Title: Seconda parte dell'Artusi
Author: Giovanni Maria Artusi
Publication: Giacomo Vincenti (Venezia, 1603)
Principal editor: Frans Wiering
Funder: Utrecht University Netherlands Organization for Scientific Research (NWO)
Edition: 2000
Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht NetherlandsAL MOLTO ILLVSTRE SIGNORE IL CAVALIERE HERCOLE BOTTRIGARO PATRON OSSERVANDISSIMO
L'ARTVSI.
Tractant fabrilia fabri.
ma d'huomini in questa professione intelligenti; se bene questi Signori Legisti dicono che Fides non
facit fidem.
Accetti adunque V.S. molto Illustre queste fatiche
volontieri quali si siano, mentre che pongo all'ordine la diffesa
del R. Gioseffo Zarlino, huomo che à giorni nostri è stato più
virtuoso è lodato assai, che gli suoi Censori. Intanto le prego
dal Signore vna longa & felice vita.
A GL'AMICI LETTORI.
Della Harmonia adunque è da tenere trattamento, non dell'Arte tutta intiera, ma inquanto ella per Antico fu alla poesia Compagna.Le Conuenne perciò in cosi fatto libro toccare alcune cose all'Harmonie appartinenti. E ben il uero che perche questa non era sua principale intentione, le fu necessario, si come ei fece, breuemente & come si dice, per accidente di cosi fatta scienza discorrere, & trattarne, rapportando più tosto l'opinione, & detto altrui, che cosa alcuna di suo dire; come chiaramente dalle sue parole ciò si manifesta; non hauendo lui di cosi fatta scienza, quella essatta esperienza, che se le richiedeua, douendone fare particolare & longo trattamento. Questo libro cioè l'vna e l'altra parte della poetica, essendo alle mani di M Annibale MeloniLodi di Annibale Meloni. peruenuto, all'hora ch'egli era capo del Nobilissimo Concerto dell'Illustrissimo Senato, di Bologna; huomo che à giorni suoi, si come fu di bontà di Vita, cosi d'intelligentia, pratica, & giudicio delle cose appartinenti alla Harmonia; il che si è veduto nel libro da lui Composto Intitolato; Il Desiderio di Alemanno Benelli; nome che per trasportatione di lettere, dice Annibale Meloni; nel quale si tratta de Concerti Musicali di diuersi Instromenti;Opere Composte da Annibale Meloni. Et forsi che un giorno si uedranno ancora, Gli Meloni ragionamenti cosi da lui fatti & intitolati, che sono nelle mani d'altri. Fu da questo Virtuoso piu uolte letto, & con molta attentione riletto, in quella parte appunto doue il Signor Patricio tratta de Generi dell'Harmonia, & notanpage vi do il particolare dal Signor Patricio rintracciato da Nicomaco, & da Euclide, andò alcuni giorni fra se stesso le parole del Signor Patricio ruminando; le quali conoscendo che alle Demostrationi fatte, non corrispondeuano; fecce risolutione d'auisare diuersi Amici suoi, liquali sapeua che molto di cosi fatta scientia si dilettauano, per saperne il parer loro; fra quali hauendo sopra questo particolare dato auiso à me ancora desideroso di cauarne il parer mio, le risposi. Che in tal caso molte erano le cose intorno alle quali, era dibisogno hauere matura consideratione; essendo che rispetto à diuerse cause, poteua egli molto bene hauere ragioni tali, che se assolutamente, defendere non lo poteuano, almeno erano basteuoli ad escusarlo; con intentione, essendo io qualche miglia lontano, in breue tempo d'abboccarmi con lui, & del tutto liberamente dirle il parer mio. Ma l'auttor del parere à cui parue che opportuno mezo fosse questo, per acquistarsi credito e gloria, appresso il mondo, con lo hauere occasione di tassare un'huomo à giorni nostri singolare; Baldanzosamente si diede tosto à scriuere, contra questo particolare, non si raccordando che Catone soleua dire.
Quo minus petebat gloriam, eo magis assequebatur illam.Detto di Catone.
Ed il gran Fabio. Gloriam qui spreuerit veram habet.
Fu però il motiuo dal Meloni fatto; se bene l'Auttor del parere l'anno
1593. Publicò in Istampa il Discorso, con titolo cosi fatto.Titolo del discorso. Il Patricio
ouero de tetracordi Harmonici d'Aristosseno parere & vera Demostratione. La qual Demostratione, & parere quanto sia falsa, nelle seguenti Considerationi, lo manifestarò à quelli che si dilettano, & sono di
cosi fatta scienza intelligenti. Dimostrarò quanto siano scusabili quelle cose che dal Patricio sono dette & Dimostrate; & quelle dello Auttor
del parere biasimeuoli & false. Contentateui di leggere queste mie breui Considerationi, & raccordateui che. Amicus Plato, Amicus
Socrates sed magis amica Veritas.
& come disse Lucretio il Poeta.
Solus Veridicus purgabit pectora dictis.Detto di Lucretio.
Cosi da questa verità sospinto, & dalla promessa fattaci l'anno passato,
quando io fecci conoscere al Mondo che il desiderio Dialogo d'Alemano
Benelli, era fatica di Annibale Meloni, & non d'altri abbagij alla Luna chi vuole; Ho presa questa fatica per difesa del Morto Signor Francesco Patricio,Intentione dell'Artusi, e di
difendere li
morti. la qual è tanto piu pia, quanto mi par fuori del proposito, page vii
l'offesa di vn Morto; & del Meloni ancora contra del quale l'auttor del
parere non hauendo risguardo, ne alla seruitù, ne all'Amicitia, assai bene
ha dimostrato il buon animo suo, verso di lui; che non s'è vergognato d'attribuire à se stesso il Dialogo di sopra mentouato,
con l'espositione d'alcuni problemi d'Aristotele,Opere diuerse fatte di Annibale Meloni. li primi essemplari di cui & le prime abbozzature viuono ancora nelle mani de gl'Heredi del sodetto Meloni. Et vltimamente parendole bene, come si dice, dar di becco alla Ghiandaia,Prouerbio. ha
detto & scritto molte cose contra di me, che mai l'ho offeso ne nominato
in conto alcuno, non si vergognando di attribuire à se stesso parte di quelle
cose, che già ho rintracciato da questo & quell'altro auttore Antico &
Moderno, & datole in luce nel libro Intitolato delle imperfettioni della
Moderna Musica; stampato in Venetia l'anno 1600. dalle quali cose
tutte, si può indubitatamente raccogliere, & considerare quanto alla inquietudine quest'huomo sia per natura inclinato. Ma perche da mal Coruo mal ouo;Prouerbio. da queste mie Considerationi scoprirete quanto l'Auttor del
parere sia atto à simili discorsi, pareri, & Demostrationi; leggete &
notate bene, fin tanto che io ponghi all'ordine il libro de RE MVSICA,
del Reuer. M. Gioseffo Zarlino, per darlo al mondo.Opera noua
del Zarlino che
presto si darà
alle Stampe. In tanto amatemi
che ui prego ogni felicità & contento.
TAVOLA DELLE COSE NOTABILI;
ACcidenti sono di due sorti. c. 36 non sono causa del concento. | 44. |
Accorciamento leuato dal Sig. Patricio. 24 b diuersi fare rispetto suono. | 25. b. |
Affetto quello che sia. | 10 |
Andrea ornitoparco & sua diuisione. | 23. |
Antichi non considerauano quelle cose che da Moderni sono apprezzate. | 44. |
Arte de Cantori qual sia. | 10 |
Aristosseno non ha mai nominato proportioni ne numeri. | 10. b |
Ascanio Persio lettore nello studio di Bologna. | 49. b |
Auttor del parere si serue delle cose del Patricio. | 15. b |
Tassa Plutarco. | 43. b |
Autorità argomento efficace. | 47 |
Annotatione sopraposti passaggi. | 51 |
Causa che ha mosso l'Artusi a scriuere. car. | 1. |
Comparatione dall'ottaua alla settima 39. fra quali cose si facci. | 40 |
Concento ciò che sia b. & 23 da che nasca 8. ciò che sia secondo Platone & Cicerone. 24 non nasce dalla modulatione. | 25 |
Conclusione vera 32 b. da dimostrarsi. | 19 b |
Confutatione dell'opinioni dell'auttor del parere. | 11. b. |
Congiuntione del diesis con il tuono non ci dà quello che dice l'auttor del parere. | 28 b |
Consonantia e ragion de numeri. | 33 |
Contradittione dell'Ottuso. | 43 |
Ciò che debbe fare il pratico. | 52 |
Detto di Valerio massimo. 3 di Auerroe 4 & 34 d'Oratio. 11. di Simplicio. 12. d'Aristotele, 12 di Catone. | 45. b |
Descrittione del Genere Diatonico fatta dall'auttore del parere 16 b & 17. b. de Cantori ordinarij. 48. & | 49. |
Difesa del Patricio 4. b. 7. b. di Plutarco, | 44 b. |
Dimanda fuori del proposito. | 47 |
Discorso particolare intorno alla settima. | 34.35.36.37.page x |
Dispareri di diuersi auttori. | 2.3. b |
Ditono descritto dall'Auttore del parere maggiore di quello de pitagorici. | 22. b |
Due cose contrarie non si possono desiderare per lo istesso fine. | 26 |
Descrittione del Cantore non ordinario. | c. 49 |
EFfetti delle parti. | 12 |
Enarmonico Genere come si Constituisca. | 47 b |
Errore dell'Auttor del parere 4. 11. & 19. b. 49. & 50. b. che nasce per lo accorciamento de gl'interualli 23. di alcuni Moderni. | 30. b |
FAlsa descrittione del tetracordo di Aristosseno. | 22. b |
Fini diuersi & quali. | 44. b |
Firmissima conchiusione. | 26. b |
Forma di vn mostro. | 21 |
Forza di due cordi vnisone. | 30.31 |
GEnere quello che sia. 15. & 16. b. Cromatico d'Aristosseno descritto dall'auttore del parere. 35. b. perche sia detto Tonieo 36. b. Hemiolio o sesquialtero 39. b. molle ò delicato. | 41. b |
HArmonia propria, & Concento è una medesima cosa. | 26 |
INconueniente che nasce dalla diuisione fatta dall'Auttore del parere. | 24. b |
Inganno come s'intenda nella Musica. | 45. & 46. |
Intentione dell'Artusi. 29. b. del Patricio. | 7. b |
Interuallo nasce dalla modulatione. 28. Considerato in due maniere. 30. b. di quanti semituoni siano riempiti. | 29. b. |
LA settima e quanta. | 37 |
La Natura si compiace delle cose naturali. 31. & | 33. |
Le potentie de sensi seruono ad ambidui li contrarij. | 48 |
Lo eccellente sensibile corrompe il senso. | 37 |
MAlignità da Platone conosciuta. | 3. |
Melodia & Modulatione quello che siano. | 23 |
Metà del tuono non si può sapere. | 52. b |
Metafora quello che sia. | 35 |
Musica quello che sia. | 27 |
NAtura del diesis & b molle. | 9 |
Necessità nella quale vien posto Aristosseno. | 18. b |
Nouità che apporta le Cantilene fatte da alcuni moderni. | 9 |
Noui effetti della Musica, non v'è alcuno che gli descriua. | 28 |
ORdine seruato dalla natura. I. b. come sia stato detto da alcuni 2 b. naturale de Generi seruato da Aristosseno. | 3. b |
Opinione dell'Auttore. | 19. b |
Oppositione fatta al Patricio. 4. b Ottaua & sua auttorità. 12. b. ha sette specie. | 14 b |
Ottuso & suo disproposito 29. si contradice 32. suoi suppositi. | 45 |
Opera di Gioseffo Zarlino. | 53 |
PAssaggio da vna consonantia all'altra come si facci. 33. d'alcune cantilene. | 49. & 50.page xi |
Potentia di due sorti. | 50. b |
Prima oppositione fatta al Patricio qual sia | 2 b |
Proportioni di diuersi diesis. | 41.42. b. di maggior & minor inequalità & loro natura. |
Proprietà delle consonantie & dissonantie. | 8 |
Prouerbio seruato de Bolognesi. 4. dallo autentico al plagale quello che sia | 44. b |
Passaggi fatti da l'Ottuso ne suoi Madrigali. | 50 |
QVali cose à sensi piacciano. | 39 |
Quali s'intendano Musici Antichi. | 41. |
Quello che sia interuallo composto. | 36. b |
Quesito fatto all'auttore del parere. | 25. b |
Quintiliano ciò che dica della imitatione. | 42. |
REgola de modi dichiarata. 22. per conoscere delle due proportioni quale di loro sia maggiore. | 10. b |
Rithmo, numero & Harmonia serui dell' Oratione. | 31 |
Risposte dell'Ottuso. | 52 |
SEmiditono minore della sesquiquinta proportione 22. b. accompagnato col ditono non reitegrano la diapente. | 23. b |
Semituono quello che sia. 50. b. da quali proportioni siano contenuti. | 37. b |
Similitudine delle cantilene fatte da Moderni. | 10 |
Stapulense ciò che dica nella diuisione della quantità continoa in parti eguali. | 10. b |
Suppositi nella Musica, quali siano. | 46 |
TAsso & suo detto. 38. & | 39 |
Terza & come sia considerata. | 31. b |
Tetracordo diatonico molle descritto dall'auttore del parere. | 27. b |
Tre specie di semituoni. | 37. b |
Trihemituono ciò che ne dica Boetio. | 36. b |
Tuono descritto da Aristosseno. 8. b. non è il sesquiottauo. 9. b. quello che sia. 23. b. si diuide in parti eguali. 53. b. qual sia la loro differenza. | 21. b |
Errori. | Corettioni. | ||
3 | 16 | anni oscuri | antri oscuri. |
5 | 34 | & dalla natura | & dalla natura |
22 | 4 | partiui | parui |
22 | 34 | io diro | Io dico |
30 | 32 | uaturale | naturale |
32 | 33 | cotra | contra |
1 | 15 | l'herbe vermi | l'herbe verdi. |
4 | 8 | Doria eolia | Doria, Ionia, Eolia. |
7 | 27 | sesquiquinta | sesquiquarta |
9 | 4 | Della quantità | nella quantità |
9 | 36 | serue al | serua al |
17 | 6 / 12 | 6 / 120 | |
21 | 26 | 2 / 13 | 2 / 17 |
28 | 21 | sonanti | sommati. |
29 | 9 | Conforma | conferma |
35 | 9 | Cromatico Tomeo | Cromatico Tonieo |
42 | 12 | proprij di Colore | proprij del Colore |
44 | 6 | & di Filosofia; non | & di Filosofia Composti; non |
51 | 25 | nominato | rimasto. |
L'ARTVSI DELLA IMPERFETTIONE DELLA MODERNA MVSICA. Parte Seconda. DEL REVER. P. D. GIO. MARIA ARTVSI DA BOLOGNA.
Non omnibus datum est adire corintum,
ne considerano che: Nihil dictum quod non sit prius dictum.
Et perciò
non ui è huomo al mondo, che scriua sia di qual professione si uoglia; che non
si serua delle cose altrui: dicanlo gli Signori Legisti, gl'Oratori, Poeti,
Gramatici, Filosofi, Astrologi. & altri che di cosi fatti libri le botteghe ne
sono piene. E se l'Autore dice qualche bel pensiero accommodato à suo
modo; uogliono che l'habbi apparato da altri; & che altri prima di lui lo
habbi detto; si che à tutti li modi, & per ogni uerso, per la malignità, che
gli tiene oppressi, si insegnano di tassare; mordere; & lacerare hor questo,
hor quello; & con belle parole dimostrano prima di lodare le fatiche altrui
e dipoi con il rasoio della mala lingua lo scarnano insino all'osso. Di qui è page 3che PlatoneMalignità de
l'huomo da
Platone conosciuta. Regola, e norma de gl'huomini sapienti imitando Pitagora
disse, che non voleua publicamente dire di suo cosa alcuna, accioche gli pensieri suoi, non fossero soggietti al giudicio
d'ogn'uno, et restassero senza difensore, & protettore; conoscendo sino à quei tempi quanta fosse la malignità dell'animo humano, che piu tosto, taluolta si dourebbe dire inhumano. Altri dallo amore di se stessi spinti, che è il
padre dell'ambizione, da
cui nasce la inuidia, che fa disprezzare tutte le cose per buone, ed vtili,
che si siano, non hauendo riguardo al alcuna ciuil attione, si dipongono
di perseguitare, in scritto, & in qualunque modo possono, qualch'uno, che
pensano poterle impedire qualche loro dissegno di gloria, ò che si presumono
poterle apportare gloria, se bene quel tale ha hauuto mira, & intentione
di giouare, & non mai d'offendere alcuno; come apunto è intrauenuto al
Patricio: Et se bene tali attioni sono piene di veleno, vengono però coperte con parole piene d'amore & di verità. Ma la natura di questi tali
benissimo fu da OuidioInuidioso da
Ouidio descritto. descritta quando disse, che l'inuidioso habita ne
gl'antri oscuri, cioè che la inuidia stà ne cori tenebrosi, e lo inuidioso non
vuol vedere la luce, cioè la gloria d'altrui; Ha l'aspetto toruo, perche non
può guardare per il dritto la persona inuidiata, però disse.
Pallor in ore sedet, macies in corpore totos
Nusquam recta acies, liuent rubigine dentes,
Pectora felle virent, lingua est suffusa veneno.
Di modo che tanta è la varietà de pensieri, e giudicij de gl'huomini,
che danno propriamente ad intendere la loro inconstantia, e leggierezza.
Però in non credo che vi sia stato, sia, ò sia per esser huomo al mondo, che
habbi scritto, scriua, ò sia per scriuere, che habbi tanta felicità, che gli pensieri suoi si confrontino con tutti di tal
maniera, che schiuar possi le censure de gli maldicenti. La qual cosa, se per buona mia fortuna fosse accaduta à me, troppo sarei stato felice. Ma come disse Valerio Massimo.
Nulla est tam modestia foelicitas, quae malignitatis dentes vitare
possit.
Mi rallegro però che le cose mie siano cadute in consideratione tale,
che quelli, che piu de gl'altri fanno il sapiente si siano mossi à lacerarle, odiarle, & perseguitarle; il che à me sò che
sarà di gloria, che mai ne miei scritti
gl'ho nominati, si come non faccio ne presenti, & à loro appresso gli giudiciosi sarà di poco honore, perche danno in nota la natura loro. page 4 Altri se bene non sono in questa scienza talmente instrutti, che assicurare si possino, di dirne il suo parere, si vanno però ingegnando di
far con alcuni suoi Academici, che si presumono assai, come vna lega;
& discorrendo, consultando, disputando, chimerizando, sofisticando, in
guisa di buoni Alchimisti, tanto s'affaticano, che insieme pongono qualche scritto per tassare altri; & non s'accorgono, che entrano nello istesso laberinto d'esser tassati al presente, & da posteri
conosciuti per huomini, che
vengono della stirpe vera di Zoilo; & tal volta non già da se mossi, ma
da altri spinti fanno questi operationi. Che perciò metaforicamente sono
addimandati bolzoni, che valentemente scroccati per offendere altri, offendono se stessi; et quando si pensano di atterire questo modo di comporre, che
fin hora è stato da tanti anni in qua osseruato da migliori, & più eccellenti Compositori, che il Mondo habbi hauuto, & habbi, auiliscono se stessi,
& le Compositioni loro; & non s'accorgono che come disse Auerroe nel primo della Fisica test. 6. Consuetudo est maxima causa dependens
à pluribus per se manifestis.
Però Alessandro de AlesAlessandro
d'Ales. sopra la Meth.
disse. Consuetudo est altera natura;
& replicando lo istesso Auerroe sopra la Logica disse.
Consuetudo est magni vigoris.Detto d'Aueroe.
Confrontandosi con Aristotele, che nel lib. de me. & Re nel Cap. 3. disse. Consuetudo est tanquam natura.
Et si confronta con il prouerbio del volgo che
dice. Chi lascia la uia uecchia per la noua, spesso ingannato si ritroua.Prouerbio. Il
che intrauenne à D. Nicola Vicentino, che si prouò di uolere introdurre,
che tutti tre li generi si cantassero, la qual cosa per la difficoltà sua; e per il
poco piacere, che ne riceua il senso dell'udito, non hebbe quel felice successo, che si pensaua, & à lui accadde come à Mascarone da Bologna. Questo
era huomo burleuole, e faceto, ne gran caldi dell'estate si fece una Cappa, che
cosi chiamauano all'hora quella sorte di uestimenti, che hora diciamo Ferraioli, di Tela detta San Gallo nera bella, & ben
fatta, con isperanza,
che & per la poca spesa da ogn'uno amata, & per la leggierezza sua ciascuna la douesse imitare, sperando per cosi fatta inuentione da lui nouamente ritrouata, rapportarne honore infinito, ma la foggia le restò su le spalle; onde hoggi giorno è seruato il Prouerbio,
que quando alcuno uuol
essere innouatore di qualche cosa, si dice à Bologna: `A te intrauerà come
fece à Mascarone.Prouerbio di
Mascarone da
Bologna Questi promettono cose grandi, dispute di Filosofia, noue regole difese con l'autorità di Aristosseno, Tolomeo, Zarlino,
et Galilei,
allargano il campo alli artificiosi contraponti, & uado uedendo, che in uepage 5ce di abbellirlo, lo insporcheranno. Stij però auertito il Lettore di leggere
con molta attentione, e consideratione, perche io le ritrouo piene di concetti
sofistici, e falsi, se bene apparenti, & cosi fatte cose facilmente ingannano
quelli che non sono più che auertiti. Spero però che si risolueranno in un fumo di paglia, cosa che non è mai per intrauenire
alle buone Regole osseruate da nostri passati, & presenti per due rispetti, l'uno è perche parte di loro
sono fondate sopra la Demostratione, che errare non puote; l'altro dalla esperienza madre di tutte le cose, sono approuate per naturali, e buone; et
perciò l'udito se ne compiace assai alla essecutione delle quali è autentichezza loro, in uece di lettere di questo, et quell'altro,
le quali haurei potuto far
scriuere, et alla Scola di Roma, et à quella di Venetia; uoglio che mi bastano le opere da loro fatte, già per molti anni da tanti ualenti huomini, et
quelle che al presente ancora si fanno, ogni giorno, et per Italia da molti,
che sono eccellenti, come dal S. Claudio da Correggio, Horatio Vecchi, Luzzasco Luzzaschi, il Fiorino, il Guami, et altri
tanti, e tanti, il numero
de quali è infinito; Et nella Spagna, Francia; et ne gli Oltramontani paesi.
