Title: Lucidario in musica
Author: Pietro Aaron
Publication: Girolamo Scotto (Venezia, 1545)
Principal editor: Anne-Emmanuelle Ceulemans
Funder: Université catholique de Louvain, Unité de musicologie F.N.R.S.
Edition: 2002
Department of Information and Computing Sciences Utrecht University P.O. Box 80.089 3508 TB Utrecht NetherlandsVIRGA ARON REFLORVUIT.
Viuvat Aron, saeclo sua uvirga refloreat omni,
Per quem oscura olim Mmusica, nunc rutilat.
Ergo pulchra ferat tantorum dona laborum.
Praemia quis tanto digna neget capiti?
Vos uviuvum uvates statua. & decorate corona,
Post obitum sydus Dii facite esse nouvum.
1545. Die. 30. Aaugusti in Rogatis.
La Ggratia, & Ppriuvilegio della Illustrissima Signoria di Vinegia.
TAVOLA DI TVUTTE LE COSE, CHE SI contengono nell'opera.
Intorno le chiauvi di natura, & di b, quadro,. | Ooppenione. 1 |
Dell'ottauva corda, chiamata, G,. | oppenione 2 |
Circa il procedere delle mutationi,. | oppenione 3 |
Come il tropo si conosce p altra maniera, che p arsin, e tesinthesin. | op. 4 |
Delle terminationi regolate, & non regolate,. | oppenione. 5 |
Di alcuni Ttuoni da Marchetto non bene intesi,. | oppenione. 6 |
Della medesima intelligenza,. | oppenione. 7 |
Come le note sopra della sillaba la, si possano chiamare,. | opp. 8 |
Di ut, -re, &, re, -mi, ascendenti. | oppenione. 9 |
Sopra di alcuni processi ecclesiastici,. | oppenione. 10 |
Nel proemio del secondo libro, cui uveramente si conuvenga questo nome di Mmusico. | |
Delle due Ppause di tre tempi segnate,. | oppenione. 1 |
Intorno la figura Ddiesi,. | oppenione. 2 |
Della conformitaà del Ddiesi, & del b, molle,. | oppenione. 3 |
Circa la sillaba sopra delle [sic: della] uvoce la,. | oppenione. 4 |
Del Ppunto, & quantitaà di esso,. | oppenione. 5 |
Del circolo, & semicircolo col punto,. | oppenione. 6 |
Del mi, contro il fa nella perfetta Ssimphonia,. | oppenione. 7 |
Delle due consonanze perfette nel contrapunto l'una dopo l'altra poste,. | oppenione. 8 |
Come l'una di due note continouvate in spatio, o in riga da alcu-ni eè sospesa. | oppenione. 9 |
Di alcuni progressi da molti falsamente chiamati fuga,. | oppe. 10 |
Come i tre generi debbano incominciare dal tuono, & non dal semituono,. | oppenione. 11 |
Del semicicolo [sic: semicircolo] incontrario posto,. | oppenione. 12 |
Se il semicircolo tagliato, & non tagliato possono producere la doppia proportione,. | Ooppenione. 13 |
Del tritono, ouvero tetracordo maggiore ne' coceti usato,. | op. 14 |
Che il coporre della Mmusica, non eè altro che Ppratica,. | oppe. 15 |
Del tempo Mmusico detto naturale, & accidentale. | Ccap. 1 |
Risposta allo eccellente dDon Franchino intorno alcune sue oppenioni. | Ccap. 2 |
Oppositione fatta dallo eccell. mMesser Giouvanni sSpadaro. | Ccap. 3 |
Dichiaratione di alcuni segreti nel contrapunto. | Ccap. 4 |
Come il punto non puoò fare imperfetta una nota simile. | Ccap. 5 |
Come il catore dee osseruvare la misura ne' cocenti, & segni. | ca. 6 |
Delle parti, & imperfettione delle note. | cap. 7 |
Altre considerationi intorno la imperfettione. | cap. 8 |
Qual sia stato il prio e 'l sedo segno da gli antichi dimostrato. | c. 9 |
De' qttro modi da gli antichi, & moderni musici ordinati. | cap. 10 |
Del tacito uvalore della Mmassima. | cap. 11 |
Oppenione di alcuni intorno la breuve pfetta, & imperfetta. | c. 12 |
Percheé la massima non ha pausa. | cap. 13 |
Come il Mmusico non ha riguardo di fare imperfetta piuù l'una che l'altra di molte note in un corpo unite. | cap. 14 |
Oppenione, & Rresolutione, circa i Mmandriali a Nnote nere. | ca. 15 |
Oppenione, & resolutione, intorno le compositioni. | cap. 16 |
Della Mmusica dorica, Llidia, & frigia. | cap. 1 |
Per che cagione sia stato trouvata l'alteratione. | cap. 2 |
Dubitationi necessarie intorno l'alteratione. | cap. 3 |
Come si puoò formare ciascuna specie semplice, & composta nelle due congionte. | cap. 4 |
Delle sei sillabe considerate da, aA, a, fF, & da, b, a, [sic: G], & da, dD, a, bB, & da, eE, a, cC, & da, fF, a, dD. | cap. 5 |
Del modo di procedere colle sei sillabe accidentali nello stor-mento detto Oorgano. | cap. 6 |
Domada del, b, molle, i, cC, & in, fF, cosiderato ouvero imaginato. | c. 7 |
Del, b, in, fF, collocato. | cap. 8 |
Del segno del Ddiesi in, bB, & in, eE, immaginato. | cap. 9 |
Del Ddiesi in, eE, considerato. | cap. 10 |
Della congionta del, b, molle, & del, b, duro. | cap. 11 |
Come in ciascun luogo della mano si possono trouvare. 30 mutationi. | cap. 12 |
ALL'ILLVUSTRE SIGNOR CONTE FORTVU-NATO MARTINENGO, PIETRO ARON, MVUSICO FIORENTINO.For a discussion of this dedication, see Bonnie J. Blackburn, Edward E. Lowinsky, Clement A. Miller, A Correspondence of Renaissance Musicians (Oxford, 1991), p. 87.
PIETRO ARON A' LETTORI
PIETRO ARON ALLI SPIRITI AR-MONICI, ET GENTILI.
PRECETTI DEL CANTO PIANO DA MOLTI NON BENE INTESI.
LIBRO PRIMO.
OPPENIONE. I.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE. II.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
- Lla propietaà di b quadro rispetto al luogo, grauve,;
- Lla proprietaà di natura, grauve,;
- Lla propietaà di b molle acuto, grauve,;
- Lla proprietaà di b quadro acuto, grauve,;
- Lla propietaà di natura, acuta,;
- Lla proprietaà di b molle sopracuto, acuta,;
- Lla propietaà di b quadro sopracuto, acuta,.
OPPENIONE. III.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
Mai non si dee fare la mutatione, se non astretto dalla necessitaà,.lLaà onde non saraà necessario mutare il sol nel re, del D grauve, ma la sillaba la, di E la, mi, nel mi, come da Marchetto (che che gli altri si habbiano creduto) Rrettamente è stato dimostrato, dicendo,:
La mutatione si è un uvariare del nome della uvoce in un'altra nel medesimo suono,.Et similmente Franchino al cap. 4. della sua pPratica dice, chella, uvoce non si cangia in un'altra uvoce per l'ascendere, neé per lo discendere, ma la sillaba siì bene in altra sillaba, & la propietaà, ouvero qualitaà in altra qualitaà, la quale intelligenza solo appartiene al canto figurato, & non al fermo, percheé le mutatio-page 13ni del canto figurato sono gouvernate dalla commoditaà, & quelle dal canto fermo dalla necessitaà, come la figura dimostra.
Essempio per cagione delle cose di sopra raccontate.
