Title: Le istitutioni harmoniche
Author: Gioseffo Zarlino
Publication: (Venezia, 1558)
Gioseffo Zarlino, Le istitutioni harmoniche, Venice, 1558. Copy Koninklijke Bibliotheek, The Hague Gioseffo Zarlino, Le istitutioni harmoniche, Venice, 1558. Copy Koninklijke Bibliotheek, The HaguePrincipal editor: Frans Wiering
Funder: Utrecht University Netherlands Organization for Scientific Research (NWO)
Edition: 2000
Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht NetherlandsΚαὶ μὴ διδόντος, ὀυδὲν ἰσχύει πόνος.Con Priuilegio dell'Illustriss. Signoria di Venetia, per anni X.IN VENETIAM D L VIII.page ii
Il Priuilegio della Illustrissima Signoria di Venetia
1557 Die 16 Octobris in Rogatis.Iosephus Tramezinus Duc. Not.
ALLO ILLVSTRISSIMO ET REVERENDISS. SIGNORE, IL SIG.OR VINCENZO DIEDO PATRIARCA DI VENETIA.
Di V.S. Illustr. & Reuerendiss.ma Seruitore affettionatissimo Gioseffo Zarlino.
page vTAVOLA DI TVTTE LE MATERIE PRINCIPALI che sono contenute nell'Opera.
IL Proemio | Facciata 1 | |
Della origine, & certezza della Musica | Cap. 1. | fac. 3 |
Delle laudi della Musica | Cap. 2. | 4 |
A che fine la Musica si debba imparare | Cap. 3. | 8 |
Dell'vtile, che si hà della Musica, & dello studio, che vi douemo porre, & in qual modo vsarla | Cap. 4. | 8 |
Quello che sia Musica in vniuersale, & della sua diuisione | Cap. 5. | 10 |
Della Musica mondana | Cap. 6. | 12 |
Della Musica humana | Cap. 7. | 16 |
Della Musica piana & misurata, o vogliono dire Canto fermo, & figurato | Cap. 8. | 18 |
Della Musica Rhithmica, & della Metrica | Cap. 9. | 19 |
Quello che sia Musica in particolare, & perche sia cosi detta | Cap. 10. | 19 |
Diuisione della Musica in Speculatina, & in Prattica; per laquale si pone la differenza tra'l Musico, & il Cantore | Cap. 11. | 20 |
Quanto sia necessario il Numero nelle cose; & che cosa sia Numero; & se l'Vnità è numero | Cap. 12. | 21 |
Delle varie specie de Numeri | Cap. 13. | 22 |
Che dal numero Senario si comprendeno molte cose della Natura, & dell'Arte | Cap. 14. | 23 |
Delle Propietà del numero Senario, & delle sue parti; & come in esse si ritroua ogni consonanza musicale | Cap. 15. | 25 |
Quel che sia Consonanza semplice, e Composta; & che nel Senario si ritrouino le forme di tutte le semplici consonanze; & onde habbia origine l'Essachordo minore | Cap. 16. | 27 |
Della Quantità continoua, & della discreta | Cap. 17. | 28 |
Del Soggetto della Musica | Cap. 18. | 28 |
Quello che sia Numero sonoro | Cap. 19. | 29 |
Per qual cagione la Musica sia detta subalternata all'Arithmetica, & mezana tra la mathematica, & la naturale | Cap. 20. | 30 |
Quel che sia Proportione, & della sua diuisione | Cap. 21. | 31 |
In quanti Modi si compara l'vna quantità all'altra | Cap. 22. | 32 |
Quel che sia Parte aliquota, & non aliquota | Cap. 23. | 33 |
Della produttione del genere Moltiplice | Cap. 24. | 33 |
Quel che sia Denominatore, & in qual modo si ritroui; & come di due proposte proportioni si possa conoscere la maggiore, o la minore | Cap. 25. | 34 |
Come nasca il genere Superparticolare | Cap. 26. | 36 |
Della produttione del genere Superpatiente | Cap. 27. | 36 |
Del genere Moltiplice superparticolare | Cap. 28. | 37 |
Della produttione del quinto & vltimo genere, detto Moltiplice superpartiente | Cap. 29. | 38 |
Della natura & propietà de i sopranominati generi | Cap. 30. | 39 |
Del Moltiplicar delle Proportioni | Cap. 31. | 41 |
Il secondo modo di moltiplicar le Proportioni | Cap. 32. | 43 |
Del Sommare le Proportioni | Cap. 33. | 43 |
Del Sottrare le Proportioni | Cap. 34. | 44 |
Del Partire, o Diuidere le proportioni, & quello che sia Proportionalità | Cap. 35. | 45 |
Della Proportionalità, o Diuisione arithmetica | Cap. 36. | 46 |
Della Diuisione, o Proportionalità geometrica | Cap. 37. | 47page vi |
In qual modo si possa cauare la Radice quadrata da i Numeri | cap. 38. | 49 |
Della diuisione, ouero Proportionalità harmonica | cap. 39. | 50 |
Consideratione sopra quello, che si è detto intorno alle Proportioni, & Proportionalità | cap. 40. | 51 |
Che il Numero non è cagione propinqua, & intrinseca delle Proportioni musicali, ne meno delle Consonanze | cap. 41. | 54 |
Della inuentione delle Radici delle proportioni | cap. 42. | 55 |
In che modo si possa ritrouar la Radice di più proportioni moltiplicate insieme | cap. 43. | 56 |
Della Proua di ciascuna delle sopramostrate operationi | cap. 44. | 57 |
QVANTO la Musica sia stata da principio semplice, rozza, & pouera di consonanze | cap. 1. | fac. 58 |
Per qual cagione gli antichi nelle loro harmonie non vsassero le consonanze imperfette, & Pithagora vietasse il passare oltra la Quadrupla | cap. 2. | 60 |
Dubbio sopra la inuentione di Pithagora | cap. 3. | 61 |
Della Musica antica | cap. 4. | 62 |
Le materie che recitauano gli antichi nelle loro canzoni, & di alcune leggi musicali | cap. 5. | 65 |
Quali siano stati gli antichi Musici | cap. 6. | 67 |
Quali cose nella Musica habbiano possanza da indurre l'huomo in diuerse passioni | cap. 7. | 70 |
In qual modo la Melodia, & il Numero possino muouer l'animo, disponendolo a varij affetti; & indur nell'huomo varij costumi | cap. 8. | 73 |
In qual genere di Melodia siano stati operati li sopranarrati effetti | cap. 9. | 75 |
Delli Suoni, & delle Voci, & in qual modo naschino | cap. 10. | 77 |
Da che nascono i suoni graui, & da che gli acuti | cap. 11. | 78 |
Quel che sia Consonanza, Dissonanza, Harmonia, & Melodia | cap. 12. | 79 |
Diuisione delle Voci | cap. 13. | 80 |
Quel che sia Canto, & Modulatione; & in quanti modi si può cantare | cap. 14. | 81 |
Quel che sia Interuallo, & delle sue specie | cap. 15. | 81 |
Quel che sia Genere; et di tre generi di Melodia, o cantilena appresso gli antichi; et delle loro specie | cap. 16. | 82 |
Per qual cagione ciascuno de gli Interualli contenuto ne i mostrati Tetrachordi sia detto Incomposto. | cap. 17. | 86 |
In qual Modo si possa accommodare alla sua proportione qual si voglia consonanza, ouero interuallo | cap. 18. | 86 |
Vn'altro modo di accommodare le consonanze alla loro proportione | cap. 19. | 88 |
In qual modo si possa vdire qual si voglia consonanza accommodata alla sua proportione | cap. 20. | 89 |
Del Moltiplicar le consonanze | cap. 21. | 90 |
Del secondo modo di moltiplicar le consonanze | cap. 22. | 91 |
In qual modo si diuida rationalmente qualunque si voglia consonanza, ouero interuallo | cap. 23. | 93 |
In qual modo si possa diuidere qual si voglia interuallo musicale in due parti equali | cap. 24. | 93 |
Vn'altro modo di diuidere qual si voglia consonanza, ouero interuallo musicale in due, ouero in più parti equali | cap. 25. | 94 |
In qual modo la Consonanza si faccia diuisibile | cap.26. | 96 |
Quel che sia Monochordo; & perche sia cosi chiamato | cap. 27. | 97 |
Della Diuisione, ouero Ordinatione del Monochordo della prima specie del genere diatonico, detta Diatonico diatono; del nome di ciascuna chorda; & chi fu l'inuentore di questo Genere, & del suo ordine | cap. 28. | 97 |
Che gli Antichi attribuirono alcune chorde de i loro istrumenti alle Sphere celesti | cap. 29. | 101 |
In che Modo le predette Sedici chorde siano state da i Latini denominate | cap. 30. | 103 |
Consideratione sopra la mostrata Diuisione, ouero Ordinatione; & sopra le altre specie del genere Diatonico poste da Tolomeo | cap. 31. | 105page vii |
Del genere Chromatico; & chi sia stato il suo inuentore; & in qual maniera lo potesse trouare | cap. 32. | 108 |
Diuisione del monochordo Chromatico | cap. 33. | 111 |
Consideratione sopra la mostrata diuisione, & sopra alcune altre specie di questo genere, ritrouate da Tolomeo | cap. 34. | 113 |
Chi sia stato l'inuentore del genere Enharmonico | cap. 35. | 114 |
Diuisione, o compositione del monochordo Enharmonico | cap. 36. | 115 |
Consideratione sopra la mostrata particione, ouero compositione; & sopra quella specie di questo genere, che ritrouò Tolomeo | cap. 37. | 117 |
Della compositione del Monochordo Diatonico diatono, inspessato dalle chorde Chromatiche, & dalle Enharmoniche | cap. 38. | 118 |
Che'l Diatonico sintono di Tolomeo sia quello, che hà il suo essere naturalmente da i numeri harmonici | cap. 39. | 120 |
Della diuisione del Monochordo Diatonico sintono, fatta secondo la natura de i numeri sonori | cap. 40. | 123 |
Che ne gli Istrumenti arteficiali moderni non si adopera alcuna delle specie Diatoniche mostrate | cap. 41. | 125 |
Quel, che si dee osseruare nel temperare, ouero accordare gli Interualli di ciascuno istrumento arteficiale moderno, riducendo il numero delle chorde del Diatonico sintono a quello del Diatono; & che tali interualli non siano naturali: ma si bene accidentali | cap. 42. | 126 |
Dimostratione dalla quale si può comprendere, che la sopramostrata Partecipatione, o Distributione sia ragioneuolmente fatta; & che per altro modo non si possa fare | cap. 43. | 128 |
Della compositione del Monochordo diatonico equalmente temperato, & ridutto al numero delle chorde Pithagorice | cap. 44. | 131 |
Se nelle Canzoni seguitiamo cantando gli interualli produtti da i veri, & sonori numeri, ouero li mostrati; & della solutione di alcuni altri dubbij | cap. 45. | 135 |
Della inspessatione del Monochordo Diatonico, dalle chorde del genere Chromatico | cap. 46. | 137 |
In che maniera possiamo inspessare il detto Monochordo con le chorde Enharmoniche | cap. 47. | 139 |
Che è più ragioneuole dire, che gli interualli minori naschino dalli maggiori; che dire, che i maggiori si componghino delli minori; & che meglio è ordinato l'Essachordo moderno, che il Tetrachordo antico | cap. 48. | 142 |
Che ciascuno delli Generi nominati, si può dire Genere, & Specie; & che ciascun'altra diuisione, ouero ordinatione de suoni sia vana, & inutile | cap. 49. | 143 |
Per qual cagione le Consonanze hanno maggiormente la loro origine dalle Proportioni di maggiore inequalità, che da quelle di minore | cap. 50. | 144 |
Dubbio sopra quello, che si è detto | cap. 51. | 146 |
QVEL che sia Contrapunto, & perche sia cosi nominato | cap. 1. | fac. 147 |
Della inuentione delle Chiaui, & delle Figure cantabili | cap. 2. | 148 |
De gli Elementi, che compongono il Contrapunto | cap. 3. | 149 |
Diuisione delle sopramostrate specie | cap. 4. | 151 |
Se la Quarta è consonanza; & donde auiene, che li Musici non l'habbiano vsata, se non nelle compositioni di più voci | cap. 5. | 152 |
Diuisione delle consonanze nelle Perfette, & nelle Imperfette | cap. 6. | 153 |
Che la Quarta, & la Quinta sono mezane tra le consonanze perfette, & le imperfette | cap. 7. | 154 |
Quali consonanze siano più piene, & quali più vaghe | cap. 8. | 155 |
Della differenza che si troua tra le consonanze Imperfette | cap. 9. | 155page viii |
Della propietà, o natura delle consonanze Imperfette | cap. 10. | 156 |
Ragionamento particolare intorno all'Vnisono | cap. 11. | 157 |
Della Prima consonanza; cioè della Diapason, ouero Ottaua | cap. 12. | 158 |
Della Diapente, ouer Quinta | cap. 13. | 159 |
Della Diatessaron, ouer Quarta | cap. 14. | 160 |
Del Ditono, ouer Terza maggiore | cap. 15. | 161 |
Del Semiditono, ouer Terza minore | cap. 16. | 162 |
Dell'vtile, che apportano nella Musica gli Interualli dissonanti | cap. 17. | 162 |
Del Tuono maggiore, & del Minore | cap. 18. | 163 |
Del Semituono maggiore, & del Minore | cap. 19. | 164 |
Dello Essachordo maggiore, ouero Sesta maggiore | cap. 20. | 165 |
Dello Essachordo minore, ouer Sesta minore | cap. 21. | 166 |
Della Diapente col Ditono; ouero della Settima maggiore | cap. 22. | 166 |
Della Diapente col Semiditono, ouero della Settima minore | cap. 23. | 167 |
In qual maniera naturalmente, o per accidente, tali interualli da i Prattici alle volte si ponghino superflui, o diminuti | cap. 24. | 168 |
De gli effetti che fanno questi segni . . & | cap. 25. | 170 |
Quel che si ricerca in ogni Compositione, & prima del Soggetto | cap. 26. | 171 |
Che le Compositioni si debbeno comporre primieramente di Consonanze, & dipoi per accidente di Dissonanze | cap. 27. | 172 |
Che si debbe dar principio alle compositioni per vna delle consonanze perfette | cap. 28. | 173 |
Che non si dè porre due Consonanze, contenute sotto vna istessa proportione, l'vna dopo l'altra ascendendo, ouero discendendo senza alcun mezo | cap. 29. | 176 |
Quando le parti della cantilena hanno tra loro Harmonica relatione; & in qual modo potemo vsare la Semidiapente, & il Tritono nelle compositioni | cap. 30. | 179 |
Che rispetto si dè hauere a gli Interualli relati nelle compositioni di più voci | cap. 31. | 181 |
In qual Maniera due, o più Consonanze perfette, ouero imperfette, contenute sotto vna istessa forma, si possino porre immediatamente l'vna dopo l'altra | cap. 32. | 182 |
Che due, o più Consonanze perfette, ouero imperfette, contenute sotto diuerse forme, poste immediatamente l'vna dopo l'altra si concedeno | cap. 33. | 183 |
Che dopo la Consonanza perfetta stà bene il porre la imperfetta: ouero per il contrario | cap. 34. | 183 |
Che le parti della Cantilena debbeno procedere per mouimenti contrarij | cap. 35. | 184 |
In qual maniera le parti della Cantilena possino insieme ascendere, o discendere | cap. 36. | 184 |
Che si debbe schiuare, più che si può, li Mouimenti separati; & similmente le Distanze, che possono accascare tra le parti della cantilena | cap. 37. | 187 |
In qual maniera si debba procedere da vna Consonanza all'altra | cap. 38. | 187 |
In qual maniera si debba terminare ciascuna cantilena | cap. 39. | 191 |
Il modo, che si dè tenere nel far li Contrapunti semplici a due voci, chiamati a Nota contra Nota | cap. 40. | 191 |
Che nelli Contrapunti si dè schiuare gli Vnisoni, più che si puote; & che non si dè molto di lungo frequentare le Ottaue | cap. 41. | 194 |
Delli Contrapunti diminuiti a due voci; & in qual modo si possino vsare le Dissonanze | cap. 42. | 195 |
Il modo, che hà da tenere il Compositore nel fare li contrapunti sopra vna Parte, o Soggetto diminuito | cap. 43. | 200 |
Che non e necessario, che la parte del Soggetto, & quella del Contrapunto incomincino insieme | cap. 44. | 202 |
Che le Modulationi debbeno essere ben regolate, & quel che dè osseruare il Cantante nel cantare | cap. 45. | 203 |
Che non si dè continouare molto di lungo nel graue, o nell'acuto nelle modulationi | cap. 46. | 205 |
Che'l porre vna Dissonanza, ouero vna Pausa di minima tra due Consonanze perfette di vna istessa specie, che ascendino insieme, o discendino, non fà, che tali consonanze non siano replicate. | cap. 47. | 205page ix |
Della Battuta | cap. 48. | 207 |
Della Sincopa | cap. 49. | 209 |
Delle Pause | cap. 50. | 211 |
Delle Fughe, o Consequenze, ouero Reditte, che dire le vogliamo | cap. 51. | 212 |
Delle Imitationi; & quello, che elle siano | cap. 52. | 217 |
Della Cadenza; quello che ella sia; delle sue specie; & del suo vso | cap. 53. | 221 |
Il modo di fuggir le Cadenze; & quello, che si hà da osseruare, quando il Soggetto farà il mouimento di due, o più gradi | cap. 54. | 226 |
Quando è lecito di vsare in vna parte della Cantilena due, o più volte vn passaggio, & quando non | cap. 55. | 227 |
Delli Contrapunti doppij, & quello che siano | cap. 56. | 229 |
Quel che dè osseruare il Contrapuntista oltra le Regole date; & di alcune licenze, che può pigliare | cap. 57. | 234 |
Il modo, che si hà da tenere nel comporre le cantilene a più di due voci; & del nome delle parti | cap. 58. | 238 |
Delle cantilene, che si compongono a Tre voci; & di quello, che si dè osseruare nel comporle | cap. 59. | 242 |
In qual maniera la Quarta si possa porre nelle compositioni | cap. 60. | 245 |
Regole in commune | cap. 61. | 246 |
Delle varie sorti di contrapunti; & prima di quelli, che si chiamano Doppij | cap. 62. | 251 |
Delli contrapunti a Tre voci, che si fanno con qualche obligo | cap. 63. | 256 |
Quel che si dè osseruare, quando si volesse fare vna Terza parte alla sproueduta sopra due altre proposte | cap. 64. | 258 |
Quel che bisogna osseruare intorno le compositioni di quattro, o di più vòci | cap. 65. | 260 |
Alcuni auertimenti intorno le compositioni, che si fanno a più di Tre voci | cap. 66. | 263 |
Del Tempo, del Modo, & della Prolatione; & in che quantità si debbino finire, o numerare le Cantilene | cap. 67. | 268 |
Della perfettione delle Figure cantabili | cap. 68. | 270 |
Della imperfettione delle Figure cantabili | cap. 69. | 273 |
Del Punto; delle sue specie; & della suoi effetti | cap. 70. | 274 |
Dell'Vtile, che apportano li mostrati Accidenti nelle buone harmonie | cap. 75. | 277 |
Delle Chorde communi, & delle Particolari delle cantilene Diatoniche, Chromatiche, & Enharmoniche | cap. 72. | 280 |
Se li Due vltimi Generi si possono vsare semplici nelle lor chorde naturali, senza adoperare le chorde particolari delli Generi mostrati | cap. 73. | 281 |
Che la Musica si può vsare in due maniere; & che le cantilene, che compongono alcuni de i moderni, non sono di alcuno delli nominati Generi | cap. 74. | 282 |
Che'l Diatonico può procedere nelle sue modulationi per gli interualli di Terza maggiore, o di minore; & che ciò non faccia variatione alcuna di genere | cap. 75. | 283 |
Che oue non si ode nelle compositione alcuna varietà di Harmonia, iui non può essere varietà alcuna di Genere | cap. 76. | 285 |
Dell'vtile, che apportano li predetti due Generi; & in qual maniera si possino vsare, che faccino buoni effetti | cap. 77. | 285 |
Per qual cagione le Compositioni, che compongono alcuni moderni per Chromatiche, facciano tristi effetti | cap. 78. | 287 |
Delle cose, che concorreuano anticamente nella compositione de i Generi | cap. 79. | 289 |
Opinioni delli Chromatisti ributtate | cap. 80. | 290 |
QVELLO, che sia Modo | cap. 1. | fac. 293 |
Che li Modi sono stati nominati da molti diuersamente; & per qual cagione | cap. 2. | 298 |
Del Nome, & del Numero delli Modi | cap. 3. | 299 |
De gli Inuentori delli Modi | cap. 4. | 300 |
Della Natura, o Propietà delli Modi | cap. 5. | 301 |
Dell'Ordine de i Modi | cap. 6. | 304 |
Che l'Hipermistolidio di Tolomeo non è quello, che noi chiamiamo Ottauo modo | cap. 7. | 306 |
In qual maniera gli Antichi segnauano le chorde de i loro Modi | cap. 8. | 307 |
In qual maniera s'intenda la Diapason essere harmonicamente, ouero arithmeticamente mediata | cap. 9. | 308 |
Che li Modi moderni sono necessariamente Dodici; & in qual maniera si dimostri | cap. 10. | 309 |
Altro modo da dimostrare il numero delli Dodici Modi | cap. 11. | 311 |
Diuisione delli Modi in Autentichi, & Plagali | cap. 12. | 313 |
Delle Chorde finali di ciascun Modo; & quanto possa ascendere, o discendere di sopra, & di sotto le nominate chorde | cap. 13. | 314 |
Delli Modi communi, & delli Misti | cap. 14. | 315 |
Altra diuisione delli Modi; & di quello, che si hà da osseruare in ciascuno, nel comporre le cantilene | cap. 15. | 315 |
Se col leuare da alcuna cantilena il Tetrachordo Diezeugmenon; ponendo il Synemennon in suo luogo, restando gli altri immobili; vn Modo si possa mutare nell'altro | cap. 16. | 317 |
Della Trasportatione delli Modi | cap. 17. | 319 |
Ragionamento particolare intorno al Primo modo; della sua Natura; delli suoi Principij; & delle sue Cadenze | cap. 18. | 320 |
Del Secondo Modo | cap. 19. | 322 |
Del Terzo modo | cap. 20. | 323 |
Del Quarto modo | cap. 21. | 324 |
Del Quinto modo | cap. 22. | 325 |
Del Sesto Modo | cap. 23. | 326 |
Del Settimo modo | cap. 24. | 327 |
Del Ottauo modo | cap. 25. | 328 |
Del Nono modo | cap. 26. | 329 |
Del Decimo modo | cap. 27. | 332 |
Dell'Vndecimo modo | cap. 28. | 333 |
Del Duodecimo modo | cap. 29. | 334 |
Quello, che dè osseruare il Compositore componendo; & in qual maniera si habbia da far giuditio delli Modi | cap. 30. | 336 |
Del modo, che si hà da tenere, nell'accommodar le parti della cantilena; & delle estremità loro; & quanto le chorde estreme acute di ciascuna di quelle, che sono poste nell'acuto, possino esser lontane dalla estrema chorda, posta nel graue del Concento | cap. 31. | 337 |
In qual maniera le Harmonie si accommodino alle soggette Parole | cap. 32. | 339 |
Il modo, che si hà da tenere, nel porre le Figure cantabili sotto le Parole | cap. 33. | 340 |
Delle Legature | cap. 34. | 342 |
Quel, che debbe hauere ciascuno, che desidera di venire a qualche perfettione nella Musica | cap. 35. | 343 |
Della fallacia de i Sentimenti; & che'l giuditio non si dè fare solamente col loro mezo: ma si dè accompagnarli la ragione | cap. 36. | 344 |
A I LETTORI.
4. | 23. | Leggi, si fa |
6. | 20. | l'inuitano |
9. | 5. | in lui, & che di essa |
12. | 25. | precor |
14. | poni 8. nella figura sopra la parola Terra | |
25. | tra i numeri 6 & 4 della figura, leggi Diapente | |
26. | 7. | auerrebbe |
30. | 14 | li corpi sonori sono |
33. | 15. | seguendo in infinito |
50. | 1. | dico che primieramente |
53. | 27. | tra questi: |
58. | 7. | & delle |
68. | 32. | ἀρχώμεθ' |
83. | 44. | dall'acuto al |
88. | 4. | alla loro |
88. | 18. | contenerebbe tre parti |
101. | 28. | che'l |
111. | 16. | volse |
119. | 10. | Nete synemennon. |
linea 14. | Paramese. | |
lin. 15. | Paranete synemen. diat. | |
120. | 23. | banda sinistra |
126. | 37. | di vna settima parte |
133. | 9. | questa con la aa |
136. | 35. | ritornano |
138. | 31. | di vna parte del |
142. | 47. | vedere, i quali sono le parti delle Quantità sonore; come altroue hauemo veduto |
160. | bisogna porre la chiaue di C nella quarta riga del Secondo essempio nella parte graue | |
166. | 11. | cap. 15. della |
166. | poni la chiaue nella quarta riga nel secondo essempio della parte graue | |
166. | 34. | cap. 15. della |
167, | volta il libro, & leggi il Secondo essempio alla rouescia, & starà bene | |
167. | 19. | cap. 15. della |
181. | 13. | chiamiamo |
190. | 30. | allora la parte acuta cascherà |
192. | 31. | non è aiutato |
193. | 17. | a i loro luoghi |
205. | 26. | non siano |
206. | 16. | Semiminime con la Minima auanti: ouero la Minima col punto, & le due chrome seguenti, non sono |
207. | 26. | dell'altro, poteua nascere qualche disordine; ordinarono |
218. | il Consequente vuole hauere la chiaue nella terza riga | |
229. | 10. | graue, & la graue acuta |
230. | la parte graue della Replica si canta tutta per b molle | |
248. | 20. | diletto apporti |
250. | tra la 14, & la 15 nota dell'Alto, manca vna Semibreue nella Quarta riga. | |
252. | 3. | che le loro specie |
267. | 6. | Soggetto; però il medesimo |
269. | 14. | nella Quarta parte |
271. | 3. | poiche possono fare perfetto, & imperfetto: & non |
281. | nell'ordine Chromatico, la cifera vuol essere posta dritta nel spacio, oue è posto il . | |
284. | 1. | si come non vale a dire, Questo è animale rationale, adunque è Huomo:percioche questa differenza Rationale è commune a noi & alli Dei; come vuol Porfirio: ma si bene vale a dire. |
lin. 2. | la differenza propia è quella | |
285. | 22 | non nelle compositioni Chromatiche moderne, che chiamano semplici, lassarò |
303. | 1. | perturbatione; cosi quelli, che odeno li Filosofi, non tutti si parteno attoniti, & impiagati: ma solamente quelli, ne i quali si ritroua vn certo incitamento alla Filosofia. |
314. | 28. | F; quella del Settimo, & dell'Ottauo la G. |
318. | 18. | habbia possanza di |
322. | 4. | è Modo religioso, & diuoto. |
LA PRIMA PARTE Delle istitutioni harmoniche DI M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA.
Proemio.
DELLA ORIGINE ET certezza della Musica. CAPITOLO PRIMO
Delle laudi della Musica.Cap. 2.