Ma affin che la leggierezza di quelli che si fanno lecito di uolere essere
noui Legislatori, sia conosciuta, registrarò alcune lettere in simile affare
occorse, le quali essaminaremo, et uedremo come si uadi ingegnando di deprauare le Regole di quest'arte tanto nobile. Ma prima dico che ritrouandomi in Ferrara l'anno 1599. mi fu data una lettera
senza nome proprio, eraui però la sottoscrittione, che diceua; L'Ottuso Academico. Hebbi
dipoi in buona notitia, che questo era huomo di molta autorità; et perche egli
faceua del Musico assai, scriuendomi d'alcune cose appartenenti alle cantilene, da questi moderni destruttori delle buone
Regole fatte disse lodando quel modo di comporre. Essendo questa modulatione noua, per trouar con la nouità sua noui concenti, & noui affetti, ne discostandosi in niuna parte dalla ragione, se ben s'allontanaua in un certo modo dalle antiche tradittioni d'alcune eccellenti Musici.Alle quali parole che ancora appresso di me si conseruano, mi risolui per darle sodisfattione d'inuiarle la seguente risposta, & mia lettera; parmi però bene auanti che io più oltra proceda di dire, che le tradditioni antiche non sono da gl'antichi state lasciate senza qualche fondamento, & ragione demostratiua, & dalla natura istessa della cosa persuasa, & perciò giudico per inconueniente, che questo Sig. Dottore dichi, che non s'allontani dalla ragione, ma dalle antiche traditioni d'alcuni musici eccellenti; & tanto page 6più che non adduce ragione alcuna, per laquale si mostri che la sua opinione non s'allontani dalla ragione, ma si bene delle traditioni de gl'antichi, & è apunto come à dire, questa cosa è vera, perche è uera. Hor ecco la copia della mia lettera inuitata all'Ottuso in risposta delle parole sopradette.
Molto Mag. Patron mio Osseruandiss.
Essendo questa modulatione noua, per ritrouare con la nouità sua noui concenti, & noui affetti, ne discostandosi in niuna parte dalla ragione, se bene s'allontana in vn certo modo dalle antiche tradittioni d'alcuni eccellenti Musici.Che la modulatione sia noua, non è dubio, lo confesso, perche tutte le compositioni, che nouamente uengono fatte dalli Pratici, hanno le parti, che modulano arie noue, essendo ciascuna parte da se stessa vn'aria. Ma non vale la consequenza, che la nouità della modulatione, ò dell'aria troui noui concenti. Il concento come lo definiscono tutti li dotti,concento cio che sia. è una mescolanza de suoni, graui, et acuti tramezati di tal maniera, che percossi producono soauità infinita all'udito. Nella qual diffinitione due cose ui sono da considerare, la prima è che il concento è composto de suoni graui, & acuti tramezati; la seconda che questi suoni tramezati producono soauità all'udito. Della prima ue ne fa certo Pietro d'Abano sopra li Problemi di Aristotele nel problema 22. della particola 19.Aristotele nel Problema 22. doue dice che il mezo è quello che genera il concento. Della seconda disse il Poeta:Petrarca.
Facean piangendo vn dolce concento.Ma li suoni graui, & acuti, che fanno il concento sono le consonanze tramezate, delle quali questa, & quell'altra cantilena si compone, & sono per natura sua, soaui, e grate da sentire. Ma le consonanze di cui sono composti gli Madrigali, &c. non possono fare nouo concento;consonanze non possono fare nouo concento. concento si, ma nouo nò; perche sono tramezate nell'istesso modo, che in tutti gl'altri Madrigali, e Canzoni siano de quali autori si uogliano. Et se sono le istesse consonanze tramezate all'istesso modo, come in effetto sono, non produranno nouo concento come V.S. dice; dicami V.S. che nouità di concento ui aporta il principio del Madrigale. Era l'anima mia. Se gli suoni graui, & acuti è una quinta tramezata da vna Terza minore in progressione Arithmetica, come si può vedere da questi termini? page 7
- Ouero secondo la progressione Arithmetica.
- Ouero secondo la proportionalità Geometrica.
- Ouero secondo la Medietà Harmonica.
- Ouero secondo la Medietà contr'Harmonica.
Settima | Settima |
9 7 5 | 9 &c. 45 5 |
Arithmetica diuisione. | Geometrica diuisione. |
Settima | Settima |
9 6 3/7 5 | 63 53 33 |
Harmonica diuisione. | Contra Harmonica diuisione. |
16 | 15 | |
16 | 15 | |
. 9 | .8 | |
— | — | — |
72 | | 2304 | 800 |
— | — | — |
32 | 25 |
Est animi, aut
corporis ex tempore aliqua de causa commutatio.
Come sarebbe
che l'huomo allegro per qualche causa diuentasse melanconico, & di mite
iracondo; ouero di sano che s'appartiene al corpo infermo, & simili cose
sarà forsi vero che la Musica del &c. habbi operato, ouero operi nell'animo de gl'huomini questi effetti, & queste mutationi? eccene qualche autentica probatione? Ha forsi questa sorte di Musica fatto qualche miracolo come già si legge che faceuano quei Musici antichi,
& eccellenti?Musica antica
fece effetti
grandi. Non
l'ha fatto; adunque non può fare noui affetti, come V.S. mi dice; bene come ho detto ella sollecita l'udito, & aspramente, & duramente lo percuoterà. Et se bene pare, che questi Signori Cantori per
hauerla in molta
pratica la pronuncijno con qualche passaggietto, & che con questi cuoprino
cosi fatta asprezza di modo, che pare che non offendi,Arte de cantori. ciò succede accidentalmente, & non per natura di quelle dissonanze poste in qual maniera si
voglia, che sempre sono, & saranno aspre, crude, dure, & insoportabili
all'udito. Et quando sarà quella cantilena fuori delle mani di cosi fatti
Cantori, bisogna che sia, & appaia tale, perche in somma ella è tale. Et è
come quel Spazacamino, che sontuosamente in maschera uestito par buono, & bello, e piace à tutti li riguardanti; al fine cauatale la maschera, e
la veste accidentalmente postale, resta il spazacamino in somma bruttezza.Similitudine
delle cantilene fatte da
moderni, &
questa noua
pratica cosi
da loro detta. Che il Signor &c. s'allontani in un certo modo da le antiche
tradittioni d'alcuni eccellenti Musici, non sò quali siano questi che lei chiama eccellenti Musici antichi; & quali siano
queste tradittioni, come, &
in quali cose egli s'allontani, & per qual ragione egli cosi s'allontani, dicalo
V.S. che à parte per parte uedremo in quanta poca stima si debba hauere
queste nouità, che senza autorità de vecchi, e senza la demostratione sono
introdotte, guastando, e rouinando il buono, e 'l bello della Musica. Ma page 11qual Scultore, qual Pittore, qual Poeta, Oratore è quello che non cerca di
imitare più che puote gl'antichi, che sono stati eccellenti?Imitare e gl'atichi è bene. eccetto il Signor
&c. Hora ne voglio dire ancor una, & non più, che per addesso la penna
è stanca. Nel Madrigale, Crud'Amarilli, qual tuono osserua?Inosseruanza
de modi. non sò
se sia del settimo ordinario, ò del duodecimo, perche tante sono le cadenze
dell'uno, quante dell'altro, che per entro vi sono; però quando considero il
principio e il mezo, e 'l fine, non ritrouo altro, che vna confusione di cose
tutte poste insieme. Horsù per conclusione ho prouato à V.S. che in
questa Musica non u'è, ne può essere nouo concento;conclusione di
quanto è detto di sopra. non u'è, ne può essere
nouo affetto; lei mi dice che è lontana dalle tradittioni de gl'antichi eccellenti Musici; che cosa ci può essere adunque di buono? se fugge le tradittioni de gl'antichi; & antichi eccellenti?
Parturient Montes, nascetur ridiculus mus.
Prouerbio, &
detto d'Horatio nella poetica.
Et contraria simul pati impossibile est.
Detto di Simplicio.
Confrontandosi con Aristotele, che nel quarto della Metaphisica disse.
Contraria simul eidem inesse non contingit, quia vnum contrarium est negatio alterius.
Detto d'Aristotele. Et nell'ottauo della Fisica pur ancora disse. Contraria se mutuo corrumpunt, & impediunt.
Di modo
che non potendosi in vno istesso tempo secondo il Filosofo la consonanza,
& la dissonanza, che sono contrarie comportare, si impediscono l'una &
l'altra insieme, ne possono fare il concento, come farebbe se altrimenti fossero accomodate. Ma perche ho detto, che la settima resta maggiormente dissonante diuisa altrimenti quasi, che ella patisca maiorità, &
minorità di natura sua, & di dissonanza; dico che resti, cioè che il senso
dell'vdito la scopre per tale vna volta più che l'altra rispetto al rumore dell'altre parti che impediscono il senso dell'udito,
in quella maniera, che nel mezo di qualche strepito; se due ragionano insieme, l'uno più, e manco intende,
e sente l'altro secondo che lo strepito è fatto maggiore, e minore.Effetti delle
parti. Quando poi
io dico, che à prouare per introdurre nouo modo di comporre che vuole la
autorità de Vecchi, ò la demostratione; intendo non l'autorità d'ogni sorte di Vecchio; perche in ogni età ci sono stati di quelli, che più de gl'altri
hanno fatto il bello ingegno; ma de gl'eccellenti, & di quelli che hanno insegnato il buono, e 'l bello della Musica, le tradittioni de quali sono regole
cauate dalla Demostratione, & dalla natura istessa della cosa, confermate dalla esperienza Madre di tutte le cose, & dalla lunga consuetudine.
Et questi sono quei Vecchi, dalle tradittioni de quali gli Moderni Dottori s'allontanano. Posso ancora auisare in questo luogo, che nelle mie
Canzonette à quattro Voci, vi sono occorsi alcuni errori di Stampa, &
altri n'ho fatto io à gusto mio, cose che gl'auersarij se ne seruono per arme contra di me; ma sò che gl'huomini in questa scienza giudiciosi, s'accorgeranno benissimo dal mio ragionamento, & dalle cose, che in cosi fatto negotio io ho detto; quali saranno le cose occorse per errore di Stampa,
& quali à mio gusto ho fatto io; dalle quali cose considerarà il Lettore
la malitia, tal hora la poca intelligentia dello auuersario, & quando habpage 13bi, e sia soprapreso dal spirito della contradittione. Voglio hora uenire
per breuità al raporto della lettera promessa in risposta della mia di sopra
posta; la qual ueduta in faccia si conoscerà quanto dica il falso, & quanto s'inganna in questo suo nouo modo di Comporre,
per tirare l'acqua al
suo Molino; di donde potrassi argomentare quanto egli per se stesso in
questa professione uagli, non hauendo lingua da altri.
Molto Reuerendo Padre, & mio Signore Osseruandissimo.
Semituono maggiore. | ||
|
XTermini delle proportioni posti al contrario. |
|
Semituono minore. | ||
Sesquiottogesima. | ||
400. | Comma | 405. |
Concentus autem per aeream naturam in motu positam mouet corpus.
Detti di Marsilio Ficino
nel Timeo. Et ecco il moto, che s'apparpage 18tiene al corpo, & poscia Per purificatum aerem concitat spiritum
animi corporisque modum.
Ecco il moto dell'uno, e l'altro insieme.
Per affectum afficit sensum simul, & animum.Eccone vn'altro moti simile; & piu sotto.
Per conformem quadratem, mira quadam voluptate profundit.
Ecco il moto di mesto in allegro; & nel concludere
dice. Per naturam tam spiritualem, quam materialem totum simul rapit, & simul vendicat hominem.
Et ecco in uno concluso tutti gli moti, & le passioni si dell'animo, come del corpo; & perche ella ne desidera autentica approbatione, acquetasi con
l'autorità di cosi gran Filosofo, alla quale si può aggiungere quella d'Aristotele ne suoi problemi nella
settione 19.cita Aristotele, ma non il
problema, cercalo tu. & quella del nostro Moderno Virgilio Toscano nella sua
Gierusalem al Canto 16. nella stanza, che incomincia. Qual Musico
Gentil. Ma per leuare ogni sorte di scrupolo à V.S. in materia della mia
lettera, nella quale dico, che se bene il Sig. &c. s'allontana in un certo modo dalle antiche tradittioni di molti eccellenti
Musici.Quali siano
gli antichi Musici. Io rispondo questi essere Iosquino, Clemens non Papa, Mouton, Crequilon, & altri di
quella Classe, & doppo loro poscia il Diuino nostro Adriano, le tradittioni
sono poi state per non vscire della proposta qui materia;Tradittioni
prohibite. il Diesi nel discendere, il b molle accidentale nello ascendere, questi moti dalla Corda Diatonica alla Cromatica, & simili altre cose per tradittioni prohibite, & da
nostri antipassati insegnate à noi per regola da fuggire, non essendo ancor
loro nota l'arte d'adoprarle come hora, delle quali il Signor &c. mirabilmente in questi suoi Madrigali se n'è scostato; & cercarà anco di scostarsene, chiunque faccia professione d'honorarsi in
questa facoltà, & che ciò
da ottimi moderni Autori sij stato vsato apportone l'essempio del Signor
Luca Marencio nell'ultimo suo libro à cinque nel Madrigale, che incomincia. Dura legge, nel principio; & nel
Parturient montes nascetur riduculus mus.
Detto d'Horatio.
Ho detto liberamente il parer mio, volendo però sempre che resti &c.
Essamine della sopraposta lettera.
Concentus est ordo qui in voce acuta, & graui
simul contemperatis apparet.
Et Cicerone nel sogno di Scipione confrontandosi Platone disse. Qui acuta cum grauibus temperans,
aequabiliter concentus efficit.
Non dicono come l'Ottuso questi valent'huomini, & sapienti. Che dalla modulatione nasca il concento; Ma
che il concento nasce dal temperamento fatto dal suono graue, & acuto,
che per altro nome diciamo Harmonia. Et dal ragionamento, che segue
potrà ogni giudicioso cauare se il supposito dell'Ottuso sia uero, ò nò. Al
proposito nostro adunque; la modulatione d'una sola parte, non fa ne concento, ne harmonia, ne melodia. La modulatione di
due parti unite,
non fanno ne harmonia propria, ne concento, ma semplicemente quelle consonanze, che per hauere il concento uanno tramezate.
Se della modulatione uogliamo dire di quattro, ò più parti insieme unite si può considerare cosi fatta modulatione in due maniere; ouero
che confusamente questi
senza fare accordo alcuno, ogn'uno à suo modo, ua modulando, ne fanno
consonanza, ne concento, ne harmonia, se non quando ui si incontrano à caso, ouero quando li Cantori modulano dal principio
sino al fine unitamente di tal maniera, che gl'ascoltanti odono quando consonanze, quando concento, quando harmonia propria, & quando melodia. Queste parti cosi
unite, se bene uanno modulando noua aria ciascuna di loro, rispetto alla
qualità d'hor tardi, hor presto, hor uerso l'acuto, hor uerso il graue non
possono fare concento nouo, ne si può fare, che il tramezamento, ò contempage 25peramento de suoni graui, & acuti sia nouo, perche quelle consonanze,
alle quali questo tramezamento viene fatto, sono terminate da quel giorno in qua, che si incominciorno ad vnire queste parti insieme nella modulatione, che sono tanti anni, e possono essere quanti altroue io dissi; & sono
gl'interualli da quali può nascere il concento; L'Ottaua; Quinta, Sesta, et
altre. Per propria natura; se però Platone, Cicerone, & gl'altri dicono il
vero, che il concento nasca dal contemperamento del graue, & acuto come ho detto. Quali consonanze ci apporta nouamente questo Academico Ottuso, che si possino di nouo tramezare per hauere il concento che sia
nouo? Non nasce il concento dalla modulatione,Non nasce il
concento dalle modula tione. come suppone per vero
l'Ottuso, & come uorebbe che si credesse, senza che da lui fosse dichiarato,
qual sia questo concento, & questa modulatione; conoscendo molto bene, che
le farebbe dibisogno, ogni uolta che si riducesse à queste distintioni, col mezo delle loro diffinitioni; confessare tutto
'l contrario; ma ci apporta parole
fuori del proposito, con ponti interrogatiui, pensandosi di distrahere il lettore semplice à credere ciò che dice; ma l'arte cosi fatta è molto bene conosciuta. In somma, modulatione noua rispetto al moto tardo, & presto;
all'acuto, e 'l graue; Aria noua, Concento uecchio usato da quanti hanno
mai in questa facoltà scritto, & composte cantilene. Pur s'affatica l'Ottuso, & uorrebbe che senza altro fosse creduto, che
la modulatione noua,
facesse nouo concento, quasi che non possi essere concento senza la modulatione; Potiamo hauere la modulatione senza il concento;Si può hauere
il concento senza la modulatione, & questa senza que llo. & il concento
senza la modulatione, però non è tutt'uno, sono differenti; & però non seguita, che il concento habbi, & possi esere nouo, rispetto alla modulatione
noua; si può hauere anco la modulatione senza la unione delle uoci; se bene cotal modulatione si potrà dire, che sia imperfetta.
Che la modulatione si possi hauere senza il concento, & senza la unione delle uoci, & delle parti l'ho detto di sopra; che il concento si possi hauere
senza la modulatione, hora lo prouo. La modulatione è un mouimento,
che si fa da un suono all'altro per diuersi interualli, ma nel principio del
Madrigale; Era l'anima mia, si mouono hor presto, hor tardi quelle
parti unite, ma non con interuallo; et fanno il concento, perche quella quinta è tramezata da una corda mezana, che nel graue
resta una terza minore, et nell'acuto una maggior terza; adunque habbiamo il concento senza la modulatione, di più parti insieme vnite. Lo istesso potiamo dire
di quell'altro Madrigale; Ma se con la pietà: mentre che le parti stano page 26ogn'una nella istessa mansione di voce, & non fanno alcuno interuallo, ò
non si mouono con interuallo di voce, bisogna che non ui sia modulatione,
& pur ui si sente, e scorge il concento, che è quel temperamento di graue,
& acuto, che disse Platone. Et però è di molta consideratione il supposito
da me fatto, che se bene la modulatione è noua, non però facci nouo concento.
