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Title: Seconda parte dell'Artusi

Author: Giovanni Maria Artusi

Publication: Giacomo Vincenti (Venezia, 1603)

Principal editor: Frans Wiering

Funder: Utrecht University Netherlands Organization for Scientific Research (NWO)

Edition: 2000

Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht Netherlands
Copyright © 2017, Utrecht University, Netherlands
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SECONDA PARTE DELL'ARTVSI ouero DELLE IMPERFETTIONI DELLA MODERNA MVSICA, Nella quale si tratta de' molti abusi introdotti da i moderni Scrittori, & Compositori.
Nuouamente Ristampata.
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IN VENETIA, MDCIII. Appresso Giacomo Vincenti. page iipage iii
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AL MOLTO ILLVSTRE SIGNORE IL CAVALIERE HERCOLE BOTTRIGARO PATRON OSSERVANDISSIMO

L'ARTVSI.

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NON cosi tosto hebb'io ne tempi piu dell'Estate rincresceuoli, come per vn passatempo honesto, fatta & fornita la seconda parte dell'Artusi, nella quale si tratta de tetracordi Harmonici d'Aristosseno in difesa del Sign. Francesco Patricio; che mi cadè nell'animo subito di donarla al mondo sotto l'ombra di V.S. molto Illustre accioche lei & ogn'altro Virtuoso amatore delle Virtù, & bellissime Qualità del Sig. Patricio, possi come in vn specchio vedere quanto si siano ingannati quelli che contra di lui senza occasione alcuna si mossero à Censurarlo, afinche il Mondo lo scopresse piu ignorante che Dotto; & essi per saccenti li giudicasse; se bene a giudicio vniuersale de tutti gl'intelligenti, questi non erano sufficienti di portarle dietro il Calamaio col papiero; il che spero ancor'io di far conoscere al mondo; ma tanto piu mi si facilitarà questo mio pensiero, quanto che se V.S. molto Illustre come amatore di Veripage iv tà, delle Virtù, e bontà del Sig. Patricio, si risoluerà, come deue, per debito di Caualiere protegere la causa, che perciò gli la pongo nelle mani, & le ne spero à fauor del Morto; (Nel libro che per fauorirmi, ha intitolato l'Ante Artusi, che veridicamente deue dire post'Artusi) vna Grassa sentenza, autenticata con l'auttorità e fede, non già d'alcuno Pedante, perche. Tractant fabrilia fabri. ma d'huomini in questa professione intelligenti; se bene questi Signori Legisti dicono che Fides non facit fidem. Accetti adunque V.S. molto Illustre queste fatiche volontieri quali si siano, mentre che pongo all'ordine la diffesa del R. Gioseffo Zarlino, huomo che à giorni nostri è stato più virtuoso è lodato assai, che gli suoi Censori. Intanto le prego dal Signore vna longa & felice vita.
Di Venetia il 25. Marzo. 1603.
page v
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A GL'AMICI LETTORI.

COrreua l'anno 1586. quando il Dottissimo Sig. Francesco Patricio huomo all'età nostra di molte lettere e belle maniere, da diuersi Amici pregato, diede in Stampa l'una e l'altra Deca, la Historiale, e la disputata della poetica sua; Et perche come nel settimo libro egli stesso dice à Cart. 303 della Historiale alla distintione, Generi. Era il caso suo in Generale di dimostrare, come l'Harmonie, alle poesie s'accompagnassero, hauendo prima detto nell'istesso libro à Cart. 296.Intentione del Patricio qual fosse. Della Harmonia adunque è da tenere trattamento, non dell'Arte tutta intiera, ma inquanto ella per Antico fu alla poesia Compagna. Le Conuenne perciò in cosi fatto libro toccare alcune cose all'Harmonie appartinenti. E ben il uero che perche questa non era sua principale intentione, le fu necessario, si come ei fece, breuemente & come si dice, per accidente di cosi fatta scienza discorrere, & trattarne, rapportando più tosto l'opinione, & detto altrui, che cosa alcuna di suo dire; come chiaramente dalle sue parole ciò si manifesta; non hauendo lui di cosi fatta scienza, quella essatta esperienza, che se le richiedeua, douendone fare particolare & longo trattamento. Questo libro cioè l'vna e l'altra parte della poetica, essendo alle mani di M Annibale MeloniLodi di Annibale Meloni. peruenuto, all'hora ch'egli era capo del Nobilissimo Concerto dell'Illustrissimo Senato, di Bologna; huomo che à giorni suoi, si come fu di bontà di Vita, cosi d'intelligentia, pratica, & giudicio delle cose appartinenti alla Harmonia; il che si è veduto nel libro da lui Composto Intitolato; Il Desiderio di Alemanno Benelli; nome che per trasportatione di lettere, dice Annibale Meloni; nel quale si tratta de Concerti Musicali di diuersi Instromenti;Opere Composte da Annibale Meloni. Et forsi che un giorno si uedranno ancora, Gli Meloni ragionamenti cosi da lui fatti & intitolati, che sono nelle mani d'altri. Fu da questo Virtuoso piu uolte letto, & con molta attentione riletto, in quella parte appunto doue il Signor Patricio tratta de Generi dell'Harmonia, & notanpage vi do il particolare dal Signor Patricio rintracciato da Nicomaco, & da Euclide, andò alcuni giorni fra se stesso le parole del Signor Patricio ruminando; le quali conoscendo che alle Demostrationi fatte, non corrispondeuano; fecce risolutione d'auisare diuersi Amici suoi, liquali sapeua che molto di cosi fatta scientia si dilettauano, per saperne il parer loro; fra quali hauendo sopra questo particolare dato auiso à me ancora desideroso di cauarne il parer mio, le risposi. Che in tal caso molte erano le cose intorno alle quali, era dibisogno hauere matura consideratione; essendo che rispetto à diuerse cause, poteua egli molto bene hauere ragioni tali, che se assolutamente, defendere non lo poteuano, almeno erano basteuoli ad escusarlo; con intentione, essendo io qualche miglia lontano, in breue tempo d'abboccarmi con lui, & del tutto liberamente dirle il parer mio. Ma l'auttor del parere à cui parue che opportuno mezo fosse questo, per acquistarsi credito e gloria, appresso il mondo, con lo hauere occasione di tassare un'huomo à giorni nostri singolare; Baldanzosamente si diede tosto à scriuere, contra questo particolare, non si raccordando che Catone soleua dire.
Quo minus petebat gloriam, eo magis assequebatur illam.Detto di Catone.
Ed il gran Fabio. Gloriam qui spreuerit veram habet. Fu però il motiuo dal Meloni fatto; se bene l'Auttor del parere l'anno 1593. Publicò in Istampa il Discorso, con titolo cosi fatto.Titolo del discorso. Il Patricio ouero de tetracordi Harmonici d'Aristosseno parere & vera Demostratione. La qual Demostratione, & parere quanto sia falsa, nelle seguenti Considerationi, lo manifestarò à quelli che si dilettano, & sono di cosi fatta scienza intelligenti. Dimostrarò quanto siano scusabili quelle cose che dal Patricio sono dette & Dimostrate; & quelle dello Auttor del parere biasimeuoli & false. Contentateui di leggere queste mie breui Considerationi, & raccordateui che. Amicus Plato, Amicus Socrates sed magis amica Veritas. & come disse Lucretio il Poeta.
Solus Veridicus purgabit pectora dictis.Detto di Lucretio.
Cosi da questa verità sospinto, & dalla promessa fattaci l'anno passato, quando io fecci conoscere al Mondo che il desiderio Dialogo d'Alemano Benelli, era fatica di Annibale Meloni, & non d'altri abbagij alla Luna chi vuole; Ho presa questa fatica per difesa del Morto Signor Francesco Patricio,Intentione dell'Artusi, e di difendere li morti. la qual è tanto piu pia, quanto mi par fuori del proposito, page vii l'offesa di vn Morto; & del Meloni ancora contra del quale l'auttor del parere non hauendo risguardo, ne alla seruitù, ne all'Amicitia, assai bene ha dimostrato il buon animo suo, verso di lui; che non s'è vergognato d'attribuire à se stesso il Dialogo di sopra mentouato, con l'espositione d'alcuni problemi d'Aristotele,Opere diuerse fatte di Annibale Meloni. li primi essemplari di cui & le prime abbozzature viuono ancora nelle mani de gl'Heredi del sodetto Meloni. Et vltimamente parendole bene, come si dice, dar di becco alla Ghiandaia,Prouerbio. ha detto & scritto molte cose contra di me, che mai l'ho offeso ne nominato in conto alcuno, non si vergognando di attribuire à se stesso parte di quelle cose, che già ho rintracciato da questo & quell'altro auttore Antico & Moderno, & datole in luce nel libro Intitolato delle imperfettioni della Moderna Musica; stampato in Venetia l'anno 1600. dalle quali cose tutte, si può indubitatamente raccogliere, & considerare quanto alla inquietudine quest'huomo sia per natura inclinato. Ma perche da mal Coruo mal ouo;Prouerbio. da queste mie Considerationi scoprirete quanto l'Auttor del parere sia atto à simili discorsi, pareri, & Demostrationi; leggete & notate bene, fin tanto che io ponghi all'ordine il libro de RE MVSICA, del Reuer. M. Gioseffo Zarlino, per darlo al mondo.Opera noua del Zarlino che presto si darà alle Stampe. In tanto amatemi che ui prego ogni felicità & contento.
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page viii page ix
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TAVOLA DELLE COSE NOTABILI;

Doue è d'auertire che quel numero, à cui seguita la lettera b. si deue ricercare nel libro delle Considerationi.
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A
ACcidenti sono di due sorti. c. 36 non sono causa del concento. 44.
Accorciamento leuato dal Sig. Patricio. 24 b diuersi fare rispetto suono. 25. b.
Affetto quello che sia. 10
Andrea ornitoparco & sua diuisione. 23.
Antichi non considerauano quelle cose che da Moderni sono apprezzate. 44.
Arte de Cantori qual sia. 10
Aristosseno non ha mai nominato proportioni ne numeri. 10. b
Ascanio Persio lettore nello studio di Bologna. 49. b
Auttor del parere si serue delle cose del Patricio. 15. b
Tassa Plutarco. 43. b
Autorità argomento efficace. 47
Annotatione sopraposti passaggi. 51
C
Causa che ha mosso l'Artusi a scriuere. car. 1.
Comparatione dall'ottaua alla settima 39. fra quali cose si facci. 40
Concento ciò che sia b. & 23 da che nasca 8. ciò che sia secondo Platone & Cicerone. 24 non nasce dalla modulatione. 25
Conclusione vera 32 b. da dimostrarsi. 19 b
Confutatione dell'opinioni dell'auttor del parere. 11. b.
Congiuntione del diesis con il tuono non ci dà quello che dice l'auttor del parere. 28 b
Consonantia e ragion de numeri. 33
Contradittione dell'Ottuso. 43
Ciò che debbe fare il pratico. 52
D
Detto di Valerio massimo. 3 di Auerroe 4 & 34 d'Oratio. 11. di Simplicio. 12. d'Aristotele, 12 di Catone. 45. b
Descrittione del Genere Diatonico fatta dall'auttore del parere 16 b & 17. b. de Cantori ordinarij. 48. & 49.
Difesa del Patricio 4. b. 7. b. di Plutarco, 44 b.
Dimanda fuori del proposito. 47
Discorso particolare intorno alla settima. 34.35.36.37.page x
Dispareri di diuersi auttori. 2.3. b
Ditono descritto dall'Auttore del parere maggiore di quello de pitagorici. 22. b
Due cose contrarie non si possono desiderare per lo istesso fine. 26
Descrittione del Cantore non ordinario. c. 49
E
EFfetti delle parti. 12
Enarmonico Genere come si Constituisca. 47 b
Errore dell'Auttor del parere 4. 11. & 19. b. 49. & 50. b. che nasce per lo accorciamento de gl'interualli 23. di alcuni Moderni. 30. b
F
FAlsa descrittione del tetracordo di Aristosseno. 22. b
Fini diuersi & quali. 44. b
Firmissima conchiusione. 26. b
Forma di vn mostro. 21
Forza di due cordi vnisone. 30.31
G
GEnere quello che sia. 15. & 16. b. Cromatico d'Aristosseno descritto dall'auttore del parere. 35. b. perche sia detto Tonieo 36. b. Hemiolio o sesquialtero 39. b. molle ò delicato. 41. b
H
HArmonia propria, & Concento è una medesima cosa. 26
I
INconueniente che nasce dalla diuisione fatta dall'Auttore del parere. 24. b
Inganno come s'intenda nella Musica. 45. & 46.
Intentione dell'Artusi. 29. b. del Patricio. 7. b
Interuallo nasce dalla modulatione. 28. Considerato in due maniere. 30. b. di quanti semituoni siano riempiti. 29. b.
L
LA settima e quanta. 37
La Natura si compiace delle cose naturali. 31. & 33.
Le potentie de sensi seruono ad ambidui li contrarij. 48
Lo eccellente sensibile corrompe il senso. 37
M
MAlignità da Platone conosciuta. 3.
Melodia & Modulatione quello che siano. 23
Metà del tuono non si può sapere. 52. b
Metafora quello che sia. 35
Musica quello che sia. 27
N
NAtura del diesis & b molle. 9
Necessità nella quale vien posto Aristosseno. 18. b
Nouità che apporta le Cantilene fatte da alcuni moderni. 9
Noui effetti della Musica, non v'è alcuno che gli descriua. 28
O
ORdine seruato dalla natura. I. b. come sia stato detto da alcuni 2 b. naturale de Generi seruato da Aristosseno. 3. b
Opinione dell'Auttore. 19. b
Oppositione fatta al Patricio. 4. b Ottaua & sua auttorità. 12. b. ha sette specie. 14 b
Ottuso & suo disproposito 29. si contradice 32. suoi suppositi. 45
Opera di Gioseffo Zarlino. 53
P
PAssaggio da vna consonantia all'altra come si facci. 33. d'alcune cantilene. 49. & 50.page xi
Potentia di due sorti. 50. b
Prima oppositione fatta al Patricio qual sia 2 b
Proportioni di diuersi diesis. 41.42. b. di maggior & minor inequalità & loro natura.
Proprietà delle consonantie & dissonantie. 8
Prouerbio seruato de Bolognesi. 4. dallo autentico al plagale quello che sia 44. b
Passaggi fatti da l'Ottuso ne suoi Madrigali. 50
Q
QVali cose à sensi piacciano. 39
Quali s'intendano Musici Antichi. 41.
Quello che sia interuallo composto. 36. b
Quesito fatto all'auttore del parere. 25. b
Quintiliano ciò che dica della imitatione. 42.
R
REgola de modi dichiarata. 22. per conoscere delle due proportioni quale di loro sia maggiore. 10. b
Rithmo, numero & Harmonia serui dell' Oratione. 31
Risposte dell'Ottuso. 52
S
SEmiditono minore della sesquiquinta proportione 22. b. accompagnato col ditono non reitegrano la diapente. 23. b
Semituono quello che sia. 50. b. da quali proportioni siano contenuti. 37. b
Similitudine delle cantilene fatte da Moderni. 10
Stapulense ciò che dica nella diuisione della quantità continoa in parti eguali. 10. b
Suppositi nella Musica, quali siano. 46
T
TAsso & suo detto. 38. & 39
Terza & come sia considerata. 31. b
Tetracordo diatonico molle descritto dall'auttore del parere. 27. b
Tre specie di semituoni. 37. b
Trihemituono ciò che ne dica Boetio. 36. b
Tuono descritto da Aristosseno. 8. b. non è il sesquiottauo. 9. b. quello che sia. 23. b. si diuide in parti eguali. 53. b. qual sia la loro differenza. 21. b
V
VAlgulio difende Aristosseno. 53. b
Verità di doue nasca. 45. b
Vn contrario non si muta nell'altro. 34
Vnisoni quali siano. 11. b
Volontà dell'Ottuso qual sia. 43
Vtile dell'ordine. 1. b
Vdito riceue le cose quali sono. 52
Il fine della Tauola.
page xii Contentateui benigni Lettori di Correggere alcuni pochi errori occorsi nel Stamparsi; e sono li sottoposti il primo numero significa le Carte; e 'l secondo le Righe.
Errori. Corettioni.
3 16 anni oscuri antri oscuri.
5 34 & dalla natura & dalla natura
22 4 partiui parui
22 34 io diro Io dico
30 32 uaturale naturale
32 33 cotra contra
Nel libro delle Considerationi.
1 15 l'herbe vermi l'herbe verdi.
4 8 Doria eolia Doria, Ionia, Eolia.
7 27 sesquiquinta sesquiquarta
9 4 Della quantità nella quantità
9 36 serue al serua al
17 6 / 12 6 / 120
21 26 2 / 13 2 / 17
28 21 sonanti sommati.
29 9 Conforma conferma
35 9 Cromatico Tomeo Cromatico Tonieo
42 12 proprij di Colore proprij del Colore
44 6 & di Filosofia; non & di Filosofia Composti; non
51 25 nominato rimasto.
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L'ARTVSI DELLA IMPERFETTIONE DELLA MODERNA MVSICA. Parte Seconda. DEL REVER. P. D. GIO. MARIA ARTVSI DA BOLOGNA.

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LA nouità, e 'l modo di confusamente spargere per le Cantilene, le disonanze, contra le buone Regole, e l'uso, che altra lege s'addimanda, da alcuni Moderni vanamente introdotta; Fu causa che per inuestigare il vero, et à beneficio vniuersale di quelli che di cosi fatta scienza si dilettano, scoprirlo; Io mi diedi à scriuere alcune cose nel libro intitolato L'Artusi intorno à ciò appartinenti. Et se bene per degni rispetti, à me non parue conueniente di nominare questo, & quell'altro Autore, non è però mancato, ne mancano di quelli, à quali se bene questo particolare non attiene, per fare nondimeno il bel ingegno, e per dimostrarsi amatori di nouità, pensando con questa occasione d'acquistarsi nome immortale di noui inuentori, e fautori di cose mal fatte; hanno pigliato il carico, e l'impresa d' impugnare, quanto io ho nel sodetto libro spiegato, non essendo loro semplicemente restati della buona volontà mia sodisfatti. Ne di questo si deue alcuno merauigliare, perche accade per il più, che quando alcun libro esce fuori delle stampe, & che come peregrino se ne ua per il mondo, capita alle mani d'huomini talmente de pensieri varij, & dalla intentione de Scrittopage 2ri lontani, che necessariamente viene in diuersi modi riceuuto, & visto. Perche de gl'huomini li giudicij sono diuersi.Diuersi giuditij de gli huomini intorno alle altrui fatiche. Alcuni de quali dalla poca intelligentia guidati, ne dicono à complacentia d'altri, quelche le piace, & basta à loro d'aprire la bocca. Altri se bene intelligenti, fanno però professione di non lodare mai attione alcuna, fatta da chi si sia, & dicane ogni bene che si voglia. Alcuni altri pigliano tutte le cose in buona parte; & se pur conoscono che à giudicio loro vi sia qualche imperfettione; quelle valentemente scusano con segno d'amor fraterno, & con tutti quei modi, e parole, che à loro paiono di ciuiltà le uanno coprendo. Altri che totalmente hanno l'animo deprauato, tutte le cose buone giudicano per ree; & con sofistiche ragioni, si sforzano per persuadere, che il buono sia buono si, in un certo modo, ma che il reo sia del buono migliore; si come colui che vuole, che l'ottaua sia buona, ma che la settima sia di maggior diletto, & sodisfattione all'udito, come si vedrà; & è contra l'opinione de quanti Filosofi, Teorici, & Pratici habbino, e cantato, e scritto sino al presente giorno in questa facoltà. Altri quando leggono vna voce, che cosi Toscana non le paia essere, ò che l'autore non cosi politamente habbi osseruate le Regole del Ruscelli, del Bembo, Dolce, Acarisio, Fortunio, Martinello, & di Trifon Gabrielli, come esse haurebbeno uoluto, subito chiamano il Fiscale, col Notaio, formano un processo, con ben mille testimonij; & come reo conuinto lo condanano à una perpetua ignorantia. Altri uanno considerando, se l'autore dice cose da altri dette, ò spiegate; & subito lo tassano di latrocinio, & d'ignorante, che perche non ha saputo nascondere il furto; ò perche à modo loro non l'ha accommodato, ò con il troppo essere breue, ò lungo, cose che non possono cosi sodisfare à tutti; & se uno ne resta contento l'altro discontento, ne se ricordano che; Non omnibus datum est adire corintum, ne considerano che: Nihil dictum quod non sit prius dictum. Et perciò non ui è huomo al mondo, che scriua sia di qual professione si uoglia; che non si serua delle cose altrui: dicanlo gli Signori Legisti, gl'Oratori, Poeti, Gramatici, Filosofi, Astrologi. & altri che di cosi fatti libri le botteghe ne sono piene. E se l'Autore dice qualche bel pensiero accommodato à suo modo; uogliono che l'habbi apparato da altri; & che altri prima di lui lo habbi detto; si che à tutti li modi, & per ogni uerso, per la malignità, che gli tiene oppressi, si insegnano di tassare; mordere; & lacerare hor questo, hor quello; & con belle parole dimostrano prima di lodare le fatiche altrui e dipoi con il rasoio della mala lingua lo scarnano insino all'osso. Di qui è page 3che PlatoneMalignità de l'huomo da Platone conosciuta. Regola, e norma de gl'huomini sapienti imitando Pitagora disse, che non voleua publicamente dire di suo cosa alcuna, accioche gli pensieri suoi, non fossero soggietti al giudicio d'ogn'uno, et restassero senza difensore, & protettore; conoscendo sino à quei tempi quanta fosse la malignità dell'animo humano, che piu tosto, taluolta si dourebbe dire inhumano. Altri dallo amore di se stessi spinti, che è il padre dell'ambizione, da cui nasce la inuidia, che fa disprezzare tutte le cose per buone, ed vtili, che si siano, non hauendo riguardo al alcuna ciuil attione, si dipongono di perseguitare, in scritto, & in qualunque modo possono, qualch'uno, che pensano poterle impedire qualche loro dissegno di gloria, ò che si presumono poterle apportare gloria, se bene quel tale ha hauuto mira, & intentione di giouare, & non mai d'offendere alcuno; come apunto è intrauenuto al Patricio: Et se bene tali attioni sono piene di veleno, vengono però coperte con parole piene d'amore & di verità. Ma la natura di questi tali benissimo fu da OuidioInuidioso da Ouidio descritto. descritta quando disse, che l'inuidioso habita ne gl'antri oscuri, cioè che la inuidia stà ne cori tenebrosi, e lo inuidioso non vuol vedere la luce, cioè la gloria d'altrui; Ha l'aspetto toruo, perche non può guardare per il dritto la persona inuidiata, però disse. Pallor in ore sedet, macies in corpore totos Nusquam recta acies, liuent rubigine dentes, Pectora felle virent, lingua est suffusa veneno. Di modo che tanta è la varietà de pensieri, e giudicij de gl'huomini, che danno propriamente ad intendere la loro inconstantia, e leggierezza. Però in non credo che vi sia stato, sia, ò sia per esser huomo al mondo, che habbi scritto, scriua, ò sia per scriuere, che habbi tanta felicità, che gli pensieri suoi si confrontino con tutti di tal maniera, che schiuar possi le censure de gli maldicenti. La qual cosa, se per buona mia fortuna fosse accaduta à me, troppo sarei stato felice. Ma come disse Valerio Massimo. Nulla est tam modestia foelicitas, quae malignitatis dentes vitare possit. Mi rallegro però che le cose mie siano cadute in consideratione tale, che quelli, che piu de gl'altri fanno il sapiente si siano mossi à lacerarle, odiarle, & perseguitarle; il che à me sò che sarà di gloria, che mai ne miei scritti gl'ho nominati, si come non faccio ne presenti, & à loro appresso gli giudiciosi sarà di poco honore, perche danno in nota la natura loro. page 4 Altri se bene non sono in questa scienza talmente instrutti, che assicurare si possino, di dirne il suo parere, si vanno però ingegnando di far con alcuni suoi Academici, che si presumono assai, come vna lega; & discorrendo, consultando, disputando, chimerizando, sofisticando, in guisa di buoni Alchimisti, tanto s'affaticano, che insieme pongono qualche scritto per tassare altri; & non s'accorgono, che entrano nello istesso laberinto d'esser tassati al presente, & da posteri conosciuti per huomini, che vengono della stirpe vera di Zoilo; & tal volta non già da se mossi, ma da altri spinti fanno questi operationi. Che perciò metaforicamente sono addimandati bolzoni, che valentemente scroccati per offendere altri, offendono se stessi; et quando si pensano di atterire questo modo di comporre, che fin hora è stato da tanti anni in qua osseruato da migliori, & più eccellenti Compositori, che il Mondo habbi hauuto, & habbi, auiliscono se stessi, & le Compositioni loro; & non s'accorgono che come disse Auerroe nel primo della Fisica test. 6. Consuetudo est maxima causa dependens à pluribus per se manifestis. Però Alessandro de AlesAlessandro d'Ales. sopra la Meth. disse. Consuetudo est altera natura; & replicando lo istesso Auerroe sopra la Logica disse.
Consuetudo est magni vigoris.Detto d'Aueroe.
Confrontandosi con Aristotele, che nel lib. de me. & Re nel Cap. 3. disse. Consuetudo est tanquam natura. Et si confronta con il prouerbio del volgo che dice. Chi lascia la uia uecchia per la noua, spesso ingannato si ritroua.Prouerbio. Il che intrauenne à D. Nicola Vicentino, che si prouò di uolere introdurre, che tutti tre li generi si cantassero, la qual cosa per la difficoltà sua; e per il poco piacere, che ne riceua il senso dell'udito, non hebbe quel felice successo, che si pensaua, & à lui accadde come à Mascarone da Bologna. Questo era huomo burleuole, e faceto, ne gran caldi dell'estate si fece una Cappa, che cosi chiamauano all'hora quella sorte di uestimenti, che hora diciamo Ferraioli, di Tela detta San Gallo nera bella, & ben fatta, con isperanza, che & per la poca spesa da ogn'uno amata, & per la leggierezza sua ciascuna la douesse imitare, sperando per cosi fatta inuentione da lui nouamente ritrouata, rapportarne honore infinito, ma la foggia le restò su le spalle; onde hoggi giorno è seruato il Prouerbio, que quando alcuno uuol essere innouatore di qualche cosa, si dice à Bologna: `A te intrauerà come fece à Mascarone.Prouerbio di Mascarone da Bologna Questi promettono cose grandi, dispute di Filosofia, noue regole difese con l'autorità di Aristosseno, Tolomeo, Zarlino, et Galilei, allargano il campo alli artificiosi contraponti, & uado uedendo, che in uepage 5ce di abbellirlo, lo insporcheranno. Stij però auertito il Lettore di leggere con molta attentione, e consideratione, perche io le ritrouo piene di concetti sofistici, e falsi, se bene apparenti, & cosi fatte cose facilmente ingannano quelli che non sono più che auertiti. Spero però che si risolueranno in un fumo di paglia, cosa che non è mai per intrauenire alle buone Regole osseruate da nostri passati, & presenti per due rispetti, l'uno è perche parte di loro sono fondate sopra la Demostratione, che errare non puote; l'altro dalla esperienza madre di tutte le cose, sono approuate per naturali, e buone; et perciò l'udito se ne compiace assai alla essecutione delle quali è autentichezza loro, in uece di lettere di questo, et quell'altro, le quali haurei potuto far scriuere, et alla Scola di Roma, et à quella di Venetia; uoglio che mi bastano le opere da loro fatte, già per molti anni da tanti ualenti huomini, et quelle che al presente ancora si fanno, ogni giorno, et per Italia da molti, che sono eccellenti, come dal S. Claudio da Correggio, Horatio Vecchi, Luzzasco Luzzaschi, il Fiorino, il Guami, et altri tanti, e tanti, il numero de quali è infinito; Et nella Spagna, Francia; et ne gli Oltramontani paesi. Ma affin che la leggierezza di quelli che si fanno lecito di uolere essere noui Legislatori, sia conosciuta, registrarò alcune lettere in simile affare occorse, le quali essaminaremo, et uedremo come si uadi ingegnando di deprauare le Regole di quest'arte tanto nobile. Ma prima dico che ritrouandomi in Ferrara l'anno 1599. mi fu data una lettera senza nome proprio, eraui però la sottoscrittione, che diceua; L'Ottuso Academico. Hebbi dipoi in buona notitia, che questo era huomo di molta autorità; et perche egli faceua del Musico assai, scriuendomi d'alcune cose appartenenti alle cantilene, da questi moderni destruttori delle buone Regole fatte disse lodando quel modo di comporre. Essendo questa modulatione noua, per trouar con la nouità sua noui concenti, & noui affetti, ne discostandosi in niuna parte dalla ragione, se ben s'allontanaua in un certo modo dalle antiche tradittioni d'alcune eccellenti Musici. Alle quali parole che ancora appresso di me si conseruano, mi risolui per darle sodisfattione d'inuiarle la seguente risposta, & mia lettera; parmi però bene auanti che io più oltra proceda di dire, che le tradditioni antiche non sono da gl'antichi state lasciate senza qualche fondamento, & ragione demostratiua, & dalla natura istessa della cosa persuasa, & perciò giudico per inconueniente, che questo Sig. Dottore dichi, che non s'allontani dalla ragione, ma dalle antiche traditioni d'alcuni musici eccellenti; & tanto page 6più che non adduce ragione alcuna, per laquale si mostri che la sua opinione non s'allontani dalla ragione, ma si bene delle traditioni de gl'antichi, & è apunto come à dire, questa cosa è vera, perche è uera. Hor ecco la copia della mia lettera inuitata all'Ottuso in risposta delle parole sopradette.

Molto Mag. Patron mio Osseruandiss.