Et longum formose vale, vale (inquit) Iola,facendo dal pianto, & da sospiri quasi interrompere il verso, fa proferir lunga quella sillaba, che prima hauea posta breue. Dipoi volendo mostrare quanto sia veloce il Tempo, lo dimostra col verso composto di molti Datili, che sono piedi atti alla velocità, & a mostrar vn tale effetto, dicendo;
Sed fugit interea fugit irreparabile tempus.Lassarò hora di dire, come volendo mostrare li Cartaginesi sempre nemici & contrarij a Romani, nel descriuere il sito di Cartagine, pospose a bello studio quella parola, che andaua preposta, & disse;
Italiam contra.Et volendo dimostrare con quanto silentio la città de Ilio fusse da Greci assalita, lo mostra con vn verso composto di molti Spondei, li quali sono piedi per sua natura atti alla tardità, & alle cose deboli & ociose, dicendo;
Inuadunt vrbem somno, vinoque sepultam;& infiniti altri, che troppo lungo sarebbe il raccontargli in questo luogo, de i quali l'opera è piena. Basterà hora per vltima conclusione dire, che la poesia sarebbe senza leggiadria alcuna, se dalle parole harmonicamente poste non gli fusse data. Oltra di ciò lascerò da parte dire, quanta simiglianza & vnione con essa habbiano l'Arithmetica, & la Geometria; & dirò solamente, che se l'Architettore non hauesse cognitione della Musica; come ben lo dimostra Vitruuio, non saprebbe con ragione fare il temperamento delle machine, & nelli Theatri collocare li uasi, & dispor bene & musicalmente gli edificij. L'Astronomia medesimamente, se non fusse aiutata dalli fondamenti harmonici, non saprebbe gl'influssi buoni & rei. Anzi dirò più, se l'Astronomo non sapesse la concordanza delli sette pianeti, & quando l'uno con l'altro si congiunga, ouero l'vno all'altro si opponga, non predirebbe mai le cose future. La Filosofia ancora, la quale hà per suo propio il discorrere con ragione le cose produtte dalla natura, & possibili a prodursi, non confessa ella dal primo motore dependere ogni cosa, & esser ordinata con si mirabil ordine, che ne risulta nell'vniuerso vna tacita harmonia? Ecco, che primieramente le cose graui tengono il luogo basso, le leggieri il soprano, & quelle di men peso, secondo la loro natura, posseggono il luogo di mezo. Et più oltra procedendo, i Filosofi affermano, che i Cieli riuolgendosi fanno harmonia; la quale se bene non vdimo, questo può auenire o per la loro veloce reuolutione, o per la troppo distanza, ouero per altra cagione a noi occulta. La Medicina da questa non può stare lontana: imperoche se'l medico non hà cognitione della Musica, come sapra egli nelli suoi medicamenti proportionare le cose calide con le frigide, secondo li loro gradi? & come potrà hauere ottima cognitione de i polsi? liquali il dottissimo Herofilo dispose secondo l'ordine delli numeri musici. Et per salire più alto, la Theologia nostra ponendo nel cielo gli spiriti angelici, diuide quelli in nuoue Chori & tre Hierarchie, come scriue Dionisio Areopagita. Queste sono di continuo presenti al conpage 6spetto della Diuina maestà, & non cessano di cantare Santo, Santo, Santo, Signore Iddio de gli esserciti, come è critto in Esaia. Et non solo questi, ma li quattro Animali ancora, i quali nel libro delle sue Reuelationi sono descritti da San Giouanni, stanno auanti il trono d'Iddio, & cantano l'istesso canto. Stanno poi li ventiquattro vecchi inanzi all'Agnello immaculato, & con suono di Cetere & altissime voci cantano all'altissimo Iddio vn nuouo canto, ilquale è cantato ancora dalle voci de Citaristi citarizanti nelle cetere loro auanti li quattro animali et ventiquattro vecchi. Di queste et altre quasi infinite cose al proposito nostro n'è piena la diuina Scrittura, lequali per breuità trappassaremo, bastando solamente dire per suprema laude della Musica, che senza far mentione alcuna d'altra scienza, ella, secondo la testimonianza de sacri libri, sola si troua nel Paradiso, et è quiui nobilissimamente essercitata. Et si come nella celeste corte, che chiesa triumfante vien detta, cosi nella nostra terrena, che Militante si chiama, non con altro, che con la Musica, si lauda et ringratia il Creatore. Ma lasciamo hormai da parte le cose superiori, et ritorniamo a quelle che sono dalla natura produtte per ornamento del mondo, che ogni cosa vederemo piena di musici concenti. Il Mare primamente hà le Sirene, le quali, se è lecito dar fede a gli scrittori, a nauiganti vdire si fanno di tal sorte, che vinti molte volte dall'harmonia loro, & soprapresi dal sonno, perdeno quello, che sopra ogn'altra cosa è carissimo a tutti gli animali. Nell'Aria & nella Terra insieme sono gli vccelli, che anchora essi co i loro concenti dilettano et ricreano non pur gli animi lassi & pieni di noiosi pensieri, ma li corpi ancora; percioche il viandante molte volte stanco per il lungo viaggio, ricrea l'animo, riposa il corpo, & si dimentica elle passate fatiche per la soaue harmonia de boscarecci canti de gli vccelli di tante varie sorti, che sarebbe impossibile poterle raccontare. Li Fiumi & li Fonti medesimamente dalla natura fabricati soglion dare grato piacere a chiunque ad essi vicino si ritroua; & l'inuitano bene spesso per ricrearsi ad accompagnare il suo rustico canto co i loro strepitosi concenti. Tutte queste cose il Dottissimo Virgilio espresse con poche parole, quando disse, che al canto di Sileno, non solo li Fauni, & le altre fiere, ma le dure Quercie ancora, ballauano; saltando quelli, & queste spesso mouendosi con numerosi mouimenti; dinotandoci, che non pure le cose sensibili; ma ancora quelle, che mancano del senso, sono quasi prese & vinte dalli concenti musicali; & fansi di dure & aspre, mansuete & piaceuoli. Ma se tanta harmonia si troua nelle cose celesti & terrestri: ouero per dir meglio, se'l mondo dal Creatore fu composto pieno di tanta harmonia, perche douemo credere l'Huomo esserne priuo? Et se l'Anima del Mondo (come vogliono alcuni) non è altro che Harmonia, potrà esser che l'Anima nostra non sia in noi cagione d'ogni harmonia, & che col corpo non sia harmonicamente congiunta? massimamente hauendo Iddio creato l'huomo alla similitudine del Mondo maggiore, detto da Greci κόσμος, cioè ornamento, ouero ornato; & essendo fatto a quella similitudine di minor quantità, a differenza di quello vien chiamato μικρόκοσμος, cioè piccol mondo: certo che non e cosa ragioneuole. Onde Aristotele volendo mostrar il musicale componimento dell'huomo molto ben disse, la parte vegetatiua alla sensitiua, & questa alla intellettiua hauer la medesima conuenienza, che hà la figura di tre lati a quella di quattro. Certa cosa è adunque, che non si ritroua alcuna cosa buona, che non habbia musicale dispositione; & la Musica veramente, oltra che rallegra l'animo, riduce anche l'huomo alla contemplatione delle cose celesti; & hà tal proprietà, che ogni cosa a cui si aggiunge fa perfetta; & quegli huomini sono veramente felici & beati, che sono dottati di essa, come afferma il Santo Profeta dicendo, Beato è quel popolo, che sa la giubilatione. Per la quale autorità, Hilario Vescouo Pittauiense dottore catholico, esponendo il Salmo 65. Si mosse a dire, che la Musica è necessaria all'huomo Christiano; Conciosia che nella scienza di essa si ritroua la beatitudine. Onde per questo ho ardimento di dire, che quelli, che non hanno cognitione di questa scienza, sono da esser connumerati tra gl'ignoranti. Anticamente, come dice Isidoro, non era meno vergogna il non sapere la Musica, che le lettere: pero non e marauiglia, se Hesiodo poeta famosissimo, & antichissimo, come narra Pausania, fu escluso dal certame, come colui, che non hauea mai imparato a sonare la Cetera, ne col suono di quella accompagnare il canto. Cosi ancora Temistocle, come narra Tullio, rifiutando di sonare la Lira nel conuito, fu men dotto, & men sauio riputato. Il contrario leggemo, che furno in gran pregio appresso gli antichi Lino, & Orfeo, amendue figliuoli delli Dei: percioche col loro soaue canto (come si dice) non solamente addolciuano gli animi humani: ma le fiere, & gli vcelli ancora; & quello, che è più marauiglioso da dire, moueano le pietre da i propij luoghi, & a i fiumi riteneuano il corso. Et questo istesso il Dotto Horatio attribuisce ad Anfione dicendo. page 7
Dictus & Amphion Thebanae conditor arcisDa i quali per auentura imparorno li Pithagorici, che con musici suoni inteneriuano gli animi feroci; & Asclepiade medesimamente, che molte volte per questa via racchetò la discordia nata nel popolo, & col suono della Tromba restituì l'vdito a i sordi. Parimente Damone Pithagorico ridusse col canto a temperata & honesta vita alcuni gioueni dediti al vino & alla lussuria. Et però ben dissero coloro, che affermauano la Musica esser vna certa legge & regola di modestia. Et dico che Theophrasto ritrouò alcuni Modi musicali da racchetare gli spiriti perturbati. Però meritamente, & sapientemente Diogene Cinico beffaua li Musici de suoi tempi, li quali hauendo le chorde delle loro cetere concordi, haueano l'animo incomposto & discorde, essendo abbandonato dall'harmonia de costumi. Et se douemo prestar fede alla historia, ci debbe parer quasi nulla quello, ch'habbiamo detto: percioche molto maggior cosa è l'hauere virtù di sanar gl'infermi, che di coreggere la vita di sfrenati gioueni, come ancora leggemo di Senocrate, il quale col suono de gli organi ridusse li pazzi alla pristina sanità; & di Talete di Candia, che col suono della Cetera scacciò la pestilenza. Et noi vedemo hoggidi, che per via della Musica si oprano cose marauigliose: imperoche tanta è la forza de i suoni & de i balli contra il veleno delle Tarantole, che in breuissimo tempo risana coloro, che da esse sono stati morsi: come si vede ogni giorno per esperienza nella Puglia paese abondantissimo de tali animali. Ma senza più testimonij profani, non hauemo noi nelle Sacre lettere, che il profeta Dauid racchetaua lo spirito maligno di Saul col suono della sua Cetera? Et per questo credo io, che esso regio Profeta ordinasse, che nel Tempio d'Iddio si vsassero li canti & gli harmonici suoni, conoscendo che erano atti a rallegrare gli spiriti, & a ridur gli huomini alla contemplatione delle cose celesti. Li Profeti ancora, (come dice Ambrosio sopra'l Salmo 118.) volendo profetizare dimandauano, ch'vno perito del suono si mettesse a sonare; accioche inuitati da quella dolcezza gli fusse infusa la gratia spirituale. Però Eliseo non volse profetizare al Re d'Israele quel, che douesse fare per l'acquisto delle acque, accioche gli esserciti non morissero di sete; se prima non gli fu menato al suo conspetto vn Musico, il quale cantasse; & cantando egli fu dello Spirito diuino inspirato, & predisse il tutto. Ma passiamo più oltra: percioche non mancano gli essempij. Timotheo (si come insieme con molti altri narra il Gran Basilio) con la Musica incitaua il Re Alessandro al combattere; & quello medesimo essendo incitato riuocaua. Narra Aristotele nel libro della natura de gli animali, che li Cerui per il canto de cacciatori sono presi, & della Sampogna pastorale, & del canto ancora molto si dilettano; il che conferma Plinio nella sua naturale historia. Et per non mi distendere più sopra di questo, solamente dirò di conoscere alcuni i quali hanno veduto de i Cerui, che fermando il lor corso se ne stauano attenti ad ascoltare il suono della Lira, & del Leuto; & medesimamente si vede ogni giorno gli vccelli vinti & ingannati dall'harmonia, il più delle volte restare presi dall'vccellatore. Narra etiandio Plinio, che la Musica campò Arione dalla morte, che precipitandosi nel mare, fu portato dal Delfino nel lito di Tenaro isola. Ma lasciamo stare hormai molti altri essempi, che potremmo addurre, & diciamo vn poco del buon Socrate maestro di Platone, che gia vecchio & pieno di sapienza volse imparare a sonar la cetera, & il vecchio Chirone tra le prime arti che insegnasse ad Achille nella tenera età, fu la Musica; & volse, che le sanguinolenti sue mani, prima che s'imbrattassero del sangue Troiano, sonassero la Cetera. Platone & Aristotele non comportano, che l'huomo bene istituito sia senza Musica: anzi persuadono con molte ragioni tale scienza douersi imparare; & mostrano la forza della Musica esser in noi grandissima; & perciò uogliono, che dalla fanciullezza vi si dia opera: conciosia che è sofficiente a indurre in noi vn nuouo habito & buono, & vn costume tale, che ne guida & conduce alla virtù, & rende l'animo più capace di felicità; & il seuerissimo Licurgo Re de Lacedemonij tra le sue seuerissime leggi lodò, & sommamente approuò la Musica; percioche molto ben conosceua, che all'huomo era necessaria molto, & di giouamento grandissimo nelle cose della guerra; di modo che i loro esserciti (come narra Valerio) non vsauano di andar mai a combattere, se prima non erano ben riscaldati & inanimati dal suono de Pifferi. Osseruasi ancora tal costume alli tempi nostri; percioche di due esserciti l'uno non assalirebbe l'inimico, se non inuitato dal suono delle Trombe & de Tamburi, ouero da alcun'altra sorte de musicali istrumenti. Et benche, oltra li narrati, non manchino infiniti altri essempi, dalli quali si potrebbe maggiormente conoscere la dignità, & eccellenza della Musica; nondimeno, per non andar più in lungo, gli lassaremo, essendo a bastanza quello, che fin hora si è ragionato. page 8
Saxa mouere sono testudinis, & prece blanda
Ducere quo vellet;
A che fine la Musica si debba imparare.Cap. 3.
Dell'vtile che si ha della Musica & dello studio che vi douemo porre, & in quanto modo vsarla.Cap. 4.
Eneruant animos citharae, cantusque lyraeque,Ne di altro sanno ragionare che di tali cose; ne altro che dishoneste parole dalla loro sporca bocca si sentono vscire. Per il contrario poi, sono alcuni, li quali per tale studio no solo molli & effeminati: ma importuni, dispiaceuoli, superbi, pertinaci, & inhumani diuentano; di modo che vedendosi ad vn certo termine arriuati, stimandosi sopra d'ogn'altro eccellenti, si gloriano, si essaltano, si lodano, & vituperando gli altri, per parere essi pieni di sapienza & di giudicio, stanno con la maggior riputatione & superbia del mondo: ne mai se non con grande istantia di prieghi, & con laudi molto maggiori che a loro non conuengono, si possono ridurre a mostrare vn poco del loro sapere. Per la qual cosa di tutti questi Tigelij si verifica il detto di Horatio, il quale dice;
Et vox, & numeris brachia mota suis.
Omnibus hoc vitium est cantoribus, inter amicos,A tali faceua dibisogno, che li lor padri più presto hauessero fatto insegnare qualch'altro mestiero, quantunque vile, che forse non sarebbeno caduti in tali errori, et harebbeno acquistate megliori creanze. Tutto questo hò voluto dire, accioche quelli, che dell'arte della Musica vogliono fare professione, s'innamorino della scienza, & diano opera allo studio della speculatiua: percioche non dubito, che congiungendo insieme queste cose, non habbiano da diuentare virtuosi, honesti, & costumati: et in tal modo verranno ad imitare gli antichi; li quali (come si è detto) accompagnauano la Musica con la Ginnastica: percioche cosi ella sarà potente di ridurre ciascuno nella diritta via de i buoni costumi. Ne alcuno debbe credere, che quello ch'io hò detto dell'arte della Musica, l'habbia detto, ne per vituperarlo, ne coloro che in tal maniera si essercitano; cosa che giamai non mi è caduto nell'animo: ma più tosto l'hò detto, accioche congiunta in tal modo, & ad altre honoreuoli scienze piene di seuerità, la difendiamo dalli vagabondi & otiosi ruffianesmi de bagatellieri, & la riponiamo nel suo vero luogo; si che ella non habbia da seruire a coloro che sono dediti solamente alle voluttà: masia per vso delli studiosi delle buone scienze, & di coloro che seguitano le uirtù, costumatamente & ciuilmente viuendo.
Vt nunquàm inducant animum cantare rogati,
Iniussi nunquàm desistant.
Quello che sia la Musica in vniuersale, & della sua Diuisione.Cap. 5.
Della Musica mondana.Cap. 6.
Vos o Calliope precor aspirate canenti;inuocando solamente Calliope nel numero del più, come la principale, & come quella al cui solo volere si muoueno, & si girano tutte l'altre. Et tanto hebbero gli antichi questa opinione per vera, che nelli sacrificij loro vsauano Musicali istrumenti, & cantauano alcuni Hinni composti di sonori versi, i quali conteneuano due parti, l'vna delle quali nominauano στροφή & l'altra ἀντιστροφή; per mostrare li diuersi giri fatti dalle sphere celesti: percioche per l'vna intendeuano il moto, che fa la sphera delle stelle fisse dall'Oriente in Occidente; & per l'altra li mouimenti diuersi, che fanno l'altre sphere de pianeti procedendo al contrario, dall'Occidente in Oriente. Et con tali istrumenti ancora accompagnauano li corpi de lor morti alla sepoltura: percioche erano di parere, che dopo la morte l'anime ritornassero alla origine della dolcezza della Musica, cioè al cielo. Tal costume osseruarono gia gli Hebrei anticamente nella morte de loro parenti, di che ne hauemo chiarissima testimonianza nell'Euangelio, nel quale è descritta la risuscitatione della figliuola del prencipe della Sinagoga, doue erano musicali istrumenti, a sonatori de i quali comandò il Signor nostro, che più non sonassero. Et faceuano questo (come dice Ambrosio) per osseruare l'vsanza de i loro antichi; liquali in cotal modo inuitauano li circostanti a piangere con esso loro. Molti ancora haueano opinione, che in questa vita ogni anima fusse vinta per la Musica; et che se bene era nel carcere corporeo rinchiusa, ricordandosi & essendo consapeuole della Musica del cielo; si domenticasse ogni dura & noiosa fatica. Ma se ciò ne paresse strano, hauemo dell'harmonia del cielo il testimonio delle Sacre lettere, doue il Signore parla a Giobbe dicendo; Chi narrerà le ragioni o voci de Cieli? Et chi farà dormire il loro concento? Et se mi fusse dimandato; onde proceda, che tanto grande & si dolce suono non sia vdito da noi; altro non saprei rispondere, che quello, che dice Cicerone nel luogo di sopra allegato; Che gli orecchi nostri ripieni di tanta harmonia sono sordi; si come per essempio auiene a gli habitatori di quei luoghi doue il Nilo da monti altissimi precipita, detti Catadupa; i quali per la grandezza del rimbombo mancano del senso dell'vdito. Ouero che si come l'occhio nostro non può fissare lo sguardo nella luce del Sole, restando da i suoi raggi vinta la nostra luce; cosi gli orecchi nostri non possono capire la dolcezza dell'harmonia celeste, per l'eccellenza et grandezza sua. Ma ogni ragione ne persuade a credere almeno, che il mondo sia composto con harmonia; page 13si perche (come vuol Platone) l'anima di esso è harmonia; si anche perche li cieli sono girati intorno dalle loro intelligenze con harmonia: come si comprende da i loro riuolgimenti; liquali sono l'uno dell'altro proportionatamente più tardi, o più veloci. Si conosce anchora tale harmonia dalle distanze delle sphere celesti: percioche sono distanti tra loro (come piace a molti) in harmonica proportione; laquale, benche non venga misurata dal senso, è nondimeno misurata dalla ragione: imperoche li Pithagorici (come dimostra Plinio) misurando la distanza de cieli, & li loro interualli, poneuano dalla Terra alla prima Sphera lunare essere lo spatio di 12600 stadij; & questo diceuano essere l'interuallo del tuono; auegna che questo (secondo il mio parere) sia fuori d'ogni ragione: conciosia che non può essere, che quelle cose le quali per lor natura sono immobili, si come è la Terra, siano atte a generare l'harmonia; hauendo li suoni (come vuol Boetio) il loro principio dal mouimento. Dipoi andauano ponendo dalla sphera della Luna a quella di Mercurio l'interuallo d'un Semituono maggiore; & da Mercurio a Venere quello del minore; e da Venere al Sole il Tuono, & il minor semituono; & questa diceuano esser distante dalla terra per tre tuoni, & vno semituono; il qual spatio è nominato Diapente. Et dalla Luna al Sole poneuano la distanza di due tuoni, & vno semituono; li quali costituiscono lo spatio della Diatessaron. Ritornando poi al principiato ordine, dissero, il Sole esser lontano da Marte per la medesima distanza, che è la Luna dalla terra; & da Marte a Gioue essere l'interuallo del semituono minore; & da questo a Saturno lo spatio del semituono maggiore: dal quale per fino all'vltimo cielo, oue sono li segni celesti, posero lo spatio del minor semituono. Per la qual cosa dall'vltimo cielo alla sphera del Sole si comprende esser lo spatio, o interuallo della Diatessaron; & dalla terra all'vltimo cielo lo spatio di cinque tuoni, & due minori semituoni, cioè la Diapason. Chi vorrà poi essaminare li cieli nelle sue parti, secondo che con gran diligenza hà fatto Tolomeo, ritrouerà (comparate insieme le dodici parti del Zodiaco, nelle quali sono li dodici segni celesti) le consonanze musicali, cioè la Diatessaron, la Diapente, la Diapason, & le altre per ordine; et nelli motti fatti verso l'Oriente & l'Occidente potrà conoscere esser collocati li suoni grauissimi; & in quelli, che si fanno nel mezo del cielo gli acutissimi. Nelle altitudini poi ritrouerà il Diatonico, il Chromatico, & l'Enharmonico genere. Similmente nelle latitudini li Tropi, o Modi, che vogliamo nominarli; & nelle faccie della Luna, secondo gli varij aspetti col Sole, esser le congiuntioni delli Tetrachordi. Ma non solo dalle predette cose si può conoscere cotale harmonia; ma dalli varij aspetti de i sette Pianeti ancora; dalla natura, & dalla positione, o sito loro. Da gli aspetti, si come dal Trino, dal Quadrato, dal Sestile, dalle congiuntioni, & dalle oppositioni; li quali fanno nelle cose inferiori, secondo i loro influssi buoni, & rei, vna tale & tanta diuersità di harmonia di cose, che è impossibile di poterla esplicare. Dalla natura poi, conciosia che essendone alcuno (come vogliono gli Astrologi) di natura trista & maligna; da quelli, che buoni & benigni sono, in tal modo vengono ad esser temperati; che ne risulta poi tale harmonia; che apporta gran commodo & vtile a mortali. Et questa si comprende ancora dal Sito, ouero dalla Positione loro; conciosia che sono tra loro in tal modo collocati, quasi nel modo che sono collocate le virtù tra gli vitij. Onde si come questi, che sono estremi, si riducono ad vn'habito virtuoso, per via di vno mezo conueniente; cosi quelli pianeti, che sono di natura maligni, si riducono alla temperanza per via di vn'altro pianeta posto nel mezo loro, che sia di natura benigna. Però si vede, che essendo Saturno & Marte posti nel luogo soprano di natura maligni, cotal malignità da Gioue posto tra l'vno & l'altro, & dal Sole posto sotto di Marte con vna certa harmonia è temperata; si che non lassano operare a i loro influssi cattiui nelle cose inferiori quel maligno effetto, che potrebbeno operare non vi essendo tale interpositione. Et hanno i loro influssi si gran possanza sopra li corpi inferiori, che mentre li due primi nominati pianeti si ritrouano hauere il dominio dell'anno; allora si disciolge l'harmonia de i quattro Elementi: percioche si corrompe l'aria de tal maniera, che genera nel mondo pestilenza vniuersale. Vogliono ancora, che i due luminari maggiori, che sono il Sole & la Luna, facino corrispondente harmonia di beniuolenza tra gli huomini, quando nel nascimento dell'vno quello si ritroua essere in Sagittario, & questa nel Montone; & nel nascimento dell'altro il Sole sia nel Montone, & la Luna nel Sagittario. Simil harmonia dicono ancora farsi, quando nel loro nascimento hanno hauuto vn medesimo segno, ouero di simile natura, ouero vn medesimo pianeta, o di natura simile in ascendente: ouero che due benigni pianeti col medesimo aspetto habbiano riguardato l'angolo dell'oriente. Questo istesso dicono auenire, quando Venere si ritroua nella medesima casa della loro natiuità, o nel medesimo grado. Hauendo adunque hauuto riguardo a tutte le sopradette opinioni, & essendo (si come affermarono alcuni) il page 14Mondo l'organo d'Iddio, nella dichiaratione della Musica mondana hò detto, che è harmonia, la quale, si scorge tra quelle cose, che si veggono, & conoscono nel cielo. Et soggiunsi, che anche nel legamento de gli Elementi si comprende: conciosiache essendo stati creati dal grande Architettore Iddio (si come creò ancora tutte l'altre cose) in Numero, in Peso, & in Misura, da ciascuna di queste tre cose si può comprendere tale harmonia; & prima dal Numero, medianti le qualità passibili, che sono quattro & non più, cioè la Siccità, la Frigidità, la Humidità, & la Calidità, che si ritrouano in essi: conciosiache a ciascuno di loro principalmente vna di esse qualità è appropiata; si come la siccità alla terra, la frigidità all'acqua, l'humidità all'aria, & la calidità al fuoco; Ancora che la siccità secondariamente si attribuisca al fuoco, la calidità all'aria, l'humidità all'acqua, & la frigidità alla terra; per le quali non ostante, che tra loro essi elementi siano contrarij, restano nondimeno in vno mezano elemento, secondo vna qualità concordi & vniti: essendo che ad ogn'vno di loro (come hauemo veduto) due ne sono appropiate, per mezo delle quali mirabilmente insieme si congiungono, & in tal modo; che si come due numeri Quadrati conuengono in vno mezano numero proportionato, cosi due di essi elementi in vno mezano si congiungono. Conciosia che al modo che il Quaternario, & Nouenario numeri quadrati si conuengono nel Senario, il quale supera il Quaternario di quella quantità, che esso è superato dal Nouenario; in tal modo il Fuoco & l'Acqua, che sono in due qualità contrarij, in vno mezano elemento si congiungono: Impero che essendo il Fuoco per sua natura caldo & secco, & l'Acqua fredda & humida, nell'Aria calda & humida mirabilmente con grande proportione s'accompagnano; il quale se bene dall'Acqua per il calido si scompagna, seco poi per l'humido si vnisce. Et se l'humido dell'Acqua ripugna al secco della Terra, il frigido non resta però d'vnirli insieme. Di modo che sono con tanto marauiglioso ordine insieme vniti, che tra essi non si ritroua più disparità, che si ritroui tra due mezani numeri proportionati, collocati nel mezo di due numeri Cubi; come nel sottoposto essempio si può chiaramente vedere. page 15 Tal legamento fatto con harmonia esplicò ancora Boetio dicendo;
Tu numeris elementa ligas, vt frigora flammisEt in vn'altro luogo;
Arida conueniant liquidis, ne purior ignis
Euolet, aut mersas deducant pondera terras.
Tu triplicis mediam naturae cuncta mouentem
Connectens animam, per consona membra resoluis.