OPPENIONE. IIII.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
qQuello è detto Ttuono commisto, il quale essendo autentico, hauvraà altre spetiji che del suo plagale, & al contrario essen-do plagale, hauvraà altre spetiji che del suo autentico,per la sentenza del quale conchiudo che il terzo Ttuono non hauvraà mai luogo regolarmente per cagione delle spetiji in altra positione che in E grauve, ma in D, non mai.
OPPENIONE. V.
Ma potrebbe dire alcuno, percheé la prima spetie del Ddiapente non è constituita in A re grauve, la quale è composta del tuono, & del semituono, et di duoi tuoni, Eet appresso percheé non finisce nel medesimo luogo il primo tuono, e 'l secondo, & seguentemente le altre spetiji, dallequali alcuni altri tuoni sono ordinati,. Rispondiamo con piuù ra-page 15gioni, Eet la prima si è, che possiamo, ascendendo da A re grauve, incominciare la prima spetie del Ddiapente, sopra la quale nondimeno la prima spetie del Ddiatessaron a niuna guisa si ritrouva,; Lla seconda, che 'l suo plagale non hauvrebbe il suo discenso,; Lla terza, che procedendo all'ascendere non potremmo hauvere la seconda spetie del Ddiapente, perciocheé da B mi grauve ad F, grauve niuna spetie si ritrouva,. oOltre di ciò, se tal primo tuono finiraà nella sua confinalità, sopra la detta prima spetie del Ddia-pente, non si harà la prima del Ddiatessaron, ma la seconda.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
sSe qual-che Ttuono nasceraà nella sua confinalitaà, Ttal procedere saraà sempre accidente,;& possiam dire, che tal tuono, è acquisito, perciocheé egli uva acquistando le sue spetiji per la uvarietaà de' segni del b rotondo, & del b quadro,; & in ogni altro luogo, douve propiamente esse spetiji termineranno, dico, che se 'l primo, & il secondo Ttuono termineranno in A acuto, & il terzo, e 'l quarto in bB, & il quinto, e 'l sesto in C, & il settimo, è [sic: e] l'ottauvo in D, tali terminationi non saranno nominate uvane, neé di souverchio, ma sieno luoghi atti a conseruvare a ciascun Ttuono quello, che allui si con-page 16uveneraà,. Per tanto si risoluve, che se alcun canto termineraà nella corda, o positione di A, acuto, saraà primo, o secondo tuono, & essendo la corda irregolare, conse-guetemente le spetiji loro saranno accidentali, come da A la, mi, re, acuto ad E la, mi, & dal E la mi acuto, ad A sopra acuto, colla seguente figura, , in F acuto. Se anchora terminerano in b mi acuto, diremo essere del Tterzo, & del Qquarto tuono, percheé formando il presente segno in F acuto, da esso F acuto a bB acuto, et da F acuto a B sopra acuto non saraà altro che 'l secondo Ddiapente et il secondo Ddiatessaron. Et terminado in C acuto, saraà del Qquinto, et del Ssesto tuono, pur che paia la figura nel detto F acuto, per cagion della quale ne nasceraà il terzo Ddiapente, & il terzo Ddiatessaron,. Et se finiraà in D, acuto, del settimo, & del ottauvo saraà giudicato, percheé ponendo la figura come qui, , in F acuto, laà douve prima era natural Ddiapente, cioè re, -la, esso diuventa Qquarto, & sopra, il primo diatessaron, col qual modo, & ordi-ne saraà composto ciaschedun tuono irregolare, o uvuoi accidentale, come nella pre-sente figura intenderai.
OPPENIONE. VI.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
puoò discendere,non è di necessitaà, ma in libertaà, & di licenza della Chiesa,. Laà onde si conchiude, che se un canto ascenderaà sopra del fine il suo Ddiapason, & non discenda il tuon sesquiottauvo, non saraà chiamato altro che perfetto, percheé tal perfettione sol si estende al numero di otto uvoci,. cCosiì ogni plagale, se non haraà sopra il fine uno Eessacordo maggiore, o minore, pur che ascenda al Ddiapente, & sotto il Ddiatessaron, saraà detto perfetto, & non imperfetto, come l'Eeccelente Franchino al cap. 11I.e. of the Tractatus secundus.. di quel suo Ttrattato uvolgare chiamato Angelico, & diuvino dice, che
ogni tuono, o cantico composto precisamente della sua intera Ddiapason è giudicato per-fetto.Et nota, che alcuni uvogliono, che i tuoni plagali per licenza, & autorità della Chiesa possano hauvere, sopra l'ascenso del loro Ddiapente, una sol nota eleuvata nel acuto per interuvallo di un minore semituono, ouvero di tuono, ma questo è ascritto a' tuoni soprabondanti & non a' perfetti, i quali sono considerati solamente nella pienezza del Ddiapasonico sistemma, come per gli tuoni, & modi antichi, è dimostra-to. Et a maggior confermatione, il medesimo al cap. 8. della sua Pratica in lingua latina replica tai parole.:
Ma noi, Ddiatonicamente procedendo, stimiamo, che non si debba sozopra riuvolgere la naturale dispositione delle uvoci della mano, conciosia cosa che esse otto uvoci della consonanza del Ddiapason stano distinte dalla misura della doppia proportione, la quale consiste di cinque sesquiottauvi tuoni con duoi mi-page 18nori semituoni, per la qual cosa non reputo necessario, chella detta uvoce discenda sotto il suo fine, come non conuveneuvole alla Ddiapasonica harmonia, per l'autoritaà della Chiesa, nondimeno da douver essere approuvata.Per tanto saraà conchiuso, che ogni tuono autentico, il quale haraà un Ddiapason sopra il fine, dato che non scenda altro [sic: oltre], saraà detto perfetto. Et se il plagale discenderaà sotto il suo fine per un Ttetracordo, & di sopra di esso fine non piuù oltre che per un Ppentacordo, saraà perfetto etian-dio chiamato.
OPPENIONE. VII .
Il primo essempio dimostra il canto autentico, perciocheé egli ascende un tuono piuù oltre di quello, che fa il plagale, & non discende se non un semituono piuù basso di quello, che puoò discendere l'autentico. Nel secondo essempio appare il medesimo canto autentico, imperocheé tutto che egli discenda due uvolte al semituono, il che non è lecito all'autentico, tuttauvia i detti duo semituoni non aggiongono alla pienezza, & perfettione del tuono, allaquale non puoò arriuvare il plagale, perciocheé essi sono minori di quelli del genere Eenarmonico, & cantasi il detto canto per b quadro. Appresso diciamo, che tutto cioò che ascende sopra il primo bB acuto, è della sostan-za del primo tuono, & non del secondo, perciocheé siì come è detto, il secondo per lo b rotondo necessariamente si dee cantare. Nel terzo essempio è contenuto il canto plagale, perciocheé i tre semituoni, da' quali discende il tuono, quello souverchia-page 19no di un Ddiesi, imperocheé tre semituoni contengono sei Ddiesi, & un tuono se non cin-que di essi contiene, Aalle quai regole è da douver essere hauvuto riguardo in tutti i canti.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
Se un canto è autentico, & che nel grauve tocchi tutto 'l Ttetracordo del suo plagale, ouvero almanco due uvoci, tal canto saraà detto misto,.Per tanto diremo il detto canto essere del secondo tuono misto, & non del primo, per cagione del suo continouvare, il qual si conosce nelle parti grauvi, signoreggiando la corda, la qual sentenza è confermata da Guido Aretino in quel suo trattato chiamato Compendio di Mmusica, douve dice,:
Ma quelli autentici, che discenden-do si abbassano per un tuono, o per un semituono, o per un dittono, percioò che con loro plagali si mischiano, sono chiamati misti.page 20
OPPENIONE. VIII.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
oOuvero alcuna uvolta al C acuto, & alhora doppiamente, page 21percheé ouvero ascende al predetto bB acuto piuù uvolte, & al C acuto, ouvero ascende dauvanti, che descenda al F grauve, & sempre si canta per b quadro, come qua.Dalle sopradette cose harai notitia, come, et in che modo, ragioneuvolmente potrai procedere.
