La terza causa, che tra loro genera varietà, è il saper meglio accom
-modar fra le parti le consonanze, e dissonanze, acciò si renda grato l'vdi
-re alli Ascoltanti. G. In che consiste l'accommodar le parti sodette, che
stiano bene? A. Consiste in saper darle il luogo sì, che ciascuna di esse
possa fare il suo effetto nell'ascendere, e discendere; acciò fra loro non si
trouino interualli, che non possino cantarsi, come sarebbe à dire, inter
-uallo di Settima, di Nona, e di Sesta maggiore, così nel discendere, come
nell'ascendere. Parimente il mouimento di Sesta minore nel discendere,
nell'ascendere di mi in fà per Quinta, & nel discendere di fà in mi per
Quarta, i quali sono tutti mouimenti incantabili, si deono fugire. Di più
si deue auuertire che non si veggano le parti affrontarsi insieme per mo
-uimenti separati d'ambedue le parti: perche tal sorte di consonanza
può recar poca harmonia all'orecchie de gli Ascoltanti. Ancora haurà
risguardo il diligente Compositore, che vna parte non vada nell'altra,
ciò è, il Tenore nel Basso, e cosi anco per il contrario. Et questo voglio
intendere, quando facessero tal passaggio trè, e quattro volte in vna
istessa Compositione, che per vna sola si può sopportare. Parimente
auuerta nelle sue conclusioni, che sia finita la sentenza delle parole, ouer
doue si troui il punto: & la cadenza, qual si chiama conclusione, ouer
riposo generale, sia fatta nella Quarta, e Quinta di detto Tuono, ouero
in altra chorda appropriata à tal Tuono, le quali particolarità furono
mostrate da Pietro Pontio nel Terzo ragionamento, che fece in casa del
page 58Signor Conte Beuilacqua, oue tratta della formatione, & cadenza de'
Tuoni. E perciò non hauendo più, che dir sopra questa terza causa, che
fa varietà fra Compositori, me ne passarò alla Quarta, la qual nasce da
questo, che vno più dell'altro haurà consideratione alla parole; & se
trattaranno di mestitia, trouarà vn Tuono di propria natura mesto, come
il secondo, il Quarto, il Sesto, & sopra di loro farà la sua compositione;
& trouarà harmonia, & concenti pieni di mestitia; ma, se trattaranno
d'allegrezza; pigliarà vno delli restanti: Ilche non saprà fare vn'altro
Compositore meno instrutto. Vero è, che ogni Tuono si può far mesto,
& allegro, se il Compositor serà intelligente in questa Prattica della Mu
-sica. G. Desidero intender, in che modo si possa far'vn Tuono mesto, &
allegro, hauendo hora detto, che ci sono alcuni Tuoni di propria natura
e mesti, e allegri, ilche mi par cosa nuoua veramente, & degna da inten
-dersi. A. Non le paia ciò strano; perche l'huomo intelligente con le spe
-culationi, & con l'isperienze dell'harmonie più volte fatte, saprà tra
-mutar'vn soggetto d'vna natura nell'altra. Et che ciò sia il vero, sappiano
che i Compositori per la longa isperienza fatta più volte hanno osserua
-to, che i moti delle parti tardi rendono la compositione alquanto mesta,
come si può vedere nelle lettioni della settimana santa, & in altre c
omposi
-tioni à quelle simili, come il Gloria Patri delli Magnificat, & l'Incarnatus.
Quando adunque vorrà, che la sua cantilena sia mesta, si seruirà di tai
moti tardi, & anco della Terza minore, la qual rende assai mestitia. Se poi
vorrà la sua compositione allegra, si seruirà delli moti veloci, come si
può vedere nelle compositioni volgari; & in luogo della Terza minore si
seruirà della Decima maggiore, & di altri mouimenti, che fanno la Mu
-sica allegra. Si che hauendo questa intelligenza potrà ad ogni Tuono
tramutar la sua natura. Questa è la ragione, per la quale si può far il Tuo
-no mesto, & allegro, come più al Compositore piace. G. Grandissima so
-disfattione ho hauuta dall'esplicatione, ch'ella ha fatta di queste partico
-larità. E credo in vero, che conuenga al Compositore esser molto istrut
-to, & hauer pratticata gran t
empo la Musica, volendo esprimere il suo con
-cento mesto in Tuono di propria natura allegro, & trouar passaggi pieni
di mestitia; acciò possa esplicare il senso delle parole; e così per il con
-trario. A. Conuiene veramente, che sia così, altrimente la compositione
non sarebbe di buona riuscita. G. Inuero scuopro ogn'hora in questa
prattica del comporre molte difficoltà; mà, se essa andrà seguendo l'altre
proposte cause (essendosi già da noi sufficientemente intesa la Quarta)
staremo attenti, & obligati. A. Deuo adunque hora dimostrar la Quinta
causa della differenza fra scrittori Musici, della qual volentieri parlando
in questo modo darò principio. Quando il dotto Compositore princi
-page 59pia la sua Compositione, si vedono inuentioni fatte secondo il Tuono, ne
solamente nel principio, ma anco nel mezo, e fine con proposito. Di più
quando si vede la sua c
ompositione fatta per imitatione del Canto Plano, co
me sopra l'Oratione Dominicale, la Salue Regina, il cantico di Maria Ver
gine, & altri simili, onde si conosce tale imitatione sopra il Canto Plano,
fatta in suo proprio essere, & accommodata con veri, e legitimi interual
-li, e dal Cantore pronontiata con facilità, e con sommo suo diletto. Ilche
non saprà fare vn'altro poco istrutto di tali auuertimenti. M. Dicami per
cortesia, in che modo si possa fare, che dal Cantore sia con facilità, e con
diletto cantata simil compositione. A. In questo modo, ciò è, quando
le parti modularanno con interualli congionti, e quando partendosi da
vna consonanza andarà à trouar l'altra con legitimi, & ben proportiona
-ti interualli, come in queste due parti.
Da questo poco di essempio potranno vedere il modo, che hà da tenere
il Compositore nelli suoi componimenti, nell'accommodar le parti insie
me, che vengano ben vnite, senza venir fastidio al Cantore, anzi con suo
diletto. E questo fia (come dissi) quando la parte modularà con veri, e
legitimi interualli, & andarà con moto congionto; parimente quando pas
serà da vna consonanza all'altra senza inc
ommodo alcuno. Il simile di quel,
che si è visto nelle due parti, conuerrà farsi, essendo la Cantilena à quat
-tro, à cinque, & à sei voci. M. Credo, che sia, come dice; mà parmi anco
-ra, che difficilmente si possino accommodare quattro, e cinque parti insie
me, e caminare in quel modo, che ci hà mostrato con l'essempio suo. A.
Che ragione mi si può addurre in contrario? M. Questa che vna parte
potrà occupare il luogo dell'altra, ò nel discendere, ò nell'ascendere in
modo tale, che quelle parti non potranno andarsene, per interualli con
-gionti, ma conuerrà, che vadino separati, e lontani, & alle volte non com
modi. A. S'inganna; perche il Compositor prattico, e diligente antiue
-de questi disordini, & incommodi; e sà, che ciascuna parte deue restar
nell'esser suo, e nelli suoi termini; ne permette, che il Tenore faccia quel
lo, che deurebbe far l'Alto, e cosi anco per il contrario. E, quando, la com
-page 60positione serà à quattro, à cinque, & à sei, & vedrà, che, facendo cantare
tutte le parti, ne verrebbe qualche incommodo interuallo, ouer, ch'vna
parte andarà à trouar'vn'altra fuor di proposito, & senza occasione; e
da ciò ne verrà qualche inconueniente, all'hora farà posare quella parte,
nella quale si causarebbero simili disordini; perche meglio serà, che po
-sa, che fare tali disordini ne i componimenti; poiche non fanno nel buo
-na, ne harmoniosa la compositione. E di questo si possono render chia
-re, essaminando l'opre de' Musici Eccell
entissimi, come di Iachetto, Adria
no, Cipriano, del Palestina, di Constantio Porta; & d'altri simili; ouer,
vuole, che hor l'vna, hor l'altra parte faccia riposo; e questo solo, acciò
non vengano simili inconuenienti, come anco fa l'istesso per trouare nuo
ue Inuentioni, e per dar riposo a' Cantori, i quali (cantando sempre) la
compositione verrebbe noiosa. Laonde si hà dalle già dette cause, come
hor l'vna, & hor l'altra parte si riposi. M. Credo veramente, che non sen
za qualche difficoltà sia l'accommodar bene quattro, e cinque parti insie
me, si che non vi cada simile discommodo, & inconueniente. A. Porta
certo difficoltà grandissima; pur'è necessario questo auuertimento, ch'al
-trimente il componimento sarebbe di niun diletto alli ascoltanti, & di
tedio al Cantore. M. Gratissime ci sono state tutte queste particolarità,
& altrettanto ci seranno l'altre, che ella mostrarà, passando alla sesta cau
-sa. A. Passerò dunque alla detta Sesta, che è causa di gran varietà fra mu
-sici, facendo vno la sua compositione più dotta, & più ingegnosa dell'al
-tro.Dicami (la prego) à che si conosce vna compositione più dotta, &
ingegnosa dell'altra? A. A trè cose. La prima è, quando in essa si vedran
-no diuerse Inuentioni, ò fughe (come dir si vuole) non sol nel principio,
ma ancora nel mezo, & fine. La seconda, quando in essa si trouarà obli
-gatione di Canto Plano, come si può veder nella Messa del Palestina à
quattro voci nel primo libro, oue fà il Canto Plano di quella Antifona.