Haec concordia temperat aequisMa chi vorrà dal peso loro comprendere ancora la Mondana harmonia la potrà conoscere: percioche essendo l'vno dell'altro più graue, o più leggiero, sono di tal modo insieme concatennati & legati, che con vna certa harmonia la circonferenza di ciascuno proportionatamente è lontana dal centro del Mondo. Noi vedemo che quelli, che sono per lor natura graui, sono tirati all'insù da quelli, che sono per loro natura leggieri; & li graui tirano all'ingiù li leggieri in tal maniera, che niuno di loro va fuori del suo propio luogo. Et in tal guisa stanno insieme sempre vniti & serrati, che tra loro non si troua per alcun tempo, quantunque breue, in alcuna parte il Vacuo; il quale la Natura grandemente abhorisce. Et sono poi in tal Modo collocati, che la Terra, la quale per sua natura è semplicemente graue, & il Fuoco, che è semplicemente leggiero, sono quelli, che posseggono gli vltimi luoghi. La Terra tien l'infimo luogo: percioche ogni graue tende al basso; & il Fuoco stà nel supremo: conciosia che ogni cosa leggiera tende a tal luogo. Ma perche li mezi ritengono la natura de i loro estremi, però hà ordinato bene il Creatore, che essendo l'Acqua & l'Aria, secondo vn certo rispetto graui & leggieri, douessero tenere il luogo mezano, l'Acqua accompagnandosi alla Terra come più graue; & l'Aria al Fuoco, come piu leggero; accioche ciascuno si accompagnasse a quello, che era di natura a lui piu simile. Il qual ordine & legamento leggiadramente Ouidio espresse dicendo.
Elementa modis, vt pugnantia
Vicibus cedant humida siccis
Iungantque fidem frigora flammis.
Pendulus ignis surgat in altum,
Terraeque graues pondere sidant.
Ignea conuexi vis, & sine pondere coeliMa se più sotilmente ancora vorremo essaminare la cosa, ritrouaremo l'harmonia mondana nella loro misura & quantità, mediante la trammutatione delle parti, che fa dall'vno nell'altro, si come mostra il Filosofo: conciosiache cosi si trammuta vna parte di terra in acqua, & vna parte di acqua in aria, come si trammuta vna parte di aria in fuoco. Et cosi come si trammuta vna parte di fuoco in aria, & vna parte di aria in acqua, cosi si trammuta vna parte di acqua in terra: essendo che trammutandosi la terra in acqua, si viene a far tale trammutatione in proportione Decupla. Di modo che quando si trammuta vn pugno di terra in acqua, si genera (come dicono i Filosofi) dieci pugni di acqua; & quando si trammuta tale acqua in aria, viene a fare cento pugni di aria. per la qual cosa trammutandosi tutto questo in fuoco, viene a multiplicare in mille pugni di fuoco. Cosi per il contrario, mille pugni di fuoco si conuerteno in cento di aria, & questi in dieci di acqua, & dieci di acqua in vno di terra; & questo auiene dalla rarità & spessezza, che si ritroua più in vno, che in vn'altro elemento: Percioche quanto piu s'auicinano al cielo, & sono lontani dal centro del mondo, tanto più sono rari; & quanto più s'auicinano a questo, & si allontanano da quello, tanto più sono spessi.Onde quando da questo si volesse giudicare la loro misura, si potrebbe dire, che la quantità del fuoco fusse in proportione Decupla con quella dell'aria; et quella dell'aria, con quella dell'acqua medesimamente in proportione decupla; & cosi la quantità dell'acqua con tutta la quantità della terra nella medesima proportione. Et si potrebbe anche dire (poi che gli Elementi sono corpi d'vno istesso genere, & il tutto con le parti conuiene in vna istessa natura, et in vna ragione istessa) che la proportione, che si ritroua tra la quantità della sphera del fuoco, & tutta la massa della terra, sia quella, che si ritroua tra il numero Millenario & l'vnitade. A questo modo adunque, dal mouimento, dalle page 16distanze, & dalle parti del cielo; & similmente da gli aspetti, dalla natura, & dal sito de i sette pianetti; & dal numero etiandio, dal peso, & dalla misura de i quattro elementi, venimo alla cognitione dell'harmonia Mondana. Conciosia che la concordanza & l'harmonia loro partorisca l'harmonia de i tempi, che si conosce prima ne gli Anni, per la mutatione della Primauera nella State; & di questa nell'Autunno: similMente dell'Autunno nel Verno; & del Verno nella Primauera. Et dipoi nelli Mesi per il crescere & sciemare regolatamente, che fa la Luna; & finalmente ne i Giorni per il cambieuole apparir della luce, et delle tenebre; dalla quale harmonia nasce la diuersità di fiori, & di frutti: Percioche, si come afferma Platone, quando il caldo col freddo, & il secco con l'humido proportionatamente s'vniscono; dall'harmonia di queste qualità ne risulta l'anno a ciascun viuente vtilissimo, pieno di varie sorti di fiori odoriferi, & di frutti ottimi; ne alcun'altra sorte di piante, o di animali viene a patire offesa. Si come all'opposito auiene, che dalla discordanza & distemperamento loro si generano pestilenza, sterilità, infirmità, & ogni cosa a gli huomini, alle bestie, & alle piante nociua. Et veramente la Natura hà seguito vn bello & ottimo ordine, facendo che quel che il Verno ristringe & rinchiude, Primauera lo apra, & mandi fuori; & quel che la State secca, l'Autunno finalmente maturi. Di maniera che si vede l'vn tempo all'altro porgere aiuto; & di quattro tempi harmonicamente disposti farsi vn corpo solo. Questa tale harmonia ben fu conosciuta da Mercurio, et da Terpandro; conciosia che l'vno hauendo ritrouata la Lira, oueramente la Cetera, pose in essa quattro chorde ad imitatione della Musica mondana (come dice Boetio & Macrobio) la quale si scorge ne i quattro Elementi, ouero nella varietà de i quattro tempi dell'anno; & l'altro la ordinò con sette chorde alla similitudine de i sette Pianeti. Fu poi il numero delle quattro chorde nominato Quadrichordo, ouer Tetrachordo, che tanto vuol dire, quanto di quattro chorde. Et quello di sette Eptachordo, che vuol dire di sette chorde. Ma il primo fu da i Musici di maniera riceuuto & abbracciato, che le quindeci chorde comprese nel Sistema massimo, furno accresciute secondo il numero delle chorde del predetto Tetrachordo, anchora che si ritrouino distanti l'una dall'altra sotto diuerse proportioni. Et questo basti quanto alla dichiaratione della Musica mondana.
Emicuit, summaque locum sibi legit in arce.
Proximus est aer illi leuitate locoque.
Densior his tellus elementaque grandia traxit,
Et praessa est grauitate sui. circunfluus humor
Vltima possedit, solidumque coercuit orbem.
Della Musica humana.Cap. 7.
Explebo numerum, reddarque tenebris.Ma perche queste cose s'appartengono più alli ragionamenti della Filosofia, che a quelli della Musica, lascierò di parlarne più oltra, contentandomi di hauerne detto queste poche, & dimostrato la varietà della Musica animastica; della quale, come di quella, che nulla o poco fa al nostro proposito, non ne farò più mentione.
Della Musica piana, & misurata; o vogliamo dire Canto fermo, & figurato.Cap. 8.
Della Musica Rithmica, & della Metrica.Cap. 9.
Quello che sia Musica in particolare, & perche sia cosi detta.Cap. 10
Pan primus calamos cera coniungere pluresEt quantunque queste opinioni siano buone, tuttauia quello che a me par più ragioneuole, et più mi piace è l'opinione di Platone, che ella sia nominata dalle Muse, alle quali (come dice Agostino) è conceduto vna certa onnipotenza di cantare: & vogliono li Poeti, che siano figliuole di Gioue & di Memoria; & dicono bene: percioche se l'huomo non ritiene li suoni & gli interualli delle voci musicali nella memoria, non fa profitto alcuno; & questo auiene: perche non si possono a via alcuna scriuere: tanto più, che ogni scienza, & ogni disciplina (come vuole Quintiliano) consiste nella memoria: conciosia che in vano ci è insegnato, quando quello che noi ascoltiamo dalle menti nostre si parte. Et perche habbiamo detto la Musica essere scienza speculatiua, però auanti che più oltra passiamo, vederemo (hauendo consideratione del fine) come anche la possiamo dimandare Prattica.
Instituit.
Diuisione della Musica in Speculatiua & in Prattica; per la quale si pone la differenza tra il Musico & il Cantore.Cap. 11.
Quanto sia necessario il Numero nelle cose; & che cosa sia Numero; & se l'Vnità è numero.Cap. 12.
Delle varie specie de NumeriCap. 13.
Che dal numero Senario si comprendeno molte cose della natura & dell'arte.Cap. 14.
Delle Proprietà del numero Senario, & delle sue parti; & come in esse si ritroua ogni consonanza musicale.Cap. 15.
Quel che sia Consonanze semplice, e Composta; & che nel Senario si ritrouano le forme di tutte le semplici consonanze; & onde habbia origine l'Essachordo minore.Cap. 16.
Della quantità continoua & della discreta.Cap. 17.
Del soggetto della Musica.Cap. 18.
Quello che sia Numero sonoro.Cap. 19.
Per qual cagione la Musica sia detta subalternata all'Arithmetica, & mezana tra la mathematica, & la naturale.Cap. 20.
Quel che sia Proportione, & della sua diuisione.Cap. 21.
In quanti modi si compara l'vna Quantità all'altra.Cap. 22.
Quel che sia parte aliquota, & non aliquota.Cap. 23.
Della produttione del genere Moltiplice.Cap. 24.
Quel che sia Denominatore, & in qual modo si troui; & come di due proposte proportioni si possa conoscere la maggiore, o la minore.Cap. 25.
Come nasca il genere Superparticolare.Cap. 26.
Della produttione del genere Superpartiente.Cap. 27.
Del genere Moltiplice superparticolareCap. 28.
Della produttione del Quinto & vltimo genere, detto Moltiplice superpartiente.Cap. 29.
Della natura & proprietà de i nominati Generi.Cap. 30.
Del Moltiplicar delle proportioni.Cap. 31.
Il Secondo modo di moltiplicar le proportioni.Cap. 32.
Del Sommare le proportioni.Cap. 33.
Del Sottrar le proportioni.Cap. 34.
Del Partire, o Diuidere le proportione; & quello che sia Proportionalità.Cap. 35.
Della Proportionalità, o Diuisione arithmetica.Cap. 36.
Della Diuisione, o Proportionalità Geometrica.Cap. 37.
In qual modo si possa cauare la Radice quadrata da i numeri.Cap. 38.
Della Diuisione, ouero Proportionalità harmonica.Cap. 39.
Consideratione sopra quello che si è detto intorno alle Proportioni & Proportionalità.Cap. 40.
Che il Numero non è cagione propinqua & intrinseca delle Proportioni Musicali, ne meno delle Consonanze.Cap. 41.
Della inuentione delle Radici delle proportioni.Cap. 42.
In che modo si possa ritrouar la Radice di più proportioni moltiplicate insieme.Cap. 43.
Della Proua di ciascuna delle mostrate operationi.Cap. 44.
LA SECONDA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA.
Quanto la Musica sia stata da principio semplice, rozza, & pouera di consonanze.Cap. 1.
Tibia non, vt nunc, oricalcho vincta, tubaequeAl quale dipoi Hiagne Frigio a quei tempi dotto nella Musica, che fu padre & maestro di Marsia, vi aggiunse li fori, & incominciò a sonar quello con variati suoni, & fu il primo, che fece sonar due Pifferi con vn sol fiato, & che sonò tale istrumento con la destra & con la sinistra mano; cioè che mescolò il suono graue con l'acuto, con destri fori & sinistri. Vsarono etiandio gli antichi da principio la Cetera, o la Lira con tre chorde, ouer con quattro solamente, della quale fu inuentore Mercurio (come vuol Boetio) & erano in quella ordinate di modo, che la prima con la seconda, & la terza con la quarta conteneuano la Diatessaron; & la prima con la terza, & la seconda con la quarta, la Diapente: & di nuouo la seconda con la terza il Tuono, & la prima con la quarta la Diapason; Et insino al tempo di Orfeo fu seruato cotale ordine, il quale fu dipoi accresciuto in varij istrumenti; et prima Chorebo di Lidia vi aggiunse la quinta chorda; dipoi dal sopranominato Hiagne vi fu aggiunta la sesta; ma la settima aggiunse Terpandro Lesbio. Et questo numero di chorde veramente (come dice Clemente Alessandrino) era contenuto nell'antica Lira, o Cetra; dipoi da Licaone Samio fu aggiunta la ottaua; ancora che Plinio attribuisca la inuentione di tal chorda a Simonide, & della nona a Timotheo; & Boetio voglia, che questa chorda sia stata aggiunta da Profrasto Periota, la decima da Estiacho Colofonio, & la vndecima da esso Timotheo: Ma sia come si voglia, Suida attribuisce l'aggiuntione della Decima & della Vndepage 59cima chorda a Timotheo Lirico. Et certo è che da molti altri ve ne furno aggiunte tante, che crebbero al numero de Quindici. Aggiunsero dipoi a queste la sestadecima chorda, ne più oltra passorno, & si contentarono di tal numero; & le collocorno nell'ordine, che più oltra dimostraremo, diuidendole per Tuoni & Semituoni in cinque Tetrachordi: osseruando le ragioni delle proportioni Pithagoriche, ritrouate ne i martelli da Pithagora, nel modo che nella prima Parte hò mostrato; le quali conteneuano quelle istesse, che si ritrouauano tra le chorde della sopradetta Cetera, o Lira ritrouata da Mercurio; & che nel sottoposto essempio si veg gono: Imperoche il magggiore, (come dicono) pesaua libre dodici, l'altro libre noue, & libre otto il terzo: ma il quarto & minore pesaua libre sei; dai quali numeri Pithagora cauò le ragioni delle consonanze musicali, che furno appresso gli antichi cinque, come narra Macrobio; & nascono da cinque numeri, il primo de i quali chiamorno Epitrito, il secondo Hemiolio, il terzo Duplo, il quarto Triplo, & il quinto Quadruplo, convno interuallo dissonante, il quale istimauano, che fusse principio d'ogni consonanza, et lo chiamarono Epogdoo. Di modo che dallo Epitrito era contenuta la Diatessaron, dall'Hemiolio la Diapente, dal Duplo la Diapason, dal Triplo la Diapasondiapente, dal Quadruplo la Disdiapason, & dall'Epogdoo il Tuono Sesquiottauo. Alle quali consonanze Tolomeo aggiunse la Diapasondiatessaron, contenuta dalla proportione Duplasuperbipartienteterza tra 8. & 3; come nella sua Harmonica si può vedere; la qual consonanza è posta da Vitruuio anco nel cap. 4. del Quinto libro della Archittetura. Et veramente gli antichi non conobbero altre consonanze, che le sopradette; le quali tutte dai Musici moderni sono chiamate Perfette: & non haueano per consonanti quelli interualli, che i moderni chiamano Consonanze imperfette; cioè il Ditono, il Semiditono, & li due Essachordi; cioè il maggiore, & il minore; come manifestamente dimostra Vitruuio nel nominato luogo, dicendo; Che nella Terza, Sesta, & Settima chorda non si possono far le consonanze; & questo dice hauendo rispetto alla grauissima chorda d'ogni Diapason: Il che si può etiandio vedere in ciascuno altro autore, si Greco come Latino. Et da questo potemo comprendere la imperfettione, che si ritrouaua nelle antiche Harmonie, & quanto gli antichi erano poueri di consonanze & di concenti. Et se bene alcuno, mosso dall'autorità de gli antichi, la quale è veramente grande, più tosto, che dalla ragione, volesse dire, che oltra le nominate consonanze perfette, non si possa ritrouare alcun'altra consonanza; non dubitarei affermare simile opinione esser falsa: percioche ella contradice al senso, dal quale hà origine ogni nostra cognitione: Conciosiache niuno di sano intelletto negherà, che oltra le sopradette consonanze perfette, non si ritrouino ancora le imperfette, le quali sono tanto diletteuoli, vaghe, sonore, soaui, & harmoniose a quelli, che non hanno corrotto il senso dell'vdito, quanto dir si possa; & sono talmente in vso, che non solo i periti cantori, & sonatori di qualunque sorte istrumenti le vsano nelle loro harmonie; ma quelli ancora, che senza hauere scienza, cantano & sonano per prattica solamente. page 60
Aemula, ed tenuis, simplexque foramine pauco
Adspirare, & adesse choris erat vtilis;
Per qual cagione gli antichi nelle loro Harmonie non vsassero le consonanze imperfette, & Pithagora vietasse il passare oltra la Quadrupla.Cap. 2.
Dubbio sopra l'inuentione di Pithagora.Cap. 3.
Della Musica antica.Cap. 4.
Si plausoris eges aulaea manentis, & vsqueEt era vsanza (come afferma il Filosofo) che li Poeti istessi recitassero le Tragedie & le Comedie, che page 63haueano composte, & le cantauano. Onde, come narra Titoliuio, vno chiamato Liuio, hauendo fatto vna Fauola in versi, ordinata col suo argomento, egli stesso la recitaua; dipoi non potendo più dire: percioche la voce gli era mancata, pregò che li fusse perdonato; & pose vn fanciullo a cantarla, il quale hauendosi portato bene, fu introdutta vna vsanza, che cotali cose fussero cantate dagl'Istrioni; Et di questo ne tocca vna parola Horatio dicendo nella sua dell'Arte Poetica;
Sessuri, donec cantor, vos plaudite dicat.
Ignotum Tragicae genus inuenisse camoenaeIo credo anco, che gli Oratori orassero al popolo al suono di qualche istrumento, ancora che al parer mio tale vsanza durasse poco tempo: imperoche Cicerone nella Oratione, che fece in fauor di P. Sestio, la quale si ritroua imperfetta, ne tocca vna parola; Et anche nel fine del lib. 3. dell'Oratore, parlando di Gaio Gracco, lo dimostra, benche questo paia alquanto strano ad Aulo Gellio: Ma Plutarco modestamente recita tal cosa, & dice; Che essendo Gaio Gracco huomo vehemente nel dire, spesse volte era trasportato dall'ira, di modo che veniua alle villanie, & vituperij; & cosi egli soleua turbare la sua oratione: Onde conoscendo tal cosa, s'imaginò di rimediarui, col fare, che vn seruo dotto nella Musica nominato Licino li stesse dopo nel pulpito, & che mentre lo vdiua in asprirsi & ritirarsi fuori della sua voce, con vno istrumento lo auertiua, & gli faceua achetare cotal vehementia. Et di ciò non ci douemo marauigliare, poi che l'arte Oratoria hà hauuto principio (come vuole Strabone) dalla poesia, & li Poeti orauano al popolo cantando versi al suono della Cetera, o Lira, & lo tirauano a fare il lor volere; il che ben lo dimostra anco l'Ariosto dicendo;
Dicitur, & plaustris vexisse poemata Thespis,
Quae canerent, agerentque peruncti fecibus ora.
Cantauano anco gli antichi al suono del Piffero, recitando diuerse canzoni composte in versi; & questo faceuano alle volte, quando due erano insieme, l'vno de i quali sapesse cantare, & l'altro sonare; come accennò il Poeta, quando introdusse Menalca dire a Mopso pastore queste parole;Li scrittori indi fer l'indotta plebe
Creder, che al suon delle soaui cetre
L'vn Troia, & l'altro edificasse Thebe.E hauesson fatto scendere le pietre
Da gli alti monti, & Orpheo tratto al canto.
Tigri, e Leon, dalle spelunche tetre.
Tu calamos inflare leueis, ego dicere versus:Percioche l'vno era perito sonatore di Piffero, & l'altro cantaua ottimamente. Era anco appresso gli antichi vsanza di saltare & di ballare, mentre che il Musico al suono della Lira, o Cetera, ouer di alcuno altro istrumento recitaua alcuna cosa; come si vede appresso di Homero nella Odissea, che cantando Demodoco al suono della Cetera, li Greci saltauano & ballauano. Et similmente Virgilio, nel lib. 1. dell'Eneida, imitandolo dice, che cantando Ioppa al suono della Cetera,
Ingeminant plausu Tyrij, Troesque sequuntur;Et in vn'altro luogo piu chiaramente manifesta tal cosa dicendo;
Pars pedibus plaudunt Choreas, & carmina dicunt.Similmente Horatio (auegna che non faccia mentione alcuna, che si cantasse) dice;
Sic priscae motumque & luxuriam addidit arti Tibicen.Di questo si potrebbeno hauere infiniti essempij, i quali hora per breuità io lasso; poi che le Ode di Pindaro di ciò fanno indubitata fede: conciosia che essendo diuise in tre parti, delle quali la prima è chiamata στροφή. ἀντιστροφή. la seconda, & la terza ἐπωδός, & sono comprese sotto i versi lirici; gli antichi le cantauano al suono della Lira, o della Cetera; & ballauano, o saltauano in tal maniera, che quando li saltatori si volgeuano dalla parte destra verso la sinistra, cantauano la prima parte; & quando andauano dalla sinistra alla destra cantauano la seconda; & veniuano a riposarsi quando cantauano la terza; La qual maniera di ballare, o saltare dura fino al dì d'hoggi appresso li Candioti & quelli, che habitano nell'isola di Cipro. Gli antichi adunque vsauano la Musica nella maniera, che habbiamo detto, accompagnando la voce ad un solo istrumento; & se alle volte vsauano più sorti d'istrumenti, vi accompagnauano la voce, si come tra genti barbare al presente ancora si costuma in alcune parti, & massimamente del Leuante, come da huomini degni di fede più volte hò vdito dire. Ma li due primi modi, (come fanno fede le historie) erano grandemente in vso. Vsarono gli antichi ne i loro esserciti varie sorti d'istrumenti: imperoche i Thoscani vsarono la page 64Tromba della quale essi furono gli inuentori, come vogliono alcuni; gli Arcadi la Sampogna; i Siciliani alcuni istrumenti, i quali nominauano πύκτιδας; li Candioti la Lira; i Lacedemonij il Piffero; quelli di Thracia il Corno: gli Egittij il Timpano; & gli Arabi il Cembalo. Li Romani si seruirno nelle loro comedie di alcune sorti di Pifferi, i quali chiamauano Destri & Sinistri; da i quali gli Spettatori poteuano comprendere sotto qual genere si contenessero le Comedie, che doueuano recitare: Imperoche quando la Comedia conteneua in se materia, o soggetto seuero & graue, si vdiua il concento graue de i Pifferi sinistri; quando poi era giocoso & festeuole, il concento che nasceua da i Pifferi destri era acuto; & se era mista, le cantilene musicali erano temperate dell'vna & dell'altra sorte di concento. Et tali cantilene non erano fatte dal Poeta, che hauea composto la Comedia, ma da vn perito nell'arte della Musica; si come nel principio di ciascuna Comedia di Terentio si può vedere. Et erano variate del Modo, o Tuono, che vogliamo dire; & le faceuano vdire auanti che cominciassero a rappresentar la Comedia, accioche la materia compresa in essa (come hò detto) si potesse sapere auanti da gli Spettatori. Nondimeno a i nostri tempi ancora sono incognite cotali sorti di Pifferi: ancorache, Seruio nel lib. 9. dell'Eneide di Virgilio, sopra quel verso O uere Phrygiae, mostri che erano di due sorti, delle quali l'vna nomina Pifferi Serani, & l'altra Frigij: Li primi erano Pari; & cosi li chiama: percioche haueuano le loro cauerne pari, & equali; li secondi Impari: conciosia che le cauerne loro erano inequali. Adduce dipoi Seruio l'autorità di Marco Varrone, volendo dichiarar quali siano Pifferi destri, & sinistri dicendo; che la Tibia frigia destra hà vn sol foro, la sinistra ne hà due, de quali l'vno hà il suono acuto, & l'altro graue; Ma queste parole sono differenti da quelle, che sono poste nel lib. 1. al cap. 2. delle cose della Villa; doue egli dice, che l'vna sorte di Pifferi sonaua i modi di vno istesso Verso in voce acuta, & l'altra nella graue: Onde seguendo più a basso, dalle sue parole si può comprendere, che'l sinistro man daua fuori il suono graue, & il destro lo acuto. Et questo si può confermare con l'autorità di Plinio, il quale parlando de i Calami acquatici dice, Che si soleuano tagliare in tempo conueniente circa la stella Arturo, fino alla età di Antigene sonatore di Piffero, vsandosi ancora la Musica semplice a quei tempi; & cosi preparati dopo alcuni anni incominciauano ad esser buoni; & anche allora bisognaua addoperarli molto spesso, & quasi insegnar loro sonare: percioche le linguelle se veniuano a toccare l'vna con l'altra; il che era molto più vtile per mostrare i costumi ne i Theatri: Ma dipoi che soprauene la varietà, et la lasciuia de i canti, incominciorno a tagliarli auanti il Solsticio, & il terzo anno erano buone; conciosia che haueano le linguelle loro più aperte, & più atte a variare i suoni, le quali hoggidi ancora cosi sono. Ma allora era opinione, che si accordassero insieme quelli, che erano d'vna medesima canna; & quella parte ch'era vicina alla radice conuenirsi al Piffero sinistro, & quella che era vicina alla cima al destro. Questo dice Plinio, & parmi esser ben detto: imperoche quelli, che sono vicini alla radice, sono necessariamente più grossi di quelli, che sono più verso la cima: onde ogni giorno si vede per esperienza, che essendo il corpo loro più grande, & più largo, rende anco il suono più graue: come il contrario si scorge in quelli, che sono più miniuti, & più ristretti. Il che ancora si vede, & ode ne gli istrumenti, che chiamano Organi, le canne de i quali quanto sono più larghe, tanto rendeno i suoni più graui; & le più minute i più acuti. Ma a questo che si è detto, pare che sia contrario vno Autore incerto di quello Epigramma Greco, che incomincia τὸν σοφὸν ἐν κιθάρῃ: percioche chiama la chorda graue δεξιτλρὴν ὑπάτην, cioè destra Hipate, & l'acuta λαιὴν νήτην, cioè sinistra Nete: Ma questo importa poco: conciosia che considerata bene la cosa, torna commodo all'vno, & all'altro modo; essendo che le parti d'ogni istrumento si possono considerare, & denominare in due modi; prima, in quanto a noi; dipoi in quanto ad esso istrumento: In quanto a noi, la parte dell'istrumento posta dalla mano destra è detta Destra, & rende i suoni acuti, come ne gli Organi, Monochordi, & altri istrumenti simili si vede; & quella, che è posta dalla sinistra è detta Sinistra, & rende i suoni graui: Ma inquanto all'istrumento, quella che è destra a noi, ad esso è sinistra; & per il contrario, quella che è a lui destra, a noi è sinistra, come si può vedere in due, i quali insieme giuocassero a lottare, che la parte destra dell'vno è sinistra all'altro, & la sinistra destra. Non è adunque inconueniente, se l'vno nomina quella parte destra, la quale l'altro chiama sinistra, essendo tali parti diuersamente secondo alcune loro opinioni considerate. In questo modo adunque da gli antichi era posta in vso la Musica, il qual modo quanto sia differente dall'vso moderno, ciascuno da se lo potrà sempre vedere; si come etiandio potrà vedere altroue, quanto era differente il loro concento dal moderno. Ma quali materie recitassero nelle lor cantilene, quel che si contiene nel seguente capitolo ce lo fara manifesto. page 65
Le materie che recitauano gli antichi nelle loro canzoni, & di alcune leggi musicali.Cap. 5.
Musa dedit fidibus diuos, puerosque deorum,Et, si come dimostra Platone nel Protagora, gli antichi insegnauano tutte queste materie a i loro giouani; accioche le hauessero a cantare al suono della Lira, ouer della Cetera. Onde Homero scriue di Achille;
Et pugilem victorem, & equum certamine primum,
Et iuuenum curas, & libera vina referre.
ἄειδε δ´ἁρα κλέα ἀνδρῶν.cioè Ma le lodi de gli huomini cantaua; al suono della Cetera. Et di Demodoco dice; Che cantaua le gloriose imprese de gli huomini, la contentione di Vlisse con Achille, la fauola di Venere & di Marte, & il Cauallo Troiano. Femio anche nella Odissea si escusa con Vlisse dicendo: Che cantaua alli Dei, & a gli huom ini: Onde è da pensare, che non cantasse se non cose graui, & seuere; hauendo gia cantato il lugubre & funebre ritorno de i Greci nella loro patria. Et se bene cantò l'adulterio di Marte & di Venere, non lo fece perche lodassi tal sceleratezza; ma per rimuouere (come dice Atheneo) li Pheaci dalle dishoneste loro volutà, et piaceri. In cotal modo ancora appresso di Virgilio;
Cithara crinitus IopasEt Creteo amico alle Muse medesimamente,
Personat aurata, docuit quae maximus Atlas.
