionare nella mente all'vniuersale, e persuaderlo senz apensare piu oltre, à crede
re & dire che elle fussero l'istesse del Ditono & Semiditono. & del maggiore & minore Es
acordo, secondo la forma che elle erano contenute da numeri Pitagorici nell'introduttorio
di Guido Aretino. perche quel nome d'imperfette consonanze, fu veramente messo loro con
giuditio, & discretione grandissima; non solo per l'indeterminata & variabile natura loro; ma
perche la piu parte di esse (per n
on dir tutte) paiono piu tosto, che elle siano realmente consonanti;
quantunque elle siano state accettate da moderni prattici Contrapuntisti per tali, senza cercare
piu oltre, mediante la necessità scopertasegli loro addosso. e tale openione (che elle fussero
page 39
L'istesse dell'antiche) durò nelle màti degli huomini, sin che v
enne il Reuerendo M. Gioseffo Zarli
Da che indotto il Zarlino
à dire che la
spezie diatonica che si canta hoggi sia il
Syntono. no; il quale con diuerse ragioni ha cerco di dimostrare al senso & all'intelletto, che tali imperfet
te consonanze non sono in modo alcuno quelle che si trouano tra le corde distribuite secondo il
Diatono Diatonico, ne à si bene quelle istesse del Syntono di Tolomeo.per la nouità della qual
cosa, si lasciò indurre à credere & dire, che la spezie Diatonica che si suona & canta hoggi, & tut
ta Syntona di Tolomeo; la quale come hauete veduto non è vera. Però non vale à dire, dal Syn
tono di Tolomeo si ha le terze & le seste consonanti, quello che noi cantiamo sono altresi con
sonanti, adunque sono l'istesse di Tolomeo, nulla di meno, à quest'huomo essemplare di costu
mi, di vita, & di dottrina, deue il modo per le molte belle fatiche che egli ha fatte particolar
mente intorno la musica, perpetuo obbligo; dalle quali si trae cognitione d'infinite cose, & sen
Laudi del
Zarlino. za esse ne sarebbono facilemnte la maggior parte de gli huomini al buio.
STR.Desidero Signor Giouanni intendere come erano fatti quelli due strumenti di
corde
antichi, di che poco di sopra hauete fatto mentione cioè quanto alla forma & alla distributione delle corde loro.
BAR.Voi mi chiedete vna cosa, della quale non ci è come della Platage d'Archita,
altra me
moria che il nome & la quantità delle corde; la cognitione di che, quantunque piccola, non dubito punto che quelli che giuditiosamente
vorranno andare conietturando, non trouino à vn
di presso la forma che potessero hauere, & in qual proporzione fussero in essi tese le corde loro.
& per diruene breuemente quello che io ne creda, tengo che la materia & la forma fusse vn te
laio di legno, simile l'vno & l'atro à quello dell'Harpa; dentro al quale nell'istessa maniera ò poci differente, fusse tesa
quella quantità di corde che hauete inteso, & in tal modo fra di loro di
stribuite; rimettendomi sempre al giuditio di quello che meglio di me intendesse. Ritrouo lo
Epigonio qllo che sia &
da chi ritrouato.
Giulio Polluce.
Epigonio, Epigono Ambraciota, capo d'vna fetta famosissima, negli istessi t
empi, ò poco auanti, ò
poco dopo a Socrate; per quello ce ne dice Porfirio nelle sue annotationi sopra la musica di To
lomeo: il quale Epigono (secondo che paice à Giulio Polluce) fu il primo che vsasse di per
cuotere le corde con le dita senza il Plettro; il qual modo di toccar le corde, insieme con la quantità di esse, argumenta
che egli sonasse in consonanza.la maniera del quale fu dopo
(per quello ce ne racconta Suetonio Tranquillo) seguitata ancora da Nerone; dicen
doci Suetonio nel discriuer la vita di lui, che sendo egli vna volta tra le altre
comparso publicamente in Scena per cantare alla Lira, in mazzo con
alcuni scenici citharedi de suoi tempi, fece prima in essa vna bella
ricercata con le dita, & dipoi cominciò à cantare. Del Simi
co poi, non si troua chi ne sia stato autore, di che molto
mi marauiglio. auuenga che verisimilmente, ha
uendo egli trentacinque corde, douette esser
prima dell'Epigono, che n'haueua
quaranta, ritrouato. l'autore del
quale non men di lode de
gno si reputa de suoi
seguaci, che l'Ambraciota Epigono.
page 40
[Figure:
Essempio dell'Epigonio, Strumento di quaranta corde,
ritrouato da Epigono Ambraciota.
]
page 41
[Figure: Essempio del Simico, Strumento di trentacinque corde.]
VENGO
page 42
VENGO alle Distributioni d'Aristosseno & dico; che Aristosseno Musico & Filosofo nobi
lissimo, fece sei diuerse Distributioni di corde; cioè due Diatoniche, tre Cromatiche, & vna Enharmonia: ma noi per breuità
tratteremo solo di quelle che al bisogno nostro occorreranno; ri
Al secondo degli elementi
harmonici.
serbando le altre per doue occorressero. Vsò questo scientissimo Musico, di assegnare à ciascu
no intteruallo de suoi tetracordi, quella portione & quantità di suono del Diapason, che al ge
nere & alla spezie diuersa loro conueniua: & per ciò fare, diuse primamente il Diatessaron che
c
onstaua di due Tuoni & d'vn' intero mezzo di questi, come c
onforme à suoi disegni, in sessanta particelle vguali; quanto al suono dico, & non qu
anto alla lunghezza della linea & corda; se bene in
essa era ancora tal quantità considerata: dando poi dodici di esse parti al piu graue interuallo
di ciascun suo Tetracordo, ventiquattro à quello di mezzo & il restante all'acuto. al quale Sy
Tolomeo nel
primo degli
harmonici à
12 capi.
stema in sì fatti Tetracordi diuiso & ordinato, dette nome di Diatonico incitato. chiamando
il piu graue interuallo di ciascuno di essi Tetracordo semituono, e Tuono l'vno & l'altro di es
so piu acuti: e tali & sifatti erano i Tuoni & i Semituoni di che egli trattò in diuersi propositi
delle sue Distributioni. De tre Cromatici che lui fece, dette nome à vno di Toniaco, il quale
così ordinò. Assegnò al piu graue interuallo di ciascun suo Tetracordo, dodici delle sessanta par
ticelle sopradette, nelle quali haueua diuiso il Diatessarno; altretante ne daua à quello di mezzo,
& le altre all'acuto.
STR.Non era l'istesso hauer diuiso il Diatessaron in cinque parti vguali, che in sessanta; &
hauerne date nel Diatonico incitato vna di esse al piu graue interuallo del Tetracordo, due à
quello di mezzo, & il restante all'acuto? & nel Cromatico Toniaco hauer dato vna di esse al piu
graue interuallo del Tetracordo, vn'altra à quello di mezzo, & le tre che restauano all'acuto?
Perche diuida Aristosseno il diatessaron in 60
particelle.
BAR.Era per le due Distributioni che hauete detto; ma volendo che tale diuisione del
DiaTessaron seruisse per ciascuna delle altre quattro diuersamente distribuite, non poteua per fuggire
la noia de rotti in minor quantità di parti diuiderlo. imperoche dal tuono fu di bisogno torne
hora la metà, & hora la quarta parte; & dal Semituono non solo questa & quella, ma la terza
ancora; e tal volta fu di bisogno di augumentare l'vno & l'altro d'vna tal portione, per potere
comodamente comporne qual sia degli altri interualli che concorreuano alle sue altre Distribuitioni diuerse. per lo che fare elesse il numero sessanta, come quello che è capace d'esser diuiso in due, in tre, in quattro,
in cinque, & in sei parti.
STR.Per l'istessa cagione douettero facilmente gli antichi musici, assegnare alle corde del
Diatonico Diatono, quelle tante decine di migliaia? accioche gli stessi numeri seruissero comoDamente per il Cromatico, & per l'Enharmonio?
BAR.Così fu veramente; & ciò si può nell'antico Enharmonio particolarmente considerare, tra la corda Tritesynemmenon segnata con questo numero 4491.& la Paranete dell'istesso
Tetracordo segnata con quest'altro 4374. Torno in oltre a dirui, in proposito delle Distribuitioni d'Aristosseno; che il Diatonico Incitato, & il Cromatico Toniaco, le quali due spezie vsano comunemente il Liuto & la Viola d'arco; si accostano piu alla perfettione le consonanze di
questi, intendendo al presente per la perfettione, la quinta dentro la Sesquialtera, & la quarta
nella Sesquiterza; che non fanno quelle dello strumento di tasti che per semplice Syntona ci è
stata predicata da quelli che hanno confutato le Distribuitioni d'Aristosseno senza dirne il perche. & col mezzo del particolare Monocordo loro, potrà ciascuno che si piglierà cura di essaminargli, sensatamente vedere tal verità.
STR.Non si potrebbe egli con facilità & esattezza maggiore, farmi constare di quanto gli
imperfetti consonanti interualli del Liuto & della Viola, venghino superflui ò diminuiti dal vero essere nel quale gli contiene uil Syntono? & i perfetti, per fuggire le mali relationi & diuerse,
& le confuse & incostanti difficultà; in che siano differenti da quelle del Diatono Ditonico?
BAR.Potrebbes con chiarezza & facilità, ma non con esattezza maggiore di quella che ne
può mostrare l'Harmonica Regola.
STR.Dite di gratia.
Interualli del
Liuto di quello constino.
BAR.L'Ottaua primamente nel Liuto, & nella Viola (che per gli stessi gradi
procedono) lontana sempre da qual si voglia imperfettione; consta come sapete di sei Tuoni, ò vogliamo dire di
dodici Semituoni; ò per conformarci più che si può con l'vso de prattici possiamo ancora con
verità dire, che ella consti di cinque Tuoni & di due Semituoni. la onde è da sapere, che ciascunTuono loro, è
minore del Sesquiottauo, & maggiore del Sesquinono. il Semituono viene minore della Sesquiquindecima, & maggiore della Sesquiuentiquattresima, la Terza minore è superata dalla Sesquiquinta. la maggiore eccede la Sesquiquarta. la Diatessaron supera la Sesquitera. la Diapente è minore della Sesquialtera. la Sesta minore è superata dalla Supertripartientequinta. la maggiore supera la Superbipartienteterza. il Tritono & la Semidiapente, sono
vguali; per lo che questa è minore, & quello maggiore che i contenuti dal Syntono.
STR.Se bene ho inteso il modo che altre volte mi hauete detto del mettere i tasti al Liuto &
alla Viola, à me primamente pare che ciascuno Tuono loro sia Sesquiottauo; & che la Terza
minore, oltre à molti altri interualli, sia
page 43
punto dalla Sesquiquinta disforme.
BAR.Come volete che ciò possa auuenire, sendo i Tuoni vguali come vi ho detto
& prouato, in due parti diuisi, & la Terza maggiore consonante?
STR.Attendete di gratia. Il Tuono primamente, non cad'egli sendo il tutto in
diciotto
pari vguali diuiso delle quali ne contiene due, tra esse & le sedici?che è l'istesso à dire, che tra
il noue & l'otto?
BAR.Seguite pure, che io vado doue volete riuscire.
STR.La minor Terza, non contiene ella tre Semituoni? i quali son dell'istesso
valore che
tre diciottesime parti del tutto?et le quindici che restano comparate alle diciotto, hanno l'istessa
realtione insieme, che ha il sei, al cinque, forma vera secondo il Syntono, della minor Terza.
BAR.Hor auuertite, due diciottesime parti, non sono altramente il questa maniera di
misurate, equivalenti alla nona parte del tutto.imperoche esse parti sono considerate come
portioni del suono, & non come quantità della linea & corda. & che questo sia vero, eccoui
il compasso; con il quale misurando voi stesso, trouerete che i due primi Semituoni del Liuto,
non occupano la nona parte della lunghezza della corda, si come tre non sono l'intera sua Sesta
parte, ma si ben qual cosa meno.
STR.Ho benissimo inteso il tutto, però seguite l'incominciato prima
ragionamento.
BAR.Per la molta conuenienza & similitudine, che piu di ciascun'altro
interuallo musico
ha il Diapason con l'Vnisono; non solo può trouarsi il piu semplice, & il piu perfetto di lui; ma
ne anco doue possa l'vdito meno ingannarsi nel comprenderlo. del quale multiplicato mille
volte i suoi minor termini & sommati insieme, sempre la corda acuta è contenuta dall'vnità;
la qual cosa non auuiene ad altro interuallo, per non essere preso piu volte come quello conso
nante. per la qual cosa, & per fuggire insieme con la difficultà il pericolo dell'errare, ci seruire
mo in questo importante negotio, del suo aiuto & delle suereplicate. la onde è prima da sape
re, che ciascun Tuono del Liuto, è minore del Sesquiottauo vna sesta parte del Comma antico;
& ciò vi prouo in questa maniera. chiara cosa è, che sei Tuoni Sesquiottaui, superano il Dia
pason d'vno di essi Commi; se adunque sei di quelli del Liuto la riempiano interamente senza
cosa alcuna auanzarli ò mancarli, vengono conseguentemente ad essere ciascuno di essi minore
vna sesta parte di esso Comma d'vno di quelli. Dico in oltre, che il Sesquiottauo, viene supe
rato da ciascuno Tuono del Liuto di tre quarti della Sesquiottantesima; che è secondo i moder
ni prattici, il Comma de nostri tempi. imperoche ciascuna ottaua, è capace (come da quello che
habbiamo di sopra detto si può sensatamente comprendere) di cinque Sesquinoni, tre Commi,
& due maggiori Semituoni del Syntono. i quali due maggiori Semituoni, ci danno vna Sesqui
nono, & vn Comma & mezzo di piu in circa. d maniera che noi possiam ancora considerare
in ciascuna Ottaua come di essi capace, sei Tuoni Sesquinoni, & quattro Commi & mezzo in
circa. i quali quattro Commi, distribuiti per rata à detti sei Tuoni, ne verrà à ciascuno due ter
zi, & di quel mezzo, la sesta parte: hora perche due terzi con la sesta parte d'vn mezzo, vengo
no à fare congiunti insieme tre quarti dell'intero, di tal quantità viene necessariamente ciascun
Tuono del Liuto à superare il Sesquinono. in oltre, ciascuna delle terze minori di questo com
parate alle Sesquiquinte, vengano diminuite di tre ottaui di Comma; & ciò vi prouo così. l'Ot
taua del Liuto, consta appunto di quattro terze minori; vediamo hora secondo l'essempio che
io vi porrò quì appiè, sottratto vna Dupla da quattro Sesquiquinte sommate che siano insieme,
quello che gli auanzerà.
|
1296. |
|
625. |
Forma delle quattro Sesquiquinte sommate insieme. |
|
X |
|
|
2. |
|
1. |
Forma della Supla. |
|
|
|
2} |
1296. |
|
1250. |
648. |
|
625. |
Eccesso. |
Nell'hauere sottratto vna Dupla da quattro Sesquiquinte aggiunte insieme, ci è auanzato la Su
per 23 partiente 625; il che chiaro dimostra le terze minori del Liuto comparate alle Sesqui
quinte, essere diminuite; poiche quattro di quelle riempiano interamente vn'Ottaua. la qual
Super 23 partiente 625. consta d'vn Comma e mezzo in circa; il qual'interuallo distribuito alle
quattro minor terze, ne toccherà à ciascuna di esser per rata tre ottaui d'vn Comma; & di tal
qu
antità viene come ho detto dominuita ciascuna terza minore del Liuto, comparata alla Sesquiquinta. Non ha dubbio alcuno, che
sendo l'Ottaua di questo Strumento nella vera sua proporzione & lontana da qual si voglia vitioso estremo, & constando ciascuna
di esse della minor ter
za & della maggior Sesta; che ciascuna di queste verranno in esso superflue, di qu
anto ciascuna di
quelle è diminuita. & quantunque l'intelletto capisca molto bene tal verità, voglio nindime
no prouarlo al senso con vno accomodato essempio, & sarà tale. Certa cosa è, che quattro Se
page 44
ste maggiori del Liuto, riempiano interamente tre Ottaue; vediamo adunque dal sottrarre tre
Duple da quattro Superbipatientiterze, quello gli auanzera.
625. |
|
81. |
Quattro Superbipartientiterze aggiunte insieme. |
|
X |
|
8. |
|
1. |
Tre Duple agginte insieme. |
|
|
625. |
|
648. |
Eccesso |
Dall'hauere sottratto l'Ottupla, forma delle tre Diapason, dalle quattro Superbipartientiterze
aggiunte insieme, ci è restato la Sub 23 partiente 648; il che argumenta, esser vero quanto dis
si circa la superfluità delle Seste maggiori: ciascuna delle quali vien superflua nel Liuto tre otta
ui di Comma. Per vedere hora di quanto in esso Liuto venghino superflue le Terze maggiori,
terremo quest'ordine. Egli è cosa certa, che tre Terze maggiori del Liuto, riempiano interamente lo spatio d'vn'Ottaua. vediamo
hora secondo l'essempio che segue, quello che auanzerà à vna
Dupla, sottratto che ne sia tre Sesquiquarte aggiunte insieme.
2. |
|
1. |
Dupla. |
|
X |
|
125. |
|
64. |
Tre Sesquiquarte. |
|
|
128. |
|
125. |
Eccesso |
Dall'hauere sottratto tre Sesquiquarte dalla Dupla, ci è auanzato la Supertripartiente 125; dal
la quale cosa si può comprendere, che le Terze maggiori del Liuto sono veramente superflue;
& essaminando hora diligentemente l'eccesso, vedremo ancora di quanto. consta la Supertre
partiente 125, come nel principio del nsotro discorso vi prouai, d'vn Comma & mezzo in cir
ca; il qual Comma & mezzo distribuito per rata alle dette Terze maggiori, ne toccherà à cia
scheduna vn mezzo; & di tal quantità verrà successiuamente superflua qual sia di esse, & dimi
nuita qual si voglia minor Sesta, il che vi prouo in quest'altra maniera. non è acluno che dubiti,
concedendo che le Seste minori nel Liuto constino di otto Semituono, che due Ottaue, contenendo questo essempio, sottratto
che haueremo dalla Quadrupla forma della Bisdiapason, tre pro
porzioni Supertrepartientiquinte, quelle che gli auanzerà.
|
4. |
|
1. |
Quadrupla. |
|
X |
|
|
8. |
|
5. |
Supertripartientequinta. |
|
|
|
4} |
20. |
|
8. |
Primo eccesso. |
5. |
|
2. |
|
|
X |
|
|
8. |
|
5. |
|
|
|
|
|
25. |
|
16. |
Secondo eccesso. |
|
X |
|
|
8. |
|
5. |
|
|
|
|
|
125. |
|
128. |
Terzo & vltimo eccesso. |
Ci è restato la Subtrepartiente 128; dal che manifestamente appare, che di quanto è la Terza
maggiore superfllua, dell'istessa portione si troua nel Liuto diminuita la minor Terza; &
quando la cosa stesse altramente, ne seguiterebbe che l'Ottaua compsota di questa & di
quella, fusse dissonante; la qual cosa non è in modo alcuno. in oltre che le Quinte del Liuto siano realmente diminuite come
io ho detto, ve lo prouo in
questo modo. chiara cosa è, che dodici delle sue quinte, riempiano il
vacuo di sette intere Diapason appunto; si come quattro
di queste contengano sette di quelle & di piu vn Semi
tuono. Vediamo hora quello che auanzerà à vno
iteruallo che contenga in sè non piu ne
meno di sette Duple, dopo l'ha
uer sottratto da esso do
dici Sesquial
tere.
page 45
128. |
|
1. |
Sette Duple sommate insieme. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
256. |
|
3. |
Primo eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
512. |
|
8. |
Secondo eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
1024. |
|
3. |
Terzo eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
1048. |
|
81. |
Quatro eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
4096. |
|
243. |
Quinto eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
8192. |
|
729. |
Sesto eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
16384. |
|
2187. |
Settimo eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
32768. |
|
6561. |
Ottauo eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
65536. |
|
19683. |
Nono eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
131072. |
|
59683. |
Decimo eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
262144. |
|
177147. |
Vndecimo eccesso. |
|
X |
|
3. |
|
2. |
|
|
|
524288. |
|
521441. |
Duodeimo & vltimo eccesso. |
Ci è auanzato la Super 2847 partiente 521441. la quale è copiosa di frondi e sterile di frutti,
poiche ella non consta ne anco d'vn'intero Comma; come sensatamente mostrerà l'essempio che
segue appresso.
524288. |
|
521441. |
|
X |
|
81. |
|
80. |
|
41943040. |
|
42236771. |
page 46
.
Vengano adunque le Quinte nel Liuto, di manco d'vna duodecima parte d'vn Comma;
& di tanto necessariamente vengano superflue le Quarte: & ciò vi prouerò maggiormente col
sottrarre tal quantità di esse, dall'interuallo che consti di cinque Ottaue, poiche egli virtualmente contiene dodici quarte,
secondo che ne dimostrerà l'essempio presente.
|
32. |
|
1. |
Cinque duple sommate insieme. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
4} |
96. |
|
4. |
|
24. |
|
1. |
Primo eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
4} |
72. |
|
4. |
|
18. |
|
1. |
Secondo eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
2} |
54. |
|
4. |
|
27. |
|
2. |
Terzo eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
|
81. |
|
8. |
Quarto eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
|
243. |
|
32. |
Quinto eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
|
729. |
|
128. |
Sesto eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
|
2187. |
|
512. |
Settimo eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
|
6561. |
|
2048. |
Ottauo eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
|
19683. |
|
8192. |
Nono eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
|
59049. |
|
32768. |
Decimo eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
|
177147. |
|
131072. |
Vndecimo eccesso. |
|
X |
|
|
4. |
|
3. |
|
|
|
|
|
521441. |
|
524288.. |
Duodecimo & vltimo eccesso. |
page 47
Vi prouai di sopra à bastanza, che la Semidiapente superaua il Tritono d'vn mezzo Comma in
circa; di maniera che ritrovandosi nel Liuto, questo à quella vguale, viene necessariamente in
esso superfluo il Tritono, & diminuita la Semidiapente della quarta parte d'vn Comma; che è
la metà di quello eccesso di che la Semidiapente supera esso Tritono. dal che si può comprende
Considerationi dell'Autore. re, quanto la cortese Natura sa discreta, diligente, & considerata in ciascuna sua operatione:poiche quell'interualli che
maggiormente alla perfettione si accostano, vengano dal vero loroessere così poco lontani; il cui rispetto non è occorso hauere
à quelli piu da essa remoti, & menoà gli imperfetti & à dissonanti, per non così manifestarsi al senso. puossi ancora da quello
che sinquì habbiamo detto chiaramente conoscere, qu
anto piu si allontani dalla perfettione lo Strumento di tasti, che non fa il Liuto & la Viola; & ancora, quanto male agevolmente
(per le male re
lationi & falsi rincontri) possino bene vnirsi sonati insieme ne concerti che giornalmente accag
giono; quanto non vi fussero altri di quelli che cagionano la disformità de Semituoni, non è da
lasciare senza consideratione, che nell'acquistare perfettion nel Liuto le Quinte col pigliare au
gumento, vengano necessariamente le Quarte à perder parte dell'imperfettione con diminuirle
della superflua grandezza loro: il che per l'opposito (secondo si è dimostrato) allo Strumen
to è auuenuto; & con questo credo hauere sadisfatta à ciascuna delle vostre richieste.
STR. Veramente si; ma io desidero appresso che mi dichiarate vn'altro dubbio, & che
di
poi mi mostriate il modo che ho da tenere; quando io voglia fabbricare alcuno Monocordo de
quali habbiamo tenuto proposito.
BAR. Eccomi pronto per satisfarui, però dite qual sia il dubbio nuovamente natoui.
STR. Il dubbio è questo. essendo l'accordatura del Liuto tanto piu vicina alla
perfettione
di quella dello Strumento di tasti; mi marauiglio assai, che i sonatori di essi non l'habbino dopo
hauerla conosciuta, ridotta in quella si fatta maniera. auuenga che oltre la sua eccellenza, ell'ha in ciascun suo tastonel graue & nell'acuto, qual si voglia desiderabile intervallo del Diatonico Incitato, & del Cromatico Tonico d'Aristosseno, come di sora mi hauete detto: doue per
il contrario nella distributione delle corde da questa diversa che vsa lo Strumento di tasti, ve ne
mancano comunemente molti; per lo che non può il sonatore di esso quantunque pratico &
perito, trasportare in questa & in quella parte per vn Tuono & per vn Semituono ( in quelli
dico che per ki piu si esercitano) ciascuna Cantilena, come nel Liuto con tanto comodo & vtile si trasporta.
BAR. Questa è vna di quelle cose che fra me stesso sono andato pensando molte volte;
& cerco ancora con diligenza se ella si potesse vsare ne tasti & che ella riuscisse quale è nel Liuto; trouo veramente che in quelli non riesce altramente tale; ma vi si scoprano molti & importanti
difetti.
STR. Come può stare che la medesima cosa non sia in qual si voglia luogo & tempo, dll'istessa natura? & che dilettando nel Liuto questa si dartta Distributione, habbia à dispiacere
nello Strumento di tasti?
BAR. Puo molto bene stare, sendoci l'esperienza di mezzo che ce lo dimostra: & quantun
Distributione del Liuto
perche non faccia buono effetto nello
Strumento di
tasti. que la cagione di ciò sia difficile à ben capirsi non voglio per sodispation vostra mancare di dirui alcune poche cose che
mi sonuengano in questo proposito. Può forse questo nascere dall'hauere assuefatto il senso, d'vdire sempre nel Liuto gli
intervalli nella maniera che di già vi ho det
to contenergli, & così parimente in altra diversa da questa siamo vsati hauergli dallo Strumen
to di tasti: & il volere hora, che questo si t
emperi secondo l'vso di quello, non piò in alcuno luo
ghi particolari ,doue la differenza che tra di loro è grandemente manifesta al senso, passare sen
z'offesa di esso; per essere di già inuecchiato in quel si fatto temperamento: & i luoghi partico
lari son principalmente quelli, doue occorre vdire la differenza del maggiore dal minore Semi
tuono. aiienga che come sapete, il Liuto ha diviso il Tuono in parti vguali, & lo Strumento
di tasti l'ha in parti disuguali separato; & i luoghi piu apparenti sono, tra il diesi X di G sol
reut, & il b molle d'alamire; è tra il diesis X di lasolre, & il b molle d'elami, imperoche quando nello Strumento di tasti,
noi habbiamo accordato il diesis X di lasolre per Decima mag
giore con h mi, & che noi vogliamo come nel Liuto, che l'istesso diesis X faccia il medesimo
vffitio che fa il b molle di elami seruendoci ancora per Decima minore con C solfaut; viene di
maniera languido & rimesso, che egli è intollerabile. & se per il contrario con l'inacutirlo qu
anto per ciò fare conuiene, noi l'accordiamo suauemente con C solfaut per Decima minore, qaundo egli ci deue poi seruire per
maggiore con h mi, egli è talmente teso & incitato, che non si puo
tollerare; & l'istesso accade negli altri luoghi dou'è tal differenza tra di loro. possano ancora questi si fatti interualli
maggiormente palesare la qualità & natura di essi, nello Strumento di tasti
che nel Liuto & nella Viola non fanno, mediante la conformità che ha l'vso del cantare con il
suo temperamento; oltre alla qualità & quanità del suono, rispetto la diuersa natura degli acci
denti che concorrano alla sua generatione: imperoche con violenza maggiore ferisce l'vdito il
suono delle corde dello Stram
ento di tasti, che non quello del Liuto. si vede adunque manifesta
m
ente, che il suono delle corde dello Strumento, t
emperate secondo la disposizione degli interualli
page 48
che vsa tra le sue questo; che le Terze, le Decime, & così parimente le Seste maggiori, offendano
grandemente l'vdito per la molta acutezza: & la cagione che quelle manifestano vi è piu di queste la qualità loro, non da
altro nasce, che dall'hauere la materia di esse corde, & dell'agemte che
le percuote, piu forza & efficacia per la loro attiuità, di ferire l'vdito con vehementia maggiore:
la qual cosa à quelle del Liuto non occorre per la diuersa qualità dell'vno & l'altro subbietto.
& l'istessa differenza & varietà, si può considerare nel ferro & legno infocati che siano; impero
che con piu forza & prestezza riscalda questo, di quello, & introduce la nuoua sua forma in
quel subbietto che è atta à riceuerla. & che da ciò nasca, temperisi l'Harpa secondo il modo del
Liuto, doue le corde & l'agente che le percuote sono gli istessi; nella quale gli accordi verranno
indubitamente non meno sopportabili che nell'itesso Liuto. & si farebbono ancora in que
sta insopportabili, tutte le volte che si mutassi l'agente & la materia delle corde; come piu volte
habbiamo esperimentato. l'istesso ancora si può considerare, nel riceuere il colpo d'vna palla
d'Auorio, ò d'alcuno legno duro & ponderoso ben pulita, dopo l'essere battuta sopra vn sasso
duro & liscio; & dal riceuere il colpo d'vn altra che fusse di sughero, percossa con l'itessa forza
sopra vn'asse di salice mal pulita; ò vogliamo nel c
omparare il colpo, & la passata dell'angolo acu
Strumento di
tasti molto
artificioso &
bello.
to, à quello dell'ottuso. Vn'altro essempio d'vno Strumento di tasti, che già l'Elettore Augusto
Duca di Sassonia, donò alla felice memoria del Grande Alberto di Bauiera, mi souuiene in que
sto proposito, piu di ciascuno altro efficace. il quale Strumento ha le corde secondo l'vso di
quelle del Liuto, & vengano secate à guisa di quelle della Viola da vn'accomodata matassa arti
fitiosamente fatta delle medesime setole di che si fanno le corde à gli archi delle Viole: la qual
matassa con assai facilità, viene menata in giro con vn piede da quello istesso che lo suona, & ne
seca continuamente mezzo d'vna ruota sopra la quale passa, quella quantità che vogliano
le dita di lui. il quale Strumento, due anni sono che io fui à quelle corte, temperai secondo l'v
so del Liuto, & faceua di poi ben sonato, non altramente che vn corpo di Viole, dolcissimo
Modo di comporre il Monocordo Diatono.
vdire. Vengo alla fabbrica de Monocordi & dico, che nell'hauere quando mi è occorso, distribuite le corde di quello, secondo
il Diatonico Diatono, tra li altri modi che io poteuo, ho tenu
to quest'ordine. Ho primamente col compasso diuiso tutta la linea, lunghezza, ò corda, che
dire la vogliamo, dell'asse ò regolo sopra il quale ho voluto adattarlo, in quattro parti vguali;
Altro modo
$egna il Zarlino nel capo
40. dlle sue
Institutioni.
& ho chiamato l'estremo punto graue A; dinotando con essa la corda A re, & ho detto l'estre
mo acuto B, senza altra significatione. nel punto poi che diuide tutta la lunghezza in due par
ti sempre vguali intendendo, ho segnato alamire; & in quello che separa Are da Alamire,
ho segnato D solre; che la quarta parte del tutto viene tra esso & A re à contenere. al qual D
solre, per dargli nell'acuto la sua Ottaua, apro il compasso, & fo due parti dell'interuallo che
tra esso & B estremo punto acuto contengano; & in quel punto che l'vna dall'altra separa, se
gno d la solre. Diuido di nuouo il tutto in tre parti, & con quattro punti come termini di es
se le distinguo; nel secondo de quali; chiamando alla Boethiana, sempre primo quello che è nell'estremo graue, segno Elami,
& nel terzo elami: nella qual corda pon
endo vn'asta del compasso,
fo posare l'altra sopra la linea verso l'acuto; & in quel punto doue ella termina segno h mi, del
quale togliendola via, e tnendo ferma l'altra la trasporto verso il graue; & doue ella posa, segno
h mi. fatto questo, diuido in due parti tutta la linea che è tra d lasolre & l'estremo punto acuto,
& ponendo poi vna delle aste del compasso in esso d lasolre, & venendo con l'altra verso il gra
ue, segno G solreut in quel punto doue ella termina: del quale volendo poi trouare la sua Ot
taua nell'acuto, apro di nuouo le seste; & diuido l'interuallo che è tra esso e'l punto B in due
parti, nel cui centro segno g solreut; & senza muouere lo spatio che allhora abbracciano le
due aste del compasso, pongo vna di esse in g solreut, & vengo verso il graue con l'altra, & do
u'ella posa, quiui segno C faut; e trouo la sua ottaua nell'acuto, con diuidere in due parti lo
spatio che è tra esso, & B estremo punto acuto; nel mezzo del quale colloco C solfaut: & se di
nuouo diuido in due parti tutto l'interuallo che sopra esso mi rimane verso quella parte, & pongo vna dell'aste del compasso
in esso venendomene con l'altra verso il graue, in quel punto do
ue ella termina; trouo essere la positura di F faut; & l'ottaua di sè piu acuta sia acquista, col diuidere in due parti lo
spatio che è da essa al punto B, la quale nel centro di esso dimora. Man
ca solo al Monocordo Diatonico, la corda b fa, la quale trouo in questo modo. diuido la linea
che è tra B & f faut in due portioni; pongno poi vna delle aste del compasso in essa F faut & me
ne vengo con l'altra verso il graue, & doue ella termina, quiui segno b fa. l'ottaua del quale verso quella parte, trouo con
aprire tanto il c
ompasso, che gli estremi delle sue aste contenghino tutto
il vano che si troua tra esso b fa & l'estremo punto acuto; del quale togliendo l'asta del c
ompasso
Perche ordinassero gl'antichi il Monocordo con
vna sola corda.ten
endo ferma l'altra, la trasporto verso il graue; & doue ella posa, iui segno B fa, & con questo v
engo hauer complito il Monocordo Diatono Ditonico; il quale gli antichi Musici greci non per
altro ordinario con vna sola corda, che per piu esattamente intendere & capire la qualità & qu
antità degli interualli, & fuggire insieme l'inganno che tra due ò maggior numero, per l'incon.
stanza loro rispetto a' varij accirdenti che del continouo gli soprastanno, nascere poteua. Volen
do hora temperare il detto Monocordo secondo l'antico Cromatico, basterà solo, poiche in al
page 49
tro non consiste la differenza che è tra l'vno & l'altro, accomodare la terza corda di ciascun Te
Modo di
comporre il Monocordo Cromatico antico. tracordo che contenga con l'acuta il Triemitono: la proporzione del quale, cade come haueteinteso, drento questi numeri 19,
16. & per ciò fare si terrà tal ordine. Diuidasi in 16 partivguali la linea che si troua tra B, & Elami estrema corda acuta
del Tetracordo Hypaton; la qua
le accresciuta di tre parti simili verso il graue, segneremo in quell'estremo punto doue elle ter
minano, la corda D solre cromatica, che con Elami conterrà il Triemituono; & l'istesso ordi
ne si terrà per segnare le altre corde Cromatiche negli altri Tetracordi. ella quale Distri
buitione sono alcuni che riprendano Franchino, per hauere variato dalli antichi , l'interuallo di
mezzo & l'acuto di ciascun Tetracordo: constituendo quello dentro à questi termini 18.17.
che è la minor parte del Tuono & la maggiore esser douerebbe; & questo col nome di Triemito
no tra cotali numeri 153.128. il quale è superfluo del vero suo essere. Volendo in oltre tem
Modo di comporre il Monocordo Enharmonio antico. perare l'istesso Monocordo Diatono, secondo l'vso dell'antico Enharmonico, basterà solo di
uidere col compasso in due parti vguali lo spatio di quelle due corde che contengano tra di loro
il minor Semituono & Lemma; & in quel punto che vgualmente le diuide, verrà in ciascun
Tetracordo la seconda corda Enharmonia; & la terza sarà quella che nel Diatonico, & nel Cro
matico fu seconda. & così haueremo il minore Diesis Enharmonio nel piu graue interuallo,
& il maggiore in quello di mezzo, & nel supremo il Ditono, secondo che gli instituirono i loro
autori. è d'auuertire ancora, che nel Monocordo congiunto del genere Cromatico, vengano
le tre corde piu acute del Tetracordo Synemmenon, diuerse dal disgiunto, & così parimente
nell'Enharmonio; quantunque l'estreme siano l'istesse sempre, in qual si voglia genere d'harmo
nia. Se noi vorremo poi temperare il Monocordo dell'antichissimo Diatono, secondo il Dia
Modo di comporre il Monocordo Syuntono. tonico Syntono di Tolomeo, è di necessità (per modo di dire) mutare dal suo luogo il secon
do, terzo, quinto, sesto, & ottauo tasto; cioè bisogna inacutirgli; dal qual'effetto si acquistò
egli forse nome d'Incitato appresso di Dydimo autore di esso. in ciascuna Ottaua adunque del
systema disgiunto, è necessario volendo fare quanto si è detto, inacutire C faut, D solre, F fa
Perche
detto
Syntono. ut, & G solreut, & in ciascuna di quelle del congiunto, b fa, C faut, D solre, F faut, & Gsolreut: per il che fare tengo quest'ordine.
Diuido tutta la linea in sei parti, & verso l'acuto do
ue termina la prima da A re partendomi, sgno C fau; l'Ottaua del quale trouo nella metà dello spatio che è tra esso & B estremo
punto acuto, & così lo noto C solfaut. nel mezzo di que
ste due corde poi, colloco F faut; & l'Ottaua di se piu acuta, trouo nel punto che in due parti
separa l'interuallo che si troua tra esso & B. fatto questo, diuido in noue parti la linea che è tra
C faut & l'estremo punto acuto; & verso quella parte doue termina la prima, segno D solre;
la cui Ottaua trouo nell'acuto con fare due parti dello spatio che è tra esso & B; nel mezzo del
quale, segno d lasolre. trouo poi G solreut, col diuidere in tre vguali parti tutta la linea che si
contiene tra C faut & B; & nell'estremo della prima verso l'acuto, noto G solreut; l'Ottaua
del quale trouo, in quel punto che separa in due parti lo spatio che tra esso & B si contiene, &
così lo segno, g solreut.nel trouar poscia l'vno & l'altro b fa, tengo l'istesso ordine che nel Diatono, & gli segno nell'istessa
maniera; & così vengo spedito dal modo del comporre il Mono
cordo Syntono di Tolomeo. Vengo hora à mostrarui il modo che deuete tenere nel fabbricare
Modo di
comporre il Monocordo incitato d'Aristosseno & il cromatico toniaco.
quello che Aristosseno chiama Diatonico Incitato, & aprresso quello del suo Cromatico Toniaco, con i quali conuiene grandemente
la Distributione de tasti del Liuto; ad imitatione de quali sono stati impensatamente distribuiti, & così parimente quelli
della VIola d'acro, ambedue
Strumenti moderni; ne quali è diuiso il Tuono in due parti vguali come si è di sopra detto. nel
la cui fabbrica è grandemente necessario il scondo numero quadrato, ò quello che à esso è du
plo. che è il diciotto; ma ci seruiremo di questo, per operare con piu chiarezza & facilità la sua
virtù nella ricercata Distributione. Diuido adunque tutta la linea A B. in diciotto parti, &
Il secondo
numero quadrato e 9. & il
suo duplo 18.
verso l'acuto (dal graue partendomi) doue quella prima parte termina, pongo il primo tasto.
parto di nuouo tutto l'auanzo nell'istesso numero di parti, & dalla medesima banda sotto il pri
mo pongo il secondo tasto: & con si fatt'ordine vo distribuendo sempre lo spatio che sotto à
tasti mi auanza, sin'al duodecimo; iol quale mi conduce appunto doue termina la metà di tutta
la corda; la prima & piu graue Ottaua della quale, trouo hauere diuisa in dodici vguali Semi
Sesto
strumento geometrico, perche cosi detto. tuoni & sei Tuoni, così detti da Aristosseno. & che per ciò fare non conuenga altro numero cheil diciotto, da questo si manifesta.
al diciasette prima, non conuiene in modo alcuno, percheci darebbe minor numero di tasti che al bisogno nostro occorre; &
minor quantità ne hauere
Vuole il
Zarlino al c.14.
della I. parte
delle sue Inst.
che l'apertura di esso sia
appunto la 6.
parte del cerchio; la qual
cosa è falsa. mo dal sedici & dal quindici. al diciannoue altresì non conuiene, perche ne haueremo per l'opposito maggior quantità, & vie
piu dal venti & ventuno. di maniera che il diciotto è il suo piuproprio diuisore d'altro maggiore ò minor numero; quantunque
à esso ancora auuenga l'istessoche occorre al compasso, nel voler misurare in sei volte appunto, la circunferenza del circolocon
l'apertura di esso, che è come sapete dal centro alla sua circunferenza, per lo che vien dettosesto. la onde auuertisco l'industrioso
agente che con la sua discretione & diligenza cerchi ou
uare à quella poca disconuienienza, che è tra il misurante & il misurato.
STR. Ho molto bene inteso il tutto; ma toglietemi vn'altro dubbio intorno à ciò vi
prego.
Auuertimento.
page 50
BAR. Dite.
STR. Qual'ordine tennero gli antichi Musici circa i numeri, nel distribuire le corde
particolari Cromatiche & Enharmonie nel Massimo Systema di quella prima spezie? & da che furono indotti à lasciare tra la prima & la seconda corda di ciascun Tetracordo dell'Enharmonio
vn si fatto spatio 512. 499. e tra la Seconda & la Terza Cromatica questo 256. 243. piu
che vn'altro? ditemi in oltre se queste due spezie d'harmonia, hanno con la Diatona altra relatione & conuenienza, che le superficiali apparenze de numeri?
BAR. Voi mi ricercate che io vi dimostri col numero, quello che pur hora vi hò
dimostrato
con la linea; però auuertite, che con essaminare diligentemente l'essempio del Tetracordo Hyperboleon dell'antico Diatono Ditonico, vi si torrà ciascuna delle narrate difficultà, il qual
Tetracordo è stato da me proposto, per hauere i numeri degli altri di tale spezie, minori; le differenze de quali sono piu facilemnte comprese dall'intelletto; & è tale.
Tetracordo Hyperboleon dell'antichissimo Diatono. |
Aa. |
Notehyperboleon |
2304. |
|
|
Differenza 288, sua metà 144; serue per la corda Cromatica. |
g. |
Paranete Hyperboleon. |
2592. |
|
|
|
|
|
f. |
Tritehyperboleon. |
2916. |
|
|
Differenza 156, sua metà 78; serue per la corda Enharmonia.
|
e. |
Nete diezeugmenon. |
3072. |
|
Qual siano le
corde stabili,
quali le mobili, & le non in
tutto stabili
ne in tutto mobili.Primamente l'estreme corde di qual si voglia Tetracordo in ciascun genere & spezie d'hatmo
nia, sono sempre le medesime come sapete, & per ciò son dette stabili: doue quelle che hanno
facultà di mutare il Diatonico in Cromatico, ò in Enharmonio & così per il contrario, son
dette per la instabilità loro, mobili; & quelle che sono comuni à due generi come le Trite & le
Parhypate, che vengano l'istesse nel Diatonico che nel Cromatico, son dette in tutto stabili
ne in tutto mobili. quelle corde adunque che hanno facultà di mutare il Systema di Diatonico
in Cromatico, sono le Terze di cascun Tetracordo. l'occasione adunque, che indusse gli an
tichi Musici à lasciare nel Tetracordo Hyperboleon, tra la Trite, & la Paranete quel si fat
to spatio piu che vn'altro, fu tolta di qui. Aggiunsero al numero che dinota la Paranete Dia
tonica, la metà della differenza che si troua tra essa & la Nete dell'istesso Tetracordo, che è 144
sendo il tutto (come in esso hauete possuto vedere 288. la qual metà aggiunta insieme secondo
che io ho detto, con 2592, fra 2736; & con tal numero segnarono in quel Tetracordo la Para
nete Cromatica; lascuando alle altre corde gli istessi numeri & positure che nel Diatonico, come
appare nell'essempio; & così fecero negli altri Tetracordi.
Aa. |
Netehyperboleon. |
2304. |
g. |
Paranetehyperboleon. |
2736. |
f. |
Tritehyberboleon. |
2994. |
e. |
Netediezeugmenon. |
3072. |
Hora perche la principale differenza che è dalla Distribuitione Diatonica & Cromatica, alla
Enharmonia; consiste nella positura della seconda corda di ciascun Tetracordo; per notarla
adunque, aggiunsero al numero con il quale segnauano la Trite Diatonica che è l'istessa della
Cromatica, la metà della differenza che si troua tra essa & la Nete Diezeugmenon; che è 78 fen
do il tutto 156 come hauete possuto comprendere, la qual Trite nell'Enharmonio poi, su no
tata con questo numero 2994. & le altre con gli istessi secondo che quì si vedano descritte.
Tetracordo Hyperboleon dell'antico Enharmonio.
Aa. |
Netehyperboleon. |
2304. |
g. |
Paranetehyperboleon. |
2916. |
f. |
Tritehyberboleon. |
2994. |
e. |
Netediezeugmenon. |
3072. |
Et l'istesso osseruarono in tutti gli altri Tetracordi, per ridurgli di Diatonici in Cromatici, &
Enharmonij; & la medesima differenza che si troua tra linea & linea de tre primi Monocordi,
si troua tra numero & numero di questi vltimi. Vengo hora à trattare de Tuoni, & modi degli
antichi Musici; & laciando da parte per non esser lungo e tediosi, l'openioni di tutti gli altri
scrittori che molte & diuerse sono, quanto al numero, nome, & sito loro; vi ragionerò sol oin
page 51
torno alle tre piu famoese. la prima delle quali sarà degli Aristossenici, de Tolomaici la seconda,
Tuoni
secondo Aristosseno esser 13.
Aristide Quintiliano, Briennio nel I. de
tre suo libri.
Emanuel Briennio, nel primo al 7. capo.
Euclide nell'Introduttorio.
e per terza torremo quella de Boehiti. fu adunque di parere Aristosseno, secondo però che ci
racconta Aristide Quintiliano, Briennio, & Euclide nell'Itroduttorio chefa di Musica, dato
però che egli sia suo; che i Modi douessero essere tredici, & non sette, ò otto, ò altro minor nu
mero che auanti lui si hauesse cognitione. imperoche, nel considerare quelli de quali fecero
mentione ne' suoi tempi & auanti molti honorati scrittori; & dopo oltre alli altri Tolomeo, &
Boethio; e trouando tra il Lydio, & il Mixolydio; & tra l'Hypolydio, e'l Dorio, la distanza di
vn minore Semituono & Lemma, andò per mio auuiso, dentro à sè così discorrendo. Si come
dall'inacutire, & ingrauire il Systema per vn minore Semituono, nasce tra essi Modi sensibile
& apparente differenza di affetto, ò almeno piu in quello che in questo è l'operatione secondo
la natura sua efficace; quanto maggioremnte la douerà fare l'intera metà del Tuono? e trouandosi tal varietà d'harmonia &
d'affetto tra li sudetti Modi, per qual cagione non sarà an
Consideratione dell'Atore. cora in qual si vogliano altre corde distanti vna dall'altra per vn sì fatto interuallo?& con tali ragioni tra sè stesso argumentando,
diuise i cinque Tuoni & i dueSemituoni minori, che in sè contiene la spezie del Diapason, che serui
ua al Modo Dorio, in dodici parti vguali; & à ciascun termine di
esse parti che tredici vengano à essere sendo dodici gli inter
ualli, constituì la Media d'vno di essi Tuoni; nominan
dogli & disponendogli nella maniera, che si veda
Tolomeo riprende Aristosseno di piu
cose. nel primo al capo 9.
& 12. nel secondo al capo 9.&11.
no nell'essempio, che segue appresso notati.
Dalle parole del qual Musico & Filo
sofo nobilissimo, prese occasio
ne Tolomeo di piu cose riprenderlo; tra le
quali ve ne
sono
tre di qualche consideratione; & per ciò
raccontare ve le voglio, & far pro
ua appresso di leuargli
tal calunnia da
dosso.
page 52page 53LA prima è intorno la Distributione delle corde; la seconda circa la diuisione del Tuono in
parti vguali; & la TErza & vltima intorno la quantità de modi. Dice adunque Tomoleo così.
Se vna corda corda per essempio che sia tesa sopra vna piana superficie; si diuiderà la sua metà con il
compasso in dodici parti vguali; chiara cosa sarà, che dalla quantità del suono che il tutto con
la metà contiene il quale vna Diapason viene à essere, maggior parte ne conterrà l'ottauo, e'l nono
spatio, che non farà il primo & il secondo. con il qual modo di misurare si verrebbe à tale chi
andasse troppo in lungo, che vna delle vltime parti conterrebbe quattro, cinque, & piu tanti della prima & seconda. ne per
altra cagione si vedano come ho detto, nel manico del Liuto & Viola a' arco andare i tasti loro ristringendosi & l'vno all'altro
maggiormente auuicinandosi, quanto il suono dell'istessa corda fatta piu corta va inacutendosi. perche vna corda tesa sopra
vna piana superficie, che fusse per modo di essempio lunga vn braccio; si hauerebbe l'ottaua di se piu
acuta, dalla sua metà che vn mezzo braccio sarebbe, ciascuna volta che ella fusse percossa insieme con il suo tutto, ò con vn simile; & essendo lunga due braccia, la Diapason di se piu acuta
ne conterrebbe vno, & quattro la piu graue. mediante la qual Dimostratione che ne fa Tolomeo
pare che gli habbia come per prouerbio si dice, ragioni da vendere; ma il fatto non istà così. au
Aristossenodifeso dallo
Autore. uenga che Aristosseno non intese ne disse mai, che i tasti si hauessero à distribuire, come per modo di essempio si è detto nel manico del Liuto, dopo l'hauer prima diuiso in dodici parti vguali
la metà di tutta la lunghezza della corda & linea. imperoche molto bene (secondo che vi ho
dimostrato) sapeua Aristosseno, d'hauere à distribuire in parti vguali la qualità del suono, &
non la quantità della linea, corda, & spatio: operando allhora come Musico intorno al corpo
sonoro, & non come semplice Matematico intorno la continua quantità. & così volle che il pri
Modo di mettere i tasti giusti al Liuto &:
& Viola.
mo tasto solo occupasse la nona parte dell'intera sua metà, ò vogliamo dire la diciottesima del
tutto; & il secondo, la nona parte di quello che era auanzato all'istessa prima metà dopo l'hauerne tratto il primo Semituono;
& che il terzo tasto occupasse parimente la nona parte di quello
spatio che era rimasto alla metà della corda dopo l'hauerne tolto il primo & secondo Semituono; ò pur vogliamo dire la decima ottaua del tutto, & così li altri per ordine. intendendo sempre con la conditione detta di sopra; cioè che la metà della corda si ha da prendere, non in quel
putno doue terminò la prima volta che ella fu in due vguali parti diuisa, ma doue terminaua
dopo l'hauerne tratto quella quantità di Semituoni che era occorso. E tale come ho detto altra volta, è la regola da osseruarsi nel volere distribuire giustamente i tasti à quelli strumenti che
gli ricercano, come il Liuto & la Viola d'arco & altri. lo riprende in oltre, che il Tuono non si
possa diuidere in due parti vguali; & ciò gli vuole prouare demostratiuamente in questa si fatta
maniera dicendo. il Tuono è contenuto tra le 18 & le 16 vnitadi, tra le quali non entra in mezzo altro numero che il 17; il
quale considerato come diuisore del Sesquiottauo, viene a diuederlo in parti disuguali; imperoche maggior parte è quella che
è contenuta dalla Sesquidecimasesta, che non quella che contiene la Sesquidecimasettima, vn si fatto interuallo.289.288.la
onde ne segue necessariamente, che non si possa diuidere il Tuono in due parti vguali. della qual
cosa non è huomo così d'ingegno tardo, che secondo però la facultà aritmetica, ne dubiti. ma
non così disse, ne intese Aristosseno; ma si bene nella maniera che vi ho dimostrato particolarmente nel mettere i tasti al Liuto, nella quale si può veramente diuidere ciasucno interuallo musico in quante parti vguali
si voglia, non altramente che con il mezzo del Monocordo; perche in
quel atto è considerato dal Musico il suono, come qualitatiuo, & non come quantitatiuo, se
bene Daniel Barbaro sopra Vitruuio la intende per l'opposito; & la DImostratione di TolomeoAl capo
quarto de lquinto.
è la medesima; che dicesse, che tra termini minori del Diapason, non si possa col mezzo de numeri accomodare alcun'altro interuallo;
nulla dimeno, tra l'Hypate & la Nete, vi è pure oltre alle
altre corda, la Licanos & la Paramese, che danno alla parte graue la Terza & la Quinta, & all'acu
Comparationi.
ta la Quarta & la Sesta; & cosi parimente tra F faut & f faut del Liuto, vi è pure (oltre al Tuono
in due vguali parti diuiso) la h mi che la separa in due pari portioni come è detto: oltre che di
due corde lunghe ciascuna due braccia che siano tese all'vnisono, tutte le volte che se ne prenderà da vna (diamo per essempio) vn braccio & mezzo, & dall'altra tre Quarti, sonate insieme tali portioni ne daranno indubitatamente l'ottaua. Circa poi il numero de Tuoni, quello che di
sopra ne habbiamo discorso in persona d'Aristosseno è tanto chiaro da per sè, che non ha conà
tradittione alcuna.
STR. Sta tutto bene, ma chi è quello che ci persuade à credere, che al tempo
di Aristosseno
fussero in vso que modi distanti vno dall'altro per vn minore Semituono come hauete detto?
BAR. Aristotile in proposito di Dilosseno, il quale come intenderete appresso, fu autore
del
Modo Hypodorio vltimo à ritrouarsi, & Tolomeo nel Decimo capo del secondo, mostra gl'interualli che tra di loro seruauano secondo la constitutione de gl inuentori di essi.
STR. Marauigliomi adunque di Tolomeo, che così arditamente scriuesse contro di Aristos
seno; sapendo quanto volumi haueua scritto dell'Aritmetica facultà, & del valore che egli era
no; sendo stato in oltre non solo scolare d'Aristotile & concorrente di Teofrasto; ma da Xenofa
ne Nobile Pitagorico haueua tutta la dottrina di Pitagora apparata: oltre all'hauere come mo
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strato mi hauete grandemente il torto.
BAR. Non è puno da marauigliarsi di ciò, sendo l'istesso occorso tra molti altri. Qual maggiore può dirsi, di quello che prima Aristotile nelle cose attenenti alla filosofia, scrisse contro il diPlatone, ripreso da Aristotile.
uino suo precettore Platone, mentre che egli ancora viueua. vero è che questi, come amico della verità, volle (come à filosofo conueniua) hauere piu rispetto à essa, che al suo maestro, & à
Socrate aprresso. Scrisse ancora Tolomeo contro l'openione che hebbono i Pitagorici delle DiaNel capo 24,
del terzo degli elementi Musici.
pasondiatessaron; il parere del qual Tolomeo, è con viue ragioni da Iacopo Fabro Stapulense
confutato.
STR. L'è veramente così; ma vediamo di gratia vn'altra cosa intorno la Distributione de
Tuoni d'Aristosseno, la quale mi fa grandemente dubitare.
BAR. Dite qual sia.
STR. Voi di sopra dicesti, che Aristosseno diuideua in sessanta particelle vguali il Tetracordo; delle quali parti nel suo Diatonico Incitato, daua dodici al primo & piu graue interuallo,
ventiquattro à quello di mezzo, & il rimanente all'acuto. di maniera che il Semituono non veniua à occupar l'intera metà del Sesquiottauo e Tuono, ma qual cosa meno.
BAR. Così è veramente.
ST. Hora sendo per modo dl'eesempio, nelle spezie del Diapason che si troua tra E la mi &
elami; due Tetracordi separati dal Tuono della disgiuntione; ciascuno de quali veniua à contenere sei di essi modi che il
numero di dodici faceuano; quello poi che diuideua in due parti vguali il detto Tuono della disgiuntione, che il Ionico veniua à essere; era forza che ciascuno degli
estremi suoi contigui, si trouassero piu da esso lontani, di qual si vogliano altri insieme annessi.
BAR. Mi piace il vostro dubitare si fatto, per vederlo molto vicino al sapere: ma deuete in
torno à ciò auuertire, che Aristosseno non diuise in tal maniera vn membrio & poi l'altro, ma come ho detto, il corpo insieme del Diapason. per la qual cagione si vi si ricorda delle formate parole che io vsai di sopra
in proposito delle sue Distributioni, elle furono conditionate sempre;
cioè dissi, Diatessaron conforme à suoi disegni.
Quinte, &
Quarte alterate nelle distribuitioni
d'Aristosseno.
STR. Adunque si trouano ne suoi Systemi, le quinte diminuite, & superflue le quarte come
nel Liuto? & così parimente tra questo & quello per relatione?
BAR. Signor si, comparate però à quelle che non son contenute dalla Sesquialtera & dalla
Sesquiterza, assegnateci da Pitagora per vere forme loro.
STR. O questo mi par bene vn'inconueniente non punto degno d'Aristosseno; hauendo egli
distribuite le corde de suoi Systemi in maniera, che cnontinouamente si habbia da loro le QUinte
& le Quarte fuore della vera proporzion loro.
Cantare d'hoggi è poco disforme dalle
distribuitioni d'Aristosseno.
BAR. Non correte così à furia à riprendere Aristosseno, perche io son qui per
difenderlo bisognando, da tutti quelli che dire gli volessero contro; per esser egli stato veramente vno de maggiori giuditiosi & dotti
Musici, che mai habbia hauuto il mondo. ma attendete di gratia. Come credete voi che si cantino hoggi gli interualli consonanti? dico da piu eccellenti cantori &
di purgato vdito che si trouino?
STR. Credo che si cantino drento le vere proporzioni loro, ancora che gli artifitiali struZarlino al capo 45. della
2. parte delle Institutioni.
menti, come mi hauete sensatamente fatto vedere, gli suonino chi piu & chi meno da esse
lontane.
BAR. Quale è quello che ha gli interualli consonanti piu alla perfettione vicini, il Liuto,
ò
lo Strumento di tasti? intendendo al presente essere la perfettion loro nelle già dette forme.
STR. Il Liuto.
BAR. Se io vi fo toccare con mano, che si canti hoggi circa la perfettione degli interualli,
non meno imperfettamente che si suoni, che direte voi?
STR. Questa mi sarà vna delle piu nuoue cose, che mai mi fusse saputa imaginare; ne la
posso
credere in modo alcuno.
BAR. Hora notate. Concedetemi voi nel genere Diatonico che è in vso hoggi, si canti ciascuno interuallo musico, sempre d'vna istessa misura? & che la Terza maggiore per le ragioni
dette di sopra, sia consonante, & dissonante il Ditono? & che lo spatio & contenuto del Tuono,
sia minore del Sesquiottauo vn mezzo de nostri Commi in circa?
STR. Le ragioni da voi di sopra addottemi in questo proposito, mi conuincano à credere
&
dire che si.
BAR. Sendo adunque vero, è di necessità che qual si voglia Quarta venga
sempre nell'esser
cantata secondo l'vso di questa moderna prattica, superflua, & diminuita ciascuna Quinta: &
ciò vi prouo in questa maniera. Noi per modo d'essempio, ascendiamo cantando, di C faut
in F faut; il quale interuallo dico allhora essere vna Quarta superflua. perche ascendendo poi
d'iui in G solreut con vno spatio minore del Sesquiottauo di quanto si è detto, ne seguirebbe che
da C faut à G solreut si trouasse vna Quinta talmente diminuita, che ella fusse dissonante; per
eccedere la Sesquialtera la Sesquiterza, d'vn Sesquiottauo e Tuono come sapete.
STR. Non nego io che la Sesquialtera non ecceda la Sesquiterza d'vn Sesquiottauo; ma si be
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ne che C faut si troui in tal maniera cantando, lontano da G solreut per vna Quinta imperfetta.
imperoche di quanto du superflua la Quarta che si cantò come hauete detto da C faut, in F faut,
di tanto può molto bene essere diminuito il Tuono che è tra F faut & G solreut; come voi pur
dianzi dicesti nel considerare la Quinta nella vera sua forma composta d'vna Quarta super
flua & d'vn Tuono diminuito; & così ventre tra esso C faut & G solreut, à contenere vna perfet
ta Quinta dentro la proportione Sesquialtera.
BAR. È vero che io dissi quello che dite; ma in quel lougo, la superfluità
della Quarta, fu
vguale alla scarsità del Tuono, il che quì non auuiene; oltre che quando fusse vero quello che
dite, che non è in modo alcuno, ne seguiterebbe che ascendendo poi di G solreut in c solfaut, con
vna Quarta dell'istessa misura della prima, non si trouasse tra esso & C faut vna perfetta & consonante Diapason; la qual cosa nelle maniera che si canta hoggi è impossibile: ò veramente essendo tale, sarà di bisogno cocnedere, che d'altra proporzione & misura sia la Diatessaron che
sicanta da G solreut in c solfaut, di quella che fu prima tra C daut & F faut; il che non è conueniente dire in modo alcuno. ne segue adunque necessariamente contro il comun parere, che
le Quinte si cantino hoggi diminuite, & superflue le Quarte dal vero loro essere; per lo che (secondo che io dissi) si viene
dall'Ottaua in poi, à cantare qual si voglia altro interuallo fuor della vera sua proporzione; & conseguentemente dissimili
da quelli che son contenuti da Senario, &
dal Syntono; quantunque l'vniuersale gli approui per perfetti & se ne satisfaccia interamente
(per non hauere vdito i veri) e tortosi da qual sia speranza di potergli migliorare. potrebbesi ancora dire, che gl'interualli
quali si cantano hoggi, fussero mediante l'inegualità de Semituoni,
iu conformi & simili à quelli che si trouano nel temperamento dello Strumento di tasti, che
tra quelli del Liuto. dicoui in oltre, che con piu gusto è vniuersalmente intesa la Quinta secondo la misura che gli dà Aristosseno, che dentro la Sesquialtera sua prima forma. nè da altro credo veramente ciò auuenga, che dall'hauerci il mal vso corrotto il senso: imperoche la Quinta
dentro la Sesquialtera, non solo pare nell'estrema acutezza che ella può andare, ma piu tosto che
ell'habbia vn poco del duro per non dire (insieme con altri d'vdito delicato) dell'aspro. doue
nella maniera d'Aristosseno pare, che che quella poca scarsità gli dia gratia, & la faccia diuenire piu
secondo il giusto d'hoggi, molle & languida. ne altro credo io come ho detto che ciò auuenga.
che dall'essere assuefatti vdirle del continouo sotto tal forma ò simile: dal che si traue vn'importante & efficace argumento, da persuaderne quello che poco di sotto al suo luogo intenderete;
cioè che si sia imparatodi cantare questo modo da gli Strumenti di corde, & particolarmente
da quelli che non hanno come il Liuto & la Viola i tasti.
STR. Questa mi è stata tanto cara & nuoua cosa, quanto altra ne
habbia mai in questo genere vdita; però seguite di gratia.
BAR. Hora considerate da questo solo abuso, l'imperfettione della Musica de nostri tempi;
& di quanto l'vniuersale s'inganni, & quanto male ageuolmente possa la verità dele cose cono
Auuertieùmento.
scere, & quanta poca cognitione habbia della vera musicia; noh hauendo sin al dì d'hoggi conosciuto ne anco la grandezza, non che la qualità & natura degl'interualli cantabili & vdibili,
che sono i semplici suoi elementi & principij. le qual cose, insieme con tutte le altre alla professione della Musica appartenenti che molte sono, intese Aristosseno & la piu parte degli antichi
Musici suprema eccellenza; oltre al non importar cosa del mondo la perfettione & imperfettione degl'interualli, al modo di cantare di quei tempi, per non seruirsene (come intenderete)
nella maniera che vsiamo noi. la qualità de quali interualli, si possano ancora considerare comeZarlino
nel
capo 3. della
quarta parte
de%lle sue institutioni dice,
che Aristosseno fece 15.
modi, & nel
capo 16. della 2. disprezza senza alcuna ragione le
sue Distributioni.
io dissi per relatione di acutezza & graità, tra l'vna & l'altra constitutione d tredici modi che
egli fece (& non quindici come hanno altri deto) nel comparare questa à quella corda: come
per essempio la Peossambanomene del Systema del Tuono Frygio, dico essser piu acuta per vna
scarsa Diapente di quella dellìHypodorio; ò vogliamo dire, che la Mese del Systema dell'Hypolidio, sia piu acuta per vna superflua Diatessaron di quella del Frygio.
STR. Ho molto bene inteso, & resto del tutto appagato; ma ditemi per qual cagione si
tolleri la Quinta scarsa, & la Quarta diminuita; & non per il cotnrario la Quinta tesa, & la Quarta
rimessa? & appresso perche l'Ottaua non patisca alteratione, in questa, ne in quella parte?
BAR. Di già vi ho detto, che la Quinta rispetto al mal'vso, quando ella è
nella sua vera for
ma, ci si rappresenta all'vdito piu tosto vn poco acuta (per non dire come altri, noiosa) che
altramente; hora pensate quanto piu ella diuerrebbe tale, col tenderla maggiormente di quello
che la contiene la Sesquialtera sua proportione: oltre che nel sonare & cantare d'hoggi, non
posano per la ragione che vi ho dimostrato, venire in altra maniera che in quella che hauete di
sopra veduta. donde nasca poi che l'Ottaua non si comporti ne diminuita ne superflua, auuie
ne non solo dalla sua perfettione, ma dal comporsi di essa presa piu volte vna consonanza della
istessa qualità; & alterando due di esse nell'acuto ò nel graue, congiunte poscia insieme, gli estre
mi si farebbono intollerabili: la qual cosa all'altre consonanze non accade, per non comporse
ne di esse altro che dissonanti interualli; & come si fatti, non viene compresa dall'vdito quella
poca differenza che si troua tra di loro così facilemnte.
page 56
.
STR. Mi hauete largamente sadisfatto, però seguite l'incominciato ragionamento de
Tuoni, secondo il parere degli Aristosseni.
BAR. Da seguaci del detto Aristosseno, fu à suoi tredici modi
aggiunteuene due altre verso
l'acuto; l'estreme note delle Diapason de quali, veniuano verso quella parte fuore del Systema orNel nono &
vltimo libro
doue tratta
della musica.
dinario; per la cui cagione sono stati dopo da molti confutati; di che fa particolare mentione
Martiano Cappella. imperoche considerarono che l'gumana voce si distingueua in tre parti,
cioè graue, acuta, e media; & che il numero di tredici non ben poteua distribuirsi in tre vguali portioni, & però ne fecero sin'al numero di quindici. dando nome di principali à cinque
di mezzo
Nel libro 2.
capo decimo
del Glarano,
col testimonio d'Apuleio nel primo
de floridi.che sono il Dorio bellicoso, il Hyastio verio, il Frygio religioso, l'Eolio semplice, & il Lydio
querulo; & du Plagij à cinque piu di questi graui, dinotandogli con tali nomi. Hypodorio, Hypoyastio, Hypofrygio, Hypoeolio, & Hypolydio; & i cinque piu di quelli acuti gli dissero Autentici, distinguendoli così. Hyperdorio, Hyperiastio, Hyperfrygio, Hypereolio, & Hyperlydio. per il qual ordine, i principali veniuano piu acuti de Plagij per va Diatessaron, & per
vno interuallo si fatto, si trouauano sotto gli Autentici. di maniera chedall'Hypodorio all'Hyperdorio, era la distanza d'vna minor Settima, ò vogliamo dire cinque Tuoni, ò diece Semituoni che tanto importa secndo però l'vso d'Aristosseno: fauorendo molto questa loro intentione, l'hauer trouato gli estremi de tredici che lui fece, rispondersi per ottaua, & non per Settima
con quelli di Tolomeo; il piu acuto de quali detto Mypermixolydio, non era altro che il replicato dell'Hypodorio; l'istesso fecero adunque all'Hypoiastio, & all'Hypofrygio, con inacutirgli
per vn'Ottaua: formandone di essi l'Hypereolio, & l'Hyperlydio acutissimo; i quali veniuano
ordinati & disposti nella maniera che qui di sotto nella Dimostratione si vedano da nomi loro
distinti. Venne dopo questi Tolomeo, l'ordine & parere, del quale per esser molto artifitioso &
difficile à bne intendersi, riserberemo per vltimo à dimostrare;: però diremo prima come meno
difficile, quello che ne sentisse Boethiuo: il quale fu di parere, ancora che tale openione fusse
stata prima da Tolomeo confutata, che i Tuoni fussero otto; & volle in oltre che il
particolare Systema di ciascuno caminasse dal graue all'acuto, per l'istesso ordine & gradi & con gli istessi nomi di corde, che caminaua il naturale &
comune; che è qello che serue al modo Drio: facendo il Frygio
piu di esso acuto vn Tuono, & il Lydio piu del Frygio acuto
per vn simile interuallo. Volle in oltre, che i Plagij loro
si rispondessero per vna Diatessaron nel graue, che
il Mixolydio fusse piu del Lydio acuto vn
Semituono, & che l'Hypermizolydio
rispondesse per Ottaua all'Hypodorio, ad imitatione di quelli di
Aristosseno;
ordinandogli, & disponendogli poi, nella manier.
ra, che quì di sotto si vedano nella DImostratione da nomi loro
distinti.
page 57page 58
page 59NELLA qual Dimostratione, si vede sensatamente ciascun minimo accidente che in essi
Tuoni sia da Boethio considerato; come per essempio. manifesta qual sia la spezie particolare
del Diapason di ciauscn modo, & doue collocata nel particolare suo Systema, e tra quali corde.
Nel capo 14
del quarto.