Poiche V.S. m'assicura che la lettera sotto 'l nome dell'Otuso è la sua, eccomi pronto à quanto e gl'ho promesso, & che ella desidera. Nella sua adunque sotto 'l nome dell'Ottuso la scriue queste precise parole. Essendo questa modulatione noua, per ritrouare con la nouità sua noui concenti, & noui affetti, ne discostandosi in niuna parte dalla ragione, se bene s'allontana in vn certo modo dalle antiche tradittioni d'alcuni eccellenti Musici. Che la modulatione sia noua, non è dubio, lo confesso, perche tutte le compositioni, che nouamente uengono fatte dalli Pratici, hanno le parti, che modulano arie noue, essendo ciascuna parte da se stessa vn'aria. Ma non vale la consequenza, che la nouità della modulatione, ò dell'aria troui noui concenti. Il concento come lo definiscono tutti li dotti,concento cio che sia. è una mescolanza de suoni, graui, et acuti tramezati di tal maniera, che percossi producono soauità infinita all'udito. Nella qual diffinitione due cose ui sono da considerare, la prima è che il concento è composto de suoni graui, & acuti tramezati; la seconda che questi suoni tramezati producono soauità all'udito. Della prima ue ne fa certo Pietro d'Abano sopra li Problemi di Aristotele nel problema 22. della particola 19.Aristotele nel Problema 22. doue dice che il mezo è quello che genera il concento. Della seconda disse il Poeta:Petrarca. Facean piangendo vn dolce concento. Ma li suoni graui, & acuti, che fanno il concento sono le consonanze tramezate, delle quali questa, & quell'altra cantilena si compone, & sono per natura sua, soaui, e grate da sentire. Ma le consonanze di cui sono composti gli Madrigali, &c. non possono fare nouo concento;consonanze non possono fare nouo concento. concento si, ma nouo nò; perche sono tramezate nell'istesso modo, che in tutti gl'altri Madrigali, e Canzoni siano de quali autori si uogliano. Et se sono le istesse consonanze tramezate all'istesso modo, come in effetto sono, non produranno nouo concento come V.S. dice; dicami V.S. che nouità di concento ui aporta il principio del Madrigale. Era l'anima mia. Se gli suoni graui, & acuti è una quinta tramezata da vna Terza minore in progressione Arithmetica, come si può vedere da questi termini? page 7
[Music example]
Concento che è stato fatto da quanti Compositori hanno mai composto, le migliaia di uolte. Et quando entra à quattro Voci, ecci più che sopra il basso, l'ottaua, la quinta, & la terza minore? Et da quanti è stato fatto, e cantato cosi fatto concento? Sarà forsi nouo? non crescendo nuoue consonanze, nouamente tramezate, non ci può essere in modo alcuno nouo concento. Le disonanze altresi, che nelle cantilene entrano per accidente, perche sono poste dal &c. in altra maniera, di quello che fatto hanno tutti gli altri, non possono rendere soaue, & nouo concento, perche non hanno per natura sua soauità alcuna ne dolcezza; ma aportano all'vdito asprezza insoportabile. Et perche V.S. mi potrebbe dire, che le dissonanze poste dal &c. ne suoi Madrigali, sono talmente tramezate, che rendono soauità, & dolcezza, & perciò fanno nouo concento, & nouo affetto. Vi ripage 8spondo, che il mezo è quello, che genera il concento si;Concento da che nasce. ma non fa già, che se gl'estremi suoni sono dissonanti, per questo habbino da consonare, & dilettare, perche quella cosa, che per natura sua è tale; sempre sarà tale; & se la consonanza sarà soaue, sarà sempre per natura soaue, ne in modo alcuno potrà V.S. fare che non sia tale.Proprietà dele consonanze, & dissonanze. Si come la dissonanza essendo dissonante, non potrà V.S. fare di modo, che sia consonante, essendo per natura sua dissonante. Vi aggiungo di più, che in quattro maniere solamente, & non più, si può tramezare vn'interuallo, secondo che Boetio, Iordano, Euclide, & quanti Mathematici, & Musici Eccellenti hanno scritto di questa facoltà.
  • Ouero secondo la progressione Arithmetica.
  • Ouero secondo la proportionalità Geometrica.
  • Ouero secondo la Medietà Harmonica.
  • Ouero secondo la Medietà contr'Harmonica.
La settima usata dal &c. che è tramezata da una corda, che nel graue, ui si ritroua una quinta, & nell'acuto una minore Terza, non è secondo alcuna di queste diuisioni, & che sia il uero, eccone l'essempio.
Settima Settima
9 7 5 9 &c. 45 5
Arithmetica diuisione. Geometrica diuisione.
Settima Settima
9 6 3/7 5 63 53 33
Harmonica diuisione. Contra Harmonica diuisione.
La proportione del maggior termine di ciascuno di questi essempij col mezano, non sarà mai una quinta, ne meno dal mezano al minore, ui si ritroua, la minor Terza. Adunque qual diuisione sarà questa del &c. page 9Io non lo so; se V.S. me lo saprà dire, e farmene vna demostratione, mi sarà sopra modo caro: In tanto con gli dotti tengo, che se per natura sua la settima è dissonante, che maggiormente dissonante, essendo diuisa da termine mezano, che non è secondo alcuna delle quattro medietà e perciò non facci, ne possi fare nouo concento; però crederei, (sia detto senza offesa di V.S.) che haurebbe detto meglio, se detto hauesse; nouo disconcento; noua aria, noua sollecitudine dell'udito, sollecitato, e percosso dalla prestezza, e tardanza del moto hor soauemente, & hor aspramente, secondo l'aria, che il &c. ha dato alle parti della cantilena, e la dispositione delle consonanze, & dissonanze.Nouità, che apporta le cantilene fatte da noui maestri. Et questa è la nouità che aporta questa sorte di Musica. Et in somma noua confusione. Concludo adunque che nella maniera di ponere le consonanze, ne le dissonanze, ci producono queste cantilene nouo concento. Ma che sia confusione eccouene la proua. Quello interuallo, che non è quarta, ne terza posto fra due corde una Diatonica, e l'altra Cromatica che cosa sarà egli?Interuallo deforme.
[Music example]
Quarta non è perche la quarta consta di due tuoni, & vn semituono, & questa consta di un tuono, e due semituoni. Terza maggior non è perche la terza maggior consta di due tuoni, come da sue parti, & questo, di un tuono, e due semituoni, che trapassano un tuono. Terza minore non è, perche consta di un tuono, & un semituono, & questa di un tuono, & due semituoni. Quello che sia dicalo V.S. lo ritrouo bene, che sommando insieme due semituoni, & vn tuono ne uiene un'interuallo di proportione super 7 partiente 25. al tutto dissonantissimo lontano da ogni genere, ne so ciò che si sia, & eccouene la proua.
16 15
16 15
. 9 .8
72 | 2304 800
32 25
Lo adoprare il Diesis hora ascendendo, & quando descendendo, qual confusione si può vedere di questa maggiore?Natura del diesis, & b molle. Se il b molle, & il Diesis fanno un'istesso effetto, ma per contrario moto; che è il b molle discende, page 10e 'l Diesis ascende, cioè la nota che la seguita, deue ascendere, & lui discendere, che bellezza, & nouità sarà questa, se non confusione? Il Diesis signato nella corda G. che per natura sua è Diatonica naturale, & è la terza corda del tetracordo Hiperboleon, perche causa la fa lui Cromatica? Ha priuilegio dalla natura, & dall'arte di confondere le scienze? à mantenere queste cosi fatte cose, ci bisogna vna delle due; ò l'autorità de passati, & questa non si ritroua, ouero la demostratione, à questa bisogna, che s'accinga. Ma se non può fare nouo concento, come ho prouato à V.S. come potrà fare noui affetti? Se lo affetto è vna passione, ouero un moto dell'animo, ò come disse Cicerone nel 2. de Inuentione.Affetto quello che sia. Est animi, aut corporis ex tempore aliqua de causa commutatio. Come sarebbe che l'huomo allegro per qualche causa diuentasse melanconico, & di mite iracondo; ouero di sano che s'appartiene al corpo infermo, & simili cose sarà forsi vero che la Musica del &c. habbi operato, ouero operi nell'animo de gl'huomini questi effetti, & queste mutationi? eccene qualche autentica probatione? Ha forsi questa sorte di Musica fatto qualche miracolo come già si legge che faceuano quei Musici antichi, & eccellenti?Musica antica fece effetti grandi. Non l'ha fatto; adunque non può fare noui affetti, come V.S. mi dice; bene come ho detto ella sollecita l'udito, & aspramente, & duramente lo percuoterà. Et se bene pare, che questi Signori Cantori per hauerla in molta pratica la pronuncijno con qualche passaggietto, & che con questi cuoprino cosi fatta asprezza di modo, che pare che non offendi,Arte de cantori. ciò succede accidentalmente, & non per natura di quelle dissonanze poste in qual maniera si voglia, che sempre sono, & saranno aspre, crude, dure, & insoportabili all'udito. Et quando sarà quella cantilena fuori delle mani di cosi fatti Cantori, bisogna che sia, & appaia tale, perche in somma ella è tale. Et è come quel Spazacamino, che sontuosamente in maschera uestito par buono, & bello, e piace à tutti li riguardanti; al fine cauatale la maschera, e la veste accidentalmente postale, resta il spazacamino in somma bruttezza.Similitudine delle cantilene fatte da moderni, & questa noua pratica cosi da loro detta. Che il Signor &c. s'allontani in un certo modo da le antiche tradittioni d'alcuni eccellenti Musici, non sò quali siano questi che lei chiama eccellenti Musici antichi; & quali siano queste tradittioni, come, & in quali cose egli s'allontani, & per qual ragione egli cosi s'allontani, dicalo V.S. che à parte per parte uedremo in quanta poca stima si debba hauere queste nouità, che senza autorità de vecchi, e senza la demostratione sono introdotte, guastando, e rouinando il buono, e 'l bello della Musica. Ma page 11qual Scultore, qual Pittore, qual Poeta, Oratore è quello che non cerca di imitare più che puote gl'antichi, che sono stati eccellenti?Imitare e gl'atichi è bene. eccetto il Signor &c. Hora ne voglio dire ancor una, & non più, che per addesso la penna è stanca. Nel Madrigale, Crud'Amarilli, qual tuono osserua?Inosseruanza de modi. non sò se sia del settimo ordinario, ò del duodecimo, perche tante sono le cadenze dell'uno, quante dell'altro, che per entro vi sono; però quando considero il principio e il mezo, e 'l fine, non ritrouo altro, che vna confusione di cose tutte poste insieme. Horsù per conclusione ho prouato à V.S. che in questa Musica non u'è, ne può essere nouo concento;conclusione di quanto è detto di sopra. non u'è, ne può essere nouo affetto; lei mi dice che è lontana dalle tradittioni de gl'antichi eccellenti Musici; che cosa ci può essere adunque di buono? se fugge le tradittioni de gl'antichi; & antichi eccellenti? Parturient Montes, nascetur ridiculus mus.Prouerbio, & detto d'Horatio nella poetica.
Di Ferrara &c.
Qual varietà de pensieri, & de considerationi caminassero per la menre dell'Ottuso; non lo sò, se non dalla data della mia alla riceuuta della risposta corse di tempo vn Mese, ò poco più, & la registrarò qua di sotto. In tanto perche io conosco, che in questa mia lettera vi sono alcune cose le quali possono diuersamente essere intese da quello, che io ho voluto dire, sarà bene, che io mi dichiari, acciò altri non habbino fatica di stiracchiare in contrario senso le mie parole. Dico adunque, che quando io ho detto, che se per natura sua la settima è dissonante, che maggiormente resta dissonante, essendo diuisa da termine mezano, che non è secondo alcuna delle quattro medietà; & perciò non facci, ne possi fare nouo concento. Ho voluto dire che maggiormente, mentre non è accompagnata questa settima, come si deue; cioè come è stata vsata da nostri passati, il senso dell'vdito maggiormente la scuopre, & scuoprendola ne viene offeso più, che non sarebbe; & cosi offeso, in lui non può nascere effetto, se non di perturbatione; & non di concento vero; perche non vi è Harmonia soaue, essendo il concento fatto, & formato, di consonanze, & non di dissonanze per natura sua; se bene questi noui inuentori; Per fare al contrario de page 12tutti, vogliono che si facci di dissonanze, più che di consonanze, & per questo non fa, ne può fare secondo li dotti concento, sia poi accomodata quella settima, & l'altre dissonanze in qual maniera si vogliano. Perche il senso dell'udito, che ha da riceuere suoni, che siano soaui, & grati, gl'intende al contrario in un tempo istesso, non può se non restar confuso. La onde disse Simplicio. Et contraria simul pati impossibile est.Detto di Simplicio. Confrontandosi con Aristotele, che nel quarto della Metaphisica disse. Contraria simul eidem inesse non contingit, quia vnum contrarium est negatio alterius.Detto d'Aristotele. Et nell'ottauo della Fisica pur ancora disse. Contraria se mutuo corrumpunt, & impediunt. Di modo che non potendosi in vno istesso tempo secondo il Filosofo la consonanza, & la dissonanza, che sono contrarie comportare, si impediscono l'una & l'altra insieme, ne possono fare il concento, come farebbe se altrimenti fossero accomodate. Ma perche ho detto, che la settima resta maggiormente dissonante diuisa altrimenti quasi, che ella patisca maiorità, & minorità di natura sua, & di dissonanza; dico che resti, cioè che il senso dell'vdito la scopre per tale vna volta più che l'altra rispetto al rumore dell'altre parti che impediscono il senso dell'udito, in quella maniera, che nel mezo di qualche strepito; se due ragionano insieme, l'uno più, e manco intende, e sente l'altro secondo che lo strepito è fatto maggiore, e minore.Effetti delle parti. Quando poi io dico, che à prouare per introdurre nouo modo di comporre che vuole la autorità de Vecchi, ò la demostratione; intendo non l'autorità d'ogni sorte di Vecchio; perche in ogni età ci sono stati di quelli, che più de gl'altri hanno fatto il bello ingegno; ma de gl'eccellenti, & di quelli che hanno insegnato il buono, e 'l bello della Musica, le tradittioni de quali sono regole cauate dalla Demostratione, & dalla natura istessa della cosa, confermate dalla esperienza Madre di tutte le cose, & dalla lunga consuetudine. Et questi sono quei Vecchi, dalle tradittioni de quali gli Moderni Dottori s'allontanano. Posso ancora auisare in questo luogo, che nelle mie Canzonette à quattro Voci, vi sono occorsi alcuni errori di Stampa, & altri n'ho fatto io à gusto mio, cose che gl'auersarij se ne seruono per arme contra di me; ma sò che gl'huomini in questa scienza giudiciosi, s'accorgeranno benissimo dal mio ragionamento, & dalle cose, che in cosi fatto negotio io ho detto; quali saranno le cose occorse per errore di Stampa, & quali à mio gusto ho fatto io; dalle quali cose considerarà il Lettore la malitia, tal hora la poca intelligentia dello auuersario, & quando habpage 13bi, e sia soprapreso dal spirito della contradittione. Voglio hora uenire per breuità al raporto della lettera promessa in risposta della mia di sopra posta; la qual ueduta in faccia si conoscerà quanto dica il falso, & quanto s'inganna in questo suo nouo modo di Comporre, per tirare l'acqua al suo Molino; di donde potrassi argomentare quanto egli per se stesso in questa professione uagli, non hauendo lingua da altri.

Molto Reuerendo Padre, & mio Signore Osseruandissimo.

LA lettera di Vostra Signoria contiene sparsamente molti capi, à quali douendo io rispondere ordinatamente per fuggire la confusione, giudico conuenirsi di ripigliare li fondamenti di lei, & quelli di mano in mano vedere di confutare. Dice ella adunque, che se bene la modulatione vsata dal Signor &c. è noua, non però segue, che essa con la nouità sua produchi noui concenti,Epilogo della lettera dello Artusi sopraposta. poiche essendo tramezate le consonanze delle quali sono composti questi Madrigali, nell'istesso modo, che sono tutti gl'altri, sijno di qual si uoglia Autore, non possono perciò produrre nouità di concento. In oltre per rispondere ad una tacita obiettione. Vostra Signoria dice, che le dissonanze fraposte ne Madrigali di esso Signor &c. non possono generare nouo concento, per essere usate in diuersa maniera di quello hanno fatto tutti gli altri Compositori, & per questo non uuole Vostra Signoria, che segua la propositione da lei allegata, che se gl'estremi sono dissonanti, per li consonanti mezi uenghino fatti consoni; soggiungendo in quattro maniere sole potersi tramezare gl'interualli; onde perciò non hauendo egli seruata la Regola nello accompagnarli, tanto più ella uuole, che le dissonanze usate da lui si faccino peggiori, quanto che la medietà del loro interuallo s'allontana dalle proposte per lei demostrationi. Al che rispondo; se il modo usato nello accompagnare le Consonanze dal Signor &c. non è nouo, ma qual communemente si stila;Risposta fuori del proposito. perche Vostra Signoria biasimare quello, che dal commune uso è appropage 14uato per buono? Et se la modulatione (come ella dice) è noua, come Vnite le parti non formeranno nouo concento?Dalla unione delle parti nasce nouo concento. non è adunque mala consequenza il dire, che dalla nouità della modulatione, nasca anco nouo Concento, essendo proprio del Musico l'unire le modulationi, si come la Musica istessa è unione di Voci, & il soggietto di essa è il numero sonoro; il che stando come si conoscerebbe la melodia senza l'unione delle Voci?la Musica è una unione de uoci, & quasi nel fine non uuole, che si consideri, ne le consonanze ne gl'accompagnamenti. Perche Vostra Signoria vuole considerare separatamente in queste Compositioni, quello che per propria dispositione di questa facoltà, è necessario di vnire? Et se queste modulationi non si conoscessero doue sarebbe l'Arte? Doue si scorgerebbe il buono? Doue il falso? E adunque di niuna Consideratione il supposto ch'ella fa, cioè, che se bene la modulatione è noua; non però produca noui Concenti; poiche mi mi dica. In qual modo si potrà formare nouo concento se non con la nouità della modulatione?concento nouo non si può hauere con la nouità delle consonanze. Si potrà forsi fare con la nouità delle Consonanze? Nò (perche queste sono terminate) forsi dal nouo modo di tramezare gl'interualli? Nò perche questo è limitato (secondo lei) aggiungasi, che ella medesima. Volendo nella istessa sua, che in questi Madrigali, non si ritroui nouo concento, dice che in essi non sono noue Consonanze; eccoui però, che la nouità di tal Compositione, dalla nouità di questa non può deuiare; & se non sono tramezate nouamente (come ella stessa confessa) ecco anco dal modo di accompagnare queste consonanze; non può nascere la nouità di questa Harmonia.Disopra dice, che dalla unione delle parti nasce il concento, e quiui dalla modulatione. Resta adunque, che ella uenghi dalla modulatione noua; è adunque uero, che la noua modulatione fa nouo concento, & nouo affetto, & non (come dice) noua confusione, & disconcento. Ma che V.S. medesima lo confessa pure nella sua, quando dice questa essere noua aria,Se bene l'Artusi confessa, che sia noua aria, non per questo dice nouo concento. noua sollecitudine dell'udito, percosso dalla prestezza, et tardanza del moto, hor aspramente, & hor soauemente secondo l'aria, etc. ha dato alle parti; che sarà adunque questa se non noua modulatione piena di nouo affetto, per imitare con essi la natura del verso, & giustamente rappresentare il senso uero del Poeta, & se bene pare che ciò in un certo modo repugni alla autorità del Dottissimo Monsignor ZarlinoRepugna al Zarlino. di Reuer. memoria nella seconda parte delle sue institutioni Harmoniche, tuttauia egli medesimo confessa pure nell'ultimo di detto capitolo, da questa modulatione nasce la melodia;Fuori di proposito se dalla modulatione nasce la melodia, non è tutt'uno la melodia, & il concento. & perciò l'interuallo, che Vostra Signoria propone
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page 15nella sua, il qual passa dalla Corda Diatonica alla Cromatica, della quale doppo l'hauere à longo speculato, ch'esso non sia, ne Terza minore, ne maggiore, ne meno quinta, addimanda à me ciò che ella sia? le rispondo ciò essere una noua modulatione,Dice esser noua modulatione, & hora simil sorte d'interuallo. per trouare con la nouità sua, nouo concento, & nouo affetto: & se bene V.S. si sforza di dimostrare simil sorte d'interuallo essere dissonantissimo componendolo Arithmeticamente à modo suo; col non fare anch'ella differenza da termini del semituono minore à quello del maggiore adoprando 16. & 15. per termine del semituono maggiore del quale è composto detto interuallo non hauendo punto di riguardo, che nella Harmonia si procede diuersamente dall'Arithmetica, qual non attende ad altro, che alla moltiplicatione dell'vnità; dal sottosegnato essempio del Fogliani V.S. vedrà la loro differenza è gl'estremi insieme d'amendue.
Demostratione della differenza del maggiore col minore semituono, quale è di un Comma con gl'estremi dell'uno, & dell'altro.
Semituono maggiore.
  • 25
  • 15
XTermini delle proportioni posti al contrario.
  • 27
  • 16
Semituono minore.
Sesquiottogesima.
400. Comma 405.
Nientedimeno dato, & non concesso, che ciò che ella suppone sij uero, poiche seguirebbe non potersi far moti se non d'interualli sonori (il che è falsissimo) apporto perciò l'autorità del medesimo Fogliani nel Capitolo sesto della sua Teorica,Ludouico Fogliani cap. 6. & per essempio Cipriano; poiche m'inuita Amore nella parola dolce
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mia vita. Et il Signor Giaches nel Madrigale: Misera non credea nell'ottauo libro, & nella parola essangue.
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A quali anco aggiungo, che non essendo il numero cagione intrinseca,Numero non è cagione intrinseca della consonanza. ne page 16propinqua delle proportioni, non può ne anco essere della consonanza; & però non deue ella dire, che questo interuallo sij di proportione al tutto dissonantissimo, dal che ne segue, che se bene il moto suo non è d'interualli sonori per se,Non è interuallo sonoro per se. egli è nondimeno vsato da molti Eccellentissimi Autori, et non come ella dice lontano da ogni Harmonia, & da ogni genere, anzi che egli è tale, che per essere dal sodetto Signor &c. stato vsato con accompagnamenti proprij, d'indi ne segue la nouità del concento;Nouità di concento di doue nasca. si come nasce ancora dal Diesis et b molle il primo adoprato nel descendere, et l'altro nello ascendere, et cosi per moti contrarij alla sua natura;Accidenti vsati contra la natura sua. con tutto ciò tal forma di modulatione è communemente vsata da tutti gli Moderni, massime che hanno abbracciate questa noua seconda pratica, come si mostrerà più sotto. Al particolare poi che ella dice; che quella cosa che per se è tale in ogni luogo sarà sempre tale, il che auerrà sempre alla settima, la qual per se è dissonanza;La settima è per se dissonante. à questo io rispondo esser vero, che per se sarà sempre tale; ma però per accidente potrà bene essere diuersa, non essendoui alcuna dissonanza per se, che per accidente non possi farsi buona rispetto alli accompagnamenti,Settima fatta diuersa, e buona. co i quali sarà fraposto, quello interuallo dissono. Et se bene la settima usata dal Signor etc tramezata (com'ella dice) nel graue con una quinta, et nell'acuto con il semiditono, non serua l'ordine dimostrato da lei; Chi non sà, che se vogliamo piglaire questo interuallo semplicemente, et propriamente tolto, non haurà la sua reale, et uera demostratione? ma per il cotrario come accento, et come inganno, ouero come dissonanza si, ma radolcita dallo accompagnamento delle altre parti;Settima radolcita è di maggior diletto all'udito della ottaua. senza dubbio non solo farà buono effetto, ma come cosa noua sarà di maggior diletto all'udito, che non sarebbe stata l'ottaua suposta; & perche ella ne desidera la demostratione; da ottimo Poeta accordi la metafora al proposito, & cosi in uece di settima ui ponghi l'ottaua, che ne la trarrà facilissima; & che cotal maniera di comporre sij vsata da Moderni, per non empire il foglio eccouene l'essempio del Sig. Luca Marencio,Pongasi l'ottaua in luogo della settima & starà bene, & questi è la demostratione da lui fatta. il quale secondo il solito suo, non uolendo restare ne confini poco meno, che prescritti di tal facoltà, come che ciò alla grandezza del uiuacissimo suo intelletto fosse poco conueneuole, nell'ultimo suo libro à cinque nel madrigale, che incomincia. E sò come in un punto; nella parola, Per le guancie; & nell'istesso madrigale nella parola, Ascoso Langue, & nell'istesso libro ancora nel madrigale che incomincia. E cosi nel mio parlare; sopra la parola, maggior durezza, et nella seconda parte, da i colpi mortali. page 17
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Intorno poi al Diesis signato nella Corda G. se bene per sua natura è Diatonica naturale,corda di G. & naturale Diatonica. perche per accidente non può essere fatta Cromatica senza confondere le scienze? Et meglio (con pace di V.S.) sarebbe il suo pensiero espresso, s'ella hauesse detto, che si fossero confusi li Generi, perche non può ciò farsi senza priuilegio della natura, & con quello solo dell'arte? E forsi il Genere nel quale ha composto esso Signor &c. Diatonico semplice, si che non possa esser lecito di toccar punto del Cromatico, per non trascendere dall'uno all'altro Genere? ò pure è misto? ma poiche ne addimanda autorità d'approuati autori, lei medesima scorri pel Campo della Musica, che ne lo ritrouerà pieno. Et perche ella soggiunge, che dato, & non concesso, che dalla noua modulatione prouata di sopra nasca nouo concento, non però segue, ch'essa facci, ò generi noui affetti; & ne rende la ragione con la propria diffinitione. Io rispondo questa Voce hauere in se diuersi sensi, & significati,Affetto ha diuersi significati. & perciò può torsi come passione d'animo, & eccone lo essempio del Signor Caualiero Guerini nel Pastor Fido, come gli affetti tuoi son fatti miei; alcune volte per desiderio; si come il Petrarca. Hai spento ambidue gl'affetti miei. Si toglie anco per amore. Come Dante per abbracciarmi con si grand'affetto. Non è però necessario, che questa Musica facci il miracolo di suscitar morti; cagionerà bene affetto, cioè desiderio con la nouità della sua modulatione d'udir bene spesso simil sorte di concento, più atto à mouer l'animo nostro con la nouità sua in questa noua pratica, che nella passata come quella che con più efficacia ferisce il senso.Noua pratica più ferisce l'udito della prima. Ma doue vo io vagando à dimostrare, che nella Musica, ò da questo concento, ne venghino tutti questi da lei nominati moti, ciò facci chiaro la autorità di Marsilio Ficino nel Compendio sopra il Timeo di Platone, il quale in questo proposito dice. Concentus autem per aeream naturam in motu positam mouet corpus.Detti di Marsilio Ficino nel Timeo. Et ecco il moto, che s'apparpage 18tiene al corpo, & poscia Per purificatum aerem concitat spiritum animi corporisque modum. Ecco il moto dell'uno, e l'altro insieme. Per affectum afficit sensum simul, & animum. Eccone vn'altro moti simile; & piu sotto. Per conformem quadratem, mira quadam voluptate profundit. Ecco il moto di mesto in allegro; & nel concludere dice. Per naturam tam spiritualem, quam materialem totum simul rapit, & simul vendicat hominem. Et ecco in uno concluso tutti gli moti, & le passioni si dell'animo, come del corpo; & perche ella ne desidera autentica approbatione, acquetasi con l'autorità di cosi gran Filosofo, alla quale si può aggiungere quella d'Aristotele ne suoi problemi nella settione 19.cita Aristotele, ma non il problema, cercalo tu. & quella del nostro Moderno Virgilio Toscano nella sua Gierusalem al Canto 16. nella stanza, che incomincia. Qual Musico Gentil. Ma per leuare ogni sorte di scrupolo à V.S. in materia della mia lettera, nella quale dico, che se bene il Sig. &c. s'allontana in un certo modo dalle antiche tradittioni di molti eccellenti Musici.Quali siano gli antichi Musici. Io rispondo questi essere Iosquino, Clemens non Papa, Mouton, Crequilon, & altri di quella Classe, & doppo loro poscia il Diuino nostro Adriano, le tradittioni sono poi state per non vscire della proposta qui materia;Tradittioni prohibite. il Diesi nel discendere, il b molle accidentale nello ascendere, questi moti dalla Corda Diatonica alla Cromatica, & simili altre cose per tradittioni prohibite, & da nostri antipassati insegnate à noi per regola da fuggire, non essendo ancor loro nota l'arte d'adoprarle come hora, delle quali il Signor &c. mirabilmente in questi suoi Madrigali se n'è scostato; & cercarà anco di scostarsene, chiunque faccia professione d'honorarsi in questa facoltà, & che ciò da ottimi moderni Autori sij stato vsato apportone l'essempio del Signor Luca Marencio nell'ultimo suo libro à cinque nel Madrigale, che incomincia. Dura legge, nel principio; & nel
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medesimo libro nel Madrigale, che incomincia, s'io parto, il Signor Giaches ancora nell'ottauo suo libro nel Madrigale, che incomincia:
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Misera non credeua nella parola; parte torno. Et quanto alli moti delle corde Diatoniche alle Cromatiche appresso gli sopranotati essempij
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aggiungasi questi dal Signor Luca Marencio nel già detto libro nel Madrigale,Interualli sgarbatissimi conosciuti da Zarlino nelle Institutioni Terza par. Instit, cap. 24. E sò come del b molle, poi taccione gl'essempij come di copage 19sa, che per se è notissima. Et quanto à quello, che ella dice non esser ne Pittore, ò Scultore, ne Poeta, ouero Oratore, che non cerchi d'imitare gli Antichi, & massime gl'eccellenti. A questo io rispondo, che ue ne sono, & saranno sempre, quelli massime che stimano più la inuentione, che la imitatione,Non si deue attendere alla imitatione. nella qual parte, in questi suoi Madrigali essi Signor, &c. si ha fatta particolare professione, come che nella Musica questa sij di gran lunga più lodata di quella, oltra che in questa facoltà non s'ha d'attendere alla imitatione de gl'Antichi, essendoui massime campo con la inuentione, & con questa noua modulatione d'auanzarli. Ma perche Vostra Signoria dice, che il Madrigale. Era l'anima mia; non può apportare nouità di concento, essendo che gli suoni graui, & acuti, che inchiudono in una quinta tramezata da una terza minore, questo è concento usato da quanti Compositori sono mai stati sin qui. Io rispondo non conuenirsi dare il parere di ciò, con la sola consideratione di quelle poche note, si fattamente poste, ma si deue uedere il rimanente, che segue, che ne scorgerà non solo noua modulatione, ma nouo artificio, pieno d'accenti non più vsati, & quando entra nel quarto non deue considerare gl'accompagnamenti, & le consonanze, ma la modulatione, che senza dubbio scorgerà cosi leggiadramente passarsi dal placale all'autentico,Prouerbio dal placale allo autentico. ascendendo doppo 'l b molle accidentale, & doppo 'l Diesis descendendo; oltra la suppositione di una per vn'altra nota, & altre cose tali, che unite fanno mirabile concento.Supositione di una nota per un altra. Et perche odo in risposta da lei questa modulatione esser noua si, perche modula aria noua, come fanno tutte le Compositioni de pratici; ma non perche facci passaggio à noui termini (il che sò anch'io potersi torre la voce modulatione in questo senso) à questo medesimamente rispondo, ciò esser uero, per cagion d'essem
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pio, che è passaggio ordinario; ma però non mi negarà già, che inteso per non sij di noua modulatione. Consideri però V.S. questi Madrigali del
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Signor &c. che gli vedrà pieni di sì fatti fiori, & fioriti di cosi tersa modulatione, lontana da quella del volgo, anzi piena d'inganni giudiciosi, & si spartioni, sentendo quelli da buoni cantanti, poiche in uece di biasimo mi rendo sicuro gli darà lode, & in luogo delle presenti oppositioni imitandogli gli auanzarà, poiche doppo l'inuentione ciò auiene facilmente, et si ricordi, che essendo il cantante l'anima della Musica,Descrittione delle qualità de cantanti non ordinarij. et quello in somma che ci rapage 20presenta il vero senso del Compositore, nella qual rapresentatione secondo la diuersità del soggietto, la voce alcuna volta va rinforzata, altre volte raddolcita, per questo bisogna udire simil maniera di compositione spiritosa da cantanti non ordinarij, dal che cessa il fondamento di V.S. cioè dall'arte de Cantori venghi coperta l'asprezza di questi madrigali, si fattamente, che non si sentono poi le dissonanze, si come (dice ella) auiene allo Spazacamino mascherato, anzi che si può con maggior conueneuolezza dire che questi madrigali sijno à guisa di Nobili trauestiti d'habito sconosciuto, che poi al fine leuata loro la veste, che gli copriua, d'indi uengono conosciuti per quelli che sono, il che auerrà anco à queste Compositioni, essendo rapresentate da Cantanti intendenti. Nelle Demostrationi poi fatte da V.S. confesso d'hauer ueduto più di quello io m'habbi da quelle apparato. Nella prima adunque nella quale dimostra (ò si sforza di dimostrare) che 'l concento della quinta tramezata da vna Terza minore è stato fatto da quanti Compositori hanno sin qui composto; dico che Aristotele haurebbe fatto diuersamente, poi che haurebbe ciò dimostrato con termine più noto, che la cosa istessa. Intorno poi alla Demostratione, che la settima usata dal Signor &c. non sij tramezata, ne in progressione Arithmetica, ne in proportionalità Geometrica, ne secondo la medietà harmonica, & contra harmonica, perche à me paiono questi argomenti per induttioniLe demostrationi chiama induttioni. più tosto apparenti, che veri, anzi tali che volendone far saggio nel porli in pratica si rendono, ò difficili, ò bene, e spesso impossibili. Inuio perciò à V.S. questi due interualli,
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delli quali pregola di tramezare nei sopradetti quattro modi da lei proposti, poiche da quelli traremo consequenza a s'el modo vsato dal Signor &c. potrà stare, ò nò. Non è perciò ch'io non sappia, che le quantità sonore dalle quali nascono le consonanze quest'esser diuise dal Musico secondo la ragion de numeri, & progressioni Arithmetiche, & so ancora il Musico pigliar la quantità continoa dal Geometra à prestito; però sò ancora che nell'Arithmetica fra i termini minori (cosi m'insegna Monsignore Zarlino) le proportioni sono maggiori, & nell'Harmonia tutto il contrario; & sò anco che sopra Euclide il Clauio connumera queste progressioni pur tre, cioè Arithmetica, Geometrica, & Harmonica; & Boetio verso il fine della sua Arithmetica per più assai; tuttauia starò da lei aspettando le sue quattro forme di tramezare operate ne i sopranotati interualli, & poste in pratica, desideroso d'apparare sempre da miei maggiori. Alla dubitatione poi del Madrigale,Regola di far giudicio del tuono mal'inteso. Crud' page 21Amarilli, io non sò come possa cadere nell'animo à V.S. che sia d'altro tuono, che del settimo, essendo ad ogn'uno notissimo, che dalle prime, & poscia dalle finali corde si deue dare giudicio del tuono, & non delle medie cadenze; Et perche sò ciò essere à lei notissimo, le ne rimetto anco la cognitione, e la decisione, acciò che disputandosi di cosa tanto leggiera di noi non si dica di nouo lo proposto da lei moto. Parturient montes nascetur riduculus mus.Detto d'Horatio. Ho detto liberamente il parer mio, volendo però sempre che resti &c.

Essamine della sopraposta lettera.