Ecce sacerdos magnus. Ouer si trouarà obligatione di figure, come fece
Iusquino nella Messa Hercules Dux Ferrariae, nel secondo libro delle sue
Messe à quattro, & altroue nel primo libro di dette Messe, pigliando per
soggetto queste figure la sol fa re mi. Et di tali figure si seruì anco il
Pontio nel primo libro delle sue Messe à sei, le quali hanno per suo tito
-lo. Missa la sol fa re mi, ouero può mostrar lo studio suo, quando sopra
di esso canto Plano, & di esse figure il compositore trouarà varie inuen
-tioni, come si vede nelle sopranominate Messe. Il simile possono vedere
nelli Magnificat di Morales, ouer fa il Canto Plano, e poi vi sono diuerse
inuentioni sopra di esso Canto Plano. La terza causa è, quando la com
-positione (oltre alle altre inuentioni) haurà vna parte, ouer due, che diran
no il medesimo, ò per quinta, ò per quarta, ouer per ottaua, ò per altra
page 61consonanza, che farà l'altra, il qual modo si chiama Canone, ouer regola,
come si possono far certe vedendo la Messa di Iosquino fatta ad fugam
cosi chiamata, la messa di Morales fatta sopra Aue maris stella, la Messa
del Pontio fatta sopra, In die tribulationis nel suo primo libro à cinque,
quella di Iacchetto intitolata Peccata mea posta nel libro delle sue Mes
-se à cinque, & d'altri. Il qual modo di comporre è dotto; & ingegnoso,
quando però la compositione serà talmente ordinata, che nel cantare
renda vaghezza & harmonia, & che fra le parti n
on si troui interuallo, che
non faccia, se non buono vdire alli intendenti di Musica; & che fra esse
parti non siano di quelli affronti (cosi detti volgarmente
) di consonanze
male ordinate, e senza regola poste, i quali non fanno nelle compositioni
se non tristo effetto. M. L'hauer inteso, quando vna compositione si po
-trà chiamar dotta, & ingegnosa ci è stato di grandissima sodisfattione;
mà di più intiera ne sarebbe, se determinasse, quando si trouasse vna com
positione fatta senza alcuna inuentione, & obligatione de' Canoni, e
facesse buona harmonia, e nel cantare rendesse facilità, e diletto al Can
-tore, se sarebbe questa compositione degna d'esser lodata. A. Sarebbe
veramente degna di lode; mà molto più, quando vi fosse vn de' già det
-ti trè modi. Deueno però saper, che alcune compositioni non ricercano
in se cosa alcuna delli trè modi predetti, anzi essendouene alcuno la
cantilena non saria fatta secondo il suo proprio, e non seruerebbe il suo
decoro. M. Et quali sono queste tali cantilene? A. Sonoui le lettio
-ni della settimana santa, gli Passi, gli Miserere, l'incarnatus est de
Spiritu sancto con le seguenti sino al Crucifixus, e 'l gloria del Magnifi
-cat. perche conuien, che queste compositioni siano graui, e le paro
-le intese benissimo dalli Ascoltanti, acciò à loro rendino deuotio
-ne. Ne si deue in simili componimenti far Inuentione alcuna, ò al
-meno poche; mà solo esprimer le parole, come si vede nelle lamen
-tationi di Morales, Gioanni Nasco, Gioanni Contino, nel Gloria delli
Magnificat di Morales, nelle messe di Iosquino, nell'Incarnatus, & in
altri simili. E solo iui si deue hauer consideratione, di far la com
-positione mesta; poiche cosi ricercano le parole: e di far buona, e
grata harmonia. Mà fuori delli predetti, & simili, conuiene farui del
-le Inuentioni, ò Canoni; perche di quì si scopre l'intelligenza del Com
-positore; e da tutti i periti di Musica serà giudicato huomo di valore,
e ben fondato in quella; che, quando non vi fosser queste particolarità,
sarebbe giudicato altrimente per le Cantilene fatte senza Inuentione,
e si potrebbe dire, che fossero tutte ad vn modo, per non vi esser
varietà. M. Vostra Signoria conchiude, che di valore, e riputa
-page 62tione serà quella compositione, che haurà in se Inuentioni diuerse,
ò Canoni, ouer Canti Plani, ritrouando poi diuerse Inuentioni sopra esso
Canto Plano appropriate al Tuono, sopra che compone. A. Cosi stà:
& se considerano le compositioni delli Eccellentissimi Compositori,
si vedrà, che ciascun di loro hà posto ogni suo pensiero, e studio intor
-no à nuoue Inuentioni per far nelle sue opre cose nuoue. & questo è
vno de maggiori particolari, che si conuenga al Compositore, men
-tre che voglia hauer nome, e buona fama fra' Musici. M. Così ten
-go ancor io; però seguiti pure à quello, che già ci propose. A. Hauendo
discorso assai sopra la sesta causa, si che nulla più mi ui resta à dire,
passarò alla settima, la qual'è, che vno farà vna Inuentione, ouer fuga
(come dir vogliamo) nel mezo della sua compositione, che dal
-li Ascoltanti non serà nè considerata, nè intesa; ma vn'altro la ponerà
in tal forma, che dalli Ascoltanti serà considerata, & osseruata benis
-simo. M. Questo mi rende fuor di modo sospetto, come vna Inuen
-tione fatta da vno non serà considerata, nè intesa; e fatta da vn'altro poi
serà osseruata, & intesa. A. E cosi in vero; e, quando si sentirà la ra
-gione, m'assicuro, che saremo conformi d'opinione. M. E d'intender
questa à punto son grandemente desideroso. A. Auuertasi adunque
che questo è di molta consideratione, & osseruatione per quelli, che nel
-le lor compositioni si vogliono seruir dell'Inuentioni, le quali, quando
seranno intese, & osseruate, daranno gran fama, e reputatione alli Autori;
&, quando fosse altrimenti, vana sarebbe la fatica loro, poiche non sa
-rebbero in veruna consideratione. Hora l'Inuentione fatta senza alcun
riposo dalli Ascoltanti non potrà esser'osseruata, nè intesa. M. Facciaci
di gratia più chiare queste parole. la inuentione fatta senza alcun ripo
-so non si potrà osseruar, nè intendere. A. Volentieri, è in questo mo
-do le dicchiaro. Trouandosi vn tenore, ò altra parte, che c
anti, se in quel
-le figure si farà vna Inuentione con vn'altra parte, ouer con più parti, que
sta si fatta Inuentione non si potrà considerar, nè si potrà mettere à me
-moria; si come si farebbe, se prima si facesse il riposo. M. Intendo que
-sto, mà facciane gratia di mostrarci vn poco d'essempio, acciò meglio ne
siamo capaci.
page 63
A. Se in questo poco d'essempio à tre voci fatto consideraranno le
figure, oue si troua quel segno tra le parti, ce si rispondono per Inuen
-tione; dal senso, conosceranno, che non sono nè vdite, ne osseruate per
questa ragione; che, per il non fermarsi quelle parti, gli Acoltanti (per la
maggior parte) non ponno giudicar, se quelle figure siano fatte per In
-uentione, ò per far cantar le parti, ouer per esplicar le parole poste sotto
le figure predette, ò più tosto per empimento (per dir cosi) delle parti,
cantando sempre quelle insieme. M. Conosce esser vero quel, che mi
dice; posciache tal hora non si pon cura ad altro, che al sentire l'harmo
-nia delle consonanze, causata dalle parti, che cantano, e tal'hora al bell'or
dine, che hà tenuto il compositore in metter le parole, che siano intese.
Mà, che si deurà fare, acciò l'Inuentioni vengano sentite, & osseruate?