Dicami l'Ottuso la modulatione di due parti unite producono noue consonanze? non può essere, è un'impossibile; se questo è
impossibile, impossibile è ancora lo hauere nouo concento. Concento si, ma nouo non già.Potiamo hauere il concento ma nouo
non già. A queste due parti
aggiuntaui la terza, che è quella che produce il concento, perche contempera il suono graue, e l'acuto, che producono quelle due parti insieme; qual nouo concento ritrouerà ella? accresce Harmonia;
perche di consonanti, ò
harmonia impropria che era, per l'aggiuntione di quella terza parte si fa
concento, ouero harmonia propria.Concento, &
harmonia propria è una cosa stessa. In conclusione dico, & affermo, che non
si potendo hauere noue consonantie; che nouamente si possino tramezare,
per hauerne nouo concento, che impossibile è, che huomo al mondo possi ritrouare nouo concento. Cessarà adunque la conclusione ancora dello Academico Ottuso, che non potendosi come ho prouato hauere nouo concento,
non si potrà manco hauere nouo affetto. Farà bene in alcuni secondo la
dispositione loro, l'aria noua, e la noua modulatione vn certo effetto di desiderare sentire più d'una volta quella cantilena,Effetto di desiderare da
che nasca. quella dico che sarà piena di vaghezza, bellezza, grauità, artificiosi contraponti; ma non per
questo si potrà dire, che questo sia nouo affetto in specie, perche più, e più
volte è nato questo desiderio d'udire compositioni da valente Compositore
composte. Et per dire quel ch'io sento. Questo desiderio si può intendere in due maniere, ouero che nasce nell'huomo, perche l'udito ne sente
infinito piacere, e l'intelletto ne gode, come fa à sentire le cantilene del
Striggio, d'Andrea Gabrielli, del Porta, di Claudio, del Palestina, Nanino, il Vecchi, Gastoldi, Virchi, Stiuorio,Musici eccellenti. & altri tanti, e tanti, ouero
che l'udito le desidera per sentire vn certo modo piaceuole, che induce
l'huomo alle risa, & à burlarsene; come quelle Giustiniane alla Venetiana; alle quali assomiglia assai quel principio di sopra posto del Madrigale. Era l'anima mia; E ben uero, che due cose, che siano contrarie l'una all'altra, non si possono udire con il medesimo fine;Due cose contrarie non si
possono desiderare con lo
istesso desiderio. il gusto non brama
all'istesso modo, & con lo istesso desiderio il dolce, & l'amaro, si come il
senso dell'udito, con lo istesso desiderio non può sentire le cantilene fatte dalli sopradetti Compositori, & quelle fatte da questi noui Maestri, page 27perche quelli vsano gl'accidenti Diesis, & b molle accidentale secondo la
natura sua, & questi se ne seruono contra la natura.Osseruationi
contrarie. Quelli vsano le
dissonanze nel modo regolato; & questi sregolato. Quelli per salto adoprano quegli interualli, che sono naturali di quinta, & quarta; questi tutto 'l contrario; quelli non supongono che vna nota
sia posta in luogo d'un' altra, come fanno questi; quelli nel modo di vnire le consonanze dispongono l'ordine, & il progresso in un modo; questi tutto 'l contrario; di maniera, che dal principio al fine questi uengono à quelli esser contrarij; se quelli
adunque sono desiderati, per la sua vaghezza, bellezza, bontà, e dilettatione, per essere di nouo vditi. Questi fia dibisogno, che non siano desiderati à questo effetto, ma per effetto contrario;
& sarà di ridere, burlarsene, e disprezzo, considerando la pazia di cosi fatti capriciosi; li quali pensandosi che le loro cantilene generino nouo concento, & nouo affetto, parturiscono noua nausea, nouo disprezo; perche apportano
seco noua confusione; essendo che sono piene di cose che confondono il buono, e 'l bello della
Musica; ma che dico io noua nausea, & nouo disprezo? nausea, & disprezzo del più vecchio, rancio, fracido, che tenghi qual bottega si voglia di speciaria Francolinesca. Ma quando dice che la Musica istessa è vnione de voci; qual più espressa pazia di questa si può dire? Aristide
che fra Greci Autori, & Musici è stato, & è in molta consideratione, nel
principio della sua Musica dice.Deffinitione
della Musica
data da Aristide, & da
S. Agostino. La Musica è vna scienza di quelle
cose che alla modulatione s'appartengono; la qual diffinitione si confronta
con quella, che lasciò scritto Agostino Santo nel primo libro della sua Musica, doue dice. La Musica è vna scienza di bene modulare. Et la
Vnione delle Voci; non è vna istessa cosa con la Modulatione. Sono differenti, come dalle cose di sopra dette si caua. E peccato grande, che questo Ottuso non sia stato al tempo di Plinio, ò per auanti; perche quasi tutti
gl'inuentori da lui sono celebrati nelle sue Historie per huomini molto ingegnosi; & egli è restato dalla lode di cosi grand'huomo
priuo. Horsù si
va pur rinforzando, et addimanda in qual modo si potrà fare questo suo
nouo concento (che pur vorrebbe ritrouare, come fanno gl'Alchimisti la
quinta essenza) & dice che dalla nouità delle consonanze non già; perche
sono terminate, adunque (ò bella conclusione) per la nouità della modulatione. Se le consonanze sono terminate, che cosi confessa
lui ancora, &
sono quelle dalle quali nasce il concento, come potrassi adunque fare nouo
concento, se già tanti anni sono, che dalla natura furno terminate?Modulatione
in che consista. La mopage 28dulatione noua che consiste nella prestezza, & tardità del moto per interualli, cioè hora uerso lo acuto, & hora verso il
graue; non fa il concento; sono le consonanze tramezate Sig. Ottuso, che fanno il concento. Adunque
come altre uolte ho detto non si può formare nouo concento per questa noua modulatione. Et perche s'accorge, che impossibile è di ritrouare noue consonanze, per il tramezamento delle quali hauer
si possi nouo concento; &
si sente toccar il polso, si ua pur storcendo, & uorebbe che nascesse dalla
modulatione, questo concento, & poi per consequenza nouo effetto. Haurebbe detto meglio se pur hauesse detto che dalla Vnione di molte parti
insieme modulanti nascesse il concento, perche mentre che vnite sono, &
modulano regolatamente, necessariamente bisogna, che faccino insieme
delle consonanze tramezate, & cosi all'hora nasce il concento; il quale non
nasce per la modulatione, che si può intendere di una sola parte, & anco di
due, ma di quello che ho detto, & perche vuole che ancora facci nouo effetto: Dicami doppo che noi vsiamo da tanti anni in qua di cantare tante
arie insieme, qual Historiografo ci descriue effetto alcuno, che sia stato operato col mezo della Musica,Non n'è chi
descriua noui
affetti fatti
dalla Musica
moderna. poiche questa sua fa tanti, & cosi sublimi, &
noui effetti? non le gioua ch'egli solo lo rapporti, ci vuole relatione di persone degne di fede, che all'hora con la certezza del raporto potrebbe essere
che le fosse creduto. Seguita poi, & dice che lo interuallo non è interuallo, ma noua modulatione, la quale
Sapientis est mutare Consilium.
Ma perche fa il contrario de gl'altri, lo muta in Peius, non in
Melius. Però se l'Ottuso ha quello suegliato intelletto, che si ua spauoneggiando, quale è la causa che non ha poste quelle proportioni nella demostratione da lui fatta al contrario? & sarebbono state sotto 'l genere di
maggiore inegualità, & non di minore? Se l'una è all'altra contraria?
Quella di maggior inequalità è positiua, & reale;Proportioni
di maggior inequalità, & loro natura. & quella di minore
priuatiua, & rationale, cosi dichiarate dal Reuerendo Zarlino nel Capitolo 30. della prima parte delle Institutioni; perche
non ha adunque considerando la natura di queste proportioni; posti gli termini al suo luogo,
per far conoscere che egli è intelligente, che cosi hauendo fatto s'è dimostrato tutto il contrario? Horsù ha detta la causa, & non mi rammentauo. Hanno per fondamento di fare le loro operationi contra la natura, & perciò questi noui Maestri suppongono, e dicono le cose tutto 'l contrario di quello, che dourebbono dire, & operare;
A quello poi che ne seguirebbe, che far non si potesse moto se non d'interualli sonori adducendo
l'autorità del Fogliani.Ludouico Fogliani. Perche non dimostra l'Ottuso con l'autorità dell'istesso Fogliani nel Cap. 7 quali, & quanti siano gl'interualli dissonanti,
per mezo de quali si passa da una all'altra consonanza? che haurebbe ritrouato, che non u'è questo, che da lui è posto per
interuallo nouo, di tanto ualore, che con la sua (dice lui) noua modulatione, facci nouo concento, &
nouo affetto? ma se bene hauesse ueduto il Fogliani, & che da lui fosse stato inteso, non è dubbio, che haurebbe ritrouato,
che dal Fogliani non è stato
posto nel numeri de consonanti; ne de dissonanti; adunque bisogna che l'Ottuso, che in suo aiuto ha chiamato il Fogliani,
confessi che il Fogliani non
hauendo di lui ragionato, pur una minima parola; lo habbi giudicato tanto fuori del proposito harmonico, che lo ha posto in tacere. Ma perche uuole; & è di humore questo Ottuso, che causi nouo
effetto; dicami di gratia
come uuole, che quelle cose, che semplicemente non sono naturali, ma parte naturali; & parte nò; faccino effetti naturali? Si legge forsi che gl'antichi adoprassero simili interualli per mezo de
quali oprassero tanti effetti,
quanti tutte le historie ne sono piene? adoprauano l'ottaua, la quinta, et la
quarta, ma contenute da corde naturali, & non corrotte;Effetti fatti
dalla Musica
de gl'Antichi
non era d'interualli corrotti. & però il simile
operaua nel simile. Ha mai ueduto accordare due corde unisone,Natura di
due corde unisone. ouero in page 31ottaua; & che sopra vna di loro vi sia posto, ò carta, ò paglia; toccata, et
percossi quella sopra la quale non è cosa alcuna, la paglia, ò carta posta sopra l'altra per la similitudine, & per quella simboleità che hanno quei
suoni fra di loro, se ne fugga? non farà questo effetto un'altra corda che
sia d'altro temperamento; di onde s'argomenta, che il simile opera nel simile, & la cosa naturale nella natura; nondimeno
quelli interualli, che sono
misti di una corda naturale, & l'altra accidentale vuole che operino nella natura noui effetti?La natura si
compiace delle cose naturali. sono corrotti non si possono più dire interualli naturali; Non può però succedere quello che egli suppone. Questa Dottrina
s'insegna alla Bebbe à quelli che non hanno altra cognitione, che di mettere insieme quattro solfe, e senza cercarne altro, credono. Si ricercano cose naturali, che siano conformi alla natura, à volere
che la natura si moua, & facci effetti naturali, ma ci vuole di più che il soggietto sia disposto à riceuere cosi fatta passione. Ma questi effetti non saranno poi anco
noui effetti in specie, anzi effetti altre uolte, & ben mille operati. Et quando pur col mezo delle Moderne Musiche se uedessero
operare simili effetti, nascerebbono forsi per cosi fatti interualli, & con il mezo d'altre cose
vsate contra natura? Nascono dall'Harmonia, dal numero dal Rithmo
che sono serui dell'Oratione,Harmonia numero Rithmo
serui della oratione. & queste operano nel soggietto secondo ch'egli è disposto à riceuere cotali passioni, come à lungo ne ha ragionato, e dimostrato il Reuer. Zarlino nelle Institutioni di sopra citate, & nel cap. 8.
del lib. 8. de Supplementi. Ma se questi noui Maestri vogliono uedere
quali effetti faccino le loro Compositioni leggano il Discorso di Girolamo
Mei,Girolamo Mei
nel suo discorso. che con uiue ragioni uedranno, & ne traranno consequenze uere al
proposito loro. A quello poi che dice, che molti pratici hanno adoprato simile interuallo, senza addurre altra ragione; non per questo ha l'Ottuso
come buono Auuocato diffesa la causa, le faceua dibisogno, far proua se
cotal interuallo ha luogo nel sistema massimo naturale diuiso per tuoni, e
semituoni, che all'hora dimsotrandomi esserui in simil ordine un cosi fatto procedere haurei creduto che con qualche ragione,
se ne fossero seruiti
questi pratici, che lui dice, & lui istesso con qualche fondamento, si fosse
mosso à fauorire cosi fatti interualli; che non sono se non di comodo al Compositore; discomodo al Cantore, di dispiacere all'udito, senza guadagno
d'Harmonia, & in questo modo s'allargano il campo alli contrafacenti, &
questo è il guadagno, che conseguiscono le compositioni loro, & le cantilene cosi fatte; & quando si pensano di dilettare offendono l'udito, se bene page 32con questa offesa essi dicono, che feriscono con maggior impeto l'udito, &
perciò lo mouono più facilmente à gl'effetti; Feriscono con più asprezza,
e dispetto l'udito, ma non lo tirano à se, per prepararlo, e disponerlo à questi effetti; perche non sono naturali interualli. Concludo adunque che per
diuersi rispetto, cosi fatti interualli, & modulationi sono inutili, & di danno insieme; rispetto che la uoce naturale non
può proferire l'interuallo di
quinta diminuta, & quello del sopraposto essempio in quella perfettione,
che fa gl'interualli che sono naturali, & non li proferendo giusti in vece
di dilettare, e mouere il senso l'offendono. Sarà ben uero, che in quelle cantilene, che per instromenti sono fatte, si possono
inserirgli per entro simili
interualli, perche sono più di comodità da mettere in operatione al Sonatore; che al Cantore; rispetto allo hauere qual interuallo si uuole terminato ne gl'istromenti; siano discomodi quanto si uoglino cosa, che la uoce
naturale non potrà cosi facilmente, prontamente, & giustamente proferire. Seguita ragionando di simili interualli sgarbati; che non essendo il numero cagione intrinseca, ne propinqua delle proportioni non possi anco essere delle consonanze, & che perciò doue io dico che egli è dissonantissimo,
che tale lo dimostrano le proportioni sue, ne segue (dice lui) che se bene
il moto suo non è d'interualli sonori (ne più si rammenta d'hauer negato,
che sia interuallo, ma da buon compagno lo confessa) per se, egli è nondimeno vsato da molti Eccellenti Autori.contradittione dell'Ottuso. Lascio che egli dice che il soggietto della Musica è il numero sonoro, poi non vuole, che si serua di quel
numero sonoro, perche non fa al suo proposito per all'hora; ritorna al fine,
& dice che il Musico diuide secondo la ragione de numeri, & progressioni Arithmetiche le quantità sonore dalle quali nascono le consonanze. Ma
risponda; chi è quello, che dice che cosi fatto interuallo sia d'interualli sonori, ò non sonori? per stiracchiare una consequenza; molti eccellenti Autori l'hanno usato, adunque è buono? Ho detto che
quello interuallo è dissonantissimo; ne però può seguire, se molti Autori l'hanno usato, adunque
è buono. Quello che per se è tale non può altri mutarlo di natura. Si
pigliano li pratici delle autorità, & delle licenze, d'usare delle cose contra l'arte, e la natura; e lui lo confessa quando ragiona del Diesis, & b
molle adoprati contra la natura. Ma non per questo potrà concludere
che siano meglio delle naturali, affaticandosi, & douendosi affaticare
tutti gl'artefici di imitare la natura, & non di fare quelle cose che sono
contra la natura; che cosi ci insegna, & ce ne da amaestramento Aristotepage 33le, & quanti Filosofi sono stati. Et poi che l'Ottuso confessa, che il moto
di quello interuallo sopraposto non è d'interualli sonori, & che da gl'interualli non sonori, si passa alli sonori;come si passa
da un'interuallo all'altro. come dalla settima all'ottaua; dalla
quarta alla quinta, col mezo del tuono; & dalli sonori alli sonori, col mezo delli non sonori; come dalla terza alla quarta; & dalla quinta all'una
& all'altra sesta; come dimostra Ludouico Fogliani; da questo fauorito interuallo, che secondo lui causa noua modulatione,
nouo concento, &
nouo effetto à quale interuallo col mezo suo si farà passaggio? per essere
interuallo dalla sua forma naturale diminuto; non vedo che si possi passare col suo mezo da uno à un'altro; massime che sia interuallo naturale;
& chi non lo accompagna con altri, che siano superflui, più della natura
sua, di quanto questo e diminuto non e possibile d'accoppiarlo con altri di
modo che si possi hauere interuallo, che serua all'harmonia; come si ha
dallo accoppiamento dell'una, e l'altra terza; della quinta, & quarta, della quarta con l'una, e l'altra terza; & di un tuono con vn'altro; & di un
tuono con un semituono; di vna settima con una quarta, & simili. In conclusione quanto più vado pensando, la natura, la proprietà
sua, & l'effetto suo; tanto più lo ritrouo inutile, & dannoso all'harmonia. Quanto alla negatione del numero nelle Demostrationi; se bene fa il Secretario di
Aristotele, nondimeno, non si debbe racordare, che Aristotele nel secondo
della Posteriora, libro da lui più di ogn'altro, per l'uso della Demostratione, studiato, letto, & riletto; quando ci da la diffinitione della consonantia
dice. La consonantia è ragion de numeri.consonantia è
ragion de numeri Arist. 2.
post. Quanto à quello, che gl'Autori di questa seconda Pratica, che si può dire con ogni uerità, che sia la
feccia della prima; Seguitano di ponere il Diesis descendendo, & il b molle ascendendo; ciascuno che solamente sappi solfizare,
conoscerà che l'udito piglia maggior diletto, quando s'adopra il Diesis ascendendo; e 'l b molle
discendendo, essendo che questo moto è naturale; che per il contrario, il
che è contra la natura loro; cosi dice il Signor Dottore; si come più volontieri l'udito ascolta, e sente gl'interualli naturali,
che quelli che sono accidentali, dilettandosi la natura più del suo simile,La natura si
compiace delle cose naturali. come poco fa ho detto,
che del dissimile, & questa è forza naturale; la onde douendosi mouere
questi nostri sensi, che sono naturali; più facilmente sono per mouersi col
mezo delle cose naturali, che col mezo di quelle che sono contra la natura.
Ma quando viene alla diffesa della settima vsata cosi liberamente, e fuori del proposito nelle cantilene dice due cose; vna
che meco si confronta; page 34l'altra che totalmente s'allontana. Concorda meco quando confessa, che
quella cosa, che per se è tale, sempre sarà tale, inferendo che essendo vero.
Niuna dissonantia è di diletto, e piacere all'udito. Ogni settima è dissonante
adunque niuna settima e di diletto, e piacere all'udito; e cosi la settima che per
natura e dissonante, forza naturale è, che sempre sia dissonante. Ma seguita
e poi, dice, che non u'è dissonanza alcuna, che per accidente non possi farsi
buona. E molto bene da auertire, che per dimostrare questa mutatione,
che accidentalmente vuol che facci la dissonanza, vsa questi tre epiteti;
Buona, diuersa, raddolcita;Settima fatta
buona diuersa, & raddolcita per gl'accompagnamenti. & vuole che questa mutatione da gl'accompagnamenti sia causata, come quello che stima, che gl'accompagnamenti faccino mutare
gl'estremi della settima, & mutandosi diuenghi diuersa,
& di diuersa buona, & di buona raddolcita; di modo che questa sua circonlocutione di parole, non mi pare, che altro voglino
dire; se non che la
settima dissonante diuenghi consonante. Ma quando fosse vero che si
mutasse necessariamente non sarebbe più settima, ne si potrebbe dire, che
hauesse forma di settima, ma d'altro interuallo si bene, & che sia il vero
dice. Ma per accidente potrà bene esser diuersa.L'Huomo è diuerso dal Cauallo; & il Cauallo dal Bue. Signor Dottore doue si scuoprono cosi fatti secreti di natura; che gl'accompagnamenti habbino tanta forza, che se gl'estremi sono dissonanti, gli faccino diuentare diuersi, buoni, raddolciti, cioè consonanti? Questo è vn'impossibile. Disse Aueroe sopra il primo della Fisica.
Contrarium non generatur ex contrario, idest non mutatur in illud.
Aueroe sopra
la Fisica. Et sopra l'ottauo pur anco disse.
Contrarium ex contrario, non est dicere, quod contrarium mutetur in suum contrarium.
Vn contrario
non si muta
nell'altro restando la istessa sustantia, e
forma. Et perche si potrebbe scusare, che se bene
egli ha detto, che per gl'accompagnamenti, la settima diuenta diuersa,
buona, raddolcita; non per questo ha detto, che si muti, e diuenti diuersa,
cioè consonante. Rispondo che gl'interualli ò sono consonanti, ò dissonanti; & fra questi due contrarij ui cade un mezo si,
ma questo mezo è consonante, non formalmente mezo che ritenghi del dissono, quanto del consono, il che riferse Gioseffo Zarlino nel 2. delle Demostrationi; la onde
fia necessario, che se la settima per se è dissonante, non si possi diuentar diuersa, raddolcita, ò buona, se non muta forma,
essendo che il mezo, che cade
fra la dissonanza, & la consonanza è una sesta; & mutandosi d'una in
altra, bisogna che si permuti in consonante; perche già per se ella è dissonante; ma questo à modo alcuno non può essere;
manco potrà essere, che la settipage 35ma diuenti non mouendo gl'estremi da quali è contenuta diuersa, buona,
ò raddolcita; & quando per l'aggiunta di qualche b molle, ouero Diesis facesse mutatione, di lei non si haurebbe più consideratione come dissonante
settima, ma come altra cosa; Ma considerata ne gl'estremi cosi fatta, ne
mutandosi; gl'accompagnamenti non sono basteuoli, che la settima si muti
dall'esser suo naturale, & dissonante, che diuenti buona, diuersa, & raddolcita.Gl'accompagnamenti non
possono di dissono far un'interuallo diuentar consono. Ma dicami l'Ottuso se gl'accompagnamenti hanno forza d'immutare gl'estremi dissonanti in consonanti; quando gl'estremi saranno consonanti, qual uirtù, qual forza hauranno all'hora
quelli accompagnamenti?
muteranno forsi gli consonanti in dissonanti? Se gl'accompagnamenti hanno forza di permutar gl'interualli in diuersi; forza
sarà che gli consonanti per il mezo de gl'accompagnamenti si permutino in diuersi; non possono
essere diuersi dall'esser suo, se non diuentano dissonanti;Discorso intorno alla settima. adunque gl'accompagnamenti faranno la dissonanza diuentar consonanza; et la consonanza
dissonanza? è un'impossibile, è falso. Non può adunque la settima ne gl'estremi suoni, che questi compongono, e fanno la settima diuentar diuersa
ne buona, ne può essere raddolcita. E` ben vero che accordando la metafora col proprio, per vsar le sue parole, mettendo l'ottaua in luogo della
settima starà benissimo. Ma perche questo è suo disproposito, però mi bisona dire la proprietà della metafora; & è che ella trasporta la parola dalla
cosa, della quale ella è propria ad un'altra di cui non è propria, con qualche
similitudine.Della metafora. Come se io dicessi gl'alberi partorire, io trasportarei questa
parola partirure da gli animali, à i quali ella è propria, à gl'alberi de i
quali ella non è propria, per la similitudine, che si uede essere tra quelli, &
questi nel produrre, & generare. Et non è altro che vna breue similitudine;Quello che
sia metafora. & in questo è differente dalla similitudine, che doue nella similitudine si fa comparatione espressamente da una cosa ad
un'altra; nella metafora si pone la cosa, che si assomiglia, per quella à cui si assomiglia, come se
io dicessi, che il tal valoroso Capitano combatteua come un Leone; sarebbe similitudine; ma se io lo nominarò Leone; dicendo in tal
guisa combatteua quel Leone, ò altrimenti nominandolo, sarà metafora; ò traslatione, che è tutt'uno. Pone Aristotele quattro modi di
metafora, ò traslatione nel primo della Poetica, i quali non sono al proposito nostro; vna dal genere alla specie; la seconda dalla specie al genere; la terza dalla specie alla specie; la quarta è la proportione.Diuisione della metafora. Là difusamente possono esser vedute. Se bene altri hanno fatto altre diuisiopage 36ni, come da animato ad animato; da inanimato ad inanimato, da animato ad inanimato; & da inanimato ad animato; materia bellissima
ad esser vista, ma appartiene à Poeti, Dicitori, Rettori, Oratori, & simili. Nella Musica non ci corrono traslationi, ò metafore; qual similitudine ha la settima con l'ottaua, ò qual proprietà ha l'una, che attribuire, ò trasportare si possi alla natura dell'altra per metafora? Vna
è dissonante l'altra consonante, qual cosa è in una, che possi conuenire
all'altra? Resto stupefatto come quest'huomo si infrascheggia in belle
parole fuori del proposito per dimostrare di sapere. Veramente io confesso, che questo è vn concetto nouo, che fa nouo concento, & nouo effetto. Et perche sò, che non sarà sodisfatto l'Ottuso della ragione detta,
ne s'acqueta con quella, senta quest'altra, che per far lui del filosofo assai, sarà più al suo proposito. Dice adunque l'Ottuso, che per accidente le dissonanze possono diuentare buone; diuerse, e da gl'accompagnamenti raddolcite. Gl'accidenti sono di due sorti.Accidenti di
due sorti. Proprij, & Communi. Gl'accidenti proprij sono quelli, che col soggietto talmente si ritrouano vniti, che separare senza la corruttione del soggieto non si possono;
come la risibilità nell'huomo, e 'l mugire nel Bue, e 'l ranghiare nell'Asino, & lo annitrire nel Cauallo. Accidente che se questi animali non sono priui di vita non può da loro essere separato. Gl'accidenti Communi
sono quelli, che possono essere, & non essere nel soggietto senza corruttione
del soggietto. Mentre che questo Ottuso dice che per accidente la settima può farsi diuersa; dello accidente proprio non può intendere; perche
la risibilità non fa che l'huomo diuenti diuerso da se stesso, & muti essere.