Si vede ancora quali siano graui o piu acuti l'vno dell'altro vn Tuono, detto da lui in
quel luogo Pagina; ò per vn Semituono, nominandolo allhora Verso. Vedesi parimente qual di
essi Tuoni sia la parte Destra, & quella la Sinistra; come la pRossambanomene segnata nell'Hy
permixolydio con l$, sia la Mese dell'Hypodorio segnata con l'istesso carattere; & che la nete
hyperboleon di questo notata con vn $, sia per il contrario la Mese di quello. vedesi in oltre il
Systema del Tuono Dorio, essere (secondo che egli dice) distante da quello del Mizolydio per
vna Diatessaron verso il graue, & per vna Diapente dall'Hypermixolydio: oltre à molti altri
& importanti particolari, che per breuità si lasciano di raccontare. non mancano con tutto questo delle dubitationi intorno
particolarmente à caratteri con i quali vsauano gli antichi Greci
segnare le corde de canti loro, le quali poco di sotto si torranno via; oltre che la Dimostratione
che si troua nel Testo di Boethio, non accorda in alcune parti circa l'acutezza & graiuità de Tuoni, con le parole che egli
le descriue. la qual cosa dubito grandemente che ella sa stata vna delle
Zarlino al capo 8. del 4delle Inst.
potenti cagioni, che alcuni poco diligenti per non dire giuditiosi, hanno arditamente detto,
& forse per comodo loro, che il Testo in quelo luogo è scorretto; il che è falso: ma è bene scorret
ta & mal concia la Dimostratione, mercè della poca accuratezza, per non dire come piu con
uerrebbe, intelligenza, di quelli che in Venetia l'anno 1491, si pigliarono curadi stamparlo.
al qual numero di Tuoni si attenne facilmente Boethio per consiglio di Alypio, quantunque
non ne faccia menitone; trouando in esso come al suo luogo mostreremo, i caratteri da segnare
distintamente le corde di ciascuno di essi otto modi; oltre al vedere con i setti soli, non hauere
occupato com'egli dice, tutte le quindici corde del Systema; & questo basti per hora intorno
l'intelligenza de Tuoni secondo la mente di Boethio. Per bene intendere adesso l'ordine & il
numero di quelli secondo il parere di Tolomeo; ripigliando vn poco da lontano il ragionamen
Nel secondo
degli harmonici al terzo.
to, così dico. Fu appresso gli antichi Musici Greci, secondo l'autorità dell'istesso Tolomeo; ri
ceuuta per la prima delle sette spezie del Diapason loro, quella che è contenuta dalle corde h
mi & h mi; & per la prima spezie delle quattro che haueuano delle Diape$e, accettarono quella che si troua tra la corda di
Elami & quella di h mi; & per la prima della Diatessaron dello
Aristosseno
nel fine del
terzo degli elementi.
tre che erano, tolsero quella che contengano le corde di C faut, & di c solfaut; dissero essere
la Terza tra D solre & d lasulre; la Quarta tra Elami & elami; la Quinta tra F faut & f faut;
la Sesta tra G solreut & g solreut; & la Settima & vltima veniua necessariamente à essere conte
nuta tra la corda alamire & quella di A a lamire. le tre altre spezie del Diapente & le due del
Diatessaron erano quelle, che ascendendo per gradi congiunti verso l'acuto, andauano seguen
do l'ordine delle prime proposte, secondo che si vedeno in questo essempio notate.
Ordine
delle
consonanze secondo i Greci. Tolomeo
nel capo quinto del 2.
I Latini dopo questi, riceuerono per la prima spezie del Diapason, quella che si troua tra Aa la
mire & alamire; per la prima della Diapente, quella che è tra h mi & Elami; & per la prima
della Diatessaron, quella che è tra h mi & Elami; seguendo le altre spezie discendendo per gra
di congiunti; e tale fu l'ordine degl'interualli loro; se per essi vogliamo intendere quello che ne
ha scritto Boethio & l'essempio è questo.
ordine delle
consonanze secondo i latini.
Boethio nel
capo 13. del
4. recitate dal
Zarlino al contrario nel capo 13. del terzo delle sue
institutioni.
22345671234123
page 60
Et quantunque alcuni habbiano creduti & detto, che elle procedano al contrario di quelle de
Greci, dubitando forse che Boethio non hauesse inteso in qual maniera potesse seruire le spzie
del Diapason piu graue al Tuono piu cuto, & la piu acuta al piu graue; mostreremo loro non
Il Zarlino è
di contrario
parere nell'istesso luogo.
essere così. bene è vero che Boethio nell'ordine del numerare e consonanze, pare ad acuni non
tenesse conto di nominare la Semidiapente che si troua tra F faut & h mi, per la Quarta spezie
della Diapente; nel qual proposito ha del verisimile & del ragioneuole, che Boethio intendes
se, che l'Hypate Hypaton, douesse rispondere per Ottaua con la Tritesynemmenon; perche cia
scuno suo Tuono come hauete potuto vedere nella Dimostratione, comprende l'vno & l'altro
Systema; oltre al nominare le dette spezie applicate da noi alla moderna prattica proceden
do dall'acuto al graue, per quest'ordine, mi, mi. la, re. sol. vt. & fa, mi. anzi fa, fa intese egli
indubitatamente nel suo grande intelletto, sono stati altri de moderni, che hanno chiamata questa tale spezie della Diapente
col nome di seconda, se bene Boethio la chiamò Quarta, & altri altra, secondo i varij disegni loro: dicendo la prima spezie
del Diapason essere tra A re & alami
re; la prima della Diapente tra D solre & alamire; & quella del Diatessaron, tra esso D solre &
G solreut; seguendo le altre spezie per gradi congiunti verso l'acuto; & altri hanno detto altra
mente secondo che bene gli è tornato senz'addure per testimonio del vero null'altra cosa che
l'openioni loro; e tutti dicono hauere imitato Boethio: il Testo del quale è forza che di quella
stampa, con tutta la diligenza vsata vederla e di Basilea, e di Parigi, & la di sopra nominata, non
sia venuta à nostra notitia; oltre hauerlo ancora veduto in penna in diuerse famose librerie.
STR. Per qual cagione non vollrero gli antichi Greci, accettare per la prima spezie del Diapason, della Diapente, & della Diatessaron loro; quella che comincia nella grauissima Prossambanomene, accettata dopo (secondo il parere di acluni) da Latini si come hauete detto?
BAR. Non ho mai detto che i Latini accettassero per la prima spezie di alcuna consonanza
loro, quella che comincia nella Prossambanomene; sono pure altri di tale openione, la quale
non so doue fondata; ma dico bene, che si voi osseruerete l'ordine delle spezie delle consonanze secondo il parere de Greci, trouerete che elle conuengano con quelle de Latini.
STR. Non sò in qual maniera questo possa stare, auuenga che voi dite essere la prima spezie
del Diapason di questo, quella che si troua tra A a lamire & alamire, & di quella tra h mi & h
mi; oltre che quelle de Greci cominciandosi dal graue vanno per gradi congiunti procedendo
verso l'acuto, & quelle de Latini partendosi per il contrario dell'acuto vanno verso il graue.
Ordine delle consonanze secondo i Greci & latini essere l'isstesso.
BAR.Sta tutto bene; hor auuertite di gratia. Nella Dimostratione che appresso vedrete de
Tuoni secondo la mente di Tolomeo, la spezie del Diapason che si troua tra h mi & h mi, pre
sa da Greci per la prima & che serue al Tuono Mizolidio, batte à corda in quella che nel modo
Dorio fu parimente da Latini per tal nome conosciuta, & così le altre per ordine. di maniera
che elle conuengano molto bene insieme; & quella poca differenza che è tra esse, quanto alla
grandezza dell'interuallo; non da altro nasce, che dalla diuersità de fini loro nell'applicare questa & quell'altra spezie
del Diapason vno ò vn altro Systema. potrebbesi ancora considerare le
due estreme corde di questo tal Diapason, seruire al Modo Hypodorio; ma tra quelle però del
Systema del Dorio. Costumarono sempre gli antichi Musici Greci, cominciare à numerare le
corde de Systemi dall'acuto, venendo verso il graue: la onde dissero la prima spezie del Diapa
son esser quella che seruiua al Tuono Mixolidio, & le altre per ordine discendendo; & così pari
mente fecero delle altre spezie delle consonnanze loro. la cagione poi che non accettarono per la
prima spezie del Diapason & delle altre consonanze , quelle che cominciano nella grauissima
corda Prossambanomene, fu per non interuenire in alcun genere d'harmonia & diuersa Distri
buitione di spezie, ne tra le corde stabili, ne tra le mobili de Tetracordi loro; oltre all'esser vltima
nel numerarle. & quantunque ella come si è detto, non interuenga ne tra le corde che racchiu
dano & che sono racchiuse ne Tetracordi, non per questo è che ella non sia stabile in ciascun Sy
stema maggiore & perfetto, per la ragione che si dirà di sotto. & per piu oltre dirui, non solo
questa corda fu l'vltima aggiunta alla Cithara, ma dopo che elle furono ordinate & distribuite
in Tetracordi; & le cagioni della sua aggiunta furono due ò tre di non molto rilieuo. la prima
delle quali non da aoltro deriuò, se non per che la Mese venisse nel mezzo di esso Systema secondo
che suona il suo nome; senza l'aiuto della quale in quella parte, era ciò impossibile. fu la secon
da caigone, perche l'estrema corda acuta con l'estrema graue, risonassero per vna Disdiapason
& Quintadecima; à ciò non gli m
ancasse alcuno degli interualli reputati da loro per conzonanti;
& che la Mese con l'estreme si rispondessero per vna Diapason & Ottaua. Dissi cagioni di non
molto rilieuo, imperoche senza essa compariua nel Systema ciascuna spezie del Diapason per
l'istesso ordine & senza impedimento alcuno; & conseguentemente ciascun modo e Tuono, se
non perfettamente in atto quanto all'intere consitutioni loro, in potenza almeno circa la spe
zie del Diapason, il cui risptetto deue essere principal cagione, che doue la Lira & Cithara, che
l'istessa era appresso loro secondo alcuni migliori, haueuano in quelli primi tempi da Mercurio
(autore di essa) riceuuta solo con quattro corde, si agumentasse in processo di tempo, sin'al nu
mero di quindici.
page 61
STR. Sete adunque di parere, che la Lira & la Cithara, fusse l'istesso strumento
appresso gli
antichi Musici Greci, & Latini.
BAR. Non ne ho quasi dubbio alcuno, per i molti rincontri d'autorità; ancora che PausaNel quarto libro. nia dica essere stata ritrouata da Mercurio la Lira, & da Apollo la Cithara.
STR. Questa vostra openione, la giudico molto contraria alla comune.
Zarlino nell'Istitutioni al
capo 3. & al 4
del 2. & nel
primo del 4.
BAR. Tengo per fermo che ci conscenderete ancora voi & qualunque altro che
hauerà patienza di ascoltarmi.
STR. A'me sarà gratissimo intendere tal cosa.
BAR. Vi addurrò breuemente le piu famosse autorità che io ho raccolte in fauore di
questa,
& quella parte; lasciando poi giudicare à voi & à ciascuno altro di sana mente, quello che piu
parrà à proposito, però attendete. Si trouano appresso i Greci, cinque nomi di strumenti musici tra li altri molti che hannoo in diuersi significati, che per quello si raccoglie scritti loro
pare che importino il medesimo: & questi sono, Lira, Chelyn, Cithara, Cethra, & Forminx.
Non è principalmente alcuno che dubiti, che Lira & Chelyn non sia l'istesso strumento; & che
In quanti modi sia stata data la Lira d$
Greci,
l'vno & l'altro parimente non sia il medesimo di quello che da Latimi fu poi detto Testudo. co
sì ancora vogliano, che Cithara & Cethra sia l'istessa cosa; chiamandola le piu volte con questa
voce il Poeta, & con quella l'Oratore. che la Forminx poi sia il medesimo strumento che la Cithara, è cosa chiara; auuenga che ciò afferma Suida, il quale così scriuendo dice. Forminx, cioè
Suida.
Cithara. appresso, Homero nell'Odissea racconta, che hauendo il ministro del conuito, data
la Cithara à Femio, soggiugne queste parole. Certo costui Formison. doue Dydimo interpre
Homero. te dichiara Formison, cioè sonare con la Cithara. per il che, se noi dimostreremo hora, che laLira sia la medesima cosa che
la Forminx, non sarà dubbio alcuno, che la Lira sarà l'istessa della
Dydimo.
Cithara: il che Oratio ci può à bastanza insegnare. imperoche hauendo tradotto quasi parolaOratio.
per parola da Pindaro quella sua canzone che comincia, O Clio, qual'huomo, ò quale Heroe
Pindaro.
comincerai tu à celebrare con la tua Lira, ò con l'acuta Tibia? doue Pindaro in vece di Lira, dice così. A naxiphorminges. da che apertamente si conosce, che Oratio chiama Lira quella che
Pindaro disse prima Forminga: ma dalle parole dell'istesso Pindaro, questo medesimo si può facilmente raccorre. imperoche poco di sotto scriue così. Piglieremo la Lira. nel qual luogo Pindaaro, chiama Lira quello istesso
strumento che di sopra chiamò Forminga.
STR. Vo concedo che la Forminga fusse la medesima cosa che la Lira, ma non per questo ne sguirà, che la Lira fusse l'istessa cosa della Cithara; potendo facilmente essere nome
equiuoco.
BAR. Tralascio l'interprete di Pindaro, il quale in piu luoghi espone scambieuolmente Li
ra per Cithara; però che piu chiaramente questo istesso posso prouarui con autorità di piu gra
ui scrittori; & prima con l'autorità di Xenofonte, il quale in quel suo libro che egli scriue
Della cura famigliare, così dice. Quelli che prima imparano di sonare la Cithara, guasta
no la Lira. in oltre, Socrate appresso Platone dice, che Alcibiade imparò di sonare la Citha
Nel primo
Alcibiade. ra, & indi à poco, quella che di sopra haueua detta Cithara, chiama Lira: ma che vado ioraccogliendo argumenti in fauore di
questa parte, potendo con vn solo testimonio degno difede, & questo è Suida, farui tal verità vedere in viso; il quale vsa
queste parole. la Cithara è
Lira & cithara essere l'istessa cosa.
vno strumento musico, che altramente è detta Lira. puossi egli dire cosa piu piana & aper
ta di questa? hora vdite per l'opposito quello che io ho raccolto in fauore dell'altra parte, che
pare in certo modo che ci persuada il contrario. Platone nel Terzo della Republica dice.
La Lira adunque resta, & la Cithara vtile nella città, & la Siringa comoda nelle campagne
pastorali. Ateneo nel quarto libro verso il fine. Il Magade è strumento, come la Cithara,
la Lira, & il Barbito, & nel medesimo luogo, allegando d'vn certo Anassila, tolti d'vn ope
ra intitolate il manifattore delle Lire, due cita oltre à li altri nel quale con l'istesso ordine si
leggono parole che rispondano à queste. ma io Barbiti, Tricordi, Pettidi, Cithare, Lire, &
Scindassi sospesi hauea. Polluce nel libro quarto. di quelli adunque che si suonano, sarà la
Lira, la Cithara, & il Barbito. Platone in vn'altro luogo, che piu ci turba, parla sempre
Nel Dialogo
di Lachete.
della Cithara nobilmente, & per lo contrario della Lira ne tratta come strumento da tra
stullo & da giuovo. la onde pare impossibile à molti, che seondo la Cithara, come si è motra
to di sopra, l'istessa cosa della Lira, ne sia stato da tanti parlato nella miniera che hauete inteso.
nulla di meno con la sola consideratione della diuersità de'nomi con i quali vien da noi chia
mato il nostro strumento di tasti, si toglie facilmente via ciascuno scrupolo che approtare ci
potessro le parole di questi graui & famosi scrittori; il quale come sa ciascuno viene chiamato
da noi con il nome di Clauicordo, d'Harpicordo, di Clauicimbalo, di Spinetta, di Buonaccor
do, d'Harchicimbalo, & altro; solo per la diuerssa quantità & qualità delle corde & de registri,
e della grandezza & forma dello strumento; & pur nella sua essentia à l'istessa cosa l'vno che l'altro, & chi sa sonare questo,
suona parimente quello. non sarà alcuno ancora di sana mente, che
compar
ando vn suaue Grauicimbalo à vna Stridule Spinetta, non giudichi questa à comparatio
ne di quello, cosa da trastullo & da giuoco; & così ancora facendo comparatione d'vn Organo
page 62
dolce, sonoro & graue, à vn Reale acuto, roco & aspro, ò alle strepitose sordine, auuerrà l'istes
so. Si vede in oltre che la Viola da gamba, l'Arpa, & molti degli strumenti di fiato che tutto
giorno adoperiamo ne musicali graui & importanti concerti, vsargli ancora per trastullo ne balli & danze: ma tra li artefici
che gli esercitano in questa & in quella maniera, si può considera
re esser l'istessa differenza che mette Platone tra la dignità della Cithara, & il giuoco della Lira.
può molto bene essere ancora, che quando Xenofonte dice, che quelli che imparano di sonare
la Cithara, guastino la Lira; voglia inferire, che i fanciulli de suoi tempi nel volere imparare di
sonare la Cithara, si esercitassero prima nella Lira; come di forma piu comoda & ancora di suo
no conforme per la sua acutezza ò altro, à quella tenera età: & così per la loro inesperienza, ve
nissero in quelli principij, e e col plettro & con l'vgne à guastare le corde; non altramente di quel
lo che giornalmente occorre à nostri; i quali nel volere imparare di sonar l'Organo, ò vogliamo
dire l'Harpicordo, si esercitano le piu volte in vna Spinetta, ò in vn piccolo Buonaccordo; per
non aggiugnere l'estreme dita delle corte mani de putti di quella tenera età, à vn'Ottaua d'vno
strumento grande; & così si potrebbe ancor'hoggi con verità dire & per l'istessa cagione, che
quelli che imparono di sonare l'Organo, ò l'Harpicordo, guastino la Spinetta, & il Buonac
cordo. nel qual sentimento concorre ancora senza punto storcerla, l'openione di Pausa
nia quando dice, che Apollo trouò la Cithara, & Mercurio la Lira; auuenga che questo
la trovò nella sua pueritia, come strumento conueniente à simile età, & quello dopò l'esse
re fatto huomo: ò pur vogliamo dire essere stato attribuito ad Apollo l'inuentione della Ci
Nell'ottauo
della Politica.
thara, & à Mercurio della Lira, per distinguere la qualità delle persone. conuiene ancora
in questo nostro parere Aristotile, nel trattare della diuersità dell'harmonie, come appresso
intenderete, & dirouui al suo luogo qual differenza fusse realmente (se pure vi era) tra la Ci
thara & la Lira.
STR. Mi hauete grandemente sadisfatto; però piacendoui potete tornare donde vi togliesti, & seguire l'incominciato ragionamento intorno a Tuoni & modi degli antichi Musici Greci, secondo la mente di Tolomeo; & appresso scusarmi.
BAR. Vi dicea di sopra che gli antichi Musici andarono à poco à poco
augument
ando le cor
de della Cithara & Lira loro, fin'al numero di quindici; le quali distribuirono nella maniera che
si vedano ordinariam
ente nel Systema massimo & perfetto disgunto del modo Dorio; della qual
quantità per molti & molti anni, conoscendo essere comodamente arte à esprimere con effica
Prossambanomenos, quello importi.
cia qual si voglia humano affetto, si contentarono. Vi dissi in oltre che il significato del no
me della grauissima corda Prossambanomene vltima aggiunta al Systema perfetto, & vltima
ancora nel numerarle secondo l'vso de Greci, se ben prima quanto à Latini, & al modo d'hog
gi, importaua in quella lingua il medesimo che nella nostra vale, Aggiunta, & prersa di più ò da
vantaggio. il qual significato come ho detto, pare che ne auuertisca essere stato ciò fatto, non
per alcuna necessità; ma per propria eletione. la cagione poi che ella sia detta stabile in qual si
voglia Systema massimo & perfetto, nasce dall'istessa corrispondenza ch'ella ha del contunouo
in ciascun Genere & spezie d'harmonia, con la Netehyperboleon. la onde essendo la Nete sta
bile, che tale è la natura di tuttele corde estreme di qual si voglia Tetracordo, stabile ancora è
necessariamente la Prossambanomene; imperoche ella si troua continuamente da quella & dal
le altre stabili, distante di quanto si è detto. in oltre, il Systema massimo disgiunto, del quale
sen'ha l'essempio da infiniti scrittori, sono in esso come di sopra ho detto, tese le corde, secondo
il Tuono & modo Dorio. l'harmonia del quale fu piu di ciascuna altra reputata, approuata,
Harmonia
porta, perche
piu dell'altre
reputata.
& in pregio di ciascuno antico Musico, Poeta, & Filosofo. la qual cosa, s'io non m'inganno,
non da altro principalmente nacque, che dall'esser tese le corde nel suo Systema, secondo il
Tuono nel quale senza violenza comunemente si fauella. n può humana voce piu comoda
mente cantare tutte le corde d'vn'intero Systema, di quelle che son tese secondo esso modo Do
I platonici confutano le harmonie troppo acute & le
troppo graui.
rio. l'eccellenza di che ha cagionato che del continouo è stato addotto per essempio da ciascun
huomo famoso che della musica facultà ha scritto; la qual cosa degli altri non è auuenuta: ne
ci deuiamo marauigliare di ciò; auuenga che i Tuoni molto acuti, & quelli troppo graui, fu
rono da Platonici principalmente, nella bene ordinata Republica loro rifiutati; per esser quelli lamenteuoli, & questi lugubri;
& furono da essi riceuuti quelli solo di mezzo, si come anco
Rithmo, cioè
il ballo & il
mouimento
del corpo.
ra appresso di essi occorse de numeri & rithmi. l'openione de quali du poscia da Aristotile con
futata; dicendo egli, che l'harmonie rimesse non sono da disprezzarsi rispetto à gli huomini di
età; i quali per gli anni, non possano cantare l'harmonie tirate: le acute poi come la Lydia, concede à fanciulli, per partorire
in loro dice egli, à vn tempo medesimo e ornamento & discipli
Nel fine dell'ottauo della Politica.
na. da che si fa argumento quando altro incontro d'autorità non ci fusse di questo, che le Cantilene degli antichi erano cantate
veramente secondo il suono delle corde nelle quali si trouaua
Tolomeo.
no scritte del compositore di esse; & il contrario accade hoggi alle nostre. Si ha
particolarmen
Boethio.
te l'essempio del Systema del Tuono Dorio & non delli altri, in Tolomeo, in Boethio, nell'In
Guido Aret.
troduttorio di Guido Aretino, nella Teorica, & prattica di Franchino, nella musica del Glarea
Franchino.
no, nell'Institutioni harmoniche del Zarlino, & vltimamente nel Timeo di Platone ve n'è accen
page 63
nata la maggiore & migliore parte nella spezie Diatona Ditonica come sono tutte le altre det
Glareano. te; oltre alli altri molti luoghi d'altri autori: la spezie del Diapason del qual modo, è la quar
Zarlino. ta, che viene collocata secondo che io dissi, tra la corda di Elami & di elami; nel qual luogo
Platone.
Boethio messe quella piu di questa graue vn'interuallo Sesquiottauo, non per altro che per dar
Perche Boethio varij da
Greci le spezie del Diapason.
luogo al Tuono Hypermixolydio; la qual cosa non poteua fare se non con assegnare al modo
Dorio quella che Tolomeo assegnò prima al Frygio; ne quali due Tuoni parlauano continoua
mente le persone comiche e tragiche, & così parimente quella della Satira, al suono della Ti
bia nella scena del Teatro recitando i poemi loro. Sopra questo Tuono, ve n'erano tre piu di
esso acuti, e tre ne haueua sotto piu graui. i tre piu acuti erano il Frygio, il Lydio, & il My
Comiche,
e
tragiche persone recitauano i poemi loro sul suono
della Tibia. xolydio acutissimo; i quali andauano distribuiti con queste conditioni. inacutendo per vn'in
teruallo Sesquiottauo il Systema disgiunto ordinario, nel quale come ho etto si cantaua il mo
do Dorio ritrouato dal gran Thamira di Thracia, si haueua il Frygio; del quale fu inuentore
Marsia, à Masse che dire lo vogliamo, figliuolo di Hyanghi Frygio; & seguendo il parere d'A
ristotile, maestro del grande Olimpio. il qual Marsia fu il primo che sonasse il Piffero con i fo
Thamira
di
Tracia, ritroua l'harmonia Dorica. ri, non essendo auanti lui stati conosciuti; sonandone ancora due con vn sol fiato, & fu quel
lo parimente che prima di ciascuno mescolò il suono graue con l'acuto; al suono del quale stru
mento si cantarono poi l'Elegie con ordinato modo, si seruì assai il coro della Trtagedia del
l'harmonia Frygia, & così parimente della Lydia; per essere propria questa dell'irato & del
Marsia
troua
la Frygia. l'addolorato che stride; & quella, di colui che esulta di allegrezza: le quali furono da Socra
te repudiate, come atte ad introdurre affetti nell'huomo, non à esso conuenienti. per la qual
Nell'ottauo
della Politia.
cagione repudiò ancora l'harmonia Lydia & la Hyastia graue, come rimesse & proprie degli
ebbri; non quando sono infuriati, ma quando sono languidi: & la Dorica & la Frygia, come
Coro
della
tragedia quali harmonie
vsasse.
vtili alla guerra, concesse. Dico la spezie del Diapason del modo Frygio, ritrouarsi tra D sol
re & d lasolre, & che la sua Media sia necessariamente G solreut; doue quella del Dorio è ala
mire. inacutendo di nuouo il Systema per vn Tuono piu di quello che serue al modo Frygio,
si hauerà quello del Tuono Lydio; del quale fu Amfione inuentore; quantunque altri dichi
Amfione
inuentore dell'
harmonia Lydia.
Ne Peani. no Menalipide, & altri Torebo: & Pindaro vuole che Antippo primieramente nelle nozze diNiobe, fusse quello che insegnasse
l'harmonia Lydia. si costumaua in essa di cantare partico
larmente gli Epitalamij; & è quella che da Platone fu detta lydia intensa, à differenza forse
della rimessa sua plagia: la spezie del cui Diapason è contenuta tra C faut & c solfaut, &
la sua Media è f faut. Racconta Plutarco di mente d'Aristosseno, che il primo vso di questa
tale harmonia, nacque da vn certo Lugubre auuenimento; & che prima di tutti, Olimpo
Olimpo nella morte di p$
thone canta alla Tibia il modo Lydio.
nella morte di Pithone cantò su la Tibia versi funebri secondo l'vsanza Lydia: della quale Pla
tone così dice nel discriuer la natura sua maladicendola. l'harmonia Lydia è acuta, arrab
biata, & stridula; & è insieme atta à lamenti. Hora questo tale Systema, trasportato nell'acu
to per vn minore Semituono & Lemma, ne darà le corde tese secondo il modo Mixolydio; il
quale è ripieno di molto affetto di concento, & è assai atto alle Tragedie; del quale la sua Me
dia è elami, & la spezie dei suo Diapason quella che si troua tra h mi & h mi. I nomi de tre
Plagij modi.
perche siano
così detti.
Tuoni che ha sotto il Dorio sono questo; Hypolydio, Hypofrygio, & Hypodotio; i quali fu
rono detti Plagij, per esser proprij di quelli che temono & che pregano supplicheuolmente; &
si creono & formano in questa maniera. Ingrauendo il Systema del Tuono Lydio per vna Dia
tessaron, ò per vn Semituono di quello del Dorio, si hauerà il modo Hypolydio; ritrouato in
sieme con la legge Orthia (dalla quale deriuò il Trocheo datore del segno) da Polimnasto Colo
Polimnasto.
inuentore dell'harmonia $ypolydia. fonio; il quale nelle sue C
antilene ricercò piu corde di alcuno altro Musico de suoi t
empi; la speziedel cui Diapason è tra F faut & f faut & la sua Media è h mi. Se di nuouo s'ingrauirà il Syste
ma del modo Frygio pervna Diatessaron, ò vogliamo dire per vn Tuono sotto quello dell'Hy
polydio (che tanto importa quanto all'effetto) si hauerà il modo Hypofrygio detto da Platone
L'inuentione
della harmonia Hypofrigia, incognita all'Autore
Hyastio rimesso; l'autore del quale per diligenza vsata, non ho mai saputo per ancora trouare.
È la sua Diapason contenuta tra la corda di G solreut & g solreut, & la sua Media è c solfa
ut. Se vltimamente noi trasporteremo il Systema del Tuono Dorio nel graue per vna Diatessa
ron, ò per vn Tuono sotto l'Hypofrygio, haueremo il modo Hypodorio piu di ciascun'altro
graue; l'inuentione del quale è attribuita à Filosseno; il qual Tuono fu l'vltimo à venire in vso:
Filosseno inuentore dwella
harmonia $ypodoria vltima ritrouata.
la cui Diapason è contenuta tra alamire & Aalamire, & la sua Media cosneguentemente à es
sere d lasolre: e tanti furono realmente in numero & in misura i Tuoni & modi degli antichi
Musici Greci secondo il parere di Tolomeo; i quali fra tutti à sette che piu non erano per non
vi essere altre nuoue spezie di Diapason da occupare, ricercauano ventuna voce; & il replica
re l'istesse verso il graue, ò verso l'acuto, come per essempio quella dell'Hypermixolydio con
futato da Tolomeo, veniuano fuore del naturale & comune Systema; oltre che nella Dimo
stratione di Boetio sia occorso l'istesso al Tuono Mixolydio ancora, per essere stato diuerso da
Nel capo
9.
10.11. del socondo.
Tolomeo nel considerare le corde del Diapason di essi Tuoni; la qual cosa è degna di non poca
consideratione.
page 64
Dimostratione de'sette Tuoni, seondo la mente di Tolomeo.
-
Systema massimo & perfetto del Modo Hypodorio, ritrouato da Filoxwno.
- Dd
- e
- h
- a
- g
- f
- e
- dMedia.
- c
- h
- A
- G
- F
- E
- D
-
Systema nassuni &perfetto del Modo Hypofrygio, incognita all'Autore la sua origine.
- Ce
- h
- a
- g
- f
- e
- d
- e
- CMedia.
- h
- A
- G
- F
- E
- D
- C
-
Systema massimo & perfetto del Modo Hypolydio, ritrouato da Palymnasto.
- hh
- a
- g
- f
- e
- d
- c
- hMedia.
- A
- G
- F
- E
- D
- C
- h
-
Systema massimo & perfetto del Modo Dorio, ritrouato da T alamira.
- Aa
- h
- f
- e
- d Media del Myxoly
- c Media del Lydio.
- h
- Media del Frygio.
- a Media del Dorio.
- G Media dell'Hypoly.
- F Media dell'Hypofry.
- E Media dell'Hypod.
- D
- C
- h
- A
-
- Gg
- f
- e
- d
- c
- h
- a
- g Media.
- F
- E
- D
- C
- h
- A
- G
Systema massimo & perfetto del Modo Frygio, ritrouato da Marsia.
-
- Ff
- e
- d
- c
- h
- a
- g
- f Media
- E
- D
- C
- h
- A
- G
- F
Systema massimo & perfetto del Modo Lydio, ritrouato da Anfione.
-
- Ee
- d
- c
- h
- a
- g
- f
- e Media.
- D
- C
- h
- A
- G
- F
- E
Systema massimo & perfetto del Modo Myxolydio, ritrouato da Saffo.
page 65
Ricercauano adunque secondo Tolomeo gli estremi delle loro Constitutioni tanto congiunte
quanto disgiunte in ciascun genere d'harmonia, non piu di ventuna voce come ho detto, &
ventisette erano le differenze loro: di maneira che il Myxolydio piu di ciascuno altro acuto,
Zarlino vuole secondo Tolomeo che i
Tuoni fussero 8. la qual
cosa non disse mai Tolomeo, anzi repudio l'ottauo modo al
capo 3. del 4.
delle sue institutioni.
veniua ò cantare vn Semituono sopra il Lydio; & questo vn Tuono sopra il Frygio, e'l Dorio cantaua sotto il Frygio vn Tuono
& vna quarta sopra l'Hypodorio; & sotto quello vn Semituono
& vna quarta del Lydio vi era l'Hypolydio; & discendendo vn Tuono sotto questo & vna quar
ta sotto il Frygio, vi era l'Hypofrygio; & vltimamente il Systema dell'Hypodorio si haueua
dall'ingrauire per vna quarta quello del Dorio, ò veramente vn Tuono quello dell'Hypofry
gio. & questo secondo Tolomeo Principe de Matematici, erano iveri & legittimi interualli ,per
i quali i Tuoni degli antichi Musici Greci erano piu graui & piu acuti gli vni che gli altri, &
le corde nelle quali erano cantati; si che la Discrittione è questa. la quale à ciò se ne resti capa
ce, ho ridotta in quel piu facile modo che io mi sono saputo imaginare. È principalmente
da considerare in essa, che si come la Media & la spezie del Diapason di ciascun Systema e di
uersa, così parimente diuerso è tutto l'ordine della scala circa i gradi del salire & del discende
re dal principio al fine per Tuoni & Semituoni; & quel prouerbio vosì $to da loro vsato, che
Nel capo
1$.
del secondo,
Aristosseno
nel secondo.
diceua. Noi passeremo dall'harmonia Dorica alla Frygia; cioè dalle cose graui alle ridicole;
non solo deriuò dalla natura opposita dell'harmonie e Tuoni, ma dal contrario modo di sali
re & discendere, circa i gradi de Tuoni & Semituoni, di questo & di quello. imperoche per
Prouerbio
degli antichi
Greci Musici.
quelli istessi gradi che discendeua il Dorio, ascendeua il Frygio; come negli essempi loro si può
sensatamente vedere: le constitutioni de quali, furono da gli antichi Greci nominate per diuer
si rispetti, con questi tre nomi differenti disuono & di senso; cioè, Tuoni, Tropi, & Iti. Iti per
Tuoni, detti
diuersamente & perche. cioche dimsotrauano il costume; Tropi, perche nel passare dall'vno all'altro si rouolgeua il Sy
stema; e Tuoni, rispetto all'acutezza & graiuità. Dimostrauano il costume, imperoche alcuni
di essi con l'essempio spezialmente di quelli che gli recitauano, induceuano negli vditori pen
Perche detti
Iti. sieri graui & seueri; & altri molli & effeminati, e tali diueniuano nell'ascoltargli. Si riuolge
a il Systema, tutte le volte che si passaua dall'vno all'altro; come per essempio nel passare dal
Perche detti
Tropi.
Dorio al Frygio. imperoche quelli istessi interualli che vsaua questo nel procedere dal graue
all'acuto, quello come si è detto, se ne seruiua camonando verso il graue dall'acuto partendosi.
Erano ancora differenti d'acutezza & grauità, auuenga che il Frygio era piu del Dorio acuto
Perche
detti
Tuoni.
vn Tuono; & per vn simile interuallo si trouaua sotto il Lydio pur hora nominati; erano di
stanti l'vno dagli altri per vn Tuono; e tal nome si acquistarono auanti che si venisse in cogni
tione degli altri quattro: ancora che non sarebbe stato inconueniente hauergli nominati Tuo
ni & non Semituoni, dopo l'essere tutti à sette in vso; poiche tra gli interualli per i quali proce
deuano i Systemi loro dal graue all'acuto ò per il contrario, conteneuano vn minore Epthacor
do della maniera che qui si vede notato. nel qua
le si annouera solo due volte il Semituono, & quat
Ordine de
modi.
tro il Tuono; oltre all'esser piu naturale & piu vicino alla perfettione del c
onsonante interuallo questo, che quello.
STR. Io ho sempre inteso dagli huomini scientiati & dotti, che l'intendere bene come
stessero, & come fussero cantati dagli antichi Musici i Tuoni loro, & quanti fussero in numero, senza gli altri molti accidenti che intorno à essi considerarono, è vna delle piu malageuol cose à sapersi & bene intendersi, che alcun'altra attenente alla musica di quei tempi: il che per esperienza
hora prouo & vedo essere così. prche con tutta la vostra diligenza, non ne resto da quello che
sin quì ne hauete detto & con l'essempio mostratomi, interamente capace & sadisfatto; però non
vi sia graue il rispondermi à quanto vi domanderò intorno à essi, acciò ne resti pienamente appagato; scusando ancora l'importune & forse impertinenti mie richieste.
BAR. Dite pur liberamente, che io non sono per mancare eccetto in quella parte doue
non
arriuerà il mio sapere.
STR. Intendo principalmente che l'istesso Tolomeo dice, essere la Media particolare di
ciascun Tuono, quella che io sono hora per dirui, applicando le sue parole alla moderna prattica, cioè. che la Media del Myxolydio e d lasolre, quella del Lydio c solfaut, del Frygio h mi,
del Dorio alamire, dell'Hypolydio G solreut, dell'Hypofrygio F faut, & vltimamente dell'
Hypodorio Elami.
BAR. Voi dite molto bene, & hauete mille ragioni; & l'istesse trouerete essere
nella mia discrittione se meglio la considererete.
STR. Non le so rinuenire senza il vostro aiuto.
BAR. Eccoloui. Quando Tolomeo discriue l'ordine delle Medie de Tuoni nella
maniera
Nel capo vudici del a.
che recitate le hauete, le consdiera sette nel naturale & oprdinario Systema. nell'ordine poi
per il quale ve le ho dichiarate io, venga à considerare ciascuna di esse, nella particolar loro con
page 66
stitutione: le quali nel mio essempio trouerete non hauere tra sè contraditione alcuna impero
che considerando quella linea che nel Mixolydio ci rappresenta la sua Media che è elami, tro
uerete, che ella batte à corda in d solre del Systema ordinario, & naturale del modo Dorio; &
così fanno tutte le Medie degli altri Systemi comparate à questo.
STR. L'intendo hora benissimo; ma vuole in otlre Tolomeo, che i Systemi siano lontani
continouando l'vno dopo l'altro per l'ordne che me li hauete dimostrati, per Ditoni & Semiditoni, & voi hauete in vece loro fatto mentione di Tuoni & Semituoni; ne sò come possa stare
tal differenza tra di voi.
BAR. Ho fatto mentione di quelli interualli minori ,come piu necessarij all'intelligenza
che di essi Tuoni cerco darui; & se vi fusse voluto affaticare vn poco l'intelletto, hauereste molDitoni & Semiditoni, come considerati ne Tuoni.
to bene nella mia dimostratione trouati i Ditoni & i Semiditoni ancora tra questo Tuono &
quello; nell'hauer solo considerata & paragonata ciascuna corda particolare dell'vno col quella dell'altro Systema: come per
essempio, la h mi del Dorio con quella del Frygio, ò questa
con quella del Lydio; ma il tutto insieme di questo paragonato con il tutto di quello, ò vogliami qual si voglia parte di essi, tra quelli che sono congionti intendendo: ne da altronde auuiene il vedere nell'essempio
datoui di essi tal diuersità, che dall'hauere la Prossambanomene, la Media &
l'estrema nete, & così tutte le altre corde di ciascuno, diuerso carattere; la qual cosa in quella
di Boethio non occorse, per essere segnate le corde con l'istesse cifre, & caminare per l'istess'orAltre considerationi dell'Autore ne i
Tuoni di Tolomeo.
dine di gradi in questa che in quella scala per così dirla Non voglio tacere quest'altra osseruatione, che si può considerare nelal Dimostratione de Tuoni distribuiti secondo l'ordine di Tolomeo; la quale è, che quelli
piu del Dorio acuti, si rappresentano alla vista distanti gli vni dagli
altri per gli istsessi gradi che caminano le note dellaua constitutione partendosi dalla Nete
yperboleon per ascedere in vn terzo h mi: la qual cosa non occorre alla Dimostratione che ne fa Boethio; si per la differenza de gradi, come per la quantità di essi Tuoni. la onde con mirabile
ordine quelli di Tolomeo, permcongiugnersi insieme il
principio con il fine, si vedono andare à guisa
delle sfere celesti in vn perpetuo giro
caminando, come chiaramenTropos voce
greca mal dichiarata in
quel proposito dal Zarlino, nel fine
del capo primo della 4.
parte dell'in
stitutioni.
te dimostra la presente Ruota:
nella quale si annouera vgualmente ciascuna corda tre volte.
per lo che con ragione grandissima furono detti con
l'istesso nome di quelli due circoli, che nella Sfera del Mondo son termini al piu
lungo & al piu breue giorno
dell'anno.
page 67page 68STR. Questa in vero è stata vna sottilissima consideratione; ma ditemi
appresso vn'altra cosa. Nel considerare la Media di ciascun Tuono nel naturale Systema pur secondo la Distribuitione di Tolomeo; trouo particolarmente che quella del modo Frygio, e sotto quella del Lydio
per vn Semituono; & che soprà questa vn Tuono vi è quella del Myxolydio; & voi mi suoi parere che al contrario me le habbiate descritte. cioè che sotto il Myxolydio vn Semituono vi fusse il Lydio, & che vn Tuono sotto questo si trouasse il Frygio.
Zarlino al capo 8. della
quarta parte
delle sue institutioni.
BAR. Così è veramente, & questa è vna delle cose che ha dato da
pensare & da dire à molti
de nostri tempi, sopra la quale sono stati scritti piu volumi; ne è stata con tutto ciò da loro capita come al suo luogo intenderete; però auuertite. Bisogna hauere à memoria quello che di sopra vi dissi significasse Tropo, & affaticare vn poco il bell'ingegno vostro, che il tutto, con l'aiuto di quest'altra consideratione, benissimo intenderete. è d'auuertire adunque, che la spezie del
Diapason del modo Dorio, è quella di Elami; del Frygio. D solre; del Lydio C faut; & del
Myxolydio, h mi; che per gli interualli quali dissi, sono naturalmente l'vna dall'altra distanti:
Le spezie del
Diapason de
Tuoni, vanno trasportatehora nel
graue & hora nell'acuto.
ma per applicarle poi à Tuoni à quali seruono, vanno da quella del Dorio in poi, trasportati
nell'acuto, qual per vna settima, qual per vna quinta, & qual per vn Ditono: doue per l'opposito, la spezie del Diapason dell'Hypolydio, dell'Hypofrygio, & del Hypodorio, vanno trasportate per gli istessi interualli nel graue; si come scorger nell'essempio si è possuto. ne altra è stata la cagione di
questo, che l'essere quelle spezie sotto la corda graue del Diapason del tuONO
Dorio, & sopra queste; considerate però nel naturale Systema; oltre all'hauere voluto (& meritamente) che la prima spezie del Diapason serua come prima al Uono piu acuto, & l'vltima al
Auuertimento.
piu graue come vltima à trouarsi tra l'rdine & il modo del numerare le corde loro. Voglio appresso ridurui à memoria, che
l'hauere à dimostrare vna cosa che in sè è difficilissima, con mezzo a suoi conuenienti & proprij non solo differentissimi ma in tutto contrarij, è il piu delle volte non solo male ageuole
à ben farsi con tutti le appartenenti circunstanze che conuerrebbono,
ma diffiicile per non dire impossibile: però non è punto da marauigliarsi, se l'essempio de modi
da me per vostra intelligenza formato, non ha in sè quella chiarezza squesita si che s'intenda ciascun minimo accidente con quella facilità maggiore che si potrebbe desiderare. Haueuano gli
Nomi delle
note musiche
si potrebbono grandemente migliorare
antichi Musici Greci per dinotare ciascuna loro particolar corda, vn particolare carattere che
significaua il proprio furono di quella; senz'ahauer bisgono alcuno di linee ne di spatij, ò di chiaui come questi de nostri
$mpi: le qual cose tutte, sono di sommo impedimento: & si potrebbono con vtilità grandissima degli studiosi della moderna musica prattica, rimuouere & grandemente migliorare; il modo di che fare facilmente dirouui prima che o dia fine al nostro ragionamento.
Consonanze
maggiori Superparticolari, son la quinta & la quarta.
STR. Questa sarebbe veramente cosa desiderata & abbracciata da ciascuno giuditioso prattico, ne la douerresti in modo aocuno tacere; ma tornando al fatto de Tuoni, ditemi in qual maniera gli formasse Tolomeo per
le due consonanze maggiori Superparticolari?
BA. Traeua Tolomeo dal modo Dodio, col mezzo del Diatessaron il Tuono piu acuto &
il piu graue, che sono come sapete il Myxolydio & l'Hypodorio, con l'ascendere & discendere
Come formasse Tolomeo
i Tuoni col
mezzo de 2.
maggiori interualli Superparticolari.
per vn si fatto interuallo da esso Dorio. di poi, ascendendo sopra il piu graue vna quinta, creaua il Frygio, & discendendo sott'à esso Frygio per vn Diatessaron, formaua l'Hypofrygio: sopra
il quale ascendendo per vna Diapente formaua il Lydio, & discendendogli sotto per vna quarta formaua l'Hypolydio; & così veniuano formati tutti i sette modi con il mezzo de duoi maggiori interualli Superparticolari.
STR. Come salueremo noi quel Tritono che si troua tra la Media dell'Hypofrygio & quella del Frygio, che insieme con Tolomeo dite hauere à essere accordata per Quarta? secondo però che ella si msotras nel Systema ordinario & naturale.
BAR. Non disse mai Tolomeo ne io, parlando però secondo i suoi principij e termini, che
la Media del Frygio dell'Hypofrygio fussero accordate per quarta; ma si bene posso hauer detto
che elle consonassero per vn si fatti interuallo.
Zarlino al capo 15. del 2.
STR. Non è l'istesso il consonante che l'accordare?
BAR. Signor no appresso Tolomeo; imperoche consonante dice essere quell'interuallo, che
Consonare &
accordare non
esser l'istesso.
nel peruenire all'vdito lo ferisce senz'offesa; e tali sono appresso di lui le Diatessaron, dette per
ciò significare. Synfone. quelle poi che nel peruenire all'vdito lo feriscono non solo senz'offeSynfone consonane quali siano.
sa, ma con dolcezza, disse che l'accordauano; & queste sono le Diapente, dette per ciò significare Patafone. le latre erano quelle poi, che non solo nel farsi vdire seriuano il senso senza offesa, &
xon dolcezza, ma era tale che non desideaua più oltre, e tali sono le Diapason; le quali per ciò
Quali se Parasone Zarlino al capo 31
del 2, dicembre che quelli interualli, che
non sono consonanti sono
necessariamente dissonanti.
& quali le ho
mofone & le
Antifone un
oiu luoghi, ne
Problemi dell'harmonia,
significare le dissero Homofene ò volete Antifone: la quale distintione fa ancora Aristotile.
STR. Questa mi è stata inaspettatamente vna nuoua cara & sottile distintione; ma
ditemi in
questo proposito vn'altra cosa. È egli la medesima precedenza tra le dissonanze nel dissonare,
che è tra le consonanze nel consonare piu & meno?
BAR. Non ne dubitate punto; & che cio sia vero, eccouene di ciascuna vn sensibile &
accomodato essempio; il quale sanamente considerato ,trouerete essere assai meno dissonante la second
page 69
da maggiore, & la Settima minore resoluta quella dalla minor Terza & dalla maggior Sesta questa, che non sono le altre altramente
resolute; & con meno asprezza trouerete esser ferito l'vdi
to dal Tritono & dalla Semidiapente resolute dalla minor Sesta & dalla maggior Terza, che
non fu dalle prime nominate; forse per la piaceuolezza del congiunto & contraio mouimento
del maggior Semituono che fanno le parti nell'istesso tempo, doue in quelli primi lo faceua vna
sola in quel mentre che l'altra procedeua per Tuono; & quando ciò accade all'acuta nell'allon
tanarsi, ha sempre gratia maggiore che non ha quando occorre alla graue; & il contrario auuiene quando elle si auuicinano;
forse per il moto che in questa diuiene languido & incitato in
quella; ò per essere nell'allontanarsi col moto contrario, piu naturali delle parti acute i piccioli
Considerationi dell'Autore intorno gli
interualli $
fici
interualli che delle graui, & per l'opposito all'auuicinarsi: ma può ancora nascere nell'huomo
tale openione, dall'hauere assuefatto l'vdito sì fattamente. può ancora auuenire, che sendo in
quel luogo resoluta dalla Sesta l'vna & l'altra Settima, & dalla Terza l'vna & l'altra Seconda, sia
m
anco strepitosa la maggiore di queste & la minore di quelle, come piu vicine alla salute di esse;
& per l'istesse cagioni potrebbe la maggior Sesta dura parerci piu della minore, nel p ffare che si
fa da quella all'Ottaua, & da questa alla quinta come le piu volte accade. ddicoui ancora, che voledo dal Tritono venire alla
Diapente, sarebbe manco male il far discendere la parte graue stando
ferma l'acuta, che se per l'opposito ascend
endo questa stesse ferma quella: ne da altro ciò auuiene,
che dall'hauere il Tritono con la quinta che cagiona in quel luogo la parte graue, vn non so che
di c
onuenienza; forse per la languidezza del moto & della mollitie dell'interuallo tra quelle cor
de: imperoche il Semituono si rappresenta sempre all'vdito aggiore ascendendo, che discen
dendo. i quali accidenti di sopra narrati & per l'istessa cagione fanno che dal Tritono sia il sen
so meno offeso, che dalla Semidiapente; forse ancora per trouarsi in mezzo delle due minori
consonanze dette hoggi perfette, ò veramente dal potere diuenire quello vna Diapente, & vna
Diatessaron questa senza alterare alcuna corda; come dall'essempio che segue si può chiaramen
te vedere & vdire.
La qual diuersità di concento da altro non nasce nelle consonanze, che dalla poca ò molta con
Perche
la consonanza piaccia, & dispiaccia la dissonanza all'vdito.formità che hanno insieme gli estrem suoni loro; doue le dissonanze che per l'opposito gli hanno disformi & contrarij, feriscono
aspramente l'vdito. imperoche nel cercar ciascuno degli e
stremi suoni di esse conseruarsi in certo modo intero & non voler cedere all'altro, vengono aspramente à ferire il senso:
ma piu molestamente dalla Settima che dalla Semidiapente è offeso, &
meno dal Tritono; forse per hauer questo l'istessa quantità di gradi della Quarta, & della Quin
ta quella, ò per cadere l'vno nella maggior Terza & nella minor Sesta l'altro vi è piu imperfet
ta: & si come la Quarta meno della Quinta consuona, così parimente le dissonanze contenute
dall'istessa qu
antità di corde nel genere Diatonico, piu dissuona quella che con la Quinta conuie
ne, che non dissuona quella che con la Quarta ha conuenienza. ne è marauiglia ciò, auuenga che
gli humori ben proportionati, qual sia minimo accidente gli altera maggiormente che non fa
quelli che non si bene conuengano & vniscano; & questo si scorge come vi ho di sopra mostra
to, nelle prime due dissonanze nominate; oltre ancora all'incostante distanza che tra di loro si
troua & le contigue consonanze loro che sono la Sesta & la Terza vsate comunemente per la re
solutione di esse. & per piu oltre dirui, trouerete la minor Terza, che è tra queste corde & simili,
page 70
C faut A re. hauere del mesto nel discendere & del lieto nell'acendere; & di contraria natura trouerete esser quelle che tra
queste & le si fatte sono collocate, Elami & G solreut: le quali tutte considerationi, piu in questa che in quella parte,
dimsotrano le qualitadi & operano gli effetti loro
con efficacia maggiore.
STR. Cauo dal vostro discorso tra li altri importantissimi documenti questo; che il diesis
X posto nella parte acuta fa la Cantilena allegra, & il b molle nella graue mesta; ma quando
però le parti procedendo per contrario mouimento si allontanano, & ancora con l'auuicinarsi
la graue all'acuta con il separato & disgiunto: & il medesimo deue facilmente accadere nel passare per contraio mouimento dalla minor Sesta alla maggior Terza; & dalla minore di queste
alla maggiore di quelle: & contraria natura deuono hauere per l'opposito accomodate. i quali accidenti debbono minormente essere dal senso compresi, quanto piu si accresce il numero
delle parti, & maggiormente palesargli la parte graue, che l'acuta, ò quella di mezzo.
BAR. Così è veramente.
STR. Potete hora tornare piacendoui à mostrarmi il modo di saluare quel Tritono che io
diceuo trouarsi tra la Media dell'Hypofrygio & quella del Frygio.
BAR. I moderni prattici Cotnrapuntisti, saluano come sapete quello delle loro compositioni con la minor Sesta; & noi salueremo quello della nostra Dimostratione così. Bisogna considerare ciascuna di esse Medie nel suo proprio Systema, & vi sarà vna Quarta à capello & non vn
Tritono.
ST. Anzi considerandole come hora dite, ci sarà vn'interuallo maggiore; poiche quella del Tuono Hypofrygio è c solfaut, & quella del Frygio g solreut, piu di essa acuta vna
Quinta.
BAR.Voi vi sete scordato di nuouo del significato di Tropo, & non hauete per quello mi
accorgo inteso per ancora come stà la cosa piu importante del negotio: imperoche la Media del
Frygio che è C solfaut, se bene ha relatione con quella dell'Hypofrygio che è g solreut, di Quinta considerata però nella maniera che dite; non si hanno per ciò da considerare così, ma per l'opposito: cioè che la Media
del Frygio, ha da essere piu acuta di quella dell'Hypofrygio, quanto
esso c solfaut è piu graue & non piu acuto di g solreut, coe pur hora vi disse Tolomeo nel trouare i siti de Tuoni col mezzo
delle due maggiori consonanze Superparticolari; & così parimente si ha da intendere degli altri ancora, volendo però che il conto torni nella maniera che
esso gli descriue.
STR. Mi hauete tratto d'vn grandissimo pensiero; ma dichiaratemi quest'altra difficlutà.
BAR. Dite.
STR. Come può accadere nel modo Lydio, che la corda di c solfaut (sia come ho inteso)
nell'istesso tempo, estrema, & Media del suo Diapason?
BAR. Dal considerarla come estrema nel suo proprio Systema, & come Media in quello del
Dorio. ma in vna stessa complessione, non può questo in modo alcuno auuenire.
STR. Qual fu la cagione poi, per la quale Tolomeo assegnò à Tuoni piu graui le spezie piu
acute del Diapason, & à piu acuti le graui?
BAR. Vi ho mostrato di sopra non essser punto vero quello che dite, ma si bene per il contrario; & per di nuouo auuertirui
dico, che se Tolomeo hauesse per essempio al Tuono Hypodo
rio assegnata la prima spezie del Diapason che è contenuta come hauete inteso tra h mi & h mi,
& le altre spezie alli altri Tuoni per ordine; tra i molti inconuenienti che in essi sarebbono nati,
era vno questo; che il Myxolydio veniua piu del Lydio acuto vn Tuono; & nondimeno di que
Saffo inuentrice dell'harmonia Mistalydia.sto fatto si legge, che Saffo Poetessa Illustre di esso Myxolydio inuentrice, non potendo (secondo
il parere di molti) come donna, cantare comodamente i suoi & gli altrui Poemi nel modo Ly
dio, in acuti il Systema di esso per vn Semituono , & venne à creare vn nuouo modo il quale chiamò Myxolydio; quasi che per
vicinità che haueua con iol Lydio, fusse seco mescolato. al pare
re de quali aggiugneremo come piu soda & ferma quest'altra consideratione; cioè, che Saffo sendo però l'istessa, fu astretta
à tale necessità, non dall'essere femmina; ma dalla c
onformità che maggiormente haueuano i concenti delle sue poesie con la proprietà & natura di quella si fatta har
monia. imperoche sendo ella donna come ho detto, di picciola statura, poco bella di volto, &
ancora la professione per quello cene dicono gli scrittori non molto pudica; gli era per cio da
to (come in alcuni fragmenti de suoi poemi si vede) occaisone di querelarsi & dolersi le piu volte d'Amore, mentre che ella
arse delle bellezze del Giouane Faone. in oltre, che i popoli della
Frygia cantassero ordinariamente le loro arie vn Tuono piu acuto de Dorij, & vn Tuono piu
graue de Lydij, è cosa (per i molti rincontri d'autorità) chiara e trita. nulla di meno, à chi vo
lesse andare distribuendo pe spezie del Diapason nella maniera che habbiamo vltimamente det
to, ne dimostrerebbe l'essempio contrario effetto; perche dal modo Dorio al Frygio, non sareb
be per quewst'ordine di procedere piu d'vn Semituono; & non dimeno la verità è come hauete
inteso, che i Frygij cantauano vn Tuono & non vn Semituono piu acuto de Dorij. à tale, che
volendo i modi lontani l'vno dall'altro per gli itnerualli & ordine, e tra le corde particolari &
page 71
le proprie spezie del Diapason, nella quali erano veramente cantati de gli antichi Musici, non
poteua Tolomeo, ò quelli che prima di lui gli oridnarono, accomodargli in altra maniera mi
gliore della mostrata.
STR. Ho molto beneinteso; ma ditemi.di questa differenza de Tuoni graui & acuti, chi
ne fu autore? & perche piu à questi che à quelli popoli furono assegnati, ò così costumauano?
BAR. De tre principali, che sono il Dorio, il Frygio, & il Lydio; ne fu autrice
la natura:
imperoche nel profferire naturalmente le parole, cantando e fauellando, ò fauelladno cantando questa & quella natione, era tra il suono di esse circa l'acutezza & grauità, la differenza che
hauete inteso; ma non così appunto come gliela dette & institui poscia l'arte. la qual cosa vede
& ode chi ben considera tutto il giorno accadere à molte altre prouincie, e particolarmente dell'Italia. imperoche con piu
graue Tuono parlano & cantano generalmente i Lombardi, di quel
Toscani parlano con voce
meno acuta
de Ligurij, &
con men graue
de Lombardi
lo che fanno i Toscani; & con piu acuta voce di questi parlano i popoli della Liguria, senz'andare à trouare i Siciliani ò piu remote nationi, & scostarmi da confini della nostra prouincia meno che io posso. Se questo
poi auuenga da cibi, dalle acque, dall'aria, ò dal clima, lasceremo
noi disputarlo à naturali; basta che l'istesso che occorre hoggi nell'Italia, occorse & deue occorrere giornalmente nell'Asia tra i popoli della Lydia, della Frygia, & della Doride; & l'istesso suoNatura
inuentrice del cantare Diatonicamente.
interuallo, non altramente che Iubal Cain auanti il Diluuio vniuersale; à quali è stato poscia
da vulgari attribuito l'inuentione di tal facultà.
STR. Quale autorità è che ci persuada, che i Frygij cantassero vn Tuono piu che vn'altro interuallo sotto i Lidij, & per vn
si fatto spatio sopra i Dorij?
BAR. La Descrittione particolarmente che fa di essi Tuoni Aristosseno, ponendo per ispatio
di Semituono tra il Rorio & il Frygio, il Ionico; e tra l Frygio & il Lydio, l'Eolio; & appresso quello che ne dice Tolomeo & Boethio, oltre à molti altri d'autorità che scrissero auanti
& dopo questi.
STR. Quanto al principio & fine della Cantilene degli antichi Musici, haueuano corda determinata & particolare?
BAR. Signor no; perche perche la differenza che era tra l'vno & l'altro Tuono & modo loro, consisteua principalmente nell'intensezza & lentezza delle corde delle constitutioni; & nella diuersità per così dirgli, de tasti lunghi & breui, per diuerso ordine posti in ciascun Systema; & non
come quella de moderni prattici Contrapuntisti; la quale hanno tutta risposta nella corda finale.
ancora che alcuni per mostrarsi piu degli altri saputi & dotti, ci aggiungano la diuisione AritZarlino nel
capo 9. della
quarta parte
delle sue institutioni. metica, & Armonica del Diapason; la qual diuisione, circa il fargli differenti d'harmonia, diaffetto, o di Tuono; ci ha meno
parte che non hauete voi nel regno del Perù; & à detto loro hanno dodici Tuoni & modi diuersi, se bene del continouo compongano, suonano, & cantano d'vnoistesso incognito & peregrino; del quale senza punto accorgersene, si seruono indistintamenteHarmonica,
& Aritmetica
diduisione, non
hauete alcuna
parte ne' Tuoni de moderni.
nelle noze, & ne funerali.
STR. Donde crediamo che habbia hauuto origine, l'applicare questa si fatta consideratione
dell'Aritmetica & dell'harmonica diuisione à Tuoi de moderni prattici Contrapuntisti? & da
qual cosa crediamo siano stati indotti à credere, che tal differenza habbia facultà di variare questo da quello circa la diuersità
del concento?
BAR. Queste veramente son due di quelle cose alle quali ho molte volte fra me stesso pensato; & in vero non me ne sono mai saputo risoluere interamente.
STR. Mi sarà con tutto questo grato d'intenderne il parer vostro; per vedere se la cagione del
mio dubitare intorno à questo primo punto, è in alcuna cosa conforme à quello che voi ne sentite. Imperoche io stimo he gli habbino tratto tal vanità, da quello che Boethio dice in proposito de principij de Tuoni & dispositione delle note di ciascun modo & suono; il quale nel
principio del capo quartodecimo del quarto libro della sua musica così dice. Delle spezie adunque delle consonanze, nascano
quelli che son detti modi. ò forse hebbe origine tal cosa, dal
modo che tenne Tolomeo nel formare i Tuoni che si trouano tra gli estremi & quello di mezzo, con l'vso dfella Diapente & della Diatessaron.
BAR. Non mi dispiacciono queste vostre considerationi; ma per farui bene capace di tutto
quello che di tal cosa io creda, è primamente necessario ridursi bene à memoria, l'ordine per il
quale sono disposti gli otto Tuoni deli Ecclesiastici; i quali tra le corde delle diuerse spezie del
Diapason loro, così gli hanno instituiti.
Discrettione
degli 8. Tuoni degli Ecclesiastici.
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
Dorio. |
|
|
Hypofrygio. |
|
Hypolydio. |
|
Hyppomixolydio. |
|
Hypodorio. |
|
|
|
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|
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|
|
|
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|
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|
|
|
|
|
|
|
|
Mox$lydio. |
|
|
|
Frygio. |
|
Lydio. |
|
|
|
|
page 72
STR. Voi hauete molto notato in questa descrittione, Dorio, Frygio, & Lydio, & gli
altri
nomi degli antichi modi; hanno forse questi con quelli alcuna conformità?
Zarlino al capo 8. del 4. libro delle institutioni.
BAR. Non ne dibutate punto e particolarmente con quelli de Latini descrittici da Boethio,
anzi da lui, se ben contro il parere di alcuni sono per mio auuiso stati tratti come intenderete.
STR. Ditemi due altre cose. chi fu autore di questi si fatti Tuoni? & da che crediamo che
fussero indotti i compositori di essi, à chiamare questo piu terzo che primo; ò quell'aria, piu
tosto del secondo che del quarto Tuono? & per qual cagione non passorono oltre all'Ottauo Modo?
BAR. La piu antica memoria, che io habbia trouato de Tuoni Ecclesiastici, è nell'Introduttorio di Guido Aretino; il quale fu in fiore nel Ponteficato di Giouanni ventesimo intorno
Chi fusse autore de Tuoni Ecclesiastici.
à gli anni 1020; & se bene mi ricorda ne trattò poco auanti lui Oddo & altri, secondo però che
l'istesso Guido mostra in quel luogo, & che io ho veduto in alcuni antichissimi libri, i quali ho
appresso di me: & questo è quanto io sappi dirui intorno l'origine de Tuoni, circa poi il domandare piu tosto primo che secondo, ò terzo che quarto, questo, & non quell'altro Tuono; il
tutto intenderete esser fatto, per quanto però può penetrare il mio piccolo intelletto per via di
conietture, non senza consideratione & giuditio: imperoche di queste si fatte cose, non è libro
appresso di mè, che ne parli.
STR. Chi fu poscia autore di considerare, & applicare la diuisione Harmonica &
Aritmetica à Tuoni ne canti figurati? & à far mentione & introdurre dodici Modi; non essendone prima in vso piu di otto?
BAR. Non mettiamo in campo vi prego tante liti alla volta; ma andiamo dicidendo capo
per capo; & per non confonderci, non venga la seconda fin tanto che non sia discisa la prima.
Del considerare la diuisione Harmonica & Aritmetica ne Tuoni de canti tanto piani quanto fi
Franchino autore dell'applicare l'Harmonica & l'Aritmetica diuisione à Tuoni.nella sua
prattica nel
primo capo
settimo.
gurati, ne fu autore il Gafurio; & de quattro Tuoni aggiunti à gli otto primi mostrati, il Gla
reano: nel qual luogo ne viene grandemente quello contro ogni douere da questo ripreso & la
cerato di due cose di non poca importanza; le quali non voglio in modo alcuno tacerle, & cer
care in oltre di torre tal macchia da dosso al Gafurio, c
on quella breuità maggiore di parole, che
potrò. Si marauiglia primamente il Glareano, che hauendo il Gafurio hauuto cognitione del
la diuisione Harmonica & Aritmetica del Diapason, & consideratola in oltre negli otto primi
Tuoni, non gli venisse l'istessa consideratione che venne dopo à lui degli altri quattro, & farne
sin'al numero di dodici; & quiui lo riprende grandemente d'ignoranza. l'ammonisce seconda
Il Glareano;
aggiugne 4.
Tuoni à gli 8
primi. riprende Franchino,
il quale è difeso dall'Autore.
riamente, che non habbia inteso l'ordine de Tuoni d'Aristosseno; l'vna & l'altra calunnia delle
quali è ingiusta quanto altra che huomo imaginare si potesse. che il Gafurio primamente intendesse per eccellenza l'ordine
de Tuoni d'Aristosseno, si conosce apertamente dalla Dimostra
tione che egli ne fa, & dalle parole con le quali la descriue; che sono l'istesse di quelle che vsa
Briennio, & Aristide Quintiliano, secondo che io dissi di sopra nel discriuere i Tuono secondo
la m
ente d'Aristosseno tratte dagli scritti loro. che il Glareano (& alcun'altro piu di lui moderno)
per il contrario n
on l'intendessero, ò forse come si dirà appresso n
on la volessero per loro particola
Il Glareano
non intende la
cosa de Tuoni d'Aristosseno, capo.15.
libro secondo.
re interesse int
endere, può c
omprendersi manifestamente di quì. Vuoe il Glareano che il modo Ly
dio, sia secondo Aristosseno, vn Semituono sotto il Mixolydio; & così parimente che l'Hypo
frygio sia sotto l'Hypolydio per vn sia fatto interuallo: & Aristosseno per i lcontrario dice esser
ui vn Tuono. dice ancora che il Lydio è sotto l'Eolio vna Terza & Aristosseno pon questo so
pra quello vn Semituono. vuole in oltre il Glareano, che il Dorio sia sotto l'Hypoionico vna
Il Zarlino, all'ottauo d%ella
4. parte delle
sue institutioni.
Quarta, quando Aristosseno dice esserui vna Terza: ma diciamo questo per vltimo, che il Glareano dal Dorio e'l Frygio & i
loro Plagij in poi, storce tutti gli altri dalla mente d'Aristosseno: è
tutto questo fa, per volere accordare quelli con questi d'hoggi; la qual cosa è tanto possibile co
me fate vn'Ethiope boanco. Non potè mai capire il Glareano & qualchun'altro piu moderno
scrittore, in qual maniera potesse essere il Tuono Lydio piu del Frygio acuto per lo spatio d'vn
Altro errore
del Glareano. libro secondo capo 9.
Tuono; auuenga che la spezie del Diapason di questo, era (secondo il Testo di Boethio, che essi
per autorità adducono, il quale hanno come ho detto cerco d'imitare? Elami, & di quello F fa
ut, che per vn Semituono sono distanti: & l'istessa difficultà hebbono ne Plagij loro. impero
che la spezie del Diapason dell'Hypofrygio era h mi, & dell'Hypolodio C faut; la qual cosa
Il Glareano
nel lib. 1. capi 21. & 22.
Libro 2.capo
settimo.
ignorando, fece dir loro (prima che volere confessare non intendere come stesse la cosa) che il
Testo di Boethio, di Franchino, di Giorgio Valla & d'altri, era intorno a questo capo scorretto;
il qual pensiero no sò imaginarmi come potesse cadergli ne petti; auuenga che i sudetti inter
preti, pongono di m
ente d'Aristosseno tra il Fyrigo & il Lydio l'Eolio; e tra l'Hypofrygio & l'Hipolydio l'Hypoeolio per lo spatio d'vn Semituono;
tale che dal Frygio al Lydio, & da lor Pla
Zarlino al capo 8. quarta
parte delle institutioni.
gij, era necessariamente vn Tuono come piu volte si è detto; oltre che Tolomeo, pone tra essi i
medesimi interualli ceh fa Aristosseno & Boethio; se bene attribuisce loro varie spezie di Diapa
son altramente considerate & con diuerse conditioni di quello che poi fece Boethio. Sarebbe
gli però così gran cosa in questa moderna prattica, dopo che si fusse c
antato Ancorche col partire
di Cipriano à quattro voci, cantare immediatam
ente vn Tuono piu acuto, Donna ch'ornata sete,
page 73
dell'istesso? se bene il Basso di que
Prudenza di
Franchino.
sta comincia & finisce in F faut, &in Elami quella, che è la distanzad'vn Semituono? òueramente, do
po che egli si fusse cantatno l'istesso
Ancor che col partire, cantargli appresso per vn Semituono piu gra
ue, la giustitia immortale del me
desimo autore pur à quattro voci;
quantunque ella finisca in D solre
distante per vn Tuono da Elami?
non per certo. ma venendo al secondo capo dico; che à Franchino, c
on
tutto che egli hauesse considerato i
quattr oAut
entici degli otto primi
Tuoni diuisi harmonicamente, &
aritmeticam
ente i quattro Plagij; &
che quella tale c
onsideratione fusse
veramente atta senza piu, à farlo venire in cognitione degli altri quat
tro che aggiunse dipoi il Glareano;
non si gli deue per le ragioni ceh si
dir
anno appresso, attribuire ad ignoranza altram
ente come quelli stimono per n
on hauergli introdotti; ma
si bene à prudenza & à molto sape
re. imperoche egli trouò che con i
sette primi Modi si era occupato
ciascuna delle sette spezie del Dia
pason, & considera in oltre che la
piu acuta corda del settimo, insie
me con la piu graue del secondo,
abbracciauano tutte a quindici le
corde del Massimo Systema; & che
con l'aggiugneruene altri sopra ò
sotto, si veniua vscendo de termini
naturali, àreplicare gli istessi, & n
on
à produrre de nuoui; il cui rispetto
hebbe parimente Tolomeo; quan
tunque il Zarlino nel capo settimo
della quarta parte delle instit. har
moniche dica il contrario: oltre
al tenere proposito di tal cosa, co
me che ella fusse cagione di fare variatione dal primo Tuono al secondo, non per la diuersa diuisione della varia spezie di
Diapason come
poi fece il Glareano; ma per ricer
care questo nel graue piu di quello
per vna Diatessaron, & così venire
à fare l'harmonia piu languida & rimessa, & per ciò di natura diuersa da quella del primo.