A. Si deurà tener questo ordine, che la parte, che principiarà nuoua In
-uentione, ouer replicarà la medesima, si fermi (come già dissi) per spatio
d'vn tempo di breue, ò di semibreue, ò almeno d'vna pausa di Minima;
perche dandosi poi principio alla parte, che già hà posato, gli Ascoltanti
le porgono orecchia, e seruano nella memoria le figure, che proferisce
il Cantore, onde viene dalla memoria de gli ascoltanti osseruata. M. Pia
-cemi assai questa ragione. E, benche vero sia tutto ciò, che hauete detto, e
per tale lo stimi; nondimeno per maggior nostra certezza, e capacità, la
prego à volerci illuminar più con vn poco d'essempio. A. E per com
-piacer loro, e per certificatione del tutto mi contento volentieri di far l'es
sempio, che è questo.
page 64
Nell'essempio scritto ben vedete, che, doppo l'hauer principiate le parti,
e fatta la lor cadenza, ò riposo generale (come più piace nominarla) il Te
nore, già che si è riposato per spatio d'vna pausa di minima, dà principio
all'Inuentione, che dice.
E parimente; poiche il Canto hà riposato per spatio d'vna pausa di bre
-ue, dice l
'istessa Inuentione per Ottaua lontano, simile di figure, di no
-me, & d'interualli: e, poiche il Contralto, per lo spatio similmente d'vna
pausa di Breue si è riposato, con simil figure, & interualli fa il medesimo
lontano dal Tenore per Quarta; e cosi poscia tutte le parti si riducono al
fine. Onde fatte di tal sorte l'inuentioni verrannno dalli Ascoltanti intese,
& insieme osseruate per essersi posata ciascuna d'esse parti doppo la pri
-ma cadenza, ò riposo generale. Questa dunque è la ragione, per cui l'In
-uentioni vengono osseruate dalli Ascoltanti. Onde fatte in altro modo
(come dissi) non sono cosi intese. ma la compositione di quell'altra
page 65sorte vien'ad esser fatta con ordine, e giudicio più bello, come essaminan
-do le compositioni de' periti in questo le Signorie Vostre resteranno più
chiare. Vero è, ch'alle volte principiarà vna parte nuoua Inuentione: ma
ciò di raro (parlando generalmente) e l'altre parti seguiranno il già detto
ordine. M. Ben sono dalle ragioni dette, e dal sopra mostrato essempio
restato chiaro di questa settima causa di varietà, che in altro modo non
deue farsi; posciache dal cominciarsi la parte, che di già alquanto ha po
-sato alli auditori viene à esser posta nella memoria assai più, che dall'ha
-uer continuamente cantata. Perciò hauendone fatti di questo benissimo
possessori, potrà (come la prego) passar'all'altre cause già proposte; che,
se di tal'importanza seranno, di quale sono state queste, oltre che l'inten
derle, come le predette ci serà di grandissima consolatione, le faremo ob
ligati eternamente. A. Senza tanti prieghi ben il farò di buona voglia,
co 'l dire, che l'ottaua causa producitrice di tanta varietà frà Compositori
(di non minor'importanza, nè punto men degna d'osseruatione dell'al
-tre) è l'osseruare il Tuono, doue si fà la compositione. G. Sendo (co
-me dice) questa di tanto rileuo, come le passate, conseguentemente pa
-re anco, che ricerchi tal'esplicatione, quale hanno hauuta le predette. Pe
-rò inanzi ch'oltre si passi, la prego à dicchiararne, che cosa sia questo os
-seruare il tuono. A. Il Tuono sopra ogn'altra cosa si deue osseruare nel
le compositioni, altrimente il tutto sarebbe fatto senza proposito, che è il
saper come i Tuoni siano formati (così volgarmente parlando) acciò si
sappiano far le cadenze ne' luoghi proprij delle sue Diapente, & Diatessa
ron, ne si facciano fuori del Tuono. G. Facciane gratia di manifestar le
Diapente, e Diatessaron di ciascun Tuono. A. Non posso mancar, poi
-che me lo chiedono, & è cosa degna di memoria, e ricerca attentione. Il
primo Tuono dunque hà la sua Diapente da D sol re, chorda sua fina
-le, ad A la mi re posta nell'acuto: e dall'A mi re à D la sol re posta pari
-mente nell'acuto, hà la sua Diatessaron. Il suo compagno; ciò è, il sec
ondo
Tuono (chiamato c
ompagno)
perche hà il suo fine nella chorda di D sol re,
si come il primo hà la sua Diap
ente da D sol re ad A la mi re nell'acuto, co
si anco haurà il sec
ondo. La sua Diatessaron tiene poi da D sol re ad A re
posta nel graue. Et dicono i Prattici, che ambidui sono formati dalla pri
-ma specie dalla Diap
ente, e Diatessaron. Et questi sono i luoghi delle Diap
ente, e Diatessaron del primo, e sec
ondo Tuono, oue si fanno le lor cad
enze, ò
riposi generali. Il terzo Tuono hà la sua Diap
ente da E la mi, chorda sua fi
-nale, à B fa b mi posta nell'acuto, e da B fa b mi ad E la mi parimente po
-sta nell'acuto hà la sua Diatessaron. Il quarto Tuono, che si chiama suo
compagno, hà parimente la sua Diapente da E la mi à B fa b mi posta di
sopra, e da E la mi à B mi vi si troua la Diatessaron posta nel graue. E di
-page 66 cono i Prattici, che si formano questi duoi Tuoni dalla seconda specie
della Diapente, & Diatessaron. Il Quinto Tuono, quale hà la sua chorda
finale in Fa ut, tenerà la sua Diapente da Fa ut in C sol fa ut nell'acuto,
[unclear: e] la Diatessaron da C sol fa ut ad Fa ut nell'acuto parimente. Il sesto ha
la sua Diapente da Fa ut à C sol fa ut nell'acuto, e la Diatessaron da Fa ut
à C fa ut posta nel graue. Questi Tuoni, si tiene, che siano formati dal
-la terza specie della Diapente, e Diatessaron. Il settimo Tuono ha la Dia
-pente da G sol re ut (per esser chorda, oue finisce simil Tuono) a D la
sol re posta di sopra ad essa chorda, e la Diatessaron da D sol re à G sol
re ut posta nell'acuto. Il suo compagno, ch'è detto l'Ottauo Tuono, haurà
similmente la Diapente da G sol re ut à D la sol re nell'acuto, e la Diates
-saron da G sol re ut à D la sol re nel graue. Dicono i Prattici, che ambi
-dui questi Tuoni si formano dalla quarta specie della Diapente, e Diates
-saron. Queste dunque sono le Diapente, e le Diatessaron di ciascun
Tuono, fra le quali si fanno le cadenze, ò riposi generali, acciò si osserui il
Tuono. Siche non hauendo il Compositor tal cognitione può errar fa
-cilmente, facendo vna cadenza, la qual non sia propria del Tuono. Laon
-de la sua compositione verria fatta fuori delle regole buone; non essendo
nelli termini regolati del Tuono. G. Cosi credo, e per sicuro il tengo: e
però desiderarei saper, se d'altri luoghi, che delle sue Diapente, e Diates
-saron, si può seruir il compositore per far le cadenze. A. Si può seruir
ancora d'altri luoghi, i quali seranno, doue i Salmi fanno la sua medietà,
& anco alle volte doue principiano,e nella medietà ancora della Quinta
d'essi Tuoni; perche sono chorde appropriate alli Tuoni del Salmo, e se
ne seruiamo alle volte nelle compositioni, come diffusamente ragionò di
questo particolare Pietro Pontio nel terzo ragionamento fatto nel Ridot
to dell'Illustrissimo Sig. Conte Mario Beuilacqua, come anco essaminan
-do l'opre d'Eccellentissimi Compositori ne restaranno con più intiera
chiarezza. E perciò non mi estenderò in mostrar loro il nome delli luo
-ghi de' principij, medietà, e fini delli Salmi; perche essendo stati presen
-ti al ragionamento terzo fatto nel Ridotto predetto, oue amplamente si
trattò di questo, si deuono ricordar di quel, che iui si disse intorno à simi
li principij
[unclear: ,] medietà, e fini de' Salmi, ragionandosi anco, doue si haueano
à far le cadenze sì de motetti, come de' Salmi, & d'altre Compositioni.