Se vuole intendere del Commune, & questo è quello accompagnamento,
che può essere, & non essere senza corruttione del soggietto; manco questo
può corrompere il soggietto di tal maniera, che diuenti dierso dal suo
primo essere; perche lo esser bianco, ò rosso non fa che il corpo diuenti diuerso dal suo essere naturale; e l'huomo non diuenta diuerso da se stesso,
per questi accidenti, ne l'acqua, che per se è humida se bene per il calore
è fatta accidentalmente calda perde l'humidità di maniera, che diuenti
secca, ma resta acqua, & humida; però se pur vuole che gl'accompagnamenti siano accidenti, non possono fare per questo, che il soggietto,
che è la settima, ò gl'estremi suoni suoi graui, & acuti, cosi accompagnati diuentino diuersi dall'esser suo naturale; ma resta per dir cosi
nelal sua perfettione, & forma, & restando nell'esser suo, non puo fapage 37re, che non dimostri l'accidente suo proprio, che è di essere dissonante,
& di aspramente offendere l'udito. Potrà ben essere, & è il vero, che
se vi saranno cinque cantanti, vno de quali con la parte graue, ò altra si
feriscano in settima, che l'udito occupato da quelli, che insieme concordano, non scoprirà cosi facilmente quella percossa dissonante, come farebbe
se non vi fossero quelle parti, che l'offuscano; la qual cosa viene confiramta da Aristotele nel Problema 16. della Settione 19. doue dice, che
due che risuonano ad vna facilmente offuscano la terza. Et se due
offuscano la terza, maggiormente quattro offuscheranno la quinta; il che
non è altro, che quello, che già da me fu detto altre volte; & e lo eccellente sensibile, che corrompe il senso.lo eccellente
sensibile corrompe il senso. Adunque non si potrà dire, che la settima diuenti diuersa, buona, & sia raddolcita, essendo che ella resta ne
suoi estremi la istessa, ne si muta; ma non sarà già dal rumore de gl'accompagnamenti sentita tanto, quanto se fosse sola. Se alla settima potesse intrauenire come ella sesta,la settima, e
quarta. che per esser quanta considerata nel corpo sonoro, se bene gl'estremi da cui e contenuta ne suoni sono quali; quando col mezo del Diesis leuandole un semituono, di maggiore diuenta minore, & col b molle di minore maggiore, & per il contrario, potrebbe essere qualche cosa di lei, ma non muta essere ne forma, ne diuenta più lunga, ne più curta; ma resta nella sua integrità, & natural grandezza; &
restando nell'esser suo naturale, non può mutar gl'estremi suoni; ne mutando suoni può esser diuersa; & non essendo diuersa, non può esser buona; & non essendo buona, manco si potrà dire, & credere che sia raddolcita; & gl'accompagnamenti si potrà dire, che faccino
effetto d'offuscare
il senso, come sempre ho detto, & confermo. Non potrà adunque di consonanza, diuentare dissonanza, ne di dissonante consonante. Et quando
ciò si potesse fare, ò si facesse; di lei non si haurebbe più consideratione come interuallo di settima, ma si bene d'altro interuallo più curto, e più lungo; ma noi siamo à trattare della settima naturale,
& non d'altro, che sarebbe fuori del nostro proposito. Cessa adunque questo nouo effetto, &
in suo luogo, dicasi noua confusione; il che viene à confirmare l'Ottuso,
quando dice che la settima e di maggior diletto all'udito dell'ottaua; la
qual cosa e contra ad Aristotele, che nel Problema 39.Aristotele ne
problemi. dice la Diapason
risuona soauemente, & 35. perche la Diapason e bellissima sopra tutte
l'altre? Se la consonanza Diapason e tanto soaue, che sopra tutte l'altre
la chiama bellissima; come potrà esser tale, se la settima sua contraria è page 38di maggior diletto, sodisfattione all'udito di lei. Dice è benissimo si scusa l'Ottuso. Accordasi la metafora col proprio ponendo l'ottaua in luogo della settima, che si trarà facilissima, & starà bene; quasi che siano
vna cosa istessa, & che una habbi delle proprietà, che possino all'altra
conuenire, di modo che habbi da stare perfettamente bene. Per hora
contentomi di questo inganno, di questo accento, supposito, fiore, fioretto;
& artificio; cose tutte che con vn solo nome proprio facilmente, e propriamente, poteua, & doueua l'Ottuso esplicare. Confusione. Vuole questo Ottuso, che subito, che il Cantore sente di vrtare in vna settima; che
corra con la voce all'ottaua, & cosi l'harmonia, che nascerà da tal operatione starà benissimo, & regolatamente sarà fatta. Ma dicami, à
fare cotale operatione, haurà tempo il Cantore di poter fare cosi fatto scamelaos? ò pur vuole, che tutti li Cantori si fermano sino à tanto che
egli solo accommodi la voce, & che di settima facci, & s'accommodi
in una ottaua. Non sarà adunque meglio senza tante fanfalugole,
dare facilità al Cantore, gratia all'harmonia, che deue essere ascoltata,
accommodando gl'interualli ciascuno alli suoi luoghi naturali, senza tanti suppositi, fiori, & inganni? inganno propriamente
è quando l'uditore si
pensa d'ascoltare qualche Harmonia propria, ò soaue melodia; ode, &
ascolta cose, tanto fuori del proposito harmonico, che l'offendono. Non
renderà Harmonia più soaue, & diletteuole all'udito, se in quella maniera, che Adriano detto da lui Diuino, & altri suoi Discepoli (de buoni ragiono) ha fatto; nella istessa maniera lui ancora gli ponerà in
essecutione? Che cosi osseruarebbe quello, che il suo Virgilio Toscano
tanto da lui ammirato nell'undecimo Canto della sua Gierusalemme.
Ma dalla casta melodia soaue, La gente di Giesu, però non tace.Tasso nel canto 11. Ma come l'ha conseruata casta, se corrompendola, egli la fa diuentare come una sfacciata meretrice? ma come la custodisce soaue, se in uece dell'ottaua bellissima sopra tutte l'altre, uuole che ui si ponga una settima, dura, aspra, bruttissima, & all'udito insoportabile? Contra quello che lo istesso Poeta nel Canto 16. replica. page 39
Fra Melodia si tenera, e fra tante Vaghezze allettatrici, e lusingherie.Tasso can. 16. Sarà forsi tenera, se la settima dura, aspra sopra tutte l'altre durissima, vuole persuadere, ch'ella sia tenera più della Diapason, che e sopra tutte le consonanze tenerissima? Sono contrarie l'ottaua, e la settima;comparatione dell'ottaua alla settima. & ne seguita, che se l'ottaua e soauissima, ottima, prestantissima, bellissima, tenerissima; e consonanza sopra tutte le consonanze cosi detta da Aristotele, Tolomeo, Boetio, & altri huomini segnalati, & in questa professione illustrissimi. La settima sia dissonantissima, asprissima, insoauissima; durissima cosi hauuta, & creduta da quanti hanno mai scritto di questa facoltà. Et si come l'ottaua, ne per gl'accompagnamenti, ne per altro cosi fatto accidente, si moue, ne può acquistare asprezza, mutar forma, ò natura, e diuentar diuersa; cosi la settima, non può per gl'istessi accompagnmenti mutarsi, e diuentar diuersa, ne buona, ne raddolcita. Ma quando dice che la settima è di maggior sodisfattione all'udito, che la ottaua; altro non uuol dire, se non che la settima e più soauissima, e più ottima, più che prestantissima, più che bellissima; la qual cosa se uera fosse potrebbesi dire, che se il caldo fosse caldo, che il freddo fosse più caldo; che il secco fosse secco, ma che l'humido fosse più secco, & l'humido fosse humido, ma il secco più fosse humido; cose tutte contrarie l'una all'altra, ne possono in modo alcuno esser cosi fatte. A sensi nostri il dolce diletta più al gusto, che l'amaro;Quali cose piaciano alli sensi. nondimeno uorebbe che più fosse di piacere lo amaro, che il dolce? Al tatto il più tenero, che il più duro; pur si compiace che il duro sia più di sodisfattione che il tenero? Alla uista più diletta il bello, che il brutto; tuttauia dice per metafora, che più il brutto, che il bello? All'odorato più piacciono gl'odori soaui che li puzzolenti, & pur debbon à questo Ottuso più dilettare li pozzolenti, che li soaui? All'udito di sodisfattione il consonante, più che il dissonante, nondimeno ci uorebbe persuadere, che più piacesse il dissonante, che il consonante? Questo e uno impossibile. Ma acciò meglio ancora si conosca questa uerità, uoglio che mi gioua uestirmi de panni pedanteschi, per poter dipoi fare un panegirico in lode di questo Ottuso, ben lungo quattrocento pagine. La comparatione si fa tra quelle cose, che sono dell'istesso genere;Comparatione fra quali cose si facci. Se la settima e dissonante per se come confessa l'Ottuso; la ottaua è consonante per se; in qual maniera, & con page 40qual arte adunque ci uuol persuadere, che la settima sia di maggior sodisfattione all'udito della ottaua? Non è buona comparatione douea far la comparatione dall'ottaua alla quinta, ò da questa all'una, ò all'altra sesta, ouer terza, e simili, che sono sotto l'istesso capo di consonanze; e non dalla più perfetta consonanza che ci sia, ad una dissonanza, sua contraria; Non si fa comparatione dal nero al bianco; dal dolce all'amaro; ma da una cosa dolce ad un'altra, che sia, più ò meno dolce; & da una amara, ad un'altra, che sia più, ò meno amara. Ma perdonami l'Ottuso, che le parole da lui per lo auanti dettemi, dichiarano questo passo ne mi rammentauo. Ha prima detto che la settima per accidente diuenta buona, diuersa, & viene raddolcita adunque ella è consonante; adunque la comparatione è fatta à ragione, & sta benissimo. Io rimetto la solutione di questo passo filosofico alle cose di sopra dette, che con molta facilità lo snodano, e sciolgono. Quanto alli varij significati, che dice hauere questa uoce affetto, aducendo l'autorità del Signor Caualiere Guerini, & altri Poeti, questo importa poco perche egli istesso di quante ne dice, le riduce à un sol capo, & è quel desiderio di sopra detto. A quelle di Marsilio Ficino sopra il Timeo di Platone, non u'è che nieghi, che anticamente habbi fatto simili effetti descritti in quel luogo; si come non u'è che affermi; che le Musiche moderne, ò cantilene faccino simili, & tali effetti loro ancora, che di tante non se ne uede ò sente pur vna, che operi tali effetti. Et dichiarandosi Marsilio Ficino che in quel luogo ha veramente ragionato della Musica antica;Dichiaratione del luogo di Marsilio Ficini. sopra il conuito di Platone nel Cap. 15. della oratione settima, trattando de furori dice, che il furore Poetico è contrafatto da questa volgare Musica, la qual solamente gl'orecchi lusinga. Non dice che operi, e facci effetti, ne moua gl'animi altrui à diuerse passioni; ma che lusinga; la qual cosa confirmò il suo da lui detto Virgilio Toscano quando nel Canto 16. della sua Gierusalemme arditamente cantò.Tasso nel Cap. 16 della Gierusalem.
Qual Musico gentil, prima che chiara Altamente la voce al canto snodi, All'armonia gl'animi altrui prepara Con dolci ricercate in baassi modi; Cosi costei;Dalle quali parole si cauano due cose, la prima che la Musica vuole page 41esser dolce, & non aspra, come poco fa ho detto in proposito della settima, & altre asprezze vsate da questi fautori di questa seconda Pratica. La seconda, che lusinga, & prepara l'uditore, ma non per questo fa quelli effetti, che si persuade di darsi ad intendere l'Ottuso:Effetti fatti dalle Musiche de moderni compositori della seconda pratica. se non quelli che gli cantanti istessi mentre che cantano quelle loro cantilene fanno; che girano il capo pian piano, marcano le ciglia, trauolgono gl'occhi, storcono le spalle, si lasciano andare di maniera, che pare, che morir voglino, & fanno molte altre trasformationi; le quali Ouidio non se le imaginò mai; & appunto fanno queste smorfie, quando arriuano a quelle durezze, che offendono il senso, per dimostrare che quello, che essi fanno gl'altri similmente lo dourebbono fare; ma in vece di commouersi s'arruffano per l'asprezza sua, & mala sodisfattione, che ne sentono, & col dare volta al capo se ne partono mal sodisfatti. Lascio, che chiama Antico, Iosquino, Clemens non Papa, che si può dire che siano stati à giorni nostri. Si chiamano Antichi quelli Musici che già cinquecento anni, e più furno;Quali si intendano Musici antichi. come fece il Stapulense nel principio della sua Musica dimostrata, doue commemora una sfilza de Musici Antichi. Et Tolomeo prima di lui, che ragionando d'Aristosseno lo chiamò Antico, perche dall'vno all'altro vi è stato di differenza più di ottocento anni; ne si chiamano Antichi quelli, che già settanta, ouero ottanta, poco più, ò meno anni viueano. Quanto alla osseruatione delle tradittioni, che cosi si compiace di nominare le regole, e quei primi principij, che s'insegnano per suppositi nella Musica; quanto dico essi ne siano stati buoni custodi egli istesso lo confessa, quando dimostra quelle tradittioni da lui adoprate contra la natura; tiri adunque il giudicioso Lettore la consequenza, essendo vero che ogni Artifice si sforza d'imitare la natura; ma quello che ci sia di buono voglio tacerlo per hora. Il disprezzo poi che fa delle cose de gli Antichi cosi da lui detti intorno alla imitatione delle cose loro,L'Ottuso disprezza la imitatione. dimostra quanto il giudicio suo confuso sia, che si pensa d'auanzarli; & dice il vero, che senza alcuna contradittione, gli auanza nella confusione; nella bruttezza dello stile; nella mala gratia delle modulationi delle parti; nella inosseruanza delle Regole; di ponere le consonanze ne luoghi suoi naturali; & nella trascuragine della osseruatione de Modi; quando leggiadramente se ne passa dal plagale all'autentico; & in tante altri, ch'egli è vn stupore, & le cantilene fatte in altra maniera da loro diuerse, come quelle di Adriano, Cipriano, il Palestina, lo Striggio huomo che à giorni suoi fu di gran stima, & vapage 42lore biasimano; & le loro per dargli uno epiteto conueneuole sono fatte alla Mingona. Ma perche dice, che ue ne sono di quelli, che stimano più la inuentione, che la imitatione, non nega però con questo modo di parlare, che la imitatione non debbe essere apprezzata, & se bene è più nobile la inuentione per essere stata la prima à nascere, non per questo si debbe sprezzare la imitatione massime di quelli, che sono eccellenti cosi dice Quintiliano nel Libro Decimo;Quello che dica Quintiliano della imitatione. anzi che u'aggiunge, ch'egli è di grande utile lo seguitare, & imitare quelle cose, che sono ritrouate; nel qual luogo si uede, che Quintiliano non biasima tanto la imitatione, quanto fa questo Ottuso, fondato forsi nelle parole dette da Aristotele nella Fisica.
Ars imitatur naturam.