STR. Non vi sia graue il dirmi da che mossi à considerare tal diuisione ne'Tuoni,
& perche piu l'harmonia, che l'aritmetica diuisione del Diapason, & della Diapaente dilettinoCagione, che
induce Franchino à considerar ne tuoni l'armonica
& aritmetica
diuisione.
Perche piu
l'armonica,
che l'aritmetica diuisione
diletti l'vito.
l'vdito?
BAR. Quanto all'harmonica & aritmetica diuisione del Diapason, non solo perche
piu
quella, che questa diletti ho mai saputo trouare alcuna ragione, che valida sia da persuadermi
da quello che ciò nasca, se ben molte sene dicono di nullo rilieuo; ma manco perche ci piac
cia l'Ottaua, & ci dispiaccia la Settima. ho bene considerato, che l'istesso che accade all'vdi
to ne suoni, occorre parimente alla vista negli oggetti visibili; come per essempio. nel riguar
dare la Piramide, piu ci diletta la vista quando la parte acuta di essa riguarda il cielo & l'ottusa
la terra, che per l'opposito: forse per la proporzione, & conuenienza che ha quel corpo so
lido in quella sì fatta gorma & posatura con la vista nostra nel riguardarlo dal piano della sua
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base: & l'istesso può nascere degli interualli musici circa il piacere & dispiacere piu & meno allvdito; come dall'essempio
che segue potrete facilmente comprendere, & appresso perche
piu piena di spirito ci si rappresenti al senso l'vna & l'altra Terza, & così parimente la Quin
ta sopra l'Ottaua che sotto ò dentro. è da considerare ancora, che la virtù di questo affetto,
non consiste semplicemente nell'esser situata la maggior parte dell'interuallo nella parte graue,
& la minore nell'acuta come alcuni credono, ma nell'essere insieme quella che tal luogo occu
pa la piu vicina alla perfettione; anzi questa si fatta vi ha senz'alcun dubbio parte maggiore di
quella; come sensatamente conoscerete essaminando con la solita diligenza la minor decima di
uisa da vna corda mezzana in vna Quinta nel graue, & in vna minor Sesta nell'acuto, & insieme
dal suo contrario, & cosi parimente nell'vdire la maggior Sesta separata da vna mezzana cor
da in vna Quarta nel graue, & in vna Terza maggiore nell'acuto: quantunque si fatto accor
do sia hoggi da alcuni vditi delicati piu tosto abborrito che altramente, & da moderni Ceteristi
abbracciato grandemente. & per piu oltre dirui, quelli Tuoni secondo la moderna prattica,
che non hanno la Quinta sotto la corda finale, & sopra la Quarta, come per essempio il quin
to & sesto, ò per dire secondo l'vso de piu moderni (ancora che piu lontano dal vero) il setti
mo & l'ottauo, il lor fine ha sempre del tronco, & dell'imperfetto, & l'udito non ne resta in
teramente appagato come di quelli altri che vel'hanno: ma venendo à trattare dell'ordine de
Se la manieradel numerare i Tuoni,
sia à caso, ò
ordinatamente fatta.
Tuoni, dico cosi. è chiara cosa che per distingere l'vno dall'altro, era necessario la diuersità de
nomi come si vede in quelli secondo l'uso de Greci, ò de numeri come gli Ecclesiastici; ma per
che uesti piu quella che vn'altra progressione di note volessero chiamar del primo, & non del
terzo, ò d'altro Tuono, forse che tale fu la cagione. Dissero del primo Modo essere quella
Cantilena, che andaua modulando tra le corde della spezie del Diapason che gia seruì al modo
Dorio; non da altro indotti, che per essere stato tal Tuono appresso gli antichi Musici il prin
cipale, & il piu honorabile: ne per altra causa chiamorono quella tale spezie di Diapason col
nome di prima.
Primo Tuono, perche
sia diuiso piu
harmonicamente, che aritmeticamente, & cosi gli
altri autentici.
STR. Da che si mosse poscia Franchino, à considerare quella tale Modulatione del primo
Tuono, più tosto harmonicamente, che aritmeticamente diuisa?
BAR. Da questo La Media del Systema massimo & perfetto, separa nell'istesso modo Dorio
harmonicamente la sua spezie del Diapason, & aritmeticamente era diuisa quella secondo l'ordine di Tolomeo, ma in questo fatto andorono i moderni imitando come ho detto Boethio, non
per questo dico io che Franchino, Boethio, ò Tolomeo; ne alcun altro piu di questi antico, pensasse, ò cercasse mai di adattare a tuoni vna si fatta baia, perche la differente virtù loro in altro consisteua come si è msotrato & maggiormente mostrerassi. Si mosse adunque Franchino alla consideratione che hauete inteso, per l'addotta ragione, & appresso, la qualità dell'harmonia, & del conce%rto douendo essere si fattamente considerata, non ricercaua d'altra maniera esser diuisa: dal qual compartimento del Diapason, tolsero ancora occasione i moderni prattici, di chiamare la Diapente
maggior suo lato col nome di prima spezie, & il minore dissero essere la prima della Diatessaron; nella qual cosa vennero a imitare più tosto i Greci che i Latini. la onde apertamente si vede, hah duro, vsato
prima del b
molle.
uere i moderni cantato prima per h duro, che per b molle; perche ritrouandosi tale spezie del
Diapason cosi diuisa, tra D solre & d lasolre, & dicendo la pima spezie del Diatessaron re sol
come si è detto, quando nella scala di tal Diapason fusse stato il b fa in vece del h mi, il Diatessaron di quel luogo hauerebbe detto mi la: oltre che in cambio della seconda spezie, si sarebbe hauto il Tritono. furono adunque
i Tuoni loro composti, & cantati prima per h duro che per b molle. trouasi secondo l'vso de moderni prattici, la prima spezie del Diapason tra D solre.
& d la sol
re, & le altre vanno caminando per gradi congiunti verso l'acuto, per h quadro intendendo.
Zarlino nel
capo 10.&11.
della 4.parte
delle sue inst.
dal che sei può fare argumento quanto si siano ingannati quelli che hanno vltimamente mutato
senz'alcuna ragione, l'ordine de Tuoni & le spezie delle consonanze, disegnando con tal mutatione di maggiormente auuicinarsi all'ordine de Modi degli antichi; la qual cosa non so che ella
habbia apportato, ò possa apportare altro che contrario effetto, tanto nel sito quanto nella distanza, come ancora nella qualità dell'harmonia.
STR. Non intesi di sopra come ne anco adesso intendo, per qual cagione non conuenisse alla qualità dell'harmonia, & del concento del modo Dorio, altra che quella si fatta
diuisione?
BAR. Perche hauendo gli Ecclesiastici constituito il primo Tuono loro dentro lamedesi
Qual conuenienza habbiano i Tuoni degli Ecclesiastici con
quelli de Greci.
ma spezie del Diapason che seruì al modo Dorio, & essendo quello come intenderete altra
volta, di natura stabile, & quieto, senza violenza, & atto à indurre negli animi degli vditori
pensieri graui & seueri, & costumi da forti; non ricercaua dico essere d'altra maniera sepa
rata, per essere tale tra quelle cordela natura del suo concento; & maggiormente viene à ma
nifestare tal sua qualità, quando che ella è applicata à parole ad essa conueniente; doue per
l'opposito l'aritmetica diuisione, l'hauerebbe fatta in molte cose conforme à quella del suo
Plagio; il che non conueniua per essere languida, flebile, e timorosa; come si può sensata
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mente vdire percotendo insieme tre corde in tal guisa disposte. le quali non solamente han
no tal proprietà percosse tutte tre nell'istesso tempo: ma il sem
Diuisione
aritmetica d%el
secondo Tuono. lice moto di ciascuno degli interualli separatamente nel partirsidalla Media per andare à trouare qual sia degli estremi;
& così pa
rimente aggiugnendole vn'altra parte nell'acuto, che proceda col
proprio & natural suo mouimento & alla graue conforme, si ma
nifestano cantate insieme al senso tali. & che ciò sia vero, considerate prima qual natu
ra habbia, come si è detto, l'harmonia dell'interuallo che si tro
ua dalla media del Dorio partendosi per andare à trouare alcuno
Diuisione
harmonica
del primo
Tuono.
degli estremi del suo Diapason; come nel discendere da alamire in
D solre, ouero ascendendo di essa alamire in d lasore in questa
si fatta maniera. il moto dfella qual parte, per esserela traue, & quel
la che dà l'aria alla Cantilena, accompagnata da vn'altra nell'acuto che proceda con moui
mento conforme al suo sito, come per essempio così; oue
ramente in quest'altra maniera, vdirete cantata insieme con
l'altra, ouero nell'istesso tempo ciascuna di esse, qual con
cento faranno.
STR. L'harmonia di ciascuna parte in sè stessa, & il concento che esce da ambedue, ò
da tutte e tre insieme in questa sì fatta maniera disposte è veramente tale quale l'hauete descritto; ma
consideriamo di gratia meglio ciascuno di questi accidenti nell'aritmetica separatione.
BAR. Lo faremo al suo luogo; seguitiamo pur di vederne ciascuno intorno la cosa de
Modi.
Consideratione dell'Autore intorno a'
Tuonoi.
Diuisero adunque gli antichi Musici i Tuoni loro, in Plagij; & in Autentici; lasciando tra l'vno
& l'altro di questi, come in ciascuna delle Dimostrationi secondo l'vso di essi veduto hauete,
lo spatio d'vna Diatessaron. Hora così parimente gli Ecclesiastici, vollero che dal primo Tuo
no detto Autentico al secondo detto Plagio, vi fusse la distanza d'vna Diatessaron; & così ven
ne questo à occupare necessariamente il luogo del Diapason del Modo Hypodorio: intendendo
sempre secondo la mente di Boethio, & non d'altro antico scrittore. la cagione poi della diuer
sa mediatione loro, non hebbe origine d'altroue, che dal volere che l'hatmonia quale da essi na
sceua, fusse conforme più che si poteua alla natura de' Tuoni degli antichi da quali gli haueuano
tratti; & ancora come dicono alcuni, perche la corda finale del primo detto Autentico, & del
secondo detto Plagio, fusse ad ambedue comune; la qual regola come impertimente, non fu in
teramente approuata dagli autori de canti Ecclesiastici: talmente che il pèrimo & secondo Tuo
no, vennero compresi dentro le corde che abbracciano gli istessi lati della prima spezie del Dia
pason; ma con questa differenza di essi, che hauendo l'Autentico il maggior suo lato nella par
te graue, e'l minore nell'acuta; il Plagio per l'opposito trasportando la spezie del Diatessaron
del suo Autentico pervn'Ottaua nella parte opposta nell'acuta, la congiugne alla graue dell'istes
sa Diapente senza muouerla di sito: & così viene il Plagio à ricercare in questa parte vna quarta
piu del suo Autentico, & questo per il contrario si distende piu di quello nell'acuto per vn simi
le interuallo; la qual cosa cagiona che si varia la speziedel Diapason, poiche di Prima che era
nell'Autentico, diuiene Quinta nel Plagio, & che circa la mediatione siamo stati diuersamen
te considerati da moderni prattici. la onde in quella prima semplicità de canti fermi, doue que
ste conditioni erano tutte osseruate, nasceua tra essi varietà d'harmonia, & conseguentemente
d'affetto; nè da altro principalmente auueniua ciò, che dalla poca quantità di corde che essi
ricercauano, & dalla diuersità di esse & de mouimenti: & per farui constare tal verità, con
siderate ciascuna minima parte di questa tale diuisione; quanto sia di natura diuersa da quella
prima;non solo nel suono, & moto d'vna sola parte, che tale è quello che alla graue conuiene,
volendo partendosi di Dsolre sua media andare à trouare alcuno
degli estremi el suo Diapason, ma accompagnata da vn'atra par
te posta nell'acuto che proceda con mouimento alla graue confor
me, come per essempio cosi, ò veramente in quest'altra maniera; &
ancora nell'vdire nell'istesso tempo l'estreme corde del semplice
Diapason insieme con la sua media, ò pure le tre parti insieme; le qual icome io ui dissi, trouere
te hauere del mesto, & rimesso. La quale complessio
ne, non è lontana da quella che al modo Hypodorio è
attribuita. ne è punto da marauigliarsi, che la diuersi
tà del suono circa l'acutezza & grauità, insieme con
la differenza del moto, &dell'interuallo, partorisca
varietà d'harmonia, & d'affetto; auuenga che la Natura non produce per l'ordinario i
simili con cose contrarie, ne queste con mezzi della medesima qualità; ma si bene per
l'opposito. alla consideratione delle quali cose, quando fussi aggiunto la conuenienza
del Rithmo, & la conformità de'concetti, qual forza, & virtù crediamo che hauesse di
poi quella tale melodia? Tanta certo, che ella sarebbe atta come già era di piegar gli animi
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degli vditori in quella parte, che al perito Musico paicesse. ma perche alcune di queste co
se non sono intese, ne considerate, non che osseruate da' prattici d'hoggi nelle Cantilene lo
ro; quindi auuiene che l'harmonica, & l'aritmetica diuisione non ha come si è detto parte al
Abuso de'moderni Contrapuntisti.
cuna in esse.
STR L'è veramente così; dal che si può fare argumento, quanto sia stato male inteso quel
precetto così famoso appresso de'Moderni Contrapuntisti, quando hanno detto che le parti
Zarlino al capo 35. della
3.parte delle
sue instit.
della Cantilena deueno procedere per motocontrario; vedendosi manidestamente per l'opposi
to, che con maggiore efficacia son'atte ad esprimere l'istesso affetto col simile, che col diuerso;
& che l'allegrezza & la mestitia insieme con l'altre passioni, possono esser cagionate nell'vditore
non solo con il suono acuto & graue, & col veloce e tardo mouimento; ma con la diuersa qua
lità degli interualli: anzi con l'istesso portato verso il graue, ò verso l'acuto. imperoche la Quinta nell'ascendere è mesta,
come detto hauete, & nel discendere è lieta; & per il contrario la Quarta è tale nel salire, & d'altra qualità nel discendere;
& l'istesso si vede accadere al Semituono,
& alli altri interualli.
Consideratione dell'Autore intorno la
natura degli
interualli.
BAR. Anzi voglio piu oltre dirui in questo proposito, che la Diapente portata con la
voce
verso il graue dall'acuto partendosi, ouero per il contrario, tra corde però differenti dalle pri
me mostrate; che ella ha natura diuersa dalla prima già detta, & così parimente la Diatessaron,
& ciascuno altro interuallo. imperoche partendosi nel Systema disgiunto di G solreut con la
parte graue, & discendendo per vna Quinta, ò ascendendo per vna Quarta, trouerete hauere tal
mouimento dell'allegro, del concitato, & per così dire del virile & naturale; & così parimen
te cantata insieme con aoltre parti meno di quella graue, che procedino con
mouimento ad essa conforme, come per essempio così. ne per altro credo
io, che ciò accaggia in questo modo di procedere, che per trouarsi tra le parti la Terza, & la Decima naturalmente maggiori,
& minori in quello:
& l'hauerle à fare sì fatte col mezzo de'segni accidentali, diuengano, per
operare sempre i suoi effetti piu vigorosamente la Natura che l'arte, della
maniera che hauete inteso: & quando le parti che ha sopra la graue, piu si
facessero acute, maggiormente diuerrebbe il concento tale quale l'habbia
mo descritto; intendendo sempre sana & discretamente: & che la parte gra
ue sia veramente quella che da l'aria (nel cantare in consonanza) alla Can
tilena; osseruate. in questo vltimo essempio, quel mouimento congiunto
di Tuono, che fa la parte del Contralto ascendendo, ha grandemente del
virile; & per il contrario cantato nel suo precedente il medesimo interual
lo nell'istessa maniera, e tra l'istesse corde, quando bene egli si aggiugnesse
vna, ò piu parti nell'acuto, che facessero il medesimo vsitio, che fanno in
quest'vltimo; hauerebbe nulla dimeno del mesto & rimesso, come il suo primo: & l'istesso auuerrebbe à quella sia fatta parte,
quando ella si trasportasse vn'Ottaua nel
l'acuto.
STR. L'è come voi dite indubitamente, & marauigliomi che queste cose non siano
prima
di adesso state considerate, & messe in atto dal prattico Contrapuntista; ma prima che torniate
à seguire di narrarmi come andasse la distribuitione degli altri Modi, oltre à due già detti, vi prego à dirmi vn'altro particolare.
BAR. Dite qual sia.
ST. Chi ha piu parte nel dar l'aria alle Cantilene; la tardezza & velocità, ò l'acutezza, &
grauità del suono? & qual mezzo di questi due è piu efficace à manifestarle tali, quali sono all'vdito?
BAR. Concorrano ciascuna di esse all'operationi conuenienti loro, non altramente che si
facciano le linee, e colori nel palesare alla vista la bellezza & sozzezza del corpo: & si come in
far ciò le linee vi hanno sempre piu parte de'colori, così parimente in quella, il tardo & ve
loce ve l'ha maggiore del graue & acuto suono. possano i lineamenti senza i colori, signifi
care alla vista, la proporzione, & sproporzione del corpo; si come il veloce, e'l tardo mo
to del suono in vna sola estensione, può all'vdito comunicare l'aria d'acluna Cantilena;
ma egli è così stretta parentela tra questi due accidenti, che non può interamente vno senza
l'altro manifestare la qualità dell'aria, come possano tra quelli altri due le linee senza i colori.
Vengo, tornando all'inuentione & vso de'Modi Ecclesiastici à dirui, che gli autori di essi
constituirono poscia il terzo nell'istessa spezie del Diapason, che serui all'harmonia Fry
Altre considerationi dello
Autore intorno a Modi.
gia; la qual Diapason fu considerata diuisa nell'istessa maniera di quella che serue al primo
Tuoni, per essere esso ancora degli autentici, &conforme per le cagioni dette di sopra à tal
diuisione, & ancora alla qualità della sua harmonia. il Quarto poi come collaterale del Ter
zo, lo constituirono meritatamente in quella spezie del Diapason, che già seruì all'Hypo
frygio; assegnando al Quinto la Diapason del Lydio; & per l'istessa cagione detta degli altri,
assegnarono al sesto Tuono la spezie dell'Ottaua, che seruiua all'Hypolydio.
page 77
Vollero in oltre constituire il Settimo tra le corde, che contengano la spezie del Diapason del
Modo Mixolydio, & all'Ottauo & vltimo gli assegnarono la spezie istessa, che assegnarono al primo; per la qual corrispondenza
fu chiamato ad imitatione degli altri Plagij con il nome di Hypomixolydio, & non Hypermixolydio, come hanno alcuni sognato:
per importare Hypo,
Franchino nel
primo della
sua prattica
al settimo, &
all'vndecimo
capo.
sotto; & Hyper, sopra come sapete. Vsò bene il Glareano vna volta queste parole.Fu da To
lomeo chiamato l'Hypermizolydio, per essere sopra il Mixolydio, & è il nostro Ottauo.
Trouasi in questa descrittione degli otto Tuoni, applicati però alla moderna prattica senza piu
oltre considerare; gli istessi inconuenienti circa le distanze d'acutezza & grauità, che di sopra
commemorai. imperoche gli autori di essi pare che non habbiano fatto stima alcuna oltre alli
altri luoghi, che l'interuallo che si trouaua tra il Modo Lydio, & il Mixolydio degli antichi, era
la distanza d'vn Semituono, & non d'vn Tuono, come si troua tra il Quinto, & il Settimo degli Ecclesiastici; per non hauere
forse hauuto questi, virtù d'accordare insieme le spezie del Dia
pason, & gli interualli che si trouano tra l'vno & l'altro Tuono di quelli, & così sono venuti
a lasciar da parte se bene di maggiore importanza, quello che meno hanno inteso, & che piu bi
sognaua intendere.
STR. Qual differenza sarà adunque tra l'ottauo Modo degli Ecclesiastici & il
primo? occupando l'vno & l'altro l'istessa spezie del Diapason & le medesime corde?
BAR. Qui stà tutta l'importanza del negotio: non altro certo che la corda finale &
la diuer
Che i modi
non possono essere più di sette.
sità della diuisione considerata harmonicamente in questo & aritmeticamente in quello. vedete hora voi nelle moderne Cantilene à piu voci composte & cantate nella maniera, che hoggi si
costuma, quello che ha da farui, circa la diuersità del concento, & dell'harmonia tra questo &
quell'altro Tuono, la corda finale, & la varietà della diuisione della spezie del Diapason.
STR. In vero che questi Modi loro si fattamente accomodati, mi fanno souuenire delleErmippo Pittore Atheniese.
pitture del singulare Ermippo Atheniese; il quale nel dipignere i maschi, & le femmine; ò fusse
per la inimicitia, che naturalmente haueua con le barbe, & con li habiti, ò per altro suo particolare interesse; le faceua del continouo tanto simili, che non era possibile conoscere queste da
quelli se non al sesso: come se l'industriosa Natura non gli hauesse formati differenti in mille altri & sensati accidenti. così parimente i Toni de'Moderni Contrapuntisti; è impossibile veramente nell'vdirgli cantare, conoscere l'acutezza, & grauità, il primo dal secondo, e'l
terzo dal quarto, & così gli altri da questi; ma si bene alla corda finale; se bene nel vedergli scritti si mostrano molte
volte piu acuti, ò piu graui questi di quelli.
BAR. Voglio dirui vn'altra cosa, che mi souuiene in questo proposito, che doue gli
antichi
Altro dubbio
de'moderni
prattici.
Musici nella variatione de Tuoni i loro mutauano non solo la spezie del Diapason, ma il Systema
tutto di graue in acuto, ò per il contrario d'acuto in graue; quelli de'tempi nostri dicono va
riargli, cantando l'istessa spezie del Diapason nella medesima intensezza, & lentezza del Syste
ma; & non solo i contigui, ma gli estremi; come per essempio, il primo & l'ottauo. dico anco
ra, che ciascuno di essi Tuoni loro ha particolar virtù di muouere nell'vditore questo & quel
lo diuerso affetto, come loro (se ben contro ogni douere) affermano; donde nasce che hauendo
à mettere insieme vn Sonetto, che tratti permodo di fauellare di cose meste; canteranno i suoi
quadernarij nel secondo Tuono, e'ternarij nel nono, ò altramente? in oltre, chi è quello così
priuo di giuditio, che non si accorga, che in qual si voglia loro Canzone non più che à quattro
voci composta, il Basso cantando per essempio tra le corde del Diapason che serue al primo Tuono, il Tenore canterà tra quelle
del secondo; & il Contralto canterà l'Hypermixolydio in quel
mentre che il Basso canta l'Hypodorio, mediante il cantare sopra esso vn'Ottaua; & il Soprano
farà l'istesso col Tenore? & che tal confusa, & c
ontraria mescolanza di note, n
on può muouere alcu
no affetto in chi ode, quando bene ciascuna parte da per sè hauesse, che non l'hà in modo alcuno
in questa moderna prattica di contrapunto, particolare proprietà d'indurre questa & quella af
fettione nell'vditore, mediante il confondersi le parti l'vna l'altra, & come contrarie impedirsi
le naturali operationi? ma venghiamo noi al fatto nostro circa l'aggiunta de quattro vltimi Modi, & restinsi questi nell'openioni
loro. nel considerare adunque il sopradetto Glareano, huo
Nel
considerare il Glareano aggiugnere i quattro
Tuoni à gli
otto primi. mo veramente scientissimo & dio gran litteratura, che null'altra cosa faceua differente l'ottauoTuono degli Ecclesiastici
dal primo, se non la corda finale, & l'imaginatione della differente di
uisione Harmonica, & Aritmetica, applicata poi à questo nuouo modo di comporre & cantare
queste tante arie insieme, così disse stimolato dalla sete, che haueua d'inuentare tale inutile no
uità; come quello che la reputava importantissima & necessaria; il che manifesta apertamente
il titolo de'libri della sua Musica, i quali così chiama. Dodecacordon. nella prima faccia de
quali si leggono queste inaudite marauiglie, doue à lungo poi dice hauere imitato Aristosseno;
& la conformità che hanno insieme di già l'habbiamo dimsotrata. Tale fu adunque dico quel
lo, che dentro à sè andò discorrendo esso Glareano. Si come la spezie del Diapason, che serue
al primo Tuono, ha facultà di formare l'Ottauo con sola conideratione d'esser quella harmo
nicamente, & aritmeticamente diuisa questa; per qual cagione non deuono fare variatione di
concento l'istesse separationi nelle altre spezie, che contengano gli altri Tuoni? alla quale ap
page 78
parenza di ragione, ancora che debole fusse appoggiatosi; aggiunse à gli otto Modi mostrati,
quattro altri che fecero il numero di dodici; e tale fù l'ordine, che tenne per ciò fare. formò il
nono Modo dell'istessa spezie del Diapason che serue al secondo, ma trasportata per vn'Otta
ua nell'acuto, & considerata diuersamente separata dalla sua media. formò il Decimo di quel
la del Terzo, assegnandoli per corda finale (& insieme al suo autentico) alamire; l'vndecimo,
per non essere quella del Quarto della diuisione (che egli si conueniua capace) formò di quella
del Sesto: facendolo terminate insieme con il suo Plagio in c solfaut; il quale constituì nella spe
zie del Diapason che serue al Settimo; osseruando in essi le medesime conditioni, che fece nel
trarre il Nono dal Secondo: lasciando da parte come si è detto, la diuisione harmonica del
Diapason che serue al Quarto Modo, per non esserne capace; si come non è capace quella del
Quinto dell'Aritmetica, secondo che in questo essempio si può sensatamente comprendere.
Descrittione
de'12.Tuoni,
tratti dalla
prima faccia
del Dodecar.
don del Glareano, & dal
7.&del 28.
del secondo
libro.
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12 |
Dorio |
Hypodorio. |
Frygio. |
Hypofrygio. |
Lydio. |
Hypolydio |
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Mixolydio. |
Hypomixolydio. |
Eolio. |
Hypoeolio. |
Ionico. |
Hypoionico. |
I quali impedimenti cagionarono che piu oltre à maggior numero di Tuoni non si passasse. dal
Altro abuso
de'moderni.
che si fa argumento, quanto male sia stata intesa la cosa de Tuoni degli antichi Musici da mo
derni; poi che si fatte baie veramente, gli hanno dato occasione & impedite l'operationi loro;
senza punto accorgersi, ò considerare, che i Musici de canti Ecclesiastici, & appresso il dotto
Tuoni Ecclesiastici fracco
stano à quelli degli antichi in alcune
cose.
Franchino, non vollero speculare, ne introdurre maggior numero di Tuoni, non per ognoran.
za, come alcuni stimano, ma per fuggire il mal'vso, & l'occasione d'essere numerati tra disprezzatori de buoni & veri precetti:
ritrouandosi di già hauere occupato qual sia delle quindici
corde del Massimo & perfetto Systrma,, & con i lor primi sette Modi hauere messo in opera cia
scuna spezie del Diapason, & piu volte le altre consonanze dette hoggi perfette; hauendo ag
giunto l'Ottauo piu tosto per l'imitatione di Boethio nel numero di essi, che per veramente co
Gli Ecclesiastici constituiscono 8 Tuoni ad imitatione di Boethio.
noscerlo atto ad introdurre alcuno nuouo & necessario affetto; le qual cose conosciute molto
bene da Franchino, l'hauerebbe piu tosto per ciò confutato, che formatone senz'alcun propo
sito de nuoui: ma trouatolo di già abbracciato dall'vniuersale, l'ammesse lui ancora perman
co male; oltre che à quella sorte di Canzoni d'vn solo, cantate secondo il suono delle corde tra
le quali si trouano scritte, come si costumaua nel principio che elle furono introdotte, senza
punto alterarle, non disconueniua come in quelle d'hoggi à piu voci disconuiene; perche vera
mente tra le corde de'canti loro, è differenza d'harmonia, & melodia, & vie piu quando ci si
Canto figurato, perche sia
così detto.
applica parole ad essi conformi: ma nel cantare secondo questa nuoua prattica di canto figura
to (così detto dalla diuersità delle figure cantabili) tante are insieme, sono troppo due Tuoni
non che otto, ò maggior numero. perche qual si voglia Cantilena messa in atto, ricerca sem
Tuoni de moderni non esser piu d'vno.
pre l'istessa quantita & qualità di corde circa l'acuto & graue, procedendo in ciascuna qual sia
delle parti col medesimo rithmo, quanto al veloce e tardo mouimento; per vsare in esse il Con
trapuntista, note di qual si voglia valore, & ciascuno interuallo à suo beneplacito inconsidera
tamente, & senza pensare al concetto delle parole cosa del mondo: ne quali accidenti si troue
rà al suo luogo consistere principalmente la diuersità & virtù dell'harmonie & melodie. di ma
niera che i Tuoni & le Cantilene d'hoggi vengano à essere necessariamente d'vn'istessa qualità,
quantità, & forma; & d'vn medesimo colore per così dirle, sapore, & odore vna che l'altra:
in proposito delle quali mi parrebbe, che l'essempoio di Filosseno Musico nobilissimo, fusse effi
cace argumento da persuaderne quanto disformi siano i Tuoni de moderni da quelli degli an
Arist.nell'8
della Politica.
tichi, & confermarne maggiormente in tal verità. il qual Filosseno, hauendo cominciato vna
volta tra le altre il Dithyrambo nel Tuon Dorio, fu forzato dalla materia del soggetto à darle
fine nel Frygio ad essa conueniente.
STR. Da che nacque questo di gratia?
BAR. Si può a'tempi nostri, per quanto io credo, mal sadisfare in modo che sen'hab
bia contezza, per non ci essere di queste cose restata memoria alcuna; ma se vi volete conten
Dithyrambo
appresso i Greci quello insse & da chi $i
trouato.
tare di saperne quant'io ne stimi & creda, mi contento diruelo. Il Dithyrambo appresso i Poe
ti antichi Greci, era vna forma di Canzone in lode di Bacco, di che fu autore Arione, l'aria
della quale, imitandosi in essa concetti, & costumi di Baccanti riscaldati, auuinazzati, al
legri & altri tali; & cantandosi da vn coro, che rappresentaua i così fatti, si costumauano per
ciò tutte i fare (per quanti'io mi stimo) in Tuono incitato. ma perche gli artefici grandi
vogliano qualche volta fare esperienza dell'arte, & così si mettono a far proua di forzare i con
fini de principij loro; Filosseno essendo vno di quelli, volleesperimentare vna cosa nuoua; la
quale non gli riuscendo capace del suo concetto, vinto dalla natura di essa se ne passò al natu
page 79
rale di quello: & così hauendo cominciato il Dithyrambo nel Tuono Dorio, l'harmonia di
Filosseno cominciato il Dithyrambo nel
Tuon Dorio
perche sia forzato à darle
fine nel Frygio.
che è come si è detto quieta, & senza violenza alcuna di affetto, & aborrendo la sconcia mor
uidezza di tal materia & lusinghe di quel verso, ben volentiere sentendosi (come perito che egli
era) nell'andare innanzi mancare l'aiuto dell'harmonia alla sua imitatione, l'abbandonò senza
rispetto, & passossene quasi che violentemente al Frygio piu di esso Dorio acuto, & così per na
tura incitato & conueniente all'espressione de concetti che egli haueua alle mani. he è anco da
marauigliarsi che à Filosseno venisse vn concetto si fatto, per essere di natura & complessione
che amaua l'harmonie graui & quiete, anzi le grauissime; il che argomentol'hauere dopo tutte
le altre ritrouata quella dell'Hypodorio, tarda & rimessa piu di ciascun'altra. & questo è quanto io sappi dirui in questa
materia. dall'essempio del qual Filosseno si può ancora comprendere,
Altro abuso de moderni prattici contrapuntisti.
quanto sia il comporre & cantare d'hoggi senza regola, senza modo, & senz'ordine, à caso & per
mera prattica; senza sapere null'altra cosa i prattici compositori, eccetto che quello è vn'inter
uallo consonante, & questo vno dissonante; & qual si voglia concetto (mal grado di esso Filos
seno) cantano i moderni Contrapuntisti in qual si voglia Tuono loro; hauendo abbandonato
interamente ciascna osseruatione & legge, & fattisi preda della schietta volontà & potere degli
artificij suoi, senz'altra piu considerata limitatione ò regola che buona sia.
STR. Non vsauano adunque gli antichi Musici, la msitione dell'vno con l'altro Tuono?
BAR. Non per certo, sin che non venne Sacada Argiuo Musico & Poeta famosissimo per
treSacada Argiuo inuentore
della mistione de Tuonoi.
vittorie ch'egli hebbe in quella sorte di feste che faceuano gli Spartani in honore d'Apollo il
giorno del suo natale, dette Carine; & per essere stato autore dell'entrare nell'istessa canzone, del
primo nel secondo, & di questo nel terzo Tuono, ò altramente.
STR. È questo quel Sacada che fu ancora inuentore dell'Elegie? & che in Sparta
medesima
Carnie feste,
quello fussero.
Plutarco nel
3.degli Apostemmi tra gli
ordini, & costumi de Lacedemoni.
mente ritrouò quella spezie di Canzone & di ballo insieme, dette Gimnopedie? dell'opera del
quale Pindaro tra li altri scrittori tenne particolar memoria?
BAR. Questo è desso.
STR. Non vi sia graue il dirmi, qual fusse la mistione che lui vsò de Tuoni, & appresso
quello he fusero le Gimnopedie.
BAR. Dirouui il tutto dopo l'hauerui prouato che il Tuono Hypodorio fusse non solo ri
trouato da Filosseno, ma l'vltimo di tutti; che per essere piu vecchio debito, debbo ragioneuol
Tuono Hypodorio, vltimo
ritrouato. mente prima satisfarlo; però notate. Douete sapere, che questo Tuono fu appresso gli antichicome tutti gli altri, chiamato
per diuersi nomi, come voi potete in parte comprendere da quella introduzione che va stampata e greca & latina sotto nome
d'Euclide. tra li altri, alcuni lochiamano locristi, & altri Hypodorio. Hora Giulio Polluce cantando l'harmonie, se ben nonnomina
l'Hypodorio, dice che la Locrica fu trouato di Filosseno. Onde gia habbiamo, essen
Nel 4.libro
del suo Onomastico.
Locristi & Hypodorio, esser
l'istesso Tuono. do queste due vna medesima come ce ne dicono gli scrittori, che Filosseno ne fu trouatore. quanto à che ella fusse l'vltima
à venire in vso, oltre che da per sè l'è cosa assai verisimile, sseondo l'ot
tauo Tuono & vltimo di numero, si trae manifestamente da Briennio nel quarto capo del Terzo
libro della sua Musica: doue hauendo ragionato degli altri Tuoni piu acuti, rendendo conto
perche l'Hypofrygio fusse dagli antichi chiamato Tuono graue, essendo l'Hypodorio più gra
ue d lui, mostra che questo fusse nato, perche prima che l'Hypodorio venisse in vso, questo era
di sua natura il piu graue di tutti gli altri, & per ciò n'era stato comunemente così detto: il qual
nome gli era rimasto addosso, ancora che poi fusse comparito l'Hypodorio fusse di tutti gli otto Tuoni che da lui si raccontano,
l'vltimo à essere ritrouato. le Gimnoperdie appresso gli Spartani, era
Gimnopedie,
quello fussero.
no cori di fanciulli, i quali à piè scalzo andauano insieme col ballo cantando le lodi dgli D$j,
& in honore di quelli Spartani che nelle campagne Therie combattendo per la patria erano ca
duti morti. le mistioni poi de Tuoni (secondo che ciè raccontato da Plutarco) che vsaua Saca
da, furono tali. Si haueua ne suoi tempi cognitione solo delle tre principali spezie d'harmo
nie; che sono come sapete la Doria, la Frygia, & la Lydia; quantunque Atheneo, voglia col te
stimonio d'Eraclide Pontico, che l'harmonia Frygia & la Lydia forse come barbare, si chiami
no per maggiormente honorare i Greci, Eolica, & Ionica; la qual cosa non passa senza qualche
Nel capo
10.
del libro 4.
disturbo di quelli che accuratamente essaminano i nomi & l'ordine de Modi secondo Socrate,
Platone, & Aristosseno: ma sia come si voglia, venghiamo noi, poiche di queste si fatte contro
Eraclide
Pontico. uersie in proposito particolarmente de Tuoni n'è piene le carte; à dire in qual maniera Sacadevsasse la mistione di essi:
il quale nel coro principalmente la vsò in questa maniera. Poneua pri
ma (quando però conueniua alla qualità del Poema) la mutanza Dorica; dopo questa la Frygia
Plutarco demusica. mistioni de Tuoni secondo Sacada.
& appresso la Lydia; la qual regola & legge fu detta Tripartile: ma era da esso questa uarietà
d'harmonia, con tale industria accomodata in tutta la Canzone, che fu tenuta in grandissima
stima l'opera & uirtù sua; per accomodarla al soggetto delle parole con giditio grandissimo,
e tutti gli affetti che in essa erano stati dal Poeta spiegati, esprimeua egli con arte marauigliosa.
della qual cosa importantissima & principale dell'arte musica, non è fatto conto alcuno da prattici d'hoggi; & piacesse à
Dio che gli errori loro finissero qui, ma ci è molto peggio; imperoche
page 80
tutte le regole & osseruationi che eglino hanno in vso, sono di diretto contrarie à bene esprimer
gli affetti & i concetti di quale si voglia poema; tra le quali alcune aol presente c
ommemorare ve ne
Altri abusi de
prattici d'hoggi.
voglio; & queste sono l'inuiolabil legge che gli hanno fatto senz'addurre autorità ò cagione,
che non sia lecito in modo alcuno il fare due consonanze perfette d'vna istessa spezie vn'appres
so l'altra:& quando si ha d'andare à trouarle dall'imperfette partendosi, si vadia con lapiu vi
cina; hauendoci aggiunto in oltre, il rispetto che si deue hauere alla relatione del Tritono &
della Semidiapente. Hora l'osseruationi di questi due soli precetti, sonbo bastanti à ouuiare che
mai si possa esprimere affetto alcuno; oltre alli altri inconuenienti che io mi riserbo à msotrar
ui à lungo e tempo piu conueniente.
STR. Ci vorrà bene altra industria & fastica, che non volle dianzi à farmi
toccar con mano
che la Lira & la Cithara degli antichi Greci & Latini era l'istessa cosa, à persuadere all'vniuersale questa vostra nuoua anzi nouissima openione.
BAR. Mi offesero assai piu chiaramente à far voi, & qual si voglia altro di sano
intelletto di ciò
capace, che d'altra cosa che io vi habbia sin'à quì detta, ò che per l'auuenire dire vi potesse: ma
contentadoui voglio che la serbiamo al suo luogo.
STR. Sono adunque altre cagioni che impediscano la musica & cantare d'hoggi,
d'operare
negli vditori quelli affetti che l'antica operaua?
BAR. Ce ne sono molte altre, anzi come vi ho detto, tutte sono le regole loro à
queste
contrarie.
STR. Non v'incresca dirmene alcuno altro particolare, à ciò io esca di questa
ignoranza,
& impari appresso di rispondere à prattici d'hoggi, che vogliano che la musica deglli antichi à
comparatione della loro, fusse vna baia da ridersene; & lo stupore, che col suo mezzo cagionarono negli animi & menti degli huomini, non da altro nascesse, ò deriuasse, che dall'essere grossi & rozzi; della qual cosa altieri, fecero poscia per i libri loro tanto romore.
Ragioni dell'Autore in
pruare l'eccellenza dell'antica musica, & l'impertinenza della
moderna.
BAR. Vedete quanto costoro siano temerarij, che si ridono degli effetti che faceua vna cosa
la quale non sanno qual fusse, ne conoscono la natura & proprietà di essa, ne come potesse ciò
operare. qual maggiore argumento volete per conuinergli, che i miracoli per così dirgli, che
ella faceua? i quali ci sono raccontati da piu degni & famosi scrittori fuor della professione de
Musici, che mai habbia hauuto il mondo: ma lasciamo questo da parte, & venghiamo à vno
essempio sensato & chiaro, il quale sarà questo. Certa cosa è, per quello che ho potuto rac
corre da diuersi parti; che la maniera del cantare hoggi tante arie insieme, non è piu di cento
cinquanta anni che l'è in vso, ancora che quelli che volessero vn essempio d'autorità di questa
moderna prattica che hauesse tanti anni, non so ne anco se egli si trouasse. Hora da quel tem
po sin'ad hoggi, concorrono tutti i miglior prattici à credere & dire, che ella sia giunta à quel
Cipriano Rore, Musico
prattico singulare.
colmo di perfettione che l'huomo si possa imaginare; anzi che dalla morte in quà di Cipriano
Rore. Musico in questa maniera di Contrapunto veramente singulare, sia piu tosto andata in
declinatione chein augumento. Hora se in cento anni ò poco piu che l'è in tal modo stata esercitata, da genti che per l'ordinario
sono di nullo ò poco valore, non sanno per modo di dire do
Cagioni per
le quali si è
della musica
facultà ritenuto il men
buono.
ue & di chi nati; non hanno beni della fortuna ò pochi, ne anco sanno à pena leggete, è venuta
à
quel colmo d'eccellenza che essi dicono, quanto maggiormente doueua essere stupenda & ma
rauigliosa quella appresso i Greci, & Latini, doue ella durò tanti e tanti secoli in mano del contonouo à huomini i piu sauij,
i piu scienziati, i piu giuditiosi, i piu ricchi valorosi regij & mag
gior Capitani che mai habbia hauuto il mondo. era cosa vergognosissima & da ignorante, co
Emilio Probo, nella vita
dell'istesso.
Nel quarto.
me dall'essempio di Temistocle si può in parte comprendere, & da quello che ne dice Polibio
Historico; a qual si voglia huomo nobile di qual si voglia grado, senza quella sorte di musica
conueniente à loro: & quelli che per qual sia accidente non sonauano la Lira, non erano della
Tibia ignoranti: donde ne nacque quel prouerbio così trito tra Greci, che diceua. Se non Ci
Prouerbio
degli antichi
Greci.
tharedo, almeno Auledo. Che questi attendessero & amassero grandemente la musica, quan
tunque alcuni senza ragione, esser dediti alle fatiche piu che alle feste hanno detto; si può buo
na parte conoscere di quì: che sendo assediati dal numeroso esercito di Serse, non tralasciarono
I Greci, amano grandemente la musica,
quantunque
il Zarlino sia
di parere contrario al capo 4. della 2.
parte delle institutioni.
mai alcuna delle feste publiche loro, nelle quali si esercitauano qual si voglino sorti di musica:
la qual cosa dette piu volte ocasione di dubitare à Serse; sapendo egli certo (per modo di fauellare) che si moriuano di disagio
& di fame, & gli vedeua & vdiua giorno & notte danzare, can
tare & sonare. ma perche vado io spendendo piu parole intorno à ciò, auuenga che Aristotile
istesso, Filosofo sopranaturale, comanda espressamente ne libri della Republica, che i fanciul
li, acciò non l'habbiano ad imparare fatti che siano huomini, debbinocon grande studio la musica apprendere; ma non quella
del Teatro fatta per sadisfattione della plebe che è quasi l'istessa
della nostra, ma quella che a'nati nobili conuiene; che è la vera & non finta. non per altro, che
all'Ottauo.
Precetti della musica.
per à mano àmano introdurgli à pigliare honesto piacere con dignità & ragione; & il
frutto che
da essa si coglie in tre sorti partisce; si che l'vna si riferisce all'eruditione & disciplina; l'altra alla purgatione degli
animi nello sfogargli & mitigargli; la qual facultà haueuano l'harmonie &
melodie à esse passioni conformi, & l'opposite ancora alcuna volta; & la terza poi era efficace
page 81
mezzo dice egli, di trapassare giocondamente la vita in riposo e tranquillità, in quel mentre che
si fa tregua con le troppo graui cure che tengono gli animi assediati. altra volta insieme con al
tri la diuise in morale, in attiua, & da empier gli animi di diuino furore. la morale era la Do
ria, l'attiua la Frygia, & quella che empieua gli animi di diuin furore era la Lydia. le quali due
vltime sorti d'harmonie, vuole il Filosofo che elle si odino, & non si trattino; se non però tanto
quanto altri è atto à darne giuditio. Hoggi non solo i capi delle Republiche, & i Senatori non
suonano, ne cantano si fattamente; ma se ne vergognano sin'à priuati Fentilhuomini: & del
l'importanza & stimolo che sia à professori di essa, l'essere presso à nobili, ò sotto vn Principe
ce l'ami & apprezzi, sarebbe l'istessa vanità & impertinenza à cercare di dimostrarlo, che quella di chi si pigliasse cura
di voler magiormente persuaderne, che gli antichi Greci & Latini vi
dessero opera & studio piu di quello che si fa hoggi, & superassero gli huomini de nostri tempi
in ciascun'arte & scienza: auuenga che ciascun libro di qual si voglia importante facultà che
noi habbiamo, fu prima da quelli composto & scritto. con tutto il colmo d'eccellenza del
Musica d'hoggi, non hauere proprietà
alcuna. la musica prattica de moderni, non si ode ò pur vede hoggi vn minimo segno di quelli che l'antica faceua; ne anco si legge
che ella gli fecesse cinqu
anta ò cento anni sono qu
ando ella non era così comune & familiare à gli huomini. di maniera che ne la nouità, ne l'eccellenza di essa, ha maihauuto
appresso de nostri prattici, forza d'operare alcuno di quelli virtuosi effetti che l'anticaoperaua; dalla quale se ne traeua
vtile & comodo infinito: la onde necessariamente si conclude,òche la musica, ò che la humana natura si sia mutata da quel
primo suo essere; ma qual fusse lamusica dgli antichi, & qual sia quella d'hoggi, & da quello potesse & possa ciò auuenire,
si di
mostrerà al suo luogo.
STR.Io odo con tanto gusto queste si fatte nouità che con tante sensate & viue ragioni
cercate persuadermi; che quando vi contentassi, non huastando però l'odine che vi sete nell'Idea
meco proposto intorno à queste materie discorrere, volentiere vdirei tutto quello che di piu volessi in questo proposito dirmi.
BAR. Se così à voi piace, à me parim
ente piace; & maggiorm
ente per
esser trascorso assai auan
ti; per lo che non hauerò l'istesse cose à replicarui piu volte. Facciamo adunque proua, quan
to della proposta materia se ne possa mai da noi vedere di vero; non temendo (poiche il fine del
desiderio nostro è solamente il benefitio publico) quelle imputationi che seguitare ce ne possia
no; per hauere hauuto ardire d'essere i primi à rompere questo ghiaccio così duro profondo &
spatioso; però notate. Se l'vso della musica. io intendo al presente della vera che è vtile à tutti
gli huomini, come dice Polibio, & non di quella che secondo E foro, è stata trouata per beffar
Nel
proemio
dell'historie,
;usica per
qual fine introdotta. gli & ingannargli. se l'vso della musica dico, fu da gli huomini introdotto per il rispetto & fi
ne che di comun parere dicono tutti i sauij; il quale non da altro principalmente nacque che
dall'esprimere con efficacia maggiore i concetti dell'animo loro nel celebrare le lodi de Dei, de
Genij, & degli heroi; come da c
anti fermi & piani Ecclesiastici origine di questa nostra à piu voci
si può in parte c
omprendere; & d'imprimergli secondariam
ente con pari forza nelle menti de mor
tali per vtile & comodo loro; chiara cosa sarà, che le regole de moderni Contrapuntisti osserua
te come leggi inuiolabili, oltre à quelle ancora che per elettione & per msotrare il saper loro si
frequentemente vsano, saranno tutte di diretto c
ontrarie alla perfettione delle ottime & vere har
monie & melodie. il che à prouare à dimostrare & à persuadere, non sarà molto difficile; à quelli però che ricordandosi di
tutto quello che si è detto sin quì intorno à ciò, lasceranno il pro
Diuersa
natura de suoni &
demoti. prio interesse, l'inuidia, il mal vso, & l'ignoranza da vno de lati. Per fondamento adunque diquesto soggetto, farò succintamente
mentione di due soli capi come principali & importanti;promettendo poco di sotto dichiarargli largamente. la onde dico essere
altra la natura del suon
Cantare in
consonanza,
essere vn'impertinenza,
& il Zarlino
per l'opposito
dice che senza essa, e l'harmonia imperfetta, nell'institut.al c.primo nel 16, e
nel 49.del 2.
graue, altra quella dell'acuto, & diuersa da l'vna & dall'altra di queste dico essere quella del mezzano. così parimente dico
hauere altra proprietà il moto veloce, altra il tardo, & da questa &
da quella lontana dico essere il mediocre. Hora sendo veri qeusti due principij che verissimi sono, si può facilmente da essi
raccorre (essendo vna la verità) che il cantare ion consonanza nella
maniera che i moderni prattici vsano, è vna impertinenza. perche la consonanza altro non è
che mistura di suon graue & acuto, la quale (come hauete di sopra inteso) senza offesa, ò con di
letto, ò soauissimamente ferisce l'vito. la onde se tal contrarietà d'affetto si troua tra gli estremi
suoni delle semplici consonanze, quanto vie piu haueranno tal diuersa natura le replicate &
composte, mediante la lontananza maggiore degli estremi, & piu di queste quelle che piu volte
composte replicate sono? le quali per essere piu lontane dall'origine loro, sono men pure, dal
senso men comprese, & meno intese dall'intelletto. nulladimeno si vanno con tanta industria
Diuersa natura delle consonanze.
da moderni prattici cercando negli strum
enti dall'arte & dalla natura fabbricati. & essendo tale
quale habbiamo detta la Diapason & la Diuapente; delle quali vniscano si gli estremi suoni loro
separatamente in ciascuna di esse, & particolarmente quelli del minimo interuallo multiplice,
Diapason, esser il minimo
interuallo multiplice.
che per la c
onuenienza che h
anno insieme paiono quasi gli istessi c
ongiunti in vn sol termine; qu
anto
maggiorm
ente saranno i diuersa natura gli estremi delle consonanze imperfette, & piu di esse le
dissonanze di che son piene le Cantilene loro? Hora se tale diuersità si troua fea due sole parti
page 82
che insieme cantino vn solo interuallo, per semplice ò composto che egli sia; quanto maggior
mente ne haueranno quattro ò sei & piu insieme cantati nell'istesso tempo, piu volte composti
& di diuersa natura come hoggi per lo piu & per maggior ruina della vera musica costumano i
Contrapuntisti nelle Canzoni loro? Aggiunghiamo appresso questi impedimenti che cagiona
no la diuersità de suoni & la varietà delle voci, quelli che nascono dall'inugualità del Moto del
Moto contrario, à che atto.
le parti, non meno de primi importanti. & questi sono che molte volte la parte del Soprano à
mala pena si muoue per la pigritia delle sue note, quando per contrario quella del Basso con le
sue vola, & che quella del Tenore & del Contralto se ne vanno passeggiando con lento passo.
ò veramente volando alcuna di queste, se ne va passeggiando quella, senza fare quasi mouimen
to l'altra.di maniera che à quello che la natura del mouimento & del suono, che vna delle parti tirerebbe l'vditore, & vie
piu accompagnata da parole à esso suono & moto conforme; l'altra
come sua contraria, da ciò lo respinge; non altramnte di quello che auuerebbe a vna colonna:
la quale vgualmente psota per tutto su la sua base, se altri per atterrarla le attaccasse al luogo del
capitello due ò piu canapi vguali, tirato ciascuno oppositamente da vguale distanza da pari forze. perche ne questa con tutta
la fatica che vi si adoperasse si muouerebbe punto dal luogo suo;
se già ella forse da per se non fusse da qualche parte per suo proprio difetto disaiutata: con ciò
sia che la forza opposita, resisterebbe alla violenza contrapostale. ma se altri con tutti i medesi
mi ordigni, & con tutte le medesime forze la violentasse tirando da vna sola parte, non sarebbe
m'auuiso io, punto marauigliosa cosa, se tutto quello sforzo insieme fusse di tanto potere che
Precetto famosissimo de
compositori
d'hoggi.
l'atterrasse. aggiunghiamo in oltre à sopradetti impedimenti, che per fare quelle lor Fughe dritte ò rouerse che se le dichino,
l'osseruationi delle quali, non solo molte volte gli priua di quella
sorte d'harmonia tanto da loro reputata; la quale è che alla parte graue non manchi mai la Ter
za ne la Quinta, ò in vece di questa alcuna volta la Sesta, ò vero le replicate; quando però can
tando nell'istesso tempo insieme quattro parti almeno; ma hanno per ciò osseruare introdot
Pose perche
introdottesi
nelle Cnatilene d'hoggi.
nn è vero adunque quello che il Zarlino al capo
53.della 3.
parte dice in
tal proposito.
to la diuersita delle Pose ò pause che dire le vogliamo, senza punto curarsi che nell'istesso tempo
cantando vna di esse parti il principio delle parole, ò in prosa ò in versi che elle siano, canti vn'altra non solo ò il mezzo
ò il fine del medesimo; ma il principio ò il mezzo, e talhora il fine d'vn
altro verso ò concetto. profferendo molte volte cntro à ciascun douere, oltre al replicare quattro & sei fiate l'istesso,
le sillabe della medesima parola, nel cielo vna, nella terra l'altra, & se
piu ve ne sono, nell'abisso. & ciò dicono essere ben fatto per l'imitatione de concetti, delle paro
le, & delle parti; strascinandone bene spesso vna di esse sillabe, sotto venti & piu note diuerse, imitando talhora in quel
mentre il garrire degli vccelli, & altra volta il mugolare de cani. la qual
cosa di quanta imperfettioen sia causa, & quanta forza si leui per ciò all'espressione dell'affetto,
nel quale naturalmente si commuoue il simile in chi ode, non è mestiero altramente ragionarne.
& per non mai alcuno introdurne negli animi degli ascoltanti, hanno i moderni prattici Con
trapuntisti tra le molte confuse regole loro, riceuuto come ho detto sin per legge fatale, che non
sia lecito in modo alcun fare due ò piu consonanze perfette dell'istessa proportione & spezie vna
appresso l'altra. mediante l'osseruatione della qual regola, hanno senz'alcun proposito, anzi
Note diuerse, perche introdottesi nel
Contrapunto.
fuore d'ogni raigone & conuenienza di mouimento naturale della voce, ritrouate piu sorti di
uerse di note, di quello che conueniua per l'espressione de concetti; acciò piu facilmente oser
uare si potesse tal precetto. il quale ad altro fine non fecero,che per non hauere mediante la
somiglianza, t
anta virtù di distrarre l'huomo in diuerse affettioni come hanno per l'opposito (ti
spetto la sproportione degli estremi loro) l'imperfette & le dissonanze; delle quali concedano
che se ne faccia quante al Contrapuntista piace. non si accorgendo nell'approuare questo solo
particolare precetto, quanto meritino d'essere reputati rozzi & idioti; non quelli che tali leggi
instituirono, le quali come intenderete furono fatte con giuditio grandissimo, per il fien al qua
le resero gli autori di esse; ma questi che sino à quì le hanno vsate & approuate per altro da quello diuerso, senza mai punto
curarsi di sapere ne donde deriuate, ne per qual fine da osseruarsi;
prestando loro indubitata fede, senz'hauer pure speranza di poterle migliorare; andandosene insieme con la piena, & come per
prouerbio si dice, presi alle grida, senza intendere piu oltre della
cagione di ciò. & quello che peggio è, sono del continouo andati & di nuouo vanno con cia
scuna lor vorza & sapere, cercando tutte l'occasioni che de concetti loro quando cantando par
lano, non se ne raccolga senso ne costruttione, anzi non sen'intenda mai parola alcuna: quasi
che si vergognino d'essere, non huomini; ma animali ragioneuoli. marauigliosi
che egli operarono in diuersi soggetti: volendo misurare la perfetta & dotta scienza di quelli,
Regole de
Contrapunti sti, donde deriuate.con la confusa ignoranza loro. Da gli strumenti di corde, simili all'Epigonio & al Simico, ò
dagli istessi, deriuò s'io non m'inganno, il modo di comporre & cantare d'hoggi in consonanza
queste piu arie insieme: imperoche sensdo in tali strumenti tesa quella quantità di corde nella
maniera & dispositione che si è dimostrata di sopra, cominciarono i Citharisti di quelli tempi,
ò per eccedere in qualche parte i Citharedi, ò per fuggire quell'obligo d'hauere del continouo
appresso vn Musico cantore per la perfettione della melodia che insieme la voce di questo & lo
page 83
strumento di quello faceuano; cominaciarono dico con quel poco di lume che della Musica ha
ueuano, senz arispetto alcuno delle leggi di Terpandro o d'altro approuato legislatore d'auto
Sonare in cosonanza, perche introdottosi. rità; andare inuestigando vn modo con il quale potessero senza il loro aiuto dilettare in qual
che maniera col semplice suono dello strumento il senso dell'vdito. & per colorire questo tal
disegno, giudicarono essere efficace mezzo la diuersità delle consonanze & degli accordi; i qua
li per l'adietro non furono da alcuno di sano intelletto ( per il fine che habbiamo detto) appro
Consonanza,
à che atta.
uati, ma grandemente & c
on giusta cagione abborriti; per conoscer molto bene che la consonanza haueua facultà di scordare gli animi ben composti degli
vditori; in proposito di checosì ra
giona il Filosofo. Ma togliendo via l'eruditione artifitiosa degli strumenti musicali, & di tali
Nell'ottauo della
Polit.
esercitij; & artifitiosa musica ponendo esser quella cheserue à gli spettacoli: conciosa che chi
l'adopera in essi, non si sforzi dentro per fine alcuno virtuoso, ma per dare piacere à chi ode, &
che questo paicere ancora vilmente si faccia: però affermiamo noi tali esercitij non essere da huomini liberi, ma da seruili
& meccanici artefici. hauendo egli poco di sopra detto, che l'harmo
Parte piu nobile della Musica, qual sia.
nie affettuose si deuono vsare per disciplina, & le attiue & le astrattiue vdirle per mezzo d'altri
che le cantino & che le suonino per trattenersi nell'otio, & relassar l'animo & quietarsi da nego
cij, nulladimeno andarono ciò inuestigando i Citharisti necessitati dal sudetto obbligo, per l'indispositione delle voci loro;
mediante il qual difetto si trouauano priui della parte piu nobile
Cantore, sonatore, & Contrapuntista, essere serui &
strumenti del
vero musico.
Essempio.
importante & principale della musica, che sono i c
oncetti dell'animo espressi col mezzo delle pa
role, & non gli accordi delle parti come dicono & credono i moderni prattici; i quali hanno la
ragione fatta schiaua degli appetiti loro. non si troua appresso i Greci che i poeti & i Musici stes
sero per serui con i prattici compositori & cantori, si come anco non si è mai costumato che
le gioie di pregio si adattino & seruino all'oro; ma si bene per l'opposito. Volendo adunque i
Citharisti al difetto loro supplire, introdussero negli aritifitiali strumenti il modo di sonare in
consonanza uqeste piu arie insieme; ne quali esercitandosi lungo tempo, tenendo sempre la mi
Consonanzre
imperfette &
dissonanze,
perche introdottesi nel
moderno Contrapunto.
ra al fine prescritto, cominciarono in essi per la lunga esperienza à conoscere quello che dispia
ceua, che generaua noia, & che finalm
ente dilettaua l'vdito. & per hauere c
ampo piu largo & spa
tioso, introdussero per ciò fare, n
on solo l'vso delle c
onsonanze imperfette, le quali per piu tosto parere che veramente essere c
onsonanti furono discretamente così dette, ma delle disson
anze ancora:
vedendo che con le cinque sole che gli antichi Musici hebbono in consideratione (dette hoggi
Come si sia
mutato il modo del cantare antico in
questo d'hoggi, e quello che
ha cagionato.
perfette) riusciua la cosa male ageuole & tediosa. dall'vso delle quali imperfette consonanze,
deriuò la mutatione della spezie Diatona Ditonica che prima era, quasi che in Syntona incita
ta: la mutatione di che cagionò necessariamente per le raigoni che ci son dette di sopra intorno
particolarmente à suoi accordi mal temperati; he si mutò insieme il modo del cantare circa la
grandezza & piccolezza degli interualli, & conseguentemente il costume. imperoche quella
spezie tanto reputata, la quale fu veramente dalla Natura ordinata, vsata nella sua semplicità,
Aristosseno
nel primo degli elementi
harmonici.
era graue virile & constante, doue per l'opposito questa è per la sua incostanza, ridicola, effeminata & varia. talmente chedi
seuera matrona ce anticamente era, è diuenuta hoggi la Musica,
vna lasciua (per non dire sfacciata) Meretrice. del qual difetto non son meno da esserne incol
La Musica
d'hoggi è secondo il Zarlino cosa miracolosa; &
quella degli antichi era cosa infelicissima, al c.1. &
4.della 2 parte delle instit.
Musica d'hoggi, perche disprezzata dagli intelligenti
& apprezzata dal vulgo.
Precetto di
Platone confutato dal Zarllino nel capo
41.della 2.
parte. pati i Poeti che i Contrapuntisti: dalla qual cosa auuiene, che la musica d'hoggi è così vilipesa& disprezzata dagli intelligenti;
& per il contrario apprezzata dal vulgo sciocco; per pratticarequesto volentiere quelle cose à se conforme, atti à riprenderlo.
abborrendo per il contrario tuttequelle & gli huomini appresso, che sono atti à farlo con il lor mezzo & essempio virtuoso
&costumato; ne altro è di ciò cagione che l'ignor
anza: la quale 8ancora che di mala voglia) verrebbe à c
onfessare tutte le volte, che dicesse hauere bisogno del sapere di quelli. le quali cose, conosciute dal Diuino Platone, comandò
nelle leggi espressamente, che si cantasse & sonasse Proschorda,& non Simphone: cioè all'Vnisono & non in consonanza. hau
endo egli nel Timeo prima detto,che l'harmonia ancora che ha i mouimenti congiunti & conueneuoli à discorsi dell'anima no
stra, è vtile all'huomo che con l'intelletto vsa le muse, & non per l'irrationale piacere si come
hora pare che sia. di maniera che si vede espressamente, che sin al tempo di quel Diuino Filoso
fo si costumaua per alcuni dicantare & sonare in consonanza: ma non che mai profferissero
l'istesse sillabe della medesima parola vno dopo l'altro, ò che egli no guastassero, & rimpes
sero l'ordine & la misura de versi come hoggi si costuma. Si dolse dell'istesso ancora Plutarco,
& poco auanti al Gafurio, Carlo Valgulio, così dicendo.
Si vede hoggi fiorire.
Certi adulteri canti,
che la musica fanno imbastardire.
Plutarco
si duole della musica de
suoi tempi, &
cosi parimen.
te Carlo Valgulio.
Non contenti i nostri prattici di tutta la diuersità degli interualli che dentro à loro confini
contengano le quindici corde del Massimo Systema Pithagoreo, fecero di piu vdire, passando
mal suo grado verso il graue & verso l'acuto oltre la Quadrupla, le decime none, le vigesime se
conde, & Plus vltra sin'à gli Antipodi, veramente contro ogni natura di affetto. consciosa che
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come può sentire ogn'vno comunemente che si lamenta, non si parte mai dalle corde acute;
& per contrario chi è mesto non si allontana mai dalle graui se non vna tale leggiere distanza; la
quale non mai, perche ella non sarebbe accomodata ne atta à vn tal fine, aggiugne al mediocre
stato n
on che ella lo trapassi come noi sentiamo fare con le C
anzoni di questi nostri Musici. i quali
non solamente con l'intero corpo di tutte queste loro arie mescolate insieme; ma bene spesso con
vna sola parte, ò Soprano, ò Tenore quale ella sia, arriuano saltando hora all'in su, & hora all'ingiù; ò mediatamente, ò
immediatamente, sin'allo spatio di vndici & dodici corde &voci; senza
far conto alcuno di quello che Platone ne auuertisce, & parimente Aristotile: dicendo egli, che
Precetto di
Aristo.nella
Polit.all'8.
quella musica la quale non serue al costume dell'animo, èveramente la disprezzarsi. Tra i Mu
sici antichi di pregio, fu sempre grandemente reputata la seruerità, & la cutiosità auuilita; doue
per il contrario quelli de nostri tempi, hanno senza rispetto alcuno à guisa degli Epicurei, ante
posto à ciascun'altra cosa, la nouità per diletto del senso; argumentando il giuditio dell'vdito
Fine della
musica d'hoggi, qual sia.
Fine del senso
& della ragione, quali siano.
essere quello, che ha facultà di misurare & gustare gli interualli musici; à quali risponderemo
questo per hora. che dal senso dell'vdito si apprende veramente tutto il principio di questa fa
cultà; perche se esso non fusse, nuina disputa sarebbe delle voci, & des suoni; & l'istesso auuereb
be tutte le volte che il moto (per hauere da esso l'essere) cessasse: ma per qual distanza gli inter
ualli musici siano fra di loro differenti, non è semplice virtù degli orecchi il discernerlo; il giu
ditio de quali in questo affare è ottuoso, per non dir sordo; ma alle ragioni & alle regole si rimettono talmente, che il
senso obedisca come seruo, & sia la ragione guida & padrona. imperoche
chi è quello di così sano intelletto & di si purgato vdito, che à suo piacere possa & sappia da vna
Diapason trarne la nona ò la decima parte? ò per il contrario augumentarla hora di tre quarti
& hora d'vn terzo? nessuno per mio auuiso senza l'aiuto dell'harmonica regola. così parimen
te il sapere la natura degli interualli musici, non è semplice virtù del senso. ma che vado io rac
cogliendo autorità & essempi se questo solo può bastare à persuaderui qual sia piu nobile & che
meriti piu lodo, ò il prattico ò lo speculatiuo. Nell'opera degli edifitij condotti in atto dagli ar
tefici, & delle Città vinte & soggiogate col mezzo de soldati, & degli strumenti bellici; non si
tien conto alcuno, ne si fa mai per ciò mentione dell'opera & seruigio per il quale sono à fine
Qual differenza sia dal Musico, al cantore, sonatore,
& Contrapuntista.
Natura del
senso.
condotte imprese tali; ma solo dell'Architetto, & dell'Imperadore degli eserciti. hora l'istessa
differenza si troua tra il Musico speculatiuo, & il prattico cantore, sonatore, & Contrapuntista;
i quali al Musico deuono obedire come strumenti da lui retti & gouernati: & quantunque i sensi conoschino il bianco e'l nero,
e l'amarno e'l dolce; non però gli conoscano in modo che sappiano discernere l'vno essere da desiderare & l'altro da fuggire.
Cominciarono adunque i pratti
ci sonatori di quelli tempi, à formare negli strumenti quali vi dicca di sopra, le regole & leggi
loro; la prima delle quali è, che non sia lecito sonando non piu di due sole corde alla volta, fare
due consonane di quelle che sono dette hoggi perfette, vn'appresso l'altra dell'istessa spezie &
genere: non per altro che per non dilettare (mediante la semplicità de suoni estremi loro tra due
Zarlino nel
c.2.del 3.delle sue instit.
sole corde) interamente l'vdito: il quale volentiere si pasce come tutti li altri sensi, della diuer
sità de proprij oggetti, doue per il contrario ne concessero come meno semplici & piu variabi
li,due e tre dell'imperfette; non per la differenza del Tuono maggiore ò minore che si troui tra
esse, come ardiscano dire alcuni; ma per la varietà degli estremi loro, i quali non così bene vni
scano in quella parte come le perfette fanno. & che tal legge del non fare due ò piu perfette con
sonanze l'vn'appresso l'altra con le conditioni dette di sopra, fusse da essi legislatori instituita so
lo per quando si suona due & non piu corde nell'istesso tempo; segno manifesto ve ne sia, che sonandone tre & quattro ò piu
insieme negli artifitiali strumenti, le permessero come ancora hog
Saccenteria
d'alcuni moderni sonatori di tasti.
gi si comportano, senza che l'vdito ne venga in alcuna parte offeso. So bene che alcuni saccen
ti de nostri tempi (per non sapere con piu honesto nome chiamarmeli) ardiscono dire à piu semplici di loro che per miracoli
gli ascoltano; che le due perfette consonanze si fuggono nello Strumento di tasti del quale fanno professione, con la diuersità
delle dita, dallavista, & non dall'vdito di quelli che attentamente le osseruano. vedete di gratia che inaudita sciocchezza
è questa
Comparatione.
à volere che il vedere sia giudice competente della diuersa qualità de suoni; le qual cosa à la me
desima, che dire hauere parte l'vdito nel dscernere le differenze de colori. Dal modo adunque
Dal modo di
sonrare in consonanza, deriuò la maniera di comporre
& cantare queste piu arte
insieme.
di sonare on consonanza, dico esser venuto in consideratione à Musici prattici che furono poco
auanti à gli Aui nostri, che si potesse ancora in tal maniera comporre & cantare; essendosi di
già perduta interamente molti & molti anni auanti per le guerre ò per altro accidente, quell'antica & dotta maniera; della
quale poco di sotto faremo mentione & darenne oltre à quello che
sino à quì ne habbiamo dato, quel maggior lume che alle debili forze nostre sarà possibile: non
ad altro fine, che per eccitare gli animi grandi & virtuosi à dare opera à vna così nobile scienza,
& vedere di ridurla nel suo primo & felice stato. la qual cosa non tengo per impossibile: sapen
do à quelli che prima la inuentarono & che la condussero al colmo della perfettione, non esser
gli stata dalle stelle infusa; ma si bene essersela acquistata con l'industriosa fatica & assiduo studio
loro. Si perdè dico l'antica Musica, insieme con tutte le belle arti & scienze, della quale ne è ri
masto così poco lume, che molti reputano sogno & fauola la marauiogliosa sua eccellenza.