G. Ben me ne ricordo, onde non fà mestiero, che ne prenda altra fatica.
Mà, se pur altro resta intorno al particolar del comporre in Musica, ci sa
-rà di sommo fauore il farcelo manifesto. A. Non mi resta altro, che
dire, posciache si ricordano, di quanto si ragionò nel Ridotto sodetto. Ma
hora mi souuiene la nona causa producitrice di varietà fra Compositori,
la cui decchiaratione proponendo in questo modo dico, che vno si serui
-page 67rà d'altre cadenze fuori del Tuono, in cui fà la sua Compositione, & vn
altro nò. Queste cadenze à punto vengono chiamate cadenze fuori del
Tuono, & conuiene esser diligentemente in ciò auuertito; acciò, facen
-dosi vna cadenza fuori del Tuono, oue si fonda la Compositione, si vada
con bell'ordine di consonanze, nè si faccia fuori di proposito, e senza al
-cuna gratia, altrimenti non si renderebbe grato vdire alle purgate orec
-chie. G. Aggionga (la prego) questo alli altri fauori, che ci hauete fatti,
& dica quali siano le cadenze che fuori del Tuono si chiamano. A. Vo
-lontieri il dirò. Poniamo caso, che si faccia vn Motetto, ò altra composi
-tione dell'ottauo Tuono: se iui si facesse vna cadenza in A la mi re, non è
dubbio, che questa sarebbe cadenza impropria, e fuori del Tuono. G. La
prego di più à mostrarne la ragione. A. La ragione è questa; perche
in detta chorda d'A la mi re non è il principio della Diapente, nè della
Diatessaron, nè tampoco vi è la medietà, ne il fine dell'ottauo Tuono, i
quali sono i luoghi, oue si fanno le cadenze appropriate ad esso Tuono,
(come gia dissi). Si che si fatta cadenza non può esser in modo alcuno
appropriata ad esso Tuono; e perciò si dice cadenza impropria, e fuori
del Tuono. Cosi anco è fuori del suo proprio Tuono la cadenza di
G sol re ut, facendosi vna Cantilena nel sesto Tuono. Talmente che,
volendosi seruire di simili cadenze, è necessaria grandissima considera
-tione, e diligenza, acciò nelle compositioni si renda grato vdire. E quel
tanto, che di questi duoi Tuoni hò detto, può dirsi e deue intendersi
anco delli altri. Questa dunque è parimente vna causa, che genera va
-rietà fra Compositori; posciache non tutti sanno seruirsi di simili caden
-ze, le quali fatte con bello ordine producono buono, e leggiadro effetto.
G. Credo veramente, che sia mestiero di gran diligenza è di gran pru
-denza in seruirsi di simili cadenze, più, che delle proprie del Tuono. Ma
perche più per causa delli essempij si viene a perfetta cognitione, di che
si tratta, la prego per maggior nostra consolatione à non mancar in que
-sto di qualche poco d'essempio. A. Non mancarò, & eccolo.
page 68 Si può co 'l giudicio dell'orecchia c
onsiderare, come quel Soprano ricerca
tal cadenza in A la mi re per rispetto del fa posto per accid
ente nella chor
-da di B fa b mi; e come poi con bell'ordine subito torna nella chorda di
D la sol re mediatrice di tal Tuono, che così conuien, che faccia. Se anco
desiderano vn'essempio del sesto Tuono per sentir la cadenza fatta in
G sol re ut; qual'è fuori del numero delle cadenze proprie di esso Tuono,
lo dicano, che tanto farò. G. Se così le piace, s'accrescerà l'obligo nostro.
Lo farò volentieri, & ecco che lo scriuo.
Si sente la cad
enza di G sol re ut, come è di grato vdire; del che cant
ando
si potranno benissimo certificare. G. Io lo vedo, & sento benissimo,
mà non si potrebbe far la cadenza nella chorda di E la mi? A. Potreb
-besi veramente, ma offenderia grandemente le purgate orecchie. G. E
perche? A. La ragione è, che il mi di E la mi è in tutto contrario al se
-sto Tuono, quanto al farui cadenza; e per esser in tutto all'opposto del fa
di Fa ut in modo alcuno non ponno accommodarsi insieme; poiche esso
manca della sua Quinta, nella parte superiore; e perciò tal cadenza si la
-scia da parte, perche non può produrre effetto buono nelle Cantilene
del sesto Tuono, come ne fanno fede l'opre delli Eccellentissimi Compo
sitori, fra quali non si vede simil cadenza vsarsi da loro. Questa è dun
-que la cagione. G. Vero è, che di sommo piacimento m'è stato l'haue
-re intesa questa varietà; poscia che mi sarei dato ad intender, che tal ca
-denza si fosse potuta far, come quella di G sol re ut, & hauesse deuuto an
co render grato l'vdito; nondimeno per più mia intelligenza la prego ad
vsar la solita cortesia con vn poco d'essempio. A. La voglio compiace
-re, & ecco l'essempio richiestomi.
page 69
Di quella cad
enza fatta in E la mi, e da V. S. desiderata. L'orecchia, come
quella, che hà in ciò il Principato, farà il giudicio, alla quale anco simil
-mente s'aspetta il giudicar la cadenza cosi di G sol re ut, come della
D la sol re, le quali hò soggionte; perche co 'l loro intelletto cantandole,
vengano in cognitione, qual d'esse tre faccia miglior effetto nelle
compotioni [sic: compositioni]. G. Per quel, che l'intelletto, e l'orecchia mi detta, par di miglior'
effetto quella di G sol re ut, e quell'altra di D la sol re, che quella di
E la mi. A. Nè vano, anzi è verissimo il suo parere. G. Ben veggio ho
-ra, che questa prattica del comporre in Musica, è (quasi dirò) piu della
Theorica difficile, già che vado essaminando fra queste varietà di caden
-ze la gran prudenza, e consideratione, che necessariamente cader deue
nel Compositore, per saper discernere (essendo tutte cadenze fuori de'
Tuoni) quale di loro sia di buono effetto nella Compositione, e quale
di contrario, & di tristo effetto; e pur non conosco intorno alle consonan
ze cosa (per dir cosi) brutta, e che i mouimenti di tal cadenza sono fat
-ti con bell'ordine di mouimenti cantabili; nè già detta cadenza in vn
Tuono fà buona riuscita, se ben la fà poi in vn'altra. A. Tutto pieno è
di verità ciò, che dice; perche simil cadenza può seruir nel Terzo, Quar
-to, e Settimo Tuono. G. Mà che ci farà certi di questo che hora dice?
A. Due ragioni loro ne faranno certi: vna è, che nel Terzo, e Quarto
Tuono la chorda di E la mi è principio della Diapente, e Diatessaron, e in
essa chorda si troua il suo fine d'ogni cantilena, e del settimo Tuono tal
chorda è la medietà del Salmo, & i Compositori (come già altroue sco
-persi) si sogliono seruir delli luoghi, doue i Salmi fanno le sue medietà
in fargli le sue cadenze, & questa è la prima ragione. La seconda ragione
è il giudicio dell'orecchia, qual dà certezza del buono effetto, che produ
ce in detti Tuoni; perche essa non ne viene offesa. G. Dunque si può dire
page 70in questa facoltà di comporre in Musica, che il senso dell'vdito, e non
la ragione hà luoco. A. Si può dir quasi, che sia cosi; poiche per l'vdito
la Musica hà hauuto il suo conoscimento, & hà fatta elettione per mezo
di questo dal tristo al buono, e dal buono al migliore. G. Questo causa
in me non poca marauiglia, che l'orecchia preuaglia alla ragione. A. Dal
-le ragioni, e dalli essempij, che addurrò, mi rendo sicuro, che ne resteran
-no chiare rimossa ogni merauiglia. G. Il vedere gli essempij, & inten
-derne le ragioni certamente mi fia di sommo fauore. A. Stiano dunque
attente, che quanto più attenderanno, tanto meglio il tutto capiranno.
Dubbio non è, che queste consonanze in tal modo fatte, ciò è.
Quando si passa dalla Terza all'vnisono, e cosi dalla Quinta, all'vnisono,
sono fatte con ragione, secondo i mouimenti cantabili, & c
onformi alle re
gole date, le quali dicono potersi passar dalla Terza all'vnisono, e cosi an
-co dalla Quinta all'vnisono; & pur n
on r
endono grato vdire, come nel c
antar
l'essempio si potr
anno chiarire, & anco essamin
ando l'opre d'Eccell
entis. Mu
sici di ciò s'accerter
anno, posciache n
on si troua tal modo di passaggij fatto
se non rarissime volte, e per qualche occasione d'inuentioni, come si disse
nel secondo ragionamento fatto del Ridotto nel Sig. Conte Mario Beui
-lacqua da D
on P
ontio, ragion
andosi delli passaggij delle Terza, e Quin
ta. G. Vero è, che non sono di grato vdire. A. Hora mostrarò in vn altro
modo l'istesse consonanze, ciò è, quella parte che và per grado c
ongionto,
anderà per salto, e cosi della Quinta, vna si mouerà, e l'altra rimarrà fer
-ma, & ambedue faranno grato, & harmonioso vdire, & ecco l'essempio.