Ma perche dice, che in questa facoltà non si
ha da attendere alla imitatione de gl'Antichi, quasi che non habbino osseruato di fare de Contraponti artificiosi, & tanti, che hanno dato lume à
noi altri tutti, & sono degni d'essere imitati.Quali cose si
possono imitare nella Musica. Quel Iosquino, Giouanni
Mautone, Clemens non Papa, Adriano, & Cipriano, che sono stati li padri del modo di componere moderno: Et qual sorte de contraponti
artificiosi si ritrouano da Moderni fatti, che dalli sodetti no sia stato prima ritrouato, & inuentato? uedasi le opere loro, che
sono piene di argutie sottilissime; Non sono questi imitati da tanti, e tanti? Non s'attende adunque alla imitatione in questa facoltà? Alcuni imitano
il Palestina, altri
Cipriano, altri il Porta, altri il Gabrielli, & non s'attende alla imitatione? Non dicono questo Madrigale è fatto alla Ciprianesca? quell'altro
alla Palestinesca? Adunque non si cerca la imitatione? Horsù uada
questa spropositata con l'altre. Seguita nel suo Discorso l'Ottuso, & dice: Ma perche Vostra Signoria dice, che il Madrigale. Era l'anima mia non può apportare nouità di concento, essendo che gli suoni graui, & acuti, che s'inchiudono in una quinta tramezata da vna terza minore, questo è concento vsato da quanti Compositori sono stati sin quì. Io vi rispondo non conuenirsi dare il parere di ciò con la sola consideratione di quelle poche note si fattamente poste, ma si deue vedere il rimanente, che segue, che ne scorgerà non solo noua modulatione, ma nouo artificio, pieno d'accenti non più vsati; & quando entra nel quarto non deue considerare gli accoppiamenti, & le consonanze, ma la modulatione, che senza dubbio scorgerà cosi leggiadramente passarsi dal placale all'autentico, ascendendo doppo il b page 43molle accidentale, & doppo il Diesis descendendo oltra la suppositione di una per un'altra nota, & altre cose tali, che vnite fanno mirabile concento.Non vuole questo Ottuso, che si consideri il principio del Madrigale. Era l'anima mia, perche sono poche note, se bene arriuano al numero di dodeci semibreui, & u'aggiunge di più che non si conuiene; il che è come se dicesse. Io confesso che in quelle poche note non si ritroua noua modulatione, nouo concento, ne nouo effetto; & confesso, che tanti, & tanti Compositori hanno fatto il simil concento; ma bisogna rimirare il restante, che ne scorgerà, non sola noua modulatione, ma nouo artificio, pieno d'accenti, non vsati. Desidera che si lascia la Consideratione di quel principio, che si ritroua essere à tre voci; Ma che si entra nel quarto à rimirare, che la ui saranno cose importanti; tuttauia perche s'accorge, che quando entra à quattro voci, quella tessitura è ordita con le medesime consonanze, & accoppiamenti. Non vuole, che si consideri gl'accoppiamenti, ne le consonanze, dalle quali nasce il concento, perche considerandole, le bisognarebbe confessare, che non ui è nouità di concento; Ne si ricorda, che nel principio della sua lettera; ò Discorso che sia, ha detto, che la Musica è vnione de voci; & quelle parti, che modulano per propria dispositione bisogna unirle.Contradittione. Hora non uuole, che si considera gl'accoppiamenti, & le consonanze; ma solo la modulatione; leuate dalla cantilena le consonanze, & gl'accoppiamenti, acciò di loro non s'habbi consideratione come desidera l'Ottuso; qual modulatione s'haurà da considerare? quella di una parte sola; se prima ha detto che bisogna considerare le parti unite, & gl'accoppiamenti? Non uuole, che una parte sola, che moduli sia considerata; qual modulatione sarà adunque questa? Alcuna uolta quando le torna commodo, non uuole, che si consideri lo accoppiamento; altre uolte quando è un suo proposito pone in necessità cotal consideratione. Sò che salterà con qualche sua distintione accidentale per saluarsi; ma dica ciò che uuole, che à considerare il corpo d'una Cantilena tutta, à più uoci composta, è necessario considerare gl'accoppiamenti, le consonanze, & altre cose. Ma per hora non uuole, che si considerino queste cose; ma si compiace, & cosi stà la uolontà sua,Volontà dell'Ottuso qual sia. che si habbi buona, e matura consideratione, che il Diesis descenda, e 'l b molle ascenda contra la natura loro, & la suppositione d'una nota, per un'altra, con quelle cose da lui dette accenti; ma quali si siano cercalo tu? Et tutti questi particolari insieme posti fanno (secondo lui) il nouo, concenpage 44to, & nouo effetto. Et ueramente s'inganna. Non habbiamo memoria alcuna, che al tempo d'Alessandro il Magno, di Platone, Pitagora, et altri Filosofi, et Musici ci fossero simili imbrogli, et pur le Musiche loro secondo, che tanti Historici ci raccontano; faceuano tanti effetti, et si può quasi dire cose merauigliose. Et essi dichiarano qual sia il concento, ne dicono cosi fatte Minchionate; non fanno concento, il Diesis, et il b molle, allongano, et accorciano gl'interualli secondo il bisogno del Compositore, sono le consonanze tramezate quelle da cui nasce il concento. Ma uaglia dire il uero, quando l'Ottuso dice, che leggiadramente passa dallo autentico al placale, che altro uuol dire se non che non sta in ceruello;Prouerbio dall'autentico al placale. non dice sempre ad un modo, si muta di proposito, salta di scale in cantina, & va dal muro alla frasca? Non si sa che appresso gl'Antichi non era in consideratione altro, che alcune poche consonanze senza tante baie? Et volendo dire quello, che fosse concento, non poteuano, ne doueuano dichiararlo in altro, che in quelle consonanze di cui essi ne haueuano cognitione? non haueuano ne Diesis, ne b molli, Fiori, Fioretti, Accenti, Suppositi, & altre chimere, però non poteuano considerare, che da cosi fatte bagatelle vnite nascesse il concento, come dicono questi moderni innouatori:Antichi non considerano quelle cose, che da questi moderni sono apprezzate. Ma quante Cantilene sono state fatte senza adoprare li Diesis, & il b molle, Fiori, Fioretti, Accenti, e Suppositi, & cose contra la natura, le quali hanno fatto, & fanno cantate concento gratissimo all'udito? Nasce adunque il concento da cosi fatte baie? Et quelle Musiche fatte da gli Antichi senza queste baie faceuano effetti merauigliosi; Et questi sanno della Michionate. Et se bene haueuano nel sistema Massimo la corda, ò il Tetracordo synemmenon, che significa accidentale, nondimeno non haueuano questi segni per il mezo de quali s'allungano, & accorciano gli interualli; ma quello adoprauano solamente per temperare la duritie, che nasceua dal Ditono; & per fare la congiuntione del Tetracordo Diezeugmenon con il Meson. Et però non poteuano, ne si può dire, che essi accidenti, e tante baie, siano causa del concento,Accidenti non sono causa del concento. siano poi vsati per il diritto secondo la natura sua; ouero contra natura, il che è peggio. Ma si bene nasce dalle consonanze tramezate come ho detto di mente di Platone, Cicerone, & altri. Aggiungono à gli accidenti vsati contra natura; la suppositione di vna nota per vn'altra; come la settima in vece dell'ottaua. A questo si risponde, che l'udito non giudica se non quelle cose, che egli ode, & sente, e 'l gusto quello che gusta, e 'l viso quel page 45che vede; & quelle considera quali si siano; le consonanti per consonanti; le dissonanti per dissonanti; che mò questi capricciosi vogliono, che il senso muti natura stupisco. Se il senso dell'udito si sente ferire da vna asprezza intolerabile, cioè da una Dissonanza, pare à loro, che sia vero che possi giudicare, che quella sia vna consonanza?Il senso non giudica vna cosa per un'altra. Questo non può essere, perche la natura lo prohibisce. E il considerare vna cosa altrimenti, e diuersamente da quello, che ella si ritroua essere s'inganna; però se ode vna settima, ouero una seconda, bisogna per naturale inclinatione, et effetto di natura, che la giudichi cosi fatta; & non che supponga vn'altra à quella contraria. Suppositi (perche dicono, che suppongono vna nota per vn'altra) chiamo quei principij, che alli principianti s'insegnano, li quali si suppongono,Quali siano li suppositi. che siano ueri senza far di loro alcuna demostratione, & essi li riceuono per tali; siano poi di quale scienza si uoglino, & senza cosi fatti suppositi non si può sapere, ouero imparare cosa alcuna, che stia bene; & non si chiama supposito, che in uece d'una uerità s'insegni una bugia; & poi accordando la metafora col proprio dire, che si facci conto, che la bugia sia in luogo della uerità; ò che la bugia sia una uerità; che è come ponere una settima dissonante in uece di una ottaua consonantissima, cose contrarie l'una all'altra, non si possono immascherare. Gli suppositi nelle scienze sono ueri, & non sono falsi;Li suppositi sono ueri, & tolti per principii. Euclide quando dà le diffinitioni, nel principio de suoi Libri Geometrici, & Arithmetici, le descriue per uere, & reali, & non suppone, che una cosa falsa sia posta in luogo d'una, che uerità apporti seco. Il Grammatico quando insegna di leggere, ò declinare, non insegna, che si ponga un A. in uece di O ouero il Vocatiuo in luogo del Nominatiuo; ò un uerbo, che habbi un significato, in luogo d'un'altro totalmente à questo contrario. Ne il Musico suppone d'intendere il Consequente in uece dello Antedecente, ne questo per quello; ne meno l'udito può giudicare, ne deue una consonantia in luogo di una dissonantia. Quanto à gl'ingangi, ha la Musica lei ancora li suoi inganni, ma non già fatti nella maniera, che gli usano questi noui Maestri. Gli ualenti Compositori passati, & li Moderni (de buoni dico) hanno bene dimostrato il modo d'usarli nelle Compositioni loro; ma da questi non sono stati intesi, però uoglio dimostrargli loro il modo, che da Valenti Compositori s'usa di fare gl'inganni nelle Cantilene.Inganni come si adoperano nella Musica. Lo inganno si fa ogni uolta, che una parte incopage 46minciando un soggietto il consequente, la seguita non per gl'istessi gradi; ma si bene per gl'stessi nomi di silalbe, ò de suoni, che le diciamo come nello essempio seguente si uede chiaramente.
Poiche ciò haurebbe dimostrato con termine più noto, che la cosa istessa.Rispondo, che in questo caso l'autorità di tanti compositori, dico de buoni, serue per argomento,Argomento della autorità efficace. & si sà molto bene di quanta stima sia lo argomentare per la autorità del commune; & in ciò si può uedere Aristotele nella Posteriora, et Priora, Libri principali studiati dall'Ottuso più d'ogn'altro, il che si conosce dal suo modo d'argomentare; tuttauia perche fa del mottegiante, et burleuole, finge di uenire da Bergamo, quasi che non sappia, che à ciascuno nella sua arte esperto, si deue credere; & questa è una Massima vera osseruata per tale. Creda adunque alla autorità de tanti Compositori, massime de gl'eccellenti, che non farà errore. Et perche nella mia lettera io dimostro, che la settima non si può tramezare in modo alcuno, di maniera, che nel graue vi resti vna quinta, & nell'acuto vna minor Terza, dice che le debbe dimostrare come si habbi da fare cotal diuisione,Dimanda fuori del proposito. e 'l tutto dice, perche si vede dalla forza della Demostratione, tirare addosso vna consequenza, che gli leua gli accenti, e li suppositi con tutte l'altre sue chimere, ne si raccorda d'hauer detto, che simplicemente considerata, & propriamente in vna quinta, & Terza non haurà la sua reale Demostratione, ma come accento, & inganno starà bene. Horsù, perche egli ha fatto molti Madrigali pieni de Fiori, Fioretti, Inganni, Accenti, Suppositi, & Artificij, acciò siano considerati, ne ponerò uan sfilzata dalla sua Academia mandatomi; & perche ui sono molte cose, le quali sò, che si riconoscerà d'hauerle fatte, e le correggerà; & talhora dirà, che io ho posto il falso; ma poco ualerà questa scusa; perche in simil caso accusapage 48rò doue si ritrouano le copie reali, & da chi fatte; & cosi sinceramente sarà conosciuto quanto in simili Compositioni egli vaglia, & quanto poco habbino da esser stimate da tutti; di qui ancora vedranno come si ingegna di far vdire due contrarij nello istesso soggietto, & nell'istesso tempo, & pur vuole, che ambidue faccino effetti sopra humani, ne si accorge, che quello effetto, che potrebbe, & dourebbe fare l'uno, l'altro delli due contrarij lo distrae, di maniera, che resta solo una confussione, & vn rumore strepitoso nelle orecchie de gl'ascoltanti, però Alessandro Aphrodiseo disse nel secondo della natural Filosofia.Alessandro Aphrodiseo nella Fisica.
Contrariorum nulla
res est simul receptiua, licet simul habeat ipsorum potentias.
Non può l'udito in vno istesso tempo riceuere la consonantia, & la dissonantia distintamente, se bene ambidue sono lo istesso Genere, & proprio
oggetto dell'Vdito; & che le istesse potentie seruano alla consonantia, &
alla dissonantia;Le potentie
de sensi seruono ad ambidue li contrarij. però dico, che questo modo di Comporre, & di accommodare le dissonanze, & consonanze insieme, non possono fare quelli effetti, che ci propone l'Ottuso. Et perche queste Cantilene
non vogliono esser
cantate da Cantori ordinarij, ma da huomini molto in questa professione esperti, accciò si senta questo da loro detto nouo concento, & nouo effetto; è però molto al proposito auanti che dimostri questi passaggi, di uedere quali habbino da essere, & de quali parti ornati questi Cantori, che
l'Ottuso descriue con molta diligentia, & dice.Descrittione
de Cantori
ordinarij. Et si ricordi, che essendo il Cantore anima della Musica, & quello in somma, che ci rappresenta secondo la diuersità del soggietto la voce alcuna volta va rinforzata, altre volte raddolcita, per questo bisogna vdire simil maniera di Compositione spiritosa da Cantanti non ordinarij, dal che cessa il fondamento di Vostra Signoria, che dall'Arte de Cantanti venghi coperta l'asprezza di questi Madrigali; che non si sentino poi le dissonanze, &c.Vuole, che li Cantanti di cosi fatte Cantilene non siano Cantori ordinarij, & più oltre passando; dice che questi bisogna, che sappiano taluolta rinforzar la Voce, & taluolta raddolcirla. Ma dicami quale è quel Cantore ordinario, che non sappi, ò non habbi queste due parti? Prima di sapere rinforzar la Voce, & poi di raddolcirla? Cioè di raffrenarla? Et se la sanno rinforzare, non la sapranno raffrenare, ò raddolcire? Ci ua forza di schena? E forsi questa qualche impresa di tanta difficoltà, in se stessa, che non la sappi fare sino l'Asino quando ranghia? Dice il page 49vero, che non bisogna, che siano Cantori ordinarij, ma quando ci descriue le parti, che debbino hauere gli Cantori non ordinarij; ci racconta quelle parti, che debbon hauere, & hanno gli Cantori ordinarij, per non esser necessitato di confessare; che dall'Arte de Cantori venghi coperta l'asprezza, che apportano all'udito quelle settime; Quinte diminuite, & altri interualli, brutti, sgarbati, & posti in luogo, che danno mala gratia alle loro Cantilene. Se pur voleua descriuere le parti del Cantore non ordinario gl'era dibisogno, che hauesse detto;Descrittione del Cantore non ordinario. Quello non sarà Cantore ordinario, & potrà cantare queste nostre Cantilene spiritose, il quale in un'attimo saprà, partendosi dall'acuto uerso il graue, ouero dal graue all'acuto, pigliare un salto con la voce portata con gratia, di settima, decima, quinta, quarta, diminuita. Tritono, sesta nel descendere maggiore, & minore; oltra di questo, che habbi pratica molta nel far passaggi, uaghi, diletteuoli, & variati à tempo; & sappi sostentar la voce, acciò quando sentirà di giungere à quelle asprezze, suppositi, inganni, artificij, & con li passaggi, & con li sostentar della voce possi coprire, quelle bruttezze, che per naturale instinio, & goffezza dello artefice porta con seco quella cosi fatta compositione, che à questo modo sarebbe stato conosciuto il Cantore ordinario, da quello che non è ordinario, & il mio fondamento sarebbe stato confirmato; che dall'arte de Cantori viene coperta tutta quella imperfettione, che si ritroua nelle Cantilene senza spirito, & fatte alla minchiona. Non douea l'Ottuso entrare in pensiero di voler descriuere quali parti debbano hauere gli Cantori non ordinarij & di poi narrare quali siano quelle de gli ordinarij; è stata una impertinentia. Ma veniamo alli passaggi da lui nelle sue Cantilene adoprati, che si vedrà, che sono fatti alla minchiona. page 50
Sicut se habet res adesse, ita ad cognosci.
Necessariamente
quelle cose, che per se sono Harmoniose, & all'udito soaui; l'udito le riceue per tali; & quelle che sono come altroue ho detto aspre, e dure da sentire, l'udito similmente le riceue per cosi fatte;
però non può essere, che dell'una, & dell'altra sia lo istesso effetto buono, & soaue all'udito. Ma perche vuole, che quelle cose, che maggiormente feriscono l'udito, quelle habbino anco maggior forza di mouerlo, & faccino per
consequenza maggior
effetto. Dico che altro è ferire l'udito con sua sodisfattione; & altro è ferirlo con cose, che sono in dispiacere; queste non lo dispongono ne mouono;
ma quelle che volentieri ascolta, lo dispongono, e mouono, perche si compiace di cosi fatta percossa; Dicono però questi Dotti, che il fine del Musico è
di dilettare; perche uedono, che naturalmente si compiace il senso di quelle
cose, che gl'apportano diletto; in quella maniera, che il dolce più diletta il
gusto, che l'amaro; e l'odore soaue all'odorato più che il puzolente piace;
e 'l bello alla uista più che il brutto; cosi all'udito più le diletta le cose soaui,
& harmoniose, che le aspre, e dure. Cessano adunque questi noui Maestri di portare all'udito cose dispettose, aspre, dure,
insoportabili, & apportano cose harmoniose, & soaui, che più facilmente lo inchineranno à quell'effetto, che si proponeranno di mouerlo; ma come siano per mouerlo, ueda[gap — ] apunto quello, che ne dice Girolamo Mei nel suo discorso, & restaranno chiari. Debbe adunque il ualente Prattico attender à quelle cose, che
sono di piacere, & di diletto all'udito,Cio che debba fare il pratico. ma non per questo deue lasciare gli page 53artificij, contraponti doppij, argutie; con alcune fughe per contrarij moti, & doppie; le quali bene accommodate, danno pasto all'intelletto, e piacere al senso dell'udito. Et perche molti non sanno qual sia il contrario di
alcuna delle sei sillabe, in questo luogo uoglio essere relatore della opinione
del Reuerendo Gioseffo Zarlino, da lui posta nel libro 20. del Vtraque
Musica.Opera di Gioseffo Zarlino. Dice adunque;
In quella specie de contraponti, che si corrispondono per moti contrarij, rispetto allo ascendere, & discendere delle parti, maggior difficoltà ui si ritroua, che nell'altre; però acciò il moto delle parti facilmente sia inteso; dimostrarò in qual maniera, gl'andamenti di una parte, come dello antecedente, uerso l'altra parte, cioè del consequente per contrarij moti, simili nondimento quanto allo interuallo, si corrispondano; di modo che una parte ascendendo, et l'altra descendendo, dall'una parte all'altra si sentano gli medesimi interualli. Bisogna però auertire, che tanto nel modulare dello antecedente, quanto del consequente, è necessario constituire due corde, che in ottaua si corrispondano; et siano per essempio D. et d. ouero d. et dd. principio delle modulationi; similmente la corda E. c. per sesta, ouero E. et cc. per terzadecima; la F. alla [mus.bquad]. per tritono, ouero alla [mus.bquad][mus.bquad] per una Vndecima; la corda G. alla a. ouero alla aa. distanti per un tuono; et per un ottaua, et tuono; et la corda [mus.bquad]. alla F. per una semidiapente corrisponda. Et la corda c. alla e. per un ditono, et la d. alla d. uengano ad incontrarsi in Vnisono, come la sottoposta figura dimostra.page 55La istessa mutatione d'accidenti, si scuopre nel quarto, che io posi nel libro dell'Imperfettione della Musica, di Costanzo Porta di bon. me. Et perche potrebbe dire alcuno per qual causa io non habbi dimostrato questi moti contrarij con la prima specie di Diapason C. & c. rispetto, che si dà principio all'essacordo in simil corda, & alle specie delle Diapason. Dico, che ciò ha fatto il Zarlino, perche le corde de gl'estremi del Ditono, & della semidiapente sono tanto contrarie, e l'una scaccia l'altra per la intollerabile dissonantia, che uolendo ragionare, ò fare cantilene, che per moti contrarij procedino; è necessario ritrouare un'ottaua cosi ordinata, che quelle corde, che sono contrarie per se siano anco, e si corrispondano per ricontro nelle cantilene cosi fatte; il che non poteua succedere alla prima specie di diapason C. & c. come ogn'uno può per se stesso uedere, & considerare. Si è però seruito di quella cosi fatta specie; Fa il Zarlino altre belle speculationi, & demostrationi nello istesso Capitolo, le quali io lascio per essere breue; ma un'altra uolta si vedrà il tutto con molta sodisfattione. Ma per ritornare al nostro proposito; acciò il buon pratico conseguisca il fine, che è la dilettatione, fra le molte cose due ne descriue il Zarlino nel libro de Vtraque Musica nel Cap 2. del libro 19. La prima, che il moto, che fanno le parti delle Cantilene ascendendo, & discendendo, debbe essere d'interualli naturali, & simili. La seconda è la collocatione delle consonantie, posti ne luoghi prorij, & naturali; Nelle quali due cose consiste la venustà, & bellezza di tutta la compositioni; di doue s'argomenta; che quelli interualli, che non sono naturali, come inutili, & impedienti del buono, & del bello, sono da esser fugiti; & quelle consonantie, che hanno le proprie sedie nell'acuto, non debbbono esser poste nel graue, perche fanno effetto contrario alla natura loro. Et ciò si uede quanta malenconia appartano quelle terze nel Madrigale, Era l'anima mia, poste in quel modo. Quello poi che si possi dire di quelli interualli, che contenuti sono da una corda Diatonica, & una Cromatica si può uedere il Cap 57. del terzo delle Institutioni, che un'altra uolta si uedrà il Cap 18. del libro 20. de Vtraque Musica, doue ne discorre il Reuerendo Zarlino assai diffusamente. Quando poi l'Ottuso risponde à quello, che io dissi, che confondono le scienze; non lo uuol confirmare; ma dice, e risponde, che io haurei detto meglio, se detto hauessi, che confonde li Generi; quasi, che il confondere li Generi nella Musica, non sia un confondere la scienza. Ma perche sò, che in questo mio discorso, non ho racolto tutte le impertipage 56nentie, che nella sua lettera dice l'Ottuso, mi scuserà, perche un'altra uolta, che io ci ponga la mano, sarò forsi più ardito di quello, che io confesso essere stato al presente; ne sarò cosi breue, ma mi estenderò più per darle maggior sodisfattione, in tanto goderà questi pochi d'auertimenti, & se haurà quel buono, e purgato giudicio che io credo, che habbi, s'emenderà, & attenderà alle compositioni, che le possono allargare il campo alla immortalità, come ha fatto Adriano, Cipriano, il Sig. Claudio, il Porta, lo Strigio & tanti Signori Compositori.[Figure]page 54[Music example]Ciascuna uolta adunque, che lo antecedente in D. darà principio alla modulatione, uerso l'acuto ascendendo, et il consequente incominciarà nella corda d. descendendo uerso il graue; sarà il procedere di queste parti per moti contrarij. Et se lo antecedente darà principio nella corda a. descendendo, et il consequente darà principio in G. ascendendo, per essere questa corda contraria di quella, sarà similmente il procedere di queste parti per moti contarij. Ma è d'auertire, che se occorrerà nello antecedente usare il Diesis, nel consequente farà dibisogno adoprare il b. molle; et per il contrario; se nello antecedente si adoprarà il b. molle; nel consequente il Diesis, come nel seguente essempio si può uedere.[Music example]
CONSIDERATIONI MVSICALI, DEL R. P. D. GIO. MARIA ARTVSI DA BOLOGNA, Canonico Regolare nella Congregatione del Saluatore.
PRIMA CONSIDERATIONE.
SECONDA CONSIDERATIONE.
Ergo ut hinc ordiamur, tria Genera sunt modulationum, Diatonicum, Chroma, Harmonia, atque
horum diferentie postea dabantur, &c.
Hauendo prima nel Primo
Libro detto à Car. 15. de Generi detto. Primum ergo & Antiquissimum inter ipsa ponatur Diatoni, cum quippe quod primum humana natura praescripsit, Chromaticum, & supremum Enarmonicum, &c.
Nondimeno l'Auttor del parere quando si riduce à fare
le Demostrationi di questi tre Generi, secondo la mente d'Aristosseno; prima page 4fa la demostratione dello Enarmonico, che del Cromatico; & quello che douea essere il primo, lo lascia nell'ultimo luoco, & è il Diatonico.Errore dell'Auttore
del parere Questo non
è ordine nominatiuo, come quello del Patricio, ma naturale, & demostratiuo, ilche è meno scusabile. Ma quanta & quale sia la malitia di quest'huomo, si manifesta nella seconda da lui fatta annotatione,
intorno alla quale
egli si lamenta e duole, che il Patricio nel Paragrafo generi del Settimo Libro della sua Poetica à Car. 301. dice queste parole.Oppositione fatta al
Patricio. Tutte dico le cinque Antiche, Doria, Ionia, Eolia, Lidia, Frigia; e noue sei. Mistolidia, Hipermistolidia, Hipolidia, Hiperfrigia, e Locristi.Alle quali manca la Hipofrigia; quasi che sia tanto ignorante (e lo credo) che non sappia che ciò pià esser successo per mancamento, ò del Coppiatore,Difesa del Patricio. ouero perche il Priuilegio de' Stampatori è di lasciare tal'hora fuori qualche parola, & tal volta delle righe intiere; perciò era debito di creanza, in cosi fatte bagatelle compatire alla disgratia del Sig. Patricio, & non di attribuire cosi fatto errore à ignorantia, ouero à trascuragine sua, col farne particolare annotatione, non essendo credibile, che cosi fuori di se stesso fosse all'hora il Patricio; che hauendo detto di descriuerne sei, n'habbi dipoi lasciata una nella penna, & postone solamente cinque. Et questo mio pensiero maggiormente mi pare esser vero; perche nel Paragrafo Poesie & Harmonie dello istesso Settimo Libro à Car. 316. replica le istesse parole; & le pone tutte sei, quando arditamente dice.