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dopo la perdita della quale, si cominciò da gli strumenti di corde & di fiato, come dall'Organo
che era in vso in quei tempi, in qualche parte però differente dal snotro, à trarne regola & nor
ma di comporre & cantare (si come in essi sonauano) queste piu arie insieme; & abbracciaro
no quei tali per leggi, l'istesse osseruationi che haueuano auanti loro in vso i Citharisti & Orga
nisti; eccetto quella però del fare due perfette consonanze d'vn'istessa spezie, quando ben cantassero quattro & piu voci
insieme: forse per accrescere difficultà alla cosa, ò per mostrarsi piu degli altri di purgato vdito & delicato; ò veramente
credendo che gli istessi accidenti checoncorrono tra due parti, concorrino altresì tra quattro & sei & piu parti che insieme
cantino. la
qual maniera di comporre & cantare, per la nouità che seco apportaua, insieme con la facilità
Il vulgo ignora sempre il
buono delle
cose.
del diuenire presto Musico; piacendo all'vniuersale come il piu delle volte auuenire suole, mer
cè della sua imperfettione & poca cagnitione, che ha sempre del buono & del vero delle cose,
dette occasione à gli artefici d'andare chimerizzando & introduc
endo oltre alle prime, nuoue osseruationi; non vol
endo gli vltimi seguitare ne approuare interamente le pedate & opere di quelli innanzi à sè, per non parere quasi con tacito
consenso di confessarsi inferiori d'industria &
d'ingegno à primi: tenendo sempre la mira di condur la musica all'vltimo esterminio nel qua
le ella si troua. la onde aggiugssero à quel precetto di esser lecito il fare due imperfette consonanze, che elle douessero
necessariamente essere diuerse di spezie; & in oltre, che andando à trpouare la
perfetta dall'imperfetta part
endosi, fusse la piu vicina, int
endendo sempre nelle c
ompositioni di due
voci. Hora vedete come à poco à poco, allettati dall'ambitione, andarono senza punto accor
gersene, sottomettendo la ragione al senso, la forma alla materia, & il vero al falso. Non con
Altre impertinenze de Contrapuntisti. tentidi questo quelli de nostri tempi, aggiugsero al modo di procedere dall'imperfetta alla per
fetta, & da vn'imperfetta consonanza all'altra, che si douesse hauere rispetto & insieme fuggi
gire la relatione del Tritono & della Semidiapente che poteua nascere tra questa & quella parte;
& però vollero che quando dopo la Sesta maggiore veniua la Terza, che ella fusse minore, tutte
le volte però che le parti variauano per contrario moto positione, & se dopo la maggiore di queste seguiua vna di quelle,
fusse sempre minore, & così per il contrario. Vollero in oltre che
cantando quattro ò piu parti insieme, non mancasse mai alla graue la Terza ne la Quinta, ò invece di questa la Sesta ò alcuna
delle replicate. le quali osseruationi, per il semplcie diletto che
pr
ende l'vdito degli accordi, non è alcuno che n
on lo giudichi mediante la varietà loro, buonissi
me & necessarie; ma per l'esmpressione de concetti sono pestifere. imperò che elle sono atte non
ad altro, che à fare il conc
ento vario & pieno, la qual cosa n
on sempre anzi mai, c
onuiene all'espres
sione di qual sia concetto del Poeta & dell'Oratore: & per ciò torno à dire, che quando le narrate osseruationi, fussero state
applicate al fine dell'origine loro, meriterebbono questi che l'han
no modernamente ampliate, non meno lode de primi legislatori; ma tutto l'errore è che il fine
d'hoggi è diuerso, anzi di diretto c
ontrario à quello de primi inuentori della cosa; & il vero qual
sia, di già s'è possuto comprendere. Non fu mai di quelli intentione, che tali regole hauessero à
Regole & osseruationi de
Contrapuntisti
à che atte.
seruire per l'vso dell'harmonie insieme con le quali si hauesse da esprimere il c
oncetto dell'animo
con il mezzo delle parole, & con quello affetto che si conuiene; ma si bene per il semplice suono
degli artifitiali strymenti & di fiato & di corde, come da quello che sin quì habbiamo detto de
primi autori di esse, si è possuto raccorre: ma è stata da potseri la cosa intesa sempre à rouescio, &
è di maniera inuecchiata questa tal credenza, che io tengo per cosa difficilissima se non impossibile, che ell asi potesse
rimiouere & dissuadere dalle menti di contrapunto, & per ciò reputati & in pregio del vulgo, stipendiati da diuersi signori,
& che h
anno sin'ad hoggi delle cose attenenti à quella prattica detta da loro musica, informati gli altri. perche volendo à questi
tali persuadere che
siano della vera musica ignoratnti, bisognerebbe non la rettorica & eloquenza di Cicerone ò di
All'Ottauo
della sua Republica.
Demostene, ma la spada d'Orlando Paladino, ò l'autorità d'alcuno gr
andissimo Principe della verità amico. il quale potrebbe lasci
ando questa come propria del vulgo in mano à esso, persuadere
col suo ess
empio i nobili, à dare opera à quella conueniente à loro; che è come dice Aristotile, l'honesta & vsata c
on dignità. perche vnella bene ordinata Repub.come egli dice nella sua all'ottauo, si
concedono al vulgo le musiche simili à lui corrotte & fuore del vero modo della musica, come
sono queste d'hoggi tanto da lui ammirate & in pregio; per appetire naturalmente ciascuno il
suo simile; ma siane detto à bastanza. Considerate de moderni Contrap
untisti ciascuna regola
in sè stessa, ò volete tutte insieme, non tendono ad altro che al diletto dell'vdito, se diletto si può
c
on verità dire. al mod dell'esprimere i concetti dell'animo, & d'imprimergli con quella effica
cia maggiore che si potrebbe nelle menti degli ascoltanti; per comodo & vtile di essi, n
on è libro
appresso di loro che ne parli, ne ci si penza ò pensò mai dopo tale inuentione, ma si bene di mag
giormente lacerarla dato però che vi sia luogo. & che sia vero che hoggi non si pensi cosa del
mondo d'esprimere i concetti delle parole con quell'affetto che essi ricercano, se non in quella ridicola maniera che si dirà
poco di sotto; segno manifesto ve ne sia, che l'osseruationi & regole loro, no ncomprendano altro che la maniera del modulare
intorno gli interualli musici; cerc
ando
che la Cantilena sia contesta d'accordi variati, secondo i precetti detti di sopra; senz'altramen
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te pensare all'espressione del concetto & senso delle parole; & se mi fussi lecito, vorrei con piu
essempi d'autorità mostrarui, che tra i piu famosi Contrapuntisti di questo secolo, vene sono di
quelli che non le sanno ne anco leggere, non che intendere. l'inconsideratione & ignoranza di
che, è vna delle cagioni potentissime, che la musica d'hoggi non operi negli vditori alcuni di
quelli virtuosi & mirabili effetti che l'antica operaua.
STR. Riducetemi di gratia à memoria, parte di quelle vtilità che l'antia Musica
apprtaua a'mortali; ma con la solita breuità.
BAR. Di gratia attendete, perche da esse conoscerete la sua perfettione, & l'imperfettione
di
questa nsotra; quantunque il Zarlino nel capo primo, & 49.della seconda parte delle sue institutioni dica per il contrario, che questa è perfettissima, & imperfetta quella. Conseruaua la
Effetti marauigliosi, che
l'antica Musica operaua.
pudicitia; faceua mansueti i feroci; inanimiua i pusillanimi; quietaua gli spiriti perturbati; inacutiua gli ingegni; empieua
gli animi di diuino furore; racchetaua le discordie nate tra i popoli; generaua negli huomini vn'habito di buon costumi; restituiua
l'vdito a'sordi; rauuiuaua gli
spiriti smarriti; scacciaua la pestilenza; rendeua gli animi oppressi, lieti & giocondi; faceua
casti i lussuriosi ; racchettaua i malligni spiriti; curava i morsi de'serpenti; mitigaua gli infuriati, & ebbri; scacciaua la noia presa per le graui cure, & fatiche; & con l'essempio d'Atione possiamo vltimamente dire (lasciandone
da parte molti altri simili) che ella liberaua gli huomini
dalla morte? oltre alle altre ammirabili sue operationi di che son pieni i pibri d'autorità.
STR. Sono veramente molte & d'importanza, anzi di marauiglia grandissima; ma in
tanto
quel vostro celebrato Arione, non hebbe facultà altramente con la sua Musica, di placare quelli marinari padroni della naue, sopra la quale allhora si trouaua; & fu per minor suo male, forzato à precipitarsi nell'inde; aiutato poscia dal caso piu che dal consiglio.
BAR. Anzi per maggiormente mostrare Arione l'eccellenza della sua gran virtù, si
preciLa Musica libera Arione
dalla morte.
pitò in mare; hauendolo con la dolcezza della sua Cothara, & del suocanto, reso tranquillo,
d'irato che prima era; & mosso nel medesimo tempo à compassione di se stesso i delfini, che sopra il proprio dorso, à gara lo portarono tante miglia cosi sicuro, in Tanaro Promontorio della
Delfini naturalmente amano la Musica.
Laconia. & accioche sappiate, quando Arione (dopo l'essersi accorto che i marinati gli voleuano torre la vita per rimanere heredi delle olte facultà che sopra essa naue haueua) si fu vestito dell'habito regale, concesso allhora a'Musici & a'Poeti (a'nobili però, perche a'vili serui e
Habito antico de Musici
nobili, qual
fusse.
mercennarij, era prohibito) prese in mano la Cithara, & cominciò à sonare & à cantare sedendo sopra la poppa; non cantò ne sonò altramente cose atte à placare i marinari, ma si bene da
inanimire, ome fece, se stesso; come per essempio, le Canzoni Pithiche, ò la legge Orthia, ò cosa simile; per esporsi poi coraggiosamente come sapete al pericolo del precipitio. ne prima si
Pitiche Canzoni, e legge
Orthia, à che
atte.
hebbe preparato l'animo, & fatta vna inuocatione a'Dei marini, che volontariamente confidato nella sua molta virtù, si gettò insieme con la Cithara, giù dalla poppa, nell'inde: del quale heroico fatto, sapere molto
bene il felice successo. hora considerate qual sia maggior marauiglia; ò
il placare gli animali ragioneuoli, oueramente i bruti, ò pur le cose insensate.
STR. Hauete mille ragioni, & dall'hauerui il fauellare interrotto, ho imparato quell
oche
prima non sapeuo; ne facilmente l'haurei saputo se ciò non hauessi fatto; però non vi dispiaccia tornare dond'io vi tolsi, e seguire il discorso che haueuate tra mano, scusando la mia importunità.
BAR. Torno nel primo mio corso rimettendomi à dire; che se il fine de moderni prattici
è
(commessi dicono) il dilettare con la diuersità delle consonanze il senso dell'vdito, & se tal pro
prietà di solleticarlo, che non si può ne anco con verità chiamare diletto altramente, l'ha vn
semplice pezzo di legno concauo, sopra il quale siano tese quattro, sei, ò piu corde d'intestini di
bruto animale ò d'altro; disposte secondo la natura degli harmonici numeri; oueramente vna
tal quantità di canne naturali, ò pure artifitiosamente fatte di legno, di metallo, ò d'altro; diuise
in proportionate & conuenienti misure, d
entro le quali spiri qnalche poco d'aria, mentre che elle
sono poscia tocche & percosse da rozza & indotta mano di qual si voglia vile & idiota huomo;
lascisi questo fine del dilettare c
on la diuersità de loro accordi ad essi strum
enti; perche sendo priui
di senso, di moto, d'intelletto, di parlare, di discorso, di ragione, & d'anima; non sono di piu ol
tre capaci: ma gli huomini che sono dalla natura stati dotati di tutte queste belle nobili, & ec
cellenti parti ,cerchino col mezzo di esse non solo di dilettare, ma come imitatori de buoni antichi, di giouare insieme,
poiche acciò sono atti; perche altramente facendo, fanno contro la
Comparatione.
natura, che è ministra di Dio. Gli huomini giuditiosi & dotti, non si appagano à guisa della
imperita moltitudine, del s
emplice piacere, che trae la vista nel riguardare i colori & le forme di
uerse degli oggetti; ma dell'inuestigare appresso, qual sia la c
onuenienza & proporzione che h
anno
insieme quelli accidenti, & così parimente la proprietà & natura loro. nell'istessa maniera adunque, dico non bastare semplicemente
dilettarsi de varij accordi, che si odono tra le parti delle
C
antilene musiche, se n
on s'impara ancora c
on qual proporzione di voci siano fra di loro c
ongiunti,
Essempio.
oltre alle altre importanti & necessarie considerationi; per non esser come quel
semplicista, che
per la sua semplicità, non sa delle piante altra cosa che'l nome: e tali sono la piu parte di quelli
page 87
che h
anno hoggi appresso il vulgo nome di Musici. tra l'impertin
ense & nouità de quali, si anno
Altra impertinenza de Contrapuntisti.
uera ancora quella del trasportare alcuna volta verso il graue ò verso l'acuto, à guisa che soglio
no i periti Organisti, per comodità del coro per vn Tuono, ò per vna Terza, ò per altro interuallo col mezzo de segni accidentali,
i canti prima composti per mouim
enti naturali c
antabili & co
muni, in corde forestiere, incantabili fuore d'ogn'ordinario, & piene d'artifitio. n
on per altro, che
per hauer c
ampo piu largo di predicare se stessi & le cose loro (à meno di essi intend
enti) per miracoli: oltre che non sono mancati & non mancano tra piu famosi, di quelli che hanno prima composte le note secondo
i loro capricci, & adattatoui poi quelle parole che è paruto loro; senza
hauer fatto alcuna stima, che tra le parole & le note, sia la medesima ò maggiore disformità
di quella che si è detta essere tra il Dithirambo & l'harmonia Doria: marauigliandosi poi alcu
ni pur di pregio, che la piu parte delle c
antilene d'hoggi facciano migliore vdire ben sonate, che
ben cantate. non si accorgendo, che il fine di esse è, l'essere comunicate all'vdito col mezzo degli
artifitiali, & non de naturali strumenti; perche elle sono l'istesso artifitio, & non punto naturali.
& per maggiormente torre à quelli tal marauiglia, & la fatica à me di così spesso recitare l'al
trui parole, legghino in questo proposito nella particola diciannoue il problema decimo d'Aristotile, che cesserà loro. Non
ha altro d'ingegnoso e di raro il moderno Contrapunto, che
l'vso delle dissonanze; quando però elle sono con i debiti mezzi accomodate, & con giuditio resolute; & in oltre il vago &
leggiadro delle consonanze; l'vn & l'altre delle quali, all'espresssione
Perche
dannoso l'vso delle
consonanze &
dissonanze nel
canto.
de concetti per imprimer gli affetti nell'vditore, non solo sono di sommo impedimento, ma
pessimo veleno: & la cagione è questa. la continoua delicatezza della diuersità degli accordi,
mescolata con quel poco d'aspro & amaro delle varie dissonanze, oltre à mille altre soperchie
maniere d'artifitio, che con t
anta industria sono andati cercando i C
ontrapuntisti de nostri tempi,
per allettare l'orecchie, le quali di raccontare si lasciano per non esser tediosi; sono come ho detto, di sommo impedimento
à commuouere l'animo ad affettione alcuna: il quale occupato &
quasi legato principalmente con questi lacci di così fatto piacere, non gli danno tempo d'intendere non che di considerare
le mal profferite parole. cose tutte diuerse à quello che nell'affetto
di sua natura è necessario; perche esso & il costume, vuol'essere cosa semplice & naturale, ò almeno appaire così fatto, &
hauere per mira solo, il commuouere se stesso in altrui.
Fine dell'antico Musico.
STR. Pare da quello che sin à quì detto hauete, si raccolga tra le altre molte importanti cose, che la musica d'hogg per l'ispressione de concetti dell'animo col mezzo delle parole, non sia
di molto valore; ma si bene per i semplici strumenti e di fiato & di corde: da quali altro non desidera ne apparisce l'vdito,
che dolcemente pascersi della diuersità degli accordi loro, accompagnati da conuenienti & proportionati mouimenti di che copiosi
sono; & all'vdito si manifestano poi col mezzo di alcuno agente in essi esercitato & perito.
BAR. Sottirebbe questo ched ite, tutte le volte che l'harmonie della diuersità degli
artifitiali strumenti non fussero atte ad altro che à trastullare & sollecitare l'orecchie, come diceste; &
che Contrapuntisti de tempi nostri, si fussero contentati d'hauerne lacerata quella sola parte che
all'espressione de concetti appartinene: ma non si sono contentati di ciò, poiche questa che si aspetta à semplici accordi degli artifitiali strumenti, & al diletto del senso senza passar piu oltre
all'animo; non hanno meglio di quella di prima trattata; anzi hanno ancor'essa à tal termine ridotta, che punto punto che ella peggiorasse, hauerebbe bisogno piu tosto d'esser sepolta che
curata.
STR. Come di gratia.
BAR. Non vi accorgete, che la perfida particolare delle Fughe dritte & rouerse che si fre
Quella parte di musica,
che s'aspetta
à gli artifitia
li strumenti essere lei ancora corrotta. quente & ostinatamente vsano, in quel genere però di C
ontrapunti detti da essi Ricercati; che so
no la parte propria & peculiare della musica degli artifitiali strumenti; i quali per lo piu à quattro voci costumano coporre,
senza obbligo di parole, non ad altro fine che per hauer campo
piu largo di maggiormente sadisfare all'vdito con la diuersa qualità delle corde, egli accordi,
& de mouim
enti; comunicandoglieli poscia col mezzo loro, & come si è detto, d'vno agente bene esercitato; l'imitationi delle qual Fughe,
per la troppa osseru
anza che vsano in esse la piu par
te de compositori, non da altra cosa tirati che dall'ambitione; cagiona moltevolte che alla parte graue c
antando tutte quattro insieme, m
anchi hora la Terza, & altra volta la Quinta ò la Sesta,
ò alcuna delle replicate come t
ante volte si è detto; oltre alli sproportionati mouim
enti & rithmi:
Comparatione.
& si possano ragioneuolm
ente questi Ricercari così composti, comparare à quella sorte di poesie,
che son dette hoggi Sestine; dalle quali si trae per i molti obblighi, m
anco sugo, che da qual si voglia altra spezie di poesia. che diremo appresso di quell'altra impertinenza circa il valore delle
Altra impertinenza.
Note di che molte volte compongano le sopradette Fughe; come di Semibreui col punto, & di
Breui, per lasciar da parte quellechec
omposte sono di Note di valuta maggiore? non altro, che se
nel sonarsi particolarmente nel Liuto & nello Harpicordo, strumenti ambedue nobilissimi,
non fussero con giuditio migliore accomodate di quello che da gli autori di esse furono prima
composte, non si potrebbono in molti luoghi per la pouerrà degli accordi, vdite se non con po
chissimo gusto. & si come questi inconuenienti, fugge il discreto sonatore con il percuoter le piu
volte, molti altri per il contrario ne toglie via, col fuggire e tacere, quando però c
onuiene, lo spez
page 88
so muouere di alcuna della parti nell'istessa corda, di che posson fare indubitata fede tutti quel
li che di tale strumenti hanno buona cognitione. Sono infiniti gli inconuenienti che io potrei
oltre a gia detti di muouo addurui, se piu sottilmente volessi essaminare ciascuna loro attione;
ma perche il mostrare à quelli che hanno per male d'essere auuertiti, non che consigliati, ò ripresi, il loro errore, è come
seminare nella rena, meglio sarà che per maggior castigo gli lasciamo nella cecità loro, & che volgiamo atroue i nostri ragionamenti,
dicendo questo solo per colmo del
Altro abuso.
la loro confusione; che per il vano desiderio che eglino hanno d'essere intelligenti reputati da
manco saputi di loro, si attribuiscono ad ignoranza grande per qual si voglia importante occa
sione, il segnare il diesis X in f faut, o in g solreut; quando d'iui partendosi ascendono in b fa, ò in
c solfaut; dicendo sul saldo non esser cosa ragioneuole il procedere per interualli dissonanti quali sono le Semidiatessaron.
Con tutto questo, fategli cantare, ò sonare tali passaggi per modo di
cadentia, ce lo suonano, & cantano in quella eccellenza maggiore che si può desiderare, & si sde
gnerebbono con quelli, quando nel fare recitare alcuna compositione loro, occorrendoui come
Semidiatessaron, non trouarsi nel liuto.
si è detto, non ce lo facessero; perche in vero in quella tal maniera fa dolcissimo vdire, & particolarmente nel liuto, che
ha in vece delle Semidiatessaron, le Terze maggiori; ne vi possano nascere
in modo alcuno, come ui ho di sopra prouato.
STR. Manco male poi ch'eglino hanno tanta discretione, & giuditio, di vergognarsi fare
quello, che non si sono vergognati dire.
BAR. Anzi tutto l'opposito, e si vergognano dire quello, che non si sono vergognati fare;
perche il vero fare in questa sorte di prattica che loro chiamano Musica, e il mezzo dello opera
re, ò con le voci naturali, ò col mezzo degli aritfiziali strumenti; & non con lo scriuere questa, &
quella cifera appresso le note. haueua in animo di discorreui intorno à quell'altra pur ambi
tiosa vanità, di chequesti nostri prattici fanno tanto schiamazzo; con quelli però che sono della
Altri abusi
de'moderni
prattici compositori.
Musica loro meno itendenti; come di far cantare vna, ò piu parti delle cmpositioni loro in
torno all'impresa, ò arme di quel tale à chi ne voglion far dono; ouero in vno specchio; su per le
dita delle mani; ouero canterà vna di esse il principio, nell'istesso tempo che l'altra canta il fine,
ò il mezzo della medesima parte; & altra volta faranno tacere le note, & cantare lepose. Non contenti di questo, vogliono
altri che si anti alcuna volta senza linee, su le parole, significando il nome delle note con le vocali, & il valore di esse
con alcune strauaganti, & bizzarre cifere Caldee, ò
Egittie; ouero in vece di queste & quelle, dipingono per le carti fiori & frondi bellissime & diuerse, i cantori delle quali
rappresentano alla vsita degli vditori tanti Esculapij, oltre à mille altre
ridicole vanità.Le quali tutte cose, quando fussero vsate con i debiti mezzi, à tempo, & luogo
conueniente, non sarebbono totalmente da disprezzarsi: ma il voler predicarcele fuore di stagione per cose sopranaturali,
non è ragioneuole il comportarlo, & il vero luogo e t
empo di questi lor
concetti si fatti sarebbe, per mio auuiso alle veglie del carnouale per burla e schrerzo; ò veramen
te alcuna volta il dopo desinare in vece de semi di popone che si costumano mangiare al tempo
loro per trastullo, & per hauer meno occasione di pensare in quel mentre, & sentire la noia del
caldo: perche si fatte inuentioni sono simili à quelli strumenti musici nella fattura de quali si
scorge grandissima fatica, diligenza, & industria degli aretefici di essi, ma sonati ipoi b
enche da
Comparatione.
dotta, & eccellente mano, rendono i suoni, & voci loro rozze, & incomposte, & il diletto che da
essi si trae, è tutto ella vista; quantunque l'intentione degli artefici (se bene l'effetto non sortì se
c
ondo il primo intendimento) fu principalmente per sadisfattione dell'vdito. Si gli potrebbe co
me ho detto mostrare mille altri inconuenienti di momento, i quali riserbermo per altra vota.
Vengo vltimamente à trattar cme ho promesso, della più importante, & principale parte che
sia nella Musica, & questa è l'imitatione de concetti che si trae dalle parole; della qual speditomi, verrò à discorrerui
intorno l'osseruationi degli antichi musici. Dicono ad
unque, anzi t
engo
Zarlino al capo 32.della
quarta parte.
Neantio, figliuolo di Pitta
co Tiranno di
Lesbo.
no per fermo i nostri prattici Contrapuntisti, di hauere espressi i c
oncetti dell'animo in quella maniera che c
onuiene, & di hauere imitato le parole, tutta volta che nel mettere in musica vn Sonetto, vna C
anzone, vn Romanzo, vn Madrigale, ò altro; nel quale trou
ando verso che dica per modo
hauer
anno fatto tra le parti nel c
antarlo, di molte settime, quarte, sec
onde, & seste maggiori; & cagio
Pericleto Citharedo.
nato c
on questi mezzi negli orecchi degli asccolt
anti, vn suono, rozzo, aspro, & poco grato, n
on altra
Corde d'intestini di lupo,
& d'agnello,
non accordarsi insieme.
Lesbo isola della Grecia; nella quale fiorirono i maggiori & i piu pregiati Musici del m
ondo, alla
gr
andezza de quali si legge esser posto fine dopo la morte del singular Citharedo Pericleto, gloriosissimo vincitore tra Lacedemoni
delle feste Carnie. il qual Neantio, nell'essercitarsi in detta Ci
thara, pareua per la sua inettezza, che le corde fussero parte d'intestini di lupo & parte d'agnel
Fracastoro di
Hypatia, &
Sympatia, al
1.e.del 1.lib.
Orfeo, vcciso
dalle Baccanti.
lo: del qual difetto, ò per il fallo c
ommezzo d'hauer tolta c
on ing
anno del T
empio la sacra Cithara; cred
endo che in essa fusse inc
antata la virtù del ben sonarla, come nellalancia d'oro di Bradamante il
gettar per terra chiunque c
on essa toccaua, ne riportò son
andola il douuto castigo; restando per ciò
diuorato da cani. in che solo imitò il dotto Poeta, sauio Sacerdote, e singular Musico; ess
endo egli
come sapete stato vcciso dalle Bacc
anti. Altra volta diranno imitar le parole,
quen tra quei loro c
oncet
page 89
ti vene siano alcune che dichino fuggire, ò volare; le quali profferiranno con velocità tale &
con sì poca gratia, quanto basti ad alcuno imaginarsi; & intorno à quelle, che haueranno det
to, sparire, venir meno, morire, ò veramente spento; hanno fatto in vn'instante tacere le parti
con violenza tale, che in vece d'indurre alcuno di quelli affetti, hanno mosso gli vditori a riso,
& altra volta à sdegno; tenendosi per ciò d'esser quasi che burlati. quando poi haueranno det
to, solo, due, ò insieme; hanno fatto cantare vn solo, due, e tutt'insieme con galanteria inusitata.
hanno altri nel cantare questo particolar verso d'vna delle Sestine del Petrarica. Et col bue zop
Nuoi abusi
de Contrapuntisti intorno
l'imitatione
delle parole. po andrà cacciando Laura. profferitolo sotto le note à scose, à onde, & sincopando, non altra
mente che se eglino hauessero hauuto il singhiozzo: & facendo mentione il concetto che egli
hanno tra mano (come alle volte occorre) del romore del Tamburo, ò del suono delle Trom
be, ò d'altro strumento tale, hanno cercato di rappresentare all'vdito col canto loro il suono di
esso, senza fare stima alcuna, d'hauer pronuntiate tali parole in qual sia voglia maniera inusitata.
quando nel hanno trouate che dinotno diuersità di colori, come brune, ò bianche chiome, & simili; hanno fatto sotto ad esse,
note bianche & nere, per esprimere à detto loro quel si fatto
concetto astutamente & con garbo: sottoponendo in quel mentre il senso dell'vdito, à gli acci
denti delle forme, & de colori; i quali oggetti sono particolari della vista, & del tatto nel corpo
solido. non sono mancati di quelli, che hanno come piu vitiati, cercato di dipignere con le no
te, la voce azzurra & pauonazza secondo il suono delle prole, non altramente che colorischi
no hoggi le corde d'intestini, gli aretefici di esse. & altra volta che vn verso hauerà detto così.
Nell'inferno discese in grembo à Pluto, haueranno per ciò fatto discendere talmente alcuna delle parti della Cantilena, che
il cantore di essa ha piu tosto rappresentato all'vdito in quel men
tre, vno che lamentandosi voglia impaurire i fanciulli & spauentargli, che vno il quale can
tando ragioni: doue per il contrario dicendo. Questi aspirò alle stelle, sono ascesi nel proffe
rirle talmente in alto, che ciascno che streida per qual si voglia eccessiuo dolore interno, ò ester
no, non vi agiunse giamai. Sotto vna parola che dirà, come alle volte occorre; Piangere, Ri
dere, Cantare, Gridare, Stridere; oueramente falsi inganni, aspre catene, duri lacci, monte alpe
stro, rigido scoglio, cruda donna, ò altre sì fatte cose; lasciando da parte quei loro sospiri, le di
susate forme, & altro; le profferiscono per colorire gli impertinenti & vani disegni loro, ne piu
insoliti modi di alcuno remoto barbaro. Infelici, non si accorgono che se Isocrate, ò Corace,
ò altri piu celebrati oratori, hauessero orando profferite vna sol volta due di quelle parole si fat
tamente; hauerebbono mosso nell'istesso tempo tutti gli vditori à riso & à sdegno; & sarebbono
da essi stati in oltre scherniti & vilipesi, come huomini stolti, abbietti, & di nullo valore.
Si marauigliano poi che la Musica de'tempi loro, n
on faccia alcuno di quelli notabili effetti che
l'antica faceua; doue per l'opposito essendo questa da quella così lontana & disforme, anzi contraria & mortal sua nemica,
come si è detto & mostrato & maggiormente mostrerassi; hauereb
bono piu tosto à stupire quando alcuno ne facesse; non hauendo ella modo di poterlo pensare
Qual
differenza sia tra il fine de musici
d'hoggi, & quello degli antichi.
non che conseguire; per essere non altro il fine di questa che il diletto dell'vdito, & di quella il c
ondurre altrui per quel mezzo nella medesima affettione di se stesso. Non s'intende appresso al
cuno di giuditio, esprimere i concetti dell'animo col mezzo delle parole, in quella sì fatta ridicola maniera; ma in altra
da essa molto lontana & diuersa.
STR. Dite di gratia come, vi prego.
BAR. Nell'istesso modo che gli esprimeuano tra i molti, quelli due famosi oratori poco di
sopra nominati, nelle orationi loro, & appresso ciascuno antico musico di pregio: & se di ciò
vogliano intendere il modo, mi c
onento mostrargli doue & da chi lo potranno senza molta fati
Da chi
possino i moderni
prattici imparare l'imitatione delle
parole.
ca & noia, anzi con gr
andissimo gusto loro imparare, & sarà questo. Quando per lor diporto vanno alle Tragedie & Comedie, che recitano i Zanni, lascino
alcuna volta da parte le immodera
te risa; & in lor vece osseruino di gratia in qual maniera parla, con qual voce circa l'acutezza
& grauità, con che quantità di suono, con qual sorte d'accenti & di gesti, come profferire quan
to alla velocità & tardità del moto, l'vno con l'altro quieto gentilhuomo. attendino vn poco la
differenza che occorre tra tutte quelle cose, quando vno di essi parla con vn suo seruo, ouero
l'vno con l'altro di questi; considerino quando ciò accade al Principe discorrendo con vn suo
suddito & vassallo; quando al supplicante nel raccomandarsi; come ciò faccia l'infuriato, ò
concitato; come la donna maritata; come la fanciulla; come il semplice putto; ome l'astu
ta meretrice; come l'innamorato nel parlare con la sua amata mentre cerca disporla alle sue
voglie; come quelli che si lamenta; come quelli che grida; come il timoroso; e come quel
li che esulta d'allegrezza. da quali diuersi accidenti, essendo da essi con attentione auuer
titi & con diligenza essaminati, potranno pigliar norma di quell oche conuenga per l'espres
sione di qual si voglia altro concetto che venire gli potesse tra mano. Ciascuno de bruti ha
Voce, perche
data a' bruti.
naturale facultà di potere à quelli almeno della sua spezie, comunicare con la sua voce, il
piacere, & il dolore del corpo & dell'animo; ne per altro è stata data loro dalla natura: e
tra i ragioneuoli vene sono de così stupidi, che per non sapere ciò mettere in prattica, mer
cè della dappocaggine loro, & valersene all'occasioni; credano d'esserne naturalmente priui.
page 90
Osseruationi
degli antichi
musici.
Nel cantare l'antico Musico qual si voglia Poema, essaminaua prima diligentissimamente la qualità della persona che parlaua,
l'età, il sesso, con chi, & quello che per tal mezzo cercaua operare;
i quali concetti vestiti prima dal Poeta di scelte parole à bisogno tale opportune, gli esprimeua
poscia il Musico in quel Tuono, con quelli accenti, & gesti, con quella quantità, & qualità di
Timoteo, prouoca Alessandro à combattere.
suono, & con quel rithmo che conueniua in qeull'attione à tal personaggio. La onde di Timo
teo si legge (il quale secondo che paice à Suida era Tibicine, & non Citharedo) che quando
prouoco il Grande Alessandro con l'arduo modo di Minerua à combattere con gli inimici esser
citi, non solo ne rithmi, nelle parole, & ne concetti di tutta la Canzone si scorgeuano le cir
custanze dette, conforme al desiderio di lui; ma l'habito, l'effigie del volto, & ciascuno particolare suo gesto, & membro;
doueua per mio auuiso almeno parere in quello affare che ardesse di
desiderio di combattere, & di superare, & vincere l'inimico. Onde Alessandro fu forzato à gridare le armi, & dire, che tali
doueuano essere le canzoni de RE, & meritamente, imperoche tutte
Virtù del Musico, doue consista.
le volte, che il Musico (tolti però via gli impedimenti) non ha facultà di piegare gli animi degli
vditori doue ben li viene, nulla & vana è da reputare la sua scienza & saprere; poiche ad altro
fine non è stata instituita, & annouerata tra le arti liberali la Musica facultà.
STR. Haueua virtù il semplice suono dell'artifitiale strumento d'operare alcuno effetto nell'uditore?
Proprietà del
semplice suono dell'artifitiale strumento.
BAR. Non ne dubitate punto, se bene il Zarlino è di contrario parere nel capo 7. della
seconda parte delle sue institutioni, che il suono dello strumento fatto dall'arte senza l'vso delle paro
le haueua secondo che io vi accennai di sopra, & come vuole Aristotile, natura d'imitare il co
stume, & d'hauerlo in se, & grandissima facultà d'operare negli animi degli vditori gran parte
degli affetti che al perito sonatore piaceuano. & che ciò sia vero, ve lo confermo con l'essempio
di quel Tibicine al quale Pitagora disse. Muta modum. il quale mutando (secondo che gli fu comandato) il rithmo del veloce
dattilo che prima, era nel tardo spondeo; e'l Tuono, d'acuto in
graue, & il molto, in poco suono; placò si l'infuriato giouine Tuarominitano, che egli non ab
Nella seconda
Canzone della Tragedia
intitolata, le
Traeninie,
bruciò la casa della meretrice contro la quale era grandem
ente sdegnato. In oltre, Sofocle in vna
sua Tragedia, costumò domandare l'Aulon, Tiranno degli animi: non per altro, che per la facultà ch'egli haueua di tirargli
quasi che violentemente, in quella parte che al bene essercita
to Auledo piaceua. Et per più oltre dirui, vogliono alcuni che il Grande Alessandro, fusse pro
uocato à pigliar le armi dal semplice suono della Tibia; quantunque Plutarco voglia che An
Auuertimento
dell'Autore.
rigenida famosissimo Tibicine lo accompagnasse col canto, & non Timoteo altramente, per es
sere egli Citharedo come si è detto di sopra, & mostrato. Lo scordato parere de quali scrittori,
Aitigenida
famosissimo
Tibicine.
si potrebbe accordare con dire, che Alessandro come desideroso di gloria, fusse più volte stat'in
citato à combattere da varij Musici de suoi tempi, n
on è per questo che la Cithara ancora non hauesse caultà d'operare molti altri effetti; ma per incitare gli animi, & muouergli
à furore, era
Erodoto Megarense Tubicine singulare.
piu di lei atta la Tibia. Leggesi ancora appresso Giulio Polluce, che Erodoto Tubicine, com
patrioto d'Euclide, empieua grandemente d'ardire i soldati col suono della sua Tromba,
oltre à prouarlo noi stessi tutto il giorno nell'udire questo & quello strumento musico, sonare
diuerse arie, per lasciare da parte il Tamburo: il confuso romore del quale, si può con piu ra
Paguro pesce, preso al
suon del Fotingio. Eliano, nella historia degli
animali, al capo 31.& 44.
del libro 12.
gione domandare strepitoso, che sonoro, & rationale; & per piu più oltre dirui in questa
materia, vuole Eliano, che il pesce Paguro si prenda al suono del Fotingio; il qual pesce è
tanto amico di questa tale harmonia, che gliesce sino dell'acqua in sul lito per udirla, & si fa
preda d'altrui. Vuole in oltre l'istesso, che i Cerui su prendino al suon della Tibia, non altramente di quello che vediamo
ad ogn'hora far degli vcelli col mezzo del fistio al cauto vccellatore.
vuole in oltre, che gli Indiani addolcischino gli sdegnati animi degli Elefanti col canto, al suo
no dello Scindasso: & che i Libij col suono delle Plagie Tibie, faccino mansueti i feroci & indo
Scindasso,
strumento di
corde.
miti caualli; & questo basti intorno à ciò. Non voglio tacere vn'altra faccia saccenteria de nostri mo
derni prattici Contrapuntisti; i quali mettendo in musica com'essi dicono, qual si voglia sorte
di versi, ò sciolti ò legati chesiano dalla rima; gli cantano tlmente sotto le note loro, che non
seguentemente à perdere la forza d'operare nell'uditore quelli effetti, che per lor propria natura
opererebbono quando semplicemente fussero letti & profferiti secondo che conuiene alla qua
lità loro, & del Poema; & questo è quanto mi occorre dirui in proposito dell'osseruationi, &
regole de moderni Contrapuntisti. il quale dirozzamento, essendo da essi con sano occhio
considerato, oltre all'hauere io mostrato animo ben disposto uerso loro, per hauere cerca
Altra osseruatione degli
antichi musici, confutata
dal Zarlino
nel capo 47.
della 3 parte
delle instit.
to con ciascuna mia industria, & sapere di msotrar loro la uerità, potrà essere efficace mez
zo d'aprir loro la strada à quelle piu riserbate, & profonde speculationi, che in cosi nobile
scienza da vn'intelletto interamente capace di lei, possono (come ho detto) più sottilmente
essere considerate. E tornando à discorrerui intorno all'altre cose, che concorrono per
intelligenza dell'osseruationi degli antichi Musici Greci, vna particolarmente, & importan
tissima era questa. Constumauano nelle Cantilene loro di trattenersi assai intorno la Media del
Tuono che cantauano, & cosi andauano ricercando manco corde che poteuano, la qual cosa si
page 91
raccoglie particolarmente da Aristotile ne Problemi dell'harmonia, & da Plutarco in proposi
to di Olimpo, & di Terpandro.
STR. Da che nasceua questo?
BAR. Dal conoscere che la quantità di esse gli hauerebbe impediti d'operare negli
vditori
qual si voglia cosa che si fussero proposta in animo: la onde si legge come ho detto appresso Plutarco, che Olimpo e Terprando,
Musici ambedue celebratissimi; nelle Canzoni loro ricercaOlimpo e
Terpandro non
ricercano nelle Canzoni loro piu di tre
ò 4 corde.
Nell'opuscolo de musica. uano non piu di tre ò quattro corde & voci: & per la sopradetta cagione doueuano essere verisimilmente quelle piu vicine alla Media del Tuono nel ual cantauano & sonauano: perche
la differente virtù di essi modi, consisteua principalmente come si è mostrato, nel graue & nell'acuto. dal qual Plutarco si raccoglie ancora, che molti altri musici pur di pregio che nelle
Canzoni loro ricercarono piu voci & corde di uelle che haueuano ricercate prima e Olimpo
e Terprando; tra i quali si fa mentione di Filosseno & di Timoteo, reputati per ciò musici scenici; non aggiunsero mai all'eccellenza di quelli: & fu forse di non piccolo impedimento à que
Filosseno e
Timoteo, reputati Musici
scenici, & perche.
sti la varietà & quantità delle corde che in esse lor Canzoni vsarono.
STR. Non sò in quello potesse consistere l'eccellenza di quel tanto celebrato Olimpo, essendo egli semplice Tibicine.
BAR. Non fu Olimpo ne suoi tempi in credito, per il semplice suo cantare & sonare
dellaEccellenza
d'Olimpo, in
quello consistesse.
Tibia; ma per essere Musico & compositore eccellentissimo. la qual cosa si manifesta per vedersi
molte centinaia d'anni dopo lui, essere tenuto grandissimo conto delle sue compositioni & arie, come eccellentissime che ell'erano à paragone di quelle degli altri.
STR. Come conosceuano l'vno dall'altro Tuono, non ricercando le Cantilene de
famosi
Musici come hauete detto piu di tre ò quattro corde & voci? che per quanto io ne stimo veniuano à essere comuni à piu modi.
BAR. Lo conosceuano principalmente dall'essere il Systema piu & meno teso ò
rimesso; &
dalla dieursa spezie del Diapason che per altri gradi come si è detto & con essempio mostrato,
Come conoscessero li antichi l'vno da
l'altro Tuono delle Cantilene loro.
ascendeua & discendeua in questo che in quello Tuono vna che l'altra; & in oltre dalla varietà
de caratteri non ad altro fine da essi inuestigati & adoperati in si fatto negotio, che per apertamente mostrate la diuersità de Tuoni; la qual cosa manifestamente si vede in Boethio. imperoche quelli che egli vsa per ciascuno de tre generi d'harmonia, sono del modo Lydio; nel qual
luogo promette mostrare gli altri, il che non fà poi per quello si vede nel resto dell'opera: la qualeNel
capo 3.
del 4. della
sua musica.
crederò facilmente che non sia tutta, per apparire il fine di essa tronco & imperfetto. bene è vero,
che doue egli tratta de Tuoni & modi; fa mentione di alcuni altri pochi caratteri che danno inditio di molte cose importanti & degne di matura consideratione; i quali copiosamente & conNel 17.
capo
dell'istesso libro.
ordine si possono trarre dagli scritti d'Alypio autore Greco: perche in vn suo libro che egli fa
particolarmente delle Note che vsauano gli antichi Musici Greci nel notare le corde di ciascun
modo e Tuono loro in qual sia genere d'harmonia, si vedono tutti distintamente. il qual libroApypio delle
Note degli
antichi Musici Greci.
si troua particolarmente in Roma nella libreria Vaticana; di che à mesi passati n'hebbi copia,
con non piccola difficultà. trouasi ancora in esso libro, i differenti segni che vsauano gli antichi per dinotare le corde particolare dello Strumento, à differenza di quelle che significauano il
suono della voce, come ancora accenna Boethio; doue egli vuole che il primo di ciascuna corda,Nel 3.
capo
del 4. libro.
sia quello che dinota la voce, & il secondo quello che significa la corda dello Strumento. de
quali caratteri ne haueuano di tante sorti diuerse, quant'erano le differenze delle corde de Tuoni & modi loro, che in tutto ascendeuano al numero di quarantotto, mediante il discendere
(col congiunto mouimento) hota per Tuono & hora per Semituono; & erano formati de semplici elementi dell'Alfabeto & delle parti loro. alla quale imitatione si vedono notate le corde
del Massimo Systema nell'Introduttorio di Guido Aretino, con quelli de Latini.
STR. Sarebbe possibile il vederne alcuno essempio?
BAR.Non solo possibile, ma facilissimo. Eccoui primamente secondo Apypio, i
caratteri
di ciascun degli otto Tuoni, per l'ordine che ci sono descritti da Boethio; i quali dinotano qual
si voglia corda particolare di ciascuno degli otto Systemi, secondo la Distribuitione Diatonica
Diatona Ditonica; doue sono ancora notati quelli chesignificano le corde degli Strumenti loro, à
differenza delli altri che dinotano la voce: & la cagione che si legge perche questi da quelli fussero differenti & non gli istessi, era per non confondere l'aria del suono con quella della voce. perche cantandosi le medesime parole, con diuers'aria della voce (secondo che per alcuni si costumaua) che del suono; & vsandosi seguire con i caratteri l'vna l'altra sopra ciascuna sillaba, secondo
che l'haueua ordinata il compositore; se caratteri fusero stati i medesimi, ne sarebbe ageuolmente nata confusione. & massimamente
in quelle parti doue alcune volte l'vna taceua & l'altra seguiua, ò altramente. nulladimeno sono altri di parer, che gli istessi
hauriano possuto comodamente à tutto seruire, senz'hauer cagionato alcuno inconueniente: in margine de quali ho voluto per intelligenza & facilità maggiore, segnarui rincontro i caratteri Latini, secondo l'vso
della moderna prattica; & sono questi.
TRATTI DA I LIBRI DI ALYPIO.
|
SEGNI DEL TROPO HYPODORIO. |
Voce. |
Corda |
Aa. |
Netehyperboleon.Gamma & Ni |
|
|
g. |
Paranetehyperboleon.Ita & Landa obliquo riuolto. |
|
|
f. |
Tritchyperboleon.Landa, & Semidelta supino. |
|
|
e. |
Netedizeugmenon. Mi, & Pi allungato. |
|
|
d. |
Paranetediezeugmenon Pi, & Sigma riuolto. |
|
|
c. |
Tritediezeugmenon. Ipsilon, & Ligamma riuolto. |
|
|
h. |
Paramese. Fi, & Digamma. |
|
|
d. |
Netesynemmenon. Pi, & Sigma riuolto. |
|
|
c. |
Paranetesynemmenon.Tau, & Digamma riuolto. |
|
|
b. |
Tritesynemmenon. Psi, & Mezzo Mi supino. |
|
|
a. |
Mese.Omega, & mezzo Mi sinistro. |
|
|
G. |
Lycanosmeson. Delta riuolto, e Tau obliquo. |
|
|
F. |
Pathypatemeson. mezzo Tita che guarda all'in giu, & Epsilon Tetragono supino. |
|
|
E. |
Hypatemeson.Iota obliquo, & Epsilon tetragono. |
|
|
D. |
Lycanoshypaton.Ni, & Pi doppio. |
|
|
C. |
Pathypatchypaton.Rostrauolto, & Sigma doppio strauolto. |
|
|
h. |
Hypatehypaton.Sigma doppio riuolto, & Sigma doppio. |
|
|
A. |
Proslambanomenos. mezzo Fi obliquo strauolto, & mezzo Fi obliquo. |
|
|
|
SEGNI DELL'HYPOFRYGIO. |
|
|
Aa. |
Netehyperboleon.Omega tetagono, & Zita. |
|
|
g. |
Paranetehyperboleon.Gamma, & Ni. |
|
|
f. |
Tritehyperboleon. Tita, & Landa riuolto. |
|
|
e. |
Netediezeugmenon.Iota, & Landa obliquo. |
|
|
d. |
Paranetediezeugmenon. Mi, & Pi allungato. |
|
|
c. |
Tritediezeugmenon. Ro, & Sigma riuolto. |
|
|
h. |
Paramese. Sigma. & Sigma. |
|
|
d. |
Netesynemmenon.Mi, & Pi allungato. |
|
|
c. |
Paranetesynemmenon. Pi, & Sigma riuolto. |
|
|
b. |
Tritesynemmenon. Ipsilon, & Digamma strauolto. |
|
|
a. |
Mese. Fi, & Ligamma. |
|
|
G. |
Lycanosmeson. Omega, & mezzo Mi sinistro. |
|
|
F. |
Pathypatemeson. Digamma, e Tau riuolto. |
|
|
E. |
Hypatemeson. Zita imperfetto, e Tau obliquo. |
|
|
D. |
Lycanoshypaton. Iota obliquo, & Epsilon tetragono. |
|
|
C. |
Pathypatehypaton. Xi doppio, & Pi doppio. |
|
|
h. |
Hypatehypaton. Omicron con linea sotto. & Ita. |
|
|
A. |
Proslambanomenos. Sigma doppio riuolto, & Sigma doppio. |
|
|
|
SEGNI DELL'HYPOLYDIO. |
|
|
Aa. |
Netehyperboleon. Fi obliquo, & Ita imperfetto. |
|
|
g. |
Paranetehyperboleon. Omega tetragono, & Zita. |
|
|
f. |
Tritehyperboleon. Epsilon tetragono, & Pi riuolto. |
|
|
e. |
Netediezeugmenon. Zita, & Pi obliquo. |
|
|
d. |
Paranetediezeugmenon. Iota, & Lnada obliquo. |
|
|
c. |
Tritediezeugmenon. Xi, & Cappa riuolto. |
|
|
h. |
Paramese. Omicron, & cappa riuolto. |
|
|
d. |
Netesynemmenon. tota, & Landa obliquo. |
|
|
c. |
Paranetesynemmenon. Mi, & Pi allungato. |
|
|
b. |
Triteseinemmenon. Ro, & Sigma riuolto. |
|
|
a. |
Mese. Sigma & Sigma. |
|
|
G. |
Lycanomeson. Fi, & Digamma. |
|
|
F. |
Pathypatemeson. Vita imperfetto, & Gamma supino. |
|
|
E. |
Hypatemeson. Gamma riuolto, & Gamma retto. |
|
|
D. |
Lycanoshypaton. Zita imperfetto, e Tau obliquo. |
|
|
C. |
Paripat$hypaton. Alfa riuolto, & Ita imperfetto supino. |
|
page 93 |
h. |
Hypatchypaton.Mi riuolto, & Ita imperfetto. |
|
|
A. |
Proslambanomenos. Omicron con linea sotto, & Ita. |
|
|
|
SEGNI DEL DORIO. |
|
|
Aa. |
Netehyperboleon. Tau riuolto, & mezzo Alfa sinistro in sù. |
|
|
g. |
Paranetehyperboleon. Chicorrotto, & mezzo Alfa sinistro all'ingiù. |
|
|
f. |
Tritehyperboleon.vita, & l'Accento acuto. |
|
|
e. |
Netedizeugmenon. Gamma & Ni. |
|
|
d. |
Paranetediezeugmenon. Ita, & Landa obliquo riuolto. |
|
|
c. |
Tritediezeugmenon. Landa, & Semidelta supino. |
|
|
h. |
Paramese. Mi, & pi allungato. |
|
|
d. |
Netesynemmenon. ita, & Landa obliquo riuolto. |
|
|
c. |
Paranetesynemmenon. Cappa, & Semidelta. |
|
|
b. |
Tritesynemmenon. omicron, & Cappa. |
|
|
a. |
Mese. pi, & Sigma riuolto. |
|
|
G. |
Lycanosmeson. tau, & Digamma riuolto. |
|
|
F. |
Parhypatemeson.Psi, & mezzo Mi supino. |
|
|
E. |
Hypatemeson.Omega, & mezzo Mi sinistro. |
|
|
D. |
Lycanoshypaton.Delta riuolto, e Tau obliquo. |
|
|
C. |
Parhypatchypaton. mezzo Tita che guarda all'ingiù, & Epsilon tetragono supino. |
|
|
h. |
Hypatehypaton.Iota obliquo, & epsilon tetragono. |
|
|
A. |
Proslambanomenos.Ni, & Pi doppio. |
|
|
|
SEGNI DEL FRYGIO. |
|
|
Aa. |
Netehyperboleon. Mi & Pi allungato che habbia l'acuto. |
|
|
g. |
Paranetehyperboleon. Tau riuolto. & Semialfa sinsitro all'ingiu. |
|
|
f. |
Tritehyperboleon. Psi inchinato all'ingiu, & Semialfa destro all'ingiu. |
|
|
e. |
Netediezeugmenon.Omega tetragono, & Zita. |
|
|
d. |
Paranetediezeugmenon.Gamma, & Ni. |
|
|
c. |
Tritediezeugmenon.Tita, & Landa riuolto. |
|
|
h. |
Paramese. Iota, & Landa obliquo. |
|
|
d. |
Netesynemmenon.Gamma, & Ni. |
|
|
c. |
Paranetesynemmenon.Ita, & Landa obliquo riuolto. |
|
|
b. |
Tritesynemmenon.Landa, & Semidelta supino. |
|
|
a. |
Mese. Mi, & Pi allungato. |
|
|
C. |
Lycanosmeson. Pi, & Sigma riuolto. |
|
|
F. |
Parhypatemeson.Ipsilon, & Digamma strauolto. |
|
|
E. |
Hypatemeson. Fi, & Digamma. |
|
|
D. |
Lycanoshypaton.Omega, & mezzo Mi sinistro. |
|
|
C. |
Parhypatehypaton.Digamma, e Tau obliquo. |
|
|
h. |
Hypatehypaton.Zita imperfetto, e Tau obliquo. |
|
|
A. |
Proslambanomenos. Ita obliquo, & Epsilon tetragono. |
|
|
|
SEGNI DEL LYDIO. |
|
|
Aa. |
Netehyperboleon.Iota, & Landa obliquo, che hanno l'accento acuto. |
|
|
g. |
Paranetehyperboleon.Mi, & Pi allungato, che hanno l'accento acuto. |
|
|
f. |
Tritehyperboleon. Ipsilon all'ingiù, & Semialfa sinistro riuolto. |
|
|
e. |
Netediezeugmenon. Fi obliquo, & Ita imperfetto. |
|
|
d. |
Paranetediezeugmenon.Omega tetragono supino. & Zita. |
|
|
c. |
Tritediezeugmenon.Epsilon tetragono, & Pi riuolto. |
|
|
h. |
Paramese: Zita, & Pi obliquo. |
|
|
d. |
Netesynemmenon.Omega Tetragono, & Zita. |
|
|
c. |
Paranetesynemmenon.Gamma, & Ita. |
|
|
b. |
Triteseinemmenon.Tita, & Landa riuolto. |
|
|
a. |
Mese. Iota, & Landa obliquo. |
|
|
G. |
Lycanomeson.Mi, & Pi allungato. |
|
|
F. |
Pathypatemeson.Ro, & Sigma riuolto. |
|
|
E. |
Hypatemeson.Sigma, & Sigma. |
|
|
D. |
Lycanoshypaton. Fi, & Digamma. |
|
page 94 |
C. |
Parypatesypaton.Vita imperfetto, & Gamma supino. |
|
|
h. |
Hypatehypaton.Gamma riuolto, & Gamma retto. |
|
|
A. |
Proslambanomenos. Zita imperfetto, e Tau obliquo. |
|
|
|
SEGNI DEL MIXOLYDIO. |
|
|
Aa. |
Netehyperboleon.Ita, & Landa obliquo riuolto che hanno l'acuto. |
|
|
g. |
Paranetehyperboleon.Cappa, & Semidelta supino che hanno l'acuto. |
|
|
f. |
Tritehyperboleon.Omicron, & Cappa che hanno l'acuto. |
|
|
c. |
Netedizeugmenon.Tau riuolto, & Semialfa sinistro all'in giù. |
|
|
d. |
Paranetediezeugmenon.Chi corrotto, & Semialfa sinistro all'in giù. |
|
|
c. |
Tritediezeugmenon.Vita, & l'acuto. |
|
|
h. |
Paramese.Gamma, & Ni. |
|
|
d. |
Netesynemmenon.Chi corrotto, & Semialfa sinistro all'in giù. |
|
|
c. |
Paranetesynemmenon..Alfa, & l'accento graue. |
|
|
b. |
Tritesynemmenon. Zita, & Pi obliquo. |
|
|
a. |
Mese.Ita, & Landa obliquo riuolto. |
|
|
G. |
Lycanosmeson.Cappa, & Semidelta. |
|
|
F. |
Parypatemeson.Omicron, & Cappa. |
|
|
E. |
Hypatemeson.Pi, & Sigma riuolto. |
|
|
D. |
Lycanoshypaton.Tau, & Digamma riuolto. |
|
|
C. |
Parhypatchypaton.Psi, & mezzo mi sinistro. |
|
|
h. |
Hypatehypaton.Omega, & mezzo mi sinistro. |
|
|
A. |
Proslambanomenos.Delta riuolto, e Tau obliquo. |
|
|
|
SEGNI DELL'HYPERMIXOLYDIO. |
|
|
Aa. |
Netehyperboleon.Gamma, & Ni che hanno l'acuto. |
|
|
g. |
Paranetehyperboleon.Ita, & Landa obliquo riuolto che hanno l'acuto. |
|
|
f. |
Tritehyperboleon.Landa, & Semidelta supino che hanno l'acuto. |
|
|
e. |
Netediezeugmenon.Mi & Pi allungato che hanno l'acuto. |
|
|
d. |
Paranetediezeugmenon.Tau riuolto, & mezzo alda sinistro all'in sù. |
|
|
c. |
Tritediezeugmenon.Psi all'in giù, & Semialfa destro all'in giù. |
|
|
h. |
Paramese.Omega tetragono, & Zita. |
|
|
d. |
Netesynemmenon.Tau riuolto, & Mezzo alda sinsitro all'in sù. |
|
|
c. |
Paranetesynemmenon.Chi corrotto, & Semialda sinistro all'in giù. |
|
|
b. |
Tritesynemmenon.Vita, & l'Acuto. |
|
|
a. |
Mese.Gamma, & Ni. |
|
|
G. |
Lycanosmeson.Ita, & Landa obliquo. |
|
|
F. |
Parhypatemeson.Landa, & Semidelta. |
|
|
E. |
Hypatemeson.Mi, & Pi allungato. |
|
|
D. |
Lycanoshypaton.Pi, & Seigma riuolto. |
|
|
C. |
Parypatehypaton.Ipsilon, & Digamma riuolto. |
|
|
h. |
Hypatehypaton.Fi, & Digamma. |
|
|
A. |
Proslambanomenos.Omega, & Mezzo Mi sinistro. |
|
|
Eccoui appresso vna nuoua descrittione degli otto Tuoni secondo la mente di Boethio, à ciascuno Systema de quali suono alle
proprie corde loro applicati i caratteri per l'ordine che da Alypio ci sono stati descritti: intorno a quali Systemi considereremo
quelle cose, che saranno di mo
Auuertimento.
mento maggiore. e prima, quelli caratteri che sono nell'istessa corda circa l'acutezza, & graui
tà, se bene in diuersi Systemi & da nomi differenti denotati; sono con tutto ciò sempre i mede
simi; eccetto però quelli, che nel discendere mutano grandezza di scaglione: & questo auuie
ne tanto à quelli che dinotano la voce, che alli altri che significano la corda: la qual regola si
vede solo due volte patire. la prima è. tra la Paramese dell'Hypolydio, & la Tritesynemmenon
del Dorio; & la seconda, ra questa & quella del lydio, & del Mizolydio. il che può facilmente
Openione
del Zarlino,
nel capo 3.
della 2. parte delle sue
institut.confutata dall'Autore.
essere auuenuto, dalla scorrettione & dall'antichità del Testo, col non hauer fatto di differenza da
caratteri piccoli a' gr
andi. è da notare ancora, che le corde differenti di nome & di sito del Sustema
disgiunto, da quello, ch'è c
ongiunto, h
anno ancora tra di loro variati segni per distinguer queste da
quelle; & in oltre, che quelli au
anti Guido Aretino, che segnorono la piu graue corda del Systema
honore ò memoria de Greci come inuentori della Musica; ma per venire tal corda ottaua di Licanosmeson, segnata da quelli con
questo carattere dell'Alfabeto latino G; oltre à essere l'istessa se
page 95
Dimostratione degli otto Tuoni secondo la mente di Boethio, alle corde de quali
sono applicati i caratteri secondo l'vso degli antichi Greci.
-
Hypodorio modo.
- Aa.T.
- g,H.
- F,$.
- C.M.
- d.?.?.
- c.$.T.
- $.$.
- $.$.
- $.?.
- G.?.
- F.M.
- F.$.
- D.N.
- c.$.
- $.$.
- $.g.
- A.4.
-
Hypofrygio modo.
- Aa.$.
- g.r.
- f.g.
- c.I.
- d.M.M. C.$.?.$.$.
- $.$.a.$.
- G. ?.
- F.F.
- E.7.
- D.$.
- C.$.
- $.$.
- A.g.
-
Hypolydio modo.
- Aa.$.
- g.$.
- f.$.
- c.$.
- d.r.
- c.$.
- c.$ M
- h.g.
- a.?.
- G.$.
- F.B.
- E.$.
- D.$.
- C.V.
- $.$.
- A.o
-
Dorio modo.
- Aa.$.
- g.X.
- f.B.
- C.$.
- d.H.H.
- c.$.K.
- M
- 60
- g. ?.
- F.?.
- F.?.
- D.V.
- G.M.
-
- $.
- A.N.
-
Frygio modo.
- Aa.M.
- G.$.
- f.$
- C.$.
- d.
- G.E.H
- $.
- b$.
- aM
- G. ?.
- F.V.
- E.?.
- D. .?.
- C.F.
- 7.
- A.$.
-
Lydio modo.
- Aa.$.
- g.M.
- f.$.
- C.$.
- d.
- C.E.H
- $.
- b$.
- aM
- G. ?.
- F.V.
- E. .?.
- D. .?.
- C.F.
- 7.
- A.$.
-
Mixolydio modo.
- A$$.
- g.K.
- f.o.
- c.$.
- d.$.
- c.B.A
- $.
- bz.
- a.H.
- G.K.
- F.o.
- E. ?..
- D.?.
- C.?.
- .?.
- AV
-
Hypermixolydio modo.
- A$$.
- g.H.
- f.A.
- C.M.
- D$.$.
- c$$
- $
- $$
- $$
- G.H.
- F.?.
- EM
- D. ?..
- C.V.
- .?.
page 96
gnata da Greci nel medesimo Tuono. la qual cosa ne conferma secondo che io di sopra dissi, che
traessero le note aggiunte al Systema massimo, da gli strumenti che erano in vso in quelli tempi;
perche il doppio Gamma in quel luogo, denota la corda dello strumento, & non il suono del
la voce.
Errore de
Zarlino.
STR. Non fu adunque inuentione di Guido (come dice il Zarlino al capo 30. della seconda parte delle sue institutioni) il segnare le note con i caratteri dell'alfabeto latino.
BAR. Non altramente; & che ciò sia vero, eccoui due essempi di canto fermo, de quali ne
ho appresso di me vn libro, scritto qualche decina d'anni auanti che lui nascesse: i quali voglio
per intelligenza maggiore ridurui secondo l'vso della prattica d'hoggi.
d c h c d e d c h a h c d a G F G G
sit nomen Do mi mi bene dictum in sa cula
F G a G F F G F F E F G F E D C D D
Adiuto rium nostrum in no mime Do mini.
Et tornando alla dimostratione che fa Boethio de Tuoni, dico non essere da lasciare senza consideratione, che negli otto Systemi,
non si trouano piu di tre corde comuni à ciascun di essi; &
queste sono l'estremaacuta del piu graue, la Media del Dorio, & l'estrema graue del piu acuto;
doue in quelli di Tolomeo n
on ven'è alcuna. Ha in oltre del verisimile, che da caratteri d'Alypio
mostrati di sopra, fusse indotto à credere & dire Boethio, che i Tuoni degli antichi Musici n
on so
lo fussero otto, ma che ciascuno di essi procedesse nel suo particolar Systema per l'ordine de gra
di che nella sua Descrittione si è dimostrato. imperoche in quella di Tolomeo, non ci si possono
adattare che bene stiano; oltre al non concedere più di sette Modi: & con escludere l'Hypermi
xolydio, vien tacitamente à dire che egli non fusse piu in vso, ò da vsarsi; & nondimeno i carat
teri che dell'Hypermixolydio si trouano col testimonio d'Alypio ci dimostrano il contrario. la
onde non sarà forse inconueniente alcuno perciò dire, che Tolomeo & Boethio ci raccontino
il fatto de Tuoni circa la quantità, secondo quello che loro ne credettero, ò sec
ondo il modo che
essi gli hauerebbono ordinati & disposti, piu tosto che secondo la verità del fatto & dlel'vso di
essi; se però è da credere che Alypio habbia veramente i caratteri con i quali gli antichi
Greci notauano le corde de modi loro; i quali verisimilmente douettero esser veduti non meno
da Tolomeo che da Boethio. nulladimeno è da considerare, che se l'ordine delle spezie del Dia
pason che ci è raccontato da Tolomeo, è veram
ente quello che per il quale la numerauano gli antichi
Greci, che i Tuoni non furono appresso loro piu di sette: imperoche se eglino hauessero appro
uato l'Hypermixolydio, ò qual si vogli altro sopra il Mixolydio, hauerebbono consequentemente
tolto per la prima spezie del Diapason come piu acuta, quella che à lui hauesse seruito; che se
condo l'ordine di Tolomeo sarebbe venuta à essere tra A a lamire & alamire, & non tra h mi &
h mi per la qual cosa & le altre dette di sopra, concorrono hoggi tutti gli intelligenti di que
sta facultà nel fatto de Tuoni degli antichi Greci, nell'openione di Tolomeo, & non delli altri;
per hauerne parlato con maggior fondamento di qual sia che ne habbia scritto auanto ò dopo
esso. Potrete ancora dagli istessi caratteri comprendere, per qual cagione io di sopra dicessi in
Mixolydio; & da sonare allo strumento. Eccoui appresso (per quello ci dimostra l'effigie la for
ma & l'habito) quattro antiche Cantilene, composte nel modo Lydio, da vno degli antichi Musici Greci; le quali furono traouate
in Roma da vn Gentilhuomo nostro Fiorentino, nella libreria
del Cardinale Sant'Angiolo, in alcune carte che erano dopo a vno libro antichissimo in penna,
della Musica d'Aristide Quintiliano & di Briennio; & da esso fedelissimamente tratte, & per sua
amoreuolezza mandatemi in questa istessa copia, di che vi faccio liberamente dono.
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Intorno le quali voglio prima auuertirui, che se nel tradurle sec
ondo questa moderna prattica,
voi ci trouasse meno alcuni caratteri, ò de diffrenti dal Modo loro, & alcuni mouimenti fuore
dell'ordinario, & comune ne incolpiate il tempo, & la poca diligenza di quelli che piu volte
gli hanno copiati; la qual cosa (per l'istesse cagioni) si vede essere occorsa à mille altre opere
d'importanza. è in oltre da sapere, che la Hypatemeson, fu da Alypio notata non solo con vn
Sigma minuscolo & maiuscolo, ma con questo carattere ancora c. e l'istesso occorse alla Parypa
temeson. è parimente da osseruare, che alle volte vna sola sillaba del verso, vine cantata sotto di
uerse note; non altramente di quello, che ancor'hoggi ne'canti fermi Eclesiastici si costuma:
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le quali per intelligenza maggiore, potrete vna volta per vostro diporto tradurre (secondo l'vso
della moderna prattica, come ho detto) con il mezzo de caratteri d'Alypio.
STR. Questa è veramente vna di quelle cose che io vedo con gusto maggiore di alcun'altra
antica che vedere potessi in questo genere; & ne ho hauuto voglia piu mesi & anni sono, di vederne vn minimo vestigio; & hora
mercè della vostra cortesia, ne godo tanti essempi; i quali con la
prima comodità vo tradurgli, & applicargli come ho detto hauete per maggior mia intelligenza
à questa moderna prattica. Di qui douettero verisimilmente deriuare alcuni nomi particolari epiteti di strumenti; come per essempio. Cithara Doria, Tiia Frygia, & altri simili; ò pure
è credibile, che questo nascesse dal numero delle corde della Lira, ò dalla quantità de fori della
Tibia? ouero consisteuano in altro tali differenze loro di nomi?
BAR. Poteua ciò nascere primamente dall'inuentore dela cosa, dalla patria, & dall'eccellen
Doria Cithara, e Tibia
Frygia, qual
sia.
za del Citharista, & del Tibicine, ò Auledo che dire lo vogliamo; come manifesta Vergilio par
lando di Orfeo quando va all'inferno per ricouare la bella sua Euridice: il quale come sapete
fu Tracio, & secondo che piace à Plinio, della Lira inuentore: nel qual luogo del Poeta, si legge
così. Confidatosi nella Cethra Tracia, & nelle sonore corde: al che, dopo hauerlo introdotto
Nel sesto.
ne campi Elisi, soggiugne. Il Sacerdote Tracio in lunga veste, canta le sette differ
enze delle corde,
& hora le medesime percuote con le dita, & l'istesse percuote col Plettro d'auorio; et Ouidio in
Nell'Epistole.
proposito dell'istesso dice, che egli percosse le corde della Lira Tracia. Prima dalle parole di questi due Poeti illustri,
si racoglie vn nuouo argumento, oltre à quelli che di sopra si dissero; da persuaderne che la Lira, & la Cithara antica, fussero
l'istessa cosa; n
on solo appresso de Greci, ma de Latini ancora; & di piu, che col Plettro si percuoteuano, & non si secauano le corde di essa,
come
sin à questo giorno per la piu parte si è vniuersalmente creduto; delle quali autorità, ci seruire
mo all'occasioni bisognando. Poteua deriuare ancora quello epiteto di Cithara Doria, & Ti
bia Frygia; dall'ìessere tali strumenti esercitati assai da popoli di quelle nationi; oueramente, per
che negli strumenti di fiato, & di corde, erano in altra maniera circa l'acutezza, & grauità, &
quanto à gradi della scala, tese quelle nella Lira, & per altr'ordine disposti i fori di questo nella
Tibia che vsauano i Dorij, che nella Lira e Tibia che adoperauano i Frygij: perche si come di so
Strumenti di
varie nationi,
diuersamente accordati.
pra si disse, che questi cantauano vn tuono piu acuto di quelli, & che caminauano per altri gra
di nella spezie diuersa del Diapason i Dorij che i Frigij nel particolare Systema, & Modo loro;
così parimente negli strumenti proprij, & particolari di questa & di quell'altra prouincia, nasceua verisimilmente l'istessa
varietà & differenza che habbiamo detto del cantare: & per quell'or
dine medesimo che hauete veduto disposte le voci ne Systemi perfetti, nell'istessa maniera, & per
l'istess'ordine erano tese le corde & disposti i fori de particolari strumenti loro: & sarebbe assurdo grande il credere,
& dire, che cantassero in vna maniera, & sonassero in vn'altra da quella di
uersa, come hanno creduto, & detto alcuni de nostri tempi auuenire hoggi; il che è falso come
Zarlino nel c.