page 71G. Dice il vero. A. Dicami (la prego) non è il medesimo passare dal
-la Terza all'vnisono, e cosi dalla Quinta all'vnisono? come nel primo es
-sempio si troua, e solo si varia il Mouimento. G. Egli è il vero. A. Di
-mando adunque, che le fà certe del miglior effetto d'vn passaggio dell'al
-tro, fuorche il giudicio dell'orecchia? G. Non altro veramente, poscia
-che l'hanno mostrato i duoi essempij dalla Terza all'vnisono, e cosi anco
dalla Quinta all'vnisono. A. Si potrà dunque dir, che in questa prattica
del comporre in Musica l'orecchia ottenga il Prencipiato nel giudicar le
cose di buono, ò di reo effetto nelle compositioni. Nè già si può dire al
-trimente, essendo che il passare dalla Terza all'vnisono non si può dire
con verità, che stia male, ne anco dalla Quinta all'vnisono; mà non è già
il primo causa di buono effetto, posto in quella maniera, quando amen
-due le parti discenderanno; e cosi parlando del mouimento fatto dalla
Quinta all'vnisono, vna parte ascendendo, e l'altro descendendo; e pari
-mente dicasi delli altri passaggij, che fanno le parti insieme, le quali non
rendono nelle Compositioni harmonia alcuna. E conseguentemente del
-le cadenze sopranomate, questo è stato veramente giudicio dell'orec
-chia, & è meritatamente suo questo honore, posciache ella è stata giudice
dal buono al reo. G. Mi piace assai l'hauer intesa questa ragione; ne di
minor piacimento mi sarebbe, se ci dicesse il modo, per cui questo senso
dell'vdito, facendo il giudicio del discernere il buono dal tristo, n
on com
metta errore alcuno. A. Diuerse cose vi concorrono. Prima necessa
-ria cosa è la fatica intorno al cantar varie compositioni de' Musici Eccel
-lentissimi. Vi conuiene anco l'essercitarsi nel contraponto, e passando al
-la compositione comporre cose diuerse; e cantandole poi darle audienza
diligentemente per saper se le consonanze poste insieme producono buo
na harmonia, e grato vdire, e se son poste regolatamente. Di più si deue
attentamente vdire, se le parti vanno commodamente per legitimi inter
-ualli, e se fra loro si sentono mouimenti, ò concenti, che offendano l'orec
-chia. Onde da simili essercitij si viene à ridur l'orecchia à tal perfettio
-ne, che non può patire, se non cose perfette, buone, & harmoniose. Et se
d'altra sorte se le offeriscono, tosto giudica, che simili concenti non sono
nè buoni, nè harmoniosi. G. Credo per vero ciò, che hà detto; mà, che
anco non sia men vero, stimo, che non tosto tosto si riduca à perfettione il
giudicio dell'orecchia. A. N
on vi è dubbio, essendo necessario prima, che
si gionga à qualche perfettione di contrapunto, & al comporre qualche
cosa di buona riuscira, l'hauer fatte cose molte, e diuerse, & l'hauerne
vdite altrettante de' periti di Musica. Ilche tutto porta seco e mesi, & an
-ni, e fatica non poca, la quale pure necessariamente deue esser sopporta
-ta, da chi intende di giongere ad vna certa meta di perfettione; ch'altri
-page 72menti non si potrebbero scegliere i passaggij buoni, e non buoni. G. Ve
-ramente mi dò ad intendere, che tutte le scienze richiedano studio, e fati
ca assai, mà più questa d'ogni altra. A. Cosi stà à punto. H. Hor ben
mi comincia à cader nell'animo, che più difficoltà apporti seco la pratti
-ca del comporre in Musica, che la Theorica; posciache da quel, che m'ha
significato, molte ve ne scorgo prima, che si gionga à qualche perfettio
-ne di comporre. A. Si pensano forsi, che vi concorrino solo quei pochi
auuertimenti, che hò detto? M. Ve ne sarebbero per caso ancor delli
altri? A. Si ponno quasi dir infiniti gli auuertimenti necessarij da sapersi
al Compositor di Musica. M. Deh la preghiamo accresca à gli altri obli
-ghi, che le teniamo ancor questo, che serà co 'l fauorirne di scoprir alcune
delle rimanenti difficoltà. A. Volentieri loro compiacerò, e le propone
-rò, se non in tutto (che è impossibile) almeno in parte, fra le quali stà
questa; che conuiene al compositore star'auuertito per non cader in
mouimenti, che cantar non si possano, ne se ne senta alcuno fra le parti,
che non faccia buona relatione, e grato vdire, come dissi. Conuiene di
più l'esser diligente, e proceder non senza consideratione nell'accommo
dar le parole sotto alle figure, ciò è, che non vi si trouino figure super
-flue, e talmente siano accommodate, che vengano à conseruar la sua na
-tura dell'esser breui, ò longhe. Si deue etiandio osseruare (se è possibile)
ch'essendo la compositione à quattro, à cinque, & à più voci, vi si ritroui
le consonanze, ciò è, la Terza, e la Quinta. Vero è, che questo non è lege
inuiolabile; perche cantando quattro, ò cinque parti, e non trouandosi in
esse per caso le consonanze già dette, non sarebbe errore, quando però si
vedessero le parti far qualche bell'effetto d'inuentione, e dar principio à
nuoua inuentione, ouer quando alcuna parte si mouesse con qualche leg
giadro mouimento di semiminime, od altre figure, perche se bene non si
trouasse nella c
ompositione vna delle sopranomate c
onsonanze, non impor
-tarebbe: ma fuori di simili occasioni serà bene il trouarsi dette conson
an-ze. E necessario ancora l'osseruar, che le compositioni finiscano in misu
-ra, secondo il modo, ò tempo, ò prolatione, à cui seranno fatte tali com
-positioni. M. Questo, c'hor essa dice, è degno di consideratione? A. Si
-gnor sì; anzi è commandamento, e lege espressa. Nè si admette compo
-sitione alcuna (secondo gli intelligenti di questa scienza) che non finisca
in misura conforme à quello, à che serà fatta. E vedendosi vna composi
-tione co 'l perfetto, ò l'imperfetto t
empo; ò co 'l maggiore, ò minor modo;
ouer anco con la prolatione maggior, e senza misura nel fine fatta, stima
-rebbesi l'auttore poco intendente, e mal prattico di questa scienza. Hora
mi persuado, che chiaro le sia, se ciò è degno di consideratione.
M. E chiaro veramente; però esserciti pure la sua solita cortesia nel se
-page 73guire. A. Di più conuiensi hauer intelligenza di passar da vna all'altra
consonanza con l'osseruationi hoggidì solite à farsi da' Compositori mo
derni. M. Mi pare oscuro questo suo dire. Laonde la prego à mostrar
-ne quel fauore, che sin'hor ne ha mostrato, co 'l renderlo più chiaro, poi
-che di quello, che sin'hor ci ha detto siamo benissimo instrutti. A. Lo
renderò più chiaro, & anco (essendo lor in piacimento) mostrarò il tut
to con essempio. M. Il mostrarne gli essempij oltre le parole per mag
-gior nostra intelligenza, ci serà gratia singolare. A. Farò dunque quanto
loro piace; e cominciarò dalla Terza minore, auuertendo, che 'l suo pro
-prio è di passar all'vnisono per principio di Misura, mouendosi amendue
le parti per mouimento congionto, vna ascendente, e l'altra descendente,
ouer vna descendente per grado disgiunto in eleuatione della misura, e
non facendo l'altra mouimento alcuno, come con questo essempio scopri
rò il tutto.
Hora soggiongo la Terza maggiore, il cui proprio serà di passare alla
Quinta: facendo la Terza maggiore mouimento congionto ascendendo,
e la parte bassa mouimento congionto discendendo. Si potrà ancor pas
-sar dalla Terza all'Ottaua; e questo fia, quando la superiore farà, ascend
endo, il mouimento congionto, e la parte bassa il mouimento disgionto, co
-me ciò farà chiaro il presente essempio.
M. Dicami (la prego) per la sua vsata cortesia; perche non poss'io an
-dare all'vnisono, come faccio della Terza minore con amendue le parti
page 74con mouimento congionto, vna ascendente, & l'altra discendente?
A. La compiacerò, di quanto mi chiede. è regola, & osseruatione gene
-rale, che sempre si deue da vna consonanza passare alla sua più propin
-qua. E, perche la Terza minore contiene in se vn Tuono, & vn semituo
-no, è cosa ragioneuole, che si passi (come già hò detto) all'vnisono,
per esser più vicino, ch'altra consonanza. La Terza maggiore poi si tro
-ua hauere in se duoi Tuoni; onde conuiene andare alla Quinta, come
consonanza à lei più vicina, e non all'vnisono. Questa è dunque la ra
-gione, perche non si può passare dalla Terza maggiore all'vnisono in
quella forma, che si fà con la Terza minore, secondo l'ordine de' moder
-ni Compositori. M. Non si sdegni di gratia di dirmi, se il non poter
passar ad altra consonanza, che alla Quinta, & all'Ottaua, è legge inuiola
-bile. A. Signor mio nò. M. E doue si potrà passare? A. Si potrà pas
-sare alla Sesta minore, & maggiore (& il simile si può far della Terza
minore) come porterà l'occasione, & il mouimento delle parti, confor
-me à quel, che disse Pietro Pontio, nel secondo ragionamento fatto nel
Ridotto del Sig. Conte Marco Beuilacqua. M. S'è con suo commodo,
non manchi (la prego) di darne vn poco d'essempio della Terza minore,
come della Terza maggiore, che meglio verremo capaci del sodetto suo
ragionamento. A. Eccolo per non mancar del mio solito.