Hic canit errantem Lunam, Solisque labores:
Vnde hominum genus & pecudes, vnde imber & ignes:
Arcturum, pluuiasque Hyadas, geminosque Triones:
Quid tantum Oceano properent se tingere Soles
Hyberni, vel quae tardis mora noctibus obstet.
Semper equos, atque arma virûm, pugnasque canebat.Nerone etiandio, appresso di Suetonio nella vita di questo scelerato Imperatore, canta al suono della Cetera la fauola di Niobe; & cantò molte altre Tragedie mascherato, come Canace parturiente, Oreste vcciditore della madre, Edippo fatto cieco, & Hercole furioso. Et Luciano dice, che gli Argomenti, et le materie delle cantilene appresso gli antichi, erano quelle cose, cominciando dal principio del mondo, che erano successe fino a i tempi di Cleopatra regina di Egitto. Le quali, mi pare page 66(secondo che lui racconta) che siano quasi tutte quelle cose, che scriue Ouidio nelle sue Trasformationi; et a cotal canto ballauano. Tutte queste cose recitauano sotto vna determinata Harmonia, con determinati Rithmi et Versi, & Percussioni; ancora che fussero variati in ogni maniera di cantilena. Et cosi con tai numeri, percussioni, modi, & concenti; et con la voce humana, esprimeuano materie conueneuoli et buoni costumi. Nominarono poi tali determinationi Leggi: imperoche altro non è Legge nella Musica, che vn modo di cantare, ilqual contiene in se vn determinato concento & vn determinato Rithmo, & Metro. Et furono cosi chiamate: percioche non era lecito ad alcuno di mutare, ouero innouare in esse alcuna cosa, si nelle harmonie, come etiandio ne i Rithmi, & Metri; ancora che siano alcuni, che dicano, che si chiamauano Leggi: imperoche auanti che si scriuessero le Leggi ciuili, si cantauano tal Leggi in versi al suono della Lira, o Cetera, accioche i popoli più facilmente ritenessero nella memoria quello, che douessero osseruare. Ma sia come si voglia, erano le Leggi di tre sorti: imperoche alcune erano dette Citharistice, che si cantauano alla Cetera, o Lira; & alcune Tibiarie, le quali si cantauano al suono de i Pifferi. La terza sorte poi si chiamauano Communi & si cantauano al suono dell'vna & dell'altra sorte de gli istrumenti nominati. Et benche tal Leggi fussero molte; nondimeno ciascuna hauea il suo nome acquistato, o dalli popoli, che le vsauano; o dalli Rithmi & Metri, ouero dalli Modi; da gli Inuentori; o da i loro amatori, oueramente da gli argomenti. Dalli popoli fu nominata l'Eolia & la Beotia; da i Rithmi & Metri la Orthia & la Trochea; dalli Modi l'Acuta & la Tetraedia; da gli amatori & inuentori la Terpandria & la Hieracia; & da gli argomenti il Certame Pithico & il Currule. Queste leggi (come vuol Plutarco) furno publicate da Terpandro; il quale hauendo prima diuiso le Citharistice, pose nome alle lor parti. Le leggi Tibiarie hebbero molti nomi, che si lassano per non andare in lungo; i quali (secondo che si dice) ritrouò Cleone ad imitatione di Terpandro. La legge Orthia apparteneua a Pallade, & conteneua in se materie di guerra; Et era vna specie di modulatione nella Musica, la quale Aulo Gellio nomina Verso orthio; forse detto in tal modo dalli suoi numeri, i quali sono veloci, & sonori: conciosia che li Greci nominan ὅρθιος quello, che noi chiamiamo Sonoro; ancora che molti lo interpretano per il Canto appartenente ad vn Campo, ouero ad vno Essercito d'huomini d'arme. Era la Trochea vn segno, che dauano gli antichi a i soldati col canto, o suono della Tromba; & i Lacedemonij vsauano ne i loro esserciti il canto della legge Castoria, per accender l'animo de i soldati a prender l'arme contra gli inimici; & tal legge era composta sotto vn Rithmo detto Embaterio.La Currule s'acquistò il nome dalla materia, che conteneua in se, cioè dall'argumento, nel quale si narraua il modo, che Hettore figliuolo del Re Priamo fu strascinato con le carrette a torno le mura Troiane. Di queste Leggi hò voluto far vn poco di dichiaratione; accioche si possa vedere, che erano composte di verso numeroso, accommodate a commouere, & generare ne gli animi diuerse passioni. Non sarà etiandio fuori di proposito, che veggiamo in qual maniera li Musici anticamente recitassero alcuna delle predette Leggi al suono del Piffero cantando; accioche possiamo comprendere, in qual modo poteuano recitar l'altre; & questa sarà il Certame Pithico, del quale fa mentione Horatio, dimostrando le qualità del Musico, che hauea da recitarlo dicendo;
Abstinuit Venere, & Vino, qui Pythia cantatLequali troppo bene conobbe Nerone (come si legge in Suetonio) che si asteneua dalli pomi, vsaua il vomito & li christeri, per purgarsi bene il petto; accioche hauesse recitando nella Scena la voce chiara & netta. L'Argomento adunque di tal legge era la Battaglia di Apolline col serpente Pithone, il quale dà il nome alla fauola; & il nome di tutta la cantilena era Delona; & forse fu cosi nominata: percioche Apollo nacque nella isola di Delo. Era questa legge (si come mostra Giulio Polluce) diuisa in cinque parti, delle quali la prima nominauano Rudimento, ouero Esploratione; la seconda Prouocatione; Iambico la terza; la quarta Spondeo; Et la quinta & vltima Ouatione, o Saltatione. La rapresentatione (come hò detto) era il modo della pugna di Aollo col Dragone, & nella prima parte si recitaua, in qual modo Apollo inuestigaua, & contemplaua il luogo, se era atto alla pugna, ouer non: Nella seconda si dichiaraua il modo, che teneua a prouocare il Serpente alla battaglia: Nella terza il combattimento; & questa parte conteneua vn modo di cantare al suono del Piffero, chiamato ὀδοντισμός: conciosia che il serpente batteua li denti nel saettarlo: Nella quarta si raccontaua la vittoria di Apollo; et nella vltima si dichiaraua, come Apollo faceua festa con balli et salti, per la riceuuta vittoria. Non sarebbe gran marauiglia, se gli antichi hauessero saltato, et ballato, quando si recitaua cotal legge: percioche vsauano anco di saltare, & ballare nelle loro Tragedie, & Comedie; & a ciascuna di esse haueano accommodato il suo propio modo: page 67conciosia che (come mostra Atheneo) haueano ritrouato vna specie di saltatione detta Emmelia, & alla Comedia vna detta Cordace. Era ancora appresso di loro vna specie di Saltatione satirica, la quale chiamorno σίκιννις, & fu istituita da Bacco, dopo che hebbe domata l'India. Questa era vna delle Leggi tibiarie, nella quale i Rithmi, i Moduli, i Costumi, & le Harmonie si mutauano, secondo che la materia ricercaua. Haueano etiandio la saltatione detta Carpea, la quale lassarò di raccontare: percioche è posta da Atheneo tanto chiaramente, che ogn'vno leggendola potrà conoscere quello, che ella fusse, & in qual maniera la vsassero; & da queste due, cioè dal Certame Pithico, & dalla Saltatione carpea, si potrà scorgere, in qual modo gli antichi recitassero l'altre Leggi. Potemo hora vedere da quello, che si è detto, che la Musica hauea più parti, cioè l'Harmonia, il Rithmo, il Metro, & lo Istrumento, dal quale questa parte si diceua Organica. Eraui etiandio la Poesia, & la Saltatione; & queste parti alle uolte concorreuano tutte in una compositione, & tallora la maggior parte di esse. Ne era lecito (come altre uolte hò detto) di mutare, ouero innouare alcuna cosa, che di tal mutatione l'inuentore non ne hauesse a riportare la punitione. Et durò lungo tempo tal costume, la onde conseruandosi la Musica in cotale essere, si conseruò anche la sua riputatione; ridutta dipoi a poco a poco nel stato, nel quale hoggidi la ueggiamo, hauendosi dato i popoli alla crapula, & alla lussuria, poco curandosi di tal cosa, presero i Musici maggior licenza, & con molte altre cose insieme, perdero essi & la Musica la sua antica grauità & riputatione; il che si vede detto da Horatio, quando dice;
Tibicen, didicit prius extimuitque magistrum;
Postquàm coepit agros extendere victor, & vrbemEt più oltra seguita dicendo quello, che di sopra hò commemorato; cioè
Latior amplecti muros, vinoque diurno
Placari genius festis impune diebus,
Accessit numerisque, modisque licentia maior:
Sic priscae motumque & luxuriam addidit artiEt dipoi segue etiandio dicendo,
Tibicen.
Sic etiam fidibus voces creuere seueris.Onde è da notare, che Horatio nomina le antiche chorde seuere: percioche (come hò detto) gli antichi al suono di quelle recitauano se non cose seuere, & graui. In tal modo adunque gli antichi Musici, nella età che la Musica più fioriua, & era in maggior prezzo & riputatione, recitauano le narrate materie nelle lor cantilene. Ma quali cose, & in qual modo da i moderni siano recitate; & quali siano state lassate da vn canto, ogn'vno che hà cognitione della Musica, da se lo potrà giudicare, amp; vedere.
Quali siano stati gli antichi Musici.Cap. 6.
Ne forte pudoriPercioche dice prima sonatore della Lira, come quello (come vogliono alcuni) che fu l'inuentore di essa; poi lo chiama Poeta col nome di Cantore. Lassarò di raccontare, quali fussero Orfeo & Arione: percioche è manifesto, che costoro non solo furno Musici, ma celebratissimi Poeti ancora. Hesiodo etiandio fu posto tra i Musici, ancora che non vsasse mai di accompagnare il canto col suono della Lira: percioche vsaua vna verga di lauro, con la quale percotendo l'aria (come narra Pausania) faceua vn certo suono, al quale era solito cantare li suoi poemi; la onde gli antichi li fecero vna statua con la Cetera sopra le ginocchia, & la posero tra quelle di Thamira, Arione, Sacada, & di altri nobilissimi & eccellentissimi Musici, per non priuarlo di cotale honore. Pindaro similmente fu Musico & Poeta, si come dalle sue opere si può comprendere, & da quello etiandio che fece il magno Alessandro: imperoche quando fece ispianare & ruinare Thebe, fece scriuere (come dice Dione Chrisostomo) sopra la sua casa queste parole; πινδάρου τοῦ μουσοποιοῦ τὴν στέγην μὴ καίετε; che vogliono dire, Non abbrusciate la casa di Pindaro musico. Et per non andare più in lungo, il Santissimo Dauid Re di Hierusalem & gran Profeta da Basilio magno è chiamato non solamente Musico, ma Poeta anco di sacre cantilene; & dal dottissimo Hieronimo vien chiamato Simonide, Pindaro, Alceo, Flacco, Catulo, & Sereno: percioche scrisse con stile elegante i sacri Salmi in verso lirico, alla guisa di Horatio, & delli nominati: Et si può credere, che più volte li cantasse al suono della Cetera, nel modo che cantaua, quando iscacciaua il maligno spirito di Saul. Onde non è dubbio, che essendo stato Poeta, non si debba anco nominare Musico: conciosia che la Scrittura santa lo chiama in più luoghi Psaltes, che vuol dire Cantore, o Sonatore; & il suo diuino Poema nomina Psalterio. Et di questo è testimonio Origene nella Homilia 18. del cap. 24. del libro de i Numeri, dicendo; Che diremo noi della Musica? della quale il sapientissimo Dauid ne hauea ogni scienza, & hauea raccolto la disciplina di tutta la Melodia et delli Rithmi, accioche da tutte queste cose potesse ritrouar suoni, con li quali potesse mitigare sonando il Re turbato & molesta to dal spirito maligno. Il simile dice Agostino nel lib. 17. al capitolo 4. del libro della Città di Dio, come iui si puo vedere. Ogni ragione adunque ne persuade a credere, che i Poeti antichi cantassero lor stessi li suoi poemi; & che hauessero congiunto la Musica con la Poesia: Percioche se fusse stato altramente, non hauerebbeno vsato tanto spesso nelle loro compositioni questa voce Cantare, come fece Homero; il quale diede principio alla Illiade in cotal modo;
Sit tibi musa lirae solers, & cantor Apollo:
Μῆνιν ἄειδε θεὰ.cioè Canta Dea l'ira; & Hesiodo, che incominciò la Theogonia in questa maniera;
Μουσάων ἑλικωνιάδων ἀρχώμεθ'ἀείδειν;che vuol dire, Le Muse di Elicona incominciamo Cantare: A i quali aggiungeremo il prencipe de i Poeti latini Virgilio, il quale incominciò in cotal modo la sua Georgica;
Quid faciat laetas segetes, quo sydere terramEt alla sua Eneide pose vn tal principio;
Vetere Mecoenas, vlmisque adiungere vites
Conueniat, quae cura boum, qui cultus habendo
Sit pecori atque apibus quanta experientia parcis
Hinc canere incipiam;
Arma, virumque cano.Cosi anche Ouidio incomincia li Fasti con questi uersi;
Tempora cum causis Latium digesta per annum,Onde il `archa imitando tutti costoro diede principio ad vna sua canzone in questa maniera;
Lapsaque sub terras, ortaque signa canam.
Nel dolce tempo della prima etade.Et il moderno Ariosto, perseguire tal costume, incominciò ancor lui il suo elegante poema in questo modo;
Che nascer vide, & ancor quasi in herba,
La fera voglia, che per mio mal crebbe.
Perche cantando il duol si disacerba,
Canterò com'io vissi in libertade;
Le donne, i caualier, l'arme, gli amori,page 69Ma doue vo io più vagando, se Terentio poeta comico dimostrandoci la Poesia & la Musica esser congiunte, & quasi vna istessa cosa, la nominò Studio musicale. Non è adunque marauiglia, se i Musici & li Poeti erano anticamente riputati essere vna cosa istessa. Et se bene il Poeta è chiamato alle volte con questa voce latina Vates, che si conuiene etiandio all'Indouino, non è fuori di proposito: conciosia che l'vno & l'altro (secondo il parer di Platone) sono mossi & agitati da vna istessa diuinità, o diuina alienatione di mente, & da vno istesso furore. Onde Homero nomina il Musico αὐτοδίδακτος: percioche canta non per humana istitutione, ma inspirato dalli Dei, il che si scorge dalle parole che soggiunge, le quali dicono;
Le cortesie, l'audaci imprese io canto.
θεὸς δέμοι ἐν θρεσὶν οἵμας.cioè Percioche Dio mi produsse in la mente Ogni mia cantilena. Però adunque molti Poeti gentili hanno alcuna volta predetto cose, che haueano da venire; come si vede, che Virgilio, secondo la opinione di Agostino Dottor Santo, non conoscendo il nostro Redentore ne per lume naturale, ne per viua fede, cantò sotto'l nome di vn'altro il suo nascimento, quando disse;
παντοίας ἐνέφυσεν;
Vltima cumaei venit iam carminis aetas:Ancora che il diuino Hieronimo scriuendo a Paulino sia di altro parere: Conciosia che Virgilio si mosse a cantare queste cose, inuitato da gli Oracoli della Sibilla Cumana; si come cantò poco più oltra la liberatione del peccato originale in cotal modo;
Magnus ab integrò, seclorum nascitur ordo.
Iam redit & virgo, redeunt Saturnia regna.
Iam noua progenies coelo demittitur alto;
Te duce si qua manent sceleris vestigia nostriEt, che colui, che hauea da nascere sarebbe Dio & Huomo, seguendo più a basso;
Irrita, perpetuo soluent formidine terras:
Ille Deûm vitam accipiet, diuisque videbitEt che il Serpente nimico della humana natura douea perdere il regno, & douea rimanere in noi alcuna cosa, per rispetto del peccato originale, dicendo;
Permixtos heroas, & ipse videbitur illis:
Occidet & Serpens, & fallax herba veneni.&Ouidio ancor lui nelle sue trasformationi chiaramente mostrò la venuta del Figliuolo di Dio in carne, con queste parole;
Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis.
Summo delabor Olympo,Et delli miracoli che fece, poco più abasso disse.
Et deus humana lustro sub imagine terras:
Signa dedi venisse Deum.Pose etiandio le parole, che dissero quelli, che lo crucifissero, cioè se era figliuol di Dio, che si liberasse da quella, & disse;
Experiar Deus hic discrimine aperto,Lucano ancora cantò quello, che auerrebbe auanti il futuro vniuersale & finale Giudicio con tali parole;
An sit mortalis, nec erit dubitabile verum.
Sic cum compage solutaHauendo medesimamente Ouidio cantato tal cosa con queste parole; page 70
Saecula tot mundi suprema coegerit hora,
Antiquum repetens iterum Chaos, omnia mistis
Sidera sideribus concurrent, ignea pontum
Astra petent, tellus extendere littora nolet,
Excutientque fretum: fratrique contraria Phaebe
Ibit, & obliquum bigas agitare per orbem
Indignata, diem poscet sibi, totaque discors
Machina diuulsi turbabit faedera mundi.
In se magna ruunt:
Esse quoque infatis reminiscitur, affore tempusDi coteste cose sono molti essempij: ma lassandoli da un canto verremo a quelli de i Sacri libri, & ritroueremo l'autorità del Santissimo Apostolo Paulo, il quale scriuendo a Tito, adducendo vna sentenza di Epimenide poeta, lo chiama Profeta, dicendo; Ι῎διος τῶν αὐτῶν προφήτης; che vuol dire, Propio Profeta di costoro, cioè de i Candioti. Douendosi adunque chiamare allora il Musico, & il Poeta, o l'Indouino per vn nome commune, era conueniente ancora, che il nome di Sapiente li conuenisse: Percioche (come ne fa auertiti Platone) al vero Musico s'appartiene sapere & hauer cognitione di tutte le scienze, & cosi al Poeta, secondo il parere di Strabone; la onde meritò da gli antichi esser chiamato solo Sapiente: conciosia che a quei tempi le città della Grecia faceuano imparare a lor figliuoli la Poesia, non solo per cagione di piacere, ma per cagione di casta moderatione. Onde li Musici, che insegnauano la Poesia, il Canto & li Modi, che si sonauano con la Lira, o Cetera & col Piffero, fecero professione, & si attribuirono tal virtù, di esser non solo correttori & & emendatori di costumi, ma si fecero etiandio chiamare maestri; la qual cosa conferma Homero con queste parole;
Quo mare, quo tellus, correptaque regia coeli
Ardeat, & mundi moles operosa laboret.
Πὰρ γὰρ ἔην καὶ ἀειδὸς ἀνὴρ, ᾥ πόλλ´ἐπετελλενche vogliono dire;
Α'τρείδης τροίην δὲ κιὼν εἴρυσθαι ἄκοιτιν;
Hauea presso di se vn Cantore, al qualeMeritamente adunque gli antichi riputauano i Musici, li Poeti, ouero Indouini, & li Sapienti essere vna medesima cosa.
Atride andando a Troia impose molto,
Che douessi seruar casta la moglie.
Quali cose nella Musica habbiano possanza da indurre l'huomo in diuerse passioni.Cap. 7.
Giunto Alessandro alla famosa tombaSi ricerca adunque vn Soggetto tale: conciosia che senza esso (come ancora hò detto) nulla o poco si vederebbe. Et benche in simili mouimenti fatti per la Musica, vi concorrino le nominate cose; nondimeno page 72il preggio & l'honore si dà al composto delle tre prime, che si chiama Melodia: Percioche se bene l'Harmonia sola hà vna certa possanza di dispor l'animo, & di farlo allegro, o mesto; et che dal Numero posto in atto le siano raddoppiate le forze; non sono però potenti queste due cose poste insieme, di generare alcuna passione estrinseca in alcun sogetto, al modo detto: conciosia che tal possanza acquistano dalla Oratione, che esprime alcuni costumi. Et che questo sia vero lo potemo vedere: percioche Alessandro non fu mosso dall'harmonia solamente; ne meno dall'harmonia accompanato col numero: ma si bene, (come vuole Suida, Euthimio, & altri ancora) dalla legge Orthia di sopra commemorata, & dal Modo Frigio: Dal qual modo, & forse anco da tal Legge, il nominato giouane Taurominitano ebbrio (come narra Boetio) fu sospinto, quando uolse abbrusciar la casa di quel suo riuale, nella quale era nascosa vna meretrice; la onde Pithagora conoscendo tal cosa, comandò al Musico, che mutasse il Modo, & cantasse il Spondeo, col quale placò l'ira del giouine, & lo ridusse al primo stato. Arione etiandio Musico, & inuentore del Dithirambo (secondo l'opinione di Herodoto, & di Dione Chrisostomo) prese ardire di precipitarsi nel mare, hauendo (per mio parere) cercato di comporsi prima col mezo di tal legge (come pone Gellio) vno animo intrepido & virile, per poter fare cotal cosa senza alcun timore. Hora potemo vedere, che tali & cosi fatti mouimenti sono stati fatti, non per virtù delle prime parti della Melodia; ma si bene dal tutto, cioè dalla Melodia istessa, la quale hà gran forza in noi, per virtù della terza parte, cioè delle parole, che concorreno alla sua compositione: Percioche il Parlare da se senza l'harmonia & il numero hà gran forza di commuouer l'animo: conciosia che se noi haueremo riguardo a cotal cosa, vederemo che alcune fiate quando vdimo leggere, o raccontare alcuna Fauola, ouero Historia, siamo costretti ridere, o piangere; & alcune volte ci induce all'ira, & alla colera; & alle volte di mesti ne fa diuentare allegri; & cosi per il contrario. Il Parlare adunque ne induce alla furia, & ne placa; ne fa esser crudeli, & ne addolcisce. Quante volte è accaduto, che leggendosi semplicemente alcuna pietosa Historia o Nouella, gli ascoltanti non siano stati presi da compassione in tal modo, che al suo dispetto doppo alcuni sospiri, li sia stato dibisogno accompagnarli le lagrime? Dall'altra parte, quante fiate e auenuto, che leggendosi, o narrandosi alcuna Facetia, o Burla, alcuni non siano quasi scoppiati dalle risa? Et non è marauiglia: percioche il più delle volte se'l si rappresenta a noi alcuna cosa degna di comiseratione, l'animo è commosso & indutto a piangere. Et se vdimo cosa, la quale habbia del feroce & del crudele, l'animo declina, et si piega in quella parte. Et di cio (oltra che è manifesto) è testimonio Platone, quando dice; Che qualunque volta alcun de noi vdimo Homero, ouero alcuno altro Poeta tragico, che imiti alcun de gli Heroi alitto per il dolore gridar fortemente, & pianger la sua fortuna con modi flebili, percuotendosi il petto con pugni; ad vn certo modo si dilettiamo, & hauendo vna certa inchinatione a coteste cose, seguimo quelle, & insieme siamo presi da tal passioni, & lodiamo quello come buon Poeta, il qual grandemente commuoua l'animo nostro. Questo ancora più espressamente conferma Aristotele dicendo; Ancora si vede, che gli huomini vdendo le imitationi, hanno compassione a quei casi, quantunque siano senza numero & senza melodia. Ma se'l parlare (come hauemo veduto) hà possanza di muouer gli animi, & di piegarli in diuerse parti, & ciò senza l'Harmonia & senza il Numero, maggiormente hauerà forza, quando sarà congiunto co i Numeri, & co i Suoni musicali, & con le Voci. Et tal possanza si fa chiaramente manifesta per il suo contrario: percioche si vede, che quelle parole muoueno men l'animo, le quali sono proferte senza melodia & proportione, che quelle, che sono proferte con debiti modi. Però gran forza hà da se stesso il Parlare, ma molto più hà forza, quando è congiunto all'harmonia, per la simiglianza che hà questa con noi, & alla potenza dell'Vdito: Conciosia che niuna cosa è tanto congiunta con le nostre menti (come dice Tullio) che li Numeri & le Voci, per le quali si commouemo, infiammamo, plachiamo, & rendemo languidi. Non è questo gran marauiglia (dice egli) che i sassi, le solitudini, le spelunche, & gli antri rispondeno alle voci? & le bestie crudeli & feroci spesse volte sono dal canto fatte mansuete; & da esso sono fermate? Ne ci douemo di ciò marauigliare: conciosia che se'l vedere vna historia, o fauola dipinta solamente ne muoue a compassione tallora, tallora ne induce a ridere, & tallora ne sospinge alla colera; maggiormente questo puo fare il parlare, il quale meglio esprime le cose, che non fa alcun pittore quantunque eccellente col suo pennello. Onde si legge di vno, il quale risguardò vna imagine pinta, & fu sospinto a piangere; Et di Enea, che entrato nel tempio fabricato da Didone nella nuoua Carthagine;
Del fero Achille, sospirando disse,
O fortunato, che si chiara tromba
Hauesti, che di te si alto scrisse.
Videt Iliacas ex ordine pugnas,Et di Porcia figliuola di Catone Vticense si legge ancora, che hauendo veduto vna certa Tauola di pittura, pianse amaramente. Et benche la Pittura habbia forza di commouer l'animo, nondimeno maggior forza hebbe la viua voce di Demodoco Musico & sonatore di Cetera, il quale riducendo in memoria Vlisse, dipingendoli le cose passate, come se li fussero state presenti, lo costrinse a piangere; dal quale effetto (come dice Homero, & Aristotele) fu subito conosciuto dal Re Alcinoo.Ma non pure allora accascauano coteste cose: ma etiandio a i nostri tempi si vede accascare il medesimo tra molte genti Barbare: imperoche raccontandosi da i lor Musici co certi versi al suono di vno istrumento i fatti di alcuno; secondo le materie che recitano, quelli che ascoltano cambiano il volto, facendolo per il riso sereno, & tallora per le lagrime oscuro; & per tal modo sono presi da diuerse passioni. Si può adunque concludere, che dalla Melodia, & principalmente dalla Oratione, nella quale si contenga alcuna historia, o fauola, ouero altra cosa simile, che esprima imitationi, & costumi, siano stati, & ancora si possino porre in atto cotali effetti; & l'Harmonia, & il Numero esser cose, le quali dispongono l'animo; pur che'l Soggetto sia sempre preparato, & disposto; senza il quale in vano ogni Musico sempre si affaticarebbe.
Bellaque iam fama totum vulgata per orbem, page 73
Atridas, Priamumque , & saeuum ambobus Achillem.
Constitit: & lacrymans, Quis iam locus (inquit) Achate,
Quae regio in terris nostri non plena laboris?
En Priamus: sunt hîc etiam sua premia laudi:
Sunt lacrymae rerum: & mentem mortalia tangunt.
Solue metus: feret haec aliquam tibi fama salutem.
Sic ait: atque animum pictura pascit inani.>
Multa gemens, largoque humectat flumine vultum;
In qual modo la Melodia, & il Numero possino muouer l'animo, disponendolo a varij affetti; & indur nell'huomo varij costumi.Cap. 8.