45.della seconda parte delle
institutioni.
si è di sopra con efficaci ragioni dimostrato. dalla varietà de quali accidenti nasceua, che quelli i
quali sapeuano s
emplicemente sonare la Lira, & il Piffero che vsauano i Dorij, n
on perciò sapeuano
sonare quella, & questo de Frigij, & Lidij, se prima separam
ente imparati n
on gli haueuano; & per
questa causa nella dimostratione de Tuoni disposti & ordinati sec
ondo la m
ente di Tolomeo, si ve
dono a'Tuoni graui le spezie acute del Diapason, & à gli acuto le graui; perche in esse spezie furono da loro antichi prima
c
antati, & che i t
emperamenti degli strum
enti fussero veram
ente l'vno dall'altro differ
enti, si può tra li altri luoghi raccorre, da quello che Atheneo dice in proposito di Pitagora Zacinthio, che fiorì negli istessi
anni, ò poco dopo al Samio; il qual Zacinthio, ritrouò quel cosi bello, & artifitioso strum
ento detto Tripode, ad imitatione del Tripode Delfico. Haueua il Tri
Pitagora Zacinthio, e sua
virtù.
pode del detto Pitagora, tre faccie; & in ciascuna erano tese vna determinata quantità di corde;
nella prima delle quali erano disposte secodno il Modo Dorio, nella secondacome il Frygio, &
nella terza secondo il Lydio; & qualunque l'hauesse vdito senza vederlo sonare, le hauerebbe giudiate tre cithare diuerse;
l'vso del quale, per l'industriosa sua difficultà, tosto si perdè. possi ancora da questo che habbiamo detto comprendere,
qual fusse realmente la diffrenza che si trouaua tra la Cithara, & la Lira; la quale altro non era che il diuerso temperamento
circa la grandez
Qual differenza fusse dalla
Lira, alla Cithara degli
antichi.
za degli interualli & dell'ordine, & l'acutezza, & grauità delle corde. Cithara era adunque quella, che sonaua l'harmonie
graui come la Doria; & Lira per il contrario quella che sonaua l'acute come la Lydia, & la Frygia. dalla differenza delle
quali ne nacque il prouerbio che di sopra vi
dissi. era forse ancora considerata come Cithara, la scordata lira di Polifemo, in mano à Eumelo
Eolo, & come Lira, l'accordata Cithara d'Orfeo, in mano à Neantio. Crederò ancora facil
mente, che quando Filosseno mutò il Tuono Dorio nel Frygio, necessitato come si è detto dalla
natura del Dithirambo, che non posasse la Cithara come di suono graue (dato però che à essa
accompagnasse il canto del coro) & prendesse la Lira come acuta; ma che solamente mutasse la
qualità degli itnerualli delle corde: e che doue prima nel Dorio percoteua le graui della quarta
spezie del Diapason tardam
ente, percotesse nel Frygio velocem
ente l'acute della terza; e cosi l'istesso
strumento in mano à periti Musici era e Lira, & Cithara, & ciò poteuano fare ageuolm
ente, per ricercar ne canti loro, n
on molte corde; quant
unque Filosseno sia annouerato tra quelli, che piu delli
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altri ne ricercauano, mossi forse dall'hauer ogni dopo tutte l'altre spezie d'harmonie, ritrouata la
grauissima Hypodoria; rimett
endomi però s
empre aòò'openioni che ci fussero di miglior s
entim
ento.
STR. Crederò ch'elle si possino poco migliorare; ma ditemi vn'altra cosa in proposito de
caratteri d'Alypio. gli istessi che dinotauano l'acutezza, & grauità del suono, haueuano egli no
ancora facultà di dimostrare la lunghezza, & breuità del tempo che doueua esser tenuta ciascuna sillaba sotto la particolare sua estensione della voce? ò pure come dice il Zarlino nel capo 8.
della quarta parte delle sue instututioni, ne haueuano d'vn'altra sorte che haueua tal facultà?Da quello conoscessero gli
antichi la breuità, & lunghezza delle
note.
BAR. Il valore delle Note, & cifere loro, lo manifestaua null'altra cosa, che la diuersità
de piedi lunghi, & breui del verso sopra il quale erano accomodate, & quelli che dicono altramente
di gran lunga s'ingannano.
STR. Di maniera che gli antichi musici, non haueuano se non due sorte di note e tempo,
cioè
pungo, & breue: ma ditemi ancora. nel principio dell'imparar loro à cantare, non è già da credere
che cominciassero cosi in vn subito à dir le parole delle Cantilene, ma le Note come ancor hoggi
si costuma; hora in quelli principij, com'è da credere, per modo d'essempio, che facessero à tenere
insieme vn coro di fanciulli che imparauano di portar le voci, come tutto il giorno occorre nelle scuole de maestri di questa
pratica, ouero nel cantare vn solo scolare col mestro, che tenesse le
note l'istesso tempo vno che l'altro? poiche tal cognitione haueuano solo dalla musira, & qualità
del verso del Poeta, & in quelli principij bastando per allhora le note, ne doueuano esser priui, &
con quali nomi veniuano à profferirle? non già con quelli che gli posero i primi autori di esse; perche hauendo à esser profferiti qual sia di loro sotto vna nota & sillaba, sono oltr'a modo lunghi.
BAR. Tengo per fermo chenell'imparare à portar le voci, andassero per modo di dire vlu
considerationi dell'Autore. lando; senz aesprimer nome alcuno proprio, & particolare prima per non trouarsi da gli antici Greci discritte le corde con altri nomi che con quelli che hauete altra volta vditi, la più parte de quali sono come diceste
lunghissimi; & veramente che l'hauere à profferire sotto vna semplice estensione vno di quelli nomi loro, come per essempio Proslambanomenos, Tritediezeugmenon ò altro simile, mi par solo il pensarui cosa ridicola. ma è d'auuertire che eglino vsauano del
continouo cantare allo strumento, et di rado per non dir mai, si vdiua questo senza la voce, ò questa senza lo strumento.
non dico io per questo che del continuo accadesse, che l'istesso che cantaua sonasse ancora la Lira, ò la Cithara; impeorche
rari erano quelli che cio sapessero ben fare; i
quali erano molto reputati, & in pregio; & per honorargli erano detti Citharedi, ò differenza diCitharedo
&
Citharista,
qual differenza fusse tra di
loro.
quelli che semplicemente senza cantare sonauano, i quali furono detti Citharisti; tra primi de
quali che cio ben costumasse, si annouera il Trace Tamira.
STR. Grand tempo doueua consumare il Citharedo nel comporre le sue Canzoni, & nel mettersele à memoria per recitarle poi auanti
al Principe, ò al Senato, ò doue gli era di mestiero;
perche secodno che io ho inteso, & letto, non sempre vn Madrigale ò vna Canzone, ò vna breue
Napoletana era quella tal Cantilena che recitaua l'antico Musico quando col suo mezzo cercaua
d'operare alcun'effetto di momento nell'vditore ma il piu delle volte vn'intera historia, à fauola,
ò alcuno fatto heroico, ò cosa simile; nella quale spendeua bene spesso vna, & due hore di tempo.
BAR. Non è credibile, per quello che si può particolarmente raccorre dall'essempio di Fi
Cantilene degli antichi, come compsote
da loro.losseno, che gli antichi musici cantori, costumassero del continouo il compor prima le canzoni loro, & dipoi imparate à mente recitarle; ma si bene che eglino hauessero à memoria il Poema, ilquale
il piu delle uolte per non dir sempre, era dagli istessi composto. imperoche il Musico allhora non era disgiunto dalla poesia, ne il Poeta era separato
dallaMusica; & sarebbe veramente statotroppo grand'obligo, & perdimento di tempo il loro l'hauer prima composta l'aria, dipoi
insieme con le parole messesele à memoria, & in oltre in qual corde andassero sonate. la onde considerata prima molto bene la Poesia, ò Historia, ò Fauola, ò altro ch'ella si fusse; in qual Tuono, &
modo, qual'aria piu si conueniua, la cantauano poi alla Cithara (per cosi dire) all'improuiso, & di
fantasia. La qual cosa costumano ancora, secodno però l'uso di hoggi, i dotti, & prattici contraountisti, & sonatori insieme
di liuto, & di tasti, & cio vsano quando per lor diporto cantano sopra essi soli senz'hauere rispetto d'accordare con altri che con lo strumento qual suonano, & farebbono gli effetti istessi che gli antichi faceuano, tutte le volte che gli impedimenti di sopra narrati.
STR. Sta molto bene; ma quelli che cantauano alla Tibia, non poteuano già nel medesi
mo tempo e sonare & cantare, se già non hauessero hauuto alcun'otro, che pieno prima d'aria,
inspirasse à poco à poco dentro la Tibia mentre che essi cantauano, ouero alcuni m
antici accomodati sotto l'ascelle come ho già veduto à vn canta in banca Napoletano, che in quel mentre che
egli ragionaua con gli spettatori, sonaua vn'accomodata sua Piua di piu Auli, assai g
entilemnte:
alla quale daua il vento con destrezza tale, che difficilmente era compreso da gli spettatori, in
qual maniera venisse la Piua inspirata dall'istesso che nel medesimo tempo sonaua, & cantaua,
ò veramente faceuano nell'istesso modo che fa hoggi il Cieco da Furli, il quale come vedu
to hauer potete, ha bn ragazzo che dà il vento à vn suo Flauto dritto, & in quel mentre can
tando diuerse arie, chiude con le dita, & apre questi, &quelli fori, secondo il bisogno della
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sua melodia; al contrario appunto di questo che poco di sopra diceste accadere à Marsia; il quale con il suo fiato, & con
l'istesse dita sonaua de pifferi in vn medesimo tempo.
BAR. Le musiche che occorreuano tra quelli che semplicemente lo strumento sonauano, e
quelli che non altro che cantar sapeuano; ouero quando erano esercitate le Canzoni in quest
tal maniera; erano le piu volte arie greui & semplici; non per altro fatte buona parte di esse ch
per sadisfattione del vulgo: sopra il suono delle quali si replicaua l'istesso à ciascuni due, tre,
quattro versi; non altramente di quello che vdiamo tutto il giorno nel cantare vn capitolo ne
Liuto, & ne canti & balli insieme, della plebe & rusticali & simili. la qual maniera di sonare &
cantare, era assai frequentata insieme col ballo, dal coro della Satira, dela Comedia, e della Tragedia. il quale sopra la
Tibia ò altro strumento ,cantaua quell'aria che piu conueniua per ben espimere il concetto che haueua alle mani; non altramente che del Dithirambo si
è sopra detto.
STR. Chi precedeua in questa tal maniera d'operare, lo strumento, ò la voce?
I Sacedoti
d'Egitto vsauano le vocali in vece dell'Aulo & della Citrhara.
BAR. I Tibicini & i Citharisti, erano il piu delle volte quelli che componeuano le arie, & i
coro gli andaua secondando; doue i Sacerdoti d'Egitto, secondo che ci raconta Demetrio Falereo; vsauano in vece d'Aulo, &
di Cithara, le sette vocali loro nel lodare gli Dei; risonandoli
ordinatamente con suauità di voce.
STR. Non intendo in qual maniera i Sacerdoti d'Egitto, lodassero gli Dei con le sette vocali loro, & le vsassero in vece d'Aulo,
& di Cithara.
BAR. Il testo di Demetrio in quel luogo è per questo affare veramente oscuro;
nulladimeno
noi l'interpretiamo così. i Sacerdote nel pronuntiare con la voce le vocali, come si fa hoggi per
essempio le Note; cantaua il Coro al suono di quelle, le lodi degli Dei. & così veniua il Sacerdote nel profferirle distintamente con voce articolata & commessurabile, à seruire come per guida
del Coro, & fare l'vfitio della Cithara & della Tibia che vsauano molte altre nationi. rimettendo questa nostra openione come tuttel'altre, sempre à chi meglio di noi intendesse.
STR. Mi piace assai la vostra interpretatione, & così parimente il parere di quelli Sacerdoti;
Zarlino nelle institutioni, alcapo 4.
del secondo.
hauendo da canti del Coro loro sbandite le Tibie; perche mi par gran cosa Signir Giouanni, che
il semplice suono di esse, non essendo fatte d'altro (secondo che io ho letto in alcuni autori) che
di stinchi di Grue, d'Aquile, & d'Auoltoi, lasciando da parte per adesso quelle che prime si fecero
di paglie d'orzo & d'auena, dilettassero l'vdito mediante la stridurle e molta acutezza loro noiosa.
BAR. Le Tibie fatte delle materie che hauete detto, non furono dall'vniuersale vsate, ma si
Tibie antiche di che fatte.
bene da alcune nationi particulari, imperoche quelle di stinchi d'Aquile & di Auoltoi furono
vsate nella Scithia dagli Androfagi, dagli Arimaspi, & da Malachei; & quelle di Calamo d'Or
zo, da Osiride tra gli Egitij. ne fu poscia da altre nationi fatte di varie sorti di canne, di loto, di
bosso, di corno, di bronzo, d'argento, di stinchi d'asino, di ceruo, di ramo di lauro, di Sambu
co, di cuoio crudo & d'altro, & così veniuano per la diuersità della grandezza & della materia,
à rendere alcune di esse il suono piccolo, & acuto, & altre (secondo che era di bisogno) grande, &
graue. & che tra esse ne fussero della si fatte, non quanto alla materia perche è cosa trita, ma qu
anPapinio statro.
Plutarco.
to alla grandezza; argomento ve ne sia quello che ne dice Papinio Statio, col testimonio di Boethio; cioè. La Tibia con l'adunco
corno graue, mette muglia, in'oltre, appresso Plutarco si legge,
che egli Spartani le vsauano negli eserciti loro; al suono delle quali, hauendo prima ordinata la
Legge castorea.
battaglia, muoueuano i soldati in quel passo che c
onueniua, & gli inanimiuano con la legge Ca
storea à menare valorosamente le mani contro gli inimici: & quantunque li Suizzeri & i Tedeschi muouino gli eserciti loro
con i flauti trauersi ò fiferi che se gli dichino, non perciò gli vsono
Arist.nel problema 49.della partic.dell'Armonia, &
Terentio nelle inscrittioni delle sue
comedie.
s
emplicemente, ma insieme con i tamburi; nell'istessa maniera che i populi d'Irlanda costumano
la Cornamusa, ò Piua che dire la vogliamo: oltre che gli antichi Strioni Greci & Latini, recita
uano le Comedie e Tragedie loro al suono della Tibia, & della Cithara; la onde ne c
onueniua adoperare in tale affare, delle acute, delle graui, & delle mediocri, sec
ondo la qualità delle persone che
in esse interueniuano. & per maggiormente prouarui queta verità, Luciano nella Saltatione, in
proposito d'vn tale che nel ballo c
on il solo mouim
ento del corpo senz'altram
ente parlare; rappresentaua Ayace infuriato; il quale Ayace come sapete impazzò del dispiacere che si prese, quando sot
Nella saptatioen di Ayace.
to le mura di Troia i Capitani della Grecia dettero la sentenza in fauore di Vlisse, nel litigare in
sieme chi di loro douesse hauere le armi d'Acchille, morto nell'espugnatione di quella. l'imita
Teleste, Saltatore si ungulare. Ateneo,
nel primo al
capo 16.
tore del qual caso (che non meno di Teleste nel rappresentare la guerra Tebana eccellentissimo
era nella cosa della saltatione) si compiacque talmente in essa, che pareua non vno che imitasse il
caso dell'infelice Ayace, ma che fusse l'istesso nel colmo del suo furore: di modo tale, che tolto
con violenza di mano vna Tibia ò piffero che dire lo vogliamo, à vno di quelli Tibicini che era
no in scena; percosse di maniera con esso su la testa quello che tra li altri sedendo raprresenta
ua Vlisse, che se lo distese à piedi per morto: & se non s'oppeoneua il cappello imbottito alla for
za di esso, gli toglieua quel colpo la vita. di he accortosi il Saltatore tornato subito in sè,se ne
sdegnò seco medesimo di maniera, che mai piu per eccellente che in essi fusse, volle esser
citare giuochi si fatti, se bene da amici cari ne fu con instanza piu volte pregato & per
suaso. Considerate hora voi; se vno Strumento fatto d'vno stinco di Grue, d'Auoltore,
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ò d'Aquila, è atto col percuoter gli huomini à torgli la vita, & à muouere il suo suono à tem
po & in ordinanza gli eserciti, & come gli conuenga quello epiteto di mugliare non altramente che si facciano i tori; se già
gli vcelli che pur hora nominati habbiamo, non erano in
que tempi maggiori degli Elefanti d'hoggi. Non disputerò al presente come sarebbe stato l'ani
mo mio inirato da questa bella occasione, se ke Tibie pari & l'impari, prendessero tal nome
dalla differenz ache era tra esse nella gr
andezza del calamo, ò dalla quantità de fori, ò pure dal numero che di esse si sonaua nell'istesso tempo; ne anco tratterò se
le destre & le sinistre si acquistano tal differenza di nome, dall'essere nel sonarsi in questa ò in quella mano; ò pure dallo
stare i Tibicini hora nel destro & hora nel sinsitro corno della scena; ò veramente dalla relatione
che haueuano questi con li aspettatori; poiche quello che era sinistro à gli vni, era destro à gli altri; non altramente di
quello che occorre tra due che insieme facciano alla lotta. lascerò ancora
di dire, se le destre rendendo il suono acuto, conueniuano con le Parthenie; & le sinistre il graue,
con l'Hypertelie, ò veramente per il contrario; & se quando albedue le Tibie erano destre fusse
ro pari, & non pari quando ambedue erano sinsitre; & così parimente quali fussero le Gingri
ne, & quali le Serrane; & se queste che haueuano preso il nome dallo strepito & suono acuto che
fa la sega nel segare, conuenissero con le Frygie, & quelle che dal fioco gridare & stridere dell'o
che dette Gingre da Fenici, di che furono autori, conuenissero come acutisseime con le Lydie, ò veramente per l'opposito.
tacerò ancora qual suono circa l'acuto & graue rendessero l'incentiue,
& quale le Sucentiue, & se il concento delle pari si domandaua Synodio, & Nomodio quello
Sinodio cioè
accompagnato. & Nomodio, d'vn solo.
delle non pari & disguali; & così parimente qual differenza fusse tra Foro, & Cauerna. tace
rò ancora quali fussero & di che fatte le graui Plagie, & l'acute Ippoforbie ritrouate da Libij;
quali i Monuali degli Egitij; quali le Trenetiche de Frigij; quali le Terie de Tebani; quali le so
pra perfette che ne cori si sonauano insieme con la Cithara; quali gli acuti & lamenteuoli Para
Trenetiche
cioè lamenteuoli. streti; quali i Bombici; & quale la Sinfonia delle Gamelie. passerò ancora con silentio se la SpinaCatto che nasceua particolarmente
in Sicilia, haueua veramente facultà nel ferire i cerui d'operare occultamente si, che le Tibie fattedegli strinchi di essi,
fussero di poi roche nel sonarsi; secon
Sopraperfette, erano le
Parthenie, &
Gamelie cioè
mutiali.
do però che ci racconta Antigono nelle sue merauiglie; & l'istesso auueniua secondo Plinio à
quelle di sambuco, se haueuano vdito il canto del gallo; oltre alle altre considerationi. perche
in vero, dopo l'essermi intorno à ciò molto affaticato, & hauerne piu volte con huomini inten
dentissimi discorso, non ho mai saputo da questi, ne da gli autori che di esse trattano in diuersi
propositi, cauarne altro che confusione. imperoche quello che tra li altri ne sentono Polluce,
All'Ottauo.
Nel libro 16
al capo 17.
Varrone, Plinio, Donato, Seuio, e Terentio nell'inscrittioni delle sue Comedie, ha hauuto ap
presso di me la facultà che hauete inteso. ha ho bene osseruato in piu bronzi & marmi antichi da
non disprezzarsi, doue si vedano in basso rilieuo alcuni Tibicini sonate due Tibie nell'istesso
tempo; & hauere dalla destra l'acuta, & dalla sinistra la graue; se per l'acuta vogliamo prendere
la cotta & sottile come ha del verisimile, & per la graue la lunga è piu dell'altra giossa: ma ne sia
detto à bastanza. promettendo altra volta con maggior comodità, dirne à lungo molte & im
portanti cose, come di tutti gli strumenti di fiato; & distendermi ancora sopra la piu parte del
le materie le quali al presente vi vado per modo di dire solo accennando; e tornandomene al
principial nostro intendimento dico, che non si allontanarebbe forse molto dal vero chi dicesse,
che quando gli antichi imparauano nel principio di portar le voci, applicassero i suoni di esse
alle parole del verso, con percuotere insieme quella corda dello strumento che era vnisona della
voce; seruendo quella, come per guida di questa. e tale openione potrebbe appoggiarsi oltre à
molti altri luoghi di graui scrittori, à quello che dice Boethio nel capo ventesimo del primo della sua Musica, doue manifesta
chiaramante la diligenza che gli antichi Musici poneuano negli
artifitiali strumenti; da quali pare in certo modo che imparassero di cantare; della qual cosa ne
vennero da glihuomini giuditiosi piu volte rirpesi di negligenza. Quanto all'accordare in
Coro, come
accordasse insieme cantando. sieme circa la lunghezza & breuità deltempo nel tenere le Note loro, quando nel principio im
parauano di cantare; si potrebbe rispondere che le cantassero continouamente contigue al ver
so, come si costuma ancora hoggi, dal quale poteuano motlo bene comprendere la breuità &
lungnezza di esse, il che era facilissimo à conoscersi da quelli: si per esser composti nella mater
tà nella quale si impiegauano, d'altra maniera che non si costuma hoggi; otlre all'hauere dal modo del cantare, rimosse molte
difficultà & impertinenze che al presente sono invso: come la diuersità delle figure cantabili, la quantità delle corde, la
sproporzionata mistione de Tuoni, che
nell'istesso tempo insieme si cantano, la diuersa mescolanza de generi, oltre alle altre vanità det
te di sopra contro ogni douere introdottesi. non è anco da credere, che al Corago di quelli tempi fusse necessario per tenere
insieme i cantori, il battere la misura nella maniera che si costuma
Battuta, non
vsata dagli
antichi Musici.
hoggi; prima per non cen'essere memoria alcuna d'autorità che io sappai, ne anco veedo perche ella fusse loro necessaria.
conciosa che non si volessero, come noi sentiamo in Chiesa dal Co
ro spetialmente de Frati & Monachi, l'antifone,i responsorij, gli introiti, il salmeggiare;
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& in somma tutto il canto detto Piano, non vi haueua di mestiero tanta diligenza nel mante
nere le voci di tutti nell'istessa estensione insieme vnite sotto il medesimo rithmo. pare ad alcu
ni, che di tal cosa sene potesse trarre vn poco di vestigio & d'ombra, dalleparole che vsa Plu
tarco nel fine della vita di Demetrio; in proposito di Sonofanto Tibicine, & del remigio de ma
rinari: ma per esser da noi in questo affare reputata cosa friuole & di nullo valore, non ne di
remo piu altro.
STR. Et'atto ciascun Tuono ad esprimere qual si voglia affetto?
BAR. Dall'essempio di Filosseno si può fare argumento che ciascun Tuono non fuss'atto
à
Se ciascuno
tuono era atto à esprimere qual s uoglia affetto.
esprimere qual si voglia concetto, & ad introdurre nell'huomo ual si vogli affetto: imperoche i mezzani che sono tra i graui & gli acuti, erano atti ad indurre negli animi degli ascoltanti, quiete, & moderata dispositione d'affetto; & quelli soggetti che erano per natura, ò per qualche accidente tali, l'andauano
maggiormente accrescendo. gli acuti eran'atti a commuouerNumero, cioè il mouimento de corpo
ballando.
gli, & solleuargli; & i graui da indurre in essi pensieri abbietti, rimessi, & mesti; non altramente che il numero mezzano tra la velocità & la tardità, mostra animo posato, quieto, & senza
passioni; il veloce concitato, & lamenteuole; & il tardo, pigro, lento, e timoroso: e tutta questa vatrietà, nasceua principalmente dall diuersa qualità del sito, del suono, dalla quantità di
esso, & dalla diuersità del rithmo circa il valore del tempo. imperoche alcuno di essi apportaua all'vdito il suono graue, & alcun'altro l'acuto; quello l'apportaua grande & molto, & questo piccolo & poco; alcuno altro haueua i suoi mouimenti & numeri veloci & breui, & altri
gli haueuano tardi & lunghi; oltre à quelli poi che haueuano ciascuno di questi accidenti mediocre, ò piu à questo, che à quello vicino. le quali diuerse proprietà, operauano piu & meno
Comparatione.
secondo che ell'erano tanto ò quanto vicine al mezzo, ò ad alcuno degli estremi, & che elle trouauano il subbietto disposto. impeorche si come al Pittore per eccellente che egli fusse, sarebbe impossibile di rappresentare alla vista vn volto delicato, sopra vn'asse, tela, ò muro, che aspro
ruido & scabroso fusse al tatto, con grossi colori & in fretta maninati: così parimente il musico, non era bastante con il molto suo sapere, d'operare alcuno affetto di momento nell'huomo, se prima non haueua rimossi gli impedimenti, & dispostolo à riceuere quella forma che in
esso cercaua introdurre; & ciò tutto auueniua per difetto del subbietto, & non dell'arte.
STR. Haueua poi l'istessa proprietà il modo Dorio cantato nel Genere Diatonico, che
nel
Cromatico, & nell'Enharmonio, ò purdiuersa? & in qual genere d'harmonia operaua piu viSe il Modo
Dorio cantato nel genere
Diatonico haueua la medesima facultà, che cantato nel Cromatico, & nell'Enharmonio.
gorosamente questo, che quell'altro Tuono, i suoi affetti?
BAR. Nel genere Diatonico cantato & sonato l'istesso Tuono, operauano in esso maggiormente quelli effetti che haueuano delvirile
& del gagliardo, che nel Cromatico; & meno che
in questo operauano nell'Enharmonio. nel Cromatico per il contrario haueuano piu efficacia
i molli & effeminati, che in alcun'altro: l'vso del quale sendo assai frequentato dal Litico Timoteo tra gli Spartani, fu cagione che essi come amatori della seuera musica, lo cacciarono da
lor confini. ne di ciò è punto da marauigliarsi di Timoteo, auuenga che la su apatria fu vn'isola dela Grecia detta Millo; gli habitatori della quale erano (per quanto cene dicono l'historie)
huomini lasciuissimi & effeminati, e tali (per quello che io intendo) sono ancora hoggi.
STR. Non fu esso Timoteo autore del detto genere Cromatico?
Gli habitatori di Millo essere huomini
lasciui.
BAR. Signor no, se per esso voi intendete quello che fu a'tempi del grande Alessandro.
STR. Come può ciò essere,auuenga che in proposito di lui cene dice particolarmente Aristotiile queste formate parole. Se non fusse stato Timoteo, noi non haueremmotante sorti di
melodie. Suida secondariamente parlando dell'istesso dice così. Timoteo figliuolo i Tersandro, tramutò la musica antica in piu molle & delicata forma; che è proprio la natura del
Cromatico comparat oall'antichissimo Ditonico: bene è vero che da gli huomini di giuditio
gli fu imputato à biasimo, come ben si vede per il testimonio di Plutarco. Boethio ancora pare
che voglia inferire il medesimo quando dice, che Timoteo mutaua l'antica musica & seuera,
nel genere Cromatico, che è piu molle. Et il Zarlino vltimamente nel capo 32 della seconda
parte delle sue institutioni ne fa, come sapete, vn discorso assai lungo; nel quale dice chiaramente, che non solo Timoteo
ritrouò il genere Cromatico, ma racconta in qual maniera lo potesse
trouare.
Timoteo, non
essere stato inuentore del
Cromatico
genere.
BAR. Piano di gratia. Le parole primamente degli antichi scrittori da voi allegate, non
concludano altramente che Timoteo fusse autore del Cromatico, come à voi pare; ma si bene,
come chiaramente dice Boethio, che sendo egli in Sparta, riuolgeua la musica graue & seuera,
che haueua da essi Spartani riceuuta, nella Cromatica; che è molle & effeminata. l'vso del
la quale grandemente noceua à gli anni teneri de fanciulli, facendogli diuenire tali: per lo che
fu da essi mandato in esilio, come è detto. & che questo tale Timoteo non potesse à patto alcuno
Errore del
Zarlino.
esser quello, che ritrouò il genere Cromatico, come dice il Zarlino; segno ve ne sia manifesto,
che Olimpo Frygio scolare di Marsia, fu auanti la guerra Troiana, al quale come intenderete
è attribuito l'inuentione dell'Enharmonio; ma però dopo l'vso del Cromatico. hora vedete
come può essere, che quel Timoteo, che fu tante decine d'anni dopo Olimpo, hauesse prima
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ritrouato il genere Cromatico. in oltre nel Decreto che fecero gli Spartani contro Timoteo, si
leggono in quella lingua che egli fu fatto, queste parole. Timoteo abbandonò l'Enharmonio
ritirandosi al Cromatico come piu molle & facile. volendo adunque che il conto torni secon
do ilvostro calculo, è di mestiero trouare vn nuouo Olimpo, ò vn nuouo Timoteo, à quali sia.
no attribuite l'inuentioni di questo & di quel genere d'harmonia, & non melodia, come dice
Aristotile; la qual parola significa cosa che è contraria al vostro sentimento.
STR. È di necessità che la cosa stia come dite, la quale non itnesa da moderni Musici
in questa vera forma, ha cagionato che intorno à essa hanno detto mille vanità.
BAR. Tal sia di loro, attendiamo noi alla cura che ci siamo presa, & dichiamo che
l'Enhar
Enharmonio
ritrouato da
Olimpo; ma
in più fiate.
monio secondo Aristosseo & Plutarco, fu trouato insieme con la legge detta Curule del sopranominato Olimpo; il quale trasferì
ancora di Tracia in Grecia il modo di cantare in consonanza alla Tibia; quantunque nel raccontar Plutarco in qual maniera Olimpo lo ritrouasse, nomina solo trecorde del Tetracordo, cioè la Mese, la Parhypate, & l'Hypate; lasciando da parte la
Lycanos. la qual cosa mi fa dubitare, che le due Diesi dette Enharmonie, vi fussero per complire il numero delle quattro corde del Tetracordo onstituite da alcun altro, ò forse dall'istesso
qualch'anno dopo. perche sendo altramente, mi par gran cosa che come potentissima cagione
di mutare l'vso di esse, il genere Diatonico & Cromatico nell'Enharmonio, non se ne sia fatta
mentione daPlutarco in quel proposito; ma solo dell'eleganza del Ditono in composto che si
troua tra la Mese & la Pathypate. il qual genere d'harmonia fu particolarmente vsato da esso
Nell'Ottauo
della Politica.
Olimpo, nel Tuono Dorio; l'arie del quale secondo la mente d'Aristotile, haueuano facultà d'empier gli animi di diuino furore;
& si come questo du il primo che cantasse nella maniera che si è
Olimpo primo che canta
neglis trumenti di fiato, &
Archiloo in
quelli di corde.
detta negli strumenti di fiato, Archiloco altresi fu quello che prima di ciascuno altro cantoò fu
quelli di corde. Fu il genere Enharmonio vsato particolarmente da Greci mediante la sua maestà, nel celebrare nel sacro tempio le lodi & gli honori degli iddij; il quale si dice essere attamente accomodato al canto: ma con tutto questo hebbe sempre meno del virile & del naturale che
il Cromatico, & piu dell'artifitioso di ciascun'altro. di maniera che i Tuoni, haueuano la medesima forza & virtù necessariamente in ciascuno de Generi, proportionatamente però quanto
Enharmonio, vsato particolarmente
ne sacri tempij
in honore de
Dei, qual natura habbia.
comporta la natura di ciascuno. imperoche il Diatonico che per sua natura è piu comune, &
gli altri due; & di questi il Cromatico piu vigorosamente dell'Enharmonio, per accostarsi piu
di esso al Diatonico. fu per la Musica Greca intesa, l'Enharmonia; la quale per essere piu delle altre
due prime regolata, & hauer bisogno di maggior diligenza per bene esprimere i suoi affetti; di quì
è che ella fu l'vlitma à venire in vso, & la prima à smarrisrsi per non dir perdersi; & che la Distri
Natura del
Diatonico.
Per la Musica Greca è intesa l'Enharmonia. buitione che ne fece Aristosseno tanti anni dopo la sua origine, fu così reputata: in tanto, che iMusici cantori che vennero
qualche secolo di ìpoi, parendo loro ammettersi in atto troppo male ageuole, dissero per iscusa della loro dappocaggine, che quel tal genere d'harmonia fu vn trouato de dotti; ma che egli
veramente non fu mai messo in pratica: non si accorgendo, che in
quel mentre veniuano à confessare la loro ignoranza; non gli parendo possibile il portare così di
Enharmonio
di Aristosseno, assai reputato.
stintamente la voce, come ricercauano i suoi minimi interualli. che maggiore autorità vohliono di questo fatto, che quello che ne dice Plutarco, huomo veridico & così reputato; il quale
non solo afferma essere stato in vso tra i prattici, ma che questo solo fu grandemente reputato &
Ignoranza
di alcuni antichi prattici.
esercitato da Greci; & le parole formate che egli vsa sono queste. Perche non attesero punto gli
antichi al Diatono ne alla Croma, ma all'harmonio solo applicatono l'animo & ogni loro studio. in oltre, che vanità sarebbe stata quella d'Aristosseno così amico del senso, & d'altri poscia
Autorità di
Plutarco.
lui à ferne dopo la sua origine tanti anni, tante nuoue Distribuitioni se non fusse messa alcuna
in prattica? Ho detto che i Tuoni haueuano necessariamente in tutti i generi la forza medesima;
perche essi nasceuano in ciascuno dalla natura del loro Systema, ò di graue in acuto, ò d'acuto
in graue: la quale alteratione essendo segno di mouimento intrinseco, necessariamente portaua
sempre seco l'affetto onde nasceua; rappresentandolo altrui cme si è detto, con questo mezzo.
STR. Dond'è che Clemente Alessandrino, seguendo l'openione d'Aristosseno dica
(secondo
che io ho in alcuni libri letto) che il genere Diatonico sia piu acuto del Cromatico & dell'Enharmonio?
BAR. Non sò che in Clemente Alessandrino, ne in Aristosseno si legga vn'openione così
dal
vero lontana: & quella da chi hauete tal cosa imparata, ò forza non habbian cognitione
Zarlino al capo 5.della 4.
parte delle
sue instit.
alcuna de Generi dell'harmonie, dicendo vna semplicità si fatta; oltre che le cose delle quali il
senso si può con facilità grandissima accettare, è vn'impertinenza il volere contradirle con l'au
torità di questo & quello; delle naturali & oridnarie intend'io adesso humanamente parlare, &
non delle sopranaturali & diuine. bene è vero che l'Alessandrino dice, che il genere Enharmo
nio conuiene particolarmente con l'harmonia Dorica, & il Diatono con la Frygia, percioche
egli è veramente acuto si come aferma Aristosseno. Possano forse quei tali hauer voluto inferi
re, che il Tuono Frygio cantato nel genere Diatonico ,sia piu acuto del Dorio cantato nel Cro
matico & nell'Enharmonico; ò vero che le corde mobili de Tetracordi, & non di tutto il Syste
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ma (com'essi pare che intendino) siano piu tese di quelle dell'Enharmonio & del Cromatico
nell'istesso Tuono: ma perche vna tal vanità? mi dichiaro meglio. pare impossibile à quelli, che
il Tuono Frygio cantato nel genere Diatonico, sia piu auto del Tuono Dorio cantato nel ge
nere Cromatico & Enharmonio; non per altro che per volere applicare la maniera del cantare
degli antichi (non intesa da loro) al cantare d'hoggi: ma chi è quello così stupido, che inteso
come fussero cantati i Tuoni degli antichi Musici, & in qual maniera siano Distribuite le corde
nelle tre famose & antiche spezie d'hatmonie, si marauigli di ciò?
STR. Ho il tutto benissimo inteso; ma ditemi vn'altra cosa. Potrebbesi hoggi in questo notro modo di comporre & cantare, vsare
ciascun Genere semplice che facesse buon effetto?
BAR. Dal Diatonico in poi, & di questo ancora non ciascna delle noue sue spezie, non
credo.
STR. Per qual cagione?
Genere vsato
semplice, se
facesse buono
effetto.
BAR. Principalmente rispetto à gli accordi che tra le diuerse parti delle Cantilene vsono
i
moderni prattici Contrapuntisti: i quali accordi sono il principale fondamento loro; & non si
trouano così frequentemente tra le corde degli altri due generi come Diatonico; & particolarmente nella spezie Syntona d'Aristosseno, & in quella di Dydimo.
STR. non vi dispiaccia scoprirmi alcune delle difficultà che si oppongono à due
altri generi, nel volergli vsar semplici secodo questa nuoua prattica.
BAR. Nel Cromatico & nell'Enharmonio antico, le quali tra le molte spezie che in
ciascun
genere si troua, lasciando da vno de lati le Distribuitioni che ne fece Aristosseno; sono atte à darne meno imperfettione
(secondo questo modo di comporre hoggi come è detto & cantare in
consonanza) che alcune delle altre, nulladimeno, la Diapente non si troua nella prima spezie
del Diapason, piu d'vna volta; & questa è tra l'Hypatemeson & la Paramese; & nel Systema massimo & perfetto, non passa in tutto tre volte; oltre all'hauere le Terze & le Seste tanto maggiori
quanto minori, dissonanti. bene è vero, che nel Diatonico Diatono, si troua in ciasucno Pentacordo la Quinta; eccettuando però quello che è contenuto dall'Hypatehypaton & la ParypateCromatico
Enharmonio
hanno il Semiditono e'l Ditono, in vece
delle seconde.
meson; la qual cosa accade in ciascun altra spezie di qual si vgolia Genere, in oltre, non si troua
tra tre corde il Ditono nel Cromatico, nel Semiditono nell'Enharmonio, & così per il contrario, da due luoghi in poi di quello; per hauere in vece loro le seconde maggiori & minori; le quali restano dissonanti si
come sono i Ditono & i Semiditoni origine loro: & se consonanti fussero questi, tali sarebbono quelle, come si può vedere & vdire nell'vno & l'altro Syntono Diatonico inspessato dalle corde Cromatiche & Enharmonie: & il medesimo occorre à qual si voglia
altro itneruallo dalla Diapason in fuore, detta perciò Regina delle Consonanze.
Zarlino al capo 77.della
seconda parte delle sue
institutioni.
STR. L'istesso, per quello che io ho letto e itneso, doueua accadere apo gli antichi; & è
forza che loro ancora non gli vsassero puri, ma andassero mescolando l'vno con l'altro genere come si costuma hoggi, & per il medesimo rispetto.
BAR. Anzi gli antichi vsorono purissimi & semplicissimi non solo ciasucno de tre
Generi,
ma qual sia delle spezie loro particolari che molte erano; perche in quella tale semplicità, consiGli antichi
vsarono sempre pure le
spezie e i generi dell'harmonie loro;
Il Zarlino al
capo 31. e 38
del 2. delle
institutioni.
ste veramente l'eccellenza dell'harmonia, & melodia, & non imperfettione: & quelli d'hoggi
che credano ò hanno creduto ò scritto altramente, si sono grandemente ingannati; &che ciò sia
vero attendete. Primamente à loro non arrecaua qual si voglia semplice Genere ò spezie, l'impedimento degli accordi tra le parti come à moderi: perche ciascuna lor Canzone, ò fusse cantata da vn solo, ò da molti; era
vn canto fermo, dal quale vsciua vna sola aria, non altramente
di quello che noi vdiamo in chiesa salmeggiando nel dirsi il Diuino vfitio, & spetialmente quando si celebra solenne. & questo
nasceua dal conoscere molto bene come si è detto, che altra proprietà era quella del suon graue, altra quella dell'acuto, & altra quella del mediocre: conosceuano in oltre, che le qualità contrarie nel mescolarsi & confondersi insieme, s'indeboliuono & in certo modo spuntauano le forze l'vn'all'altra. di maniera che non solo cantauano insieme
le medesime parole, l'istessa aria nell'istesso tempo & suono circa l'acutezza & grauità; ma con l'istessa
quantità di tempo, & la medesima qualità di numero & rithmo. imperoche con altra lentezza
di parole si raccomanda il supplicante, & con altra quantità di suono & voce le profferisce, che
non ragioan quello che ha l'animo quieto; & lontano da questo & quella in ciasucna cosa differentemente, le profferisce come vi ho detto altra votla, il concitato.
STR. Non cantauano adunque in consonanza gli antichi Musici?
Gli antichi
non cantauano
in consonanza.
BAR. Non certo, come pur dianzi vi dissi.
STR. Non dicesti poco fa, che Olimpo lo portò di Tracia in Grecia?
BAR. Si il modo di cantare in consonanza alla Tibia.
STR. Non è l'istessa cosa?
BAR. Signor no.
Cantare in
consonanza
alla Tibia, come s'intenda.
STR. Qual differenza è tra di loro?
BAR. Il cantare in consonanza alla Tibia in quelli tempi, non poteua essere altro che sonando il Tibicine vna sua aria, c
antasse alcun'altro l'istessa con profferir le parole nel emdesimo t
empo,
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ma con diuerso suono circa l'acuto & graue; come per essempio all'Ottaua, & forse alla Quin
ta: ouero che sonando vn Tibicine vn tenore nelgraue, sonasse vn'altro nell'acuto vna parte diminuita, non altramente di quello
che fa hoggi il picciolo Aulo della Piua, sul bordone di essa.
imperoche gli antichi vsorono dire piu volte cantare per sonare, & sonare per cantare; & pre
sero parimente le corde per voci, gli auli per fori, & così per il contrario: ma che due ò piu
cantori cantassero diuerse arie in consonanzaa & nell'istesso tempo, al modo che hoggi si costu
ma, nessuno è che della musica loro habbia buona cognitione, che lo creda. & se bene in al
cuni Cori loro interueniuano alle volte giouani, vecchi, donne, fanciulli & altri; i quali non
poteuano per la differenza degli anni, del sesso, & della complessione cantare insieme all'vniso
no; non per questo è che per natura & per arte, non cercassero con ciascuno potere & saper loro
di auuicinarsigli piu che poteuano: & ha del verisimile & del ragioneuole, che tra le voci lo
ro nascesse continouamente ottaue & quintedecime; ma ciò auueniua per l'indispositione na
turale de soggetti, & non della legge; la quale in questo affare piu rispetto haueua al possibile,
che al conueneuole & all'honesto; come si può comprendere ancor'hoggi ne cori delle cappel
le delle nostre Chiese, doue interuiene tal mescolanza d'huomini, i quali hanno dinanzi à gli occhi il medesimo scopo, & questo
è vn canto fermo. vero è che al presente sono piu licentiosi di
quello conuerrebbe, inuitati forse dal canto figurato; il che à quelli non auueniua, per l'addot
te ragioni.
STR. O'se nel cantare insieme per molti che fussero, cantauano vna semplice aria, &
come
hoggi si dice vn canto fermo; che occorreua per i libri far tanto romore dellelor consonanze?
BAR. Vi rispondo à questo, che le scienze hanno diuerso procedere & diuerso fine nell'ope
Fine dell'Arre quel sia, &
quale quello
della scienza.
rare che non hanno le arti. le scienze cercano il vero degli accidenti & proprietà tutte del loro
subbietto, & insieme le loro cagioni; hauendo per fine la verità della cognitione senza piu: & le
arti hanno per fine l'operare, cosa diuersa dall'intendere. l'Aritmetico cerca tutte le proprietà &
accidenti de numeri; come per essempio; se son pari, se son impari, se sono parim
ente pari, se son
quadrati, se son cubi, ò perfetti, che proportione egli habbino l'vno con l'altro, come venghino
Essempio.
prodotti così fatti, & mille altre cose attenenti loro. l'Abbacchista poi, non si serue di cos'alcuna
di queste; ma solo att
ende à moltiplicare, partire, trarre, e raccorre i numeri & le parti che da loro
hanno origine;
onsiderandogli come in misure, ò in valute di qualche subbietto & materia: &
però n
on douete marauigliarui se gli antichi musici, ancora che le c
onsonanze n
on fussero atten
enti
Nella particola 19. al
problema 35
al cantar loro, c
onsiderassero la natura & virtù di esse; delle quali (ancora che Arist.domandi meritam
ente, solo la Diapason perfetta) n
on perfettorono, ne imperfettorono (per così dire) alcuna
di esse nel lor c
antare; come quelli che c
antauano vn'aria sola com è detto, se bene fussero stati c
ento
à cantare insieme; & n
on haueuano bisogno di questo modo di fare; perche le virtù della Musica
loro consisteua primamente, che l'aria della Canzone fusse c
omposta da buono maestro, ordinata
Altre osseruationi degli antichi Musici.
da artefice in essa giuditioso, & recitata da persone perite & voci accomodate (secondo che dal
l'intendimento del concetto suo si disegnaua di esprimere quello affetto che esso coleua con le
parole significare) con mezzi naturali, & stabili; & non punto in accordi, ò in fughe, ò in di
Ragioni del
l'Autore in
persuaderne
che gli antichi non cantassero in consonanza. minutioni, & altri variabili trouati di nulla rilieuo. & che così fusse, segno indubitato ve nesia, che non si trouano alcuni
nomi che corrispondino à quelli che si vsano hoggi per distingue
re le parti; come Basso, Tenore, Contralto, Canto & Soprano ò altra. non si troua ne anco che
gli hauessero l'vso dell'imperfette consonanze, le quali sapete dell'importanza che siano al mo
do del cantare in consonanza; oltre all'hauerci poco di sopra detto Plutarco, che Olimpo e
Terprando, non ricercarono nelle Canzoni loro, piu di tre ò quattro corde; & il vedere in oltre
Zarlino nelle institutioni harmoniche al c. 39.
del primo al
c.12.31.37.
c 44.del z.&
al 29.del 3.&
del 4.
i falsi rincontri de due vltimi Generi tanto frequentati da loro; dalla qual cosa chiaramente si
comprende, qu
anto si siano ingannati quelli che hanno semplicemente inteso per questa parola.
Harmonia, la musical consonanza di piu voci non vnisone; chiamando gli antichi Greci con
tal nome, l'arie & Canzoni loro; & quali fussero di già si è dimostrato. intesero adunque per
Harmonia gli antichi Musici Greci, il bello & gratioso procedere dell'aria della Cantilena; le parole della quale s'int
endeuano tutte; & così il verso del Poeta, & conseguentemente i concetti loro; senza essere interrotti da accidente alcuno che
suiasse l'animo dalla virtù di quelli; l'opposi
Quello intendessero gli antichi Greci per
questa voce,
Harmonia. to appunto che occorre alla musica & cantare d'hoggi: conciosa che ella porta in certo modoseco nell'animo dell'vditore à
vn medesimo tempo, diuerse & contrarie Note d'affetto; mentreche ella mescola indistintamente insieme arie e Tuoni dissimigliantissimi
& di natura contra
rij gli vni à gli altri, oltre alla diuersità delle parole, del tempo, & de rithmo. & quantunque
ciascuna di queste cose, habbia da per se naturalmente propria qualità & forza atta à destare &
L'harmonia
consisteua nel
bello andare
della cantilena, & il Tuono nel graue
& nell'acuto
suono di essa.
muouere con la sua simiglianza proprie affettioni; nulladimeno non può per contrario manifesta
mente (come si è detto) apparire, non hauer'ella per sua natura modo (non che altro) da poter
lo con ragione pensare: perche è di necessità, che la forza & virtù dell'aria & de Tuoni acuti &
de veloci mouimenti, indebolischino & spuntino il vigore & potere de graui e tardi; & siano
per opposito le qualità di questi, scambieuolmente indebolite & affiacchite dalla c
ontraria natu
page 106
ra di quelli per la qual cosa n
on può piu oltre l'animo di chi ode, distratto in vn medesimo tempo
& quasi inst
ante & in contrarie parti, per la mescon
anza delle diuerse note che propostionatamente
gli rappres
entano insieme diuersi & c
ontrarij affetti, essere dalla forza di qual si voglia di esse, sospinto piu a questo che à quello: essendo che a quello l'vno
in certo modo violentem
ente lo tira, l'al
tro con eguali forze lo ritrae, non altramente di quello che della Colonna si disse. Ma qui è d'auuertire, che non sonauano
ne cantauano in consonanza alcuni di quelli virtuosi & mirabili effetti nartati di sopra
& simili. alla qual semplicità di musica dettono opera principalmente i Lacedemoni, & piu di
ciascuni in essa perseuerarono; & la piu parte de nobili di tutta la Grecia. il qual buon vso me
diante le lasciue & le delitie in progresso di tempo s'abb
andonò & si perdè interamente; trasferensi poscia a Latini la finta piu tosto che la uera musica. Torno alla mistione de Generi
& spezie
degli antichi Musici, & dico non trouarsene memoria auanti Tolomeo; il quale rispetto à essi
antichi, è moderno in certo modo: al che sogggiungo, che auanti à lui tal mistione di Generi &
spezie diuerse non fu mai veramente in vso ne in consideratione alcuna; & ciò si raccoglie da
quello che egli istesso ne dice. Racconta adunque Tolomeo, che al suo tempo si vsò di mesco
lare insieme alcune spezie Diatoniche, & Cromatiche; nella qual maniera di mistioni, che uattro erano come intenderete; faceua
in ciascuna interuenire vna delle sue distributioni; oltre che
quelle mistioni si fatte di spezie diuerse che egli insegna, quando bene fussero state vsate al suo
tempo ò auanti, per non hauer che fare cosa del mondo con questo nostro modo, non per ciò
conuiene la comparatione di dire, che gli antichi le vsassero per comodità degli accordi tra le
parti.
STR. Non v'incresca dichiararmi tal mistioni vi prego.
BAR. Erano secondo Tolomeo quattro maniere di mistioni, perche come à lui piace, ò meNel capo 15
del 2.
scolauano il Cromatico Syntono col Diatonico Tomico; ò il Diatonico molle e delicato col Diatonico Tonico; ò veramente mescolauano questo, col Diatonico Ditonico; ò il Diatonico Tonico con il Diatonico Syntono, hora considerate che dalla Terza maniera di mistionie in fuore, doue interueniua per parte il Diatonico, che è l'istesso dell'antichissimo
Diatono; tutte l'altre spezie
Tolomeo
s'attribuisce
per suo il Tonico.
sono fatture di Tolomeo: attribuendosi egli per suo il Tonico che fu prima d'Archita, non altramente che si facesse del Syntono di Dydimo: ne crederebbe forse cosa lontana dal vero quello che credesse, che di tali mistioni ne fusse stato autore egli istesso, & che persuadesse gli artefici del suo tempo à mettere in vso tal nouità; nel qual non fioriua quella quantità ne di quel valore de Musici Illustri che per l'adietro era fiorita; & della prattica ancora, da quella in poi attenente al teatro, à poca altra si daua opera: le quali cose dettero maggiormente occcasione à Tolomeo i tassare alcuni anzi la piu parte degli antecessori suoi di somma lode degni; hauendo di
già à spada tratta vilipeso senz'alcun rispetto & contr'gni douere, le Distributioni d'Aristos.
Confuta molti Musici antichi degni
di lode.
seno (oltre à quelle di Dydimo, d'Archita, & d'Erathossene) forse le piu reputate di ciasccun'altre dalla Diatona antichissima in poi, & le due che negli altri Generi presero da lei l'essere; la quale ancora cominciaua
à riprendere & disprezzare, con dire che da gli itnerualli consonanti in
poi & il Tuono, non erano gli altri in proporzione superparticolare come quelli del Syntono
Incitato di Dydimo, fattoselo ingiustamente suo, il qual rispetto & non altro, fu che in tal maniera lo riordinasse. la qual cosa con tutto ciò non hebbe quell'effetto che esso desideraua; poiche com'io ho detto, di tal
mistione di spezie ò d'altra, non se ne troua memoria appresso alcuno
scrittore he dell'istesso Tolomeo: & forse che ella non fù ne anco messa in atto prattico al suo
tempo ne dopo; & dato che si non sadisfece; il che à bastana argumenta, il non traouersene meLe sue mistioni non hanno
da fare cosa
del mondo con
l'vso d'hoggi.moria alcuna. Hora il modo delle mistioni era tale. Nel Systema perfetto, il primo & piu acuto Tetracordo de duoi acuti, era
Cromatico Syntono, & il secondo & meno acuto, Diatonico
Tonico; & medesimamente il primo & piu acuto de due piu graui era Cromatico Syntono, &
il secondo & piu graue Diatonico Tonico; & il Tuono della disguntione staua saldo; & l'istesso occorreua nell'altre spezie.
STR. Da quello mi hauete fatto per modo di dire vedere in viso, mi accorgo che io era in
errore grandissimo, à credere che gli antichi non vsassero le spezie de generi loro se non miste;
imperoche dal vostro discorso ho compreso per il contrario, che non l'vsauano se non semplici
& pure ciascuna di loro; oltre che quando tal mistione si volesse applicare à questo nostro modo
di comporre, gli apporterebbe rispetto à farsi rincontri delle quarte & delle quinte dissonanti,
difficultà maggiore, & non facilità come io credeua; & vie piu per essere dell'imperfette consonanze priue: & se delle Distributioni fatte sin à nostri tempi, io ne potessi di ciascuna hauere vn
particolare essempio, mi sarebbono oltre à modo grate; si per l'intelligenza che da esse trarrei, come ancora per sapere quante furono, da chi fatte, & come distribuite.
BAR. Le ho raccolte io tutte da questo & da quello libro con la maggiore diligenza che ho
saputo, & le ho poste per l'ordine che comportaua la diuersità de tempi in che furono distribuite
& ordinate da loro autori. prima delle quali, lasciando da parte la Diatona, Cromatica, & En
harmonia antichissime, furon fatte quelle da Archita, quasi ne'tempi medesimi di Timoteo.
page 107
Aristosseno fu poco dopo; appresso à quali seguì Eratossene, & gran pezzo poscia Dydimo, dopo
al quale non guari venne Tolomeo, & dipoi Boethio, delle quali Distribuitioni vi fò vn presente; perche senza la cognitione
& prattica di esse, non bene può essere intesa la mistione loro. la
onde è d'auuertire, che elle furon diuise da loro autori diuersamente, per i diuersi disegni & fini loro; & non perche veramente
fussero tutte approuate & riceuute dall'vso, ò che l'vne cac
ciassero di campol'altre. perche i grandi speculatori giudicauano quello che loro ne pareua, &
l'vniuersale poi ne seguiua quanto gliene tornaua piu comodo, senz'altro rispetto di loro speculationi ò giuditij. di che
può far testimonianza spezialmente Boethio: aprresso rispetto di loro specudete solamente recitate le piu comuni, & con tutte
le ragioni che se ne hauesse addotto Tolo
meo & gli altri; seguite solamente le piu vsate: & l'vso ha sempre mantenuta ferma, insin'à che
gli huomini si son voluti seruire del canto della voce à quello perche la fu data loro da Dio, di
Diatono
biasimato dal
Zarlino al ca
po 31. del 2.
tutte le Diatoniche, la Diatona solamente, con tutti l'osspositioni fattele da quelli intelletti grandi che sopra si sono
nominati. alcuni de quali voleuano principalmente seguire la ragione de numeri, & questi furono i Pitagorici, Harmonici però
detti. altri che proponeuano il senso dell'v
Fine de Pitagorei.dito alla ragione di essi numeri, erano detti Canonici & Canonisti, furono gli Aristossenici. alcuni poi voleuano per qualche
via accordar questi & quelli insieme talmente, che fra di loro non
Fine degli
Aristosseni.
fussero in cosa alcuna discrepanti; e tali erono i Tolomaici. imperoche allhora diceuano affinar
si & farsi retto il giuditio, quando pareua che il senso & la ragione, concorressero nel medesimo
Fine de
Tolo
maici.
parere: & così secondo che dalle ragioni loro eron dettati con i principij proposti, appariua
questa da quella setta differente.
DESCRITTIONE DEL TETRACORDO HYPATON,
di qual sia delle Distribuitioni fatte da gli antichi Musici in ciascun genere d'harmo
nia; con i nomi degli autori di esse, di quelle che insieme conuengano, & delle
differenze loro: le quali in tutto fanno il numero di venticinque,
tra le quali vene sono noue Diatoniche, noue Croma
tiche, & sette Enharmonie.
Tetracordo Diatonico antichissimo, del quale fù autrice la natura; seguitato poi
da Pitagora, da Platone, da Eratossene, & da Tolomeo; il quale chiama Ditonico. fù poscia ab
bracciato da Boethio, da Guido Aretino, da Francihino, dal Glareano, dal Fabro & da altri.
E. |
61440 |
|
|
|
Sesquiottaua. |
} 768.Differenza. |
D. |
6912. |
|
|
|
Sesquiottaua. |
} 864.Differenza. |
C. |
7776. |
|
|
|
Super 13.partiente 243. |
} 416.differenza. |
h. |
8192. |
|
|
Tetracordo Diatonico d'Archita, il quale ha l'interuallo della parte graue comune col suo
Cromatico & Enharmoio, & è l'istesso del Toniaco di Tolomeo, eccetto i numeri, che sono
à esso triplici.
E. |
1512. |
|
|
|
Sesquiottaua. |
} 189.differenza. |
D. |
1701. |
|
|
|
Sesquisettima |
} 293.differenza. |
C. |
1944. |
|
|
|
Sesquiuentisesttesima. |
} 72.differenza. |
h. |
2016. |
|
|
Tetracordo Diatonico di Aristosseno, detto intenso, Syntono, contento, & incitato. il qua
le Aristosseno, costuma nelel sue Distribuitioni di trarre le portioni dalla grandezza degli inter
ualli & non da vna con l'altra corda, & è in virtù l'istesso dell'antichissimo.
a. |
90. |
|
|
24.Sessantesime particelle del tutto 4.Diesis Enharmonij. |
G. |
102. |
|
|
24.Sessantesime particelle del tutto 4.Diesis Enharmonij. |
F. |
114. |
|
|
12.Sessantesime particelle del tutto 2.Diesis Enharmonij. |
E. |
120. |
|
page 108
Tetracordo Diatonico Molle & delicato d'Aristosseno, diuiso nella istessa maniera, ma per
altri interualli.
a. |
90. |
|
|
30.Sessantesime particelle del tutto 5.Diesis Enharmonij. |
G. |
105. |
|
|
18.Sessantesime particelle del tutto 3.Diesis Enharmonij. |
F. |
114. |
|
|
12.Sessantesime particelle del tutto 2.Diesis Enharmonij. |
E. |
120. |
|
Tetracordo Diatonico di Dydimo, diuiso negli istessi interualli del Syntono di Tolomeo; ma
per altro ordine disposti.
E. |
72. |
|
|
|
Sesquiottaua. |
} 9. differenza. |
D. |
81. |
|
|
|
Sesquinona. |
} 9.differenza. |
C. |
90. |
|
|
|
Sesquiquindecima. |
} 6.differenza. |
h. |
96. |
|
|
Tetracordo Diatonico di Tolomeo, detto eguale, e regolato.
E. |
9. |
|
|
|
Sesquinona. |
} 1.differenza. |
D. |
10. |
|
|
|
Sesquidecima. |
} 1.differenza. |
C. |
11. |
|
|
|
Sesquiundecima |
} 1.differenza. |
h. |
12. |
|
|
Tetracordo Diatonico Syntono di Tolomeo; il quale secondo che piace al Zarlino è, quello
che si canta hoggi; la cui oppenione è confutata dall'Autore.
E. |
36. |
|
|
|
Sesquinona. |
} 4.differenza. |
D. |
40. |
|
|
|
Sesquiottaua. |
} 5.differenza. |
C. |
45. |
|
|
|
Sesquiquindecima. |
} 3.differenza. |
h. |
48. |
|
|
Tetracordo Diatonico Molle & delicato di Tolomeo.
E. |
63. |
|
|
|
Sesquisettima. |
} 9.differenza. |
D. |
72. |
|
|
|
Sesquinona. |
} 8.differenza. |
C. |
80. |
|
|
|
Sesquiuentesima. |
} 4.differenza. |
$. |
84. |
|
|
Tetracordo Diatonico di Tolomeo, detto Tonico & Toniaco, & è l'istesso di qeullo d'Archita.
E. |
504. |
|
|
|
Sesquiottaua. |
} 63.differenza. |
D. |
567. |
|
|
|
Sesquisettima. |
} 81.differenza. |
C. |
648. |
|
|
|
Sesquiuentisettesima. |
} 24.differenza. |
h. |
672. |
|
|
page 109
Tetracordo Hypaton del Cromatico antico; il quale gli itnerualli che col Diatonico ha co
muni, sono del Ditonico; & è l'istessa spezie di qeulla che nota Boethio nel Tetracordo Hyper
boleon; l'inuentore di che è all'Autore incognito.
E. |
6144. |
|
|
Triemitono. |
Supertripartiente 16. |
} 1512.differenza. |
D. |
7296. |
|
|
|
Supercinque partiente 76. |
} 480.differenza. |
C. |
7776. |
|
|
Lemma. |
Super 13.partiente 243. |
} 416.differenza. |
h. |
8192. |
|
|
Tetracordo Cromatico d'Archita; il quale ha il suo piu graue interuallo comune con il suo
Diatono & Enharmonio.
E. |
1512. |
|
|
|
} 280.differenza. |
D. |
1792. |
|
|
|
}152.differenza. |
C. |
1944. |
|
|
|
} 72.differenza. |
h. |
1016. |
|
|
Tetracordo Cromatico d'Aristosseno nella prima sua spezie, detto Molle & delicato.
a. |
90. |
|
media.
|
|
|
44. |
Super 13 partiente 45. |
}22.differenza. |
G. |
112. |
|
Indice.
|
|
|
8. |
Sesquiuentottesima. |
}4.differenza. |
F. |
116. |
|
Pene suprema mediatu%s; Triente. |
|
|
8. |
Sesquiuentinouesima. |
}4.differenza. |
E. |
120. |
|
Suprema Triente.
|
|
Tetracordo Cromatico d'Aristosseno, detto Tonico 6 Toniaco; & è il medesimo di quello
d'Eratostene.
a. |
90. |
|
|
|
|
36. |
Sesquiquinta. |
}18.differenza. |
G. |
108. |
|
|
|
|
12. |
Sesquidiciottesima. |
}6.differenza. |
F. |
114. |
|
|
|
|
12. |
Sesquidiciannouesima. |
}6.differenza. |
E. |
120. |
|
|
|
Tetracordo Cromatico d'Aristosseno, detto Emiolio & Sesquialtero:forse per hauere i suoi
due piu graui interualli, Sesquialteri à quelli del suo Enharmonio.
a. |
90. |
|
|
|
|
42. |
Super 7.partiente 30. |
}21.differenza |
G. |
111. |
|
|
|
|
9. |
Supertripartiente 115. |
}4.differenza. |
F. |
115. |
|
|
|
|
9. |
Sesquiuentitreesima. |
}5.differenza. |
E. |
120. |
|
|
|
Tetracordo Cromatico d'Eratostene. è il mdesimo che il Tonico d'Aristosseno, eccetto che
nella consideratione della grandezza de numeri delle corde dette di sopra.
E. |
180. |
|
|
|
Sesquiquinta. |
}360.differenza. |
D. |
2160. |
|
|
|
Sesquidiciottesima. |
}190.differenza. |
C. |
2250. |
|
|
|
Sesquidiciannouesima. |
}150.differenza. |
h. |
2400. |
|
|
page 110
Tetracordo Cromatico di Dydimo. il quale ha alcuni inteuralli comuni con il suo Diato
nico: preso dal Zarlino nel c.46.della 2.parte delle sue Instit.per quello che si costuma hoggi,
il quale ha malamente distribuito; volendo egli in quel luogo come in altri, che'l Sesquiottauo
non d'altro sia capace, che del maggiore & minor Semituono del Syntono; oltre hauerlo prima
insieme con Tolomeo confutato.
E. |
120. |
|
|
|
Sesquiquinta. |
}24.differenza. |
D. |
144. |
|
|
|
Sesquiuentiquattresima. |
}6.differenza. |
C. |
150. |
|
|
|
Sesquiquindecima. |
}10.differenza. |
h. |
160. |
|
|
Tetracordo Cromatico Syntono & Incitato da Tolomeo, nelal sua prima spezie.
E. |
4158. |
|
|
|
Sesquisesta. |
}693.differenza. |
D. |
4851. |
|
|
|
Sesquiquindecima. |
}441.differenza. |
C. |
5292. |
|
|
|
Sesquiuentesima. |
}252.differenza. |
h. |
5544. |
|
|
Tetracordo Cromatico molle &delicato di Tolomeo; il quale gli interualli, che ha comuni
col Diatonico, sono del suo Tonico. seconda spezie.
E. |
505. |
|
|
|
Sesquiquinta. |
}21.differenza. |
D. |
126. |
|
|
|
Sesquiquartadecima. |
}9.differenza. |
C. |
135. |
|
|
|
Sesquiuentisettesima. |
}5.differenza. |
h. |
140. |
|
|
Tetracordo hypaton Enharmonio antichissimo ritrouato da Olympo; vsato da Boethio nel
li Hiperboleon come l'antico Cromatico.
E. |
6144. |
|
|
|
Ditono. |
Super 17.partinente.64. |
}1632.differenza. |
D. |
7776. |
|
|
|
Diesis.M. |
Super 13.partiente.486. |
}208.differenza. |
C. |
7984. |
|
|
|
Diesis.m. |
Super 13.partiente 499. |
}208.differenza. |
h. |
8192. |
|
|
Tetracordo Enharmonio d'Archita, il quale ha il suo piu graue interuallo comune col
suo Cromatico, & Enharmonio.
E. |
1512. |
|
|
|
Sesquiquarta. |
}378.differenza. |
D. |
1892. |
|
|
|
Sesquitrentesimaquinta. |
}54.differenza. |
C. |
1944 |
|
|
|
Sesquiuentisettesima. |
}82.differenza. |
h. |
2016. |
|
|
Tetracordo Enharmonio, & d'Aristosseno, il quale in virtù, è l'istesso di quello d'Eratostene,
& conuiene col Cromatico Toniaco.
a. |
90. |
|
|
|
|
48. |
Superquatripartiente.15. |
}24.differenza. |
G. |
114. |
|
|
|
|
6. |
Sesquitrentottesima. |
}3.differenza. |
F. |
117. |
|
|
|
|
6. |
Sesquitrentanouesima. |
}3.differenza. |
E. |
120. |
|
|
|
page 111
Tetracordo Enharmonio d'Eratostene, è l'istesso di quello d'Aristosseno; & ha la conuenienza il
Cromatico dell'istesso Eratostene.
E. |
120. |
|
|
|
Super 4 partiente 15. |
}32.differenza. |
D. |
152. |
|
|
|
Sesquitrentottesima. |
}4.differenza. |
C. |
156. |
|
|
|
Sesquitrentanouesima. |
}4.differenza. |
h. |
160. |
|
|
Tetracordo Enharmonio di Dydimo. il quale conuiene ne suoi due piu graui interualli col
suo Cromatico.
E. |
120. |
|
|
|
Sesquiquarta. |
}30.differenza. |
D. |
150. |
|
|
|
Sesquitrentesima. |
}5.differenza. |
C. |
155. |
|
|
|
Sesquitrentunesima. |
}5.differenza. |
h. |
160. |
|
|
Tetracordo Enharmonio di Tolomeo.
E. |
276. |
|
|
|
Super 23.partiente 92. |
}69.differenza. |
D. |
345. |
|
|
|
Sesquiuentitreesima. |
}15.differenza. |
C. |
360. |
|
|
|
Sesquiquarantacinquesima. |
}8.differenza. |
h. |
368. |
|
|
Tetracordo Enharmonio di incerto.
E. |
4620. |
|
|
|
Sesquiquarta. |
}1155.differenza. |
D. |
5775. |
|
|
|
Sesquiuentunesima. |
}275.differenza. |
C. |
6050. |
|
|
|
Sesquicinquantacinquesima. |
}110.differenza. |
h. |
6160. |
|
|
STR. Vi ringratio grandemente del fauore, & della cortesia vsatami nell'hauermi donato vn
raccolto si bello di ciascuna delle Distribuitioni, che sono state fatte sin al dì d'hoggi, & con tanta diligenza, & distintione
ordinato; però auanti che si esca delle cose appartenenti à esse, ditemi
se egli sene potesse fare delle altre da queste diuerse, che facessero altri effetti; & se gli ha del verisimile, auanti che
si trouassero i due vltimi generi, che i compositori procedessero nelle Cantilene
loro Diatoniche, per Ditoni, & Semiditoni.
BAR. Quanto al fare nuoue Distribuitioni che facessero buoni effetti, & diuersi da quelle
de
Se si possono
fare nuoue distribuitioni.
gli antichi, non credo se ne potessero proportionatamente fare piu di quelle che hauete vedute;
se già noi non volessimo vsare gli interualli acuti de Tetracordi ne luoghi de graui, & ne graui
quelli che sono negli acuti; ma io dubito che cominciando per essempio il Systema del Tuon
Dorio in tal modo dal Tritono, che genersasse alcun'altro effetto dalla natura sua prima diuerso, & anco non buono.
STR. Per qual cagione crediamo che gli antichi ordinassero i Tetracordi in quella piu, che
in questa, ò in altra maniera?Se nel diminuire, ò augumentare lìinteruallo, si scema, ò si accresce nell'acuto, ò nel graue.
BAR. Vi dissi nel principio, che nel trouare gli antichi speculatori la proportione del mi
nor Semituono & Lemma, trassero dal Diatessaron due Tuoni, & quello auanzo dissero mi
nor Semituono.hora perche nel trarre dal Sesquiterzo il Sesquiottauo, ha piu del verisimile &
ragioneuole che si tolga dalla acuta, che dalal graue; & per il contrario nell'augumen
tarlo si accresca da quella, & non da questa parte; mediante il vedere che nel diminuirlo
si fa rimesso, & nell'accrescerlo teso; per l'istessa cagione adunque furoo nel Diatessaron
page 112
Perche il Systema del tuono Dorio cominci in Are.
constituiti i Tetracordi in due Tuoni nelal parte acuta, & non nella graue. potrebbesi ancora c
on
questa occasione cercare, perche la piu famosa, & antica constitutione che è quella del modo Dorio, cominci in Are, & finischi
in Aalamire, piu tosto che in due altre corde, la che breuemente
rispondendo dico, che ciò nacque piu à caso che pensatamente, come nel progresso del nostro
Se il procedere per Ditono & Semiditono era lecito al genere
Diatonico.
discorso si vedrà sensatamente. Circa poi se nelle Cantilene loro Diatoniche procedeuano per
il Ditono, & Semiditono, non è da dubitarne; & n
on solo auanti, ma dopo ancora che i due vlti
mi generi furono ritrouati & in vso; & che ciò sia vero, ecco l'essempio delle antiche Cantilene
che ne fanno indubitata fede. Gli interualli cantabili che non vsò mai il genere Diatonico, n
on
furono più di tre; i quali auanti che venissero in consideratione degli huomini, non poteuano in
Quali interualli non vsasse il Diatonico.
modo alcuno mettersi in prattica, & dopo non conueniua; per essere ragioneuole cosa che restassero particolari, & proprij
ne generi da quali trassero l'origin loro; se non per altro, per maggiormente distinguere questi da quelli: due de quali furon
particolari Cromatico, & Enharmonio
l'atro. il proprio dell'Enharmonio fu il Diesis, detto ancora da Greci Tetartemoria, che è il mi
Tetartemoria, quella significhi.
nore interuallo cantabile; il quale vuole Aristotile, che sia misura comune di ciascuno conso
nante interuallo de suoi tempi (detti hoggi consonanze perfette) si come l'vnità e misura co
mune di qual sia numero: per il qual Diesis intende indubitatamente, quello dell'Enharmonio
d'Aristosseno suo scolare; per comporsi i lSemituono di due di essi, & di quattro il Tuono; la
qual facultànon ha alcuno altro Diesis: ma s'egli è vero che il Filosofo int
enda in quel puogo per
Diesis quell oche habbiamo detto, sarà non solo misura comune di qual sia consonanza perfet
ta, ma dell'imeprfette, & dissonanze ancora del Diatonico Sintono, del Tonico Cromatico, &
dell'Enharmonio del medesimo Aristosseno. la qual cosa verrà maggiormente à verificare, & am
Zaelino nel c.