SI merauiglia ne sa questo Academico Ottuso, per incominciare da questo capo; come possi cadere nell'animo mio, che il giudicare vna Cantilena di qual tuono ella sia, ò sotto qual forma sia composta, s'habbi da essaminare le cadenze medie douendosi (secondo lui) risguardare solamente alle prime corde, & poscia alle vltime finali, reputando per vna leggierezza lo trattare della forma, che si da alle cantilene; la qual forma dà l'essere alle cantilene, & senza di lei restarebbe la materia, che sono gli semplici suoni nell'esser suo, pura e semplice, & pur come dice Aristotele nel libro de gl'Animali Cap. quinto; maggior consideratione si debbe hauere intorno alla forma, che alla materia. Di questa forma perche da diuersi diuersamente n'è stato ragionato, dico per dirne il mio parere, che ella è una delle più difficili materie che habbi la facoltà Harmonica, come benissimo dichiara il Reuerendo Zarlino nella Diffinitione XIIII. del Quinto delle Demostrationi. Et perche l'Ottuso si crede, & tiene per fermo, che questo capo sia di poco momento, ne lo stima se non per cosa leggiera; perciò vorrebbe che questa forma hauesse il capo di bellissimo Giouane, il ventre di Grue, le braccia come l'ali della Rondinella, le gambe di Bue, & li piedi corrispondessero alla bellezza del capo; che la prima, e l'ultima Corda per essempio vuole, che sia del terzo tuono ò modo; se bene poi nel corpo della cantilena sarà dell'Ottauo, non importa; e cosa leggiera, se doppo le prime corde sarà del settimo, e di poca impage 22portanza; & se uicino al fine passerà dalle corde di questo al primo, e leggiadramente fatto; basta che al fine fornisca nella corda del terzo modo, che all'hora quella materia, haurà bellissima forma, & le sarà data tanta gratia, che per l'artificio vsato dallo Artefice stupiranno tutti. Parui Signor Ottuso, che questa uostra opinione, ò Regola si confronti con tanti e tanti valent'huomini, Greci, e Latini, che ce n'hanno lasciati tanti scritti, e Regole? E ben uero che in questa uostra seconda pratica noua, quelli che (per usare le uostre parole fanno contra la natura;Quelli che fanno contra la natura meglio operano de gl'altri. & confondono le cose, e le Regole de nostri passati, questi reputate per i migliori; e per ingegni più eleuati, & con questo mezo ui credete che s'habbino, & uoi, ed essi ad imortalare, & molto u'ingannate. Cercano tutti gl'Artefici di imitare la natura, & quanti Filosofi sono, & sono stati, in altro non pensano, ne filosofano, se non intorno alle operationi da lei fatte; & voi quelli, che contra la natura operano, maggiormente lodate, & osseruate? & le cose da loro fatte chiamate Artificij, Fiori, Fioretti, Suppositi, Ingangi, & accenti? Vogliono corrispondere le prime corde alle medie; & le medie al fine. Et quando s'ha da fare il giudicio di qualche cantilena,Dichiaratione della Regola de modi lasciata da nostri antichi passati. bisogna uedere se il principio si confronta col mezo, e poscia col fine, che cosi vuol dire la Regola da nostri passati lasciata, quando hanno detto, che dalla prima, & ultima corda della cantilena, si debba fare il giudicio, sotto qual forma ella è composta, cioè incominciando dal principio ad essaminarla, seguitando nel mezo sino al fine; & non lasciare le cadenze medie & hauer consideratione solamente del fine, & del principio. Cosi facendo si scorge qual proportione habbi il capo, col corpo, & poscia con le membra estreme, che sono i piedi, non essendo ragioneuole, che queste parti siano l'una dall'altra deformi. Ma perche sò, che ogni giudicioso à questa prima conclusione sarà restato sodisfatto, & chiaro, che quanto ha detto l'Ottuso è mal inteso da lui, perciò seguitiamo più auanti. Nella mia lettera io dico, che il principio del Madrigale, Era l'anima mia, non è nouo concento, il che l'Ottuso nel ripigliare gli miei fondamenti nel principio della sua lettera replica. Ma quando uiene alla risposta dice. Se 'l modo vsato nello accompagnare le consonanze dal Signor &c. non è nouo, ma qual communemente si stila perche V.S. biasima quello che dal commune vso è approuato per bono? Io dico che quella cosi fatta cantilena non ci apporta nouo concento, et egli dice che io biasimo l'accompagnamento delle consonanze; e di più che il biasimo uersa intorno à quello che dal commune vso page 23è approuato per bono; Io difendo il commune vso, & egli dice, che lo biasimo? Se non volesse dare ad intendere, che questo suo modo di comporre fosse il commune uso, il che è falso. Di qui si argomenta con qual modo egli vadi sofisticando, & stiracchiando le cose in contrario senso di quello che sono dette, per coprire quello che egli stesso dice di fare contra la natura. Seguita nella sua lettera, & tiene questa conclusione, che questi Madrigali faccino nouo concento, & perche s'accorge, che non si può hauere per le consonanze, ne per le dissonanze questa nouità; vuole che la modulatione generi questa nouità; & citando il Zarlino nelle Institutioni, afferma, che questa modulatione fa la melodia; di modo che secondo questo Signor Dottore la modulatione fa quando il concento, & quando la melodia; quasi che siano queste due una cosa istessa. Può essere il concento senza la melodia; ma non già la melodia senza il concento; & se non sono vna cosa istessa, come generarà questa sua modulatione, e l'una, e l'altra?concento quello che sia. Il concento è il tramezamento che si fa, quando gl'interualli vengono diuisi in due parti ineguali, de consonanti dico. Et la melodia si compone di Oratione, di Rithmo, & d'Harmonia insiemeMelodia di che si compone. cosi dichiarata da Platone de Rep. & quelle qualità, che in essa vi concorrono, come è l'acutezza, la grauità, & equalità delle voci, si considerano nella Harmonia; la tardità, e la velocità, & il mouimento, s'appartiene al Rithmo. La lunghezza, e breuità della parola s'appartiene al metro, ouero alla Oratione; di modo che si uede, che non può la sua modulatione operare questi due effetti. Ella ben si può dire serua all'uno, & all'altro; al concento, & alla melodia; ma non per questo si può dire, che da lei nascano, come più à basso si vedrà. Et chi desidera di ueder ragionamento più lungo della melodia legga nelle Institutioni del Reuerendo ZarlinoGioseffo Zarlino. nella parte Seconda, Cap. ottauo; di onde conoscerà quanto si sia abbagliato l'Ottuso in questo particolare. La modulatione è un mouimento fatto da un suono all'altro, per diuersi interualli, il quale si ritroua in ogni sorte di Harmonia, & Melodia, & si vsa in due maniere.Modulatione ciò che ella sia Primieramente quando da un suono all'altro ci mouiamo senza variamento di tempo con diuersi interualli, non facendo alcuna propria Harmonia, si come fanno quelli che modulano il Canto fermo, & s'addimanda imperfetta modulatione, perche manca del fine; Questa si fa in tre maniere come dice Andrea Ornitoparco.Andrea Ornitoparco. Prima quando noi cantiamo nominatamente ciascuna delle sei sillabe da Guido Aretino introdotte Vt, Re, Mi, Fa, Sol, La. page 24& questa modulatione s'appartiene à principianti. La seconda quando solamente sentiamo il suono, in quel modo, ch'egli è prodotto da gl'instromenti materiali. Vltimamente quando alle figure cantabili applichiamo le parole, & questa è quella modulatione che s'appartiene alli Cantori. Secondariamente ciascuna uolta, che con moti hor ueloci, & hor tardi, con alzamenti, & abbassamenti di voci si moue il Cantore da un'interuallo, all'altro, secondo il tempo, che si ritroua nelle figure cantabili, & questa è propriamente modulatione, che col suo mezo perueniamo all'Harmonia, la quale nasce quando si ua toccando uan consonanza, & talhora un'altra, accomodata con li debiti modi. Cosi la dichiarano tutti li Teorici buoni; come si può uedere nella seconda parte delle Institutioni del Reuerendo Zarlino di felice memoria & come si uedrà nelli suoi libri de Re Musica, che io darò al Mondo; Il concento oltra à quello, che ho detto nella mia lettera; & quello che di sopra ho replicato. Dice Platone di lui ragionando.Quello che sia concento secondo Platone & Cicerone. Concentus est ordo qui in voce acuta, & graui simul contemperatis apparet. Et Cicerone nel sogno di Scipione confrontandosi Platone disse. Qui acuta cum grauibus temperans, aequabiliter concentus efficit. Non dicono come l'Ottuso questi valent'huomini, & sapienti. Che dalla modulatione nasca il concento; Ma che il concento nasce dal temperamento fatto dal suono graue, & acuto, che per altro nome diciamo Harmonia. Et dal ragionamento, che segue potrà ogni giudicioso cauare se il supposito dell'Ottuso sia uero, ò nò. Al proposito nostro adunque; la modulatione d'una sola parte, non fa ne concento, ne harmonia, ne melodia. La modulatione di due parti unite, non fanno ne harmonia propria, ne concento, ma semplicemente quelle consonanze, che per hauere il concento uanno tramezate. Se della modulatione uogliamo dire di quattro, ò più parti insieme unite si può considerare cosi fatta modulatione in due maniere; ouero che confusamente questi senza fare accordo alcuno, ogn'uno à suo modo, ua modulando, ne fanno consonanza, ne concento, ne harmonia, se non quando ui si incontrano à caso, ouero quando li Cantori modulano dal principio sino al fine unitamente di tal maniera, che gl'ascoltanti odono quando consonanze, quando concento, quando harmonia propria, & quando melodia. Queste parti cosi unite, se bene uanno modulando noua aria ciascuna di loro, rispetto alla qualità d'hor tardi, hor presto, hor uerso l'acuto, hor uerso il graue non possono fare concento nouo, ne si può fare, che il tramezamento, ò contempage 25peramento de suoni graui, & acuti sia nouo, perche quelle consonanze, alle quali questo tramezamento viene fatto, sono terminate da quel giorno in qua, che si incominciorno ad vnire queste parti insieme nella modulatione, che sono tanti anni, e possono essere quanti altroue io dissi; & sono gl'interualli da quali può nascere il concento; L'Ottaua; Quinta, Sesta, et altre. Per propria natura; se però Platone, Cicerone, & gl'altri dicono il vero, che il concento nasca dal contemperamento del graue, & acuto come ho detto. Quali consonanze ci apporta nouamente questo Academico Ottuso, che si possino di nouo tramezare per hauere il concento che sia nouo? Non nasce il concento dalla modulatione,Non nasce il concento dalle modula tione. come suppone per vero l'Ottuso, & come uorebbe che si credesse, senza che da lui fosse dichiarato, qual sia questo concento, & questa modulatione; conoscendo molto bene, che le farebbe dibisogno, ogni uolta che si riducesse à queste distintioni, col mezo delle loro diffinitioni; confessare tutto 'l contrario; ma ci apporta parole fuori del proposito, con ponti interrogatiui, pensandosi di distrahere il lettore semplice à credere ciò che dice; ma l'arte cosi fatta è molto bene conosciuta. In somma, modulatione noua rispetto al moto tardo, & presto; all'acuto, e 'l graue; Aria noua, Concento uecchio usato da quanti hanno mai in questa facoltà scritto, & composte cantilene. Pur s'affatica l'Ottuso, & uorrebbe che senza altro fosse creduto, che la modulatione noua, facesse nouo concento, quasi che non possi essere concento senza la modulatione; Potiamo hauere la modulatione senza il concento;Si può hauere il concento senza la modulatione, & questa senza que llo. & il concento senza la modulatione, però non è tutt'uno, sono differenti; & però non seguita, che il concento habbi, & possi esere nouo, rispetto alla modulatione noua; si può hauere anco la modulatione senza la unione delle uoci; se bene cotal modulatione si potrà dire, che sia imperfetta. Che la modulatione si possi hauere senza il concento, & senza la unione delle uoci, & delle parti l'ho detto di sopra; che il concento si possi hauere senza la modulatione, hora lo prouo. La modulatione è un mouimento, che si fa da un suono all'altro per diuersi interualli, ma nel principio del Madrigale; Era l'anima mia, si mouono hor presto, hor tardi quelle parti unite, ma non con interuallo; et fanno il concento, perche quella quinta è tramezata da una corda mezana, che nel graue resta una terza minore, et nell'acuto una maggior terza; adunque habbiamo il concento senza la modulatione, di più parti insieme vnite. Lo istesso potiamo dire di quell'altro Madrigale; Ma se con la pietà: mentre che le parti stano page 26ogn'una nella istessa mansione di voce, & non fanno alcuno interuallo, ò non si mouono con interuallo di voce, bisogna che non ui sia modulatione, & pur ui si sente, e scorge il concento, che è quel temperamento di graue, & acuto, che disse Platone. Et però è di molta consideratione il supposito da me fatto, che se bene la modulatione è noua, non però facci nouo concento. Dicami l'Ottuso la modulatione di due parti unite producono noue consonanze? non può essere, è un'impossibile; se questo è impossibile, impossibile è ancora lo hauere nouo concento. Concento si, ma nouo non già.Potiamo hauere il concento ma nouo non già. A queste due parti aggiuntaui la terza, che è quella che produce il concento, perche contempera il suono graue, e l'acuto, che producono quelle due parti insieme; qual nouo concento ritrouerà ella? accresce Harmonia; perche di consonanti, ò harmonia impropria che era, per l'aggiuntione di quella terza parte si fa concento, ouero harmonia propria.Concento, & harmonia propria è una cosa stessa. In conclusione dico, & affermo, che non si potendo hauere noue consonantie; che nouamente si possino tramezare, per hauerne nouo concento, che impossibile è, che huomo al mondo possi ritrouare nouo concento. Cessarà adunque la conclusione ancora dello Academico Ottuso, che non potendosi come ho prouato hauere nouo concento, non si potrà manco hauere nouo affetto. Farà bene in alcuni secondo la dispositione loro, l'aria noua, e la noua modulatione vn certo effetto di desiderare sentire più d'una volta quella cantilena,Effetto di desiderare da che nasca. quella dico che sarà piena di vaghezza, bellezza, grauità, artificiosi contraponti; ma non per questo si potrà dire, che questo sia nouo affetto in specie, perche più, e più volte è nato questo desiderio d'udire compositioni da valente Compositore composte. Et per dire quel ch'io sento. Questo desiderio si può intendere in due maniere, ouero che nasce nell'huomo, perche l'udito ne sente infinito piacere, e l'intelletto ne gode, come fa à sentire le cantilene del Striggio, d'Andrea Gabrielli, del Porta, di Claudio, del Palestina, Nanino, il Vecchi, Gastoldi, Virchi, Stiuorio,Musici eccellenti. & altri tanti, e tanti, ouero che l'udito le desidera per sentire vn certo modo piaceuole, che induce l'huomo alle risa, & à burlarsene; come quelle Giustiniane alla Venetiana; alle quali assomiglia assai quel principio di sopra posto del Madrigale. Era l'anima mia; E ben uero, che due cose, che siano contrarie l'una all'altra, non si possono udire con il medesimo fine;Due cose contrarie non si possono desiderare con lo istesso desiderio. il gusto non brama all'istesso modo, & con lo istesso desiderio il dolce, & l'amaro, si come il senso dell'udito, con lo istesso desiderio non può sentire le cantilene fatte dalli sopradetti Compositori, & quelle fatte da questi noui Maestri, page 27perche quelli vsano gl'accidenti Diesis, & b molle accidentale secondo la natura sua, & questi se ne seruono contra la natura.Osseruationi contrarie. Quelli vsano le dissonanze nel modo regolato; & questi sregolato. Quelli per salto adoprano quegli interualli, che sono naturali di quinta, & quarta; questi tutto 'l contrario; quelli non supongono che vna nota sia posta in luogo d'un' altra, come fanno questi; quelli nel modo di vnire le consonanze dispongono l'ordine, & il progresso in un modo; questi tutto 'l contrario; di maniera, che dal principio al fine questi uengono à quelli esser contrarij; se quelli adunque sono desiderati, per la sua vaghezza, bellezza, bontà, e dilettatione, per essere di nouo vditi. Questi fia dibisogno, che non siano desiderati à questo effetto, ma per effetto contrario; & sarà di ridere, burlarsene, e disprezzo, considerando la pazia di cosi fatti capriciosi; li quali pensandosi che le loro cantilene generino nouo concento, & nouo affetto, parturiscono noua nausea, nouo disprezo; perche apportano seco noua confusione; essendo che sono piene di cose che confondono il buono, e 'l bello della Musica; ma che dico io noua nausea, & nouo disprezo? nausea, & disprezzo del più vecchio, rancio, fracido, che tenghi qual bottega si voglia di speciaria Francolinesca. Ma quando dice che la Musica istessa è vnione de voci; qual più espressa pazia di questa si può dire? Aristide che fra Greci Autori, & Musici è stato, & è in molta consideratione, nel principio della sua Musica dice.Deffinitione della Musica data da Aristide, & da S. Agostino. La Musica è vna scienza di quelle cose che alla modulatione s'appartengono; la qual diffinitione si confronta con quella, che lasciò scritto Agostino Santo nel primo libro della sua Musica, doue dice. La Musica è vna scienza di bene modulare. Et la Vnione delle Voci; non è vna istessa cosa con la Modulatione. Sono differenti, come dalle cose di sopra dette si caua. E peccato grande, che questo Ottuso non sia stato al tempo di Plinio, ò per auanti; perche quasi tutti gl'inuentori da lui sono celebrati nelle sue Historie per huomini molto ingegnosi; & egli è restato dalla lode di cosi grand'huomo priuo. Horsù si va pur rinforzando, et addimanda in qual modo si potrà fare questo suo nouo concento (che pur vorrebbe ritrouare, come fanno gl'Alchimisti la quinta essenza) & dice che dalla nouità delle consonanze non già; perche sono terminate, adunque (ò bella conclusione) per la nouità della modulatione. Se le consonanze sono terminate, che cosi confessa lui ancora, & sono quelle dalle quali nasce il concento, come potrassi adunque fare nouo concento, se già tanti anni sono, che dalla natura furno terminate?Modulatione in che consista. La mopage 28dulatione noua che consiste nella prestezza, & tardità del moto per interualli, cioè hora uerso lo acuto, & hora verso il graue; non fa il concento; sono le consonanze tramezate Sig. Ottuso, che fanno il concento. Adunque come altre uolte ho detto non si può formare nouo concento per questa noua modulatione. Et perche s'accorge, che impossibile è di ritrouare noue consonanze, per il tramezamento delle quali hauer si possi nouo concento; & si sente toccar il polso, si ua pur storcendo, & uorebbe che nascesse dalla modulatione, questo concento, & poi per consequenza nouo effetto. Haurebbe detto meglio se pur hauesse detto che dalla Vnione di molte parti insieme modulanti nascesse il concento, perche mentre che vnite sono, & modulano regolatamente, necessariamente bisogna, che faccino insieme delle consonanze tramezate, & cosi all'hora nasce il concento; il quale non nasce per la modulatione, che si può intendere di una sola parte, & anco di due, ma di quello che ho detto, & perche vuole che ancora facci nouo effetto: Dicami doppo che noi vsiamo da tanti anni in qua di cantare tante arie insieme, qual Historiografo ci descriue effetto alcuno, che sia stato operato col mezo della Musica,Non n'è chi descriua noui affetti fatti dalla Musica moderna. poiche questa sua fa tanti, & cosi sublimi, & noui effetti? non le gioua ch'egli solo lo rapporti, ci vuole relatione di persone degne di fede, che all'hora con la certezza del raporto potrebbe essere che le fosse creduto. Seguita poi, & dice che lo interuallo non è interuallo, ma noua modulatione, la quale
[Music example]
passa da una corda Diatonica ad una Cromatica, prima dice ch'egli è interuallo; poi subito si riuolge, & vuole che sia noua modulatione, vsata tante, e tante uolte da tanti Autori. Adunque si può concludere che modulando questa noua modulatione, questo sia il concento nouo; se la modulatione fa il concento; & questo interuallo sarà il concento nouo. Ma s'egli è un moto da vna corda Diatonica ad vna Cromatica, come sarà concento? Ma come sarà noua modulatione, se già da tanti; e tante uolte è stata usata; douea dire il moto che fa quella parte modulante non è interuallo, uolendo coprire, che ciò si douea pigliare per modulatione. Ma concediamole che sia modulatione ad ogni modo, mentre che dice, che è modulatione confessa essere interuallo.confessa l'Ottuso, che dalla modulatione nasce lo interuallo. Questo si proua per la diffinitione della Modulatione, detta di sopra. Se la modulatione è il procedere, che fa una, ò piu parti insieme; ma diciamo una sola parte che questa è il proposito nostro; per le corde del sistema massimo; come potrà mouersi da un luogo all'altro, senza che ui nasca page 29interuallo? può essere lo interuallo senza la modulatione; ma in modo alcuno non può ritrouarsi moduatione senza interuallo, perche modulando il cantante moue la voce dallo acuto verso il graue, & per il contrario; e l'acuto corrisponde al graue per interuallo; adunque confessa tacitamente, & come si dice fra denti ch'egli è interuallo all'hora qundo pensa di negarlo; e bisogna che sia cosi, perche le parti moduanti non stanno sempre nella istessa mansione di voce, ma si mouono secondo che pare al cantante. Et perche io ho detto, che quello interuallo è dissonantissimo, & egli risponde uolendo confutare questo mio detto, che se bene il moto suo non è d'interualli sonori per se (ecco come confessa ch'egli è interuallo) egli è nondimeno usato da molti eccellenti Autori. Io tratto che cosi fatto interuallo è dissonantissimo ne lo ritrouo in genere di sorte alcuna semplice; & egli dice che l'hanno usato molti Autori eccellenti. Che proposito è questo suo? Egli senza contrasto confessa, che il moto suo non è d'interualli sonori per se, & io dico che egli è dissonantissimo; ho lo intento questo basta. Ma perche nel dimostrare, che il sodetto interuallo non è ne terza, ne quarta col mezo delle loro proportioni, dice che io non faccio differenza dal semituono maggiore al minore, accostandosi al Fogliano, che dimostra il semituono superbipartiente 25. essere un Comma sesqui 80 essimo del sesquiquintodecimo maggiore, ò bel proposito, doue vai? Io sto col Marchese. Quando alla proportione super 7 partiente 25. forma di cosi fatto interuallo ui fusse aggiunto un Comma sesquiottantessimo, sarebbe per questo consonante? Ne auuerrà un'interuallo contenuto dalla proportione super 37. partiente 125. assai più dissono del primo; ma perche questo Signor Dottore non conosce la natura delle proportioni, che sono differenti dal numero semplice; dice che col numero Arithmeticamente compongo cosi fatto interuallo à modo mio; non attendendo ad altro il numero, che alla multiplicatione della vnità.Disproposito dell'Ottuso. Dica l'Ottuso se io forsi ho trattato di quei numeri, che ad altro non attendono, che alla multiplicatione della vnità, ò pure di quelli che relati sono cagione vniuersale per la quale si hanno à regolare i corpi sonori, & proportionarli, accioche formalmente rendino quelle consonanze, che l'udito debbe riceuere? de primi non può dire; ma delli secondo si; adunque ho raportato quei numeri, che sono il modello delle proportioni, & delle consonanze, in quella maniera, che tutti li Teorici rapportano, & non il semplice numero, se bene quasi nel fine della sua lettera confessa, che il Musico toglie impresto il numepage 30ro dall'Arithmetico; Ma cosi la passa hora con il dire ad un modo, & di là à poco mutando parere si disdice, e ciò fa da huomo prudente, che volentieri si confronta col detto del sauio: Sapientis est mutare Consilium. Ma perche fa il contrario de gl'altri, lo muta in Peius, non in Melius. Però se l'Ottuso ha quello suegliato intelletto, che si ua spauoneggiando, quale è la causa che non ha poste quelle proportioni nella demostratione da lui fatta al contrario? & sarebbono state sotto 'l genere di maggiore inegualità, & non di minore? Se l'una è all'altra contraria? Quella di maggior inequalità è positiua, & reale;Proportioni di maggior inequalità, & loro natura. & quella di minore priuatiua, & rationale, cosi dichiarate dal Reuerendo Zarlino nel Capitolo 30. della prima parte delle Institutioni; perche non ha adunque considerando la natura di queste proportioni; posti gli termini al suo luogo, per far conoscere che egli è intelligente, che cosi hauendo fatto s'è dimostrato tutto il contrario? Horsù ha detta la causa, & non mi rammentauo. Hanno per fondamento di fare le loro operationi contra la natura, & perciò questi noui Maestri suppongono, e dicono le cose tutto 'l contrario di quello, che dourebbono dire, & operare; A quello poi che ne seguirebbe, che far non si potesse moto se non d'interualli sonori adducendo l'autorità del Fogliani.Ludouico Fogliani. Perche non dimostra l'Ottuso con l'autorità dell'istesso Fogliani nel Cap. 7 quali, & quanti siano gl'interualli dissonanti, per mezo de quali si passa da una all'altra consonanza? che haurebbe ritrouato, che non u'è questo, che da lui è posto per interuallo nouo, di tanto ualore, che con la sua (dice lui) noua modulatione, facci nouo concento, & nouo affetto? ma se bene hauesse ueduto il Fogliani, & che da lui fosse stato inteso, non è dubbio, che haurebbe ritrouato, che dal Fogliani non è stato posto nel numeri de consonanti; ne de dissonanti; adunque bisogna che l'Ottuso, che in suo aiuto ha chiamato il Fogliani, confessi che il Fogliani non hauendo di lui ragionato, pur una minima parola; lo habbi giudicato tanto fuori del proposito harmonico, che lo ha posto in tacere. Ma perche uuole; & è di humore questo Ottuso, che causi nouo effetto; dicami di gratia come uuole, che quelle cose, che semplicemente non sono naturali, ma parte naturali; & parte nò; faccino effetti naturali? Si legge forsi che gl'antichi adoprassero simili interualli per mezo de quali oprassero tanti effetti, quanti tutte le historie ne sono piene? adoprauano l'ottaua, la quinta, et la quarta, ma contenute da corde naturali, & non corrotte;Effetti fatti dalla Musica de gl'Antichi non era d'interualli corrotti. & però il simile operaua nel simile. Ha mai ueduto accordare due corde unisone,Natura di due corde unisone. ouero in page 31ottaua; & che sopra vna di loro vi sia posto, ò carta, ò paglia; toccata, et percossi quella sopra la quale non è cosa alcuna, la paglia, ò carta posta sopra l'altra per la similitudine, & per quella simboleità che hanno quei suoni fra di loro, se ne fugga? non farà questo effetto un'altra corda che sia d'altro temperamento; di onde s'argomenta, che il simile opera nel simile, & la cosa naturale nella natura; nondimeno quelli interualli, che sono misti di una corda naturale, & l'altra accidentale vuole che operino nella natura noui effetti?La natura si compiace delle cose naturali. sono corrotti non si possono più dire interualli naturali; Non può però succedere quello che egli suppone. Questa Dottrina s'insegna alla Bebbe à quelli che non hanno altra cognitione, che di mettere insieme quattro solfe, e senza cercarne altro, credono. Si ricercano cose naturali, che siano conformi alla natura, à volere che la natura si moua, & facci effetti naturali, ma ci vuole di più che il soggietto sia disposto à riceuere cosi fatta passione. Ma questi effetti non saranno poi anco noui effetti in specie, anzi effetti altre uolte, & ben mille operati. Et quando pur col mezo delle Moderne Musiche se uedessero operare simili effetti, nascerebbono forsi per cosi fatti interualli, & con il mezo d'altre cose vsate contra natura? Nascono dall'Harmonia, dal numero dal Rithmo che sono serui dell'Oratione,Harmonia numero Rithmo serui della oratione. & queste operano nel soggietto secondo ch'egli è disposto à riceuere cotali passioni, come à lungo ne ha ragionato, e dimostrato il Reuer. Zarlino nelle Institutioni di sopra citate, & nel cap. 8. del lib. 8. de Supplementi. Ma se questi noui Maestri vogliono uedere quali effetti faccino le loro Compositioni leggano il Discorso di Girolamo Mei,Girolamo Mei nel suo discorso. che con uiue ragioni uedranno, & ne traranno consequenze uere al proposito loro. A quello poi che dice, che molti pratici hanno adoprato simile interuallo, senza addurre altra ragione; non per questo ha l'Ottuso come buono Auuocato diffesa la causa, le faceua dibisogno, far proua se cotal interuallo ha luogo nel sistema massimo naturale diuiso per tuoni, e semituoni, che all'hora dimsotrandomi esserui in simil ordine un cosi fatto procedere haurei creduto che con qualche ragione, se ne fossero seruiti questi pratici, che lui dice, & lui istesso con qualche fondamento, si fosse mosso à fauorire cosi fatti interualli; che non sono se non di comodo al Compositore; discomodo al Cantore, di dispiacere all'udito, senza guadagno d'Harmonia, & in questo modo s'allargano il campo alli contrafacenti, & questo è il guadagno, che conseguiscono le compositioni loro, & le cantilene cosi fatte; & quando si pensano di dilettare offendono l'udito, se bene page 32con questa offesa essi dicono, che feriscono con maggior impeto l'udito, & perciò lo mouono più facilmente à gl'effetti; Feriscono con più asprezza, e dispetto l'udito, ma non lo tirano à se, per prepararlo, e disponerlo à questi effetti; perche non sono naturali interualli. Concludo adunque che per diuersi rispetto, cosi fatti interualli, & modulationi sono inutili, & di danno insieme; rispetto che la uoce naturale non può proferire l'interuallo di quinta diminuta, & quello del sopraposto essempio in quella perfettione, che fa gl'interualli che sono naturali, & non li proferendo giusti in vece di dilettare, e mouere il senso l'offendono. Sarà ben uero, che in quelle cantilene, che per instromenti sono fatte, si possono inserirgli per entro simili interualli, perche sono più di comodità da mettere in operatione al Sonatore; che al Cantore; rispetto allo hauere qual interuallo si uuole terminato ne gl'istromenti; siano discomodi quanto si uoglino cosa, che la uoce naturale non potrà cosi facilmente, prontamente, & giustamente proferire. Seguita ragionando di simili interualli sgarbati; che non essendo il numero cagione intrinseca, ne propinqua delle proportioni non possi anco essere delle consonanze, & che perciò doue io dico che egli è dissonantissimo, che tale lo dimostrano le proportioni sue, ne segue (dice lui) che se bene il moto suo non è d'interualli sonori (ne più si rammenta d'hauer negato, che sia interuallo, ma da buon compagno lo confessa) per se, egli è nondimeno vsato da molti Eccellenti Autori.contradittione dell'Ottuso. Lascio che egli dice che il soggietto della Musica è il numero sonoro, poi non vuole, che si serua di quel numero sonoro, perche non fa al suo proposito per all'hora; ritorna al fine, & dice che il Musico diuide secondo la ragione de numeri, & progressioni Arithmetiche le quantità sonore dalle quali nascono le consonanze. Ma risponda; chi è quello, che dice che cosi fatto interuallo sia d'interualli sonori, ò non sonori? per stiracchiare una consequenza; molti eccellenti Autori l'hanno usato, adunque è buono? Ho detto che quello interuallo è dissonantissimo; ne però può seguire, se molti Autori l'hanno usato, adunque è buono. Quello che per se è tale non può altri mutarlo di natura. Si pigliano li pratici delle autorità, & delle licenze, d'usare delle cose contra l'arte, e la natura; e lui lo confessa quando ragiona del Diesis, & b molle adoprati contra la natura. Ma non per questo potrà concludere che siano meglio delle naturali, affaticandosi, & douendosi affaticare tutti gl'artefici di imitare la natura, & non di fare quelle cose che sono contra la natura; che cosi ci insegna, & ce ne da amaestramento Aristotepage 33le, & quanti Filosofi sono stati. Et poi che l'Ottuso confessa, che il moto di quello interuallo sopraposto non è d'interualli sonori, & che da gl'interualli non sonori, si passa alli sonori;come si passa da un'interuallo all'altro. come dalla settima all'ottaua; dalla quarta alla quinta, col mezo del tuono; & dalli sonori alli sonori, col mezo delli non sonori; come dalla terza alla quarta; & dalla quinta all'una & all'altra sesta; come dimostra Ludouico Fogliani; da questo fauorito interuallo, che secondo lui causa noua modulatione, nouo concento, & nouo effetto à quale interuallo col mezo suo si farà passaggio? per essere interuallo dalla sua forma naturale diminuto; non vedo che si possi passare col suo mezo da uno à un'altro; massime che sia interuallo naturale; & chi non lo accompagna con altri, che siano superflui, più della natura sua, di quanto questo e diminuto non e possibile d'accoppiarlo con altri di modo che si possi hauere interuallo, che serua all'harmonia; come si ha dallo accoppiamento dell'una, e l'altra terza; della quinta, & quarta, della quarta con l'una, e l'altra terza; & di un tuono con vn'altro; & di un tuono con un semituono; di vna settima con una quarta, & simili. In conclusione quanto più vado pensando, la natura, la proprietà sua, & l'effetto suo; tanto più lo ritrouo inutile, & dannoso all'harmonia. Quanto alla negatione del numero nelle Demostrationi; se bene fa il Secretario di Aristotele, nondimeno, non si debbe racordare, che Aristotele nel secondo della Posteriora, libro da lui più di ogn'altro, per l'uso della Demostratione, studiato, letto, & riletto; quando ci da la diffinitione della consonantia dice. La consonantia è ragion de numeri.consonantia è ragion de numeri Arist. 2. post. Quanto à quello, che gl'Autori di questa seconda Pratica, che si può dire con ogni uerità, che sia la feccia della prima; Seguitano di ponere il Diesis descendendo, & il b molle ascendendo; ciascuno che solamente sappi solfizare, conoscerà che l'udito piglia maggior diletto, quando s'adopra il Diesis ascendendo; e 'l b molle discendendo, essendo che questo moto è naturale; che per il contrario, il che è contra la natura loro; cosi dice il Signor Dottore; si come più volontieri l'udito ascolta, e sente gl'interualli naturali, che quelli che sono accidentali, dilettandosi la natura più del suo simile,La natura si compiace delle cose naturali. come poco fa ho detto, che del dissimile, & questa è forza naturale; la onde douendosi mouere questi nostri sensi, che sono naturali; più facilmente sono per mouersi col mezo delle cose naturali, che col mezo di quelle che sono contra la natura. Ma quando viene alla diffesa della settima vsata cosi liberamente, e fuori del proposito nelle cantilene dice due cose; vna che meco si confronta; page 34l'altra che totalmente s'allontana. Concorda meco quando confessa, che quella cosa, che per se è tale, sempre sarà tale, inferendo che essendo vero. Niuna dissonantia è di diletto, e piacere all'udito. Ogni settima è dissonante adunque niuna settima e di diletto, e piacere all'udito; e cosi la settima che per natura e dissonante, forza naturale è, che sempre sia dissonante. Ma seguita e poi, dice, che non u'è dissonanza alcuna, che per accidente non possi farsi buona. E molto bene da auertire, che per dimostrare questa mutatione, che accidentalmente vuol che facci la dissonanza, vsa questi tre epiteti; Buona, diuersa, raddolcita;Settima fatta buona diuersa, & raddolcita per gl'accompagnamenti. & vuole che questa mutatione da gl'accompagnamenti sia causata, come quello che stima, che gl'accompagnamenti faccino mutare gl'estremi della settima, & mutandosi diuenghi diuersa, & di diuersa buona, & di buona raddolcita; di modo che questa sua circonlocutione di parole, non mi pare, che altro voglino dire; se non che la settima dissonante diuenghi consonante. Ma quando fosse vero che si mutasse necessariamente non sarebbe più settima, ne si potrebbe dire, che hauesse forma di settima, ma d'altro interuallo si bene, & che sia il vero dice. Ma per accidente potrà bene esser diuersa. L'Huomo è diuerso dal Cauallo; & il Cauallo dal Bue. Signor Dottore doue si scuoprono cosi fatti secreti di natura; che gl'accompagnamenti habbino tanta forza, che se gl'estremi sono dissonanti, gli faccino diuentare diuersi, buoni, raddolciti, cioè consonanti? Questo è vn'impossibile. Disse Aueroe sopra il primo della Fisica. Contrarium non generatur ex contrario, idest non mutatur in illud.Aueroe sopra la Fisica. Et sopra l'ottauo pur anco disse. Contrarium ex contrario, non est dicere, quod contrarium mutetur in suum contrarium.Vn contrario non si muta nell'altro restando la istessa sustantia, e forma. Et perche si potrebbe scusare, che se bene egli ha detto, che per gl'accompagnamenti, la settima diuenta diuersa, buona, raddolcita; non per questo ha detto, che si muti, e diuenti diuersa, cioè consonante. Rispondo che gl'interualli ò sono consonanti, ò dissonanti; & fra questi due contrarij ui cade un mezo si, ma questo mezo è consonante, non formalmente mezo che ritenghi del dissono, quanto del consono, il che riferse Gioseffo Zarlino nel 2. delle Demostrationi; la onde fia necessario, che se la settima per se è dissonante, non si possi diuentar diuersa, raddolcita, ò buona, se non muta forma, essendo che il mezo, che cade fra la dissonanza, & la consonanza è una sesta; & mutandosi d'una in altra, bisogna che si permuti in consonante; perche già per se ella è dissonante; ma questo à modo alcuno non può essere; manco potrà essere, che la settipage 35ma diuenti non mouendo gl'estremi da quali è contenuta diuersa, buona, ò raddolcita; & quando per l'aggiunta di qualche b molle, ouero Diesis facesse mutatione, di lei non si haurebbe più consideratione come dissonante settima, ma come altra cosa; Ma considerata ne gl'estremi cosi fatta, ne mutandosi; gl'accompagnamenti non sono basteuoli, che la settima si muti dall'esser suo naturale, & dissonante, che diuenti buona, diuersa, & raddolcita.Gl'accompagnamenti non possono di dissono far un'interuallo diuentar consono. Ma dicami l'Ottuso se gl'accompagnamenti hanno forza d'immutare gl'estremi dissonanti in consonanti; quando gl'estremi saranno consonanti, qual uirtù, qual forza hauranno all'hora quelli accompagnamenti? muteranno forsi gli consonanti in dissonanti? Se gl'accompagnamenti hanno forza di permutar gl'interualli in diuersi; forza sarà che gli consonanti per il mezo de gl'accompagnamenti si permutino in diuersi; non possono essere diuersi dall'esser suo, se non diuentano dissonanti;Discorso intorno alla settima. adunque gl'accompagnamenti faranno la dissonanza diuentar consonanza; et la consonanza dissonanza? è un'impossibile, è falso. Non può adunque la settima ne gl'estremi suoni, che questi compongono, e fanno la settima diuentar diuersa ne buona, ne può essere raddolcita. E` ben vero che accordando la metafora col proprio, per vsar le sue parole, mettendo l'ottaua in luogo della settima starà benissimo. Ma perche questo è suo disproposito, però mi bisona dire la proprietà della metafora; & è che ella trasporta la parola dalla cosa, della quale ella è propria ad un'altra di cui non è propria, con qualche similitudine.Della metafora. Come se io dicessi gl'alberi partorire, io trasportarei questa parola partirure da gli animali, à i quali ella è propria, à gl'alberi de i quali ella non è propria, per la similitudine, che si uede essere tra quelli, & questi nel produrre, & generare. Et non è altro che vna breue similitudine;Quello che sia metafora. & in questo è differente dalla similitudine, che doue nella similitudine si fa comparatione espressamente da una cosa ad un'altra; nella metafora si pone la cosa, che si assomiglia, per quella à cui si assomiglia, come se io dicessi, che il tal valoroso Capitano combatteua come un Leone; sarebbe similitudine; ma se io lo nominarò Leone; dicendo in tal guisa combatteua quel Leone, ò altrimenti nominandolo, sarà metafora; ò traslatione, che è tutt'uno. Pone Aristotele quattro modi di metafora, ò traslatione nel primo della Poetica, i quali non sono al proposito nostro; vna dal genere alla specie; la seconda dalla specie al genere; la terza dalla specie alla specie; la quarta è la proportione.Diuisione della metafora. Là difusamente possono esser vedute. Se bene altri hanno fatto altre diuisiopage 36ni, come da animato ad animato; da inanimato ad inanimato, da animato ad inanimato; & da inanimato ad animato; materia bellissima ad esser vista, ma appartiene à Poeti, Dicitori, Rettori, Oratori, & simili. Nella Musica non ci corrono traslationi, ò metafore; qual similitudine ha la settima con l'ottaua, ò qual proprietà ha l'una, che attribuire, ò trasportare si possi alla natura dell'altra per metafora? Vna è dissonante l'altra consonante, qual cosa è in una, che possi conuenire all'altra? Resto stupefatto come quest'huomo si infrascheggia in belle parole fuori del proposito per dimostrare di sapere. Veramente io confesso, che questo è vn concetto nouo, che fa nouo concento, & nouo effetto. Et perche sò, che non sarà sodisfatto l'Ottuso della ragione detta, ne s'acqueta con quella, senta quest'altra, che per far lui del filosofo assai, sarà più al suo proposito. Dice adunque l'Ottuso, che per accidente le dissonanze possono diuentare buone; diuerse, e da gl'accompagnamenti raddolcite. Gl'accidenti sono di due sorti.Accidenti di due sorti. Proprij, & Communi. Gl'accidenti proprij sono quelli, che col soggietto talmente si ritrouano vniti, che separare senza la corruttione del soggieto non si possono; come la risibilità nell'huomo, e 'l mugire nel Bue, e 'l ranghiare nell'Asino, & lo annitrire nel Cauallo. Accidente che se questi animali non sono priui di vita non può da loro essere separato. Gl'accidenti Communi sono quelli, che possono essere, & non essere nel soggietto senza corruttione del soggietto. Mentre che questo Ottuso dice che per accidente la settima può farsi diuersa; dello accidente proprio non può intendere; perche la risibilità non fa che l'huomo diuenti diuerso da se stesso, & muti essere. Se vuole intendere del Commune, & questo è quello accompagnamento, che può essere, & non essere senza corruttione del soggietto; manco questo può corrompere il soggietto di tal maniera, che diuenti dierso dal suo primo essere; perche lo esser bianco, ò rosso non fa che il corpo diuenti diuerso dal suo essere naturale; e l'huomo non diuenta diuerso da se stesso, per questi accidenti, ne l'acqua, che per se è humida se bene per il calore è fatta accidentalmente calda perde l'humidità di maniera, che diuenti secca, ma resta acqua, & humida; però se pur vuole che gl'accompagnamenti siano accidenti, non possono fare per questo, che il soggietto, che è la settima, ò gl'estremi suoni suoi graui, & acuti, cosi