Proprio rabies armauit Iambo.Dalle quali cose si può comprendere, in qual modo la Melodia, & le sue parti possino con vna certa dispositione, diuersamente mutar le passioni, & costumi dell'animo. Ma perche ho detto di sopra, che ogn'vno naturalmente più si diletta di quella harmonia, la quale è più simile, conueniente, & proportionata alla sua natura, o complessione; & secondo che è disposto; però è da notare, ch'io dissi Secondo che è disposto, et hora dico, che la Melodia può mutar li costumi dell'animo: percioche indubitatamente (secondo la dottrina del Filosofo) le Virtù morali, et li Vitij non nascono con esso noi: ma si generano per molti habiti buoni, o tristi frequentati, nel modo che vno per sonare, o scriuere spesse fiate male, diuenta tristo Sonatore, o Scrittore: Ouer per il contrario, essercitandosi spesse volte bene, diuenta buono & eccellente. Similmente nelle virtù morali, colui che spesso essercita la Iniustitia per tal modo diuenta Iniusto; & colui che essercita la Iustitia diuenta Iusto, nel modo che colui, che si vsa a temere i pericoli diuenta timido, & non li stimando diuiene audace. Di maniera che, quali sono le operationi, tali sono gli habiti; Et dalle buone sono li buoni, & dalle triste li tristi nascono.Essendo adunque le Harmonie, & li Numeri simili alle passioni dell'animo, come afferma Aristotele, potemo dire, che lo assuefarsi alle Harmonie, & alli Numeri non sia altro, che vno assuefarsi, & disporsi a diuerse passioni, & diuersi habiti morali, & costumi dell'animo: Percioche quelli che odono le Harmonie, & li Numeri, si sentono trammutare secondo la dispositione dell'animo, alcuna volta nell'amore; alcuna volta nell'ira; & alcuna volta nell'audacia; Il che da altro non auiene (come hò detto) che dalla simiglianza, che si troua tra le sopradette passioni con le harmonie. Et questo si vede: conciosia che vno, il quale hauerà più volte vdito vna sorte di Harmonia, o di Numeri, si dilettarà maggiormente, per hauersi già assuefatto in quella. Douemo però auertire, per maggiore intelligenza di quello, che si è detto; che il Numero quantunque si piglia (come nella Prima parte vedemmo) per la moltitudine composta di più vnità, & per l'Aria (dirò cosi) di alcuna canzone; come intese il Poeta quando disse;
Numeros memini, si verba tenerem;Et in molti altri modi; nondimeno in questo luogo non è altro, che vna certa misura di tempo breue, o lungo, nel quale si scorge la proportione, o misura di due mouimenti, o piu insieme comparati, secondo vna cambieuole ragione di tempo di essi mouimenti; & si scorge ne i piedi del Metro, & del Verso, che si compongono di più Numeri, con vn certo ordine, o spacio determinato. Ma il Metro, et il Verso è vna certa compositione, & ordine de piedi, ritrouata per dilettar l'vdito: Oueramente è vn'ordine, & compositione di più voci, finita con Numero, & modo. Potrei hora dire la differenza, che si ritroua tra il Metro, et il Verso: ma per breuità la voglio passare: imperoche coloro, che desiderassino di saperla, leggendo il cap. 2. del Terzo lib. della Musica di Agostino, potrano d'ogni suo desiderio esser satisfatti. page 75Solamente si hauerà da auertire, che il Rithmo è differente dal Metro, & dal Verso in questo; che il Metro, & il Verso contengono in se vn certo spacio determinato; & il Rithmo è più vniuersale, & hà li suoi spacij liberi, & non determinati. Onde è come il Genere, & il Metro, & il Verso sono meno vniuersali, & sono come la Specie: percioche da quello si hà la quantità, o la materia; & da questi la qualità, o la forma. Alcuni altri dicono, che'l Metro & il Verso è ragione con modulatione; & il Rithmo modulatione senza ragione. Ma questo sia detto a bastanza intorno a tal cosa.
In qual genere di Melodia siano stati operati li narrati effetti.Cap. 9.
Delli Suoni & delle Voci, & in qual modo naschino.Cap. 10.
Da che nascono i suoni graui, & da che gli acuti.Cap. 11.
Quel che sia Consonanza, Dissonanza, Harmonia, & Melodia.Cap. 12.
Diuisione delle Voci.Cap. 13.
Quel che sia Canto, & Modulatione; & in quanti modi si può cantare.Cap. 14.
Vt reduces illi ludunt stridentibus alis,Et questo vltimo modo non fa al nostro proposito, ma li due primi: percioche in essi si comprende ogni Harmonia, & ogni Melodia. Ma la Modulatione è vn mouimento fatto da vn suono all'altro per diuersi interualli, il quale si ritroua in ogni sorte di Harmonia, & di Melodia; & la vsiamo in due modi: prima quando si mouemo da vn suono all'altro senza variatione di tempo, con diuersi interualli, no facendo alcuna Propia harmonia, procedendo equalmente da vno interuallo all'altro per il medesimo tempo; come si fa ne i Canti fermi; Et questa è detta Modulatione impropiamente: perche contiene solamente vn proceder semplice, senza alcuna consonanza; dal quale effetto si vede, che tal modulatione hà ragion de imperfettione: essendo che manca a se stessa del debito fine. Ma l'altro modo è detta propiamente, quando per il suo mezo peruenimo all'vso dell'Harmonia, & della Melodia, come al suo propio fine; si come facemo nel Canto figurato; nel quale cantiamo non solo con semplici suoni, & semplici eleuationi, & abbassamenti de voci, ma si muouemo anco da uno interuallo all'altro con veloci, & tardi mouimenti, secondo il tempo mostrato nelle sue figure cantabili. Onde toccando allora varie consonanze, dal nostro cantare è formata ogni sorte di harmonia, & di melodia, la quale non può nascere se non con l'aiuto delle consonanze; ancorache possiamo hauer la modulatione senza l'harmonia propia, et senza alcuna consonanza, et senza la melodia. Potemo nondimeno hauer la modulatione in tre modi; prima quando noi cantiamo nominatamente ciascuna chorda, o suono col nome di vna di queste sei sillabe, Vt, Re, Mi, Fa, Sol, La, secondo il modo ritrouato da Guidone Aretino, come vederemo al suo luogo; il qual modo li Prattici chiamano Solfizare, & non si può far se non con la voce. Dipoi quando noi proferimo solamente il suono, o la voce, & gli interualli descritti, come fanno gli istrumenti artificiali. Ma l'vltimo modo è, quando noi applichiamo le parole alle figure cantabili, il quale è propio del Cantore: percioche da questa maniera di cantare nasce la Melodia come hauemo veduto.
Et coetu cinxêre polum, Cantusque dedêre:
Quel che sia Interuallo, & delle sue specie.Cap. 15.
Quel che sia Genere; & di tre Generi di Melodia, o Cantilena appresso gli antichi; & delle sue specie.Cap. 16.
Per qual cagione ciascun de gli Interualli contenuto ne i mostrati Tetrachordi sia detto Incomposto.Cap. 17.
In qual Modo si possa accommodare alla sua proportione qual si voglia consonanza, ouero Interuallo.Cap. 18.
Vn'altro modo di accommodar le consonanze alla loro proportione.Cap. 19.
In qual modo si possa vdire qual si voglia consonanza accommodata alla sua proportione.Cap. 20.
Del Moltiplicar le consonanze.Cap. 21.
Del secondo modo di moltiplicar le consonanze.Cap. 22.
In qual modo si diuida rationalmente qualunque si voglia consonanza, ouero interuallo.Cap. 23.
In qual modo si possa diuidere qual si voglia interuallo Musicale in due parti equali.Cap. 24.
Vn'altro modo di diuider qual si voglia Consonanza, ouero Interuallo musicale in due, ouero in più parti equali.Cap. 25.
In qual modo la Consonanza si faccia diuisibile.Cap. 26.
Quel che sia Monochordo, & perche sia cosi chiamato. Cap. 27.
Della Diuisione, ouero Ordinatione del Monochordo della prima specie del genere diatonico, detta Diatonico diatono; del nome di ciascuna chorda; & chi fu l'Inuentore di questo Genere, & del suo ordine.Cap. 28.
Che gli Antichi attribuirono alcune chorde de i loro istrumenti alle Sphere celesti.Cap. 29.
Insonuere poli, longeque auditus ab altoE ben vero, che quello, che dice, si puo accommodare a qual si voglia delle due narrate opinioni: Percioche se noi vorremo attribuire la tardità del mouimento annuale alla Sphera di Saturno, veramente il suo mouimento è più tardo d'ogn'altra Sphera, come mostra Platone nello Epinomide: conciosia che fa la sua reuolutione in trenta anni; & questo sarà in fauor di quelli, che tengono, che li corpi maggiori facino il suono più graue. Ma se la tardanza si attribuirà al mouimento diurno; sarà in fauor di quelli, che fauoriscono la prima opinione, & bisognerà intendere il contrario: conciosia che non gli è dubbio alcuno, come si vede col senso, che'l mouimento della Sphera della Luna non sia più tardo d'ogn'altro, quando dall'Oriente si muoue all'Occidente. Ma sia pure più tardo, o più veloce, come si voglia, che questo importa poco a noi; però lassaremo della tardità, o velocità loro la cura a gli Astronomi. Dell'altra fattione si ritrouano molti: Imperoche Dione historico raccontando la cagione, perche li Giorni siano stati denominati dal nome delle Sphere celesti, & non siano numerati secondo l'ordine loro, incomincia rendere tal ragione secondo l'opinione de gli Egittij dalla Sphera di Saturno, venendo a quella del Sole, ponendo l'vna & l'altra per gli estremi della consonanza Diatessaron, lassando le due mezane, cioè quella di Gioue, & quella di Marte; Dipoi da quella del Sole và a quella della Luna, & forma vn'altra Diatessaron; similmente da questa a quella di Marte; & da Marte a Mercurio ne fa due altre; di modo che lassando sempre le due mezane Sphere, rende la ragion di tal Problema, ritornando sempre circolarmente alla prima Sphera: Onde si vede, che incominciando dalla Sphera di Saturno, & venendo a quella del Sole; & da questa à quella della Luna, pone la prima come quella, che fa il suono graue; & venendo verso le altre Sphere, le pone come quelle, che fanno li suoni acuti: Imperoche è costume della maggior parte di coloro, che trattano della Musica, di por prima il graue nelle loro ragioni, come cosa più ragioneuole, & dipoi lo acuto. Ne debbe parer strano, se Dione ritorna dalla Sphera della Luna a quella di Marte, facendo vn'ordine rouescio, procedendo dall'acuto al graue, contrario di quello che hauea mostrato prima: percioche a lui basta solamente con tal mezo dimostrar la ragione di cotal cosa; anchora che questa ragion non sia molto sufficiente a fauorir tale opinione. Euui etiandio l'opinione de gli Antichi, che pone Plinio nella sua Historia naturale, primieramente dell'Harmonia celeste, dipoi dell'ordine; onde dice, che la Sphera di Saturno fa il tuono Dorio, quella di Gioue il Frigio, & le altre per ordine altri Tuoni. Onde non è dubbio, che essendo il Dorio tenuto dalla maggior parte de i Musici più graue del Frigio, la Sphera di Saturno non sia quella, che faccia il suopage 102no graue. Oltra di questo (lassando molti altri da parte) ui è Boetio, il quale, quasi recitando l'altrui opinione, attribuisce la chorda Hypate a Saturno, che è d'ogn'altra grauissima; dipoi più abasso attribiuisce alla medesima sphera (secondo la prima opinione medesimamente da lui recitata) il suono acuto, & li graui per ordine, attribuendo il grauissimo al globo lunare. Da queste differenze nacque, che i Filosofi, per voler mostrare in atto quella harmonia, che per ragioni conosceuano esser nelle sphere celesti, attribuirono a ciascuna (si come erano di diuersi pareri del sito de i suoni graui, & acuti) diuerse chorde de i loro istrumenti, variatamente ordinate: Imperoche quelli, che fauoriuano la prima opinione, attribuirono alla sphera della Luna, Pianeta a noi più vicino, la chorda Proslambanomenos, perche fa il suono più graue di qualunque altra; a quella di Mercurio la Hypate hypaton; & all'altre sphere l'altre chorde per ordine, secondo che sono poste nella figura mostrata disopra. Ma quelli, che haueano contraria opinione; attribuirono la chord Hypate meson alla sphera di Saturno; perche si pensauano, che facesse il suono più graue d'ogn'altra sphera; la Parhypate a Gioue; Lychanos a Marte; & Mese al Sole; & cosi all'altre attribuirono altre chorde, secondo il mostrato ordine. Et si come furono di vario parere intorno a quello, che hò detto; cosi anco furono differenti nel porre le chorde a i loro istrumenti: Imperoche quelli, che hebbero opinione, che Saturno facesse il suono acuto, et la Luna il graue page 103 posero le chorde acute nel soprano luogo dell'istrumento, ouer nella parte destra, & le graui nel luogo più basso, ouer nella parte sinistra; & quelli, che erano di contrario parere, faceuano al contrario: conciosiache poneuano le graui nella parte superiore, ouer nella banda destra; & le acute nella inferiore, ouer nella banda sinistra. Ma Platone accommodò a ciascuna sphera (come nella Prima parte hò detto ancora) vna Sirena, cioè vna delle noue Muse, che manda fuori (come dice) la sua voce, o suono, dal quale nasce l'harmonia del Cielo. Et benche non ponga l'ordine loro, nondimeno il dottissimo Marsilio Ficino sopra quello del Furor poetico di Platone, lo pone; & applica alla prima sphera lunare la Musa detta Thalia, Euterpe a Mercurio, Erato a Venere, al Sole Melpomene, & cosi le altre per ordine; come nella figura si uede. E ben vero, che attribuisce Calliope a ciascuna sphera, per dinotarci il concento, che nasce dalle voci di ciascuna. Ma perche (come dice Plinio) queste cose si vano inuestigando più presto con sottile dilettatione, che necessaria; però farò fine, hauendo ragionato a bastanza di tal materia; et verrò a mostrare, in che modo le predette Sedici chorde siano state nominate da i Latini.
Concentus, mixtumque melos, pars ocyus acta
Clarius, & cantu longè resonabat acuto,
Tarda ibat grauiore sonò.
In che modo le predette Sedici chorde siano state da i Latini denominate.Cap. 30.
Vt queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli tuorum, Solue polliuti Labij reatum Sancte Iohannes;& li concatennò con tale artificio, & in tal maniera; che ciascuno contiene tutte le specie della Diatessaron, le quali sono tre, come vederemo nella Terza parte; accommodando il Semituono, circoscritto da queste due sillabe mezane Mi, & Fa nel mezo di ciascuno. Ma aggiunse primieramente alla chorda Proslambanomenos nella parte graue vna chorda, distante per vn Tuono, & la segnò con vna lettera greca maiuscola in questo modo Γ, & le altre poi con lettere latine; per dinotarci, che la Musica (come vogliono alcuni) fu ritrouata primamente da i Greci, & posta in vso, & che al presente da i Latini è honoreuolmente posseduta, abbracciata, & accresciuta. Et alla predetta lettera aggiunse la prima delle sei sillabe; cioè Vt in questo modo Γ, ut, che vuol dire Gamma, ut; et cosi nominò la chorda aggiunta di tal nome, & è la prima chorda della sua ordinatione. Chiamò poi Proslambanomenos de i Greci A re, ponendo insieme la prima lettera latina, & la seconda sillaba delle mostrate; & fu la seconda chorda del suo Introduttorio. La terza poi, cioè la seconda greca, detta Hypate hypaton, nominò , mi; ponendo insieme la seconda lettera latina, & la terza sillaba seguente; & pose tal lettera quadrata, differente dalla rotonda, per dinotarci la differenzaa de i Semituoni, che fanno queste due chorde: conciosiache non sono in vno istesso luogo, quantunque siano congiunte quasi in vna istessa lettera; come altroue vderemo. Nominò dipoi la quarta C, fa ut, & il resto per ordine fino a Nete hyperboleon, applicandoli vna delle prime lettere latine, cioè A, , ouer , C, D, E, F, G, descriuendole nel primo ordine maiuscole, nel secondo picciole, & nel terzo raddo piate; come nell'Introduttorio si vedeno.Ma sopra Nete hyperboleon aggiunse altre cinque chorde nel terzo ordine, cioè fa, mi; cc, sol fa; dd, la sol, et ee, la; et fece questo per finire gli vltimi due Essachordi, de i quali l'vno hà principio in f, & l'altro in g; & per tal modo le chorde Grece acquistarono altra denominatione. Fu tenuto tale ordine da Guidone (com'io credo) forse non senza consideratione, applicando cotali sillabe alle chorde sonore, moltiplicate per il numero Settenario: perche comprese, che nel Senario si conteneua la diuersità de i Tetrachordi, & che nel Settenario erano Sette suoni, o voci, l'vna dall'altra per natural diuisione al tutto variate & differenti; come si può page 104 vedere, & vdire nelle prime sette chorde, le quali sono essentiali, & niuna di loro si assimiglia all'altra di suono: ma sono molto diuerse. La qual diuersità conobbe il dottissimo Homero, quando nell'Hinno fatto a Mercurio disse;
Ε'πτὰ δὲ συμφώνους ὀίων ἐτανύσσατο χορδάς.cioè
Ma Sette chorde fatte di budellaCosi Horatio parlando allo istesso Mercurio, commemorò tali chorde con queste parole.
Di pecore distese, che tra loro
Erano consonanti.
Tuque testudo resonare septemEt se bene Teocrito pone, che la Sampogna di Menalca pastore facesse Nuoue suoni differenti, quando disse; Σύριγγ' ἅν ἐπόησαν καλὰν ἐγὼ ἐννεάφωνον, che vuol dire,
Callida neruis.
Questa bella Sampogna, la qual feciCredo io, che questo habbia fatto: perche (come è manifesto, & lo afferma Giouanni Grammatico) Teocrito scrisse nella lingua Dorica le sue poesie, le quali cantandosi alla Cetera, ouer Lira, si cantauano nel Modo Dorio, che procedeua (secondo che vederemo nella Quarta parte) dal graue all'acuto, o per il contrario, per un tal numero di chorde. Ma Virgilio suo imitatore accordandosi page 105con Homero, nella Bucolica espresse il numero di Sette chorde solamente dicendo;
Di Nuoue suoni;
Est mihi disparibus septem compacta cicutisEt nel libro Sesto della Eneida toccò tal numero dicendo;
Fistula.
Nec non threicius Vates, & longa cum veste sacerdos,Similmente Ouidio nel secondo libro delle Trasformationi disse;
Obloquitur numeris septem discrimina vocum.
Dispar septenis fistula cannis.Et però con giudicio (come hò detto) esse lettere da Guidone furono replicate, & non variate: perche conobbe, che l'Ottaua chorda era simile di voce alla prima, la Nona alla seconda, la Decima alla terza, & le altre per ordine. E vero, che non mancano quelli, che per le auttorità addute de i Poeti vogliono intendere le Sette consonanze diuerse, contenute nella Diapason, che sono l'Vnisono, il Semiditono, il Ditono, la Diapente, l'Essachordo minore, il maggiore, & essa Diapason; Et altri anco, che intendeno il simigliante, lassando fuori l'Vnisono, perche non è consonanza propiamente detta (come vederemo al suo luogo) ponendoui la Diatessaron; Le quali opinioni non sarebbeno da spezzare, quando fussero secondo la mente di tali autori, & non fussero lontane dalla verità: Imperoche seguendo i Poeti indubitatamente la opinione di Pithagora, di Platone, di Aristotele, & di altri eccellentissimi Musici & Filosofi più antichi; non si può dire, che mai hauessero alcuna opinione, di porre il Semiditono, il Ditono, & li due Essachordi nel numero delle consonanze, per le ragioni dette di sopra nel cap. 10. Ma se alcuno dicesse, che nella Diapason si ritrouano non solo Sette suoni, o voci differenti; ma di più ancora, come si può vedere ne gli istrumenti artificiali; il che arguisce contra quello, che di sopra hò detto: Si risponderebbe, che è vero, che tra la Diapason si ritrouano molti suoni differenti, oltra li Sette nominati: ma tali suoni non sono ordinati secondo la natura del genere Diatonico; ne meno sono cauati per alcuna diuisione dalla Proportionalità harmonica.
Consideratione sopra la mostrata Diuisione, ouero Ordinatione, & sopra l'altre specie del genere Diatonico poste da Tolomeo.Cap. 31.
Del genere Chromatico, & chi sia stato il suo inuentore, & in qual maniera lo potesse trouare.Cap. 32.
Diuisione del Monochordo Chromatico.Cap. 33.
Consideratione sopra la mostrata diuisione, & sopra alcune altre specie di questo genere, ritrouate da Tolomeo.Cap. 34.
Chi sia stato l'Inuentore del genere Enharmonico, & in qual maniera l'habbia ritrouato.Cap. 35.
Della Diuisione, o Compositione del Monochordo Enharmonico.Cap. 36.
Consideratione sopra la mostrata particione, ouero compositione, & sopra quella specie di questo genere, che ritrouò Tolomeo.Cap. 37.
Della compositione del Monochordo Diatonico diatono, inspessato dalle chorde Chromatiche, & dalle Enharmoniche.Cap. 38.
Che'l Diatonico sintono di Tolomeo sia quello, che hà il suo essere naturalmente da i Numeri harmonici.Cap. 39.
Della diuisione del Monochordo Diatonico sintono fatta secondo la natura de i numeri sonori.Cap. 40.
Che ne gli Istrumenti arteficiali moderni non si adopera alcuna delle specie Diatoniche mostrate.Cap. 41.
Quel che si dee osseruare nel temperare, ouero accordare gli Interualli di ciascuno Istrumento arteficiale moderno, riducendo il numero delle chorde del Diatonico sintono a quello del Diatono; & che tali interualli non siano naturali, ma si bene accidentali.Cap. 42.
Dimostratione dalla quale si può comprendere, che la mostrata Participatione, o Distributione sia ragioneuolmente fatta; & che per altro modo non si possa fare.Cap. 43.
Della Compositione del Monochordo diatonico equalmente temperato, &lb> ridutto al numero delle chorde Pithagorice.Cap. 44.
Se nelle Canzoni seguitiamo cantando gli interualli produtti da i veri, & sonori numeri, ouero li mostrati; & della solutione di alcuni altri dubbij.Cap. 45.
Della Inspessatione del mostrato Monochordo diatonico, dalle chorde del genere Chromatico.Cap. 46.
In che maniera possiamo inspessare il detto Monochordo con le chorde Enharmoniche.Cap. 47.
Che è più ragioneuole dire, che gli Interualli minori naschino dalli maggiori; che dire, che i maggiori si componghino de i minori; & che meglio è ordinato l'Essachordo moderno, che il Tetrachordo antico.Cap. 48.
Che ciascuno delli Generi nominati, si può dire Genere, & Specie; &lb> che ciascuna altra diuisione, ouero ordinatione de Suoni sia vana, & inutile.Cap. 49.
Per qual cagione le Consonanze hanno maggiormente la loro origine dalle Proportioni di maggiore inequalità, che da quelle di minore.Cap. 50.
Dubbio sopra quel che si è detto.Cap. 51.
LA TERZA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA,
Quel che sia Contrapunto, & perche sia cosi nominato. Capitolo primo.
Della inuentione delle Chiaui, & delle Figure cantabili.Cap. 2.
De gli Elementi, che compongono il Contrapunto.Cap. 3.
Diuisione delle mostrate Specie.Cap. 4.
Se la Quarta è consonanza; & donde auiene, che li Musici non l'habbiano usata, se non nelle compositioni di più uoci. Capitolo. 5.
Diuisione delle consonanze nelle Perfette, & nelle Imperfette.Cap. 6.
Che la Quarta, & la Quinta sono mezane tra le consonanze perfette, & le imperfette.Cap. 7.
Quali consonanze siano più piene, & quali più vaghe.Cap. 8.
Della Differenza, che si troua tra le consonanze Imperfette.Cap. 9.
Consonanze imperfette Maggiori. | Consonanze imperfette Minori. |
Ditono, o Terza maggiore. | Semiditono, o Terza minore. |
Essachordo, o Sesta maggiore. | Essachordo, o Sesta minore. |
Et le replicate. | Et le replicate. |
Della propietà, o natura delle consonanze Imperfette.Cap. 10.
Ragionamento particolare intorno all'Vnisono.Cap. 11.
Della Prima consonanza, cioè della Diapason, ouero Ottaua.Cap. 12.
Della Diapente, ouero Quinta.Cap. 13.
Della Diatessaron, ouer Quarta.Cap. 14.
Del Ditono, ouer Terza maggiore.Cap. 15.
Del Semiditono, ouero Terza minore.Cap. 16.
Dell'vtile che apportano nella Musica gli Interualli dissonanti.Cap. 17.
Del Tuono maggiore, & del minore.Cap. 18.
del Semituono maggiore, & del minore.Cap. 19.
Dello Essachordo maggiore, ouero Sesta maggiore.Cap. 20.
Dello Essachordo monore, ouero Sesta minore.Cap. 21.
Del Diapente col Ditono; ouero della Settima maggiore.Capo. 22.
Della Diapente col Semiditono, ouer Settima minore.Cap. 23
In qual maniera naturalmente, o per accidente tali interualli da i Prattici alle volte si ponghino superflui, o diminuti.Cap. 24.
De gli effetti che fanno questi segni. . . .Cap. 25.
Quel che si ricerca in ogni compositione, & prima del Soggetto.Cap. 26.
Aut prodesse volunt, aut delectare poetae:hà nel suo Poema per soggetto la Historia, ouero la Fauola, la quale, o sia stata ritrouata da lui, ouero se l'habbia pigliata da altrui: l'adorna, & polisse in tal maniera con varij costumi, come più gli aggrada, non lassando da parte alcuna cosa, che sia degna, & lodeuole, per dilettar l'animo de gli vditori; che hà poi del magnifico, & marauiglioso; cosi il Musico, oltra che è mosso dallo istesso fine, cioè di giouare, & di dilettare gli animi de gli ascoltanti con gli accenti harmonici, hà il Soggetto, sopra il quale è fondata la sua cantilena, laquale adorna con varie modulationi, & varie harmonie, di modo che porge grato piacere a gli ascoltanti. La Seconda è, che sia composta principalmente di consonanze, dipoi habbia in sè per accidente molte dissonanze, collocate in essa con debiti modi, secondo le Regole, le quali più abasso voglio mostrare. La terza è, che le parti della cantilena procedino bene, cioè che le modulationi procedino per veri, & legittimi interualli, che nascono da i numeri sonori; accioche per il mezo loro acquistiamo l'vso delle buone harmonie. La Quarta conditione, che si ricerca, è, che le modulationi, & il concento sia variato: percioche da altro non nasce l'harmonia, che dalla diuersità delle modulationi, & dalla diuersità delle consonanze, messe insieme con variatione. La Quinta è, che la cantilena sia ordinata sotto vna prescritta, & determinata Harmonia, o Modo, o Tuono, che vogliam dire; & che non sia disordinata: Et la Sesta, & vltima (oltra l'altre, che si potrebbeno aggiungere) è, che l'harmonia, che si contiene in essa, sia talmente accommodata alla Oratione, cioè alle Parole, che nelle materie allegre, l'harmonia non sia flebile; & per il contrario, nelle flebili, l'harmonia non sia allegra. Onde accioche del tutto si habbia perfetta cognitione, verrò à ragionare di tutte queste cose separatamente, secondo che mi verranno al proposito, & secondo il bisogno. Incominciando adunque dalla Prima dico, che il Soggetto di ogni compositione musicale si chiama quella parte, sopra laquale il Compositore caua la inuentione di far le altre parti della cantilena, siano quante si vogliano. Et tal Soggetto può essere in molti modi: prima può essere inuentione propia, cioè, che il Compositore l'hauerà ritrouato col suo ingegno; dipoi può essere, che l'habbia pigliato dalle altrui compositioni, accommodandolo alla sua cantilena, & adornandolo con varie parti, & varie modulationi, come più gli aggrada, secondo la grandezza del suo ingegno. Et tal Soggetto si può ritrouare di più sorte: percioche può essere vn Tenore, ouero altra parte di qualunque cantilena di Canto fermo, ouero di Canto figurato; ouero potranno esser due, o più parti, che l'vna seguiti l'altra in Fuga, o Consequenza, ouero a qualunque altro modo: essendo che li varij modi di tali Soggetti sono infiniti. Ritrouato adunque che hauerà il Compositore il Soggetto, farà poi le altre parti, nel modo che più oltra vederemo; Il che fatto tal maniera di comporre si chiamerà, secondo li Prattici, Far contrapunto. Ma quando non hauerà ritrouato prima il Soggetto; quella parte, che sarà primieramente messa in atto; ouer quella con la quale il Compositore darà principio alla sua cantilena, sia qual si voglia, & incomincia a qual modo più li piace; o sia graue, oueramente acuta, o mezana; sempre sarà il Soggetto, sopra il quale poi accommodarà le altre in Fuga, o Consequenza, ouero ad altro modo, come più li piacerà di fare; accommodando le harmonie alle parole, secondo che ricerca la materia contenuta in esse. Ma quando il Compositore andrà cauando il Soggetto dalle parti della cantilena, cioè quando cauerà vna parte dall'altra, & andrà cauando il Soggetto per tal maniera, & facendo insieme la compositione, come uederemo altroue; quella particella, che lui cauerà fuori delle altre, sopra laquale dipoi componerà le parti della sua compositione, si chiamerà sempre il Soggetto. Et tal modo di comporre li Prattici dimandano Comporre di fantasia: ancorache si possa etiandio nominare Contrapuntizare, o Far contraponto, come si vuole.