Si rammenti altri, che se bene le Antiche Harmonie furono cinque. Doria, Eolia, Ionia, Lidia, e Frigia : e le più moderne sei; Mistolidia, Hipermistolidia, & Hipolidia, & Hiperfrigia, Hipofrigia, e Locristi; furono nondimeno quasi tutte le altre &c.Dal qual luoco si Considera e bene, che cotal errore, non è stato rispetto à lui, ma ad altri; Et se bene cosi fatto luoco da me recitato in difesa del Patricio poteua l'Auttore del parere hauerlo veduto, letto, & riletto, & molto bene considerato, massime che tratta della istessa materia, & nell'istesso Libro; tuttauia, perche ha lo spirito della Contradittione, non l'ha voluto scusare, ma più che volontieri accusare. Seguita poi tutto affannato per dimostrare che le Demostrationi fatte dal Sig. Patricio per le quatro Linee, ò Corde non sono vere; senza che prima ponga in Consideratione al Lettore la intentione, e le parole istesse del Patricio; però affin che che sia conosciuta la malitia sua intieramente, dirò quel che mi pare, che sia stata la intentione del Sig. Patricio; dichiararò le sue parole tacciute dall'Auttore del parere, che ha scoperto il male, & coperto il bene col tacere, page 5per seruirsene a' suoi bisogni; cosi non restarà cosa alcuna in oscuro, che apportar possi danno alcuno al Patricio. In tanto perche lo Auttore del parere fauorisce molto le cose ben fatte & belle, & ha il senso dell'vdito assai purgato, accompagnato con bellissimo giudicio, & quel che più importa, è persona amica di verità, & dice alla libera delle cose quel che ne sente; leuarà molti di briga, che tutto il giorno contrastano, nè sanno definire, se la sottoposta Compositione sia principio d'una Giustiniana, ò pure d'vna Spifarata Mantouana; se col suo bellissimo intelletto dirà il suo parere, ancorche si vada pensando, che sia per inclinare alla parte, per alcuni segni manifesti, tuttauia quando altro succedesse, si faranno noue appellationi, con tutti quelli atti, che per legge comune sarà di Giustitia.
TERZA CONSIDERATIONE.
Risonare un Semituono.Parole del Patricio Poet. lib. 7. Lequali parole si riferiscono al suono, & non alle parti fatte delle corde in eguali partimenti, si come uà interpretando il Glosatore. Dice però il Sig. Patricio de Generi ragionando, & sono le parole sue leuate page 7di peso della sua Poetica, nel luoco sopra citato.
Le conditioni de' quali secondo che Euclide, & Nicomaco descriuono, furno che in ogni Tetracordo, oue la prima corda con la quarta sonassero una consonanza (ò quarta che la diciamo) fosse partita in 30. parti eguali à misura l'una come l'altra, delle quali trenta parti, sei n'andassero nello spacio della lunghezza dalla prima alla seconda, si che risonassero tra loro un semituono, &c.Ecco come egli istesso si scusa, & dichiara; Non vuole il Patricio, che s'habbi risguardo semplicemente alla totale diuisione delle parti fatte della Corda, ò Linea, come ho detto; ma al suono, accorgendosi molto bene che per la diuisione della Corda in parti eguali, non poteua hauere l'essatto di quanto bisognaua, & perciò soggiunge.
Si che risonassero fra di loro un Semituono.Che altro non vuol dire, se non che cosi fatto accorciamento, deue esser fatto rispetto al souno, & non alla totale lunghezza della Corda.Intentione del Patritio. E à lui non faceua dibisogno cercare altra chiarezza, nè altre demostrationi intorno à ciò appartinenti per hauerne l'essatto; perche non uoleua fare particolare trattamento di Musica, ma della Poesia; però le bastò d'hauere accennata la sua intentione. Ma perche l'auttor del parere fa gran romore, intorno all'essamine delle parti delle linee fatte, comparando quelle parti insieme, & cauandone molti interualli secondo che le pare per dimostrare, che quelle demostrationi non sono vere: Dicami di gratia, che è quello che mediocremente essendo nelle discipline Mathematiche versato; che non sappi, che se due Corda di vna istessa lunghezza, & di suoni eguali, saranno diuise in trenta parti eguali, l'una come l'altra, & che da una di loro ne sia leuato sei parti, che ui restarà fra la maggiore, che è di trenta, & l'altra che comparata à questa, è di ventiquatro parti; la relatione da 30. à 24. proportione posta nel genere superparticolare, fuori de' suoi termini radicali, & sarà una sesquiquarta fra 5. & 4. che secondo Tolomeo ci darà la forma, ò il modello di vna maggior terza?Sesquiquinta forma della minor Terza secondo Tolomeo & consonante. Buouo d'Antona nel Libro della Proportione, ò Comparatione che egli fa da vn'Asino ad vn Cauallo; ci conferma, & afferma questo concetto. Ma doppo la diuisione in parti fatte delle Corde dice.
Si che risonassero vn Semituono.Et non vn'interuallo di maggior Terza, che questo non fa al proposito di Constituire il Colore incitato Diatonico Aristossenico; & molto meno gli altri colori. Et quando dalle dette Corde per ordinare vn Tuono, ne lieua da vna di loro le dodeci parti;Dichiaratione delle parole del Patritio. intende che il detto accorciamento sia fatto rispetto al suono, & non alle page 8semplici parti fatte della linea che perciò à ciascuno interuallo cosi ordinato, le và sempre applicato secondo la intentione del Sig. Patricio.
Si che risonassero un Tuono, Tuono & Semituono.Conoscendo egli benissimo, come ho detto, che dalle parti eguali dell linee fate, non si poteua hauere lo essatto di quanto egli era per dimostrare secondo la mente di Aristosseno. Ma quanto l'Auttor del parere sia stato veretiero nello insegnare cotali diuisioni, & demostrationi, per hauere quelli interualli, che secondo la mente d'Aristosseno, si desiderano, lo ponerò in chiaro di maniera che ciascuno mediocremente in questa scienza essercitato, ne potrà essere capace.
QVARTA CONSIDERATIONE.
Pongasi che il tuono in dodeci minime particelle si diuida, & fra di loro siano eguali, ciascuna delle quali oncia sia nominata del tuono, & s'intendano tutti gl'altri interualli esser diuisi secondo la medesima ragione del tuono, cioè il semituono in sei oncie, & quel diesis che è la quarta parte del tuono in tre, & quello che è la terza parte in quattro oncie;di modo che l'vna di queste diuisioni serua al Diatonico propriapage 10mente, l'altra al Cromatico, e la Terza allo Enarmonico. Dice oncie non perche s'habbi da bilanciare, ma per dimostrare, che si come le oncie fra di loro vna è all'altra eguale; cosi quelle parti fatte del suono vuole, che talmente siano eguali, che vna non supera l'altra, conoscendo come buono Mathematico, che mentre che hauesse à questi interualli assignato proportione alcuna, era dibisogno che molti inconuenienti gli ne succedessero; non si potendo col mezo di queste hauere interualli, che egualmente contenuti fossero stati atti à constituire questi colori secondo li suoi dissegni. Non ha perciò ne suoi Elementi nominato proportioni ne numeri d'alcuna sorte,Aristosseno non ha mai nominato numeri ne proportioni. sapendo benissimo, che quello interuallo come dice il Valgulio, e maggiore, che giace tra numeri minori; Et quello è minore che ha maggiori si ritroua. Et regola certissima habbiamo nella Mathematica, che quella proportione è maggiore che ha il suo dominatore maggiore; et minore quella che da minore denominatore è denominata.Regola di conoscere di due proportioni quale sia maggiore. La onde maggiore è la proportione dupla della sesquialtera, conciosiache il 2. denominatore della dupla, e maggior di 1 1/2. denominatore della sesquialtera. Conoscendo adonque Aristosseno che con il mezo delle proportioni non poteua secondo li suoi disegni, hauere la metà del tuono è la vguaglianza de tuoni con altre parti di sì fatta misura eguale, che egli desideraua, tralasciò senza mai, come ho detto, nominare proportioni ne numeri; Che perciò ne viene da Franchino ripreso nel libro dell' Harmonia de gl'Instromenti, nel secondo, cap. 13.Aristosseno biasimato da Franchino, & altri, & perche. & da Francesco Salina nel lib. 4. cap. 23. Non vuolse dire ancora, che si douessero ricercare in alcuna corda cosi fatte parti di misura conforme alla mente sua, & eguali, accioche non s'ingannassero, nel ricercare di diuidere le linee, ouero corda in parti eguali, essendo che come huomo di gran giudicio, molto bene conosceua, il che dimostra il Zarlino nel libro 4. cap. 14. de' Soplementi, & nel ragionamento Terzo delle Demostrationi alla Demos. Quinta; Che il diuidere la differenza che è tra 'l graue, e l'acuto di qual si voglia interuallo, in due ò più parti eguali nella magnitudine, ò quantità continoa, non è diuidere cotal differenza in parti eguali, & proportionali ne suoni; hauendo prima di lui detto lo Stapulense nel secondo delle Demostrationi, alla Demostratione Quarta, Quinta, e Sesta;Propositione del Stapulense. Che qual si voglia spacio diuiso in molti spacij, e minore la proportione del tutto alla parte della vicina diuisione, che di essa parte à tutto 'l restante delle parti che seguono à lei più vicine. Le quali Considerationi tutte non è da dubitare, che Aristosseno come buon Filosofo, & Eccellente Mathematico, che cosi ce ne fanno fede page 11& relatione vera li buoni Historici, non ne hauesse buona intelligentia; per le quali (cred'io) che si mouesse Aristosseno, à stare come si dice à Cauallo del fosso; senza lasciarsi intendere alla scoperta qual fosse la mente sua; di donde si argomenta che egli sia stato huomo di grande ingegno, & giudicio.
QVINTA CONSIDERATIONE.
Et Vnisonae quidem sunt, quae vnum, atque eundem sigillatim pulse reddunt sonum.Boetio lib. 5.
cap. 10.
Dice Sigillatim. il che è molto da
notare; & gl'estremi suoni della Diapason non sono; Sigillatim. Adonque
non sono Vnisoni; ne si può dire l'ottaua Vnisona.Vnisone quali
siano. Quando poi ci vuol
dire quali siano le Equisone dice. Equisonae vero quae simul pulsae
vnum ex duobus, atque simplicem quodam modo efficient sonum, vt est Diapason, eaque duplicata, quae est bisdiapason.
Di modo, che si uede di mente di Tolomeo da Boetio rapportata, che la
Diapason è nel numero delle Equisone, non delle Vnisone. Hauendo
prima detto nel Capitolo Ottauo dell'istesso libro.
Quoniam enim Diapason Consonantia talem Vocis efficit coniunctionem, vt vnus
atque idem neruus esse videatur.Boetio lib. 5.
cap. 8.
Et prima di Boetio, & di Tolomeo, Aristotele disse nel Problema 14. della Settione 19.Arist. Sett. 19.
Probl. 14. Cur Antiphonum Diapason Consonantiae ita latitat, vt Vnisonum esse videapage 12tur?
Ecco come Boetio confrontantosi con Aristotele, e l'uno, & l'altro
dicono che gl'estremi suoni, sono talmente della Diapason uniti, che paiono
un solo suono, dicono che paiono, non dicono che siano. Et però questo interuallo da tutti li Teorici è accettato tenuto, & predicato per Consonantia, & non per Vnisono, il quale ha l'esser suo nella equalità, & la Diapason nella inequalità, & è la prima, & più semplice riceuuta per il tutto
diuisibile in molte parti. Che sia Consonante Aristotele nel Problema 18.
della istessa Settione, o particola 19. dice. Cur sola Diapason Consonantia Cantatur?
& nel 32. Cur Diapason Consonantiam dicimus,
non ratione numeri diaocto.
& nel 35. Propter quid Diapason
optima Consonantia est?
Et la noua tradottione dice. Cur Diapason consonantia omnium pulcherrima est?
Arist. prob. 32
& 35. Boetio poi ogni uolta che di lei ragiona, sempre la nomina Consonantia; se bene per esser stato Relatore delle opinioni altrui, ui sono alcuni poco prudenti, che si lasciano uscire di bocca, che non se li deue credere;
ma una delle Due; ò che
ci ha rapportato le cose dette da altri, con uerità, ò nò; se ha rapportato il
uero, non se le deue adonque dar credenza? Se non ha rapportato il uero
delle cose dette da altri, adonque quello che ha scritto, è del suo, à lui adonque non si deue credere? longi queste scuse. Lo Stapulense fa lo istesso
quando della Diapasson ragiona, il Glareano, & Marsilio Ficino sopra
il Timeo di Platone più e più volte dice lo istesso.Stapulense,
Glareano,
Marsilio Ficino cioche dicono dell'ottaua. & sopra il libro de Republica dice le formate parole. Consonantia vox octaua cum gratia ita consonat, vtque vox gemina est apparet vna.
Dice apparet vna. Non dice, che sia Vnisona. Ma se il Consonante è differente
dall'Vnisono nella maniera che ho dichiarato, come potrà dirsi Diapason
Vnisona? So che diranno, che quando nel Choro à Canto piano, insieme
cantano gl'Huomini con le Voci puerili, pare che quelle Voci siano Vnisone, pare alli putti, & à quelli che di ciò non sono intelligenti, ma non à
quelli, che sanno, che l'acuto, e parte del graue, & dipende dal Graue;
& che volendo sapere quanto sono differenti, e lontani due suoni bisogna incominciare dal loro principio, & cosi ascendendo per grado sin tanto, che giunti colà à ritrouare l'acuto, si chiarisce di quanto sono lontani
l'vno dall'altro; però sono cose, che paiono, & non sono; Et quando la Diapason hauesse gl'estremi suoni, che fossero, ò si
dicesse che fossero Vnisoni,
ne seguitarebbe, che la Equalità, & la inequalitò fossero vno istesso, si
come sarebbe l'ottaua, e l'Vnisono vna cosa istessa, il che non può essere, page 13egli è vno impossibile. Oltra di questo la Diapason per hauere li suoi termini contenuti dalla Dupla, viene riceuuta per il tutto diuisibile come ho
detto; ma l'Vnisono per essere nella equalità posto, che cosa ha egli di diuisibile? Per il suo flusso, & reflusso si genera la dupla forma della
Diapason, si come dal ponto nasce la linea prima quantità dal Geometra
Considerata; & la Diapason primo interuallo Consonante dal Musico
Considerato; però Tolomeo quando di lei ragona, li dà due attributi singolari nel Capitolo Quinto del Primo Libro, doue dice.
Inter consonantias pulcherrima est Diapason.Tolomeo lib.
1. cap. 5.
Et della forma di lei nello istesso luogo dice. Inter rationes Dupla est praestantissima.
Et ciò dice
perche la proportione di lei s'auuicina alla equalità; ma non è equalità, ma
è nel genere molteplice la prima; Genere primo, & più d'ogn'altro semlice, & però come testifica Profirio sopra gl'Harmonici di Tolomeo; era
come Sacrofanto riuerito, & honorato. Sè però abbagliato l'Autor del
Parere, Vada mò sofisticando, & dicendo, che Tolomeo nel libro primo
Capitolo Sesto de suoi Harmonici, ragionando della proprietà de gli interualli; ci rapporta, che la Diapason conserua ogni, e qualonque interuallo à
se aggiunto, sia poi consonante ouero disonante, in quella maniera, che il
numero Denario conserua qualonque specie di numero, che dentro di se
contiene, quando à lui è aggiunto. Questo nondimeno non è al proposito,
perche altro è considerare, se il numero Denario, in se è numero; & altro se conserua aggiuntoli ogni, & qualonque numero; si come altro è
considerare se la Diapason è consonanza, che hà grauità, & acutezza,
quello, che non ha l'vnisono, & altro se conserua ogni, & qualonque interuallo à se aggiunto; però disse Boetio accortosi di questo nel principio del
Nono Capitolo del Quinto Libro di sopra citato. Quoniam Diapason
penè vna Vocula est talisque consonantia, vt vnum quodammodo effigat sonum.
Dalle quali parole si conosce, che se bene pare,
che gli estremi suoni della Diapason da quali è contenuta quasi, che siano
Vnisoni, nondimeno sono diuersi; però disse, penè & quodammodo; però mi risoluo di tenere con Aristotele, Platone, Tolomeo, Boetio,
Marsilio Ficino; e 'l Zarlino, che nel Capitolo Decimoquarto del Terzo
Libro de Re Musica ne tratta diffusamente;Zarlino nel libro 14. de Re
Musica. & tanti altri, che di Musica hanno scritto, Greci, & Latini. Non potendo in modo alcuno concludere ragioneuolmente, & con argomenti Demostrabili, che la Diapason sia Vnisona, ne con autorità de Scrittori, à cui si possa, & debba page 14dare credenza. Ma parmi d'aggiungere quiui, che il Reuerendo
Zarlino di felice memoria nel Capitolo Secondo del Libro Decimoquarto di Re Musica dice. Doue non è dissimilitudine iui non può in modo alcuno essere specie; ma lo Vnisono non ha dissimilitudine alcuna, perche le istesse Voci sono nella istessa mansione sempre, ne in lui si ritroua grauità, & acutezza, & è contenuto da proportioni d'Equalità. Adonque l'Vnisono non ha sorte alcuna di specie.La Diapason ha sette specie come ogni Teorico, & pratico sà benissimo,Diapason ha sette specie. le quali hanno le loro positioni, è principio nella Corda di C. fa ut secondo Tolomeo, il Zarlino, e 'l Salines. Adonque ella ha dissimilitudine; ma lo hauere dissimilitudine, & il non hauer dissimilitudine, non è vna cosa istessa, anzi sono differenti. Adonque la Diapason non sarà Vnisona, ne sarà vero, che per la deformità, che ha dallo Vnisono, io la possi addimandare Vnisona, ma si bene Consonante, che acuttezza, e grauità in se include, in quella maniera, che io l'ho dichiarata, & che tanti grauissimi Autori l'hanno nominata. Poteuo quiui deporre la penna, hauendo sin hora detto tanto di questa Diapason Vnisona, che qual si voglia Lettore doueua restare sodisfatto; ma perche sento nouo motiuo, che potrebbe à quelli, che non sono cosi esperti porgere occasione di qualche dubbio, per leuare ogni scropolo, referirò il motiuo, & la risposta insieme. Sogliono gli Teorici, & Patrici taluolta vnire alla Diapason alcuni interualli, per li quali, ella muta natura, forma, & ne gl'estremi, suoni; in quella maniera, che gli Pitagorici, quando hauendo alla Diapason aggiunta la Diatessaron; la dissero Diapasondiatessaron. Vi aggiungono ancora il Ditono, Semiditono, Tuono semituono; & la dicono Diapasonditono, Diapasonsemiditono, Diapason col tuono; Diapason col semituono, & simili; che s'intendono interualli repplicati. Vogliono questi Moderni Speculatiui, che similmente, si dichi Diapason Vnisona. A cui si risponde, che ciò potrebbe esser vero, se ella estrema Corda della Diapason, essendoui aggiunto vn suono ò più ella si mutasse di qualità, e quantità; come fa per la aggiuntione di altri interualli; ma resta la istessa, ne si moue in modo alcuno, il che è quanto se non le fosse aggiunto cosa alcuna; adonque non occorre col nome di Vnisona, dimostrare, che in lei sia alteratione, mutatione di qualità, ò quantità: Et à lei intrauiene come al page 15numero denario, che aggiontoui quanti nulla si vuole, & sommati insieme sempre saranno lo istesso denario.
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SESTA CONSIDERATIONE.
Finalmente(hauendo prima fatta la demostratione del colore Cromatico, & Enarmonico)Parole di Euclide dallo autor del parere comentate.
il Colore Diatonico Sintono ouero incitato si Canterà, per interualli, il primo de quali sarà di oncie sei, il secondo di oncie dodeci, & parimente il terzo di dodeci oncie.Ed il Comento fatto dallo Autore del parere, sopra queste parole di Euclide seguita.
Sarà adonque la seconda corda mezana mutaile A. O. più corda della prima estrema grauissima stabile A. B. diuisa egualmente in 120. particelle per le sei particelle eguali comprese tra la B, & la O. restando ella di 114. solamente, & cosi diuenendo più corta di quella per vn semituono contenuto in questa maniera della proportione sesquidicianouesima, come l'altro primo semituono, dello antecedente tetracordo Diatonico molle ouero delicato; & parimente il primo interuallo del tetracordo Cromatico Tonieo sopra dimostrato come da 20. à 19. più corta poi di questa seconda mezana variabile A. O. viene ad essere la terza mezana variabile A. Q. per le dodeci particelle contenute tra la O. & la Q. & à rimanere di 102. particelle eguali à tutte l'altre, e perciò più corta ancora di essa A. O. per vn tuono cosi contenuto dalla proportione superbipartiente 17. cioè da 19. à 17.Forma del tuono minore dello autore. ma più graue della quarta estrema acutissma Corda stabile. A. C. diuisa in 90. particelle eguali per vn tuono cosi contenuto dalla proportione superbipartiente 15. qual è da 17. à 15.Forma del tuono maggiore dello autore. si come dimostra con ogni chiarezza, & verità la presente descrittione del suo tetracordo leuato, secondo la particolare, & giusta misura della propria lunghezza di ciascuna corda del sopra dessignato Monocordo.Ma quanto sia vera, ò falsa questa Demostratione nella seguente consideratione in chiaro si ponerà. In tanto descriuerò il Tetracordo Sintono, & Incitato Aristossenico, secondo che dall'Autore ci viene dimostrato. Descrittione del Tetracordo secondo le proportioni dette dal Autor del parere.[Figure: TETRACORDO DIATONICO SINTONO ARISTOSSENICO.]page 17Restami per intiera conclusione di questo mio ragionamento di farui auertito, che essendosi più volte detto l'vna corda douer essere più corta dell'altra, come per essempio la corda A. O. della corda A. B. ouero la corda A. Q. della A. O. & essendosi anco prima detto, & posto ne gl'vniuersali auuertimenti, che tutte le corde debbono sempre essere d'vna egual lunghezza, & di vn'istesso suono; che ciò non si tenga per contrarietade, ò implicamento di parole, ma s'intenda veramente douer esser tale, la vnisonanza, & la egual lunghezza di esse corde, & perciò tutte essere segnate sempre ne loro estremi A. B. & tengasi che lo accorciamento, che si haurà da fare, si faccia col mezo di vn scanello, ò ponticello, come è stato auertito, & datone amaestramento, cosi da esso Euclide come da Tolomeo. Et in somma tale accorciamento loro accidentale, s'intende douer esser rispetto alla diuersità del suono,Accorciamento deue esser fatto rispetto al Tuono. & non alla total primiera lunghezza, & quantità della corda proposta. Percioche di ciascuna di queste, & di tutte l'altre varietà di suono, che distingua, & intenda, ò non intenda, e non distingua l'vdito, si possono, come s'è veduto hauere per vna sola corda, ò instromento, perciò detto Monocordo.