Vedono, che fatta la Terza minore si passa alla Sesta minore, e cosi pari
-mente fatta la Terza maggiore alla Sesta maggiore, quali mouimento so
-no e regolati, e moderni. M. Non si potrebbe andar dalla Terza mino
-re alla Quinta, nel modo, che fà la Terza maggiore? A. Si potrebbe;
mà non seria passaggio legitimo. M. Perche? A. La ragione è, perche
il diligente cantore sentendo quella Terza diminuita d'vn semituono, la
crescerà d'vn semituono per appagar l'orecchia. Ilche serà, qu
ando doppo
page 75fatta la Terza minore la susseguente figura ascenderà. M. In ciò dun
-que conuiene sodisfare all'vdito, per quanto posso cauar dalle sue paro
-le. A. E cosi à punto; e da lor stessi nel cantar tal mouimento se ne po
-tranno render chiari. M. Il credo. Siche questa Terza minore haurà duoi
moti soli, vno all'vnisono, e l'altro alla Sesta minore, e 'l passaggio d'an
-dar alla Quinta si lasciarà da banda; ilche fia, quando anderà ascendente
per moto congionto. Mà all'hor, che discenderà la figura, si potrà far
tal passaggio? A. Signor mio sì. M. Pregola à voler compiacerne di
dir qual sia la cagione, che discendendo si fà, & ascendendo si tralascia.
A. Già hò detto, che ascendendo il diligente cantore l'accrescerà per c
ontentar l'orecchia. M. Non potrebbe far il medesimo, quando la figu
-ra discende? A. Questo non giamai; perche fra Compositori Eccel
-lentissimi (& è conforme all'ordine de' moderni) non si permette, che
sia cresciuta la figura nel discendere, mà nell'ascender solo; come essami
-nando le loro compositioni si potranno assicurar di questo dubbio. Et
questa è l'osseruanza di porre la Terza minore, secondo l'ordine de' Mu
-sici moderni, per render nelle cantilene grato vdire, e schifar ogni errore.
M. Di questa Terza son fatto assai possessore, & della ragione, perche
non si conuenga l'andare alla Quinta: ma se vna parte si trouarà in ot
-taua con essa Terza minore, & vna passarà alla Quinta, e l'altra all'vniso
-no, come potrà farsi tal mouimento, che sia di grato effetto? A. Lo dirò.
E cosa certa, che non fia d'alcun buon'effetto; poscia che vno accrescerà
quella Terza, e l'altro la lasciarà nel suo primo stato; Onde ne verrebbe
vn'Ottaua superflua. Ma dal diligente, & accurato Compositore farassi,
che non si trouarà parte alcuna per Ottaua con detta Terza, quando asc
ende alla Quinta per vietarne il disordine. M. Per non esser molto istrut
-to di questo, ne senteuo tra me qualche contrasto; mà hora che chiara
-mente il veggio, necessaria cosa stimo l'hauer risguardo in diuerse manie
re, come la compositione fia purgata d'ogni errore, & faccia buona har
-monia. Però potrà (se cosi le piace) passar à quelli altri auuertimenti,
che già di questi duoi con mio sommo contento son fatto capace à ba
-stanza. A. Cosi farò dicendo della Sesta minore, della quale il moto
proprio serà di passare alla Quinta, & alla Terza ancora con buona occa
-sione. M. Non potrò io con l'occasione andar'alla Ottaua? A. A que
-sto rispondo, che si troua vn passaggio, che fa lecito il passar dalla Sesta
minore alla Ottaua; & questo è, quando vna parte resta ferma, e l'altra
mouendosi (fatta che serà la detta Sesta) se ne và all'Ottaua; ma facen
-do moto tutte le parti, e trouandosi per principio di misura in Ottaua, il
passaggio non le è concesso conforme all'osseruationi de' Musici, e Com
positori moderni. M. Perdonami V. S. io non la intendo in questo. però,
page 76se ricorrerà secondo la solita cortesia à vn poco d'essempio, non parlarà
à sordo, & io la intenderò. e quanto più facilmente, tanto più le ne serò
obligato. A. Cosi farò: & ecco vn'essempio d'ambigui gli passaggij del
-la Sesta minore.
Eccoui il primo modo, con che si può andar dalla Sesta alla Ottaua. Ma
il secondo modo è quello, che non le viene concesso secondo i Composi
tori moderni, come nell'essaminar le lor compositioni s'accertaranno di
quanto hò detto. Già hanno intesa, e veduta la cagione, perche n
on si per
-mette, che fatta la Sesta si passi all'ottaua, essendo le parti per principio
di misura. Hor breuemente dirò della Sesta maggiore, il cui proprio se
rà di passare all'Ottaua, vna ascendendo, & l'altra discendendo
. Ilche serà
secondo la regola de' moderni. M. Dicami di gratia, non potrà far'altro
passaggio? A. Potrà pigliar alcuni di quelli passaggij, come accade alla
Terza, & alla Quinta, per fare qualche varietà d'inuentione, come si dis
-se, da Pietro Pontio, nel secondo ragionamento nel Ridotto del Sig. Con
-te Mario Beuilacqua. Et questi sono i passaggij, che regolatamente si
potranno far della Sesta maggiore con le sopradette consonanze. Vero è,
ch'alcuni non permettono, che doppo l'istessa Sesta si passi alla Quinta.
Con tutto ciò (quanto à me) non gli farei difficoltà alcuna; mentre
con buona occasione facesse tal mouimento, e rendesse vaga, e diletteuo
-le la Compositione. Mà per passar ad altri auuertimenti, hora scoprirò,
come si deue hauer consideratione nel ponere il b ritondo nelle compo
-sitioni, e parimente queste virgolette
chiamate volgarmente diesis.
M. Di gratia, le ne supplico. A. Si pone il b ritondo nella chorda di
B fa b mi per accid
ente, essendo la Cantilena per
quadro, & ancora
nella chorda di E la mi, essendo la Cantilena per b molle, auuert
endo,
che doppo il b ritondo, quella figura, che lo segue, conuiene, che di
-scenda, & non altrimente. Il contrario poi s'osserua
,, [sic: ,] essendo poste ne
page 77compositione quelle virgole
sotto à qualche figura; perche conuiene
che quella figura, che le segue, vada ascendendo, altrimente non ser
-uarebbesi l'ordine del comporre regolatamente, e giudiciosamente.
M. Di sommo contento ci sarebbe il sapere la cagione, perche nel b
ritondo conuiene, che la figura, che le segue, discenda, & nelle virgole la
seguente figura ascenda. A. Altra non è la cagione, che il commodo del
cantore, & ancora; perche cosi ricerca il modo del comporre giudicio
-samente. Hanno di già visto, quante considerationi sono necessarie, per
-che la compositione sia regolata, e faccia buona harmonia, e le diuerse
cause producitrice di varietà fra C
ompositori. M. Veramente conosco, che
conuiene l'esser'in molte cose auuertito; e l'assicuro, che l'hauer'inteso
le cause della varietà fra Compositori ci è stato di grandissima consola
-tione. Ma dicami i Sig. Giordano la causa; perche il Sig. Conte nostro
non hà fatta mentione della consonanza Quarta, hauendo nominate tut
te l'altre consonanze. G. Credo perche non è consonanza. M. Come
nò? E, & mi perdoni in errore; &, che sia il vero, Boetio nel secondo li
-bro della Arithmetica nel cap. 48. La chiama la principale delle conso
-nanze, e nel libro primo della sua Musica nel cap. decimo, e decimosesto
la pone fra le consonanze. Vitruuio nel libro Quinto al Quarto capo
numera la Quarta fra le consonanze. Franchino parimente nel libro in
-titolato Angelicum, & diuinum opus, nel secondo Trattato nel capitolo
sesto la chiama consonanza. E parimente esso Franchino nella sua Theo
-rica nel primo libro all'ottauo capo la connumera fra le consonanze. Nè
si discosto il Zarlino da questa opinione nella Terza parte delle institu
-tioni al capitolo Quinto, e nel capitolo decimoquarto, & anco nel capito
lo quadragesimo settimo; che la pose fra le consonanze. Et altri Scritto
-ri hanno fatto il simile, i quali (per non l'annoiare) tralascio. Può ben
hor veder, come assai è in errore, se pensa, ò stima altrimenti. G. Per
l'auttorita de' Scrittori famosi, e degni di fede tanto antichi, quanto mo
derni V. S. ha mostrato, che la Quarta è consonanze; & io per l'auttorità
delli stessi, & altri degni scrittori, e per le ragioni, che addurrò, le farò ve
-der, ch'ella è dissonanza; fra quali scrittori è Franchino nel Quarto trat
-tato del libro, ch'essa m'ha allegato nel secondo capitolo, oue dice queste
parole.
eccetto la Quarta, le cui estreme parti discordano.
e nel libro se
-condo della sua Theorica nel Capitolo Quinto, oue dice.