OPPENIONE. VIIII.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE. X.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
DICHIARATIONE DEL CAN-TO FIGVURATO.
LIBRO SECONDO.
iI cantori, & citharedi, & altri simili non debbono esser chiamati musici,perciocheé dice, che il musico è quegli, il quale con ragio-ne, & intelligenza ha facoltà di comporre la harmonia, Eet il cantore, & sem-plice citharedo è quegli, che publica, & fa manifesta l'opera harmonica compo-sta, & in luce prodotta dal musico, & compositore con ragione di dottrina, di maniera che esso cantore, & semplice citharedo saraà in comperatione del musico come è il banditore rispetto al podestaà, dal quale i comandamenti, & uvolontà di esso sono fatte note, & manifeste, & in publico addotte,. Et però da molti in-gegnosi, & ottimi cantori alcuna uvolta habbiamo inteso, che loro pareuva, che quelli cantori fossero da douver essere poco stimati, i quali non intendeuvano quel-lo, che da loro era cantato, & che non immeritamente si poteano rassomigliare a coloro, i quali leggendo qualche cosa, quella solamente intendono alla cortec-cia, & alla semplice struttura delle parole, senza alla midolla, & al uverace sentimento di quelle sotto esse nascosto penetrare, imperocheé il semplice cantore, per una certa sua pratica, esprime, & semplicemente conosce le note ouvero figure quantitatiuve ne' misurati moduli essercitate, lequali con ragione alcuna dallui non sono comprese, neé l'ordine di quelle, neé la forza del loro uvalore conosciuto, Iil che non aduviene del musico, dal quale non solamente è prodotto il tempo musico nella sua integritaà essercitato, ma etiandio è considerato esso tempo accozzato, ouvero mol-page 26te uvolte in una altra figura, ouvero nota preso, dal quale accozzamento nasce il modo minore, & il maggiore,. Appresso il detto musico tratta di esso tempo conuveneuvolmente in parte separato, & come di tal suo separamento nascono due uva-rietaà di prolationi, cioè minore, & maggiore, con molte altre sottilissime, & acutissime considerationi, & occorrenze da' dotti musici usate intorno l'ordine, & positione della regolare numerositaà constituita, & ordinata nel numero bina-rio, & ternario, i quali numeri da' musici ciascuno per seé sono intesi, & chia-mati perfetti & imperfetti, la quale intelligenza, & dimostrationi paiono a rozzi, oscure, & quasi impossibili a comprendere, & che per ragione alcuna non si possino dimostrare, neé essere intese.
OPPENIONE I.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE II.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE III.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE IIII.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE V.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE VI.
cChi ha orecchi di udire, oda,.pPer tanto dicono, et dichiarano, che il circolo, et il semicircolo col punto sono chiamati maggior perfetto, & imperfetto, et senza 'l punto minor perfetto, & imperfetto, come ne' loro trattati manifestissimamente si uvede, le sentenze de' qua-li con euvidenti ragioni saranno dannoi riprouvate.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE VII.
niuno non dubbita, chella quinta scema-ta di un semituono, per esser tal scemamento molto noto, non sia aspra, & nel canto poco conuveneuvole, & che per tal rispetto in musica non si patisce, chell'ordine delle spetiji Ddiapentiche da A grauve siano deriuvate,& per esser tal auttorità ordinaria, et comune, non si diranno altre sentenze sol per breuvitaà.
OPPOSITIONE.
Quelli, gli quali poneranno in uso due quinte l'una dopo l'altra, dato che l'una sia perfetta, & l'altra imperfetta, secondo il parer nostro incorrono in errore, percheé nella diuvisione Ddiatonica non si patisce tal spetie diminuta etc.,nel qual luogo auvertirai, che l'intendimento nostro non fu, che tal spetie, quando che sia, non potesse, ouve fosse in piacere del musico, essere to-lerata, percheé potraà per seé sola stare, & dal b molle essendo reintegrata, saraà per-fetta,. pPertanto due cose sono di douvere essere sanamete considerate;: l'una, se il compositore intenderaà far perfetta qualche figura o nota, che nello acuto, o nel grauve sia distante da un'altra per uno Ddiapente diminuto; l'altra, se dallui saraà immaginato trascorrere in altre spetiji che de' Ppentacordi, le quali considerationi saranno page 37rettamente dall'arte ammesse, & concedute, come appresso intenderai.
DICHIARATIONE.
OPPENIONE VIII.
OPPOSITIONE.
RESSOLVUTIONE.
Spedite adunque queste cose, egli è da dire de' generi de' canti, iquali sono tre, Iil Ddiatonico, il Ccromatico, & l'Eenar-monico, fra' quali il Ddiatonico è alquanto duro, & naturale, ma il Ccromatico tiene quasi della natura del Ddiatonico, & piuù soauvemente procede,per le quai parole, il genere Ccromatico dallui è detto molle, percheé discorre per Ssemituoni,. oOn-de per tal mollezza, conciosia cosa che dallo audito fosse abominato, è futo rimosso dalla essercitatione, la qual cosa è stata dimostrata da Guido mMonaco, al capitolo quarto di quel suo tTrattato de' Ttuoni, douve dice, che i medesimi Ssemituoni non han-no luogo mai l'uno dopo l'altro, i quali sono stati ritrouvati per moderare, & rad-dolcire il canto, & che quando con men consideratione, & rispetto, che non si conuverebbe, sono posti, rendono durezza, & amarore in quella guisa, chi [sic: che] fanno le cose condite di souverchio sale, per la qual dimostratione si uvede, che assai piuù piace a gli ascoltanti il genere Ddiatonico usato, ilquale, come dice Boetio, è alquanto duro, & naturale, percheé nel suo ordine procede per un Ssemituono, & per dui spatiji di Ttuoni continouvati nel suo Ttetracordo, gli quali spatiji, o interuvalli di Ttuo-ni sono spatiji duri piuù che non sono quegli del genere Ccromatico, il qual procede per dui continouvati Ssemituoni, & per un Ttriemitonio in uno interuvallo, gli quali sono spatiji molli,. Et se alcuni argomentassero cosiì,:
Se due spetiji perfette simili ascendendo, & discendendo non sono grate, segue che due spetiji perfette dissimili, come la quinta dopo la ottauva, ascendendo, & discendendo, non debbano produce-re grata neé soauve armonia;,Aa tal loro ragione si risponde, che dato che la ottauva, & la quinta siano di natura perfette, esse peroò non sono di una medesima spetie,. Et siì come naturalmente suole interuvenire, che maggior diletto, & piacere sente il gusto in essendogli anzi due cose diuverse, che una sola porte, Ccosiì accade, che la quinta dopo la ottauva, & la ottauva dopo la quinta, percheé non sono simili in spe-tie, potranno stare insieme, cioè l'una dopo l'altra, ascendendo, & discendendo, senza impedire l'ascoltare;. Intorno adunque al parere di coloro, che non uvoglio-page 40no, che due consonanze perfette di un medesimo genere insieme ascendenti, & di-scendenti nel contrapunto siano concesse, conchiuderemo secondo Bartolomeo Rami, al precetto secondo del suo cContrapunto, che due quinte, o due ottauve, come è stato detto, insieme non si conuvengono, percheé quella continouvanza parrebbe una cosa medesima, per non esser in esse natura uvariabile, & appresso s'incorrerebbe qual-che uvolta nel Ddiapente diminuito, & percheé tali suoni sono tra loro equisonanti, per tal similitudine, & equalitaà, sono tralasciati dall'armonia, la quale non è al-tro, che mescolanza, & diuversitaà di uvoci concordi, le quali procedono per Aar-sim, & Tthesim, cioeè ascendendo, & discendendo;. Seguiteraà adunque, che la otta-uva posta dopo un'altra ottauva, & similmente la quinta dopo un'altra quinta non produceranno ottima harmonia, & appresso che per tale processi di suoni concor-di non nasceraà quel mescolamento di diuverse spetiji concordi, il quale dalla diffini-tione di sopra assegnata è dimostrato.