48.della seconda parte.
pliare quello che Aristotile intende in quel luogo. doue egli non fa mentione altramente di con
sonanze, ne di disson
anze perfett,e ò imperfette come vogliano alcuni moderni interpreti, il che
dalle formate parole del Testo si puo raccorre, & sono queste. Però nell?Astrologia questo vno è
Diesis, essere
il minimo interualli cantabie; & il
Comma il minimo sensibile.
principio, & misura; peroche suppongono il moto del cielo vguale, & velocissimo, secondo il
quale giudicano gli altri; e nella Musica il Diesis, perche è cosa minima, & nella voce lo elemento. Et si come questo tal
Diesis, è secondo che habbiamo detto, il minimo elemento cantabile,
il Comma (lasciando di considerare lo Schisma) è parimente il minore sensibile. Torno à dire
che i proprij, & particulari interualli Cromatici furono il Triemituono e'l Semituono detto da
molti maggiore; ma non intendessi per questo l'Apotome, che saresti in errore, ma il secondo in
Quali interualli non vsò
mai il Cromatico, e quali l'Enharmonio.
teruallo di ciasc
un suo Tetracordo. il genere Enharmonio poi, non vsò mai l'interuallo del Tuo
no, ne del maggiore, & minore Semituono, ne del Triemitono; & il Cromatico lasciò sempre da
parte in ciascun suo affare, il Tuono, & il Diesis Enharmonio; ancora che io dubito grandemente (se ben contro la comune openione)
che à qual si voglia genered'harmonia, fusse lecito nel
suo Systema procedere per il Tuoino della disgiuntione; per esser comune in qual si voglia spe
zie di ciascun genere, & non sottoposto insieme col grauissimo all'alteratione come tutti li al
L'interuallo
del Tuono
era vsato dagli antichi in
ciascun genere
d'harmonia.
tri che non sono c
ontenuti dalle corde stabili de Tetracordi; la quale openione repugna à quello
che il Zarlino dice nel capo 75 della terza parte delle sue institutioni. imperoche egli vuole, che
il Tuono magigore sia particolare Diatoico, la qual cosa secondo che si è mostrato n
on è punto
vera; & quando pure hauesse i lDiatonico che lui int
ende cantarsi hoggi vn Tuono suo proprio
& particolare, più presto il minore che il maggiore sarebbe tale: ma questo n
on gli auuiene in mo
Zarlino nel
c.48.della 2.
parte delle instituzioni.
do alcuno. non voglio tacere vn'altra cosa che mi souuiene, acciò quelli che la reputassero vera,
& di qualche momento, ne sappino il buon grado al suo autore: & questa è, che quando il Dia
tonico che si canta hoggi fusse veramente quello che tiene il Zarlino, n
on perciò gli sene deue co
me di cosa da lui ritrouata render gratie; auuenga che quelal tale openione (ancora che come impertinente non approuata) fu
con diligentia scritta da Lodouico Fogliano, sessanta ò settanta anni sono, nella seconda settione della sua Musica Teorica.
ne altra differenza è fra di loro, che nel
la quantità & misura de Semituoni, nel qual proposito l'vno & l'altro s'inganna; comeciascu
noche dital cosa ha piena contezza può sensatamente vedere. Che inciascun genere d'har
monia is cantasse vltimamente i due sopradetti Tuoni, si manifesta senza piu nelle distribui
tioni delle corde loro, tra le quali sitrouano, come sà ciascuno che ha cognitione delal cosa.
Non sò ne anco qual cagione hauesse à prohiire, auanti che venissero in vso i due vltimi ge
neri d'harmonia, il procedere per Ditono, & Semiditono nel Diatonico Diatono, & così pa
Apotome non
cantata dagli
antichi.
rimente dopo.
STR. Così à me parimente pare: ma per quanto io vedo, l'Apotome non fu mai messo
in
atto da gli antichi prattici.
Zarlino al capo 15.del 2.
delle sue institutioni.
BAR. Non certo, perche egli è vn'interuallo come io vi dissi, che si considera solamente
per
relatione nel paragonare la Tritesynemmenon del Sistema congiunto, c
on la paramese del disgi
unto: ne voglio lasciare in questo proposito di auuertir voi, che il chiamare semplicemente l'inter
uallo che è in mezzo a ciascuno de Tetracordi dell'antico Cromatico, col nome di maggior Se
mituono, senza aggiugnerli di qual genere; potrebbe apportare alcuna confusa difficultà; per n
on
esser tale congiunto al minore rintegrino il Tuono come fa l'Apotome & il Lemma: però
page 113
non sarebbe inconueniente, trattando di quello, chiamarlo Semituono Cromatico,
& non semplicemente (per le dette ragioni) maggior Semituono: se già mai non volessimo dire
esser questo il maggior Semituono, che si troua in atto nel Cromatico, & l'Apotome quello
che in potentia è per relatione nel comparare (come è detto) la Trytesynemmen
on alla Paramese.
STR. Questo mi è stato vn caro auuertimento; & hauendomi hora tolta ciascuna
difficultà intorno à Tuoni, alle Spezie, & à Generi delle Distribuitioni; mi piacerebbe contentandoui,
che mi dichiarasse minutamente come andasse il fatto, intorno all'essersi argumentata la Lira, et
Cithara degli antichi musici di tanta quantità di corde; non ne hauendo da principio piu di tre,
ò quattro, perche io spero col vostro aiutto chiaririmi di molte cose che mi fanno intorno à esse
grandemente dubitare.
BAR. Tutto questo negotio ci è raccontato da Boethio con bellissimo ordine, &
distintamen
Al capo 20.
del primo della sua musica.
te; di maniera che dalel sue paroel trarrete qual si voglia desiderabile chiarezza: ne altra differenza è tra esso & gli antichi
musici Greci, che l'ordine del numerarle; imperoche la prima secondo
l'ordine di questi era l'acutissima Nete, & secondo Boethio la gruissima Proslambanomene, & à
Ordine di numerar le corde secondo i
Greci, & secondo i Latini.
qual sia piu ragioneuole dare questo nome di prima, si può comprendere dall'ordine naturale, &
dispositione de numeri; nel quale si vede essere prima il dua, & il tre, che il quattro e'l sei, ò altro maggiore.
STR. Non vi sia graue raccontarmi questo fatto vi prego.
BAR. Racconta Boethio, con l'autorità di Nicomaco Geraseno; che il primo strumento
di
Delle corde
aggiutne alla Cithara di
Mercurio.
corde del quale ci è memoria, fu da Mercurio ritrouato; intorno à chi hanno dubitato alcuni
vanamente che egli fusse il Trimegisto; il quale strumento, secondo il parere della piu parte degli
antichi scrittori, fu da esso ordinato con quattro & non piu corde, ad imitatioen della musica
mondana & elementle, tendendouele sopra secondo la mente di esso Boethio, nella dispositio
ne che intenderete. Dalla prima (cominciandosi dalla graue sec
ondo l'vso di questo dotto scrit
Diaspositione
delle corde
della Lira di
Mercurio.
tore com'è detto) alal seconda corda era vna Diatessaron; da questa alla terza vn Sesquiottauo e
Tuono; & dalla terza alla quarta & vltima, vn'altra Diatessaron; di maniera che la prima con la
terza, & la seconda con la quarta, risonauano per vna Diapente, & per vn Diapason l'estreme. la
Oppositione.
quale openione, secondo il parere di alcuni giuditiosi & dotti al qual voglio che ci accostiamo
ancor noi; si allontana molto dalal maniera del cantar di quei primi tempi, & conseguentemen
te dalla verità; & non ha punto del ragioneuole, come al suo luogo con autorità mostreremo la
cagione di quello che acciò dire ne muoue. Volle in oltre Mercurio, secondo che ad altri piace,
chela corda piu graue come prima nella Lira, & delle altre piu degna, si dom
andasse Hyperpate; per
Hypate,
quello importi.
essere con tal nome stato chiamato Gioue suo padre, & ancora per chiamarsi con tal nome il C
onsole. la qual corda fu ancor attribuita à Saturno, per conuenirsi molto la pigritia di questo con
Pathypate,
quello significhi.
la grauità di quella. nominò la sec
onda Parhypate, la qual voce importa appresso, ò allato all'Hy
pate. nominò la terza Lycanos, per domandare i Greci con tal nome quel dito della mano che
è appresso al dito grosso, & è quello che da Latini fu poi detto Indicem dal dimostrare; non per al
Lycanos, quello importi.
Consideratione dell'Autore.
tro che per esser tal corda la prima che fusse tocca, & percossa da tal dito nel sonarsi: la qual co
sa si vedesse esser in uso ancor hoggi de sonatori di alcuni strumenti, le corde de quali sono tocche,
& percosse dalle dita. alla qual consideraitone, aggiugneremo questo di m
ente d'Aristosseno, cioè,
che ella fu così detta, per dimsotrare gli interuallo del Tetracordo in mezzo à quali fu collocata,
Consideratione d'Aristoseseno.
se quella tal distribuitione era Diatona, Cromatica, ò Enharmonia; ne senza ragione fu consti
tuita tal facultà nel Tetracordo Meson, sendo egli stato il primo conosciuto, & il piu famoso;
Parere
d'Aristosseno.
& quello nel quale furono prima che in ciascuno degli altri distribuite le corde de due vltimi generi d'harmonia; anzi in
esso furono ritrouati. Puossi ancora da quello che si è detto argumen
tare, che le corde della Lira furon prima dalle dita, che dal Plettro percosse. Si compiacque in oltre, che la quarta & vltima
corda si domandasse Mese, il significato della quale non altro importa che mezzo; come presago l'immortale Iddio, che tal
corda nel Systema massimo, & perfetto,
douesse tenere il luogo di mezzo. alla qual Cithara non fu mai aggiunto cosa alcuna ne mutato
l'accordo delle sue corde, sin'al tempo di Orfeo; ma si mantenne tra esse la proporzione quale
habbiamo decritta, & che quì si vede notata nell'essempio. le corde della quale habbiamo di
stribuite secondo diuersi pareri, ma qual sia il piu verisimile & ragioneuole, si dirà al suo luogo
come è detto.
[Figure]
page 114
Corebo di
Lydia, aggiugne la quinta
corda alla Lira.
Venne dipoi Corebo, figliuolo del Re di Lydia; dal quale fu aggiunto alla mostrata Cithara la quinta corda, & la disse dal
sito Paramese, e Trite. Paramese, per essere allato alla Mese; e Trite per venir terza nel Tetracordo Synememno nel quale
fu poi come intenderete dichiarata la
sua positione; cominciandosi però annouerare le corde dalla parte acuta del Tetracordo come
Hyangne Frygio, aggiugne
la sesta corda
alla Lira.
gli antichi Greci costumano, & non secondo Boethio. Pare che la licenza di qeusto gran Principe, desse ardire à Hy
angne Frygio (primo autore di sonare le Tibie, & padre del Demerario Marsi) di aggiugnere alla Cithara la sesta corda, la qual
disse Paranete: & poscia à Terp
andro Lesbio
la settima, con l'aggiunta di che, si procacciò la perdita della Cithara: imperoche gli Efori seue
Plutarco nel
trattato de costumi de Lacedemonij.
rissimi Laconij, gliela tolsero, & la sospesero nella sommità d'vno stilo assai emin
ente, à piè del
quale si leggeua la cagione di ciò. chiamò Terp
andro la corda da lui aggi
unta alla Cithara Nete, il cui
significato in quella lingua importa quello, che nella nostra significa inferiore & di sotto. ma se
Hyangne Frygio fu il primo come essi dicono,che sonasse la Tibia; si può di qui argum
entare, che
Terpandro
Lesbio, aggiugne la settima corda alla Lira.
prima di essa sia stata in vso la Cithara, se bene la cosa pare che habbia in se qualche difficultà,
rispetto all'artifitio di qeusta, & la semplicità di quella; ma questa sola consideratione basti per
hora intorno à ciò. essendosi ridotta la Lira al numero e termine delle dette sette corde, veniua
no in essa tese nella maniera che si vedono nell'essempio descritte.
[Figure]
Le quali erano diuise in due congiunti Tetracordi, dando nome al graue di meson, & all'acu
Synemmenon,
& Synaphe,
quello importi.
to di Synemmenon & Synaphe; il che altro non importa che congiunto. Ha del verisimile (se
condo il parer mio) che queste tre corde fussero aggiunte alla detta Lira & Cithara, in breuissi
mo tempo l'vn'appresso l'altra; per non trouarsi in mezzo tra questa di sette, & quella di quattro
corde, mentione alcuna che i Greci hauessero altro strumento con nome di Lira, che il Quadri
cordo di Mercurio, & l'Epthacordo di Terpandro come hauete itneso. bene è vero, che noi hab
Lib.4.cap.
Tricordo, &
pandura, esser l'istesso.
biamo per il testimonio di Giului Polluce, che gli Arabi ritrouarono da quella differente, il Tricordo; detto poi dagli Assiri
Pandura; & che gli Sciti prima delli altri, vsarono il Pentacordo:
ma in questo luogo Boethio parla particoalrmente della Lira de gli antichi Greci, se ben da essi
varia come ho detto l'ordine del nominar le corde. & per piu oltre dirui, tengo che elle fussero
aggiunte tutte tre alla Cithara, nell'istesso giorno; & la cagione che àcredere questo mi muoue è
Considerationi dell'Autore.
tale. Non poteua ragioneuolmente il figliuolo del Re de Lydij, nominare la corda aggiutna da
esso alla Cithara, Paramese, ouero Trite, non vi essendo quelle di che dopo si fa m
entione; perche
quel nome di Trite, vuole non solo siginificare terza di qual cosa, ma di quelle che ancora (come
appresso intenderete) n
on vi erano. in oltre, quel nome di Paranete che pone Hyangne Frygio alla
sua corda, importa appresso la Nete, & di già la Nete parimente non vi era. Nete poi vale quel
lo che di sopra si è detto. di modo che chi credesse, stando sul significato delle voci, che è quanto
lume si trae dal testo di Boethio di questo fatto; che tal negotio fusse prima da essi autori concertato à contemplatione
di quel gran Principe, non crederebbe forse cosa fuore del ragioneuole:
se già noi non volessimo dire, che sin che elle non giunsero al numero di sette, non hebbono (co
Plutarco nell'Opusc.della musica.
me par meno lontano dal vero) alcuno nome prorpio; anzi è verissimo per la testimonianza che
ne fa Plutarco, cosi dicendo. Terpandro dette le leggi Citharistiche con i nomi proprij, &
Terpandro dà
le leggi Citharistiche.
delel corde. nel qual luogo mi pare di auuertir questo; che Plutarco le nomina leggi Citharisti
che, & non Citharediche, per la differenza che si disse di sopra essere tra questi, & quelli.
STR. Per qual cagione furon dette leggi?
Perche dette
leggi.
BAR. Furono così dette, come se per legge fusse stato prescritto, non essere in modo alcu
Nomi delle
leggi Citharistiche.
no lecito cangiare i tiramenti delle corde, & voci nelle quali erano state prima da esso Ter
pandro disposte, & accomodate; & i nomi & le parti loro erano queste. Principio, Principia
to, Riuolgimento, Dopo il riuolgimento, Ombelico, Sigillo, & Epilogo. ad imitatione del
Nomi delle
leggi Tibiali,
date ta Clona.le quali, Clona singulare Tibicine,d ette primamente le leggi alle Tibie, i nomi delle quali
(Secondo l'istesso Plutaco) sono questi. Apotheto, Elego,. Comarchio, Schenione, Capione,
Dio, e Trimele. ouero per dire queste ancora nella nostra fauella al meglio che sappiamo, dire
page 115
mo che Apotheto importa il medesimo che Recondito. Elego che da Elegia deriua, vale
l'istesso che Lutto & Pianto. Comarchio, è detto i lPrincipe del Borgo, o pure del Conuito
Schenione, vale l'istesso che misura. Capione, è nome proprio, & in questo luogo vale in medesimo che Terpandria, & Hieracia
tra le leggi de Fidicini. Dio, importa Dua. e Trimele, tre canti, ouero Canzoni: ò pure ci vuole significare con quel numero
di tre, il canto, il suono, e il bal
lo insieme, come molte fiate vsarono nell'istesso tempo; ò per meglio dire, quelal legge di Saca
da Argiuo, che di sopra vi nominai detta Tripartile. & per intelligenza maggiore di queste tali
leggi, douete sapere,che non solo hebbono gli antichi Musici le proprie & particulari per gli
strumenti di fiato, & di corde, ma lacuna altra ne haueuano che era à questi & à quelli comune.
ciascuna delle quali prese il suo nome ò da Rithmi, come lìOrthia & la Trochea; ò da Modi o
vero costumi, come l'acuta, & la Tetraida. prese altra il nome da gli inuentori ,& dalle genti,
come l'Eolia,. & la Boethia, ò vogliamo die la Terpandria, & la Hieracia pur hora nominate.
altra fiata prese il nome dalla materia che dentro vi si trattaua,come la battalia Pithia, & la Curule. & questo basti per
hora in proposito delle leggi degli strumenti Musici. Deuere ancora sa
pere, che le Citharistiche leggi, furono dall'istesso Terpandro composte in versi, & pubblicate.
cantò questo singulare Citharedo negli strumenti di corde, con arte marauigliosa piu di ciascun
Virtù di Terpandro.
altro: & aggiunse in oltre nuoui modi à suoi versi, & à quelli d'Homero, per via di particolari regole: & si come questi furono
i primi che dettero leggi à gli strumenti di corde, & di fiato; Laso
Laso, prima
di ciascun'altro scriue libri attenenti
alla msucia fcultà. Suida.
fu quello che prima di ciascun'altro ritrouò il certame Dithirambico, & che scrisse (ne tempi
di Dario Re de Persi) volumi attenenti alla musica facultà. non voglio alsciare di dirui intor
no al fatto del accrescer le corde alla Lira, quest'altra consideratione, cioè , che egli può molto
bene essere, che la Lira di Mercurio con le sole quattro corde, fusse dagli huomini adoperata in
quella semplicità, sin'al tempo di Corebo; il quale inessa esercitatosi e trouatola (com'era in vero,
rispetto all'espressione della diuersità de concetti) assai pouera di corde, ne aggiunse vna in quella parte, che era non
solo conforme al natural modo di cantare che vsaua la prouincia nella quale era nato & comandaua; ma veramente doue era necessaria;
& questa era l'acuta, come meglio
al suo luogo int
enderete. alla qual Cithara fù poscia nell'istessa parte aggiuntoui la Sesta da Hyangne Frygio come si è detto. & così si mantennero
senz'alcuno proprio & particolar nome, sin'à
che venne Terpandro: hauendole forse gli huomini di quei tempi distinte in quel mentre, col
nome di Prima & Seconda, e Terza, à guisa che fanno hoggi gli Spagnuoli quelle del Liuto, il
qual Terpandro aggiugnendoui la Settima, dette come scientissimo che egli era, nome & legge
conueniente à ciascuna. ha del verisimile ancora questo che si è detto, rispetto alla consideratio
Altra consideratione dell'Autore.
ne che fà Aristosseno intorno al nome dela corda Lycanos; imperoche se quando ella si acquistò
tal nome, non fusse stato in vso altra spezie d'harmonia che la Diatonica, la facultà che gli at
tribuì Aristosseno sarebbe stata del tutto vana & inutle, la qual cosa non è credibile. la distan
za poi del tempo che corde intorno à questo megotio, è stato da me per auuertirlo con ciascuna
diligenza ricercato sapendo la cognitione che da esso trarre si poteua; ma non ho trouato cosa
certa & determinata che sia degna di memoria, anzi confusione grandissima: talmente che io
giudico manco male starsene di queste si fatte cose, à quello che ce ne dicono gli scrittori, senza
cercar piu oltre; i quali hanno fatto alle votle incidentemente mentione di questo & di quell'al
tro Musico, nel discriuere la vita ò nel raccontare qualche fatto di alcuno Principe, al seruitio
del quale stauano; come è auuenuto ancora à molti degli antichi Poeti. Dal primo essempio
della Cithara con quattro corde, nelal terza delle quali (secondo però la mente di Plutarco) si
troua quella che fu poi detta Paramese, & per tale è hoggi riceuuta; & da questa di sette che nel
la quinta vi ha collocata quella che poi dissero Trytesynemmenon, si potrebbe trarre la cognitio
Qual corda
fusse prima in
vso, la h mi
ò la b fa.
ne quale delle due fusse prima in vso, ò la h mi ò la b fa; parlando hora come puro prattico: &
quelli che non andassero piu sottilmente inuestigando questo caso tante votle à tempi nostri à caso dsputato, darebbe la sentenza
in fauore di qeulli che tengono che il h i fusse prima in vso
del b fa; nulladimeno, da quello che sono per dire poco di sotto, si raccorrà tutto l'opposito.
Orfeo suona
la Lira nella
dispositione
che la constituì Terpandro
Era adunque la Lira à tal termine ridotta, quando venne Orfeo;& in tal maniera disposta vsò sonarla, & con le dita, & col
Plettro, come ne auuertì disopra Vergilio; ciascuna delel quali applicarono i Musici di quei tempi, à vna delle stelle erranti;
essendo però alcuni Filosofi di parere,
che il suono delle corde graui, per il moto tardi che ha rispetto la lentezza & grossezza di esse,
Gli antichi
musici applicarono le sette corde alle
stelle erranti
dieursamente.
& perche.
conuenisse con i pianeti supremi; & l'acuto, per la sottigliezza & velocità del moto, mercè dellintensezza de corpi da quali
procede, con i piu bassi; per hauer essi ancora tal qualitadi. altri
per il contrario tennero che le corde graui alle sfere piu basse, & le acute alle supreme si conue
nissero. con questi accordauano i Tolomaici, & appresso Cicerone, considerando il sito; & i Pi
tthagorici con quelli considerando de Pianeti il moto, & la capacità del cielo loro. Secondo le
quali openioni dieurse, si videro piu volte negli strumenti di corde nell'essere tenuti da essi in
Tolomeo nel
vltimo del 3.
dagli haroCic.nel 6.della republica.
braccio nel sonarsi, hora i bassi & i bordoni, al luogo delle sottane & de c
anti, per applicare à vno
strumento moderno questi diuersi disegni loro; & hora per il contrario queste al luogo di quelle:
ma per non hauere la Cithara di quei tempi (per modo di fauellare) corpo, ò per meglio dire
page 116
Licaone Samio, aggiugne l'ottaua
corda alla Lira: la quale da
Plinio è attribuita à Simonide.
fondo, & potersi sonare tanto dall'vna quanto dall'altra banda non altramente che l'Harpa; n
on
gli apportaua tal varietà di sito le difficultà che apporterebbe hoggi à sonatori di Liuto, & di
Viola, quando in vna sola maniera esercitati fussero. Venne dipoi Licaone Samio, & aggiunse
alla Cithara l'ottaua corda; ancora che Plinio attribuisca tale inuentione à Simonide: la qual
collocò in mezzo tra la Paranete, & la Paramese che fu detta ancora Trite; & per venir terza del
la Nete (cominciandosi à contare dall'estrema acuta venendo verso il graue secondo il modo loro come ho detto) gli dettero
nome di Trite; il che per la sopradetta raigone, fù molto à propo
Licaone applica la corda
da lui aggiunta al cielo dello delle stelle
fisse.
sito: la qual corda volle applicare al cielo delle stelel fisse; e tale strumento dissero poi, Ottocor
don di Licaone Samio, à differenza dell'Epthacordo di Terpandro Lesbio dal numero delle corde; le quali veniuano in esso diposte
in due disgiunti Tetracordi: per la qual disgiuntione hab
be del conueniente che l'acuto Tetracordo lasciasse il nome di Synemmenon, & lo prendesse in
sua vece di Diezeugmenon & Diezeuis che separato importa. si rispondeuano adunque l'otto
Diezeugmenon & Diezeuiz, quello significhi.corde del detto strumento, nella proporitone che ci rappresentano i numeri del sottoposto essempio; & in tal maniera era la
Cithara ne tempi d'Aristosseno, come egli istessi testifica.
[Figure]
Consideratione dell'Autore.
Nella quale è da considerare, che nel mettere Licaone la corda da lui aggiunta tra la Para
mese & la Paranete, venne à occupare la positione di quella di Hyangne Frygio che era (chiamandola secondo questa nuoua pratica)
C solfaut, & a inacutirla tanto che ella diuenne d la
Nete Doria
di Terpandro.
solre; & il medesimo auuenne à quella del legislatore Terpandro; imperoche sendo nell'Eptha
cordo d lasolre, nell'Ottocordo diuenne elami; la quale fu detta dipoi Nete Doria di Terpan
dro; e tale nel Systema massimo & perfetto si mantenne: & con l'inacutire quella di Corebo di
Lydia per vn Apotome, doue nell'Epthacordo era b fa, nell'ottocordo diuenne h mi. di ma
Profasto, aggiugne l'ottaua corda alla
Lira; la quale
è da Plinio attribuita à Timoteo.
niera che quanto all'ordine, l'ottaua venne al luogo della sesta, la sesta al luogo della settima, &
questa al luogo dell'ottaua; nel qual numero di corde ha del verisimile (per la nouità della Di
stribuitione) che si fermassero qualche poco di tempo. Venne dipoi Profasto Pertota, ò forse
Perinto, & vi aggiunse la nona; ancora che secondo Plinio fù inuentione di Timoteo Milesio,
indotto facilmente da quello che di esso Timoteo dicesti di sopra di mente del Filosofo. la qual
corda pose nel graue sotto l'Hypate quanto al suono, ma sopra circa il sito; & la nomino dalla
Nella Metaf.
al secondo libro, e testo.
positura Pathypate. dalla qual cosa si può fare argumento, che tenuta in braccio la Lira nel so
narsi, le corde piu graui riguardauano (à guisa di quelli del Liuto) il cielo, & non per il contra
È applicato
l'Enneacordo, al coro
delle Muse.rio. le onde del quale strumento, furono dopo applciate al coro delle noue muse, & lo dissero
Enneacordo: ne per altro pose Profasto la corda aggiunta da lui alla Lira nelal parte graue, se
non per hauere (come nell'essempio sottoposto si vede) la Mese nel mezzo di esse.
[Figure]
Estiaco Colofonio, aggiugne la x.corda alla Cithara, e Timoteo
l'vndecima.
Suida.
Indi à non molto tempo venne Estiaco Colofonio, & aggiunse pur nella parte graue delal Cithara, la decima corda; & appresso
il Lirico Timoteo vi aggiunse l'vndecima, ancora che Sui
da dia l'honore di ambedue all'istesso Timoteo, & altri voglino che egli ven'aggiugnesse da set
page 117
te sin'à vndici, forse per la sopradetta autorità d'Aristotile, ò veramente per quel Decreto che già
gli Spartani fecero contro di lui; hauendoli poco auanti (secondo ci racconta Plutarco) vno
degli Efori loro, tagliato tali corde aggiunte alla Cithara in publico sopra la scena del Teatro:
ma per non essersi emendato, anzi hau
endo poco dopo fatto maggior quantità di fori alla Tibia,
Gli Efori, tagliano due
corde alla Cithara di Timoteo.
ò persuasi à ciò i Tibicini de suoi tempi, se però fù l'istesso Timoteo come pare che vogliano la
piu parte degli scrittori di questo fatto; & rendendo la musica piu varia & molle di quella che
prima riceuuta haueua, lo sbandirono vltimamente come destruttore dell'antica & seuera mu
sica, da loro confini; andandosene egli poscia al seruigio del Macedonico Alessandro: dalla
qual cosa (contro l'openione dia lcuni) appare manifestamente, che altro fù il castigo dato a Ti
Timoteo
sbandito di Sparta
moteo quando aggiunse vna ò piu corde alla Cithara, & altro quando (à detto di quelli) inu
ento
il genere Cromatico. puossi ancora di quì comprendere, che gli scrittori hanno fatto indistinta
Zarlino al c.
32.del 2.delle instit. mente mentione di Timoteo Citharedo, & di Timoteo Auledo, come vi accennai poco di sopra.
STR. Non v'incresca ridurmi à memoria il contenuto di quel Decreto vi prego.Consideatrione dell'Autore.
BAR. Il ristretto del Decreto secondo che lo recita Boethio (quantunque nella lingua che
egli fù fatto, suoni come si è detto altramente) fù tale. Per essersi adirati gli Spartani con Timo
teo Milesio, perche rendendo la musica piu varia, noceua à gli animi de fanciulli, & gli impe
Decreto
de
Lacedemoni,
contro Timoteo. diua dalla modestia della virtù: & l'harmonia che haueua riceuuta modesta, riuolgeua nel ge
nere Cromatico che è piu molle; come voi pur dianzi dicesti in proposito di lui. l'esilio del qua
le sù occasione à Lacedemoni, di chiamare con gran prezzo per ammaestrare i fanciulli loro c
on
la disciplina delal graue & seuera musica, Talete Gortino Cretense autore de Peani: per l'opera
Talete Gortini hiamato da gli Spartani.
del quale furono in oltre gli istessi Lacedemoni dalla peste liberati; & così parimentegli Argiui.
fu à gli antichi in costume, & lungamente durò appreso i Greci particolarmente, di grandem
ente
punire i preuaricatori delle leggi, e per il c
ontrario gr
andem
ente premiare i buoni & amatori di esse.
Dall'acquisto delle due corde adunque di sopra nominate, cercarono i Musici di quei t
empi, vn nuo
Gli libera
dalla peste; & cosi parimente
gli Argiui.
uo Tetracordo alla Cithara nel graue; il quale dal nome delel corde che lo c
omponeuano, dissero
Hypaton: ma è d'auuertire, che l'Hyperhypate dell'Enneacordo, la nominarono nell'Endecacordo Lycanoshypaton, & la c
ongiunsero alla Pathypste c
on ispingerla verso l'acuto per vn Tuono.
lasciarono alla quarta corda che fù poi detta da Latini pEne Suprema, l'istesso nome che prima
Tolomeo
nel
c.5.del 2.&
Aristosseno
nel 2.
haueua, acc
ompagnata però c
on questa parola Meson come tutte l'altre del suio Tetracordo; la quinta Trite, la decima Paranete, & l'vndecima & vltia Nete.
il qual numero di corde ordinarono, e
disposono nell'Endecacordo loro in due c
ongi
unti Tetracordi dalal parte graue, & in vn da questi
separato nell'acuta. la qual c
onstitutione di corde, hebbe secondo che piace à Tolomeo, spaccio di
Systema perfetto; per n
on esser in vso in quei t
empi (dice egli) altri Tuoni che tre tre, cioe, Dorio, Fry
gio, & Lydio; i quali furon sempre piudegli altri famosi & reputati. dopo che si hebbe l'intera
cognitione delle 15 volte, ò per meglio dire che elle furono generalm
ente da ciascuno riceuute
in quattro Tetracordi diuise & ordinate, detta poscia tal c
onstitutione Systema massimo e perfetto
disgiunto, chiamarono quella di vndici (à differ
enza di questo di quindici) Systema minore & imperfetto, minore circa la quantità delle corde, & imperfetto quanto al numero
de Tuoni & delle
conson
anze, per mancar della Diapason Diapente, & della Bisdiapason, & delle tre spezie dell'ottaua, che seruirono poscia à Tuoni
Plagij; come nell'essempio che segue manifestam
ente appatisce.
[Figure]
page 118
Chiamando il Tetracordo (dalle corde aggiunte che lo componeuano) Hypaton, quello di mezzo Meson, & l'acuto (per essere da
duoi piu graui separato per lo spatio d'vn Tuono)
al capo 6.del
secondo.
nominatono dall'effetto, Diezeugmenon, ma io non sò in questo luogo imaginarmi, con qual
Consideratione dell'Autore.
ragione possa Tolomeo dire, che la Cithara di vndici corde si domandasse Systema perfetto, per
il rispetto che habbiamo di sua mente detto; auu
enga che Filosseno fu quello che inuentò l'harmonia Hypodoria (come si è prouato) vltima à ritrouarsi; & fu auanti che la Cithara
hauesse
tal
qu
antità di corde coe si può comprendere da quello che habbiamo di sopra detto; la quale
con
Nel 14. del 4.
Dubitatione.
stitutione, credo che sia quella che Boethio disegna tra la Prosl
ambanomene & la
Netesyn
emmenon.
STR. A me nasce in tal proposito vn'altro dubbio, & è
questo. se Epigono ritrouò l'Epigonio Strumento di quaranta corde, & fu come hauete detto ne tempi di Socrate maestro di Platone, che marauiglia ò nouità sarà quella apportataci da Timoteo tanti anni dopo, per hauere aggiunto vna corda nel graue al Decacordo d'Estiaco Colofonio?
BAR. Deuete primamente sapere, che ne tempi d'Epigono come in
altri, furono molte le setRisolutione
di essa.
te de Musici; tra le quali si annouera quella di Damone: & secondo la testimonianza che ne
fà
Platone di lui, fu maestro nella musica di Percile, & negli istessi tempi di Socrate. fiorì parimenQuattro sette di Musici
famosissime.
te allhora, la setta d'Eratocle, & quella d'Agenore; le quali hebbono intorno la musica
prattica
diuersi pareri. questi voleuano che si sonasse & cantasse in consonanza, quelli per il contrario
come cosa pernitiosa la vietauano; & altri voleuano che si sonasse, ma non si cantasse. la memoria adunque che tennero gli scrittori dell'opera di Timoteo, nacque dalla nouità che egli apportò nel luogo doue allhora si
ritrouaua, che era tra seuerissimo Lacedemoni, nimici mortali di
qual si voglia alteratione degli statuti già approuati nella Republica dal Senato. & quantuque la setta d'Epigono hauesse (per modo di dire, infettato prima molte parti della Grecia; fu
Nel 1. degli
elementi harmonici.à Lacedemoni tal nouità portata da Timoteo; per lo che fecero contro di lui
quanto hauete inteso. & se la quantità delle corde dello strumento d'Epigono, & la distanza parimente che
Aristosseno diceua essere tra le Tibie Hypertelie & le Parthenie de suoi tempi, che vn interuallo maggiore del Terdiapason era
dall'estrema voce graue di quelle all'estrem'acuta di questa, non vi paressero efficaci argumenti da persuaderui che si sonasse in consonanza, persuadaui almento tal verità, quello, che Socrate & Platone auuertiscono & comandano (à nobili
principalmente) nelle
leggi: cioè che suonino & cantino Proscorda, & non Sinfone. il quale precetto quando non
si
fusse in quel secolo sonato & cantato in consonanza per alcuni, sarebbe stato vanamente auuertito & comandato. credo con questo che ho detto, hauerui non solo tolto il dubbio, ma l'oppositione ancora vltimamente fatta à Tolomeo.
STR. Molto bene hauete discorso, però tornate à dire quello
che manca per intelligenza dell'aggiunta dell'altre corde della Cithara.
BAR. Furono dipoi le vndici corde mostrate, da nominati ò da altri
Musici, ridotte al nu
mero di diece, col tor via la Netediezeugmenon, & porre in luogo della Paramese detta poi da
Latini Penemedia, la Tritesynemmenon. tolta che fu la Cithara la detta corda, ordinarono le
diece che restarono intre congiunti Tetracordi; lasciando à due piu graui gli istessi nomi che haueuano nell'Endecacordo,
& l'acuto (per venire congiunto al men graue) nominarono Synem
menon, come già nell'Epthacordo di Terpandro, i quali nella Cithara poi vennero disposti nella maniera che quì di sotto nell'essempio
si vedono notati.
[Figure]
Zarlino nel
c.32.della 2.
parte delle instituioni.Del qual fatto vogliono alcuni, che ne fussi autore Timoteo; argumentando che la differen
za che ha il Tetracordo Diezeugmenon col Synemmenon, gli dette occasione d'inuestigare il genere Cromatico; credendo (oltre
all'essersi prouato che quel Timoteo non fu altramente di esso
inuentore) che la distanza che si troua tra la Tritesyn
emmenon & la Paramese, sia l'istessa di quel
page 119
la che nell'antico Cromatico si troua nell'interuallo di mezzo di ciascun suo Tetracordo; la qual
cosa non è punto vera. non è da lasciare indietro nella dimostratione del Decacordo, quest'al
Consideratione dell'Autore.tra consideratione; che hauendo la Mese congiunto il Tetracordo acuto à quel da mezzo, l'han
no accompagnata con il nome di lui cioè Mesesynemmenon. Non contenti ancora appieno i
Musici di quelli tempi di alcuna delle mostrate Distribuitioni & qu
antità di corde, si risoluerono
aggiugnere all'vndici di sopra mostrate, vn Tetracordo intero nella parte acuta; il quale dal sito
principalmente & dalle corde che lo composero, prese il nome d'Hyperboleon, che eccedente si
Hyperbole,
quello significhi.
gnifica. l'autore del quale non se ne troua memoria nel Testo di Boethio ne altroue che io sap
pia: & così hebbono nel numero di quattordici corde, quattro Tetracordi; due de quali veni
uano congiunti nel graue, & due altri nell'acuto; interponendosi tra questi & quelli il Tuono
(detto perciò significate) della disgiuntione, secondo che quì si vde descritto.
|
1.Aa 2304. |
|
14. |
Netehyperboleon. |
Decatessara cordon. di incerto autore. |
Tetra: hypathon. |
2.g 2542. |
|
13. |
Paranetehyperboleon.
|
3. f 2916. |
|
12. |
Tritehyperboleon. |
4. e 3672 |
|
7. di Terpandro |
NetedieZeugmenon. |
Tetra: meson di Mercurio |
5. d 3456. |
|
6 di Hyagne. |
Paranetediezeugme. |
6. c 3888 |
|
8. di Lycaone. |
Tritediezeugmenon. |
7. 4096
|
|
5. di Corebo. |
Paramese. |
|
Tuono della disgiuntione |
|
|
8. a 4608. |
|
4. |
Mese. |
Tetra:diezeug. |
9. G 5184. |
|
3. |
Lycanosmeson. |
10. F 5832. |
|
2. |
Parhypatemeson. |
11. E6144 |
|
1. |
Hypatemeson. |
Tetra: hyperbo |
12. D 6912 |
|
9. di Profasto |
Lycanoshypathon. |
13. C 7776 |
|
10. di Estiaco. |
Parhypatehypaton. |
14. 8192
|
|
11. di Timoteo. |
Hypatehypaton. |
Considerato vltimamente che in questa tal Distribuitione di corde, la Mese non veniua in
mezzo di esse secondo che suona il suo nome, & che de' cinque interualli da loro riceuuti per consonanti vi mancaua la Bisdiapason; si risoluerono di nuouo aggugnerui vna corda nel graue, che
venisse sotto l'Hypatehypaton per vn Tuono; la quale chiamarono Proslambanomenos, & altri
Prosmelodos: il cui significato si disse di sopra: l'autore della quale non è peruenuto à mia notitia, & dato che si, mi è di memoria caduto. con l'acquisto di essa nella detta positione, venne
la Mese nel luogo conueniente & desiderato; & in oltre gli estremi delle quindici corde si rispondeuano per vna Diapason come
sensatamente nell'essempio si vede.
|
1. Aa. 2304. |
14 |
Netehyperboleon. |
Systema massima et perfetto di Egiunto |
Tetra: hypaton. |
2. g. 2592. |
13 |
Paranetehyperboleon.
|
3. f. 2916 |
12. |
Tritehyperboleon. |
4. e 3456 |
7. di Terpandro. |
Netediezeugmenon. |
Tetra: meson. |
5. d. 3456. |
6. di Hyagne |
Paranetediezeug. |
6. c 3888. |
8. di Licaone. |
Tritediezeugmenon. |
7 4096.
|
5. di Corebo. |
Paramese. |
|
8. a 4608. |
4. |
Mese. |
Tetra: diezeug. di Mercurio |
9. G 5184. |
3. |
Lycanosmeson. |
10. F 5832. |
2. |
Parhypatemeson. |
11. E 6144. |
1. |
Hypatemeson. |
Tetra hyperbo. |
12. D 6912. |
9. di Profasto. |
Lycanoshypaton. |
13.C 7776. |
10. di Estiaco. |
Parhypatehypaton. |
14 8192.
|
di Timoteo. |
Hypatehypaton. |
|
15. A. 9216. |
15 |
Proslambanomenos. |
page 120Et chiamarono poi tal quantità di corde così distribuite, Systema massimo & perfetto disgiunto nel quale son tese secondo il Modo Dorio nel genere Diatonico & nella spezie Diatona Ditoniea antichissima. al quale numero
di corde arriuati, & ordinatele in essa Cithara secondo la maniera & dispositione che mostrano i numeri, si contentarono &
quietarono gli intelletti loro;
conoscendo molto bene che la voce humana, non poteua ascendere sopra ò discendere sotto, senza incomodo grande del cantore
& pochissima satisfattione degli vditori; oltre alle altre cause
che di ciò si adducono. questa parimente fu la cagione che Pitagora Samio comandò che non si
passasse oltre alla Quadrupla, & non perche egli credesse ò dicesse mai, che gli interualli maggioZarlino al c.
2. della seconda parte delle instit. ri della Bisdiapason fussero dissonanti come alcuni moderni hanno scritto; senza poi mai curarsi gli antichi Musici, di procedere
& passare per molti secoli piu oltre nel graue o nell'acuto per
ciascun proprio & particolar Systema di qual si voglia Tono & Modo loro; & à numero tale
di corde fu vltimamente ridotta la Cithara: delle quale si seruirono poi in ciascuna spezie & genere d'harmonia, solo col
ristrignere questi & allargare quelli interualli e tasti che ricercaua la
qualità & natura della cosa, per esprimerla (aiutati dall'altre circunstanzie) con quel maggior
affetto che alcuno imaginare si potesse: delle quali conseguirono sempre i periti Musici il desiderato fine; & per potere comodamente sonare in diuersi modi e Tuoni, secondo l'acutezza &
grauità di essi, haueuano per tal'effetto gli Strumenti di fiato, & di corde, & diuerse grandezze
& diuersamente distribuiti i fori, & le corde atta à questo; della diuersità delle quali Distribuitioni, voglio per chiarezza maggiore porui l'essempio di ciascuno appresso l'altra, talmente che
con la vista possiate ancora comprendere minutamente qual sia la differenza che si troua tra esse circa l'acutezza & grauità delle corde.
e 3072. |
|
|
Openione di Plutarcointorno alla c- |
4096
|
|
|
Tuono della disgiuntione |
a 4608. |
|
|
corda della lira di Mercurio |
E 6144. |
|
c. 3888. |
|
|
Openione di Zarlino a torno alla cor- |
G 5184. |
|
|
Tuono della disgiuntione |
F. 5832. |
|
|
da della lira di Mercu-rio |
C 7776.. |
|
a. 4608 |
Tetra cotrameson |
G. 5184 |
F. 5832. |
E. 6144 |
d. 3456. Terpandro. |
Tetra suprameson |
c 3888. Hyangne |
b. 4374. Corebo. |
a. 4608. |
Tetra meson |
G. 5184. |
F. 5832. |
E. 6144 |
e. 3072. Tepandro. |
Tetra diezeugm |
d. 3456. Hyangne. |
c. 3888. Lycaone |
4096. Corebo.
|
|
Tuono della disgiuntione |
a. 4608. |
Tetracordo meson |
G. 5184 |
F. 5832. |
E. 6144. |
e. 3072. Terpandro. |
Tetra diezeugm |
d. 3456. Hyangne. |
c. 3888. Lycaone. |
4096. Corebo
|
|
Tuono della disgi: |
a. 4608. |
Tetracordo meson |
G. 5184. |
F. 5832 |
E. 6144. |
D. 6912. Profasto |
|
e 3072.Terpandro |
Tetra diezeugm |
d. 3456. Hyangne |
c. 3888. Lycaone. |
4096. Corebo
|
|
Tuono della disgiunt: |
a. 4608. |
Tetracordo meson |
G. 5184. |
F 5832. |
E. 6144. |
D 6912. Profasto |
Tetra. Hypaton. |
C 7776. Esiaco |
8192 Timoteo
|
d. 3456.Terpandro. |
Tetra: synem |
c. 3888. Hyangne |
b 4096 Corebo. |
a. 4608. |
Tetra: meson |
G. 5184. |
F 5832. |
E. 6144. |
D. 6912. Profasto |
Tetra. hypaton. |
C. 7776 Esiaco |
. 8192 Timoteo.
|
Aa 2034. |
Tetra hyperbol |
g 2592. |
f 2916 |
e. 3072. Terpandro |
Tetra diezeugmenon |
d. 3456. Hyangne |
c. 3888. Lycaone. |
4096. Corebo
|
|
Tuono della disgiuntione
|
a. 4608. |
Tetracordo meson |
G. 5184. |
F. 5832. |
E. 6144 |
D. 6912. Profasto |
Tetra hypaton. |
C. 7776. Esiaco. |
8192. Timoteo
|
Aa. 2034. |
Tetra hyperbol |
g. 2592. |
f. 2916 |
e. 3072 Terpadro |
Tetra diezeug |
d. 3456. Hyangne |
c. 3888. Lycaone. |
4096 Corebo
|
|
Tuono della disgiuntione |
a 4608 |
Tetracordo meson |
G. 5184. |
F. 5832. |
E. 6144 |
D 6912. Profasto |
Tetra hypaton. |
C. 7776 Esiaco. |
8192 Timoteo
|
A 9216 |
|
STR. Ho benissimo compreso il tutto; ma dall'hauerui di sopra vdito piu volte nominate
il Systema Massimo & perfetto, accresciuto con quest parola di Disgiunto; mi persuado douer­
ci essere ancora per relatione, il Systema Massimo & perfetto congiunto.
BAR. Non ne dubitate punto, & volendo vn'essempio di esso ancora, eccoloui.
|
1 Aa. 2034. |
|
Netehyperboleon. |
Systema massimo et perfetta congiunto |
Tetra diezeug |
2.g.2592. |
|
Paranetehyperb. |
3.f 2516. |
|
Tritehyperboleon. |
4. e. 3072. |
|
NetedieZeug. |
|
Tuono della disgiuntione |
|
|
5. d. 3436. |
|
Netesynemmenon. |
Tetra: synemmenon |
6. c. 3888. |
|
Paranetesynem. |
7. 4374.
|
|
Tritesynemmenon.
|
8. a 4608. |
|
Mese |
Tetra: meson |
9.G 5187. |
|
Lycanosmeson. |
10. F 5832 |
|
Parhypatemeson. |
11. E 6144 |
|
Hypatemeson. |
Tetra: ypaton |
12 D. 6912. |
|
Lycanoshypaton. |
13. C. 7776. |
|
Parhypatehypaton.
|
14. . 8192.
|
|
Hypathehypaton. |
|
15. A. 9216. |
|
Proslambanom. |
Il quale considerato, trouerete esser l'istesso del Decacordo; aggiuntoui però la Proslamba­
nomene, & il Tetracordo Hyperboleon separato dal Synemmenon per vn Tuono detto in quel
luogo della disgiuntione.
page 121STR. Conosco hora chiaramente la differenza che si troua tra il Systema disgiunto &
il
congiunto, non esser'altro che quella che da prattici musici d'hoggi per h duro, ò per
b molle.
BAR. Così è appunto; & perche piu oltre sappiate, Tolomeo và
sottilissimamente inueNel capo sesto del 2.della musica. stigando, che si come nel Systema massimo & perfetto disgiunto, che fu prima del congiunto; si congiunsero i tre piu graui Tetracordi; si fussero possuti conuenientemene congiugnere
i tre piu acuti: & proua demostratiuamente che sì. la qual cosa essendoui grata intendere, vel'anderò spiengando con assai
facilità.
STR. Mi sarà grata oltre à modo questa & qual si vogli altra appartenente
alla cognitione della musica facultà.
BAR. Dice adunque Tolomeo, per prouare che tanto si poteua nel Systema massimo &
per
Congiuntione de Tetracordi, potersi
secondo Tolomeo fare altroue. fetto disgiunto, congiugnere i tre Tetracordi graui, quanto i tre acuti, così. Siano contenutele quindici corde deldetto Systema
tra B estrema corda graue & A estrema corda acuta, dal
la quale A partendosi & venendo verso la parte oppostagli, siano ad essa congiunti due Te
tracordi notati con AC, & CD; sotto i quali segua immediatamente il Tuono della disgiuntione in DE: venghino poi congiunti
all'E (pur verso quella parte) due altri Tetracordi, &
siano EF, & FG; nella qual dimostratione verranno due Tetracordi congiunti nella parte acu
ta & due nella graue; separati però questi da quelli, dal Tuono della disgiuntione in ED;
la qual disgiuntione, trasportata nell'acuto ò nel graue per vna Diatessaron, si hauerà nella par
te opposta tre Tetracordi vno appresso l'altro insieme congiunti. & che questo sia vero, lascio
il Tetracordo AC separato dal Tuono della disgiuntione in CD, dal qual D fo seguire nel
la parte graue tre Tetracordi insieme ocngiunti; & questi sono DE, EF, & FG; ma con
l'vso però dellacorda Tritesynemmenon in luogo della Paramese. hora così parimente dico
Tolomeo potersene congiugnere tre nella parte acuta in quest'altra maniera. Piglinsi i due Te
tracordi congiunti dalla parte acuta del Systema massimo & perfetto ordinario & disgiunto,
i quali sono AC, & CD; & alzisi tanto la sesta corda (cominciandosi à contare dalla par
te graue) che ella venga à rispondere per vna Diatessaron perfetta, & non per vna quarta du
ra, ò Tritono che dire lo vogliamo, con la Paramese nella lettera D: congiungasi poi ap
presso i due acuti Tetracordi del Systema disgiunto che sono AC, & CD; il terzo nella
parte graue in DE; dopo i quali segua verso quella parte immediate il Tuono della disgiun
tione in EF, & facciasi che sotto esso segua vn'altro Tetracordo notato con le solite let
tere FG; & così h haueranno tre Tetracordi congiunti nell'acuto come si hebbono nel graue,
nella maniera che chiaramente si vedono nella presente Dimostratione ridotta in questa no
stra prattica.
[Figure]
Dimostratione della congiuntione deTetracordi secondo Tolomeo, nel c.6.
del 2.applicata alla moderna prattica.
STR. Tra le molte cose di momento che io ho imparate in questa tale Dimostratione, sonoNel Sysetma
massimo &
perfetto non
esser piu di 15
corde, & quattro Tetracordi.
queste. Vedo sempre dal Systema massimo & perfetto per congiunto ò disgiunto che egli sia,
esser contenute non piu di quindici corde in quattro Tetracordi & due Tuoni ordinate; doue
prima insieme con altri credeuo, che le corde differenti di suono fussero almeno sedici, & diciotto diuerse di nome in cinque Tetracordi diuise: ancora che questa tal cosa haueuo auuertita
esser così, nella mistione delle spezie & de generi che insegna l'istesso Tolomeo doue è piu chiara.
ho in oltre saputo che trouandosi nelle moderne compositioni del Systema disgiunto la corda TriZarlino nel
c.
28.del 2.&
nel 72.del 3.
delle instit. tesynemmenon, non sarà altramente Diatonica, ne pura Cromatica, ne accidentale, come dicono alcuni; & così parimente trouando la Paramese in quelle Cantilene che saranno composte per il congiunto, ma si bene vna terza cosa mista; ouero con piu ragione potremo dire,
che allhora la Cantilena passi di questo in quell'altro Systema, & così per il contrario; ma quanZarlino
nello
istesso luogo. do si alterasse la corda di F faut, non sò già come passerebbe la cosa.
BAR. Quando nel principio del canto si segnasse in F ffaut vna cifra, che dinotas
se in quel luogo douersi inacutire di maneira tal corda che ella venisse à rispondere conti
nouatamente come si è detto per vna quarta perfetta con h mi, & che in esso non si alte
Considerationi di Tolomeo. rasse altra corda di quella; direi che tal Cantilena fusse semplicemente Diatonica. la qual cosa insieme con molte altre và
ingegnosamente Tolomeo con la solita sua diligenza sottilissi
page 122
ma mente esaminando; nel qual luogo rende ragione donde potesse hauere hauuto origi
ne, che il Sistema de tre congiunti Tetracordi nella parte graue chiamato comunemente da
moderni prattici per b molle, fusse stato qualche volta tenuto appresso gli antichi Mu
sici per Sistema perfetto; & per ciòfu necessitato mostrare à quello seruisse. & perche ma
nifestamente appariua, che da tal cosa si poteva dubitare che ell'apportasse seco alteratione &
mutatione principalmente di quattro maniere da considerarsi nell'harmonia; le quali, o per
natura di genere, come d'Enharmonio in Cromatico; & di loro spezie, come di Diatonico
Syntono in Diatono delicato; oueramente per mutarsi di Tuono, come di Dorio in Fry
gio; ò per mutarsi secondo il costume di quieto in rimesso, ò di questo in largo & quali splendi
do, ò altamente; ò per mutarsi solamente quanto all'ordine & quasi aria del Sistema & consti
tutione delle corde; hauendo lasciata quella del costume da vo de lati, come cosa per ventura
che apertamente si vedeva tutta lontana da questa che egli haueua alle mani; mostrò che ella
Il Zarlino nel
capo 16.della
quarta parte
delle sue institutioni si allontana da questo parere.
non era ne mutatione di Tuono, perche il Sistema tutto non per questo veniua piu ne meno acuto, ò piu ne meno graue; ne medesimamente
mutatione di genere, perche ne Tetracordi non si alteraua punto la distribuitione delle corde: conciosia che le loro stabili
& le mobili manteneva
no tutte tra di loro i medesimi intervalli; ma era piu tosto in vn tal luogo, mutatione in certo
modo di salire & scendere del canto. conciosia che con questa veniua solo ,utato l'ordine de
Tetracordi: i quali comunemente sogliono essere talmente posti insieme, che di quattro che essi
sono nel Systema perfetto, due ne sono congiunti con vna sola corda comune dalla parte acu
ta, & due medesimamente dalla graue; venendo questi da quelli per separatione d'vno interual
lo Sesquiottauo altramente detto Tuono, disgiunti i due piu graui da due piu acuti Tetracordi
come si è mostrato, onde ne lcongiugnersene tre insieme, si veniua à mutare la forma del Syste
ma da quella parte doue per l'oridnario suole dopo i due venire posto il Tuono della disgiuntione, che è come sapete tra la
Mese & la Paramese. perche essendo solito salirsi dalla corda a lami
re alla seguente, con vno interuallo d'vna Sesquiottaua, vi si saiua con vn molto minore: il quale era secondo che comporta
quella tal distribuitione ò Diatona, ò Cromatia, ò Enharmonia,
nel piu basso interuallo del Tetracodo che nel Diatonico era vn minore Semituono, & pari
mente scendeua di maniera che si veniua à mutare in quel luogo del Systema & nel discendere
& nel salire, quasi grandezza di scaglione. il qual ristringimento ò abbassamento di lui, vsato
con modo & a tempo che cadesse proprozionatamente & atto al canto, riusciua con questa sua
mutatione gratioso & accomodato; na vsato troppo frequente, ò fuora d'occasione & luogo,
era insieme inutile & di piu dannoso. Hora questa tale alteratione nel Systema massimo doue
erano quattro Tetracordi; si poteua per la medesima ragione così fare congiugnendo i tre piu
acuti come i tre piu graui. perche niente impediua il trasportare comodamente senza distur
bo alcuno delle distribuitioni de generi, ò della natura dell'acutezza & grauità del Systema in
tero l'interuallo della diusgiuntione sotto i tre piu acuti Tetracordi, che sopra i tre piu graui.
conciosia che la medesima ragione & cagione, serue tanto per questa quanto per quella altera
tione: perche non essendo l'interuallo della disgiuntione attenente alla distribuitione della cor
de del Tetracordo, anzi essendo cosa comune in tutti i Systemi perfetti di quanlunque genere ò
speie che essi siano, & essendo solamente à Tetracordi per Sesquiterza tra loro, ne importan
do à questi l'esser leuati del luogo ordinario; tanto da egli il suo vfitio nel separare i tre piu gra
ui dal quarto piu acuto di tutti, quanto nel separere i tre piu acuti dal quarto piu graue di cia
scuno. perche se bene quando egli vien posto nel luogo di mezzo & comune tra due Tetracor
di acuti & i due graui, è cagione che tutte le sette spezie della Diapason comparischino nel
Systema, che sendo posto altroue non possono comparire; nulladimeno appresso gli antichi,
non recaua per questo in quel tempo impedimento alcuno il muouerlo di quel tal luogo. per
che non hauendo secondo Tolomeo come si è detto, ne vso ne cognitione se non di tre Tuoni,
che sono il Dorio, Frygio, & Lydio senza piu; l'altre forme non vi si desiderauauno. nel qual
caso del trasporsi la comune disgiuntione & salita, congiugnendosi perciò innanzi al suo luo
go ordinario verso la banda acuta, il piu acuto de due piu graui Tetracordi congiunto insie
me col piu graue de duoi piu acuti, vengono alla parte graue congiunti insieme tre Tetracordi;
de quali il piu graue de duoi piu acuti congiunti, separati dal compagno è trasportato a due
piu graui, viene acutissimo di tutti e tre: si come congiugnendosi verso la banda graue do
po la somiglliante & solita sua disgiuntione, il piugrue de duoi acuti congiunto col piu acu
to de piu graui, vengono dalla parte piu acuta di nuouo congiunti tre Tetracordi insieme:
de quali il trasportato viene il piu graue di tutti e tre. le quali due distribuitioni & positure
de Tetracordi riuscirono necessariamente così fatte; il che si volle demostratiuamente prouare
da Tolomeo nella maniera che si è detto & msotrato.
Diuerse dubitationi.
STR. Questa è stata vna sottile & vtile consideratione degna veramente di
Tolomeo; ma to
glietemi appresso quest'altre difficultà. S
endo l'istesso c
ongiugnere i tre acuti Tetracordi che i tre
graui, per qual cagione piu questi che quelli c
ongiunsero? & quelli famosi srittori che ne propositi loro h
anno per ess
empio addotto il Systema massimo e perfetto, perche h
anno proposito in disgi
unto
page 123
al congiunto? & perche non segnorono in questo vna corda nel graue che rispondesse per Ot
taua alla Tritesynemmenon, ponendola in vece dell'Hypatehypaton? appresso; queste loro di
stribuitioni congiunte & disgiunte, perche le ordinarono in qual si voglia genere & spezie
d'harmonia, sempre per Tetracordi, & non mai per Pentacordi, ò Essacordi, ò altri inter
ualli?
BAR. Ciascuna delle tre prime difficultà propostemi, si tolgon via con quello che pur ho
Resolutioni
di esse. ra vi dissi di mente di Tolomeo; cioè, che gli antichi proccurorono che nel Massimo loro Systema, si trouasse per ordine ciascuna delle sette spezie del Diapason. le cagioni poi perche le cor
Corde del Systema, perche
diusse per Tetracordi.
de di esso Systema, piu tosto per Tetracordi che per altri interualli ordinassero, sono queste.
non da altro furono secondo il parer mio à ciò fare indotti, che per trouarsi la prima & minima
lor consonanza che è la Diatessaron, in proporzione Sesquiterza tra il quattro e l tre: con il maggiore de quali vennero à dinotare la quantità delle corde in qual si voglia differenza di genere, &
con il minore quella degli spatij; il che non sò che ad altro interuallo occorra. ouero fecero questo, per memoria della quantità
delle corde della Lira di Mercurio per tal ordine distribuite;
oltre all'esser capace tal numero di corde, della modulatione di qual si voglai Tuono; come dall'essempio d'Olimpo & di Terpandro si può comprendere: & quelli he hanno detto, che elle
furono così ordinate per hauere il Tetracordo sena maggior numero, facultà di mostrare di qual
genere sia questa tale distribuitione di corde, non pare che molto rilieui; auuenga che questo fu
constituito da Mercurio, quando la Cithara & Lira non haueua (come poco di sotto intenderassi)
piu di quattro corde: & questo fu auanti che fusse in vso il genere Cromatico & l'Enharmonio.
vi sono altre openioni di questo fatto, recitate dal Gafutio al cap.13.del primo trattato della sua
Theorica, delle quali si son fatti honore alcuni moderni, & così parimente di quella intorno alZarlino al capo 28 al 30
della 2.parte
delle instit. l'ordine che tenne Guido Aretino nel distribuire le ventidue corde del suo Introduttorio in setteEssacordi, insieme con altre
cose molte & di momento maggiore, ma siane detto à bastanza.
STR. Queste vostre due ragioni son molto nuoue & ingegnose; & l'hauermi commemorato le corde della Lira, mi hanno detto nella mente vn'altra difficultà non piccola.
BAR. Dite qual sia.
STR. Voi mi hauete dimostrato con infinite ragioni, essempi, & autorità; che la Lira & Cithara antica si era condotta al numero di quindici corde; & dipoi vedo (oltre à gli altri scrittori) che Vergilio & Ouidio, ne'tempi de quali doeua verisimilmente ( per esser piu bassi come si vede ancora ne'nostri) hauerne piu tosto numero maggiore che minore; parlando non solo di Orfeo, ma di Apollo, di Lino, d'Amfione & d'altri, non fanno mentione se non di sette;
perche questo?
BAR. Per diuersi rispetti. prima perche al tempo di Orfeo non era giunta la Lira al numero
di quindici corde, ma solo di sette come sopra vi dissi di mente di Boethio; le quali erano distinte in due congiunti Tetracordi secondo che veduto hauete; à tale che l'estreme si veniuano à rispondere per vn minore Epthacordo, non altramente che si facesse il Modo Mixolydio estremo
Tuono acuto con l'Hypodorio estremo Tuono gaue, & in tal maniera disposte erano le sette
corde della Lira d'Orfeo: la quale vogliono alcuni che ella gli fusse donata da Mercurio, & altri che egli istessi ne fusse ritrouatore. in oltre, dopo che ella fu condotta al numero di quindici corde, non crederebbe forse cosa lontana dal vero, quello che credesse che i reputati Citharisti & i Citharedi, in quella che ordinariamente sonauano & cantauano, non fusse tesa tal quantità di corde; come dall'essempio dell'Eforo, quando in publico tagliò le due aggiunte da Timoteo, si può comprendere; & ancora per ricercarne nelle Canzoni loro, poche come si è detto; & l'hauerne vsate maggior numero di sette, ò sino in otto per la perfettione degli estremi,
sarebbe stata vna vanità: & per dirui ancora questo, tra gli Assiri come tra Lacedemoni, era vnaLegge
degli
Assiri, & de
Lacedemoni,
approuata da
Aristotile.
legge particolare, che alcun Citharedo, ò Citharista non fusse ardito seruirsi di piu di sette corde; nella quale openione
concorse ancora Aristotile. ci si aggiugne in oltre, che al Poeta non sarebbe attribuito à vitio alcuno nel fare semplicemente mentione della Lira & Cithara, hauerla descritta tale qual'ella fu nella sua semplice antichità in mano à quelli famosi Citharedi; quando bene quelli di chi ha
parlato, l'hauessero adoperata con maggior numero: & ancora che l'hauessero da Mercurio riceuuata con quattro & non piu corde,
non fu perciò fattone quella stima,
che fu dopo che ella giunse al numero di sette; di che fu autore come hauete inteso, il gran legislator Terpandro Lesbio: per honore del quale è stato dagli scrittori tante volte mentione di numero sì fatto di corde, & di Calami, ò Auli che dire gli vogliamo; & con tal quantità
fu da Orfeo sonata la Cithara.
STR. poi che con tanto bell'ordine, & con tanti importanti auuertimenti mi hauete dichiarato come seguisse il fatto dell'accrescere le corde alla Lira, non v'incresca ne anco dirmi da
chi, & in qual maniera fusse essa Lira ritrouata. perche l'historia della sua origine ci è dagli scrittori raccontata diuersamente.La cosa della
inuentione potersi intendere
i %n piu maniere
BAR. La cosa dell'inuentione s'intende come sapete in piu maniere: imperoche si dice prima
esser quel tale inu
entore della cosa, che au
anti ch'egli la ritrouasse n
on era in atto; come per essempio
page 124
l'inuentore dell'horologio à sole; di che fu autpre (secondo Vitruuio) Betroso Caldeo, & scon
Al capo nono del 9.
do altri Anassimandor. Altro si dice inuentore, quando la osa che è, mette in consideratione, & in atto, non prima per tale
conosciuta, dalla quale sene trae poi è vtile, & commode
Cuciniglia
portata a noi
dell'Indie.
come da Bachi che fanno la sera, la Cuciniglia di che si fa il Chermisimo, che pur anch'essa è vr
spezie di vermi portati nouamente à noi dell'Indie; ò vogliamo dire dell'uso della Porpora, e
che fu inuentore Hercole mediante vn suo cane. si attribuisce ancora l'inuentione della co
Porpora ritrouata da
Hercole.
sa à quello che assai la megliora; come diremmo di Giotto nella pittura; nel qual tempo è da chiedere che non solo fussero
altri che dipignessero; ma per auuentura auanti lui, & nell'istesso luogo; ma perche da quello fu ridotta in essere meno imperfetto,
gli è attribuito da molti la palma
Giotto resuscita la pittura.
di tale inuentione della cosa à quello che nel metterla in atto eccede tutti gli altri de suoi tempi; et che
sono stati au
anti lui nelle memorie degli huomini di quel secolo; come ad Orfeo nel sonar la Lira
si attribuisce vltimam
ente l'inu
ention della cosa à quello che l'insegna, la dimostra, ò la descriue c$
ordine maggiore distintione, e facilità degli altri; come fece Aristotile le cose della Filosofia, i quali accid
enti c
onsiderati nelle maniere diuerse che si son dette, pportano molte volte rifficultà non
piccola à quelli, che cercano di saper la certezza dell'inuentione della cosa, & particolarm
ente di
chi prima trouasse la Lira, & in qual maniera: non solo per l'antichità, ma rispetto alle varie openioni che sono tra quelli
che di essa hanno trattato & scritto; la maggior parte de quali so
no poeti, & ne hanno fauoleggiando molte cose dette, & secondo à varij subbietti che haue
uano alle mani, tolsero le occasioni di scriuerne ne propositi loro quello che piu gli tornò
In vn suo hinno à Mercurio.
comodo. Homero antichissimo & famosissimo Poeta insieme con Hygino, de quali prima
racconteremo l'openioni, narrano l'origine sia un questa maniera. Mercurio figliuolo di Gioue
& d'vna delle dodici figlie d'Atlante detta Maia, fu partorito nel monte Cillenio d'Arcadia; il
Nella Grecia.
quale nella tenera sua pueritia andandosene dopo il tertzo giorno del suo natale à spasso fuore di
Nel Dialogo
di Vulcano, e
d'Apollo.
casa, s'incontrò in vna Testuggine che pasceua l'herba; ancora che Luciano voglia che ella fus
se morta; la qual veduta, & per la nouità molto ben considerata, la giudicò atta à colorire il di
segno che gli apportò la forma di essa nell'animo; & presala in mano tra se discorrendo tornan
dosene alla sua habitatione, così verso quelal disse. Non piu sola errando per li boschi apscendo
l'herba voglio che vadi; ma che del continouo per l'auuenire te ne stia per i regali palazzi,
intorno le sontuose mense de conuiuij, cariche di pretiose viuande, piene di conuitati colmi
d'allegrezza, & particolarmente nelle nouelle nozze; & portatasela à casa, con vn coltello gli
tolse prima la vita; & dopo con esso votò diligentemente ciascuna particella concaua del suo
guscio, dalla pelle, carne, nerui, ossa, & intestini; & il modo che tenne dipoi per adattarui
Modo che tenne Mercurio
nel fare la Lira.
sopra le corde, racconta l'istesso Homero con queste poche parole. Fusse con misure diuiden
do canne di calamo trapassando per il dorso nella pelle della Testuggine, & d'intorno distese
pelle di bue per suo auuedimento, & poseui i cubiti, & accomodò il giogo ad ambi, & sette
consonanti corde di pecore distese. Ma poi che fabricò portando l'amabile trastullo, col plet
tro tentò à parte à parte, & quella sotto la mano grauemente risonò, & lo Dio dolcemente cantaua di improuiso tentando. le
quali parole sono molte oscure, & hanno bisogno per bene in
tendersi di matura consideratione.
STR. Non vi sia graue dirmene quello ne sentite.
BAR. Non so come io sia per sodisfarui cosi all'improuiso, & impensatamente; nulldime
Interpretatione dell'Autore intorno le
parole di Homero.
no dirò per compiacerui tutto quello che mi souuerrà, & piu breuemente che potrò. Fisse,
adunque dice il Poeta, con misure diuidendo canne di calamo trapassando per il dorso nella
pelle della Testuggine. cioè come se egli dicesse. Hauendo prima ordinate sette canne di cala
mo vgualmente diuise. ma qui è prima d'auuertire, che Calamo appresso i Greci è vna spezie
particolare di canna, la quale è assai sottile, diritta, dura, & ha l'vno dall'altro nodo assai distante, & è adoperata ordinariamente
da essi per iscriuere, la quale ha particolare facultà di dise
gnare i caratteri loro in eccellenza; i bocciuoli della quale sono lunghi la maggior parte vn mezzo braccio in circa, sono
moruidi, lucidi, & vguali: talmente che quel dire canne di Calamo,
è per modo di essempio come chi dicesse nella nostra fauella, tolse legno dicipresso, ò voglia
mo dire, ancora che da quelle differentissime siano, canne palustri: di modo che ciascuno Ca
lamo viene ad esser canna,ma non per il contrario ciascuna canna Calamo. Fisse adunque òe
Dorso, quello significhi.
sette canne di Calamo prima ordinate tra di loro vguali in lunghezza, per il dorio, cioè per lo
lungo nella pelle della Testuggine: per la qual pelle si può intendere la parte di sotto, & di so
pra dello scoglio di essa, ò pure (per non vi essere allhora) doue già era, oueramente per quella,
che egli intorno vi adattò. in proposito del qual subbietto soggiugne così dicendo. & d'intorno
distese pelle di bue. dice che distese pelle di bue intorno, cioè a Calami, ò pure alla circun
ferenza della Testuggine, per la qual pelle passauano essi Calami; acciò da quelle parti
che auanzauano fuore del guscio vna proporzionata & conueniente lunghezza atta al biso
gno suo, non esalasse cosi ageuolmente lo spirito dell'aria dalle corde percossa, caigone del suo
no. Suo auuedimento, vale il medesimo che se egli dicesse, come accorto, & astuto che gli era.
page 125
Pose i cubiti, chiama i cubiti, quelle parti de calami che spuntauano in fuore & di sotto & di
Cubiti,
quello siano.
sopra, oltre all'estreme parti del guscio; l'aiuto & comodo che da esse trarre doueua, si era di
già il sagace Iddio nella sua idea imaginato. & accomodò il giogo ad ambi. chiama gioghi
Gioghi, quali
siano.