accompagnati diuentino diuersi dall'esser suo naturale; ma resta per dir cosi nelal sua perfettione, & forma, & restando nell'esser suo, non puo fapage 37re, che non dimostri l'accidente suo proprio, che è di essere dissonante, & di aspramente offendere l'udito. Potrà ben essere, & è il vero, che se vi saranno cinque cantanti, vno de quali con la parte graue, ò altra si feriscano in settima, che l'udito occupato da quelli, che insieme concordano, non scoprirà cosi facilmente quella percossa dissonante, come farebbe se non vi fossero quelle parti, che l'offuscano; la qual cosa viene confiramta da Aristotele nel Problema 16. della Settione 19. doue dice, che due che risuonano ad vna facilmente offuscano la terza. Et se due offuscano la terza, maggiormente quattro offuscheranno la quinta; il che non è altro, che quello, che già da me fu detto altre volte; & e lo eccellente sensibile, che corrompe il senso.lo eccellente sensibile corrompe il senso. Adunque non si potrà dire, che la settima diuenti diuersa, buona, & sia raddolcita, essendo che ella resta ne suoi estremi la istessa, ne si muta; ma non sarà già dal rumore de gl'accompagnamenti sentita tanto, quanto se fosse sola. Se alla settima potesse intrauenire come ella sesta,la settima, e quarta. che per esser quanta considerata nel corpo sonoro, se bene gl'estremi da cui e contenuta ne suoni sono quali; quando col mezo del Diesis leuandole un semituono, di maggiore diuenta minore, & col b molle di minore maggiore, & per il contrario, potrebbe essere qualche cosa di lei, ma non muta essere ne forma, ne diuenta più lunga, ne più curta; ma resta nella sua integrità, & natural grandezza; & restando nell'esser suo naturale, non può mutar gl'estremi suoni; ne mutando suoni può esser diuersa; & non essendo diuersa, non può esser buona; & non essendo buona, manco si potrà dire, & credere che sia raddolcita; & gl'accompagnamenti si potrà dire, che faccino effetto d'offuscare il senso, come sempre ho detto, & confermo. Non potrà adunque di consonanza, diuentare dissonanza, ne di dissonante consonante. Et quando ciò si potesse fare, ò si facesse; di lei non si haurebbe più consideratione come interuallo di settima, ma si bene d'altro interuallo più curto, e più lungo; ma noi siamo à trattare della settima naturale, & non d'altro, che sarebbe fuori del nostro proposito. Cessa adunque questo nouo effetto, & in suo luogo, dicasi noua confusione; il che viene à confirmare l'Ottuso, quando dice che la settima e di maggior diletto all'udito dell'ottaua; la qual cosa e contra ad Aristotele, che nel Problema 39.Aristotele ne problemi. dice la Diapason risuona soauemente, & 35. perche la Diapason e bellissima sopra tutte l'altre? Se la consonanza Diapason e tanto soaue, che sopra tutte l'altre la chiama bellissima; come potrà esser tale, se la settima sua contraria è page 38di maggior diletto, sodisfattione all'udito di lei. Dice è benissimo si scusa l'Ottuso. Accordasi la metafora col proprio ponendo l'ottaua in luogo della settima, che si trarà facilissima, & starà bene; quasi che siano vna cosa istessa, & che una habbi delle proprietà, che possino all'altra conuenire, di modo che habbi da stare perfettamente bene. Per hora contentomi di questo inganno, di questo accento, supposito, fiore, fioretto; & artificio; cose tutte che con vn solo nome proprio facilmente, e propriamente, poteua, & doueua l'Ottuso esplicare. Confusione. Vuole questo Ottuso, che subito, che il Cantore sente di vrtare in vna settima; che corra con la voce all'ottaua, & cosi l'harmonia, che nascerà da tal operatione starà benissimo, & regolatamente sarà fatta. Ma dicami, à fare cotale operatione, haurà tempo il Cantore di poter fare cosi fatto scamelaos? ò pur vuole, che tutti li Cantori si fermano sino à tanto che egli solo accommodi la voce, & che di settima facci, & s'accommodi in una ottaua. Non sarà adunque meglio senza tante fanfalugole, dare facilità al Cantore, gratia all'harmonia, che deue essere ascoltata, accommodando gl'interualli ciascuno alli suoi luoghi naturali, senza tanti suppositi, fiori, & inganni? inganno propriamente è quando l'uditore si pensa d'ascoltare qualche Harmonia propria, ò soaue melodia; ode, & ascolta cose, tanto fuori del proposito harmonico, che l'offendono. Non renderà Harmonia più soaue, & diletteuole all'udito, se in quella maniera, che Adriano detto da lui Diuino, & altri suoi Discepoli (de buoni ragiono) ha fatto; nella istessa maniera lui ancora gli ponerà in essecutione? Che cosi osseruarebbe quello, che il suo Virgilio Toscano tanto da lui ammirato nell'undecimo Canto della sua Gierusalemme. Ma dalla casta melodia soaue, La gente di Giesu, però non tace.Tasso nel canto 11. Ma come l'ha conseruata casta, se corrompendola, egli la fa diuentare come una sfacciata meretrice? ma come la custodisce soaue, se in uece dell'ottaua bellissima sopra tutte l'altre, uuole che ui si ponga una settima, dura, aspra, bruttissima, & all'udito insoportabile? Contra quello che lo istesso Poeta nel Canto 16. replica. page 39Fra Melodia si tenera, e fra tante Vaghezze allettatrici, e lusingherie.Tasso can. 16. Sarà forsi tenera, se la settima dura, aspra sopra tutte l'altre durissima, vuole persuadere, ch'ella sia tenera più della Diapason, che e sopra tutte le consonanze tenerissima? Sono contrarie l'ottaua, e la settima;comparatione dell'ottaua alla settima. & ne seguita, che se l'ottaua e soauissima, ottima, prestantissima, bellissima, tenerissima; e consonanza sopra tutte le consonanze cosi detta da Aristotele, Tolomeo, Boetio, & altri huomini segnalati, & in questa professione illustrissimi. La settima sia dissonantissima, asprissima, insoauissima; durissima cosi hauuta, & creduta da quanti hanno mai scritto di questa facoltà. Et si come l'ottaua, ne per gl'accompagnamenti, ne per altro cosi fatto accidente, si moue, ne può acquistare asprezza, mutar forma, ò natura, e diuentar diuersa; cosi la settima, non può per gl'istessi accompagnmenti mutarsi, e diuentar diuersa, ne buona, ne raddolcita. Ma quando dice che la settima è di maggior sodisfattione all'udito, che la ottaua; altro non uuol dire, se non che la settima e più soauissima, e più ottima, più che prestantissima, più che bellissima; la qual cosa se uera fosse potrebbesi dire, che se il caldo fosse caldo, che il freddo fosse più caldo; che il secco fosse secco, ma che l'humido fosse più secco, & l'humido fosse humido, ma il secco più fosse humido; cose tutte contrarie l'una all'altra, ne possono in modo alcuno esser cosi fatte. A sensi nostri il dolce diletta più al gusto, che l'amaro;Quali cose piaciano alli sensi. nondimeno uorebbe che più fosse di piacere lo amaro, che il dolce? Al tatto il più tenero, che il più duro; pur si compiace che il duro sia più di sodisfattione che il tenero? Alla uista più diletta il bello, che il brutto; tuttauia dice per metafora, che più il brutto, che il bello? All'odorato più piacciono gl'odori soaui che li puzzolenti, & pur debbon à questo Ottuso più dilettare li pozzolenti, che li soaui? All'udito di sodisfattione il consonante, più che il dissonante, nondimeno ci uorebbe persuadere, che più piacesse il dissonante, che il consonante? Questo e uno impossibile. Ma acciò meglio ancora si conosca questa uerità, uoglio che mi gioua uestirmi de panni pedanteschi, per poter dipoi fare un panegirico in lode di questo Ottuso, ben lungo quattrocento pagine. La comparatione si fa tra quelle cose, che sono dell'istesso genere;Comparatione fra quali cose si facci. Se la settima e dissonante per se come confessa l'Ottuso; la ottaua è consonante per se; in qual maniera, & con page 40qual arte adunque ci uuol persuadere, che la settima sia di maggior sodisfattione all'udito della ottaua? Non è buona comparatione douea far la comparatione dall'ottaua alla quinta, ò da questa all'una, ò all'altra sesta, ouer terza, e simili, che sono sotto l'istesso capo di consonanze; e non dalla più perfetta consonanza che ci sia, ad una dissonanza, sua contraria; Non si fa comparatione dal nero al bianco; dal dolce all'amaro; ma da una cosa dolce ad un'altra, che sia, più ò meno dolce; & da una amara, ad un'altra, che sia più, ò meno amara. Ma perdonami l'Ottuso, che le parole da lui per lo auanti dettemi, dichiarano questo passo ne mi rammentauo. Ha prima detto che la settima per accidente diuenta buona, diuersa, & viene raddolcita adunque ella è consonante; adunque la comparatione è fatta à ragione, & sta benissimo. Io rimetto la solutione di questo passo filosofico alle cose di sopra dette, che con molta facilità lo snodano, e sciolgono. Quanto alli varij significati, che dice hauere questa uoce affetto, aducendo l'autorità del Signor Caualiere Guerini, & altri Poeti, questo importa poco perche egli istesso di quante ne dice, le riduce à un sol capo, & è quel desiderio di sopra detto. A quelle di Marsilio Ficino sopra il Timeo di Platone, non u'è che nieghi, che anticamente habbi fatto simili effetti descritti in quel luogo; si come non u'è che affermi; che le Musiche moderne, ò cantilene faccino simili, & tali effetti loro ancora, che di tante non se ne uede ò sente pur vna, che operi tali effetti. Et dichiarandosi Marsilio Ficino che in quel luogo ha veramente ragionato della Musica antica;Dichiaratione del luogo di Marsilio Ficini. sopra il conuito di Platone nel Cap. 15. della oratione settima, trattando de furori dice, che il furore Poetico è contrafatto da questa volgare Musica, la qual solamente gl'orecchi lusinga. Non dice che operi, e facci effetti, ne moua gl'animi altrui à diuerse passioni; ma che lusinga; la qual cosa confirmò il suo da lui detto Virgilio Toscano quando nel Canto 16. della sua Gierusalemme arditamente cantò.Tasso nel Cap. 16 della Gierusalem. Qual Musico gentil, prima che chiara Altamente la voce al canto snodi, All'armonia gl'animi altrui prepara Con dolci ricercate in baassi modi; Cosi costei; Dalle quali parole si cauano due cose, la prima che la Musica vuole page 41esser dolce, & non aspra, come poco fa ho detto in proposito della settima, & altre asprezze vsate da questi fautori di questa seconda Pratica. La seconda, che lusinga, & prepara l'uditore, ma non per questo fa quelli effetti, che si persuade di darsi ad intendere l'Ottuso:Effetti fatti dalle Musiche de moderni compositori della seconda pratica. se non quelli che gli cantanti istessi mentre che cantano quelle loro cantilene fanno; che girano il capo pian piano, marcano le ciglia, trauolgono gl'occhi, storcono le spalle, si lasciano andare di maniera, che pare, che morir voglino, & fanno molte altre trasformationi; le quali Ouidio non se le imaginò mai; & appunto fanno queste smorfie, quando arriuano a quelle durezze, che offendono il senso, per dimostrare che quello, che essi fanno gl'altri similmente lo dourebbono fare; ma in vece di commouersi s'arruffano per l'asprezza sua, & mala sodisfattione, che ne sentono, & col dare volta al capo se ne partono mal sodisfatti. Lascio, che chiama Antico, Iosquino, Clemens non Papa, che si può dire che siano stati à giorni nostri. Si chiamano Antichi quelli Musici che già cinquecento anni, e più furno;Quali si intendano Musici antichi. come fece il Stapulense nel principio della sua Musica dimostrata, doue commemora una sfilza de Musici Antichi. Et Tolomeo prima di lui, che ragionando d'Aristosseno lo chiamò Antico, perche dall'vno all'altro vi è stato di differenza più di ottocento anni; ne si chiamano Antichi quelli, che già settanta, ouero ottanta, poco più, ò meno anni viueano. Quanto alla osseruatione delle tradittioni, che cosi si compiace di nominare le regole, e quei primi principij, che s'insegnano per suppositi nella Musica; quanto dico essi ne siano stati buoni custodi egli istesso lo confessa, quando dimostra quelle tradittioni da lui adoprate contra la natura; tiri adunque il giudicioso Lettore la consequenza, essendo vero che ogni Artifice si sforza d'imitare la natura; ma quello che ci sia di buono voglio tacerlo per hora. Il disprezzo poi che fa delle cose de gli Antichi cosi da lui detti intorno alla imitatione delle cose loro,L'Ottuso disprezza la imitatione. dimostra quanto il giudicio suo confuso sia, che si pensa d'auanzarli; & dice il vero, che senza alcuna contradittione, gli auanza nella confusione; nella bruttezza dello stile; nella mala gratia delle modulationi delle parti; nella inosseruanza delle Regole; di ponere le consonanze ne luoghi suoi naturali; & nella trascuragine della osseruatione de Modi; quando leggiadramente se ne passa dal plagale all'autentico; & in tante altri, ch'egli è vn stupore, & le cantilene fatte in altra maniera da loro diuerse, come quelle di Adriano, Cipriano, il Palestina, lo Striggio huomo che à giorni suoi fu di gran stima, & vapage 42lore biasimano; & le loro per dargli uno epiteto conueneuole sono fatte alla Mingona. Ma perche dice, che ue ne sono di quelli, che stimano più la inuentione, che la imitatione, non nega però con questo modo di parlare, che la imitatione non debbe essere apprezzata, & se bene è più nobile la inuentione per essere stata la prima à nascere, non per questo si debbe sprezzare la imitatione massime di quelli, che sono eccellenti cosi dice Quintiliano nel Libro Decimo;Quello che dica Quintiliano della imitatione. anzi che u'aggiunge, ch'egli è di grande utile lo seguitare, & imitare quelle cose, che sono ritrouate; nel qual luogo si uede, che Quintiliano non biasima tanto la imitatione, quanto fa questo Ottuso, fondato forsi nelle parole dette da Aristotele nella Fisica. Ars imitatur naturam. Ma perche dice, che in questa facoltà non si ha da attendere alla imitatione de gl'Antichi, quasi che non habbino osseruato di fare de Contraponti artificiosi, & tanti, che hanno dato lume à noi altri tutti, & sono degni d'essere imitati.Quali cose si possono imitare nella Musica. Quel Iosquino, Giouanni Mautone, Clemens non Papa, Adriano, & Cipriano, che sono stati li padri del modo di componere moderno: Et qual sorte de contraponti artificiosi si ritrouano da Moderni fatti, che dalli sodetti no sia stato prima ritrouato, & inuentato? uedasi le opere loro, che sono piene di argutie sottilissime; Non sono questi imitati da tanti, e tanti? Non s'attende adunque alla imitatione in questa facoltà? Alcuni imitano il Palestina, altri Cipriano, altri il Porta, altri il Gabrielli, & non s'attende alla imitatione? Non dicono questo Madrigale è fatto alla Ciprianesca? quell'altro alla Palestinesca? Adunque non si cerca la imitatione? Horsù uada questa spropositata con l'altre. Seguita nel suo Discorso l'Ottuso, & dice: Ma perche Vostra Signoria dice, che il Madrigale. Era l'anima mia non può apportare nouità di concento, essendo che gli suoni graui, & acuti, che s'inchiudono in una quinta tramezata da vna terza minore, questo è concento vsato da quanti Compositori sono stati sin quì. Io vi rispondo non conuenirsi dare il parere di ciò con la sola consideratione di quelle poche note si fattamente poste, ma si deue vedere il rimanente, che segue, che ne scorgerà non solo noua modulatione, ma nouo artificio, pieno d'accenti non più vsati; & quando entra nel quarto non deue considerare gli accoppiamenti, & le consonanze, ma la modulatione, che senza dubbio scorgerà cosi leggiadramente passarsi dal placale all'autentico, ascendendo doppo il b page 43molle accidentale, & doppo il Diesis descendendo oltra la suppositione di una per un'altra nota, & altre cose tali, che vnite fanno mirabile concento. Non vuole questo Ottuso, che si consideri il principio del Madrigale. Era l'anima mia, perche sono poche note, se bene arriuano al numero di dodeci semibreui, & u'aggiunge di più che non si conuiene; il che è come se dicesse. Io confesso che in quelle poche note non si ritroua noua modulatione, nouo concento, ne nouo effetto; & confesso, che tanti, & tanti Compositori hanno fatto il simil concento; ma bisogna rimirare il restante, che ne scorgerà, non sola noua modulatione, ma nouo artificio, pieno d'accenti, non vsati. Desidera che si lascia la Consideratione di quel principio, che si ritroua essere à tre voci; Ma che si entra nel quarto à rimirare, che la ui saranno cose importanti; tuttauia perche s'accorge, che quando entra à quattro voci, quella tessitura è ordita con le medesime consonanze, & accoppiamenti. Non vuole, che si consideri gl'accoppiamenti, ne le consonanze, dalle quali nasce il concento, perche considerandole, le bisognarebbe confessare, che non ui è nouità di concento; Ne si ricorda, che nel principio della sua lettera; ò Discorso che sia, ha detto, che la Musica è vnione de voci; & quelle parti, che modulano per propria dispositione bisogna unirle.Contradittione. Hora non uuole, che si considera gl'accoppiamenti, & le consonanze; ma solo la modulatione; leuate dalla cantilena le consonanze, & gl'accoppiamenti, acciò di loro non s'habbi consideratione come desidera l'Ottuso; qual modulatione s'haurà da considerare? quella di una parte sola; se prima ha detto che bisogna considerare le parti unite, & gl'accoppiamenti? Non uuole, che una parte sola, che moduli sia considerata; qual modulatione sarà adunque questa? Alcuna uolta quando le torna commodo, non uuole, che si consideri lo accoppiamento; altre uolte quando è un suo proposito pone in necessità cotal consideratione. Sò che salterà con qualche sua distintione accidentale per saluarsi; ma dica ciò che uuole, che à considerare il corpo d'una Cantilena tutta, à più uoci composta, è necessario considerare gl'accoppiamenti, le consonanze, & altre cose. Ma per hora non uuole, che si considerino queste cose; ma si compiace, & cosi stà la uolontà sua,Volontà dell'Ottuso qual sia. che si habbi buona, e matura consideratione, che il Diesis descenda, e 'l b molle ascenda contra la natura loro, & la suppositione d'una nota, per un'altra, con quelle cose da lui dette accenti; ma quali si siano cercalo tu? Et tutti questi particolari insieme posti fanno (secondo lui) il nouo, concenpage 44to, & nouo effetto. Et ueramente s'inganna. Non habbiamo memoria alcuna, che al tempo d'Alessandro il Magno, di Platone, Pitagora, et altri Filosofi, et Musici ci fossero simili imbrogli, et pur le Musiche loro secondo, che tanti Historici ci raccontano; faceuano tanti effetti, et si può quasi dire cose merauigliose. Et essi dichiarano qual sia il concento, ne dicono cosi fatte Minchionate; non fanno concento, il Diesis, et il b molle, allongano, et accorciano gl'interualli secondo il bisogno del Compositore, sono le consonanze tramezate quelle da cui nasce il concento. Ma uaglia dire il uero, quando l'Ottuso dice, che leggiadramente passa dallo autentico al placale, che altro uuol dire se non che non sta in ceruello;Prouerbio dall'autentico al placale. non dice sempre ad un modo, si muta di proposito, salta di scale in cantina, & va dal muro alla frasca? Non si sa che appresso gl'Antichi non era in consideratione altro, che alcune poche consonanze senza tante baie? Et volendo dire quello, che fosse concento, non poteuano, ne doueuano dichiararlo in altro, che in quelle consonanze di cui essi ne haueuano cognitione? non haueuano ne Diesis, ne b molli, Fiori, Fioretti, Accenti, Suppositi, & altre chimere, però non poteuano considerare, che da cosi fatte bagatelle vnite nascesse il concento, come dicono questi moderni innouatori:Antichi non considerano quelle cose, che da questi moderni sono apprezzate. Ma quante Cantilene sono state fatte senza adoprare li Diesis, & il b molle, Fiori, Fioretti, Accenti, e Suppositi, & cose contra la natura, le quali hanno fatto, & fanno cantate concento gratissimo all'udito? Nasce adunque il concento da cosi fatte baie? Et quelle Musiche fatte da gli Antichi senza queste baie faceuano effetti merauigliosi; Et questi sanno della Michionate. Et se bene haueuano nel sistema Massimo la corda, ò il Tetracordo synemmenon, che significa accidentale, nondimeno non haueuano questi segni per il mezo de quali s'allungano, & accorciano gli interualli; ma quello adoprauano solamente per temperare la duritie, che nasceua dal Ditono; & per fare la congiuntione del Tetracordo Diezeugmenon con il Meson. Et però non poteuano, ne si può dire, che essi accidenti, e tante baie, siano causa del concento,Accidenti non sono causa del concento. siano poi vsati per il diritto secondo la natura sua; ouero contra natura, il che è peggio. Ma si bene nasce dalle consonanze tramezate come ho detto di mente di Platone, Cicerone, & altri. Aggiungono à gli accidenti vsati contra natura; la suppositione di vna nota per vn'altra; come la settima in vece dell'ottaua. A questo si risponde, che l'udito non giudica se non quelle cose, che egli ode, & sente, e 'l gusto quello che gusta, e 'l viso quel page 45che vede; & quelle considera quali si siano; le consonanti per consonanti; le dissonanti per dissonanti; che mò questi capricciosi vogliono, che il senso muti natura stupisco. Se il senso dell'udito si sente ferire da vna asprezza intolerabile, cioè da una Dissonanza, pare à loro, che sia vero che possi giudicare, che quella sia vna consonanza?Il senso non giudica vna cosa per un'altra. Questo non può essere, perche la natura lo prohibisce. E il considerare vna cosa altrimenti, e diuersamente da quello, che ella si ritroua essere s'inganna; però se ode vna settima, ouero una seconda, bisogna per naturale inclinatione, et effetto di natura, che la giudichi cosi fatta; & non che supponga vn'altra à quella contraria. Suppositi (perche dicono, che suppongono vna nota per vn'altra) chiamo quei principij, che alli principianti s'insegnano, li quali si suppongono,Quali siano li suppositi. che siano ueri senza far di loro alcuna demostratione, & essi li riceuono per tali; siano poi di quale scienza si uoglino, & senza cosi fatti suppositi non si può sapere, ouero imparare cosa alcuna, che stia bene; & non si chiama supposito, che in uece d'una uerità s'insegni una bugia; & poi accordando la metafora col proprio dire, che si facci conto, che la bugia sia in luogo della uerità; ò che la bugia sia una uerità; che è come ponere una settima dissonante in uece di una ottaua consonantissima, cose contrarie l'una all'altra, non si possono immascherare. Gli suppositi nelle scienze sono ueri, & non sono falsi;Li suppositi sono ueri, & tolti per principii. Euclide quando dà le diffinitioni, nel principio de suoi Libri Geometrici, & Arithmetici, le descriue per uere, & reali, & non suppone, che una cosa falsa sia posta in luogo d'una, che uerità apporti seco. Il Grammatico quando insegna di leggere, ò declinare, non insegna, che si ponga un A. in uece di O ouero il Vocatiuo in luogo del Nominatiuo; ò un uerbo, che habbi un significato, in luogo d'un'altro totalmente à questo contrario. Ne il Musico suppone d'intendere il Consequente in uece dello Antedecente, ne questo per quello; ne meno l'udito può giudicare, ne deue una consonantia in luogo di una dissonantia. Quanto à gl'ingangi, ha la Musica lei ancora li suoi inganni, ma non già fatti nella maniera, che gli usano questi noui Maestri. Gli ualenti Compositori passati, & li Moderni (de buoni dico) hanno bene dimostrato il modo d'usarli nelle Compositioni loro; ma da questi non sono stati intesi, però uoglio dimostrargli loro il modo, che da Valenti Compositori s'usa di fare gl'inganni nelle Cantilene.Inganni come si adoperano nella Musica. Lo inganno si fa ogni uolta, che una parte incopage 46minciando un soggietto il consequente, la seguita non per gl'istessi gradi; ma si bene per gl'stessi nomi di silalbe, ò de suoni, che le diciamo come nello essempio seguente si uede chiaramente.
[Music example]
Pare, che il consequente uogli dire, & modulare per gl'istessi gradi,
[Music example]
che la guida; nondimeno inganna, perche replica le istesse sillabe, ma non camina per gli istessi gradi; il che serue per un'inganno, & per artificio; à cui può rispondere qual altro consequente piacerà, e seruirà per soggieto di fuga doppia, & per inganno; Et li ueri suppositi cauati dalla natura istessa sono che il Diesis ascenda, e 'l b molle discenda, che l'ottaua sia posta ne luoghi suoi, & non la settima in luogo della ottaua;Suppositi reali della Musica. che se la cantilena è fatta sotto 'l modo placale, non passi ad altro tanto spesso, che pigli forma diuersa dal suo principio, mezo, & fine; & se ella è del tuono autentico, non passi tanto al placale, che si habbi da giudicare, che sia del tuono placale, in luogo dello autentico; che le consonantie siano poste à suoi luoghi, & le dissonantie usate nel modo, che gl'Eccellenti Musici hanno insegnato, & bene; oltra l'altre cose, che sono supposte dal Discepolo per uere senza hauerne altra demostratione, le quali cose tutte in progresso di tempo conosce, che sono naturali, & ben fatte; & con la esperienza conosce ancora, che più l'udito si compiace dell'ottaua, che della settima; che il Diesis è posto, & adoprato più naturalmente ascendendo, che descendendo contra natura; che il b molle più diletta descendendo, che ascendendo; Che page 47inconueniente è partirsi da un tuono, per entrare nelle corde di un'altro, massime quando troppo di lungo si frequenta cosi fatto passaggio. Et insomma tutte quelle cose, che da Moderni Confonditori uengono, dette Suppositi, Fiori, Fioretti, Inganni, Accenti, Artificij, che sono contra le buone Regole, conosce per false; Suppositi falsi, contra la natura della cosa, inganni falsi; fiori che sono falsi, artificij falsi, accenti falsi, & non mai per cose uere, & suppositi ueri. Quanto à quello che dice, che Aristotele haurebbe dimostrato con termine più noto, che la cosa istessa, quello di cui ragiono. Crederò il tutto ogni uolta, che l'Ottuso mi dimostrarà patenti in forma di Camera autentiche, che egli sia Secretario di Aristotele, acciò mi dia certezza, che Aristotele haurebbe fatto altrimenti; ma perche potrebbe dire, che da lui si adduce la ragione con queste parole: Poiche ciò haurebbe dimostrato con termine più noto, che la cosa istessa. Rispondo, che in questo caso l'autorità di tanti compositori, dico de buoni, serue per argomento,Argomento della autorità efficace. & si sà molto bene di quanta stima sia lo argomentare per la autorità del commune; & in ciò si può uedere Aristotele nella Posteriora, et Priora, Libri principali studiati dall'Ottuso più d'ogn'altro, il che si conosce dal suo modo d'argomentare; tuttauia perche fa del mottegiante, et burleuole, finge di uenire da Bergamo, quasi che non sappia, che à ciascuno nella sua arte esperto, si deue credere; & questa è una Massima vera osseruata per tale. Creda adunque alla autorità de tanti Compositori, massime de gl'eccellenti, che non farà errore. Et perche nella mia lettera io dimostro, che la settima non si può tramezare in modo alcuno, di maniera, che nel graue vi resti vna quinta, & nell'acuto vna minor Terza, dice che le debbe dimostrare come si habbi da fare cotal diuisione,Dimanda fuori del proposito. e 'l tutto dice, perche si vede dalla forza della Demostratione, tirare addosso vna consequenza, che gli leua gli accenti, e li suppositi con tutte l'altre sue chimere, ne si raccorda d'hauer detto, che simplicemente considerata, & propriamente in vna quinta, & Terza non haurà la sua reale Demostratione, ma come accento, & inganno starà bene. Horsù, perche egli ha fatto molti Madrigali pieni de Fiori, Fioretti, Inganni, Accenti, Suppositi, & Artificij, acciò siano considerati, ne ponerò uan sfilzata dalla sua Academia mandatomi; & perche ui sono molte cose, le quali sò, che si riconoscerà d'hauerle fatte, e le correggerà; & talhora dirà, che io ho posto il falso; ma poco ualerà questa scusa; perche in simil caso accusapage 48rò doue si ritrouano le copie reali, & da chi fatte; & cosi sinceramente sarà conosciuto quanto in simili Compositioni egli vaglia, & quanto poco habbino da esser stimate da tutti; di qui ancora vedranno come si ingegna di far vdire due contrarij nello istesso soggietto, & nell'istesso tempo, & pur vuole, che ambidue faccino effetti sopra humani, ne si accorge, che quello effetto, che potrebbe, & dourebbe fare l'uno, l'altro delli due contrarij lo distrae, di maniera, che resta solo una confussione, & vn rumore strepitoso nelle orecchie de gl'ascoltanti, però Alessandro Aphrodiseo disse nel secondo della natural Filosofia.Alessandro Aphrodiseo nella Fisica. Contrariorum nulla res est simul receptiua, licet simul habeat ipsorum potentias. Non può l'udito in vno istesso tempo riceuere la consonantia, & la dissonantia distintamente, se bene ambidue sono lo istesso Genere, & proprio oggetto dell'Vdito; & che le istesse potentie seruano alla consonantia, & alla dissonantia;Le potentie de sensi seruono ad ambidue li contrarij. però dico, che questo modo di Comporre, & di accommodare le dissonanze, & consonanze insieme, non possono fare quelli effetti, che ci propone l'Ottuso. Et perche queste Cantilene non vogliono esser cantate da Cantori ordinarij, ma da huomini molto in questa professione esperti, accciò si senta questo da loro detto nouo concento, & nouo effetto; è però molto al proposito auanti che dimostri questi passaggi, di uedere quali habbino da essere, & de quali parti ornati questi Cantori, che l'Ottuso descriue con molta diligentia, & dice.Descrittione de Cantori ordinarij. Et si ricordi, che essendo il Cantore anima della Musica, & quello in somma, che ci rappresenta secondo la diuersità del soggietto la voce alcuna volta va rinforzata, altre volte raddolcita, per questo bisogna vdire simil maniera di Compositione spiritosa da Cantanti non ordinarij, dal che cessa il fondamento di Vostra Signoria, che dall'Arte de Cantanti venghi coperta l'asprezza di questi Madrigali; che non si sentino poi le dissonanze, &c. Vuole, che li Cantanti di cosi fatte Cantilene non siano Cantori ordinarij, & più oltre passando; dice che questi bisogna, che sappiano taluolta rinforzar la Voce, & taluolta raddolcirla. Ma dicami quale è quel Cantore ordinario, che non sappi, ò non habbi queste due parti? Prima di sapere rinforzar la Voce, & poi di raddolcirla? Cioè di raffrenarla? Et se la sanno rinforzare, non la sapranno raffrenare, ò raddolcire? Ci ua forza di schena? E forsi questa qualche impresa di tanta difficoltà, in se stessa, che non la sappi fare sino l'Asino quando ranghia? Dice il page 49vero, che non bisogna, che siano Cantori ordinarij, ma quando ci descriue le parti, che debbino hauere gli Cantori non ordinarij; ci racconta quelle parti, che debbon hauere, & hanno gli Cantori ordinarij, per non esser necessitato di confessare; che dall'Arte de Cantori venghi coperta l'asprezza, che apportano all'udito quelle settime; Quinte diminuite, & altri interualli, brutti, sgarbati, & posti in luogo, che danno mala gratia alle loro Cantilene. Se pur voleua descriuere le parti del Cantore non ordinario gl'era dibisogno, che hauesse detto;Descrittione del Cantore non ordinario. Quello non sarà Cantore ordinario, & potrà cantare queste nostre Cantilene spiritose, il quale in un'attimo saprà, partendosi dall'acuto uerso il graue, ouero dal graue all'acuto, pigliare un salto con la voce portata con gratia, di settima, decima, quinta, quarta, diminuita. Tritono, sesta nel descendere maggiore, & minore; oltra di questo, che habbi pratica molta nel far passaggi, uaghi, diletteuoli, & variati à tempo; & sappi sostentar la voce, acciò quando sentirà di giungere à quelle asprezze, suppositi, inganni, artificij, & con li passaggi, & con li sostentar della voce possi coprire, quelle bruttezze, che per naturale instinio, & goffezza dello artefice porta con seco quella cosi fatta compositione, che à questo modo sarebbe stato conosciuto il Cantore ordinario, da quello che non è ordinario, & il mio fondamento sarebbe stato confirmato; che dall'arte de Cantori viene coperta tutta quella imperfettione, che si ritroua nelle Cantilene senza spirito, & fatte alla minchiona. Non douea l'Ottuso entrare in pensiero di voler descriuere quali parti debbano hauere gli Cantori non ordinarij & di poi narrare quali siano quelle de gli ordinarij; è stata una impertinentia. Ma veniamo alli passaggi da lui nelle sue Cantilene adoprati, che si vedrà, che sono fatti alla minchiona. page 50
[Music example]
Se le due, & tre ottaue in questi Madrigali, & da loro detti spiritosi; & da me detti alla minchiona, faccino nouo concento; ouero se siano fiori, fioretti, accenti, suppositi, che nouo concento ci apportino; ciascuno intelligente, che considerarà la seconda, & la quinta casella lo potrà giudicare.Annotatione ne sopraposti Passaggi. Quelle due quinte, che nella 13. casella sono accommodate, e l'altre parti come insieme siano accommodate bene, ò male poco molestano. Ma qual concento nouo è quello, che nella settima casella si ritroua, che tutte le parti insieme fanno vna dissonantia di tanta bruttezza, che propriamente pare, che sia quel spazacamino, che già dissi, che con altri facci proua di gridando, e discordando farsi sentire, qual di loro habbi da portar la palma, per il dir peggio? è ben vera la suppositione fatta nell'ottaua casella, quando il contr'alto incomincia in seconda con il tenore, che vogliono, et suppongono, che habbi il principio in unisono, & che quella poi che le seguita ascendendo in seconda passi per cattiua. Di qui si uede quanto poco siano nelle cose loro considerati, imperoche non fanno differenza dallo fare entrare vna parte in vnisono, al fare che facci questo effetto in seconda, con una pausa di minima auanti, effetti che sono contrarij alla natura istessa della cosa. Lascio nell'istessa casella le molte altre considerationi, che ui si potrebbono fare; Nella nona casella suppongono, che vn tenore per entrare nell'altro, quello che dice uno, lo dichi l'altro. Frase di dire tanto regolata, che rende un'harmonia cosi soaue, che per non sentire bisopage 52gna, che gl'huomini si turano le orecchie, & se ne fugano sino alli ratti. Et questo è quel merauiglioso effetto, che fanno quelle cantilene cosi spiritose, che non possono esser cantate, se non da Cantori non ordinarij, i quali sanno rinforzar la voce, & raddolcirla. Nella sesta casella ui sarà bene un'ottaua falsa, ma tutto è buono, & sta bene. Quanto peggio si fa, tanto meglio se ne stà. Mi pare gran merauiglia, che s'alcuno addimanda all'Ottuso se un ottaua, ouero quinta, & altre consonantie, sono buone subito con molto ardire, risponde, come stan benissimo.Risposte dell'Ottuso. Se gli uiene addimandato; la settima, seconda, tritono, quinta, quarta, diminuita, ottaua superflua, & diminuta sono buone cosi liberamente adoprate? bonissime risponde, non potrebbono rendere più grata Harmonia; ò come bene si conosce di queste risposte quanto sia lontano dalla buona intelligentia; sono contrarie con tutto ciò le adoprano all'istesso modo, & vogliono, che tutte siano buone, e stiano bene; questo non può essere. Sarà vera questa propositone.l'udire riceue le cose quali sono. Sicut se habet res adesse, ita ad cognosci. Necessariamente quelle cose, che per se sono Harmoniose, & all'udito soaui; l'udito le riceue per tali; & quelle che sono come altroue ho detto aspre, e dure da sentire, l'udito similmente le riceue per cosi fatte; però non può essere, che dell'una, & dell'altra sia lo istesso effetto buono, & soaue all'udito. Ma perche vuole, che quelle cose, che maggiormente feriscono l'udito, quelle habbino anco maggior forza di mouerlo, & faccino per consequenza maggior effetto. Dico che altro è ferire l'udito con sua sodisfattione; & altro è ferirlo con cose, che sono in dispiacere; queste non lo dispongono ne mouono; ma quelle che volentieri ascolta, lo dispongono, e mouono, perche si compiace di cosi fatta percossa; Dicono però questi Dotti, che il fine del Musico è di dilettare; perche uedono, che naturalmente si compiace il senso di quelle cose, che gl'apportano diletto; in quella maniera, che il dolce più diletta il gusto, che l'amaro; e l'odore soaue all'odorato più che il puzolente piace; e 'l bello alla uista più che il brutto; cosi all'udito più le diletta le cose soaui, & harmoniose, che le aspre, e dure. Cessano adunque questi noui Maestri di portare all'udito cose dispettose, aspre, dure, insoportabili, & apportano cose harmoniose, & soaui, che più facilmente lo inchineranno à quell'effetto, che si proponeranno di mouerlo; ma come siano per mouerlo, ueda[gap — ] apunto quello, che ne dice Girolamo Mei nel suo discorso, & restaranno chiari. Debbe adunque il ualente Prattico attender à quelle cose, che sono di piacere, & di diletto all'udito,Cio che debba fare il pratico. ma non per questo deue lasciare gli page 53artificij, contraponti doppij, argutie; con alcune fughe per contrarij moti, & doppie; le quali bene accommodate, danno pasto all'intelletto, e piacere al senso dell'udito. Et perche molti non sanno qual sia il contrario di alcuna delle sei sillabe, in questo luogo uoglio essere relatore della opinione del Reuerendo Gioseffo Zarlino, da lui posta nel libro 20. del Vtraque Musica.Opera di Gioseffo Zarlino. Dice adunque;
In quella specie de contraponti, che si corrispondono per moti contrarij, rispetto allo ascendere, & discendere delle parti, maggior difficoltà ui si ritroua, che nell'altre; però acciò il moto delle parti facilmente sia inteso; dimostrarò in qual maniera, gl'andamenti di una parte, come dello antecedente, uerso l'altra parte, cioè del consequente per contrarij moti, simili nondimento quanto allo interuallo, si corrispondano; di modo che una parte ascendendo, et l'altra descendendo, dall'una parte all'altra si sentano gli medesimi interualli. Bisogna però auertire, che tanto nel modulare dello antecedente, quanto del consequente, è necessario constituire due corde, che in ottaua si corrispondano; et siano per essempio D. et d. ouero d. et dd. principio delle modulationi; similmente la corda E. c. per sesta, ouero E. et cc. per terzadecima; la F. alla [mus.bquad]. per tritono, ouero alla [mus.bquad][mus.bquad] per una Vndecima; la corda G. alla a. ouero alla aa. distanti per un tuono; et per un ottaua, et tuono; et la corda [mus.bquad]. alla F. per una semidiapente corrisponda. Et la corda c. alla e. per un ditono, et la d. alla d. uengano ad incontrarsi in Vnisono, come la sottoposta figura dimostra.
[Figure]
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[Music example]
Ciascuna uolta adunque, che lo antecedente in D. darà principio alla modulatione, uerso l'acuto ascendendo, et il consequente incominciarà nella corda d. descendendo uerso il graue; sarà il procedere di queste parti per moti contrarij. Et se lo antecedente darà principio nella corda a. descendendo, et il consequente darà principio in G. ascendendo, per essere questa corda contraria di quella, sarà similmente il procedere di queste parti per moti contarij. Ma è d'auertire, che se occorrerà nello antecedente usare il Diesis, nel consequente farà dibisogno adoprare il b. molle; et per il contrario; se nello antecedente si adoprarà il b. molle; nel consequente il Diesis, come nel seguente essempio si può uedere.
[Music example]
page 55La istessa mutatione d'accidenti, si scuopre nel quarto, che io posi nel libro dell'Imperfettione della Musica, di Costanzo Porta di bon. me. Et perche potrebbe dire alcuno per qual causa io non habbi dimostrato questi moti contrarij con la prima specie di Diapason C. & c. rispetto, che si dà principio all'essacordo in simil corda, & alle specie delle Diapason. Dico, che ciò ha fatto il Zarlino, perche le corde de gl'estremi del Ditono, & della semidiapente sono tanto contrarie, e l'una scaccia l'altra per la intollerabile dissonantia, che uolendo ragionare, ò fare cantilene, che per moti contrarij procedino; è necessario ritrouare un'ottaua cosi ordinata, che quelle corde, che sono contrarie per se siano anco, e si corrispondano per ricontro nelle cantilene cosi fatte; il che non poteua succedere alla prima specie di diapason C. & c. come ogn'uno può per se stesso uedere, & considerare. Si è però seruito di quella cosi fatta specie; Fa il Zarlino altre belle speculationi, & demostrationi nello istesso Capitolo, le quali io lascio per essere breue; ma un'altra uolta si vedrà il tutto con molta sodisfattione. Ma per ritornare al nostro proposito; acciò il buon pratico conseguisca il fine, che è la dilettatione, fra le molte cose due ne descriue il Zarlino nel libro de Vtraque Musica nel Cap 2. del libro 19. La prima, che il moto, che fanno le parti delle Cantilene ascendendo, & discendendo, debbe essere d'interualli naturali, & simili. La seconda è la collocatione delle consonantie, posti ne luoghi prorij, & naturali; Nelle quali due cose consiste la venustà, & bellezza di tutta la compositioni; di doue s'argomenta; che quelli interualli, che non sono naturali, come inutili, & impedienti del buono, & del bello, sono da esser fugiti; & quelle consonantie, che hanno le proprie sedie nell'acuto, non debbbono esser poste nel graue, perche fanno effetto contrario alla natura loro. Et ciò si uede quanta malenconia appartano quelle terze nel Madrigale, Era l'anima mia, poste in quel modo. Quello poi che si possi dire di quelli interualli, che contenuti sono da una corda Diatonica, & una Cromatica si può uedere il Cap 57. del terzo delle Institutioni, che un'altra uolta si uedrà il Cap 18. del libro 20. de Vtraque Musica, doue ne discorre il Reuerendo Zarlino assai diffusamente. Quando poi l'Ottuso risponde à quello, che io dissi, che confondono le scienze; non lo uuol confirmare; ma dice, e risponde, che io haurei detto meglio, se detto hauessi, che confonde li Generi; quasi, che il confondere li Generi nella Musica, non sia un confondere la scienza. Ma perche sò, che in questo mio discorso, non ho racolto tutte le impertipage 56nentie, che nella sua lettera dice l'Ottuso, mi scuserà, perche un'altra uolta, che io ci ponga la mano, sarò forsi più ardito di quello, che io confesso essere stato al presente; ne sarò cosi breue, ma mi estenderò più per darle maggior sodisfattione, in tanto goderà questi pochi d'auertimenti, & se haurà quel buono, e purgato giudicio che io credo, che habbi, s'emenderà, & attenderà alle compositioni, che le possono allargare il campo alla immortalità, come ha fatto Adriano, Cipriano, il Sig. Claudio, il Porta, lo Strigio & tanti Signori Compositori.
IL FINE.
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CONSIDERATIONI MVSICALI, DEL R. P. D. GIO. MARIA ARTVSI DA BOLOGNA, Canonico Regolare nella Congregatione del Saluatore.