OPPENIONE IX.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE X.
RESOLVUTIONE.
Fuga per Ddiapason
OPPENIONE II [sic: XI].
Qual sia la cagione, che essendo il Ccomma, co-me piace a Boetio, minimo, & insensibile all'udire, Pitagora, & gli altri philo-sophi non habbiano trouvato una diuvisione di Ttetracordi, i quali habbiano nel gra-uvissimo loro interuvallo la proportione, ouvero spatio di esso?,Lla qual questione nel 1516 fu da dDon Franchino proposta mentre l'eccellente mMesser Gioan Spada-ro, & io con lui, & con Nicolo Vulso erauvamo a musico litigio, nella quale il det-to dDon Franchino teneuva, che i tre generi hauvessono principio per Ttuono, & non per Ssemituono, neé per Ddiesi, allegando Boetio, Iilquale parlando de' detti generi, di-ce, che egli mai non adiuviene, che essi possano essere cangiati di grauvi in acuti;. Per tanto dal sopradetto mMesser Gioanni, & da noi fu data resoluta risposta, come di sotto appare.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
la uvo-ce procede,& anchora
si canta,.lLaà onde si comprende, che se la uvoce non potesse prononciare gli interuvalli de' detti generi, che tali interuvalli sarebbono uvani, & di souverchio posti, & trouvati,. Per tanto si dice che lo spatio del Ccomma non è futo considerato, neé posto per interuvallo di alcuno genere, percheé dato che egli sia com-preso dall'udire, dallo stormento naturale non puoò essere pronontiato,. Et come sa-rebbe fuor di proposito a colui che, douvendo essere in alcun luogo, facesse in giro il camino, ouve con men fatica, & piuù acconciamente a dirittura uvi potesse peruvenire, page 44cosiì se lo spatio del Ddiesi basta, piuù parti minute non si uvogliono ricercare,. Et ben che lo stormento artificiale (concioò sia cosa chell'arte sempre si sforzi di imitare la natura con tutto il suo potere) potesse per uventura pronontiarlo, non essendo il na-turale bastante, neé uvaleuvole a ciò fare, nientedimeno in tal diuvisione egli non si uve-de essere d'importanza alcuna;. Similmente da Franchino fu domandato,:
pPercheé il Ccromatico Ttetracordo dal Ddiatonico è deriuvato, piuù tosto procedendo dall'acuto nel grauve, che dal grauve nel acuto?.Si risponde, che niuna legge, neé ragione puoò sforzare il musico nella diuvisione di Ttetracordi a dar principio piuù nel grauve, che nel acuto, percheé quelli interuvalli, iquali si possono hauvere dallo acuto nel grauve, si potranno anchora hauvere dal grauve nello acuto;. Per tanto dico cioò essere a bene-placito di colui che fa tal diuvisione di grauve nel acuto, Iilche è stato osseruvato da Iacob Fabro nel diuvidere de' generi spessi, Eet somigliantemente da Guido nella partio ne [sic: partitione] del suo Mmonocordo secondo il genere Ddiatonico diuviso, cosiì anchora da Bartolomeo Rami nel Ddiatonico partimento, & anchora in quello, douve egli dimostra, che ogni Ttuono resta partito in dui Ssemituoni, Eet da Franchino al cap. 15. del primo libro dell'Armonia delli stormenti(.<space>cConchiuderemo adunque, che tal diuvisione co-minciata per lo grauve, o per lo acuto è in requisitione del musico, percheé il buon partitore faraà poca stima nel mediare dui estremi Ssesquitertiji, comunque si cominci, o nell'acuto, o nel grauve.
DEL SEMITVUONO NEL GRAVE.
OPPENIONE XII.
In questo pigliate errore, perciocheé il Ssemicircolo, comunque sia uvolto, sempre è segno di tempo imperfetto, come qua: , , [[mus.TemImpDown]], [[mus.TemImpUp]], Iil qual Ssemicercolo, per non esser altro che un cerchio imperfetto, non pieno, o non intiero, o sia posto sopra, o sotto le figure, che di esso sono coronate, non è di uvalor uveruno,& seguitando dice, che non trouvò mai dotto autore, che assegnasse ragione alcuna, che tal segno, ., neé meno l'altra sua uguale parte, come qui., ., ., fusse proportione doppia, et che allui parea, chell'emispero [sic: hemisphero], ouvero Ssemicircolo fosse una figura di Ggeometria, & la metà d'un circolo, appresso che il Mmusico giudicauva, & assegnauva il circolo e 'l semicircolo al tempo ternario, & al binario, & che non erano posti per caratteri di numeri da gli Aarithmetici,; & conchiudendo, dice, che quello che dinota numero, è gouvernato dalla discreta quantitaà, & che tali numeri Mmusici debbono essere dimostrati per le zifre numerali, & non per, , neé per. ., le quali sono figure che s'appartengono alla continouva quantitaà;, Ttrallequali quantitaà, cioeè tralla continouva, èe la discreta, non è poca contrarietaà.
OPPOSITIONE.
RESSOLVUTIONE.
OPPENIONE XIII.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
OPPENIONE XIIII.
OPPOSITIONE.
RESSOLVUTIONE.
OPPENIONE XV.
OPPOSITIONE.
RESOLVUTIONE.
LIBRO TERZO
DICHIARATIONE DEL TEMPO MVUSICO DET-TO NATVURALE, ET ACCIDENTALE. CAP. I.
Risposta allo eccellente dDon Franchino intorno alcune sue oppe-nioni. Capitolo II.