Non igitur au-ribus consonat Diapason cum Diatessaron,
intendendo doppo, e non fra
l'ottaua, e nel libro terzo della sua prattica al secondo capitolo, dice, che
pon
endola sola (ciò è) facendola con due parti sole è dissonante. Il Zarlino
nella terza parte delle institutioni nel capitolo 42. à carte 197. La pone
tra le dissonanze; e nel capitolo 66. nella terza parte di esse institutioni à
page 78carte 263, la chiama dissonanza; e parimente nel capitolo 32. della Quar
ta parte, parlando, come si deue far la compositione à compiacenza delle
parole, dice, che, quando le parole significheranno durezza, asprezza, cru
deltà, si potrà vsare la Quarta, & ancora la Settima, si che per queste pa
-role inferisce la Quarta esser dissonanza co 'l farla simile alla settima. Da
Pietro Aron nel secondo libro della sua Musica intitolato il Toscanello
nel capitolo decimoterzo non si vede in alcun modo nominata la Quar
-ta. Gio. Maria Lanfranchi nella quarta parte delle scintille, oue ragiona
delle dissonanze, vi connumera la Quarta Vicenzo Galilei nel Dialogo
di Fronimio, & Deumario oue tratta dell'intauolatura del Leutto à carte
195, dice la Quarta esser dissonanza. Et, se fosse consonanza, i Composi
-tori nelle lor Compositioni, se ne seruirebbero. Altri Auttori sonoui an
-co di questo parere, i quali taccio per breuità. Siche si vede da questi
Scrittori la Quarta esser posta fra le dissonanze. Mà quel, che più mi fà
credere, che sia dissonanza, è, ch'io non la veggio postra fra le c
ompositioni,
come la Terza, la Quinta, la Sesta, & l'Ottaua. M. V. S. hà il torto in dire,
che non è posta fra le compositioni. G. Veda V. S. (e mi perdoni) che non
intende il mio ragionamento. Voglio dire che, qu
ando serà fatta la Terza si
passerà hora alla Quinta, hora alla Sesta, & hora all'Ottaua, & alle volte
c
on mouimento c
ongi
onto, & alle volte c
on mouimento separato, e tal'hora asc
end
endo, e tal'hora disc
endendo, come tornarà più c
ommodo al C
ompositore; e
cosi anco il simile si vede delle altre consonanze. Di più si vedono le so
-pradette nelle compositioni fatte hora con figura di Breue, hora con figu
ra di Longa, & di Massima, come porta l'occasione: ma questa, che V. S. e
molti altri dicono essere consonanza, non vedo fra le compositioni de'
Musici tanto antichi, come moderni posta, come le nominate di sopra,
ciò è, con figura di Breue, ò di Longa; e pur volentieri saperei la cagio
-ne, perche detta Quarta (poiche V. S. la dice consonanza) da' Composi
-tori non è posta fra le loro compositioni, come l'altre. Et, che il vero ciò
sia, potrà essaminare V. S. le compositioni di Iosquino, di Giamoton, di
Adriano, Cipriano, Iacchetto, del Palestina, e d'altri infiniti, che non ve
-drà mai detta Quarta posta fra le compositioni con figura di Breue, ouer
di Longa, mà solo con figura di Semibreue, ouer di
Miinma [sic: Minima], posta in
eleuatione della misura accompagnata prima in vna medesima riga, oue
ro spatio con vna consonanza, e poi fatta detta Quarta venirle subito vn'
altra consonanza, hora la Terza, hora la Quinta, & hora la Sesta, e conuie
ne, che la figura susseguente vadi per mouimento congionto, e che discen
da, come si fa nelle altre dissonanze. E questo è commandamento espres
-so, come dalle compositioni de' Musici si può vedere, & il Zarlino nella
terza parte delle Institutioni di Musica nel capitolo 53 à carte 224. in tal
page 79modo la fece, ilche non si vede questo commandamento nelle altre con
-sonanze; perche le figure, che dopò loro sono hor vanno ascendendo, &
hor discendendo, cosi per grado congionto, come separato, si come torna
commodo al Compositore; ma quella figura, che viene doppo la Quar
-ta, sempre discende con mouimento congionto. M. V. S. ha addotte
autorità de' Scrittori dignissimi per mostrarmi, che la Quarta non è con
-sonanza; ma però s'altro, che l'auttorità non mi hauesse addotto (ancor
-che esse meritino approbatione) sarei ancora nella mia prima opinione.
Però dicendomi, che li compositori degni al par delli già nominati da
me, non fanno questa Quarta con figura di Breue, nè tampoco con figura
di longa, come si può vedere nelle lor compositioni: e, che vanno hor per
grado congionto, hor separato, & così hora ascendendo, & hora discen
dendo quelle figure, che doppo le consonanze vengono; ma quella che
doppo la Quarta segue, conuiene, che sempre discenda con mouimento
congionto. Et, che questo è commandamento espresso; questa sua con
-chiusione mi fà alquanto da quella prima opinione rimouere, & dubita
-re, che non sia consonanza. Laonde fra me stesso rimango confuso, essen
-do da quelli Filosofi, e Theorici posta fra le consonanze: e poi d'alcuni di
lor essendo detto, che non fà concordanza alcuna, e posta nel numero del
le dissonanze, e di tal maniera resto sbigottito, che non sò, che mi dire.
Perilche grandissimo fauore, & vtile mi fia l'intendere dal Signor Conte
Alessandro, come si possino accordare queste opinioni contrarie. A. poi
-che così le piace, lo farò, auuertendole, ch'i non son per dar più ad vno,
che all'altro il torto; posciache le Signorie Vostre hanno sostentato il ve
-ro con le buone ragioni, e fondamenti addotti; ma ben (con lor pace)
dirò, che non hanno inteso il modo del ragionar delli sopra nominati
Auttori. M. S'ella ci farà intendere, come non gli habbiamo intesi, à noi
sarà gratissima cosa, mostrandoci il nostro errore. A. Et io son per far
questo prontissimo. Deuono adunque auuertire, che, quando essi Scritto
ri hanno posta questa Quarta fra le consonanze, hanno parlato secondo
la Theorica, e non secondo la Prattica, fra quali fù Pithagora (come dili
-gentissimo inuestigatore, & osseruatore de' numeri, e conseguentemente
de' generi delle proportioni, e loro specie). Tolomeo, Aristosseno, Boe
-tio, & altri seguaci di detti Filosofi, furono d'opinione, che niun gene
-re potesse esser capace delle consonanze, fuorche il Moltiplice, & il Super
particolare, e si fondarono co 'l dire, che questi duoi Generi erano puri, e
semplici; e che alcun'altro numero non gli potea misurare, se non l'vnità.
E, perche detta Quarta si trouaua hauere la sua vera forma nella propor
tione Sesquiterza, seconda specie del Genere superparticolare, la nomi
-narono fra le consonanze. Di più c
onsiderarono, che nel numero Senario
page 80(qual'è numero perfetto) si conteneuano tutte le consonanze, e trouan
-dosi detta Quarta compresa in questo numero Senario, la chiamarono c
onsonanza. Onde non è marauiglia, se questo numero Senario fu diman
-dato segnacolo del mondo; poiche in esso si troua ogni consonanza, con
ogni perfettione delle cose del mondo; & non hà in se cosa, che sia su
-perflua, nè tampoco diminuta; ilche fu tenuto tale appresso Pithagora,
& altri Filosofi. Siche questa Quarta da lor fù chiamata Tetrachordo, &
in tanta veneratione tenuta, che l'assimigliarono alle quattro varietà de'
Tempi, & ancora alli quattro Elementi, i quali sono necessarij alla vita
humana; perche stimarono; che da lei venisse ogni varietà nella Musica.
Per questa cominciarono à diuidere il Tuono in diuersi modi. Aristide
diuise il Tuono in quattro diesis minori: dell'istesso parere fu Baccheo.