(per mio auuiso) i ponticelle che accoppiauano le corde & le teneuano sosese dall'osso del pet
to della Testuggine vna conueniente distanza; non altramente di quelal che si vede hoggi nel
moderno Liuto; acciò percosse dal Plettro ò dalle dita, mandassero fuore il suono no roco &
cionfuso, ma sonoro & distinto: i quali gioghi accomodò ad ambedue i cubiti; cioè pose i
gioghi sopra i cubiti & non sopra l'osso dell'animale, forse per hauere spatio maggiore da te
derui sopra come fece le corde. al che soggiugne. & sette consonanti corde di pecore.
Vogliono alcuni, che Mercurio tendesse sopra la Lira sette corde, per memoria delle Pleide fi
Perche habbia sette corde la Lira di
Mercurio.glie del suo Auo; tra le quali si annouera Maia sua madre; & dicono in oltre, che il sopradettomonte Cilenio, dopo l'essersi
da esso Mercurio la Lira ritrouata, fusse detto Chelydorta; daChelyn, che vale, come sapete il medesimo che Lira. ci è ancora
descritta con sette corde laLira d'Amfione, dal Lambino sopra horatio dell'Arte poetica; in memoria delle quali furonfatte
sette porte all'antica Città di Thebe. Sogiugne Homero. Corde consonanti; cioè sono
re: imperoche non tutte (nella dispositione che elle vi furon tese sopra da Mercurio) consona
uano tra di loro. disse in oltre di pecore, & non di pecora, come forse piu conueniua, per trat
sene da gli intestini d'va sola, quantità maggiore che à tale strumento non era (mediante la sua
picciolezza) di mestiero; per dinotare l'inegualità della grossezza loro.ciascuna delle quali
venne ad attaccare à vna dll'estremità delle canne, che faceuano l'vno de cubiti, in quel piu op
portuno modo che occorse al suo perspicace ingegno, & facilmente à quello della parte donde
vsiuano le gambe di dietro & di sotto; il quale doueua terminare ne nodi & parti piu grosse
delle canne ò diuise ò intere che elle si fussero; dato però che la differenza della grossezza tra es
se si trouasse: & nell'altro sopra le zampe dinanzi ò braccia che dire le vogliamo, accomodò fa
cilmente i bischieri; prestandogli i calami il vacuo corpo loro, doue potè comodamente inserir
gli, se però elle non erano da vno estremo all'altro per mezzo diuise: la qual consideratione in
quel subbietto non hauerebbe hauuto dell'insolito, ne del marauiglioso. pare ancora che egli
piu ragioneuolemte l'accomodasse in questa & non in altra maniera, per essere piu proportio
nato oggetto della vista, il riguardare qual si voglia corpo, che miri con la testa il cielo, che per
l'opposito il centro. Soggiugne il Poeta & dice. ma poi che fabbricò, portando l'amabile tra
stullo. cioè dopo, l'hauergli dato fine, sela portò come fanciullo anzi bambino ch'egli era, per
dire, & col Plettro ricercò corda per corda diligentemente, per ben capire le distanze che si
trouauano tra questa & quella: le quali intese, cominciò a sonare, & però soggiugne. & quel
la sotto la mano grauemente risonò. sotto la mano risonò, non sotto quella che reggeua la
Lira, ma sotto quella che oimpugnaua il Plettro con i lquale percoteua le corde.
Grauemente, cioè che sendo tocche le corde col Plettro di mano dell'Iddio,
ciscuna di esse (per modo d'Hyperbole poetico) pareua vna sonora tromba & vno harmonioso & piaceuolissimo tuono. & lo Dio
dolce
mente cantaua d'improuiso & di fresco nato, ten
tando, cioè prouandosi, riuscì & cantò dolce &
sonoramente versi heroici dottissimi & ele
ganti. la qual Lira voglio hora por
ui quì appiè con i lineamenti
disegnata, & sarà
tale.
page 126[Figure: Essempio della Lira di Mercurio descritta da Homero.]
Et per torui appresso il dubbio, che già vn'altro (discorrendo seco in questo proposito)
nacque; intorno alla grandezza, & come ancora potessero le corde di essa Lira risonare non vi es
sendo la rosa come nel Liuto, Cetera, & altri strum
enti d'hoggi si costuma; dico che tanto rispondano, & risuonano questi senza la rosa, come qundo ella vi è: ne per altro ui
è fatta dagli arte
fici di essi, che per ornamento, & vaghezza dello strumento. cCrederò bene che nella Lira di Mercurio, per la grossezza &
durezza della materia di che era, che ella vi hauerebbe partorito qual
che buono effetto. cira poi alla grandezza dello strumento, non crediate che tutte fusero co
si piccole; perche dell'istesso Mercurio si legge, hauer tratta la prima dall'ossatura delle costole
d'vno de buoi che egli furò ad Apollo: ma lasciamo la fauola, & venghiamocene all'historia,
& vedremo che n
on tutte le Lire degli antichi si come Tibie, che ne anco lo comportaua il douere, furono cosi piccole, ma se ne faceuano delle
grandi, & mediocri secondo il bisogno,
Al capo 21.
& à quello che haueuano da seruire. in proposito di che si legge in Suetoio Tranquillo
nella vita di Nerone; che quella che egli vsaua sonare in scena, gli era retta in quel mentre da
Pulidoro Vergilio, al capo
15.del primo.
Prefetti de soldati Pretoriano; nel qual luogo l'historia fa mentione di piu, & non d'vn solo.
Altri circa l'inuentione della Lira vogliono come Benedetto Egio sopra Apollodoro, che essen
so vna volta vscito del suo letto il Nilo, hauesse inondato tutto l'Egitto; & essendo poi torna
page 127
to dentro à suoi termini, lasciasse morti ne'campi varie forti d'animali, fra i quali vi er
vna Testuggine; la quale hauendo trouata Mercurioche già era consumata la carne, & vi
erano rimasti alcuni nerui tirati & risecchi dal sole; à caso con vn piede percossa, mandò
fuore il suono: à similitudine che compose Mercurio la Lira, & la donò ad Orfeo. Soggiun
Mercurio secondo altri dona la Lira à
Orfeo.
gono altri, che incontratosi Mercurio con Apollo, il quale haueua seco grandissima collera per
hauergli di nascosto tolto non sò che suoi buoi; capitandogli adunque in mano, era per metter
lo, come per prouerbio si dice, per la mala via; se la vaghezza & nouità della sua Lira non l'hauesse da tal furia campato:
la qual veduta Apollo, gli piacque oltre à modo, & glie ne venne vo
Mercurio dona la Lira Apollo. glia; di che accortosi Mercurio, facendo ( per torsi dal pericolo che gli soprastaua) della necessi
tà virtù, gliela offerse (ancora che di mala voglia) in dono: la quale Apollo molto volentiere
accettò: per la cui cortesia gli rimesse l'ingiuria, con questa conditione; che egli attribuisse inte
ramente à lui l'inuentione di tal cosa, il che Mercurio largamente promesse; donandogli di piu
in quel cambio Apollo il Caduceo. Vuole in oltre l'autore di questo fatto, che lo strumento
fabbricato da Mercurio lo domandasse prima Chelyn; ma sendogli di questo fatto, che lo strumento
Apollo,
dona
il Caduceo à
Mercurio.
masse per l'auuenire Lira,quasi liyta; che così è detto da Greci il prezzo con il quale l'huomo si
riscatta: quantunque habbino detto, che ella prese tal nome dalle corde in essa tese, medi
ante il rappresentare alla vista i solchi del campo; chiamati ytin da Greci. Censorino per l'opposito vuole, che Apollo & non
Mercurio, ritrouasse la Lira; & che tra esse l'origine, dal suono che
rendeua la corda da lui percossa, dell'arco di Diana. Nocomaco Geraseno autore Greco, raccon
ta questa cosa d'altra maniera: imperoche egli vuole che l'istesso Mercurio fabbricasse vna Lira
di legno, nella quale tendesse quattro corde, & altri hanno detto tre, fate pur d'intestini di pe
cora: alludendo con le tre alle tre stagioni dell'anno, cioè caldo, freddo, e temperato; applicando la corda acuta all'istate,
la graue all'inuerno, & la mezzana (per non dire con ingiuria dell'autunno alla primauera) al temperato; per il qual rispetto
hanno alcuni vsato ne loro propositi
dire, suono graue, & leggiere in vece d'acuto. le quattro poi che dice Boethio ancora, applica
Boethio. rono à quattro elementi: nell'accordo delle quali nasce questa differ
enza tra Briennio& Boethiosuoi interpreti. Vuole Boethio (come di sopra si è detto & mostrato) che dalla prima & piugraue corda
alla seconda, vi fusse vna Diatessaron; & da questa alla penultima vn Tuono; la quale con la piu acuta risonaua per vn'altra
Diatessaron: dalla cui rispositione di corde, potria dacilm
ente essere che Pitagora Samio andasse col diuino suo intelletto filosofando le musicali pro
Pitagora
donde traesse le
proporzioni
musicali. porzioni; & da loro le ragioni de numeri traesse: alludendo poi tale inuentione huer trattadal peso & suono de percossi martelli
su l'incudine da alcuni fabbri, piu tosto à caso che pensa
tamente: quantunque altri insieme con Suida vogliono, che non Pitagora, ma Diocle, inuesti
L'onde le traesse Diocle. gasse si fatta inuentione; non da fabbri, ma che nel passare davna bottefa d'vna vasellaio, perco
tesse à caso con vna becchetta alcuni vasi, & che dalla diuersità della grandezza del suoni di es
si circa l'acuto & graue, andasse inusetigando poi le musicali proporzioni; la qual cosa ha piu
del verisimile che ella fusse di quì tratta, che dal suono &dal peso de martelli: ma fusse in qual
si voglia modo ritraouata, ella hebbe piu del diuino che dell'humano. vengo al parere di Brien
nio circa la dispostiione delle corde della Lira di Mercurio, il quale per il contrario vuole che
dalla prima piu graue di ciascuna, alla seconda, fusse vn minor Semituono & Lemma; da que
sta alla terza, vn Tuono; & che la quarta & vltima piu dell'altre acuta, rispondesse con la prima
& piu graue di ciascuna, per vna Diatessaron. delle quali openioni quanto all'inuentione della
Lira se ben come fauole raccontateci, quadra piu (per la semplicità sua) quella di Benedetto Egio
maestreuole, quanto per la picciolezza dello strumento. circa poi la distribuitione delle corde,
s'accostano piu la maggior parte de dotti & scientiati in questa professione dell'antica musica, al
l'openione di Briennio, che di Boethio; come piu semplice & naturale; alla quale ci accosteremo
Consideratione dell'Autore.
noi ancora per diuersi rispetti, prima perche i nomi istessi che di esse si leggano nelmedesimo testo di Boethio, manifestano qual corde veramente fussero quelle, & che distanza si trouasse tra di
loro; & il veder poi che gli antichi Musici nel sonare & cantare loro, vsauano come imitatori della natura, procedere piu tosto per gradi congiunti, che per salti separati; & di ricercare
come hauete inteso poche voci & in tal maniera disposte erano le quattro corde della Lira di Amfione fiAmfione,
primo che canti
alla Lira. gliuolo di Gioue & d'Antiope, quando auanti à ciascheduno ritrouò il modo di cantare in essa,se ben di sopra i fauolosi Poeti
ci dissero altramente; nel tempo del quale fiorì ancora Lino da Ne
Lino da
Negroponte, Poeta & Musico.
groponte, Musico & Poeta celebratissimo: à quali successe Filammone Delfico, che trouò nuoui modi di cantare; & fu quelli ancora che intorno al Tempio di Delfo constituì il cantare à coro, & che compose in versi il nascimento di Latona, di Diana, & di Apollo.Filammone nel
fico inuentore del cantare à Coro.
STR. Si vede manifestamente che gli antichi famosi Musici erano insieme ancora Poeti,
&
i Poeti non doueuano essere ignoranti della musica: ma tornando alla distribuitione delle cor
de della Lira secondo la mente di Boethio, non sò imaginarmi perche in quelli primi tempi non
potessero mediante l'aiuto de i tasti, procedere per grado di Tuono & Semituono come hoggi si
costuma particolarmente nel Liuto.
page 128
Strumenti di
corde degli
antichi non
hebbono mai
tasti.
BAR. Ciò era veramente impossibile; perche la Lira di quelli tempi non solo di tasti fu prima, ma di manico ancora, intorno a quali si vedono ne moderni strumenti (di ciò bisognosi) accomodati; ne mai si hebbe di
esse cognitione se non da Guido Aretino indietro.
STR. Non hebbono adunque i tasti l'antiche Lire?
BAR. Non per certo.
STR. O in qual maniera intenderemo le parole d'Asconio Pediano sopra la terza Oratione
Nella 3.Oratione contro
à Verre.
di Cicerone contro à Verre? le quali dicono così. Quando i Citharedi cantano, si seruono dell'vfitio dell'vna & dell'altra mano; la destra adopera il Plettro, & ciò si chiama sonare di fuore
& la sinistra con le dita tocca le corde, & questo è cantar dentro; al che soggiugne: ma era cosa
molto difficile quella che faceua Aspendio: auuenga che non vsaua di sonare con l'vna & con
l'altra mano, ma ogni cosa, cioè tutta la Canzone abbracciaua con la sinistra solamente & cabntauala dentro, dalle qual parole mi pare che si possa trarre argumento, che l'antica Cithara hauesse a tasti; & conseguentemente il manico.
Sonare dentro
& fuore come s'intenda.
BAR. Quanto al luogo d'Aconio, lasciando hora da vno de lati l'oppositione che si danno
alla sua interpretatione circa il fatto, & ragionando solo del modo del sonare denotr & fuore.
sonandosi con la destra che haueua il Plettro, & con la sinistra le cui dita toccauano le corde; è
necessario quando la Lira si sonaua così, che ella stesse in piede come si vede che ella poteua ageuolmente per i peducci
che gli si veggono da ambedue i lati del telaio; & che ella si tenesse nel
medesimo modo che hoggi si fà l'Harpa, ma non però così à filo, & perche la faccia doue si batteua col Plettro le corde, doueua
nel sonarsi esser veduta maggiormente che l'altra, ne fu ella chiamata di fuori; & conseguentemente l'opposita, quella di dentro: & così veniua piu comoda
Aspendio, &
sua virtù.
questa alla sinistra, come quella alla destra. Hora la virtù d'Aspendio doueua nascere dall'hauere costumato tutte cinque le dita della sinistra industriosamente, à trouare quella quantità di
corde che piu gli accomodaua, non si valendo egli se non di questa sola nel sonare: ma secondo
me, è difficil cosa à credere, che questa sua industria fusse in tanta perfettione quanto quella degli altri artefici grandi che si valeuano dell'vna & dell'altra mano; ma per essere questa si fatta cosa nuoua, & malageuole
à giustamente sempre mettersi in opra, & riuscendo à costui, ò per hauere gli altri, si è tenuto conto dell'opera sua come rara vie piu (per quanto mi credo) che per l'eccellenza & perfettione dell'effetto che ella facesse. & che questo sia vero, segno men'è che non si
Tasti, non vsati dagli antichi.
legge mai d'altri (per quanto però io sappia) che si siano messi à imitarlo. quanto al volere che
in quelli tempi negli strumenti loro di corde fusse in vso il tastame come si vsa à tempi nostri, nonsò autorità niuna ne di srittore, ne d'anticaglia, che ce lo disegni, & non lo credo in modo alcuno. io vi dico & vi ho continouamente detto alla libera quanto ho in animo, piu tosto come
vertiero, che come oratore, perche così credo che desideriate da me. è di piu da credere se ciò
fusse stato, che ragioneuolmente eglino hauerebbono hauuto nome; & in Giulio Polluce che nomina tutte le parti loro in quanti
modi mai le si chiamarono, ne sarebbe verisimilmente qualche
inditio, il che à mia notitia non è venuto. aggiugneteci in oltre, che l'ordine per il quale erano
tese & disposte le corde negli strumenti loro, era per modo d'essmepio, secondo quello dell'Harpa, & non come quello del Liuto
ò Viola d'acro; & si come in quest isono necessarij i tasti, volendo secondo il bisogno da vna istessa trarne quattro & sei voci differenti, giusete, & sonore; in
quella per il contrario, doue ciascuna corda fa la sua propria & particolare senz'alcuna mancare all'opportuno bisogno, sarebbono i tasti, vani, & inutili, non altramente che i fori à calami
delle bene ordinate Siringhe, persuadeci ancora tal verità, le parole che di sopra vsò Vergilio
parlando d'Orfeo; oltre che tasti cagionato hauerebbono negli strumenti loro, quelli effetti istesQuello hauerebono cagionato.
si che ne nostri cagionato hanno; cioè di mutare la spezie Diatona Ditonica & qual si voglia altra che elle fusse, nell'Incitata d'Aristosseno; per non essere naturalmente d'altra capace: ne è da
lasciare indietro quest'altra consideraitone, che doue Pitagora sommo Filosofo, ò altro che egli si fusse; riportò tanta lode dell'hauere inuestigato le musicali proporzioni; quando gli struLiuto, con i tasti è vna regola harmonica con molte
corde.
menti de tempi loro hauessero hauuto i tasti, era atto con il mezzo di essi; ad inuestigarla qual si
voglia huomo ordinario & di mediocre ingegno senza alcuna difficultà, perche il Liuto con i
tasti non è altro che vna Regola harmonica con molte corde: & per dirui in questo proposito
vn'altro particolare degno di consideratione, dico potersi di quì trarre efficace argumento, che
Cantare d'hoggi hauere hauuto origine
da strumento
senza tasti.
il modo nostro di cantare deriuò da quelli strumenti che non haueuano i tasti, & conseguentemente che questo à quali sono necessarij, furono gli vltimi tra quelli di corde à ritrouarsi. e tornandomene al luogo d'Aspedio
addotto di sopra da voi, dico che egli manifesta apertamente (à quelli che di mente sana essamineranno il fatto) che nell'antica Lira i tasti non vi eraon in modo alcuno.
STR. Wual forma haueua adunque, & in qual maniera erano in essa accomodate le corde?
BAR. La forma era simile à quella che si vede in mano alcuna volta alle statue antiche,
& al
le moderne fatte ad imitatione di quelle, & d'Apollo, & di Orfeo, & d'altro à cui conuenga ta
le strumento. Scrogesi ancora in alcuni rouesci di medaglie & particolarmente in quelli di Ne
rone; oltre al vedersene in molti Pili & marmi antichi in basso rilieuo; le quali non altramente
page 129
sono di quella che tiene nella sinistra mano la statua d'Orfeo, fatta già dal Caualiere Bandinelli
Caualiere
$
dinelli Scultore nobilissimo.
Scultore Nobilissmo della nostra Città; la quale hoggi publicamente si vede in Fiorenza, nel
cortile del Palazzo de Medici; il cui disegno è tale.
[Figure: Forma della antica Lira.]
Alle quali openioni diuerse intorno all'inuentione della Lira, aggiugneremo quella di Filo
strato; il quale vuole che la prima si facesse delle corda di capra insieme con l'osso di mezza la fr
on
Filostrato
in
materia della
Lira di Mercurio.
te; & che il legno che vi sia adoperaua intorno per qual si voglia bisogno, vuole che di bosso fus
se il meglio che adoperare vi si potesse; la quale Hyginio poi nel libro che egli fa dell'Imagini ce
lesti, disegna in questa forma.
Nel libro 3.
[Figure: Forma dell'antica Lira decritta da Hyginio nel libro 3.de segni celesti.]
page 130Nel dialogo
di Doride &
Galatea.
Et vna simile ne descriue Luciano in mano à Pilofemo, fatta delel corna & di mezza la fronte d'vn ceruo; la forma della quale (secondo che piace à Plutarco) fu migliorata poi & ridotta nella vera sua proporzione da Cepione scolare di Terpandro, detta ancora
Asia; perche i sonatori
di Lesbo habitatori d'Asia Città di Lydia, la vsarono di quella forma, & d'iui in Lesbo fu trasfeNel capo 16.
stanza 72.
rita dal detto Cepione in assai miglior forma di quella che quì si vede: per cagione di che forse il
Diuino Ariosto disse, Concorde al suon della cornuta cetra. ancora che Giulio Polluce chiama corna quelli due viticci della sommità di essa Lira, i quali sportano in fuore à guisa d'orecchie.
STR. Voi dite tutto bene, & mi piaciano grandemente le vostre ragioni; ma questo mi è
duro à credere: perche io non sò imaginarmi in qual maniera potesse hauer luogo l'arco di fare
l'vfitio suo in quella si fatta forma; si perche il legno del telaio che la compone & circonda mostra da ciascuna sua parte essere grosso piu di dua dita, nel mezzo del quale son tese le corde & rette da ponticelli; la
superficie de quali è piana, & non curua à guisa d'vna mezza sfera ò d'vn Semiouato; si ancora perche quando bene le corde fussero per il contrario piu rileuate della materia di che è composto il telaio
della Lira, non potrebbe con tutto questo il Plettro ò archetto che
due lo vogliamo, toccarne vna alla volta; & particolarmente di quelle di mezo. prima perche i ponticelli sopra i quali sono accomodate le corde non hanno come ho detto, forma di Semiouato ò di orecchio come quelli che si costumano hoggi per comodità maggiore, ma sono
del tutto piani; & in oltre, le corde vicine molto l'vn'all'altra.
BAR. In qual maniera fatto & di qual forma credete per fede vostra che fusse il Plettro
degli
antichi da gamba, & da braccio, detta modernamente Lira.
BAR. Quì è tutto l'errore.
STR. Come di gratia.
BAR. Il Plettro degli antichi, era vno strumento lungo vn palmo, ò vn quarto di braccio in
circa, della forma che quì vedete il disegno; di che (per quello ne sente Suida) fu autrice Saffo;
la qual cosa non so come possa stare, auuenga che Homero che attribuisce l'inuentione à Mercurio, fu auanti a Saffo del Mixolydio
inuentrice.
[Figure]
Il quale strumento s'impugnaua con la destra, & con la sinsitra si reggeua quella parte della
Lira doue erano accomodati i bischeri; & l'altra doue erano attaccate le corde, che era come veduto hauete al quanto piu larga,
si appoggiaua al petto; à quella parte però che apportaua co
modità maggiore: ne tempi poi piu bassi, quando si cominciò a sonare in conson
anza come si disse che vsaua Epigonio & Aspendio, si posaua in piedi sopra vna tauola ò sgabello, & con le due
linguette che auanzauano sotto & sopra al pugno ò da lati che ci vogliamo dire, si percoteuano
Plettro di
che prima fatto.
& non si secauano le corde di essa Lira; nella maniera che vi disse poco fa Vergilio & Ouidio: hauendo altri & questi stessi
Poeti, per mostrare maggior forza nel toccarle, vsata questa voce; Feri
te le corde, in vece di percuoterle. i quali strumenti si costumarono in quelli primi tempi, fare
di quelli ossi che hanno le capre tra le ginocchia & l'bgne delle hambe dinanzi; lauorati & puli
ti al tornio ò in altra maniera; d
andogli gli artefici quella forma che hauete veduta come piu d'altra conueniente all'vfitio suo: ancora che alcuni altri vogliono,
che l'vgna istessa seruisse per
percuotere le corde, impugnando il Zampetto dopo l'essere staccato dalla capra & secco, & vo
lendo vederne vn ritratto molto simile, il quale non vedo mai senza mia marauiglia; ponere mente nel superbo tempio di Santa
Maria Nouella, nella cappella d'vno degli Aui vostri, dipitna da
Filippo di
fra Filippo
pittore eccellente.
Filippo di Fra Filippo; in faccia della quale dalla parte sinistra, si vedono due femmine, vnadel
le quali canta, & l'altra sostiene con la mano vna Lira antica fatta secondo che di sopra vi ho dimsotrato; & nella destra
ha impugnato vna cosa simile al disegno del Plettro msotratoui, quan
to però alla forma & all'altezza dell'vfitio: dal che si può fare argumento, del gran giuditio di
quello eccellente pittore; caso che in quel affate non fusse aiutato da acluno litterato, come da
Angelo Poliziano.
vn pari del Poliziano che fu in fiore nell'istesso tempo & luogo; il quale facilmente potette hauere qualche lume di tale
strumento, poi che litterato era, & della musica lasciò scritto in diuersi
L'Autore, donde tratta la
cognitione
del Plettro.suoi propositi alcune cose di momento, & comunicarlo à detto Filippo. & acciò che sappiate,
n
on e piu di due anni che tale certezza è peruenuta in cognitione di alcuni pochi particoalri, mercè d'vn Pilo antichissimo ritrouatosi
vltimamente in Roma, il quale è hoggi nel Palazzo del
Cardinale Santacroce; doue si vedono scolpite in basso rilieuo le Muse, & in mano à vna la for
ma di lui con lo strumento appresso, òacognitione & certezza del quale, fa hoggi che si scorge
in piu rouersi di medaglie, che era prima conosciuto per ogn'altra cosa che per vn plettro, vn'altro ancora simile, se ne
vede pur in Roma in vna scultura antichissima; la quale è in vna nicchia
page 131
del cortile del Palazzo già del Cardinale Montepulciano, & hoggi de Cieuoli Gentilhomini
Pisani; in mano d'vna figura in habito di donna con vno strumento à canto. che le corde dell'antica Lira si percotessero vltimamente,
& non si secassero, ve lo confermo con l'essempio d'vno
Nel
discorso
à vn'indotto.
Euangelo Nobile Tarentino, raccontantoci da Luciano; l'historia del quale non vi sarà di dan
no alcuno intenderla: la onde vna volta tra le altre, ò per hauere la mano graue, ò per volere che
le corde rendessero suono maggiore di quello che la natura loro era capace, ne roppe tre: non
per difetto particolare di esse, ne per l'intensezza loro; ma per la violenza fattagli dal Plettro; &
l'historia è questa. Ad Euangelo Nobile Tarentino venne voglia vna volta nella sua giouentù,
di vincere ne gareggiamenti & giuochi Pitij, che nella Grecia in honore d'Apollo si costumaua
no; ne quali si esercitaua oltre alla forza & destrezza del corpo (detta da gli antichi saltatione)
Giuochi Pitij, quello fussero.
il sonare & cantare alla Lira & alla Tibia: & conoscendosi il detto Euangelo non essere molto
atto alla fatica, & conseguentemente à vincere in quella parte doue era bisgono d'agilità & ga
gliardia di corpo, si dette ad imparare sonare & cantare alla Lira: giudicando la Tibia come
era in vero, strumento non conueniente à nibili. & indi à pochi mesi, fu persuaso si da gli adu
latori che del continouo haueua intorno (mercè delle sue molte facultà, le quali volentieri sp
endeua con si fatti amici) & della voglia ardente che haueua d'essere reputato (piu tosto che esser
da vero) intelligente & saputo; che troppo bene si credette essere douentato vn gr
andissimo Citha
redo. vitio nel quale incorrono la piu parte di qeulli che hanno molto da spendere, & poco san
Delfo,
Isola
della Grecia.
Habito degli
antichi Musici. no. Era (come è detto di sopra) lecito à Poeti & à Musici nobili di quei tempi, le quali due professioni diuerse, le piu volte
si trouauano nell'istesso subbietto; si per la conformità che han
no insieme, come per non essersi dichiarato chi di loro douesse nelle bene ordinate Melodie, te
nere il primato & il luogo d'Architettonico. era dico lecito loro, vestire nella maniera che ve.
stiuano i Re; cioè con veste di porpora, con la corona di lauro in testa, & con i calzari à mez
za gamba: & in tal habito vestiti si legge nell'historie tra li altri, di Orfeo, & d'Arione. la onde
Habito
sontuoso d'Euangelo.
il sopradetto Euangelo, per comparire riccamente vestito & sontuosamente abbigliato, si era fatta fare vna veste tessuta d'oro
& di porpora, & vna corona di purissimo oro; la quale alla vista de
Corona
supeba del medesimo.
riguardanti, mediante gli smalti & gli altri artefizij, si rappresentaua di viuo lauro. haueua questa in vece delle sue bacche
& coccole, legati in quel luogo smeraldi finissimi & altre gioie di va
lore; & i calzari corrispondeuano al resto dell'habito. la Lira poi era cosa superbissima à vede
Lira
superbissima dell'istesso. re & miracolosa: imperoche ella era fatta di purissimo oro, ornata da ciascunaparte d'vn'infinita quantità di gioie diuerse,
e tutte di pregio. si vedeuano in essa di basso rilieuo fatte da indu
strioso artefice, l'imagine di ciascuna delle noue muse, quella d'Apollo, & quella di Orfeo. Se
n'andò adunque in Delfo, in quello che vi si doueuano esercitare tal giuochi; & iui giunto, &
venuto il giorno di far proua del valor suo, comparse nel Teatro & nella Scena à ciò ordinata,
nell'habito che hauete inteso: il quale Euangelo oltre la marauiglia che seco apportaua, cr$aua
negli animi degli spettatori grandissimo desiderio d'essere vdito sonare & cantare; sperando cia
scuno, che il sapere (oltre alla gratia & dispostiione) douesse corrispondere all'habito. Venne
Costume delli antichi Musici. ro l'istesso giorno & per l'istessa cagione nel Teatro, due altri Citharedi; i nomi de quali c
on quel
lo del Tarentino Euangelo, scritto ciasucno di essi separatamente in tre piccoli breui, furono
posti secondo l'vsanza nella solita vrna; & à caso fu tratto (dopo hauerla piu volte sottosopra
voltata) il nome d'vno di quelli detto Tespi Tebano: il quale & sonando &cantando, si portò
molto bene. cauando quello che haueuadi ciò cura, il secondo breue fuore dell'vrna, vi si lesse
Tespi Tabano.
il nome d'Euangelo; alla presenza del quale si chetarono non soo gli huomini del Teatro, ma
l'aria & l'onde insieme; & cominciato à sonare, fece vn suono rozzo & incomposto; & nel per
Sciocchezze
d'Euangelo. cuoter col Plettro violentemente le corde della Lira, per forse superare Tespi almeno nello stre
pito, ne roppe tre vn'appresso l'altra. la qual rouina, malageuolmente hauerebbe potuta fare
l'arco; ne ancosecondo che di sopra disse Homero, hauerebbono le corde potuto risonare sotto
quella mano che lo reggeua; ma si bene sotto quella che impugnaua il Plettro. al qual difetto
volendo Euangelo supplire, forse in proua cagionatolo, per hauer occasione di maggiormente
mostrare il saper suo, come hanno vsato & vsano alcuni de moderi, à differenza di quelli che
tutto il giorno le vanno augumentando, acciò quelli che sono pi udi essi semplici (per non dire
ignoranti) stimino grandemente il valor loro. cominciò adunque à cantare sopra quelle che
erano rimaste; ma con vn modo così sciocco, brutto, & fatieuole; che mosse à guisa di Polifemo,
Luciano nel
Dialogo di
Doride & Galatea.
& à riso & à sdegno nell'istesso tempo, tutti i circunstanti. il contrario appunto di quello che
egli hauerebbe fatto hoggi in qell'habito & con quelle facultà. la onde i ministri del Teatro, co
nosciuta la sua insolenza e temerità, lo cacciarono pubblicamente della Scena à suon di staffila
Castigo dato
ad Euangelo. te; e tale era il gstigo che per legge daua il luogo ò prosontuosi 6 arroganti di quelli tempi feli
ci, che amaron le virtù & non le ricchezze. era veramente cosa ridicola, il vedere così ricco &
pomposo Citharedo, essere mal suo grado strascinato per la Scena da quelli che senz'alcuna di
screttione lo sbatteuano talmente, che le parti delle gambe quali non erano dall'oro & dalla porpora difese, filauano sangue;
& egli per maggiormente manifestare la viltà dell'aniomo suo, anda
ua raccogliendo le sparse reliquie della sua bella veste, Lira, & corona, che le poco rispettose sfer
page 132
Viltà d'animo dell'istesso.
zate haueuano in diuersi modi rotte & frante; quasi che non curandole vinti dalla cupidigia.
Dopo datogli il douuto castigo, c
omparse in Scena il terzo & vltimo Citharedo, detto Eumelo Eolo; il quale haueua vna sua Lira vecchia, tarlata, con bischeri
di elgno; che computata con la
Eumelo
Eolo.
veste, corona & calzari insieme, non valeuano mezzo scudo: ma egli sonò & cantò in quell'ec
cellenza maggiore che si poteua desiderare, & fu inteso; & per tale da ciascuno reputato. la on
de dichiarato da giudici, & publicato dal Trombetta per vncitore; ne riportò il douuto pre
Aarchia in vn
suo epigramma
racconta qual
fussero i detti
premij.
mio; & questo era vna corona d'oliua, sicome quello de gareggiamenti Olimpici fatti in hono
re di Gioue, era d'Appio, & non d'oro; hauendo allhora solo per fine l'honore, & non il guada
gno come hoggi per lo piu si costuma: & in quel mentre ciascuno tornò di nuouo à ridersi del
la sciocchezza del Tarentino Euangelo; al quale non haueua cosa del mondo giouato la sua bel
Sentenza d'Eomelo.
la Lira, ne la corona insieme con le sue molte facultà. Dice in oltre l'autore dell'historia, che
il vincitore verso il vinto così disse. Tu sei adorno d'vna corona d'oro, ma che marauiglia sen
do tu ricco? io che pouero sono, bisogna mi contenti di quella d'Apollo; solo questa vtilità ti
ha arrecato il sontuoso tuo ornamento, che non trouandosi alcuno che habbia di tè compassio
ne, ti ha ciascuno in odio; non per altro che per le superflue tue ricchezze. non voglio lasciare
in questo proposito senza consideratione, che dalle parole di Luciano si trae piu tosto, che la corona qual si daua per premio
à vincitori de giuochi Pitij fusse di lauro, che d'oliua; della qual
cosa ne anco è da marauigliarsi; auuenga che tali premij si mutarono piu volte, come dalla di
uersità degli scrittori che furono in varij tempi si può comprendere: & venendomene hormai à
Nel c.2.del
primo.
dar fine a$la cosa dell'inuentione della Lira, dico, che Boethio vuole ch'ella fusse ritrouata da
Mercurio, ma non che ella deriuasse ne da Testuggine terrestre, ne acquatica; ma vuole senz'altro
che egli la comunicasse à gli huomini senz'altramente dire di che materia, ne di qual forma fat
ta; ma solo con quattro corde, disposte nella proporzione che hauete al suo luogo inteso. nella
distribuitioni della quali, nasce tra gli scrittori quest'altra non piccola discrepanza. imperoche
Nell'Opuscolo di Musica.
alcuni vogliano, e tra questi è Plutarco; che la piu graue corda rendesse il suono dell'Hypate;
quella che gli era appresso, della Mese; sopra la quale vn Tuono seguisse quella che rappresenta
la Paramese; & che l'estrema acuta rendesse il suono della Nete: applicando alla prima il numero sei, alla seconda l'otto,
alla terza il noue, & alla quarta & vltima nominata il dodoci: acciò
da essi numeri si conoscesse manifestamente in qual proporzione si trouaua questa con quell'al
Nel 1.e. del
2 delle sue.
institutioni.
tra corda. Altri tra i quali è il Reuerendo Messer Gioseffo Zarlino (quantunque nel capo sesto
della prima parte delle sue institutioni l'int
ende d'altra maniera) vogliono che la prima corda &
piu graue, seguendo l'odino che si è osseruato nel numerare quelle secondo la mente di Plutar
co, fusse Pathypatehypaton, la seconda Pathypatmeson, la terza Lycanosmeson, & la quarta
& vltima Tritediezeugmenon. alla prima delle quali applicano per il sopradetto rispetto il numero dodici, alla seconda il
noue, alla terza l'otto, & alla quarta il sei; che è appunto l'opposito
di quello che occorso era alle prime: la qual contrarietà dell'ordine per il quale son posti i nu
meri, vedremo accordarla se sia possibile, per tanto almeno che si troui meglio. Primamente qu
anto alla diuersità delle corde, sta tutta la differenza loro nell'essere piu & meno acute; nulladime
no, quelli che anderanno sanamente essaminando l'vna & l'altra openione, troueranno che quella di Plutarco quadra piu assai
che non fa quella degli altri: perche è piu ragioneuole, hauendo
à trarre vna delle sette spezie del Diapason d'vna quantità di quindici corde doue le si ritrouano
tutte & addurla per essempio, il pigliar quella non solo che è piu in pregio, ma quelal che è piu
comune; però Plutarco con giuditio grandissimo come in tutte le altre cose sue, prende la Quarta spezie che è la propria del
Tuon Dorio piu di aclun altro reputato & in pregio; & è quella come sapete che viene nel mezzo del Systema naturale & ordinario,
senza guastare ò rompere i due
Tetracordi che la compongano separati naturalmente dal Tuono della Disgiunyione: doue
quella che abbraccia l'altra parte, è la spezie del Diapason del Modo Lydio, la quale si troua so
lo per vn Semituono distante dall'estrema graue, che è secondo il parere di Tolomeo, quella del
Mixolydio, ma trasportata per vn'ottaua nell'acuto; oltre la venire in essa i Tetracordi tron
chi & non interi, il che non occorse alla detta di sopra. i numeri poiche Plutarco accompa
gna con le sue corde, non può in modo alcuno consideragli per tali, ò parti del Monocordo;
ma si bene come pesi congiunti ad alcuni sonori subbietti; & li altri come misure di alcune co
se simili. come pesi gli può principalmente considerare Plutarco, applicandogli à martelli Pi
Qual de martelli Pitagorici facesse il
suono graue
& quale l'acuto.
tagorei; per trouarsi tra di loro le medesime proporzioni. imperoche quello che pesaua dodici
libbre c
omparato à quello che ne pesaua sei, si risp
ondeuano nell'esser percossi per ottaua; ma quel
lo delle dodici faceua il suono acuto si come la natura de corpi si fatti n
on concaui, & il graue lo
faceua quello che ne pesaua sei; non altramente che si faccia l'Hypate con la Nete; & l'istessa proporzione che si troua tra
gli altri numeri, occorre ne diuersi pesi & per l'istess'ordine. Vedesi l'istes
Consideatione dell'Autore.
so tutto il giorno accadere ancora à corpi concaui & sottili, i quali percossi fanno il suono gra
ue; & quando grossi fussero ancora che dell'istessa capacità, farebbono il suono piu acuto ò men
graue che ci vogliamo dire: & questo si può comsiderare particolarmente in alcue campane antiche, le quali ancora che piccole,
fanno à c
omparatione della piccolezza del corpo come è detto,
page 133
il suono graue: ne per altro ciò auuiene, che per la sottigliezza del vaso, mediante la poca quan
tità della materia che gli artefici di quei tempi messero nella forma de'corpi loro. puossi anco
ra l'istesso c
onsiderare & per la medesima ragione, ne lmoderno Liuto; il quale hauendo le sue fet
te ò doghe che dire le vogliamo, sottili, fa il suono dolce & graue; & sendo grosse lo fa aspro &
acuto; & il medesim può ancora auuenirgli rispetto la diuersità della materia di che è fatto:
imperoche l'Ebano & l'Auorio, son'arti per loro natura à rendere il suono piu acuto dell'Abeto
& del Faggio; ma gli artefici eccellenti h
anno facultà con l'industria loro, d'opporsi & resistere in
gran parte à tale loro qualitadi naturali. le domando natural qualitadi, perche l'immediata cagione del suono, e l'intensione
dell'aria che racchiusa nel mezzo di quelli strumenti che la percuo
tono schizza quasi del mezzo di loro fuora per forza; & con il suo empito tutta vnita come l'è
Suono
com
si faccia.
stata da quella ristretta insieme, v$a in quella che l'è contigua all'intorno, spingendo sempre in
sino che la piu vicina al sensorio sforzata da quel moto, quasi ferisce quelle cartilaggini, che fe
rite fanno il sentire; il qual colpo sentito è veramente il suono. Poteua secondariamente Plu
tarco c
onsiderate gli istessi numeri applicati à pesi attaccati à quattro corde vguali in lunghezza,
grossezza, & bontà; le quali percosse si vdirebbe vscire da esse gli istessi musicali interualli & per
l'istesso ordine che si vdiuano ne quattro martelli: ma tanto piu sonori & distinti i nquelle che
in questi, quanto le corde sono piu atte (dopo l'esser tese & percosse) de quattro semplici pezzi di
ferro, à rendere il suono intelligibile & rationale. Quelli poi che disposero i numeri per l'oppo
sito di questi, gli considerarono come è detto in misure, le quali si possano applicare a vasi, a canne, à crde, & ad altro.
Poteuano primamente considerargli in vasi di rame, ò d'altro metallo,
ò materia, atta percossa à render suono c
ommensurabile & distinto & non confuso; ne quali sendo
d'vna medesima grandezza, grossezza, capacità, materia, & proporzione; mettendo quella quan
tità di libbre d'acqua che pesauano di ferro i martelli, vscirebbe da essi (percotendogli con verga
di ferro ò d'altro) gli istessi suoni che sarebbono vsciti dalle quattro corde alle quali h
anno applicato i medesimi numeri & per l'istess'ordine. imperoche il corpo c
oncauo nel qual fusse maggio
re quantità d'acqua, sarebbe il suono piu graue di quello doue ne fusse meno, non altramente di
quello che tutto il giorno occorre a putti; i quali mettendo vn poco d'acqua in vn bicchiere di
vetro, di debita & accomodata proporzione, & ancora senz'acqua; & bagnandosi la sommità
del dito di mezzo della destra, la vanno dolcemente in fgiro mouendo sopra l'orlo della bocca,
mentre che c
on la sinistra mano tengano di esso bicchiere il piede, acciò stia diritto; dal quale stropicciamento esce vn suauissimo & sonoro
suono, simile à uello d'vna corda di Viola secata dall'arco: & quanto maggiormente si và augumentando le quantità dell'acqua,
& la forza nel dito
che sopra la superficie dell'orlo della bocca del bicchiere và in giro caminando; tanto piu si fa il
Perpetuo
concento da vdirsi presso a fonti.
suono graue & maggiore.col mezzo de quali strumenti, ò simili, si potrebbe appresso le fontane
accomodate senz'alcuna spesa & poca difficultà, da vdirsi vn perpetuo concento. Si possono an
cora i sopradetti numeri c
onsiderare in canne di diuerse grandezze, fatte dalla natura & dall'arte;
come per modo d'essempio, se si piglierà vna canna d'Organo lunga dodici palmi, dita, o tanti;
& vn'altra dell'istessa grossezza & del medesimo vano sua lunga sei, si vdità sonando questa
& quella insieme, vscire dal suono loro la consonanza che si troua tra la Pathypatehypaton & la
Tritediezeugmenon. facendo quella che conterrà le dodici parti il suono graue, & l'acuto quella che ne conterrà sei. hora
così parimente auuerrà pigliando due corde d'vn'istessa lunghezza,
grossezza, & bontà; le quali se si tireranno all'vnisono sopra vna piana superficie, & sene priuerà
vna di esse della sua metà col mezzo d'vno scannello, tasto, ponticello, ò con l'istesse dita della
mano; si vdirà come altra volta si è detto, la consonanza Diapason, tutte le volte che elle siano
insieme ò vn'appresso l'altra percosse; & priuandone alcuna di esse della terza parte, si vdirà con
il tutto dell'altra la Diapente, se della quarta, la Diatessaron; & se della nona, il tuono: renden
do sempre le parti che rimangono il suono acuto, & il tutto il graue; & quanto la parte di che si
priua la corda sarà maggiore, tanto piu acuto renderà il suono quella che rimarrà: dalle quali
speculationi hebbe facilmente origine l'vso del Monocordo; ma non intendeste per esso quello
Arabi inuentori del Monocordo. &
Pitagora della Regola harmonica.
strumento musico vsato da gli Arabi, sopra il suono del quale (che vna sola corda haueua) can
tauano le Cantilene loro; ma quello ritrouato da Pitagora, detto ancora Regola harmonica. non
voglio intorno alle corde d'intestini tacere in questo proposito vn'importante osseruatione, la
quale è, che molte volte attaccatte à vno de ponticelli del Monocordo, dalla parte del Duodeno,
faranno nel tastarle differente suono circa l'acutezza & grauità, che attaccate dalla parte del Retto; quando bene elle siano
della medesima gauetta, gtrossezza, & lunghezza: & questa è vna del
le cagioni che i Liutisti molte volte (per modo d'essempio) mettendo vn canto al Liuto che ne
dia nel tastarlo i suoi interualli diminuiti, col voltarlo sottosopra gli rende perfetti, & altra vol
ta superflui. imperoche nel partirsi l'intestino dal Duodeno & caminando verso il Retto, và di
maniera à poco à poco ingrossando & parimente indurendo; che in tutta la sua lunghezza, vi
sono de canti, delle sottane, & delle mezzane: la onde messo nel ponticello del Liuto da questa
parte, viene come piu grossa & dura nell'esser tesa, à fare resistenza maggiore della parte opposta
gli, che è à comparation di quella & molle & sottile, la qual resistenza è cagione per la sua inti
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rizzatezza (per così dirla) di rendere il suono piu gagliardo & acuto, non altramente che de
martelli Pitagorei si è detto.
STR. Resto del tutto sadisfatto interamente; ma io desidero appressso sapere donde auuenga
che
la corda quando è falsa, piu manifesta al senso il suo difetto tastandola, che toccandola à voto. & se di
due cène d'Organo d'vguale lunghezza e diuersa larghezza di vano, è stato speculato da Teorici
di quanto debba eccedere l'vna l'altra, volndo che sonate si oda da esse vscirela consonanza Diapente.
BAR. La cagione che il suono dalla corda quando è falsa, piu si manifesta all'vdito tale quando tastandola è percossa che toccandola à voto, nasce che nell'inacutirsi maggiormente, viene
(come piu tesa) à ferirlo con maggior forza. circa poi alla proporzione delle canne della medesima lunghezza & di diuersa larghezza, non ne ho mai trouato alcuna memoria; ma tengo per
fermo, anzi ne sono certissimo; che due canne ciascuna delle quali sia lunga due braccia, e'l vano
dell'vna per il quale passa lo spirito nel sonarla habbia vn mezzo braccio di circuneferenza vgualmente per tutto, & che la circunferenza dell'altra sia tre quarti, sonate insieme si vdirà tra di loro
la consonanza Diapente; rendendo questa il suono grue, & quella l'acuto: & con i medesimi rispetti si potranno hauere la piu parte degli interualli musici de canne d'vguale lunghezza & disuguale capacità; ma non però si haueranno tutti di quella eccellenza & sonorità, doue la lunghezza
ancora nella proporzion di esse per rata concorre. ma quì è d'auuertire, che la capacità del vano
delle canne considerato in questa seconda maniera, non hauerà tra esse il medesimo rispetto che in
quelle prime doue si considerò la differenza nella lunghezza dell'istessa capacità. imperoche quelle he si risponderanno per Ottaua, il vano della graue di qual si voglia forma, conterrà necessariamente quattro volte quello dell'acuta: quantunque ciascun de lati, il diametro, e'l d'intorno di esse habbi tra se relatione dupla: per lo che, quelle che sonate insieme conterranno la Diapente, il
vano loro sarà in proporzione dupla Sesquiquarta; e quelle che soneranno il Diatessaron, nella Superfette partiente noue; dal che si conosce parte dell'imperfettione di questo interuallo. quelle
poi che hanno à contenere la maggior Terza, deueno essere in proporzione Supernouepartiente
sedici; & quelle della minore, nelal Superundicipartiente venticinque; come dagli essempi che
seguono si può chiaramente comprendere.
[Figure]
page 135Ciascun de quali interualli, trouerete esser prodotto dalla moltiplicazione de minor termini
ordinarij moltiplicati in loro stessi. puossi ancora considerare la proporzion loro corrispondere à numeri, alle corde, & secondo che si è detto di sopra alle canne del medesimo vano & di lunghezza diuersa, & parte dell'eccellenza
della Diapason; la quale considerata in qual si voglia
maniera & di qual si voglia forma, ha semre hauuto l'esser tra le proporzioni multiplici dou'ella fu la prima volta prodotta;
la qual cosa non è occorsa à due maggiori interualli superparticolari. le quali considerationi potrebbono essere efficace mezo d'aprir la strada à qualhe bello intelletto versato nelel matematiche, di trouare la già pianta per morta quadratura del
circolo.
STR. Sta tutto bene; ma ditemi di gratia. se noi pigliassimo due falde di piombo, di quelle che si mettono in opera per fare le canne d'Organo, dopo che elle sono battute, piallate, &
pulite per tutto; le quali fussero di forma quadra non perfetta, ma che ciascuno de maggior lati di esse fussero per essempio vn braccio, & i minori quattro quinti: crediamo noi che nel congiugnere & saldare insieme con la debita diligenza i lati maggiori dell'vna & i minori dell'altra, che sonate poscia insieme si rispondessero all'vnisono?
BAR. Indubitatamente; ma come ho detto altra volta, voglio fare vn particlar Discorso intorno la cosa degli strumenti, nel quale si tratteranno ordinatamente molte & importanti cose, & forse non piu dette, ne vdite, ò da pochi; doue si renderà la ragione del tutto: però
diremo in tal proposito questo per vltimo, che se sarannodue canne d'Organo d'vguale lunghezza, & il vano loro della medesima capacità; che serrando à vna di esse la bocca di sopra
per la quale esala secondariamente lo spirito, si vdirà sonandole insieme, l'istessa consonanza che si troua cantando l'Hypate, & la Nete; facendo quella che sarà chiusa il suono graue, & l'aperta l'acuto: vero è, che quella che sarà chiusa, hauerà bisogno di pochissimo fiato nel sonarsi, & di molto l'aperta; & si potrebbe ancora talmente inspirar questa,
che l'ascenderebbe sopra à quella per vna Disdiapason: di maniera che dal medesimo van dell'istessa canna, si può hauere mediante la quantità & qualità dell'aria che l'inspira,
la Proslambanomeme, la Mese, & l'estrema Nete; ma ne sia detto al presente quanto occorre.
STR. Hauendoui piu volte vdito nominare semplicemente Hypate, & Nete, senza passare piu oltre, non sò qual corde proprie & particoalri debba per esse intendere: auuenga che nel Systema Massimo & perfetto disgiunto, vi si legge il nome di ciascuna due volte
nella greca fauella distintamente in questo modo. Hypatehypaton, & Hypatemeson; & cosi
parimente Netediezeugmenon, & Netehyperboleon: lasciando da parte quelladelle Synenimenon, la quale non credo in modo alcuno habbiate voluto itendere; sì per essere nella spezie Diatona Ditonica vnisone con la Paranetediezeigmenon, come ancora per seruire al Sustema congiunto.
BAR. Il parlare sì fattamente in proposito di queste due corde, è stato vsato non sen
Hypate & &ete, quasi corde fiano per
esse intese. za ragione, dalla maggior parte di quelli dhe della Musica hanno scritto; & partiolarmente da Aristotile, da Tolomeo, da Plutarco, da Suida, & da Boethio; per le quali hanno diPlutarco de
Musica.
Boethio.
Tolomeo nel
c.primo del
secondo.
Aristotile nel
problema 35.
ell'harmonia.
comun parere inteso, le due estreme corde della Lira di Terpandro; ò per meglio dire, quelle dell'Ottocordo di Licaone Samio, che sono Hypatemeson & Netediezeugmenon: in proposito delel quali Aristotile dice, che la Nete è Sesquialtera della Mese. donde ne deriuò
facilmente, che l'Ottaua fu da gli antichi detta Diapason, & l'Essacordo: ma la dissero Diapason, che importa per l'vna & per l'altra, ò per ciascuna, come di sopra si disse: & questa mia
openione consente à quello che dice ne'Problemi il Filosofo, quando cerca la ragione perche l'Ottaua fusse chiamata Diapason piu tosto che Dio$to; ne da altro dice essere deriuato,
che dal vedere come ho detto, che ella conteneua hora sette & hora otto corde & suoni; i quali furono ancora da alcuni à differenza degli interualli, detti Phtongi: ma quì dalle paProblema 3$
Phtògi, quello fiano. Glareano libro 1.
capo 9. role di Aristotile potrebbe alcuno dubitare, se l'estreme corde della Citharadi Terpandro,si rispondeuano per Ottaua, oueramente
per vna minor Settima, come afferma Boethio;dato che dalla Cithara di Terpandro & da quella di Licaone prendesse il nome di
Diapasonl'Ottaua: ma essendo per vna Settima, non sò in qual maniera potesse la elami, essere la Nete Doria di Terpandro;
la onde voglio che serbiamo à migliore occasione il disputare questa sì fatta curiosità, però ne sia detto quanto occorre.
STR. Ditemi vi prego, che cosa intendessero gli antichi Musici per Massima harmonia?Massima harmonia quello
apo gli antichi.
BAR. Fu openione degli antichi Musici, che la Massima harmonia fusse quella di
scordante concordia, che virtualmente si troua in qualunque proporzionalità che con
stasse di cinque numeri e termini; i quali fussero tra di loro in manira disposti; che tra
le parti di essi ordinatamente si trouasse in potenza la forma di ciasucno loro consonan
Tuono come
detto da li antichi. te interuallo; & appresso quella del Tuono, detto meritamente Timone delle Harmo
nie; per essersi col suo mezzo hauuto cognitione dell'vno & l'altro Semituono, della diui
Laudi di esso.
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sione & separatione de'Tetracordi, di ciascuno altro interuallo di esso minore & maggiore,
& conseguentemetne della diuersità de generi & delle spezie: senza l'aiuto del quale sareb
be, s'io non m'inganno, stata in darno qual si voglia humana industria per ciò inuestigare;
& in conclusione si trouò col suo mezzo, tutto quello che era & è di buono & di marauiglioso
nella Musica d'hoggi, & di quelli primi tempi: il valore della quale è noto horamai à ciascuno
che ostinatamente non voglia malignare, fra tutti gli interualli consonanti degli antichi mu
sici, insieme col Tuono dissonante ma però atto al canto, ascesero al numero di sei, & furono
Interualli consonanti quanti
apo gli antichi.
questi. la Diapason, la Diapente detta ancora Emiolia, la Diatessaron detta ancora Epitrito,
la Diapason Diapente, la Disdiapason, & il Tuono detto ancora Epogodoo, che sono gli istessi
che da Tolomeo furono poco di sopra considerati tra gli aspetti dell'erranti stelle. la forma di
ciascun de quali, si deue trouare tra le parti della detta proporzionalità; nella qual conside
rorono di piu esserui ciascuno de tre pregiati diuisori, & fare in essa l'vfitio particolare che
Diuisori quali & quanti.
conuiene alla diuersa natura loro, & sono questo. l'Aritmetico, il Geometrico, & l'Harmo
nico; di maniera che se tra gli infrascritti cinque numeri 24.12.9.8.6. si ritrouassero tutti
i particolari di sopra accennati; con ciascuna delle conditioni che ricercano, verrebbono con
seguentemente à contenere virtualmente la sudetta Massima harmonia. Per chiaramente ve
dere hora & consoscere, se tra li proposti cinque numeri e termini siano contenuti tutt'à sei
gli interualli pur hora nominati, insieme con le circunstanze che da essi necessariamente de
uono procedere, dichiareremo secondo l'vso di quelli, gli accidenti che in ciascuna diuisio
ne considerarono, & poi vedremo se elle vi si ritrouano; riserbando ad altra volta il dichia
Accidenti considerati nell'Aritmetico
diuisore.
rarui perche piu questa che quella domandassero medietà Geometrica, ò Harmonica, ò altra
& perche la Geometrica fusse la seconda & non la prima ò l'vlitma proposta. Considerorono
primamente, che l'interuallo dall'Aritmetico diuisore separato, conteneua tra termini suoi
maggiori & sempre nel graue, la minor parte di esso; & in oltre, le differenze che erano tra nu
meri che conteneuano ciascuna parte del tutto, erano sempre vguali. i particolari che consi
Accidenti del
Geometrico.
derorono nell'interuallo che era dal mediatore Geometrico diuiso, erano sì fati. l'istessa quan
tità del tutto conteneuano i maggior termini nel graue, che i minori nell'acuto; & le differen
ze loro inuguali erano di maniera disposte, che hauendo tra esse l'istessa relatione che haueua
La maggior
parte del tutto essere la
metà.
ciascuno degli estremi col mezzo, veniua necessariamente la maggiore à superare la minore della
sua maggior parte; & l'istesso numero ne daua il diuisore moltiplicato in se stesso, che l'vno degli estremi moltiplicato
con l'altro. considerarono vltimamente, che l'interuallo dall'Harmo
nico diuisore separato era quello, che tra suoi termini maggiori & sempre nel graue, conteneua
la maggior parte di esso, & la minore tra minori nell'acuto; & l'istessa proporizone che haueua
Accidenti dell'Harmonico
diuisore.
no insieme comparati gli estremi, si trouaua tra le differenze loro & per l'istess'ordine; & questi
erano tra molti altri (che per breuità lascio dirui di manco importanza) i principali accidenti
che in esse diuisioni considerarono gli antichi Musici: le quali vi ho prima dichiarate, acciò io
sia piu facilmente inteso quando verrò a prouarui che i icinque proposti termini, contengano virtualmente in loro quello che
gli antichi Musici intesero per Massima harmonia. Trouasi prima
mente tra numeri proposti fuore de minori suoi termini, due volte la Diapason, & i luoghi so
no tra il 24 & il 12, e tra questo & il 6 in upla proporzione. due volte parimente vi si troua
la Diapente nella proporzione Sesquialtera; & la prima è tra il 12, & l'8, & la seconda tra il
9.& il 6. l'istesso si vede accadere alla Diatessaron dentro la Sesquiterza sua proporizone, ioè tra
il 12 e'l 9, e tra l'8 e'l 6. trouasi la Diapasondiapente collocata tra il 24 & l'8 in tripla pro
porzione; & la Disdiapason viene à essere contenuta tra gli estremi numeri de cinque proposti,
che sono ocme si è veduto il 24, e'l 6 in quadrupla proporzione disposti: a quali cinque ocn
sonanti interualli vi si aggiugne il sesto he è dissonante, & questo è il Tuono che viene ad esse
re ne suoi termini radicali tra il noue & l'otto in proporzione Sesquiottaua. Prouato à suffi
cienza esser contenuto tra essi cinque numeri e termini, qual sia de sopradetti sei musici ele
menti, verremo à dimostrare ancora come fra di loro si troui ciascuno diuisore, & appressso
Progressione
aritmetica.
Boethio nel
capo 16.del
secondo.
con tutte le appartenenti conditioni. In questa progressione di numeri 12.9.6. si vede pri
mamente il noue che diuide aritmeticamente la Diapason che è contenuta tra il 12 e'l 6;
il qual diuisore si trae dalla metà del prodotto che fanno gli estremi sommati che siano insieme;
mentre che sono però, tra numeri fra loro composti ò comunicanti à ciò atti, & non tra contra
se primi. l'interuallo adunque che il noue in due parti vguali diuide, è come habbiamo det
Proporzionalità Geometrica Boethio
nell'istesso
luogo.
to vna Diapason; nella parte graue delal quale si troua tra il 12 e'l 9 suoi maggiori ter
mini, la minor sua parte che è la Diatessaron; & nell'acuta la maggiore che è la Diapen
te tra questi numeri noue & sei; & le differenze che si trouano tra numeri che contengano es
se parti, sono vguali; imperoche di tanto supera il 12.9, di quanto il sei è da esso noue superato
Diuisore geometrico in
qual maniera
si troui.che è tre. si vede poi il 12 diuidere Geometricamente in due parti vguali la qudrupla propor
zione che contiene il 24 & il 6 in questa proporitonalità 24.12.6.il quale diuisore si trae pur
dagli estremi in quest'altra maniera. si multiplica l'vno per l'altro, la radice quadrata del qual
prodotto viene ad essere il ricercato diuisore. venghiamo hora à essaminare con diligenza la pro
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posta proporzionalità, & vediamo se in essa sono tutte le condizioni che si ricercano da lei.
Primamente si vede contenere l'istesso interuallo à maggior termini verso il graue, che à minori
verso l'acuto; per essere questi & quelli in dupla proporzione disposti; la quale viene à trouar
si ancora nelle sue differenze che sono 12 & 6, per eccedere la maggiore la minore dell'inte
ra sua metà: & moltiplicato in se stesso il diuisore che i 12, ne darà l'istesso prodotto degli
estremi moltiplicati l'vno per l'altro; i quali sono 24 & 6. & in tal maniera si possono diui
dere tutti gli interualli composti di due parti vguali, contenuti però da numeri cogniti &
rationali; come il Ditono, la Semidiapente, & il minore Epthacordo dell'antico Diatono &
altri, ma però tutti dissonanti da quello che consta di piu ottaue in poi. Considerando vlti
mamente l'8 in mezzo al 12 & il 6, si vedono questi due numeri harmonicamente essere da esso
diuisi in due parti inuguali, si come fece il diuisore aritmetico nell'istesso interuallo contenuto
da medesimi numeri, ma con diuerso considerationi & effetti. imperoche doue la Diapason arit
meticamente diuisa, haueua la minore parte tra maggiori suoi termini nel graue, l'harmoni
ca per il contrario vi ha la maggiore, & doue quella haueua la maggiore nell'acuto, questa vi
ha la minore. in oltre, doue le differenze dell'artimetica proporitonalità erno vguali, que
ste dell'harmonica sono inuguali come manifestamente appare nella sua descrittione ch'è questa
Proporzionalità harmonica. Modo di
trouar il suo
diuisore, Boethio nell'istesso luogo.
12.8.6. il cui diuisore si troua in questa maniera. si compulano prima insieme gli estremi, da
quali si ha 18; si moltiplica poi la differenza degli estremi con il termine minore, & si ha tal prodotto 36; il quale partito
per il 18 ne vien 2, che aggiunto insieme con il minor termine che
fu 6, fa 8; il qual 8 è il ricercato diuisore. nella quale proporizonalità scorge chi ben mira, che
l'istesso interuallo che contengano i suoi estremi, si troua tra le differenze loro. la onde il 12
supera di quattro l'8 & questo di dua il 6; ma medesima proporzione che è tra il 12 e'l6 si troua ancora come sapete, tra
il quattro e'l dua; & vengono ad esser questi per l'istess'ordine di
quelli, per trouarsi la differenza del quattro tra il 12 & l'8, & quella del dua tra l'8 e'l 6, & non
per il contrario. Hora queste tutte sono le principali circunstanze che erano consdierate da gli
antichi Musici accadere intorno al subbietto della Massima armonia; le quali habbiamo pro
uato ancora essere nella di sopra mostrata progressione & proporizonalità de cinque numeri
proposti; & molto acomodatamente si sarebbe in prattica trouata, tra le quattro corde del
la Lira di Mercurio, seguendo però l'openione di Boethio & non quella come piu vera di He
mauel Briennio; se sotto la piu graue di esse si fusse aggiunto vna corda, che con l'estrema
acuta hauesse risposto in quadrupla proporzione. 6 vn simile concento si sarebbe parimen
te vdito vscire, dal suono de martelli Pitagorei; se l'istesso de'cinque che da esso Pitagora fu
reprouato, fusse stato con quello che pesaua otto libbre in proporzion tripla: ma però tanto
meno sonoro di quello della Lira di Mercurio, quanto comportaua & conueniua alla diuersa
proprietà & forma delle materia che percosse rendeuano il suono. Hanno ancora creduto &
credono alcuni, che tra quattro corde tese secondo la proporzione della detta Lira, si ritroui la
Massima harmonia con ciascuna delle narrate conditioni; la quale openione si ouò con diuer
se ragioni confutare; & questi tali msotrano non hauere osseruato & auiuertito quello che parti
colarmente Boethio in proposito di essa dice nel capo 12, 13, & 14 del secondo libro della sua
Musica; oltre à quello che ne haueua detto prima nell'vltimo capo de libri che egli scriue del
l'Aritmetica facultà. Puossi primamente confutarel'openion di quelli, intorno al numero de
Openione di
alcuni moderni confutata
dall'Autore
gli interualli; per non trouaruisi la Disdiapason in atto, ne la Diapason Diapente, ne anco la
diuisioen Geometrica con le circunstanze che conuengano alla natura & qualità sua: tra le quali gli manca che l'operatione
del suo diuisore, ha da essere fatta da vn termine & numero, &
non da due; & quello che piu importa è, il voler trarre da vn tutto, due parti delle quali non è
veramente capace; & in oltre, le differenze non contengano l'istetsso interuallo che contiene
l'vno de mezzi considerato per diuisore con l'estrema piu remota, nelle quali è partito il tutto
come al suo decoro conuiene, il che dimostreremo in questa maniera. Considerano questi ta
li, la proporzionalità Geometrica tra questi termini & numeri 12.9.8.6. i quali virtual
mente contengano gli istessi interualli & per l'istess'ordine che si trouano nella Cithara di Mer
curio; & dicono trouarsi tra il 12 & l'8, e tra il 9 & il 6, la Diapente nella Sesquialtera sua
proporzione, la qual cosa è verissima; ma non sarà già vero ne possibile, il trarle ambedue
dall'interuallo che contengano gli estremi, il quale è vna Diapente; se già noi non gli ag
giugnessimo vn Tuono. in oltre la differenza che è trail 12 & l'8, è quattro, & quella che si
troua tra il 9, & il 6, è tre; le quali comparate insieme hanno relatione di Sesquiterza
& non di Sesquialtera come ragioneuolmente conuiene alla natura di tale proprzionalità:
& che tra esse corde non sia ne possa essere in modo alcuno la Diapason Diapente, ne la Disdia
Diapente
essere il minimo interuallo multiplice & che tra esse corde non sia ne possa accordare in dupla proporzione; e'l maggiore interual
lo che tra esse si troua è il minimo multiplice. Bene si può considerare tal Massima harmonia,
nel Systema delle quindici corde, con applicare alla Proslambanomene il numero 24. & alla Me
se il 12.alla Paranetediezeugmenon il 9.alla Neteiezeugmenon l'8.& alla Netehyperboleon
il 6.ne per altro si acquistò tal Systema nome di Massimo & perfetto appresso gli antichi Musici,
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se non perche in esso si trouaua ciascuna loro consonanza; & l'istesso occorse à quella progres
sione di numeri di sopra mostratra per virtualmente contenerla. altr d'ignoranza & prosuntio
ne ornati, dissero essere la Massima harmonia degli antichi, l'Ottaua con la Quinta & la Terza in
mezzo; & questo è quanto mi occorre dirui per hora in tal materia.
STR. Vn'altro sol dubbio mi resta Signor Giouanni, il quale seruirà piacendoui per
suggello
del nostro ragionamento, & è questo. Donde auuiene, che molti i quali dall'vniuersale sono reputati grandi sonatori 6 di Liuto
& di tasti, non riescano le cose da essi compsote intali strumenti, quali erano sonate di mano loro? & che altri pur di pregio, non hanno lasciata altra memoria che il nome? ve ne sono poi per il contrario alcuni non molto dall'vniuersale reputati, i
quali scriuendo nella professione che hanno fatto, sono riusciti eccellentemente? trouonsi ancora musici dottissimi & scienti, & con tutto questo non hanno le compositioni loro sadisfatto
cosa del mondo, in quella parte però attenente alla prattica? altri per il contrario non saperanno
à pena leggere, & delel cose del mondo haueranno ancora pochissima contezza & esperienza &
della Musica particolarmente; con tutto questo nel Contrapunto riescono mirabilmente? & insomma quali di questi & perhe siano
da essere piu & meno reputati & in pregio?
BAR. Per ben chiarire i vostri dubbij, bisognerebbe che fusse lecito (come voi dicesti nel principio del nostro ragionamento
conueniris à quelli che cercano la verità delal cosa) di aprlare alla libera: ma per essere secondo gli adulatori d'hoggi, mala creanza il nominare alcuno & con
ragione riprenderlo, acciò conosciuto il suo errore si emendasse, vi nderò sopra essi discorrendo quello che io ne senta, per quell'ordine che così all'improuiso mi souuerrà, & con quella modestia maggiore che potrò mai. non perche quello che dire si potrebbe di acluni non fusse la modestia maggiore che potrò mai. non perche quello che dire si potrebbe di acluni non fusse la mera verità, ma per non essere da gli inuidi & maligni (se bene contr'ogni douere) maò
ledico reputato. Dico adunque, che à tempi nostri sono stati & sono molti i sonatori eccelSonatori eccellenti di Liuto & di tasti.
lenti & di Liuto & di tasti; tra quali alcuni hanno veramente saputo & ben sonare, & bene
scriuere, ò vogliamo dire comporre nel loro strumento; come in quello di tasti vn?Annibale
Annibale Padouano.
Padouano & nel Liuto vn Fabritio Dentice.
Fabritio Dentice nobile Napoletano. altri ve ne sono stati & sono,
che hanno scritto & scriuono eccellentemente, & che hanno ancora saputo molto sonare, ma
non bene.
STR. Come può stare nell'istesso subbietto & nel medesimo tempo, il molto saper sonare,
&
non sonar bene?
BAR. Nell'istesso modo che sta nel dotto Oratore il molto sapere, & la poca gratia concessagli dalla natura nel dimostrarlo orando con la viua sua voce; al qual difetto supplisce bene spesso con la penna, dimostrando con essa l'eccellenza del suo valore.