diminute sesqualte-rate,.Et a questo modo secondo sua eEccellenza ci sarebbono due sorti di sesqualtera, cioè una propia, & l'altra per certa diminutione di una terza parte, Pper la qual cosa secondo lui la propria staraà per seé, & saraà chiaramente intesa per questi ter-mini comparati, 3/2, & altri simili,; Ll'altra nasceraà dal pieno alle figure assegnate disopra dette,. Et la prima dallui è chiamata propia, per non essere altro sesqual-tera ne' primi numeri, che quando tre figure si fanno equali a due, come i termini disopra dimostrano,. Et la seconda delle tre semibreuvi piene, saraà dallui detta impro-pria, Eet questo adiuviene, percheé ella non si dimostra in cifre numerali, ma dal pie-no delle figure cantabili, il quale leuva alle dette tre note piene tanto di uvirtuù, o uva-lore, che restano solamente in quantitaà di due uvacue,. Et dato che le dette due sesqualtere siano dimostrate per segni diuversi, non saranno peroò tra loro diuverse proprietaà, percheé per questi termini, 3/2, comparati, si conosce, che le tre note bianche, han-no solamente la uvertuù di due di quelle, che loro innanzi sono poste:; & per tal ra-gione i predetti termini comparati, & il nero alle figure assegnato non producono diuversi effetti,. Et peroò sarebbe errore a credere, chella forza consista nel segno, & non nella cosa segnata, percheé siì come il segno del merciaio, o d'altri non è cagione, chella merce sia uvenduta, ma quiuvi stàa per dar a conoscere qual sia di essa il signore, cosiì questi termini, 3/2, stanno per segno della sesqualtera, & non sono peroò essi se-squaltere, ma le figure nel loro sesqualtero uvalore pronontiate saranno essa sesqualte-ra,; & come il uvendere della merce puoò essere per uvari segni dimostrato, cosiì anchora la sesqualtera per uvariji segni puoò essere notata, Eet questi segni appresso i Mmusici si fanno in dui modi, cioè con cifre, & con note piene, bencheé da gli antichi essa se-squaltera era qualche uvolta dimostrata per lo circolo, & lo semicircolo tra loro comparati. dDalle sopradette ragioni conuvinto, sua Reuverenza non pote negare chel-la sesqualtera non si segnasse con le figure piene, imperocheé al cap. 5. del Qquarto libro della sua pPratica, conchiudendo, dice cosiì,:
Quello fra questo mezzo general-mente è da douver essere auvertito, chella sequaltera [sic: sesqualtera] di note nere non dee co' suoi nume-ri essere notata, acciocheé per sorte non incorressino, in questo inconuveniente di se-gnare due sesquialtere,Aalle quai parole dannoi fu auvertito, che se le figure piene non si debbono chiamare sesqualterate, ma diminute, ouve egli disopra ha detto se-squialtera di note nere, egli douvea dire sesquialtera di note diminute,. Ma questo egli non disse, percheé conuviene pur in fine, chella uveritaà stia disopra, Lla qual sentenza anchora è stata confermata da Gioan Tintori in quel suo tTrattato di proportione, laà douve trattando della sesqualtera, dice, Cchella sesqualtera ha altri segni che li so-pradetti, la qual cosa puoò ragioneuvolmente stare;. Conchiuderemo adunque, che siì page 57come le figure piene per seé non sono sesqualterate, similmente le figure uvacue in tal segno 3/2 non potranno essere per seé sesqualterate, ouve giaà ad altre figure non fossero comparate,. Et quello, che è proprio alle uvacue, saraà anchora proprio alle piene, & incontrario,. Alcuni studiosi sono stati a contentione, quale di dui segni predetti habbia piuù efficacia, & hanno conchiuso il pieno essere piuù efficace delle zifre cosiì po-ste, 3/2, & questo dicono auvenire, percheé il pieno è congionto col suo effetto, per essere nelle figure sesqualterate posto, Eet le cifre, le quali sono disgiunte dalle figu-re da loro dimostrate, potranno anche per seé stare altrouve senza quiuvi causare alcuno effetto, ma il pieno non mai. Medesimamente da sua Reuverenza fui ripreso, quando da noi fu detto, che ogni musico interuvallo per seé stesso nella corda sonora puoò essere misurato, dicendo, che pensauva che fusse la uveritaà parlando Ggeometrica-mente, ma che Aarithmeticamente, cioè secondo la proportione del numero intero, & manifesto, che egli non credea, che si potesse trouvare nella corda sonora la misu-ra del Ssemituono minore, neé del magiore [sic: maggiore], neé del Ddiesi, neé del Ccoma, neé del Ddittono, neé del Ssemidittono, cosiì a puntino, ma che bene le si potraà andar appresso al segno, al-laqual oppenione da noi fu risposto, che sua rReuverenza s'inganauva molto, creden-do, che gli interuvalli predetti solamente si potessono hauvere ciascuno per seé nella sonora corda Ggeometricamente & non Aarithmeticamente, conciosia cosa che egli faceuva del ragioneuvole irragioneuvole, & del lecito non lecito, percheé egli uvoleuva, che essi interuvalli si potessono dimostrare per ragioni Ggeometriche, le quali non hanno nome neé misura, & non per ragione Aarithmetica, la quale ha nome, & misura, Iintorno la qual cosa certamente sua rRiuverenza era fuori di ogni ragione, conside-rando che egli non uvoleuva che i sopradetti interuvalli, e quali ne' numeri hanno certa & denominata proportione, si potessono per seé numerare nella corda sonora, se non, per ragioni Ggeometriche, le quali appaiono, & non sono, percheé la musica non le riceuve,. Et cheé sia il uvero, egli si trouva per regola stabilissima, & ferma, che quan-do nella corda sonora uvogliamo hauvere l'interuvallo di qualche euvidente proportio-ne, che tutta la lunghezza della corda si parte per lo numero maggiore, & da poi si fa comparatione da esso al minore,. sSe nella corda uvogliamo introducere la sesqui-altera, la quale produce il Ddiapente, peroò egli eè di mestieri, chella corda sia diuvisa in tre parti uguali, & che dapoi il suono. 3. sia refferito al suono delle due parti, & per tal modo si potraà hauvere lo spatio del minor semituono per seé, il qual cade tra questi termini comparati., 256. ad. 243. Et se tutta la corda saraà diuvisa, ouvero partita in. 256. parti eguali, et dapoi il suono generato da quella saraà ref-ferto al suono. 243., haremo tal semituono minore per seé formato,. Et cosiì anchora accaderaà de gli altri interuvalli, iquali disopra sono nominati.
Oppositione fatta del eccellentissimo Messer Gioanni Spadaro, & da noi confermata. Cap. III
Egli non fu mai piuù udito, che una distanza, la quale habbia chiara, & denominata proportione, non si potesse per seé trouvare Ggeometrica, et Aarithmeticamete nella sonora corda, percheé quello, che per numeri è apparente, si puoò anchora trouvare nella con-tinouva quantitaà, laà douve tutto quello, che se puoò dimostrare nella continouva quantitaà non puoò giaà per numeri essere dimostrato, conciosia cosa che gli numeri siano infiniti, et l'altra manca di misura, et sia finita,come dimostra Iacopo fFabro dal detto Franchino allegato,. Et percheé sua rReuverenza allegauva Guido mMonaco dicendo, che 'l semituono e 'l semidittono, & il dittono non si poteuvano per seé formare nel Mmonacordo, ma che si poteuva bene loro andare appresso al segno, per laqual cosa concedeuva, che per seé tali distanze potessero hauvere diuvisione nel Mmonacordo, per-cheé niuno Sstormento essercitato colla mano non puoò arriuvare insino alla integritaà della perfettione di tali consonanze, ma che bene si potea tanto accostare alla per-fettione di quelle, che lo audito, come quello, che non puoò comprendere tal imperfet-tione, resterebbe contento,. A tal suo parere da noi si risponde in questo modo, che egli è la uveritaà, che Guido Monaco al cap. 6. nel Microcologo [sic: Micrologo] dice cosiì,:
Tutto che il semituono e 'l dittono, et il semidittono siano cantati, nondimeno non riceuvono niu-na diuvisione,per le quali parole Guido non dice, che tale distanze non possano esser condotte per seé nel Mmonacordo con nota, & certa misura, ma si iscusa, che per la diuvisione fatta nel quinto precedente capitolo, tali distanze tacitamente sono forma-te, & prodotte con piuù facilitaà, che non sarebbe auvenuto, se fossero state per seé essercitate, perciocheé nel predetto cap., egli partendo la corda solamente in due, in tre, in quattro, & in nouve parti, ha assegnato in essa corda tutti gli interuvalli nel Mmonacordo necessari, & con tal facile modo procedendo, leuva la faticosa diuvisione, la quale nascerebbe nel formare per seé nel Mmonacordo i predetti interuvalli, Ppercheé uvolendo hauvere nel Mmonacordo lo spatio intiero di duoi Ttoni sesquiottauvi, bisognereb-be diuvidere la corda in. 81. parti uguali, & dapoi refferire il suono. 81. al suo-no. 64., & all'opposito,. pPer tal modo sarebbe necessario essercitarsi circa gli altri interuvalli, cioè del minore & del maggiore semituono, del diesi, del coma, & del semidittono, le quali diuvisioni, dato che siano laboriose, pur nondimeno si possono trouvare, & per seé formare, percheé la loro proportione è chiara, & nota, & commensu-rabile, & ne' numeri constituita. oOnde Guido dice, che non possono per seé riceuvere diuvisione, percheé essa resta apparente dopo la facile diuvisione del Ddiapason, del Ddia-pente, del Ddiatessaron, et del Ttuono. lLe sopradette sentenze dello eccellente mMesser Gioanni non sono publicate, ma dallui ci furno scritte, & da noi considerate, & con-fermate.For a commentary on this passage, see Bonnie J. Blackburn, Edward E. Lowinsky, Clement A. Miller, A Correspondence of Renaissance Musicians (Oxford, 1991), p. 96.