Aut simul et iucunda, et idonea dicere vitae;
Che le Compositioni si debbeno comporre primieramente di Consonanze, & dipoi per accidente di Dissonanze.Cap. 27.
Che si debbe dar principio alle compositioni per vna delle Consonanze perfette.Cap. 28.
Che non si debbe porre due Consonanze, contenuto sotto vna istessa proportione, l'vna dopo l'altra ascendendo, ouero discendendo senza alcun mezo.Cap. 29.
Quando le parti della cantilena hanno tra loro Harmonica relatione, & in qual modo potemo vsare la Semidiapente, & il Tritono nelle compositioni.Cap. 30.
Che rispetto si de hauere a gli Interualli relati nelle compositioni di più voci.Cap. 31.
In qual maniera due, o piu Consonanze perfette, ouero imperfette contenute sotto vna istessa forma, si possino porre immediatamente l'vna dopo l'altra.Cap. 32.
Che due o più Consonanze perfette, ouero imperfette contenute sotto, diuerse forme, poste l'una immediatamente dopo l'altra si concedeno.Cap. 33.
Che dopo la Consonanza perfetta stà bene il porre la imperfetta: ouero per il contrario.Cap. 34.
Che le parti della Cantilena debbeno procedere per mouimenti contrarij.Cap. 35.
In qual maniera le parti della Cantilena possino insieme ascendere, o discendere.Cap. 36.
Che si debbe schiuare più che si può li Mouimenti separati, & similmente le Distanze, che possono accascare tra le parti della cantilena.Capitolo 37.
In qual maniera si debba procedere da vna Consonanza ad vn'altra.Cap. 38.
In qual maniera si debba terminare ciascuna Cantilena.Cap. 39.
Il modo che si debbe tenere nel fare li Contrapunti semplici a due voci, chiamati a Nota contra nota.Cap. 40.
Ordinis haec virtus erit, & Venus, aut ego fallor,Laqual Regola molto bene sapeua il dottissimo Virgilio; come si può comprendere; che hauendo preso vn Soggetto determinato, che era di scriuere la Rouina, & lo Incendio di Troia, & la Nauigatione di Enea; incominciò primieramente dalla Nauigatione, interrompendo l'ordine; nondimeno la Nauigatione fù dopo: Ma comprese, che con maggiore arteficio, & con maggior maestà sarebbe riuscito il suo Poema, se hauesse fatto recitare la historia per ordine da Enea, alla presentia di Didone, come fece, prendendo la occasione dalla fortuna che hebbe, riducendolo in Carthagine. Cosi sogliono fare i Poeti, & non solo i Poeti, ma anco li Pittori: percioche la Pittura non è altro, che vna poesia muta; i quali accommodano le historie, o fauole, come meglio li tornano in proposito. Onde hauendosi proposto alcuna volta di dipingere una historia, o fauola, accommoda le figure, & le accompagna insieme, secondo che pare a lui, che stiano meglio, & che faccino megliori effetti; ne fà caso alcuno di porre vna figura più in vn mopage 193do, che in vno altro; cioè che più stia in piedi, ouero a sedere in vna maniera, che in vn'altra; pur che faccia buono effetto, & osserui l'ordine della historia, o fauola, che vuol dipingere; il che si vede, che infiniti Pittori haueranno dipinto vna cosa istessa in infinite maniere; si come più volte hò veduto la historia di Lucretia moglie di Bruto; quella di Horatio, il quale combattè contra Toscani sopra il ponte; & molte altre: nondimeno tutti haueranno hauuto vno istesso fine, cioè di rapresentare le dette historie. Et non solamente questo si vede fatto da diuersi Pittori, in vno istesso soggetto: ma etiandio da vn solo, il quale dipingerà vna cosa istessa in diuersi modi. Cosi debbe adunque fare etiandio il Musico; cioè cercare di variar sempre il suo Contrapunto sopra vn Soggetto: & potendo fare molti passaggi, eleggerà quello, che sarà il migliore, & che li tornerà più in proposito; cioè quelli, che faranno il suo Contrapunto più sonoro, & meglio ordinato; & lasserà da vn canto gli altri. Però adunque quando gli occorrerà di poter fare vn passaggio; come sarebbe dire vna Cadenza, & non tornerà cosi al proposito, la debbe riseruare ad vn'altro luogo con miglior commodo. Et ciò farà, quando la Clausula, ouero il Periodo nelle parole, ouero Oratione non sarà terminato: Conciosia che debbe sempre aspettare, che ciascuno di questi sia finito; & similmente auertire, che sia il luogo propio, cioè che'l Modo, sopra il quale è fondata la cantilena, lo ricerchi. Tutte queste cose debbe osseruare colui, ilquale desidera di introdursi bene nell'arte del Contrapunto: ma sopra ogn'altra cosa debbe con ogni studio essercitarsi primieramente molti giorni in tal sorte di compositione; accioche con più facilità possa venire dipoi all'uso del Contrapunto diminuito, nel quale potrà vsare molte altre cose; come vederemo a i loro luoghi. Ma accioche si habbia qualche intelligenza di tutto quello, che hò detto, porrò qui sotto alcuni Contrapunti di nota contra nota variati, composti sopra il Soggetto nominato, hora nell'acuto, & hora nel graue; i quali essaminati, si potranno dipoi facilmente intendere quelle cose, che mostrerò altroue; & si potra operare con minori fatica. Ciascuno debbe essere auertito, che'l fare del Contrapunto di nota contra nota, pare, & è veramente alquanto più difficile di quello, che non è, il fare il diminuito; & questo procede; perche non gli è quella libertà, che si ritroua nel diminuito: essendo che nel primo è dibisogno, che ogni Nota, ò Figura cantabile habbia vna consonanza solamente, & nel secondo se ne ponghino molte, mescolate con molte dissonanze, secondo l'arbitrio, & il buon giuditio del Compositore. Onde nel primo modo non si può cosi bene, & a suo volere ordinar le parti, che siano senza salti, & facili da cantare; massimamente quando sopra vno istesso Soggetto si volesse comporre molti Contrapunti, che fussero in ogni parte variati. Ne per questo alcuno si debbe attristare: conciosia che quantunque da questa radice si gusti alquanto di amaritudine; dopo non molto tempo si gode de i frutti, page 194che da essa nascono, che sono dolci, soaui, & saporosi: essendo che la Virtù (come affermano li Sauij) consiste intorno al difficile, & non intorno alla cosa facile.
Vt iam nunc dicat: iam nunc debentia dici
Pleraque differat, & praesens in tempus omittat.
Che nelli Contrapunti si debbe schiuare gli Vnisoni, più che si puote, & che non si debbe molto di lungo frequentare le Ottaue.Cap. 41.
O fortunatam natam me consule Romam;per il raddoppiamento della sillaba Natam, & per la terminatione del verso nella sillaba Mam, che porgono all'vdito poco piacere; & nel principio di quella Epistola, che scriue Cicerone a Lentulo Proconsule; Ego omni officio; che in tre parole si legge quattro volte la litera O, & in altri luoghi quasi infiniti, onde si ode alcuna cosa di tristo, che le orecchie purgate non possono vdire; Sarebbe veramente il Musico degno di riprensione, quando comportasse vn simile disordine nelli suoi componimenti: conciosiache se tutti costoro di commun parere hanno con leggi vniuersali concluso, che non è lecito, ne in Prosa, ne in Verso (saluo se non fusse posto cotal cosa arteficiosamente, per mostrar qualche effetto) porre questi modi strani di parlare; maggiormente il Musico debbe bandire dalle sue compositioni ogni tristo suono, & qualunque altra cosa, che possa offendere l'vdito. Debbe adunque il Musico auertire, di non commettere simili cose nelle sue cantilene: ma debbe regolare in tal maniera li suoi concenti, che in loro si odi ogni cosa di buono. Et veramente allora il Contrapunto non sarebbe cosi ben purgato, quando si vdisse in lui simili disordini molto spesso, et senza alcun proposito. Il che auerebbe allora, quando facesse vdire molti Vnisoni, o molte Ottaue l' vna dopo l'altra, che fussero tramezate solamente da vn'altra consonanza; massimamente quando fussero poste sopra vna chorda istessa; ancora che procedesseno le parti con mouimenti separati; Le quali consonanze, quando fussero collocate in cotal maniera, dal sottoposto essempio si potrà conoscere quanto sarebbeno grate a ciascuno di sano giuditio. page 195Io non dico però che non si debbino adoperare; ma dico, che non si debbono vsare troppo spesso: percioche quando occorresse, che'l Compositore non potesse accommodare vna buona, & commoda modulatione, cioè un bello, & elegante procedere; con vn bello, & leggiadro cantare, le debbe per ogni modo vsare, tramezate però da alcune altre consonanze; & debbe più presto porre sempre la Ottaua, che l'Vnisono; quando li tornerà commodo: percioche questo (come hauemo veduto) non è per alcun modo Consonanza: ma si bene la Ottaua.
Delli Contrapunti diminuiti a due voci, & in qual modo si possino vsar le Dissonanze.Cap. 42
Il modo che hà da tenere il Compositore nel fare li Contrapunti sopra vna Parte, o Soggetto diminuito.Cap. 43.
Che non è necessario, che la parte del Soggetto, & quella del Contrapunto incomincino insieme.Cap. 44.
Che le Modulationi debbeno esser ben regolate, & quel che debbe osseruare il Cantore nel cantare.Cap. 45.
Che non si debbe continouare molto di lungo nel graue, o nell'acuto nelle modulationi.Cap. 46.
Che'l porre vna Dissonanza, ouero vna Pausa di minima tra due Consonanze perfette di vna istessa specie, che insieme ascendino, o discendino, non fa, che tali consonanze non siano replicate.Cap. 47.
Della Battuta.Cap. 48.
Della Sincopa.Cap. 49.
Delle Pause.Cap. 50.
Quod caret alterna requie, durabile non est:ritrouarono il rimedio opportuno; La onde si può dir con verità della Pausa quello, che segue;
Haec reparat vires, fessaque membra leuat.Furono poi ritrouate le Pause per ornamento: percioche col mezo loro, le parti si possono porre l'vna dopo l'altra in fuga, o consequenza; come vederemo; il qual modo fa la cantilena non solo arteficiosa, ma etiandio diletteuole: conciosia che'l cantare di continouo, che fanno le parti della cantilena insieme, genera noia non solamente alli cantori; ma anche a gli ascoltanti induce sacietà: Et lo far tacere le parti alcune volte con qualche proposito, cioè facendone cantare hora due, hora tre, hora quattro, & tallora (essendo la compositione a più voci) tutte insieme, massimamente nel fine; conciosia che è necessario, che tutte le parti insieme cantino, & insieme finiscano; fa, che le compositioni per tal varietà riusciscono più vaghe, & più diletteuoli. Onde ritrouarono vn segno, che rappresentasse questa taciturnità, o silentio, & lo vsarono per la cosa significata, & lo nominarono Pausa. La quale, dal suo vfficio dissero essere vn certo intralasciamento arteficioso di voce. Et bene dissero arteficioso intralasciamento, volendone auertire, che non douessimo porre le Pause nelle cantilene fuori di proposito, & senza arteficio; ma collocarle di maniera, che si vedesse, che la necessità, & l'arteficio lo richiedeua. Imperoche si come è vitiosa cosa ad alcuno, che parli sempre, & non sappia por fine, ò meta al suo parlare; cosi è cosa vitiosa al Musico, che non sappia a tempo, & luogo dar riposo alle parti della sua compositione. Di modo che; si come non è senza virtù il saper ragionare, & tacere con proposito; cosi ancora non è senza virtù, che'l Musico sappia far tacere, & cantare le parti della sua cantilena a tempo, & luogo. Ma si debbe auertire, che doue accascasse di porre più Pause, le quali eccedessino il valore di quella della Lunga, allora questa si debbe raddoppiare; si come auerebbe, quando si volesse segnar la Pausa della Massima: Ma quando si volesse raddoppiare le Pause, che rappresentano essa Massima, ouer porle appresso altre pause minori, allora si potrà porre quelle, che si aggiungono sopra le altre linee; si come in questo essempio posto qui di sotto si veggono. page 212 Sono state uarie opinioni di questo nome Pausa: percioche alcuni hanno hauuto parere, che Pausa sia stata detta da Παύομαι parola greca, che significa Cessare, Posarsi, o Lassare. Altri hanno voluto, che sia cosi chiamata dal Batter delle mani, che da i latini è detto Plauso: conciosiache è misurata dalla positione, & dalla leuatione della battuta, la quale si conosce dal segno formato dalla mano; si come di sopra habbiamo ueduto. Et forse, che non fu detta da principio ne all'uno, ne all'altro modo delli due nominati; ma più presto (come pare ad alcuni) da Posa parola francese, che significa Posata. Onde si suol dire Vna pausa, due pause, & le altre; cioè una posata, due posate, & cosi il resto. Ma sia detta da che si uoglia, questo importa poco; purche si sappia, che quando il compositore pone le Pause nella cantilena, vuole, che iui il cantore taccia per tanto spacio di tempo, quanto significa il valor delle Pause. Gli Ecclesiastici etiandio pongono le Pause ne i loro canti, non gia per ornamento, ma per necessità: perche è impossibile di poter peruenire al fine di cotali cantilene, senza pigliare alcun riposo; La onde di cio aueduti, ritrouarono vn segno, dal quale ciascuno cantore è auertito, che ariuando a quello, si habbia da fermare, & pigliare Spirito. Per il che da vn tale effetto lo chiamarono πνεῦμα, che vuol dir Spirito. Posero etiandio cotal segno, accioche ogn'vno de i cantori concordeuolmente si hauesse da fermare, onde lo dimandarono νεῦμα, che vuol dir Cenno, & Consenso. E' ben vero, che non pongono tali Pause nel modo, che si pongono le altre mostrate di sopra: percioche le pongono di maniera, che cingono, & abbracciano tutte le linee della cantilena; tallora ponendole semplilici, & tallora raddoppiate; come qui si veggono. Et si debbe per ogni modo osseruar quello, che gia mol ti de gli Antichi hanno osseruato; cioè di non porre tali Pause, se non nel fine delle Clausule, o punti della Oratione, sopra la quale è composta la cantilena, & simigliantemente nel fine di ogni Periodo. Il che fa dibisogno, che li Compositori etiandio auertiscano; accioche li Membri della oratione siano diuisi, & la sentenza delle parole si oda, & intenda interamente: percioche facendo in cotal modo, allor si potrà dire, che le Pause siano state poste nelle parti della cantilena con qualche proposito, & non a caso. Ne si debbeno porre per alcun modo, auanti che sia finita la sentenza, cioè nel mezo della Clausula: conciosia che colui, che le ponesse a cotal modo, dimostrarebbe veramente essere vna pecora, vn goffo, & vno ignorante. Però adunque il Musico si sforzerà di non cascare in simili errori; accioche non dia alli dotti mala opinione di se, il che molto si debbe prezzare, & preporre ad ogn'altra cosa.
Delle Fughe, o Consequenze, ouer Reditte, che dir le vogliamo.Cap. 51.
Delle Imitationi, & quel che elle siano.Cap. 52.
Della Cadenza, quello che ella sia, delle sue specie, & del suo vso.Cap. 53.
Il modo di fuggir le Cadenze; & quello, che si hà da osseruare, quando il Soggetto farà il mouimento di due, o più gradi.Cap. 54.
Quando è lecito di vsare in vna parte della Cantilena due, o più volte vn passaggio, & quando non.Cap. 55.
Delli Contrapunti doppij, & quello che siano.Cap. 56.
Quel che de osseruare il Contrapuntista oltra le Regole date, & di alcune licenze, che può pigliare.Cap. 57.
Il modo che si hà da tenere nel comporre le Cantilene a più di due voci; & del nome delle parti.Cap. 58.
Plus ascoltantum Sopranus captat orecchias.I quali hò voluto porre, accioche il Compositore ricordandoseli, possa sapere quello, che haurà da fare, componendo coteste parti. Queste sono adunque le parti principali, & Elementali di ogni compositione perfetta; delle quali, ancora che l'Alto sia l'ultimo page 240a comporsi: percioche composte l'altre parti, viene a supplire, & a far perfetta l'harmonia, che tra loro non si potea far perfetta; nondimeno non è legge fatale, che'l si habbia da porre sempre vltimo nella compositione; si come etiandio non è cosa alcuna, che ne astringa, a compor prima l'vna, che l'altra parte della compositione. Si debbe però auertire, che quando li Musici vogliono comporre alcuna cantilena a Tre voci, il più delle volte lassano fuori il Contralto, ouero il Soprano, & pigliano l'altre parti. Et se vogliono procedere oltra le Quattro nominate, non ui aggiungono alcuna parte noua; ma le vengono a raddoppiare, ponendo due Soprani, o due Alti, o due Tenori, & cosi due Bassi; & hanno il loro proposito. Qualunque volta adunque che si vorrà comporre alcuno concento sopra vn Soggetto ritrouato; o sia Canto fermo, o figurato; ouero se'l si vorrà comporre alcuna Canzone, Madrigale, ouer Motteto, & faccia dibisogno, che'l Compositore sia l'inuentore del Soggetto, debbe prima auertire, di qual Modo sia il Soggetto; oueramente sopra qual Modo vorrà comporre la sua cantilena, acciò conosca le chorde, sopra le quali si habbiano da far le Cadenze, per poter comporre il concento in tal maniera, che'l fine non sia dissonante dal mezo, & dal principio. La onde considerate queste cose, si potrà incominciare, da qual parte tornerà più commoda; incominciando però sempre in vna chorda, la quale sia regolare del Modo, sopra il quale si habbia da fondare la cantilena, osseruando quello, che in molte regole poste di sopra si contiene. Ma perche li Musici costumano di dar principio alle loro Compositioni il più delle volte per il Tenore; & dipoi pongono il Soprano, alquale aggiungono il Basso, & vltimamente l'Alto; hauendo io di sopra mostrato molti essempi, contenuti tra queste due parti; cioè tra'l Soprano, & il Tenore; però non accade, se non porre la sottoposta Tauola, nella quale si potrà comprendere senza molta fatica tutti gli accordi, che potranno fare le parti aggiunte insieme alle due nominate, siano quanti si vogliono. Et hò tenuto tale ordine, di porre primieramente gli accordi, che danno insieme il Soprano col Tenore, di poi quanto potrà essere il Basso lontano dal Tenore nella parte graue; accioche il tutto si accordi; & cosi stante le nominate parti, quello che fa dibisogno, che sia l'Alto sopra'l Basso, accioche l'harmonia venghi ad esser perfetta. Ma si debbe auertire, che si trouerà alle volte nell'Alto più di vno accordo; onde tali accordi potranno seruire non solamente ad esso Alto; ma etiandio alle altre parti, che si aggiungessero alla cantilena, oltra le quattro nominate. Ne si trouerà il Contralto posto con le altre parti in Vnisono, ne in Ottaua, se non in quattro luoghi: percioche quando le altre parti haueranno tra loro la Quinta, & la Terza, ouero le Replicate, allora le aggiunte a queste, siano quante si vogliano, necessariamente verranno ad essere con vna delle tre nominate in Ottaua, ouero in Vnisono. Ma accioche si habbia piena intelligenza di quello, che si è detto porrò vno essempio. Poniamo che nella compositione il Soprano sia posto Vnisono col Tenore; cioè sopra vna chorda istessa: dico che volendo aggiunger la Terza parte a queste due, sarà dibisogno di porre il Basso distante per vna di queste consonanze, cioè Terza, o Quinta, o Sesta, ouero Ottaua, o per qualunque altra (come si vede nella Tauola) sotto 'l Tenore. Onde essendo il Basso lontano per vna Terza; l'Alto potrà esser distante dal Basso nell'acuto per vna Quinta, o per vna Sesta; & le altre parti (se fussero più di Quattro) potranno essere Vnisone, ouer distanti per vna Ottaua da l'vna di queste quattro. Ma se'l Basso fusse distante dal Tenore nel graue per vna Quinta, l'Alto si potrà porre sopra'l Basso distante per vna Terza, ouer per vna Decima; & le altre parti, che si aggiungessero sarebbeno Vnisone, ouero lontane da l'vna di queste quattro per vna Ottaua. Et se'l Basso fusse anco distante per vna Sesta, riguardando nel Terzo essempio della Tauola, si trouerà quello, che potrà essere il Contralto; il che si potrà etiandio vedere delle altre per ordine, si come sono poste ordinatamente; come si può veder chiaramente qui di sotto, & distintamente per ordine. page 241
Sed Tenor est vocum rector, vel Guida Tonorum.
Altus Apollineum carmen depingit & ornat.
Bassus alit voces, ingrassat, fundat, & auget.
DELL'VNISONO. |
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DELLA TERZA. |
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DELLA QVARTA. |
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DELLA QVINTA. |
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DELLA SESTA. |
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DELLA OTTAVA. |
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Delle Cantilene, che si compongono a Tre voci, & di quello che si dè osseruare nel comporle.Cap. 59.
In qual maniera la Quarta si possa porre nelle compositioni.Cap. 60.
Regole in commune.Cap. 61.
Delle varie sorti di Contrapunti, & prima di quelli, che si chiamano Doppij.Cap. 62.
Delli Contrapunti a Tre voci, che si fanno con qualche obligo.Cap. 63.
Quel che si dè osseruare, quando si volesse far vna Terza parte alla sproueduta sopra due altre proposte.Cap. 64.
Quel che bisogna osseruare intorno le Compositioni di Quattro, o di più voci.Cap. 65.
Quo semel imbuta recens, seruabit odoremEt se la Speculatiua senza la Prattica (come altre volte hò detto) val poco; atteso che la Musica non consiste solamente nella Speculatiua; cosi questa senza la prima è veramente imperfetta. Et questo è manifesto: conciosia che hauendo voluto alcuni Theorici trattare alcune cose della Musica; per non hauere hauuto buona cognitione della Prattica, hanno detto mille chiachiere, & commesso mille errori. Simigliantemente alcuni, che si hanno voluto gouernare con la sola Prattica, senza conoscere alcuna ragione, hanno fatto nelle loro compositioni mille, & mille pazze, senza punto auedersene di cosa alcuna. Ma per ritornare al nostro proposito dico, che volendo dar principio alle Compositioni nominate di sopra; primieramente si ritrouarà il Soggetto; dipoi ritrouato, si potrà incominciare il Contrapunto da quella parte, che tornarà più commodo. La onde poniamo, che si volesse dar principio alla cantilena con la parte del Bassoo; subito il Compositore potrà conoscere il luogo del Contralto, del Soprano, & quello del Tenore. Cosi ancora volendo dar principio per qualunque altra parte; si come per il Tenore, o per il Basso; saprà i luoghi dell'altre parti per ordine, reggendosi secondo'l modo mostrato di sopra nella Tauola; osseruando anche quelle Regole, che disopra in molti luoghi hò mostrato, quando fu ragionato intorno il modo di comporre a Due, & a Tre voci. Per la qual cosa osseruando il tutto, potrà hauere il desiderato fine, & acquistarsi honore; al quale spesse fiate ne conseguita grande vtile ancora. Ma accioche si vegga il modo, che si hauerà da tenere, & il procedere in simili compositioni; ancora che siano infiniti gli essempi a Quattro voci, composti da molti compositori eccellenti; porrò solamente due compositioni sopra il Canto fermo, dalle quali, poi che si haueranno essaminate, si potrà hauere qualche lume, per potere seguire più oltra di bene in meglio, et porsi a maggiori imprese; et comporre altre cantilene di fantasia; come sono Motetti, Madrigali, & altre belle Canzoni; preparandosi il Soggetto, o pigliando alcuno altro Canto fermo, ouero qualunque altra parte, come parerà meglio al Compostore. page 262 Et benche in ogni compositione perfetta quattro parti solamente siano basteuoli, si come il Soprano, l'Alto, il Tenore, & il Basso; tuttauia quando si vorrà passare più oltra, & hauer maggior numero de parti, bastarà solamente raddoppiare (come hò detto altroue) vna delle Quattro nominate; & cotal parte aggiunta si chiamerà medesimamente Soprano, o Tenore, ouero Alto, o Basso; secondo la parte, che si hauerà doppiata; aggiungendoli Secondo, o Terzo secondo'l numero di quelle parti, che si troueranno in tale cantilena. Et si fanno le chorde estreme della parte aggiunta, equali a quelle della parte, che viene raddoppiata; ancora che non sarebbe errore, quando non fussero equali, & le chorde della parte aggiunta si estendessero più verso'l graue, o verso l'acuto, che quelle della raddoppiata; cioè della parte principale. Si debbe però auertire, che alle volte si page 263costuma di comporre la cantilena senza il Soprano; nel luogo del quale si pone vn Contr'alto, alquanto più acuto del principale per vna Terza più, o meno, che importa poco. Il medesimo si fà, lassando il Soprano, & l'Alto; componendo con tre Tenori, & vn Basso; oueramente con tre Bassi, & vno Tenore; & alle volte con quattro Bassi, & ad altro modo anco, si come torna più commodo; ilqual modo di comporre si chiama a Voci mutate, ouero a Voci pari. Si compone anche con due Soprani, & vn Contr'alto, ouero vn Tenore, & il Basso; alle volte con tre Soprani, & vn Basso; & alle volte con quattro Soprani, tanto a quattro voci, quanto a cinque, & più oltra; sempre aggiungendo quelle parti, che fanno dibisogno; come si vede ogni giorno nelle moderne compositioni. Ma questa maniera di comporre; ancora che le parti si venghino a moltiplicare, & accommodare altramente di quello, che si fà nelle a tre: non fà varietà alcuna di concento; cioè non partorisce variatione di accordi, oltra quelli, che nel Cap. 58. di sopra hò mostrato. E ben vero, che si troua tal differenza tra le prime, & queste seconde compositioni; che essendo in quelle il campo più largo; cioè più lontana la parte graue dalla parte acuta di tutto il concento; in questo il luogo è più ristretto: percioche gli estremi delle parti graui, & delle acute insieme si conchiudono assai commodamente tra Quindeci chorde al più, & meno anco, secondo che fà dibisogno; & in quelle si conchiudono in Venti; come nella Quarta parte vederemo.
Testa diu.
Alcuni auertimenti intorno le Compositioni, che si fanno a più di Tre voci.Cap. 66.
Del Tempo, del Modo, & della Prolatione; Et in che quantità si debbino finire, o numerare le Cantilene.Cap. 67.