STR. Ho benissimo inteso, però potete seguitare & dirmi minutamente tutto quello che occorre per intelligenza di questo fatto;
& appresso alcuno particolare degli Strumenti di fiato &
di corde de nostri tempi, circa l'eccellenza & antichità loro.
BAR. Non mancherò compiacerui in tutto quello che potrò & saprò mai. L'istesso che al
Difetto che alcuni sonatori
& Contrapuntisti.
l'Oratore occorre alcuna fiata, auuiene parimente nel dotto & sciente sonatore, & Contrapun
tista; i quali saperanno scriuere & dimostrare quel saper loro per eccellenza, & auuertiranno ciascuno minimo particolare
accidente che conuiene al ben sonare & al ben comporre; ma troue
rassi poscia di questo la fantasia così priua d'inuentioni, & le dita & le mani di quello, ò per difetto di natur, ò per hauerle
poco esercitate, ò per qual sia altro accidente; così deboli & male at
te à vbidire à quanto dalal ragione le viene comandato, che non potendo con esse esprimere quelli affetti nella manierache
gli intende & gli ha nella sua idea scolpiti, son cagioni che ne vno
ne l'altro nell'operare non sadisfanno interamente, & che si tolgano dall'impresa; cercando essi
Altra sorte
di sonatori.
ancora come l'Oratore à tal difetto con la penna supplire: con la quale ne sono riusciti alcuni
mirabilmente. Altri sono che hanno ben sonato & suonano nell'vno & nell'altro strumento,
& nondimeno haueranno poi male scritto: parte de quali come piu accorti, non si sono mai curati di mostrare al mondo quel
saper loro con la penna; & dato che gli habbiano alcuna cosa c
omposta & scritta, non l'hanno pubblicata: per hauer molto bene conosciuto il poco ò nullo va
Altra sorte di
Contrapuntisti.
lore di essa, & conseguentemente il biasimo che gli hauerebbe apportato nel venire in mano à
questo & à quello intelligente. Ve ne sono latri che non hanno saputo fare questa ne quella cosa, nulladimeno sono stati &
sono reputati da molti per huomini di valore, & l'istesso che è
occorso tra sonatori, è altresi auuenuto (come intenderete) à semplici Contrapuntisti. Quel
li come Annibale Padouano, che habbiano saputo ben sonare & bene scriuere; à comparatione
del numero che ci è de sonatori di tasti, sono pochissimi; & in tutta Italia di che nìè copiosa piu
che altra parte del mondo, non credo in modo alcuno che passino il numero di quattro. tra i
Claudio da
Coreggio.
quali si annouerano Claudio da Coreggio, Giuseppe Guami, & Luzzasco Luzzaschi; l'altro
qual sia lo dichiareremo altra volta. la cagione poiche questi sadisfacciano si con la p
enna & col
Giaseppe
Guami.
sonar loro, è questa. Sono primamente stati piu & piu anni sotto la disciplinade primi huomi
Luzzasco
Luzzaschi.
ni del mondo in quella professione, & con molte comodità; hanno vedute & diligentemente es
saminate tutte le buone musiche de faosi Contrapuntisti; con i quali mezzi si sono acquistati
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vn Contrapunto purgatissimo & squisito; hanno studiato in esso strumento tutto quel tempo
eccellenti sonatori di tasti & Contrapuntisti.
con la maggiore diligenza & assiduità che imaginare si possa, & del continouo vanno studian
do & imparando; sono stati in piu parti del mondo & pratticato con diuersi valenti huomini
della professioen loro; sono di piu stati dotati dalla natura di bellissimo ingegno, di gran giudi
In qual maniera siano diuenuti tali.
tio, di felice memoria, & di fiera & insieme leggiadria dispositione di mani: oltre all'hauere (&
meritamente) hauuto occasioni di seruire non solo Principi grandi & ricchissimi; ma inten
dentissimi & giuditiosi in particolare della musica, & di piu liberali: il che sapete quanto im
porti & dello stimolo che sia à gli animi nobili & virtuosi. Sono altri (pure di questo primo
Altra
sorte di
Musici.
cerchio) che veramente sanno & intendono le cose della Teorica & della pratica eccellentemente, & per tali sono (da ciascuno
intelligente che di essi ha cognitione) reputati; ma sono per di
fetto di natura così d'ingegno tardo, & d'inuention priui; che le cose da lor composte hanno
così poca gratia, che non solo non dilettano, ma generano satietà & noia nell'vditore con le prime due righe. nulladimeno
discorrono di qeulle materie & le sanno dimostrare mirabilmente;
i quali si possano comparare à quella volubil cote ò sasso che dire lo vogliamo, che aguzza &
Comparatione.
assottiglia alcuni corpi duri, che forono e tagliano poi di maniera che si può dire che radino:
con tutto questo, esso in quel mentre diuien piu ottuso. Altri che sono desiderosi & gli pare me
Altra sorte
di
sonatori.
ritare d'essere tra questi numerati, per hauer solo nel sonare vna tal fierezza & dispositione di mani, che fanno marauigliare
la piu parte di quelli che gli ascoltano; i quali nel mettersi à srciuere
quel saper loro, vanno così à rilente à mettere in carta quello che hanno auanti sonato, che alcuni che vedono & essaminano
poi gli scritti loro, gli giudicano di ciascuni altri che di essi. ne
da altro ciò nace, che dal non hauere l'istesso priuilegio la penna nello scriuere, che hanno le dita nel sonare, & la lingua
nel dire; & bisognare volendo da gli estrenui Capitani esser tenuto bu
on
Caualiero, segni piu chiari di valore, che porre con leggiadria la lancia in resta. dalla qual cosa
si può fare ancora giuditio dell'importanza che siano quelle cose che si prontamente à gli orec
chi de vulgari suonano, quando non si ardiscono à scriuerle & palesarle al purgato giuditio &
vdito degli intelligenti, per il timore che hanno di essi. non tratterò molti particolari che io potrei della cosa del Liuto,
per hauerne à lungo trattato il Galileo nostro nel suo Dialogo intitola
to Fronimo; il quale publicò gli anni passati; & per quello mi ha detto vuol pur hora di nuo
uo ristamparlo con copia maggiore di secreti della prima impressione, & altre cose vtilissime &
necessarie à quella facultà che egli tratta.
STR. Vn solo particolare comune con lo strumento di tasti voglio che me ne dichiate piacendoui.
BAR. Dite qual sia.
STR. Sono atti vgualmente questi due famosi strumenti, à muouere nell'vditore gli
istessi affetti vno che l'altro?
BAR. Signor nò.
STR. Quale è la differenza loro?
BAR. Questa. Tutti gli Strumenti di corde come Grauicimbali, Arpicordi, Spinette, ClaDiuersa natura degli Strumenti di corde. uicordi & altri simili, sono grandemente atti à esprimere le attioni & del corpo & dell'animo sicome l'harmonie Frygie, &
Lydie, che hanno delconcitato & del baccante; & per il contrario il Liuto & la Viola d'arco, come l'harmonia Doria, le graui & le seuere: & questo ce lo può
(oltre all'esperienza delle cose maestra) a bastanza insegnare, quando ben si lasci da parte d'auuertire la diuersa qualità & grandezza degli interualli che tra essi sitrouano, che è però di non
piccola importanza; la sola consideratione, qual sia la materia che percossa rende il suono negliConsiderationi dell'Autore.
vni & negli altri strumenti, & qual sia quella che di ciò è cagione intrinseca. la principale del
suono negli vni & negli altri di questi, sono come sapete le corde teseui sopra; ma quelle dell'Harpicordo & degli altri sopradetti
Strumenti di tasti, sono d'ottone & d'acciaio, tocche & percosse poscia dalle aste (che quanto alla durezza all'osso si assimigliano) delle penne del coruo &
dell'auoltore; & quelle del Liuto &della Viola sono d'intestini d'animali bruti; le quali quando
fussero de ragioneuoli, non dubito punto per la conformità & conuenienza che hanno insieme
maggiormente con la nostra natura, che elle non facessero altri effetti di quelle migliori; & l'agente poi che le seca & percuote è l'arco, & l'istesse ditadell'huomo. considerate hora voi, qual sia
la differenza che è tra le corde & l'agente intrinseco di questi & di quelli strumenti; come circa
la materia di che son fatte, doue & come generate, & la conformità &disformità ch'ell'hanno
con la nostra natura, che senza piu oltre discorrerui intorno à questo capo, trouerete da voi istesso senza molto ò alcuna fatica, tutto quello che di piu desideraste.
STR. Che diremo appresso dell'Organo?
BAR. l'Organo poi, per hauere molte & molte canne di diuerse grandezze &
grossezze con
diuersi artifitij fatte, & per la copia de registri; è atto à esprimere non solo tutte quelle sorti di
affetti che conuengano alle tre famose & principali spezie d'harmonie dette di sopra; ma quel
le ancora piu della Lydia acuta & le tre piu della Doria graui. Vengo hora à trattare di quella
Altra sorte
di
Musici.
sorte d'huomini che hanno bene scritto & saputo ancora sonare, ma non bene; i quali si sono
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acquistata quella intelligenza & saper loro, nell'istesso modo, & forse con maggiore industria de
primi; per essere stati dalla natura fauoriti nella dispositioen della dita, e nell'inuentione;
Parte principali del Sonare & compor
bene qual sia.
che son le parti pricipali de Contrapuntisti & de Sonatori; à quali difetti hanno molti di que
sti & di quelli cercato pratticandosi con lungo studio supplire, & nondimeno ha maggior for
za hauuto la natura, che l'arte: la onde essi ancora hanno tal difetto purgato con l'eccellenza de
Altra sorte di
Sonatori.
gli scritti loro. Altri sono che nel sonare qual si voglia strumento & di corde & di fiato, haue
r
anno la maggior disposzione di mani, di lingua,& di labbro ce si possa desiderare, accompa
gnati alcuna fiata da buon contrapunto; con tutto questo haueranno così duro & rozzo vdito,
che non gli sarà mai stato possibile circa gli interualli e'l tempo, accordare ne anco quando soli
haueranno soato; & l'istesso è occorso altra volta di quelli che hanno hauuto nome di gran can
Altra sorte di
Contrapuntisti.
tori. Donde nasca poi, che alcuni non saperanno à pena leggere (per non dir parlare) & saran
no in oltre di maniera rozzi, & delle cose del mondo così poco intendenti che nulla meno se ne
potrebbe sapere; niente dimeno, nella cosa del contrapunto & particolarmente ne madrigali riescono si, che fanno stupire chi
gli ascolta; & questa è la cagione. sono stati questi tali per adornare & empiere di spiriti quelle compositioni loro, dalla
natura dotati de piu belli & gratiosi pas
saggi, delle piu nuoue & ingegnose inu
entioni che imaginare alcuno si possa: & saranno in oltre
vsate da essi così à proposito à tempo con leggiadria tale, che per diletto dell'vdito non si potrà
Altra sorte di
Sonatori.
in quel genere piu oltre desiderate. Perche habiao molti ben sonato & male scritto, si può
arditamente rispondere che ciò sia auuenuto per la fierezza & dispositioni delle mani, & per hauere assai affaticatasi la
memoria nell'apprendere diuerse cose buone di questo & di quello altro
eccellente compositore, senza piu oltre sapere della scienza & dell'arte: le quali nel recitarle poi
con lo strumento in che si sono pratticati lungo tempo, hanno con esse molto dilettato. perche
col frequente studio loro & l'assiduo esercitio, oltre alla naturale inclinatione, le hanno sonate
con molta gratia & leggiadria. ma tirati poscia vna parte di essi, da vn'ambitioso desiderio d'es
Vitio di alcuni sonatori.
sere ancora dotti reputati, si sono messi à scriuere alcuna cosa tratta dallo strumento, senz'hauere
alcuna ò poca cognitione del c
ontrapunto; & come creatura loro parsagli bella & amatala, lhanno senza pensar piu oltre pubblicata; dandosi ad intendere che
ciascun'altro che la sia per vedere, l'habbia da considerare secondo l'interesse & sapere di qeulli. la quale capitata in
mano degli intelligenti; ne hanno tra di loro dopo hauerla essaminata, fatto quel giuditio che merita il
valore della cosa, & il sapere di quelli: senza punto curarsi d'intendere (come à loro poco atten
ente) se gli autori di essa la suonano ò l'hanno sonata bene ò male. ne vi paia in conueni
ente che pos
Sonare & comporre può nascer dalla pura prattica sè
$'hauere cognitione d'altra cosa.
sa trouarsi alcuno che suoni & componga bene & che non sappia nulla, perche come pur dianzi
vi dissi, diuersa cosa dall'intendere è l'operare: questo è il fine dll'arte, & della scienza quello.
la cagione che quelli tali non perdano la reputatione & il credito, per essersi dichiarati con ha
uer pubblicato si fatti scritti loro, poco intendenti della scienza delal musica per non dire igno
ranti; & che per il contrario non l'hanno acquistato quelli che bene hanno scritto & sanno, ma
non ben sonare, nasce principalmente di quì. Ciascuno che gli ode sonare, è atto à dirne il pa
rer suo circa il piacere ò non piacere piu & meno; ma non è già suffiziente qual si voglia huomo,
à far vero & retto giuditio del valore d'vn libro: perche à questo si ricerca hauer prattica & sci
enza della facultà che egli tratta, & à quello basta solo non essere dell'vdito priuo, in oltre, di mil
le che vdiranno sonare quelli tali, non vedrà i libri loro vno; il quale non è atto quando ben volesse, à torre ne à dare
nome ò reputatione ad alcuno: ancora che non mancano i maligni & gli
Inuidia partorita dall'ignoranza.
inuidiosi, che per risplendere essi nelle tenebre della loro ignoranza, tengono sepolte le cose buone di questo & di quello,
& molte volte ancora se ne fanno priuatamente honore mostandole
per sue; ma gliela passano però quelli che sono di essi meno itendenti, di che si appagano. l'v
niuersale che ode sonare questo & quello, per non esser atto da sè stesso à conoscere se gli è huomo
di valore ò nò; ne domanda prima ò poi à qualche intrinseco amico che di tal cosa ha cognitio
ne, ò è in tal concetto di quello che parere gli chiede; & estendogli detto che si, per tale lo repu
Fine dell'imperita moltitudine nell'udire sonare ò
cantare qual
sia cosa & da
chi si voglia.
ta & per tale l'ascolta, & così per il contrario se altramente esce di esso il grido. in quel mentre
poiche attentamente lo ascolta sonare, ha per mira solo se le dita sono disposte, se con velocità
scorrono per il tastame, corpo, ò manico dello strumento; & se quelle cose che egli suona hanno
della musica del Teatro, ò per chiamarle co il nome che vsono quelli, se elle sono ariose & al
legre: & attende in somma non ad altro, che à trarne quel poco di passatempo & sollecitamen
to che egli può per diletto del senso dell'vdito; senz'altramente p
ensare (mercè della indisposizione) di pascere insieme l'animo de suoni & canti virtuosi & honesti. Al modo poi come siano
da esso operate quelle cose che concorrono (se però così si può dire) alla perfettione dell'harmo
Precetti dell'Autore da
osseruarsi per
ben sonare.nia; come per essempio se le parti della Cantilena si odano ciascuna interamente & con egualità
di suono; s'ell'è sonata nella propria sua posta; se le dita tengono le note l'intera loro valuta; se
le parti si occupano il luogo l'vn'all'altra; se del continouo hanno tra di loro l'harmonica rela
tione; se le fughe & l'imitationi sono espresse di maniera che elle venghino secodo l'intentione
del compositore dall'vdito interamente comprese; se la rieprcussione delle note è vsata doue &
del compositore dall'vdito interamente omprese; se la ripercussone delel note è vsatsa doue &
quando c
onuiene con i debiti mezzi; se i passaggi che ad essa aggiugne l'ag
ente sono osseruati secon
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do le regole de detti Contrapuntisti; & che in quel mentre si odino ciascune delle parti; se le
cadenze sono diminuite, doue, quando, & come conuiene; se quelle noteche per la perfettio
ne del concetto hanno bisogno col mezzo de segni accidentali d'essere sonate piu ò meno tese ò
rimesse di quello che mostra la position loro, siano veramente accomodate con la debita diligenza à tempo & luogo conueniente;
se l'impertinenti difficulta sono da esso giuditiosamente tolte
via; se la parte graue della Cantilena che egli suona, ha secondo l'intendimento dell'autore di
essa, la Terza & la Quinta ò alcunadelle replicate; ò se l'harmonia va continouata con la debita
misura & proporzione; non vi pensa cosa del mondo ,ne può per non esserne capace in modo al
Non intesi
dal
vulgo & però
non apprezzati da lui.
cuno pensarui, se bene prosontuosamente vuol dare di ciascuna cosa giuditio, & mordere di nascosto & lacerare questo & quello
virtuoso; & disprezzare & auuilire tutte le cose che son fuore
di lui da altri sapute, dette, &ritrouate; il bene intendere & operare delel quali desidera princi
palmente l'intelligente nel sonatore; & quando in esso le ritroua, lo ammira, & vie piu congiun
te à quella veloce & insieme sonora & leggiadra dispositione di mani piu volte detta; ma di que
sta semplicemente senza quelle, non sono non fa conto alcuno, ma se ne ride; & la cagione che à
ciò lo muoue è questa. Se noi ci trouassimo à vdire vna lettione di filosofia ò d'altra nobile facul
Comparatione.
tà, & che quel tale che la recita si portasse in quella eccellenza maggiore che si potesse desiderare;
per ispiegare in essa concetti altissimi & difficili, vestiti di parole scelte, pronuntiate con quella
gratia maggiore desiderabile, con sonora voce, con gesti à esse conformi, & con mirabile ordi
ne: credo che nel fine di essa ciascuno degli vditori direbbe, che costui fusse vn huomo raro &
diuino, & che per vno de maggiori litterati del mondo in quella facultà da tutti ammirato sa
rebbe, ma se dopo vscisse da canto vn'huomo intelligente & reputato, & ci facesse constare che
quel tale haueua quella si fatta lettione imparata à mente, & che delle cose attenenti alla filosofia
ò à quella materia di che hà trattato n'era ignorantissimo; ciascuno che à quel dire prestasse indubitata fede, muterebbe
(m'auuiso io) subito sentenza, & loderebbe in esso quelle sole parti che
sopn sue veramente: come la sonorità della voce, la spedita pronuntia, al dolcezza degli accenti,
la gratia del dire, la vaghezza de gesti, la capacità della memoria, & in simma ciascun'altra cosa eccetto il sapere; per
vedersi & vdirsi tutto il giorno di queste cose si fatte accadere à infiniti f
anciulli di tenerissima età, nelle scene, nelel catedre, & sopra i pulpiti. Quell'altra sorte d'huo
Altra
sorte
di Sonatori. mini poi, pur dal vulgo reputati per gran sonatori, che mai scriuono, ò per meglio dire nonpubblicano alcuna cosa loro; nasce
per non sentirsi atti con esso à sadisfare, come con lo stru
mento: perche con lo scriuere, non hanno à piacere all'vniuersale, che per l'ordinario ha come
sapete poca cognitione del buono delle cose; ma à particolari, bene spesso piu di essi inten
ti: & così come piu accorti di quelli altri dell'istesso ordine, se ne stanno senza punto curarsi di
palesare al mondo per via di scritti, qual sia il ben saper sonar loro; non altramente di quello che
fanno i sagaci prouisanti: i quali all'improuiso cantando, fanno per modo di dire, marauiglia
Comparatione.
re chiunque gli ascolta; senz'altramente fare stima di mandare in luce & pubblicare quello che
hanno cantando detto. conoscendo molto bene, che i concetti & la qualità delle parole, delle
rime, & de versi, mouerebbono facilmente à riso la maggior parte (e non tutti) di quelli che gli
leggessero & vdissero: il che non occorse quando gli recitauano, per non hauer dato tempo à gli
vditori d'intendergli, non che di considerargli; & per essere com'è detto, differenti quelli che
leggono, da quelli che ascoltano: & di ciascuno di questi potrei daruene sensati essempi, & mostrarui à dito quali siano,
il che farei quando conuenisse.
STR. Voi me gli hauete così bene del naturale dipinti in questo nostro discorso, che io gli
riconosco distintamente à vno per vno senz'altramente scriuergli sotto il nome.
BAR. Non ho voluto per questo dire di acluno particolare, & se per auuentura vi fusse
chi
ciò per suo biasimo da me esser detto persumesse; questo vorrei che stimasse me, non degli huomi
Discorre l'autore intorno
lorigine & eccellenza degli
strumenti de
suoi tempi.
ni, ma della cosa propriamente ragionare. Sarà bene che auanti che io venga a trattare del
la quarta & vltima spezie de Musici de'nostri tempi, che saranno chiamandoli col nome pro
prio loro, i sonatori da balli, amati & fauoriti dal vulgo; dire qual cosa ancora secondo il desi
rio vostro, dell'inuentione & origine degli artifitiali strumenti; & alcuno particolare di qeulli
che suonono di Trombone, di Cornetto, & di Viola d'arco & Violone. nel primo luogo de
quali porteremo meritamente i professori della Viola, nel secondo quelli del Cornetto, & nel ter
zo & vltimo quelli che hanno dato opera alla cosa del Trombone. i quali professori in vniuer
Auuertimento.
sale parlando dico, che ciascheduno merita da qual cosa essere reputato, tutta volta che in esso
operi in quella eccellenza che si desidera conuenirsi; auuertendo però quelli che visogno ne hanno di questo solo particoalre:
i quali epr mostrare la dispositione del labbro, l'agilità della lin
gua, & la velocità delle dita loro, credendosi che in esse consista il sapere; diminuirannotalmente dal vero suo essere, l'aria,
la sembianza, l'effigie, & la natural bellezza di qual si voglia cantilena che gli dia tra le mani; inuolg
endola dal capo alle piante nella confusa nebbia di quei loro ala
ti passaggi ò tirate che se le dichino, mediante il quale sproportionato & disdiceuole immasche
ramento, è per consocerla à nome l'istessa difficultà che era ne'tempi di Cimabue & di Giotto,
Giotto & Cimabue, & lor
costume.
il discernere nelle pitture loro molte principali & importantissime differenze. imperoche nel
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dipignere questi le semplici piante, gli animali volatili, gli acquatici, i terrestri, & finalmente i
ragioneuoli, era difficilissimo se non impossibile, il conoscere la Borrana dall'Ottica, la Passera
dal Fanello, la Trota dal Ragno, la Lepre dal Coniglio, & Giulio daAlessandro: ma gli huomini
discreti & da bene, per tor via ciascun dubbio à quelli che non senza lor marauiglia le riguarda5
uano, scriueuono sotto esse i nomi loro. di che non hanno men bisogno le Canzoni sonate di
mano di quellitali che ciò costumano, volendo distinguer questa da quella. la onde alle volte
si vede ad alcuna di esse vn braccio di strascico, & altra volta darle la mal tessuta vesta à mezza g
amba: ma i sopradetti Pittori sono n
on solo degni di scusa, ma (per la semplicità del secolo & loro,
& per la difficultà & nouità della cosa) di lode infinita; hau
endo di man loro risuscitato la morta
bella, & nobil Pittura: doue per il contrario i sonatori si fatti, sono degni per la temerità loro,
di riprensione, anzi di castigo & non piccolo: non mancono ancora di questi tali tra sonatori
Cornetti, e
Tromboni,
perche introdottisi.
di Liuto & di tasti, ma siane detto à bastanza. Sono i Cornetti, & i Tromboni, stati piu tosto ri
trouati & introdotti ne musicali concerti per necessità di soprani & di bassi, ò vogliamo dire
per fare in essi corpo e strepito, ò vero per quello & questo insieme, che per alcun buono & necessario effetto che vi facciano:
& che questo sia vero, osseruate, che non si odono per l'ordinario
questi tali strumenti altroue, eccetto doue è necessità di voci si fatte. in quei luoghi poi doue n'è
copia ò à bastanza, non si sentono mai; intendendo sempre doue si fanno musicali concetti per
veramente gustare quella parte di buono che ha la musica de nsotri tempi, dato però che ella vi
Esercitati per
sadisfattione
della plebe.
si ritroui. si vdiranno bene molte volte nelle mascherate, nelle scene, sopra le ringhiere delle pubbliche piazze per sadisfattione
della plebe & del populo, & contro ogni douere ne cori & sopra
gli Organi de Sacri Tempi per le feste solenni: credendo la stoltitia de vulgari, che i Dei piu vo
Stoltitia de
vulgari.
lentiere ascoltino l'artifitioso strepito che fanno le canne d'osso, di legno, & di metallo inspirate,
che le semplici voci le paroel & i concetti humani; non per altro dati principalmente all'huo
Parlare, eprche dato all'huomo.
mo, che per lodargli, honorargli, & rendergli gratie. non si odono mai questi tali strumenti nel
le priuate camere de giuditiosi Gentilhuomini, Signori, & Principi, dou'interu
engano quelli ceh
veram
ente hanno il giuditio, il gusto, & l'vdito purgato; imperoche da esse sono totalm
ente sbanditi; la qual cosa non auuiene alla Viola d'arco, per la conuenienza & proporzione che ha il suono
suo con l'humana voce & natura. È il Cornetto per mio auuiso, vno Strumento piu da vsar
si negli eserciti come già vsarono gli Spartani la Tibia, che nelle priuate camere; & il Trombone
per essere il suono suo molto conforme al mugliar de Tori per non dire Bufoli, & esser conseguentemente formidabile; sarebbe
molto à proposito ne boschi per caccaire le fiere de nidi & coui loro, & spauentarle in guisa che col corno spauentò Astolfo
Galigorante, acciò piu facilmente essero nella rete & lacci tesigli. non si possano ne si deuono per diuersi rispetti comparare
questi tali professori, ad alcuno de reputati sonatori di Liuto & di tasti sopradetti: prima per la facilità
gr
ande di questi, & difficultà di quelli; & ancora per sonare vna parte sola & per l'ordinario al li
bro. in oltre, vn solo di qeusti non vale cosa del mondo, mediante l'hauere sempre di bisogno
(secondo l'vso d'hoggi) di quattro & sei per la perfettione del concerto, & per essere di piu priui i professori di essi in
quel mentre che eglino suonano, & del aprlare, & poco meno che del di
Memoria, madre della musica.
scorrere: oltre che quel sonar loro, può molto bene stare non solo senza cognitione alcuna &
prattica del contrapunto non che della Teorica, ma senza la madre ancora della musica ò d'al
tra cosa buona & imoportante. È ancora il Trombone il particolare (oltre alla piu parte di
Trombone &
Cornetto, perche non vsato da nobili.
quelli di fiato) vno strumento meno adoperato da nibili che alcun'altro; & non vogliono co
me ben creati in esso esercitati, forse mossi dall'essempio di Minerua, ò veramente d'Alcibiade,
ò pure per non esser tenuti da quelli che sonare gli vedono, figliuoli di Eolo, & venire ad ingiu
riare le madri loro, non altramente di quello che faceua il Magno Alessandro Olimpia, quando
Alessandro reputato figliuolo di Gioue. Plutarco
nel 4. degli
Apoftemi.
diceua essere figliuolo di Gioue. sono ancora degni di disprezzo questi si fatti strumenti, per la
ragione che Aristotile rende in confutare la Tibia: auuenga che ella partorisca dice egli, contrario effetto all'eruditione,
per impedire l'vso della raigone, & però vietarono l'esercitio di essa à
giouanetti nati nobili; oltre che il segno nel quale hanno preso la mira quelli che gli esercitano
(soggiunse il Filosofo) non è buono; perche gli spettatori essendo huomini vili, sogliano vole
re varietà di musiche, & però quelli che intorno à loro si affaticano, fanno loro stessi & le loro
persone simili mediante li moti; la qual cosa non è da huomini liberi, ma da seruili come altra
volte disse, & da meccanici artefici. Non su puo rendere determinata ragione, quale degli stru
menti moderni fusse prima ò dopo dagli huomini ritrouato; per non esserci scrittore che io sap
Apollo inuentore del sonare & cantare.
pi, che na habbia di questa lasciata memoria alcuna; & l'istessa difficultà nasce come hauete veduto tra quelli degli antichi:
Se già noi non volessimo dire insieme con i fauolosi Poeti, che Apollo ripieno & ornato di ciascuna virtù & scienza, fu non
solo inuentor della musica, ma della Li
ra, della Tibia, &delal Sampogna: cioè degli strumenti di fiato, i corde, & appresso del can
Statua d'Apollo, nel
Tempio di
Delfo.
to, argumentando per il testimonio di Plutarco insieme con Alceo & altri, che gli huomini di
quei tempi in memoria di qeusto benefitio da lui riceuuto, nell'offerirgli i sacrifizij non erano
senza il coro & i sudetti strum
enti musici: oltre al vedersi già nel t
empio di Delfo vna statua del medesimo Dio à perpetua memoria delel cose, scolpita in questa maniera. reggeua la detta statua
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d'Apollo con la destra mano l'arco; alla qual pendeua dal sinistro fianco le saette; & con la sini
stra riteneua le gratie: ciascuna delle quli sosteneua vno strumento musico; hau
endo vna la Lira
le Tibie l'altra, & quella che staua nel mezzo del c
ontonouo si metteua à bocca la Sampogna. gli
artefici della quale, dicano essere stati al t
empo d'Hercole: qu
antuque altri voglino, che Apollo ap
Apollo, apprende l'arte
musica da Minerua, enll'8.
della Rep.
porendesse questa facultà da Minerua; alal quale è attribuito particolarmente da Aristotile, l'inu
entione delle Tibie; secondo il cui parere furono psocia da essa disprezzate & gittate via; non per
che tenendole in bocca, & enfiando le guance nel sonarle, la facessero brutta; ma perche la disci
plina di tali strumenti, dice egli, non gioua nulla alla mente; & à Minerua si ttribuisce la scienza & l'arte. ma lasciando
intorno l'inuentioni degli artifitiali strumenti, l'antiche poesie & fa
Origine
d%egli
strumenti di
tasti. uole da parte, & venendo all'origine di quelli de nostri tempi dico; che à ciascuno che sottilmente anderà con sano giuditio
conietturando la cosa, & con diligenza essaminandola, non sarà difficile à trouar tanto dell'origine loro, da persuaderne
al meno probabile se non necessariamente,donde deriuati, da chi, perche, & quali prima & quali dopo introdottosi. fra gli
strumentiadunque di corde che sono hoggi in vso in Italia, ciè primamente l'Harpa, la quale non è altroche vn'antica Cithara
di molte corde; se bene di forma in alcuna cosa differnte, non da altro cagionatagli dagli artefici di quei tempi, che dalla
quantità di esse corde & dalla loro intensezza;contenendo l'estreme graui con l'estreme acute piu di tre ottaue. fu portato
d'Irlanda à noi que
Harpa venuta à noi d'Irlanda.
sto antichissimo strumento (commemorato da Dante) doue si lauorano in eccellenza & copiosa
m
ente: gli habitatori della quale isola si esercitano molti & molti secoli sono in essa, oltre all'essere
impresa particolare del regno; la quale dipingano & sculpiscono negli edifizij pubblici, & nel
le monete loro: adducendo per cagione di ciò, esser discesi dal Regio Profeta Dauid. Sono
le Harpe che vsano i detti popoli, maggiore assai delle nostre ordinarie; & hanno comunemen
te le corde d'ottone, & alcune poche d'acciaio nella parte acuta à guisa del Grauicimbalo; i so
natori delel quali costumano portare le vgne di ambedue le mai assai lunghe, acconciandosele
artifitiosamente nella maniera che si vedono le penne ne saltarelli che delle Spinette le corde percuoteno; & il numero di
esse è cinquantaquattro, cinuantasei; & sino in sessanta: quantunque
appresso gli Ebrei non si legga che la Cithara, ò'l Salterio del Profeta passassero il numero di diece: la distribuitione
delle corde della quale Harpa, hebbi à mesi passati (per mzzo d'vn t
entilissimo Signore d'Irlanda & dopo hauerla diligentemente essaminata, trouo esser l'istessa di quella
che da pochi anni indietro, si è doppia di corde introdotta in Italia: quantunque alcuni (con
tro ogni debito di ragione) dichino hauerla nuouamente ritrouata; cercando persaudere al vulgo che altri che loro non la sanno
sonare, ne intendono il suo temperamento. del quale fanno
tanto stima, che l'hanno ingratamente negato à molti; mal grado de quali, voglio in qeusto luo
go descriuerlo, à comodo di quelli che lo desiderassero; & ricordargli appresso & à tutti gli al
tri di così fatta mala natura, che segli huomini quali sono stati al mondo rari in diuerse nobili
professioni, non hauessero con tanta loro fatica lasciato scritto (per benefitio de psoteri) tanti e
tanti volumi intorno à esse, questi d'hoggi ne sarebbono per colpa loro ignorantissimi, & di
quelli oscurata la fama. doue mediante l'eccellenza de loro scritti, viuano eternamente nell'al
trui memorie, & può ciascuno diuenire scientissimo & insieme (se con verita si può dire) felice;
se però in altro di questo mondo la felicità non consiste, che nel sapere & intendere la verità del
le cose. dall'essempio de quali, inuitati gli animi nobili & virtuosi de tempi nostri, volentiere si
affaticano intorno ad imparare le scienze; non ad altro fine, che per poi facilitarle & illustrarle
con gli scritti loro: senza mai negare, ò celare cosa di momento che sappiano, à quelli che non
la sanno, & saperla desiderassero. Non si accorgono gli ingrati, che quel poco che sanno, l'hanno imparato da questo & da
quello, & se gliene fusse stato auaro ò negatoglielo, sarebbono infelicissimi. ma tornando hora al temperamento del Harpa,
voglio per vtilità maggiore di quelli che
intenderlo cercano,darne alcuni auuertimenti. la onde dico, che gli estremi primamente delle
58 corde che sono essa tese, contengano dentro à loro confini quattro Ottaue & vn Tuono di
piu: non maggiore, ò minore come hanno alcuni sognato, ma dalla misura che sopra ho detto
contenerlo lo strumento di tasti. l'estrema corda graue adunque, tanto per h duro, quanto per b
molle è CC; & l'estrema acuta Ddd, volendo hora t
emperarle per b molle, le 16.corde graui del
la parte sinsitra, vanno secondo la natura del comune Diatonico distribuite; & le 14.à queste op
poste, che dalla destra parte v
engono (lasci
ando però da parte gli vnisoni di d & d a) ne h
anno à dare
per cosi dirlo, il Cromatico genere, conforme nella sua natura, al detto Diatonico: le 15 poi che
seguono queste verso l'acuto, v
anno temperate Diatonicamente secondo il modo delle sedici piu
graui della sinistra parte. le tredici poi che seguono sopra le sedici prime, vengono à fare l'vfitio
delle piu graui della destra, come nell'essempio sivede. quando poi si volesse sonare per h duro,
si tolgono via i b molli di ciascuno Diatonico, & si pongano nell'vno & l'altro Cromatico à
luoghi de h duri, & questi si collocano à luoghi di qeulli nel Diatonico della destra & della sini
stra parte. il qual modo di procedere su così ordinato dal suo autore, per lacomodità &facili
tà che hanno le dita di ambedue le mani nel fare particolarmente le diminuitioni, e tirate. tro
uasi adunque tra le dette corde cinque fiate C.5 d.4 e.4 f.4 g.4 a.4 b.4 h.4 vnisono di d.
page 144
Temperamento dell'Harpa. |
Acuto. |
Parte destra |
parte sinistra |
Ddd. |
|
Ccc.2 |
|
|
3.X.Ccc. |
Bbb.4 |
|
|
5.hhh. |
Aaa.6 |
|
|
7.Aaa. |
Gg.8 |
|
|
9.X.Gg. |
Ff.10 |
|
|
11.X.Ff. |
Ee.12 |
|
|
13.b.E. |
Dd.14 |
|
|
15.Dd. |
Cc.16 |
|
|
17.X.Cc. |
Bb.18 |
|
|
19.h.h. |
Aa.20 |
|
|
21.Aa. |
g.22 |
|
|
23.X.g. |
f.24 |
|
|
25.X.f. |
E.26 |
|
|
27.b.e. |
d.28 |
|
|
29.d. |
X.c.30 |
|
|
31.c |
h.32 |
|
|
33.b. |
a.34 |
|
|
35.a. |
X.G.36 |
|
|
37.G. |
X.F.38 |
|
|
39.F. |
b.E.40 |
|
|
41.E. |
D.42 |
|
|
43.D. |
X.C.44 |
|
|
45.C. |
h.46 |
|
|
47.B, |
A.48 |
|
|
49.A. |
X.?.50 |
|
|
51.?. |
X.FF.52 |
|
|
53.FF. |
b.EE.54 |
|
|
55.EE. |
DD.56 |
|
|
57.DD. |
|
58.CC. |
Graue.
4.vnisoni d a.quattro diesis di C.4 diesi d.f.4 diesis di g.
& 4 b molli di e; che in tutto fanno la somma di 58 corde.
mancano in oltre per la perfettione della diuersità de concen
ti, i quattro diesis di d, & i quattro b molli di a, per lo che
in quelle Cantilene doue tali corde occorrano, vi si accomo
dano i loro vnisoni che sono tra le corde Cromatiche: i qua
li vnisoni apportano grandissima facilità alle diminuitioni;
come chiaramente in prattica si manifesta, la qual facilità è cagione, che per l'ordinario si vadino come io vi ho detto &
c
onessempio mostrato distribuendo. È tanto simile l'Harpa al
l'Epigonio, & al Simico, che si può con ragione dire che ella
sia vno di essi; ne crederei ancora che di molto erasse quello
che tenesse per vero, che le corde fussero nell'istessa maniera &
proportione tese in quelli che in questa: auuenga che non fu
rono introdotti tali strumenti, se non dopo che si cominciò à
sonare in consonanza; & quale distribuitione sia à cio piu at
ta, benissimo l'hauete inteso. & per torui il dubbio che vi potrebbe nascere, se l'Harpa sia temperata secondo l'vso del Liuto,
ò dello strumento di tasti, ricordandoui di quanto se n'è
di sopra detto ve lo torrà indubitatamente. non voglio pas
sare con silentio, il biasimo che alcuni cercano dare al Liuto,
Zarlino al c.
35.della 2.
parte delle institutioni.
quando senza alcuan ragione dicano, che lo strumento di ta
sti, è piu perfetto (negli accordi) d'ogni altro strumento; &
conseguentemente di esso Liuto, la qual cosa quanto sia dal
vero lontana, si può apertamente comprendere da quello che
sopra si disse in proposito del termperamento de loro interual
li. e tornando all'inuentione & origine de moderni strumen
ti, dico; che dall'Harpa douette verisimilmente (per la conue
nienza del nome, delal forma, & della quantità, dispositione
& materia delle corde, se bene in Italia i professori di essa di
Harpicordo
donde deriuato.
cono hauerla loro inuentata) hauere origine l'Harpicordo;
il quale Strumento altro non è che vn Harpa giacente; & da
esso introdursi appresso gli altri di tasti; ma auanti di ciascun
Organo, donde a noi venuto.
di questi l'Organo. fu in vso questo strumento primamente nella Grecia, & d'iui per l'Vngheria si trasferì nella Germania
tra
i Bauari; & ciò dico per hauerne veduto vno tra li altri nella
Chiesa Cattedrale di Monaco, Città principalissima di quel
la prouincia, con canne di bossolo tutte d'vn pezzo, grande e
tonde all'ordinario delle nostre fatte di metallo; il quale nel
suo genere & di quella grandezza è il piu antico d'alcun'altro
che si toui non solo in tutta Germani, ma forse in qual si voglia altra parte del mondo, & perciò tenuto in ueneratione da
quei popoli. tra l'antiche memorie d'autorità che io habbia
Giuliano
Apostata.
trouato della certezza di questo nobile Strumento, è in vno
elegantissimo Epigr
amma di Giuliano Apostata, nipote di Go
stantino, & Imperadore, anzi Tiranno di Gostantinopoli; il
qual regnò negli anni della nsotra salute trecentosessantatre;
& in quel suo Epigramma come cosa nuoua & marauigliosa,
descriue l'Organo diligentemente: ne altra differenza trouo
tra il nostro & quello, che la materia di che son fatte le can
ne, & conseguentemente la qualità del suono: imperoche
quelle erano di rame (dice egli) &rendeuano il suono acutis
simo & vehemente. crederò ancora per i molti rincontri che
Nel fine del
9 del Purgatorio.
io ho, che quell'Organo di che fà mentione Dante, non fusse
precisamente come quello che si costuma hoggi; ma si bene in
molte cose differente: come nella moltitudine & grandezza
delle canne, nella distanza delli estremi, nella copia de registri,
& in molti altri particolari che per breuità si lasciano di rac
contrare per non essere tedioso. l'Organo poi che c
ommemora
Capo 21.
Nel 10. à capi 17
Nel settimo.Suetonio Tranquillo nella vita di Neronoe, & Vitruuio in proposito della musica Hydraulica dell'istesso; & quello di che
ci ragiona Gioseffo nell'antichità degli Ebrei in proposito di
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Dauid, non sò che egli habbia eccetto che nel nome, à fare col nostro cosa del mondo: & quantunque questa voce d'Organo si
legga infinite volte negli antichi scrittori, in proposito de
Quello che
importi questavoce d'Organo. gli strumenti musici, & d'altro; nasce dall'hauere generalmente per questo inteso qual si vo
glia di essi; perche il suo significato importa instrumento, & ascendere in altro; come è na
tura di ciascun suono, & voce: è vltimamente rimasto questo nome particolare di quello stru.
mento, che ha facultà di maggiormente operare l'effetto del suo significato. Ho detto tra gli
strumenti di tasti essere prima degli altri stato trouato l'Organo, per esser cosa moderna il fare
le corde degli altri che sono d'ottone & d'acciaio; delle quali non si troua memoria che io sap
Corde
d'ottobrne, & d'acciaio, non conosciute da Greci, ne da latini. pia, appresso gli antichi Greci, ne Latini: & se bene ho detto che i popoli d'Irlanda le vsanotali nelle Harpe loro, non intendo
io epr questo, che le vsassero se non dopo che elle furono ri
trouate dal suo autore; seruendosi prima di quelld d'intestini. Vengo hora à trattare di quel
listrumenti pure di fiato, al suono de quali non solo recitauano le Tragedie, Comedie, & le Sa
tire come altre volte ho detto, ma esercitauano gli antichi ciascuna spezie di Saltazione, che
Strumenti di
fiato de'nostri tempi donde deriuati.
molte erano.
STR. Voi mi hauete piu volte detto, che gli antichi cantauano al suono della Tibia & della Cithara, le Tragedie & Comedie loro, ne m'hauete per ancora msotrato qual sia l'autorità
che vi hà mosso à dire & creder questo: ne dettomi appresso da qual cagione fussero indotti à
far ciò. la onde prima che si tratti delli Strumenti di fiato de nostri ò d'altri tempi, desidero
piacendoui, intendere meglio questa verità.
BAR. Hauete mille ragioni; hor auuertite. che le Tragedie, & le Comedie fussero vera
mente (nella maniera che hauete inteso) cantate da Greci, ve lo dico (otre à li altri degni di fe
de) Aristotile nella particola dell'harmonia, al Problema quarantanoue. vero è che nella
Poetica, quando viene alla diffinitioen delle Tragedia, pare che egli scordi il alcuna cosa da
quel primo parere. che questa tale vsanza, fusse poscia la Latini abbracciata & seguita, ne
fanno (oltre à li altri luoghi d'autorità) piena fede l'inscrittioni delle Comedie di Terentio.
le cagioni poi di ciò, credo che fussero queste. Cantati qual si voglino sorte di versi da vn solo,
par c'habbiano piu del conueniente &del ragioneuole, quando vengano accompagnati dal suono di alcuno strumento, che quando
di esso son priui: la qual conuenienza si scorge nell ostru
mento ancora, tuta volta che sonando vna qualch'aria di Canzone, venga accompagnato
dalla voce di alcuno che insieme seco le canti. & si come pare che disconuenga il ballo, senza
il suono, così parimente non s'ha l'intera sadisfattione nell'vdire sonare alcun'aria, senza il
canto di essa; ò cantarne alcuna da vn solo, senza il suono della medesima. hora questa secon
do il mio parere, venne à essere vna delel cagioni che indusse gli antichi à cantare su lo stru
mento i versi delle Tragedie, & Comedie loro. in oltre, nel cantare lo Strione vnisone (&
non in consonanza come si è detto & prouato) con lo strumento; ò fusse Tibia, Cithara, ò
altro; veniua à essere da ciascuno de circunstanti maggiormente inteso, & à meno stancarsi la
voce di lui: & quello che piu importaua era, che il Tibicine, ò Citharista, come perito nel
l'arte musica, veniua col mezzo dello strumento ben temperato, ò mantenere lo Strione in
quella voce e Tuono circa l'acuto & graue; & à farlig profferire le sillabe de versi lunghe &
breui, hora con molto & hora con poco suono & voce, secondo che conueniua alla qualità
del concetto che con le parole cercaua significare. i quali accidenti, non sempre da tutti gli
Strioni erano ordinariamente intesi; ne sarebbono stati interamente da essi espressi con le debi
te circunstanze, senza l'aiuto del prattico Musico. & se grato vi fusse intendere per qual cagio
ne gli Strioni si seruirono dell'harmonia Doria & Frigia, & della Lydia il Coro, & non del
le altre; leggendo tutto il Problema del Filosofo da noi citato (tolte che siano però via le scor
rettioni del Testo, che molte & di momento sono) ve lo farà noto. & venendo à trattare del
l'origine degli Strumenti di fiato si come vi ho promesso, dico; che tra quelli de Greci, si
troua primamente l'Aulon; il quale è l'istessa cosa della Tibia de Latini, & del nostro Piffero:
questa sola differnza può tra quelli & il nsotro trouarsi, che hauendo distribuiti l'Aulon & la
Tibia i fori secondo la spezie Diatona Ditonica, siano quelli del Piffero ordinati secondo il
Syntono d'Aristosseno ò d'altri: ancora che à prattici sonatori di tale Strumento & degli altri
di fiato dall'Organo & il Trombone in poi, non iam olto difficile tra quelli fori che per l'or
dinatio sono di tasti l'vno dall'altro per vn Tuono, fare vdire vn Semituono; & doue per il
contrario si troua questo, fare vdire quello. la qual prattica quando è bene esercitata, appor
ta à professori di essi grandissima reputatione, & comodo à quelli che ne concerti loro si ado
perano. l'altra differnza che può nascere tra il nostro & quelli, è nella quantità di essi fori;
perche ha del verisimile che l'Aulon & la Tibia, non ricercassero tanto numero di voci quan
te ricercano i Pifferi de nostri tepi, rispetto all'vso del sonare in consonanza, & hauerne per
ciò bisogno di molti: dal quale hebbe origine la piua, ò Cornamusa che se la dichino hoggi;
Strumento veramente antichissimo, come da quello che Dionisio Longino col testimonio di
Piua strumento antichissimo.
Sofocle in questi due versi ce ne dice, in proposito d'vn loquace oratore (de suoi tempi) & poco
saputo.
page 146
Ben gonfia per sonare altre zampogne.
Ma quel sacco gli manca d'aure colmo.
È grandemente esercitato questo strumenti da populi d'Irlanda, al suono della quale vsano
quelle indomite saluatiche & bellicose genti, muouere gli eserciti & inanimirgli à menare va
lorosamente le mani contro gli inimici; accompagnando ancora con essa i morti loro alla se
poltura; con il quale fanno modi talmente lugubri, che inuitano anzi sforzano à piagnere i
circustanti. dal Piffero adunque deriuarono tutti gli altri strumenti di fiato, come i Flauti drit
ti prima forse de trauersi; epr hauere à comparatione di quelli questi nel sonarsi molto dell'ar
tifitioso & del difficile; si ancora per essere il suono di ambedue molto piu gentile & delicato &
ancora diletteuole alle nostrale orecchie, di quello del Piffero; se bene questo è piu concitato &
querulo, & atto per la quantità & veementia del suono, con efficacia maggiore à operare quelli affetti che alla natura sua
conuiene. che gli antichi hauessero cognitione di queste duse sorti di
Flauti come hanno alcuni commentatori creduto & presegli in cambio delle Tibie, non è cre
dibile, per non trouarsebe vn minimo ricontro in alcuno autore d'import
anza, ne in anticaglia.
Zarlino nelle
instit.al c.2.
del primo, &
nel 4.della
4.parte.
STR. Mi suol parere hauer letto che Gaio Gracco sempre che egli haueua à parlare al populo, teneua dietro à sè vn seruo Musico; il quale accortamente con vn Flauto ò Zufolo d'auorio ò d'altro, lo rimetteua sonando, in Tuono conueniente all'espressione del concetto che egli
haueua tra mano.
Valerio Massimo, nell'8,
al decimo.
BAR. In proposito di questo, gli scrittori fanno mentione della Siringa & della Fistula, che
tanto importa, & non del Flauto; la quale Siringa altro non è che quelle sette canne (le quali
in progresso di tempo à maggior numero ascesero) di diuerse lunghezze & grossezze, con teste
Gellio nel 1.
delle notti
Ateniese.
insieme con cera, & lino; & si sogliano per l'ordinario dipignere in mano al Dio Pan in memoria della sua bella & amata Siringa conuersa da Gioue in canna: la forma della quale è simile
Siringa da chi
ritrouata.
à vn'ala d'vccello, ò à piccolo Organo; l'inuentione di che si attribuisce à Celti.
STR. Mi è stato molto grato l'intendere questi particolari, però andate tessendo il
restante
Giulio Polluce nel 2.capo.
dell'ordita tela.
Flauti diritti
ritrouati da
Gali.
BAR.Furono introdotti in Italia i Flauti dritti da Galli, & dagli Suizzeri i trauersi; dopo
l'vso de quali come piu artifitiosi & di maggior fatica nel sonarsi, douettero verisimilmente (se
bene questa nostra regola nella cosa dell'inuentione degli strumenti musici si vede molte volte
Flauti trauersi ritrouati da
gli Suizzeri.
patire eccettione) essere ritrouati i Cornetti, & i Tromboni, ma non prima che si cantasse (seconddo l'vso d'hoggi) in consonanza
queste piu arie isieme: mossi i loro inuentori dalla necessità
detta di sopra; & ancora perche gli huomini metteuano prima la barba che sapessero ben cantare; per essere di bisogno in quelli
primi tempi, mediante la rozzezza del secolo & la nouità del
la cosa, ò vogliamo dire per la semplicità di quelli che sin'ad hora l'h
anno amministrata, spender
Trombone
à noi venuto;
ui molto t
empo; tralmente che le voci puerili si perdeuano auanti che elle si potessero godere. furono gli autori del Trombone i Sassoni,
quantunque in Norimberga Città famosa della Franco
nia, vi si lauorono eccellentemente; & della Stiria fu portato à noi il Cornetto; & in Venetia si
fanno hoggi i meglio che vadino attorno. Ha il Trombone questo particolare d'eccellenza, che
egli è atto (per non hauere obbligo di fori ne di tasti in luoghi determinati, ma son riposti nella
discrettione & giuditio del perito Trombonista) con l'accrescere & diminuire il vano della sua
canna; à sonare ciascuna spezie de tre generi d'harmonia in quella esattezza maggiore che desi
derare si possa; per potere i buoni professori di esso senza fatica ò difficultà alcuna, inacutire & ingrauire il suono per
qual si voglia interuallo benche minimo & insolito. la Viola da gamba &
Nel 30.dello
Inferno.
da braccio, la Cetera, & il Liuto, come piu artifitiosi degli strumenti di corde degli antichi, me
diante la cosa del tastarle & trarne da vna sola quattro sei & piu voci differenti, douettero verisi
Liuto donde
à noi veduto.
milmente esser trouati l'vno appresso l'altro. che il Liuto fusse prima di ciascun'altro di questi
Vuole il Zallino, al c.35.
della 4.parte
delel sue institutioni che lo
strumento di
tasti sia negli
accordi piu
del Liuto perfetto: la qual
cosa quanto sia
dal vero lontana si è dimostrata al suo
luogo.
in vso, se bene maggiormente difficile, si può facilmente credere persuasi dall'autorità di Dante:
il quale in proposito d'vn M.Adamo falsatore di monete ne fà mentione così dicendo.
Io vidi vn fatto à guisa di Liuto.
Per dinotare con questa comparatione la sottigliezza del collo, & enfiatezza del corpo dell'Hi
dropico. Nulladimeno puo molto bene essere, che in quel tempo non hauesse tante corde, ne
anco quelle poche fussero per l'ordine che sono al presente disposte. imperoche mi parrebbe gr
an
cosa,che sendo stato in consideratione degli huomini, & esercitato con quella quantità & dispositione di corde che comunemente
si costuma hoggi, solo da cinquanta anni indietro. fu portato à
noi questo nobilissimo strumento da Pannoni, con il nome di Laut; postogli dal suo autore con
non piccolo giuditio; con danno del quale è la sua gloria oscurata; volendoci con esso dinotare
essere degli estremi suoni musicali capace, & con l'aiuto de tasti di quell iancora di mezzo. non
è da lasciare indietro questa consideratione, che Guido Aretino il quale dette nuoui nomi alle
Guido Aretino da nuoui
modi alle note musiche.
Note musicali, traendoli dalle prime & dalle seste silalbe di tre primi versi dell'Hynno di S. Giouanni batisata che il numero
di sei fanno, fù prima di Dante qualche decina d'anni; di due delle
quali sillabe & nomi delle note fu c
omposto dal suo autore come hauete inteso, quello del Liuto.
page 147
STR. Per qual cagione crediamo noi, che Guido Aretino non desse al meno nuouo nome à ciascuna delle sette corde piu graui che sono nella quarta spezie del Diapason, ma solo alPerche Guido Aretino
nominisolo
sei Note. le sei prime?
BAR. Se mi è lecito indouinare, credo che questa fusse la cagione. Hauendo egli
come
sapete, nominato vna corda di nuouo sotto la grauissima Proslambanomene de Greci; la qua
le con l'estrema acuta del Tetracordo Hypaton contenendo vn maggiore Essacordo (secondo
però i numeri che egli vsa nel nel suo Introduttorio nel segnare le corde) venne à nominare le sue
corde con i nomi che hauete inteso: imperoche la piu graue di esse disse esser la prima chiama
& in lui con il nome di ? ut. vedendo poi che nella seconda corda del medesimo Tetracordo,
ta da ciascuna altra pur seconda degli altri tutti del Systema disgiunto; era parimente princi
pio d'vn'altro Essaconrdo, il quale terminaua altrei nell'estrema dell'altro a esso contiguo pur
verso l'acuto; & che tal quantità di nomi era suffitiente à colorire il suo disegno, non passò
piu oltre. alla qual consideratione si potrebbe aggiugnere, che l'Antifone furono le prime co
se che si cantassero in quel secolo ne sacri tempij sotto le note, le quali (secondo che ho veduto
in alcuni antichissimi libri & particolarmente in quelli che si conseruan ancor'hoggi nella nostra Badia di Monte piano) ricercauano
allhora pochissime corde & voci: per lo che non hebbe Guido bisogno di maggior quantità di nomi. e tornando alla Timologia
del Liuto, dico
essere stati altri di parere, ch'egli fusse detto lauto; cioè sontuoso, magnifico, nobile, & splendi
do; ma siane detto à bastanza. Fu la Cetera vsata priam tra gli Inglesi che da altre nationi, nella
Cetera
donde
a noi portata.
quale Isola si lauorauano già in eccellenza quantunque hoggi le piu reputate da loro, siano
quelle che si lauorano in Brescia; con tutto questo è adoperata & apprezzata da nobili, & fu
così detta dagli autori di essa, per forse resuscitare l'antica Cithara, ma la differenza che sia tra
la nostra & quella, si è possuto benissimo conoscere da quello che se n'è di sopra detto. la Vio
Viola da gamba chi l'habbia introdotta. la da Gamba, & da braccio, tengo per fermo che ne siano stati autori gli Italiani, & forsequelli del regno di Napoli; & la
cagioe che à credere ciò mi muoue è questa. nella Spa
gna non se ne fanno, & poco vi si vsano; nella rancia & nell'Inghilterra occorre l'istesso, & così parimente tra Fiamminghi,
& nella Germania; ancora che alcuni habbiano dubitato esserne
stati autori: anzi tra questi populi è manco esercitata ce in alcuna delle prouincie nominate;
lasciando però da parte le corti di quelli Principi,nelle quali sono molto bene esercitate; ma
sono però condotte d'Italia, & così parimente la piu parte de sonatori di esse. ne è marauiglia
che in Germania siano poco dall'vniuersale adoperate, auuenga che la parte maggiore del pae
se è come sapete freddissima, per lo che gli habitatori se ne stanno il piu del tempo nelle stufe la
sciandosi per otto mesi dell'anno poco vedere all'aria, & conseguentemente rare volte per que
sto affare si trouano insieme; attendendo per l'ordinario à quelle cosa che vn huomo senza l'a
iuto dell'altro può solo esercitare, doue per l'opposito nell'Italia, & particolarmente nel regno
di Napoli auuiene per la benignità dell'aria tutto il contrario; oltre al lauorarsi & esrecitarui
si la musica di tali strumenti in eccellenza molti & molti anni sono: i quali andarono forse in
uestigando gli huomini, per hauerne vno ancora tra quelli di corde che hauesse facultà di te
nerer le voci secondo il valore delle note & quanto al discreto sonatore piaceua senza di nuouo
ripercuoterle; non altramente di quello che fa l'Organo tra quelli di tasti & gli altri di fiato: i
quali strumenti si suonano con l'istesso arco (se bene non così puntualmente) dalla Viola da braccio, detta da non molti anni
indietro lira; ad imitatione dell'antica quanto al nome: il che
dà manifesto inditio, che fusse prima in vso la Viola che il Violone; anzi che questo fusse l'vlti
Lira
detta prima Viola. mo à ritrouarsi (lasciando però da parte quello strumento che di sopra vi dissi hauer donato ilDuca di Sassonia à quello di
Bauiera) ce lo possiamo persuadere mediante la quantità de sona
tori che concorrono per la perfettione del concerto; però non deuette essere prima introdotto,
che si componesse al manco à quattro, & che si trouasse ancora ragioneuole copia di cantori:
se già noi non volessimo dire, che elle furono prima esercitate ne balli non altramente che i Pif
feri; di che non ho rincontro d'autorità che me lo persuada. Sendomi spedito di quanto
Altra sorte
di
sonatori & cantori, reputati
dal Vulgo.
al presente voglio ragionarui intorno gli artifitiali strumenti moderni, circa l'inuentione ori
gine & antichità loro, secondo però il mio parere il quale rimetto à chiunque meglio di me in
tendesse, vengo à trattare della quarta & vltima sorte de sonatori di Liuto, ditasti, & de Mu
sici de nostri tempi reputati dal vulgo; & sono quelli che veramente non sanno ne scriuere ne
sonare ò cantare cosa alcuna di momento; ma haueranno solamente nelal sueprficie come i ve
tri colorati comparati alle gioie, vn poco d'apparenza di non sò che cosa dirmi; & soneran
no vna gagliarda, vn Saltarello, & vn passomezzo; facendo nelle corde estreme dello strumen
to che haueranno alle mani vn gran fracaso & particolarmente nelle graui; & il vulgo à quel
romore tutto intento diuiene stupido & marauiglioso; & in vece di mandare per Hipponaco
Tibicine che gli ammaestri secondo che ci racconta Eliano, per miracoli gli ammira & celebra.
Nell'8 del
14
de varia historia.
Altri pure di questo istesso ordine, anouerati indegnamente dal vulgo tra i Musici; perche
canteranno in essi strumenti mille sciocchezze sporche & disoneste, & muoueranlo con tal mezzo ò riso, ma à pianto mai; per
volere altra industria & sapere il muouere questo, che quello af
page 148
fetto nell'vditore; gli va dietro per la conformità che h
anno quelli si fatti c
oncetti col suogenio, come matto: & v
engono poi da esso celebrati per nuoui Orfei & Amfioni; di che accortisi, & vol
entiere c
onsentendo d'essere dall'inesperta qu
antità tali reputati, diuengono di maniera insol
enti, che vo
Vitio dell'ignoranza.
gliono s
enza sapere di cosa alcuna benche minima il perche, correggere& dare norma al m
ondo:
reputandosi tra se medesimi non vguali, ma superiori à primi d'industria & di sapere; & n
on và cosa attorno in questo ò in altro genere, che non voglino con la maggiore gruità & reputation del
mondo, dirui sopra quello che glie ne pare, disprezz
ando & auuil
endo ancora tutte quelle cosa che
Comparatione.
son fuor di loro, & si possano c
on ragione c
omparare à quel Topo del mugnaio che racconta nell
sue fauole il morale Esopo: il quale infarinatasi inauuertentem
ente vna volta la coda, & par
endogli
per ciò essere diuenuto il maestro del mulino, entrò in tanta superbia che fu ardito n
on solo di volere amministrare ciascuna cosa à modo suo, ma di dire al padrone che si prouedesse che n
on lo vo
Essempio.
leua piu in casa. Si potrebbono ancora comparare questi tali Musici à quel Calzolaio d'Argo; il
quale veduta vna statua di mano di Prassitele, la piu bella & famosa che mai facesse, la biasimò in
Prassitele da
Coo, scultore
nobilissimo.
sieme col suo artefice grandemente. rappresentaua la statua vn Pastorello che lottaua con vn suo
picolo Ariete, ne per altro la biasimaua che per hauer i correggiuoli delle scarpe à ritroso; il che
haueua fatto quello eccellente & giuditioso Scultore artifitiosam
ente, per forse dinotare la s
empli
cità del giouanetto pastore. non mancano ancora hoggi di questi Satrapi, i quali d'inuidia pre
Cantori saputi de nostri tempi.
gni, nel vedere & essaminare l'opera di alcuno virtuoso, notano & predicano solo quella cosa
che vi fusse quantunque minima, che meritasse correttione: quando bene il restante tutto fus
se ingegnosissima, eccellente, & degna di somma lode. apprezzando quella sola & null'altra,
che intendano & sanno, che per ciò à loro piace, & dispressando per il contrario tutto quel
lo he non sanno, & non intendono; solo per in altrui scorgerlo, & grandemente da gli intelli
genti vederlo repuatato; mostando nell'estreriore che gli dispiaccia, quantunque ritirati in loro
stessi lo ammirono, & felici si reputerebbono quando la millesima parte sapessero dell'autore di
quella tale opera. Sono in oltre tra questi alcuni Sessillabe per così dirgli; i quali fanno professio
ne di cantori, & di sapre di tal prattica dimostrare per eccelleza; senza nessuna cognitione
hauere non solo de numeri, delle proporzioni, ò del Monocordo; ma della misura di alcuno
interuallo musico, ne della quantità del suono che si racchiude tra questa & quella corda; ol
tre all'ignorare ancora qual genere & spezie sia quella che si canta hoggi: senza la quale intel
ligenza Dio sà come passa la cosa. & haueranno alle mani in vece di essa, per argumento di quel
saper loro, piu sentenze del Burchiello & del Bernia, che qual si voglia altro Pedagogo di que
sta nsotra materna lingua. vedete di gratia quello che hanno da fare le buffonerie di questi due
ridicoli Poeti, col sapere dimsotrare le distanze & le proporzioni degli interualli musici; & mi
Comparatione.
fanno souuenire di alcune nostre matrone, che se ne vanno nella piu fredda stagione dell'anno
passeggiando per casa, con vna lor zimarra ò turcha che se la dichino di buratto, ò d'ermisino;
la quale hauerà solo intorno all'orlo vna mostra di pelle n
on piu larga d'vn dito, ess
endo però sot
to armate alla leggiera; persuad
endosi che l'appar
enza di essa e la pres
enza loro sia atta à resistere n
on
solo alle forze & potere di Borea, ma à spau
entarla & schernirla nell'istesso modo he l'ing
anna da
lontano la vista di alcuni s
emplici; il qual vano pensiero se lo spacciano dentro le case loro, doue
interam
ente non aggiugne la forza d'Aquilone, ne penetrano gli occhi di Linceo: ma vscendo in
quell'habito per le publiche strade allo scoperto, sono da esso nelle case loro respinte con la maggior furia del mondo: ne
d'iui si partano sin tanto che elle non hanno virtù & forza di c
ompetere
& al poter suo esistere, ò che il cortese Apollo mosso à compassione di loro, non s'oppone (per
Quali Musici piu degli
altri si deuino repuatere
& perche.
vendicarle) al Sagittario. Quali poi di tutte questesorti d'huomini meritino piu degli altri es
sere reputati, mi pare che dire sicuramente si possa, che quelli che suonono, compongono, &
parimente scriuono in eccellenza, meritino non solo somma lode, ma d'essere grandemente stimati & in pregio di qual si voglia
huomo di sano intelletto: & che non meno di questi meriti
no quelli che sanno piu di essi, ancora che fussero in quella parte della pronta fierezza della
mano, & anco dell'inuentione del Contrapunti stati dalla natura poco fauoriti: tutte le volte
però che qual saper loro non solo supplisca à tal mancamento, ma ecceda quelli primi. im
peroche molto piu da essere reputati son quelli che c'insegnano le virtù, & maggiormente
quanto piu rare & eccellenti sono, che quelli che semplicemente (con le buffonerie loro) ci dilettano. prima per essere cosa
maggiore & piu alta il sapere quello che altri fa, che fare quello istesso
che egli sa; & poi perche qual si voglia semplice piacere del senso (per la sua incostanza) vltima
mente ci satia, & di sapere alcuno mai si trae sete: & vie piu dico meritare quelli, quando quel
saper loro sia congiunto à ottimi costumi; i quali principalmente si deuono desiderare nel per
fetto Musico, & in ciascun'altro virtuoso; accioche con il suo essempio & con la sua scienza
faccia scienziati & costumati quelli che lo pratticano & che l'ascoltano. al che soggiungno & dico, che egli è impossibile
di trouare vn huomo che sia Musico veramente, & che sai vitioso: &
Nell'Opuscolo de musica
di Plutarco.
essendo così fatto, sarà difficile anzi impossibile, che egli sia virtuoso & che faccia virtuosi al
tri. & per piu oltre dirui, quello che nell'età puerile hauerà vsato ciascun debito mezzo, &
conueniente cura di apprendere la scienza della vera musica con ciascuna sua opera & fatica,
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tutto quello che sarà secondo il decoro & l'honesto, loderà & abbracierà, & il contrario vi
tuperà & fuggirà: & sarà costui lontanissimo da ogni brutta & disonesta attione, e tratti dalla musica copiosissimi frutti,
sarà à sè stesso & alla sua Republica di comodo & vtile infini
to: ne gia mai ò nel procedere ò nel parlare, in qual si voglia luogo e tempo farà ò dirà cosa
inconsiderata; ma osseruerà del continouo il decoro, la modestia, & la verecundia, torno à
Altra sorte di
Musici de tempi nostri.
quelli del terzo cerchio & dico, ch si deuono & possono contentare d'essere da qual cosa repu
tati, da quelli che gli sono inferiori nel sapere: il valore de quali si può comparare al cantare de
Comparatione.
putti mentre che hanno quelle belle voci & gorge; i quali sono in quel mentre amati & accarez
zati da ciascuno: ma come il loro organo per qual si voglia accidente si stempera, perdendo
ò smarrendo quella poca di leggiadria, vaghezza, e sonorità della voce; perdono insieme tutto il
credito & la reputatione & saper loro, nulladimeno chi ben considera, non può torre il sape
re ne l'arrochire, ne la mutatione della voce. è ancora simile il sapere di questi alle cadu
Essempio.che bellezze della Donna; la quale mentre che ella mantiene nel volto quella deside
rabile proporzione di linee & di colori che concorrono à formare la bellezza
Bellezza del
volto in quello consista.
di esso, tutto il mondo l'ammira; non come dotta ò intelligente da alcu
na arte ò scienza, ma come bella mediante la conuenienza che hanno insieme quelli accidenti, come quelle linee cominciano
à
smarrire & perdere quella debita distanza che prima tra
esse seruauano, & quei viui colori à impallidirsi,
quel tal bellezza non altramente che fior
colto langue. Con si fatta conclusione
adunque, dette l'Illustriss. Sig. Giouanni Bardi (essempio ra
ro d'ogni regia virtù)
al suo ragio
namento
fine.
Errori da correggersi così.
facce |
versi |
errato |
corretto. |
1 |
4 |
estima |
stima |
1 |
6 |
comandata |
comandato |
3 |
4 |
vn numero |
numero |
10 |
30 |
due |
i due |
10 |
postilla |
numerio |
numero |
37 |
|
Clanget |
Clangat |
38 |
|
fruitura |
fruiture |
44 |
30 |
18 |
16 |
48 |
postilla |
dopo institutioni, aggiugni nella 2. parte |
50 |
|
sotto il verso 33. manca questo. Tetracordo Hyperboleon dell'antico Cromatico |
53 |
postilla |
Liuto & |
Liuto |
60 |
37 |
Diapason vno |
Diapason à vno |
63 |
22 |
Dorica |
Doria |
63 |
|
sopra l'vltima postilla, aggugni Tolomeo |
68 |
48 |
Frygio delle |
Frygio & delle |
68 |
|
nella prima postilla, dou'è 8, leggi 6 & 8 |
70 |
25 |
Frygio |
Hypofrygio |
70 |
25 |
Hypofrygio |
Frygio |
70 |
25 |
C solfaut |
c solfaut |
72 |
postilla |
primo capo |
primo, al capo |
73 |
57 |
manco |
ne anco |
73 |
30 |
considera |
considerò |
77 |
postilla |
dubio |
abuso |
77 |
postilla |
nel considerare |
dagli di penna |
88 |
postilla |
innanzi à Neantio, aggiugni, & al 66 della 3. |
101 |
48 |
breuita |
breuità |
117 |
nella Dimostratione, |
doue dice Massimo, leggi Milesio |
118 |
26 |
questa |
queste |
136 |
54 |
vguali |
disuguali |
137 |
26 |
armonia |
harmonia |
137 |
42. e 47 |
Diapason Diapente |
Diapasondiapente |
140 |
2 |
della |
delle |
140 |
20 |
di quelli |
à di quelli |
Questo segno X vale il medesimo di questo
& questo h
di questo
ouero quest'altro
.