Dichiaratione del Ccontrapunto. Cap. IIII.
il concento, ouvero modulatione è uno corpo, il quale ha in seé diuverse parti accommodate alla cantilena disposta tra uvoci distanti per interuvalli commensurabili,& che
questo è detto Ccontrapunto, percheé sempre si considera un punto contro a un altro, o uveramente una uvoce contro un'altra,Pper la qual cosa egli è da considerare che da Gioan tTin-tori, secondo la sua diffinitione, è stato inteso, che 'l Ccontrapunto occorra, ouvero sia, quando due uvoci, o note, o piuù, siano poste in modo che una simile nel cantare uvada, o risponda a un'altra sua simile in nome, ouvero in uvertuù, & uvalore, come breuve contro a breuve, ouvero altra nota, la quale per qualche accidente habbia il uvalore di es-sa breuve, Eet cosiì delle altre note, nella qual sentenza concorre Franchino, douve di-ce, che il Ccontrapunto è per tal modo nominato, percheé sempre si considera un punto contro a un'altro, nel qual luogo bisogna bene auvertire intorno quello, che da Franchino è stato detto, cioè che 'l concento è quello, che è detto Ccontrapunto, Pper laqual cosa pare, che egli contradica in questa seconda autoritaà àa quello che ha detto di sopra, Iimperocheé bisognauva, che egli facesse differenza tra il concento, il quale procede per la nota simile contro la sua simile, & il concento, il quale cade tra molte note tra seé simili, ouvero dissimili, come accade nel diminuire delle note, il qual mo-do di comporre si usa ne' concenti,; & secondo la diffinitione di Franchino, in tali concenti non caderaà il Ccontrapunto dallui diffinito, percheé la sua diffinitione solo saraà intesa conuvenire a quegli concenti, i quali solamente a nota contra nota simile procedono, douve piuù note, simili o non simili, sono pronontiate per una nota loro dissimile, et è contra,. A corroboratione di cioò dice l'eccellente mMesser Gioan sSpadaro, che egli è da notare, douve Franchino ha detto che il Ccontrapunto ouvero Cconcento, o Mmodula-tione consiste di uvoci intra seé distanti per interuvalli commensurabili, che egli apertamente si contradice a seé stesso in molte sentenze scritte dallui ne' suoi trattati, percheé primieramente laà douve tratta del Ccontrapunto, la sesta [sic: terza] minore & la maggiore, cioè il Ssemidittono, & il Ddittono,, & la sesta minore et la maggiore, cioè il Ddiapente col Ssemituono, & il Ddiapente col Ttuono, dallui sono essercitate, come buone consonan-ze,; Eet poi ne' trattati suoi dice, che tali distanze sono incommensurabili, percheé ca-dono in una incerta proportione, cioè lontana dalla multiplicitaà, & alla sopra par-ticolarità,. Et sottogionge, che il predetto Franchino nel preallegato luogo, seguitando a ciascuna uveritaà, delle terze, & seste predette assegna chiara, & nota propor-tione, apparente per termini, & numeri comparati, la sentenza del quale dice esse-re falsissima, percheé fra le date zifre numerali, ouvero nella discreta quantitaà, comunque elle si sia, o aliena, o non dalla moltiplicità, & sopra particolarità, non si daà page 60proportione incommensurabile, ouvero irrationale, per la qual cosa appare, che da sua Reuverenza sia state [sic: stata] male intesa quella sentenza di Guido mMonaco dallui regi-strata in quel suo cap., percheé da Guido non fu scritto in tal modo, che dallui fosse tenuto, che il Ssemidittono, & il Ddittono non habbiano certa, & nota proportione, & che non si possano condurre et formare per seé nel Mmonacordo musico, come dal-lui nel suo Ttrattato chiamato Postille è stato prouvato,. Ma dal predetto Guido fu scrritto [sic: scritto] per tal modo, che diuvidendo la corda sonora del Mmonacordo in due, in tre, i quuattro [sic: in quattro], & in nouve parti uguali, da tal diuvisione nasce la Ddiapason, la Ddiapente, la Ddiatessaron, & anchora il Ttuono, delle quali distanze facilmente egli si forma, & riduce a perfettione uno Mmonacordo secondo il genere Ddiatonico compito, & diuviso, nel qual Mmonacordo in tal modo partito appare prodotto il Ssemituono, il Ssemidittono, & il Ddittono, & lo spatio di ciascuna delle seste predette, cioè la minore, & la maggiore, senza essere essercitata la loro propia numerosità, & partitione,. Per tanto si dee intendere, chelle parole di Guido predette suonino come qui,:
pPercheé essi siano ammessi nel cantare, nondimeno nel Ccordotono non riceuvono diuvisione, Eet questo adiuviene, percheé tali distanze sono tacitamente prodotte dalle predette partitioni,.Et Bartholomeo Rami, in un certo suo compendio composto in lingua materna dice;, Cche gli antichi diceuvano, che il contrapunto ouvero organizatione non era altro, che considerare la consonanza, che fanno duoi suoni, ouvero due uvoci, o piuù, una piuù acuta, o piuù grauve dell'altra, giuntamete profferite., Aa confermatione della qual cosa l'eccellente, & consumato musico Messer Gioan sSpadaro dice, che 'l medesimo Bartholomeo Rami, suo maestro, nel cap. primo della seconda parte della sua pPratica, dice, che tutto il corpo musico consiste nella distanza dello Ddiapason, la quale cosiste di otto uvoci, ouver suoni, Eet che al Ccontrapunto assai basta dichiarare, come le predette uvoci conuvengono intra loro, & che dapoi procedendo, pone, & colloca le uvoci tra seé equali, ouveramente unisone tra il numero delle consonanze, non percheé intra le uvoci equali, & unisone cada interuvallo, ouvero distanza, ma solamente, percheé sono una medesima cosa, & pari in suono; che tutto che egli dica, che l'unisono non è differente da seé stesso, non peroò egli dice, che l'unisono sia consonan-za, percheé come piace a Boetio, la consonanza non si fa di uvoci simili, le quali sia-no insieme unite in concordia in modo che la loro sonoritaà peruvenga soauve, & gra-ta al senso dell'udire,; Ddapoi che egli dice, che l'unisono stàa in quella guisa nella mu-sica, che sta la unità nella Aarithmetica, perciocheé siì come essa unità no è numero, ma stàa come principio di numero, per tal modo l'unisono non stàa nella musica come consonanza, ma stàa come origine, & fonte delle consonanze, Iintorno la qual cosa an-noi pare, che ciò dal suo precettore sia stato meglio inteso che da Franchino nel se-condo cap. del terzo libro della sua Pratica, douve egli dice, che l'unisono rispetto alle musiche distanze stàa come il punto Ggeometrico rispetto alla linea in Ggeometria, ouvero in continouva quantitaà considerata, Nnella qual cosa Franchino, è in grande er-page 61rore, percheé se l'unisono considerato dal musico ha natura del punto Ggeometrico, egli non potraà hauvere natura, neé similitudine uvera con la unità in Aarithmetica con-siderata,. Et questo auverraà, percheé tra il punto Ggeometrico & la unità Aarithmetica cade non poca contrarietaà, & questo nasce, percheé la unità in producere il nume-ro, ouvero la discreta quantitaà, saraà molte uvolte presa, la qual cosa del punto Ggeome-trico in creare la continua quantitaà non si uvede auvenire,. Laonde, se il numero si uvede non esser altro, che una moltitudine di unità, la linea certamente, o altra continua quantitaà, non potraà constare di moltitudine di punti, ma solamente di dui, fra' quali è tirata,. Similmente la unitaà in arithmetica considerata non potraà in minute parti essere diuvisa, il qual effetto dal punto Ggeometrico per modo uveruno non potraà na-scere, percheé esso punto non è quantitaà, ma è immaginato, siì come è futo affermato da Euclide, laà douve diffinendo esso punto, dice, che 'l punto è quello del quale non ci è parte,. Per le predette Mmathematiche dimostrationi appare, che l'unisono dal Mmusico considerato solamente si potraà assomigliare alla unità, la quale è principio della discreta quantitaà, la quale unità, come disopra è stato detto, potraà esser molte uvolte presa, & fare di seé numero, & anchora potraà essere in parti minute separata, & questo auverrà, percheé il suono, il qual consiste in tempo, & in quantitaà sonora, potraà similmente essere aggregato, & in parti diuviso, come è manifesto comparando il suono grauve al suono acuto, & il suono acuto, al grauve, Iimperocheé, come il suono grauve contiene in seé il suono acuto, cosiì l'acuto saraà parte del suono grauve, come da Aristotile è stato confermato ne' suoi Problemi,. Si potrebbe però conuvene-uvolmente assomigliare l'unisono alla linea Ggeometrica, la quale è una lunghezza senza latitudine, percheé tal lunghezza potraà essere molte uvolte presa, & creare un numero, & moltitudine di linee, & anchora in parti minute potraà essere diuvisa, a similitudine della data, & considerata unitaà in Aarithmetica intesa,. Ma non puoò giaà essere che l'unisono sia paragonato al punto, considerato dal Ggeometrico per prin-cipio della continouva quantitaà, perciocheé, essendo immaginato, non puoò essere quan-titaà, & per consequente saraà indiuvisibile,. Et dato che fosse molte uvolte preso, non sa-raà peroò di seé linea, percheé come è stato detto, la linea è considerata dal punto dal quale, hauvendo origine, è tirata, & non da quello molte uvolte preso, perciocheé ouve cosiì fosse, egli seguiteria, che la linea, & ciascuna altra continouva quantitaà, si potesse risoluvere nel punto, in quel modo, che il numero si puoò risoluvere nella semplice unità, Eet appresso, che tra la continouva, et la discreta quantitaà non cadessero quelle contrarietaà, le quali per loro natura loro sono assegnate da' dotti, et intendenti Mmathematici.