A. 90. | ———— | |
12/120 Superbipartiente 15 | 12 | |
B. 102. | ——— | |
12/120 Superbipartiente 17 | 12 | |
C. 114. | ——— | |
6/120 Sesqui 19 esima | 6 | |
D. 120. | ——— |
SETTIMA CONSIDERATIONE.
- Che il semituono assignatoci di mente d'Aristosseno da quest'huomo, non è per la metà del Tuono, & per consequenza esser non puote quello, che si persuade di dimostrare secondo la mente d'Aristosseno.
- Che gli due Tuoni sono ineguali fra di loro, ne perciò possono essere page 20quelli de quali ragiona Aristosseno; ma altri dal suo diuersi.
- Che il Ditono similmente contenuto dalla proportione da lui assignataci, ò dalle parti delle linee fatte non può in modo alcuno esser quello, che ci dissegna Aristosseno; ma questo è maggiore di quello, che già da Pitagorici fu constituito; & se quello da Pitagorici di due tuoni sesquiottaui constituito è dissonante, per consequenza bisogna che questo sia dissonantissimo. Et gli tuoni de quali viene ordinato, diuisi in semituoni, sarebbono troppo lunghi, & perciò lontani dalla mente d'Aristosseno.
- Che il semiditono, ò minor Terza, è minore della sesquiquinta proportione, & perciò viene ad essere molto languida, e fuori del proposito.
- Che questo tetracordo, ouero colore cosi ordinato, in modo alcuno, non può essere, ne da alcuno fu mai inteso essere distribuito secondo la intentione d'Aristosseno; essendo che le parti di cui egli è composto, ouero in quelle, che uiene diuiso repugnano alle parole d'Aristosseno.
- Che per coprire l'Autor del parere la sua fallacia ricorre per aiuto dal Sig. Patricio.
20 | 19 | Semituono. | |
20 | 19 | Semituono. | |
——— | |||
Somma | | 400 - | 361 |
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X |
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— | — | — |
289 | - | 285 |
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X |
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— | — | — | |
1216 | - | 1215 | Eccesso. |
20 | 17 | Semiditono. | |
19 | 15 | Ditono. | |
— | — | ||
Diuisore 15 | | 380 - | 255 | |
— | — | ||
26 - | 17 |
4 | 3 | 4 | 3 |
19 | 17 | 17 | 15 |
—— | — | —— | — |
76 - | 51 | 68 - | 45 |
Si che risonassero vn semituono, vn tuono, & tuono.E ben uero, che si è uergognato di adoprare, & seruirsi delle istesse parole del Patricio; ma sono le istesse nel senso quando dice.Accorciamento leuato dal Patricio.
Et in somma tale accorciamento loro accidenpage 25tale s'intende douer essere rispetto alla diuersità del suono, & non rispetto alla totale primiera lunghezza, & quantità della Corda proposta.Talche secondo quest'huomo (ò bel humore) potiamo dimostrare, qual tetracordo ci piace, che habbi gl'interualli, lunghi, ò corti, non essendo questo di molto rilieuo à lui; che ad ogni modo, con l'aggiunta di questo accorciamento fatto rispetto al suono, saranno accomodate tutte le chimere, da qual si voglia intelletto fabricate; & questa è quella vera Demostratione; & quella tanto singolare Annotatione fatta sopra le parole d'Euclide, non più inuentata, ne da alcun'altro dimostrata, se non da lui; & dice il vero; che fin hora per la difficolta sua, non u'è stato huomo per eccellente, & gran dotto che sia, ò sia stato, che gl'habbi dato l'animo di far proua, & dare al Mondo cosi fatta chimera, conoscendo ch'egli è proprio un gittare il tempo, scriuer nell'acqua, & annouerare l'arena. Ma dicami questo nouo Aristosseno; se mi sarà addimandato,Dimanda fatta allo autore. se la Demostratione col mezo delle proportioni fatta da lui sia uera, ò nò, di mente d'Aristosseno; in qual maniera potrò io affirmatiuamente, affirmare che sia uera, se le proportioni, che sono le forme de gl'interualli, l'una è maggior dell'altra, & fra di loro non ci può essere uguaglianza, & perciò non possono essere compartite secondo la mente d'Aristosseno? Se affirmare uolesse che la Demostratione fatta in parti eguali delle linee, ò corde fosse uera, già ho detto di mente del Stapulense, & del Zarlino (& sono demostrationi dimostrate da loro che negar non si possono) questo essere il falso; oltra che le sue parole lo conuincono quando dice.Accorciamento deue esser fatto rispetto al suono.
Che tale accorciamento deue essere rispetto al suono, & non alla totale lunghezza della linea, ò corda.Adunque la Demostratione fatta nelle parti della linea, & nelle proportioni è falsa. Ma ricorriamo alla diffesa col mezo, & auiso del Sig. Patricio, che forsi sarà uera. Dice però per ultimo refugio; che postposte tutte l'altre considerationi; & delle proportioni; & delle particelle nelle linee fatte con tante superflue, & uane diuisioni, e balordimenti di testa, che tale accorciamento uero deue esser fatto rispetto al suono; che è come à dire si che risonassero un semituono, un tuono, & tuono. O come bene si uà inuilupando. In qual maniera si deue fare questo accorciamento? di quanta quantità douranno essere accorciati quelli interualli, acciò sijno, e restino gli tuoni, e semituoni fra loro eguali, secondo che dicono le parole d'Aristosseno? Lo dimostra forsi questo nouo Maestro? Ma con qual ragione potrà dire, quando anco insegnaspage 26se di fare cotale accorciamento, che questa sia vera Demostratine? In diffesa sua per coprirsi, che potrà dire? Potrà sicuramente dire, che io habbi copiate queste mie Considerationi da certe sue scritture lasciate nelle mani di qualche suo confederato, & forsi che potrebbe essere il vero. Ma quando pur dicesse cosi fatte cose; Io le risponderò. Che in questo caso sarà vera la Conclusione da lui assolutamente posta quando dice.Conclusione.
Et è conclusione fermissima, che non si crede al Relatore, se non si ha manifesta chiarezza del rapporto.A lui che vorrà come veridico Relatore, che le sia data credenza, sarà necessario dar chiarezza manifesta del rapporto. Et perche questa cosa apporterà qualche difficoltà, potrà rapportare qualche fede sottoscritta da qualche suo Amico, à complacentia fatta, & cosi darà manifesta chiarezza del rapporto; Ma cosi fatte cose rendono più tosto chiarezza di falsità, che di verità; potrò in tanto consigliarsi, per ritrouare più salda proua, & più ragioneuole, & vera di questa.
OTTAVA CONSIDERATIONE.
Similmente il Colore Diatonico Molle, ò delicato, per oncie sei, noue, & quindeci.Nella qual distributione fatta come la passata, nelle quattro linee quanto alla lunghezza, & diuisione di loro in parti eguali leuandole sei le noue, & le quindeci da ciascuna secondo il bisogno, ci assegna queste proportioni. Che il primo Semituono, & più graue interuallo è contenuto dalla proportione sequidicianouessima, come nell'altro Diatonico s'è veduto fra questi termini 20. & 19 per il secondo che si ritroua fra le 114. & le 105. particelle, dice ch'egli è contenuto dalla proportione super 3 partiente 35. ne suoi termini 38. & 35. che contiene un Semituono, & un Diesis Enarmonico incomposto. Et da questa Corda all'ultima, ui si ritroua lo interuallo di sesquisesta ne suoi termini radicali 7. & 6. Continente un tuono, & un Diesis Enarmonico. Ma uolendo page 27fare la Demostratione ordinata, con le loro proportioni cosi descritte, del tetracordo, sarà fatta come seguita.Tetracordo molle diatonico descritto con le proportioni.
D. 30. | ———— | |
Tuono, & Diesis Enarmonico. | 15 | |
C. 35. | ———— | |
Semituono, & Diesis Enarmonico. | 9 | |
B. 38. | ———— | |
Semituono. | 6 | |
A. 40. | ———— |
Diesis minore | 40 | 39 | 39 | 38 | diesis maggiore. |
Semituono | 20 | 19 | 20 | 19 | Semituono. |
—— | — | —— | — | ||
800 | 741 | 780 | 722 |
40 | 39 | diesis minore | 39 | 38 | diesis maggiore. |
17 | 15 | tuono maggiore | 17 | 15 | tuono maggiore. |
—— | — | —— | — | ||
680 | 585 | 663 | 570 |
40 | 39 | diesis min. | 39 | 38 | diesis mag. |
19 | 17 | tuono min. | 19 | 17 | tuono min. |
—— | — | —— | — | ||
760 | 663 | 741 | 646 |
Quello interuallo è di vn tuono, & vn diesis Enarmonico, insieme accompagnati.La onde di qui sicaua, che gl'interualli si possono considerare in due modi;Interualli considerati in due maniere. ouero inquanto che sono contenuti da un suono graue, & l'altro acuto, senza di loro hauere altra consideratione. Ouero in quanto che da più parti vengono reintegrati; & in questo secondo modo lo considera il moderno nostro Aristosseno, secondo che le sue parole ci manifestano.
NONA CONSIDERATIONE.
Virginiei volucrum vultus foedissima ventris
Ingluuies, vncaeque manus, & pallida semper
Ora famae.Virgilio nel 5
page 30Ilche imitano benissimo questi tali quando nel mezo delle loro cantilene, nel principio, & nel fine ci rapportano interualli sgarbatissimi da
modulare;Errori di alcuni compositori moderni. Nella pouertà dell'Harmonia; nella lontananza tal uolta
delle parti, gl'estremi di cui se ne giungono fino alle 23. Voci; nella
poca osseruanza de modi; nella positione, & ordine delle consonantie,
lontana dalle buone Regole; nella mala imitatione delle parole, come
si può uedere nel principio della Cantilena di sopra posta, che dice.
Ma se con la pietà. L'Harmonia di cui più tosto moue à risa, che
à pietà; & forsi che non fanno professione, che le loro Cantilene faccino noui effetti pietosi, & d'imitatione delle parole; pur uedasi come
moua à pietà l'animo di chi la intende. Tutto questo disordine da
altro non nasce, se non che non intendono altro che quello che gli capricij loro le dicono, che stij bene; però ci rapportano interualli tall'hora, che loro stessi non li conoscono, dicono però che sono cose noue,
se bene sono più uecchie, che il Cucco; come li seguenti, il primo de
quali dicono, che non è ne sesta, ne settima, ma che consona benissimo alle sue orecchie, che sono purgate.Interualli per
cantare falsi,
ma per sonare
ne lauti buoni.
- Adunque la seconda minore, è lo istesso semituono.
- La seconda maggiore, è di un tuono, ouero di due semituoni composto.
- La terza minore di tuono, è semituono, adunque di tre semituoni.
- La terza maggiore di due Tuoni, adunque di quattro semituoni.
- La Quarta di due Tuoni è semituono adunque di cinque Semituoni. page 33
- Il Tritono di tre tuoni. Adunque di sei Semituoni.
- La quinta diminuta è contenuta dalla istessa quantità de semituoni, che è il tritono, non vi potendo fra loro la quarta, e la quinta entrare per la diuisione del tuono, che fra di loro vi si interpone, altro che un solo interuallo, & questo serue per l'uno, & per l'altro; serue però quando viene considerato di tre tuoni intieri per il tritono; & per la semidiapente, quando gli Tuoni posti vno nello acuto, e l'altro nel graue sono in due semituoni ciascuno di loro diuiso, come da [mus.bquad] fa be mi à F. fa ut.
- La quinta di tre Tuoni, & semituoni. Adunque di sette semituoni.
- La sesta minore, di tre Tuoni, & due Semituoni; adunque di otto semituoni.
- La sesta maggiore di quattro Tuoni, & semituono; adunque di noue semituoni.
- La settima minore di quattro Tuoni, & due semituoni; adunque di dieci semituoni.
- La settima maggiore di cinque tuoni, & un semituono; adunque di undeci semituoni.
- La ottaua di cinque tuoni, e due semituoni, ouero di sei Tuoni; adunque di dodeci semituoni.
DECIMA CONSIDERATIONE.
Il Colore Cromatico Tonieo per sei, & sei, & diciotto oncie.Seguita poi l'Autore, & dice.
Questa spetie, ò Colore Cromatico si dice Tonieo, percioche ella in se contiene vn tuono composto di due semituoni, l'uno de quali è posto fra la prima Corda A. B. grauissima stabile compartita in 120. parti eguali; & la seconda mezaa mobile A. K. di 114. particelle eguali, sotto la proportione in questa maniera sesquidicianouessima, la quale è fra 20. & 19. l'altro è tra la detta seconda Corda mezana mobile A. K. & la terza mezana, & mobile similmente A. L. di 108. particelle eguali sotto la proportione sesquidicottessima, cioè da 19. à 18. Ha poscia ancora questa specie l'altro interuallo incomposto; il quale è di 18. particelle, ouero oncie, & cosi contiene in se vn tuono, e mezo da gl'Antichi detto trihemituono, & da Moderni semiditono posto tra essa Terza Corda mezana mobile A. L. & la quarta estrema stabile acutissma A. C. di 90. particelle eguali, in maniera tale sotto la proportione sesquiquinta, cioè da 6. à 5. Et questa diuisione Aristossenica viene ad essere ancora di Eratostene, come si vede nella Tauola delle proportioni Cromatiche poste da Tolomeo nel Capitulo 14. del secondo libro de gl'Harmonici.Et ecco la Demostratione. page 36
Proportione sesquidiciasettessima | 18 | 17 |
Proportione sesquidiciaottessima | 19 | 18 |
Proportione sesquidicianouessima | 20 | 19 |
Diatonico di Tolomeo. | Cromatico d'Aristosseno di Didimo, & di Eratostene. | |
15 | 15 | |
16 | ||
18 | Tuono diuiso in due semituoni. | 18 |
19 | ||
20 | 20 |
VNDECIMA CONSIDERATIONE.
Il colore del Croma Hemiolio, ò sesquialtero per interualli di oncie quattro, e meza, & oncie quattro, e meza, & ventuna oncia.Et quando uiene alla Demostratione di cosi fatta cosa, ci descriue un diesis di oncie quattro, e l'altro di cinque; ò particelle della linea fatte; dice però, che le proportioni loro sono tali. Il primo è sotto la proportione cosi supertripartiente 70. essima; uuol dire super 3 partiente 77 essima, cioè da 80. à 77. & è secondo li suoi dissegni di 115 1/2. particelle; e 'l secondo diesis è contenuto dalla proportione super 3 partiente 74. cioè da 77. à 74.Proportioni delli diesis ineguali. & per un'interuallo incomposto continente un tuono con due altri diesis Cromatici sesquialteri più graue della quarta, & acutissima stabile di 90. particelle eguali; onde sia tra loro cosi contenuta la proportione super 7. partiente 30. che è da 37. à 30. In conclusione uuole questo Moderno Aristosseno, che questo tetracordo Aristossenico sia diuiso in due diesis, & un tuono con due altri diesis. Ma se uere sono le parole di Euclide, che egli traducendole in parlare Italiano ci rapporta, Tre diesis andrano al riempimento del tuono, che cosi dicono le parole d'Euclide, & d'Aristosseno istesso quando diuide il tuono, in tre, & in quattro parti eguali. Ma la Diatessaron, ò il tetracordo cosi descrittoci è di due diesis principalmente, l'uno, & l'altro contenuti dalle proportioni dette;Errore del moderno Aristosseno. & un tuono, & due altre diesis, che in tutto arriuano al numero di quattro diesis. Ma quattro diesis riempiono un tuono, & una terza parte di tuono. Adunque questa Diatessaron, sarebbe ripiena di due tuoni solamente, & un diesis, il quale è la terza parte di tuono. Non sarà uero adunque che la Diatessaron da Aristosseno il uecchio ordinata sia di due tuoni e mezo; ma di due tuoni, & una terza parte di tuono cosi dal moderno Aristosseno riempita. Questo è uno inconueniente; Non disse mai Aristosseno l'antico, ne alcuno de suoi seguaci cosi fatte spropositate;Disproposito. si come è stata una spropositata il dire che l'uno diesis di proportione super 3. partiente 77. e l'altro contenuto page 40della proportione super 3 partiente 74. Essendo che queste proportioni non sono eguali; se bene eguali le differenze. Et perche ci constituisce il tetracordo delle proportioni dette. Eccolo ordinatamente posto.
D. 60 | ———— |
Tuono, & due Diesis. | |
C. 74 | ———— |
Diesis. | |
B. 77 | ———— |
Diesis. | |
A. 80. | ———— |
Diesis di proportione super 3 partiente 68 | 71 | 68 |
Diesis di proportione super 3 partiente 71 | 74 | 71 |
Diesis di proportione super 3 partiente 74 | 77 | 74 |
Diesis di proportione super 3 partiente 77 | 80 | 77 |
DVODECIMA CONSIDERATIONE.
Il colore del Croma molle, ò delicato per interualli di quattro, & quattro, & ventidue oncie.Col mezo delle quattro linee in 120. particelle ciascuna di loro egualmente diuisa, facendo lo accorciamento di quattro, & quattro, & ventidue oncie, con gli scanelli, ò ponticelli per hauerne quegli interualli, che à constituire questa specie sono necessarij, ci fa la Demostratione secondo il solito suo, ma con molta diligentia ci va descriuendo da quali proportioni siano cosi fatti interualli contenuti;Proportioni delli diesis di questo colore Et per il primo, & più graue diesis, dice ch'egli è dalla proportione sesquiuentinouessima contenuto, di quattro particelle, che dalle 120. leuate sarà la sua corda acuta di 116. che insieme con le 120. comparate, si corrispondono in cosi fatta proportione. Il secondo, che sarà di altre 4. particelle essendo che vogliono essere eguali, viene ad essere formato dalla proportione sesqui 28 essima, & nella corda di 112. particelle; l'altro interuallo che deue essere di 22. oncie, resta all'ultima corda 90. che è lontana dalla corda 112. per oncie 22 sarà di proportione cosi super 11 partiente 45. fra li termini 56. & 45. & è vn tuono con semituono, & vn diesis cromatico molle contenuto; & affinche si ueda tutto 'l tetracordo ordinato secondo queste proportioni lo ponerò quà di sotto.
D. 45 | ———— | |
Tuono, semituono, & diesis | 22 | |
C 56. | ———— | |
Diesis Cromatico | 4 | |
B. 58. | ———— | |
Diesis Cromatico | 4 | |
A. 60. | ———— |
Diesis di proportione sesquiuentinouessima | 30 | 29 |
Diesis di proportione sesquiuentiottessima | 29 | 28 |
Diesis di proportione sesquiuentisettessima | 28 | 27 |
TERZADECIMA CONSIDERATIONE.