Della perfettione delle Figure cantabili.Cap. 68.
Della Imperfettione delle Figure cantabili.Cap. 69.
Del Punto, delle sue specie, & delli suoi effetti.Cap. 70.
Dell'Vtile che apportano li mostrati Accidenti nelle buone harmonie.Cap. 71.
Delle Chorde communi, & delle Particolari delle cantilene Diatoniche, Chromatiche, & Enharmoniche.Cap. 72.
Se li Due vltimi Generi si possono vsare semplici nelle lor chorde naturali, senza adoperare le chorde particolari delli Generi mostrati.Cap. 73.
Che la Musica si può vsare in due maniere, & che le cantilene, che compongono alcuni de i moderni, non sono di alcuno delli nominati Generi.Cap. 74
Che'l Diatonico può procedere nelle sue modulationi per gli interualli di terza Maggiore, o di minore, & che ciò non faccia varatione alcuna di genere.Cap. 75.
Che doue si ode nelle compositioni alcuna varietà di Harmonia, iui non può essere varietà alcuna di Genere.Cap. 76.
Dell'vtile che apportano li predetti due Generi, & in qual maniera si possino vsare, che facino buoni effetti.Cap. 77.
CitharoedusEt non si marauigli alcuno, ch'io habbia detto, che si vsino le chorde delli generi, & si proceda secondo li modi mostrati di sopra: Imperoche vsiamo veramente le chorde di questi generi, ma non il genere; cioè vsiamo le Parti, ma non il Tutto: essendo che (come più oltra vederemo) l'vso intero del genere non può far buono effetto; ma si bene l'uso delle Parti; cioè delle chorde segnate con questi segni accidentali . . & . & anche con questo [[mus.hsharp]]. vsandole nel modo, che di sopra hò mostrato. Et se alle volte ritrouaremo alcuna cantilena, libera al tutto da queste cifere, potremo dire (come è il vero) che proceda per le chorde diatoniche solamente: ma quando ne ritrouaremo alcuna, che habbia in se simili caratteri & ; allora diremo, che procede per le chorde Chromatiche, mescolate con le Diatoniche. Et se ne ritrouaremo alcuna, la quale hauesse alcuna chorda, che non si ritroui connumerata tra le Diatoniche, ne tra le Chromatiche; la potremo nominare Enharmonica; pur che tal chorda si possa segnare col segno della chorda Enharmonica, che è questo [[mus.hsharp]]; & possa diuidere il Semituono maggiore in due parti: Imperoche tal chorda verrà ad essere vna di quelle, che si ritrouano nel terzo ordine mostrato di sopra; & potremmo dire, che tal cantilena proceda per le chorde di ciascuno delli tre nominati generi. Ma si debbe auertire, che tal mistione si può fare in più maniere, secondo il volere de i Compositori, o delli Sonatori; trasportando li Modi più nel graue, ouer nell'acuto fuori delle lor chorde naturali; contenuti nelle chorde del genere Diatonico; & la compositione (come dicono) si canta per Musica finta. La Prima delle quali è (lassando da parte quelli, che non sono cosi in vso) quando le cantilene procedeno per le chorde segnate col tondo dal loro principio; trasportate verso il graue per un Tuono; si come è il Motetto Verbum iniquum, & dolosum di Morale Spagnolo a cinque voci, & il bellissimo, & arteficioso motetto Aspice Domine di Adriano a sei voci. La Seconda maniera è quella, nella quale si procede per le chorde segnate dal principio della cantilena col segno ; & si trasporta il Modo per vn Tuono verso l'acuto. Et nell'vna, & l'altra sorte di queste cantilene alle volte si tocca le chorde enharmoniche, per potere hauer le consonanze imperfette maggiori, & le minori secondo il proposito; a benche si tocchino di raro: di modo che per tal maniera venimo ad vsare li due generi detti; che fanno mirabilissimi effetti. Non dico gia (come anco hò detto) che vsiamo tutto il genere: ma si bene alcuna parte del genere, cioè alcune chorde; accommodandole al genere Diatonico, & procedendo, secondo la natura di questo genere, per Tuoni, & Semituoni maggiori; come a ciascuno è manifesto. page 287
Ridetur, chorda quisemper oberrat eadem.
Per qual cagione le Compositioni, che compongono alcuni Moderni per Chromatiche, facciano tristi effetti. Capitolo 78.
Delle cose che concorreuano nella compositione de i Generi.Cap. 79.
Vt gratas inter mensas Symphonia discors.Si ritroua etiandio vn'altra sorte di Istrumento lungo intorno vn braccio, il cui nome si chiama in Vinegia Altobasso, & è quadrato, & vacuo; sopra il quale sono tese alquante chorde, accordate tra loro per vna delle nominate consonanze; & si vsa in questa maniera: che mentre il Sonatore di questo istrumento sott'vn certo numero, o tempo percuote con vna mano le sue chorde con vna bachetta, con l'altra suona vn flauto, & fa vdire vn'aria di cantilena atto a suo modo. Et non solamente si trouano cotali istrumenti da chorde: ma etiandio si troua tra quelli da fiato vno istrumento, che in Thoscana si chiama Cornamusa; nel quale gia si soleua vdire due, o tre suoni continoui accordati insieme consonanti, che nasceuano da due, o tre Pifferi graui; ancora che al presente se ne odi solamente vno, & dipoi si ode vn'aria di cantilena, che si fa da vn piffero acuto, che se bene non accorda col concento di tali pifferi in ogni parte, almeno si accorda nel fine, & in alcune cadenze; come si fa etiandio in ciascuno delli nominati istrumenti. Questo istesso si ritroua etiandio nelle Trombe, che si vsano ne gli esserciti, & nelle armate di mare: percioche mentre molte di loro sonano con vn suono continouo, alcune altre fanno vdire il suono loro variato secondo il proposito; facendo hora il segno di combattere, & hora ricogliendo in vno lo essercito: Onde mi penso, che quelli Pifferi, che gli Antichi chiamauano Destri, & Sinistri, i quali vsauano (come altre volte hò detto) nelle Comedie, fussero accordati in tal maniera. Gli Organi Antichi etiandio a tal maniera si accostauano: percioche non erano fatti, come sono fatti li moderni: & di ciò me ne hà fatto fede il rarissimo fabricatore di simili istrumenti Maestro Vincenzo Colombi da Casal maggiore, il quale (secondo che mi disse in Vinegia) ritrouando si gia molti anni in Piamonte appresso Turino, ne ritrouò uno molto antico, che era senza canne, & tutto marcio; & hauea vn Tastame di tal maniera, che dalla parte sinistra, cioè nel graue, hauea li Tasti tanto larghi, che per mano grande, che fusse stato, a pena poteua arriuare il Quinto tasto; et cotale Tastame, tanto più, che si andaua verso la banda destra, cioè nell'acuto, tanto più si faceua minore. Et (per quello che lui vide) tiene per fermo, che si douea anco accordare in altra maniera di quello, che si accordano i nostri Moderni. Si ritrouano etiandio molti altri istrumenti si da chorde, come da fiato, fatti, che si sonano in tal modo; li quali per non esser lungo li lasso. Erano adunque composti li Generi di Harmonia, di Numero, & di Oratione; ne intrauano nelle Compositioni loro tutte le sorti di Versi, o Piedi: ma questo, o quello; cioe un terminato numero: & per tal maniera li Musici Antichi essercitauano la Musica ne i loro generi; ne ciò era a loro difficile, ne anco impossibile: perche poteuano, vsandola in cotal modo, fare vdire quale interuallo voleuano nelle lor cantilene, che non poteua generare fastidio di maniera, che non si potesse tollerare: conciosia che non vsauano li Contrapunti, che vsiamo nelle nostre compositioni; anzi vsauano vn semplice modo di harmonia, come si è potuto vedere.
Opinioni delli Chromatisti ributtate.Cap. 80.
LA QVARTA ET VLTIMA PARTE Delle Istitutioni harmoniche DI M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA.
Quello che sia Modo.Cap. 1.
Est modus in rebus, sunt certi denique fines;Imperoche tal mediocrità, o moderatione non è altro, che vna certa maniera, ouero ordine terminato, & fermo nel procedere, per ilquale la cosa si conserua nel suo essere, per virtù della proportione, che in essa si ritroua; che non solo ne diletta, ma etiandio molto giouamento ne apporta. De qui viene, che se per caso, ouero a studio tal'ordine si allontana da tal proportione, non si può dire quanto offendi; & quanto il sentimento abhorisca questo tal'ordine. Hauendo adunque li Musici, & li Poeti antichi considerato tal cosa: perche gli vni, & gli altri erano vna cosa istessa (come hò detto altroue) chiamarono le loro compositioni Modi; nelle quali sotto varie materie, per via del Parlare esprimeuano, accompagnate l'vna all'altra con proportione, diuersi Numeri, o Metri, & diuerse Harmonie. Onde nacque dipoi, che posero tre Generi de Modi, non hauendo consideratione al Suono, ouero all'Harmonia, che nasceua: ma solamente alle altre parti aggiunte insieme; l'vno de i quali chiamarono Dithirambico, l'altro Tragico, & il terzo Nomico; de i quali le lor spetie furno molte; si come Epithalamij, Comici, Encomiastici, & altri simili. Considerando dipoi le Harmonie da per sè, che vsciuano da tali congiungimenti, perche riteneuano in loro vna certa, propia, & terminata forma, le nominarono simigliantemente Modi; aggiungendoli Dorio, o Frigio, ouero altro nome, secondo il nome de i popoli, che furno inuentori di quella harmonia, ouero da quelli, che page 294più si dilettauano di quella specie di harmonia, che di vn'altra: Imperoche l'harmonia Doria fù denominata dalli Doriensi, che furono li suoi inuentori; la Frigia dalli popoli, che habitauano la Frigia; & la Lidia da quelli di Lidia, & cosi le altre per ordine. E' ben vero, che hauendo ciascuna di esse in sè alcuna cosa propia nel suo canto: & essendo accompagnata con diuersi Numeri; chiamarono alcune di esse graui, & seuere; alcune baccanti, & furiose; alcune honeste, & religiose, & alcune altre nominarono lasciue, & bellicose. Onde per questo rispetto hebbero grande auertimento nell'accompagnare cotali Harmonie alli Numeri; et questo insieme con proposito a materie conuenienti, lequali esprimeuano nella Oratione, o Parlare, secondo la lor natura. Hauendo poi consideratione a tutte queste cose, nominauano le loro compositioni, secondo la natura del composto, come sarebbe a dire, Modi flebili, i quali sono le Elegie: Imperoche contengono materie meste, & flebili; ilche si può vedere espressamente in quelli due volumi (oltra gli altri quasi infiniti, che sono di altri autori) i quali scrisse Ouidio, dopo che fù mandato in essilio da Augusto; & da quello anco, che scriue nella Epistola di Saffo a phaon, volendo mostrare, che le cose amatorie sono materie flebili, & che conuengono alla Elegia, dicendo;
Quos vltra citraque nequit consistere rectum:
Forsitan & quare mea sint alterna requirisFece Horatio mentione di questi Modi, dicendo;
Carmina, cùm lyricis sim magis apta modis.
Flendus amor meus est. Elegeia flebile carmen.
Non facit ad lacrymas barbitos vlla meos.
Tu semper vrges flebilibus modisEt anco Boetio nel libro. 3. della Consolatione Filosfica;
Mysten ademptum.
Quondam funera coniugisSicome li commemorò etiandio Cicerone nelle Tuscolane, quando (facendo insieme mentione de gli humili, & depressi) disse. Haec cum praessis & flebilibus modis, qui totis theatris moestitiam inferant, concinuntur. Et in vn'altro luogo, facendo mentione delli tardi; Solet idem Roscius dicere, se quo plus aetatis sibi accederet, eo tardiores tibicinis modos, & cantus remissiores esse facturum. Altre nominarono Modi lamenteuoli, come si può vedere appresso di Apuleio, quando dice. Et sonus Tibiae Zigiae mutatur in quaerulum Lydij modum. Alcune poi chiamarono Modi dolci; come ne mostra l'istesso Horatio in vn'altro luogo, quando dice;
Vates thraicius gemens,
Postquàm flebilibus modis,
Syluas currere, mobiles
Amnes stare coegerat;
Me nunc Tressa Chloe regit,Et Seneca anco;
Dulces docta modos, &
Citharae sciens.
Sacrifica dulces tibia effundat modos.Nominarono etiandio alcuni altri Modi mesti; come si può vedere dalla autorità di Boetio;
Carmina qui quondam studio florente peregi,Et alcune Modi impudici, i quali commemora Quintiliano dicendo. Apertius tamen profitendum puto, non hanc a me praecipi, quae nunc in scenis effoeminata, & impudicis modis fracta. Altre chiamarono Modi rudi, o grossi, ilche dimostra Ouidio;
Flebilis heu moestos cogor inire modos;
Dumque, rudem praebente modum tibicine Tusco,Et altre Modi discordanti; & de questi ne fà mentione Statio;
Lydius aequatam ter pede pulsat humum;
Discordesque modos, & singultantia verbaVltimamente (lassandone molti altri per breuità) chiamarono in vniuersale alcune compositioni Modi lirici, si come dall'autorità di Ouidio commemorata di sopra si può comprendere. Tali materie non si esprimeuano con la voce solamente: ma se le accompagnaua l'Harmonia, che nasceua da alcuno istrumento, fusse stato poi Cetera, o Lira, oueramente Piffero, o di qualunque altra sorte. Si trouaua nondimeno grande differenza tra questi Modi: essendo che li popoli di questa prouintia vsauano vna maniera di Versi, & vno Istrumento; & quelli di quella vsauano vn'altro Istrumento, & vn'altra maniera. Et non erano differenti solamente in questi: ma nelle Harmonie ancora: Imperoche vna sorte di harmonia vsaua vn popolo, & vn'altro vn'altra; di maniera che erano anco differenti ne i Numeri, i quali si ritrouauano ne i Versi. De qui nacque dopoi, che li Modi erano denominati da quelli popoli (come di sopra hò detto) che più si page 295dilettauano di quella maniera, ouero erano stati gli inuentori. La onde da questo si può comprendere, che se vn popolo, come quello di Frigia, vdiua alcuna maniera forestiera, diceua, quello essere Modo di quella prouincia, oue più si vsaua, oueramente oue era stato ritrouato: di maniera, che chiamauano il Modo Eolio da i popoli della Eolia suoi inuentori, che era contenuto in vn certo Hinno, composto nel Modo lirico sotto alcuni Numeri: conciosia che questi popoli si dilettarono molto della Lira, o Cetera, che secondo l'opinione di alcuni (laqual reputo falsa) a quei tempi erano vna cosa istessa; al suono della quale cantauano il nominato Hinno. Tale istrumento vsauano similmente li Doriensi, anchora che forse cantassero altra maniera di Versi, & vsassero l'Harmonia molto differente; delche ne fà fede Pindaro, quando nomina simile istrumento, Δωρίαν φόρμιγγα, cioè Dorica cetera; Et Horatio,
Molior.
Sonantem mistum tibijs carmen lyra,Onde si può vedere da quella parola Barbarum, che intende per il modo Frigio, che anco i popoli della Frigia vsauano li Pifferi. Et cotal Modo veramente soleuano sonare con simili istrumenti, come potrei mostrare con molti essempi, i quali lasso per breuità; bastando solamente vno di Virgilio, ilquale dice in tal maniera.
Hac Dorium, illis Barbarum.
O vere phrigiae (neque enim phryges) ite per altaEt vno di Ouidio,
Dyndima, vbi assuetis biforem dat tibia cantum;
Tibia dat phrygios, vt dedit ante modos;Da i quali si può comprendere, esser vero quello, che hò detto. Con questo istrumento similmente quei popoli, che habitauano la Lidia, faceuano le loro harmonie, & di ciò è testimonio Horatio dicendo;
Virtute functos more patrum duces,Et Pindaro, ilquale, auanti di lui, supplicando Gioue per Psaumido Camarineo, vincitore ne i giuochi Olimpici, dice; Io vengo a te supplicheuole o Gioue Λυδίοις αὐλο͂ις, cioè con Pifferi Lidij. Non manca per dimostrar questo etiandio il testimonio di Apuleio, con l'autorità addutta di sopra, & di molti altri: ma questi bastino. Da questo adunque potemo comprendere, che li Modi anticamente consisteuano nelle Harmonie, & nelli Numeri espressi da vna sorte di istrumento; & che la diuersità loro era posta nella variatione delle Harmonie, nella diuersità de i Numeri, & nella maniera dello esprimere, cioè dello Istrumento. Et se bene alcuni popoli conueniuano con alcuni altri nelle Harmonie, ouero ne gli Istrumenti; erano poi differenti nelli Numeri; Et se in questi erano concordi, discordauano poi nelle Harmonie, & ne gli Istrumenti. Di maniera che se in vna cosa, ouero in due erano conformi, variauano poi nel resto. Questo istesso vedemo etiandio hoggidi in diuerse nationi: imperoche lo Italiano vsa il Numero, cioè il Verso di piedi, o sillabe commune col Francese, & col Spagnolo; come è quello di Vndici sillabe; nondimeno quando si odeno cantare l'vno, & l'altro, si scorge vn'Harmonia differente, & altra maniera nel procedere: Conciosiache altramenta canta lo Italiano, di quello che fà il Francese, & in altra maniera canta lo Spagnolo, di quel che fà lo Tedesco; lassando di dire delle nationi barbare de infideli, come è manifesto. Vsa lo Italiano, & anco il Francese grandemente il Leuto, & lo Spagnolo vsa il Ceterone; ancora che varia poco dal Leuto; & altri popoli vsano il Piffero. Nelli Numeri, o Versi poi, quanta differenza sia tra i popoli, & quanto vn popolo habbia differente maniera dall'altro, da questo si può conoscere (incominciando da questo capo) che se bene fuori della Italia in alcuna parte non si vsa il Verso legato, o sciolto di Vndici sillabe, fatto alla simiglianza dell'Endecasillabo latino; tuttauia nella Italia, nella Franza, & nella Spagna molto si vsa. Et quello, che in Italia si chiama Rima, credo che sia detto da questa parola greca ρυθμός, che significa (come altroue hò detto) Numero, o Consonanza: percioche da quelle corrispondenze, & legature, che si trouauano nel fine de i Versi, lequali chiamano Cadenze, nasce la Consonanza, ouero Harmonia, che si troua in essi. Vsano gli Italiani cotali Cadenze, non tanto in quella maniera de Versi, che si trouano nelle Ottaue rime, o Stanze, nelli Sonetti, ne i Capitoli, & altri simili, che dimandano Interi; quanto nelle Canzoni ancora, & Madrigali; oue si pone molte sorti de Versi; si come sono quelli di Sette sillabe, et altri simili, che chiamano Versi rotti, come è manifesto: Imperoche nella Italia, madre de i buoni, & rari intelletti, si vsa varie maniere di comporre; si come si può comprendere dalle nominate Ottaue rime, o Stanze, che dir le vogliamo, da i Terzetti, dalle Sestine, dalli Sonetti, & dalli Capitoli, ne i quali si adoperano vna sola maniera di Versi, che sono gli Interi. Et nelle Canzoni, & ne i page 296Madrigali con altri simili, ne i quali si pongono varie sorti di Numeri ad imitatione delle Ode di Horatio; a benche li Numeri Horatiani siano senza le commemorate Cadenze, & gli Italiani siano per esse Cadenze al detto modo legati; si come nelle dotte, & leggiadre Canzoni del Petrarca, & di molti altri eccellentissimi huomini si può vedere; delle quali, tengo io per certo, che li dotti spiriti Italiani siano stati gli inuentori: Conciosia che non mi ricordo hauer mai trouato appresso di alcuno altro Poeta, ne Greco, ne Latino vn simil modo di comporre, con tali Cadenze; con tutto che il dottissimo Horatio habbia cantato assaissime Ode in molte maniere. E' ben vero, che li Poeti latini (ancora che non molto spesso) hanno vsato simili Cadenze, o Corrispondenze nelle mezane sillabe, & nelle vltime di alcuni loro Versi, i quali chiamano Canini; come in ciascuno di questi hà fatto il Poeta;
Lydis remisto carmine tibijs,
Troiamque , & Anchisen, & alma
Progeniem Veneris canemus;
Ad terram misêre, aut ignibus aegra dedêre.Et Ouidio anche in questo hà osseruato cotal legge.
Cornua vellatarum obuertimus antennarum.
Illum indignanti similem; similemque minanti.
Tum caput orantis nequicquàm, & multa precantis.
Ora citatorum dextra contorsit equorum;
Vim licet appelles, & culpam nomine veles;& in molti altri, che non si metteno, per non crescere il volume. Onde il Petrarca (com'io credo) imitando tal maniera di comporre, le pose in vn'altro modo, accordando il fine del Verso precedente, col mezo del seguendo in cotal guisa:
Mai non vò più cantar com'io soleua:Et cosi il restante di tal Canzone. Ilche osseruò etiandio nella Canzone, che incomincia Vergine bella. Ma quando bene si ritrouasse tra i Greci, o tra i Latini Poeti vna tal maniera di comporre, con simili Cadenze, questo poco importarebbe essendo che tanto si potrebbe gloriare il primo inuentore di vna tal maniera di comporre Italiano, se bene hauesse pigliato la inuentione da alcun Poeta Greco, o Latino, quanto si gloriaua Horatio di esser stato il primo, che ritrouasse il modo di comporre in latino i Versi lirici, alla guisa de i Greci; come si può comprendere dalle sue parole, quando dice;
Ch'altri non m'intendeua: onde hebbi scorno.
E puossi in bel soggiorno esser molesto;
Dicar, quà violens obstrepit Aufidus,Delche si può etiandio gloriare il Tolomei, di esser stato il primo, che habbia espresso il Verso Heroico, & lo Essametro, & lo Pentametro nelle Italiane muse. Vogliono alcuni, che'l Dottissimo Dante Aligheri poeta Fiorentino fusse il primo inuentore delli Terzetti, & il Boccaccio della Ottaua rima: per ilche quando a tali maniere di comporre si volesse dare vn nome particolare, volendole denominare dalla regione, nella quale furono ritrouate: l'vna, & l'altra maniera si chiamarebbe (come ne inuita Horatio con l'autorità posta di sopra) Modi Italiani: O volendole denominar dalla patria, si chiamarebbeno Modi Thoscani. Ma se si volessero denominare da i propij inuentori, la prima maniera si nominarebbe (dirò cosi) Modo Dantesco, et la seconda maniera Modo Boccacciano; si come le Leggi citharistice, & le Tibiali (come hauemo veduto nella Seconda parte) furono denominate parte dalli Popoli, & parte da gli Inuentori. Et se bene nella Italia si troua non solo vna maniera de Versi, ma anco più maniere particolari; come hò mostrato; tuttauia li Greci a i nostri giorni, oltra l'altre loro maniere hanno il Verso di Quindici sillabe; come sono questi, che sono di Constantino Mannasì grande filosofo.
Et qua pauper aquae Daunus agrestium
Regnator populorum, ex humili potens
Princeps Aeolium carmen ad Italos
Deduxisse modos.
Ο῾ το͂υ θεο͂υ παντέλειος, καὶ παντοκτίστωρ λόγος,& vogliono dire. La Parola di Dio in tutto perfetta; & colui, che fabricò tutte le cose del Mondo, da principio fabricò il Cielo senza stelle; de i quali versi tutto il suo Essameron è pieno; & li cantano sotto vn Modo particolare, secondo'l costume loro; ilche non si vsa nella Italia. Perilche (lassando di dire de gli altri popoli) da questi due potemo vedere la differenza, che poteua esser de i Numeri, & delle Harmonie nelli Modi de quei popoli, nel tempo, che nella Grecia la Musica era in fiore: Percioche si come vedemo questi due popoli a i nostri tempi hauere vna maniera particolare di Verso; & vna maniera particolare di cantare; il simile, douemo creder, che fusse anticamente tra quei popoli. Et ancora che a i nostri giorni alcuni popoli di natione diuersa conuenghino insieme nel Numero, o nelli Piedi del Verso, & nella maniera della compositione delle lor canzoni; tuttauia sono poi differenti intorno la maniera page 297del cantare. Et non solamente si troua tra diuerse nationi tali differenze: ma anco in vna istessa natione, & in vna istessa patria; come si può vedere nella Italia: percioche in vna maniera si cantano le Canzoni, che si chiamano Villote ne i luoghi vicini a Vinegia, & in vn'altra maniera nella Thoscana, & nel Reame di Napoli; si come era anco appresso gli Antichi: percioche se bene i Popoli della Doria, & quelli della Eolia vsauano vna istessa qualità, o sorte di Verso, & vno istesso Istrumento; le Harmonie loro poi erano in qualche parte differenti. De qui si può comprendere adunque la diuersità de i nomi nelli Modi; che si come in alcun Modo si trouaua il Numero, lo Istrumento, & l'Harmonia differente da vn'altro Modo; cosi anco nacque la diuersità delli nomi. La onde credo, che il Modo Dorio fusse differente dallo Eolio; si come il Frigio era diuerso dal Lidio; & ciò non solamente nelle Harmonie: ma etiandio nelli Numeri; come si può comprendere da i varij effetti, che nasceuano dall'vno, & dall'altro; come al suo luogo vederemo. Però adunque quando leggemo di Filosseno; che hauendo tentato di fare il poema Dithirambico nel modo Dorico, & non lo puote mai condurre al desiderato fine: percioche dalla natura del Modo fù tirato di nuouo nell'harmonia Frigia, conueneuole a tal Poema; non douemo prendere ammiratione: essendo che li suoi Piedi, & il suo Numero è più veloce d'ogn'altro Poema; Et per il contrario i Numeri del modo Dorico più tardi, & più rimessi. Perilche essendo altri Numeri nella Dorica, & altri nella Frigia harmonia (come si è detto) era impossibile, che Filosseno potesse far cosa alcuna, che fusse buona; si come anco sarebbe impossibile, quando sotto li Numeri di vn Verso Saffico, che si compone del Trocheo, del Spondeo, del Dattilo, & nel fine di due Trochei; ouero di vn Trocheo, & vno Spondeo; come sono questi due Horatiani,
Τὸν ὀυρανὸν τὸν ἄναστρον παρήγαγεν ἀρχῆθεν;
Mercuri facunde nepos Atlantis:&
Persicos odi puer apparatus;si volesse cantare, o tirare in verso Heroico, che si compone di sei piedi diuersamente con Dattili, & Spondei; come si può comprendere in ciascuno delli due Virgiliani:
Sed fugit interea, fugit irreparabile tempus.&
Parcere subiectis, & debellare superbos.Tutto questo discorso hò voluto fare, forse più lungo di quello, che bisognaua, non ad altro fine, se non accioche più facilmente si comprenda quello, che era Modo nella Musica. Onde potemo veramente dire, che il Modo anticamente era una certa, & determinata forma di Melodia, fatta con ragione, & con arteficio, contenuta sotto vn determinato, & proportionato ordine de Numeri, & di Harmonia, accommodati alla materia contenuta nell'Oratione. Et benche i Musici moderni non considerino nelle lor cantilene se non vn certo ordine di cantare, & vna certa specie di harmonia, lassando da parte il considerare il Numero, o Metro determinato: percioche dicono, che questo appartiene alli Poeti, massimamente essendo hora la Musica a i nostri tempi separata dalla Poesia; tuttauia considerano cotale ordine inquanto è contenuto tra vna delle Sette gia mostrate specie della Diapason, harmonicamente, ouero arithmeticamente mediata; come più oltra vederemo; tra lequali si troua vna certa maniera di cantare in una, che in vn'altra è variata. Et tale ordine di cantare con diuersa maniera, ouero aria dimandano Modo; & alcuni lo chiamano Tropo; & alcuni Tuono. Ne di ciò douemo prender marauiglia, poi che Τρόπος è parola greca, che significa Modo, o Ragione, dalla quale vogliono, che siano cosi detti. Et se fussero anco nominati da Τροπή, che vuol dire Conuersione, o Mutatione, staria medesimamente bene; essendo che l'vno si conuerte, & muta nell'altro; come vederemo. Lo nominano etiandio Tuono, & ciò non è mal detto: percioche per il Tuono (come mostra Euclide nel suo Introduttorio) si può intendere Quattro cose: Primieramente quello, che i Greci chiamano φθόγγοσ, che significa ogni Suono, o Voce inarticolata, laquale non si estende ne verso il graue, ne verso l'acuto: Secondariamente, l'vno di quelli due interualli, mostrati nel Cap. 18. della Terza parte; Dipoi vna forte, & sonora voce; si come quando dicemo; Francesco hà vn buon tuono, sonoro, & gagliardo; cioè vna buona, sonora, & gagliarda voce. Vltimamente si può intender quello, che hauemo nominato di sopra; si come quando si dice, il Tuono Dorio, il Frigio, & gli altri; cioè il Modo Dorio, il Frigio, & li seguenti per ordine, Et perche questo nome Tuono si estende in più cose, come hauemo veduto; però io per schiuare la Equiuocatione, più che hò potuto, hò voluto nominarli Modi, & non Tuoni. Volendo adunque dichiarare quello, che sia Modo, diremo con Boetio, che Modo è vna certa costitutione in tutti gli ordini de voci, differente per il graue, & per l'acuto; & tale Costitutione è come vn corpo pieno di modulatione, laquale hà l'essere dalla congiuntione delle Consonanze; si come è la Diapason, la Diapasondiapente, ouero la Disdiapason. Di maniera che da Proslambanomenos a Mese viene ad essere vna costitutione, connumerando le chorde, o voci mezane; Cosi ancora da Mese a Nete hyperboleon, intendendoui sempre li suoi mezani suoni. Ma page 298perche queste costitutioni sono veramente le varie specie della Diapason, che si trouano dall'vna lettera all'altra; come nel Cap. 12. della Terza parte habbiamo veduto, numerando le lor chorde mezane; però diremo, che'l Modo è vna certa forma, o qualità di harmonia, che si troua in ciascuna delle nominate Sette specie della Diapason, lequali tramezate harmonicamente, secondo che si considerano hora, ne danno sette Modi principali, & autentichi; dalli quali poi nascono li suoi collaterali, per la diuisione arithmetica, che si chiamano (come vederemo) Plagali, ouero Placali.