Come il punto non puoò far imperfetta una nota simile inanzi a un'al-tra sua simile. Cap. V.
Egli è fra questo mez-zo da douver esser inteso, che una nota posta dauvanti ad un'altra sua simile non puoò essere fatta imperfetta,& da noi al capitolo uventesimo nono del pri-mo libro del nostro Toscanello, il medesimo fu dichiarato, per la qual cosa uver-gognensi adunque tutti coloro, i quali tengono, & credono, che tale oppenione possa esser uvera. Ci sono anchora molti, i quali non solamente consentono, & cre-dono che tal similitudine, & perfettione sia manifesta, & ragioneuvole, ma etiandio maggiormente uvogliono, chella detta breuve, posta dinanzi la figura maggiore di seé, sia perfetta, Lla oppenione de' quali chiaramente si uvede essere falsa, perciocheé egli faraà ben di mestieri, che uno fosse rozzo, & senza giuditio a douver credere, che una lunga fosse simile a una breuve, & meno poi la detta breuve a una massima. Pertan-to questo loro argomentare, se una simile posta dauvanti a un'altra simile non puoò essere fatta imperfetta, maggiormente essendo posta dinanzi a una maggiore di seé, non potraà riceuvere imperfettione, Nnon uvale, neé hanno bene apparato Lloica, percio-cheé non trouverranno Mmusico, neé moderno, neé antico, che approuvi questa loro conse-quenza, & oppenione, perciocheé questo non ha luogo se non in quelle note, che sono simili di forma, & di corpo, come habbiamo detto disopra,. Ma pur uvolendo il Ccom-positore far perfetta la nota posta innanzi la maggiore, essa non hauvraà sempre tal perfettione, ma saraà in facoltaà del Mmusico, & secondo piaceraà allui, come essami-nando molte compositioni in quelle, cosiì in note, come in pause trouverrai, & come la figura seguente ti mostra. page 63
Come il cantore dee osseruvare la misura ne' segni de' modulati con-centi dal Mmusico, & Ccompositore ordinati. Cap. VI.
Delle parti, & imperfettioni delle note. Cap. VII.
Altre considerationi intorno la imperfettione delle note. Cap. VIII.
Qual sia stato il primo, e 'l secondo segno da gli antichi, & dotti Mmusici dimostrato. Cap. IX.
De' quattro modi da gli antichi, & moderni musici ordinati. Cap. X.
Del tacito uvalore della Mmassima. Cap. XI.
Valor di massi-me & lunghe.
Oppenione di alcuni intorno la breuve perfetta & imperfetta. Cap. XII.
Percheé la Mmassima non ha pausa. Cap. XIII.
Come il Mmusico non ha riguardo di far imperfetta piuù l'una che l'altra di di [sic: di] molte note in un corpo unite. Cap. XIIII.
Oppenione, & Rresolutione, circa i Mmandriali a Nnote nere. Cap. XV. For further information on black-note madrigals, see The Anthologies of Black-Note Madrigals, ed. Don Harrán (Corpus mensurabilis musicae, 73; Neuhausen-Stuttgart, 1978-1981).
Aa note nere,sopra de' quali scriuvono, & dicono,
Cantasi a breuve.Et per tal cieco modo & corruttela, l'uno dapo [sic: dopo] l'altro, nella fossa si getta-no,. Questo adiuviene, cheé mancano della intelligenza del semircolo [sic: semicircolo] dalloro segna-to, Cconciosia cosa che, da ogni Mmusico antico, & moderno, non è, neé fu mai det-to, che tal segno semicircolare non tagliato, si douvesse cantare alla battuta, o misu-ra della breuve,. Et cheé questo sia la uveritaà, considera, et bene esamina la natura de' seguenti segni, , douve conoscerai il mvnifestissimo [sic: manifestissimo] tuo errore, & corruttela, per che non fai differenza l'uno dall'altro, dicendo in questo segno, ,
Cantasi a bre-uve,Pper laqual cosa, si domanda, che misura si daraà a questo, ,. Non ho dubbio al-cuno, che tu non dica, che la misura saraà sopra la breuve, o di tanto sua uvalore,. Se cosiì è, ne seguiteraà, che questi dui segni, , , saranno eguali, Ddouve se cosiì fusse, Ssarebbe di souverchio, uno di esso, & contro a ogni precetto si procederebbe, percheé questo, , fa doppia proportione al seguente, , & al contrario, Ssotto doppia proportione, Pper le quali dimostrationi, & comparationi, non saraà uvero quello che da te è creduto,. Et se bene da te saraà considerato, tu conoscerai, che tali Mmandriali a note nere, non saranno cantati a' breuvi, ma a' semibreuvi, percheé in un tempo, ouver battuta, non passa altro, che una semibreuve, o tanto suo uvalore, laqual semibreuve, o quantitaà sua, in detto segno, , indugia tanto, quanto la breuve di questo segno, , passa,. Et per tal modo da te è compreso, & creduto, che tali Mmandriali si cantino a breuve, & non secondo il propio, & natura del segno, Cconchiudendo che tal misu-ra, o tempo non è a breuve, ma a semibreuve, Ppercheé come habbiamo detto, non altro passa, che una semibreuve per tempo, Eet questo per la uvelocitaà delle note apparenti, & dimostranti.
Oppenione, & Rresolutione, Iintorno le Ccompositioni. Cap. XVI.
LIBRO QVUARTO.
DELLA MVUSICA DORIA. CAP. I.
Della Lidia.
Della Frigia.
CANTORI A LIBRO.Many of the names on this list are identified by Peter Bergquist, The Theoretical Writings of Pietro Aaron (Ph.D. diss., Columbia University, 1964), p. 83.