Ma da Musici Olimpo, è (come dice Aristosseno) riputato inuentore del Genere Enarmonico, conciosia che auanti à lui tutti li Generi erano stati Diatonici, ò Cromatici.Seguita l'Autore;
Ma non per tanto esse prouano, ò inferiscono, che se bene d'Olimpo fu la inuentione del Genere Enarmonico, sua però fosse questa distributione, ò spetie. Oltra che à Plutarco quando bene anco questo luogo concludesse à fauore della particolarità proposta, non si haurebbe da prestar credenza, se non quanta è la fede d'Aristosseno allegato da lui; il qual detto d'Aristosseno, se del Musico intende Plutarco, non si legge ne suoi scritti Harmonici, che noi habbiamo per le mani. Et è conclusione fermissima,conclusione falsa. che non si crede al page 44Relatore, se non si ha manifesta chiarezza del rapporto.Volendo con questa conclusione dire; che non ritrouandosi ne gli scritti d'Aristosseno i quali habbiamo per le mani, il rapporto che fa Plutarco, à lui come relatore di falsità non debbe essere creduto. Ma s'egli è uero che Aristosseno come dice Suida Historico,Suida. & altri Autori graui habbi tanti, e tanti libri di Musica, Arithmetica, Historia, & di Filosofia Composti; non può essere ancora che Plutarco huomo di gran giudicio, ingegno, & lettura, habbi letto qualche opera d'Aristosseno da noi desiderata,Diffesa di Plutarco. & perciò come Historico il cui fine è di narrare il vero, ce ne habbi fatta quella relatione che à huomo veridico s'appartiene? Et quanti libri d'Autori grauissimi potiamo, e dobiamo credere, che si ritrouassero al tempo di Plutarco, che per le guerre, e la lunghezza del tempo essendo persi, noi con danno incredibile ne siamo priui? Et se Plutarco ci ha fatto vna cosi fatta Relatione, e forsi tenuto fra Dotti, & litterati un Ciarlatore? Vn parabolano, capricioso, huomo di testa, ostinato, & poco sauio come altri? Non già, ma si bene per sententioso, giudicioso, d'autorità, di fideltà nelle Relationi da lui fatte. Ne quiui uale al proposito nostro dire gli Giurisconsulti dicono, che questa conclusione è uera, in caso tale.Proposta. Titio addimanda ad Antonio cento scudi, & dice douerli hauere per un'instromento fatto con suo Padre, & ne rogato, &c. à Titio che è il relatore non se gli deue dar credenza, se non quanta è quella, ch'egli dimostra per l'instromento; adunque à Relatori non si deue credere, se non si ha manifesta chiarezza del raporto. Adunque à Plutarco Relatore non se li deue credere se non quel tanto, che dice Aristosseno. Et perche ne gli scritti, che noi habbiamo per le mani d'Aristosseno, cotal cosa non si ritroua, come ho detto. Adunque à Plutarco non si deue in modo alcuno credere, che ciò sia il uero? Dico che delle cose li fini sono diuersi.Fini diuersi. Il fine di Titio è di hauere, & cauar dalle mani ad Antonio cento scudi; per il danno che può succedere ad Antonio per il mezo di questo priuarsi del danaro, bisogna che Titio dia manifesta chiarezza di questo raporto ad Antonio, se uuole che egli si priua di questo beneficio delli cento scudi, potendo anco in questo raporto essere uerità, & falsità per l'utile, che ne spera Titio, & perciò per lo interesse proprio; & per il danno che può succedere ad Antonio, bisogna dare manifesta chiarezza di questo raporto. Ma il fine dello Historico,Fine dell'Historico. che non spera utile à se, e danno ad altri, e solo di narrare il uero; però come Historico ueridico ui si deue dar credenza, senza manifesta chiarezza di raporto. Et quando non ui page 45si douesse dar credenza rispetto à questa conclusione, non sarebbe anco degno di fede.Historici ueridici. Beroso, Pausania, Suida, il Zonara, Gioseffo, Suetonio Tranquillo; Titoliuio, Iustino, il Sabelico, & tanti altri Historici Antichi, & Moderni; che senza manifesta chiarezza di raporto ci narrano Guerre, Paci, Tregue, Ragionamenti, Consegli, Ambasciarie, Parlamenti, Fatti d'Arme, Stratageme Militari, Vittorie, Parentadi, Trionfi, & tanti Gesti, & fatti de Greci, Arabi, Latini, Hebrei, & altre Nationi; senza la cognitione de quali, non si haurebbe memoria alcuna, ne vniuerebbono eternamente nel Tempio della Fama, tanti huomini illustri che sono stati, sono, & saranno insieme con le attioni da loro fatte, che sono segnalate, & dal principio della creatione del mondo sino al presente giorno. Et se à questi Historici come huomini degni di fede, senza chiarezza di raporto gli si crede; perche à Plutarco non vi si deue credere? Per qual causa da lui, s'ha d'hauere, & ricercare chiarezza di raporto, & da gl'altri nò? L'ha forsi detto l'Oracolo d'Apolline? AristoteleAristotele. ci raporta opinioni di Melisso, Parmenide, Anassagora, & d'altri Filosofi Antichi, senza che le opere loro si uedano; adunque perche non ci è manifesta chiarezza di questo raporto, non si deue credere ad Aristotele? Sarà per questo Aristotele vn mendace? Sarà vera adunque in cosi fatto proposito, questa conclusione? Et forsi che non la dice con parole pregnanti. Firmissima; Manifesta, & altre. Certo nò. O come bene s'accorse di questo inganno Catone il sententioso quando arditamente cantò.Detto di Catone.
Noli tu quaedam referenti credere semper
Exigua ijs tribuenda fides, qui multa loquuntur.
Disse che non si douesse credere ad alcuni, alcune cose, come è il caso di
Titio; ma non disse ogni raporto, come dice l'Autore del Parere; & dichiarandosi meglio (poiche mi bisogna fare il pedante)
disse che non si douesse
prestar fede à quelli, i quali molto ragionano, volendo escludere gli loquaci, & ciarlatori da questa credenza. Et perciò dicono questi speculatiui; che la uerità dello effetto dipende da tutte le sue cause;Di doue nasca la verità. la certezza del credere nasce dalli fatti, & dallo intelletto. Veritas est adaequatio rei ad intellectum.Adunque essendo lo intelletto dell'huomo causa della uerità,causa della verità d'onde nasca. all'huomo Relatore se le deue credere in parte nonostante la incertezza del fatto, & è quanto uolse dire Catone. Et quanpage 46do ui si creda, ò debba credere, in tutto, ò in parte come ho detto per opinione de maggior sauij di lui, & si come la esperienza in effetto Madre di tutte le cose, e la ragion lo uuole; falsa sarà la conclusione posta dal nostro Moderno Aristosseno. Et ueramente se il nostro intelletto fosse di tanta uirtù, & efficacia, che potesse penetrare tutte le cose, io crederei, che nella maggior parte fosse vera, ma non hauendo questa cosi fatta preeminentia, bisogna per forza dar credenza senza chiarezza di raporto. Ma di più dico che se uniuersalmente, & assolutamente questa conclusione fosse uera, ouero s'hauesse da crederli, che si distrugerebbe la Sacra Theologia, alla quale ho creduto, credo, & crederò sempre senza alcuna contradittione, & à Santi Dottori, che di lei ce ne hanno dato, & danno precetti non ostante la ineuidentia mentre siamo Viatori del fatto. Ma dicami questo Moderno Aristosseno, se egli non hauesse data credenza à suoi Maestri quando gl'hanno insegnato, & di nouo quando si consiglia di qualche passo à lui difficile, & ad altri facile, che cosa saprebbe egli di buono, & di bello? Con tutto che non habbi, ne certezza, se quello che gl'hanno detto, e dicono sia il uero, ouero il falso? Ha creduto à Maestri, & hora crede à Dotti con cui parla, & si consiglia, perche d'insegnare il uero, & li ueri fondamenti delle scienze hanno fatto professione, & fanno. Et il Mondo tutto crede alli Historici, perche sà che hanno fatto particolare studio di leggere Scritture autentiche, Annali, memorie, instromenti, le quali danno credito senza altra chiarezza di raporto. Stupisco come cosi liberamente senza altra dichiaratione, habbi quest'huomo, che fa il Sauio più d'ogn'altro, aportata cosi fatta conclusione. Ma come nelle leggi sia uera, & anco falsa, Alessandro de Neuo sopra il Decretale, Titul. de Appell. Cap. Cum paruerit, & l'Abbate nello istesso luogo, lo dimostrano.
QVARTADECIMA CONSIDERATIONE.
Canterassi adunque il Colore Enarmonico per la grandezza, ouero interuallo di tre oncie, & tre oncie, & ventiquattro oncie.Segue la spositione, & singolare annotatione.
La B. D. contiene tre particelle, ouero oncie per le quali accorciata la A. B. resta la A. D. per la seconda Corda mezana più acuta della prima A. B. estrema grauissima per vn diesis Enarmonico, cosi contenuto dalla proportione sesqui 39 essima, cioè da 40. à 39. come s'vdirà toccandosi insieme l'una, & l'altra Corda A. B. & A. D. la D. E. contiene parimenti tre altre particelle eguali, ouero oncieQuesto colore secondo la descrittione delle proportioni assignateci del Moderno Aristosseno necessariamente sarà cosi ordinato.[Figure: TETRACORDO ENARMONICO .]per le quali accorciata la Corda, ò linea A. D. resta la A. E. per la Terza corda mezana più acuta per vn'altro diesis Enarmonico di essa seconda Corda mezana A. D. contenuta cosi dalla proportione sesquitrentaottoessima, cioè da 39. à 38. come si sentirà sonate insieme ambedue esse Corde A. D. & A. E. la E. C. contiene 24. particelle eguali, ouero oncie, che sono le restanti sino alle 30. per la quale A. C. viene ad esser più corta, & più acuta di page 48essa A. E. per vn ditono incomposto cosi contenuto dalla proportione super 4 partiente 15. cioè da 19. à 15.
D. 30. | ———— | |
Ditono incomposto | 24 | |
C. 38. | ———— | |
Diesis Enarmonico | 3 | |
B. 39. | ———— | |
Diesis Enarmonico | 3 | |
A. 40. | ———— |
Diesis sesquitrentanouessima | 40 | 39 |
Diesis sesquitrentaottessima | 39 | 38 |
Magister dixit.
QVINTADECIMA CONSIDERATIONE.
Et la sesquiottaua, che è il tuono, da per se sola è maggiore del semituono, per essere egli parte di quello.Et chi è quello nella Musica tanto insensato, che non sappi che il tuono è maggiore del semituono? Io non so come possi vn huomo, che fa professione d'hauer tradotto di Greco in Italiano; Aristosseno, Briennio, Euclide, Tolomeo, & altri grauissimi Autori dica cosi fatte cose. E ben vero, che quelle traduttioni da lui semplicemente non sono state fatte, ma ui ha gran parte il Gentilissimo Signor Ascanio Persio delle Greche lettere professore, & nello Studio di Bologna Lettore.Sig. Ascanio Persio Lettore nel studio di Bologna. Tratta dico del semituono in quel luogo, ma di quale, essendo li semituoni molti, & diuersi dicalo lui. Se vuol dire di quello d'Aristosseno, di cui egli è in proposito, che ha da fare, gl'Antipodi con la Gaza Marina? Il Cucco con il Cane? Et se egli istesso ci va descriuendo nel tetracordo Diatonico due sorti di tuono page 50dal sesquiottauo differente secondo la mente d'Aristosseno, & ci dimostra tre specie de semituoni nissuno de quali ha che fare con il sesquiottauo, non essendo mai questo tuono da lui considerato in queste distributioni, ne nominato, che sproposito è questo? Se dice del Tolomaico fra li termini 16. & 15. cosi determinato, egli non è parte ne pezzo del sesquiottauo, ma del sesquinono; che perciò alla reintegratione di esso sesquinono, ci va il sesquiquindecimo col sesqui 24 essimo insieme accopiati, come sue parti. Ma ordinariamente tuti li Theorici dicono che il semituono è quello,Semituono quello che sia. per il quale la Diatessaron supera il Ditono, ma non mai che egli sia parte del tuono sesquiottauo. Non ragiona adunque questo Moderno Aristosseno, del semituono Tolomaico, ne di quello de gl'Antichi; che al suo proposito sarebbe vn disproposito, ma di quello d'Aristosseno. Et se bene Aristosseno, come ho detto, altre volte ne suoi fragmenti non nomina mai, ne proportione sesquiottaua, ne tuono sesquiottauo, ma semplicemente il tuono, nondimeno si piglia spasso quest'huomo di volere, che Aristosseno dica à suo modo, & tutto fa per ridurre le cose à suo gusto, & secondo li dissegni suoi. Dice più oltra che ci fa sentire fra due Corde la Diatessaron formalmente in atto;Errore. & all'istesso proposito, non facendo distintione dall'atto alla potentia; dice che potentialmente vi si ritroua; Vedo che mi bisogna insegnarle la differenza dell'atto alla potentia; gran patientia, che mi bisogna hauere con quest'huomo. Si dice vna cosa essere in potentia in due maniere;Potentia di due sorti. lontana l'una, e l'altra vicina; lontana, & non è al proposito nostro; Quando uno è totalmente ignorante, cioè del tutto priuo del sapere alcuna cosa, alla quale però rispetto à quelli che la sanno, & non ne discorrono, che questa è potentia uicina, potrebbe dar opera, & acquistarla per giungere alla potentia uicina. Et quelli, che in potentia uicina si ritrouano, e sono, hanno l'habito, & non lo essercitano, percioche ogni uolta, che non siano impediti di qualche esteriore impedimento, lo possono mandare ad essecutione. Al proposito nostro, mentre che quei suoni che risuonano la Diatessaron dall'udito distintamente intesi, & riceuuti per tali, sono detti essere in atto. Et quando due Corde essendo Vnisone, non risuonano altro che un solo suono, all'hora si ritrouano in potentia uicina, da pigliare qualunque forma, che dallo Artefice le sarà data. Ma di questi spropositi, ue ne sono le cataste. Dice che dalla Proslambanomenos alla Parhipatehipaton ui è il primo, & grauissimo tetracordo de Moderni. Seguitano forsi gli Moderni la diuisione del Sistema massimo per page 51tetracordi fatta, come faceuano gl'Antichi? o pur la diuisione di Guido Aretino Monaco in essacordi partito, detto Deduttione? Era il suo proprio di dire, fra le prime quattro Corde del primo, & Grauissimo essacordo, non ci essendo altra diuisione da Moderni seguita. Ma che dirò del tempo consumato intorno al volere addure autorità per agrandire il volume. Che quella specie Enarmonica dal Signor Patritio decritta, non sia inuentione d'Olimpo, ma di Aristosseno? eraui forsi lui presente? dicalo che all'hora hauendo chiarezza di questo raporto, da lui raportatomi, lo crederò, altrimenti, non debbo credere alle sue parole, che cosi mi insegna lui, che facci. Et massime che quando Boetio descriue nel quarto libro quel cosi fatto tetracordo, non dice che sia d'Olimpo ne d'altri. S'affatica con la formatione d'argomenti, e silogismi, di onde si vede lo studio grande ch'egli ha fatto intorno à Pietro Hispano; per prouare questa conclusione, & dice. Che Euclide non nomina mai Aristosseno, se non nel luogo doue tratta de Modi, & perche dimostra il Genere Diatonico e 'l Cromatico, secondo che Aristosseno fa; Adunque lo Enarmonico ancora è da Euclide descritto, secondo la mente d'Aristosseno; ma questa è quella specie, che lui descriue, ne segue adunque, che questa sia specie d'Aristosseno, & non di Olimpo. Non potrebbe Euclide hauer descritto gli due Colori Diatonico, & Cromatico secondo Aristosseno, & lo Enarmonico secondo che Olimpo lo ha ritrouato, & che poi sia stato ancora descritto da Aristosseno? Chi mi rende fedele chiarezza, & manifesta testimonianza di questo, acciò lo possi, & debba credere? Et tanto più che l'autore del Parere mi dice, che non creda senza certezza di raporto? Non è rimasto in oscuro, come & in qual maniera gl'Antichi accomodassero quelle Harmonie, & fra quali spacij, se il Moderno Aristosseno dimostra confusione fra gli Scrittori, & tale che chi vuol credere à vno bisogna dar contra à l'altro? Confrontano forsi tre, ò quattro di loro insieme? Se non confrontano, come non è rimaso in oscuro? à cart. 31. doppo lo hauer fatto una lunga diceria intorno al dimostrare, che la distributione del tetracordo da Boetio, come dicono altri per inuentione di Olimpo, & ridotolo all'ordine delle particelle ouero oncie; nella maniera, che fece Tolomeo, & Euclide quelle d'Aristosseno, dice le formate parole.
Dalle quali cose tutto noi potiamo hora indubitatamente raccogliere, che i due diesis di Olimpo se bene sono di vna medesima grandezza, ò quantità fra di loro, non sono però come quei di page 52Aristosseno, ma il primo si come il secondo essere alquanto maggiore, onde tutte due posti insieme trapassano la giusta metà di un mezo tuono; il che non fanno quei d'Aristosseno.Se li due diesis attribuiti ad Olimpo sono di una istessa grandezza, ò quantità, come potrà essere, che vno sia di proportione maggior dell'altro? Ouero se li termini delle loro proportioni sono una dell'altra maggiore, come potranno essere di una istessa grandezza? Se trapassano la giusta metà di un mezo tuono, quale è la giusta metà del mezo tuono? Di qual tuono parla del sesquiottauo, ò pur dell'uno, ò l'altro, che egli ci descriue di mente d'Aristosseno? Se del sesquiottauo; che proposito è questo nominare un tuono, che mai è stato da Aristosseno mentouato? Se dell'uno, ò l'altro da lui descritti, quale sarà la sua giusta metà?metà del tuono non si può sapere. Se lo descriue con proportioni, come lo diuiderò in due parti eguali? Che di loro una non sia maggior dell'altra? Se vuole ritrouare questa giusta metà in parti che siano nella quantità continoua proportionali; à che le proportioni? Se la vuol ritrouare nelle proportioni, come la potrà dimostrare se con certi, & determinati numeri rationali, non si può partire? doue sarà questa tanto giusta metà? Ma è d'auuertire, che dice;
La giusta metà del mezo tuono.Non dice la metà del tuono; ma la metà del mezo; che viene ad essere vna quarta parte del tuono. Et se li due diesis non sono altro che lo Apotome contenuto dalla proportione super 13. partiente 243. il quale è maggiore di un mezo tuono, perche non sarà egli maggiore di una quarta parte del tuono, sia poi qual tuono si voglia? Ha voluto dire, che li due diesis sono maggiori, ò trapassano la metà del tuono, non la giusta metà del mezo tuono; Ha preso vn moscone, & pur fa dello Arithmetico in eccellenza. Et quando poi seguita;
ma il primo si come il secondo essere alquanto maggiore.Se intende delli due diesis, come pare che voglia dire d'Olimpo secondo lui; ha prima detto che sono di una istessa grandezza; hora che sia l'uno dell'altro maggiore cosi subito, troppo sarebbe scoperta la contradittione, & troppo manifesta. Se intende che quelli diesis d'Olimpo siano l'uno maggior dell'altro comparati con quelli d'Aristosseno; ma sono tanti in numero quelli d'Aristosseno da lui descritti; che de quali voglia dire, cercalo tu. Dirò bene, che quelli, che ad Olimpo sono attribuiti, di proportione sono gl'istessi con quelli, che il Moderno Aristosseno ha descritti, nella da lui fatta Demostratione del Croma Molle, ò delicato. Però è più verisimipage 53le, che Aristosseno si sia seruito delle cose d'Olimpo, che Olimpo d'Aristosseno; perche Olimpo è stato prima tanti, e tanti d'Aristosseno. Ma perche l'Autor del Parere potrebbe dare nella negatiua, che Aristosseno hauesse, ò forse d'opinione, che il tuono si douesse diuidere in due parti eguali, per potersi poi ritirare dietro alla Tauola, che questo è il suo colpo; però con l'autorità de buoni autori, & di quelli apunto che da lui sono citati, se le farà la proua. Dice Tolomeo nel 12. Cap. del primo libro degl'Harmonici.Tuono secondo Aristosseno va diuiso in due parti eguali.
Ma noi referiremo hora le descrittioni Aristosseniche, le quali stanno cosi. Diuide egli il tuono in due parti eguali, hora in tre, alcuna volta in quattro, alcuna volta anco in otto.Et di più Aristosseno istesso nel secondo libro de suoi fragmenti colà passato il mezo dice.
Il tuono è quello per lo quale è la Diapente maggiore della Diatessaron, & delle parti del tuono noi cantiamo la metà.Di modo che questa conclusione per le parole di Tolomeo & d'Aristosseno istesso è chiara. Il ValgulioValgulio. similmente huomo di grande ingegno, con Aristosseno dice lo istesso, anzi difende Aristosseno da quelli, che tengono il contrario. Ma può dire l'aduersario, quando Aristosseno dice che il tuono si diuide in due parti senza l'aggiunta d'egualità, ò inegualità; non si può intendere, che quelle due parti siano ienguali, & non eguali? Dico che le parole sussequenti d'Aristosseno dichiarano le antecedenti; però quando dice che si diuida il tuono in due parti; dice ancora che si diuide in tre alcuna uolta, & anco in quattro; e se si hauesse da credere, che quelle parti douessero essere inequali; ciascuna di quelle parti in se considerate, non sarebbe la terza, ouero la quarta parte dell'uomo; come inferiscono le sue parole, ma ò sarebbe di più, ò di manco; però quando Aristosseno ha detto che il tuono si diuide in due, in tre, & quattro parti, intende, che siano parti eguali, & non ineguali, come ci danno le proportioni. Che questa egualità si possi hauere nella linea, ò corda in parte eguali diuisa come ha fatto il Moderno Aristosseno, questo è il falso; Che si possi hauere con le proportioni è falsissimo. Che con lo accorciamento fatto rispetto al suono, si possi conseguire. Quando con il Mesolabio, ò con l'aiuto della 13. propositione del sesto d'Euclide si operarà, ò altri instromenti, secondo che il Reuer. Zarlino in molti luoghi nelle Institutioni, Demostrationi, & Supplementi, e 'l Stapulense, & altri hanno dimostrato; Crederò, che si potrà conseguire; se bene l'Autore non l'ha saputo dire, ò dimostrare come douea. Restami hora per conclusione di queste mie conpage 54siderationi; di far sapere, che quello, che ho detto, & scritto l'ho fatto accioche il Mondo, & gli studiosi di questa scienza, non siano ingannati da questi, che vogliono dar di becco alle zenzale; & affin che conoscano le cose per il suo uerso; ne voglio che l'Autore del Parere per questo si creda, ch'io habbi fatto per offenderlo, ma come amico di verità, & egli amico della verità istessa, conoscendo gl'errori possi emendarsene, & amar me, si come io amo lui per le molte sue virtù, & come quello, al quale debbe ogn'uno, che di questa scienza si diletta hauere obligo, perche ha con le sue fatiche aperta la mente à molti, & in cose tali, che facilmente haurebbe potutto inciampare chiunque si sia; di modo che è causa, che la verità maggiormente conosciuta, sarà fuggito il falso, e seguito il bene, e 'l vero.