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PRIMA CONSIDERATIONE.

MENTRE che gli Antichi Filosofi acutissimi, & sottilissimi inuestigatori, & inuentori delle cose, andorno considerando gli effetti, che nel Mondo superiore, & nello inferiore dalla Madre natura vengono prodotti; conobbero che de' Cieli il moto loro non era vno dall'altro, nè vsurpato, nè impedito; ma inuiolabilmente osseruato:Ordine osseruato dalla natura. che il Sole faceua egualmente il suo corso, senza mai fermarsi; che la Luna similmente con egual ordine procedeua; che il giorno non si tramuttaua nella notte, nè la notte ne 'l giorno; che gli animali volatili sosseruauano di stare nella sua Regione dell'aria non entrando ne' luochi de' pesci; che il pesce non vsciua de' suoi confini; che gli alberi distintamente vno non produceua il frutto dell'altro, ma ognuno secondo la sua specie faceua quello che dalla natura gli era stato preordinato; che le viti non faceuano pomi, nè peri; nè le Quercie produceuano vua; & che la terra osseruaua il modo di produrre l'herbe verdi. Per laqual cosa marauigliati di cosi fatto ordine, per il quale si distinguono le cose l'una dall'altra diferentemente dalla perniciosa confusione, dissero & fu Anassagora, che quest'ordine era vn dono della mente di Dio. Cosi guidati da questo lume, considerando la necessità, & il beneficio che dall'ordine si caua,Vtile dell'ordine. quelle cose che confusamente di Filosofia andauano per le Scuole loro; si disposero di far sì, che l'una dall'altra distintamente per il tempo auenire, fossero da gli huomini conosciute, & osseruate. Quindi si vede, che fra tutte l'altre cose, che rendono Aristotele merauiglioso, questa è la principale, che quelle cose, che confuse erano, da lui sono state ridotte in tal ordine, che ogn'uno page 2puote esserne capace, & intelligente. Et fra quelle che rendono illustre Euclide Prencipe de' Mathematici, questa è vna; che quelle demostrationi già da tanti Filosofi ritrouate, egli l'habbi con tal ordine, ordinate,Opere d'Euclide ordinate. che ogni mediocre ingegno ne puote essere in breue tempo perito & dotto. Conosciuto dipoi da posteri l'utile, che da quest'ordine si caua; anima della scienze l'hanno addimandato.Ordine come sia stato detto da alcuni. Di qui è che ogn'uno nell'esser suo, & nelle cose alla scienza, ò all'arte sua appartinente, cerca e s'affatica di essere ordinato; perche la doue non è ordine, iui si ritroua confusione; & doue è la confusione, non ci può essere cosa, che all'huomo possi apportare vtile, nè honore alcuno. Per laqual cosa conoscendo l'auttor del parere, l'importanza di questo ordine, per dare vna morditura al Sig. Patricio,Prima oppositione fatta al Patricio. per laquale possi og'vno giudicarlo poco prudente, & sauio, dice, che non ha seruato l'ordine di Martiano Capella nel descriuere le Antiche cinque Harmonie, le quali dice il Sig. Patricio sono. Doria, Eolia, Ionia, Lidia, & Frigia. Et Martiano nel nono delle Sinfonie pone la Doria, Frigia, Eolia, Iastia, & Lidia: laqual consideratione io ancora confesso essere vera. Ma dicami l'Auttor del parere:Difesa del Patricio. Era forsi obligato al Sig. Patricio seguitare l'ordine descritto da Martiano Capella? Alle cose che dir voleua il Patricio intorno alla Poesia, era forsi necessario, che ponesse prima la Frigia che la Eolia, ò la Lidia che la Frigia, non volendo di loro fare trattamento particolare? se questo non era il suo primiero intento; che disordine appporta al Mondo, ouero alla sua Poetica, cosi fatto da lui raccontato ordine? E` forsi solo il Patricio, che nell'ordine, & anco nel numero discordi da alti? Non è stato Giulio Poluce da Platone diferente? Questo pone il Dorio, il Ionio, l'Eolio, e li nomina prime Harmonie; alle quali aggiunge la Frigia, la Lidia, la Ionia, con quella che nomina Locrense. E PlatonePlatone. chiama alcune Lidie miste, altre Lidie acute, altre Ioniche, & altre Lidie; aggiunge poi à queste la Doria, & la Frigia. In vn'altro luoco, & è nel Lachete, nomina solamente la Doria, la Ionica, La Frigia, e la Lidia; lodando fra queste la Doria più d'ogn'altra. ApuleioApuleio. non discorda da Luciano? Che l'uno ne commemora cinque, l'Eolio, il Iastio, il Lidio, il Frigio, il Dorio: & l'altro ne racconta quattro, il Frigio, il Lidio, il Dorio, il Ionico. Se questi discordano nel numero, concordano forse nell'ordine? TolomeoTolomeo. non discorda da Boetio, da Aristosseno, da Cassiadoro, da Martiano, & da tanti e tanti altri, che hanno scritto doppo lui? Non discorda Oratio da Pindaro? Gl'istessi seguaci d'Aristosseno sono forsi, fra di loro concordeuoli, ouero con Aristosseno istesso? Et se EuclideEuclide. fu page 3seguace d'Aristosseno, come in più luochi conferma, et racconta l'Auttor del parere; & che secondo che dice Martiano,Martiano, & CassiadoroCassiadoro. di mente di Aristosseno: Quindeci siano le Harmonie, cinque le principali, ciascuna delle quali ha l'Alto, e 'l Basso, cioè cinque Collaterali, nello acuto; & altre cinque nel graue, come altroue ho dimostrato, & che Euclide ne ponga solamente tredeci insieme con Aristide, & Censorino, sarà forsi concordeuole con Aristosseno? Ma da Aristosseno istesso non discordano tutti li suoi seguaci? poi che nel secondo de gli Harmonici à Car. 25. della Traduttione del Gogauino,Aristosseno Tradotto da Antonio Gogauino. ne comemora solamente sei; lo Hipodorio, il Mistolidio, il Dorio, il Frigio, e 'l Lidio, & di mente d'altri v'aggiunge la Tibia Hipofrigia? Boetio non discorda da ogn'altro, & da lui li più Moderni, nel sito & nel numero? Non sa forsi lo Auttor del parere queste varietà di pensieri? Ma quanta sia stata la diuersità dell'ordine di queste harmonie; la varietà del numero, la diferenza de' nomi, che si ritroua fra gli scritti de' nostri Antichi antecessori tanti e tanti è vn'impossibile à raccontarle, & con ordine proprio distinguerle. E costui riprende il Sig. Patricio, perche è stato da Martiano differente nell'ordine: Vedete che natura d'huomo, che con lo dimostrarsi amico di verità vuol tassare contra ogni douere il dottissimo Patricio.

SECONDA CONSIDERATIONE.

S'E doluto l'Auttor del parere, si come ho detto nella passata Consideratione, che il dottissimo Patricio descriuendo le Antiche Harmonie, non habbi seruato l'ordine di Martiano Capella, come quello che tutto è Aristossenico. Ma se dimostrarò, che egli non serua nel dichiarare le cose più importanti d'Aristosseno per vn Iota, l'ordine osseruato da Aristosseno, che dirà egli? Hor legete questa, & riderete poi. Aristosseno nel Libro Secondo de gli Elementi Musicali à Car. 28. delli tre Generi d'Harmonia ragionando dice.Parole di Aristosseno. Ergo ut hinc ordiamur, tria Genera sunt modulationum, Diatonicum, Chroma, Harmonia, atque horum diferentie postea dabantur, &c. Hauendo prima nel Primo Libro detto à Car. 15. de Generi detto. Primum ergo & Antiquissimum inter ipsa ponatur Diatoni, cum quippe quod primum humana natura praescripsit, Chromaticum, & supremum Enarmonicum, &c. Nondimeno l'Auttor del parere quando si riduce à fare le Demostrationi di questi tre Generi, secondo la mente d'Aristosseno; prima page 4fa la demostratione dello Enarmonico, che del Cromatico; & quello che douea essere il primo, lo lascia nell'ultimo luoco, & è il Diatonico.Errore dell'Auttore del parere Questo non è ordine nominatiuo, come quello del Patricio, ma naturale, & demostratiuo, ilche è meno scusabile. Ma quanta & quale sia la malitia di quest'huomo, si manifesta nella seconda da lui fatta annotatione, intorno alla quale egli si lamenta e duole, che il Patricio nel Paragrafo generi del Settimo Libro della sua Poetica à Car. 301. dice queste parole.Oppositione fatta al Patricio. Tutte dico le cinque Antiche, Doria, Ionia, Eolia, Lidia, Frigia; e noue sei. Mistolidia, Hipermistolidia, Hipolidia, Hiperfrigia, e Locristi. Alle quali manca la Hipofrigia; quasi che sia tanto ignorante (e lo credo) che non sappia che ciò pià esser successo per mancamento, ò del Coppiatore,Difesa del Patricio. ouero perche il Priuilegio de' Stampatori è di lasciare tal'hora fuori qualche parola, & tal volta delle righe intiere; perciò era debito di creanza, in cosi fatte bagatelle compatire alla disgratia del Sig. Patricio, & non di attribuire cosi fatto errore à ignorantia, ouero à trascuragine sua, col farne particolare annotatione, non essendo credibile, che cosi fuori di se stesso fosse all'hora il Patricio; che hauendo detto di descriuerne sei, n'habbi dipoi lasciata una nella penna, & postone solamente cinque. Et questo mio pensiero maggiormente mi pare esser vero; perche nel Paragrafo Poesie & Harmonie dello istesso Settimo Libro à Car. 316. replica le istesse parole; & le pone tutte sei, quando arditamente dice. Si rammenti altri, che se bene le Antiche Harmonie furono cinque. Doria, Eolia, Ionia, Lidia, e Frigia : e le più moderne sei; Mistolidia, Hipermistolidia, & Hipolidia, & Hiperfrigia, Hipofrigia, e Locristi; furono nondimeno quasi tutte le altre &c. Dal qual luoco si Considera e bene, che cotal errore, non è stato rispetto à lui, ma ad altri; Et se bene cosi fatto luoco da me recitato in difesa del Patricio poteua l'Auttore del parere hauerlo veduto, letto, & riletto, & molto bene considerato, massime che tratta della istessa materia, & nell'istesso Libro; tuttauia, perche ha lo spirito della Contradittione, non l'ha voluto scusare, ma più che volontieri accusare. Seguita poi tutto affannato per dimostrare che le Demostrationi fatte dal Sig. Patricio per le quatro Linee, ò Corde non sono vere; senza che prima ponga in Consideratione al Lettore la intentione, e le parole istesse del Patricio; però affin che che sia conosciuta la malitia sua intieramente, dirò quel che mi pare, che sia stata la intentione del Sig. Patricio; dichiararò le sue parole tacciute dall'Auttore del parere, che ha scoperto il male, & coperto il bene col tacere, page 5per seruirsene a' suoi bisogni; cosi non restarà cosa alcuna in oscuro, che apportar possi danno alcuno al Patricio. In tanto perche lo Auttore del parere fauorisce molto le cose ben fatte & belle, & ha il senso dell'vdito assai purgato, accompagnato con bellissimo giudicio, & quel che più importa, è persona amica di verità, & dice alla libera delle cose quel che ne sente; leuarà molti di briga, che tutto il giorno contrastano, nè sanno definire, se la sottoposta Compositione sia principio d'una Giustiniana, ò pure d'vna Spifarata Mantouana; se col suo bellissimo intelletto dirà il suo parere, ancorche si vada pensando, che sia per inclinare alla parte, per alcuni segni manifesti, tuttauia quando altro succedesse, si faranno noue appellationi, con tutti quelli atti, che per legge comune sarà di Giustitia.
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TERZA CONSIDERATIONE.

DIssi nella Lettera à gli Amici Lettori, che la intentione del Sig. Patricio, si come egli istesso nel Settimo Libro à Car. 303. della Deca Historiale, alla distincione Generi disse;Intentione del Patricio era in Generale di dimostrare, come l'Harmonie alle Poesie s'accompagnassero, secondo che poteua rintracciare da gli Antichi; ilche replicò nello istesso Libro al Paragrafo Poesie & Harmonie à Car. 316. però non intendeua di voler fare trattamento particolare di Musica per scriuerne in quella maniera, & in quella essatezza che fece Aristosseno, Euclide, Gaudentio, Tolomeo, Boetio, lo Stapulense, il Glareano, il Zarlino, il Salines, & altri tanti e tanti. Per questa cagione adunque non si curò di sapere, se le Demostrationi Musicali de Tetracordi Harmonici, che lui douea fare, fossero vere ò nò; essendo che questo poco, ò niente alla tessitura, & alla intentione di quanto voleua scriuere nella sua Poetica importaua: laqual Consideratione appresso gli huomini giudiciosi è molto efficace, e scusa il Sig. Patricio.Difesa del Patricio. Ma perche mi pare di vedere, che l'Auttor del parere scorli il capo, e sbatta de' piedi, non sodisfacendosi di questa ragione; & non le pare, che cosi fatta scusa sia basteuole à cancellare cosi spauenteuole da lui raccontano errore; però le sue parole di nouo lo scuseranno; lequali, come dimostrarò sono tanto condicionante, che valentemente lo scusano. Et per questo dallo Auttore del parere non sono poste in Consideratione, sì per non dire la ragione della parte contraria; si ancora perche egli si vuol seruire del colpo istesso per coprire quegli errori, che manifesti sono per occorrerli nelle Dimostrationi, che si è preparato di fare. Et per hauer occasione di scriuere e dilatarsi, dimostrando che molti sono gli errori ne' quali si è lasciato scorrere. Vuol dire adunque il Patricio.Dichiaratione delle parole del Patricio. Vedo & conosco molto bene, che nella diuisione da me in parti eguali fatta, delle quattro Linee; nè io nè qual si voglia Mathematico Musico, e per hauere & intendere quelli interualli, che à Constituire ciascuna di quelle spetie, che secondo la mente di Aristosseno sono necessarij; però mi lascio intendere, che in cosi fatta diuisione, quelle parti hanno da Risonare un Semituono.Parole del Patricio Poet. lib. 7. Lequali parole si riferiscono al suono, & non alle parti fatte delle corde in eguali partimenti, si come uà interpretando il Glosatore. Dice però il Sig. Patricio de Generi ragionando, & sono le parole sue leuate page 7di peso della sua Poetica, nel luoco sopra citato. Le conditioni de' quali secondo che Euclide, & Nicomaco descriuono, furno che in ogni Tetracordo, oue la prima corda con la quarta sonassero una consonanza (ò quarta che la diciamo) fosse partita in 30. parti eguali à misura l'una come l'altra, delle quali trenta parti, sei n'andassero nello spacio della lunghezza dalla prima alla seconda, si che risonassero tra loro un semituono, &c. Ecco come egli istesso si scusa, & dichiara; Non vuole il Patricio, che s'habbi risguardo semplicemente alla totale diuisione delle parti fatte della Corda, ò Linea, come ho detto; ma al suono, accorgendosi molto bene che per la diuisione della Corda in parti eguali, non poteua hauere l'essatto di quanto bisognaua, & perciò soggiunge. Si che risonassero fra di loro un Semituono. Che altro non vuol dire, se non che cosi fatto accorciamento, deue esser fatto rispetto al souno, & non alla totale lunghezza della Corda.Intentione del Patritio. E à lui non faceua dibisogno cercare altra chiarezza, nè altre demostrationi intorno à ciò appartinenti per hauerne l'essatto; perche non uoleua fare particolare trattamento di Musica, ma della Poesia; però le bastò d'hauere accennata la sua intentione. Ma perche l'auttor del parere fa gran romore, intorno all'essamine delle parti delle linee fatte, comparando quelle parti insieme, & cauandone molti interualli secondo che le pare per dimostrare, che quelle demostrationi non sono vere: Dicami di gratia, che è quello che mediocremente essendo nelle discipline Mathematiche versato; che non sappi, che se due Corda di vna istessa lunghezza, & di suoni eguali, saranno diuise in trenta parti eguali, l'una come l'altra, & che da una di loro ne sia leuato sei parti, che ui restarà fra la maggiore, che è di trenta, & l'altra che comparata à questa, è di ventiquatro parti; la relatione da 30. à 24. proportione posta nel genere superparticolare, fuori de' suoi termini radicali, & sarà una sesquiquarta fra 5. & 4. che secondo Tolomeo ci darà la forma, ò il modello di vna maggior terza?Sesquiquinta forma della minor Terza secondo Tolomeo & consonante. Buouo d'Antona nel Libro della Proportione, ò Comparatione che egli fa da vn'Asino ad vn Cauallo; ci conferma, & afferma questo concetto. Ma doppo la diuisione in parti fatte delle Corde dice. Si che risonassero vn Semituono. Et non vn'interuallo di maggior Terza, che questo non fa al proposito di Constituire il Colore incitato Diatonico Aristossenico; & molto meno gli altri colori. Et quando dalle dette Corde per ordinare vn Tuono, ne lieua da vna di loro le dodeci parti;Dichiaratione delle parole del Patritio. intende che il detto accorciamento sia fatto rispetto al suono, & non alle page 8semplici parti fatte della linea che perciò à ciascuno interuallo cosi ordinato, le và sempre applicato secondo la intentione del Sig. Patricio. Si che risonassero un Tuono, Tuono & Semituono. Conoscendo egli benissimo, come ho detto, che dalle parti eguali dell linee fate, non si poteua hauere lo essatto di quanto egli era per dimostrare secondo la mente di Aristosseno. Ma quanto l'Auttor del parere sia stato veretiero nello insegnare cotali diuisioni, & demostrationi, per hauere quelli interualli, che secondo la mente d'Aristosseno, si desiderano, lo ponerò in chiaro di maniera che ciascuno mediocremente in questa scienza essercitato, ne potrà essere capace.

QVARTA CONSIDERATIONE.

ET perche alla demostratione delli tre generi Harmonici, secondo la mente d'Aristosseno fatta dall'Auttore del parere, ci fa bisogno la cognitione d'alcune cose senza lequali si caminarebbe al buio, parmi questo il luoco d'esplicare le sodette cose per più facilmente poter giungere alla cognitione, & vera intelligentia di queste Considerationi. Dice adunque Aristosseno nel primo de' suoi Elementi Harmonici,Tuono descritto da Aristosseno. che il Tuono è quella diferenza, che si ritroua fra le due prime Consonanze quanto alla grandezza. Et perche col mezo delle proportioni si ritroua, che la diferenza delle due maggiori consonanze, e il Tuono sesquiottauo, però dicono, quando Aristosseno ragiona del Tuono, dice del sesquiottauo; & non d'altro Tuono: & à maggior corroboratione di questo adducono, che à car. 16. della Traduttione fatta dal Goganino, & poi à car. 29. meglio dichiarandosi dice, che il Tuono è quello interuallo per ilquale la Diatessaron viene superata dalla Diapente; & perche di questi dui lo eccesso è il sesquiottauo, però questo dicono essere quello di cui tratta Aristosseno: Dice ancora che la Diatessaron consta di due Tuono e mezo. Più oltre seguitando ci conferma quello che nel Primo Libro citato dice; cioè che noi Cantiamo delle parti del Tuono fatte;Quali parti non Cantiamo del Tuono, secondo Aristosseno. la metà, et la terza parte, che Diesis Cromatica la nomina; & la quarta parte, che Diesis Enermonica & minima la chiama, & di questo minor interuallo nissuno ne Cantiamo. Che questo Tuono sia come vogliono molti di proportione sesquiottaua; essendo che à quel tempo si seruiuano assai di questo Tuono, & è come dicono quella diferenza, che si ritroua fra la sesquialtera; & la sesquiterza; non voglio nè affermarlo, nè negarlo; perche io non sono restato Secretario, nè meno herede della opinione page 9d'Aristosseno, & non lo dicendo lui apertamente, non posso ragioneuolmente farne relatione, che autentica sia; dirò bene quel che mi pare, che possi essere argomentando dalle cose dette, & da lui, & da altri. Altro è cercare nella quantità continoa cotale interuallo, & altro nella discreta secondo la mente d'Aristosseno, che sempre più ha atteso alla qualità, che alla quantità delli interualli. Et mentre che Aristosseno dice, che noi cantiamo come ho detto, la metà del Tuono, non è dubbio, che cotal tuono non può essere il sesquiottauo;Tuono descritto da Aristosseno non puo essere il sesquiottauo. perche se ne numeri, ò nelle proportioni, che sono rationali, si vuole ricercare la metà del tuono, è vno impossibile; perche quelle proportioni, che sono superparticolari, sono indiuisibili, con certi & determinati numeri rationali. Se nella quantità continoa in parti eguali diuidendola, vogliamo ricercare questa metà del tuono; che altro non è se non fra l'acuto, e 'l graue ponere vna terza Corda, che in parti eguali diuida quello interuallo, non sarà possibile come ho detto di sopra, & dirò più abbasso, perche quelle parti sarebbono tanto longhette, che postone dodeci insieme per li dodeci semituoni che vanno à riempire la ottaua; la superarebbono; come ha detto Boetio, il Zarlino, & altri tanti e tanti Musici, et Mathematici; di modo che, ne all'vno all'altro modo mi pare che si possi hauere queste parti eguali del tuono, & che questo tuono sesquiottauo assertiuamente si possi dire, che sia quello di cui parla Aristosseno; Altro Tuono adonque bisogna che sia, & per altra via bisogna, & fia necessario ricercare questa verità. Ma di questo nel fine della sesta Consideratione ne ragionarò. In tanto dico che volendo diuidere il tuono in parti eguali,Come si diuida il Tuono in parti che siano eguali. non credo che si possi fare, se non si diuide la quantità continoa in parti proportionali, che all'hora sarà ancora diuiso il suono in parti eguali, secondo che dice Aristosseno, il quale per meglio darci ad intendere di che quantità habbino da essere le parti del tuono, & conoscendo le parti, si conosce il tutto, nel primo de suoi elementi colà vicino al fine, ce lo disse, ancora che tal sua opinione, & da Martiano, & da Boetio, & da Tolomeo istesso sia stata dichiarata, dice lui adonque.Parti del Tuono quali sono secondo Aristosseno, & come uada diuiso. Pongasi che il tuono in dodeci minime particelle si diuida, & fra di loro siano eguali, ciascuna delle quali oncia sia nominata del tuono, & s'intendano tutti gl'altri interualli esser diuisi secondo la medesima ragione del tuono, cioè il semituono in sei oncie, & quel diesis che è la quarta parte del tuono in tre, & quello che è la terza parte in quattro oncie; di modo che l'vna di queste diuisioni serua al Diatonico propriapage 10mente, l'altra al Cromatico, e la Terza allo Enarmonico. Dice oncie non perche s'habbi da bilanciare, ma per dimostrare, che si come le oncie fra di loro vna è all'altra eguale; cosi quelle parti fatte del suono vuole, che talmente siano eguali, che vna non supera l'altra, conoscendo come buono Mathematico, che mentre che hauesse à questi interualli assignato proportione alcuna, era dibisogno che molti inconuenienti gli ne succedessero; non si potendo col mezo di queste hauere interualli, che egualmente contenuti fossero stati atti à constituire questi colori secondo li suoi dissegni. Non ha perciò ne suoi Elementi nominato proportioni ne numeri d'alcuna sorte,Aristosseno non ha mai nominato numeri ne proportioni. sapendo benissimo, che quello interuallo come dice il Valgulio, e maggiore, che giace tra numeri minori; Et quello è minore che ha maggiori si ritroua. Et regola certissima habbiamo nella Mathematica, che quella proportione è maggiore che ha il suo dominatore maggiore; et minore quella che da minore denominatore è denominata.Regola di conoscere di due proportioni quale sia maggiore. La onde maggiore è la proportione dupla della sesquialtera, conciosiache il 2. denominatore della dupla, e maggior di 1 1/2. denominatore della sesquialtera. Conoscendo adonque Aristosseno che con il mezo delle proportioni non poteua secondo li suoi disegni, hauere la metà del tuono è la vguaglianza de tuoni con altre parti di sì fatta misura eguale, che egli desideraua, tralasciò senza mai, come ho detto, nominare proportioni ne numeri; Che perciò ne viene da Franchino ripreso nel libro dell' Harmonia de gl'Instromenti, nel secondo, cap. 13.Aristosseno biasimato da Franchino, & altri, & perche. & da Francesco Salina nel lib. 4. cap. 23. Non vuolse dire ancora, che si douessero ricercare in alcuna corda cosi fatte parti di misura conforme alla mente sua, & eguali, accioche non s'ingannassero, nel ricercare di diuidere le linee, ouero corda in parti eguali, essendo che come huomo di gran giudicio, molto bene conosceua, il che dimostra il Zarlino nel libro 4. cap. 14. de' Soplementi, & nel ragionamento Terzo delle Demostrationi alla Demos. Quinta; Che il diuidere la differenza che è tra 'l graue, e l'acuto di qual si voglia interuallo, in due ò più parti eguali nella magnitudine, ò quantità continoa, non è diuidere cotal differenza in parti eguali, & proportionali ne suoni; hauendo prima di lui detto lo Stapulense nel secondo delle Demostrationi, alla Demostratione Quarta, Quinta, e Sesta;Propositione del Stapulense. Che qual si voglia spacio diuiso in molti spacij, e minore la proportione del tutto alla parte della vicina diuisione, che di essa parte à tutto 'l restante delle parti che seguono à lei più vicine. Le quali Considerationi tutte non è da dubitare, che Aristosseno come buon Filosofo, & Eccellente Mathematico, che cosi ce ne fanno fede page 11& relatione vera li buoni Historici, non ne hauesse buona intelligentia; per le quali (cred'io) che si mouesse Aristosseno, à stare come si dice à Cauallo del fosso; senza lasciarsi intendere alla scoperta qual fosse la mente sua; di donde si argomenta che egli sia stato huomo di grande ingegno, & giudicio.