- Il Signor Conte Nicolo d'Arco.,
- Il Signor Lodouvico Strozzi da Mantouva.,
- Messer Bidone.,
- Messer Costanzo Festa.,
- Messer Don Timoteo.,
- Messer Marc'Antonio del Doge da Vinegia.,
- Messer pre Francesco Bifetto da Bergomo,
- Messer pre Gioan Maria da Chiari.,
- Messer Gioanni Ferraro da Chiari.,
- Messer fra Pietro da Hostia.,
- Messer Girolamo Donismondo da Mantouva.,
- Maestro Girolamo Lorino da Chiari, maestro di Ccapella in Brescia.,
- Messer Lucio da Bergomo.,
- Messer Biasino da Pesaro.,
- Messer Bernardino, ouvero il Rizzo della Rocca contrada.
CANTORI AL LIVUTO.
- Il Signor Conte Lodouvico Martinengo.,
- Messer Ognibene da Vinegia.,
- Messer Bartholomeo Tromboncino,
- Messer Marchetto Mantoano.,
- Messer Ipolito Tromboncino.,
- Messer Bartholomeo Gazza.,
- Il Rreuverendo Messer Marc'Antonio Fontana, Aarchidiacono di Como.,
- Messer Francesco da Faenza.,
- Messer Angioletto da Vinegia.,
- Messer Iacopo da San Secondo.,
- Il Mmagnifico Messer Camillo Michele Vinitiano.,
- Messer Paolo Melanese.
DONNE A LIVUTO ET A LIBRO.
- La Signora Antonia Aragona da Napoli.,
- La Signora Costanza da Nuuvolara., page 87
- La Signora Lucretia da Coreggio.,
- La Signora Franceschina Bellaman.,
- La Signora Gineuvra Palauvigina.,
- La Signora Barbara Palauvigina.,
- La Signora Susana Ferra Ferrarese.,
- La Signora Girolama di Sant'Andrea.,
- La Signora Marieta Bellamano.,
- La Signora Helena Vinitiana.,
- La Signora Isabella Bolognese.
Per che cagione sia stato trovata l'alteratione. Capitolo II.
Ll'alteratione è stata ordinata, et trouvata, acciocheé due note sole non resti-no senza ternario numero,.Rispondiamo non essere questa la causa propia di tale alteratione, Iimperocheé accade di raro, chelle note non si possano riducere al terna-rio numero, Eet tale oppenione solamente s'intenderaà hauver luogo in qualche Ccanto douve non fosse alteratione ordinaria, & usata, ma secondo il uvolere del Mmusico, come la presente figura dichiara, Nnel primo essempio della quale, se saraà considerata, si uvederaà una altera-tione non secondo che uvuole la regola, ma secondo la uvolontaà, come habbiamo detto, del Ccompositore, pcheé uvolendo misurare il canto, saraà forza pigliare la prima minima co la secoda alterata, accioò si ritrouvi il numero ternario delle minime, Eet il simile fare della prima semibreuve colla seconda del secondo page 88essempio,. Ma in altro modo che in quello, che habbiamo mostrato, la loro oppenione loro non saraà cocedutta, percheé se nel tepo perfetto et altri simili si potraà hauvere tre note fra due loro maggiori, come qui, Iimperocheé si debbe cosiderare & bene auvertire di preuvalersi della facilitaà, & non oscuritaà, Pper tanto non è dibisogno an- darandar cercando modi o-scuri, neé faticosiì, come qui, per hauvere il numero ternario con le loro minori. Altri piuù sot- tilmentesottilmente intorno cioò considerando, di-cono che tal alteratione da gli antichi, (come quelli, che a' segni douve accadeuva la perfettione, dauvano sempre la misura sopra del tempo) è stata ritrouvata, & ordinata per manco confusione, & ornamento del Ccontrapunto, Eet che per tal causa il Ccompositore non è tenuto a continouvare neé osseruvare un sol modo intorno le positioni delle note, ma puoò uvariare secondo che allui piace,. Et però, quando il Ccompositore uvuole che 'l tempo olla misura resti diuvisa nel cantare, lo di-mostra in questo modo, & altri simili, cioè chella prima terza parte del tempo sia separata, & da seé posta, Eet appresso l'ultime due terze parti di essa bre- uebreve, o tempo siano unite in una sola nota, per laqual cosa dannoi è detto, che tale alteratione è stata ritrouvata da gli antichi, non percheé due note non restino sole, et senza ternario numero, come essi dicono, Mma per-cheé tali due note possano hauvere la loro terza parte per sincopa dalla parte dinan-zi, ouveramente per punti di diuvisione, possano essere trasportate dopo,. Et se alcuni uvolessero contradire dicendo, che 'l Ccompositore potraà condure un concento secondo il suo uvolere senza considerare alteratione alcuna, come qui, & non colle due semibreuvi bianche messe, ouveramente considerate in mezzo de' due breuvi, del sopraposto circolo, Ssi risponde che 'l primo essempio disopra non ha luogo per tutte le note, o segni, iquali mostrino perfettione, massimamente in quelli, iquali contengono in seé piuù note perfette, come dimostrano nelle compositioni, nelle quali le breuvi, & le semibreuvi sono apparenti, & ordinate nel segno ouver figura del segno chiamato circolo puntato, ouveramente tempo con prolatione., Ppercheé tutto che quella breuve piena habbia uvertuù, et tanto uvalore quanto harebbe la semibreuve alterata, ouvero raddoppiata, no-dimeno la detta semibreuve piena mediante essa pienezza resteraà imperfetta, & cosiì seguiteraà, chella breuve piena, & la semibreuve non si potranno unire insieme al ri-compimento d'un tempo perfetto contenente in seé tre semibreuvi perfette, come chia-ramente per rispetto dell'alteratione si comprende in questo presente essempio. Dicono alcuni altri, contrari a tale alteratione, che per ca-gione del punto di perfettione, si potraà saluvare tal semibreuve nella sua quatitaà perfetta, come qui, & trasportandola, troarli [sic: trovarle] altro numero ternario ouve ella si riduca affare imperfetta quella ultima breuve, ouvera-mente pigliado tal Ssemibreuve, laquale è fra la secoda, e terza breuve,. Si rispode che page 89[gap — ] non pigliando la detta semibreuve con la seguente breuve piena per un tempo finito, ilqual uvuole, che non possano essere poste note nere se non è compito il tempo, tutto che alcuni questo non habbiano osseruvato,. Ma quelli, iquali hanno intorno l'altera-tione tante dubbitationi, douverebbono pensare che egli sarebbe loro assai piuù ageuvole a considerare la detta alteratione in quella guisa, che dagli antichi ella fu ordi-nata, che con tate ragioni uvoler introducere un modo, pe 'l quale essa fosse annulla-ta, Eet uvolendo pur questi tali seguire questa loro oppenione, è dibisogno chella bre-uve piena habbia anche essa al supplimento del tempo la semibreuve piena,. Molti altri inconuvenienti nascerebbono, & errori, ouve tale alteratione non fosse apparente neé essercitata, Eet per conseguente non sarebbe in podestaà del Mmusico, ouver Ccompositore di fare quanto piace allui, perciocheé conuverebbe, che egli seguitasse & seruvisse alle note, & non le note allui. Similmente sarebbe errore, uvolendo, chella minima alterasse innanzi alle breuve, & la semibreuve innanzi alla lunga, Eet la breuve inanzi la massima,. Egli è ben uvero, che esse altereranno inanzi alle loro maggiori a seé propinque, cioè la minima inanzi alla semibreuve, la semibreuve inanzi la breuve, la bre-uve inanzi la lunga, & la lunga inanzi la massima, cosiì in nota, come in pausa,. Ap-presso la nota non dee mai alterare inanzi alla sua simile, siì in note come in pausa, come la minima inanzi la minima, la semibreuve inanzi la semibreuve, et simili, Iiquali ordini, & regole sono da essere osseruvate, & non da essere reputate in potere del Mmusico, eccetuando la lunga, laquale non puoò alterare inanzi la pausa della massi-ma, percheé come è stato detto, la massima non ha propria pausa,. Laà onde è stato dal Mmusico ordinato, chella lunga nel modo maggior perfetto possa alterare inanzi a due pause di lunga insieme poste, come il presente essempio dimostra.