Altri poi, come fù Pithagora, Boetio, Franchino, Macrobio, & molti altri,
lo diuisero in due parti, facendo d'esso vna parte semituono maggiore,
quale contiene in se cinque come, & vn semituono minore, ch'è forma
to di quattro come; poiche esso Tuono ha la sua vera forma nella pro
-portione Sesquiottaua. E parimente giudicarono, che 'l Tuono non si po
-tesse per modo alcuno diuidere in due parti vguali, come alcuni haueua
-no opinione. Qual'opinione di diuisione del Tuono fu da quelli accetta
-ta, & all'hora, & anco al presente osseruata. G. Non le sia à dispiacere
il dirci ancora perche sia affaticauano questi tali in far tante diuisioni di
questo Tuono. A. Non per altro, se non per hauer diuerse diuisioni di
questo Tetrachordo. G. Et à che fine poi se ne seruiuano? A. Non ad
altro, che à trouare ciascuno secondo la sua opinione diuerse specie del
Genere Diatonico; e così del Genere Chromatico, & Enharmonico.
G, Fù varietà fra di lor di questi Generi? A. Non fu varietà di nome,
ma fu gran varietà nelle diuisioni di detto Tetrachordo, la quale causò,
che Tolomeo hebbe due varietà del Genere Diatonico, vn detto molle, e
l'altro incitatiuo; e cosi altri Filosofi hebbero il medesimo parere. G. La
prego à compiacermi di dire, chi giudicò fra le tante diuisioni fatte da i
già detti Filosofi, quali fossero le migliori. A. L'orecchia sola ne fece
il giudicio. G. E con che ragione? A. Perche miglior consonanza le
rendeua all'vdito, & cosi da quelli Musici fù accettato, & abbracciato
quel, che l'era di maggior soauità, e maggior commodo nel cantare. Mà,
perche queste varietà de' Generi fà poco à nostro proposito del saper
quel, che da loro si cerca, non passarò più auanti, lasciando questo ragio
-namento, in cui sono intrato, per mostrar, quanto in pregio haueuano
quellli antichi Filosofi questo Tetrachordo. Siche per conchiusione dirò,
che i Filosofi già nomati per le ragioni predette chiamarono la Quarta,
consonanza, stando ancora, che nelle loro Cantilene non si vedeuano
page 81(come à tempi nostri si vede) trè, e quattro parti insieme modulando,
ma vi era vn solo Musico con vn'istromento, co 'l quale accompagnaua
la sua voce, esplicando il suo concetto, e cantando con diuersità di Poe
-sia, e per esser solo n
on si poteua discernere alcuna consonanza, nè disson
an-za. Mà, poiche si cominciò modulare insieme due, trè, & quattro parti,
conobbero i Musici dalla longa isperienza, che la Quarta non era conso
-nanza, come la Terza, e la Quinta, & altre; e ponendola, come la Terza,
la Sesta, & le altre, conobbero, che rendeua aspra, e dure la compositio
-ne, & offendeua grauemente l'vdito: e volendosi di lei seruire gli conue
-niua accompagnarla con vna figura di Semibreue, posta in eleuatione
della misura, nella quale la prima parte d'essa figura fosse consonanza,
e l'altra poi fosse la Quarta, doppo la quale venisse vna figura, che fosse
consonanza, e che temprasse quella asprezza; e detta figura fosse in ele
-uatione della misura, & la sequ
ente poi discendesse, come si fà della Setti
-ma, e della Seconda. Qual verità fù con tempo, & isperienza longa
conosciuta; onde i compositori nelle loro opre cominciarono seruirsi
in tal modo di lei: siche vedendo il buono effetto, che faceua seguiro
-no tal modo, come faceuano delle altre dissonanze, & al presente
cosi i Musici se ne vagliono: e per questa isperienza fu posta fra le disso
-nanze da loro, e come dissonanze se ne seruono. M. Questa isperien
-za come fù fatta? A. Co 'l giudicio della purgata orecchia. M. Fù
dunque il giudicio dell'orecchia, e non altro? A. Non fù altro; come
ancora nelli mouimenti delle parti, e parimente nel passare da vna con
-sonanza all'altra; & in quello, che fa buono, e reo effetto non si sarebbe
mai potuto discernere il vero. Ilche mostrò il Zarlino nel primo capo
della prima parte delle sue institutioni di Musica, oue disse, che dall'vdi
-to (come più necessario delli altri sentimenti) la scienza della Musica
hà hauuta la sua perfettione; posciache per essa hà conosciuto il buono
dal reo, & hà fatto vn retto, & ottimo giudicio delle cose pertinenti alla
grata harmonia. M. Grandissimo contento hò sentito nell'ispiegarmi
(come hà fatto) per qual causa i Filosofi la connumerauano fra le con
-sonanze, e per qual causa poi da Musici è stata tenuta nel numero delle
dissonanze, & vsata nelle compositioni al par dell'altre dissonanze; &
come questa certezza è stata fatta co 'l giudicio della purgata orecchia.
A. Cosi è stato à punto. Di più lor voglio dire, che gli Antichi Musici
(stando, che niuno altro genere, che il Moltiplice, e Superparticolare,
non poteua dar consonanza veruna, ouero altro numero, che 'l numero
Senario) haueuano con questo suo fondamento priuata la Sesta mag
-page 82giore, & minore del nome, e commercio delle consonanze, nè mai di lo
-ro fecero mentione alcuna per non trouarsi dette Seste nelli sopranomati
Generi, e cosi nel numero Senario. Mà i Musici prattici le hanno poste
nel numero delle consonanze. G. Non le sia di gratia à tedio, come
ci serà fauore, il dirne per qual ragione il fecero. A. Per due ragio
-ni. La prima è, che percuotendo dette Seste, non discordauano, ma
sotisfaceuano al senso dell'vdito, & erano di grato vdire nelle com
-positioni. L'altra è, che, se bene non si trouauano in que' duoi Ge
-eri già nomati, nè tampoco attualmente nel numero Senari; si tro
-uauano però in potenza, perche si forma la Sesta maggiore da vna Quar
ta, & da vna terza maggiore.
4 |
3 |
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5 |
4 |
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20 |
12 |
Sesta maggiore |
E che sia il vero questo,
sommate insieme queste due proportioni, vna delle
quali dà la Quarta, e l'altra dà la Terza maggiore, si
haurà la Sesta maggiore. Il simile facendo della Quar
-ta, & Terza minore, haurassi la
Sesta minore, come dalli Essempij,
c'hora scriuo saranno chiare.
4 |
3 |
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6 |
5 |
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24 |
15 |
Sesta minore |
Le quali proportioni si trouano nel Genere superpartico
-lare, & anco nel numero Senario. E per queste ragioni le
posero nel numero delle consonanze, come di ragione
conueniua, & ancora per la longa ispe
-rienza fatta più volte co 'l senso dell'vdi
-to, dal quale (come hanno vdito) dipen
-de ogni giudicio del buono, e del reo nella Musica. Siche hanno di
già intese la ragione, perche i Musici prattici abbracciarono la Sesta mag
giore, & minore; & ancora, perche la Quarta non si troui abbracciata da
loro, come consonanza, come l'altre per le ragioni già dette. Del che
fanno fede le compositioni de' periti nella Musica. M. L'hauer'in
-teso, che la Quarta non è da' Musici prattici vsata nelle loro Composi
-tioni, se non per dissonanza (come si può vedere) e cosi delle due Se
-ste per consonanze ci è stato di sommo contento, già che erauamo con
-fusi dal veder le diuerse opinioni predette. Perciò potrà seguire ad al
-tre cose pertinenti à questa Musica, che, sendosi stato risolto il prece
-dente dubbio, ci serà tutto ciò d'altrettanto contento l'intendere altre
cose. A. Voglio anco mostrare (se non in tutto, almeno in parte) à
che cosa deue il Compositore hauer risguardo, acciò chiaro sia, quanta
difficoltà si trouino nella Prattica del comporre in Musica. Prima deue
auuertire sopra qual Tuono voglia fondare la compositione. Di poi ha
-uer in consideratione i principij, acciò vengano fatte per le sue Quinte, e
page 83Quarte del Tuono. All'istesso conuiene parimente il considerare con
ogni diligenza il senso delle parole, acciò le ponga ad vn Tuono
appropriato al senso loro. Parimente il far, che la compositione sia
sonora, & harmoniosa, e vi siano sempre nuoue inuentioni. Di
più il far, che le parti vadino modulando insieme con leggiadri
mouimenti, e senza difficoltà del Cantore. Alle quali cose tutte
conuiene, che habbia risguardo, desiderando, che la compositio
-ne produca buona, e diletteuole harmonia. Gia si scuoprono quan
-te considerationi, & auuertimenti sono necessarij per esser buon
compositore, lasciate molte altre cose, e specialmente la diuersità,
e l'obligationi de' contraponti, oltre la diuersità de' Canoni in diuersi
modi fatti. Siche dalle narrate cose può ben'esser chiaro, che infi
-niti sono i risguardi necessarij al Compositore per essere in questa
facoltà del Musical componimento (non dirò perfetto) mà almeno
intendente, i quali tutti si acquistano con longhezza di tempo.
Fine della Seconda Parte.