QVINTA CONSIDERATIONE.

AVanti che più oltre procediamo, parmi bene di fare auertito il lettore, come l'Autor del parere nel suo discorso à cart. 11. & 12. dice, che l'ottaua s'addimanda Diapason Vnisona, & tale più d'vna la nomina. Et perche io la tengo per vna spropositata,Errore dello Autor del parere. però baldanzosamente discuteremo questa particolare propositione. Che l'ottaua non è Vnisona, ne si può, ne si deue in modo alcuno nominare Vnisona. Se l'ottaua ha gl'estremi suoni lontani per sette interualli, & otto suoni, come possono essere Vnisoni? Et se la Scuola de Musici Theorici, & pratici intendono per Vnisoni quei suoni, i quali sono in vna istessa mansione di luogo;Confutatione dalla opinione dell'autor del parere. Et che l'ottaua non sia, ne possi essere ne gl'estremi suoni, nell'istessa mansione, ma tanto lontani, quanto ogni Musico sà; come si potrà dire, che sia Vnisona? Boetio nel libro quinto, capitolo decimo, quando ci rapporta in qual modo Tolomeo ci statuisca le Consonanze, & ragionando delle Vnisone, dice le formate parole.
Et Vnisonae quidem sunt, quae vnum, atque eundem sigillatim pulse reddunt sonum.Boetio lib. 5. cap. 10.
Dice Sigillatim. il che è molto da notare; & gl'estremi suoni della Diapason non sono; Sigillatim. Adonque non sono Vnisoni; ne si può dire l'ottaua Vnisona.Vnisone quali siano. Quando poi ci vuol dire quali siano le Equisone dice. Equisonae vero quae simul pulsae vnum ex duobus, atque simplicem quodam modo efficient sonum, vt est Diapason, eaque duplicata, quae est bisdiapason. Di modo, che si uede di mente di Tolomeo da Boetio rapportata, che la Diapason è nel numero delle Equisone, non delle Vnisone. Hauendo prima detto nel Capitolo Ottauo dell'istesso libro.
Quoniam enim Diapason Consonantia talem Vocis efficit coniunctionem, vt vnus atque idem neruus esse videatur.Boetio lib. 5. cap. 8.
Et prima di Boetio, & di Tolomeo, Aristotele disse nel Problema 14. della Settione 19.Arist. Sett. 19. Probl. 14. Cur Antiphonum Diapason Consonantiae ita latitat, vt Vnisonum esse videapage 12tur? Ecco come Boetio confrontantosi con Aristotele, e l'uno, & l'altro dicono che gl'estremi suoni, sono talmente della Diapason uniti, che paiono un solo suono, dicono che paiono, non dicono che siano. Et però questo interuallo da tutti li Teorici è accettato tenuto, & predicato per Consonantia, & non per Vnisono, il quale ha l'esser suo nella equalità, & la Diapason nella inequalità, & è la prima, & più semplice riceuuta per il tutto diuisibile in molte parti. Che sia Consonante Aristotele nel Problema 18. della istessa Settione, o particola 19. dice. Cur sola Diapason Consonantia Cantatur? & nel 32. Cur Diapason Consonantiam dicimus, non ratione numeri diaocto. & nel 35. Propter quid Diapason optima Consonantia est? Et la noua tradottione dice. Cur Diapason consonantia omnium pulcherrima est?Arist. prob. 32 & 35. Boetio poi ogni uolta che di lei ragiona, sempre la nomina Consonantia; se bene per esser stato Relatore delle opinioni altrui, ui sono alcuni poco prudenti, che si lasciano uscire di bocca, che non se li deue credere; ma una delle Due; ò che ci ha rapportato le cose dette da altri, con uerità, ò nò; se ha rapportato il uero, non se le deue adonque dar credenza? Se non ha rapportato il uero delle cose dette da altri, adonque quello che ha scritto, è del suo, à lui adonque non si deue credere? longi queste scuse. Lo Stapulense fa lo istesso quando della Diapasson ragiona, il Glareano, & Marsilio Ficino sopra il Timeo di Platone più e più volte dice lo istesso.Stapulense, Glareano, Marsilio Ficino cioche dicono dell'ottaua. & sopra il libro de Republica dice le formate parole. Consonantia vox octaua cum gratia ita consonat, vtque vox gemina est apparet vna. Dice apparet vna. Non dice, che sia Vnisona. Ma se il Consonante è differente dall'Vnisono nella maniera che ho dichiarato, come potrà dirsi Diapason Vnisona? So che diranno, che quando nel Choro à Canto piano, insieme cantano gl'Huomini con le Voci puerili, pare che quelle Voci siano Vnisone, pare alli putti, & à quelli che di ciò non sono intelligenti, ma non à quelli, che sanno, che l'acuto, e parte del graue, & dipende dal Graue; & che volendo sapere quanto sono differenti, e lontani due suoni bisogna incominciare dal loro principio, & cosi ascendendo per grado sin tanto, che giunti colà à ritrouare l'acuto, si chiarisce di quanto sono lontani l'vno dall'altro; però sono cose, che paiono, & non sono; Et quando la Diapason hauesse gl'estremi suoni, che fossero, ò si dicesse che fossero Vnisoni, ne seguitarebbe, che la Equalità, & la inequalitò fossero vno istesso, si come sarebbe l'ottaua, e l'Vnisono vna cosa istessa, il che non può essere, page 13egli è vno impossibile. Oltra di questo la Diapason per hauere li suoi termini contenuti dalla Dupla, viene riceuuta per il tutto diuisibile come ho detto; ma l'Vnisono per essere nella equalità posto, che cosa ha egli di diuisibile? Per il suo flusso, & reflusso si genera la dupla forma della Diapason, si come dal ponto nasce la linea prima quantità dal Geometra Considerata; & la Diapason primo interuallo Consonante dal Musico Considerato; però Tolomeo quando di lei ragona, li dà due attributi singolari nel Capitolo Quinto del Primo Libro, doue dice.
Inter consonantias pulcherrima est Diapason.Tolomeo lib. 1. cap. 5.
Et della forma di lei nello istesso luogo dice. Inter rationes Dupla est praestantissima. Et ciò dice perche la proportione di lei s'auuicina alla equalità; ma non è equalità, ma è nel genere molteplice la prima; Genere primo, & più d'ogn'altro semlice, & però come testifica Profirio sopra gl'Harmonici di Tolomeo; era come Sacrofanto riuerito, & honorato. Sè però abbagliato l'Autor del Parere, Vada mò sofisticando, & dicendo, che Tolomeo nel libro primo Capitolo Sesto de suoi Harmonici, ragionando della proprietà de gli interualli; ci rapporta, che la Diapason conserua ogni, e qualonque interuallo à se aggiunto, sia poi consonante ouero disonante, in quella maniera, che il numero Denario conserua qualonque specie di numero, che dentro di se contiene, quando à lui è aggiunto. Questo nondimeno non è al proposito, perche altro è considerare, se il numero Denario, in se è numero; & altro se conserua aggiuntoli ogni, & qualonque numero; si come altro è considerare se la Diapason è consonanza, che hà grauità, & acutezza, quello, che non ha l'vnisono, & altro se conserua ogni, & qualonque interuallo à se aggiunto; però disse Boetio accortosi di questo nel principio del Nono Capitolo del Quinto Libro di sopra citato. Quoniam Diapason penè vna Vocula est talisque consonantia, vt vnum quodammodo effigat sonum. Dalle quali parole si conosce, che se bene pare, che gli estremi suoni della Diapason da quali è contenuta quasi, che siano Vnisoni, nondimeno sono diuersi; però disse, penè & quodammodo; però mi risoluo di tenere con Aristotele, Platone, Tolomeo, Boetio, Marsilio Ficino; e 'l Zarlino, che nel Capitolo Decimoquarto del Terzo Libro de Re Musica ne tratta diffusamente;Zarlino nel libro 14. de Re Musica. & tanti altri, che di Musica hanno scritto, Greci, & Latini. Non potendo in modo alcuno concludere ragioneuolmente, & con argomenti Demostrabili, che la Diapason sia Vnisona, ne con autorità de Scrittori, à cui si possa, & debba page 14dare credenza. Ma parmi d'aggiungere quiui, che il Reuerendo Zarlino di felice memoria nel Capitolo Secondo del Libro Decimoquarto di Re Musica dice. Doue non è dissimilitudine iui non può in modo alcuno essere specie; ma lo Vnisono non ha dissimilitudine alcuna, perche le istesse Voci sono nella istessa mansione sempre, ne in lui si ritroua grauità, & acutezza, & è contenuto da proportioni d'Equalità. Adonque l'Vnisono non ha sorte alcuna di specie. La Diapason ha sette specie come ogni Teorico, & pratico sà benissimo,Diapason ha sette specie. le quali hanno le loro positioni, è principio nella Corda di C. fa ut secondo Tolomeo, il Zarlino, e 'l Salines. Adonque ella ha dissimilitudine; ma lo hauere dissimilitudine, & il non hauer dissimilitudine, non è vna cosa istessa, anzi sono differenti. Adonque la Diapason non sarà Vnisona, ne sarà vero, che per la deformità, che ha dallo Vnisono, io la possi addimandare Vnisona, ma si bene Consonante, che acuttezza, e grauità in se include, in quella maniera, che io l'ho dichiarata, & che tanti grauissimi Autori l'hanno nominata. Poteuo quiui deporre la penna, hauendo sin hora detto tanto di questa Diapason Vnisona, che qual si voglia Lettore doueua restare sodisfatto; ma perche sento nouo motiuo, che potrebbe à quelli, che non sono cosi esperti porgere occasione di qualche dubbio, per leuare ogni scropolo, referirò il motiuo, & la risposta insieme. Sogliono gli Teorici, & Patrici taluolta vnire alla Diapason alcuni interualli, per li quali, ella muta natura, forma, & ne gl'estremi, suoni; in quella maniera, che gli Pitagorici, quando hauendo alla Diapason aggiunta la Diatessaron; la dissero Diapasondiatessaron. Vi aggiungono ancora il Ditono, Semiditono, Tuono semituono; & la dicono Diapasonditono, Diapasonsemiditono, Diapason col tuono; Diapason col semituono, & simili; che s'intendono interualli repplicati. Vogliono questi Moderni Speculatiui, che similmente, si dichi Diapason Vnisona. A cui si risponde, che ciò potrebbe esser vero, se ella estrema Corda della Diapason, essendoui aggiunto vn suono ò più ella si mutasse di qualità, e quantità; come fa per la aggiuntione di altri interualli; ma resta la istessa, ne si moue in modo alcuno, il che è quanto se non le fosse aggiunto cosa alcuna; adonque non occorre col nome di Vnisona, dimostrare, che in lei sia alteratione, mutatione di qualità, ò quantità: Et à lei intrauiene come al page 15numero denario, che aggiontoui quanti nulla si vuole, & sommati insieme sempre saranno lo istesso denario.
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Acquetasi adonque l'autor del Parere, & da buon compagno confessi alla libera, & volentieri, che egli ha pigliato vn moscone; che ad ogni modo, voglia, ò non voglia, quelli che sono intelligenti, e giudiciosi, lo tengono per un'errore in buona Grammatica.

SESTA CONSIDERATIONE.

DOppò lo hauere nelle Considerationi passate, dichiarato, e la intentione, e le parole del Sig. Patricio, che sono in sua difesa, lasciate e postposte con molto giudicio dallo Autore del Parere. Potiamo hora uedere come egli, & in qual maniera col suo balestro, s'accomodi à constituire il Colore Diatonico Incitato d'Aristosseno per colpire nel bersaglio. Ma perche il Sig. Patricio lo dimostra per il mezo di quattro linee, ciascuna delle quali diuide in 30. particelle per cauarne quelli interualli, che gli paiono atti à constituire cosi fatto colore, secondo che suonano le parole di Nicomaco, & Euclide. L'autor del parere di qualche inuentione del Patricio accomodandosi,L'Autor del parere si serue delle cose del Patricio. Constituisce quattro Corde lui ancora, di egual lunghezza l'una come l'altra, ma ciascuna di loro diuide in quattro parti, & queste parti l'una come l'altra in 30. particelle pur eguali, le quali insieme raccolte, arriuano alla somma di 120. particelle, & è come se delle quattro linee, ò corde fatte ordinate dal Patricio, egli ne hauesse constituito una sola. Et perche le tre parti di una con tutta la Corda, che è di quattro parti risuona la Diatessaron Consonantia, per constituire questo Colore Diatonico, dalla differenza, o dallo eccesso, che una supera l'altro diuiso in 30. caua quando sei particelle, per hauere un semituono; & quando 12. per hauerne un tuono, di modo che fra queste due Cordi, che sono gl'estremi suoni della diatessaron, ne pone due altre, che necessariamente uanno à constituire questo colore. Non essendo altro il Genere,Genere quel che sia. che una page 16certa, & determinata diuisione, ò modulatione che si fa per il numero di quattro Corde. Ma come in cosi fatta da lui diuisione, secondo la mente d'Aristosseno egli Colpisca, & ne facci vera, reale, & sincera Demostratione; recitarò prima le sue parole istesse, & dipoi le consideraremo & insieme vedremo; se quello che ci vuol persuadere sia il vero, ò pur il falso Dice adonque. Finalmente (hauendo prima fatta la demostratione del colore Cromatico, & Enarmonico)Parole di Euclide dallo autor del parere comentate. il Colore Diatonico Sintono ouero incitato si Canterà, per interualli, il primo de quali sarà di oncie sei, il secondo di oncie dodeci, & parimente il terzo di dodeci oncie. Ed il Comento fatto dallo Autore del parere, sopra queste parole di Euclide seguita.
Sarà adonque la seconda corda mezana mutaile A. O. più corda della prima estrema grauissima stabile A. B. diuisa egualmente in 120. particelle per le sei particelle eguali comprese tra la B, & la O. restando ella di 114. solamente, & cosi diuenendo più corta di quella per vn semituono contenuto in questa maniera della proportione sesquidicianouesima, come l'altro primo semituono, dello antecedente tetracordo Diatonico molle ouero delicato; & parimente il primo interuallo del tetracordo Cromatico Tonieo sopra dimostrato come da 20. à 19. più corta poi di questa seconda mezana variabile A. O. viene ad essere la terza mezana variabile A. Q. per le dodeci particelle contenute tra la O. & la Q. & à rimanere di 102. particelle eguali à tutte l'altre, e perciò più corta ancora di essa A. O. per vn tuono cosi contenuto dalla proportione superbipartiente 17. cioè da 19. à 17.Forma del tuono minore dello autore. ma più graue della quarta estrema acutissma Corda stabile. A. C. diuisa in 90. particelle eguali per vn tuono cosi contenuto dalla proportione superbipartiente 15. qual è da 17. à 15.Forma del tuono maggiore dello autore. si come dimostra con ogni chiarezza, & verità la presente descrittione del suo tetracordo leuato, secondo la particolare, & giusta misura della propria lunghezza di ciascuna corda del sopra dessignato Monocordo.
[Figure: TETRACORDO DIATONICO SINTONO ARISTOSSENICO.]
page 17Restami per intiera conclusione di questo mio ragionamento di farui auertito, che essendosi più volte detto l'vna corda douer essere più corta dell'altra, come per essempio la corda A. O. della corda A. B. ouero la corda A. Q. della A. O. & essendosi anco prima detto, & posto ne gl'vniuersali auuertimenti, che tutte le corde debbono sempre essere d'vna egual lunghezza, & di vn'istesso suono; che ciò non si tenga per contrarietade, ò implicamento di parole, ma s'intenda veramente douer esser tale, la vnisonanza, & la egual lunghezza di esse corde, & perciò tutte essere segnate sempre ne loro estremi A. B. & tengasi che lo accorciamento, che si haurà da fare, si faccia col mezo di vn scanello, ò ponticello, come è stato auertito, & datone amaestramento, cosi da esso Euclide come da Tolomeo. Et in somma tale accorciamento loro accidentale, s'intende douer esser rispetto alla diuersità del suono,Accorciamento deue esser fatto rispetto al Tuono. & non alla total primiera lunghezza, & quantità della corda proposta. Percioche di ciascuna di queste, & di tutte l'altre varietà di suono, che distingua, & intenda, ò non intenda, e non distingua l'vdito, si possono, come s'è veduto hauere per vna sola corda, ò instromento, perciò detto Monocordo.
Ma quanto sia vera, ò falsa questa Demostratione nella seguente consideratione in chiaro si ponerà. In tanto descriuerò il Tetracordo Sintono, & Incitato Aristossenico, secondo che dall'Autore ci viene dimostrato. Descrittione del Tetracordo secondo le proportioni dette dal Autor del parere.
Tetracordo Aristossenico Sintono.
A. 90. ————
12/120 Superbipartiente 15 12
B. 102. ———
12/120 Superbipartiente 17 12
C. 114. ———
6/120 Sesqui 19 esima 6
D. 120. ———
Auertendo il Lettore, che questo Tetracordo, è lo istesso di quello d'Eratostene; & si confronta con quello di Tolomeo, cioè col Diatonico Ditonieo, se però la tauola nel Cap. 14. del secondo libro da lui descrittaTetracordo d'Eratostene da Tolomeo descritto lib. 2. cap. 14. ha page 18da essere senza emenda, & è quanto alle proportIoni de gl'interualli in esso contenuti, cosi descrittoci dall'Autore del Parere.Dubio. Dal quale desidero di sapere, se non hauendo Aristosseno in luogo alcuno mai de suoi fragmenti Harmonici, come ancora ho detto; ragionato pur vn minimo segno de numeri, ne de proportioni, ne ad alcuno interuallo assignata precisa quantità alcuna; se si debba dico constituire la Diatessaron Consonantia nella proportione sesquiterza, & che ciò sia secondo la mente di Aristosseno, per potere apportarla nel Monocordo con la occasione d'inuestigare la quantità, & qualità de tuoni, & semituoni, come ha fatto questo Autore; dicendo Boetio, che le differentie de suoni si ricerca di mente d'Aristosseno secondo la qualità, & non secondo la quantità; ouero se Aristosseno habbi constituito, & inteso della diuisione in parti ineguali fatta della Diapason; nella Diapente, et Diatessaron contenute ambe due da proportioni irrationali; potendo l'una, e l'altra di queste essere sonore consonanti, & grate all'vdito; & anco irrationali, come si odono in molti instromenti, anzi in tutti, ne quali la Diapente viene rimessa, & la Diatessaron tesa oltra la sua forma; eccetto ne lati, & simili, non mi parendo verisimile, che AristossenoAristosseno posto in necessità di molti disordini. constituisca nella proportione sesquiterza la Diatessaron, essendo poi necessario, che la Diapente lei ancora da lui dichiarata sia per contenuta dalla sesquialtera, douendo reintegrare la Dupla forma della Diapason da lui in sei tuoni, ouero dodeci semituoni considerata, & la differenza, che fra queste due maggiori nella quantità considerate, bisognarebbe concedere necessariamente, che fosse la sesquiottaua proportione; di modo che concesso vno inconueniente, molti altri contra la mente del principale ne seguitarebbono;Concesso vno inconueniente, molti ne seguitano. perche se di mente sua vogliamo constituire l'ottaua di sei tuoni, et dodeci semituoni eguali; il tuono non può essere il sesquiottauo, essendo troppo lungo; perche sei di questi trapassano l'ottaua; et diuisi nel suono in parti eguali, trapassono posti insieme ancora l'ottaua, non può adunque Aristosseno dire, ne intendere di questo tuono; vuol bene che gli semituoni siano eguali, et che sette di loro vadino al riempimento della Quinta, et cinque la Diatessaron,Quanti semituoni riempiano la Diapente, & la Diatessaron. et due il tuono, ma tutte parti irrationali; non hauendosi mai dichiarato, che alcuno interuallo sia con termini rationali descritto. Ne qui vale l'autorità di Euclide, et di Tolomeo, perche l'vno, e l'altro nelle proportioni constituiscono gl'interualli sonori consonanti, et dissonanti; Euclide nelle Speculationi, et Tolomeo in tutti gli tre Generi ne gl'Harmonici constituiti; il che non lo fa Aristosseno, anzi che Euclide nella Speculatione 14. dimostra, che la page 19Diapason è minore di sei tuoni sesquiottaui, imaginandosi, che Aristosseno tenesse per fermo cosi fatta opinione, il che non può essere in modo alcuno; sapeua benissimo come huomo esercitatissimo nell'Arithmetica, che cosi ci rapportano molti Historici degni di fede, che sei tuoni sesquiottaui erano maggiori della Diapason, però non intese mai che la Diapason fosse da tuoni di cotal forma contenuta, che disordine di grande importantia alle cose sua sarebbe stato; però non lo credo. Credo bene,Opinione dello Autore. che come huomo molto accorto, s'accorgesse che il considerare gl'interualli nella quantità discreta, molti fossero gl'incontri, per li quali poteua, & era da suoi buoni pensieri disturbato; & che al fine concedendone vn solo, era dibisogno correre del pari con li Pitagorici; & forsi, anzi senza il forsi, non le piacendo quelle diuisioni, s'allontanò da loro, & da tutti gl'altri con questo suo modo di Filosofare. Credo perciò che l'Autore del Parere si sia ingannato molto à constituire la Diatessaron nella proportione sesquiterza,Errore dello Autore del parere. fra le due estreme Corde del Tetracordo da lui constituito per diuidere la differenza, che fra quelli suoni si ritrouano, per tuoni, & semituoni, in quella maniera, che ha fatto; Dicendo Aristosseno, che la Diatessaron consta di due tuoni e mezo; oltra gl'altri inconuenienti, che ne succedono, come dimostrarò.

SETTIMA CONSIDERATIONE.

MEntre ch'io mi riuolgo alla consideratione delle parole, & demostrationi dall'Autor del parere nella passata Consideratione recitate; tante sono le bugie, e gl'inconuenienti, che in loro ritrouo, che da quale io habbi à dar principio, quasi non lo sò; essendo vero come in effetto farò conoscere, che mentre egli si pensa e persuade di dimostrare il tetracordo di Aristosseno, ci rappresenta come vn passa per parte, vn colore totalmente deforme da quello che Aristosseno dice; & è più tosto simile à quello di Didimo, ò di Tolomeo, che à quello d'Aristosseno; simile dico in questa parte, che li Tuoni ambidue sono ineguali, e 'l semituono, non è per la metà del tuono, come vuole Aristosseno, però dimostrarò.Conclusioni da dimostrarsi.
  • Che il semituono assignatoci di mente d'Aristosseno da quest'huomo, non è per la metà del Tuono, & per consequenza esser non puote quello, che si persuade di dimostrare secondo la mente d'Aristosseno.
  • Che gli due Tuoni sono ineguali fra di loro, ne perciò possono essere page 20quelli de quali ragiona Aristosseno; ma altri dal suo diuersi.
  • Che il Ditono similmente contenuto dalla proportione da lui assignataci, ò dalle parti delle linee fatte non può in modo alcuno esser quello, che ci dissegna Aristosseno; ma questo è maggiore di quello, che già da Pitagorici fu constituito; & se quello da Pitagorici di due tuoni sesquiottaui constituito è dissonante, per consequenza bisogna che questo sia dissonantissimo. Et gli tuoni de quali viene ordinato, diuisi in semituoni, sarebbono troppo lunghi, & perciò lontani dalla mente d'Aristosseno.
  • Che il semiditono, ò minor Terza, è minore della sesquiquinta proportione, & perciò viene ad essere molto languida, e fuori del proposito.
  • Che questo tetracordo, ouero colore cosi ordinato, in modo alcuno, non può essere, ne da alcuno fu mai inteso essere distribuito secondo la intentione d'Aristosseno; essendo che le parti di cui egli è composto, ouero in quelle, che uiene diuiso repugnano alle parole d'Aristosseno.
  • Che per coprire l'Autor del parere la sua fallacia ricorre per aiuto dal Sig. Patricio.
Non durarò molta fatica à dimostrare, che il semituono descrittoci dall'Autore, non sia per la metà del Tuono, ouero per dir meglio, per la metà d'alcuno de Tuoni, che ci sono assegnati di mente d'Aristosseno, essendo la proportione dell'uno maggior dell'altro; & quando fosse la metà dell'uno (ilche non è) non può essere dell'altro, come ogn'intelligente per se stesso potrà molto bene conoscere, tuttauia per hauere questa verità in pratica, & per le mani; si sommeranno insieme due di quei semituoni, entro alli termini de quali ci uiene assignato, & se sarà uero, che da tal somma habbiamo l'uno, ouero l'altro de tuoni, sarà uero ancora, che il semituono descrittoci sesquidicianouessimo, sarà la metà del tuono dell'uno, ò dell'altro; & la Demostratione sarà benissimo fatta secondo la mente d'Aristosseno.Demostratione.
20 19 Semituono.
20 19 Semituono.
———
Somma | 400 - 361
Dallo accoppiamento di questi due semituoni, ne viene una proportione super 39 partiente 361. ne suoi termini radicali. Ma perche da tal somma non potiamo hauere la proportione, ne dell'uno, ne dell'altro de detti tuoni; non potrà in modo alcuno questo semituono essere per la metà d'alpage 21cuno delli due tuoni. Se mò si uorrà sapere la differenza, che nasce da questi termini radicali delli due semituoni insieme raccolti, & accoppiati, alla proportione di qual si voglia delli due tuoni, si detrarà dal tuono superbipartiente 17. la sodetta proportione, & chiaramente si conoscerà, che ella è minore per vna cosi fatta proportione 6859. & 6800 denominata super 59. partiente 6800. & perciò non può essere eguale, ne il semituono può essere per la metà di cosi fatto tuono; essendo vero, che ciascuna cosa che raddoppiata trapassa, ò non arriua al tutto, è necessario che non sia la metà, ma maggiore, ouero minore;Massima. & perche non arriua, ma viene ad essere manca, non potiamo affirmitiuamente dire, che il sopradetto semituono, sia la metà del detto tuono. Et perche potrebbe dire che fosse la metà dell'altro Tuono, che è di proportione superbipartiente 15. Dico che questo ancora non può essere il vero, non essendo questo tuono di quello minore, ma maggiore, perche è denominato da maggior denominatore; & se quello è maggiore delli due semituoni insieme raccolti, come habbiamo dimostrato, maggiormente questo sarà da maggior quantità contenuto, maggior dico di proportione, ne potrà essere il vero, che questo semituono sia per la metà del tuono superbipartiente 15. Adunque quello che l'Autor del parere sin hora ci ha dimostrato di mente d'Aristosseno per vero, è il falso. Et questo è quello che io doueuo, & ho detto di dimostrare. Il tutto procede dalla poca cognitione, & litteratura, che ha questo nostro moderno Aristosseno delle cose Musicali.
Che li due tuoni l'uno di proportione superbipartiente 15 & l'altro di superbipartiente 17. non siano l'uno all'altro eguali,Tuoni ineguali. come è la intentione d'Aristosseno lo denominator dell'uno, che si ritroua essere 1 2/15. e maggiore dell'altro, che è 1 2/17. lo manifesta. Adunque li due tuoni non sono eguali l'uno all'altro; & è quello che dimostrar volea; Si conoscerà questa maggioranza, se l'uno dall'altro sarà sottratto, & eccouene la proua.Differenza delli due tuoni.
  • 17
  • 19
X
  • 15
  • 17
289 - 285
Dalla qual operatione, si vede che l'uno supera l'altro per vna proportione super 4 partiente 285. Conosciuta la uerità delle due proposte dette, facilmente si puote dimostrare la terza; & è, che il Ditono dell'Autore del page 22parere apportatoci, contenuto dalla proportione super 4. partiente 15. è maggiore di quello de Pitagorici,Ditono descritto dall' autor del parere maggiore di quello de Pitagorici. da due tuoni sesquiottaui contenuto, & dalla proportione super 17 partiente 64. il che sottraendo l'uno dall'altro, con chiarissima verità, & limpidezza si conoscerà. Ma prima dico, che il tuono superbipartiente 15 non puo essere in modo alcuno quello di cui ragiona Aristosseno,Errore. perche egli è maggiore del Sesquiottauo, e 'l sesquiottauo è più longo di quello che comporta la natura Harmonica, secondo la mente d'Aristosseno; adunque questo essendo maggiore non può in modo alcuno essere al proposito d'Aristosseno; s'è però ingannato l'Autor del parere.
  • 19
  • 81
X
  • 15
  • 64
  • Ditono dell'Autore.
  • Ditono de Pitagorici.
1216 - 1215 Eccesso.
Dallo hauer sottratto il minore dal maggiore, si vede che quello dello Autor supera quello de Pitagorici, per vna proportione cosi fatta, sesqui1215. & perciò inutile, & dissonantissimo, come ho promesso di dimostrare. Similmente il semiditono dalla proportione super 3 partiente 17. contenuto, è minore della sesquiquinta,Semiditono minore della sesquiquinta. per vna proportione sesquicinquantesima; la qual è maggiore del Comma sesquiottantesimo, come dalli denominatori dell'uno, & dell'altro potrà ciascuno conoscere; ouero sottraendo l'vna proportione dall'altra, & è il douere; perche se il ditono, e 'l semiditono, che sono parti della Diapente, vna di loro è più longa per dir cosi di quello, che comporta la natura Harmonica; necessariamente bisogna, che l'altra sia scema, & diminuta, ò vogliamo dire più corta, volendo reintegrare il tutto di cui essi ne sono parti; sarà perciò cosi fatto interuallo dissonantissimo, se pur è vero, che lo interuallo di proportione sesquiquinta, come dice l'Autore, quando riprende il Patricio, sia la forma della minor terza, & consonante; di doue si argomenta, che tutto il tetracordo, cosi dimostratoci per vna inuentione si, ma però fatto secondo la mente d'Aristosseno;Tetracordo descritto per opinione di Aristosseno, non è uero. non sia ne vero, ne là vicino, ma vna Terza cosa fatta à suo dosso. Dico oltra questo, che questi due interualli accoppiati insieme, cioè l'una, e l'altra terza, non ci possono dare la quinta di proportione sesquialtera, come l'Autore del Parere ci suppone quando uuol leuare il tuono sesquiottauo dalla differenza delle due maggiori consonanze. Il che tanto più ci certifica dell'errore, che lui piglia page 23nella descrittione di questi interualli, & di questo Tetracordo; la Demostratione sarà in pronto per darne la chiarezza.
20 17 Semiditono.
19 15 Ditono.
Diuisore 15 | 380 - 255
26 - 17
Dalla somma di questi due interualli, ne viene vno interuallo di proportione super 9 partiente 17, che non è al proposito nostro, cioè non nasce la proportione sesquialtera posta fra li termini 3 & 2 cosi tenuta da tutti gli Antichi, e Moderni;Ditono, e semiditono non reintegrano la diapente. ne questo ditono, e semiditono reintegrano come sue parti la Diapente, & pur lo dourebbono fare. Di onde si conosce la falsità di questa Demostratione. La qual falsità quanto più andremo esaminando questi interualli, tanto più si manifestarà. Quando Aristosseno vuol dire quello che sia il tuono,Tuono quello che sia, secono Aristosseno. dice che il Tuono è quella differenza, che si ritroua fra le due prime Consonanze; le due prime Consonanze sono la Diapente, & la Diatessaron. Adunque la loro differenza sarà il tuono. Ma la loro differenza è la proportione sesquiottaua, considerando l'vna nella proportione sesquiterza, e l'altra nella sesquialtera, adunque il tuono sesquiottauo è quello di cui ragiona Aristosseno; quando questo fosse il vero il che non è, sarebbe ad ogni modo falsa la demostratione dall'Autore del parere fatta perche ci rapporta due sorti di tuono l'vno maggior dell'altro; & ambidui differenti dal sesquiottauo. Oltra di questo quando l'Autor del parere ci vuole constituire questo colore, nelle quattro corde; la maggiore è di quattro parti, è rende il suono graue; & la minore che è di tre, ci fa sentire il suono acuto della Diatessaron; Adunque ci constituisce la diatessaron nella sesquiterza proportione; se alla sesquiterza vogliamo aggiungere per hauere la sesquialtera forma della Diapente, l'vno de tuoni da lui descritti, senza dubbio non sarà vera, ma falsissima,Errore, che nasce per lo accorciamento de gl'interualli constituiti dallo Autore. & pure per passare dalla quarta alla quinta, non vi si può passare con altro mezo, che con il tuono; ma l'aggiunta dell'uno non arriua, & quella dell'altro la trapassa; come fa ancora il ditono, e 'l semiditono, che gionti insieme trapassano la sesquialtera; ma vedasi quanto ingannato si sia da cose apparenti l'Autore. page 24
4 3 4 3
19 17 17 15
—— ——
76 - 51 68 - 45
Dalla somma di vno de tuoni assignatoci dallo Autore con la Diatessaron per hauerne la Diapente, ne uiene la super 23 partiente 45. & dall'altro la super 25 partiente 51. ne termini radicali. Lo istesso errore nasce, per la diuersità de tuoni,Errore scoperto. che nascono per lo accorciamento delle particelle; le quali in modo alcuno non possono dare l'essatto di quanto si cerca; però si uede, che se dalla Corda più acuta della Diatessaron diuisa in particelle nel modo, che l'Autore del parere ne insegna, sarà accorciata di dodeci particelle, acciò con la più graue, che si ritroua essere di 120 ci facci sentire la Diapente; hauremo in suo luogo una proportione di super 7 partiente 13. interuallo maggior della sesquialtera. Similmente se alla Corda graue, che si ritroua da lui partita in 120. particelle saria aggiunta la quantità di dodeci particelle per hauere un tuono oltra la Diatessaron,Inconueniente, che nasce dalla diuisione fatta dallo Autor del parere. per ritrouare una Diapente, non si haurà cotale interuallo, ma uno che sarà minor di questo, & dalla proportione super 7 partiente 15. contenuto. Di modo che ne con lo accorciamento della Corda acuta, di dodeci particelle, ne con l'aggiungere alla graue, altretante parti nelle quali ci constituisce il tuono, si può hauere la Diapente; per questo si può concludere, che la Demostratione fatta secondo la mente d'Aristosseno non è questa, ne la uicino, & però si puo molto bene considerare quanto ferisca di lontano dal bersaglio l'Autor del parere; che quando si pensa di dimostrare una cosa, ne dimostra un'altra, che tanto conuiene con la intentione d'Aristosseno quanto il fuoco col ghiaccio. Però accortosi che cosi fatto Tetracordo insieme con gl'altri da lui dimostrati, non erano quelli, che s'hauea proposti di dimostrare, secondo la mente d'Aristosseno; con lo accorciamento delle particelle, nelle linee fatte, accortosi dico de gli inconuenienti infiniti, ch'indi scaturiscono, cercò modo, & uia per rimediare al disordine; & al fine non sapendo doue meglio riuoltarsi, fece ricorso alla Poetica del Sig. Patricio,L'autor cerca aiuto dal Sig. Patricio. colà nel Settimo Libro doue, quando fa la Demostratione de Colori dice. Si che risonassero vn semituono, vn tuono, & tuono. E ben uero, che si è uergognato di adoprare, & seruirsi delle istesse parole del Patricio; ma sono le istesse nel senso quando dice.Accorciamento leuato dal Patricio. Et in somma tale accorciamento loro accidenpage 25tale s'intende douer essere rispetto alla diuersità del suono, & non rispetto alla totale primiera lunghezza, & quantità della Corda proposta. Talche secondo quest'huomo (ò bel humore) potiamo dimostrare, qual tetracordo ci piace, che habbi gl'interualli, lunghi, ò corti, non essendo questo di molto rilieuo à lui; che ad ogni modo, con l'aggiunta di questo accorciamento fatto rispetto al suono, saranno accomodate tutte le chimere, da qual si voglia intelletto fabricate; & questa è quella vera Demostratione; & quella tanto singolare Annotatione fatta sopra le parole d'Euclide, non più inuentata, ne da alcun'altro dimostrata, se non da lui; & dice il vero; che fin hora per la difficolta sua, non u'è stato huomo per eccellente, & gran dotto che sia, ò sia stato, che gl'habbi dato l'animo di far proua, & dare al Mondo cosi fatta chimera, conoscendo ch'egli è proprio un gittare il tempo, scriuer nell'acqua, & annouerare l'arena. Ma dicami questo nouo Aristosseno; se mi sarà addimandato,Dimanda fatta allo autore. se la Demostratione col mezo delle proportioni fatta da lui sia uera, ò nò, di mente d'Aristosseno; in qual maniera potrò io affirmatiuamente, affirmare che sia uera, se le proportioni, che sono le forme de gl'interualli, l'una è maggior dell'altra, & fra di loro non ci può essere uguaglianza, & perciò non possono essere compartite secondo la mente d'Aristosseno? Se affirmare uolesse che la Demostratione fatta in parti eguali delle linee, ò corde fosse uera, già ho detto di mente del Stapulense, & del Zarlino (& sono demostrationi dimostrate da loro che negar non si possono) questo essere il falso; oltra che le sue parole lo conuincono quando dice.Accorciamento deue esser fatto rispetto al suono. Che tale accorciamento deue essere rispetto al suono, & non alla totale lunghezza della linea, ò corda. Adunque la Demostratione fatta nelle parti della linea, & nelle proportioni è falsa. Ma ricorriamo alla diffesa col mezo, & auiso del Sig. Patricio, che forsi sarà uera. Dice però per ultimo refugio; che postposte tutte l'altre considerationi; & delle proportioni; & delle particelle nelle linee fatte con tante superflue, & uane diuisioni, e balordimenti di testa, che tale accorciamento uero deue esser fatto rispetto al suono; che è come à dire si che risonassero un semituono, un tuono, & tuono. O come bene si uà inuilupando. In qual maniera si deue fare questo accorciamento? di quanta quantità douranno essere accorciati quelli interualli, acciò sijno, e restino gli tuoni, e semituoni fra loro eguali, secondo che dicono le parole d'Aristosseno? Lo dimostra forsi questo nouo Maestro? Ma con qual ragione potrà dire, quando anco insegnaspage 26se di fare cotale accorciamento, che questa sia vera Demostratine? In diffesa sua per coprirsi, che potrà dire? Potrà sicuramente dire, che io habbi copiate queste mie Considerationi da certe sue scritture lasciate nelle mani di qualche suo confederato, & forsi che potrebbe essere il vero. Ma quando pur dicesse cosi fatte cose; Io le risponderò. Che in questo caso sarà vera la Conclusione da lui assolutamente posta quando dice.Conclusione. Et è conclusione fermissima, che non si crede al Relatore, se non si ha manifesta chiarezza del rapporto. A lui che vorrà come veridico Relatore, che le sia data credenza, sarà necessario dar chiarezza manifesta del rapporto. Et perche questa cosa apporterà qualche difficoltà, potrà rapportare qualche fede sottoscritta da qualche suo Amico, à complacentia fatta, & cosi darà manifesta chiarezza del rapporto; Ma cosi fatte cose rendono più tosto chiarezza di falsità, che di verità; potrò in tanto consigliarsi, per ritrouare più salda proua, & più ragioneuole, & vera di questa.