Che li Modi sono stati nominati da molti diuersamente, & per qual cagione.Cap. 2.
Del Nome, & del Numero delli Modi. Cap. 3.
De gli Inuentori delli Modi.Cap. 4.
Non tu in triuijs indocte solebasOue si vede, che non faceuano vn tale vfficio con molti istrumenti: ma con vn piffero solo; del quale (come vuole Apuleio) Iagne Frigio, che fu padre di quel Marsia, che fu punito grauemente da Apollo della sua arroganza, fu l'inuentore. Questo istesso faceuano etiandio col Zuffolo, del quale (come vogliono alcuni, & massimamente Virgilio) Pan dio de pastori fu l'inuentore, perche; come dice egli,
Stridenti miserum stipula disperdere carmen?
Pan primus calamos caera coniungere pluresMa le melodie Dorie, secondo l'istesso Clemente, del qual parere fu anche Plinio, furono ritrouate da Thamira, che fu di Thracia. Le Frigie, la Mista lidia, & la Mista frigia (come vuole il nominato Clemente) furono ritrouate dal sopradetto Marsia, che fu di Frigia; quantunque alcuni uoglino, che Saffo Lesbia poetessa antica fusse l'inuentrice delle Miste lidie; & altri attribuischino tale inuentione a Thersandro; & altri ad vn Trombetta chiamato Pithoclide: Ma Plutarco, pigliando il testimonio di vno Lisia, vuole, che Lamprocla di Athene fusse l'inuentore de tali Melodie; & alcuni vogliono, che Damone Pithagorico fusse l'inuentore dell'Hipofrigio, & Polimnestre dell'Hipolidio. De gli altri Modi non hò ritrouato gli inuentori: ma quando l'autorità di Aristotele posta nel lib. 2. della Metafisica valesse in questo proposito, si potrebbe dire, che Timotheo fusse stato l'inuentore del resto; ancora che Frinide musico perfetto de quei tempi fusse stato auanti lui: percioche (come dice) se non fusse stato Timotheo non haueressimo molte melodie. Ma inuerità parmi, che siano più antiche di Timotheo; si come leggendo molti autori, & essaminandoli intorno al tempo, si può vedere. Quale di loro fusse il primo ritrouato, questo è, non dirò difficilissimo, anzi impossibile da sapere; ancora che alcuni voglino, che'l Lidio fusse'l primo Modo ritrouato; alla quale opinione se potressimo accostare, quando l'ordine delli Modi posti da Platone, da Plinio, da Martiano, & da molti altri, fusse posto, secondo che l'vno fu ritrouato prima dell'altro: Ma veramente è debile argomento: percioche potressimo dire l'istesso di qualunque altro Modo, che fusse posto primo in qualunque altro ordine; si come del Frigio, che è posto da Luciano primo in ordine; & dell'Eolio, che è posto da Apuleio nel primo luogo. Lassaremo hora di ragionar più di cotali cose, & verremo a dire della loro natura: percioche della propietà de i Modi moderni vn'altra fiata ne parlaremo.
Instituit.
Della Natura, o propietà delli Modi.Cap. 5
Inter quas curam Clymene narrabat inanemPer tali effetti adunque gli Antichi attribuirono le narrate propietà al modo Dorico; & ad esso applicauano materie seuere, graui, & piene di sapienza. Et quando da queste si partiuano, & passauano a cose piaceuoli, liete, & leggieri, vsauano il modo Frigio; essendo che li suoi numeri erano più veloci de i numeri di qualunque altro Modo, & la sua harmonia più acuta di quella del Dorio; Onde da questo, credo io, che sia venuto quel Prouerbio, che si dice, Dal Dorio al Frigio; che si può accommodare, quando da vn ragionamento di cose altissime, & graui, si passa ad vno, che contenga cose leggieri, basse, non molto ingegnose, et simigliantemente cose liete, et festeuoli, & anche non molto honeste. Clemente Alessandrino, seguitando la opinione di Aristosseno, vuole, che il Genere Enharmonico conuenghi grandemente alle Harmonie Doriche; come genere ornato, & elegante; & alle Frigie il Diatonico, come più vehemente, & acuto. Fù gia tanto in veneratione il Dorio, che niuno altro, da questo & il Frigio in fuori, fu approuato, & admesso dalli due sapientissimi Filosofi Platone, & Aristotele: percioche conosceuano l'vtile grande, che apportauano ad vna bene istituita Republica; istimando gli altri di poco vtile, & di poco valore. Onde volsero, che li fanciulli dalla loro tenera età fussero istrutti nella Musica. Voleuano etiandio gli Antichi, che l'Hipodorio hauesse natura in tutto diuersa da quella del Dorio: imperoche si come il Dorio disponeua ad vna certa costanza virile, & alla modestia; cosi l'Hipodorio per la grauità delli suoi mouimenti inducesse vna certa pigritia, & quiete. La onde (si come raccontano Tolomeo, & Quintiliano) li Pithagorici haueuano cotale vsanza, che soleuano col mezo dell'Hipodorio tra il giorno, & quando andauano a dormire, mitigare le fatiche, & le cure dell'animo del giorno passato; & nella notte suegliati dal sonno, col Dorio ridursi alli lassati studij. Atheneo (come altroue hò anco detto) si pensò, che questo fusse l'Eolio, & gli attribui, che inducesse ne gli animi vn certo gonfiamento, & fasto; per esser di natura alquanto molle. Attribuirono anco gli Antichi al Frigio; come ci manifesta Plutarco, natura di accender l'animo, & di infiammarlo alla ira, & alla colera; & di prouocare alla libidine, & alla lussuria: percioche lo istimarono Modo alquanto vehemente, & furioso; & anco di natura seuerissimo, & crudele; & che rendesse l'huomo attonito. La onde (secondo'l mio parere) Luciano toccò molto bene la sua natura con queste parole: Si come (quelli dice egli) i quali odono il piffero Frigio, non tutti impaciscono: ma solo tutti quelli, i quali sono tocchi da Rhea; & questi hauendo vdito il Verso, si ricordano del primo affetto, o passiopage 303ne prima, & etiam della prima perturbatione; cosi quelli, che odeno li Filosofi, non tutti si parteno attoniti, & impiagati: ma solamente quelli, ne i quali si ritroua vn certo incitamento alla Filosofia. Similmente Ouidio la accennò in questi due versi, dicendo;
Vulcani, Martisque dolos, & dulcia furta.
Attonitusque seces, vt quos Cybeleia materAristotele lo accenna Bacchico, cioè furioso, & baccante; & Luciano lo chiama furioso, o impetuoso: ancora che Apuleio lo nomini Religioso. Questo Modo (come habbiamo veduto) si sonaua anticamente col Piffero; ilquale è istrumento molto incitatiuo: per il che (come dicono alcuni) col mezo del suono de i Pifferi, li Spartani inuitauano li soldati al combattere; & (come narra Valerio) costretti dalle seuerissime leggi di Licurgo, osseruauano di non andare mai con lo essercito a combattere, se prima non erano bene inanemiti, & riscaldati dal suono de i detti istrumenti, con la misura del piede Anapesto; il qualsi compone di tre tempi, cioè di due breui, & di vno lungo. La onde dalli due primi, i quali fanno la battuta più spessa, & più veloce comprendeuano, di hauer da assalire l'inimico con grande empito; & dal lungo, di hauere a fermarsi, & resistere animosamente, quando non l'haueano rotto nel primo assalto. Il che faceuano anco li Romani, come narra Tulio, i quali non pure col suono della Tromba: ma col canto accompagnato a cotal suono, soleuano incitare gli animi de i soldati a combattere virilmente. Et ciò ne mostra anco Virgilio, parlando di Miseno,
Incitat, ad Phrygios vilia membra modos.
. . . . quo non praestantior alter,Imperoche gli Italiani vsarono la Tromba, che fu inuentione de i popoli Tirrheni, come vuole Diodoro; & Plinio vuole; che l'inuentore fusse vno nominato Piseo, pur Tirrheno. Di questa inuentione Virgilio ne tocca vna parola, quando dice. Tyrrhenusque tubae mugire per aethera clangor. Ma Gioseffo nel Primo libro delle Antichità giudaiche vuole, che l'inuentore sia stato Mose; & Homero dice, che fu Dirceo, alcuni altri Tirteo, & alcuni Maleto, col suono della quale, che era aspro, veloce, gagliardo, & forte (come si può comprendere dalle parole di Ennio poeta antico, il quale esprimendo la natura di questo istrumento disse;
Aere ciere viros, Martemque accendere cantu.
At tuba terribili sonitu taratantara dixit)proferiuano il modo Frigio. Inuitati adunque al combattere con grande vehementia dal suono del detto istrumento, erano dalla tardità del suono, cioè dalla tardità del mouimento, & dalla grauità del Modo inuitati a lassare di combattere. Il grande Alessandro anco col mezo di vn Piffero (come narra Suida) fu inuitato da Timotheo a pigliar l'arme, recitando la legge Orthia nel modo Frigio. Similmente vn giouine Taurominitano (come recita Ammonio, & Boetio, & si come molte volte hò commemorato) fu da questo Modo riscaldato. Per il che voleuano gli Antichi, che le materie, che trattauano di guerra, & fussero minaccieuoli, & spauentose, si accommodassero a cotal Modo; & che l'Hipofrigio moderasse, & sottrahesse la natura terribile, & concitata del Frigio. Onde dicono alcuni, che si come li Spartani, & li Candioti inanemiuano i soldati al combattere col modo Frigio; cosi li reuocauano dalla pugna con l'Hipofrigio al suono delli Pifferi. Vogliono anco, che Alessandro fusse riuocato dalla battaglia da Timotheo col mezo di questo Modo, recitato al suono della Cetera; & che'l giouine Taurominitano commemorato col mezo di questo Modo, & col canto del Spondeo fusse placato. Vuole Cassiodoro, che'l Frigio habbia natura di eccitare al combattere, & di infiammare gli huomini al furore; & che'l Lidio sia remedio contra le fatiche dell'animo, & similmente contra quelle del corpo. Ma alcuni vogliono, che'l Lidio sia atto alle cose lamenteuoli, & piene di pianto; per partirsi dalla modestia del Dorio, in quanto è più acuto, & dalla seuerità del Frigio. Sotto questo Modo, Olimpo (come narra Plutarco) al suono del piffero nella Sepoltura di Pithone cantò gli Epicedij; che sono alcuni versi, che si cantauano auanti il Sepolchro di alcun morto: Imperoche anticamente era vsanza di far cantare al suono del Piffero, o di altro istrumento nella morte de i parenti, o de gli amici più cari; dal qual canto erano indutti a piangere li circostanti la loro morte; & ciò faceuano fare ad vna femina vestita in habito lugubre; come anco si osserua al presente in alcune città, massimamente nella Dalmatia, nella morte di alcuno huomo honorato. Tale vsanza commemorò Statio Papinio, dicendo;
Cum signum luctus cornu graue mugit aduncoOnde si vede, che tali harmonie erano fatte nel modo Frigio, ouero nel Lidio; si come dalla autorità di Apuleio addutta di sopra si può vedere. Alcuni hanno chiamato il Lidio, dà gli effetti, horribile, tristo, & lamenteuole; & Luciano lo nomina furioso, ouero impetuoso; è ben vero, che Platone pone tre sorti di harmonie Lidie, cioè Miste, Acute, & Semplici, senza porui alcuno aggiunto. page 304Hanno hauuto opinione alcuni, che l'Hipolidio habbia natura differente, & contraria a quella del Lidio; & che contenga in se vna certa soauità naturale, & dolcezza abondante; che riempa gli animi de gli ascoltanti di allegrezza, & di giocundità, mista con soauità; & che sia lontano al tutto dalla lasciuia, & da ogni vitio; Percio lo accommodarono a materie mansuete, accostumate, graui, & continenti in se cose profunde, speculatiue, & diuine; come sono quelle, che trattano della gloria di Dio, della felicità eterna; & quelle, che sono atte ad impetrare la Diuina gratia. Et volsero similmente, che'l Mistolidio hauesse natura di incitar l'animo, & di rimetterlo. Apuleio dimanda l'Eolio semplice; & Cassiodoro vuole, che habbia possanza di far tranquillo, & sereno l'animo oppresso da diuerse passioni; & che, dopo scacciate tali passioni, habbia possanza di indurre il sonno: natura, & propietà veramente molto conforme a quella dell'Hipodorio. Onde non è da marauigliarsi, se Atheneo, adducendo l'autorità di Eraclide di Ponto, fu di parere, che l'Eolio fusse l'Hipodorio; o per il contrario. Vogliono alcuni, che allo Eolio si possino accommodare materie allegre, dolci, soaui, & seuere; essendo che (come dicono) hà in se vna grata seuerità mescolata con vna certa allegrezza, & soauità oltra modo; & sono di parere, che sia molto atto alle modulationi de i Versi lirici, come Modo aperto, & terso. Ma se è vero quello, che si pensò Eraclide, sarebbe a tutte queste cose contrario molto: percioche hauerebbe diuersa natura; come di sopra hò mostrato. Apuleio chiama lo Iastio, ouero Ionico (che tanto vale) vario; & Luciano lo nomina allegro; per essere (secondo il parere di alcuni) molto atto alle danze, & a i balli. La onde nacque, che lo dimandarono lasciuo; & li popoli, inuentori di tal Modo, che furono gli Atheniesi, popoli della Ionia, amatori di cose allegre, & gioconde; & molto studiosi della eloquenza, chiamarono Vani, & leggieri. Cassiodoro vuole, che habbia natura di acuire l'intelletto a quelli, che non sono molto eleuati; & di indurre vn certo desiderio delle cose celesti in coloro, li quali sono grauati da vn certo desiderio terrestre, & humano. Queste cose dicono intorno alla natura delli Modi; la onde si scorge vna grande varietà nelli Scrittori, volendo alcuni vna cosa, & alcuni vn'altra. Il perche mi penso, che tal varietà poteua nascere dalla varietà de i costumi di vna prouincia; che essendo dopo molto tempo variati, variassero ancora li Modi; & che vna parte de i scrittori parlasse di quelli Modi, che perseuerauano di essere nella loro prima, & pura semplicità; & l'altra parte parlasse di quelli, che gia haueano perso la loro prima natura; Come per cagione di essempio diremo del Dorio, che essendo prima honesto, graue, & seuero; per la variatione de i costumi fusse variato anche lui, & applicato dipoi alle cose della guerra. Et per questo non ci douemo marauigliare: percioche se dalla varieta delle harmonie nasce la variatione de i costumi; come altroue si è detto; non è inconueniente anco, che dalla variatione de i costumi si venga alla varietà delle Harmonie, & delli Modi. Poteua anco nascere dalla poca intelligenza, che haueano li Scrittori di quei tempi, intorno a cotal cosa; come suole accascare etiandio a i tempi nostri, che alcuni si porranno a scriuere alcune cose, che non intendeno: ma si rimetteno al giuditio, & alla opinione di vn'altro, il quale alle volte ne sa men di lui; & cosi molte volte pigliano vna cosa per vn'altra, & attribuiscono a tal cosa alcune propietà, che considerandola per il dritto, è da tal propietà tanto lontana, & diuersa, quanto è lontano, & diuerso il Cielo dalla Terra. Et molte volte vedemo, che pigliano vna cosa per vn'altra; come si può vedere in quello, che scriue Dione Chrisostomo di Alessandro Magno ne i Commentarij del Regno, essempio addutto da molti; oue dice, che fu costretto da Timotheo a pigliar l'arme col mezo del Modo Dorio; tuttauia è solo di questo parere, per quello ch'io hò potuto comprendere: Imperoche il Magno Basilio, & molti altri auanti lui, vuole; che fusse costretto a fare vn simile atto dal modo Frigio. Ma di questo sia detto a bastanza; imperoche è dibisogno, che si venghi a ragionare intorno all'ordine loro.
Tibia, cui teneros suetum producere manes,
Lege Phrygum mesta.
Dell'Ordine de i Modi.Cap. 6.
Che l'Hipermistolidio di Tolomeo non è quello, che noi chiamiamo l'Ottauo modo.Cap. 7.
In qual maniera gli Antichi segnauano le chorde de i loro Modi.Cap. 8.
Verùm opere in longo fas est obrepere somnum.percioche potrà essere ottima escusatione a questo grauissimo autore, & etiandio a ciascun'altro, che scriue molto di lungo.
In qual maniera s'intenda la Diapason essere harmonicamente, ouero arithmeticamente mediata.Cap. 9.
Che li Modi moderni sono necessariamente Dodici, & in qual maniera si dimostri.Cap. 10.
Altro modo da dimostrare il Numero delli Dodici Modi.Cap. 11.
Diuisione delli Modi in Autentici, & Plagali.Cap. 12.
Delle Chorde finali di ciascun Modo, & quanto si possa ascendere, o discendere di sopra, & di sotto le nominate chorde.Cap. 13.
Delli Modi communi, & delli Misti.Cap. 14.
Altra diuisione delli Modi; & di quello, che si hà da osseruare in ciascuno, nel comporre le cantilene.Cap. 15.
Se col leuare da alcuna cantilena il Tetrachordo Diezeugmenon, ponendo il Synemennon in suo luogo, restando gli altri immobili, vn Modo si possa mutare nell'altro. Capitolo 16.
Della Trasportatione delli Modi.Cap. 17.
Ragionamento particolare intorno al Primo modo, della sua Natura, delli suoi Principij, & delle sue Cadenze.Cap. 18.
Del Secondo Modo.Cap. 19.
Del Terzo Modo.Cap. 20.
Del Quarto Modo.Cap. 21.
Del Quinto Modo.Cap. 22.
Del Sesto Modo.Cap. 23.
Del Settimo Modo.Cap. 24.
Dell'Ottauo Modo.Cap. 25.
Del Nono modo.Cap. 26.
Del Decimo Modo.Cap. 27.
Dell'Vndecimo modo.Cap. 28.
Del Duodecimo Modo.Cap. 29.
Quello, che de osseruare il Compositore componendo, & in qual maniera si habbia da far giuditio delli Modi. Capitolo 30.
Del modo, che si hà da tenere, nell'accommodar le parti della cantilena; & delle estremità loro; & quanto le chorde estreme acute di ciascuna di quelle, che sono poste nell'acuto, possino esser lontane dalla estrema chorda posta nel graue del concento. Cap. 31.
In qual maniera le Harmonie si accommodino alle soggette Parole.Cap. 32.
Versibus exponi Tragicis res Comica non vult:Percioche si come non è lecito tra i Poeti comporre vna Comedia con versi Tragici; cosi non sarà lecito al Musico di accompagnare queste due cose, cioè l'Harmonia, & le Parole insieme, fuori di proposito. Non sarà adunque conueniente, che in una materia allegra vsiamo l'Harmonia mesta, & i Numeri graui; ne doue si tratta materie funebri, & piene di lagrime, è lecito vsare vn'Harmonia allegra, & Numeri leggieri, o veloci, che li vogliamo dire. Per il contrario bisogna vsare le harmonie allegre, & li numeri veloci nelle materie allegre; & nelle materie meste le harmonie meste, & li numeri graui; accioche ogni cosa sia fatta con proportione. Il che penso, che ciascuno lo saprà fare ottimamente, quando hauerà riguardo a quello, che hò scritto nella Terza parte, & considerato la natura del Modo, sopra'l quale vorrà comporre la cantilena. Et debbe auertire di accompagnare in tal maniera ogni parola, che doue ella dinoti asprezza, durezza, crudeltà, amaritudine, & altre cose simili, l'harmonia sia simile a lei, cioè alquanto dura, & aspra; di maniera però, che non offendi. Simigliantemente quando alcuna delle parole dimostrarà pianto, dolore, cordoglio, sospiri, lagrime, & altre cose simili; che l'harmonia sia piena di mestitia. Il che farà ottimamente, volendo esprimere li primi effetti, quando vsarà di porre le parti della cantilena, che procedino per alcuni mouimenti senza il Semituono, come sono quelli del Tuono, & quelli del Ditono, facendo vdire la Sesta, ouero la Terzadecima maggiore, che per loro natura sono alquanto aspre, sopra la chorda più graue del concento; accompagnandole anco con la sincopa di Quarta, o con quella della Vndecima sopra tal parte, con mouimenti alquanto tardi, tra i quali si potrà vsare etiandio la sincopa della Settima. Ma quando vorrà esprimere li secondi effetti, allora vsarà (secondo l'osseruanza delle Regole date) li mouimenti, che procedeno per il Semituono: & per quelli del Semiditono, & gli altri simili; vsando spesso le Seste, ouero le Terzedecime minori sopra la chorda più graue della cantilena, che sono per natura loro dolci, et soaui; massimamente quando sono accompagnate con i debiti modi, & con discrettione, & giuditio. Ma si debbe auertire, che la cagione di esprimere simili effetti non si attribuisce solamente alle predette consonanze poste in tal maniera: ma si attribuisce etiandio alli Mouimenti, che fanno cantando le parti; li quali mouimenti sono di due sorti, cioè Naturali, et Accidentali. Li Naturali sono quelli, che si fanno tra le chorde naturali della cantilena, oue non intrauiene alcun segno, o chorda accidentale; et questi mouimenti hanno più del virile, che quelli, che si fanno col mezo delle page 340chorde accidentali, segnate con tali segni, i quali sono veramente accidentali, & hanno alquanto del languido; da i quali nasce similmente vna sorte di interualli, chiamati Accidentali: ma dalli primi nascono quelli interualli, che si chiamano Naturali. La onde douemo notare, che li primi mouimenti fanno la cantilena alquanto piùsonora, & virile; & li secondi più dolce, & alquanto più languida. Per il che li primi potranno seruire ad esprimere li primi effetti; & li secondi mouimenti potranno seruire a gli altri; di maniera che accompagnando gli interualli delle maggiori, & delle minori consonanze, con li mouimenti naturali, & accidentali, che fanno le parti, con qualche giuditio; si verrà ad imitare le parole con la bene intesa harmonia. Quanto poi alla osseruanza de i Numeri, considerata primieramente la materia contenuta nella Oratione; se sarà allegra, si dè procedere con mouimenti gagliardi, & veloci; cioè con figure, che portano seco velocità di tempo; come sono le Minime, & le Semiminime: Ma quando la materia sarà flebile, si dè procedere con mouimenti tardi, et lenti; come ne hà insegnato Adriano ad esprimere l'uno, & l'altro modo in più cantilene, tra le quali si troua queste, I vidi in terra angeli costumi; Aspro core e seluaggio; Oue ch'i posi gli occhi; tutte composte a sei voci; & Quando fra l'altre donne; Giunto m'ha Amor, a cinque voci; & infiniti altri, con infiniti motetti, li quali non nomino, per non andare in lungo. Et questo non solamente si de osseruare intorno li Numeri, ancora che gli Antichi intendessero tal cosa in vn'altra maniera, di quello, che fanno li Moderni; come si vede chiaramente in molti luoghi appresso di Platone: ma etiandio douemo osseruare, di accommodare in tal maniera le parole della Oratione alle figure cantabili, con tali Numeri, che non si oda alcun Barbarismo; si come quando si fà proferire nel canto vna sillaba longa, che si douerebbe far proferir breue: o per il contrario vna breue, che si douerebbe far proferir longa; come in infinite cantilene si ode ogni giorno; il che veramente è cosa vergognosa. Ne si ritroua questo vitio solamente nelli Canti figurati; ma anco nelli Canti fermi, si come è manifesto a tutti coloro, che hanno giuditio: Conciosia che pochi sono quelli, che non siano pieni di simili barbarismi; & che in essi infinite volte non si odi proferire le penultime sillabe di queste parole Dominus, Angelus, Filius, Miraculum, Gloria, & molte altre, che passano presto, con longhezza di tempo; il che sarebbe cosa molto lodeuole, & tanto facile da correggere, che mutandoli poco poco, si accommodarebbe la cantilena; ne per questo mutarebbe la sua prima forma: essendo che consiste solamente nella Legatura di molte figure, o note, che si pongono sotto le dette sillabe breui, che senza alcun proposito le fanno lunghe; quando sarebbe sofficiente vna sola figura. Si debbe similmente auertire, di non separare alcuna parte della Oratione l'vna dall'altra con Pause, come fanno alcuni poco intelligenti, fino a tanto, che non sia finita la sua Clausula, ouero alcuna sua parte; di maniera che'l sentimento delle parole sia perfetto; & di non far la Cadenza; massimamente l'vna delle principali; o di non porre le Pause maggiori di quelle della minima, se non è finito il Periodo, o la sentenza perfetta della Oratione; & quella di minima nelli punti mezani: percioche veramente è cosa vitiosa; la quale quanto sia osseruata da alcuni Prattici poco aueduti, ciascuno, che vorrà por mente a tal cosa, lo potrà con facilità vedere, & conoscere. Debbe adunque il Compositore in cose simili aprir gli occhi, & non li tenere chiusi: percioche è di molta importanza; accioche non sia riputato ignorante di una cosa tanto necessaria; & debbe auertire di porre la Pausa di minima, o di semiminima, si come li torna commodo, in capo delli mezani punti della Oratione: percioche seruiranno per li Coma: ma in capo delli Periodi debbe porre quanta quantità di pause, li tornerà commodo: percioche mi pare, che poste in cotal maniera, si potrà ottimamente discernere li membri del Periodo l'vno dall'altro; & vdire senza incommodo alcuno il sentimento perfetto delle parole.