OTTAVA CONSIDERATIONE.

COnosciuta la falsità della Demostratione del colore Diatonico in quanto da questo moderno Aristosseno dimostrata, per seguitare con ordine, acciò non si dolga come ha fatto del Sig. Patricio; vedremo quello che dimostrar ci vuole del Diatonico Molle, ouero delicato; & quanto ce ne sia stato veridico apportatore, lo conosceremo. dice adunque di mente di Euclide, le cui parole ci comenta. Similmente il Colore Diatonico Molle, ò delicato, per oncie sei, noue, & quindeci. Nella qual distributione fatta come la passata, nelle quattro linee quanto alla lunghezza, & diuisione di loro in parti eguali leuandole sei le noue, & le quindeci da ciascuna secondo il bisogno, ci assegna queste proportioni. Che il primo Semituono, & più graue interuallo è contenuto dalla proportione sequidicianouessima, come nell'altro Diatonico s'è veduto fra questi termini 20. & 19 per il secondo che si ritroua fra le 114. & le 105. particelle, dice ch'egli è contenuto dalla proportione super 3 partiente 35. ne suoi termini 38. & 35. che contiene un Semituono, & un Diesis Enarmonico incomposto. Et da questa Corda all'ultima, ui si ritroua lo interuallo di sesquisesta ne suoi termini radicali 7. & 6. Continente un tuono, & un Diesis Enarmonico. Ma uolendo page 27fare la Demostratione ordinata, con le loro proportioni cosi descritte, del tetracordo, sarà fatta come seguita.Tetracordo molle diatonico descritto con le proportioni.
D. 30. ————
Tuono, & Diesis Enarmonico. 15
C. 35. ————
Semituono, & Diesis Enarmonico. 9
B. 38. ————
Semituono. 6
A. 40. ————
Come possi esser vera la Demostratione di questo Colore con tutti quei tre modi, che ha voluto farci conoscere la passata Diatonica incitata, nella presente Consideratione si vedrà. Imperoche considerando gl'interualli de quali viene ripiena questa Diatessaron nella longhezza della Corda in parti eguali diuisa, già s'è manifestamente la falsità sua fatta conoscere. Quanto alle proportioni dice, che il secondo interuallo è di vn diesis Enarmonico, & vn semituono di proportione sesquidicianouessima; vedremo che sommati insieme cotali interualli, non siamo per hauere lo interuallo super 3 partiente 35. Ma perche li diesis Enarmonij sono l'uno dell'altro maggiore cosi dallo autore dimostrati, ne sapendo qual di loro habbi da essere quello che congiunto col semituono (ò che trascuraggine) ci dia lo essato di quanto ci notifica; bisognerà fare due operationi per uedere se ritrouare si possi questa verità. Et prima dirò che egli ci assegna questi due diesisProportioni di due diesis. l'uno & è il minore di proportione sesquitrentanouessima ne termini radicali 40. & 39. l'altro che di questo è maggiore, è contenuto ne suoi radicali termini dalla proportione sesquitrentaottesima, cosi 39. & 38. hora accoppiando e l'uno, e l'altro di questi due diesis con il semituono detto ci farà conoscere questa falsità con limpidissima chiarezza.Demostratione del diesis con il semituono.
Diesis minore 40 39 39 38 diesis maggiore.
Semituono 20 19 20 19 Semituono.
—— ——
800 741 780 722
Quel Semituono, che accompagnato si ritroua con il diesis minore, ci dà vn interuallo ne suoi termini radicali contenuto dalla proportione super 59. partiente 800. come si vede. Adunque falsa è la suppositione, page 28& demostratione da lui fatta. Ma perche potrebbe dire, che congiunto con il diesis maggiore si ritrouasse il vero, questo ancora dalla demostratione fatta, si vede essere il falso; & ce ne viene un'interuallo di super 29 partiente 36. ne suoi termini radicali, essendo prima ne numeri, ò termini fra di loro composti, in uece di quelli, che da lui ci sono consignati. Per maggiormente ancora dimostrare, che questo nostro moderno Aristosseno ha perduto la squadra zoppa, e la tramontana, essendosi nelle cose, che pur uorebbe intendere abbagliato, passando tal hora dal Dorio al Frigio, & dallo Autentico al Placale. Dimostrarò ancora che il diesis Enarmonico congiunto con il tuono, non ci darà altrimenti la sesquisettima proportione,Diesis congiunto con il tuono, non fanno la sesquisettima. come egli ci ua nel capo intronando. Due sono li diesis, come anco ho detto da lui cosi inuentati; Due parimente sono li tuoni cosi dichiarati, dimostrati, e stabiliti, necessariamente adunque per fare la demostratione, & cauarne la verità; sarà dibisogno fare quattro demostrationi, & sono le seguenti.Demostratione.
40 39 diesis minore 39 38 diesis maggiore.
17 15 tuono maggiore 17 15 tuono maggiore.
—— ——
680 585 663 570
Lo auenimento delli due diesis insieme con il tuono maggiore congiunti, l'uno ci dà lo interuallo contenuto dalla proportione super 21. partiente 190. l'altro dalla proportione super 19 partiente 117. di modo, che fin hora non potiamo hauere lo intento di quanto ci dice il moderno Aristosseno. Ma chi sà, forsi ce lo potrebbono dare le proportioni del minor tuono con l'uno, e l'altro diesis sommati insieme; Et se questo sarà ancora il uero, eccone il parangone.
40 39 diesis min. 39 38 diesis mag.
19 17 tuono min. 19 17 tuono min.
—— ——
760 663 741 646
Dallo accoppiamento di questi due interualli, ne viene da due di loro la proportione super 97 partiente 663. & da gl'altri schisati, & ridotti dalli numeri fra di loro composti, ne radicali per 19. suo diuisore; la super 5 partiene 34. & non come dice lui, la super 3 partiene 35. page 29Quanto poi allo accorciamento fatto rispetto al suono, & non della linea ò corda, già ne ho detto intorno al Diatonico incitato. Et perche dice, che sono interualli incomposti; & forsi potrebbe intendere, che fossero di cosi fatta proportione, & non composti, che s'habbino da intendere nella maniera, che ho dimostrato. Dico però che questo ancora non è il vero; essendo vero, che cotale incompositione s'intende quanto alla estremità de suoni, che non vogliono in cosi fatto luogo essere tramezati da altri suoni; ma non già che quella proportione non sia, ò non possi come da sue parti essere reintegrata da vn tuono, & vn diesis; la qual consideratione conferma lui ancora tacitamente quando dice. Quello interuallo è di vn tuono, & vn diesis Enarmonico, insieme accompagnati. La onde di qui sicaua, che gl'interualli si possono considerare in due modi;Interualli considerati in due maniere. ouero inquanto che sono contenuti da un suono graue, & l'altro acuto, senza di loro hauere altra consideratione. Ouero in quanto che da più parti vengono reintegrati; & in questo secondo modo lo considera il moderno nostro Aristosseno, secondo che le sue parole ci manifestano.

NONA CONSIDERATIONE.

QVando nel libro già da me composto, & dato alle stampe, il cui titolo è l'Artusi, cioè dell'Arte, & Vso della moderna pratica di Musica, dissi quello che mi parea intorno ad alcuni passaggi da certi moderni Compositori vsati; senza nominare alcuno, non parendomi cosa ciuile cercare nominatamente d'offendere, quelli che non offendono ne dano occasione d'offendere alcuno,Intentione dello Artusi. tutto dissi solo per modo di speculare il vero, & à fin che gl'Autori di simili spropositi accorgendosi dell'errore, come ragioneuoli se pur di cosi fatte ragioni erano capaci, & intelligenti s'acquetassero. Ma da capriciosi humori alcuni di loro guidati, non solo non hanno mutato parere, ma male à male come si dice aggiungendo, uanno empiendo le carte, di cose che quando si pensano in guisa di Eccellente Pittore scoprire, & far uedere una figura ben fatta, & che nelle sue parti sia proportionata, il che fanno quelli che sono giudiciosi; ci rappresentano un mostro simile à quello che il Poeta de Poeti nel quinto della Eneida ci ua descriuendo quando dice.
Virginiei volucrum vultus foedissima ventris Ingluuies, vncaeque manus, & pallida semper Ora famae.Virgilio nel 5
page 30Ilche imitano benissimo questi tali quando nel mezo delle loro cantilene, nel principio, & nel fine ci rapportano interualli sgarbatissimi da modulare;Errori di alcuni compositori moderni. Nella pouertà dell'Harmonia; nella lontananza tal uolta delle parti, gl'estremi di cui se ne giungono fino alle 23. Voci; nella poca osseruanza de modi; nella positione, & ordine delle consonantie, lontana dalle buone Regole; nella mala imitatione delle parole, come si può uedere nel principio della Cantilena di sopra posta, che dice. Ma se con la pietà. L'Harmonia di cui più tosto moue à risa, che à pietà; & forsi che non fanno professione, che le loro Cantilene faccino noui effetti pietosi, & d'imitatione delle parole; pur uedasi come moua à pietà l'animo di chi la intende. Tutto questo disordine da altro non nasce, se non che non intendono altro che quello che gli capricij loro le dicono, che stij bene; però ci rapportano interualli tall'hora, che loro stessi non li conoscono, dicono però che sono cose noue, se bene sono più uecchie, che il Cucco; come li seguenti, il primo de quali dicono, che non è ne sesta, ne settima, ma che consona benissimo alle sue orecchie, che sono purgate.Interualli per cantare falsi, ma per sonare ne lauti buoni.
[Music example]
Il secondo uogliono, che sia una terza, ouero Decima, & che questa Terza, ouero Decima sia contenuta da due semituoni l'uno nell'acuto, l'altro nel graue, e l'uno, e l'altro di proportione sesquiquindecima, e 'l tuono che nel mezo uiene ad esserui posto, sia di proportione sesquinona; ma che però col mezo, & ordine della Dottrina di Ludouico Fogliani, uogliono leuare dall'uno e l'altro semituono tanta quantità, che il tuono per tale accrescimento diuenghi sesquiottauo, & gli semituoni restino fra di loro eguali, e per la metà del tuono. Quanto al primo interuallo, dico, non è cosa noua, perche fu usato da Luca MarencioLuca marencio. nel principio d'un suo madrigale, le parole di cui dicono. falsa credenza, per dimostrar apunto un'interuallo page 31falso nelle voci, & nella modulatione, ma non è falso nel lauto, & nel chitarone instromenti da cui questo, & molti altri interualli sono leuati, & ciò si manifesta, perche nel luogo istesso, che il Sonatore pone le dita per farci sentire una sesta, le pone ancora à farci intendere questo interuallo fuori delle sue cordi naturali, nelle accidentali trasportato, diuidendo il tuono posto nello acuto col mezo de gl'accidenti in due semituoni eguali, & nel graue similmente il tuono uiene diuiso in altri semituoni eguali, come nella sottoposta Demostratione si uedrà chiaramente, non solo questi, ma molti altri considerati fuori delle corde naturali, e posti nelli accidentali. Quanto alla Consideratione di questo secondo interuallo, introdotto per una terza; di lui si può hauere molte considerationi; ouero che lo potiamo considerare come interuallo, che da instromenti naturali ha da essere proferito; e cosi non può essere altrimenti una terza; ouero secondo le forme, ò modello, che sono le proportioni; & in questo modo, non potrà essere terza altrimenti; ouero come quello che da instromenti Artificiali, come Lauti, & simili si può far sentire; & à questo modo sarà una Terza maggiore, perche il Sonatore porrà nello istesso luogo le dita per farci sentire la terza naturale, nel quale pone similmente le dita per questa accidentale, cioè nella istessa distantia. Ma la uoce naturale non auezza à modulare simili interualli, non naturali, per interualli naturali,Voce naturale non auezza à cantare Interualli accidentali. contenuti dico naturalmente fra il termine di tre Corde, & accidentalmente di quattro, non hauendo prefisso termine come l'instromento fatto dall'Arte, se bene può piegarsi doue le piace; non può giustamente diuidere il tuono in due parti eguali, e quelle modulare in maniera che faccino quello effetto, che ne gl'instromenti si sentono; però mi pare errore che quelle cose, che dalla natura non possono essere adoprate senza sua offesa, gl'inuentori di cosi fatte confusioni, ne uogliono empire le carte, solo per fare il bell'ingegno; non considerando, che altre sono le cose naturali, & altre le accidentali. Non si ha forsi in molti luoghi nel sistema massimo, la Terza, & la sesta naturale, facili alla natura da modualre, senza cercare cose forestiere, & accidentali, difficili, e sgarbate? forsi lo fanno per accrescere la Harmonia? forsi la bellezza del Cantare? forsi la comodità del Cantore? le succede tutto il contrario. Ma intorno à quello che dicono di leuare tanto all'uno de semituoni, quanto all'altro per accomodare il tuono sesquinono, acciò diuenti sesquiottauo, con certi, & determinati numeri rationali; bisognerà prima ritrouare la metà del Comma sesquiottantessimo,Difficoltà. perche di tanta page 32quantità il sesquinono è minore del sesquiottauo; la qual metà conosciuta potrassi poi leuare dall'uno, e l'altro de semituoni, è aggiungerla al tuono, che all'hora sarà il tuono sesquinono diuentato sesquiottauo; & li semituoni restarano eguali; perche se da cose eguali, sarà leuato cose eguali;Massima. quelle che restaranno saranno poi fra di loro eguali. Due cose quiui ci sono da considerare, & di molta importanza; anzi impossibili.Due cose degne di molta consideratione. La prima, che gl'inuentori di cosi fatte spropositate; & se di nouo Euclide con Archimede insieme uiuessero, non potranno mai diuidere la proportione sesquiottantesima, forma del Comma in due parti eguali, con certi, & determinati numeri rationali. La seconda è, che quando ciò si potesse conseguire, impossibile è, che quel residuo delli due semituoni restino per la metà del tuono sesquiottauo; Essendo conclusione firmissima nelle Mathematiche,Conclusione vera. che nissuna proportione superparticolare possi essere diuisa in due parti eguali con certi & determinati numeri rationali, cose tutte ch'io non sò come l'Ottuso Academico si lascia vscire di bocca, & forsi che non fa del Teorico, & del saccente; pur si dimostra d'ingegno tanto perspicace, che potrebbe da lui essere inuentato, quello che questi Mathematici, non hanno potuto, ne saputo fare, ne potranno altri conseguire. Et perche io ho promesso di dimostare vna sfilzata d'interualli forastieri, non conosciuti da quelli che esercitano questa moderna confusione, interualli inutili da cantare, con le voci nelle cantilene ordinarie, se bene sono è saranno conosciuti da quelli che suonano il Lauto, Chitarone, & altri cosi fatti instromenti; gli ponerò qua di sotto ordinatamente, lasciando da una parte la Consideratione, che di loro potrebbe hauere, quando secondo la mente di Tolomeo s'hauessero da essaminare; Contentandomi solamente di dimostrare come trasportati fuori delle Corde naturali, si dimostrano à gl'occhi differenti da quel che sono; dicendo che sarà vero, che da tanti semituoni nelli istessi instromenti, sarà riempito ciascuno di questi interualli, di quanti gli naturali, considerando il tuono diuiso in due semituoni eguali, & che due semituoni riempiono come si vede nel Lauto vn tuono, & è secondo la mente di Aristosseno appunto.Interualli da quanti semituoni siano contenuti.
  • Adunque la seconda minore, è lo istesso semituono.
  • La seconda maggiore, è di un tuono, ouero di due semituoni composto.
  • La terza minore di tuono, è semituono, adunque di tre semituoni.
  • La terza maggiore di due Tuoni, adunque di quattro semituoni.
  • La Quarta di due Tuoni è semituono adunque di cinque Semituoni. page 33
  • Il Tritono di tre tuoni. Adunque di sei Semituoni.
  • La quinta diminuta è contenuta dalla istessa quantità de semituoni, che è il tritono, non vi potendo fra loro la quarta, e la quinta entrare per la diuisione del tuono, che fra di loro vi si interpone, altro che un solo interuallo, & questo serue per l'uno, & per l'altro; serue però quando viene considerato di tre tuoni intieri per il tritono; & per la semidiapente, quando gli Tuoni posti vno nello acuto, e l'altro nel graue sono in due semituoni ciascuno di loro diuiso, come da [mus.bquad] fa be mi à F. fa ut.
  • La quinta di tre Tuoni, & semituoni. Adunque di sette semituoni.
  • La sesta minore, di tre Tuoni, & due Semituoni; adunque di otto semituoni.
  • La sesta maggiore di quattro Tuoni, & semituono; adunque di noue semituoni.
  • La settima minore di quattro Tuoni, & due semituoni; adunque di dieci semituoni.
  • La settima maggiore di cinque tuoni, & un semituono; adunque di undeci semituoni.
  • La ottaua di cinque tuoni, e due semituoni, ouero di sei Tuoni; adunque di dodeci semituoni.
Non restarò di auisare il Lettore, che molti di questi interualli nascono naturali; ò per meglio dire misti di vna corda naturale, & vna Cromatica, che in altri luoghi, & altre corde si ritrouano, con la corda acuta, & la graue Cromatica signate con l'accidente. Come la seguente quarta considerata nel numero di cinque corde.
[Music example]
Vnisone page 34
[Music example]
S'haurà similmente la sesta minore, che fra queste Corde nasce nel numero di sei Corde, in altre nascerà di sette. Et la terza minore, che nasce nel numero di tre in altri luoghi sarà da quattro corde contenuta.
[Music example]
Di cosi fatta maniera questi interualli si vanno mutando, & permutando secondo che li tuoni posti nel graue, & nell'acuto, vengono diuisi; ne si possono scriuere altrimenti, posti fuori delle sue Corde. page 35

DECIMA CONSIDERATIONE.

VEduto secondo l'ordine naturale, il tetracordo Diatonico incitato, e 'l molle, o delicato Aristossenico; che queste due sole specie, & non più Diatoniche da Aristosseno sono state constituite; & fattaui intorno assai buona essamine per ritrouare il vero; resta che vediamo, ciò che del Colore Cromatico ci apporta Aristosseno il moderno. Ma perche ci rapporta parole dette da Euclide, recitarò prima le parole di Euclide da lui poste, & di poi il suo comento, & al fine vedremo se haurà detto il vero, o il falso. Dicono adunque le parole, che vi vuol comentare. Il Colore Cromatico Tonieo per sei, & sei, & diciotto oncie. Seguita poi l'Autore, & dice. Questa spetie, ò Colore Cromatico si dice Tonieo, percioche ella in se contiene vn tuono composto di due semituoni, l'uno de quali è posto fra la prima Corda A. B. grauissima stabile compartita in 120. parti eguali; & la seconda mezaa mobile A. K. di 114. particelle eguali, sotto la proportione in questa maniera sesquidicianouessima, la quale è fra 20. & 19. l'altro è tra la detta seconda Corda mezana mobile A. K. & la terza mezana, & mobile similmente A. L. di 108. particelle eguali sotto la proportione sesquidicottessima, cioè da 19. à 18. Ha poscia ancora questa specie l'altro interuallo incomposto; il quale è di 18. particelle, ouero oncie, & cosi contiene in se vn tuono, e mezo da gl'Antichi detto trihemituono, & da Moderni semiditono posto tra essa Terza Corda mezana mobile A. L. & la quarta estrema stabile acutissma A. C. di 90. particelle eguali, in maniera tale sotto la proportione sesquiquinta, cioè da 6. à 5. Et questa diuisione Aristossenica viene ad essere ancora di Eratostene, come si vede nella Tauola delle proportioni Cromatiche poste da Tolomeo nel Capitulo 14. del secondo libro de gl'Harmonici. Et ecco la Demostratione. page 36
[Figure: TETRACORDO CROMATICO TONIEO ARISTOSSENICO.]
Sono tante le impertinentie, che nascono dalla Constitutione, ò Demostratione di questo Colore fatta in questa maniera, che io resto come fuori di me stesso. Dice per il primo errore l'Autore.Perche si chiama Tonieo. Questo Colore si chiama Tonieo, perche contiene in se vn Tuono composto di due semituoni. Se questo colore, per le sue corde procede per semituono, semituono, & semiditono, ò Trihemituono come dice lui. Doue si ritroua questo Tuono Composto di due semituoni? Quando si dice vna cosa esser CompostaQuello che sia interuallo composto. s'intende, che siano due, ò più cose insieme, talmente poste, che di due, ò più, che sono separate, se ne facci vna sola, & non che di vna fattone due s'habbi da dire Composta. In questo Colore, del Tuono si fa due semituoni, & perciò douea dire, diuiso; & non Composto, & haurebbe detto bene. Dice per sua buona sorte, le cose al contrario di quello, che sono, vedete s'è possibile poter intendere le cose per il suo verso. Seguita, & dice, che l'vltimo interuallo di questo colore, era da gl'Antichi detto Trihemituono, & da Moderni semiditono;Differenza dal trihemituono al semiditono. non ha da fare questo con quello; il Moderno è consonante; l'Antico è dissonante; il Moderno è contenuto da vna proportione il Trihemituono da vn'altra da quella diuersa. Gli Moderni non considerano più il semiditono come elemento di alcun Genere, di modo che habbi da essere considerato come interuallo incomposto, & trihemituono, in quel modo, che gl'Antichi faceuano; che in questa maniera considerato ancora il tuono, e 'l semituono, vengono detti Trihemituono,Quello che sia trihemituono secondo Boetio. cosi dice Boetio nel Vigesimoterzo Capitolo del Libro Prima della sua Musica, ma lo considerono come interuallo, che va ripieno di tuoni, e semituoni; di modo che non ci è comparatione fra l'vno, & l'altro; e 'l nome di vna non serue all'altro, e non è manco lo istesso; altrimenti ne seguirebbe, che il semituono, & il tuono, che si dicono ciascuno di loro Trihemituono, come ha detto Boetio fossero lo istesso con il semiditono, il che non piò essere, è un'impossibile. Il tutto dice questo Autore per dimostrarsi accurato Scrittore. Ci raporta che Tolomeo nel Decimoquarto Capitolo del Secondo, nella Tauola de Colori Cromapage 37tici, descriuendoci questo Tetracordo per fattura d'Aristosseno, dice ch'egli è lo istesso di quello d'Eratostene; & io ui aggiungo, che secondo quelle Tauole, questo è il Cromatico di Didimo, e forsi che da questo; Tolomeo cauò il suo Diatonico, non essendo altro questo descrittoci con proportioni cosi fatte, che il Diatonico di Tolomeo inspessato da una Corda Cromatica; & pur lo douea considerare questo moderno Aristosseno, facendo professione di scriuere con ogni minutezza, & diligentia le cose dette da questo ualent'huomo. Ci assegna però un semituono di proportione sesquidicianouessima fra 20. & 19. & un'altro di proportione sesquidiciottessima fra 19. & 18.Semituoni di qual proportione siano. & che altro sono questi due semituoni, se non il tuono sesquinono, in due semituoni ineguali diuiso? Seguita poi è dice che il Trihemituono da Moderni detto semiditono, è contenuto dalla proportione sesquiquinta fra 18 & 15. & che cosa è questo, se non un sesquiottauo congiunto con un sesquequindecimo?Quello che sia lo interuallo sesquiquinto. Et Tolomeo come ha diuisato il suo Diatonico Sintono, se non con interualli cosi fatti? Dirà forsi che non sia uero? Et che differenza è fra di loro, se non che restando gl'istessi interualli nel luogo suo; diuide quel tuono che nel tetracordo di Tolomeo è posto nell'acuto in due semituoni,Qual tuono uiene diuiso. in uece di diuidere quelli che sono nel graue? Quello che di nuouo ci apporta l'Autore, sono tre semituoni; che ci constituisce, l'uno dell'altro maggiore, concetto che non fu mai detto da Aristosseno, da Euclide, da Aristide, Censorino, ne da Martiano Capella, ne da altri, che sia stato seguace d'Aristosseno.Seguaci di Aristosseno. L'uno di proportione sesquidicianouessima; un'altro sesquidiciottessimo. Et perche in questo Colore dice che ui è il Trihemituono contenuto da un tuono e mezo, che secondo Aristosseno è un tuono, & un semituono nella proportione 18. & 15. & di già non rammentandosi (il che è marauiglia grandissima) ha detto che il tuono è di proportione super 2 partiente 15. ne termini 17. et 15. per hauere hora il Trihemituono ui aggiunge la proportione sesquidiciasettessima, et è il semituono aggiunto al tuono, che reintegra il suo trihemituono 18. et 15. ne suoi termini, ma non radicali; di modo che à fare il conto, tre saranno gli semituoni descritti da questo moderno Aristosseno, uno sarà diTre specie di semituoni.
Proportione sesquidiciasettessima 18 17
Proportione sesquidiciaottessima 19 18
Proportione sesquidicianouessima 20 19
page 38Di doue si vede quanto bene egli vada spiegando la intentione d'Aristosseno, di cui ne fa professione cosi gagliardamente, & forsi che baldanzosamente non dice di farci vna vera Demostratione, delli Tetracordi d'Aristosseno. Ma perche ho detto che questo è il Tetracordo di Tolomeo, parmi bene di rapportarlo quiui, acciò in faccia si conosca, che quanto ho detto è il vero.
Diatonico di Tolomeo. Cromatico d'Aristosseno di Didimo, & di Eratostene.
15 15
16
18 Tuono diuiso in due semituoni. 18
19
20 20
E ben vero, che perche con queste sue noue inuentioni, di applicare le proportioni à gl'interualli, lontanissima operatione dalla mente d'Aristosseno, & de suoi seguaci, & di diuidere la lunghezza della Corda in parti eguali; s'è accorto di non colpire nel bersaglio, in quella maniera che haurebbe uoluto; perciò s'è riuoltato allo accorciamento fatto rispetto al suono; & quando di questo accorciamento lasciando il Mesolabio, ouero l'aiuto della 13. propositione del sesto d'Euclide, ne hauesse fatta la Demostratione, forsi che haurebbe potuto essere uera la Demostratione, & chi sà? il suo bello ingegno potrebbe forsi ancora operare di tal sorte, che ritrouasse il uero; Staremo à vedere, ne spero ogni bene; noue inuentioni non ci possono mancare. page 39

VNDECIMA CONSIDERATIONE.

FAtta la Consideratione del Cromatico Tonieo, se non minutamente, almento la uicino, & intorno à quelle cose che più importano; uedremo hora come questo nouo Aristosseno habbi inteso il Colore Cromatico sesquialtero. Dicono le parole di Euclide da lui comentate, & di annotationi non più da altri dette illustrate.Constitutione del cromatico Hemiolio. Il colore del Croma Hemiolio, ò sesquialtero per interualli di oncie quattro, e meza, & oncie quattro, e meza, & ventuna oncia. Et quando uiene alla Demostratione di cosi fatta cosa, ci descriue un diesis di oncie quattro, e l'altro di cinque; ò particelle della linea fatte; dice però, che le proportioni loro sono tali. Il primo è sotto la proportione cosi supertripartiente 70. essima; uuol dire super 3 partiente 77 essima, cioè da 80. à 77. & è secondo li suoi dissegni di 115 1/2. particelle; e 'l secondo diesis è contenuto dalla proportione super 3 partiente 74. cioè da 77. à 74.Proportioni delli diesis ineguali. & per un'interuallo incomposto continente un tuono con due altri diesis Cromatici sesquialteri più graue della quarta, & acutissima stabile di 90. particelle eguali; onde sia tra loro cosi contenuta la proportione super 7. partiente 30. che è da 37. à 30. In conclusione uuole questo Moderno Aristosseno, che questo tetracordo Aristossenico sia diuiso in due diesis, & un tuono con due altri diesis. Ma se uere sono le parole di Euclide, che egli traducendole in parlare Italiano ci rapporta, Tre diesis andrano al riempimento del tuono, che cosi dicono le parole d'Euclide, & d'Aristosseno istesso quando diuide il tuono, in tre, & in quattro parti eguali. Ma la Diatessaron, ò il tetracordo cosi descrittoci è di due diesis principalmente, l'uno, & l'altro contenuti dalle proportioni dette;Errore del moderno Aristosseno. & un tuono, & due altre diesis, che in tutto arriuano al numero di quattro diesis. Ma quattro diesis riempiono un tuono, & una terza parte di tuono. Adunque questa Diatessaron, sarebbe ripiena di due tuoni solamente, & un diesis, il quale è la terza parte di tuono. Non sarà uero adunque che la Diatessaron da Aristosseno il uecchio ordinata sia di due tuoni e mezo; ma di due tuoni, & una terza parte di tuono cosi dal moderno Aristosseno riempita. Questo è uno inconueniente; Non disse mai Aristosseno l'antico, ne alcuno de suoi seguaci cosi fatte spropositate;Disproposito. si come è stata una spropositata il dire che l'uno diesis di proportione super 3. partiente 77. e l'altro contenuto page 40della proportione super 3 partiente 74. Essendo che queste proportioni non sono eguali; se bene eguali le differenze. Et perche ci constituisce il tetracordo delle proportioni dette. Eccolo ordinatamente posto.
D. 60 ————
Tuono, & due Diesis.
C. 74 ————
Diesis.
B. 77 ————
Diesis.
A. 80. ————
Dice che fra 74. & 60. vi è vn tuono, & due diesis, & ritrouandosi il tuono da 68. à 60. saranno li due diesis fra 68. & 74. Et perche gli constituisce di differenze che sono eguali; sarà l'uno cosi da 68. à 71. & l'altro da 71. à 74. & haueremo in cosi fatta ordinatione quattro diesis in progressione Arithmetica, ma se siano le proportioni eguali, come ce le dissegna Aristosseno, & tutta la Scuola Aristossenica, dicanlo quelli tutti, che di questa professione hanno intelligentia; sono gli Diesis li seguenti.Quattro specie di diesis.
Diesis di proportione super 3 partiente 68 71 68
Diesis di proportione super 3 partiente 71 74 71
Diesis di proportione super 3 partiente 74 77 74
Diesis di proportione super 3 partiente 77 80 77
Ma benissimo m'accorgo, che poiche questo moderno Aristosseno s'è accorto, che non può per la diuisione della Corda in parti eguali fatta; ne manco col mezo delle proportioni assignarci vguaglianza alcuna di interualli, ne di farci vna vera demostratione, come ci ha promesso, si vuol saluare, con lo accorciamento fatto rispetto al suono, ritirandosi dietro alla Tauola per stare ad ascoltare, ciò che dice il Mondo di queste sue bellissime spropositate. Ma non gl'andrà fatta; perche la malitia è conosciuta; può vscire fuori allegramente, & lasciarsi conoscere in faccia. page 41

DVODECIMA CONSIDERATIONE.

ISpedita la Consideratione delli due Tetracordi Cromatici, cosi malamente dimostrati, con simigliante maniera, & con molta breuità, ci spediremo dalla essamine del tetracordo molle, ò delicato descritto nella terza parte da lui fatta nella diuisione delle parole di Euclide, le quali sono queste.constitutione del color cromatico molle Il colore del Croma molle, ò delicato per interualli di quattro, & quattro, & ventidue oncie. Col mezo delle quattro linee in 120. particelle ciascuna di loro egualmente diuisa, facendo lo accorciamento di quattro, & quattro, & ventidue oncie, con gli scanelli, ò ponticelli per hauerne quegli interualli, che à constituire questa specie sono necessarij, ci fa la Demostratione secondo il solito suo, ma con molta diligentia ci va descriuendo da quali proportioni siano cosi fatti interualli contenuti;Proportioni delli diesis di questo colore Et per il primo, & più graue diesis, dice ch'egli è dalla proportione sesquiuentinouessima contenuto, di quattro particelle, che dalle 120. leuate sarà la sua corda acuta di 116. che insieme con le 120. comparate, si corrispondono in cosi fatta proportione. Il secondo, che sarà di altre 4. particelle essendo che vogliono essere eguali, viene ad essere formato dalla proportione sesqui 28 essima, & nella corda di 112. particelle; l'altro interuallo che deue essere di 22. oncie, resta all'ultima corda 90. che è lontana dalla corda 112. per oncie 22 sarà di proportione cosi super 11 partiente 45. fra li termini 56. & 45. & è vn tuono con semituono, & vn diesis cromatico molle contenuto; & affinche si ueda tutto 'l tetracordo ordinato secondo queste proportioni lo ponerò quà di sotto.
D. 45 ————
Tuono, semituono, & diesis 22
C 56. ————
Diesis Cromatico 4
B. 58. ————
Diesis Cromatico 4
A. 60. ————
E ben vero, che perche non le paiono à bastanza le quattro specie di diesis nella consideratione passata dimostrate, che in questa ce ne vuol consipage 42gnare tre altre, l'una dall'altra diuerse, & ineguali. Ma come diceua il Barba Zeuaino, la non starà lì. Egli uorrà inuentarne tanta quantità, che possino al numero nouenario giungere; & non è senza misterio; perche alcuni uogliono, che la Musica nasca dalle Muse alle quali è concesso il cantare, per una certa loro omnipotenza; & però scherzando potrebbe con questo numero nouenario delli Diesis, & delle Muse, dimostrare il suo bello ingegno. Gli Diesis sono li seguenti.Spetie di Diesis.
Diesis di proportione sesquiuentinouessima 30 29
Diesis di proportione sesquiuentiottessima 29 28
Diesis di proportione sesquiuentisettessima 28 27
Due de quali, & sono quelli che seruono per gli interualli dirò cosi naturali, & proprij del colore. Et nel tetracordo sono separati; Ed il terzo, che con il tuono, & semituono si ritroua vnito, e quello che fra gl'altri delli tre nominati è di proportione maggiore; imperoche considerati gli termini della proportione super 9 partiente 45. ui si include lo interuallo del tuono, & semituono, che da una sesquiquinta è contenuto; posta fra il 18. & 15. li quali termini moltiplicati per il 3. ci danno la proportione detta; essendo uero che sia qual proportione si uoglia, & moltiplicata per qual numero si sia produce la proportione medesima. Quella proportione poi che di più ui è aggiunta, necessariamente bisogna che sia quella del diesis, ma ella è una proportione sesqui 27 essima. Adunque questa è la proportione del diesis accompagnato col tuono, & semituono in questo colore. Et perche questa proportione ha maggior denominatore di ciascuna delle tre proportioni delli diesis dimostrate, ella sarà maggiore, & maggiore interuallo de gl'altri due diesis separatamente considerati. O come fa questo autore straparlare Euclide, Aristosseno, & tutti gli suoi seguaci; non dissero mai alcun di loro, che ci fossero noue specie di diesis l'una dal'altra differente; sette specie n'ha sin hora dimostrate, l'altre due, dimostrarà nel colore Enarmonico. Non si ramenta questo poueretto, che quando fa la diuisione delle parole di Euclide, & che le traduce in parlare Italiano, due solamente, & non più dice, che sono gli diesis? Il primo di tre oncie da Martiano detto Tetartemoria, cioè quarta parte; l'altro di quattro oncie da lui detto Tritemoria, cioè Terza parte. Che poi la Demostratione sia uera all'istesso modo, che le altre sono state considerate, & conosciute per page 43false; questa ancora simigliantemente si ritrouerà esser tale. Nella diuisione della lunghezza della linea, ò corda fatta in parti eguali, non è vera. Nella Consideratione delle proportioni, si vede ragioneuolmente falsissima. Quando poi se ne viene allo accorciamento fatto rispetto al suono & non alla totale lunghezza della linea, ci lascia al solito suo con le mani piene di Mosconi. Et forsi che questa non è vna noua inuentione, è vero il prouerbio chi non fa, non falla.Prouerbio uerissimo.

TERZADECIMA CONSIDERATIONE.

REsta hauendo fatte quelle Considerationi, che à me paiono più necessarie per scoprire la verità, ò la falsità, per dir meglio, de Generi Diatonico, & Cromatico; che hora vediamo come, & in qual maniera questo nouo Aristosseno si sia diportato nella Demostratione del Colore Enarmonico, di cui una sola specie ne dimostra. Et perche fa una assai lunga diceria, volendo dimostrare, che questa specie particolare non è quella, che da Olimpo fu ritrouata, non le parendo à bastanza d'hauer ripreso il Patricio contra ogni douere, si riuolta à Plutarco per dargli una percossa tale,L'autor percuote Plutarco. che per huomo indegno di fede uorrebbe che fosse riputato, ma troppo ha fermo il piede Plutarco, troppo ha credenza egli è in tanta stima (& meritamente) appresso tutti gli dotti, e gl'indotti, che pur alla giornata vanno legendo qualche sua opera, che poco, anzi nulla può nocerli le lingue de maldicenti, non teme soffiata da venti contrarij. Adduce (o che Arte) un'autorità di Plutarco da lui tradotta in parlare Italiano per hauere occasione di tassarlo, & dice. Ma da Musici Olimpo, è (come dice Aristosseno) riputato inuentore del Genere Enarmonico, conciosia che auanti à lui tutti li Generi erano stati Diatonici, ò Cromatici. Seguita l'Autore;
Ma non per tanto esse prouano, ò inferiscono, che se bene d'Olimpo fu la inuentione del Genere Enarmonico, sua però fosse questa distributione, ò spetie. Oltra che à Plutarco quando bene anco questo luogo concludesse à fauore della particolarità proposta, non si haurebbe da prestar credenza, se non quanta è la fede d'Aristosseno allegato da lui; il qual detto d'Aristosseno, se del Musico intende Plutarco, non si legge ne suoi scritti Harmonici, che noi habbiamo per le mani. Et è conclusione fermissima,conclusione falsa. che non si crede al page 44Relatore, se non si ha manifesta chiarezza del rapporto.
Volendo con questa conclusione dire; che non ritrouandosi ne gli scritti d'Aristosseno i quali habbiamo per le mani, il rapporto che fa Plutarco, à lui come relatore di falsità non debbe essere creduto. Ma s'egli è uero che Aristosseno come dice Suida Historico,Suida. & altri Autori graui habbi tanti, e tanti libri di Musica, Arithmetica, Historia, & di Filosofia Composti; non può essere ancora che Plutarco huomo di gran giudicio, ingegno, & lettura, habbi letto qualche opera d'Aristosseno da noi desiderata,Diffesa di Plutarco. & perciò come Historico il cui fine è di narrare il vero, ce ne habbi fatta quella relatione che à huomo veridico s'appartiene? Et quanti libri d'Autori grauissimi potiamo, e dobiamo credere, che si ritrouassero al tempo di Plutarco, che per le guerre, e la lunghezza del tempo essendo persi, noi con danno incredibile ne siamo priui? Et se Plutarco ci ha fatto vna cosi fatta Relatione, e forsi tenuto fra Dotti, & litterati un Ciarlatore? Vn parabolano, capricioso, huomo di testa, ostinato, & poco sauio come altri? Non già, ma si bene per sententioso, giudicioso, d'autorità, di fideltà nelle Relationi da lui fatte. Ne quiui uale al proposito nostro dire gli Giurisconsulti dicono, che questa conclusione è uera, in caso tale.Proposta. Titio addimanda ad Antonio cento scudi, & dice douerli hauere per un'instromento fatto con suo Padre, & ne rogato, &c. à Titio che è il relatore non se gli deue dar credenza, se non quanta è quella, ch'egli dimostra per l'instromento; adunque à Relatori non si deue credere, se non si ha manifesta chiarezza del raporto. Adunque à Plutarco Relatore non se li deue credere se non quel tanto, che dice Aristosseno. Et perche ne gli scritti, che noi habbiamo per le mani d'Aristosseno, cotal cosa non si ritroua, come ho detto. Adunque à Plutarco non si deue in modo alcuno credere, che ciò sia il uero? Dico che delle cose li fini sono diuersi.Fini diuersi. Il fine di Titio è di hauere, & cauar dalle mani ad Antonio cento scudi; per il danno che può succedere ad Antonio per il mezo di questo priuarsi del danaro, bisogna che Titio dia manifesta chiarezza di questo raporto ad Antonio, se uuole che egli si priua di questo beneficio delli cento scudi, potendo anco in questo raporto essere uerità, & falsità per l'utile, che ne spera Titio, & perciò per lo interesse proprio; & per il danno che può succedere ad Antonio, bisogna dare manifesta chiarezza di questo raporto. Ma il fine dello Historico,Fine dell'Historico. che non spera utile à se, e danno ad altri, e solo di narrare il uero; però come Historico ueridico ui si deue dar credenza, senza manifesta chiarezza di raporto. Et quando non ui page 45si douesse dar credenza rispetto à questa conclusione, non sarebbe anco degno di fede.Historici ueridici. Beroso, Pausania, Suida, il Zonara, Gioseffo, Suetonio Tranquillo; Titoliuio, Iustino, il Sabelico, & tanti altri Historici Antichi, & Moderni; che senza manifesta chiarezza di raporto ci narrano Guerre, Paci, Tregue, Ragionamenti, Consegli, Ambasciarie, Parlamenti, Fatti d'Arme, Stratageme Militari, Vittorie, Parentadi, Trionfi, & tanti Gesti, & fatti de Greci, Arabi, Latini, Hebrei, & altre Nationi; senza la cognitione de quali, non si haurebbe memoria alcuna, ne vniuerebbono eternamente nel Tempio della Fama, tanti huomini illustri che sono stati, sono, & saranno insieme con le attioni da loro fatte, che sono segnalate, & dal principio della creatione del mondo sino al presente giorno. Et se à questi Historici come huomini degni di fede, senza chiarezza di raporto gli si crede; perche à Plutarco non vi si deue credere? Per qual causa da lui, s'ha d'hauere, & ricercare chiarezza di raporto, & da gl'altri nò? L'ha forsi detto l'Oracolo d'Apolline? AristoteleAristotele. ci raporta opinioni di Melisso, Parmenide, Anassagora, & d'altri Filosofi Antichi, senza che le opere loro si uedano; adunque perche non ci è manifesta chiarezza di questo raporto, non si deue credere ad Aristotele? Sarà per questo Aristotele vn mendace? Sarà vera adunque in cosi fatto proposito, questa conclusione? Et forsi che non la dice con parole pregnanti. Firmissima; Manifesta, & altre. Certo nò. O come bene s'accorse di questo inganno Catone il sententioso quando arditamente cantò.Detto di Catone. Noli tu quaedam referenti credere semper Exigua ijs tribuenda fides, qui multa loquuntur. Disse che non si douesse credere ad alcuni, alcune cose, come è il caso di Titio; ma non disse ogni raporto, come dice l'Autore del Parere; & dichiarandosi meglio (poiche mi bisogna fare il pedante) disse che non si douesse prestar fede à quelli, i quali molto ragionano, volendo escludere gli loquaci, & ciarlatori da questa credenza. Et perciò dicono questi speculatiui; che la uerità dello effetto dipende da tutte le sue cause;Di doue nasca la verità. la certezza del credere nasce dalli fatti, & dallo intelletto. Veritas est adaequatio rei ad intellectum. Adunque essendo lo intelletto dell'huomo causa della uerità,causa della verità d'onde nasca. all'huomo Relatore se le deue credere in parte nonostante la incertezza del fatto, & è quanto uolse dire Catone. Et quanpage 46do ui si creda, ò debba credere, in tutto, ò in parte come ho detto per opinione de maggior sauij di lui, & si come la esperienza in effetto Madre di tutte le cose, e la ragion lo uuole; falsa sarà la conclusione posta dal nostro Moderno Aristosseno. Et ueramente se il nostro intelletto fosse di tanta uirtù, & efficacia, che potesse penetrare tutte le cose, io crederei, che nella maggior parte fosse vera, ma non hauendo questa cosi fatta preeminentia, bisogna per forza dar credenza senza chiarezza di raporto. Ma di più dico che se uniuersalmente, & assolutamente questa conclusione fosse uera, ouero s'hauesse da crederli, che si distrugerebbe la Sacra Theologia, alla quale ho creduto, credo, & crederò sempre senza alcuna contradittione, & à Santi Dottori, che di lei ce ne hanno dato, & danno precetti non ostante la ineuidentia mentre siamo Viatori del fatto. Ma dicami questo Moderno Aristosseno, se egli non hauesse data credenza à suoi Maestri quando gl'hanno insegnato, & di nouo quando si consiglia di qualche passo à lui difficile, & ad altri facile, che cosa saprebbe egli di buono, & di bello? Con tutto che non habbi, ne certezza, se quello che gl'hanno detto, e dicono sia il uero, ouero il falso? Ha creduto à Maestri, & hora crede à Dotti con cui parla, & si consiglia, perche d'insegnare il uero, & li ueri fondamenti delle scienze hanno fatto professione, & fanno. Et il Mondo tutto crede alli Historici, perche sà che hanno fatto particolare studio di leggere Scritture autentiche, Annali, memorie, instromenti, le quali danno credito senza altra chiarezza di raporto. Stupisco come cosi liberamente senza altra dichiaratione, habbi quest'huomo, che fa il Sauio più d'ogn'altro, aportata cosi fatta conclusione. Ma come nelle leggi sia uera, & anco falsa, Alessandro de Neuo sopra il Decretale, Titul. de Appell. Cap. Cum paruerit, & l'Abbate nello istesso luogo, lo dimostrano.
[Figure]
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QVARTADECIMA CONSIDERATIONE.

ANdauo credendo, che questo Moderno Aristosseno, si fosse contentato d'hauere attribuito ad Aristosseno, ouero ad Euclide, come seguace d'Aristosseno, le cui parole ha tolto à glossare; sette specie di diesis, cosa molta lontana dalla mente dell'uno, & dell'altro, ma uedo che per dimostrare, che non sono sufficienti, e basteuoli à conseguire il suo intento; ce ne uogliono de gl'altri, però venendo secondo il solito alla Demostratione del Colore Enarmonico, di cui vna sola specie da Aristosseno, & suoi seguaci è stata consignata, ci vuole ancora di dare nelle loro proportioni dalle passate differenti, le forme di due altri diesis, tanto che ariuaranno al numero delle Noue Muse, come poco fa io dissi. Et per venire alle parole di Euclide, & di poi alle annotationi dice:constitutione del colore Enarmonico. Canterassi adunque il Colore Enarmonico per la grandezza, ouero interuallo di tre oncie, & tre oncie, & ventiquattro oncie. Segue la spositione, & singolare annotatione.
La B. D. contiene tre particelle, ouero oncie per le quali accorciata la A. B. resta la A. D. per la seconda Corda mezana più acuta della prima A. B. estrema grauissima per vn diesis Enarmonico, cosi contenuto dalla proportione sesqui 39 essima, cioè da 40. à 39. come s'vdirà toccandosi insieme l'una, & l'altra Corda A. B. & A. D. la D. E. contiene parimenti tre altre particelle eguali, ouero oncie
[Figure: TETRACORDO ENARMONICO .]
per le quali accorciata la Corda, ò linea A. D. resta la A. E. per la Terza corda mezana più acuta per vn'altro diesis Enarmonico di essa seconda Corda mezana A. D. contenuta cosi dalla proportione sesquitrentaottoessima, cioè da 39. à 38. come si sentirà sonate insieme ambedue esse Corde A. D. & A. E. la E. C. contiene 24. particelle eguali, ouero oncie, che sono le restanti sino alle 30. per la quale A. C. viene ad esser più corta, & più acuta di page 48essa A. E. per vn ditono incomposto cosi contenuto dalla proportione super 4 partiente 15. cioè da 19. à 15.
Questo colore secondo la descrittione delle proportioni assignateci del Moderno Aristosseno necessariamente sarà cosi ordinato.
D. 30. ————
Ditono incomposto 24
C. 38. ————
Diesis Enarmonico 3
B. 39. ————
Diesis Enarmonico 3
A. 40. ————
Alla dichiaratione del quale procedendo, dico che ci assegna due altre specie di diesis Enarmonici, che collocare si possono nel numero con gl'altri sette, & sono li seguenti.Due specie di diesis, che aggiunte con le altre fanno il numero di noue.
Diesis sesquitrentanouessima 40 39
Diesis sesquitrentaottessima 39 38
Ne può negare, che tutti questi noue diesis, non siano l'uno dall'altro differenti, perche sono ne suoi radicali termini, da proportioni differenti contenuti. E 'l ditono in questo colore entra incomposto, per le ragioni di sopra dette, e non sonoro; nondimeno fra l'altre considerationi, che Aristosseno ha hauuto; vna delle principali è stata di dare sodisfattione all'udito. Dice di sopra l'Autore, che se saranno sonate ambedue le corde di sopra dette insieme, si sentirà quello cosi fatto interuallo da lui descritto; & che vorebbe? forsi ch'io in luogo di vn diesis io sentissi vna ottaua vnisona? chi dubita che quelle parti ritrouate nella magnitudine secondo quelle proportioni, che sarà dibisogno, ch'io senta quello, & non altro interuallo? & se io nella magnitudine ritrouarò per il mezo delle loro proportioni assignatomi gl'estremi del ditono incomposto; chi non sà, che in luogo suo, io non sentirò una quinta, ma vno interuallo dissono, nella maniera, che disopra ho dimostrato? à che proposito, ò disproposito fare questo ciclamento? Horsù, che nella Demostratione di questo Colore, s'è abbagliato come nelle altre. Et vltimamente con il uolersi saluare, col mezo dello accorciamento fatto non rispetto alla totale lunghezza della linea con li ponticelli, ma ripage 49spetto al suono, ha dimostrato intieramente quanto poco intenda di questi concetti. Ma questa con le altre ci vanno argomentando, che tutte le Demostrationi da lui fatte, non sono secondo la mente d'Aristosseno, come ci propone nel principio del suo Parere; & nel mezo à cart. 36. & 37. di dimostrarci, & forsi che non fa vn romore, vn strepito grande con questo suo Euclide, Tolomeo, Gaudentio, Boetio, & altri tanti Autori, che pare uogli mettere all'ordine tanti Capitani per andar à battere la fortezza di Minerbio; quasi che à lui solo come intelligente di cosa alcuna, ò delle opinioni d'Aristosseno, & herede vniuersale de suoi detti s'habbi da dare affirmatiua credenza, senza altra replica, & che basti à dire: Magister dixit.

QVINTADECIMA CONSIDERATIONE.

ET perche parmi hormai tempo di dar fine à questo libro di Consideratione; sarà questa l'ultima, nella quale raccogliendo alcune cose che spropositi ragioneuolmente si possono addimandare, le andrò toccando, non tutte, ma quelle, che più mi paiono al proposito, per fare il Lettore auuertito. Volendo di poi riuoltare la penna altroue, in queste bagatelle sforzatamente occupata. Dice, che il semituono è parte del tuono sesquiottauo, & le sue parole sono tali à cart. 10.Errore. Et la sesquiottaua, che è il tuono, da per se sola è maggiore del semituono, per essere egli parte di quello. Et chi è quello nella Musica tanto insensato, che non sappi che il tuono è maggiore del semituono? Io non so come possi vn huomo, che fa professione d'hauer tradotto di Greco in Italiano; Aristosseno, Briennio, Euclide, Tolomeo, & altri grauissimi Autori dica cosi fatte cose. E ben vero, che quelle traduttioni da lui semplicemente non sono state fatte, ma ui ha gran parte il Gentilissimo Signor Ascanio Persio delle Greche lettere professore, & nello Studio di Bologna Lettore.Sig. Ascanio Persio Lettore nel studio di Bologna. Tratta dico del semituono in quel luogo, ma di quale, essendo li semituoni molti, & diuersi dicalo lui. Se vuol dire di quello d'Aristosseno, di cui egli è in proposito, che ha da fare, gl'Antipodi con la Gaza Marina? Il Cucco con il Cane? Et se egli istesso ci va descriuendo nel tetracordo Diatonico due sorti di tuono page 50dal sesquiottauo differente secondo la mente d'Aristosseno, & ci dimostra tre specie de semituoni nissuno de quali ha che fare con il sesquiottauo, non essendo mai questo tuono da lui considerato in queste distributioni, ne nominato, che sproposito è questo? Se dice del Tolomaico fra li termini 16. & 15. cosi determinato, egli non è parte ne pezzo del sesquiottauo, ma del sesquinono; che perciò alla reintegratione di esso sesquinono, ci va il sesquiquindecimo col sesqui 24 essimo insieme accopiati, come sue parti. Ma ordinariamente tuti li Theorici dicono che il semituono è quello,Semituono quello che sia. per il quale la Diatessaron supera il Ditono, ma non mai che egli sia parte del tuono sesquiottauo. Non ragiona adunque questo Moderno Aristosseno, del semituono Tolomaico, ne di quello de gl'Antichi; che al suo proposito sarebbe vn disproposito, ma di quello d'Aristosseno. Et se bene Aristosseno, come ho detto, altre volte ne suoi fragmenti non nomina mai, ne proportione sesquiottaua, ne tuono sesquiottauo, ma semplicemente il tuono, nondimeno si piglia spasso quest'huomo di volere, che Aristosseno dica à suo modo, & tutto fa per ridurre le cose à suo gusto, & secondo li dissegni suoi. Dice più oltra che ci fa sentire fra due Corde la Diatessaron formalmente in atto;Errore. & all'istesso proposito, non facendo distintione dall'atto alla potentia; dice che potentialmente vi si ritroua; Vedo che mi bisogna insegnarle la differenza dell'atto alla potentia; gran patientia, che mi bisogna hauere con quest'huomo. Si dice vna cosa essere in potentia in due maniere;Potentia di due sorti. lontana l'una, e l'altra vicina; lontana, & non è al proposito nostro; Quando uno è totalmente ignorante, cioè del tutto priuo del sapere alcuna cosa, alla quale però rispetto à quelli che la sanno, & non ne discorrono, che questa è potentia uicina, potrebbe dar opera, & acquistarla per giungere alla potentia uicina. Et quelli, che in potentia uicina si ritrouano, e sono, hanno l'habito, & non lo essercitano, percioche ogni uolta, che non siano impediti di qualche esteriore impedimento, lo possono mandare ad essecutione. Al proposito nostro, mentre che quei suoni che risuonano la Diatessaron dall'udito distintamente intesi, & riceuuti per tali, sono detti essere in atto. Et quando due Corde essendo Vnisone, non risuonano altro che un solo suono, all'hora si ritrouano in potentia uicina, da pigliare qualunque forma, che dallo Artefice le sarà data. Ma di questi spropositi, ue ne sono le cataste. Dice che dalla Proslambanomenos alla Parhipatehipaton ui è il primo, & grauissimo tetracordo de Moderni. Seguitano forsi gli Moderni la diuisione del Sistema massimo per page 51tetracordi fatta, come faceuano gl'Antichi? o pur la diuisione di Guido Aretino Monaco in essacordi partito, detto Deduttione? Era il suo proprio di dire, fra le prime quattro Corde del primo, & Grauissimo essacordo, non ci essendo altra diuisione da Moderni seguita. Ma che dirò del tempo consumato intorno al volere addure autorità per agrandire il volume. Che quella specie Enarmonica dal Signor Patritio decritta, non sia inuentione d'Olimpo, ma di Aristosseno? eraui forsi lui presente? dicalo che all'hora hauendo chiarezza di questo raporto, da lui raportatomi, lo crederò, altrimenti, non debbo credere alle sue parole, che cosi mi insegna lui, che facci. Et massime che quando Boetio descriue nel quarto libro quel cosi fatto tetracordo, non dice che sia d'Olimpo ne d'altri. S'affatica con la formatione d'argomenti, e silogismi, di onde si vede lo studio grande ch'egli ha fatto intorno à Pietro Hispano; per prouare questa conclusione, & dice. Che Euclide non nomina mai Aristosseno, se non nel luogo doue tratta de Modi, & perche dimostra il Genere Diatonico e 'l Cromatico, secondo che Aristosseno fa; Adunque lo Enarmonico ancora è da Euclide descritto, secondo la mente d'Aristosseno; ma questa è quella specie, che lui descriue, ne segue adunque, che questa sia specie d'Aristosseno, & non di Olimpo. Non potrebbe Euclide hauer descritto gli due Colori Diatonico, & Cromatico secondo Aristosseno, & lo Enarmonico secondo che Olimpo lo ha ritrouato, & che poi sia stato ancora descritto da Aristosseno? Chi mi rende fedele chiarezza, & manifesta testimonianza di questo, acciò lo possi, & debba credere? Et tanto più che l'autore del Parere mi dice, che non creda senza certezza di raporto? Non è rimasto in oscuro, come & in qual maniera gl'Antichi accomodassero quelle Harmonie, & fra quali spacij, se il Moderno Aristosseno dimostra confusione fra gli Scrittori, & tale che chi vuol credere à vno bisogna dar contra à l'altro? Confrontano forsi tre, ò quattro di loro insieme? Se non confrontano, come non è rimaso in oscuro? à cart. 31. doppo lo hauer fatto una lunga diceria intorno al dimostrare, che la distributione del tetracordo da Boetio, come dicono altri per inuentione di Olimpo, & ridotolo all'ordine delle particelle ouero oncie; nella maniera, che fece Tolomeo, & Euclide quelle d'Aristosseno, dice le formate parole. Dalle quali cose tutto noi potiamo hora indubitatamente raccogliere, che i due diesis di Olimpo se bene sono di vna medesima grandezza, ò quantità fra di loro, non sono però come quei di page 52Aristosseno, ma il primo si come il secondo essere alquanto maggiore, onde tutte due posti insieme trapassano la giusta metà di un mezo tuono; il che non fanno quei d'Aristosseno. Se li due diesis attribuiti ad Olimpo sono di una istessa grandezza, ò quantità, come potrà essere, che vno sia di proportione maggior dell'altro? Ouero se li termini delle loro proportioni sono una dell'altra maggiore, come potranno essere di una istessa grandezza? Se trapassano la giusta metà di un mezo tuono, quale è la giusta metà del mezo tuono? Di qual tuono parla del sesquiottauo, ò pur dell'uno, ò l'altro, che egli ci descriue di mente d'Aristosseno? Se del sesquiottauo; che proposito è questo nominare un tuono, che mai è stato da Aristosseno mentouato? Se dell'uno, ò l'altro da lui descritti, quale sarà la sua giusta metà?metà del tuono non si può sapere. Se lo descriue con proportioni, come lo diuiderò in due parti eguali? Che di loro una non sia maggior dell'altra? Se vuole ritrouare questa giusta metà in parti che siano nella quantità continoua proportionali; à che le proportioni? Se la vuol ritrouare nelle proportioni, come la potrà dimostrare se con certi, & determinati numeri rationali, non si può partire? doue sarà questa tanto giusta metà? Ma è d'auuertire, che dice; La giusta metà del mezo tuono. Non dice la metà del tuono; ma la metà del mezo; che viene ad essere vna quarta parte del tuono. Et se li due diesis non sono altro che lo Apotome contenuto dalla proportione super 13. partiente 243. il quale è maggiore di un mezo tuono, perche non sarà egli maggiore di una quarta parte del tuono, sia poi qual tuono si voglia? Ha voluto dire, che li due diesis sono maggiori, ò trapassano la metà del tuono, non la giusta metà del mezo tuono; Ha preso vn moscone, & pur fa dello Arithmetico in eccellenza. Et quando poi seguita; ma il primo si come il secondo essere alquanto maggiore. Se intende delli due diesis, come pare che voglia dire d'Olimpo secondo lui; ha prima detto che sono di una istessa grandezza; hora che sia l'uno dell'altro maggiore cosi subito, troppo sarebbe scoperta la contradittione, & troppo manifesta. Se intende che quelli diesis d'Olimpo siano l'uno maggior dell'altro comparati con quelli d'Aristosseno; ma sono tanti in numero quelli d'Aristosseno da lui descritti; che de quali voglia dire, cercalo tu. Dirò bene, che quelli, che ad Olimpo sono attribuiti, di proportione sono gl'istessi con quelli, che il Moderno Aristosseno ha descritti, nella da lui fatta Demostratione del Croma Molle, ò delicato. Però è più verisimipage 53le, che Aristosseno si sia seruito delle cose d'Olimpo, che Olimpo d'Aristosseno; perche Olimpo è stato prima tanti, e tanti d'Aristosseno. Ma perche l'Autor del Parere potrebbe dare nella negatiua, che Aristosseno hauesse, ò forse d'opinione, che il tuono si douesse diuidere in due parti eguali, per potersi poi ritirare dietro alla Tauola, che questo è il suo colpo; però con l'autorità de buoni autori, & di quelli apunto che da lui sono citati, se le farà la proua. Dice Tolomeo nel 12. Cap. del primo libro degl'Harmonici.Tuono secondo Aristosseno va diuiso in due parti eguali. Ma noi referiremo hora le descrittioni Aristosseniche, le quali stanno cosi. Diuide egli il tuono in due parti eguali, hora in tre, alcuna volta in quattro, alcuna volta anco in otto. Et di più Aristosseno istesso nel secondo libro de suoi fragmenti colà passato il mezo dice. Il tuono è quello per lo quale è la Diapente maggiore della Diatessaron, & delle parti del tuono noi cantiamo la metà. Di modo che questa conclusione per le parole di Tolomeo & d'Aristosseno istesso è chiara. Il ValgulioValgulio. similmente huomo di grande ingegno, con Aristosseno dice lo istesso, anzi difende Aristosseno da quelli, che tengono il contrario. Ma può dire l'aduersario, quando Aristosseno dice che il tuono si diuide in due parti senza l'aggiunta d'egualità, ò inegualità; non si può intendere, che quelle due parti siano ienguali, & non eguali? Dico che le parole sussequenti d'Aristosseno dichiarano le antecedenti; però quando dice che si diuida il tuono in due parti; dice ancora che si diuide in tre alcuna uolta, & anco in quattro; e se si hauesse da credere, che quelle parti douessero essere inequali; ciascuna di quelle parti in se considerate, non sarebbe la terza, ouero la quarta parte dell'uomo; come inferiscono le sue parole, ma ò sarebbe di più, ò di manco; però quando Aristosseno ha detto che il tuono si diuide in due, in tre, & quattro parti, intende, che siano parti eguali, & non ineguali, come ci danno le proportioni. Che questa egualità si possi hauere nella linea, ò corda in parte eguali diuisa come ha fatto il Moderno Aristosseno, questo è il falso; Che si possi hauere con le proportioni è falsissimo. Che con lo accorciamento fatto rispetto al suono, si possi conseguire. Quando con il Mesolabio, ò con l'aiuto della 13. propositione del sesto d'Euclide si operarà, ò altri instromenti, secondo che il Reuer. Zarlino in molti luoghi nelle Institutioni, Demostrationi, & Supplementi, e 'l Stapulense, & altri hanno dimostrato; Crederò, che si potrà conseguire; se bene l'Autore non l'ha saputo dire, ò dimostrare come douea. Restami hora per conclusione di queste mie conpage 54siderationi; di far sapere, che quello, che ho detto, & scritto l'ho fatto accioche il Mondo, & gli studiosi di questa scienza, non siano ingannati da questi, che vogliono dar di becco alle zenzale; & affin che conoscano le cose per il suo uerso; ne voglio che l'Autore del Parere per questo si creda, ch'io habbi fatto per offenderlo, ma come amico di verità, & egli amico della verità istessa, conoscendo gl'errori possi emendarsene, & amar me, si come io amo lui per le molte sue virtù, & come quello, al quale debbe ogn'uno, che di questa scienza si diletta hauere obligo, perche ha con le sue fatiche aperta la mente à molti, & in cose tali, che facilmente haurebbe potutto inciampare chiunque si sia; di modo che è causa, che la verità maggiormente conosciuta, sarà fuggito il falso, e seguito il bene, e 'l vero.
Il Fine delle Considerationi.